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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 8 anno III


2 marzo 2011 edizione stampabile

L.B.G.- IL SALTO TRIPLO DI PISAPIA

Franco Morganti MILANO. POLO CIVICO PER IL COMUNE Jacopo Gardella PIAZZA SANTA MARIA DELLE GRAZIE: DI PI Umberto Vascelli Vallara DARSENA: NON C PACE TRA GLI URBANISTI Marco Ponti GLI AUMENTI TARIFFARI: UNA POLEMICA MOLTO MAL POSTA Guido Martinotti NORDAFRICA. IMPORTARE LA RIVOLUZIONE Stefano Boeri CAMBIAMO MILANO, RESTIAMO IN POLITICA Michel Dingenouts E SE PRIMA ERAVAMO IN QUATTRO Emilio Vimercati PIO ALBERGO TRIVULZIO E NON SOLO Franco DAlfonso LORDALIA DEL PAT
VIDEO

PISAPIA IN CONFERENZA: IL PROGRAMMA


MUSICA

P. Buonvino e M. Maistro NOITE E LUAR Canta Patrizia Laquidara


Dal film"Manuale d'amore"

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

IL SALTO TRIPLO DI PISAPIA L.B.G.


Tanti modi di dire dello sport sono emigrati verso la politica, il pi tragico stato per noi discesa in campo: gli anni di Berlusconi. Vorrei lanciarne uno io: il salto triplo, lhop, lo step e il jump come usano dire gli esperti. Pisapia lhop la campagna per le primarie lha superato bene. E partito per primo, una buona rincorsa, rimasto in testa. Il rischio era che non lui ma la sinistra si spaccasse. andata bene anche se con qualche amarezza. Eccoci allo step: la manifestazione di sabato sera. Al Dal Verme la folla delle grandi occasioni e il tutto esaurito anche senza far venire le star nazionali. Doveva essere la presentazione del programma frutto del lavoro della officina e lo stata solo in parte ma va bene cos: chi ha parlato dal palco ha fatto capire che un programma c (per i nostri lettori: programma pisapia), denso di contenuti e frutto di una larga consultazione di cittadini attivi. Ora arriva la parte pi difficile: il jump. Saltare e arrivare primi. Cosa serve? Molto e molte cose diverse. Sino ad ora tutti i successi sono stati per la maggior parte sul fronte interno, tutto dentro il recinto della sinistra: per lesterno era importante far vedere che cera e c una coalizione compatta e che la volont di vincere ha conquistato tutti, anche i pessimisti e gli scettici. A questo punto bisogna entrare nella zona grigia quella dei renitenti al voto e degli incerti e tenere presente che tra i primi c il segmento costituito dai giovani al primo e magari al secondo voto che sono difficili da catturare, malgrado si rincorrano attraverso i social network. Non deve ingannare il successo delle ultime manifestazioni Se non ora quando delle donne o quelle promosse da Cinque stelle e Popolo viola perch sono manifestazioni nate allinterno dei social network, spontaneamente, non calate dallesterno. difficile far partire movimenti spontanei che per loro natura sono orizzontali e frutto di opinioni e sentimenti che si sedimentano lentamente, non certo nel breve volgere di una campagna elettorale, anche se sono poi opinioni e sentimenti che si coagulano con grandissima rapidit com tipico delle e-community. Forse bisogna pensare a messaggi brevi, molto emotivi e di grande chiarezza ma non credo che gli esperti in comunicazione abbiano ricette di sicuro successo. Quel che resta comunque il sistema tradizionale della vecchia sinistra: il rapporto personale e il passa parola e lazione da frate pellegrino. Chi desidera, vuole, spera in una vittoria di Giuliano Pisapia e con lui il ritorno del centro sinistra a Milano sa bene quello che deve fare: andare personalmente a caccia di voti, almeno uno pescato tra gli indecisi o nel campo avverso. Esiste un modo personale di fare politica senza se e senza ma: questo. Ma non basta, dobbiamo fare come nelle democrazie moderne, dobbiamo finanziare la campagna del nostro candidato. Se il finanziamento sar popolare avremo vinto due volte: dando una dimostrazione di coerenza e sconfiggendo lo scetticismo di quanti dicono non affar mio, i partiti trovino i soldi. Quando un partito, e lo abbiamo visto, cerca i soldi nel migliore dei casi si compromette, nel peggiore si vende. Vinceremo una seconda volta dimostrando che sappiamo fare pi di quanto non facciano i pochi che sovvenzionano la destra: per molti elettori contribuire alla candidatura sar un sacrificio, magari piccolo ma una rinuncia; per quelli della destra solo la conferma che ogni uomo ha il suo prezzo. Basta pagare. Nei prossimi giorni il nostro giornale organizzer una raccolta di fondi tra i suoi lettori.

MILANO. POLO CIVICO PER IL COMUNE Franco Morganti


La video intervista a Bruno Tabacci, pubblicata sul numero scorso di ArcipelagoMilano, ha smosso le acque, un po stagnanti, della prossima contesa cittadina per le elezioni amministrative. Anche perch il personaggio spicca per le sue doti di particolare concretezza lombarda e milanese, di cui si sente il bisogno, dopo tante affermazioni retoriche e perentorie da parte dei contendenti in lotta. Sembra appunto che il futuro sindaco debba occuparsi di tutte le questioni sul tappeto, disperdendo le energie amministrative in una congerie di provvedimenti che finiscono per essere tutti insufficienti o elusivi. Si sente invece il bisogno di qualcuno che, paradossalmente, non abbia in testa unidea di Milano (citt della moda o del design o della finanza o della ricerca o di quantaltro) ma voglia dedicarsi ai quattro/cinque problemi importanti della citt e li affronti con limpegno e la competenza necessari. Questo in linea col concetto di sussidiariet: che Milano sia quella che i milanesi vogliono che sia, purch rispettino le poche regole che tutelano la libert altrui. In qualche modo serve un buon regolamento edilizio ma forse non servono piani regolatori o di governo del territorio. Penso quindi a un sindaco che affronti il problema ambientale, nei suoi aspetti tecnologici, sanitari, distributivi, economici e di sviluppo (si vedano i cinque referendum che andremo a votare), che si concentri sulle infrastrutture di comunicazione (Milano in ritardo sulla banda larga, sia fissa che mobile e sul WiFi) e che soprattutto si dedichi a un piano o progetto sociale che va dalledilizia sociale (nel decennio 2001-2010 si stimava un fabbisogno di 47.000 alloggi), al sostegno alle famiglie povere (15% e oltre), alla ricerca di lavoro, allespansione dellofferta di strutture per linfanzia che alleggeriscano il peso sulla donna che lavora. Faccia queste cose il sindaco e dimentichi molte delle altre, incentivando il volontariato che a Milano risolve gi molti problemi. Per far questo, gli schieramenti in campo sono inadeguati, o perch condizionati da interessi spesso lontani dal bene pubblico o perch ostaggi di vecchi schemi o ideologie. Purtroppo c il rischio che la battaglia amministrativa si risolva al primo turno senza consentire quella riflessione pi consapevole che normalmente si svolge fra il primo turno e il ballottaggio. Ci vuole il ballottaggio. Si pensato allora a un polo civico, animato dai cittadini che condividono questi principi ed eventualmente sostenuto da forze politiche estranee ai due schieramenti: quello che

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stato chiamato terzo polo e di cui Bruno Tabacci un esponente di spicco, in particolare a Milano. Sono stati fatti anche i nomi di Salvatore Carrubba, che poi ha declinato la sua disponibilit, di Manfredi Palmeri, presidente del Consiglio comunale, che pare tuttora in lizza, di Edoardo Croci, che forse meglio di altri poteva proporsi come personaggio

indipendente proposto dalla societ civile, infine di Bruno Tabacci, che nellintervista ad Arcipelago ha dato la sua disponibilit. Naturalmente, quando si tirano in ballo le forze politiche, nascono piccole questioni di bottega che mal si conciliano con linteresse pubblico. Certo non ha senso che le forze del terzo polo stiano in prima fila a pro-

porre simboli o marchi. E meglio che facciano un passo indietro rispetto alla societ civile milanese. Sar possibile tutto questo? E sar possibile proprio con Bruno Tabacci? Se questo si realizzasse, non poco merito andrebbe proprio ad ArcipelagoMilano.

PIAZZA SANTA MARIA DELLE GRAZIE: DI PI Jacopo Gardella


Levento S. Maria delle Grazie possiede un nuovo sagrato. Lo slargo davanti alla Chiesa stato da poco interamente rinnovato: pavimentazione in larghe lastre di granito; paracarri in masselli di serizzo; nuovo marciapiede circolare lungo il percorso di ingresso delle auto e di uscita da dove sono venute. La piazza infatti, nella nuova sistemazione, non stata riaperta al traffico di transito tra corso Magenta e via Ruffini come si temeva. Un riconferma necessaria: la piazza resta cos tranquilla, appartata, accogliente per i cittadini che vogliono sostarvi. Viene tuttavia spontaneo porsi una domanda: perch aver interrotto a met il progetto di isolamento? Dal momento che si presa la felice decisione di mantenere la piazza protetta e silenziosa forse pi di quanto non fosse prima, perch non la si resa isolata e riparata del tutto? Una barriera fisica eretta per separarla interamente da corso Magenta farebbe del sagrato un vero luogo sacro, cio raccolto e defilato. La barriera pu essere realizzata in pi modi: un filare di fitti e densi cespugli, tali da impedire di attraversarli con lo sguardo; oppure un setto di muratura ricoperto da un bel rivestimento o da una parete di edera; o ancora una superficie piena artisticamente dipinta e decorata. Sta al progettista scegliere la soluzione pi adatta al luogo; e pi rispondente al suo indirizzo progettuale, al suo gusto creativo. Ma se la variet di soluzioni pu essere lasciata libera, deve al contrario essere definito e considerato vincolante lobiettivo da raggiungere, cio la creazione di uno slargo, segreto e secretato, ossia di un luogo non scoperto lungo i lati, non aperto in ogni direzione, non esposto alla vista di ogni passante, sia esso un pedone, un automobilista, o un viaggiatore trasportato da mezzi pubblici. Soltanto cos, se ben difeso e recintato, lo slargo pu diventare un luogo di sosta, di riposo, di ricreazione. E pu costruire per mamme con bambini, o per nonni con nipoti, la meta di una passeggiata e contemporaneamente un angolo di sosta e di ricreazione. Il frequente ricorrere di persone venute a visitare la chiesa mette in luce una seconda grave carenza riscontrata nella sistemazione del sagrato: mancano le panchine. Dove ci si siede? Dove ci si riposa? Dove ci si accomoda quando si vuole guardare la nota facciata a capanna di Santa Maria delle Grazie? Se si aggiunge poi che a sinistra della facciata collocato lingresso all Ultima Cena, davanti al quale, nei mesi di pi intenso flusso turistico, i visitatori devono rassegnarsi a snervanti e lunghe attese, ci si domanda per quale irresponsabile dimenticanza siano state trascurate le panchine per il pubblico. E gli alberi? Non se ne vede nessuno; n sembrano predisposte le buche di terreno in cui piantarli; eppure sarebbero utili e graditi. Anche se la loro ombra non servirebbe, per ora, a rinfrescare le panchine inesistenti, almeno nei periodi estivi potrebbero evitare che il lastrico in pietra diventi rovente, che il riverbero della pavimentazione si faccia accecante, che laria del meriggio si trasformi in cappa afosa. Una progettazione pi lungimirante e pi ricca di fantasia potrebbe supporre un accordo tra Comune e vicina Scuola Elementare, allo scopo di rendere accessibile al pubblico il giardinetto che si trova adiacente alla scuola e affacciato al sagrato della Chiesa; si creerebbe una gradevole zona di vegetazione, sufficientemente ampia per accogliere non solo i visitatori del Cenacolo e gli ammiratori dellabside del Bramante, ma anche per servire agli abitanti dellintero quartiere. Forse si potrebbe anche ipotizzare la presenza di acqua corrente e una fontana a getto costante. La fontana sarebbe di sicuro pi sensata, pi apprezzata e pi utilizzata di quanto non lo sia linsulso specchio dacqua creato nella vicina piazza Cadorna, al centro di un inarrestabile carosello di automobili. Nel cartello esplicativo dei lavori in corso non compare il nome del progettista: lAssessorato allArredo Urbano ha voluto sviluppare lintero progetto senza ricorrere alla competenza di un architetto-urbanista. E ha sbagliato: gli stessi soldi sarebbero stati spesi meglio. Se ci fosse stata una visione globale del problema, pi meditata e meglio approfondita; molti errori avrebbero potuto essere evitati. Nei programmi della Amministrazione Comunale non compare e non sembra avere importanza lincarico professionale, cio il concetto che la progettazione degli spazi esterni sia affidata a persone esperte; e che le aree esterne frequentate dal pubblico siano studiate e disegnate con lo stesso impegno applicato nelle opere di architettura. Il Comune attrezzato per realizzare manutenzioni spicciole, riparazioni minori, modifiche secondarie: ma non ha la capacit di intraprendere n un intervento coraggioso (che non vuol dire necessariamente costoso); n una proposta brillante (che non vuol dire per forza stravagante); n una visione di ampia e lunga prospettiva. Manca, invece (e lo dimostra il recente infelice Piano di Governo del Territorio) e non avvertita neppure in embrione una chiara idea di come debbano essere gli spazi pubblici in cui muoversi o sostare; di quale sia la forma esterna da dare alla citt. Conversando con Luca Beltrami Gadola sulla recente sistemazione di piazza Santa Maria delle Grazie, ed elencandone i molti difetti e punti deboli, si pensato di passare in rassegna altre piazze della citt, meritevoli di essere scoperte e valorizzate, per poterle poi rendere fre-

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quentabili dai cittadini con pi agio e maggior conforto. Gli spazi pubblici da abbellire non sono pochi; i luoghi urbani da migliorare non sono esauriti; le aree allaperto da valorizzare

sono ancora numerose. Ci che manca non la volont del popolo, il quale nelle consultazioni ufficiali ha dimostrato di essere attento e partecipe; ci che manca la ca-

pacit negli Amministratori di intuire, di immaginare, di configurare il volto della nostra citt.

DARSENA: NON C PACE TRA GLI URBANISTI Umberto Vascelli Vallara


Il giorno 23 gennaio apparso sul Corriere della Sera un intervento di Marco Romano dal risoluto titolo S al Parcheggio sotto la Darsena. Nellintroduzione lautore rileva che Il centro antico di una citt europea anche la testimonianza della sua riconoscibilit, sedimentata nel tempo e denuncia laffollamento delle automobili come testimonianza di una certa trascuratezza per la propria memoria. Da questa premessa non ci si potrebbe mai aspettare la successiva conclusione: Se c un sito dove possiamo benissimo ricavare un parcheggio sotto la Darsena dove non verrebbe toccata alcuna traccia di un memorabile passato e suggerisce anche di ricavare sul garage un normale giardino pubblico. La logica conclusione che se ne pu trarre che Marco Romano non concede alla Darsena il rango di testimonianza della riconoscibilit di Milano e perci ne ritiene ammissibile una totale riconversione di funzione e reinvenzione di immagine: la Darsena pu legittimamente diventare un normale giardino pubblico per far giocare al pallone i bambini, che da queste parti ... pare manchi. Questo intervento ha scatenato come comprensibile reazione una lettera pubblicata dal Corriere il 9 febbraio a firma del professor Gianni Beltrame, reputato studioso della storia dei Navigli, e di alcuni rappresentanti di quel Comitato dei Navigli che si sempre battuto perch la Darsena, che costituisce, come direbbe il FAI, un luogo del cuore per molti cittadini milanesi, non diventi un banale giardinetto. Con una ammirevole tempestivit il giorno 10 febbraio il Corriere ha pubblicato La replica di Marco Romano, dove la congruit del giardino pubblico al posto della Darsena viene sostenuta sulla base di una certa qual sensibilit maturata dallautore dello studio su Lestetica della citt europea. A questo punto mi sono deciso a inviare al Corriere il seguente testo che non stato pubblicato. Non mi sono trovato daccordo con il primo articolo di Marco Romano del 23 gennaio quando proponeva di recuperare larea della Darsena come giardino. Nel Consiglio di Italia Nostra mi ero gi trovato a contrastare questa ipotesi progettuale presentata da due Signore che intendevano in tal modo restituire unimmagine ordinata a unarea degradata per labbandono pluriennale di un cantiere contestato. Ritenevo infatti che non si potesse considerare la Darsena unarea disponibile per usi diversi da quello originario di un elemento organicamente appartenente a una struttura storica complessa come il sistema dei Navigli Lombardi. In tempi recenti aveva perso la sua funzione, ma conservava una immagine consolidata da una ricca iconografia (pittorica, fotografica e cinematografica) e sedimentata con una forte valenza simbolica nella memoria collettiva dei milanesi. Che, va detto, stata spesso ignorata dai decisori di interventi pubblici. La recente replica con la quale Marco Romano contesta le osservazioni critiche di Gianni Beltrame, mi parsa veramente irritante per il tono supponente che trae dallautocitazione la legittimazione a decidere indiscutibilmente il destino della Darsena. Non voglio porre il problema della datazione della Darsena che, a mio avviso, stata molto ben documentata da Beltrame, ma, accettando il riconoscimento dellorigine della sua configurazione recente ai primi decenni dellottocento affermata da Marco Romano, non capisco come due secoli possano essere considerati trascurabili nella storia della citt, due secoli che hanno visto Darsena e Naviglio interno alla Cerchia, nel ruolo di anello di congiunzione tra i Navigli Grande e Pavese verso il Ticino con i Navigli Martesana e Paderno verso lAdda, ponendo Milano al centro di un grande sistema di scambi a scala territoriale, e determinandone la forma del centro storico. Questa visione unitaria comporta la responsabile assunzione del restauro della Darsena come contributo alla progressiva valorizzazione dellintero sistema storico testimoniale dei Navigli lombardi. Vorrei in conclusione ricordare quanto sia ampiamente condivisa la proposta di restituire alla Darsena la dignit di appartenere a questa storica via dacqua, condivisione testimoniata dai numerosi appelli sostenuti dalle principali associazioni ambientaliste apparsi sulla stampa e manifestati in pubblici incontri con le comunit locali affinch ritorni lacqua nel bacino della Darsena.

GLI AUMENTI TARIFFARI: UNA POLEMICA MOLTO MAL POSTA Marco Ponti
I fatti attuali vedono un tema molto dibattuto a Milano e in Lombardia: laumento del prezzo del biglietto per il prolungamento della metropolitana 2, per gli autobus extraurbani, e forse anche per i treni pendolari e per le tariffe singole urbane. Ma veniamo a una fotografia della situazione: abbiamo le tariffe tra le pi basse dEuropa e i costi di produzione dei servizi tra i pi alti dEuropa, cio riusciamo a fare i massimi deficit tecnicamente possibili (che sono la differenza tra costi e tariffe, differenza che devono pagare i contribuenti). E un risultato ovvio, se i contribuenti pagano sempre e pagano tutto: loro non lo sanno, non protestano, e chiss come votano, mentre i viaggiatori protestano molto (almeno alcuni), e votano. Gli interessi legati alla produzione dei servizi sono molto influenti (il management, i fornitori), e molti anche votano (i dipendenti e le loro famiglie). Per

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adesso i soldi pubblici sono diventati scarsi, e il nodo viene al pettine. Un primo problema: giusto sussidiare il trasporto pubblico (invece della casa o della scuola)? E perch i sussidi non devono essere il doppio, o la met, di quelli attuali? Non si sa: infatti si tratta di una scelta politica, non tecnica, e dovrebbe avvenire con un dibattito trasparente e democratico, in cui si confrontano alternative. Ma questo dibattito non si fa, e non si mai fatto, perch ai decisori politici non interessa farlo. Infatti va benissimo che i soldi arrivino da Roma (alla faccia del federalismo), con su gi stampata la targhetta (earmarking, tecnicamente): questi soldi sono per i sussidi al trasporto pubblico. Cos se ne arrivano di meno la colpa dei cattivi romani, e nessun amministratore locale deve assumersi la responsabilit di tassare i propri elettori, o di scontentare qualcuno con scelte troppo esplicite. Una riprova? Nessuno parla dei sussidi ad ATM, le Nord, Trenitalia ecc. Anzi, questi soggetti si affrettano a chiamarli corrispettivi, e presentano senza pudore al pubblico (e spesso ai media compiacenti) bilanci in attivo, quando ben pi del 50% dei loro ricavi sono soldi dei contribuenti. Che bisogno c allora per i politici e le aziende di dibattere

pubblicamente il problema? Quieta non movere. Entriamo ora velocemente nel merito alle questioni specifiche sul tavolo. Le tariffe per gli autobus extraurbani pare che aumenteranno di pi di quelle su ferro. Perch? Non solo i costi di produzione dei servizi su ferro sono in genere pi alti di quelli su gomma, ma le ferrovie, essendo per ovvie ragioni tecniche poco capillari e con poche fermate, servono unutenza gi privilegiata dal fatto di abitare vicino ai luoghi serviti. Poi, offrono un servizio sostanzialmente migliore di quello degli autobus, anche se afflitto da una bassa qualit contingente (dovuta allassenza di competizione fermamente voluta dai decisori pubblici). Infatti i trasporti di autobus soffrono della congestione stradale, mentre quelli su ferro hanno la sede dedicata. Ma allora, perch questo assurdo? La ragione sembra essere quella richiamata sopra: i pendolari ferroviari sono molto pi organizzati e vocali di quelli su autobus, che sono pi polverizzati e silenziosi (per non parlare di quelli automobilistici, silenziosissimi nonostante le alte tasse che pagano, altro che sussidi). Laumento della tariffa per il prolungamento (molto costoso per i contribuenti) della MM2 non meriterebbe neppure commenti: fuori dal comune di Milano gi adesso i bi-

glietti costano di pi, e le tariffe, si ricorda, rimangono nel complesso bassissime. Per gli aumenti ventilati per le corse singole in citt, la decisione rimane strettamente politica; tuttavia guardare un po la realt europea non guasterebbe. Che fare? Le soluzioni di buon senso sembrano ovvie: innanzitutto, se non si vuole alzare le tariffe, occorre ridurre i costi mettendo in gara i servizi a chi chiede meno sussidi a parit di tariffe e di servizi offerti, facendo gare vere e non truccate vergognosamente come stato fatto finora. Se invece non si volesse fare le gare per non scontentare gli interessi di cui abbiamo parlato (ci sono anche interessi direttamente politici, come i posti in consiglio di amministrazione, o peggio), occorre differenziare le tariffe. Perch sussidiare i ricchi, se i soldi sono scarsi? I ricchi che non vanno in macchina, scelgono in base ai tempi di viaggio, quasi mai in base alle tariffe. Quindi neppure largomento ambientale difendibile. Allora, tariffe europee per tutti, e abbonamenti scontati per le categorie a basso reddito che lo richiedano espressamente. Si fa gi cos in molti paesi europei pi ricchi di noi, e anche in alcune citt americane. Ma siamo sempre pi lontani dall Europa

NORDAFRICA. IMPORTARE LA RIVOLUZIONE Guido Martinotti


Provo una sensazione di disagio quasi fisica nel vedere le immagini dei massacri in Libia, perpetrati, e non una sottolineatura da poco, non dalle truppe fedeli alla nazione, ma da mercenari (quindi che lavorano per danaro, non per lealt) mentre nellinquadratura a fianco appare un certo signore di Arcre, che si comporta garrulo in modi per i quali non trovo nel dizionario nessun appellativo che non rischi di farmi andare in galera. Cos lascio dei punti di domanda e chi vuole, per esempio la Signora Santanch, pu anche mettere Grande Statista (suona anche bene: Il Grande Statista di Arcre. Vedi lintervista con Luca Telese su Il Fatto/Misfatto Domenica, 27 Febbraio 2011: trovo straordinario il Presidente Berlusconi). Di fronte a uno Zeffirelli piuttosto scontroso e a un Letta visibilmente sulle spine, il ?????? di Arcre fa il gesto dellombrello a una giornalista, felice come un bambino, anzi come il Ministro Rotondi quando pensa di aver detto una cosa molto intelligente, raccontando incredibili panzane e tirando fuori il bunga bunga di Gheddafi con la sfrontatezza di chi, sentendosi impunibile, osa sfoderare una volgarit senza fine, senza arrossire e senza la minima considerazione di quello che sarebbe per chiunque, ma soprattutto per un uomo di stato, un doveroso ritegno per limmane massacro che si consuma nelle stesse ore a pochi chilometri di distanza. Un massacro confrontabile, per numero dei cadaveri e per ferocia selvaggia a quelli provocati in Cecenia e in Georgia da un altro amico del ?????? di Arcre, lamico Putin. Penso a miei studenti, giovani che hanno oggi attorno ai ventanni e che passeranno tutta la loro vita adulta in questo paese, nei prossimi tre quattro decenni, e mi viene voglia di gridargli che dallaltra parte del Mediterraneo si sta facendo una nuova storia tutta di giovani. Se in Italia fossero al potere non i servi pagati (sottolineo) del decrepito signore che si fa portare le ragazzine in casa e che con Gheddafi - oltre (forse) a quelli della nazione, che tutti i governanti devono fare- ha fatto i suoi affari. ma anche qualche giovane non ancora corrotto, capirebbe che lItalia invece di giocare sempre pi a fare la Terronia dEuropa, potrebbe assumere un ruolo di leadership in quellarea. I mercenari ci sono anche qui, le parole di Verdini (il cacciatore di teste del PDL) la dicono lunga sul carattere delle migrazioni politiche. Verdini dice di essere disgustato da alcune richieste di coloro con cui ha trattato. Sic! Se Verdini disgustato figuriamoci una persona normale. (http://www.liquida.it/search/denisverdini-richieste/)

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Ragazzi svegliatevi, non fatevi corrompere dal cinismo osceno e ributtante di questa classe dirigente che si arricchita durante il dominio comunista in Italia. Questa classe dirigente di evasori, estortori di lavoro nero, sfruttatori delle risorse altrui, prima con la svalutazione e poi approfittando dellinerzia di chi stava al governo chiudendo il conto con una svalutazione del 50%, approfittando del cambio di moneta con lEuro e, naturalmente dando la colpa allEuro, tanto i babbioni ci credono. Questa la classe dirigente che per pagare le multe delle quote latte a poche decine di imbroglioni truffatori, che dovrebbero essere in galera per dichiarazione falsa, ruba i soldi alla ricerca sul cancro e che dopo aver gridato contro i politici corrotti mette i propri figli e le proprie amanti in cariche pubbliche pagate con i nostri soldi, che vi invita a consumare mentre non avete neppure i soldi per mangiare, e via orripilando, non ha la minima capacit di visione per permettere di fare accordi con quelli che oggi sono nelle strade, ma che domani governeranno in quelle aree. Siamo stati due volte in Libia, la prima abbiamo commesso delle atrocit inenarrabili, la seconda abbiamo fatto affari con un feroce e ridicolo dittatore: i fescennini che il Grande Statista di Arcore gli ha permesso di fare a Roma, non fanno parte del normale bagaglio di convenevoli imposto dalla diplomazia. Fano parte del bagaglio di buon gusto, eleganza e classe tipico del cesarismo brianzolo del ?????? di Arcre, piacciono a questo signore esattamente come piacevano a Gheddafi. Laltra fonte di disagio limmensa distanza tra quanto sta accadendo nel Nord Africa e le reazioni e i luoghi comuni che ci vengono propinati dalla meschina ignoranza delle nostre classi dirigenti. Per anni vi hanno dipinto le societ islamiche come costituite da pletoriche moltitudini di invasati a piedi nudi. Era facile per qualsiasi troupe televisiva andare in qualche piazza mediorientale trovare la solita bandetta di sfaccendati disposti a mettersi la bandana dei martiri e, allordine, a bruciare qualche bandiera in mezzo a raffiche al cielo di KA47. Qui non abbiamo visto nulla di simile, ma solo folle immense perlopi di giovani uomini e donne, capaci di resistere alle vere raffiche della polizia o dei pretoriani, niente bandanne da martiri niente Grande Satana, niente Allah Allah, niente linciaggi anche quando sono state messe le mani addosso a

mercenari che fino a un minuto prima avevano massacrato donne e bambini. In pochi minuti di televisione sono caduti nel cesso anni di fallacismo pompato: non abbiamo visto le masse invasate, ma un popolo esasperato che la prima cosa che ha fatto dopo la sommossa stata quella di pulire le strade. Capito? Pulire le strade. Andate a proporlo, non a Napoli, ma in qualsiasi citt italiana dopo una partita. A Bengasi liberata dai pretoriani di Gheddafi, dove si riunito il primo abbozzo di un governo spontaneo? Non in una moschea, ma in un laicissimo tribunale e i gruppi spontanei di vigilanza hanno cominciato a proteggere le universit e le sedi delle industrie petrolifere. E si potrebbe continuare a lungo, ma facile prevedere lobiezione, che successo cos dovunque, poi vedi lIran. Certo la fase degli entusiasmi collettivi che creano vaste aree di eguaglianza, come spieg anni fa Pizzorno con i suoi studi sulla partecipazione, non dura sempre, e forse neppure a lungo, ma i confronti subito fatti dai soliti superficiali con lIran o lAfghanistan, servono solo a confondere invece che a chiarire. In Iran lo Shah aveva una opposizione clericale diffusa che da anni si organizzava allestero e che non faceva mistero del proprio integralismo. I miei studenti iraniani, perlopi di sinistra, che allora erano tra i tanti che popolavano le universit italiane, avevano ben chiare le idee quando dicevano a noi entusiasti e ignoranti che se avesse vinto Khomeini in pochi mesi, come fu, li avremmo rivisti in Italia (quelli sopravvissuti). Le pellicole della ferocia con cui le folle persiane (ma anche quelle rumene o croate, per dire) liquidavano per strada i sostenitori dello Shah le abbiamo viste tutti, non assomigliano in alcun modo alle immagini che abbiamo visto ora. Il punto , miei cari studenti e altri giovani ventenni, che questi eventi cambieranno radicalmente tutti i paesi della regione, ma ormai chiaro che cambieranno anche voi e il vostro e il nostro paese. Non mettete la testa sotto la sabbia: il cambiamento gi in corso e avr esiti di grande portata. Svegliatevi, ma svegliatevi per davvero, non guardate soltanto al petrolio e al PIL rebus sic stantibus, e alle migrazioni, sono fatti reali ma parziali, guardate a tutte le possibilit future. Si tanto cianciato di Mare Nostrum, da parte di un nazionalismo cos miserabile e straccione che sedeva sul petrolio

(le prospezioni italiane lo avevano gi trovato) e si ostinava fare gli uliveti con i pozzi artesiani a vento per sistemare i contadini veneti nella logica delle canzonette (C una chiesetta amor, nascosta i mezzo ai fior) e dellideologia localistica del regime. Ma oggi questo davvero il Mare Nostrum: lItalia sta l in mezzo e ha una enorme responsabilit e potenzialit. Purtroppo la reazione di questi giorni denota la miserabile ignoranza di questo governo in materia internazionale: i nostri maggiori responsabili politici dichiarano la loro sorpresa di fronte agli eventi nordafricani, in particolare della Libia, un paese in cui, come si pu capire benissimo dalle interviste, si parla comunemente italiano, per una lunga e alquanto infelice storia. Adesso nessuno capisce nulla e lo dicono, ma in tutti questi anni, il Ministero degli Esteri, la Presidenza del Consiglio, e anche enti privati che hanno guadagnato molti soldi, quante risorse hanno investito, quante borse di studio dato, quanti centri universitari di ricerca sostenuto per accumulare conoscenze su queste societ che hanno culture non immediatamente comprensibili? Non dico che qualche borsa in pi in antropologia avrebbe permesso di precedere i moti, non questo il compito delle scienze sociali, ma avrebbe permesso di disporre di mappe conoscitive un pochino pi precise e ora non assisteremmo allo spettacolo, che trovo un pochino inverecondo, di una classe politica, ma anche pi in generale di una intera cultura, che oltre al bunga bunga sulla Libia contemporanea ha appreso ben poco. Tutti sono andati a sdottorare nei vari tal shows, libri come Culture in bilico. Per una antropologia del Medioriente di Ugo Fabietti (Bruno Mondadori, Milano 2002) io non li ho mai sentiti citare; non ho sentito nessun libro o quasi a dire il vero. Fate un rapido esperimento mentale: tra qualche mese, se larea non si incendier di guerre civili o peggio (esito che spero nessuno dei nostri governanti voglia favorire, perch saremmo tutti trascinati nella catastrofe) in tutti questi paesi ci saranno governi provvisori e molto probabilmente saranno in corso elezioni cruciali da cui dipenderanno gran parte delle sorti del nostro paese e di tutta lEuropa. Staremo alla finestra a sentire i vari Ahmadinejd? Oppure cercheremo di entrare nel dibattito politico-culturale per vie assolutamente legittime, perch tutti in

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questi paesi guardano a noi europei come a modelli da importare e, dopo decenni di propaganda locale, vorranno sapere molte cose dagli Europei. Chi mandiamo a rappresentarci nei loro dibattiti televisivi (o anche solo nei nostri, visto che tutti guardano le nostre televisioni). Mandiamo in Egitto il Grande Statista di Arcre a spiegare alle donne egiziane chi era e cosa faceva a casa sua la nipotina di Moubarak? Oppure lo mandiamo in Libia a spiegare alle famiglie di donne, vecchi e bambini massacrati da Gheddafi, cos il bunga-bunga e perch non voleva disturbare il massacratore mentre mitragliava i suoi concittadini? Oppure ancora, ai giovani tunisini che vogliono scuole e universit gli mandiamo tutta la compagnia di giro, Gelmini in testa, che da mesi sta cercando di chiudere le nostre scuole pubbliche e le nostre universit dicendo che listruzione fa male e fa fare le rivoluzioni? Oppure mandiamo di nuovo il Grande statista moderno con il Cardinale Bagnasco a dire che le scuole pubbliche sono una catastrofe e che meglio ritornare alle madrasse? (tanto poi il Vaticano un accordo per aprire anche l un po di scuole cattoliche lo trover sempre). O mandiamo Giuliano Ferrara nella sua nuova veste di Porfirio Rubirosa sovrappeso con il vestito alla Italo Balbo e la Santanch con i tacchi a spillo lucertolati (lo dice lei, sempre a Luca Telese) a spiegare alle giovani nordafricane che a noi i veli non piacciono, salvo quelli delle baiadere, oppure ai giovani che sono andati a mani nude contro i mitra, che non bisogna essere moralisti e che la modernit nell edonismo da lupanare per la terza et propugnato da Ferrara e Santanch?

Oppure mandiamo le ministre e le donne in carriera che hanno fatto a botte per andare a sentire Gheddafi, assieme al Rettore della Sapienza Frati che in quella riunione si sprecato a tesserne le lodi, a spiegare quale era la filosofia del Rais sulle donne? Oppure ancora mandiamo Calderoli con la maglietta con le immagini di Allah o Maroni con le foto dei morti nel canale di Sicilia o nei lager di Gheddafi? Se ci pensate bene nessuno di questa classe dirigente sarebbe ben visto da governi che hanno rovesciato i loro tiranni, ma alcuni di questi personaggi certamente non potrebbero neppure mettere fuori il naso in una piazza nordafricana senza rischiare il pomodoro marcio. Tocca a voi, ai pi giovani, cancellare queste vergogne e a trovare un modo per riacquistare quella leadership e quella legittimit cui il nostro paese pu del tutto legittimamente aspirare. Ragazzi, svegliatevi, datevi da fare il futuro vostro, non di quelli della mia et che devono solo evitare di lasciare delle rovine. Voi non volete andare a finire a chiedere un posto a Verdini n volete trovarvi dover andare con il cappello in mano dal Trota, cui il padre Bossi ha affidato il controllo di tutti posti che la Lega controlla nei media per premiarlo di essere stato bocciato alla maturit. E voi ragazze vorrete continuare a fare le escort dei vari Berlusconi, e a ad accapigliarvi perch a una regala la Mini e a unaltra, che invece disposta a scopare con il culo flaccido, regala un posto in consiglio regionale? Trota e laltra pagati con i nostri soldi. Volete per caso entrare in politica perch il Capo continui a chiamarvi le mie bambine anche dopo che siete diventate ministre?

Per favore svegliatevi, uscite di casa, liberatevi di questa cappa di oscenit e dei volgari panico-fondai. Andate in giro a cercare quei ragazzi e ragazze, libici, egiziani, tunisini, magrebini, arabi, persiani e di tutte le altre nazioni che noi ospitiamo nelle nostre universit, fabbriche e imprese e nei quartieri delle nostre citt, e che domani saranno i padroni delle loro terre. Fate amicizia, fatevi raccontare, parlate, imparate, amatevi, abbracciatevi, suonate e cantate assieme le musiche straordinarie che tutti questi paesi sanno dare al mondo, se capita, pregate, ma anche mangiate i cibi comuni, che come le musiche i nostri paesi hanno portato in tutto il globo, cercate insieme di trovare un futuro e una speranza per tutti, buttate alle ortiche il cinismo sozzo e la paura imbrattante che questi governanti corrotti cercano di instillarvi. Il futuro e vostro, non fidatevi di noi vecchi e non credete che noi possiamo in alcun modo farlo per voi. Come avvenuto 150 anni fa e non solo con lItalia contro i tiranni di allora, oggi si aperta una finestra di opportunit fantastica e grandiosa per le vostre generazioni, sar un disastro se non la saprete usare, ma un progetto meraviglioso se ne userete bene. E tocca a voi dei paesi come lItalia, che avete pi risorse, prendere il timone, ma se sbagliate rotta, dallaltra parte vi attende un destino terribile: o la modernit consapevole, condivisa, intelligente e solidale, oppure loscurantismo e la barbarie. Sono caduti molti diaframmi davanti a questa scelta generazionale. Svegliatevi: e se necessario incazzatevi qualche volta anche voi, non lasciatelo fare solo alle formiche o ai vostri coetanei delle sponde meridionali.

CAMBIAMO MILANO, RESTIAMO IN POLITICA Stefano Boeri


Da qualche giorno nata a Milano l'Associazione "Cambiamo citt. Restiamo a Milano", che rilancia il progetto nato attorno alla mia candidatura alle primarie del centro sinistra. Perch questa associazione? Subito dopo le primarie, insieme a un folto gruppo di amici avevamo provato a domandarci perch, nonostante una imprevista (e dolorosa) battuta darresto, non avessimo smesso di ragionare su come cambiare Milano restando a Milano. La risposta, immediata, era stata: perch avevamo provato a inventare e realizzare, seppure in un tempo troppo breve, un modo nuovo e diverso di fare politica. I sessanta intensissimi giorni della nostra campagna per le primarie milanesi ci avevano regalato, a noi e a tutti coloro con i quali eravamo entrati in contatto, lossigeno di una incessante generazione di idee e azioni per migliorare Milano: decine di soluzioni efficaci, realizzabili e innovative. Grazie ai tavoli tematici, ai contatti con le reti di quartiere e i circoli PD, allintelligenza collettiva cresciuta nei Social Network, avevamo assorbito, metabolizzato e rigenerato soluzioni creative per ridurre il traffico privato, migliorare la qualit della vita negli spazi urbani, rilanciare laffitto sociale, aiutare i soggetti pi fragili, dare lavoro ai giovani delle periferie pubbliche, aumentare la sicurezza nei quartieri a rischio, rendere abitabile la notte, recuperare i negozi sfitti, aprire le scuole pubbliche al pomeriggio, ampliare le superfici di captazione delle energie

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rinnovabili, facilitare la co-abitazone tra fedi diverse, valorizzare la saggezza degli anziani ancora giovani, dare spazi di cultura e creativit ai giovani metropolitani. E molto altro ancora. E per la pi parte di queste azioni, abbiamo individuato degli interlocutori, una politica, una procedura e delle risorse. In due mesi avevamo costruito, simultaneamente, sia una mappa dei desideri che un manuale di azioni per migliorare Milano. Se oggi abbiamo deciso di rilanciare e di cambiare Milano restando a Milano, anche perch la cittmondo che abbiamo immaginato e che speriamo di realizzare a Milano assomiglia alla citt-mondo che la in questi mesi abbiamo incontrato e promosso. Entrambe sono fatte di luoghi concreti innervati da energie creative immateriali; dalla cooperazione di diversi strati e popolazioni della societ urbana; dalla democrazia deliberativa di una continua oscillazione tra ascolto, confronto e

azione. Per tutte queste ragioni, il piccolo-grande miracolo di una Politica nuova, che comincia subito a costruire il progetto di una Milano diversa, non pu fermarsi n al voto delle primarie, n a quello delle elezioni del prossimo maggio. Dunque cosa faremo? Tre cose. La prima di non perdere, in nessun modo, lottimismo e la carica di innovazione della nostra proposta. L'associazione Cambiamo citt, Restiamo a Milano sar soprattutto un generatore di Idee e Soluzioni per Milano. Una forza propulsiva e agile, che si manifester sul web (con un blog di soluzioni e idee), ma anche attraverso la continua proposta di incontri, esperienze, azioni sulla citt. Svilupper una modalit di fare politica capace di confrontarsi con la realt cittadina, ma anche di essere esportata in altre citt, modulandosi attraverso le specificit dei diversi luoghi. Cambiamo citt, restiamo a Torino, o a Roma, a Napoli, a Trieste reti di reti come

la nostra, tutte con lo stesso spirito anti-ideologico e ottimista. In secondo luogo dovremo conservare la dimensione inclusiva del nostro modo di far politica. Anche per questo, lanceremo un Appello per la creativit sociale e urbana. Dalle candidature di chi vorr far parte di una nuova rete che promuove e realizza soluzioni innovative per migliorare la qualit della vita di Milano. In terzo luogo dovremo valorizzare l'agilit e lo stile del nostro modo di far politica. Il senso ultimo della nostra associazione infatti di spingere i milanesi a capire che oggi possibile fare politica attivamente, senza che questa diventi una scelta irreversibile nel tempo, o totalizzante nella vita quotidiana. Fare politica significa infatti interrogarsi sullutilit sociale della propria professione, costruire reti tra esperienze diverse, vedere sempre, come abbiamo cercato di fare in questi mesi, il futuro nel presente.

E SE PRIMA ERAVAMO IN QUATTRO Micheal Dingenouts


Troviamo un manifestante solitario in piazza Duomo e gli chiediamo cosa fa l, tutto solo con lo striscione: Falla FINIta! Guardi che la manifestazione per la dignit delle donne gi finita. Ma non sono qui per questo, il governo se ne deve andare. Ah, lei manifesta contro questo governo? E vedo che ha tutto loccorrente per passare qui la notte. S, ispirati dai manifestanti in Tunisia e in Egitto, abbiamo deciso di stare in piazza finch il governo non d le dimissioni. Ho portato anche la benzina per darmi fuoco, per dare inizio alla grande manifestazione. E' ora di fare capire che facciamo sul serio. Aspetto soltanto gli altri. Si vuole dare fuoco? Ma non vedo nessun altro manifestante... C' mia moglie, ma lei lavora e quindi mi raggiunge all'intervallo del pranzo, e torna poi alle sette stasera. Quindi siamo gi in due. E servirebbe proprio a questo il mio gesto: italiani svegliatevi! Ma in Egitto hanno coinvolto la gente attraverso internet, c'erano i social network che fungevano da notiziario. Di quelli non me ne intendo. Ho una pagina su Facebook ma ci sono gi le foto dei figli. E poi cosa saranno mai, i social network? Le grandi rivoluzioni non sono mica fatte con i computer, ma con la gente che va in piazza con le forche e i bastoni. In Russia e in Cina hanno deposto i governi con la forza della voce umana: Berlusconi go home! E se arriva la polizia per portarla via, cosa fa? Si incatena a un palo?. Magari venisse la madama a farmi un po' di pubblicit. Sarebbero benvenuti, i pulmini della polizia dello stato si trovano a poca distanza, ma sicuramente hanno avuto lordine di ignorami. E poi io sono contro la violenza, ho soltanto le posate di plastica. E lei con la forchetta di plastica cosa fa? Per ora caccio via i piccioni. Terribili sono, appena vedono che mangi qualcosa, arrivano a decine a disturbarti. Lo fanno apposta, quelli del comune, cos non puoi mangiare in pace e quindi te ne vai. Sembrano addestrati per dare fastidio ai dimostranti. Avranno deciso di lasciare i piccioni in piazza Duomo per ostacolare il corso della democrazia. Ma io dico: uno ha diritto di manifestare, s o no? Ma cosa pensa di ottenere tutto solo? Come le ho detto, siamo gi in due. E l'altro giorno eravamo in quattro. Due senzatetto si erano aggregati alla causa perch mia moglie aveva preparato le lasagne. Ma poi se ne sono andati. Io la gente non la capisco sul marciapiede, nella mia via, c'erano dei paletti per evitare che la gente parcheggiasse la macchina, e la gente li ha tolti gi tre volte. Probabilmente li trova scomodi. E io mi chiedo, se sono capaci di fare questo, come mai non sono disposti a liberarsi degli ostacoli che danno davvero fastidio? Come mai questo paese non riesce proprio a svegliarsi? E quindi lei vuole mandare un segnale al paese: pensa di riuscirci? In verit no, ma non lo scriva vede, abbiamo il tempo contro. Crede che i giorni che ci separano dalle elezioni regolari siano troppo pochi? No, intendevo il tempo a Milano! Per oggi sono previsti rovesci e questo sempre deleterio per i cortei. Di solito l'afflusso dei manifestanti diminuisce del 50 percento con la pioggia. E se mia moglie non venisse pi, non potrei continuare da solo. Quindi, mi do fuoco, oppure me ne andr anch'io. E mi sa che me ne vado perch la pioggia spegnerebbe le fiamme. E' stato bello finch durato: l'atmosfera, sentirsi uniti, parte di un tutto, bello assai, ma purtroppo non abbiamo lo stesso clima dell'Egitto. E' questa la rovina del nostro paese..

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PIO ALBERGO TRIVULZIO E NON SOLO Emilio Vimercati


Chi a vario titolo si occupa della polis non si stupisce pi del ciclico riesplodere dei casi che riguardano la mala gestione dei patrimoni degli enti pubblici, da cui emergono case di prestigio e assegnazioni pilotate, canoni ridotti, vendite agevolate, alloggi vuoti e consigli di amministrazione che si dimettono. Tuttavia rimane il senso di delusione e scoramento pensando a come si snaturata la funzione benemerita di questi istituti, senza fini di lucro, e ci si chiede cosa penserebbero oggi coloro che hanno devoluto tanti beni con un preciso scopo da svolgere: cos tra la fine dell800 e i primi del 900 si sviluppava un processo di convivenza civile e sociale per aiutare i poveri incontrando il favore del socialismo umanitario e del cattolicesimo popolare, del benefattore nobiliare e del capitalista filantropo. Ne sarebbe certo sorpreso Tolomeo Trivulzio il generoso nobile che fond lospizio per anziani poveri in un settecentesco edificio di via della Signora poi spostato nel 900 alla Baggina, i terreni cos chiamati perch posti sulla strada per Baggio. I Trivulzio, sono personaggi milanesi storici, si ricordano i fratelli Alessandro Teodoro e labate don Carlo Trivulzio, fondatori della Biblioteca Trivulziana, e Cristina Trivulzio Belgiojoso, patriota del Risorgimento. Grazie alla storica munificenza di illustri concittadini, siamo in presenza di un vasto patrimonio immobiliare composto non solo di case ma anche di aree prevalentemente agricole, come allora erano nella maggior parte, che una volta vendute e trasformate in edificabili hanno fatto la fortuna dei compratori. Si tratta del patrimonio degli Ospedali, delle Universit, dellex Eca, della Provincia, dellAler, del Comune. Vale la pena di sottolineare peraltro come nel frattempo sia evaporato tutto quel vasto insieme di case per i lavoratori dipendenti costruito, prima e dopo la seconda guerra mondiale, da tutte le aziende a partecipazione statale, FS, Poste, Enel, Anas, dalle banche e dalle casse mutue e pensionistiche Inps, Inpdap, Enasarco, Enpam, Inpgi, oltre a quelle dei ministeri, Giustizia, Interni, Tesoro, Forze Armate, finanche dalle grandi aziende, Fiat, Pirelli, Falck, che costruivano quartieri di abitazione per i propri dipendenti, tanto che certe zone si chiamavano secondo il lavoro svolto da chi li abitava, villaggio giornalisti, postini, poliziotti, ferrovieri. Tutti questi patrimoni oggi sono stati cartolarizzati, cio svenduti assieme alle case di vacanza e alle colonie spesso abbandonate. La questione casa sar risolta dal mercato: questa lidea di fondo, sbagliata e sprecata soprattutto perch le risorse ricavate dalle vendite non sono state reinvestite per affrontare i nuovi bisogni abitativi. Questo il sistema dentro cui: si gestiscono male case che non sono tue, si assolve a un mandato politico di smantellamento dellassistenza, si gode di immunit certa rispetto alle eventuali deviazioni, si risponde a criteri discrezionali non adeguati alle esigenze connaturate alla funzione originale dellente. Se il gestore non si pone questi problemi figurarsi se lo scrupolo commuove lassegnatario che si potrebbe anche permettere di vivere altrove. Per gestori si intendono i consigli di amministrazione ma la rosa dei coinvolti pi ampia: infatti non sufficiente rinnovare i consigli se non mutano anche il dirigente e laddetto che non vede, non sente, non parla ma asseconda e giustifica sotto laspetto amministrativo gli operati che poi generano scandali e proteste; se si affonda il bisturi in superficie e non si rimuove il male alla radice anche i nuovi commissari si infetteranno intortati dalla burocrazia sottostante. Chiss perch gli amministratori scelti dalle istituzioni preposte finiscono sempre sotto inchiesta: immaginiamo la risposta. Non appare comunque una soluzione la proposta di aumentare il rendimento degli affitti per incrementare gli introiti: in primo luogo perch lutilizzo delle case si consoliderebbe non a favore degli indigenti, e poi in quanto questi cespiti non costituiscono voci cos importanti per i bilanci. Occorre tornare alla mission, non ha senso tenere stabili da ricchi in cui possono vivere quelli che se lo possono permettere, non la funzione di questi istituti; cos come occorre prendere atto che negli edifici centrali e di prestigio anche se con affitti calmierati non potrebbero essere collocati gli inquilini a basso reddito tenuto conto che le spese sono ingenti e in crescita qui come in generale, avendo ormai le bollette delle spese raggiunto tetti da rate di mutui; la logica che ne deriva si pu cos riassumere: prima ti ho spremuto per farti compare la casa, ora ti rigratto i risparmi aumentando le spese. Per la gestione di questi patrimoni appare erroneo ricorrere a fondazioni, enti privati o pubblici, vedasi Aler. Meglio vendere quelle case che non saranno mai abitate dai poveri e con il ricavato costruire case popolari in affitto. Si otterrebbero un numero maggiore di alloggi e quindi pi famiglie aiutate. Pi case da gestire secondo i criteri del bisogno sociale applicando, se ciascun istituto lo ritiene, le condizioni gi previste dalle norme regionali. Si manterrebbe comunque un patrimonio immobiliare a garanzia dei bilanci e si ritornerebbe a svolgere loriginaria funzione sociale.

LORDALIA DEL PAT Franco DAlfonso


A volte ritornano, ho pensato. La pubblicazione degli elenchi degli affittuari del Pio Albergo Trivulzio, che come tutti i milanesi un po in et considero sempre essere quello di Mario Chiesa, avvenuta dopo mesi di resistere, resistere, resistere (ahi, chi altro mi ricorda?) da parte dei vertici dellIstituto stata ancora una volta un piccolo evento che ha dato la stura a un diluvio: via quindi con gli elenchi del Policlinico, del Golgi Redaelli e di altri nomi mai sentiti. Anche il Circo Barnum politico mediatico sempre lo stesso: si cercano i nomi eccellenti, ci si indigna, il Sindaco chiede trasparenza sulle sue nomine e sui comportamenti di chi lei stessa ha nominato, i giornali selezionano e sparano i nomi, la gente si incazza e con la tipica mentalit dei sudditi e non quella dei cittadini sogna una jac-

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querie tipo Mani Pulite travolgendo con le parole tutto e tutti. Gli inquilini pi o meno eccellenti rischiano di essere lapidati senza distinzione di sesso, religione ed et, tendenzialmente peggiorano la situazione cercando di dare spiegazioni a volte molto sensate (la distinzione tra alloggi popolari e destinati allaffitto sociale e patrimonio immobiliare da mettere a reddito per ottenere risorse per lattivit sociale, per esempio) ma che nel vortice nessuno sta a sentire. Ma perch questa ordalia si ripete a distanza di anni, come un flashback niente affatto divertente? Sono convinto che la cadenza temporale sia del tutto casuale: in questo caso, da un lato la tignosit del presidente della commissione comunale Barbara Ciab, magari anche per infastidire la non pi amica sindaca Letizia, dallaltro, molto pi insidioso e preoccupante, il ricorrente tentativo di mettere le mani sullimmenso patrimonio immobiliare pubblico e semipubblico da parte dei soliti noti. Non dimentichiamoci infatti che la vicenda odierna non parte dal Pat, ma dal Policlinico, dove il neo presidente Cesana, ciellino che pi ciellino non si pu, dopo pochi giorni dal suo insediamento aveva subito tentato di passare la gestione patrimoniale a Infrastrutture Lombarde Spa, il cuore del sistema di gestione degli appalti regionali dove il tasso di ciellinismo rasenta il 90%, societ che essendo del tutto priva di know how di gestione immobiliare avrebbe rapidamente provveduto a subappaltare in seconda e terza fase, il tutto a trattativa privata senza controlli ulteriori. La lite con i soci della Lega Nord fece saltare loperazione, innescando una delle solite operazioni trasparenza che ha innescato tutte le altre. E sono convinto che dal polverone non possa che scaturire un peggioramento della situazione:

limbrattamento generalizzato della politica e della gestione pubblica far dimenticare gli anni di malversazione della gestione privatistica del bene pubblico casa: tanto per capirci pensiamo a quel che ha fatto Albertini del patrimonio immobiliare del Comune affidato ai privati e che si ignominiosamente esaurito dopo dieci anni durante i quali non si fatta manutenzione, aumentato il degrado e si peggiorata la gestione. Il sole 24 ore ha gi cominciato la campagna dellantipolitica su questo tema, la sinistra dellindignazione permanente si risvegliata dal suo sonno abboccando senza se e senza ma allamo della casa della compagna di Giuliano Pisapia, la Moratti fa volare come uno straccio un altro dei suoi - il presidente del Pat Trabucchi - cercando di ripetere la solita operazione di mescolarsi alla folla e dare dellassassino al proprio sicario, mentre avvocati e architetti di lorsignori sono gi pronti a presentarsi per salvare letica pubblica pappandosi il boccone che, come nel caso del Policlinico, troppe volte non sono riusciti a ingollare. Ma se credo alla casualit degli eventi, non credo affatto alla casualit degli effetti. Non penso che sia solo per ragioni elettorali, per esempio, che si cerca di trascinare Giuliano Pisapia nella fanghiglia di questioni delle quali non si mai in alcun modo occupato: certo, gli strateghi di Donna Letizia cercano di utilizzare qualsiasi appiglio per cercare di arginare limprevisto cedimento nei sondaggi preelettorali (nessun Sindaco uscente mai stato cos in difficolt), ma c dellaltro. C una parte consistente del Pd che non ha esitato a cercare di sfruttare loccasione per indebolire o addirittura arrivare a silurare il candidato che lo aveva sonoramente battuto alle primarie e che si per-

vicacemente rifiutato di farsi riassorbire nelle logiche della piccola oligarchia partitica come accadde a Ferrante e a tutti gli sfortunati predecessori. Ma c forse di pi, nella convergenza fra i protagonisti della mediocre ultima stagione della politica milanese di maggioranza e opposizione: c lidea di cercare di isolare e respingere un possibile Sindaco che ha gi dimostrato di essere un corpo estraneo rispetto al sistema a parti fisse della politica milanese e che addirittura minaccia di ripristinare regole e modalit corrette nel sistema pubblico milanese diverse da quelle delle fazioni e dei gruppi che lo hanno occupato. Ironia della sorte (?) proprio sulla pubblicit dei dati, relativi al patrimonio come a quelli dellattivit pubblica, che Giuliano Pisapia ha detto fin da subito parole chiare e inequivocabili: dati, contratto, elenchi, procedure, tutto deve essere costantemente pubblico (e non a intervallo decennale), attraverso Internet oltre che sullAlbo pretorio o linserzione di un giorno sulla Gazzetta di Ponte Lambro. Ha fatto propria la proposta di Pietro Ichino (che a sua volta lha mutuata dalle democrazie anglosassoni) sulla non esistenza della sensibilit dei dati relativi alle attivit pubbliche se non esplicitamente e motivatamente deliberata. Un programma che certo non rassicura chi abituato alla gestione da arcana misteri del potere pubblico milanese e italiano, disponibile ad aprir spiragli e lasciar passare spifferi secondo convenienza e non certo ad aprire porte e finestre per far entrare aria nuova nelle sue stanze. Ancora tre mesi e sapremo se a Milano la capacit di capire e distinguere tornata, come sembra sia possibile, o se dobbiamo prepararci alla ordalia prossima ventura, grosso modo prevedibile per il 2020.

Scrive Giuseppe Vasta in risposta a Vimercati e a Zenoni:


Sulle osservazioni al PGT: non mi sembra ci fosse particolare ottimismo, a mio parere va sottolineato invece come abbiano sollevato considerazioni critiche ben pi incisive e significative di quelle emerse nel dibattito in consiglio comunale prima dell'adozione; considerazioni critiche che non dovrebbero lasciare spazio solo a "residui di delusione". Sui ricorsi: mi sembra che nel PGT ci siano seri problemi non solo di metodo, ma anche di merito. Non capisco quindi questo eccesso di pessimismo, certo non si pu fare affidamento solo ai tribunali per modificare un PGT che non si condivide. I ricorsi per possono comunque avere un ruolo importante nel confronto del problema principale giustamente richiamato, quello del consolidamento dei diritti edificatori. Sulla "cassetta degli attrezzi": mi sembra questo riveli una certa rassegnazione, se non addirittura una condivisione - almeno parziale - del PGT approvato.

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Mi sembra che questo mostri come siano forse poco compresi nei loro reali e probabili esiti i gravi problemi del PGT: la carenza di risorse per la realizzazione delle infrastrutture previste, il depauperamento del sistema dei servizi esistenti, o l'impossibilit di controllo dei trasferimenti volumetrici - che vuol dire congestione delle zone pi appetibili e cessione di aree pubbliche in localizzazioni marginali - e altro. Ricordiamoci quindi che nella cassetta degli attrezzi di ogni bravo addetto esiste anche la mazzetta! Dimenticavo: ovviamente questo non vuol dire negare le esigenze di sviluppo di Milano! Sviluppo s, ma non in questo modo.

L'intervento di Gianni Zenoni mi solleva diverse perplessit. Dunque stato approvato un PP terziario commerciale (anzi, un enorme PP terziario commerciale) senza che venissero garantite le necessarie infrastrutture. Ma il problema non mi sembra quello di battersi affinch vengano realizzate (tra l'altro la parkway ipotizzata interesserebbe le aree fra le pi belle del Parco Sud a ridosso di Milano), il problema : perch stato approvato il PP? Giustamente Zenoni ricorda il caso Bicocca. Ma io vorrei ricordarne un altro, gigantesco (scusate se ho la fissa): il PGT di Milano, che scaraventa sul territorio 60 milioni e oltre di metri cubi senza nessuna veri-

fica delle possibilit economiche di realizzare le infrastrutture minime ipotizzate. Giustamente Zenoni si chiede: come fa il Comune di Assago adesso a tirarsi indietro? Giusto, il momento vero prima (se si ha un minimo di lungimiranza, dote ahim che sembra scomparsa negli ultimi amministratori improvvisatisi urbanisti). E' triste essere costretti a fare le Cassandre, ma fra qualche anno Milano avr un problema dieci o venti (o cento?) volte peggio di quello segnalato oggi su Milano Fiori. Ma se non si interviene ora, quando?

Scrive Francesco Pota in risposta Zenoni


Ho trovato molto interessante e concordo in pieno con il suo contenuto. Vorrei solo dire due cose: 1) una piccola correzione lo svincolo nuovo a Rozzano non pi in costruzione ma attivo, ne sono sicuro per averci guidato. 2) c' una cosa di cui non si riesce a parlare al di fuori di Rozzano ma che ritengo sia importante e attinente all'argomento dell'articolo. A sud dell'insediamento oggetto dell'articolo, in progetto la costruzione di un insediamento ben pi grande, sempre terziario/ abitativo.Tre grattacieli altissimi, per un milione dimetri cubi, senza nessuna previsione di soluzioni, alternative o meno, per la viabilit. Il progetto appare e scompare nei programmi del comune di Rozzano: a questo link potrete trovare informazioni maggiori:http://www.milanofiori2000.it/home _it.htm di questo argomento se ne parla poco, mentre, a mio avviso, ha tutti i crismi per essere una grande speculazione edilizia, tra le pi grandi della Milano dell'EXPO.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Liszt e Musorgskij
In Italia Liszt non molto amato, ed curioso perch invece lui am molto il nostro paese nonostante che, dopo aver preso a Vienna le prime lezioni di composizione dallitaliano Salieri, sia stato un altro italiano, Cherubini, a complicargli la vita negandogli laccesso al Conservatorio di Parigi. In Italia viaggi molto e visse in pi luoghi e in diverse occasioni; visit Milano, Venezia, Firenze, Napoli, abitava a Bellagio quando nacque la figlia Cosima (lunica che gli sopravvisse e che lo fece disperare a causa dello sconsiderato amore per Wagner), fu a Pavia che vinse il duello musicale con Thalberg, infine abit a Roma gli ultimi anni della vita e l prese gli ordini monastici. Non molto amato un po perch appartiene a quella scuola di pensiero wagneriana nei confronti della quale la nota antipatia di Verdi ha lasciato il segno per decenni; un po anche perch di Liszt ci stato propinato pi il virtuosismo panistico che la poetica musicale, un po come accaduto con Paganini per il violino. Questo bicentenario della nascita (Liszt nato il 22 ottobre del 1811) sembra stia portando verso una riconciliazione, cos come peraltro non molti anni fa accadde con Wagner; limmagine che noi abbiamo del compositore ungherese sta poco a poco cambiando e finalmente ne scopriamo la poesia e la modernit. La settimana scorsa, a Milano, due serate al Conservatorio che con la Scala e lAuditorium lindispensabile motore della vita musicale milanese - hanno dato un grande contributo a questa riscoperta. Luned 21, per il ciclo delle Serate Musicali, Louis Lortie ha offerto un concerto molto generoso: in tre ore e mezza filate (inizio con unora di anticipo e unica interruzione per lintervallo) ha eseguito per intero i tre Anni di pellegrinaggio, una serie di 23 brani per pianoforte solo in cui Liszt racconta, ricorda, riflette, dipinge la luce di laghi, mari, montagne, rivela atmosfere talvolta reali, altre volte trasognate, in Svizzera e soprattutto in Italia, e spiega gli umori di queste terre tanto diverse dalle grandi pianure centreuropee in cui da Parigi a Budapest ha consumato la pi parte della sua vita. Lortie si tenuto alla larga da ogni forma di virtuosismo facendoci trascorrere da un luogo allaltro, da unatmosfera allaltra, tessendo il filo ininterrotto del viaggio - del pellegrinaggio - restituendoci la meraviglia del viaggiatore; una bellissima lezione di come si deve condurre lanalisi e lapprofondimento di un pensiero musicale, concentrandosi con grande attenzione sullintimo significato di ogni nota. Cinque giorni dopo, in sostegno di una nobile istituzione di beneficenza, Michele Campanella in una delle sue rare e preziose apparizioni mi-

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lanesi ha proposto un altro Liszt, quello estremo degli ultimi anni, la musica cerebrale e astratta di un uomo che ha abbandonato ogni desiderio di apparire e di inseguire il successo, che attraverso la musica cerca di penetrare la profondit pi remota del proprio animo. Sette composizioni (Sancta Dorothea, Nuages gris, En rve, Die Trauer Gondel, Bagatelle sans tonalit, Ave Maria e Carrousel), anche in questo caso eseguite una dopo laltra senza interruzioni, tutte infinitamente lontane dalle mode musicali dellepoca (siamo ancora in pieno romanticismo, fra gli anni settanta e ottanta), pensieri rarefatti allo stato puro, eseguite come da un sacerdote che celebra i misteri della sua divinit. Anche chi non ha mai amato Liszt non pu non farsi rapire dalla eterea bellezza di questa musica che sembra distaccata dalla realt: non ci sono pi sentimenti, emozioni, struggimenti o eccitazioni, solo pura contemplazione di spazi e di tempi infiniti. Il merito di queste suggestioni ovviamente non solo di Liszt ma va ripartito con Campanella che Liszt suona da cinquantanni e di Liszt sembra essere una sorta di reincarnazione. Il concerto per non finiva qui e, nella seconda parte, abbiamo potuto mettere a confronto due Europe che non sono mai state tanto vicine fra loro come nella seconda met dellottocento: da una parte la Mitteleuropa di Liszt, dallaltra la grande Russia di Musorgskij di cui Campanella ha eseguito i tanto amati Quadri di unesposizione nella versione originale per pianoforte solo. I quadri di Liszt e quelli di Musorgskij ci sono stati illustrati da un pianista che a queste opere ha dedicato la vita, estraendone forse pi senso di quanto gli autori stessi non abbiano consapevolmente voluto esprimere. Dei Quadri del russo, come tutti sanno, Ravel ha tratto un grande capolavoro per orchestra, un vero capolavoro, ma talmente altro

rispetto alloriginale, da doverne considerare stravolto il senso. E non vi pianista, purtroppo, che subendo il fascino della interpretazione raveliana non finisca per perdere di vista lispirazione originaria. Michele Campanella laltra sera ha avuto il merito di restituirci un Musorgskij vero, con le sue asperit e le sue durezze pietroburghesi, con la forza disarmante dellessenzialit; una esecuzione per sottrazione anzich per arricchimento, una sorta di nuova orchestrazione che ha rivelato particolari, dettagli e ricchezze della scrittura di cui si capita immediatamente lautenticit ma che nelle infinite letture ascoltate e ritrovate nella discografia pi diffusa avevamo perso. Una scoperta affascinante e sorprendente. Musica per una settimana * venerd 4 marzo al Conservatorio per le Serate Musicali la pianista Polina Leschenko, dopo una prima parte dedicata a Chopin (Polacche e Ballate), ci ripropone i Quadri di unesposizione di Musorgskij. Magnifica occasione per mettere a confronto la scuola pianistica russa con quella napoletana di Campanella. * sabato 5 marzo alle 18, all Auditorium di largo Mahler, concerto dellarpista Floraleda Sacchi con un inusuale programma di danze, spagnole e non solo. * il 3, 4 e 6 marzo ancora allAuditorium, lOrchestra Verdi con la sua direttrice Xian Zhang esegue tre opere molto note e accattivanti: il Capriccio spagnolo di Rimskij Korsakov, il Concerto in Re per violino e orchestra (violinista Arabella Steinbacher) di ajkovskij e il poema sinfonico Cos parl Zarathustra di Richard Strauss il cui incipit stato reso celebre dal film Odissea nello spazio di Kubrik. * il 4, 6, 23 e 25 marzo alla Scala le ultime repliche di Tosca diretta dal giovanissimo israeliano Omer Meir Wellber, con giudizi molto variegati.

* domenica 6 marzo al Dal Verme concerto in maschera per bambini, con lOrchestra I piccoli pomeriggi musicali diretta da Daniele Porziani. * luned 7 marzo al Conservatorio per le Serate Musicali, il pianista ungherese - ma fiorentino di adozione ed ormai beniamino del pubblico milanese - Andras Schiff, con un programma di sole opere di Schubert, fra cui gli otto Improvvisi D.899 e D.935. * marted 8 marzo, sempre al Conservatorio per La Societ del Quartetto, il grande Murray Perahia con un programma omnibus che comprende Bach, Beethoven, Brahms, Schumann e Chopin. Non un pasticcio? * mercoled 9 marzo, ancora al Conservatorio ma per la Societ dei Concerti, il pianista Rudolf Buchbinder non da meno e infatti mette insieme Bach, Beethoven e Schubert. Mah. * mercoled 9 marzo la Verdi Barocca allAuditorium presenta due chicche: la Missa S.Emidio di Pergolesi (1710 - 1736) per soprano, contralto, coro e orchestra, e la Messa da Requiem, capolavoro di Jean Gilles (1668-1705), opere entrambi di due ragazzi morti precocemente. * gioved 10 marzo, al Conservatorio, per le Serate Musicali un programma dedicato alla viola di Yuri Bashmet che suona e dirige (ahinoi!) i Solisti di Mosca con musiche di Paganini, Alessandro Rolla (Pavia 1757-1841) e una novit del giovane violoncellista piacentino Lamberto Curtoni, Concerto per due viole e archi scritto appositamente per questa occasione. * infine il 10, 11 e 13 marzo, ancora allAuditorium, lOrchestra Verdi con la sua direttrice Xian Zhang esegue la Quinta Sinfonia di Mahler in do diesis minore, preceduta da Rendering di Luciano Berio, composizione del 1989 costruita su musiche e frammenti di Schubert.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La commedia delle arti di Savinio
Prima settimana di apertura per una mostra affascinante quanto complessa. Protagonista il grande dilettante, come amava definirsi lui, Alberto Savinio, al secolo Andrea De Chirico. Fratello proprio di quel De Chirico, Giorgio, che fu per certi versi pi famoso di lui ma anche diversissimo, e proprio questo gli fece decidere di assumere il nome darte di Savinio. La mostra vuol essere unantologica a tutto campo sullarte

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saviniana, la pi grande mai fatta da trentanni a questa parte. Cento e pi opere esposte, dipinti ma non solo, divise in cinque sezioni tematiche: mito, letteratura, architettura, oggetti e scenografie. S, perch Savinio fu un artista a tutto tondo, di quelli eclettici che forse al giorno doggi non esistono pi. Scrittore, pittore, compositore, drammaturgo, scenografo e regista teatrale. Scopo della mostra proprio il ripercorrere tutte le attivit a cui si interess nel corso della vita, analizzando temi e modi del suo linguaggio. La mostra, curata da Vincenzo Trione (lo stesso curatore dellepica mostra di Dal chiusa un mese fa), propone un incipit e una fine di percorso molto particolari. La voce di Toni Servillo, infatti, accoglie il visitatore nella prima e nellultima sala, declamando a gran voce testi e pensieri di Savinio. Perch solo con le parole di Savinio si pu capire larte e il Savinio-pensiero. Non sproloqui di critici, esperti ecc., ma parole vere, autentiche del maestro, che tanto lasci scritto e che tanto si prodig affinch la sua arte fosse spiegata per ci che era veramente.

Difficile inquadrare Savinio a priori, in qualche corrente artistica predefinita. Certo, conobbe i Surrealisti, certo suo fratello fu esponente di spicco della Metafisica. Ma Savinio elabor una poetica tutta sua, non convenzionale neanche per queste correnti di rottura. Apollinaire, amico dei De Chirico ed estimatore dellopera di Savinio, disse di lui che era grande come i geni del Rinascimento toscano. Nato in Grecia, rimase profondamente influenzato dalla cultura classica di quella terra, tanto che dipinse a pi riprese miti classici ed eroi, fino a identificarsi con Hermes, il pi misterioso e ambiguo dio dellOlimpo. Per Savinio la pittura deve essere antinaturalistica, non deve mai assomigliare alla realt, deve essere un mezzo per guardare oltre. E operazione mentale, concettuale, esercizio della mente. Limportante lidea, ed per questo che ogni medium pu essere valido: pittura, disegni, teatro, parole. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose

Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, teatralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e maquette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, disse. Oggi non possiamo che dargli ragione. Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.3022.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7,5 euro.

Teste composite, ridicole e reversibili. Tra Leonardo e Caravaggio, lArcimboldo riscoperto


Dopo la grande mostra di Parigi del 2007, finalmente anche Milano celebra un suo grande artista con unesposizione importante e densa di contenuti e nuove scoperte. Lartista in questione ovviamente Giuseppe Arcimboldi, meglio conosciuto come lArcimboldo, genio venerato dai contemporanei, dimenticato dalla critica dei secoli scorsi, riscoperto e osannato solo dai Surrealisti in poi. Una mostra, quella allestita a Palazzo Reale, che ha come scopo quello di reinserire nel contesto milanese dorigine lArcimboldo e la sua cultura figurativa, che proprio qui si form, e soprattutto cercare di capire il motivo che spinse Massimiliano II dAsburgo a volerlo alla sua corte. Ecco perch le undici sezioni della mostra tracciano un excursus lungo ed esaustivo, da Leonardo al giovane Caravaggio, sul clima artistico che caratterizz gli anni giovanili dellArcimboldo. Si parte allora con i magnifici disegni di Leonardo e dei suoi seguaci, fondamentali per capire il punto di partenza per la creazione delle famose teste arcimboldiane. Fu Leonardo, infatti, studiando e disegnando volti di vecchi, personaggi tipizzati e infine volti apertamente caricaturali, che diede il via a quel genere di disegni, declinati sotto varie forme e aspetti dai suoi allievi. Melzi, Figino, Luini, Della Porta, De Predis, Lomazzo e altri ancora sono solo alcuni dei nomi presentati in mostra, con disegni che ci mostrano non solo lo studio attento dei volti ma anche la rivoluzionaria apertura alla natura e alla sua descrizione analitica iniziata sempre dal maestro fiorentino e trasmessa ai suoi allievi, come Cesare da Sesto. Per capire il clima della Milano del 500, la seconda sezione introduce a quello che era il fiore allocchiello della citt in quel secolo, le arti suntuarie. Botteghe di armaioli, cristallai, ricamatori, orafi, intagliatori di gemme e tessitori, i cui prodotti erano richiestissimi dalle corti di tutta Europa. Milano capitale del lusso e delle nuove tendenze non solo ora, ma anche cinque secoli fa. Si prosegue con i primi lavori giovanili di Arcimboldo, le vetrate del Duomo realizzate sui suoi disegni, a confronto con quelle del padre Biagio, artista di una generazione precedente, ancora estraneo ai tormenti manieristici; e il grande arazzo del duomo di Como realizzato sempre su un suo cartone. La sezione successiva dedicata agli studi naturalistici, illustrazioni di piante e animali, con disegni autografi dellArcimboldo stesso, attraverso i quali si potr capire il lato scientifico del Rinascimento e la smania di collezionismo dei signori di tutta Europa attraverso la creazioni di Wunderkammer, camere delle meraviglie, in cui racchiudere tutte le rarit, le stranezze e anche le mostruosit della natura. Lallestimento, curatissimo in ogni dettaglio, aiuter il visitatore a entrare nello spirito dellepoca, con la ricostruzione di parte di un vero studiolo cinquecentesco. Si arriva infine a quelli che sono i dipinti pi famosi e ammirati dellArcimboldo, le Quattro Stagioni, qui presenti nelle tre versioni esistenti, quelle di Monaco, di Vienna e del Louvre. Unoccasione unica per confrontarle e vederne gli sviluppi stilistici, con anche una nuova scoperta. Si ritiene infatti che la prima versione, quella di Monaco (1563), sia stata fatta dal giovane Arcimboldi a Milano e portata come dono di presentazione agli Asburgo nel 1562. Non pi dunque unorigine

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doltralpe, ma unulteriore conferma che le Stagioni si situano nella tradizione milanese delle teste iniziata da Leonardo e analizzata nella prima sezione. Oltre alle Teste, si potranno ammirare anche i Quattro Elementi, mezzi busti umani ma costruiti con oggetti e animali relativi ai diversi elementi naturali: pesci e animali marini per lAcqua, armi da fuoco, candele e acciarini per il Fuoco, una incredibile variet di volatili per lAria, elefanti, alci e cinghiali per la Terra. Animali studiati nel dettaglio di cui si possono riconoscere fino a cinquanta specie diverse per opera. Arcimboldo come straordinario pittore naturalista in linea con gli interessi del secolo. Passando attraverso i disegni degli accademici della Val di Blenio, che aprirono la tradizione della poesia dialettale milanese e ripresero le teste di Leonardo in senso fortemente caricaturale, si arriva alla sala delle feste, dove sono stati ricostruiti anche due esempi di apparati effimeri. Laustera Milano di san Carlo Borromeo era per anche la Milano degli sfrenati festeggiamenti del Carnevale, delle mille occasioni per inscenare balli, feste pubbliche, tornei e sfilate in costume. Arcimboldo fu un grande ideatore di eventi e costumi speciali, tanto che si

pensa sia stata la sua abilit in questo campo a farlo conoscere allimperatore; in questa sezione sono presentati alcuni disegni originali (in ogni senso) di vestiti e modelli per apparati trionfali dedicati a Massimilano II. LArcimboldo ebbe un gran successo presso la corte asburgica, tanto che lo volle presso di s anche il successore di Massimiliano, Rodolfo II, che decise di lasciarlo tornare in patria solo a 61 anni, come ci dice in modo camuffato lArcimboldo stesso in un suo bellissimo autoritratto, con la promessa per di continuare a mandargli dipinti e disegni. Eccolo dunque creare le sue opere pi ammirate dai contemporanei, la Flora (ora dispersa), e il Vertunno, straordinario ritratto dellimperatore in veste del dio, creato attraverso frutti composti insieme e osannato dagli umanisti del tempo attraverso rime, madrigali e panegirici. Oltre che alle teste ridicole, il Bibliotecario e il Giurista, mezzi busti creati con gli elementi tipici del proprio mestiere, Arcimboldo dipinse anche due bellissimi esempi di teste reversibili, lOrtolano e la Canestra di frutta. Se guardati a prima vista, le composizioni sembrano rappresentare solo una banale natura morta. Se rovesciati, appunto, questi due dipinti ci mostrano nuo-

vamente due ritratti, due volti, creati con un perfetto assemblaggio di ortaggi e frutta. Un divertissement pregiato e ricercato per lepoca. Si arriva infine allultima opera di Arcimboldo, tra laltro di recente scoperta e attribuzione: la Testa delle quattro stagioni dellanno, un mix di tutti gli elementi naturali gi usati in precedenza, per andare a creare forse la sua opera somma. Chiss che il giovane Caravaggio, che abitava a poca distanza dal grande artista, non abbia visto le sue nature morte assolutamente innovative e moderne, e sia partito proprio da l per ripensare, a suo modo, questo tema. Insomma una mostra ben curata, scientificamente innovativa, che anche grazie allallestimento assolutamente suggestivo, permetter di comprendere appieno e sotto nuova luce unartista per molti secoli ingiustamente dimenticato.

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, 10 febbraio 22 maggio 2011 Orari: tutti i giorni 9.30-19.30, Luned 14.30-19.30, Gioved e Sabato 9.30-22.30. Costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50

Terre vulnerabili atto secondo. Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci
AllHangar Bicocca iniziata la seconda fase di Terre vulnerabili. Un progetto site specific che prevede lallestimento di quattro mostre diverse nellarco di sette mesi, legate tra loro dal tema specifico della vulnerabilit. Unidea innovativa e interessante per un progetto mai stabile ma in continuo divenire e cambiamento, curato da Chiara Bertola con la collaborazione di Andrea Lissoni. Un progetto sperimentale in quattro fasi, come quelle lunari, che arriver ad esporre i lavori di trenta artisti internazionali, aggiunti gradualmente di mostra in mostra. Iniziato il 21 ottobre con la mostra Le soluzioni vere arrivano dal basso; continua con questa esposizione, inaugurata il 2 febbraio, dal titolo Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci; per poi arrivare a quelle dei prossimi mesi, con Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano, marzo 2011, e Lanello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, aprile 2011. Un lavoro sperimentale anche per il modo in cui stato ideato il progetto. Dal settembre 2009 infatti, la curatrice e i vari artisti interpellati si sono pi volte incontrati per discutere, riflettere, condividere idee e progetti per creare delle opere adatte al tema e in dialogo tra loro. Ecco perch il risultato non mai definitivo. Gli artisti infatti si riservano di modificare, trasformare, spostare, aggiungere e correggere il proprio lavoro, per accordarlo agli altri e al pubblico. Il progetto in evoluzione continua, germinativo e organico, secondo le parole dei curatori, per permettere al pubblico e agli artisti di continuare a prendersene cura, crescerlo e nutrirlo. Otto gli artisti presenti in questa seconda esposizione, che vanno ad aggiungersi ai quindici della prima esposizione: Bruna Esposito, Yona Friedman, Carlos Garaicoa, Invernomuto, Kimsooja, Margherita Morgantin, Adele Prosdocimi, Remo Salvadori, Nico Vascellari. Otto lavori diversissimi per forma, materiali, dimensioni, in cui viene declinato e sviluppato in modo personale il concetto di vulnerabilit. Perch stato deciso di riflettere proprio su questo tema? La vulnerabilit non una caratteristica solo dei materiali con cui sono state fatte le opere (fogli di carta, candele, cartone, cera, suoni, luci, fili, immagini proiettate), ma anche una capacit empatica di riconoscersi come parte di un insieme, di una comunit in cui bisogna aver rispetto per gli uomini e lambiente. Vulnerabilit come presa di coscienza del nostro essere fragili, vulnerabili appunto, e della necessit di una comprensione pi profonda degli altri e di s. Ma anche vulnerabilit della terra, del nostro mondo, visto come risorsa limitata che in breve tempo si esaurir. Infine la vulnerabilit intesa anche come dissolvenza dei corpi e dei limiti. In un mondo ormai caratterizzato dal mescolarsi di uomini, frontiere, culture e lingue, la vulnerabilit diventa non pi una debolezza, qualcosa di negativo, ma unarma per assorbire e far

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entrare in noi laltro, la diversit. E disposizione mentale ad arricchirci. Ed ecco allora aggiungersi alle opere gi presenti per la prima mostra, per esempio, la grotta del trio di Invernomuto, una copia della grotta di Lourdes ma fatta di cera, destinata a dissolversi nel tempo della mostra sotto le lampade alogene. Si incontra poi il poetico lavoro di Adele Prosdocimi, tappeti di feltro con ricamate le riflessioni scaturite dai vari incontri tra gli artisti e i curatori; un video, ma non un documentario,

sulle emissioni di radiazioni solari di Margherita Morgantin, per studiare e curare lo stato di salute del nostro pianeta; per arrivare poi allomaggio ai morti di Bruna Esposito, un angolo votivo con tanto di ceri accesi e malinconica musica in sottofondo, opera piccola e solitaria, dedicata alla paura di morire. Insomma un coagulo di esperienze e punti di vista diversi che vanno a riflettere su un argomento spinoso e forse un po tab. E sempre difficile parlare delle nostre debolezze e

ammettere di essere, nel nostr intimo, vulnerabili. Terre vulnerabili. 2/4 Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci. Dal 3 febbraio, gli altri quarti il 10 marzo e il 13 aprile HangarBicocca, Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca) Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

Chi parte e chi arriva. Anticipazioni di una primavera interessante


Momento di considerazioni e anticipazioni sulla situazione delle mostre milanesi, presenti e future. Entriamo infatti nellultima settimana di apertura di diverse mostre, tra cui quella che letteralmente stata il fenomeno dellanno, la mostra di Salvador Dal. Tante parole sono gi state dette per descrivere questo artista e questa mostra, dai risultati incredibili, ma che appunto per questo merita che si spendano ancora due parole di commiato. Una mostra per cui s, ci si aspettava un discreto successo di pubblico visto il nome assolutamente famoso e di richiamo di Salvador Dal, ma che ha lo stesso stupito tutti per lo straordinario afflusso di visitatori. Non c stato giorno, o quasi, in cui la fila dei visitatori non arrivata almeno fino alla piazzetta reale. Se non direttamente in piazza Duomo. Coda sotto la pioggia, il nevischio, il freddo pungente, ore e ore per aspettare di vedere quella che stato il successo dellanno. Peccato che, una volta entrati dopo questa gran fatica, nelle sale, suggestive ma troppo anguste, si facesse fatica a muoversi e bisognasse di nuovo mettersi in coda per arrivare a vedere da vicino i quadri del pittore spagnolo. Tutto questo per non ha fermato i temerari visitatori che hanno affollato le sale della mostra a tutte le ore, usufruendo anche delle aperture straordinarie di Palazzo Reale in queste ultime settimane. Non senza per risparmiare critiche alla gestione degli spazi e degli ingressi. Per motivi di organizzazione, purtroppo questa mostra non sar prorogata, per cui chi ancora si fosse perso questo evento, che rester nella memoria (soprattutto di chi ci ha lavorato ogni giorno spesso in ardue condizioni), deve affrettarsi perch ancora pochi giorni lo separano dalla chiusura di questa rassegna sullartista catalano. Altrettanto importanti mostre in chiusura sono quella sulla scultura italiana del XXI secolo alla Fondazione Pomodoro, originale, divertente e molto rappresentativa, non finiremo mai di dirlo; quella sullarte islamica al piano terra di Palazzo Reale, di qualit, interessante, specialistica, ma forse proprio per questi motivi non apprezzata fino in fondo dal gran pubblico; in chiusura anche il Capolavoro per Milano del Museo Diocesano, la Nativit di Filippo Lippi, che a breve torner a Prato. Ma per tante mostre che se ne vanno, ne sono in previsioni altrettante nuove, tra originalit e vecchie glorie sempreverdi. Tre le nuove esposizioni che saranno ospitate a Palazzo Reale a partire dal mese di febbraio in poi. La principale, quella su cui ci si aspetta un successo pari almeno alla met di quello di Dal, la mostra sullArcimboldo. Un nome conosciuto per chi si intende darte, ma ancor pi famoso, forse in modo inconsapevole, tra il grande pubblico, per i suoi quadri pi noti: le celeberrime teste delle Quattro stagioni, della Flora e del Vertumno composti da frutta, verdura e fiori. Nature morte sotto forma di ritratti. Una mostra importante dal punto di vista delle opere esposte, dei nomi presenti e anche scientificamente valida. Lo scopo quello di ridare peso agli anni milanesi dellArcimboldo, che tanto tempo invece lavor a Praga e Vienna, per capirne maestri, retroscena e sviluppi. Non solo Arcimboldo dunque, ma una grande carrellata dai leonardeschi a Caravaggio per contestualizzare il suo operato. Altra mostra nuova e decisamente originale sar quella su Alberto Savinio. La commedia dellarte. Fratello del ben pi celebre Giorgio De Chirico, gi simbolo di casa BoschiDi Stefano, questa mostra ce lo fa conoscere meglio presentandocelo come un personaggio poliedrico e versatile, che con il suo lavoro ebbe a che fare non solo con larte in senso stretto, ma anche con letteratura, teatro, musica, architettura e mitologia. Un gradito ritorno quello degli Impressionisti, a Milano da marzo, con una mostra itinerante, a pi di dieci anni dallultima esposizione. Saranno esposti moltissimi capolavori della Clark Collection di Boston, e Milano stata scelta proprio come prima tappa del loro tour europeo. Gli Impressionisti, in ogni loro versione, tema e accezione, hanno sempre attirato moltissimi visitatori, ragionevole pensare che anche questa volta avranno un grande successo di pubblico. Ultima mostra veramente rilevante quella intorno a Caravaggio, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano in data da definirsi, tra la met di febbraio e quella di marzo. Una rassegna non su Caravaggio, si badi bene, ma sul periodo, ancora un po incerto, della sua formazione e dei suoi primi viaggi. Tanti nomi importanti per capire a chi, dove e come il grande maestro si ispir agli inizi della sua attivit, per poi creare il suo stile unico e inconfondibile. Insomma la primavera, che a livello espositivo sempre stata un po in sordina, questanno si far sentire in modo forte con tante nuove proposte diversissime tra loro, per accontentare tutti i gusti. Dai capricci dellArcimboldo (che faranno impazzire i bambini), agli evergreen dellImpressionismo, alla pittura magica di Savinio, per finire con uno dei pi grandi, Caravaggio.

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Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, dal 10 febbraio al 22 maggio. Savinio. La commedia dellarte.

Palazzo Reale, dal 25 febbraio al 12 giugno. Gli Impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale, dal 2 marzo al 19 giu

gno. Gli occhi di Caravaggio. Museo Diocesano.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org SANCTUM 3D


di Alister Grierson [USA, Australia, 2011, 108] con: Richard Roxburgh, Ioan Gruffudd, Rhys Wakefield, Alice Parkinson, Dan Wyllie, Christopher Baker, Nicole Downs, Allison Cratchley
Qualche tempo fa Orson Welles, parlando di cinema, si lasci andare a uno sguardo verso il futuro: pi avanza il progresso tecnico, pi lo spirito creativo va in declino. E io temo che lelettronica finir per aiutare solo i film di terza scelta, disse il regista di Quarto potere. Noi, il progresso tecnico abbiamo avuto modo di toccarlo con mano (anzi, con occhio) proprio in questi anni in cui il cinema sembra spingersi allestremo dellesperienza sensoriale. O meglio, non il Cinema, ma un certo cinema. Lesplosione, in questo senso, si avuta un paio di anni fa con luscita nelle sale di Avatar [USA, 2009, 162] di James Cameron. Siamo noi allora nel pieno di questa rivoluzione in 3D a dover comprendere se davvero, come profetizzato da Welles, lo spirito creativo va in declino. La sensazione, dopo aver visto Avatar, quella di un orgasmo grafico e visuale, ma con forza narrativa assai limitata. La storia vecchia, anzi gi vista e sentita. Se il Cinema costruttore di mondi verosimili, in quel mondo ceravamo gi stati. In Sanctum 3D [USA, Australia, 2011, 108] di Alister Grierson, Cameron ancora protagonista questa volta in veste di produttore esecutivo; inoltre, presta a Grierson il Cameron/Pace Fusion 3D Camera system: un impianto di ripresa stereoscopica digitale HD gi utilizzato per Avatar. Nel mondo altro che il regista australiano costruisce in Sanctum, c molto Cameron. E per noi, in sala, ci sono ancora quegli occhialini che dovrebbero consentire di fonderci con le immagini dello schermo. Il risultato un miscuglio tra thriller e avventura esotica (Avatar?) in cui un gruppo di speleologi si perde nelle caverne sottomarine di Esaala, in Papua Nuova Guinea, addentrandosi in profondit inesplorate e pericolose. Nelle strette inquadrature dei cunicoli della caverna, le immagini in tre dimensioni ci sbattono in faccia senza per emozionarci troppo. A questo si aggiunge una sceneggiatura un po raccapezzata con dialoghi che non aiutano a dare spessore alla storia. A nessuno nel mondo reale frega una cazzo di questa fottutissima roccia, grida Josh (Rhys Wakefield) contro il padre Frank (Richard Roxburgh); noi, in sala, in questo momento ci sentiamo profondamente chiamati in causa. In breve, non detto che un orgasmo grafico e visuale basti per emozionare lo spettatore cinematografico. Il Cinema ha armi ben pi affilate: uno spirito creativo molto pi ingombrante. Detto ci, non voglio sferrare unarringa contro gli effetti speciali o la nuova tecnologia 3D, ma soltanto sottolineare che questi aspetti da soli non bastano per dar vita a un buon film. Daltronde, gli effetti visivi li troviamo anche simulati nei luna park, slegati da qualsiasi logica di creativit. Al contrario, una buona sceneggiatura e uno stile registico classico possono da soli suscitare emozioni per cui non servono occhialini speciali (pensiamo al cinema di Clint Eastwood, per citare un esempio). Inoltre, ripensando a Quarto potere di Orson Welles (al suo immenso spirito creativo), e alla profondit di campo che il regista riesce a rendere nel 1941, non ci sono dubbi: il cinema gi in tre dimensioni, senza necessit di esagerazioni tecnologiche. Sanctum 3D pare quasi un esperimento di Cameron per testare la resa dei suoi strumenti tecnologici in ambienti sottomarini, forse in vista degli annunciati sequel di Avatar. Allora, questa volta, non lo schermo del cinema che inganna lo spettatore con la sua splendida menzogna, ma il produttore che ci inganna portandoci al cinema per farci vivere unesperienza da luna park. Paolo Schipani In sala: Milano The Space, UCI Cinemas: Bicocca, Certosa; Rozzano: The Space Cinema, UCI Cinemas: MilanoFiori, Pioltello, Lissone; Skyline Multiplex, Le Giraffe Multisala, Vimercate:The Space Cinema Le Torri Bianche;

127 ORE
di Danny Boyle [USA, Gran Bretagna, 2010, 90] con James Franco, Kate Burton, Kate Mara, John Lawrence, Koleman Stinger
Cosa saresti disposto a fare per liberarti?Avrebbe sussurrato l'Enigmista alle orecchie del giovane escursionista, Aron Ralston, scivolato in un crepaccio e rimasto con il braccio intrappolato da un masso. Danny Boyle, il regista di 127 ore, non ha scelto una figura umana seppur diabolica come giudice del destino di questo ragazzo impavido e curioso. la natura, questo elemento ormai sconosciuto nelle nostre metropoli piene di smog e di cemento, a rappresentare il fato sotto le spoglie di un'immobile pietra. Il carceriere che aspettava Aron, secondo sua stessa intuizione, fin dal momento della sua creazione. Non c' furore contro il destino se le proprie scelte sono consapevoli. Aron, ancora bambino, ha ammirato

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la luce sanguigna dei tramonti seduto su questi canyon a pochi centimetri dalla rassicurante figura di suo padre. Questi luoghi sono una parte di lui. Non certo contro di loro che il ragazzo sfoga le sue frustrazioni. L'egoismo e l'individualismo che spesso lo hanno contraddistinto sono invece i peccati da cui redimersi. Pochi secondi sarebbero bastati per soddisfare le richieste della madre desiderosa di notizie sulla meta dellavventuroso weekend del figlio. Cos come profetiche riecheggiano le parole dell'ultima ragazza di Aron che, come Cassandra, lo avverte causticamente: tu resterai da solo. Un monito difficile da dimenticare se

ti trovi a decine di chilometri dall'essere umano pi vicino in un buco di un metro. Danny Boyle sembra orientato verso un cinema sempre pi statico scenicamente ma movimentato emotivamente ed emozionalmente. La sedia del programma televisivo The millionaire e la fessura del canyon tengono bloccati fisicamente i due protagonisti. Sono le loro menti, i loro ricordi, i dubbi sul futuro a muovere il film grazie a una regia che sfrutta ogni espediente stilistico per immergere lo spettatore nella vita del protagonista. La pellicola rimasta immeritatamente a mani vuote nonostante le 6

nominations alla 83 edizione degli Oscar. Forse un contrappeso allo sfavillante bottino di 8 statuette raccolto dal regista con Slumdog millionaire del 2009. La sfortuna di una concorrenza di livello eccelso. Soprattutto per James Franco, autore di uno stupefacente sforzo interpretativo arricchito dalla sconvolgente visione dei filmati originali dell'escursionista. Marco Santarpia

In sala a Milano: Apollo Spaziocinema, Plinius Multisala, UCI Cinemas Bicocca.

TEATRO questa rubrica a cura di Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org In scena


Prima nazionale di Lucido al Teatro i dal 3 al 13 marzo, dell'Associazione Teatro Costanzo/Rustioni. Lucido l'ultimo testo Rafael Spregelburd, vincitore Premio Ubu 2010 come migliore novit straniera con il testo Bizzarra. Lucido ambientato a Buenos Aires, dove le vicende di una strana famiglia ci trasportano nello humor nero che copre una realt malinconica. All'Elfo Puccini continua L'ultima recita di Salom, con la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia mentre dall'8 al 20 marzo andr in scena Urge, di e con un Alessandro Bergonzoni ... anarchicamente comico. Lo Scherzo della Compagnia Babygang va in scena allo Spazio Mil dal 2 al 13 marzo, il testo tratta della crisi dei trentenni in questo periodo di disincanto.

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PISAPIA IN CONFERENZA SUL PROGRAMMA


http://www.youtube.com/watch?v=w9QE43nLIg0

n. 8 III 2 marzo 2011

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