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Il Risorgimento a Verona e nel Veronese

provincia verona di
ASSESSORATO CULTURA, IDENTIT VENETA E BENI AMBIENTALI

FONDAZIONE FIORONI MUSEI E BIBLIOTECA PUBBLICA

Il Risorgimento a Verona e nel Veronese


Coordinamento provinciale per il 150 anniversario dellunit dItalia A cura di Andrea Ferrarese

provincia verona di
ASSESSORATO CULTURA, IDENTIT VENETA E BENI AMBIENTALI

FONDAZIONE FIORONI MUSEI E BIBLIOTECA PUBBLICA

Coordinamento provinciale

Comune di Verona

Comune di Bardolino

Comune di Castelnuovo del Garda

Comune di Legnago

Comune di Pastrengo

Comune di Peschiera Comune di Rivoli Comune di Sommacampagna Comune di Sona Comune di Comune di Villafranca Valeggio sul Mincio

FONDAZIONE FIORONI MUSEI E BIBLIOTECA PUBBLICA

COMFOTER

ISTITUTO STORICO ARCHITETTURA MILITARE

CON IL PATROCINIO DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

Giovanni Miozzi Presidente della Provincia di Verona

Marco Ambrosini Assessore alla Cultura, Identit Veneta e Beni Ambientali della Provincia di Verona

alla primavera del 2010 lAssessorato alla Cultura e Identit Veneta della Provincia di Verona ha promosso, nellambito del 150 anniversario dellunit dItalia che corre questanno, un progetto di coordinamento tra le principali realt territoriali veronesi interessate da momenti ed episodi salienti per la storia del Risorgimento a Verona e nel Veronese. Fin dai primi incontri e confronti nei mesi che hanno scandito lavvicinarsi di Italia 150, emersa con chiarezza la necessit di dare vita ad una rete di idee tra le amministrazioni comunali e gli enti coinvolti nella complessa progettualit dellevento, una rete in grado di promuovere e coordinare le sinergie culturali ed i programmi dei vari comuni, per avvicinare il pubblico ai momenti salienti della storia risorgimentale. Una storia che nelle date pi signicative ha toccato molte volte il territorio veronese, teatro di epiche battaglie rimaste fortemente radicate nella memoria collettiva, fulcro di quel Quadrilatero che per decenni costitu la chiave di volta del sistema difensivo del Lombardo-Veneto. forse possibile affermare, senza temere di esagerare, che una parte consistente dellintero Risorgimento, quella prettamente militare e strategica, sia stata scritta tra le pietre delle fortezze di Verona, di Legnago e di Peschiera, senza dimenticare i paesaggi mossi delle colline moreniche, scenario di combattimenti cruenti e vorticosi passaggi di pi eserciti. quindi in considerazione di questa importante eredit storica che la Provincia di Verona, attraverso lAssessorato alla Cultura e Identit Veneta, ha ritenuto doveroso patrocinare unintensa attivit di organizzazione che ha coinvolto le amministrazioni comunali di Verona, Bardolino, Castelnuovo del Garda, Legnago, Pastrengo, Peschiera del Garda, Rivoli, Sommacampagna, Sona, Valeggio sul Mincio, Villafranca, afancate e guidate dalla Fondazione Fioroni di Legnago, capola dellintero coordinamento, dal COMFOTER di Verona (Comando Operativo Forze Terrestri) e dallISAM (Istituto Storico Architettura Militare). Alle amministrazioni veronesi e agli enti coinvolti va il nostro ringraziamento per il loro fondamentale contributo che trova in questa preziosa pubblicazione un primo importante tassello, in grado di rendere fruibile la dettagliata programmazione di mostre, convegni, rievocazioni storiche ed itinerari guidati, con cui lintera provincia di Verona cercher di interrogarsi sul proprio passato, cercando di comprendere meglio le vicende risorgimentali che lhanno vista protagonista.

Luciana Baratella Presidente Fondazione Fioroni

Andrea Ferrarese Direttore Fondazione Fioroni

l momento della sua istituzione nel 1958, la Fondazione Fioroni raccolse la preziosa eredit di quello che a tutti gli effetti fu il primo Museo del Risorgimento sorto in provincia di Verona. Una raccolta privata frutto di anni di pazienti ricerche, di preziose trouvaille, di recuperi inaspettati, di passioni forti per la storia della nazione allestita agli inizi degli anni 30 tra le sale ottocentesche di palazzo Fioroni, qualche anno prima che venisse inaugurata nel 1938 la pi celebre sezione risorgimentale di Castelvecchio, curata da Antonio Avena. Il Risorgimento fu indubbiamente il primo grande amore di Maria Fioroni (1877-1970). Ne aveva respirato gli aneliti in una famiglia che tra Milano, Brescia e Legnago aveva partecipato attivamente agli eventi cruciali che avevano fatto nascere lItalia: il padre Enrico era stato tra i valorosi combattenti di Bezzecca, il prozio Marino Bevilacqua, intimo del generale Garibaldi e di Giuseppe Mazzini, aveva retto le sorti di molti dei comitati segreti che contribuirono a tenere unite le la dei fuoriusciti veneti in Lombardia. Senza alcun dubbio, la storia della Fondazione Fioroni fa tuttuno con un Risorgimento che tra le ampie sale della casa-museo di Legnago rivive nelle suggestive ambientazioni di un passato intriso della quotidianit di una borghesia di provincia del secondo Ottocento. quindi con particolare soddisfazione che la Fondazione Fioroni ha accettato linvito della Provincia di Verona a coordinare nellambito delle iniziative previste in occasione di Italia 150, il gruppo di amministrazioni comunali e di enti che hanno deciso di mettere in comune le loro esperienze culturali e unarticolata programmazione che coprir tutto il 2011. Questa pubblicazione costituisce appunto la prima tappa di un pi ampio progetto di valorizzazione delleredit culturale, storica, museale del Risorgimento a Verona e nella sua provincia; un progetto che culminer nel corso dellanno con la realizzazione del Museo diffuso del Risorgimento veronese, un web site con multiformi funzionalit in grado di mappare virtualmente luoghi, eventi, momenti e monumenti della memoria risorgimentale veronese attraverso la realizzazione di schede, di percorsi, di raccolte di immagini. Il Museo diffuso del Risorgimento veronese si propone quindi come un motore culturale incentivante che, partendo da unimpostazione didattica rigorosa, quanto facilmente accessibile, permetta di sviluppare le potenzialit culturali del Risorgimento veronese, aprendole a nuove prospettive di fruizione, di valorizzazione (ad esempio turistica) e di conoscenza territoriale.

IL RISORGIMENTO A VERONA E NEL VERONESE


FEDERICO MELOTTO Il l rouge di unidea
e date, si sa, sono una debolezza dello storico. Dovessimo ridurre il Risorgimento ad una pura e semplice questione cronologica dovremmo accettare il curioso paradosso di farlo durare nemmeno due anni. Allinizio dellaprile 1859, infatti, la penisola italiana risultava ancora divisa in sette Stati principali, sei di questi erano Stati sovrani a tutti gli effetti, mentre il settimo, il Lombardo-Veneto, era parte dellimpero austriaco. Alla ne degli anni cinquanta dell800 dunque lItalia ancora non esisteva e lo stivale presentava un assetto politico che non differiva di molto, nelle sue linee essenziali, da quello dei secoli precedenti. Eppure, il 17 marzo 1861 nemmeno due anni dopo Vittorio Emanuele II veniva proclamato dal nuovo parlamento re dItalia. Un risultato inaspettato e per nulla scontato, che sorprese anche molti osservatori stranieri e al raggiungimento del quale continuando col paradosso vi concorsero una breve guerra, una spedizione militare clandestina guidata da un condottiero entrato nel mito, una buona attivit diplomatica e un destino sostanzialmente benevolo. La storia per fatta anche, e forse soprattutto, di interstizi apparentemente secondari che nascondono quasi sempre una realt pi complessa di quella rivelata da poche date. Quelle segnalate poco sopra, come ricordato, rendono conto pi di un paradosso che non della concretezza delle cose, ovvero oltre a non prendere in considerazione lannessione del Veneto che avverr da l a qualche anno nel 1866 portano ad appiattire il Risorgimento ad una mera successione di battaglie, di spedizioni militari e di decisioni diplomatiche, perdendo di vista il l rouge creato da unidea, quella nazional-patriottica, la cui genesi pi lontana pu essere addirittura ritrovata alla ne del diciottesimo secolo. Ecco perch in questo breve contributo, focalizzato in prevalenza sugli eventi locali e specicatamente veronesi, si scelta, in linea con le tendenze attuali della storiograa, una datazione ampia dando vita ad un racconto che per quanto sintetico ed intento a fornire delle linee guida essenziali, prendesse le mosse proprio dalla ne del Settecento; quando cio a causa, o per merito, delle armi francesi e di Napoleone Bonaparte (capace a distanza di due secoli di suscitare ancora entusiasmi e condanne) gli Italiani e gli stessi Veronesi conobbero la ne dellancien rgime e poterono sperimentare spazi nuovi di partecipazione politica.

Napoleone: tiranno o liberatore?


l 1796 fu un anno importante, non solo per la storia dItalia ma anche per la storia del Veronese. Se no ad allora gli avvenimenti doltralpe avevano infatti acceso gli animi soltanto di alcuni intellettuali traviati dal sogno rivo7

luzionario, mentre la maggior parte dei veronesi continu a vivere tranquilla sotto le insegne veneziane, le notizie che cominciarono ad arrivare dal Piemonte e dalla Lombardia che narravano delle grandi vittorie francesi e del mito di Bonaparte, nonch di unarmata vorace e razziatrice, iniziarono a preoccupare non poco anche i distratti abitanti di Verona. E la loro preoccupazione aument ancora quando si seppe che Napoleone, dopo aver sottoscritto accordi di tregua con i ducati della bassa pianura padana, verso la ne del maggio 1796, aveva deciso di iniziare una campagna di inseguimento degli Austriaci in ritirata dalla Lombardia, attuando cos una progressiva marcia verso il Veronese che in breve lo port ad occupare prima la piazzaforte di Peschiera, posta strategicamente nel punto di conuenza del Garda in Mincio, e poi, il primo di giugno, la stessa Verona con 12.000 uomini al seguito. La Repubblica di Venezia, dichiaratasi neutrale, concesse il passaggio delle truppe francesi sul suo territorio, permettendo a Napoleone di arrivare nel capoluogo scaligero senza difcolt alcuna. Giunto nella citt atesina non si dimostr peraltro troppo ossequioso nei confronti delle autorit veneziane che furono nella sostanza esautorate dal comando militare transalpino. Daltra parte, i Veneziani sapevano bene che a Verona cera un problema politico di non poco conto legato alla presenza del conte di Lilla, fratello del ghigliottinato re di Francia Luigi XVI e legittimo erede al trono, stabilitosi in citt dal 1794. Egli aveva raccolto accanto a s un nutrito gruppo di antirivoluzionari che al momento dellarrivo di Napoleone nirono collessere una presenza imbarazzante per le autorit della Serenissima. Per non complicare ulteriormente i rapporti con la Francia, i rappresentanti veneziani furono costretti ad accettare lordine del generale corso e a far sloggiare il conte altrove. Nel suo complesso la citt scaligera accolse piuttosto freddamente larme, fatta eccezione per quei pochi, ma non trascurabili, giacobini che da quasi un decennio erano presenti in citt e che gravitavano intorno al mondo delle tre logge massoniche; tra di loro troviamo alcuni nobili provinciali, vari esponenti del mondo delle libere professioni, medici e avvocati, un certo numero di ufciali, alcuni possidenti, intellettuali (come non segnalare il poeta Ippolito Pindemonte), insegnanti ed inne anche qualche ecclesiastico. Il resto della citt viveva le contingenze e le novit politiche in maniera diversa. Ben 5.000 nobili si affrettarono a lasciare Verona per rifugiarsi in campagna, cos come racconta laristocratico Girolamo de Medici nella sua cronaca: tutta la cittadinanza che rimase entro le mura dovette invece subire i disagi tipici di unoccupazione militare, acuiti dal fatto che larme, per espressa volont del Direttorio, doveva approvvigionarsi in loco di cibo, vestiario, cavalli e carriaggi. Fin da subito si pose peraltro la grave questione di dover reperire gli alloggi per gli ufciali: si pens cos di usufruire delle case lasciate libere da coloro che erano scappati, ma queste ben presto si dimostrarono insufcienti. Lo stesso problema si present anche per la dislocazione della truppa che non conosceva luso delle tende, onde convenne alla meglio ricovrarla in luoghi
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chiusi. Si dovette anche risolvere la questione del vettovagliamento che sarebbe stato a carico del governo cittadino e quindi dei Veronesi. Pur lasciando sullo sfondo le vicende belliche molto complesse in questi mesi, alcuni dati annotati dal de Medici, relativi alla ne del settembre 1796, illustrano bene come la presenza militare pesasse sulle precarie economie civiche: allinterno delle mura vi erano circa 50.000 abitanti pi 14.500 francesi, de quali 7.050 alloggiati nelle case, 4.000 negli ospitali e 1.500 soldati. Sebbene la maggior parte del contingente napoleonico si fosse concentrato a Verona, nel territorio esistevano altre due piazzeforti, Peschiera e Legnago, che subirono lo stesso processo di militarizzazione del capoluogo. Di Peschiera gi si detto, mentre Legnago, fortezza posta allestremo conne meridionale del territorio della Repubblica, lambendo limmensa area paludosa delle Valli Grandi, si dimostr un punto di snodo importante nel momento in cui il generale, consolidata la posizione veronese, rivolse lattenzione verso Mantova. Per attaccare celermente e senza difcolt la cittadina lombarda doveva infatti proteggersi con un entourage difensivo adeguato, occupando la fortezza di Legnago, strategia che mise in atto a partire dalla ne di giugno.

Il furore di una citt: le Pasque veronesi


ella seconda met del 1796 il territorio veronese fu travolto dagli scontri bellici. La situazione si normalizz, anche se per breve tempo, soltanto dopo la battaglia di Rivoli, avvenuta alla met di gennaio 1797, in seguito alla quale cadde anche Mantova e i Francesi si aprirono la strada per Vienna. I lunghi mesi di guerra e il consolidamento del controllo transalpino sul Veronese trasformarono liniziale difdenza nei confronti dei napoleonici in ostilit diffusa. In poche settimane, fu inoltre evidente che la reapolitik francese, archiviati denitivamente i principi democratici del primo giacobinismo, puntava ad utilizzare la penisola come terreno di conquista e la rivoluzione era da considerarsi ormai un momento storico concluso. Dal punto di vista sociale, come gi accennato, la presenza dei militari transalpini si fece giorno dopo giorno pi pesante da sopportare e ai disagi economici si unirono quelli spirituali: larrivo di quella ciurma di ateisti, di barbari, di ladroni, e di malnatti come la den nella sua cronaca Ignazio Menin, un osservatore contemporaneo ai fatti, eramente antifrancese aveva sconvolto gli equilibri secolari di una comunit arcaica, basata in gran parte su usi sociali, pratiche e consuetudini che il vento rivoluzionario pretendeva di spazzare via. Latteggiamento nei confronti della religione e dei luoghi di culto saccheggiati e divenuti fonti di bottino o pi in generale la nazionalizzazione di molti beni ecclesiastici mont nella popolazione veronese un risentimento sfociante in uno dei pi importanti episodi di insorgenza antifrancese di questo periodo. Le Pasque veronesi scoppiarono il 17 aprile 1797 al grido di Viva San Marco e si conclusero otto giorni dopo, il 25 aprile, quan9

do lesercito francese riconquist il controllo della citt in seguito ad un martellante cannoneggiamento. In quella settimana Verona dimostr tutto il proprio furore: loste Valentino Alberti nel suo diario segnalava il massacro di addirittura 500 francesi. Il gi citato Girolamo de Medici, attento osservatore, fermo oppositore dei francesi ma allo stesso tempo sostenitore di una societ ordinata e rispettosa delle gerarchie, guard allinsurrezione popolare con grande sospetto proprio per il diffuso clima di anarchia. Inoltre, con una buona dose di onest intellettuale, mostr come allinterno del variegato movimento degli insorti, si evidenziasse una certa confusione negli intenti, peraltro tipica di questi moti popolari dantico regime. Anche a Verona, si vericarono infatti episodi di sciacallaggio: non mancarono quelli che adducendo di andare alla ricerca dei Francesi, si introdussero nelle case a portar via anche quello che de nemici non era.

La Societ patriottica e la Municipalit democratica


n fatto cos grave come le Pasque veronesi non poteva restare ovviamente impunito ed infatti i Francesi richiesero il pagamento di 40.000 ducati e saccheggiarono il Monte di Piet. Tuttavia la conseguenza pi rilevante fu la decisione di Napoleone di liquidare la Repubblica veneta occupando Venezia e di democratizzare il maggior consiglio. Con un colpo di mano, esautorati i rettori, venne istituita anche a Verona una municipalit democratica sotto la tutela francese alla quale si afanc unistituzione, la Societ patriottica, del tutto nuova per i Veronesi, glia in parte della nuova libert francese che avrebbe dovuto avere il compito di coadiuvare quantomeno in termini teorici lattivit dei municipalisti. Inaugurata il 27 aprile 1797 ebbe la propria sede nel ridotto del Teatro Filarmonico; l si svolgevano le sedute durante le quali venivano proposte e discusse delle mozioni di interesse generale. Anche se limportanza reale di questa Societ non fu cos decisiva, ma non del tutto irrilevante, nel concreto del panorama politico bisogna forse sottolinearne almeno la rilevanza simbolica, dal momento che tra i vari argomenti affrontati uno dei pi interessanti fu sicuramente quello unitario, concetto ancora avvolto da una certa nebulosit pur vero ma in ogni caso posto allordine del giorno e discusso.

Il grande tradimento
e speranze di quanti avevano creduto nella possibilit di dar corso concretamente anche in Italia agli ideali della rivoluzione dell89 andarono denitivamente deluse il 17 ottobre 1797. Quel giorno avvenne infatti la rma del trattato di Campoformio, il grande tradimento come lo den Ugo
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I luoghi del Risorgimento Il Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni di Legnago

l Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni di Legnago costituisce uno degli esempi pi suggestivi e signicativi di casa-museo nel panorama museale del Veneto. Il primo allestimento dellingente collezione di preziosi e unici cimeli risorgimentali, raccolta a partire dagli ultimi decenni dellOttocento dalla famiglia Fioroni, risale agli inizi degli anni 20 del Novecento. Il desiderio di rendere fruibili per la comunit legnaghese i risultati di un collezionismo paziente e rigoroso, quanto soprattutto la precisa volont di stimolare, con la creazione di un vero e proprio Museo del Risorgimento, ulteriori acquisizioni e donazioni, concretizz nella famiglia Fioroni lidea di adibire una porzione dellottocentesco palazzo di Legnago a sede espositiva permanente delle proprie raccolte. Nei due decenni che precedettero il secondo conitto mondiale, lallestimento delle collezioni risorgimentali di casa Fioroni attir un vasto interesse e suscit unampia eco nel contesto culturale veronese e veneto, imponendosi n dagli esordi come una delle aggregazioni pi interessanti per la qualit e per lunicit dei materiali. Il caratteristico contesto espositivo di palazzo Fioroni attir lattenzione della stampa dellepoca e dei visitatori, in primo luogo per il ricercato e peculiare accostamento tra gli oggetti museali, gli arredi, le ambientazioni depoca, quanto soprattutto per il sapiente e continuo incremento delle collezioni che Maria Fioroni seppe portare avanti attraverso una capillare rete di relazioni con i pi importanti antiquari e connoisseurs del paese. Dal Gazzettino al Corriere della Sera, da Verona

e il Garda alla diffusissima LArena, il Museo del Risorgimento di casa Fioroni raccolse plausi ed incitamenti, imponendosi nel Veneto pre-bellico come una delle contestualizzazioni museali private pi rappresentative. In seguito allarmistizio dell8 settembre 1943, nel timore che limminente conitto avrebbe potuto coinvolgere molto da vicino Legnago, il museo venne completamente smantellato e le raccolte risorgimentali poste in salvo nella residenza milanese della famiglia Fioroni: si tratt di una scelta provvidenziale e tempestiva, dal momento che palazzo Fioroni venne quasi completamente distrutto nel corso di una incursione aerea alleata nel settembre 1944. Al termine dei dolorosi eventi bellici, le ultime eredi della famiglia Fioroni, Gemma e Maria, decisero che la ricostruzione del palazzo legnaghese coincidesse con la sua completa trasformazione in una esposizione permanente dedicata alla storia di Legnago e della pianura veronese. Nel nuovo allestimento post-bellico le collezioni risorgimentali costituirono il fulcro espositivo della rinata casa-museo, riedicata con pazienza e restaurata con cura nellintento di recuperare n nei minimi particolari i pregiati dettagli dellambientazione caratteristica di unabitazione borghese del secondo Ottocento: dedicai una cura particolare ricordava Maria Fioroni nel 1965 al Museo del Risorgimento; ai vecchi mobili di casa, altri ne aggiunsi, studiai fotograe, stampe, per creare lambiente dove vivevano i patrioti, e il salotto dove le belle dame ricevevano gli amici, ma dove anche si congiurava, quando lamor di patria non era una vana paro11

la. Se qualche visitatore, entrando nelle sale, accenna a Gozzano o alla contessa Maffei, mi sembra di essere riuscita nel mio intento. Tutto autentico, dai mobili ai lampadari, e per rompere il meno possibile larmonia dellambiente, mi sono limitata a mettere i cimeli, sotto vetro, sui tavoli a muro, mentre su quelli rotondi ho affastellato quei graziosi ninnoli che non mancavano mai nei salotti ottocenteschi. Dopo la ricostruzione iniziata gi

La disposizione delle sale e degli ambienti studiata e voluta da Maria Fioroni per il nuovo Museo del Risorgimento ad oggi rimasta volutamente inalterata a testimonianza della sensibilit museale di unepoca rispondeva, in primo luogo, ad un criterio cronologico basato sulle grandi scansioni storiche dellepopea risorgimentale. Il 1848, il 1859, il mito di Giuseppe Garibaldi costituivano (e costituiscono) alcuni dei fondanti leit-motive su cui si articola la struttura espositiva portante delle raccolte oroniane, lossatura di un percorso storico e didattico volutamente pensato per avvolgere il visitatore in unatmosfera. Uno degli aspetti pi interessanti e indubbiamente caratteristici del Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni (per una supercie espositiva di oltre 600 mq.) appunto legato alla voluta contestualizzazione degli Legnago, primi anni 30: una suggestiva immagine del primo Museo del Risorgimento di casa Fioroni. oggetti e dei cimeli attraverso una complessa nellestate del 1945, il rinnovato Museo operazione di ambientazione, concredel Risorgimento di palazzo Fioroni ven- tamente ispirata agli stilemi scenograci ne ufcialmente inaugurato nel 1948 dal del notissimo allestimento creato da Ansenatore Guido Gonella, allora ministro tonio Avena a Castelvecchio, prima degli della Pubblica Istruzione, con una signi- interventi scarpiani. cativa mostra allestita per il centenario Tra le sale risorgimentali di palazzo Fiodei moti che diedero avvio alla grande roni gli arredi rigorosamente depoca, gli epopea del Risorgimento nazionale. arazzi, i tappeti, i tendaggi, i lampadaLesposizione di proclami e di cimeli ri, contribuiscono nel complesso ad una storici di straordinaria importanza e va- sorta di mise en scene storica per le collelore produsse anche in questa occasione zioni vere e proprie, alla creazione cio ampi consensi, attirando lattenzione di di uno sfondo in grado di valorizzare, visitatori illustri, tra i quali, va ricordato, storicizzandola, la multiforme congerie il senatore Umberto Terracini, al tempo dei preziosi oggetti esposti. Il percorso presidente dellAssemblea Costituente. espositivo sviluppato in otto ambienti 12

contigui risponde, come accennato, ad le proclama costitutivo della Repubblica una peculiare visione della storia nazio- di Venezia di Daniele Manin (23 marzo nale e delle sue vicende. Una visione di 1848) e, non da ultimo, la straordinaria lunghissimo respiro che individua spe- raccolta completa di tutti i proclami ed cicatamente nella campagna dItalia di editti a stampa emessi dalla Repubblica Napoleone Bonaparte levento catalizza- Romana (1848-1849). tore del complesso momento risorgimen- La sala del 1848 costituisce lambiente tale, scandito di sala in sala attraverso la centrale della casa-museo di Legnago; astematizzazione di altrettanti momenti sieme agli arredi dellepoca, conserva, in fondanti. eleganti bacheche, numerosi documenti Nella sala napoleonica, larredamento e cimeli tra i quali una vasta collezione in stile primo impero fa da cornice ad di medaglie commemorative, alcune una cospicua collezione di stampe originali dedicate al generale corso, alle sue pi importanti campagne militari e alla famiglia Bonaparte; di particolare pregio, oltre ai servizi depoca in porcellana, la pregiatissima coperta nuziale appartenuta a Maria Luigia dAustria duchessa di Parma e moglie di Napoleone. Il corridoio del Risorgimento introduce ad Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni: uno scorcio una sequenza espositi- della sala del 1848. va con i manifesti e i proclami relativi ad alcuni degli episodi cartelle del prestito mazziniano, rarissisalienti del primo Risorgimento, en mi oggetti relativi alle cinque giornate guise dintroduzione agli ambienti pro- milanesi e una collezione integrale di spicienti e successivi. Gli esemplari pi tutte le onoricenze e le decorazioni miantichi risalgono allefmera repubbli- litari delle campagne risorgimentali. Le ca emiliana delle Province Unite (1831), pareti, decorate in stile, sono arricchite culminata con la sentenza di morte da numerose e pregevoli litograe. Ai emessa da Francesco IV contro Ciro ritratti di protagonisti di questo annus Menotti (20 maggio 1831), della quale mirabilis per la storia italiana ed europea esposto il rarissimo proclama originale. si accompagnano alcune carte topograSi distinguono, per il signicativo valore che coeve che illustrano le strategie mistorico e documentario numerosi bol- litari adottate dallesercito piemontese e lettini straordinari emessi, dal governo austriaco nelle campagne militari. provvisorio della Lombardia durante la Di indubbio interesse la collezione di prima guerra dindipendenza, lorigina- armi bianche e da fuoco risorgimentali, 13

ricca di alcune centinaia di pezzi: fucili, baionette, pistole, asche da polvere, sciabole e daghe che documentano levoluzione degli equipaggiamenti dellordinanza militare ottocentesca degli eserciti coinvolti negli scenari bellici risorgimentali, come pure le spesso improvvisate armi civili adattate dai volontari che portarono il loro valoroso contributo alla storia del Risorgimento. Lattigua sala Bonomi dedicata alla seconda guerra dindipendenza, arre-

tra il 1848 e il 1866 presero parte ai fatti darme pi signicativi del Risorgimento: le numerose stampe e le fotograe commemorative dellepoca ritraggono i volontari che condivisero, talvolta no alla morte (come nel caso dei martiri di Belore Pier Domenico Frattini e Angelo Scarsellini, del garibaldino Girolamo Gilieri morto a Calatami), gli ideali di Garibaldi e Mazzini. Dei padri del Risorgimento, oltre a numerosi ritratti fotograci (in alcuni casi accompagnati da rme autografe), si conservano cimeli di particolare valore come la maschera funeraria in gesso di Giuseppe Mazzini, donata al museo dallo scultore Foscolo Gangeri e alcuni oggetti personali appartenuti alla marchesa Giuseppina Raimondi, seconda moglie di Giuseppe Garibaldi. Alleroe dei due mondi dedicata lomonima sala nella quale sono stati ricollocati gli arredi origiLegnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni: sala della moda femminile. nali della stanza dellalbergo alla Paglia di data con mobili provenienti dal palazzo Legnago nella quale il generale dorm il ottocentesco della famiglia legnaghese 10 marzo 1867. La ricostruzione dellamBonomi: sono esposti importanti docu- biente funge da supporto espositivo menti tra i quali alcune lettere autografe per alcuni signicativi oggetti appartedi Giuseppe Garibaldi, di Carlo Monta- nuti al generale uno dei suoi carattenari (martire a Belore), di Carlo Alberto ristici fez, un bastone animato da pasdi Savoia e di Vittorio Emanuele II. seggio e donati a Marino Bevilacqua, il Alle pareti trovano spazio decine di lito- facoltoso patriota milanese che contribu grae, alcune ad opera del celeberrimo in modo cospicuo al nanziamento di illustratore Gustave Dor, dedicate alle numerose imprese militari del Risorgibattaglie salienti della guerra di Crimea, mento. Tra le vetrine in stile di questa della seconda guerra dindipendenza e sala spiccano, oltre a tre camicie rosse dellimpresa dei Mille. appartenute ad altrettanti volontari leLa sala dei patrioti introduce allepo- gnaghesi, una decina di lettere autografe pea degli oltre duecento legnaghesi che del generale e un suo ritratto a matita 14

opera del celebre Gerolamo Induno, par exellence uno dei pittori pi signicativi del Risorgimento. Completa il percorso espositivo la sala della moda: anche se in parte tematicamente svincolata dalle raccolte risorgimentali di palazzo Fioroni, questo ambiente ne costituisce una indispensabile appendice, pensato e predisposto da Maria Fioroni come necessario complemento di un racconto della quotidianit domestica della borghesia legnaghese allinsegna di anelanti aspirazioni, la cui esemplicazione pi evidente indubbiamente il tricolore Guarienti,

cucito in segreto sperando nellarrivo imminente delle truppe italiane nel 1866 ed esposto assieme ad altre decine di bandiere depoca nelle sale del Museo. Abiti femminili, corpetti e corsetti, trine, gioielli, una straordinaria collezione di utensili per il cucito, ventagli, ombrelli da passeggio e quantaltro richiamano volutamente quel gusto borghese muliebre di met Ottocento che fa appunto da sfondo alle vicende del Risorgimento legnaghese. Andrea Ferrarese Direttore Fondazione Fioroni

Museo del Risorgimento


Fondazione Fioroni Musei e Biblioteca pubblica Via G. Matteotti, 39 Legnago www.fondazione-oroni.it Orari: dal luned al venerd, 9.00-13.00, 15.00-17.30; domenica pomeriggio, 15.00-19.00. Offerta didattica: visite guidate per gruppi e scolaresche, percorsi tematici e laboratori didattici tematici (con particolare attenzione al periodo risorgimentale) per le scuole di ogni ordine e grado Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare la segreteria didattica Tel. 0442.20052 museo@fondazione-oroni.it

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Foscolo ne Le ultime lettere di Jacopo Ortis, che decret la cessione di buona parte del Veneto allAustria, ssando il conne lungo il corso del ume Adige e stabilendo che sia Verona che Legnago, entrambe tagliate a met dal ume, diventassero per intero austriache. Del resto nelle due citt lingresso dei soldati asburgici, nel gennaio 1798, fu salutato con grandi manifestazioni di giubilo da una popolazione in buona parte esausta della spogliazione operata dai Francesi. Linsediamento dellaquila bicipite comport il ripristino nel Veronese di istituzioni che ricalcavano in sostanza quelle dellepoca veneta e cos la Municipalit fu abolita e venne sostituita dal Governo della Provveditoria.

In principio fu lidea
ome noto, n il Direttorio francese n Napoleone concepirono mai lidea di unicare la penisola in ununica compagine statuale. Ci nonostante innegabile che lattivit politica dei proto-patrioti italiani, seppur controllata e moderata dai Francesi, riusc, soprattutto durante la prima dominazione, a concepire lidea di una progressiva unit regionale. La Repubblica Cispadana prima e la Cisalpina poi rappresentarono un enorme passo in avanti per le speranze di chi aveva salutato Napoleone come un liberatore, speranze poi ampiamente disattese dalla decisione di rmare il trattato di Campoformio, sacricando cos buona parte del Veneto. Nello specico anche in seno alla Municipalit democratica veronese matur lentamente una duplice consapevolezza istituzionale. Da una parte si cap che il nuovo assetto politico scaligero non poteva esistere come unit singola, e dallaltra fu percepito dai governanti il bisogno di attuare relazioni con le altre municipalit. Queste nuove sensibilit politiche sono comprovate dallo svolgersi tra il maggio e il novembre 1797 di ben tre congressi ai quali parteciparono i rappresentanti di varie citt del nord, un dato che aiuta a comprendere il fermento culturale in atto in quel periodo. Il trattato di Campoformio sembrava apparentemente aver risolto i nodi pi spinosi della politica estera nel Veneto di Austria e Francia anche se in realt aveva scontentato entrambe. Allinizio del 1799 gli Asburgici erano riusciti ad organizzarsi dal punto di vista militare concludendo una serie di alleanze in funzione antifrancese e aprendo un fronte in Italia assieme al generale russo Suwarow, approttando del fatto che Napoleone si trovava in quel momento in Egitto. Le ostilit iniziarono nel veronese il 25 marzo da parte dei Francesi che attaccarono gli Austriaci in direzione di Bussolengo, Verona e Legnago; inizialmente le sorti del conitto sembrarono arridere ai transalpini ma gi il 30 marzo gli Austriaci furono in grado di sferrare una controffensiva supportata dai Russi che port alla capitolazione delle armate francesi un po ovunque in Italia. Alla ne del 1799 i Francesi mantenevano soltanto la citt di Genova.
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La seconda dominazione francese


a conclusione della campagna dEgitto con la conseguente nomina di Napoleone a primo console permise alla Francia di riorganizzare lesercito. Il generale con al seguito una nuova arme torn a valicare le Alpi attraverso il Gran San Bernardo nel maggio 1800. Una volta rientrato in Italia ottenne quasi subito unimportante vittoria sugli Austriaci nella battaglia di Marengo, mentre unaltra battaglia, quella di Hohenlinden, permise a Napoleone di entrare in Lombardia e in Veneto, costringendo gli Austriaci allarmistizio di Treviso e successivamente alla pace di Lunville nel febbraio 1801. Questultimo trattato riconferm le linee essenziali ssate con Campormio stabilendo che il conne tra la rinata Repubblica Cisalpina e lAustria doveva tornare ad essere lAdige; tuttavia le nuove deliberazioni previdero una novit rilevante per il territorio veronese dal momento che questa volta il conne avrebbe letteralmente tagliato in due Verona e Legnago, determinando un danno economico e civile enorme per le due cittadine e privando la pianura veneta dellAdige nella sua funzione di importante via di comunicazione. Lunville divent operativo solo a partire dal 7 aprile quando gli Austriaci entrarono in Verona da porta Vescovo, occupando la parte sinistra della citt e ripristinando il Governo della Provveditoria. La parte destra del capoluogo scaligero entr invece a far parte della Cisalpina e nello specico del Dipartimento del Mincio. Fin da subito i Francesi si trovarono ad affrontare il problema dellemigrazione clandestina di molti veronesi verso i territori austriaci dove lesazione scale era pi bassa. Le autorit napoleoniche cercarono quindi di dare maggior impulso al debole sistema industriale senza per ottenere risultati soddisfacenti data lelevata tassazione e la perdita delle tratte commerciali verso i mercati del nord. Si impegnarono poi per risolvere il problema della corretta valutazione del censo, quello della revisione dei beni nazionali ed inne quello delle acque, soprattutto nella pianura veronese. Un cenno merita anche la riorganizzazione del sistema giudiziario. Nel febbraio 1803 i Veronesi ottennero perlomeno di vedersi concessa lautonomia da Mantova con listituzione del Circondario dellAdige il cui territorio venne diviso in undici distretti. La divisione del capoluogo determin anche una frattura nel clero veronese. In particolare lallora vescovo Gian Andrea Avogadro da sempre ostile ai Francesi che lo avevano pure inquisito dopo lepisodio delle Pasque veronesi decise di lasciare la parte francese della citt per ritirarsi in quella austriaca, spostandovi anche il seminario diocesano. Lordinario, che si dimetter nel 1807, prese sede a Monteforte, e la chiesa dei Santi Nazaro e Celso divenne cattedrale ad interim della Verona austriaca. Alla destra dellAdige rimase, con il capitolo dei canonici, il vicario Gualfardo Ridol, probabilmente pi ben visto dalle autorit transalpine. Lavvenimento politico pi rilevante dopo la pace di Lunville fu certamente
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quello rappresentato dai Comizi di Lione ai quali parteciparono circa cinquecento italiani e quattordici veronesi. Le novit decretate dai Comizi furono molte cominciando dal cambio di nome della Repubblica Cisalpina che divenne Italiana, ottenne una costituzione ed ebbe Napoleone stesso presidente. Dal punto di vista amministrativo importanti poteri vennero conferiti al prefetto che controllava anche lattivit dei consigli comunali, venne poi esteso a tutto il veronese un corpus legislativo che port progressivamente alla ne dei numerosi privilegi goduti dal clero, dal patriziato e da molti comuni (si pensi alla vendita di numerosi beni che da secoli erano posseduti dalle comunit del territorio veronese). Le scelte di ridenizione amministrativa plasmarono anche un nuovo assetto ecclesiastico della citt e del territorio con la soppressione delle corporazioni religiose e la centralizzazione parrocchiale con cura danime. Mutarono anche gli assetti delle istituzioni culturali della citt con la realizzazione di nuove politiche scolastiche e lapplicazione della normativa francese sulla realizzazione dei licei. La divisione politica del Veronese ebbe termine in seguito alla pace di Presburgo, rmata nel dicembre 1805, che stabil nuovi assetti territoriali dopo le importanti vittorie francesi ad Ulma e ad Austerlitz. Tutto il Veneto fu incorporato al Regno dItalia, nuova compagine statuale creata dalla Repubblica italiana proprio in quellanno. In realt, le truppe del generale Massena cacciarono gli Austriaci da Verona gi nellottobre 1805 ma la riunicazione della citt venne sancita con un decreto solo nel marzo 1806: le ex provincie austriache furono trasformate in dipartimenti, conservandone in conni, mentre la parte veronese oltre il ume venne aggregata al Dipartimento dellAdige. Nel 1806, dopo la scontta di Trafalgar, una Francia non pi in grado di contrastare il dominio inglese sui mari, decise di colpire la Gran Bretagna con un blocco continentale che avrebbe dovuto piegarne il commercio marittimo. Gli effetti sulleconomia inglese per furono negativi solo in parte, mentre ne risentirono gravemente le relazioni commerciali del Regno dItalia, coinvolgendo anche il Veronese, dal quale partivano prodotti tradizionalmente diretti ai mercati americani e inglesi. Limposizione della fastidiosa leva obbligatoria, lelevata pressione scale per far fronte alle continue guerre e le ricorrenti requisizioni militari portarono nuovamente i veronesi ad insorgere contro gli occupanti Francesi. Nel corso del 1809 londa delle insurrezioni che avvennero in altre provincie si estese al Dipartimento dellAdige. Le rivolte ebbero quale obiettivo principale lassalto dei municipi e lincendio delle liste di leva oppure degli incartamenti dellintendente di nanza, tutti episodi sedati dallesercito francese. Nel corso del 1813 and formandosi la sesta coalizione antinapoleonica che dopo alcune iniziali scontte riport, nellottobre, una vittoria schiacciante a Lipsia. Con lesercito francese in rotta, gli Austriaci coordinarono unoperazione per invadere il Regno dItalia e calare nel Veronese dove il vicer Eugenio Napoleone fu costretto a capitolare nel febbraio 1814 lasciando Verona in mano alle truppe asburgiche.
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I luoghi del Risorgimento Villafranca di Verona e il suo Museo del Risorgimento


ochissime sono le citt italiane che possono vantare il cospicuo primato che Villafranca ha avuto durante il periodo del Risorgimento sia per la sua posizione geograca a ridosso della linea del Mincio e quasi al centro della grande strada postale che univa Verona a Mantova, due delle maggiori citt del Quadrilatero, che per gli importanti ospiti che si sono avvicendati tra le sue case, le sue strade, i suoi caff, i suoi alberghi. Nel 1848 Villafranca fu sede del quartiere generale piemontese, sistemato presso lalbergo Il Sole che ospit nelle sue stanze Carlo Alberto re di Sardegna e suo glio Vittorio Emanuele, futuro re dItalia, mentre dalla torretta di palazzo Gandini Morelli Bugna poi Bottagisio, in via Pace, il generale toscano Cesare de Laugier, leroe di Curtatone e Montanara, assisteva impotente alla scontta dei suoi ad opera degli austriaci a Custoza il 27 luglio. Nel 1859, Villafranca fu sede del quartiere generale austriaco e vi dimor limperatore Francesco Giuseppe nei giorni che precedettero la sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino del 24 giugno. L11 luglio successivo lincontro tra gli imperatori Francesco Giuseppe dAustria e Napoleone III di Francia, avvenuto nello storico palazzo di via Pace, pose ne alla seconda guerra per lIndipendenza nazionale. Lincontro, passato alla storia come la pace di Villafranca, fu il preludio allunit dItalia. Il 24 giugno 1866, durante la terza guerra di indipendenza, davanti alla citt si sistemarono le truppe italiane che comprendevano anche la 16a divisione di fanteria al comando del principe Umberto di Savoia. Attaccata dalla cavalleria

imperiale la fanteria italiana si dispose in quadrato di battaglione. In uno di questi, il IV del 49 reggimento della brigata Parma, si rifugi il principe Umberto futuro re dItalia durante una furiosa carica della cavalleria austriaca la quale, a prezzo di pesanti perdite, non riusc a rompere e a mettere in fuga la fanteria italiana. A ricordo dellepisodio, nei pressi dello stesso luogo, un monumento vi fu innalzato negli anni successivi. Questi gli avvenimenti, sempre vivi nella memoria collettiva della comunit villafranchese, che portarono negli anni successivi alla costituzione di un museo destinato a raccogliere e a tramandare le testimonianze di quellimportante periodo della nostra storia nazionale. Lidea di costituire a Villafranca un museo del Risorgimento risale alla ne degli anni Cinquanta quando lamministrazione comunale del tempo cur lallestimento, presso la casa del Trattato, di una mostra di stampe, manifesti e cimeli storici avuta in prestito da un collezionista di Cavriana. Il 1959, primo centenario dello storico incontro tra i due imperatori Francesco Giuseppe I dAustria e Napoleone III di Francia, risvegli linteresse per questo importante periodo storico e si prospett loccasione che anche Villafranca potesse vantare un proprio museo. Su proposta del sindaco Giovanni Marchi si progett di rendere permanente lesposizione allestita acquistandone il materiale dal proprietario. Acquisita lanno successivo la collezione fu sistemata, in qualche modo, in alcuni locali attigui alla sala del Trattato, nello storico palazzo di via Pace di propriet della famiglia Bottagisio. Per molti anni non 19

si pens, per mancanza di locali idonei e ristrettezze di bilancio, di istituire un museo vero e proprio. Il materiale rimase a palazzo Bottagisio no al 1981 quando, in occasione della prima mostra-mercato dellantiquariato, fu imballato e riposto in alcuni locali del municipio. Pass ancora qualche anno prima che le stampe e laltro materiale cartaceo fos-

Villafranca di Verona, Museo del Risorgimento.

sero, a cura della Commissione museo e mostre della locale biblioteca, ripulite, restaurate, catalogate ed esposte al pubblico in una mostra tenutasi nellinverno 1986/1987. Poi fu la volta della radicale pulizia e catalogazione delle armi e dei cimeli anchessi esposti al pubblico in una mostra tenutasi nellinverno successivo. Contemporaneamente lamministrazione comunale, con unapposita delibera, 20

destin a museo la restaurata cantoria della chiesetta del Cristo adiacente al castello scaligero e provvide allacquisto di vetrine e bacheche per una razionale esposizione dei reperti. Domenica 19 novembre 1989, con una cerimonia rimasta celebre per concorso di personalit e di pubblico, anche alla presenza dei consoli austriaco e francese, il Museo del Risorgimento di Villafranca fu solennemente inaugurato e l8 dicembre successivo ebbe lonore di essere visitato dal presidente del Senato Giovanni Spadolini. Nelle ampie e luminose vetrine sono esposte armi, cimeli e stampe appartenenti agli opposti eserciti che combatterono le guerre per lindipendenza e lunit dItalia. Vi sono conservati, inoltre, documenti e testimonianze dei volontari villafranchesi che presero parte, tra il 1848 e il 1866, alle patrie battaglie: 62 uomini e una donna, Angela Aprili, vivandiera garibaldina. E ancora proclami e lettere della polizia austriaca, lettere della deputazione comunale di Villafranca e la dichiarazione di diserzione dallesercito austriaco di Luigi Prina che con Luigi Zanini fu con i Mille di Garibaldi. Bella e ben conservata la camicia rossa e il berretto di un volontario garibaldino del 1866. Nel corso degli anni lunico e ampio locale adiacente al castello, nonostante il buon numero di visitatori soprattutto

studenti che lo visitava, metteva in luce lesiguit degli spazi espositivi e molte furono le richieste per ampliarlo. Nel 2009, in occasione delle celebrazioni per il 150 anniversario della pace di Villafranca il museo stato trasferito in tre stanze al piano terra della storica Casa del Trattato. ritornato nella sua sede naturale, nel palazzo dov situata la saletta che nel luglio del 1859 fu sede del convegno dei sovrani di due delle maggiori nazioni

europee. Convegno che mise ne alla sanguinosa guerra di quellanno e che lavvenimento rese per sempre celebre.

Nazario Barone Presidente del Comitato di gestione Museo del Risorgimento di Villafranca di Verona

Museo del Risorgimento


Palazzo Bottagisio Via della Pace, Villafranca di Verona Orari: sabato e domenica pomeriggio, 15.00-19.00; la seconda domenica di ogni mese, 10.00-12.00. Possibilit di visite guidate per gruppi e scolaresche Per informazioni e prenotazioni si prega di contattare la Biblioteca Comunale di Villafranca Tel. 045.7092901 biblioteca@comune.villafranca.vr.it

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Austria Felix
ellaprile 1814 Napoleone Bonaparte, dopo essere stato attaccato e quindi scontto dalle forze della sesta coalizione, si trov costretto ad abdicare e a prendere la via dellesilio allisola dElba. Il primo novembre dello stesso anno i principali regnanti europei si riunirono a Vienna in un importante congresso internazionale che avrebbe dovuto ridisegnare lassetto geopolitico del vecchio continente secondo due principi: riaffermare la legittimit degli antichi sovrani e delle antiche istituzioni presenti prima della bufera rivoluzionaria e creare un sistema di rapporti in grado di assicurare un equilibrio che scoraggiasse in futuro iniziative come quella napoleonica. Il principio per cos dire legittimista non valse per ovunque, in particolare sub una deroga rilevante nel caso della Repubblica di Venezia che venne sacricata per lasciar posto ad un nuovo stato, il regno LombardoVeneto, compagine satellite dellimpero asburgico con una ristretta autonomia politica e amministrativa. Per i Veronesi si tratt dunque semplicemente di cambiare governante anche se quello nuovo, laquila bicipite, venne accolto ovunque con grandi manifestazioni di entusiasmo da parte della popolazione, gi dimentica dei fasti della gloriosa Repubblica e meno che mai appassionata ai valori nazionali del miglior patriottismo nostrano ma pi semplicemente paga di essersi denitivamente liberata degli odiati Francesi. A onor del vero, i nuovi dominanti si presentarono con una serie di biglietti da visita piuttosto accattivanti: ad esempio la riduzione di circa un terzo della tassa personale e di quella sul prezzo del sale, oppure la dilazione sul pagamento dellimposta fondiaria con la possibilit di una futura diminuzione ed infine leliminazione di ogni dazio sul sorgo importato dallestero. Negli anni successivi furono poi previste misure di carattere straordinario come loccupazione di manodopera nei vari lavori pubblici, in particolare relativi alle fortificazioni delle principali piazzeforti che comportarono ad esempio a Verona limpiego di quasi 7.000 operai con salari mediamente pi elevati rispetto a quelli dei braccianti agricoli. Di fondamentale importanza fu anche il positivo atteggiamento nei confronti della Chiesa cattolica in grande discontinuit con il periodo francese; il clero riacquis parecchi degli antichi privilegi, molti corpi ecclesiastici furono ricostituiti e molte chiese riaperte. E cos, soddisfatta per il nuovo corso, Verona accolse trionfalmente il feldmaresciallo Heinrich Johann Bellegarde, nuovo governatore, il 12 marzo festeggi il compleanno dellimperatore Francesco I e nellottobre il suo onomastico; durante il 1816 invece i festeggiamenti per la visita della coppia reale dovettero lasciare il posto al cordoglio per la morte dellimperatrice Maria Ludovica.
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Opposizione municipalistica e opposizione patriottica


onostante non si possano riscontrare nel Veronese reali o consistenti forme di opposizione ideologizzata almeno no alla met degli anni Trenta, pur vero che le pieghe della storia, se indagate adeguatamente, restituiscono una realt leggermente pi complessa. Linsediamento degli Austriaci in citt e in provincia non risult infatti del tutto indolore poich le imponenti guarnigioni militari destinate alle maggiori piazzeforti, e quindi non solo Verona ma anche Peschiera e Legnago, almeno nellimmediato, produssero conseguenze non del tutto diverse da quelle del passato. Peraltro, parte della nobilt veronese, che si era opposta indifferentemente tanto alle ingerenze veneziane quanto a quelle francesi, difd anche delle promesse austriache: un rappresentante importante di questa corrente di pensiero fu il nobile Francesco Cavazzocca Mazzanti il quale nelle sue memorie scrisse in termini eloquenti: requisizioni di ogni natura hanno agellato sinora questo povero territorio. Le campagne vuote di tutto per la lunga generale stazione di truppe [] Paesani bastonati e spaventati []. La citt in disperazione. Nei mesi successivi, secondo i rapporti informativi di polizia, ogni categoria sociale nel Veronese aveva di che lamentarsi: le classi popolari riutavano ad esempio il provvedimento della leva obbligatoria imposta dagli Asburgici a partire dal 1815, la nobilt lamentava leccessiva tassazione e il fatto di essere tenuta in scarsa considerazione dai nuovi sovrani che spesso dimenticavano i privilegi e le prerogative dellaristocrazia veronese. Del clero erano invece gli Austriaci ad essere difdenti, in linea con la loro tradizione politica di giurisdizionalismo e di controllo delle istituzioni ecclesiastiche, considerandolo troppo poco austriacante ed eccessivamente legato al pontece romano. Unopposizione ideologicamente pi strutturata, a Verona come altrove, bisogna ricercarla in questi primi anni della Restaurazione negli ambienti degli ex funzionari napoleonici e degli ex afliati alla massoneria, diffusa anche in provincia, e poi successivamente in seno alla neonata carboneria. A partire gi dal 1814, per colpire soprattutto il loro mercato clandestino delle opere a stampa si era andata irrigidendo la censura, alla quale provvedevano due funzionari particolarmente attenti a tutte quelle pubblicazioni riguardanti il periodo francese e la rivoluzione. Per il resto, la vivacit intellettuale della societ veronese fu animata in questo periodo dallazione patriottica e carbonara di Anna da Schio Serego Alighieri, di origine vicentina, che nella citt scaligera aveva costruito una rete di frequentazioni che coinvolgeva esponenti del mondo liberale, della massoneria e della carboneria; in particolare approfond molto i rapporti, almeno no al 1822, con Camillo Ugoni, carbonaro bresciano in contatto con i federati milanesi. In seguito, al cenacolo di intellettuali scaligeri si un anche Pietro Emilei. Il testimone ideale di Anna, morta nel 1829, fu raccolto dalla glia Maria attiva sia a Verona sia, successivamente, a Bologna dove si era trasferita col marito. Il ristretto ma variegato quadro degli oppositori al principio degli anni 30 si

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arricch delle prime inltrazioni mazziniane avvenute nel Veneto gi durante il 1831, anno di nascita della Giovine Italia il cui motto, Dio e Popolo, preludeva ad un programma chiaro ed essenziale: unire tutti gli stati Italiani in ununica repubblica indipendente. Anche in questo caso Verona non brill per unintensa attivit clandestina ed infatti i nomi da ricordare si riducono a due: Andrea Simeoni, costretto comunque a scegliere la via dellesilio svizzero e Giovanni Vincenti, arrestato e mandato allo Spielberg dove mor il 21 marzo 1845.

Un Papa alla guida della rivoluzione?


onostante questi piccoli segnali di dissenso, o i pi diffusi motti di insoddisfazione descritti nora, un dato di fatto che il sentimento pubblico veronese negli anni che vanno dal 1814 al 1846 fu abbastanza favorevole agli Austriaci. Come sempre, quando si cerca di valutare la temperatura sociale di una grande massa di persone che non ha lasciato tracce del proprio pensiero difcile affermare se si tratt di silenzioso adattamento o adesione convinta al nuovo corso; sta di fatto che in provincia non si registrarono disordini o particolari episodi di dissenso nemmeno in concomitanza ai moti del 1820-1821 e, successivamente, a quelli del 1830-1831. Il 1846 per lanno nel quale questa linea di tendenza subisce un arresto improvviso. Nel giugno venne eletto papa il cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti con il nome di Pio IX il quale, come noto, poco tempo dopo attu una serie di riforme politiche di ampio respiro in grado di inammare gli animi dei liberali italiani. Il 16 luglio il nuovo pontece concedette lamnistia ai detenuti politici e agli esiliati, annunciando anche listituzione di commissioni di studio per lintroduzione di riforme istituzionali. Nel marzo 1847 attenu la censura sulle pubblicazioni di carattere politico e istitu una Consulta di Stato, un importante organismo consultivo, creato nellaprile dello stesso anno. A Verona, cos come in tutta Italia, non furono pochi coloro che accolsero lelezione di Pio IX con enorme soddisfazione. Lo storico Raffaele Fasanari non a caso ebbe modo di scrivere che solo dopo questo evento cominci una concorde e collettiva agitazione degli spiriti che accomuna gradualmente liberali e cattolici, ricchi e poveri, rivoluzionari e moderati. Ladesione ideale di alcuni cattolici liberali fu sicuramente il tratto nuovo che si impose alla met degli anni 40 e in questo senso le memorie del sacerdote Leopoldo Stegagnini, che ricevette la notizia dellelezione del nuovo papa mentre si trovava a Venezia, sono un ottimo strumento per intuire il clima di quei giorni: eccoti il telegramma che annuncia la morte di Papa Gregorio XVI scrisse Stegnagnini e, subito dopo, lelezione di Mastai col nome di Pio IX. Era istinto, era presentimento, non so, ma quella nomina dest le pi belle e vive speranze: del Mastai si ricordava qualche bel tratto quando gli Austriaci, occupata la Romagna, si accostavano a Imola. Aveva saputo tenerli fuori, essendo vescovo di essa citt. Bastava perch si proclamasse poco benevolo

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allo straniero. Per Stegagnini quellelezione aveva scatenato una scintilla elettrica che scosse prima lItalia, poi lEuropa, per non dire tutto il mondo civile. Tra le voci entusiastiche che si levarono a Verona in seguito allelezione di Pio IX necessario segnalare almeno quelle dei poeti che composero odi in suo onore e tra questi il conte Pietro Emilei, Vittorio Merighi, Aleardo Aleardi ed inne una donna Caterina Bon Brenzoni che dopo la partenza da Verona di Maria Serego Alighieri aveva raccolto leredit del suo salotto, frequentato fra gli altri dallAleardi e dal Messedaglia. Un accenno meritano anche altre esperienze, come quella di Costantino Canella, nato a Verona ma trasferitosi a Legnago nel 1837 per svolgervi la professione di medico, che nelle sue memorie tracci un vivace affresco dellentusiasmo determinato dalle novit introdotte da Pio IX nel suo Stato: un trasporto diffusosi soprattutto tra i giovani che tra il 1847 e il 1848 decisero di intraprendere viaggi nelle principali citt delle Legazioni, cosa che fece anche lui, per provare una libert sconosciuta nel Lombardo-Veneto.

Verona: la bella addormentata del Lombardo-Veneto

a primavera dei popoli ebbe lItalia quale indiscussa protagonista iniziale. La rivoluzione scoppi a Palermo, contagi pian piano le altre citt della penisola dove la pressione popolare costrinse i regnanti a concedere statuti e riforme liberali ed inne deagr nuovamente a Parigi e a Vienna. Questultima insurrezione ebbe ripercussioni dirette sul Lombardo-Veneto: approttando del temporaneo vuoto di potere, in breve tempo insorsero le due principali citt, Milano e Venezia, seguite poi da tutte le altre. E Verona? Il 1848 veronese sintetizzabile in poche righe: il 18 di marzo giunse da Milano, da dove era fuggito a causa dellinsurrezione popolare, il vicer Ranieri Giuseppe dAsburgo Lorena che subito prese alloggio allalbergo Due Torri; nel pomeriggio si radun una folla inneggiante a Pio IX e alla libert che dopo aver manifestato in piazza delle Erbe e in piazza dei Signori si diresse verso lalloggio del vicer; dopo tre ore di dimostrazione un grosso temporale disperse la folla e annacqu denitivamente la forza propulsiva della rivoluzione scaligera. Si molto discusso sul grado di sonnolenza che pervadeva la societ veronese e sul moderatismo che contraddistinse gli uomini di ispirazione liberale che si incaricarono di guidare la folla come cause primarie del venir meno di una possibile insurrezione a Verona. Di fatto i Veronesi non erano stati preparati alla sommossa: erano privi di capi capaci di combattere e in grado di guidarla nellunico frangente nel quale questa avrebbe avuto reali possibilit di successo, visto lo sbandamento del comando austriaco che in ogni caso riusc a far sempre mantenere alla propria guarnigione un atteggiamento non aggressivo per evitare che la protesta degenerasse. La mattina del 19 venne istituita una commissione civica che n per per agire in accordo con il comando austriaco, convinta che questultimo avrebbe comunque conces25

so maggiori libert. In questo modo il vicer ottenne del tempo imbrigliando le spinte pi rivoluzionarie, che anche a Verona esistevano, grazie allazione moderata della commissione. Dopo il 20 marzo gli Austriaci ridenirono le loro strategie e rinforzarono le forticazioni; il 28 entrava in citt la colonna del generale Costantino DAspre in fuga da Padova insorta, dando inizio ad unimponente concentrazione di truppe nel Quadrilatero che sarebbe terminata il primo aprile con larrivo del feldmaresciallo Radetzky, questultimo, due giorni dopo scioglieva la guardia civica e proclamava lo stato dassedio ponendo denitivamente ne a qualsiasi velleit rivoluzionaria. Parzialmente diverso fu quello che accadde allinterno della fortezza di Legnago. Quando giunse la notizia della liberazione di Venezia una commissione di cittadini capeggiati dal Manin della bassa Costantino Canella si rec dal comando austriaco e trovandolo completamente in balia degli eventi prese il controllo della citt. Lesperienza legnaghese risult per troppo isolata dalle altre citt insorte con le quali Canella non riusc a creare dei collegamenti. I patrioti legnaghesi nirono mestamente spazzati via dallarrivo di uno squadrone di cavalleria croato inviato dallo stesso Radetzky che in breve riport il controllo austriaco nella fortezza e si abbandon alla razzia del vicino paese di Bevilacqua e del suo castello.

Inizia la guerra
entre Verona scivolava lentamente dentro il pi ferreo controllo asburgico Carlo Alberto di Savoia decise di rompere gli indugi e di intervenire nel Lombardo-Veneto dichiarando guerra allAustria il 23 marzo 1848. Tre giorni dopo entrava trionfante in una Milano gi liberata e incassava anche il sostegno dei vari regnanti italiani che inviarono contingenti regolari e volontari verso il nord per prendere parte a quella che assomigliava sempre pi ad una guerra di liberazione nazionale e per di pi benedetta dal papa. Questo stato di cose dur no al 29 aprile quando proprio Pio IX, ampiamente esortato da Vienna, pronunci il grande riuto e ritir i suoi militi. Dal punto di vista strettamente militare, anche se la guerra venne dichiarata con notevole ritardo, inizi comunque in maniera positiva con una serie di vittorie importanti da parte dei Piemontesi. Una volta in prossimit del Mincio e del Quadrilatero, il comando sabaudo mise a punto un piano dazione che prevedeva in sostanza lassedio di Peschiera e un non meglio denito colpo di mano su Verona. Per liberare la cittadina lacustre bisognava per prima assicurarsi la posizione di Pastrengo dove avvenne la famosa carica a cavallo dei carabinieri che travolse gli Austriaci. Ben pi rilevante, soprattutto per i suoi infruttuosi e controversi esiti, fu la vittoriosa battaglia di S. Lucia del 6 maggio, in seguito alla quale Carlo Alberto constatato che dallinterno della fortezza di Verona non arrivava nessun cenno di sommossa e che gli Austriaci non avevano intenzione di uscire per scontrarsi in campo aperto decise di ritirare lesercito e di non forzare lassedio su Verona compromet26

tendo di fatto le sorti della guerra e permettendo agli Austriaci di ottenere tempo prezioso per riorganizzarsi. A nulla valse poi la presa di Peschiera avvenuta il 30 maggio. Lindecisione militare di Carlo Alberto ebbe un esito infelice dal momento che alla ne di luglio gli Asburgici furono in grado di sferrare un attacco decisivo contro i Piemontesi che vennero scontti a Custoza il 22 luglio e ricacciati verso Milano. Il Veronese era stato teatro anche di uno degli episodi di violenza austriaca in assoluto tra i pi gravi ed efferati del Risorgimento. La notte tra il 9 e il 10 aprile, a guerra in corso, circa 450 volontari italiani approdarono a Cisano di Bardolino da dove decisero un colpo di mano su di una polveriera posta tra Peschiera e Castelnuovo; venuti a sapere che proprio a Castelnuovo si intrattenevano circa cento soldati austriaci intenti a foraggiare, gli Italiani piombarono sul paese e li disarmarono. A quel punto decisero di passare la notte in paese. Quando il comando di Verona venne a conoscenza del fatto invi subito sul posto un notevole numero di soldati al comando del generale Thurn und Taxis col compito di riportare lordine e di punire in maniera esemplare sia i patrioti sia i Castelnovesi. Il generale diede carta bianca ai propri soldati che riconquistarono la cittadina casa per casa e, dopo che i volontari italiani furono fuggiti, si abbandonarono ad azioni di rappresaglia che alla ne lasciarono sul terreno pi di 40 morti tra i civili.

La seconda Restaurazione
ome si visto, il bilancio nale del 1848 veronese non fu per nulla positivo. La rivoluzione si era spenta sul nascere poich aveva solleticato le fantasie soltanto dei pochi patrioti liberali presenti in citt ma non aveva convinto del tutto la massa popolare che, a differenza delle altre piazze del Lombardo-Veneto, non seppe o non volle sollevarsi a tempo debito. E cos, mentre nel resto del nord infuriavano gli eventi, a Verona e in tutto il Quadrilatero gi dallinizio di aprile Radetzky aveva ripreso saldamente il controllo militare e da l in poi affront la guerra prima con circospezione e poi con unaggressivit risolutiva a Custoza e a Novara. Se Verona si era arresa senza combattere pur vero che nel resto dItalia le cose non andarono molto meglio per il rissoso movimento nazionale nel quale tutti indistintamente, dai mazziniani ai cattolici liberali, nirono scontti e delusi. LAustria, dopo aver denitivamente piegato il Piemonte e spezzato la resistenza di Venezia, ne apprott per consolidare ulteriormente il proprio controllo diretto e indiretto sul nord della penisola, anche se fu nel Lombardo-Veneto che maggiormente si fece sentire il giogo delle armi imperiali con lo stato dassedio imposto no al 1857. Ai militari venne afdato il compito di riportare lordine nelle indisciplinate province italiane e per farlo il primo passo doveva essere giocoforza la punizione esemplare di chi aveva tradito cospirando o sollevandosi contro laquila bicipite: nel giro di un anno,
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dallagosto 1848 allagosto 1849 furono eseguite ben 961 impiccagioni e fucilazioni e comminate 4.000 condanne al carcere per cause politiche. Radetzky si convinse in quelloccasione, e su questo Vienna era daccordo, che i principali responsabili della rivoluzione, i capi carismatici, appartenessero alle lites borghesi e nobiliari e proprio su queste, a scopo punitivo, decise di riversare il peso economico del mantenimento dellesercito attraverso limposizione di nuove tasse speciali. In seguito, dopo aver constatato che molti patrioti erano fuggiti lasciando il Lombardo-Veneto, si pass alla consca dei loro beni e delle loro propriet. Con la sua politica punitiva nei confronti dei ceti abbienti il feldmaresciallo ottenne soltanto leffetto di acuire il loro risentimento verso lAustria, senza riuscire mai ad accattivarsi completamente il mondo contadino in parte colpito dal rinnovo delle liste di leva. Il governo austriaco ricerc consensi anche attraverso uno dei pi importanti interventi di politica territoriale che il Veronese avesse mai conosciuto, destinato per a partire qualche anno pi tardi, e cio la bonica delle Valli Grandi alla quale il governo stesso partecip anticipando il 10% della spesa totale. Dal punto di vista militare il Quadrilatero, durante il corso della guerra, dimostr tutta la propria compattezza, malgrado i Piemontesi fossero giunti senza ostacoli no alle porte di Verona e questo non poteva non rappresentare un segnale dallarme rilevante per lesperto feldmaresciallo austriaco. Fu quindi disposta la riapertura dei cantieri e la ripresa del piano Sholl per la costruzione di un campo trincerato a Verona, con un imponente sistema di forti esterni che avevano il compito di bloccare lavanzata di un esercito nemico molto prima che questo arrivasse a distanza di tiro dalla cinta magistrale; allo stesso tempo furono rinforzate le fortezze di Peschiera e di Mantova.

I patrioti si riorganizzano: il Comitato democratico veronese

iuseppe Mazzini fu tra i primi a riprendere lattivit cospirativa, dopo il grave fallimento del 48 e della Repubblica romana. Dal suo esilio di Londra aveva istituito un Comitato nazionale in collegamento diretto con la Svizzera e da l con il Lombardo-Veneto. Il nuovo comitato mazziniano promosse un prestito nazionale di 10 milioni di Lire da ottenersi mediante la vendita di cartelle ai vari patrioti sparsi sul territorio italiano. A Verona dopo il 1849 le sparute forze del patriottismo liberale presero a riunirsi intorno alla libreria di Domenico Cesconi in via Leoni, dove si davano spesso appuntamento Carlo Montanari, Giulio Faccioli e Aleardo Aleardi. Cesconi era in rapporti con Luigi Dottesio, gura emblematica della Tipograa Elvetica di Capolago (sul lago di Lugano) che pubblic la collana dei Documenti della guerra santa dItalia, unorganica raccolta di opere che avrebbero ricordato ed esaltato leroico biennio 1848-1849 e proprio con lui si incontr nel gennaio e nellagosto 1850. Lopera di Dottesio, no al suo arresto avvenuto nel gennaio 1851, fu molto

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I luoghi del Risorgimento LOssario di Custoza


spoglie dei soldati morti nelle celebri battaglie del 1848 e del 1866. Il monumento fu costruito per volont del parroco di Custoza don Gaetano Pivatelli, che ottenne da Umberto I re dItalia e dallimperatore Franz Joseph lappoggio a raccogliere insieme le spoglie dei morti austriaci ed italiani in pietosa commemorazione e in segno di pacicazione tra i popoli una volta nemici. Come scrive il cavalier Renato Adami, cittadino sommacampagnese con la passione della storia locale, don Pivatelli, spronato da un fraterno sentimento di piet, sent come una missione il dovere di raccogliere in maniera pi decorosa, in un luogo pi appropriato, quelle misere spoglie. Pivatelli scrisse perno al re Vittorio Emanuele II, e allimperatore Francesco Giuseppe dAustria, afnch si degnassero di concorrere allerezione di un mausoleo, degno di accogliere i resti mortali di tutti i caduti nelle battaglie di Custoza del 1848 e 1866, anche se di popoli diversi. Scrisse a vari giornali. La proposta trov notevole consenso. Il giornale lArena inizi una sottoscrizione. La nascita dellOssario di Custoza fu molto sentita per il suo alto valore simbolico di unicazione nella compassione e nella memoria per i caduti di entrambi gli schieramenti. Alcune delle personalit pi inuenti della cultura veronese parteciparono attivamente al percorso che port alla costruzione del monumento. Nel 1875 fu costi- Ossario di Custoza, particolare delliscrizione dedicatoria.

Ossario di Custoza conserva le

tuito un comitato promotore presieduto da Giulio Camuzzoni, senatore e sindaco di Verona. Membri del comitato furono il poeta veronese Aleardo Aleardi , il senatore e presidente dellAccademia dei Lincei Angelo Messedaglia ed il generale Giuseppe Salvatore Pianell distintosi nella battaglia di Custoza del 1866. Il giornale LArena promosse una sottoscrizione e fu indetto un concorso di idee vinto dallarchitetto Giacomo Franco. LOssario fu costruito in sedici mesi e venne solennemente inaugurato il 24 giugno 1879 alla presenza del duca dAosta. Per la sua particolarit di custodire indistintamente le spoglie dei caduti appartenenti ai diversi eserciti che si scontrarono nelle battaglie risorgimentali, lOssario di Custoza pu essere denito un vero e proprio monumento europeo. a Custoza che lEuropa, un tempo terra di scontro tra poteri e culture, trov una delle sue prime e pi importanti rappresentazioni simboliche di quella unit nella diversit che oggi costituisce il motto dellUnione Europea.

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importante per ricompattare i patrioti veronesi e per metterli in collegamento con gli altri comitati del Lombardo-Veneto e della Svizzera, in un periodo di relazioni clandestine piuttosto intense. Come ebbe modo di ricordare il citato Fasanari, con larresto di Luigi Dottesio si apre un nuovo periodo per la storia patriottica di Verona, il periodo cio degli arresti, delle prigioni e delle condanne. Solo un preludio dunque a quello che accadr nel biennio successivo. Nel corso del 1850 il gruppo veronese che gravitava attorno alla libreria di Cesconi and consolidandosi giungendo, verso la ne dellanno, alla costituzione del Comitato democratico nel quale primeggiavano le gure di Domenico Cesconi, Giulio Faccioli, Giuseppe Maggi e Carlo Montanari. Il comitato veronese rappresentava una costola di quello mantovano, animato da don Enrico Tazzoli e intimo conoscente di Montanari, e di questo aveva assunto anche gli indirizzi politici generali improntati al mazzinianesimo repubblicano.

Scatta la repressione
a rete di collegamenti e di relazioni clandestine nel Lombardo-Veneto aveva assunto ormai proporzioni troppo rilevanti per rimanere nascosta alla polizia austriaca che dopo 1848 aveva moltiplicato le proprie forze dintelligence sul territorio. Linizio delloperazione che port allo smantellamento dei comitati mazziniani di Mantova, Verona e Venezia avvenne grazie alla scoperta casuale di una cartella del prestito trovata in casa di Luigi Pesci a Castiglione delle Stiviere. Attraverso la confessione di Pesci si arriv a don Tazzoli che teneva in casa un registro cifrato con i nomi di tutti i contraenti del prestito. La polizia austriaca ci mise del tempo per decriptare il registro di don Tazzoli che mantenne a lungo un contegno esemplare durante gli interrogatori. Lo stesso non fecero altri fermati e cos, pedina dopo pedina, vennero scoperti tutti i principali esponenti dei due comitati tra i quali i veronesi Domenico Cesconi, Giulio Faccioli e, successivamente, Carlo Montanari, Giuseppe Maggi e Gerolamo Caliari. Ci volle parecchio tempo perch gli arrestati cedessero ma alla ne si piegarono e gli Austriaci ottennero le loro confessioni. Il 4 dicembre 1852 venne pubblicata a Mantova la prima sentenza del processo contro dieci imputati. Il legnaghese Angelo Scarsellini che da tempo agiva presso il comitato veneziano fu condannato a morte, il veronese Faccioli condannato a dodici anni di carcere. Successivamente venne condannato a morte anche Montanari, mentre Cesconi ebbe dodici anni di carcere e Caliari dieci. Lultima sentenza, del 19 marzo, condannava a morte il legnaghese Pier Domenico Frattini che da tempo viveva a Mantova. Maggi usufru invece del decreto di amnistia che arriv lo stesso 19 marzo poco dopo lesecuzione della condanna di Frattini.
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Nasce il Regno dItalia


e impiccagioni di Mantova rappresentarono uno dei momenti pi tragici del dominio austriaco nel Lombardo-Veneto e segnarono profondamente limmaginario popolare. Di ci si rese conto quasi subito anche lo stesso governo imperiale che a partire dal 1856 tent una risposta distensiva. Venne disposta unamnistia politica e la cessazione del controllo militare esercitato da Radetzky con linvio nel corso del 1857, in qualit di nuovo vicer, del fratello dellimperatore, larciduca Massimiliano dAsburgo, uomo moderato e avveduto. Nel frattempo per la grande storia proseguiva il proprio corso fuori dai conni veronesi. Una sera di gennaio del 1858 litaliano Felice Orsini, patriota di antica data, assieme ad altri tre congiurati lanci alcune bombe allindirizzo del nuovo imperatore di Francia Napoleone III. Poco dopo i quattro bombaroli vennero arrestati e dal carcere Orsini sped una lettera allimperatore francese chiedendogli di farsi carico della triste situazione italiana e della liberazione della penisola. Il gesto disperato dei quattro italiani convinse Napoleone III che fosse preferibile guidare il cambiamento nella penisola anzich subirlo. Decise quindi di invitare a Plombieres il primo ministro piemontese Cavour, di accordarsi su di un possibile intervento in Italia contro lAustria, per una ridenizione dellassetto geopolitico della penisola. A questo punto a Cavour, ottenuto lappoggio delle armi francesi, mancava solo il casus belli che sarebbe arrivato di l a poco tempo quando lAustria, stanca dei continui movimenti di militari, regolari e volontari, in prossimit del conne invi un ultimatum che Cavour ebbe gioco facile a riutare. Le operazioni belliche iniziarono il 29 aprile quando gli Austriaci invasero il Piemonte, da dove per furono ricacciati indietro dopo larrivo dei primi contingenti francesi. L8 giugno Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrarono vittoriosi a Milano dove il municipio vot lannessione al Piemonte. Il 24 giugno ci furono le due grandi battaglie di S. Martino e Solferino, anche se di fatto esse rappresentarono varie fasi di un unico grande scontro, il pi grande dopo quello di Lipsia (parteciparono circa 230.000 uomini), che con il loro carico di morte in grado di impressionare mezza Europa determinarono le sorti della guerra. abbastanza noto infatti che in seguito a quei due episodi, nei quali gli eserciti Franco-Piemontesi avevano tenuto nei confronti degli Austriaci, Napoleone III decise unilateralmente di arrivare ad un armistizio con lAustria disposto a Villafranca l11 luglio con il quale la Lombardia pass al Piemonte. In questa occasione la piazza di Verona non era stata nemmeno sorata dalla guerra, anche se gli abitanti della fortezza udirono il rombo dei cannoni in lontananza e videro i carri dei feriti che impietosamente slavano verso lospedale militare di S. Spirito. Dopo il 24 giugno, prima che si diffondesse la notizia dellarmistizio, in molti pensarono che i Franco-Piemontesi avreb31

bero tentato lassedio di Verona: ma ovviamente non si vide mai nessun tricolore allorizzonte. Allinterno del fronte patriottico la delusione per lesito della guerra fu enorme e venne ulteriormente acuita dalle notizie che cominciarono ad arrivare dalla Sicilia: a partire dalla primavera del 1860, Giuseppe Garibaldi aveva dato inizio ad una delle epopee militari pi famose della storia che lo porter a realizzare quello che nel nord non era riuscito completamente. La spedizione del generale nizzardo attir n da subito 24 veronesi che si arruolarono con lui nel viaggio verso Marsala e che lo seguirono nella conquista del Regno delle Due Sicilie no a giungere a Napoli. Tra laprile 1859 e il novembre 1860 - in meno di due anni - la quasi totalit della penisola fu unicata sotto la guida, talvolta attiva e talvolta passiva, di Vittorio Emanuele II, proclamato re del nuovo regno dal parlamento sabaudo il 17 marzo 1861.

Ultimo atto: il Veneto


Il nuovo Stato era per nato monco: mancavano infatti il Veneto, dove grandissima era stata la delusione per lepilogo della seconda guerra dindipendenza, e Roma. Per quanto riguarda questultima, il pi deluso continu ad essere Garibaldi che era stato opportunamente fermato a Teano dalle truppe piemontesi in un primo momento e che verr di nuovo fermato nel 1862 sullAspromonte, questa volta dal regio esercito. A Verona e nellintera provincia, nel periodo compreso tra il 1861 e il 1866 non ci furono eventi di grande rilievo, anche se esisteva gi dal 1859 un comitato nazionale in collegamento con il comitato centrale di Torino. In questi anni, a parte il fermento per le gesta garibaldine, levento clou fu probabilmente linaugurazione del monumento a Dante Alighieri nel sesto centenario della nascita avvenuta il 14 maggio 1865 e voluta dallAccademia di Agricoltura e dalla Societ di Belle Arti per rivendicare la propria italianit. Ancora una volta i patrioti veronesi dovettero condare in eventi esterni. Nel corso del 1865 il neonato regno dItalia si inser allinterno delle contese politiche e militari che stavano accompagnando il processo di nascita dello Stato tedesco mediante unalleanza con la Prussia in funzione antiaustriaca, dalla quale ottenne la promessa del Veneto in caso di vittoria militare. Quando nel giugno 1866 scoppi la guerra le forze armate italiane impegnate a Custoza e nella battaglia navale di Lissa furono in entrambi i casi scontte, lasciando ai corpi volontari di Garibaldi il compito di salvare lonore con la vittoria di Bezzecca. Tuttavia le sorti generali del conitto furono decise dalla vittoria prussiana a Sadowa che costrinse gli Austriaci allarmistizio e a cedere il Veneto allItalia, attraverso la mediazione francese cos come era gi avvenuto per la Lombardia. Il 12 agosto venne rmata la tregua tra il governo italiano e quello austriaco ma la pace venne siglata solo nellottobre successivo. Dal giorno 6 di quel mese il comando militare di Verona permise la vendita di oggetti tricolori in citt dove non si vericarono particolari tumulti anche se latmosfera ven32

ne funestata dalluccisione da parte degli austriaci della giovane Carlotta Aschieri. Dopo larrivo del commissario francese che avrebbe dovuto ricevere le piazze del veronese dalle autorit austriache per girarle agli Italiani si ss per l11 ottobre lingresso delle truppe regie nella fortezza di Legnago e per il 16 in quella di Verona. Lultimo atto, quello che doveva formalizzare lannessione, sarebbe stato il plebiscito popolare convocato per il 21 ottobre e dal quale uscirono i seguenti risultati: 88.864 s e 5 no.

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Coordinamento provinciale degli eventi culturali in occasione del 150 anniversario dellunit dItalia Mostre Conferenze e convegni Rievocazioni storiche Itinerari storico-monumentali

LAssessore alla Cultura della Provincia di Verona e la Fondazione Fioroni desiderano ringraziare le amministrazioni comunali e gli enti che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto di coordinamento, mettendo a disposizione i programmi culturali elaborati in occasione di Italia 150.

Comune di Verona

Verona
Mostra Venerd 13 maggio 2011 Arsenale Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno dItalia Una mostra a cura dellAssessorato alla Cultura e della Direzione Musei e Monumenti del Comune di Verona Durata: no a domenica 11 settembre 2011 Itinerario storico - monumentale Sabato 28 maggio 2011, ore 15.00-19.00 Domenica 29 maggio 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata a forte Gisella (Dossobuono) Itinerario storico - monumentale Sabato 1 ottobre 2011, ore 15.00-19.00 Domenica 2 ottobre 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata alla Caserma Dalla Bona (Ospedale Militare Austriaco) e a Palazzo Carli. Mostra Mercoled 5 ottobre 2011, ore 17.30 Biblioteca Universitaria Arturo Frinzi Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a luned 31 ottobre 2011 Apertura: tutti i giorni (domenica inclusa), dalle ore 8.15 alle ore 23.45

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Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno dItalia

l Museo del Risorgimento di Verona, inaugurato a palazzo Forti nel 1938 dal ministro Giuseppe Bottai, venne chiuso nelle ristrettezze economiche del dopoguerra. Nel 1953, in occasione del centenario della morte del patriota mazziniano Carlo Montanari, la citt partecip ad un nuovo taglio del nastro. Ma anche stavolta la durata fu efmera. Il cantiere di restauro del Museo, iniziato nel 1958, lento e faticoso, giunse a termine il 16 ottobre 1966, con perfetto tempismo sul giorno dellanniversario dellannessione di Verona al Regno dItalia. Lentusiasmo del centenario esaur la sua carica gi nei primi anni Settanta, quando il Museo chiuse denitivamente, per lasciare progressivamente sempre pi spazio alla Galleria dArte Moderna. Il Museo del Risorgimento torna adesso nella forma pi misurata e realistica della mostra per commemorare il 150 anno dellunit dItalia. Le raccolte, del resto, si formarono dallorigine con documenti ufciali e cimeli dei reduci locali, anche per essere reliquie da esibire nelle liturgie ufciali della patria. Senza paura di inciampare nella retorica e, considerati i tempi, senza il timore delle critiche alla retorica del patriottismo. La mostra, dunque, corre consapevolmente qualche rischio con lobiettivo di dimostrare il valore insostituibile delle collezioni civiche risorgimentali nel narrare anzitutto un pezzo importante della storia di Verona, che, solo secondariamente, diventa storia del Risorgimento. Lesposizione avr luogo nella sede dellex Arsenale austriaco, una delle architetture militari pi importanti della citt asburgica, le cui murature alternano il cotto e la pietra come le mura medievali scaligere, in perfetta sintonia

con la tradizione urbana. Questa sede testimone della citt dellimpero di Francesco I e di Francesco Giuseppe, il periodo da cui la mostra inizia il suo percorso. Un itinerario pensato per essere al contempo didattico e divertente, come un racconto illustrato, controllato nei contenuti e, tuttavia, didascalico, corredato da apparati video, da installazioni accattivanti, da sequenze fotograche per accompagnare il visitatore in modo piacevole e sorprendente. La prima sezione giocata sullicona

della principessa Sissi, Elisabetta Amalia di Baviera, documentando il suo passaggio a Verona, quale simbolo della corte asburgica dellimmaginario, dei palazzi festosi e dei valzer. LAustria elegante e sontuosa che, forse, la citt respir al tempo del Congresso di Verona nel 1822, quando fu ospitato anche lo zar di Russia a Palazzo Canossa. Il contraltare

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alla corte del sogno la cittfortezza del quadrilatero (Verona, Mantova, Peschiera e Legnago), il sistema difensivo del fedelmaresciallo Radetsky, lAustria oppressiva e dei controlli. UnAustria dei divieti e del regime, testimoniata da stampe, fotograe, proclami, avvisi, e da armi bianche e da fuoco. Questo volto oppressivo aliment un sentimento antiasburgico. Il 1848 fu cruciale perch molti veronesi sostennero le iniziative del papa Pio IX, sognando di essere liberati dalla sua discesa nella contesa. Personaggi radicati nella storia veronese, come Aleardo Aleardi, Francesco Betteloni, Caterina Bon Brenzoni dedicarono delle poesie al papa come angelo liberatore. Le memorie di questo fervore e della delusione provata quando Pio IX non corrispose alle attese, prepararono il terreno allimpegno pi laico di Carlo Montanari e dei suoi compagni. Le fonti in mostra restituiscono la vita di Montanari, aristocratico e architetto, con i suoi progetti per chiese e palazzi, e la sua adesione coraggiosa alle idee di Giuseppe Mazzini, no alla condanna a morte a Belore. Una sezione speciale riguarda limpresa dei Mille. I veronesi che simbarcarono con Giuseppe Garibaldi furono sedici: Alessandro Barbesi, Antonio Bellini, Pietro Fiorentini, Pietro Pirolli e Cesare Zoppi di Verona, Gerolamo Barbieri da Bussolengo, Giovanni Battista Bisi e Giovanni Battista Fantoni da Legnago, Antonio Butturini da Pescantina, Silvio Contro da Cologna, Santi Cengiarotti da

Caldiero, Cesare De Paoli da Parona, Giuseppe Flessati da Cerea, Luigi Prina e Luigi Zanini da Villafranca, Antonio Siliotto da Porto di Legnago. I loro cimeli e quelli dei garibaldini coinvolti nel Corpo dei volontari nel 1866 furono accolti nelle collezioni civiche con la sacralit dovuta agli eroi: il fucile di Pirolli, le medaglie di Zoppi, la divisa rossa di Ludovico Salomoni. Alcune reliquie di Garibaldi sono eccentriche, come un ciuffo di capelli conservato in una teca e il men del pranzo consumato allHotel Due Torri nel 1867, quando venne in visita ufciale. Questa sezione propone anche uno dei dipinti pi importanti dellesibizione, un delizioso acquerello su cartoncino di Domenico Induno che rafgura una ragazza intenta a pulire una fotograa delleroe genovese. Altre opere pittoriche in mostra sono il quadro Grandi manovre di Giovanni Fattori, due vedute di Verona di Carlo Ferrari e la Fucilazione di Luigi Lenotti del 1860 di Pino Casarini. C poi il quadro storico di Pietro Rossi, Luccisione di Carlotta Aschieri il 6 ottobre 1866. Ultimo ricordo dAustria, che caratterizza emotivamente la sezione conclusiva sulla liberazione di Verona dagli Austriaci, in combinazione con il tavolino originale del bar Zampi di piazza Bra su cui Carlotta, giovane e incinta, cadde uccisa da una baionetta austriaca. Il racconto degli ultimi giorni del dominio asburgico procede tra avvisi del podest italiano Edoardo De Betta e del comandante austriaco Federico Jakobs in un crescendo drammatico chiuso dal39

la proclamazione della liberazione e dai documenti sul plebiscito di annessione al Regno dItalia. Tra i pezzi nali della mostra ci sono la fascia tricolore del primo sindaco scaligero, lo stesso Edoardo De Betta, e le divise della prima legione della Guardia Nazionale di Verona. Alla mostra forniscono un contributo anche il Museo di Storia Naturale di Verona, la Biblioteca Civica di Verona e il Museo Fioroni di Legnago. Il primo per documentare la campagna archeologica condotta a Peschiera dallesercito austriaco allo scopo di scavare un villaggio dellet del Bronzo. La Biblioteca per

integrare le testimonianze di propriet comunale prestando le mappe delle fortezze e alcune lettere di Aleardi. Il Museo Fioroni di Legnago, erede della straordinaria casa-museo di Maria Fioroni, allestita anchessa in epoca fascista come il museo cittadino, mette a disposizione una bandiera italiana cucita a mano dai Legnaghesi nel 1865, oltre ad altri oggetti curiosi, tra cui unulteriore reliquia, la teca con il calco funebre del volto di Giuseppe Mazzini, impressionante, ma emblematica del sentimento ottocentesco per la religione della patria.

Il museo del Risorgimento: Verona dagli Asburgo al regno dItalia Una mostra a cura dellAssessorato alla Cultura e della Direzione Musei e Monumenti del Comune di Verona Verona, Arsenale 13 maggio 2011 13 settembre 2011

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Comfoter

Istituto Storico Architettura Militare

Conferenza Mercoled 2 marzo 2011, ore 21.00 Circolo Ufciali di Castelvecchio Le bandiere degli Stati preunitari italiani, 1814-1861 Relatore: Nazario Barone Itinerario storico - monumentale Sabato 5 marzo 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata dallArsenale dellImperatore a Piazza Br Relatore: Romana Caloi Conferenza Marted 15 marzo 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio La battaglia di Montanara e Curtatone Relatore: Antonio Badolato Itinerario storico - monumentale Venerd 1 aprile 2011 I luoghi del Risorgimento nella provincia di Verona Visita guidata a Pastrengo e Rivoli Relatore: Franco Apicella Conferenza Mercoled 6 aprile 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio 17 marzo 1861 Relatore: Luciano Tumiet Conferenza Venerd 8 aprile 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio I primi passi dellunit italiana Relatore: Umberto Bardini Itinerario storico - monumentale Sabato 9 aprile 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata da Piazza Br al Cimitero Austriaco Relatore: Romana Caloi

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Conferenza Gioved 14 aprile 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio Il ruolo della cavalleria nelle campagne risorgimentali Relatore: Franco Apicella Itinerario storico - monumentale Sabato 30 aprile 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata dallAdigetto allOspedale Militare Relatore: Romana Caloi Mostra Sabato 30 aprile 2011 Circolo Ufciali di Castelvecchio 150 anni di uniformi, 1861-2011 A cura del Gruppo Modellisti Scaligeri Durata: no a domenica 8 maggio 2011 Apertura: marted, 10.00-19.00; dal mercoled al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00 Itinerario storico - monumentale Mercoled 4 maggio 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata a palazzo Carli Relatore: Romana Caloi Conferenza Marted 17 maggio 2011, ore 21.00 Circolo Ufciali di Castelvecchio Il territorio forticato veronese dagli Asburgo allo Stato unitario Relatore: Fiorenzo Meneghelli Conferenza Venerd 27 maggio 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio Francobolli: dagli Stati preunitari allunit dItalia Relatore: Ercolano Gandini, Alberto Rossini Mostra Marted 31 maggio 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio Il territorio forticato veronese: dallimpero austro-ungarico al regno dItalia Una mostra a cura dellIstituto Storico Architettura Militare Durata: no a gioved 30 giugno 2011 Apertura: marted, 10.00-19.00; dal mercoled al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

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Conferenza Gioved 9 giugno 2011, ore 17.30 Circolo Ufciali di Castelvecchio Monete: dagli Stati preunitari allunit dItalia Relatore: Antonio Braggio Itinerario storico - monumentale Venerd 10 giugno 2011 I luoghi del Risorgimento nella provincia di Verona Visita guidata a Custoza e Oliosi Relatore: Franco Apicella Conferenza Gioved 16 giugno 2011, ore 21.00 Circolo Ufciali di Castelvecchio Proiezione del documentario Linno di Mameli Relatore: Mauro Quattrina Conferenza Gioved 29 settembre 2011, ore 21.00 Circolo Ufciali di Castelvecchio Verona 24 giugno-16 ottobre 1866 Relatore: Franco Apicella Conferenza Sabato 1 ottobre 2011, ore 20.45 Sala del Consiglio della Provincia di Verona Proiezione del documentario sulla caserma Dalla Bona Relatore: Mauro Quattrina Conferenza Mercoled 12 ottobre 2011, ore 21.00 Circolo Ufciali di Castelvecchio 12 ottobre 1866: nasce lArena Relatore: Alessandra Vaccari Itinerario storico - monumentale Venerd 4 novembre 2011 I luoghi del Risorgimento a Verona Visita guidata a Palazzo Carli e allOspedale Militare Austriaco (Caserma Dalla Bona) Relatore: Romana Caloi Convegno Sabato 5 novembre 2011, ore 9.30 Provincia di Verona Loggia del Consiglio Verona dagli Asburgo al regno dItalia. Storia e cronaca di una citt fortezza Il territorio forticato veronese: 1815-1915 Relatore: Fiorenzo Meneghelli

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Verona militare dal 1866 al 1900. Rapporti tra civili e militari Relatore: Leonardo Malatesta Dallaquila al tricolore. Lo spirito pubblico a Verona negli anni dellunit Relatore: Maurizio Zangarini Verona citt fortezza tra cronaca e storia Relatore: Michele Gragnato Mostra Marted 13 dicembre 2011, ore 17.00 Circolo Ufciali di Castelvecchio Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a domenica 18 dicembre 2011 Apertura: marted, 10.00-19.00; dal mercoled al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00

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Il territorio forticato veronese: dallimpero austro-ungarico al regno dItalia

l territorio veronese stato storicamente un centro strategico e militare di primaria importanza per il controllo dellarea padana e per il suo collegamento con larea germanica. in questarea che si concentr lenorme impegno nanziario e militare dellimpero austroungarico (1814-1866) con Verona al centro della regione forticata del Quadrilatero (Verona, Peschiera, Mantova e Legnago). Nel 1834 si stimava in circa 6.000 uomini la numerosa manodopera necessaria alla costruzione del poderoso sistema forticato di Verona. La citt divenne una grande caserma in cui trovarono insediamento tutti i servizi civili e militari necessari per il mantenimento nella piazzaforte di una guarnigione che avrebbe potuto raggiungere i 15.000 soldati. Verona si trasform nel centro logistico di tutto il Quadrilatero dove era stanziata

unarmata di pi di 70.000 uomini che raggiunse le oltre 110.000 unit durante le vicende militari del 1859. Gli edici militari erano costituiti da caserme di fanteria e cavalleria, da stabilimenti e da magazzini per i viveri (panicio militare), per il vestiario, per i nimenti dei cavalli, ecc.; da un arsenale di artiglieria, da polveriere, da stabilimenti pirotecnici, da ofcine, da comandi militari, da ospedali, da tribunali, da prigioni, dalla direzione del genio, ecc. Il generale von Scholl elabor un piano difensivo da attuarsi in pi fasi, spesso concomitanti con gli eventi bellici che videro Verona protagonista nelle tre guerre di indipendenza italiana, 1848, 1859 e 1866. La prima fase riguard laggiornamento ed il rafforzamento delle mura urbane disegnate dai Veneziani; tra il 1833 e il 1844 vennero rifatti i bastioni della cinta

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sanmicheliana e rafforzata quella collinare. Tra il 1837 e il 1844 vennero costruiti sulla dorsale collinare tre forti e quattro torri dette massimiliane, nonch altri due forti staccati dalle mura in destra e sinistra Adige. Dopo la campagna bellica piemontese del 1848 venne invece costruita una prima cerchia di undici forti (1848-59), posti ad una distanza variabile dal fronte bastionato compresa tra 1 e 2,4 chilometri. Con la perdita della Lombardia nel 1859, Verona divent per lAustria il cardine difensivo pi importante: venne quindi realizzata la seconda cerchia di nove forti staccati (1860-66). Lintero territorio veronese venne fatto oggetto di uno straordinario piano difensivo che vide la realizzazione del campo trincerato di Peschiera con diciassette forti, di Pastrengo con quattro forti e una torre del telegrafo e di Rivoli con quattro forti. Nel corso del Risorgimento, Verona rappresent sempre lobiettivo centrale di ogni campagna militare; la conquista della citt avrebbe permesso il controllo di tutta la pianura padana. Il 16 ottobre 1866, con la conclusione della terza guerra dIndipendenza, le truppe italiane entrarono in Verona ponendo ne al dominio asburgico della citt, iniziato nel 1814. Il plebiscito di annessione chiuse una fase fondamentale nellevoluzione del sistema difensivo dellarea veronese per aprirne unaltra con nuove prospettive. Il conne con lAustria venne a trovarsi sulla linea dellattuale demarcazione tra il Veneto e il Trentino Alto Adige, ponendo la citt di Verona praticamente sul limite territoriale del Regno. Le forticazioni asburgiche pensate per un nemico proveniente prevalentemente da ovest e sud vennero considerate obsolete e inefcaci; per questo si rese necessario ripensare e riorganizzare le difese a nord della citt. 46

Lo sbarramento di Rivoli a chiusura della valle dellAdige, realizzato nel periodo 1849-1852, venne ritenuto ancora valido sotto il prolo tecnico. Si decise per il suo aggiornamento (1880-1885) prevedendo linversione (da sud a nord) del fronte dei forti (forte di Ceraino, batteria bassa del Forte di Rivoli). Inoltre, allo scopo di interrompere laccesso alla riva destra dellAdige, venne costruita la batteria della Tagliata di Incanal (1884). Tra il 1880 e il 1885 vennero realizzati anche i forti S. Marco e Masua, successivamente aggiornati nel primo Novecento. Sul lato nord-orientale di Verona, sulle propaggini dei monti Lessini con lobiettivo di controllare le valli alpine che si aprono verso la pianura si costruirono forte Castelletto (1885, rinnovato nel primo Novecento), forte San Briccio (1885) e la batteria Monticelli (1888) e, nei primi del Novecento, i forti S. Viola e Monte Tesoro. Anche con lavvento dello stato unitario italiano larea veronese mantenne quindi la sua funzione strategico-militare no allo scoppio della prima guerra mondiale. Scopo della mostra promuovere la conoscenza dei forti veronesi, uno dei pi importanti complessi forticati del Veneto realizzato in et contemporanea (i forti austriaci del Veronese corrispondono a circa il 60% di quelli presenti nellintera regione). Un grande sistema difensivo, funzionale al controllo di un vasto territorio e capace di dissuadere il nemico da un attacco diretto: per questo motivo le forticazioni veronesi non vennero mai coinvolte direttamente nelle azioni belliche n nelle campagne risorgimentali n tantomeno nella prima guerra mondiale mantenendosi in gran parte no ai giorni nostri. Larea veronese che va dal Lago di Garda alle prealpi del Baldo e dei Lessini, ai

umi Adige e Mincio pu essere denita proprio in ragione di questo grande sistema difensivo un territorio forticato che costituisce un patrimonio storico che per la sua estensione e diffusione, nonch per la sua qualit architettonica ed ambientale non ha eguali in ambito nazionale. La mostra inserita nelle celebrazioni per i 150 anni dellunit dItalia, intende far conoscere il sistema difensivo veronese per il ruolo storico nelle vicende risorgimentali che hanno sempre visto Verona

protagonista di questi eventi. Il riconoscimento di questo importante patrimonio storico-architettonico profondamente integrato con le valenze ambientali del territorio in cui si colloca, consente di promuovere delle linee dazione per la valorizzazione del sistema difensivo e quindi del territorio veronese ad esso collegato. Fiorenzo Meneghelli Istituto Storico Architettura Militare

Il territorio forticato veronese: dallimpero austro-ungarico al regno dItalia Una mostra a cura dellIstituto Storico Architettura Militare Verona, Circolo Ufciali di Castelvecchio 31 maggio 2011 30 giugno 2011 Apertura: marted, 10.00-19.00; dal mercoled al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00 Legnago, Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni 4 settembre 2011 16 ottobre 2011 Apertura: dal luned al venerd, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilit di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-oroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

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Comune di Bardolino

Bardolino
Conferenza Gioved 17 marzo 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Genealogia del Risorgimento Relatore: Alberto Battaggia Conferenza Venerd 8 aprile 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Bardolino e le terre del Garda: teatro strategico degli eventi del Risorgimento Relatore: Franco Apicella Conferenza Marted 12 aprile 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Carlo Cattaneo, scrittore nel Risorgimento Relatori: Ernesto Guidorizzi, Silvio Pozzani Conferenza Gioved 5 maggio 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Le amiche della libert nella Verona del Risorgimento: Caterina Bon Brenzoni e Nina Serego Alighieri Relatore: Paola Azzolini Rievocazione storica Sabato 28 maggio 2011 - Domenica 29 maggio 2011 Calmasino Il combattimento di Calmasino (29 maggio 1848) Conferenza Marted 20 settembre 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Il clero e il Risorgimento veronese. La gura di don Pietro Castellani, parroco di Bardolino Relatore: Vasco Senatore Gondola Conferenza Gioved 6 ottobre 2011, ore 20.30 Chiesa della Disciplina, Borgo Garibaldi Ippolito Nievo a Bardolino Relatore: Armando Gallina Strade e piazze di Bardolino intitolate ad eventi e personaggi del Risorgimento Relatore: Ernesto Fasoletti

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Comune di Castelnuovo del Garda

Castelnuovo del Garda


Convegno Venerd 8 aprile 2011, ore 20.45 Sala Civica 11 aprile 1848 Giornata di studi sul Risorgimento veronese Costantino Nigra e i suoi tempi Relatore: Sergio Bracco Il clero veronese nel Risorgimento Relatore: Vasco Senatore Gondola Poesia e patria in Cesare Betteloni Relatore: Corrado Viola Convegno Sabato 9 aprile 2011, ore 15.30 Sala Civica 11 aprile 1848 Giornata di studi sul Risorgimento veronese Il canto degli Italiani di Goffredo Mameli Relatore: Mauro Quattrina Le prospettive dallunit dItalia allEuropa Relatore: Stefano Verz.

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Comune di Legnago

Legnago
Itinerario storico - monumentale Sabato 10 settembre 2011, ore 15.00-19.00 Domenica 11 settembre 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata allOspedale militare austriaco Alla Prova e al Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni Rievocazione storica Domenica 2 ottobre 2011, ore 15.30 Piazza Libert-Torrione Veneziano Momenti e fatti militari nella fortezza del Quadrilatero durante il 1848

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Fondazione Fioroni

Fondazione Fioroni
Conferenza Mercoled 16 marzo 2011, ore 21.00 Fondazione Fioroni Presentazione del volume Larciprete e il cavaliere. Il Veneto nel Risorgimento Relatore: Federico Melotto Mostra Domenica 20 marzo 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Inaugurazione delle nuove sale espositive del Museo del Risorgimento della Fondazione Fioroni Mostra Domenica 17 aprile 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a domenica 29 maggio 2011 Apertura: dal luned al venerd, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilit di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-oroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00 Mostra Domenica 4 settembre 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Il territorio forticato veronese: dallimpero austro-ungarico al regno dItalia Una mostra a cura dellIstituto Storico Architettura Militare Durata: no a domenica 16 ottobre 2011 Apertura: dal luned al venerd, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilit di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-oroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

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Mostra Domenica 23 ottobre 2011, ore 11.00 Fondazione Fioroni Un museo per la citt. Maria Fioroni e il Museo del Risorgimento di Legnago Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a sabato 31 dicembre 2011 Apertura: dal luned al venerd, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilit di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-oroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00 Mostra Domenica 6 novembre 2011, ore 16.00 Fondazione Fioroni Pier Domenico Frattini e i martiri di Belore Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a sabato 31 dicembre 2011 Apertura: dal luned al venerd, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilit di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-oroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

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Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero


idea di una mostra didattica capace di raccontare la vita quotidiana nei luoghi forticati del Veronese indubbiamente ben esemplicati nelle grandi strutture militari che costituivano il celeberrimo Quadrilatero lombardo-veneto muove dalla constatazione di trovarsi in presenza di un tema negletto e non sufcientemente approfondito dalla storiograa che da tempo ha affrontato i temi del Risorgimento. Lo stesso titolo vivere in fortezza

racchiude, nella sua apparente semplicit, uninsieme estremamente eterogeneo di sollecitazioni e di problemi che meritano senza ombra di dubbio ulteriori approfondimenti. Il tema centrale della mostra la vita di ogni giorno nelle piazzeforti del Quadrilatero costituisce quindi loccasione per una narrazione di lunghissimo periodo, a partire dallimprescindibile esperienza veneziana, delleterogeneo rapporto tra le popolazioni civili e i luoghi forticati.

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Un rapporto, questultimo, che spesso viene letto e percepito dal senso comune come scontato e immediato: la fortezza richiama alla mente limmagine della difesa, del riparo, della sicurezza. Si tratta in realt di un punto di vista per molti aspetti edulcorato ed effettivamente poco corrispondente ad una storia invece molto pi articolata, una storia che se analizzata attraverso approcci storiograci recenti, ad esempio quelli della storia economica o della demograa

storica, lascia emergere una quotidianit molto pi problematica, in cui spesso le ombre sovrastano le luci. Lintento del percorso espositivo sar appunto quello di sviscerare i dualismi e i contrasti che da sempre hanno accompagnato e legato inscindibilmente la storia delle fortezze e le vicende in alcuni momenti anche tragiche dei loro abitanti. Nel lungo periodo, allincirca dal primo Cinquecento allunicazione, molti indicatori demograci ed economici segnalano per le comunit forticate (Legnago e Peschiera in particolare) perduranti fenomeni di spopolamento, accompagnati da una pi generale stagnazione economica, facilmente intuibile nel rarefarsi di spinte imprenditoriali per tutta let veneziana che torneranno solo ad Ottocento inoltrato. Di fronte a questi dati palesemente indicatori di un radicato malessere di fondo, parso logico interrogarsi se e in quale modo il vivere in fortezza abbia avuto un ruolo preponderante nellinnescare dei meccanismi che in termini economici odierni potrebbero essere deniti di recessione. Per rispondere a queste interessanti

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istanze, la mostra si snoda attraverso temi che nella loro articolazione complessiva vorrebbero cercare di descrivere pi in profondit i meccanismi di questo suggestivo rapporto uomo-fortezza. Temi che consentissero, in altre parole, di valutare attraverso precise esemplicazioni storiche e documentarie se, in quale modo e no a che punto il vivere in fortezza abbia vincolato la quotidianit della vita comunitaria. Dai disagi legati ai cantieri decennali delle fabbriche cinquecentesche, al reclutamento forzoso delle popolazioni locali; dagli enormi impatti della costruzione fortezze sugli assetti ambientali, agli enormi carichi economici sopportati dalle comunit per il loro mantenimento; dai problemi di

approvvigionamento cerealicolo legato alla presenza di cospicui contingenti militari, a quelli sanitari. Tutto un mondo, di antico e nuovo regime, che si affaccia dalle affascinanti carte della storia; tutto un brulichio di uomini comuni, di eserciti, di soldati, di truppe, di vite scandite dalla noia della guarnigione che richiama alla mente echi di buzzatiana memoria, di vite di tanto in tanto scosse da tragici e sanguinari assedi, da roboanti cannoni e da imponenti macchine da guerra. Vivere in fortezza insomma, nel bene e nel male.

Andrea Ferrarese Direttore Fondazione Fioroni

Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Legnago, Fondazione Fioroni 17 aprile 2011 29 maggio 2011 Apertura: dal luned al venerd, 9.00-13.00 e 15.00-17.30; possibilit di prenotazione per gruppi e scolaresche (Museo della Fondazione Fioroni tel. 0442.20052, e-mail museo@fondazione-oroni.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00 Peschiera del Garda, Museo della Palazzina Storica 25 giugno 2011 25 settembre 2011 Apertura: sabato e domenica, 10.00-12.00 Verona, Biblioteca Universitaria Arturo Frinzi 5 ottobre 2011 31 ottobre 2011 Apertura: tutti i giorni (domenica inclusa), 8.15-23.45 Villafranca, Palazzo del Trattato 5 novembre 2011 20 novembre 2011 Apertura: ogni mattina su prenotazione per gruppi e scolaresche (Biblioteca Comunale di Villafranca, tel. 045.7902901, biblioteca@comune.villafranca.vr.it). Nei pomeriggi di sabato e domenica: ore 15.00-19.00 Verona, Circolo Ufciali di Castelvecchio 13 dicembre 2011 18 dicembre 2011 Apertura: marted, 10.00-19.00; dal mercoled al sabato, 10.00-22.00; domenica, 10.00-16.00
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Comune di Pastrengo

Pastrengo
Rievocazione storica Sabato 30 aprile 2011 163 Anniversario della Carica dei Carabinieri a Pastrengo Itinerario storico - monumentale Domenica 15 maggio 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata ai forti Degenfeld, Leopold e al Telegrafo Ottico

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Comune di Peschiera del Garda

Peschiera del Garda


Conferenza Luned 7 marzo 2011, ore 15.30 Sala Civica, Piazza S. Marco Ippolito Nievo: vocazione letteraria e impegno politico Relatore: Carlo Bortolozzo Conferenza Luned 14 marzo 2011, ore 15.30 Sala Civica, Piazza S. Marco I primi tormentati anni dellItalia unita Relatore: Umberto Bardini Conferenza Luned 21 marzo 2011, ore 15.30 Sala Civica, Piazza S. Marco Storia e interpretazioni del Risorgimento italiano Relatore: Dennis Borin Mostra Sabato 25 giugno 2011 Museo della Palazzina Storica Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a domenica 25 settembre 2011 Apertura: sabato e domenica, 10.00-12.00

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Comune di Rivoli

Rivoli
Conferenza Gioved 24 marzo 2011, ore 10.30 Palestra Comunale Il territorio prima e dopo lUnit dItalia Lettera del soldato piemontese Pietro Antonio Boggio Bertinetto spedita da Rivoli il 24 giugno 1848 Relatori: Mirco Campagnari, Enzo Gradizzi, Maurizio Delibori. Itinerario storico - monumentale Sabato 14 maggio 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata al forte Wohlgemuth Conferenza Sabato 14 maggio 2011, ore 21.00 Sala Consiliare di Corte Bramante I Piemontesi al campo di Rivoli. Testimonianze archivistiche Relatore: Virginia Cristini Presentazione del volume Uragano destate con proiezione di alcune scene tratte dal lm Senso di Luchino Visconti Relatore: Elena Pigozzi Conferenza Sabato 23 luglio 2011, ore 17.30 Sala Consiliare di Corte Bramante Combattimenti a Rivoli e sul Baldo del 22 luglio 1848. Ricordo di quattro combattenti rivolesi Relatori: Mirco Campagnari, Mario Ercole Villa, Corinna Campostrini.

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Comune di Sommacampagna

Sommacampagna
Itinerario storico - monumentale Sabato 24 settembre 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata allOssario di Custoza Conferenza Sabato 24 settembre 2011, ore 21.00 Sommacampagna, Azienda Agricola Monte del Fr Le colline moreniche del Garda e i paesaggi del Risorgimento Relatore: Silvino Salgaro

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Comune di Sona

Sona
Conferenza Gioved 17 marzo 2011, ore 11.15 Palazzo Comunale Tra economia e politica: gli orientamenti delle classi dirigenti italiane nello Stato unitario tra il 1861 e la ne dell800 Relatore: Giorgio Borelli Rievocazione storica Domenica 18 settembre 2011, ore 16.00 Localit Bosco di Sona Il combattimento di Bosco di Sona (5 aprile 1799)

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Valeggio sul Mincio


Comune di Valeggio sul Mincio

Rievocazione storica Domenica 3 luglio 2011, ore 17.30 Villa Maffei Sigurt Momenti e fatti militari della prima e della seconda guerra dindipendenza Itinerario storico - monumentale Domenica 25 settembre 2011, ore 15.00-19.00 I tesori veronesi 2011 I luoghi e le vicende del Risorgimento a Verona e nel Veronese Visita guidata a villa Maffei Sigurt

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Villafranca
Comune di Villafranca

Conferenza Gioved 10 marzo 2011, ore 20.45 Biblioteca Comunale Villafranca: vita quotidiana e societ tra Napoleone e lAustria 1796-1848 Relatori: Luigi Riggi e Andrea Tumicelli Conferenza Marted 15 marzo 2011, ore 20.30 Auditorium Comunale Le bandiere degli Stati preunitari italiani, 1814-1861 Relatore: Nazario Barone Mostra Gioved 17 marzo 2011, ore 18.00 Palazzo del Trattato Dalle origini allunit dItalia. Nomi e volti di protagonisti Una mostra a cura di Nazario Barone Durata: no a domenica 17 aprile 2011 Apertura: ogni mattina su prenotazione per gruppi e scolaresche (Biblioteca Comunale di Villafranca, tel. 045.7902901, e-mail biblioteca@comune.villafranca.vr.it). Nei pomeriggi dal luned al venerd, 16.00-18.00. Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00 Conferenza Gioved 24 marzo 2011, ore 20.45 Biblioteca Comunale Villafranca nel Risorgimento italiano, 1848-1870 Relatori: Luigi Riggi e Andrea Tumicelli Conferenza Marted 19 aprile 2011, ore 20.30 Auditorium Comunale Il Risorgimento in fotograa Relatore: Nazario Barone Rievocazione storica Domenica 11 settembre 2011, ore 16.00 Castello scaligero Momenti e fatti militari della seconda guerra dindipendenza 62

Mostra Sabato 5 novembre 2011, ore 18.00 Palazzo del Trattato Vivere in fortezza. La vita quotidiana nelle piazzeforti del Quadrilatero Una mostra a cura della Fondazione Fioroni di Legnago Durata: no a domenica 20 novembre 2011 Apertura: ogni mattina su prenotazione per gruppi e scolaresche (Biblioteca Comunale di Villafranca, tel. 045.7902901, e-mail biblioteca@comune.villafranca.vr.it). Nei pomeriggi dal luned al venerd, 16.00-18.00. Nei pomeriggi di sabato e domenica, 15.00-19.00

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+39.0442.601730

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