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3 2006

note di cultura meridiana

Nomadi
nel folklore
profughi
nella realtà I Rom e i Sinti italiani, non
riconosciuti come minoranze
etnico-linguistiche nazionali,
non beneficiano, il più delle
volte, dei diritti che questa
condizione prevede.

CINEMA
Matera e Basilicata:
non più solo
L’INTERVISTA location ALTRIMONDI
Pino Scaccia, Vivere in un campo
un nomade del rifugiati
giornalismo
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A. P. - D.L. 353/2003
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nota aggiunta il 14/02/2005), presto il mio consenso a che i dati da me forniti siano trasferiti verso società controllate o che intrattengano
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mio consenso la procedura di abbonamento non potrà essere espletata.

ACCETTO NON ACCETTO


IN QUESTO NUMERO EDITORIALE Sì, è un’Italia
spaccata in due. Ma non è quella emersa dal
UN TEMA PIÙ LIBRI risultato delle recenti elezioni politiche.
04 “Nomadi” nel folklore È piuttosto quella ancora rappresentata da
profughi nella realtà una contrapposizione sociale ed economica che
Rita Filippo
nessun Paese dell’occidente ha all’interno
L’INTERVISTA del suo territorio in maniera così netta e palese.
6 Pino Scaccia, un nomade del giornalismo Fra il Nord ricco e produttivo e il Sud che fa fatica
Katya Madio
ad allinearsi. Il prodotto interno lordo,
SCAFFALE la dotazione di infrastrutture, il tasso di
9 Il fiore rosso occupazione e di sviluppo, l’accesso al credito,
Barbara Carmignola
il mercato di prodotti culturali, tutto parla contro
SCAFFALE una crescita che stenta a venire al di qua del
12 Duri a Marsiglia Lazio e dell’Abruzzo, ormai staccatosi. Nonostante
Nunzio Festa
anni di progettazione (ordinaria o straordinaria
UN TEMA PIÙ LIBRI che sia), di Casse per il Mezzogiorno, di Ministeri
o dipartimenti, di grandi progetti o autostrade
13 Il pensiero nomade
LIBER

Maurizio Canosa che “stanno per essere ultimate”, al di là di tutto


e di tutti (schieramenti politici o classi dirigenti
LE IDEE
locali, nessuno escluso), il Sud Italia resta anni
16 Equilibrio ambientale
e vita di relazione luce lontano dalla ricchezza del resto del Paese.
Barbara Carmignola E per questo torna a crescere un nuovo
nomadismo interno all’Italia. La fuga dei cervelli
ET ALIA

LUOGHI MERIDIANI e delle braccia dal Sud verso il Nord. Tanti


17 Lo spirito meridiano del marketing giovani, dopo anni di studio e faticosi tentativi
Carlo Magni
di ricerca di un lavoro congruo con le giuste
CINEMA ambizioni, lasciano la propria terra. Speranze,
20 Matera e Basilicata: opportunità, amicizie, desideri, amarezze, tutto
non più solo location gioca a favore di una partenza, di un distacco,
Serena Vigoriti
forse accompagnato dal sogno di un futuro
22 CINEMA ritorno e forse no. E che un effetto immediato
Vai e vivrai lo producono: l’impoverimento di chi
Serena Vigoriti
è abbandonato e l’arricchimento di chi ospita.
23 MUSICA Considerazioni metabolizzate da tempo, ma
Caparezza: Habemus Capa che riemergono con forza quando si sfogliano
Luigi Catalani, Pietro Sacco
le pagine di un libro di fotografie sui Ragazzi
VERSI di Locri che qualche settimana fa un noto
24
Dupin, divenire alla luce giornale ha regalato. Mi sono chiesto: serviva
Nunzio Festa un libro così? Sì, forse serviva. Perché quei
ALTRIMONDI giovani hanno bisogno di risposte vere dalle
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Vivere in un campo rifugiati istituzioni. Per impedire che quelle marce di
Caterina Falomo protesta per un delitto prendano le forme
di un cammino di desolato abbandono.
28 APPUNTI
Quaderni dal traffico
W/Cody Vittorio Sammarco
LIBER UN TEMA PIÙ LIBRI

“Nomadi” nel folklore,


profughi nella realtà
Denominati zingari e nomadi, in affrontano il problema con capacità critiche, senza
RITA
FILIPPO

maniera spesso dispregiativa, sono affondare nel buonismo o nella crudeltà della
ancora oggetto di discriminazione, discriminazione: “Quante sono le menti umane
emarginazione e isolamento. capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante,
In Italia le molteplici comunità Rom impercettibile forza di penetrazione dei luoghi
e Sinti non sono riconosciute come minoranze comuni?” diceva Primo Levi ne La tregua.
etnico-linguistiche nazionali e pertanto non
beneficiano dei diritti che questa condizione L’integrazione: tormentata, ma possibile.
prevede. Per questo motivo, i Rom e i Sinti Le famiglie Rom oggi sono obbligate al
italiani vedono in molti casi negato il diritto nomadismo forzato, soggette al mutare del
alla residenza, il diritto al lavoro, alla sanità, clima e degli equilibri politici locali. Sono in balia
alla scuola. di atteggiamenti allarmistico-propagandistici e
perfino di interessi imprenditoriali che gravitano
In questa situazione drammatica, i Rom sulle aree occupate, oppresse dall’ignavia delle
provenienti dai paesi europei (Bosnia, istituzioni. Sono abbandonate al loro destino
Confederazione Jugoslava, Croazia, Romania, da anni, commiserate, contestate, spesso
Slovenia, Polonia, Ungheria) subiscono sistemi apertamente perseguitate, costrette ad adottare,
discriminatori ed emarginanti. come tante altre volte nella propria storia
Scappano dai loro Paesi d’origine per i conflitti secolare, strategie autonome di sopravvivenza.
etnici e le guerre civili, e l’Italia nega loro i più
elementari diritti. Ghettizzati nei “campi nomadi”
delle città italiane, e non solo, i Rom europei
vivono situazioni inumane senza acqua, luce,
servizi igienici. Sono costretti a mendicare per
strada, per far fronte alle necessità giornaliere.
Intanto l’odio razziale cresce, contro popoli che
storicamente non hanno mai affrontato una
guerra, che piangono in silenzio il loro olocausto
dimenticato. La paura della diversità, il sempre
crescente stimolo delle frustrazioni politico-sociali
“interne” alimenta il mostro del pregiudizio:
un circolo vizioso di causa-effetto impastato di
diffidenza, paura, disperazione e disprezzo. Pochi

Le immagini in questa pagina e a fronte sono tratte dal sito internet


www.provincia.mantova.it/sociale/osservatorio/sintierom/storia.htm

4
culturali, consulenti scolastici culturalmente
preparati, che avviano e mantengono la
comunicazione allievo/insegnante.

Taoma e il mondo di Giunglaparola:


una favola per chi non ha voce
A questo proposito, avvalendomi del prezioso
aiuto di Nadia Marino, una bravissima
coordinatrice di Opera Nomadi in Campania,
sono venuta a conoscenza di un libro: Taoma
e il mondo di Giunglaparola, di Carola Flauto,
presentato a Roma lo scorso 15 marzo. Il libro è
Molti Rom sono nati e cresciuti in Italia: bambini una favola interculturale per
uguali ad altri bambini, ma privati dei più combattere la xenofobia, e si
elementari diritti alla salute e all’istruzione; madri propone di dare voce ai Rom/
senza assistenza sanitaria; giovani costretti a Sinti, il popolo dei bambini
lavorare in nero, sottoposti al peggior caporalato; senza parola.
“anziani” la cui aspettativa di vita media non La prefazione è di Beppe
supera i 50 anni. L’ambiente in cui vivono è causa Grillo, le schede a cura
di forte disagio sociale, emarginazione, devianza, di Marco Nieli di Opera
microcriminalità e di ricorso a “espedienti” per Nomadi di Napoli. La casa
affrontare lo sbaraglio della vita quotidiana. editrice è Albatros edizioni,
Grazie ad alcune istituzioni, come Opera Nomadi, che ha stampato in carta ecologica
stanno faticosamente nascendo iniziative concrete da riciclo. L’iniziativa è inserita nel progetto
di inserimento, nel totale rispetto delle diversità. “Biblioteche Romanì”. I proventi del libro
Si cominciano a rivalutare e a sostenere le abilità costituiranno un fondo di recupero (La chiave
artigianali, manuali, artistiche dei popoli Rom; si magica) per i ragazzi Rom che frequentano le
comincia un’integrazione mirata dei bambini nelle Scuole Medie.
scuole. I Rom residenti in Italia hanno i livelli più
bassi di istruzione rispetto al resto d’Europa. La C’è un popolo di bambini senza-parola in mezzo
colpa è dell’indifferenza e della chiusura mostrata a noi… Li vediamo chiedere l’elemosina, offrire
negli anni dal ministero dell’istruzione, e di rose o accendini, lavare vetri, ma non riusciamo
secoli di negazione della cultura Rom. La scuola a capire realmente chi sono, da dove vengono,
viene spesso percepita come nemica, e l’obbligo che tipo di vita facevano prima e fanno adesso,
scolastico come un’aggressione e un dovere di che vita vorrebbero fare. Oltre a essere muti,
omologazione, non come diritto umano. Negli spesso sono anche invisibili. Nessuno li vede
ultimi anni, tre ragazze Rom, una di Cosenza, realmente o li ascolta, nessuno cerca di capire
una di Campobasso e una di Udine, hanno però ciò che loro si sforzano di farfugliare tra i denti.
raggiunto la laurea. Oggi hanno tutte e tre un Nessuno li guarda negli occhi. ●
impiego per ora precario, ma hanno avviato
un lavoro di pressione nelle istituzioni molto Ringrazio Marco Nieli e Nadia Marino di Opera Nomadi per le
importante. Nascono anche le figure dei mediatori informazioni e la disponibilità.

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LIBER L’INTERVISTA

Pino Scaccia, un nomade


del giornalismo
L’intervista che segue è stata realizzata
KATYA
MADIO

grazie alla partecipazione e al consenso


del giornalista Pino Scaccia al quale
vanno tutti i nostri ringraziamenti
per la disponibilità accordataci. Attraverso
una serie di domande abbiamo cercato di
conoscerlo meglio, di comprendere la sua
visione della vita e il relazionarsi con essa,
soffermandoci sulla necessità, oggi, di
recuperare una dimensione umana del tempo,
della cultura, della comunità e della vita.

Raccontaci brevemente il tuo percorso


professionale.
Primissime esperienze in un piccolo giornale e scrivere. Sono riuscito a fare entrambe
sportivo, poi un quotidiano allora importante di contemporaneamente. E mi pagano addirittura.
Roma, “Momento sera”, varie collaborazioni, Altro che sogno.
quindi il salto ad Ancona. Praticante a “Corriere
Adriatico” e poi alla Rai nel 1979 con la nascita Ci sono figure particolari, magari conosciute nel
della terza rete. Otto anni dopo al Tg1. Quasi corso degli anni, alle quali ti senti maggiormente
subito inviato, fino ad oggi. legato e riconoscente? Per quale motivo?
Di maestri ne ho avuti tanti. Sono grato a quelli
Cosa hai conquistato e cosa perso a causa del che mi hanno introdotto nell’ambiente e poi a
tuo lavoro? tutti quelli da cui ho imparato. Sono davvero
Ho sicuramente perso molto della famiglia. molti.
Ho conquistato grandi privilegi, vivendo
letteralmente la storia. Non c’è un evento, in Il profondo sconvolgimento dovuto
Italia e nel mondo, degli ultimi vent’anni che non all’inserimento, sempre più massiccio delle
ho seguito direttamente, sul posto. nuove tecnologie ha secondo te, cambiato il
modo di fare informazione e quali, secondo
Fare il giornalista è stato sempre il tuo sogno? te, sono gli aspetti della comunicazione che
Se non avessi avuto questa opportunità quale rivestono oggi maggiore interesse?
pensi sarebbe stato il tuo lavoro? Cosa ti Sta cambiando tutto. Prima c’erano solo i giornali.
sarebbe piaciuto fare? Poi anche la televisione. Adesso ci sono giornali,
Da piccolo sognavo due cose: viaggiare televisione e internet. Ogni strumento non

6
esclude l’altro, è un grande gioco dove spesso Internet sta facendo passi da gigante. Non è più
ci si morde la coda. Certamente il modo di fare una nicchia. In Gran Bretagna già ha superato la
informazione cambia, è velocissimo adesso, forse televisione come fonte di informazione. Ma la
troppo, a discapito dell’approfondimento. Rete, è vero, rappresenta soprattutto un grande
strumento di dialogo, sì planetario. Si stabiliscono
Un detto dice: “Libera informazione in libero rapporti con mondi prima irraggiungibili.
Stato”. Alla luce, anche, dell’articolo 21
della Costituzione che definisce la libertà Quali sono invece i possibili rischi legati a questo
d’espressione, pensi che un giornalista sia nuovo modo di fare informazione?
veramente libero di fare informazione senza Li ho detti prima. Il rischio è che la Rete è così
condizionamenti e controlli di alcun genere? grande e senza controllo che può rappresentare
Impossibile una libertà assoluta. E poi non uno strumento pericoloso. Su Internet c’è di tutto,
facciamo confusione. L’articolo 21 non c’entra anche il peggio. Capisco che è in gioco la grande
niente con la professione di informare. forza di Internet che è la libertà, però qualche
Ogni cittadino è libero di esprimere il suo controllo ci vorrebbe.
pensiero. Un giornalista deve avere senso di
responsabilità. Specie con i nuovi strumenti Hai scritto recentemente “La torre di Babele.
i rischi di confusione aumentano. Storie(e paure) di un reporter di guerra”: qual
La propria libertà non deve mai soffocare la è la tua paura più grande? Quale invece la tua
libertà altrui. gioia maggiore?
Molte paure. Certamente la più grande quando in
“Se non diremo cose che a qualcuno Iraq mi hanno sparato con quattro kalashnikov, li
spiaceranno, non diremo mai la verità”: questa ho visti in faccia, volevano uccidermi. Ancora non
è la tua frase per eccellenza. Quanto costa dire so come l’ho scampata. La gioia più grande forse
la Verità? È sempre possibile dirla? la liberazione del piccolo Farouk.
Intanto è possibile dirla quando si conosce.
Anche qui cerchiamo di chiarire. Un conto è la Quando una persona come te ha visto la morte
verità, un conto sono i fatti. Faccio un esempio: dinanzi agli occhi più volte, cosa apprezza
il fatto è che le Torri Gemelle sono crollate. maggiormente della vita?
E la verità qual è? Sicuramente, quando la si I valori veri. Ma non solo perché hai visto la tua
conosce, è molto scomodo dire la verità. morte, soprattutto perché hai visto la morte degli
altri e le sofferenze, soprattutto. Quando vedi
Come molti personaggi famosi anche tu possiedi, gente morire di fame capisci che i nostri problemi
un diario on-line condiviso da milioni di utenti spesso sono stupidaggini.
nonchè un sito internet.
Pensi che l’utilizzo di simili strumenti, implichi Tra i libri da te realizzati a quale sei
un controllo sulla circolazione delle notizie maggiormente affezionato e perché?
solo da parte delle èlite maggiormente Ne ho scritti quattro. Sono affezionato al primo
alfabetizzate dal punto di vista informatico o e non solo perché era il primo. Perché attraverso
ritieni che internet, essendo una rete mondiale, Armir ho scoperto anche di persona storie
contribuisca allo sviluppo di un dialogo, affascinanti di gente che dopo cinquant’anni
addirittura planetario? cercava ancora il proprio caro. ●●●

7
LIBER L’INTERVISTA

●●● Hai detto in una intervista che l’arte ti la dimensione alternativa alla velocità
dà emozione: quale opera è in grado di attrarti occidentale: quella della lentezza.
completamente, fino a perderti? Tu che da sempre, per motivi di lavoro,
Fin da ragazzo, amo Caravaggio. Incredibile: mi non sei legato mai a un posto fisso, che usi
sento soggiogato. tecnologie veloci, che sei sempre in lotta per la
sopravvivenza che significato dai al tema della
Il sociologo Franco Cassano invita a restituire al lentezza?
Sud l’antica dignità di ‘soggetto del pensiero’ Magari, sarebbe un sogno. Il tempo è il nostro
e interrompere una lunga sequenza in cui è incubo, specie per un cronista televisivo. Ma
stato pensato da altri e l’annosa consuetudine siamo schiavi del tempo, dimenticando che è solo
di considerare il Paesi del mondo divisi tra una convenzione, in realtà il tempo non esiste.
sviluppati e in via di sviluppo, soggiace alla Per tornare all’Africa, basta leggere Kapuscinski.
considerazione che spesso i secondi debbano Se chiedi a un africano, che so, quando c’è la
diventare come i primi. riunione? ti risponde: quando ci siamo tutti. Un
Egli sostiene: “Cantare con la voce degli altri giorno in Sudan si buca la gomma alla nostra
è una falsità. Bisogna cantare con la propria auto. L’autista scende. E io istintivamente gli
e soprattutto rivendicare alcuni elementi che chiedo: quando torni? Lui mi brucia: quando ho
appartengono al Sud”; guardando ciò che trovato la gomma.
accade nel Sud del mondo e considerando la
costante minaccia del terrorismo islamico, non Quando Pino Scaccia è solo, lontano dai fragori
pensi che a volte la presunzione occidentale delle bombe, dal caos cittadino, magari immerso
di misurare tutto con il proprio metro di giudizio nel buio della notte, a cosa pensa?
realizzi un approccio sbagliato nei confronti di Penso ai fragori delle bombe. È una battuta,
quei Paesi, così lontani da noi, esportando un voglio dire che penso a tutto quello che ho
modello di democrazia che, forse, dovrebbe dentro. Perché tutto ti resta dentro, mica te ne
essere solo confrontato e non imposto? puoi liberare. E io neppure lo voglio.
Assolutamente d’accordo. Basta andare in Africa
per capirlo. Ho visto in Kenya i guerrieri masai Sei mai stato in Basilicata? Se sì cosa ti ha
abbandonare la terra arida per andare a morire lasciato questa terra?
ai margini della città e ho capito che abbiamo Non molto, cioè di sfuggita. Ricordo una terra
fatto molti e gravi errori. Non solo siamo selvaggia. Mi piace. Mi piacciono i posti selvaggi,
presuntuosi, siamo anche cattivi. Pensiamo di sono veri.
aiutarli regalando pozzi e invece andiamo a
prendere quel poco che hanno, inventando nuovi Liberalia ti ringrazia moltissimo per la sua
mercati. Bisogna al limite insegnare a costruire disponibilità. Un’ultima battuta per lasciare i
pozzi. nostri lettori: cosa vorresti dire loro?
“Visto che ho un’età in cui posso anche guardare
Il nostro giornale “Liberalia” si ispira al pensiero indietro, voglio ricordare che ogni giorno ci sono
di Cassano e alle sue considerazioni circa mille motivi per reagire. Con gli anni diventano
il pensiero meridiano che concerne, anche, cento, poi cinquanta, poi dieci. Arriva un punto in
l’allontamento dal fondamentalismo della cui i motivi restano tre, quelli fondamentali.
modernità. Egli suggerisce, infatti, di riscoprire Guai a rinunciare a quelli”. ●

8
SCAFFALE LIBER

Il fiore rosso
L’amore che seminiamo nel mondo Ripensando a Don Luigi di Liegro, parroco “della
BARBARA
CARMIGNOLA

sopravvive alla nostra esistenza nuova Roma”, la Roma degli immigrati, dei poveri
superando la nostra memoria. La e degli emarginati, o a Don Tonino Bello che,
fede in Dio, l’Amore più grande e vescovo di Molfetta, non disdegnava di dormire in
totalizzante che ci possa essere, non auto per lasciare il palazzo vescovile alle folle di
si sottrae a questa verità, la sublima anzi sfrattati e senzatetto che ospitava,
con la forza imperante del suo bisogno di ci accorgiamo in fondo che l’uomo, inerme anche
concretizzarsi in testimonianza. nell’occidente benestante dove sembrerebbe
invincibile protagonista della propria favola di
Nel Libro della giungla di benessere e agiatezza, ha comunque bisogno di
Kipling, il piccolo Mowgli, il rapportarsi al prossimo e al divino. L’urgenza di
cucciolo d’uomo, riesce a vincere Dio si dà dovunque, a casa nostra, come nell’India
l’arrogante e poderosa tigre della carismatica Madre Teresa, instancabile
Shere Khan con il “fiore rosso”, “matita di Dio” consumatasi nella cura dei più
un tizzone ardente che gli fa deboli, o nell’Africa di Joseph-Albert Malula che
scudo e lo mette in salvo. ha lottato per la crescita della chiesa congolese
Paolo Giuntella (giornalista e si è battuto contro il colonialismo per la dignità
RAI), ispirandosi a quest’episodio, intitola così, della persona. Martin Luther King, in America, col
significativamente Il fiore rosso il suo ultimo libro, suo sogno di pace e di fraternità tra le genti, col
braciere di storie di ardenti testimoni dell’amore suo credo di uguaglianza tra bianchi e neri, non
e della fede in Cristo, tedoforo della convinzione è poi così distante dalla giovane rappresentante
che sia il compito della testimonianza a della Rosa Bianca, Sophie Scholl, o dall’austriaco
perpetuare la fiamma della fede, rifugio, sostegno Franz Jaegerstaetter, fermi oppositori
e vera forza dell’uomo. dell’ideologia nazista volta a imporre
Ripercorrendo con la memoria volti, più o meno la legge del potere e del più forte. Il cammino
noti, dediti a testimoniare il credo cristiano a della memoria, intrapreso dall’autore, punta a
sacrificio della propria stessa esistenza, Giuntella dare voce alle silenziose rivoluzioni di chi si è
condivide con il lettore incontri, fatti, dialoghi rifiutato di sottomettersi “a un mondo così ben
e accadimenti che hanno inciso sulla sua vita definito e così ben costruito che sembra un mondo
e sulla sua formazione, in una carrellata di normale” (per riprendere le parole di Emmanuel
personaggi che ha conosciuto direttamente o che Mounier riportate dallo stesso Giuntella).
ha adottato quali ideali punti di riferimento. Si delineano così, tra le pagine del libro,
Sulle strade del mondo, dalla città di Roma umanissimi tasselli del disegno divino della
all’oriente asiatico, dalle terre d’Africa a quelle testimonianza cristiana calata nell’oggi e nel
latino-americane, l’autore dipana il suo filo “tempo”. ●
d’Arianna che ci permette di seguire il cammino
della fede attraverso le storie di chi ha lottato Paolo Giuntella, Il fiore rosso,
per veicolarla. Ed. Paoline, Milano 2006, pp. 244, euro 12.

9
Aspettando il
Lucania Buskers Festival
Incontro con Francesco Rienzi, direttore artistico
del Lucania Buskers Festival

Ciao Francesco, siete già in trepidazione Quali saranno le novità di quest’anno?


per l’avvio della IV edizione del Lucania In termini di programmazione artistica
Buskers Festival? proporremo un cartellone sempre più di
Ebbene si! Siamo ripartiti con i preparativi di carattere internazionale, composto sia
questa nuova edizione già nell’Ottobre 2005; da compagnie affermate che da giovani
ad oggi, abbiamo ricevuto circa 450 candidature emergenti, ai quali daremo ampio spazio.
di compagnie italiane e straniere delle quali Gli spettacoli delle compagnie emergenti
stiamo facendo un’accurata selezione. Il festival quest’anno potranno essere votati dal
sarà riproposto nella sua formula itinerante e pubblico. Dal punto di vista
durerà circa una settimana, dal 9 al 14 Agosto organizzativo
2006. Saremo a Grumento Nova,
Stigliano e Matera con l’obiettivo
di unire artisti e spettatori nella
comune condivisione dello
spettacolo e della strada.
Aspettatevi un
edizione veramente
ricca di novità.

10
abbiamo intenzione di attrezzare piccole compagnie saranno più di venti e che tutti
isole ecologiche da collocare in ogni città gli spettacoli in programmazione saranno
ospitante il festival, al fine di promuovere la contrassegnati da validità ed originalità dei
cultura del riciclo e del rispetto ambientale contenuti messi in scena e dei relativi progetti
ai nostri visitatori. Sempre in quest’ottica artistici. Inoltre, porteremo sicuramente
abbiamo deciso di stampare tutto il materiale un grande spettacolo-evento in ogni città
promozionale su carta riciclata. ospitante il festival, con un gran finale previsto
Inoltre, ospiteremo un campo di lavoro per la tappa di Matera.
internazionale organizzato in collaborazione
con il Network YAP (Youth Action for Peace). In qualità di direttore artistico puoi spiegarci qual
Dodici volontari provenienti da tutto il mondo è il segreto del successo di questo Festival?
si aggiungeranno ai nostri già numerosi Un Festival che riesce a incantare e ad
collaboratori locali nell’ambito dell’organizzazione appassionare “grandi e piccini”?
della nuova edizione 2006. Chiedeteci tutto ma non di svelare segreti!
Scherzi a parte, penso che il segreto del
Il vostro asso nella manica di questa nuova successo del Lucania Buskers stia nella sua
attesissima edizione? stessa natura, ovvero quella di festival di arte
Gli assi si scoprono al momento giusto! di strada.
Per il momento posso dire solamente che le L’arte di strada diverte, coinvolge, aggrega
e consente di svolgere un’azione a favore
della democratizzazione della cultura, in
quanto rompe le nicchie e va incontro
ad un pubblico eterogeneo e quindi
potenzialmente enorme.
Per sua definizione, lo spettacolo di strada
investe uno spazio collettivo, aperto a tutti,
e permette liberamente di avere uno sguardo
nuovo e differente sugli spazi urbani. ●

11
LIBER SCAFFALE

Duri a Marsiglia
Riappare Duri a Marsiglia. Nel magna Il personaggio chiave del perfetto romanzo, quel
NUNZIO
FESTA

delle stampe e delle ristampe, Fiori italiano - fuggiasco per forza di cose,
s’intende. Dopo 31 anni dalla prima è figura da amare. Una di quelle invenzioni
pubblicazione e 21 dalla morte del suo letterarie che a ogni movimento ti fanno stare
autore. Per fortuna, ogni tanto, anche qualche in apprensione per la sua sorte.
grande casa editrice si lascia andare ad atti Come il Bandini di Fante ecc. ecc. ecc.
gentili. E, quindi, bentornato Duri. Lui, Gian Carlo Fusco non era politicamente
corretto. Questo libro conferma che è possibile
Come dicono pure De Lorenzis e Bernardi, in dire fare scrivere vivere senza peli sulla lingua.
altra sede. Non aveva paura, Fusco, a parlare di È autobiografia o no? S’è da sempre interrogata
fasci e malviventi. Lo faceva con uno squisito, la critica. Chi se ne ‘mporta, viene da rispondere.
sottile garbo. Lo Oppure è noir o non lo è nonostante le scene?
faceva con dita abili All’unisono Tommaso De Lorenzis e Luigi
e movimenti felpati. Bernardi urlano la propria risposta negativa.
Con un rigore elevato Affermando inequivocabilmente i loro pensieri,
a livello d’ideologia e dall’intero della pubblicazione einaudiana.
idee elevate a rigore Ma la collana nella quale è inserita opera lo è,
assoluto. è noir. Di nuovo: chi se ne importa. ●
Sta ben lontana
da certi volumi,
quest’opera. Gian Carlo Fusco, Duri a Marsiglia,
Anch’essi, a volte, Einaudi Stile Libero, 2005.
gettati nella mischia Introduzione di Tommaso De Lorenzis,
dalla Einaudi. E ritorna Charles Fiori, con una nota Giovanni Arpino e postfazione
indomabile lettore dei Fleurs Du Mal. di Luigi Bernardi; pag. 192, 10.00 euro.
Si riaffacciano all’orizzonte delle pagine i quasi
mitologici eroi banditi. Maestri di strada, anche,
e figli di puttana di tutte le risme.
Giungono da una città ora tanto diversa da
quel 1932. Liberata da certi De Grulle e da una
tipologia di criminalità, dalla feccia d’un periodo
storico che nuotava nel mare delle risse e delle
bische clandestine, nelle rappresaglie tra gangster
e bande rivali.
Il vento del cambiamento avrà, probabilmente,
inarrestabilmente messo a tacere
quell’emozionante cattivo argot e sbriciolato
un modo d’essere Romanticismo.

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UN TEMA PIÙ LIBRI LIBER

Il pensiero
nomade
C’è un percorso della modernità avesse voluto creare l’uomo animale stanziale, lo
MAURIZIO
CANOSA

che si colloca all’opposto della avrebbe piantato nella terra nuda come
tradizionale interpretazione della un albero.
“radice” occidentale – molto in voga Il pensiero nomade, dice qualcuno, incoraggia
in questi mesi - che fa del monoteismo l’indifferentismo etico e un certo relativismo
religioso e culturale l’humus fondante della portatore di superficialità.
nostra identità giudaico-cristiana: è quello Non siamo d’accordo. Esso ama, insieme alla
dell’erranza, dello sradicamento, del progetto superficie, la profondità di una decisione radicale.
nomade. Ma tale radicalità non si protrae all’infinito
nel cuore della terra, come un cardine eterno
“Il nomadismo – ha scritto una volta Emmanuel e inamovibile. Il pensiero
Lévinas - non è un approccio dello stato nomade non inorridisce
sedentario. È un rapporto irriducibile con la terra: di fronte agli spostamenti
un soggiorno senza luogo”. progressivi della morale e del
Non a caso citiamo Lévinas, filosofo ebreo gusto, ●●●
che ha scontato sulla sua pelle la drammatica
esperienza “concetrazionaria” dei lager nazisti.
Siamo figli della cultura giudaica, è vero, ma
troppo spesso ci si dimentica che all’origine di
questa cultura non c’è la sicurezza di un punto
archimedico. Non c’è un territorio, né tantomeno
uno stato, ma un viaggio senza ritorno, il divenire
costitutivamente aperto, lo spaesamento di una
moltitudine in marcia.
Il pensiero nomade si comprende a partire
dalla sua origine: il cammino verso Canaan e
la diaspora millenaria. Mosè, il vero nomade
che diede un senso di libertà al suo popolo,
spronandolo al movimento, non ha mai raggiunto
la terra promessa, eppure ne ha sentito
irresistibilmente il richiamo e il sentore.
È questo ciò che conta. È questo che lo
ha spinto in avanti in una ricerca
senza fine. Che é quella di ogni
essere umano. Se la natura

13
LIBER UN TEMA PIÙ LIBRI

Cincinnato, le promesse che il nomadismo del


pensiero può mantenere sono impraticabili se
hanno la pretesa dell’assoluto. Ma hanno la verità
della carne-del-mondo se dentro fanno spazio al
cuore e al sangue necessari. Sono il frutto di un
inizio che si pone un termine, un fine, come ogni
promessa, pienamente umana, che si rispetti. Ed
è un inizio che sarà destinato a ripetersi, perché
se è vero che ogni partenza è un principio, ogni
principio è un cominciamento di senso, una
nascita nuova, una nuova “azione”.
Un’altra grande pensatrice di cultura ebraica
come Hanna Arendt, lo ha detto chiaro.
“Il cominciamento inerente alla nascita può
farsi riconoscere nel mondo solo perché il
nuovo venuto possiede la capacità di dar luogo
a qualcosa di nuovo, cioè di agire” (H. Arendt,
Vita activa, Bompiani, 1994, p. 8). Questo perché
“agire, nel senso più generale, significa prendere
un’iniziativa, iniziare (come indica la parola
●●● ma ciò non significa greca archein, ‘incominciare, ‘condurre’ e anche
che abbia deciso di vivere perennemente ai ‘governare’), mettere in movimento qualcosa
margini di una scelta. Al contrario. Il nomade (che è il significato originale del latino agere)”
sceglie, progetta e costruisce cantieri mobili. (Arendt, p.128-129).
Su porzioni minime di terra realizza edifici di Non c’é nomadismo senza un perenne inizio,
valori al tempo stesso teneri come asfodeli e nascita, azione. Solo temporaneamente,
ostinati come ginestre. La sua azione ricorda il nomade risiede tra i confini di una enclave.
quella del romano Cincinnato, Coltivando patrie provvisorie, arricchendole
che accetta il suo ruolo del suo lavoro e traendone
di condottiero in battaglia da esse gli umori, vive sotto
quando il pericolo cresce una tenda errante, in faccia al
e il gioco si fa duro, e quando vento e al sole. Talvolta si nutre
la guerra é vinta, lo scopo é di frutti poveri rubati a forza
raggiunto, torna nei perimetri dalle secchezze di una landa
angusti di un pezzo di terra inospitale. Deve dunque “agire”,
domestico. Per poi ripartire spostarsi di continuo, per trovare
per una nuova chiamata alle in qualche altr⁄ove le cose che
armi, rifiutando sempre gli cerca. E così vive e si moltiplica
onori del titolo che hanno il in conoscenza.
sapore stantio del marchio
incancellabile. Nulla é per
sempre. Come quelle di Hanna Arendt (1906-1975)

14
Una conoscenza che spesso assume i contorni omolgare nel diktat il vitale caleidoscopio delle
della caduta, della ferita e del dramma che si “ragioni” e delle esistenze. Il nomadismo del
fa esperienza. Il tempo degli uomini è diviso pensiero emerge allora quando si dà il via alla
in periodi immensi, ma la conoscenza si distruzione del Sancta Santorum, all’abbattimento
unisce sempre alla vita se non addomestica la dell’idolo sul piedistallo. Con ciò, é necessario
contraddizione, l’oscurità, il dolore, il “travaglio tenere ogni pretesa di eternità e di certezza a
del negativo”. L’evento, in questo senso, é debita distanza. Perché “da lontano - ci consiglia
sempre dietro l’angolo, come movimento il Nietzsche della Gaia scienza - tutte le cose
d’eccedenza che può distruggere le nostre perdono grandezza e peso”. Significa con questo
sicurezze. Il principio presuppone il rischio del fare giustizia di ogni tensione di verità? Non
fallimento del progetto, della promessa. Ma é esattamente. Piuttosto, potremmo dire che la
un rischio che bisogna correre, per crescere. verità coincide proprio con l’uomo che vive,
Solo in questo modo lo scandalo del “volto ex-iste, emerge cioé come animale plastico
d’altri”, di cui parla Levinas, si rivela come dall’indistinto dell’essere per farsi carne, ossa e
efficace contravveleno al riflusso fanatico delle pensiero.
monoculture. “Lo sradicamento in questo senso è verità. Una
D’altra parte, se la conoscenza è suscettibile verità necessaria che scardina la consolazione che
di progresso, come pensava Popper, non può i simulacri sono chiamati ad elargire. Riconoscere
poggiare su terreni solidi, ma su palafitte. L’unica nello sradicamento la condizione reale dell’essere
regola certa è che non c’é regola certa, perché produce una serie di movimenti successivi che
ogni teoria attende di essere smentita dalla determinano altrettante aperture: in questo modo
realtà. Tutto ciò è il contrario della radice che la verità si fa progetto, dispone all’erranza”
sostiene. L’archein fa dell’azione una nuova (T. Villani, Verità e divenire – attualità e necessità
direzione di marcia, l’origine di un solco che del nomadismo, in Geofilosofia, di G. Deleure,
desidera durare finché può. Poi può essere F. Guattari ed altri, 1993, p. 41).
abbandonato al suo deserto. Quanto futur/o scorge il nomade liberando avanti
La cultura della differenza e dell’alterità, che lo sguardo. Cambiando punto di vista, allargando
fonda il pensiero nomade, ha origini recentissime orizzonti, sviluppa il gusto della distinzione: una
nella storia dell’uomo. Il pensiero unico, invece, raffinata capacità di discernere, non per volontà
matrice della violenza totalitaria, di dominio, ma per cogliere il
è una malattia che meglio dalla differenza delle cose.
certo non ha avuto Il che significa avere non solo
secoli di incubazione per una terra, ma la Terra intera da
svilupparsi. conquistare.
È germinato subito, all’alba Così, parafrasando ancora
delle civiltà. Ma é senza Nietzsche, si potrebbe dire che
dubbio contronatura, se é bisognerebbe di volta in volta
vero che la natura é, per congedarsi da una terra
essenza, infinita diversità (una patria provvisoria)
biologica. La curvatura come Ulisse da Nausicaa,
narcisistica della Ragione, in benedicendola piuttosto che
quanto tale, tende dunque ad innamorati di essa. ●

15
LIBER LE IDEE

Equilibrio ambientale
e vita di relazione
i crucci di una contemporaneità alienante
Non sarà presuntuoso affermare che ed ecologici. Dal quotidiano
BARBARA
CARMIGNOLA

il nostro stile di vita può cambiare di una coppia all’esistenza


il mondo, quello quotidiano, che della collettività.
sperimentiamo tutti i giorni, e quello Iniziare a rispettare
che non conosciamo perché lontano determinati parametri
o di là da venire. Potremmo cominciare ambientali sin dall’uscio delle
proprio da casa nostra... nostre dimore è uno, forse
il primo, dei tanti “passi
È questo il consiglio di Gianluca Soldi, di semplicità”, che siamo chiamati a compiere
specializzato in bio-architettura, che nel suo oggi che, come rilevato da Alex Zanotelli nella
ultimo libro Spazio e vita (Effatà Ed. 2006, pp. prefazione del libro E dunque
123, euro 11) ci offre una chiave di lettura che fare? curato dal Collettivo Matuta
innovativa per guardare da una diversa (Ed. Paoline 2006, pp. 170, euro 11),
prospettiva la nostra esistenza cominciando “ci troviamo di fronte a un mondo squinternato,
proprio dalle nostre abitazioni: la casa come che permette al 20% della popolazione globale
spazio di relazione in cui la coppia cresce - il mondo ricco - di papparsi l’82% delle risorse,
e si espande costituendo nella famiglia la prima lasciando a cinque miliardi di uomini le briciole”.
cellula della società. Siamo dunque invitati a un cambiamento
Ogni casa dovrà dunque essere pensata per chi per non condannare l’intera umanità
vi abita, innanzitutto scegliendola in base ad all’autodistruzione. Ben venga un’alimentazione
alcuni parametri socio-ambientali ed in seguito sana, ecologica ed etica. Un no tassativo alle
comunicando attraverso i colori più giusti la bevande industriali, compresa l’acqua, inutili,
personalità del proprietario nonché organizzando dispendiose e dannose per la salute. Anche
gli interni come specchio della vita della famiglia. la moda è sotto accusa, laddove incentiva a
Altrettanto necessario sarà impiegare dismettere in fretta abiti ancora nuovi, così
nella costruzione della propria come da evitare è il consumismo
abitazione dei materiali farmaceutico. Siamo
naturali, al tempo tutti invitati a
stesso sani contribuire alla
nostra stessa
sopravvivenza…
Leggere per
riflettere… ●
LUOGHI MERIDIANI ET ALIA

Lo spirito meridiano
del marketing
Il pensiero meridiano indica una
CARLO
MAGNI

nuova via al marketing. L’attenzione


ai legami con la terra, alla centralità
dell’individuo rispetto agli obiettivi
commerciali delle aziende, a una forma più
umana della promozione di prodotti di vario
genere sono soluzioni possibili che creano
valore non solo per gli operatori
del commercio ma anche e soprattutto per
i consumatori.

Il marketing mediterraneo, la nuova frontiera nella sede della Regione Campania


del marketing, si discosta dal suo parente a Manhattan, il I° forum internazionale sul
prossimo anglosassone per i valori intrinseci che “Marketing Mediterraneo”, che si è svolto
esso rappresenta, ossia l’apertura alle diversità, a Ravello, sulla costiera amalfitana, dall’8
la cura dei legami e dei contatti tra azienda al 10 maggio.
e cliente, il rispetto di tutte le opinioni, positive L’evento ha visto la partecipazione di managers
o negative che siano, e il senso di appartenenza e marketers provenienti da tutto il mondo
alla zona di origine che viene trasmesso così e rappresentanti del marketing non
alle comunità,virtuali e non, createsi attorno convenzionale tra cui Bernard Cova, docente
ai prodotti che un’azienda promuove, facendole di marketing presso l’Istituto EuroMed di
divenire gruppi uniti da una passione unica: Marsiglia e autore del libro Il Marketing Tribale:
il prodotto e il messaggio di cui esso si fa legame, comunità, autenticità come valori
veicolo. del Marketing Mediterraneo, Antonella Carù,
Negli ultimi anni il marketing tradizionale docente di marketing all’Università Bocconi
è divenuto troppo aggressivo e competitivo di Milano, il clan di www.ninjamarketing.
e i nuovi strumenti di comunicazione che it (osservatorio italiano sul marketing non
ruotano attorno a internet sono stati presi convenzionale e creativo) e i rappresentanti
d’assalto da grandi e piccole aziende che hanno dell’Art Director Club statunitense.
riversato sul web una marea di informazioni La scelta di New York come sede di
il più delle volte spiazzanti per il navigatore presentazione del forum non è stata casuale,
della rete e potenziale cliente. visto che la Grande Mela è considerata
È per questa serie incrociata di valori e benefits la capitale mondiale del marketing e
che proprio oltre oceano, a New York, è stato dell’advertising e i valori della mediterraneità
presentato in anteprima mondiale, quali il senso di appartenenza ●●●

17
ET ALIA LUOGHI MERIDIANI

●●● a una comunità e lo stimolo quotidiano parte delle aziende. Un buon claim o un visual
alla creatività legata alle risorse del territorio forte e provocatorio non sono più sufficienti
hanno colpito positivamente gli operatori di al lancio di un prodotto proprio per la crescita
marketing degli USA. Ciò che favorisce un culturale e la domanda sempre più esigente da
discreto successo a questo nuovo modo di parte del consumatore. È quindi indispensabile
pensare, vedere e attuare una disciplina come favorire il ritorno delle emozioni di cui il
il marketing è proprio quel superamento degli prodotto e l’azienda promotrice devono farsi
attuali valori economici di individualismo e testimonials, puntando sul potenziale cliente
razionalità che basano il loro successo sulla e rendendolo partecipe di un valore condiviso
competitività aggressiva degli operatori in comune. L’azienda deve accompagnare
commerciali. il consumatore nel suo mondo, presentare
Andando oltre, si può scorgere in questo nuovo il prodotto lasciandogli la libertà di esprimere
modo di creare economie una riconquista da le sue gioie e le sue preoccupazioni.
parte delle persone di quei valori alternativi Gli strumenti per praticare questo tipo di
che fungono da motore emozionale dei desideri marketing emozionale sono tanti e soprattutto
di acquisto e di riconoscimento. il web ci offre una vasta gamma di scelta.
Il bombardamento di campagne pubblcitarie sui In un’epoca in cui le persone collaborano per
muri delle nostre città, sugli schermi organizzare sul web le informazioni attraverso
di cinema e televisione, sui monitor dei nostri le parole chiave (folksonomia), il marketing
computers e tra un po’ anche sui nostri cellulari mediterraneo può diventare quell’aggregatore
rende problematico lo studio di una strategia sociale utile ad aziende e consumatori per
di marketing volta a conquistare una miglior comprensione della domanda e
le emozioni dei consumatori dell’offerta nella giungla delle possibilità
visto che proprio loro, un di scelta. ●
tempo trattati come agnelli
da sacrificare alla Dea
Pubblicità, oggi sono
più coscienti delle
loro scelte e del
valore a esse
attribuito da

18
Liberalia Point
e Official Crossing Zone
Matera
* Informagiovani • Via Ridola, 22
* Mediateca Provinciale di Matera • Piazza Vittorio Veneto
* Paoli Food • Piazza del Sedile, 39
* Fidas - Donatori Sangue Basilicata • Piazza del Sedile, 10
* Bottega del mondo • Piazza San Francesco

Liberalia Point
Matera
* Università degli studi della Basilicata • Via Lazzazzera - Via S. Rocco, 1
* Libreria dell’Arco • Via Ridola, 37
* Libreria Di Giulio • Via Dante, 61
* Libreria Mondadori • Via del Corso, 12

Liberalia Point
Roma
* Libreria Ave • Via della Concialiazione, 1
* Libreria Libetta • Via Giuseppe Libetta, 41

info@liberalia.it • www.liberalia.it note di cultura meridiana


ET ALIA CINEMA

Matera e Basilicata:
non più solo location
Organizzato per la prima volta nel
SERENA
VIGORITI

1984 a Poitiers, in Francia, il Festival


Internazionale dei Circoli del Cinema
ha scelto Matera per la sua ottava
edizione, in programma dal 12 al 17 giugno
prossimo. Registi, sceneggiatori, attori e
critici di ogni parte del mondo metteranno
a confronto, in modo costruttivo, culture
cinematografiche e associazionistiche assai
diverse.

La Federazione Italiana dei Circoli del Cinema


(FICC), costituita nel 1947, è la prima nata tra le
associazioni nazionali di cultura cinematografica
riconosciute dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali – Direzione Generale per il Cinema.
I primi circoli la costituirono come organismo
di coordinamento per la salvaguardia del
patrimonio culturale cinematografico, per la
libera circolazione e la conoscenza critica della
produzione filmica e per il sostegno del cinema
italiano in particolare. In essa confluirono molti
critici, autori e lavoratori desiderosi di soddisfare assunto negli ultimi anni a livello internazionale
l’esigenza di informazione e discussione avvertita e, allo stesso tempo, quella “voglia di cinema”
in quegli anni da gran parte del pubblico italiano, che si è sviluppata in tutta la regione attorno a
sull’onda dell’entusiasmo suscitato dal cinema tale settore.
neorealista. Come ci racconta Paolo Minuto, Presidente
Insieme all’International Federation of Film della FICC, “la Basilicata è senza dubbio una
Societies (IFFS), presente in 45 Paesi, la FICC location ideale per numerosi film, ma anche
organizza ogni anno il Festival Internazionale un luogo culturale adatto a ospitare rassegne,
dei Circoli del Cinema, in occasione del quale le eventi e incontri volti ad animare un dibattito
varie Federazioni nazionali propongono le proprie sul cinema che acquista sempre maggiore
selezioni di film. Quest’anno la scelta di Matera, rilevanza, coinvolgendo un crescente numero
e quindi della Basilicata, quale nuova sede del di appassionati”. “La meridionalità, intesa
Festival, mette in luce l’importanza che la città ha come approccio alla socialità presente in

20
tutte le parti del mondo”, spiega Minuto, digitale di giovani autori di tutti i continenti e il
“caratterizza le scelte operate dalla FICC e loro sguardo insolito sulla realtà dei loro Paesi.
dalla IFFS in ogni campo e pretende di dare
visibilità a un Sud creativo e internazionalista. Sezione Etnomedia: dedicata al cinema applicato
La Basilicata rappresenta una regione simbolo all’etnografia e all’antropologia visuale. In questa
di un’Italia efficiente e produttiva anche nel sezione sarà anche presentata una selezione
campo della cultura, intesa non in senso statico di film provenienti da regioni impegnate
e contemplativo, ma vivo e al tempo stesso nella salvaguardia del patrimonio culturale e
critico e fantasioso”. L’edizione 2006 del festival ambientale, con particolare attenzione ai siti
prevede alcune importanti novità all’interno delle patrimonio dell’UNESCO.
sezioni e nuovi progetti per il cinema etnografico
e sui diritti umani, nonché una nuova sezione Sezione Human Rights: selezione di film sui
dedicata al documentario. La manifestazione diritti Umani, curata dall’associazione Humanity.
si concluderà con il Congresso Mondiale dei Cine I film premiati in tale sezione saranno distribuiti
Club, presieduto da Gianni Amelio, presidente in tutte le università italiane e scuole medie
della IFFS. Sarà, questa, un’occasione per superiori a fine educativo. Tale sezione identifica
discutere dei temi dell’associazionismo quel percorso che la Federazione Italiana e
a livello mondiale e delle problematiche legate Internazionale dei Circoli del Cinema persegue da
alla distribuzione cinematografica, al digitale anni nella formazione di strategie di condivisione
e all’impegno culturale in un periodo di grandi e cittadinanza attiva, per una comprensione
cambiamenti sociali e tecnologici. interculturale capace di far dialogare
democraticamente e consapevolmente persone e
Le Sezioni e i Premi del Festival popoli sui diritti e sui doveri della società.
Sezione Ragazzi: selezione internazionale di
film realizzati dai ragazzi e per i ragazzi, curata Premio “Don Quijote”: selezione dei film
dall’esperto tedesco Bernt Lindner. Quest’anno premiati dalle giurie internazionali composte dai
sarà presentata anche una selezione del Festival rappresentanti della IFFS, presenti in prestigiosi
per Ragazzi di Chatila in Libano. festival nel mondo. Da quest’anno la sezione
sarà ancora più competitiva con i voti di ogni
Sezione Sebastiano Di Marco: selezione di delegazione, assicurando così ai vincitori un
giovani autori italiani di documentari. La Sezione premio consistente dal punto di vista del
“Di Marco” è nata dalla riflessione del Circolo del sostegno distributivo.
Cinema “Cesare Zavattini” su quell’idea di Sud Inoltre, in collaborazione con l’Università di
definita da Franco Cassano “pensiero meridiano” Messina e l’Università per Stranieri “Dante
(F. Cassano, Il pensiero meridiano, Bari - 1996). Alighieri” di Reggio Calabria, sarà ricordato
Quell’atteggiamento mentale che ci permette di il quattrocentesimo anniversario della prima
ri-pensare e ri-guardare il Sud nel duplice senso pubblicazione del “Don Quijote”. Verranno
di avere riguardo dei luoghi e dei pensieri che su assegnati premi speciali, come il Don Quijote alla
quei luoghi si sono intrecciati. carriera, assegnato dalle Federazioni dell’IFFS a
un regista che si è particolarmente distinto per
Sezione Cineclub New Network: al suo esordio, l’impegno associazionistico, oltre che per quello
presenta una selezione di film documentari in cinematografico-autoriale. ●

21
ET ALIA CINEMA

Vai e vivrai
“Ho incontrato un ebreo etiope a un
SERENA
VIGORITI

Festival del Cinema a Los Angeles. Mi


ha raccontato la sua epopea e quella
del suo popolo: il viaggio a piedi fino
al Sudan dove gli ebrei rischiavano di morire,
la vita nei campi profughi, l’emigrazione in
Israele”: è questa la storia del viaggio verso
Gerusalemme dei Falasha, gli ebrei etiopi di
pelle nera discendenti del re Salomone e della
regina di Saba.

Radu Mihaileanu, regista del celebre Train de


vie, racconta in Vai e vivrai (Va, vis et deviens)
la carestia che nel 1984 costrinse i Falasha,
insieme ad altre centinaia di migliaia di africani,
ad abbandonare la propria terra nella cosiddetta diventare grande sotto il peso della menzogna
“Operazione Mosè”. (Shlomo non è orfano e non è ebreo).
Grazie al duplice intervento di Israele e degli Stati Vai e vivrai è la storia di un legame negato
Uniti, i Falasha oppressi dal regime filosovietico che torna in quell’abbraccio lontano, ogni notte
di Menghistu e costretti a patire fame e miseria, raccontato alla luna.
furono ricondotti in Terra Santa come legittimi Vai e vivrai è la storia di una difficile integrazione:
discendenti del popolo di Israele. “Quando i profughi etiopi arrivarono in Israele
Vai e vivrai è la storia di un campo profughi, tanta parte della popolazione li accolse con
di una madre falasha stretta nel dolore per la grande entusiasmo, mentre molti rabbini
perdita di un figlio. integralisti si scagliarono contro, giudicandoli non
Vai e vivrai è la storia di una madre cristiana «abbastanza ebrei», soprattutto per il colore della
che stringe fra le braccia il suo bambino che pelle”.
non potrà avere un futuro se non lontano da lei, Vai e vivrai: dal viaggio verso la sopravvivenza,
fingendosi ebreo. al viaggio verso la riconciliazione con la vita, a sé.
Vai e vivrai è la storia di una menzogna, quella
in cui Shlomo sembra costruirsi un’esistenza che Il cinema mi ha regalato la grande emozione
mai si appaga, che vaga nella ricerca continua della bicicletta di Elliot dipinta su una grande luna
di una propria identità. piena, questa storia mi ha raccontato un grido“
Vai e vivrai è la storia di una madre adottiva: di rivolta e di felicità”.
Shlomo, come orfano, diviene ancora figlio in una
famiglia sefardita francese, benestante Questo film è la versione etiope di E.T. in cui un
e di sinistra, che vive a Tel Aviv. bambino cerca sempre di tornare a casa (Radu
Vai e vivrai è la storia di un bambino che deve Mihaileanu). ●

22
MUSICA ET ALIA

Caparezza: Habemus Capa


Per uscire fuori dal tunnel di un
LUIGI CATALANI
PIETRO SACCO

successo sorprendente e travolgente,


Michele Salvemini non ha scelto
mezze misure: ha deciso di morire e
resuscitare, almeno artisticamente.
Solo così poteva scrollarsi di dosso una
fama inaspettata e forse in parte fastidiosa,
perché, come sempre accade in questi casi,
si porta appresso fans superficiali, ascoltatori
prevenuti e trasforma innocui ritornelli in
ossessionanti mantra televisivi. rassicuranti e un testo rabbiosamente fuori dai
denti. D’altro canto si confermano il talento del
Quindi ecco, come dichiarato dal suo autore, un nostro nel costruire acrobazie linguistiche quasi
disco postumo di un cantante ancora in vita, in iperboliche, come nella Ninna Nanna di Mazzarò,
cui lo spirito di Caparezza viaggia alla ricerca e la sua capacità di mischiare ironia e denuncia
del corpo perduto e s’incarna in svariati e curiosi sociale, come ne La mia parte intollerante,
personaggi. L’album si apre con la cerimonia “trovo molto interessante la mia parte
funebre (Annunciatemi al pubblico) e si chiude intollerante che mi rende rivoltante tutta questa
col ritrovamento del Caparezza (Habemus Capa). bella gente” e nell’Inno verdano (ci sarebbe da
Nel mezzo un mucchio di idee, parole e suoni ridere se non fosse tragicamente reale).
non banali. Evocano atmosfere alla Tim Burton gli spiriti
Sorprendono gli arrangiamenti orchestrali, con maligni in The Auditels Family, una sorta
tanto di archi incalzanti e cori pomposi, di di Famiglia Addams del tubo catodico,
Torna catalessi, un invito esplicito a rallentare detentrice del potere del telecomando. Ancora
i ritmi quotidiani. Strafottenti i toni e le rime la televisione, o meglio la sua scarsissima
che caratterizzano Gli insetti del podere, un affidabilità informativa, è al centro della
divertente stralcio di entomologia hip-hop, successiva Ti Giri. Si fa ancora in tempo ad
sostenuta da inaspettati riff pesanti, quasi hard- entrare nella dancehall selvaggia del dot com,
rock, simili a quelli della potentissima Dalla parte condotta da brokers spregiudicati, anche questi
del toro (che dal vivo farà vibrare il palco), dove facilmente riconoscibili (Titoli). Anche laddove
si alternano a fiati e ritmi spagnoleggianti. il disco sembra perdere per strada un po’ di
Il silenzio dei colpevoli verve, ci si imbatte in assalti verbali di tutto
si infiamma addirittura rispetto come Felici ma trimoni, spietata cronaca
in un assalto sonoro matrimoniale.
alla Rage Against The Consigliatissimo agli amanti del genere, un po’
Machine, con voci meno ai fans dell’ultima ora. E forse è il miglior
filtrate per niente complimento. ●

23
ET ALIA VERSI

Dupin, divenire alla luce


Dupin? Chi è costui? Una sua potente
La Goccia
NUNZIO
FESTA

e tagliente raccolta, recuperata “Questa notte non finisce mai /


dall’oblio d’una bancarella bolognese,
d’essere scavata, o colmata /
messa a nudo // dallo sperone
Divenire della luce (Garzanti, 1986) m’è stata la paglia / della bertuccia agonia
utile. Non la lascerò più. //// scavare dello sguardo
ucciso / che scarta il malocchio
Jacques Dupin, occorre ricordare, nacque a Privas // vuoto e giacimento / gola
nel ’27. Partecipò alla rivista Empedocle, diretta / aperta viticcio il grido / che
da due grandi figure quali Camus (intellettuale scioglie i nodi impregna / il mio
meridiano per eccellenza) e René Char, e poi bastone di verde cieco // fintanto
collaborò con Chaiers d’Art di Zervos; fra le altre che il sangue / scritto versato /
cose. Jacques Dupin è stato, inoltre, apprezzato al di fuori // continui / a colare
saggista e le sue raccolte di poesie, in Francia, nel profondo”.
sono state pubblicate dalla prestigiosa Gallimard.
L’indimenticabile Bigongiari è autore
dell’introduzione all’opera, anche. “non luogo”. Il corpo del poeta, e certamente
Il primo componimento, parte della sezione Il la sua voce, che “s’adergono” costantemente.
crescere della notte “apre” con di ritorno fra Quasi che l’alzarsi per ammettere sia altro fattore
voi / quanto devo custodire / è visibile nel suo portante della poetica complessiva.
turbinare? / / Fra voi, e non servendo a nulla / “Da nessuno luogo e dal Giappone”, è una parte
che al disordine, / alle sementi… del testo che snocciola il linguaggio dell’erotismo,
Andando avanti, si legge aperta quasi senza senza cadere nelle trappole del luogo (ancora
parole / come da una scossa, in qualche muro, una volta) comune. Poesie che meritano d’essere
/ una breccia, non finestra / / per mantenere a assorbite interamente, e con lentezza meridiana.
lunghezza di braccio / la contrada di notte / dove Appunto. Di questo poeta in pochissimi “si
la strada si perde, / allo stremo delle forze una ricordano”. Purtroppo. Ma la sua arte necessita
parola nuda. approfondimento reale. ●
Se i cocci del muro meglio d’acqua morta /
riflettono le stelle, come si respira da una
chiusa brillante e toccante, allora vuol dire
che la connessione fisica fra poeta e mondo
è turbatamente inossidabile. Il carattere
estremamente originale di questo fare poesia
irrompe senza devastazioni in interstizi alti e
svettanti di Divenire della luce, quando, ad
esempio “l’uragano procrea” e “ un lampo
unisce // notte nella notte”. Non c’è paura di
testimoniare, mai. Molto del luogo è vissuto dal

24
ALTRIMONDI ET ALIA

Vivere in un campo
rifugiati
In occasione dell’evento speciale, “Un Campo Rifugiati in Città”
CATERINA
FALOMO

– mostra itinerante sulle popolazioni in situazioni precarie – abbiamo


chiesto a un nostro volontario, Giovanni, di raccontarci che cosa ha
provato, che cosa ha visto e cosa significa vivere in un Campo Rifugiati.
Giovanni lavora da tre anni con MSF; attualmente segue il tour del Campo
Rifugiati, per spiegare e informare circa le condizioni di vita e il dramma
umano di popolazioni costrette a lasciare tutto. Assistere e proteggere
è lo scopo dei Campi Rifugiati.

Rifugiati… sfollati…. Soprattutto persone che hanno perduto tutto, tranne la


speranza di continuare a vivere, di continuare ad essere delle persone con delle
idee, dei progetti, dei sogni.
Una situazione dove le persone – decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia di
uomini, donne, adulti, vecchi e bambini – vivono in una situazione di persecuzione,
per la loro razza, la loro religione, la loro opinione politica, la loro appartenenza
a un gruppo sociale…e tutte queste persone, una dopo l’altra, senza più alcuna
sicurezza, senza più dei punti di riferimento materiali o morali, a parte loro stessi
e le loro famiglie, sono in viaggio, con un biglietto a volte di sola andata per
destinazione sconosciuta, in terza classe. ●●●

Immagini della mostra


itinerante “Un campo profughi
in città”, qui a Bologna, nelle
pagine seguenti a Verona
(Archivio MSF)

25
ET ALIA ALTRIMONDI

●●● Questo viaggio termina, momentaneamente in un campo, che poi diventa


un grande campo, che poi diventa enorme, che poi diventa più grande di alcune
città, non poi così piccole.
In questi campi si articola l’attività di Medici Senza Frontiere, per garantire le
cure mediche e non solo alle persone protagoniste di questo viaggio. E qui i
protagonisti sono veri, con sorrisi veri, lacrime vere, sofferenze vere, gioie vere.
Quando arrivano al campo, magari non sono i primi, vedono già tanta altra gente,
allora devono cercare un riparo, un posto dove sdraiarsi, senza paura, un posto
dove sedersi, senza timore, un posto dove fermarsi, senza angoscia.
Qui comincia una nuova vita, fatta di tende, di abitazioni improvvisate, con piccoli
oggetti di uso comune che giorno dopo giorno vengono ricostruiti, una nuova vita
fatta di lunghe code per ritirare la propria quantità di cibo per cucinare vicino alla
nuova abitazione, per riavere la famiglia intorno a un fuoco, a un braciere…,
per riavere una famiglia, con un uomo in meno, una donna in meno, un bambino
in meno, per ricominciare, per ricreare una famiglia, per capire che non bisogna
mai cedere, anche se non è facile, anche se sarebbe più facile, anche se a volte
pensiamo di riuscire a dare tutto.
Qui comincia una nuova vita, con latrine dove recarsi, costruite in modo tale da
garantire l’igiene e allo stesso tempo un po’ di intimità, con strutture e prodotti
dallo strano nome, con “dispensari”…, il TFC, ovvero il centro terapeutico
nutrizionale, il BP5, il biscotto proteico, il MUAC…, che noi utilizziamo
quotidianamente, e che a volte possono apparire agli occhi di chi non li ha mai
visti come apparirebbe un marziano. Una nuova vita…, in un campo rifugiati, è
una parola molto forte. Persone obbligate a lasciare tutto, persone che perdono
parte della loro famiglia, persone perseguitate…, chissà come vorrebbero tanto la
loro vecchia vita, prima che tutto cominciasse, addormentarsi e svegliarsi di nuovo
a casa, nella loro casa, con i loro bambini, con tutti i loro bambini, i loro genitori,

26
entrambi i loro genitori, i loro fratelli, i loro giochi, le loro abitudini…, e poi come il tuo aiuto
sarebbe dura risvegliarsi, capire che è stato solo un sogno. Non più giocare o può fare la
camminare per strade e vicoli di una nuova “città”…, ma per vie e stradine di differenza!
una vecchia città… sostieni
Noi volontari di Medici Senza Frontiere facciamo il possibile per ridare la dignità medici senza
e alleviare le sofferenze, per creare un ambiente dove le persone, i personaggi frontiere.
di questo viaggio, che ha trovato una destinazione, ma non una durata, si trovino conto
a loro maggior agio. E se a volte o se sempre si riuscisse ad evitare che decine, corrente
postale n.
centinaia, migliaia, decine di migliaia di uomini, donne, adulti, vecchi e bambini
87486007
si venissero a trovare in una situazione di persecuzione, per la loro razza, la loro
intestato a
religione, la loro opinione politica, la loro appartenenza a un gruppo sociale…, medici senza
e che tutte queste persone una dopo l’altra, senza più alcuna sicurezza, senza più frontiere
dei punti di riferimento materiali o morali, a parte loro stessi e le loro famiglie, onlus, roma
non fossero più perseguitate e quindi obbligate a cominciare un viaggio, con un www.msf.it
biglietto a volte di sola andata per una lontana destinazione, con data di ritorno
ignota? Se ci addormentassimo…anche questo sarebbe un sogno.
Ah… parlavo di marziani prima, a volte sento dei commenti sui rifugiati, come
se tutti conoscessero i rifugiati e i loro perché, per fortuna noi conosciamo
i marziani e i loro per come...”. ●

Giò

27
ET ALIA APPUNTI

Quaderni
dal traffico
In apparenza oltraggioso non è la mia” - direbbe l’incidente sono parte della
W/CODY

nei confronti di Gramsci Kierkegaard. E il traffico si scena, così come le targhe


che i quaderni li trasmuta e diviene scena e alterne o il ferragosto in
scriveva dal carcere, il scenario, campo di battaglia città sono solo l’assenza
titolo vuole riconoscere al e battaglia esso stesso, temporanea dell’immanente,
“traffico” la dimensione ambiente e agente al tempo la sospensiva dell’eterno
di “topos”, di scenario a- stesso. Mi trovo a bordo del crogiuolo dell’esistere che il
merdidiano ove si consuma mio (…) e mi immergo nel traffico rappresenta, proprio
la parabola dell’esistere mondo, nella sua ambiguità nella misura in cui
banale, in moto fra oscure (Gaber) e osservo osservato,
provenienze e ignote combatto, difendo il terreno
destinazioni. conquistato e soffro e vengo
osteggiato e assediato e
Tanto teatro d’avanguardia ha combattuto. Non c’è
ambientato drammi umani e fine alla battaglia: il
tragedie collettive nella sala tamponamento,
d’aspetto di una stazione, in
un ascensore, dietro una porta
chiusa, in una sovietica lunga
coda di pedoni, sul terrazzo di
un grattacielo in fiamme dove
si sono raccolti personaggi
diversissimi, denudati dalle
identità consuete e gettati a
esistere – geworfenheit – in
una dimensione esistenziale
le cui regole non scritte si
apprendono sul campo.
Il traffico automotociclistico
nelle città ammorbate di
benzene è tutto questo.
“Nel traffico io circolo,
assaporando la passività del
trovarmi in un mondo che io
non ho fatto e la cui legge

28
il traffico offre al “trafficante” procedere a scatti, a tre esistere al mondo degli altri,
lo scenario ideale per all’ora, il suo mettere al mondo di tutti, al mondo
rappresentarsi, “imago- la freccia a destra per svoltare non suo che quindi non merita
sui” calata sulla scena a a sinistra e tuttavia per questo riguardi. A casa propria ha le
confrontarsi nella scena. suo apparire, teneri pensieri pattine, spolvera ossessiva le
La madre che nella evoca in chi, malgrado spinto bomboniere della cresima
ancheggiante panda austera, da urgenze proprie, rinuncia della nipote della cognata,
effigiata in coda dal triangolino al sollecito e indulge in a casa propria è madre
dissuasivo “baby a bordo”, tolleranze. Ma ecco che premurosa e solerte pulitrice di
mi precede nella coda, evoca l’indole verace si appalesa, deiezioni e caccole
senza rimandi la mansuetudine la madre pilotante strofina il nonché magistra e stigma
del caso e alla mansuetudine grugno al pupo nel seggiolino di malaugurati altrui lanci dei
riconduce il suo accanto con gesto lesto e, rifiuti in vas-impropria.
perdonabile rapida, apre il finestrino e Nel traffico si trasfigura e lei
lancia nella res-publica lo medesima, la ”Madre”, la sua
straccio sporco a dare marchio spazzatura la lancia nel mondo
di sé, del separato dal suo cerchio
proprio ristretto di proprietà e identità,
la lancia nel mondo degli altri
a oltraggio e monito per chi
non le appartiene e per chi
nullo può o deve per frenare
i suoi impulsi o le sue
necessità. Non deve dar
conto a nessuno: ha la
patente, ha la macchina,
ha il bambino, circola
e fa quello che le pare.
Nessun vigile mai la
multerebbe, e se lo facesse
ella ne resterebbe straniata,
vittima convinta e designata
d’arcana iniqua persecuzione.

La strada è di tutti. ●

29
5 x mille
(idee meridiane)
Su tutti i modelli per la dichiarazione dei redditi
(Modello Unico, 730, CUD ecc.) compare un riquadro
appositamente creato per la destinazione
del 5 per mille.
Nel riquadro sono presentate quattro aree
di destinazione del 5 per mille. Scegli quella
dedicata al “Sostegno del volontariato”.

È sufficiente la tua firma e il numero


del Codice fiscale della Associazione Liberalia
Onlus (93036800774) e la quota della tua imposta
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mmarco
Vittorio Sa 74
930368007
LIBERALIA È UN PERIODICO DI
“NOTE DI CULTURA MERIDIANA” note di cultura meridiana
DOVE MERIDIANO VA INTESO n. 3 - Anno 4
COME CATEGORIA DELLO SPIRITO, Maggio/Giugno 2006

Edito da
DELL’ANIMA. DUNQUE UNA Altrimedia srl - Matera/Roma
per conto dell’Associazione Culturale di Volontariato
RIVISTA “MERIDIANA” NEL Liberalia Onlus
SENSO DI UNA ISPIRAZIONE
E DI UN PROFONDO LEGAME
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