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Dream City

Lelouch Alighieri
Prefazione

Sono lieto di aver creato l’ennesima opera del Lelouch Alighieri e come ogni creazione con
questo nome mi sento in dovere verso il lettore di offrirne una comprensione di ciò che è stato
fatto.
Questo è un libro di pura fantasia generato da un personaggio di fantasia quindi le eventuali
critiche positive o negative vanno attribuite al personaggio e non alla persona che ha generato
tale opera.
Questo è un libro con diverse chiavi di lettura.
E’una raccolta di poesie, di aforismi e di concetti e di lezioni di vita e di storie raccontate
ispirandosi a personaggi di fantasia di fume e quadri e foto.
È un sogno ispirato nel viaggio di essere stato in ogni luogo del mondo dove in ogni due pagine
vi è una citazione scritta in una delle lingue del mondo dalla a alla zeta.
In questo libro è rinchiusa la filosofia del sognato che viaggiando da una lingua all’altra e da
una fantasia all’altra ne trae un tema da raccontare al lettore incalando la sua fantasia
trasportandala al proprio lettore.
Vi sono le curiosità di Lelouch Alighieri che sono racconti di luoghi, personaggi e linghe di
tutto il mondo scritte da altri però segnate in questo libro per farle leggere e conoscere a tutti
con la stessa curiosità che ha avuto il personaggio di fantasia, tali pagine non sono numerate
poiché non sono scritte dall’autore stesso però sono fondamentali per apprezzare nella maniera
totale tale opera.
Tale genere di scrittura non ha lo scopo di cercare un successo mediatico ma ha il fine di
studiare un nuovo metodo di scrittura che avvicini le persone a ricordare popolazioni del mondo
attraverso la cultura della lingua e diffondere ulteriori ipotetici viaggi nel mondo sconosciuto
introdotti in questo libro con il fine di generare una cultura di tale opera spargendola nella voce
del sogno vivo e cosciente.
Questo libro è un esperimento ed è scritto da un personaggio fantastico e non da una persona
reale dove nel nome di Lelouch vi è la volontà di un Geass che è quella forza nel far fare agli
altri ciò che non si è in grado di fare con le proprie forze e nel cognome di Alighieri vi è
l’eredità di un biglietto che ti concede di viaggiare nella cultura del mondo conosciuta e diffusa
nella saggezza di una lingua e di un popolo.
Il libro non è stato scritto dalla persona in quanto scrittore ma dal personaggio fantastico
creato dallo stesso scrittore in quanto essere capace di scrivere, emanare pensieri, concetti
ed emozionarsi scrivendo una poesia, come se Spiderman decidesse di scrivere un libro
parlando della vita di Stan Lee.
Questo libro è stato scritto dalla curiosità dello scrittore, dall’ incontro delle culture e dalla
magnificenza dei colori delle immagini.
Questo libro potrebbe contenere emozioni forti,
non lasciarti perdere troppo dalle emozioni né da eventuali ipnosi
durante una sua lettura.
Leggilo in maniera spensierata e sii libero di darne un valore non troppo
forte o accentuato senza farlo divenire deleterio per la tua persona,
ricorda sempre di essere felice sempre e di praticare la danza delle tue
gioie e non lasciarti mai corrompere l’animo dal giudizio di una critica
e non lasciarti mai ipnotizzare dalla magia di un fenomeno mediatico.

Questo libro è un quadro e consideralo tale non considerarlo come un


libro editoriale
Questo libro è esentato da quello che riguarda il mondo dei libri per le
persone comuni
Questo libro è un’opera di fantasia cercarne una correzione vuol dire
sopprimerne lo scopo

1
Afrikaans

‘’Se manchi di iniziativa, nulla di ciò


che hai scritto verrà letto’’
Non importa quale argomento tratti ed in quale lingua lo dici per farti comprendere
L’importante è che tu lo dica con lo scopo che venga ascoltato e ricomunicato da altri ad altri.
Come in un safari che tramuta la giungla più equatoriale in una metropoli di foto
Immagina eroi mascherati che con i loro artigli disegnino parole che ti nutrano di eroismo,
come pantere dal colore nero mistificano la notte tracciando la leggenda nel loro gioco illusorio
artificia il senso delle cose nel sentimento delle persone addobbandone la natura,
gioca a rendere reale il surreale e materializza fumetti nel multiverso delle tue parole.
Puoi farlo se la tua fantasia è così grande e fa sì che la tua fantasia non venga mai
Ostacolata dalla misera considerazione di chi ti induce a rinunciare a sognare.
Fantastica e nel tuo fantasticare riproduci parole la cui lingua parla tutte le lingue
Nonostante tu parli e scrivi a malapena la tua di lingua.
Non tirarti mai indietro dinanzi alle iniziative che ti offre la tua fantasia
Ed ogni giorno come un eroe dei fumetti sconfigge il male,
tu scrivi la natura di ogni tua fantasia.
2
Dicotomia musicale
Spesso la vita ci riserva melodie collaterali ai ritmi per la quale siamo abituati ad avere,
cicli interrotti da una pausa imprevista generano la ciclicità di nuove curve
dove le ascisse e le ordinate non sono punti per la quale si ha completa intuizione,
lasciandoci immaginare grafici che generano musica collaterale al sondaggio previsto,
facendoci cantare canzoni mai ascoltate e lasciandoci ballare in balia di una dicotomia più
totale.
L’universo nella sua non definita grandezza ci lascia il suo spazio
nonostante la nostra così minuta dimensione, illudendoci di aver creato un ordine,
ci concede di farci fare una musica sulla quale ordiniamo alle molecole musicali
il ritmo su cui possiamo cantare e la melodia su cui possiamo ideare canzoni
Ma l’universo è immenso e con molta facilità smuove quel ordine creato dall’uomo
Generando un disordine tale da ordinare persino la più piccola molecola fatta di atomi
collaterali,
Dalla quella nasce l’immensa confusione cellulare che genera a sua volta ulteriori cicli
Disponendo musica entropica autrice della chimica di ogni cosa che ordina dall’atomo alla
galassia.
Allor di questo creato disgiunto e congiunto chiedo di darmi una frase da immortalare che dice:

‘’ La vita è dicotomia con un’unica forza sovrana l’entropia’’.

3
Akan

‘’ La tradizione di un popolo
è l’oro del racconto di uno storico’’
Il costume descritto nel dipinto di ogni cultura risuona nella bocca di ogni guida
Ed il viaggio in ogni etnia celebra il gusto nelle attenzioni di ogni visitatore,
la storia diviene il fotoromanzo di un’avventura il cui dettaglio
si esprime nei colori della cultura, dalla più moderna a quella più antica
facendo scalpore nella sua splendida espressione più selvaggia.
Come oro inossidabile nel tempo, la tradizione è l’armonia
Di un piatto condiviso in una antica ricetta ed è la natura
Che unisce le infinite culture facendole splendere nei suoi ancor più infiniti colori.
Madre di ogni racconto e padre di ogni avventura
Lo è la scoperta di ogni tradizione
Figlia di ogni rivoluzione ed erede del più grande tesoro
Patrimonio per ogni turista
E scultura immortalata in ogni locale
Opera massima dello scopo del viaggio
Ed espressione del volto comune più bello

4
Ipotesi allucinanti
Colui che non esclude le moltitudini di ipotesi immaginando scenari multipli
Fa sì che il ragionamento si manifesti in epocali allucinazioni visive,
Non eclissandosi nella natura di una singola verità non disposta ad aprirsi
in altri probabili scenari, abiurando sistematicamente la molteplice ragione.
Chi è maestro nel trasmutare le realtà dimostrandone la surreale interpretazione
Educa le ipotesi a dimostrarsi in verità seppur lontane così vicine al dimostrabile,
chi parla lasciando che la sua immaginazione si propaghi come la propaganda di un’ipotesi
spennella la bozza delle idee in un’opera di allucinante ragionamento,
scrutando laddove l’impressione si era fermata emozionandosi
e modificando l’espressione laddove abusava nel cancellarsi.
Fumo che si disperde nell’aria per costruire nuovi orizzonti
E mistero per adattare le leggende in storie comuni a tutti,
che sia l’ipotesi genitrice di ogni fantasia da comporre
e figlia di ogni interpretazione da condurre
maestra di ogni allucinazione dalla più tattile alla più udibile
strumento di pace per ogni controversia e arma da guerra per ogni dibattito,
adesso pure scrivendo ti vedo e mi suggerisci scrivendo:

‘’ Chi ha più ipotesi riflette meglio’’

5
Albanese

‘’Non fare della tua vita un calendario di indecisioni


ma fanne un’arte di ripetuta sorpresa’’.
Scopri la veste del mondo per conoscere quale sia la nudità celata a tutti da esso,
Indaga in ogni luogo per apprezzare la prospettiva dalla quale potrai osservare il mondo.
Non sentirti mai antiquato pur se ti sei risvegliato da un ibernamento che durava da anni
E sconvolgi ogni donna con il tuo potere che va al di là di ogni generazione.
Lotta contro i più spietati criminali, non importa che il nemico sia Ciccio Bastardo
Dove la sua cattiveria è solo pari ai suoi valori di colesterolo rendendolo
un killer affamato di sangue,
ferma i piani da fine del mondo del Dottor Male e la sua risata diabolica
da Minime al Numero 2 infiniti sono i suoi complici ma non complicarti troppo la vita
tanto alla fine c’è sempre una bambola nel tuo scopadelico.
Fotografa ogni donna lasciandola in balia della tua arte e spia ogni piano diabolico del Dottor
Male
Svela la tua mossa di scacchi vincente con Ivana Pompilova e dagli il buon servito in uno
scacco matto, spia senza tempo dal futuro incerto e dal passato incauto,
nel presente viviti ogni momento, sempre.
6
Fasi d’identità
Luna nuova si cela dietro le stelle, invisibile ma presente come gli infiniti dettagli nascosti
Dalla propria mente e riproposti in un’altra mente presente ma invisibile alla memoria presente.
Luna crescente che pian piano conduce al crearsi identità parallele indicandone attività di vite
Distinte e completamente diverse con lo scopo di cancellare passati traumatici e violenti.
Luna piena omaggio del creato, perfezione della vita notturna, anima del viaggiatore notturno
Protezione dal buio che offusca la mente, unica luce laddove tutto si è spento.
Luna calante velocemente disgrega parti del puzzle creato dalla mente in un emblematico
Disturbo dissociativo dell’identità frammentando parte onirica in parte di veglia cullandone fasi
di identità.
Sogni che stupirebbero persino gli Oneiroi e personalità che ingannerebbero persino Loki,
Caos che non trova il suo equilibrio ma trova la sua soluzione
nel costume adibendolo di identità
Avatar del Dio della luna che accoglie come nelle fasi della luna le mie identità,
in ogni mia passeggiata notturna ed in ogni mia nuova personalità interpretata
In ogni mia lotta affidata alla luna ed in ogni mia parte di storia raccontata, mi sussurri:

‘’ E’ dalla radice di un sogno che


si costruisce il successo della propria vita’’.

7
AMARICO

‘’ L’inganno è la favola alternativa dell’ingegno’’.


Menzogne ben congeniate per scavalcare con l’intelletto la brutale forza dei muscoli,
ipotesi di verità per insidiare infinità di dubbi nella rete mentale dei miei nemici,
magia oscura per animare la sfida contro chi denuncia la blasfemia di un mio artificio
ed orde di mostri che lottano contro orde di cavalieri, storia divenuta leggenda.
Favole divulgate dal canto di un menestrello narrano la vittoria di eroi
Annunciando la loro eroicità, divulgando la vittoria come unico concetto di giustizia
Sono inganni ben peggiori di quelli divulgati da un fattucchiere che cerca di estorcere paure,
Inganni che si cumulano come i debiti che ha il giocatore d’azzardo
Ma nonostante tutto il giocatore continua a giocare e l’inganno continua ad esistere
Ammalando le società nel credersi nel giusto ed indebitando il giocatore credendosi un vincitore
l’ipocrisia spesso è un concetto sulla quale si basano i rapporti di pacifica convivenza
E per non incombere in più dannosi disaccordi, ben spesso anche l’inganno hai suoi scopi
benefici.
La verità è il racconto che vorrebbero ascoltare tutti
ma non tutti sono disposti a raccontare le verità
E di questo amaro sogno chiamato verità
depongo le uova del dubbio lasciandole in balia del futuro.
8
INCHIOSTRO
Molti sono gli usi nel rendere concretezza ad una pagina bianca che si presenta dinanzi a noi,
Dal disegno alla scrittura l’inchiostro riempie i frammenti bianchi di ogni pagina,
inchiostro che può contenere il tema di una canzone per farci ballare
ed inchiostro che può essere espresso in una nota per segnalare qualcosa che potrebbe lederci.
Immensa è la via che conduce il percorso per colorare di idee una pagina bianca vuota
E magnifica è l’espressione di un disegno privo di parole scritte che ci comunica tutto
Ma si può anche cumulare disegno e scrittura unendoli in un’unica arte per creare laddove la
parola non dice lo si fa con il disegno e laddove il disegno non dice lo si fa con la parola, arte di
collegamento. Amato ed amabile inchiostro quante cose puoi fare in fantasia puoi persino
Scrivere nomi di persone in un Death Note e porre fine alle loro vita, fantasia del migliore
manga di sempre.
Inchiostro usato per passare un po' di tempo ed usato con la coscienza per ricordarne il discorso
E poesia dedicata al momento poetico per evocare emozioni in una latente crescente armonia,
invenzione dalla quale si è potuto incominciare a ricordare la storia senza che essa venisse
perduta
a te che or nella più buia ora della notte mi fai compagnia,
ispirandomi mi comunichi tale poesia:

‘’Nell’inchiostro dei poeti


c’è la musica della loro coscienza’’

9
Curiosità di Lelouch Alighieri
Tratto da Wikipedia. L’afrikaans
L'afrikaans è una lingua germanica occidentale presente in Africa australe. I Paesi in cui è
maggiormente diffusa sono il Sudafrica del quale è una delle lingue ufficiali, la Namibia e,
in minore estensione, Botswana e Zimbabwe.
Al 2022, è parlata da 17,6 milioni di parlanti totali.
La glottologia classifica l'afrikaans come lingua figlia dell'olandese parlato nelle Province
Unite (odierni Paesi Bassi) nel XVII secolo: tale era infatti la lingua dei primi coloni che
sbarcarono presso il Capo di Buona Speranza e ivi fondarono Città del Capo (in
afrikaans Kaapstad). Tale lingua, che assimilò anche influssi da inglese e portoghese,
divenne nota come olandese del Capo (in olandese kaap-nederlands, in inglese Cape
Dutch) e, successivamente, afrikaans, contrazione di afrikaan hollands, "olandese
africano". Il gruppo etnico che parla afrikaans come madrelingua si chiama afrikaner,
definibili grossolanamente, e con eccezioni, come tutti gli europoidi dell'Africa meridionale
di origine olandese, mentre quelli di origine anglosassone, sudeuropea e slava sono
generalmente di madrelingua inglese. La lingua afrikaans deriva dal dialetto detto kaap-
nederlands (nederlandese del Capo) che si sviluppò fra i coloni boeri e i lavoratori portati
nella Colonia del Capo dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali tra il 1652 e il 1705.
I boeri erano originari soprattutto delle Province Unite (gli odierni Paesi Bassi), sebbene vi
fossero anche molti tedeschi, francesi e scozzesi. I lavoratori importati erano di origine
malese; ad essi si aggiunsero inoltre molti boscimani e khoi.
L'afrikaans è quindi una lingua figlia dell'olandese con prestiti di lingue africane e non. Il
nome di olandese del Capo, termine usato anche per riferirsi collettivamente ai primi coloni
del Capo, o "Kitchen Dutch" (termine spregiativo usato per riferirsi alla neonata lingua
afrikaans). Tuttavia è anche descritto come una lingua creola o parzialmente creolizzata. In
ultima analisi, il termine "afrikaans" deriva dall'olandese "Afrikaans-Hollands", che significa
"olandese africano". È la prima lingua della maggior parte degli Afrikaner e dei Coloureds
dell'Africa australe.
Una ricerca di J.A. Heese stima che nel 1807 il 36,8% della popolazione che parlava
l'afrikaans fosse di origine olandese, il 35% tedesca, il 14,6% francese e il 7,2% non-
bianca. Il termine afrikaans corrisponde alla traduzione nederlandese di africano: infatti il
nome della lingua afrikaans in nederlandese è zuid-afrikaans, ovvero "sudafricano".
L'afrikaans fu infatti considerato un dialetto nederlandese fino all'inizio del XX secolo,
quando fu riconosciuto come una lingua distinta: le sue particolarità grammaticali quali ad
esempio la mancanza quasi totale di coniugazione del verbo e dell'imperfetto, la negazione
doppia e un solo genere grammaticale, ne fanno una lingua a sé stante.
Gli Akan tratto da Niamke N. Lynda
Gli Akan sono un gruppo etnico dell’Africa occidentale composto da diverse
popolazioni diffusi in Costa d’Avorio e Ghana. In Costa d’Avorio troviamo
gli Abouré, Agni, Appolo, Attié, Avatie, Avikram, Baoulé, Alladian, Nzima; mentre in
Ghana troviamo gli Asante, Abinghi, Abbey, Abidji, Abure, Adjukru o
Adioukrou (presenti anche in Costa d’Avorio), Ahafo, Ahanta, Akuapem, Akwamu, and
Akyem, Agona, Kwahu, Wassa, Fante e Bono. Tutte queste tribù hanno una
discendenza matriarcale e una cultura comune.
Parlano la stessa lingua, twi, con delle numerosissime varianti nei dialetti. Hanno la
stessa organizzazione socio-culturale: organizzati in regni, le cariche sono
ereditarie e sono trasmesse in modo matrilineare (linea di discendenza da un
antenato femminile).
Gli Akan sono inoltre caratterizzati dal sistema di denominazione legato al giorno
della settimana di nascita. Un’altra cosa comune è il fatto di considerarsi una sola
nazione e infatti il nome significa “Primo”, con riferimento ai termini “Illuminati e
Civilizzati”. Non dimenticandomi della religione, gli Akan sono anemisti e hanno in
comune 12 gruppi spiriti chiamati Ntoro o egya-bosom. Con la diffusione del
cristianesimo, molti hanno aderito a questa religione, così come alla religione
musulmana.
Gli Akan sono riconosciuti originari del Ghana, ma storicamente sono un popolo che
migrò dal deserto del Sahara e dalle regioni Sahel dell’Africa circa nel 11
secolo. Dopo anni e anni in Ghana, alcuni iniziarono a migrare di nuovo, infatti oggi
oltre al consistente gruppo in Costa d’Avorio troviamo piccoli gruppi ai confini del
Benin, Togo e Burkina Faso. Troviamo traccia degli Akan anche in America. Durante il
periodo del commercio triangolare, circa il 10% delle navi negriere deportarono molti
Akan, in seguito alla guerra civile che ci fu tra i Fante e gli Ashanti.

Dal 17 esimo secolo gli Akan divennero uno dei più potenti gruppi etnici
dell’Africa, grazie al monopolio sulle miniere d’oro e il commercio di questo
minerale prezioso nella regione. Erano anche degli abilissimi orefici e tutta questa
ricchezza fu attrattivo per gli europei. Purtroppo gli Akan del Ghana usarono l’oro
anche per comprare schiavi dai paesi nordici da vendere e o scambiare con i prodotti
dei colonizzatori europei. Nonostante questa nota negativa, bisogna anche dire che gli
Ashanti combatterono contro i colonialisti inglesi in diverse occasioni per mantenere la
loro autonomia (La guerra dello sgabello d’oro).
La lingua albanese tratto da Wikiversità
La lingua albanese è una lingua parlata da quasi 6 milioni di persone principalmente
in Albania (3.200.000 nel 1989 )dati Ethnologue per il Ghego), in Kosovo: 1.743.911
nel 2000), Montenegro (50.000 nel 2000, Macedonia (600.000 nel 2002 , ma ci sono
comunità etniche di albanesi anche in altre aree geografiche d'Europa e zone
dei Balcani come in Grecia (160.000 nel 2000-2002), Turchia (15.000 nel
1980[1]), Bulgaria (1000 nel 1963), così come da gruppi della diaspora in Italia (80.000-250
locutori Arbëreshë nel 1976).
Il primo testo conosciuto scritto in albanese, "Meshari" o "Messale", scoperto da
mons. Paolo Schirò da Piana degli Albanesi, venne scritto da Gjon Buzuku, un
ecclesiastico cattolico, nel 1555. La prima scuola albanese che si crede sia stata aperta,
venne fondata dai Francescani nel 1638 a Pdhanë (dove si studiava il ghego - gegë).
Ma il fondamentale passo per la letteratura e la lingua albanese si ha con Luca
Matranga (Lekë Matrënga), papàs di rito bizantino-greco e scrittore arbëreshë di Piana
degli Albanesi in Sicilia, con "E Mbësuame e Krështerë" del 1592, prima creazione in
assoluto in lingua albanese toskë, che diede ufficialmente inizio alla letteratura arbëreshë-
shqiptarë.
L'albanese appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea, come provato nel 1854 dal
filologo tedesco Franz Bopp.
Il linguista italiano Matteo Bartoli in forza della grande presenza di elementi e parole
comuni al latino riteneva che la lingua albanese fosse una lingua in parte
originariamente neolatina, per cui la classificò tra le "parzialmente" lingue romanze
balcaniche
In realtà le teorie sulla filiazione della lingua albanese sono tre: una teoria afferma che
l'albanese è l'unico sopravvissuto del gruppo illirico parlato un tempo nella penisola sud-
occidentale dell'Europa; un'altra teoria afferma invece che possa essere imparentato più
con l'antico gruppo linguistico daco-tracio, un tempo parlato in Mesia e in Dacia; un'altra
teoria ancora preferisce fare dell'albanese un gruppo a sé nell'ambito delle lingue
indoeuropee.
I sostenitori della filiazione dal gruppo daco-tracio fanno notare come il lessico dei termini
marittimi è costituito da prestiti latini, greci, slavi e turchi; inoltre certi toponimi in territorio
albanese non concordano con la fonetica albanese (il gruppo /sk-/ del nome antico
di Scutari, Scodra, sarebbe dovuto diventare /h-/ anziché /shk-/ come nell'attuale Shkodër),
mentre altri toponimi dei territori interni dei Balcani (soprattutto in Mesia) si accordano con
la fonetica albanese.
Alcuni studiosi stimano che siano circa 160 le parole della scomparsa lingua daca che sono
entrate come substrato nel lessico albanese (e circa 400 in quello del rumeno),
come mal ("montagna"), o bredh ("abete") ma sono spesso riconducibili a scambi lessicali
tra le lingue della lega linguistica balcanica. Questa tesi è tuttavia confutata dalla
maggioranza degli autori.
I sostenitori della filiazione illirica, invece, affermano innanzitutto che l'albanese è parlato
nella zona un tempo abitata dagli Illiri e, dato che non si trova traccia di un arrivo degli
albanesi nelle zone attuali in nessuna fonte storica, bisogna concludere che gli albanesi
abbiano sempre occupato, approssimativamente, la stessa area che occupano ancora
oggi. Per la questione del lessico marittimo, affermano che gli albanesi antichi
probabilmente erano insediati nell'Albania interna e che quando occuparono le città
costiere di lingua greca o latina ne assorbirono il vocabolario. Va ricordato che, durante la
storia, nella costa illirica prima e albanese poi, vi erano un gran numero di colonie greche,
poi romane e quindi veneziane per finire con l'occupazione turca. Inoltre la mancanza di
una monarchia vera e propria albanese, o comunque di una organizzazione statale
autonoma, spiega la mancanza di una flotta militare o commerciale. Questi elementi
rendono plausibile la spiegazione dei prestiti proprio da quelle lingue/culture che hanno
occupato il territorio dell'Albania odierna, diventando una conferma ulteriore della presenza
ininterrotta della popolazione albanese nel territorio.
Sembra comunque che la tesi prevalente sia di considerare l'albanese come gruppo
indoeuropeo separato, in mancanza di prove definitive. I due distinti dialetti parlati oggi, il
tosco (toskë) e il ghego (gegë), sono parte di un gruppo linguistico più esteso. Le lingue
albanesi parlate in alcune isole linguistiche in Italia meridionale e in Grecia derivano dal
tosco e sembrano strettamente imparentate con il dialetto della Ciamuria (çamërisht),
nell'estremo sud dell'Albania e nel nord ovest della Grecia. A causa della grande influenza
del latino, dell'italiano e di alcuni elementi del greco con le quali sono entrate in contatto, si
sono diversificate significativamente dall'albanese standard e sono considerate dai loro
parlanti come lingue distinte.
Dalla fine della seconda guerra mondiale (dopo il 1949) è stato realizzato il tentativo per
creare un'unica lingua standard chiamata albanese standard o letterario basata su
entrambe le varietà dell'albanese. Immediatamente dopo la fine della guerra, è iniziata in
Albania la lotta contro l'analfabetismo con una partecipazione massiccia dell'80% di una
popolazione totalmente analfabeta. Il Kostaq Cipo massimo docente della lingua albanese
ancora vivente in quel periodo, istruito in Italia alla scuola media degli arbëreshë e
Laureatosi alla Facoltà di Filologia dell'Università di Roma, conoscitore di 11 lingue
straniere, venne incaricato con contratti stipulati da l'Istituto delle Scienze a condurre una
attività linguistica di primo piano preparando e pubblicando una Fonetica (essendo la prima
in assoluto per la lingua Albanese) proseguendo in seguito con una Grammatica stimata
quale scientifica ed una sintassi premiata dal Premio della Repubblica (massima
onorificenza) e due anni dopo la sua morte 1954 é stato pubblicato il Dizionario della lingua
albanese con la collaborazione di alcuni dipendenti dell'Istituto, essendo anche questo il
primo dizionario nella storia della lingua albanese senza spiegazioni in altre lingue. Solo nel
1965 tutti questi studi che servirono quali didattici per gli allievi e studenti albanesi, vennero
ripubblicati nel Kosovo con il permesso delle autorità serbe che si erano sempre rifiutate di
introdurre la lingua albanese tra la popolazione del Kosovo. Dopo 20 anni dalla morte di
Kostaq Cipo, il Partito Comunista al potere in Albania decise nel l972 di organizzare uno
pseudo-congresso di ortografia, al quale parteciparono quali invitati anche rappresentanti
delle comunità italiane, che ha rifissato le norme universalmente accettate già fin dal 1949.
Due libri furono allora pubblicati, Drejtshkrimi i gjuhës shqipe, nel 1976, e Fjalori
drejtshkrimor i gjuhës shqipe, nel 1977, rispettivamente già universalmente noti per le
regole ortografiche e definizioni lessicografiche. Esiste un'idea che i dati sulla lingua
albanese presentati dalla Wikipedia sono stati forniti a lui da linguisti albanesi del Kosovo.
Ci sono due dialetti principali, il ghego (gegë) e il tosco (toskë), che sono fino ad un certo
punto intelligibili fra loro, a seconda del livello di cultura del parlante e di conoscenza
dell'albanese standard. Il confine geografico dei due dialetti è sempre stato
tradizionalmente il fiume Shkumbini in Albania, con il ghego parlato a nord di questo fiume
e il tosco a sud. I due dialetti presentano differenze fonologiche e lessicali. Il dialetto di
Elbasan funge da cerniera fra i due dialetti principali e negli anni 20 fu per questo proposto
come albanese comune.
Lingue che condividono un'origine comune dal tosco sono l'Arbëreshë parlato in Italia e tra
gli Arvaniti in Grecia. Il tosco è il dialetto parlato dal numero più alto di persone tra le
comunità di esuli che sono emigrati nel XV secolo in questi due paesi, così come dalle più
piccole comunità albanesi in Ucraina, Turchia, Egitto e Stati Uniti.
Il ghego è parlato nell'Albania del nord e dagli albanesi di Serbia e w:Montenegro,
del Kosovo e della Repubblica di Macedonia.
Dalla fine della seconda guerra mondiale ci sono stati tentativi per creare un'unica lingua
standard chiamata albanese standard o letterario basata su entrambe le varietà di
albanese ma con netta preponderanza del tosco. Nel 1972 il congresso di ortografia, al
quale parteciparono anche rappresentanti delle comunità italiane, ha fissato le norme oggi
universalmente accettate. Due libri sono stati pubblicati, Drejtshkrimi i gjuhës shqipe, nel
1976, e Fjalori drejtshkrimor i gjuhës shqipe, nel 1977, contenenti rispettivamente
prescrizioni per le regole ortografiche e definizioni di dizionario.
L’ Amarico e l’Etiopia

Curiosità
L'amarico (አማርኛ āmariññā) è la lingua ufficiale dell'Etiopia, anche se nella regione
convivono numerose etnie e di conseguenza anche le lingue parlate sono più di ottanta. È
di origine semitica e presenta quindi affinità con l'aramaico, l'ebraico, l'arabo, il maltese, la
lingua fenicia e le lingue estinte della Mesopotamia. Appartiene, insieme al tigrino, al ramo
delle lingue nate in Africa nel gruppo delle lingue semitiche[1]. Il suo alfabeto è costituito da
260 segni sillabici, divisi in sette ordini a seconda della coloritura vocalica. L'amarico è
basato sullo sviluppo delle radici trilettere, verbali, da cui derivano sostantivi, aggettivi e le
altre parti del discorso.
Al 2022, è parlata da 57,5 milioni di parlanti totali
Come per altre lingue del mondo (come per es. le lingue dell'India) l'Amarico non usa come
sistema di scrittura un alfabeto ma un alfasillabario o abugida quest'ultimo termine tra l'altro
deriva proprio dall'Amarico[3]. Un abugida è un sistema di scrittura costituito da segni
(grafemi) che indicano consonanti seguite da una vocale inerente, che possono essere
coerentemente modificati con estensioni o segni diacritici (tipicamente gli stessi per la
stessa vocale al variare delle consonanti) che indichino altre vocali o, a volte, l'assenza di
vocale. Quindi un'abugida è molto diverso da un sillabario, dove i simboli con suoni simili
sono differenti l'uno dall'altro, e da un alfabeto vero e proprio, dove simboli separati sono
utilizzati per indicare consonanti e vocali.
Fondata nel 980 aC, l’Etiopia è una delle nazioni più antiche del mondo.
Gli etiopi hanno una delle aspettative di vita più basse del mondo. Le cifre attuali
stimano che le donne possano aspettarsi di vivere circa 50 anni e gli uomini circa 48
anni.
Alcune delle società tradizionali in Etiopia considerano i gemelli come mingi, o un
segno di sfortuna. Credono che i gemelli siano maledetti o attirare gli spiriti maligni.
Il calendario etiopico ha 13 mesi ed è di 7 o 8 anni indietro rispetto al calendario
occidentale. Il 13° mese ha solo cinque giorni, sei negli anni bisestili.
La Grande Rift Valley taglia l’Etiopia da nord-est a sud del paese ed è l’unica
caratteristica fisica dell’Africa visibile dallo spazi
Il nome ufficiale dell’Etiopía è Repubblica Democratica Federale d’ Etiopia, ma per un
lungo periodo fu conosciuta come Abissinia, un nome molto più evocativo, comunque è
quasi antico come quello di Etiopía, in realtà furono i greci che le diedero il nome
di ‘Aithiopiaa’ , che significa ‘il paese delle facce bruciate’.
L’occupazione umana in Etiopia è più antica che in qualsiasi altra parte del mondo, si
pensa che qui apparve il moderno homo sapiens.I commercianti egiziani arrivarono
in queste terre nel 3000 a. C. e le chiamarono Nubia e Kush. Per gli Egizi era la ‘terra
degli dei‘, perché qui trovavano profumi come incenso, mirra e tesori preziosi come
l’ebano, l’avorio … e naturalmente gli schiavi. Gli Etiopi dicono che il Regno di Saba
menzionato nel Vecchio Testamento, era qui in Etiopia, anche se la tradizione araba lo
localizza nello Yemen. Secondo altre teorie, sarebbe uno stato a cavallo tra due territori.
Però ciò che narra la leggenda è che Menelik I, figlio di re Salomone e della regina di
Saba, è stato il fondatore dell’Impero etiope. L’ Etiopia appare già nei testi antichi: nella
Bibbia, nell’Iliade e nell’Odissea.E’ il secondo paese più popolato dell’Africa, dopo la
Nigeria e più del 90% della popolazione vive in zone rurali dedicate all’agricoltura.
Gli Etiopi sono orgogliosi in quanto, a differenza del resto dell’Africa, non sono mai stati
colonizzati da nessun paese, benché un tentativo è stato fatto dagli italiani in due
occasioni, senza riscuotere molto successo … fuorché nella cucina: in Etiopia si
possono mangiare pizze deliziose! Gli Etiopi sono cristiani fin quasi dagli inizi del
cristianesimo. Hanno sviluppato un cristianesimo particolare, dopo che nel quarto
secolo il Re Ezana Axum lo adottò grazie ad Monaco Frumenzio, oggi considerato in
Etiopia ‘Il Nostro Padre della Pace’. E ‘un paese dalle pluralità religiose ed è l’unico del
suo ambito geografico, a praticare una tolleranza religiosa: i cristiani (ortodossi,
protestanti e cattolici) rappresentano il 61,6% della popolazione del paese, i musulmani
32,8% e le credenze tradizionali, soprattutto animisti, 5,6%. C’è una parte di etiopi che
credono in Rastafari e Haile Selassie
Chi era Haile Selassie? E’ stato imperatore d’Etiopia tra il 1930 e il 1974, è considerato
dai sostenitori del movimento Rastafari, la stessa incarnazione del Messia sulla
terra. Forse il forte sentimento religioso del paese è dovuto al fatto di avere un
luogo chiamato dagli etiopi ‘l’Inferno sulla Terra”. Si tratta di un deserto su una crepa
nella crosta terrestre, una pianura immensa punteggiata da formazioni saline, solfato e
zolfo, dall’attività vulcanica tra le più attive in tutto il mondo. Questo, unitamente alle alte
temperature che possono arrivare a 60 ° C, il che fa pensare fin dall’antichità che possa
essere il vero inferno sulla terra, ed è anche chiamato il Deserto di Dancalia. Il punto più
profondo di questo deserto raggiunge i 100 metri sotto il livello del mare.
Ha anche una città chiamata ‘La Seconda Gerusalemme’ la più attraente destinazione
etiope, la città di Lalibela, almeno per gli amanti della storia. Qui sono conservate 12
chiese rupestri sotterranee, dalla superficie si affonda nelle profondità della terra, ci
sono passaggi sotterranei e tunnel comunicanti tra loro, un mistero ancora vivo – tali
passaggi vengono utilizzati come il primo giorno.
Ma dobbiamo anche evidenziare la città di Gondar … che ha ispirato Tolkien per creare
la propria città ‘Gondor‘, che nella lingua elfica significa ‘Città di Pietra‘. La verità è che
questa città medievale ha sviluppato uno stile architettonico unico, una miscela tra lo
stile gotico europeo e quello arabo locale.
Gli etiopi si basano sul proprio calendario copto ortodosso cristiano, che è indietro
di sette o otto anni rispetto al nostro. Il nuovo anno in Etiopia si celebra l’ 11 settembre.
Chiamano la fine dell’anno Enkutatash ‘regalo di gioielli‘ dovuto all’antica leggenda,
secondo la quale la regina di Saba è tornata improvvisamente dalla sua visita al Re
Salomone, celebrata dai suoi ministri e generali, con grande gioia, riempiendo di gioielli
le casse reali. Secondo la tradizione copta ortodossa etiope, l’Arca dell’Alleanza è
conservata nella Cattedrale di Tsion Maryam, nel regno di Axum, in Etiopia, dopo
essere stato rubata da Menelik I figlio di re Salomone a Gerusalemme e portata ad
Axum. E’ considerata la Gerusalemme d’Etiopia. E’ stata conservata per secoli dai
monaci ortodossi nella città, non è uno scherzo … chiedete a qualsiasi etiope e ve lo
confermerà. L’ Etiopia ha tra le 80 e le 90 lingue e quasi 200 dialetti, quasi quante sono
le tribù e le etnie… Meglio cercare di apprendere almeno l’amarico, che non è poco. La
pianta del caffè ha il suo centro d’origine in Etiopia, si pensa che i predecessori del
popolo attuale Oromo furono i primi a scoprire e riconoscere l’effetto energizzante dei
grani della pianta del caffè, macinavano i suoi grani e facevano una pasta che
aumentava le forze dei suoi guerrieri. E’ certo che fanno un caffè buonissimo e forte,
stile quello italiano…. Una cosa curiosa è che amano accompagnare i popcorn con il
caffè…che…mix!
Sfortunatamente noi non sapevamo nulla dell’Etiopia fino alla decade del 1980, quando
ha cominciato a risuonare nelle orecchie dell’ Occidente, la carestia che ha devastato
l’Etiopia e ha causato la morte di 1 milione di persone. Ma il paese è sopravvissuto e
continua a vivere con il suo peculiare modo di vita ancestrale … L’Etiopia è il posto al
mondo dove si incontrano alcune delle tribù più intatte della Terra: nelle valli più remote
del fiume Omo, tra paesaggi lussureggianti dal color verde mescolate a terre desolate,
vivono una quindicina di gruppi etnici, alcuni dei quali è in pericolo di estinzione, e vive
fedele alle sue tradizioni secolari: indigeni con il corpo pitturato, copri capi di piume,
capelli spalmati di argilla o con piatti di argilla appesi al labbro.
Arabo

‘’Chi ha potere, ti serve al tavolo l’idiozia


per gestire la collera’’
Educandoti al non ascoltare ragionamenti troppo lunghi ti mandano input rapidi e semplici,
smaltendo i tuoi pensieri in semplici discorsi monotematici privi di confronto
gestiscono la tua capacità di ragionare emulando la tua mente in un file registrato pubblico a
tutti.
Regredisci ascoltando altri schiavi di una catena di montaggio fatta apposta per l’idiozia
E riproduci quell’idiozia per prenderti visualizzazioni di contenuti privi di nutrimento mentale,
inietti quel veleno mentale nei tuoi figli lasciandoli a parlare per ore al nulla del nulla
nullificando il tuo impegno nel crescere un figlio, non donandogli un gioco reale ma una
virtuale realtà.
Una dittatura talmente semplice per controllare la mente di ogni singolo umano
Che i tiranni del passato non avrebbero sprecato discorsi da capogiro per domare le masse
Mostriamo ogni parte della nostra vita in video e fotografie apparentemente bellissime
Celando attimi di vita vissuta, cancellando quello che non vogliamo far vedere.
In apparenza perfetti per metterci in vetrina ma in realtà solo fotocopie di una vita apparente.
Mostruosità cibernetica che ci nutre di vanità e superbia, idolatria dell’idiozia
Fortunatamente in ogni epoca nasce l’anomalia del sistema che è la chiave di ogni rivoluzione
10
Biciclette volanti
Non frenare mai il tuo entusiamo dinanzi ad una tua scoperta e non lasciare mai che te lo
frenino, immagina di volare laddove gli altri non credino si possa fare e trasforma la tua fantasia
in idea, non è importante che quell’idea sia stato il frutto di un tuo personale ragionamento.
non cercare il posseso di un’idea ma cerca di costruire la tua fantasia da quell’idea, non lasciare
che la critica di qualcun altro possa cancellare il percorso trascorso su una bicicletta volante
impara dagli alieni la magnificenza della diversità e di quel concetto fanne un tesoro
sulla quale si unisce il valore del non ancora conosciuto a ciò che è conosciuto
e di quella unione fanne un universo di conoscenze ed una conquista di esplorazione di libertà.
Manifesta quell’idea che ti diceva il tuo compagno di banco quando ti parlava di sogni
E corona il suo sogno divulgandolo nel teatro della tua vita, ereditandone l’amicizia parlandone.
Non lasciare mai che l’avidità nella ricerca al successo eclissi la passione del ricordo
Ma vola nella benifecenza della condivisione e condividi tutto quello che vuoi condividere
Sii libero, sii beato, sii ciò che vuoi essere e ricorda sempre lo scopo della tua fantasia ti dice
che:

‘’Un’idea che ha avuto un altro


non è mai un’idea sprecata’’

11
Armeno

‘’ Essere diverso e non seguire il modello che la società


ti impone di essere, è il primo successo per essere te stesso’’
Semicrome sociali, veloci ad adeguarsi al ritmo dettato dalle opportunità della società
Si attaccano alla moda per incollarsi ad una pausa discriminando semibrevi chiamandole lente.
Semiminime aziendali licenziano crome che troppo presto rivelano le verità del tema della loro
musica, infrangendo la laboriosità del pentagramma che regola il valore di ogni nota
accentuandone la durata. Minime parole per esprimere sé stesso e non minimi argomenti per far
parlare di sé stesso, sintetizza la nota che definisce te stesso non per apparire nella vetrina di un
pentagramma ideato per moda ma per realizzare ogni battito che viene battuto nelle infinite
identità che rappresentano te stesso.
Fuori dalla comune coscienza mondana che ti vede un caso di anomala diversità
Troverai la tua unicità riconoscendo te stesso laddove altri denunciano il diverso,
sbattitene e vestiti da indiano laddove vedi lo sceriffo che critica il tuo vestiario,
abbi la tua idea è lotta per essa affinché tu la dica per quanto possa risultare un parere contrario
e divertiti nel modo che più ti aggrada per definire il tuo di gusto personale e non quello d’altri
vivi nella dimensione della tua libertà ideologica e non farti calpestare da altre libertà che
opprimono la tua.
Sii te stesso, per te stesso ed in te stesso, lì troverai la tua più grande atmosfera di felicità
12
Sintesi umana
Il pernicioso atto della procrastinazione rinvia il paradigma del benessere della vita,
annebbiando di cupidigia lo spirito e il corpo, inducendoti all’ozio, negando a te stesso quello
che puoi fare. Il sentimento è il paradigma di un album di canzoni motivate dal gesto delle
azioni e il discorso è l’ampolloso enunciato per esprimere ragioni che spesso non trovano degne
attenzioni. La predisposizione all’ascolto si diversifica nel contenuto dei temi delle cose che
ascolti e minore è il tempo sui cui si conclude la traccia musicale e minore diviene la tua
capacità nell’ascoltare, procrastiniamo opere che definiamo troppo lunghe
per sintetizzarci in secondi come in spot pubblicitari,
pensieri di una felicità apparente notificano l’hackeraggio sul nostro stato emotivo
e ci perdiamo in boccali di vino per cercare il nostro equilibrio in una pista di danza.
La vita ci sembra un dionisiaco racconto descritto da un batofobico dove solo sognando
riusciamo a scalare le cime più alte senza alcuna paura di cadere nel vuoto
eliminandone la fobia della profondità.
Ci ritroviamo a parlare con sconosciuti esternando le poesie
che come pallottole ci hanno colpito distribuendo cicatrici
Ed in un rap di strada come in una diretta sui social comprendiamo la sintesi umana che ci dice:

‘’Aiutare il prossimo con le giuste parole,


motiva lo spirito al miglioramento’’

13
Assamese

‘’La condivisione è il primo passo che ogni artista


compie per educare gli altri sulla propria arte ’’
Il mulino è la più poetica opera che si lascia accarezzare dal vento
Raccogliendone l’energia della poesia da affidare al poeta
Di quel verso trasportato dalla calma dipingine l’inamovibilità
Del verso della bava di vento pizzicane la sua remota tattilità
Della brezza leggera scoprine la nudità della rima
Della brezza tesa tendine un argomento di armonia
Cambiane la forma in un vento moderato
E tendine la misura della sua capacità di propagazione in un vento teso
Ubriacati di emozioni generate nel vento fresco
Ed irrigidisciti nell’austerità del vento forte
Diffondine la capacità generata in una burrasca
E canta ad alta voce come lo fa una sinfonia di una burrasca forte
Nel verso della tempesta condividine la calamità rendendola virale
E nella tempesta violenta orchestrane ogni trambusto come un maestro di musica
Nell’uragano immortala la leggenda del verso come il mito più narrato da sempre.
Che sia stato il mulino dipinto o il vento nel verso questa è stata la mia arte versata

14
Emozione poetica
Della gioia e della fiducia fanne una miscela emotiva d’amore
Trasforma lo scopo di quel sentimento nel gusto della poesia emotiva.
La fiducia unita alla paura è un composto che comporta sottomissione
Domina quel sentimento come l’alchimia genera la poesia della formula emotiva.
La paura in comunione con la sorpresa battezza la soggezione,
battezza la tua testa con l’acqua dell’intimorimento ostentando la forza emotiva.
Tra sorpresa e tristezza vi è la chiave che apre la porta della disapprovazione
Si sbatteranno porte durante un dibattito emotivo prima di trovare una soluzione poetica.
Tristezza più disgusto fa rimorso
Rimpiangerai quel che fatto in passato, rielaborerai il futuro ma la poesia la troverai nel presente
Disgusto e rabbia predicano il disprezzo
Abuserai del tuo gusto emotivo rifiutando poesia altrui.
Un miscuglio fra rabbia ed aspettativa celebra lo stato di aggressività
Il presagio emotivo scuoterà il sentimento più furioso attaccando.
E la formula della aspettativa e della gioia genera ottimismo
La conoscenza emotiva collegata alla cultura poetica ti svelerà nella tua ruota emotiva che:

‘’La poesia è l’audacia dello spirito


che danza nel mistero della vita’’

15
AYMARA

‘’Il tesoro della giovinezza è la sorpresa


e quello dell’anzianità è la saggezza’’
Viaggia come una banconota che passa di mano in mano comprando bisogni,
traccia diverse linee nel mondo per scrivere la storia come ogni ruga vissuta sul volto,
sii lontano come un orizzonte e sii vicino come un amante.
Predica la ricchezza del tuo animo per coniare la moneta di ogni tuo incontro.
Sappi che la sorpresa è il motivo che ti seduce alla scoperta
Ed insegna che per quanto tu abbia saggezza hai sempre da imparare,
Rincorri i tesori più ignoti e nascosti per adornare di bellezza ogni avventura
Ascolta più chi ti è diverso per capire ciò che non capiresti con chi ti è simile
Non limitarti alla bivalenza della risposta ma amplia il concetto assurdo del terzo escluso.
Aggiorna l’alfabeto emotivo per estendere ogni parola emotiva nel sentimento,
Arricchisciti laddove altri vedono solo povertà per rendere oro anche il più comune dei sassi
E viaggia col pensiero più veloce di un aereo per volare nei luoghi più sconosciuti.
Ama la terra dove puoi poggiare i piedi come la tua terra,
Assapora l’acqua come il vino più prelibato e diffondi cultura come nuvole al cielo.

16
Stage Wars
Stadi che descrivono il preavviso dello stato dei luoghi,
Avvisi che dettano la famelica battaglia che confina la presa dei Re sulla resa dei sudditi.
Fame che consuma il corpo degli ultimi e fama che scolpisce la vanità dei primi
Stadi che dettano la storia di ogni singolo uomo,
Vesti e capi firmati all’ultimo grido simboleggiano lo status simbol
Mosche e pezze stracciatte visuallizzano il sinonimo dello stato di indigenza dei popoli.
Differze nei modi di vedere le cose, annunciati semplicemente perché si è nati in paesi diversi
Ingordigia dei paesi ricchi consumando e sprecando
E parsimonia dei paesi poveri conservando e soffrendo.
Alieno quanto latitante lo è il pensiero nel porre fine a tale disastro umano
E vicino si fa il concetto nel soprimmere la sopravvivenza per raggiungere il successo,
anime in continua discordia con i valori più umani ed accettabili
chiudono il rubinetto ad altri lasciandoli assettati per farsi la vasca con i saponi più sofisticati
mentre una saggia espressione diversa dal mondo scrive sull’orizzonte per parlare al mondo
che tace per coronare le individualità di ogni singola stella a discapito della luna, che:

‘’Ci si spreca più tempo nel cercare il successo piuttosto


che rendere solide le basi della sopravvivenza’’

17
Curiosità di Lelouch Alighieri

Alcune curiosità sulla cultura


araba che ti sorprenderanno
La cultura araba ha una lunghissima tradizione. La cultura araba, infatti, si caratterizza per la
capacità di tramandare ai posteri le sue tradizioni, i suoi usi e costumi. Il patrimonio culturale
arabo è estremamente vasto sia dal punto di vista linguistico che semantico.
Ma quali curiosità sulla cultura araba sei interessato a conoscere? Scopriamo insieme quelle
che ti sorprenderanno di più.

Cultura araba: tutto ciò che devi sapere


Sono sempre di più le persone che vogliono imparare l’arabo come lingua seconda. Le
motivazioni possono essere di diversa natura ma, tra le principali, emerge il desiderio di
esplorare una cultura molto diversa dalla propria e, perché no, ampliare le proprie prospettive
professionali.
Ricordiamo, infatti, che l’arabo si trova tra i primi posti della classifica delle lingue più
parlate del mondo. L’arabo, che al suo interno contiene innumerevoli dialetti, rimane la lingua
ufficiale e sacra dell’Islam, per cui il Corano è recitato in arabo.
Proprio per questo motivo, il numero dei parlanti arabo è di circa 300 milioni, se si fa
riferimento ai madrelingua. Inoltre, i luoghi in cui si parla arabo sono davvero tanti.
L’arabo è la lingua ufficiale di 25 Paesi ed è una delle 6 lingue ufficiali delle Nazioni Unite. La
particolarità della lingua araba sta nel fatto che non è unica e uguale per tutti.
L’arabo comparve per la prima volta nell’Arabia nord-occidentale durante l’Età del
Ferro. Evolutasi dall’aramaico, la lingua araba si scrive da sinistra verso destra, al contrario
della scrittura occidentale. Data la sua provenienza storica molto antica, esiste una distinzione
tra l’arabo classico e l’arabo moderno.
L’arabo classico è una lingua liturgica parlata principalmente dai musulmani. La scrittura
dell’arabo classico si sviluppò a partire dalla forma tardo-nabatea dell’aramaico. Da qui nasce,
infatti, la scrittura dei graffiti arabi mentre i testi più antichi in arabo classico risalgono al III sec.
d.C.
L’arabo moderno, invece, è la lingua ufficiale all’interno della quale si sviluppano i differenti
dialetti. L’arabo moderno è la lingua utilizzata da tutti per la comunicazione scritta, soprattutto
quella seria, e in situazioni formali come lezioni universitarie, discorsi pubblici, programmi
radiofonici e televisivi.
La particolarità dell’arabo moderno standard è che non è la lingua madre degli arabofoni ma
è una lingua che viene insegnata a scuola. Questo fenomeno avviene perché per la
comunicazione quotidiana orale, ogni parlante utilizza il proprio dialetto arabo. Il limite dei
dialetti arabi, però, è la difficoltà nel comprendersi se i parlanti parlano due dialetti diversi.
I parlanti arabi potrebbero essere diglotti o addirittura pluriglotti contando il fatto che,
potenzialmente, ogni parlante arabo parla oltre al proprio dialetto nativo, anche la lingua
standard, il dialetto della capitale e, spesso, una lingua europea come ad esempio il francese.
Dalla lingua deriva sempre la cultura del popolo che la parla. Vediamo, dunque, quali sono gli
aspetti più importanti della cultura araba.

Quali sono gli aspetti più importanti della cultura araba?


Dal momento che la lingua araba varia di Paese in Paese e di regione in regione, capirai bene
che anche la cultura araba subisce delle modificazioni. Nonostante ciò, potrebbe non essere
impossibile trovare caratteristiche comuni che definiscono la cultura araba in ogni suo aspetto.

1. La lingua araba è tra gli aspetti più importanti della cultura araba.

2. L’Islam è la religione predominante nella maggior parte dei Paesi arabi per cui influenza molti
aspetti della vita quotidiana e della cultura araba. Dalla preghiera all’abbigliamento, dall’arte
all’architettura.

3. La famiglia è uno dei pilastri della cultura araba. Spesso, infatti, è considerata la base della
società e, sempre, ha un ruolo importante sui membri componenti.

4. L’ospitalità è un valore sacro della cultura araba. La generosità e l’accoglienza degli arabi è nota
in tutto il mondo.

5. La cucina rispecchia i sapori e le diversità culturali arabe. Alcuni dei piatti più conosciuti anche
in occidente sono: hummus, falafel, tabbouleh, kebab e baklava.
6. La musica araba ha diversi generi e stili ma, tradizionalmente, esistono alcuni strumenti tipici
che sono alla base delle canzoni arabe: l’out è un tipo di liuto, il violino e la darbuka, ovvero un
tamburo a mano, sono i più utilizzati. Ad accompagnare gli strumenti c’è il canto e il battito
delle mani.

7. L’arte e l’architettura arabe sono riconoscibili in tutto il mondo. Spesso sono caratterizzate da
motivi geometrici, da una calligrafia e un design intricati e da colori sgargianti. Gli edifici e i
monumenti famosi includono la Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, la Moschea di Hassan II a
Casablanca e il Burj Khalifa a Dubai.

La cultura araba in Italia


Abbiamo chiaro ormai che i Paesi di lingua araba sono molti e, per questo motivo, la cultura
araba è stata in grado di influenzare anche le culture e i territori al di fuori dei propri.
In Italia, ad esempio, si risente moltissimo dell’influenza araba. Durante il Medioevo, la Sicilia e
l’Italia meridionale furono sotto il dominio arabo per diversi secoli. Proprio durante questo
periodo, gli arabi introdussero nella regione una serie di elementi culturali, scientifici e artistici
che sono rimasti nel tempo parte del Paese.
Tra gli ambiti in cui è più evidente l’influenza araba in Italia c’è, senza dubbio, il campo
dell’architettura. L’architettura araba ha lasciato un’impronta duratura in Sicilia, soprattutto
nelle città di Palermo e Monreale.
Gli arabi, nel tempo, introdussero stili architettonici distintivi come gli archi a ferro di cavallo, le
cupole e gli intricati disegni a stucco. Queste sono caratteristiche visibili nel Duomo di Monreale
e nella Cappella Palatina di Palermo, esempi notevoli della fusione degli stili normanno e arabo.
Oltre all’architettura, gli arabi hanno influenzato anche la cucina italiana. Sono stati in grado,
infatti, di introdurre nel Paese nuovi ingredienti e tecniche culinarie, come l’uso di spezie (la
cannella, il cumino e la noce moscata) all’interno di piatti classici e rielaborati.
Le abilità della cultura araba non si fermano qui. Introdussero in Italia anche l’irrigazione e le
tecniche agricole che permisero la coltivazione di colture come il riso e la canna da zucchero.
Per gli appassionati di cultura, non sarà una novità scoprire che l’influenza araba si estese anche
alla letteratura e alla poesia. Durante il Rinascimento si assiste a una rinascita della letteratura
araba in Italia, grazie alla traduzione di opere arabe classiche in latino e in italiano.
Ciò permise alle opere di poeti e filosofi arabi, come Averroè e Avicenna, di diffondersi e di
avere un impatto sulla cultura intellettuale italiana dell’epoca.

Linguaggio e cultura nella civiltà araba


La lingua araba e la cultura araba conservano aspetti e curiosità molto interessanti. Vediamone
alcune insieme:

1. Il sistema di scrittura della lingua araba viene definito “Abjad”. Questo alfabeto è composto
da 28 lettere di cui tutte sono consonanti. Come già saprai, l’arabo si legge e si scrive da destra
verso sinistra.

2. Le tipologie di lingua araba sono tre: l’arabo classico, ovvero la lingua del Corano; l’arabo
standard moderno è quello di uso quotidiano, lingua ufficiale di 22 Paesi di lingua araba; l’arabo
colloquiale che consiste nei tanti dialetti parlati nelle varie regioni arabe.

3. La cultura araba è ricca di invenzioni: gli arabi furono i primi ad introdurre nella matematica la
numerazione decimale e arrivarono anche a perfezionare l’astrolabio per la ricerca astronomica.
Anche in campo medico hanno scoperto e sviluppato interessanti teorie.

4. La moschea è il luogo sacro della cultura araba. Prima di entrarvi, infatti, tutti devono togliere
le scarpe, le donne devono coprire il capo, le spalle e le braccia con un velo.

5. I giorni, le feste, le cadenze: il calendario islamico di basa sul moto della Luna, a differenza del
calendario gregoriano. Per questo motivo, il primo giorno dell’anno per loro non è sempre lo
stesso.

Allora, hai voglia di imparare l’arabo per immergerti sempre di più in questo mondo così
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Nagib Mahfuz
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«Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è
saggio dalle sue domande.»
(Nagib Mahfuz)

Nagib Mahfuz

Premio Nobel per la letteratura 1988

Nagib Mahfuz (in arabo: ‫نجيب محفوظ‬, Naǧīb Maḥfūẓ; IPA: [næˈɡiːb mɑħˈfuːzˤ]; Il Cairo, 11
dicembre 1911 – Il Cairo, 30 agosto 2006) è stato uno scrittore, giornalista e sceneggiatore egiziano.
Insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1988, Mahfuz diede forma ad una narrativa araba di
portata universale[1]. Nato nel quartiere di Gamāliyya della capitale egiziana, proveniva da una famiglia
piccolo-borghese. Si laureò in filosofia presso l'Università del Cairo (allora "Università chediviale Fuʾād I")
e venne assunto nell'amministrazione pubblica.
Dopo aver esordito nel romanzo storico, seguendo la moda letteraria (ma dai profondi risvolti etico-
filosofici) del cosiddetto "Faraonismo",[2] Mahfuz subì l'influenza politica del grande pedagogo
egiziano Salama Musa, un socialista vicino al pensiero del Fabianesimo e inaugurò il filone narrativo
del realismo sociale, ambientando le sue opere nei luoghi più tradizionali del Cairo. A tal proposito vanno
citati Khan el-Khalili (nome dell'antico bazar della città) e Zuqāq al-Midaq (il "Vicolo del mortaio", da cui
prende il titolo un suo romanzo). Nel 1956 pubblicò il primo volume della trilogia: Bayn al-Qaṣrayn (Tra i
due palazzi), Qaṣr al-Shawq (Il palazzo del desiderio) e al-Sukkariyya (nome di una strada del Cairo).
Al 1959 risale Figli del nostro quartiere; al 1967 Mīrāmār. Nel 1975 pubblicò Storie del nostro quartiere, il
suo romanzo più autobiografico.
Dal 1971 continuò la sua prolifica attività di scrittore e di editorialista del celebre quotidiano Al-’Ahrām.

Biografia
Mahfuz scriveva ciò che conosceva. In particolare storie ambientate al Cairo. Libri in grado di evocare,
anche a grande distanza di tempo dall'epoca narrata, la medesima atmosfera che ancora oggi si
assapora, rendendo così la sua opera sempre attuale.
Nagib Mahfuz ha vissuto nella zona di Khan el-Khalili, una delle più suggestive del Cairo dove si trovano
bazar e mercati, dove turisti e gente locale si riversa in gran numero quotidianamente nella strada e
nell'aria si sente quel particolare odore di spezie e caffè, che fanno da sfondo ideale ai suoi romanzi che in
quel suq sono spesso ambientati.
Mahfuz ha scritto anche per il cinema, del quale egli ha detto: “Sono diventato un poeta, perché sono un
impiegato”, come i personaggi del libro Il giorno in cui fu ucciso il leader, libro che scrisse nel 1985 ma che
è stato tradotto in italiano solo nel 2005, ambientato nel 1981 quando il Presidente Anwar al-Sadat venne
assassinato da parte di esponenti traditori dell'esercito.
Tra gli scritti per il cinema si ricordano: La battaglia di Tebe, Akhenaton e La maledizione di Cheope.
Mahfuz ha pubblicato una cinquantina di romanzi, tra cui la Trilogia del Cairo (1956-57), Il rione dei
ragazzi (1959), a lungo censurato per blasfemia in Egitto, Il ladro e i cani (1961) e Il nostro quartiere. Nei
suoi romanzi, egli descrive in maniera molto approfondita gli aspetti della vita popolare cairota. Gli unici
romanzi non ambientati nella capitale egiziana sono Mīrāmār e La quaglia e l'autunno, testi incentrati
su Alessandria d'Egitto.
Lingua armena
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La lingua armena o armeno (nome nativo: հայերեն լեզու, [hɑjɛɹɛn lɛzu], hayeren lezow,
comunemente detto hayeren) è una lingua indoeuropea parlata nella regione del Caucaso (in
particolare nella Repubblica Armena) e in vari stati del mondo, a seguito della diaspora armena.
Nel 2018, secondo Ethnologue, l'armeno è parlato da 5-7 milioni di parlanti totali.
La letteratura armena incominciò a svilupparsi a partire dal V secolo, quando Mesrop
Mashtots creò l'alfabeto armeno. La lingua scritta di quel tempo, il cosiddetto armeno classico,
noto come grabar, rimase la lingua della letteratura (pur con significativi cambiamenti) fino
al XIX secolo. Nel corso dei secoli, infatti, la lingua parlata si evolse indipendentemente rispetto
a quella scritta.
L'armeno è di grande interesse per i linguisti a causa della sua singolare evoluzione fonologica
dall'indoeuropeo.

Distribuzione geografica
Secondo l'edizione 2009 di Ethnologue, l'armeno era parlato nel mondo da oltre 6 milioni di
persone, la metà delle quali in Armenia (3,14 milioni).
Lingua ufficiale
L'armeno è la lingua ufficiale dell'Armenia e della Repubblica dell'Artsakh.
Lingua armena classica
La lingua armena classica, detta anche armeno antico, grabar, o krapar (in armeno
occidentale), è la più antica forma scritta di lingua armena, in cui fu redatta tutta la letteratura
armena dal V all'XI secolo, e la sua maggior parte dal XII alla metà del XIX secolo. Molti
manoscritti greci, persiani, ebraici, siriaci e anche latini ci sono rimasti soltanto nella traduzioni
in questa lingua. È tuttora la lingua della liturgia armena. Viene molto studiato dai filologi biblisti
e patristici. È importante anche per gli studi comparativi indoeuropei, perché conserva molte
caratteristiche arcaiche.
oricamente, l'armeno è diviso (con grande approssimazione) in due grandi dialetti: l'armeno
orientale, parlato nella odierna Repubblica Armena, e l'armeno occidentale, parlato dagli armeni
dell'Anatolia. In seguito al genocidio armeno, il dialetto occidentale scomparve dall'Anatolia e si
conservò soltanto presso gli armeni della diaspora. A seguito delle numerose divisioni politiche
e geografiche, si sono sviluppati vari dialetti, alcuni dei quali non sono mutuamente intelligibili.
Il dialetto armeno occidentale (armeno: Արեւմտահայերէն) è uno dei due dialetti moderni
della lingua armena ed è parlato principalmente nella diaspora, in Europa, in Nord America e
nel Medio Oriente, fatta eccezione per gli armeni dell'Iran tra i quali è diffuso l'armeno orientale.
Si è parlato anche di una piccola comunità in Turchia. Ma l'armeno occidentale è parlato
soltanto da una piccola percentuale degli armeni in Turchia, con il 18% fra la comunità in
generale e l'8% tra i giovani.
Si è sviluppato a partire dai primi decenni del XIX secolo basandosi sul dialetto armeno
di Istanbul. L'armeno occidentale in Turchia è definito come sicuramente in via
di estinzione (Lingua in pericolo).
Dialetto armeno orientale
Il dialetto armeno orientale (armeno: Արևելահայերեն) è uno dei due dialetti moderni della
lingua armena ed è parlato nel Caucaso, in particolar modo nella Repubblica d'Armenia e
nel Nagorno-Karabakh ed anche dalle comunità armene in Iran.

Classificazione
L'armeno è una lingua indoeuropea, benché con caratteristiche tanto peculiari da essere stato
riconosciuto come tale soltanto relativamente tardi, nel 1875 da Heinrich Hübschmann. Più in
particolare, l'armeno appartiene a un ramo a sé stante della famiglia indoeuropea, poiché non
esistono altri idiomi che siano strettamente imparentati con esso.
Alcuni studiosi ritengono che l'armeno sia molto simile alla lingua frigia, ormai estinta. È stata
anche suggerita una somiglianza con il tocario. Tra le lingue moderne, il greco è considerato la
lingua più prossima all'armeno, il quale, inoltre, contiene molti prestiti dal persiano (che, a sua
volta, appartiene alla famiglia indoeuropea).
La fonologia dell'armeno è stata influenzata dalle vicine lingue caucasiche, dalle quali ha
adottato la distinzione tra consonanti sorde, sonore, occlusive e fricative eiettive. Le radici delle
parole, al contrario, sono in gran parte di origine indoeuropea; molte discendono direttamente
dal proto-indoeuropeo e sono imparentate con quelle delle altre lingue indoeuropee, come
l'inglese, il latino, il greco antico ed il sanscrito.
Tuttavia, a causa dell'elevata presenza di prestiti linguistici (soprattutto dalle lingue
iraniche vicine), si sa che solo circa 1500 parole (G. Jahukyan) sono state ereditate
dall'indoeuropeo dalla fase armena classica; il resto è andato perso, un fatto che rappresenta
una sfida importante per gli sforzi per comprendere meglio il proto-armeno e il suo posto
all'interno della famiglia, soprattutto perché molti dei cambiamenti sonori lungo il percorso
dall'indoeuropeo all'armeno rimangono piuttosto difficili da analizzare

Storia
Origine
Le prime testimonianze della lingua armena vengono datate al V secolo d.C., con la traduzione
della Bibbia in armeno da parte di Mesrop Maštoc'. La parte più arcaica della storia della lingua
è incerta e soggetto di numerose speculazioni.
Ipotesi greco-armena
Alcuni linguisti ritengono che l'armeno sia un parente stretto del frigio. Molti studiosi come
Clackson (1994) ritengono che sia il greco la lingua vivente più geneticamente vicina
all'armeno. L'armeno condivide con il greco la caratteristica rappresentazione delle laringali
indoeuropee per mezzo di vocali protetiche, e condivide anche altre peculiarità fonologiche e
morfologiche. La stretta parentela dell'armeno e del greco fa inoltre luce sulla natura di
mutamento areale dell'isoglossa centum-satem. Inoltre l'armeno condivide altre isoglosse con il
greco; alcuni linguisti hanno proposto che gli antenati delle due lingue fossero quasi del tutto
identici, o per lo meno in stretto contatto areale. Ad ogni modo altri linguisti come Fortson
(2004) hanno mosso come critica che "al tempo a cui risalgono le prime tracce dell'armeno nel
V secolo d.C., le prove di una tale vicinanza si sono ridotte a poche allettanti tracce."
Speculazioni sull'influenza del ramo anatolico
W. M. Austin nel 1942 ipotizzò che ci sarebbe stato un contatto remoto tra l'armeno ed il gruppo
delle lingue anatoliche, ipotesi basata su quelli che considerava tratti arcaici comuni, come la
mancanza di un femminile o le vocali lunghe. Tale teoria non si basava su prove definitive,
anche se contatti, più o meno parziali ed episodici, tra armeno e lingue anatoliche sono stati
rilevati a più riprese da vari studiosi (Giuliano Bonfante, John Greppin e altri).
Influenza iranica
L'armeno classico (a cui spesso ci si riferisce come grabar, letteralmente "(lingua) scritta")
importò numerose parole dalle lingue iraniche, soprattutto dal partico, e contiene piccoli
inventari di prestiti dal greco, dal siriaco e dal latino ed altre lingue autoctone come l'urarteo.
Il medio armeno (XI-XV secolo d.C.) incorporò altri prestiti dall'arabo, dal turco, dal persiano e
dal latino; e i dialetti moderni hanno incluso ulteriori prestiti dal turco e dal persiano. In questo
modo risulta particolarmente difficile determinare l'evoluzione storica dell'armeno, dato che ha
preso in prestito moltissime parole, sia dalle lingue iraniche sia dal greco.
L'alta percentuale di prestiti dalle lingue iraniche portò i primi comparativisti a classificare
l'armeno come una lingua iranica. L'appartenenza dell'armeno ad un ramo a sé stante fu
riconosciuta solo quando Heinrich Hübschmann (1875) utilizzò il metodo comparativo per
distinguere i due strati di prestiti iranici dal lessico armeno originale. I due dialetti moderni,
l'occidentale (originariamente associato con scrittori dell'Impero ottomano) e l'orientale
(originariamente associato con scrittori dell'Impero persiano e dell'Impero russo) eliminarono
tutte le influenze turche dalla lingua, soprattutto dopo il genocidio armeno.

Sistema di scrittura
L'armeno è scritto utilizzando l'alfabeto armeno (in armeno: Հայկական Այբուբեն, Haykakan
Aybowben), creato da Mesrop Mashtots nel 405 o 406. Si tratta di un sistema alfabetico, scritto
in orizzontale da sinistra a destra, originariamente composto da 36 lettere. Seppur concepito
per l'armeno classico, esso si è conservato nell'uso fino ai giorni nostri, sostanzialmente
inalterato. Attualmente è utilizzato per scrivere sia l'armeno orientale che quello occidentale.
A partire dalla sua concezione, l'alfabeto armeno ha subito pochi aggiustamenti. Nel XIII secolo
furono aggiunte due nuove lettere (օ [o], ֆ [f]) per trascrivere più accuratamente i termini
stranieri, portando il totale delle lettere da 36 a 38. Una seconda riforma ortografica avvenne
solo tra il 1922 e il 1924, in epoca sovietica, e fu poi riveduta nel 1940. I cambiamenti introdotti
da quest'ultima sono tuttora osservati nell'ortografia dell'armeno orientale, ma non furono mai
accettati dalle comunità della diaspora armena, che parlano l'armeno occidentale.
Tipograficamente, l'alfabeto armeno si presenta in due forme distinte: la forma tonda, elaborata
dai monaci armeni di Venezia sul modello dei caratteri tipografici di Aldo Manuzio, e la forma
corsiva (o, più propriamente, notragir, in armeno "notarile"), che mostra una minore influenza
occidentale.

Morfologia
La struttura morfologica dell'armeno corrisponde con quella delle altre lingue indoeuropee, ma
condivide alcuni fonemi distintivi e caratteristiche della grammatica con altre lingue della zona
caucasica. L'armeno è ricco di combinazioni di consonanti. Sia l'armeno classico, sia i dialetti
moderni letterari e parlati hanno un complicato sistema di declinazione, con sei o sette casi ma
non c'è traccia di genere grammaticale. Nell'armeno moderno l'uso dei verbi ausiliari per
coniugare i vari tempi ha generalmente soppiantato la declinazione verbale dell'armeno
classico. Al negativo i verbi possiedono una coniugazione differente. Grammaticalmente le
prime forme di armeno avevano molto in comune col greco e con il latino, ma la lingua
moderna, così come il greco moderno o l'italiano, ha subito molte trasformazioni. Col tempo
l'armeno ha di fatto ridotto il proprio grado di sinteticità divenendo una lingua
tipicamente analitica.
Sostantivi
L'armeno classico non aveva alcun genere grammaticale, neanche nei pronomi. La
declinazione nominale, comunque, conserva molti tipi di classi di flessione. Il sostantivo può
declinarsi secondo sette
casi, nominativo, accusativo, locativo, genitivo, dativo, ablativo e strumentale. Tutti i nomi sono
distinti tra animati e inanimati: l'accusativo dei nomi animati coincide con il dativo, mentre
l'accusativo degli inanimati coincide col nominativo. Inoltre esistono 7 classi di flessione per il
caso genitivo/dativo, divise tra interiori (in cui la parola viene modificata all'interno, ex.: "մայր -
madre", "մոր - della madre") ed esteriori (in cui il marcatore di caso viene aggiunto a fine parola,
ex.:"հեռախոս - telefono", "հեռախոսի - del telefono"). Abbastanza interessante per la
comparazione è che l'armeno condivide con il latino la desinenza nominale -tio, -tionis (da cui
l'italiano -zione), il cui parente armeno è -tiown, -թյուն.
Presenta inoltre un carattere agglutinante, in cui più morfemi distinti si aggiungono alla parola
per formarne di nuove.
Genocidio armeno
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Civili armeni in marcia forzata verso il campo di prigionia di Mezireh, sorvegliati da soldati turchi
armati. Kharpert, Impero ottomano, aprile 1915.
Con il termine genocidio armeno, talvolta olocausto degli armeni o massacro degli armeni,
si indicano le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall'Impero ottomano tra il 1915
e il 1916, che causarono circa 1,5 milioni di morti. Tale genocidio viene commemorato dagli
armeni il 24 aprile.
Gli armeni usano l'espressione Medz Yeghern (in lingua armena Մեծ Եղեռն, "grande crimine")
o Հայոց Ցեղասպանութիւն (Hayoc' C'eġaspanowt'yown), mentre in turco esso viene indicato
come Ermeni Soykırımı "genocidio armeno", a cui talvolta viene anteposta la
parola sözde ("cosiddetto"), oppure Ermeni Tehciri "deportazioni armene".
Nello stesso periodo storico l'Impero Ottomano aveva condotto (o almeno tollerato) attacchi
simili contro altre etnie (come gli assiri e i greci), e per questo alcuni studiosi credono che ci
fosse un progetto di sterminio. Altri storici, come Bernard Lewis, Stanford Shaw e Guenter
Lewy negano invece che si possa associare il termine genocidio a quegli eventi. Sul piano
internazionale, trenta stati hanno ufficialmente riconosciuto come genocidio gli eventi descritti.

Storia
Antefatti
Negli anni 1894-1897 c'era stata una campagna contro gli armeni condotta
dal sultano ottomano Abdul-Hamid II (i cosiddetti massacri hamidiani).
IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE (1914-1918)
Nel periodo antecedente alla prima guerra mondiale, nell'Impero ottomano si era affermato il
governo dei «Giovani Turchi». Essi temevano che gli armeni potessero allearsi con i russi, di cui
erano nemici. Nell'anno 1909 si registrò uno sterminio di almeno 30.000 persone nella regione
della Cilicia. Nel 1913, il Comitato di Unione e Progresso fondò l'"Organizzazione speciale"
(turco: Teşkilât-ı Mahsusa). Più tardi nel 1914, il governo ottomano prese la decisione di
rilasciare i criminali dalle carceri centrali che rappresentarono in seguito gli elementi centrali di
questa organizzazione speciale di recente formazione. A poco a poco, dalla fine del 1914
all'inizio del 1915, centinaia, poi migliaia di prigionieri furono liberati per formare i membri di
questa organizzazione. Successivamente, furono incaricati di scortare i convogli di deportati
armeni. Il genocidio vero e proprio fu scatenato nel 1915, in seguito all'approvazione della legge
Tehcir del 29 maggio 1915, che autorizzò la deportazione della popolazione armena dell'Impero
ottomano. Secondo Andrea Riccardi un elemento determinante fu la proclamazione del jihād da
parte del sultano-califfo Maometto V il 14 novembre 1914. Lo storico inglese Arnold J.
Toynbee ritiene invece che quello dei Giovani Turchi, gruppo in cui militava anche Atatürk e che
di fatto condusse la guerra, fosse un gruppo caratterizzato da elementi più nazionalisti che
islamici. Allo scoppio della prima guerra mondiale molti armeni disertarono, e battaglioni armeni
dell'esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro file armeni che prima avevano militato
nell'esercito ottomano. La città di Van venne conquistata da queste truppe, che intendevano
cederla poi ai russi. Intanto, l'esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni,
incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano.Nella notte tra il 23 e il 24
aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l'élite armena di Costantinopoli. L'operazione
continuò l'indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui
giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al parlamento furono deportati verso l'interno
dell'Anatolia e massacrati lungo la strada. Friedrich Bronsart von Schellendorf, tedesco e
Maggiore Generale dell'Impero ottomano, nell'ottica degli stretti rapporti che questi ultimi
avevano con l'Impero tedesco, viene dipinto come "l'iniziatore del regime delle deportazioni
armene".
Arresti e deportazioni furono compiuti in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della
morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o
sfinimento. Queste marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell'esercito tedesco
in collegamento con l'esercito turco, secondo le alleanze tra Germania e Impero ottomano e si
possono considerare come "prova generale" ante litteram delle più note marce della morte
perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la seconda guerra
mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall'esercito turco.
Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti.
Malgrado le controversie storico-politiche, un ampio ventaglio di analisti concorda nel qualificare
questo accadimento come il primo genocidio moderno, e soprattutto molte fonti occidentali
enfatizzano la "scientifica" programmazione delle esecuzioni.
Chi si oppone all'associazione del termine genocidio sostiene che non esistesse, da parte dello
Stato turco, un progetto di sterminio nei confronti della popolazione armena; vi era piuttosto
l'intento da parte degli Ottomani di impedire agli armeni di unirsi all'esercito russo, ricollocandoli
in Siria, nel periodo in cui russi e battaglioni armeni stavano avanzando in Turchia. Viene anche
fatto notare che gli Armeni commisero atrocità nei confronti delle popolazioni musulmane nei
territori caduti sotto il loro controllo.
Dopo che gli Ottomani persero la guerra, l'Alta Commissione Britannica trasse in arresto 144 alti
ufficiali turchi e li condusse a Malta per inquisirli riguardo al genocidio. Non vennero tuttavia
trovate prove che vi fosse una volontà di sterminio da parte delle autorità o dell'esercito turco, e
dunque tutti gli ufficiali vennero rilasciati.Vi sono tuttavia molte prove che l'élite ottomana
volesse eliminare la popolazione armena: ad esempio, l'ambasciatore Morgenthau ricordò nelle
sue memorie che il Ministro dell'Interno, Tallat Pascià, gli disse in un'occasione: «Ci siamo
liberati di tre quarti degli armeni… L’odio tra armeni e turchi è così grande che dobbiamo farla
finita con loro, altrimenti si vendicheranno su di noi».
Il genocidio armeno causò circa 1,5 milioni di morti. Le fonti turche tendono a minimizzare la
cifra.
Secondo il Patriarcato armeno di Costantinopoli, nel 1914 gli Armeni anatolici andavano da un
minimo di 1.845.000 ad un massimo di 2.100.000.
Lo storico Arnold J. Toynbee, che fu ufficiale dell'intelligence britannica in Anatolia nella prima
guerra mondiale, stima in 1.800.000 il numero complessivo degli Armeni di quel paese.
L'Enciclopedia Britannica indica come probabile il numero di 1.750.000.
Toynbee ritiene che i morti furono 1.200.000. Gli storici stimano che la cifra vari fra i 1.200.000
e 2.000.000 di morti, ma il totale di 1.500.000 è quello più diffuso e comunemente accettato.

Riconoscimento del genocidio

Armeni impiccati ad Aleppo nel 1915

La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai Giovani
Turchi come propaganda, e a sottolinearne il progetto politico mirante alla creazione
in Anatolia di uno stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi, sostenendo l'inesistenza di
un progetto di genocidio, richiamano l'attenzione sul fatto che non tutti i numerosi armeni
d'Istanbul furono coinvolti nel massacro e che non fu approntato un piano sistematico di
eliminazione paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la
Seconda guerra mondiale. Questa la tesi sostenuta, tra gli altri, da Guenter Lewy. A questo
proposito lo studioso armeno Boghos Levon Zekiyan spiega che la persecuzione degli armeni
di Istanbul fu solo il punto di partenza delle milizie turche, destinato a colpire esclusivamente gli
intellettuali, le menti pensanti: l'obiettivo della deportazione riguardava non tanto gli Armeni in
quanto componente etnica, ma piuttosto gli Armeni come componente territoriale dell'Anatolia,
nel quadro del progetto detto della Grande Turchia (o del panturchismo). Boghos Levon
Zekiyan sottolinea che "gli armeni residenti nella capitale erano estranei alla legge di
deportazione, ovviamente per un riguardo alle missioni diplomatiche straniere" mentre in
Anatolia "un'operazione così ampia era facilitata nell'esecuzione dallo stato di guerra in cui si
trovava impegnata tutta l'Europa".
Il governo turco rifiuta di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle
cause di tensione tra Unione europea e Turchia e anche con la Santa Sede. Una legge
francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo
la magistratura turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico
l'esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. In tale denuncia, poi
ritirata, è incappato lo scrittore turco Orhan Pamuk, a seguito di un'intervista a un giornale
svizzero in cui accennava al fenomeno.
Lo storico turco Taner Akçam, il primo a parlare apertamente di genocidio, fu arrestato
nel 1976 e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi scritti; l'anno successivo riuscì a
fuggire e a rifugiarsi in Germania; lavora negli Stati Uniti d'America, presso lo Strassler Family
Center for Holocaust and Genocide Studies della Clark University, dopo essere stato Visiting
Associate Professor of History alla University of Minnesota.
La presa di posizione vaticana
Il 12 aprile 2015 papa Francesco riferendosi agli avvenimenti ha parlato esplicitamente di
genocidio], citando una dichiarazione del 2001 di papa Giovanni Paolo II e del patriarca armeno,
in occasione della messa di commemorazione del centenario in San Pietro, dichiarando che
quello armeno «generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo». Il papa ha
denunciato il genocidio come una delle tante persecuzioni ai danni di cristiani che "vengono
pubblicamente e atrocemente uccisi - decapitati, crocifissi, bruciati vivi -, oppure costretti ad
abbandonare la loro terra". In risposta, il governo turco ha immediatamente convocato il nunzio
apostolico ad Ankara e ritirato l'ambasciatore presso la Santa Sede in segno di protesta. Per
analoghi motivi, nello specifico una mozione del parlamento austriaco che riconosce il
genocidio, è stato richiamato anche l'ambasciatore turco a Vienna. La dichiarazione ha anche
suscitato una forte reazione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan che il 14 aprile 2015 ha
ammonito Papa Francesco affermando che «quando i politici e i religiosi si fanno carico del
lavoro degli storici non dicono delle verità, ma delle stupidaggini». Nel giugno 2016 Bergoglio,
durante il viaggio in Armenia, utilizza nuovamente il termine "genocidio" scatenando la dura
reazione del vice primo ministro turco Nurettin Canikli. Come emerso recentemente dalle carte
adesso consultabili dell'archivio segreto vaticano, la Santa Sede non ha fatto altro che rendere
più esplicita quella che è sempre stata la sua posizione sulla vicenda poiché ha fin dal principio
tentato di opporsi a questo sterminio: ne abbiamo testimonianza grazie alle lettere del legato
apostolico di Costantinopoli e dei vari nunzi apostolici, fra i quali il futuro Pio XII (Eugenio
Pacelli) che rivelano un'opera incessante in favore del popolo armeno. Anche l'ex presidente
statunitense Barack Obama «ha più volte riconosciuto come un fatto storico che 1,5 milioni di
armeni furono massacrati negli ultimi giorni dell'Impero ottomano e che un pieno, franco e
giusto riconoscimento dei fatti è nell'interesse di tutti». Il 22 aprile 2015 anche la cancelliera
tedesca Angela Merkel ha usato per la prima volta il termine genocidio.
Inoltre, il Congresso degli Stati Uniti d'America ha approvato a marzo 2010 una risoluzione che
chiede al presidente Obama il riconoscimento di tale tragedia. Riconoscimento reso ufficiale da
una risoluzione della Camera del 30 Ottobre 2019, approvata quasi all'unanimità e che ha
scatenato l'indignazione di Ankara.
In occasione del centenario del genocidio ad aprile del 2015, il presidente siriano Bashar al-
Assad e il governatore di Damasco hanno posto una pietra angolare accanto al monumento
commemorativo costruito nel piazzale antistante il Patriarcato degli armeni ortodossi, alla
presenza del patriarca siro-ortodosso Ignazio Afram II Karim.

Negazionismo del genocidio


Il negazionismo del genocidio armeno indica un atteggiamento storico-politico che, utilizzando a
fini ideologici-politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni
evidenza il fatto storico del genocidio del popolo armeno.
Benché il fatto sia ritenuto storicamente accertato, interessi ideologici-politici-storici tendono a
renderne difficile il riconoscimento da parte di quanti in qualche modo si sentano vicini agli
autori dell'olocausto degli armeni, o abbiano difficoltà culturali-storiche ad accettarlo, o per
interessi geo-politici considerano dannoso ammetterlo.
Il negazionismo è un atteggiamento storico culturale, che fa uso di una serie di strumenti
dialettici per negare l'evidenza dei fatti. Le motivazioni per assumere un atteggiamento
negazionista possono essere disparate, tuttavia nel caso del genocidio armeno gli interessi
politici concreti prevalgono su quelli culturali, avendosi un utilizzo del metodo negazionista
nell'ambito di un comportamento vòlto alla negazione di concessioni politiche, necessarie in
caso di ammissione del fatto.
In realtà furono utilizzati vari espedienti per mantenere il silenzio, dalla minimizzazione del
numero degli uccisi, alla presentazione delle circostanze come necessità di difesa, alla
scissione dei massacri in singole azioni di dimensione inferiore al complesso.
Negazionismo della Turchia
Hrant Dink era un giornalista e scrittore turco d'origine armena. È stato assassinato nel
quartiere di Osmanbey a Istanbul, davanti ai locali del suo giornale bilingue Agos, con tre colpi
di pistola alla gola.
La posizione ufficiale del governo turco è che le morti degli armeni durante i "trasferimenti" o
"deportazioni" non possono essere semplicemente considerate "genocidio". Tale posizione è
stata appoggiata da una lunga serie di giustificazioni, tutte divergenti tra loro: le uccisioni non
erano deliberate o non erano orchestrate dal governo; le uccisioni erano giustificate dalla
minaccia filorussa costituita dagli armeni come gruppo culturale; gli armeni sono semplicemente
morti di fame; altre spiegazioni chiamano in causa le fameliche "bande armene". Alcune
argomentazioni tentano di screditare l'ipotesi del genocidio sul piano semantico o mettendone in
risalto lo specifico anacronismo (la parola stessa genocidio non esisteva prima del 1943).
Anche i dati delle perdite turche nella Prima guerra mondiale sono spesso invocati per
ridimensionare il numero dei morti armeni. Fonti ufficiali turche hanno affermato che la stessa
"tolleranza del popolo turco" rende impossibile il genocidio armeno. Un documento militare fa
leva su un episodio storico dell'XI secolo per confutare il genocidio armeno: "Furono
i selgiuchidi che salvarono gli armeni caduti in loro dominio nel 1071 dalla
persecuzione bizantina ed assicurarono loro il diritto di vivere come spetta ad un uomo."
Nel 2005, il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan invitò gli storici turchi, armeni ed
internazionali a rivalutare i "fatti del 1915" (la sua locuzione preferita in proposito) [111] usando gli
archivi reperibili in Turchia, Armenia ed altri paesi. Il presidente armeno Ṙobert K'očaryan rifiutò
l'offerta dicendo:
(EN) (IT)
«It is the responsibility of governments «È responsabilità dei governi sviluppare
to develop bilateral relations and we do relazioni bilaterali e noi non abbiamo il
not have the right to delegate that diritto di delegare tale responsabilità agli
responsibility to historians. That is why storici. Ecco perché abbiamo proposto
we have proposed and propose again ed ancora proponiamo che, senza pre-
that, without pre-conditions, we establish condizioni, stabiliamo normali relazioni
normal relations between our two tra i nostri due paesi.»
countries.»
(Ṙobert Kocharyan)
Inoltre, il ministro degli esteri turco dell'epoca, Abdullah Gül, invitò gli Stati Uniti d'America ed
altri paesi a contribuire a quella commissione incaricando degli studiosi di "investigare su
questa tragedia ed aprire strade a turchi ed armeni per riunirsi."
Il governo turco continua a contrastare il riconoscimento formale del genocidio da parte di altri
paesi e a mettere in discussione che un genocidio sia mai accaduto. Non solo: parlare di
"genocidio" è un reato punibile con la reclusione da sei mesi a due anni, in base all'art. 301 del
codice penale ("vilipendio dell'identità nazionale"). La legge è stata applicata anche nei confronti
di personalità turche conosciute internazionalmente: nel 2005 fu incriminato Orhan Pamuk, il
massimo scrittore turco vivente. Il processo a Pamuk è iniziato il 16 dicembre 2005 ma è stato
successivamente sospeso in attesa dell'approvazione del ministro della giustizia turco; quello
invece al giornalista Hrant Dink si è concluso nello stesso 2005 con la condanna a sei mesi.
Anche il regista Fatih Akim, cittadino tedesco di origine turca ed autore del film Il padre del
2014, è stato minacciato da ultranazionalisti turchi per le sue posizioni riguardo a quello che lui
stesso definisce apertamente "genocidio"; le minacce provenienti dalla Turkish Turanist
Association sono state rivolte anche al settimanale armeno Agos che lo ha intervistato, i cui
giornalisti sono stati appellati come "fascisti armeni ed autodefinitisi intellettuali", con minacce di
morte contenute in una frase che recita “Minacciamo apertamente il giornale Agos... Questo film
non verrà proiettato in alcuna sala turca. Stiamo seguendo gli sviluppi con i nostri berretti
bianchi e le bandiere azere.” Il berretto bianco è un riferimento all'omicida di Hrant Dink, che
appunto ne indossava uno durante l'assassinio.
Le tensioni tra Unione Europea e Turchia
In vista dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea il negazionismo del governo turco ha
creato difficoltà al negoziato. La Turchia continua a negare il genocidio ai danni degli armeni. La
Francia considera invece reato negarlo. Il Parlamento italiano si occupò del problema nel 1998
con una mozione presentata da Giancarlo Pagliarini per il riconoscimento dell'Olocausto
armeno, firmata da 165 parlamentari di diversi partiti. Il 17 novembre del 2000 la Camera dei
deputati italiana, sulla scia del Parlamento europeo e della Città del Vaticano, ha votato una
risoluzione che riconosce il genocidio armeno e invita la Turchia a fare i conti con la propria
storia.

Storici negazionisti
L'orientalista Bernard Lewis, membro della British Academy, riconosce che i "massacri del 1915" contro gli armeni
dell'Impero ottomano si sono verificati, ma non crede che rientrino nella definizione di genocidio. In Francia, negli anni
Novanta, la sua visione critica della violenza perpetrata dai Giovani Turchi contro la minoranza armena (che ha messo
in dubbio che possa essere etichettata come "genocidio", ma solamente qualificata come stragi, non mossa dalla chiara
volontà di eliminare tutti gli Armeni) gli valse una causa civile e la condanna ad un'ammenda simbolica di un franco
francese.

Nella musica
Il genocidio armeno è stato argomento di più canzoni del gruppo musicale alternative metal System of a Down, i cui
membri (Serj Tankian, Daron Malakian, Shavo Odadjian e John Dolmayan) hanno in comune la perdita di familiari
(nonni e bisnonni). Il nonno di Tankian è uno dei superstiti di tale genocidio. Tra le canzoni di denuncia del gruppo
spiccano Holy Mountains, P.L.U.C.K e Yes, It's Genocide (prodotta da Serj Tankian come solista). Da ricordare la
pubblicazione di "Protect the land / genocidal humanoidz" si tratta di brani pubblicati il 6 novembre del 2020 sul
genocidio armeno.
Un'altra band metalcore statunitense che ha dedicato una canzone al tema sono gli Integrity, nel loro album Systems
Overload"(Victory Records, 1995), intitolata Armenian Persecution.
La musicista statunitense Diamanda Galás, di origini greche, nel suo lavoro musicale Defixiones Will and Testament,
pubblicato nel 2003, tratta del genocidio delle popolazioni armene, greche ed elleniche da parte dei Turchi, a partire
dalla fine dell'Ottocento e durante la prima guerra mondiale, raccogliendo testi e ispirazioni musicali disparate. [120]
Anche Chris Cornell, nella sua ultima canzone pubblicata il 10 marzo 2017, ha trattato l'argomento, realizzando il
brano The Promise per la colonna sonora dell'omonimo film prodotto da Eric Esrailian, The Promise.
Lingua assamese
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La lingua assamese o Ôxômiya (অসমীয়া) (IPA: [ɔxɔmija]) è una lingua


indoeuropea facente parte del gruppo indo-ario parlata in India.
Al 2022, è parlata da 15,3 milioni di parlanti totali[1], in gran parte madrelingua.
L'origine della lingua assamese non è chiara. Alcuni credono che sia nato da Kamarupi
Prakrit usato nell'antico regno di Kamarupa. Tuttavia si ritiene che, insieme ad altre lingue
indoarie, l'Assamese si sia evoluto almeno prima del VII secolo dal Medio Indo-Ariano
Magadhi Prakrit, che si sviluppò da dialetti simili, ma per certi versi più arcaici del sanscrito
vedico. Le sue lingue sorelle includono il maithili, l'oriya, il chittagong, il sylheti, l'angika,
il binshnupriya, il rohingya e il chakma.

Distribuzione geografica
Secondo l'edizione 2009 di Ethnologue, la lingua assamese è parlata da 16,7 milioni di
persone in India, negli stati di Arunachal Pradesh, Assam, Bengala
Occidentale e Meghalaya. In Bangladesh risultano 9.000 locutori. La lingua è attestata
anche in Bhutan e negli Stati Uniti d'America.

Lingua ufficiale
L'assamese è lingua ufficiale dello stato indiano di Assam.[2]
È una delle 23 lingue ufficialmente riconosciute dall'allegato VIII della Costituzione
dell'India.[3] Il segretariato dell'Assam funziona in Assamese.

Sistema di scrittura
L'Assamese moderno usa l'alfabeto assamese, un sistema abugida, da sinistra a destra,
con un gran numero di legature tipografiche.
Nel periodo medievale l'alfabeto era composta da tre
varietà: Bamuniya, Garhgaya e Kaitheli o Lakhari, che si svilupparono dall'alfabeto
Kamarupi . Assomiglia molto al Tirhuta della lingua Maithili, così come all'alfabeto
bengalese[4]. C'è una forte tradizione letteraria fin dai primi tempi. Gli esempi possono
essere visti in editti, concessioni di terra e lastre di rame dei re medievali. Assam aveva un
proprio sistema di scrittura sulla corteccia dei saanchi in cui sono stati scritti testi e
cronache religiose. Le ortografie attuali in Assamese non sono necessariamente
fonetiche. Hemkosh (হেমক ়াষ [ɦɛmkʊx]), il secondo dizionario di Assamese, ha introdotto
le ortografie basate sul sanscrito, che ora sono lo standard.
Lachit Borphukan
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Lachit Borphukan (24 novembre 1622 - 25 aprile 1672) è stato un


comandante e Borphukan, nel regno di Ahom, situato nell'attuale Assam, india,
noto per la sua leadership nella battaglia di Saraighat del 1671 che sventò un
lungo tentativo da parte delle forze Mughal sotto il comando di Ramsingh I di
conquistare il regno di Ahom. Morì circa un anno dopo a causa di una

Biografia
Lachit Borphukan era il figlio più giovane di Momai Tamuli Borbarua, il
primo Borbarua dell'Assam superiore e comandante in capo dell'esercito Ahom) sotto il
re Pratap Singha. Nacque a Charaideo da una famiglia Ahom. Fu scelto come Borphukan
da Chakradhwaj Singha.

Battaglia di Saraighat
Articolo principale: Battaglia di Saraighat
Dopo essere stato sconfitto da Lachit e dalle sue forze, l'esercito Mughal risalì il fiume
Brahmaputra da Dhaka verso l'Assam avanzando verso Guwahati. L'esercito Mughal
sotto Ram Singh I consisteva di 30.000 fanti, 15.000 arcieri, 18.000 cavalieri turchi, 5.000
artiglieri e oltre 1000 cannoni oltre a una grande flottiglia di barche.
Ram Singh, il comandante in capo Mughal non riuscì a fare alcuna avanzata contro
l'esercito assamese durante la prima fase della guerra. Una freccia con una lettera di Ram
Singh che diceva che a Lachit erano state pagate rupie un lakh e che avrebbe dovuto
evacuare Guwahati fu sparata nel campo di Ahom, che alla fine raggiunse il
re Ahom, Chakradhwaj Singha. Sebbene il re iniziasse a dubitare della sincerità e
del patriottismo di Lachit, il suo primo ministro Atan Buragohain convinse il re che questo
era solo un trucco contro Lachit.
Lachit Borphukan fu vittorioso e i Moghul furono costretti a ritirarsi da Guwahati.

Lachit Divas
Il 24 novembre si celebra la Lachit Divas (Lachit Day) in Assam per commemorare
l'eroismo di Lachit Borphukan e la vittoria dell'esercito assamese nella battaglia di
Saraighat.

Medaglia d'oro Lachit Borphukan (Miglior cadetto della


NDA)[modifica]
Il miglior cadetto della National Defence Academy riceve la medaglia d'oro Lachit
Borphukan ogni anno dal 1999.

Premio Mahabir Lachit


Un premio viene consegnato a personalità di spicco dell'Assam da Tai Ahom Yuba
Parishad (TAYPA). [14]

Maidam di Lachit Borphukan


Il Maidam di Lachit Borphukan fu costruito in memoria di Lachit Borphukan a Jorhat,
Assam. Si trova a 8 km dal famoso Santuario di Hoollongapar Gibbon. Qui gli ultimi resti
di Borphukan furono deposti sotto questa tomba (Maidam) costruita
da Swargadeo Udayaditya Singha nel 1672.
Definizione della Ruota delle Emozioni
Lo psicologo Robert Plutchik ha creato il modello di Plutchik illustrato sotto.
Mostra che ci sono 8 emozioni di base: gioia, fiducia, paura, sorpresa, tristezza,
aspettativa, rabbia e disgusto. La ruota delle emozioni di Plutchik organizza
queste 8 emozioni in base allo scopo fisiologico di ciascuna. Il modello è in
realtà il piccolo “cono gelato” che si dispiega alla ruota delle emozioni.
Come vedrai in seguito, questo quadro aiuta a portare chiarezza alle emozioni,
che a volte possono essere misteriose e travolgenti. Per migliorare la tua
comprensione delle emozioni, la ruota delle emozioni di Plutchik è un ottimo
punto di partenza – e abbiamo incluso una guida all’interpretazione qui sotto!
Quindi, cosa significano tutti questi colori e questi petali?
Interpretare la Ruota delle Emozioni di
Plutchik
Primarie: Gli otto settori sono concepiti per indicare che ci sono otto emozioni primarie:
rabbia, aspettativa, gioia, fiducia, paura, sorpresa, tristezza e disgusto.
Opposti: Ogni emozione primaria ha un polo opposto. Queste si basano sulla reazione
fisiologica che ogni emozione crea negli animali (compresi gli esseri umani… Plutchik studiò
gli animali!)
 La gioia è l’opposto della tristezza. Fisiologia: Connessione vs. allontanamento
 La paura è l’opposto della rabbia. Fisiologia: Diventa piccolo e nasconditi vs. diventa grande e
rumoroso
 L’aspettativa è l’opposto della sorpresa. Fisiologia: Esaminare da vicino vs. saltare indietro
 Il disgusto è l’opposto della fiducia. Fisiologia: Rifiuto vs. accoglienza
Combinazioni: Le emozioni senza colore rappresentano un’emozione che è un mix delle 2
emozioni primarie. Per esempio, l’attesa e la gioia si combinano per essere ottimisti. La gioia e
la fiducia si combinano per essere amore. Le emozioni sono spesso complesse, ed essere in
grado di riconoscere quando un sentimento è in realtà una combinazione di due o più sentimenti
distinti è un’abilità utile. Ci sono anche emozioni terziarie, non mostrate sulla ruota delle
emozioni, che sono una combinazione di 3 emozioni (e forse alcune emozioni hanno 4 o più
parti? Facci sapere cosa ne pensate nei commenti qui sotto).
Intensità: La dimensione verticale del cono rappresenta l’intensità – le emozioni si
intensificano man mano che si muovono dall’esterno verso il centro della ruota, il che è indicato
anche dal colore: più scura è la tonalità, più intensa è l’emozione. Ad esempio, la rabbia al suo
minimo livello di intensità è fastidio. Al suo massimo livello di intensità, la rabbia diventa
collera. Oppure, un sentimento di noia si può intensificare fino al disgusto se non viene
considerato, che è di colore viola scuro.
Questa è una regola importante sulle emozioni di cui essere consapevoli nelle relazioni: Se
lasciate senza controllo, le emozioni possono intensificarsi. Quì sta la saggezza del migliorare
il tuo vocabolario emotivo: è il fondamento per navigare le emozioni in modo efficace.
La ruota delle emozioni di Plutchik ci aiuta a guardare all’alfabetizzazione attraverso una lente
più ampia. Alfabetizzazione significa “la conoscenza di una persona di un particolare argomento
o campo”. Quindi migliorare l’alfabetizzazione emotiva significa non solo avere parole per le
emozioni, ma anche capire come le diverse emozioni sono in relazione tra loro e come tendono
a cambiare nel tempo.
LEZIONE AYMARA. BREVISSIMO
ESTRATTO DA UN LIBRO CHE STO
SCRIVENDO
DI FRANCESCO VARANINI 14 NOVEMBRE 2020
La lingua aymara -lingua di nativi americani originariamente insediati nei pressi del lago
Titicaca, principalmente nell’attuale Bolivia- ci ammonisce in modo esemplare a proposito
del considerare il passato superato, sorpassato; del moderno sentirsi proiettati in avanti,
trascinati passivamente verso il futuro.
L’idea del tempo presso gli Aymara, al contrario della comune concezione occidentale,
consiste nel guardare il passato, osservandolo davanti a sé, e nel considerare il futuro ciò
che si trova dietro, alle spalle. In effetti, ciò che all’essere umano è in grado di guardare è ciò
che ha vissuto, la propria storia. Più è storia di tempi vicini, più essa resta ben visibile. Più è
storia remota, antica, lontana, meno essa sarà visibile dal luogo in cui l’essere umano ora si
trova. Il futuro è invisibile.
Non si tratta però di una mera concezione del tempo. Il pensiero aymara è
meravigliosamente complesso, eppure chiarissimo, se lo si avvicina con umana saggezza,
senza giudicare, senza farsi intrappolare da schemi interpretativi già definiti.
Il termine pacha, banalmente potrebbe essere tradotto mondo, tempo. Potrebbe essere
quindi inteso come spazio-tempo. Ma il senso va in realtà molto al di là del tempo e dello
spazio: è la capacità di partecipare attivamente all’universo, di unirsi ad esso, di
parteciparvi.
La lingua parla di una relazione armoniosa tra esseri umani e alax: ‘spazio eterno’,
‘cielo’; aka: ‘terra’, ‘mondo’, ‘qui’; manqha: ‘profondo’, ‘interno’, ‘infero’; nayra: ‘passato’,
‘prima’; jutiri: ‘futuro’; jichha: ‘ora’, ‘adesso’. In questa visione prende senso la relazione tra
esseri umani, la relazione degli esseri umani con la natura, la relazione degli esseri umani
con le divinità. E così la comunità prossima -famiglia, villaggio- si allarga alla comunità
remota: regione, mondo, cosmo.
La cosmovisione privilegia il passato: nayra è ‘la parola di un tempo’, la parola del tempo
passato, la parola che l’essere umano ha saputo pronunciare nel tempo. E’ ciò che l’essere
umano sa; la tradizione; la conoscenza. Anche l’eternità, wiñay, non è che una dimensione
del passato, un passato che si allarga per sempre, all’infinito.1
In quanto portatore di conoscenze e sapienza, il passato genera un futuro
sostenibile. Nayraxpacha: passato in transito verso il futuro. Pachakuti: ritorno
all’equilibrio, all’armonia.
Dal popolo Aymara a Spinoza, ritroviamo in ogni cultura una comune saggezza, attenta al
ricordo delle origini, attenta a ricordarci il nostro appartenere alla Natura.
Ben sappiamo che ciò che appare evidente nella cultura aymara -evidente anche ad uno
sguardo straniero, capace di cogliere solo alcune tracce di una ricchissima e profondissima
rete di significati- vale per altre culture, lontane dalla cultura occidentale nel tempo e nello
spazio. Vale, potremmo anzi dire, per ogni cultura.
Etica di Kant: imperativo categorico
Scritto e verificato lo psicologo Sergio De Dios González.
È un buon momento per ricordare l'etica di Kant, soprattutto se la società si inginocchia davanti agli
interessi individuali e di parte.

La storia della filosofia è la storia delle rivoluzioni, in termini di conoscenza, morale, politica, economia. In
essa troviamo figure ammirate e odiate, una di queste è Immanuel Kant. Conoscete il noto filosofo di
Königsberg e l’etica di Kant?
Si raccontano molti aneddoti sul filosofo tedesco. Si dice, per esempio, che fosse così abitudinario che i
suoi concittadini regolavano gli orologi sulla sua passeggiata delle cinque. I biografi sottolineano, inoltre, la
sua mancanza di ambizione, l’amore per il paese in cui è nato e morto, l’interesse per le relazioni
intellettualmente stimolanti.
Stiamo parlando di un amante della fisica, della matematica e della scienza in generale. Fu appassionato di
geografia e insegnante carismatico: molti studenti si spostavano fino a Königsberg per assistere alle sue
lezioni, nelle quali raramente si trovava un posto libero. Innamorato del sapere, era cosciente di essere al
tempo stesso seme di quell’amore nei suoi studenti.
Fu educato in un ambiente religioso e perse la madre quando era molto giovane. Ciononostante, la donna
ebbe il tempo di insegnargli a guardare e nominare stelle; un ricordo a cui Kant avrebbe attinto con affetto
per la sua Critica della ragion pratica. L’educazione ricevuta fu appesantita da una religiosità molto marcata,
l’autoritarismo, il dogmatismo e l’oppressione che erano la regola nell’ambiente sociale dell’epoca e, per
estensione, in campo educativo.
“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più

spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me.

Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte

nell’oscurità o fossero nel trascendente fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto

immediatamente con la coscienza della mia esistenza”.

– Kant –

La rivoluzione di Kant
Joan Solé, scrittore spagnolo, collega il rapporto tra Kant e Hume al film Il monello di Charlie Chaplin. Nel
film, il piccolo monello prende a sassate i vetri delle finestre per permettere al padre di offrire i suoi servizi
di vetraio ambulante.
Hume sarebbe il monello, che distrugge gran parte della teoria sulla conoscenza fissata fino a quel
momento e basata soprattutto sul pensiero di Cartesio. Kant è il vetraio.

“Kant ha trovato il vetro frantumato e si è offerto di sostituirlo, mettendo al suo posto un vetro smerigliato
[…] in modo che i filosofi fossero consapevoli di vedere il mondo attraverso un vetro traslucido. Pertanto,
la rivoluzione proposta da Kant in termini di conoscenza è stata quella di mettere in rilievo un’idea su cui la
psicologia fonda molti dei suoi interventi attuali. “Le nostre idee sono ben lungi dall’essere una
riproduzione fedele del mondo”.

Per Kant, forse la filosofia sarebbe stata in grado di uscire dalla caverna di Platone. Tuttavia, seguendo
Hume, ciò non significava poter contare realmente su strumenti sufficienti per accedere al mondo così
com’è (noumenon).
P

In cambio, supera il relativismo in cui ci precipitano gli empiristi “Kant conserva l’impressione delle
percezioni sensibili registrate dall’intuizione, ma la include in forme e schemi che non sono dati dalla
sensibilità, ma fissati dal soggetto”.
L’imperativo categorico: il nucleo dell’etica di Kant
Kant intendeva l’etica come espressione della razionalità. Se il lettore curioso vuole andare alla sua
esposizione originale, può trovarla nella Critica della ragion pratica e Fondazione della metafisica dei
costumi – opere da digerire con molta più calma di questo articolo, anche se forse non sono, di tutte le
opere del filosofo, quelle che più mettono alla prova la nostra comprensione di lettori.

D’altra parte, l’imperativo categorico rappresenta la maggiore età dell’etica, proprio come l’Illuminismo lo fu
per il sapere. L’etica di Kant è tanto potente perché trascende le circostanze, l’individualità o l’essere
condizionato. Non è, al tempo stesso, un’etica che priva della libertà.

È piuttosto un garante perché acquista significato proprio all’interno di questa libertà. Infine, si distingue
per essere fine a se stessa, non è assoggettata alla felicità, all’amore o al piacere. Non è un mezzo per stare
meglio con se stessi, un materasso viscoelastico per la propria autostima.
Seguire l’etica di Kant, formale e universale, richiede un certo sforzo
Non viene naturale, pertanto il nostro impegno verso di essa è il dovere, l’obbligo, l’imperativo. “Agisci
soltanto secondo quella massima che, al tempo stesso, puoi volere che divenga una legge universale”.
Detto in altre parole, le nostre azioni rispettano l’etica di Kant se fanno sorgere il desiderio che tutti
agiscano allo stesso modo. Questa è la svolta copernicana di Kant: l’etica non esiste come prodotto della
libertà, dell’immoralità o dell’esistenza di Dio, ma piuttosto pone fondamento all’esistenza del resto degli
elementi.

Statua di Kant a Kaliningrad.


Se solleviamo il nostro sguardo al mondo, ci accorgeremo che l’etica di Kant non impera affatto. Il potere, o
l’aspirazione al potere, la paura dell’incerto, il bisogno di sicurezza sembrano essere motivazioni molto più
potenti dell’operare con l’onesta intenzione che questa condotta possa essere universale.
Diamo il benvenuto a chi entra nel nostro paese se porta denaro con sé; firmiamo la pace quando
conviene più della guerra; scommettiamo sulla verità se ci dà più profitto della menzogna. Kant è morto
duecento anni fa, ma probabilmente non abbiamo ancora iniziato a capire il suo messaggio.
Azerbaigiano

‘’Ubriacati di infiniti concetti per digerire


la sbornia del senso della tua vita’’
In ogni cosa sia viva e che non viva giace l’essenza di un valore numerico, teorema di Pitagora,
Se la felicità e il piacere sono le cose più grandi che l’uomo può avere facendo del bene
Qual è il senso di un Dio onnipotente che permette che accadono eventi funesti alle persone
buone, beata sia l’atarassia che non ci vincola a passioni turbolenti concedendoci la tranquillità
in Epicuro.
Tutti i concetti sono considerati dubbi quindi ‘’cogito ergo sum’’, armonia indefinibile di
Cartesio, attribuendo qualità in ciò che non ne idealizziamo la perfezione manifestando virtù
inimmaginabili.
‘’Dio è morto’’ ma anche Nietzsche per questo cerchiamo soluzioni al di ogni filosofia o
teologia per non subire un nichilismo passivo che appassisce il nostro continuare a cercare
concetti.
Infinite sono le dualità che sono opposte e complementari regolandosi
Come nello Yin così nello Yang colori della dicotomia più tatuata.
Posta citazioni d’autore come una canzone di Post Malone
In un pentagramma di filosofia della tua vita e celebra ogni sua nota come una storia
E immortala foto memorabili affinché il mondo si nutra della tua melodia oggi, ieri e domani
18
Pirati dei canali
Sballottato tra le onde di un pensiero che conduce nella terra promessa dai santi
E naufragato sul ponte in declino sul versante dello squilibrio dei folli,
scriviamo poesie per evadere dalla monotonia di un canale acceso sempre sulla stessa frequenza
e pensiamo di guidare la ciurma da un nostro canale divulgando un nostro ideale.
Facciamo a pezzi coloro che denunciano la nostra passione invitandoci alla rinuncia
Ed in ogni pezzo tagliato facciamo un bricolage delle nostre rivincite.
Ci chiamano pirati laddove temono il nostro vessillo polemizzando il nostro agire
Ma noi siamo artisti e recitiamo la loro polemica trasformandola in arte cinematografica.
Siamo capitani al comando e mozzi che lustrano il ponte, siamo pirati di un qualunque canale
Immaginiamo tesori in terre lontane ed assaltiamo le altre navi nostre nemiche
Siamo liberi come un’idea che decide di perdersi nel mare
e siamo prigionieri di una passione che ci conduce a remare,
della nostra libertà e della nostra prigionia esclamiamo in ogni nostro viaggio che:

‘’ Un’ artista capace incolla pensieri come poesie


E ritaglia ideali come passioni’’

19
Basco

‘’In una classe di tiranni chi colpisce


per primo è il migliore alunno’’
In una classe di tiranni non importa se hai deciso di fare un colpo di stato,
non importa se hai impresso una dittatura che comporta una guerra civile
non importa nemmeno se hai deciso di cancellare tutti coloro che potrebbero avere pareri
contrari né importa nemmeno se decidi di impiantare una religione sovrana cancellando
religioni, lingue ed etiche diverse.
In una classe di tiranni figuriamoci se si teme di sganciare un ordigno nucleare radendo al suolo
città, ciò che importa è essere i primi a farlo, prima che la concorrenza possa avere il primato di
farlo. Vantandosi nella putrida espressione bellica i tiranni si sentono in diritto di prevalere sugli
altri e nel lavaggio delle mani degli altri tiranni si instaura il diritto dittatoriale su di un popolo.
In una classe di tiranni si insegna al piegare il prossimo alla propria volontà senza ascoltare
l’altrui poiché ritenuta volontà indegna nell’esprimersi nei confronti di quella del tiranno.
Si insegna a controllare le masse affinché si educhino all’obbedienza totale senza parlare
E ci si impara sia a sfruttare colonie e impiantare alleanze
sdoganando sovranità popolari eventuali
Ci si creano basi militari al posto di basi culturali esprimendo l’iracondia
e mai la genuina intelligenza che costruisce sempre e mai distrugge

20
Fenomeni mondani
Si abbelliscono negli zuccheri che si disperdono nella tazza di un tè dandoti un buon pomeriggio
Nascondendo la bollente invidia che provano quando ogni giorno festeggi il tuo buon non
compleanno, vogliono parlare solo di sé poiché nella loro bacheca c’è affisso solo il pensiero
del loro ego, giocano a fare gli artisti pur non avendo alcuna arte e fanno gli attivisti senza avere
motivi di azione. Fingono la propaganda di un sentimento come la luna cela le sue fasi fino a
sparire. Sono tanti, solo uniti per brillare come stelle in un cielo che da tempo reclama tempesta,
monetizzando concetti virali per divulgare il prodigio di una buffonata,
fenomeni mondani si ripetono all’infinito nella mente generando fenomeni virali,
dove ogni giorno la fantasia supera la realtà ed il normale lo trovi nel paese delle meraviglie.
Benvenuti nella terra dove chi cerca di nutrire una pianta aspettando che nasca il frutto è visto
come folle e chi veste griffato ed all’ultima moda il proprio cane è visto come un grande ed un
idolo da seguire,
Benvenuti nel millennio dove chi lavora è visto come oppresso
e chi non lavora è visto come eroe
Nel palcoscenico del vicolo c’è il cappellaio matto che vi presenta
lo spettacolo di turno cantando:

‘’ In un’epoca di fenomeni, chi è normale fa la sua


propaganda di normalità come atto di ribellione’’

21
Bambara

‘’In ogni bottone della sincerità


si fa la camicia della fiducia’’
In ogni proiettile dell’immaginazione si costruisce l’arma della fantasia
Ed in ogni chiodo della curiosità si appende il quadro dell’investigazione.
Pure in un mondo tempestato di radiazioni nasce il fiore della speranza
Che con il suo profumo deterge la mente malata dell’ostilità
E modifica il paesaggio distrutto trasformandolo da fine ad inizio.
Anche un ‘’ghoul’’ merita il suo sodalizio civile apprezzandone la pelle radiata,
del ‘’supermutante’’ fanne una miscela di nuova ignoranza da culturista,
del ‘’sintetico’’ animane lo spirito per ricordarne per sempre il suo passato umano
e dell’umano cancellane il passato che conduce alla guerra coltivando la pace.
In ogni creatura mutata dal ‘’Deathclaw’’ allo ‘’scarafaggio radioattivo’’
Vi era una diversa natura meno letale, ma la natura ci insegna
Laddove cerchiamo la sua distruzione lei continua a vivere mutando
Che sia follia fare filosofia in un’era post-apocalittica
Mi ritrovo a rapire pensieri come alieni rapiscono umani.

22
Eudaimonia
Libera la nota della tua armonia nella tua arte
Svegliati ogni giorno allenando il tuo giorno con il sorriso mattiniero
Componi la musica della tua opinione suonando nel tuo spirito,
non importa se non c’è un ‘’do’’ o un ‘’mi’’
ma compila il ‘’si’’ ‘’la’’ fa’’ ‘’sol’’ che più ti aggrada
osserva più di chi ha solo occhi per guardare
e celebra la cecità per immaginare più di chi vede solo cose con i suoi occhi.
Sii immenso più delle montagne da scalare
Per capire che c’è sempre un gradino da scalare
E di quella scala fanne la musica che esprime la nota di ogni tuo sorriso.
Vivi come più ti aggrada per riconoscere la tua felicità
E fotografa ogni atto di felicità in un libro scritto nella chiave della tua armonia.
Anima il tuo corpo di sillabe che compongono la parola della felicità
E traduci lingue mai conosciute per parlare lingue capite in tutte il mondo,
Trasforma ciò che può essere assurdo ed impossibile a tutti
Come la tua normalità e nel cielo fai scrivere ad aerei di passaggio che:

‘’Il sorriso è la musica contemporanea dell’anima’’

23
Bengalese

‘’In ogni passo di danza viene trascritto


L’epilogo di un istinto e l’inizio di un sentimento’’
Istinti che comportano movimenti che evadono dalla luce incanalandosi nell’ombra,
ombre che passano il loro tempo a giocare con le punte dei piedi degli uomini, ballando.
Ballando su canzoni che definiscono in ogni passo un sentimento così forte da dipingerlo,
dipingendo la melodia di chi sfugge da chi ci cerca di reprimerti un istinto
colorando il fine ultimo di un passo che ti conduce al sentimento.
Ascolta ciò che costruisce l’edificio del tuo sentimento, edificandone melodia
ed abbatti con l’istinto ciò che cerca di distruggerlo, combattendo danzando.
Non cercare rinunce che giudicano il tuo modo di ballare
Ma conquista la fiducia anche nel tuo passo più sgraziato attribuendone il tuo stile
Da lì riceverai in dono la grazia dell’autostima ed imparerai a ballare
fregandotene del giudizio che esorta alla rinuncia.
In ogni passo di danza vi è scritto l’esperienza di chi ha vissuto la musica.

24
Soluzioni pittate
Nell’involucro della risposta vi è il pennello della volontà
Che colora le interregozioni di una ricerca in un dipinto definibile come sapienza,
non lasciare mai che la tua volontà venga chiusa da volontà altrui
annullando ermeticamente l’involucro delle risposte che cerchi pittando pensieri.
Apriti ascoltando il prossimo ma non chiuderti mai non ascoltando più te stesso,
gioca con le filosofie altrui filosofando con le proprie e mescola le idee
generando colorati argomenti, leggili e scrivili armonizza il valore della coscienza
e cerca le virtù in ogni persona e dedica aforismi in ogni cosa e persona che vedi
trasformando il silenzio di un incontro fugace in una forma d’arte immortale del tempo.
Non sentirti né superiore ad altri mostrando superbia
Né sentiti inferiore ad altri facendo pietà
Ma predica il significato di uguaglianza confrontandoti ripetutamente e benevolmente
sia con il più saggio che con lo più sciocco,
imparando o insegnando al di là di un quoziente elevato.
Traccia aforismi ovunque e comunque poetizzando la vita e ricordandoti sempre che :

‘’ Le migliori soluzioni del sapere le trovi nel tuo volere’’

25
Curiosità di Lelouch Alighieri
Azerbaigian
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L'Azerbaigian (/aʣʣerbaiˈʤan/; in azero Azərbaycan), ufficialmente Repubblica
dell'Azerbaigian (in azero Azərbaycan Respublikası?), è uno Stato della regione
transcaucasica, tra l'Asia occidentale e l'Europa orientale[7] Confina con il Mar Caspio a est, con
la Russia a nord, la Georgia e l'Armenia a ovest e l'Iran a sud.
Il territorio azero comprende un'exclave: la Repubblica Autonoma di Naxçıvan, che confina con
l'Armenia a nord e a est, con l'Iran a sud e a ovest e con la Turchia nel nord-ovest. Il territorio
del paese comprende anche alcune isole nel Mar Caspio con l'area totale di trenta chilometri
quadrati. La Repubblica Democratica di Azerbaigian ha proclamato la sua indipendenza nel
1918 dalla Repubblica Federale Democratica Transcaucasica diventando il primo stato laico
democratico a maggioranza musulmana. Nel 1920 il paese era stato incorporato all'Unione
Sovietica come Repubblica Socialista Sovietica Azera[8][9] mentre dal 1922 al 1936 ha fatto
parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Transcaucasica per poi essere
riconosciuta come repubblica sovietica all'interno dell'URSS.
La storia del paese è legata con il resto dell’Unione Sovietica fino a quando ottiene
l’indipendenza nel 1991, come le restanti ex repubbliche sovietiche[10]. All'indomani
dell’indipendenza nel 1991, la regione del Nagorno Karabakh si è dichiarata indipendente. Al
termine della Guerra del Nagorno Karabakh nel 1994 sette province
dell'Azerbaigian sudoccidentale sono state conquistate dalle forze armene e sono rientrate nel
territorio della repubblica del Nagorno Karabakh.L'Azerbaigian è
una repubblica semipresidenziale e laica; è il paese più grande del Caucaso sia per superficie
che per popolazione. È anche uno dei fondatori della Comunità degli Stati Indipendenti,
del GUAM ed è membro del Consiglio d'Europa dal 2001. Ha una missione permanente
nell'Unione europea e ospita anche una missione della Commissione europea.[14]
La lingua ufficiale è l'azero appartenente alla famiglia delle lingue turche; dal punto di vista etno-
geografico quindi l'Azerbaigian rappresenta l'anello di congiunzione tra l'odierna Turchia,
nell'Asia occidentale, e i paesi del Turkestan, nell'Asia centrale.

Toponimo
Diverse fonti ipotizzano differenti origini del toponimo Azerbaigian. Nell'antichità la regione era
conosciuta con il nome di "Albania". Dopo la conquista di Alessandro Magno, il territorio venne
assegnato al satrapo Atropate[15], e da lui assunse il nome di Atropatene.Con questo nome fu
conosciuto dagli arabi, che però lo pronunciavano Adhurbadhagan, da cui il toponimo moderno.
Secondo un'altra teoria, Il toponimo Azerbaigian deriverebbe da "Azar-baigian", che è una
composizione di tre parole di origine mede: "azar" oppure "atur" (fuoco), e "baigian" oppure
"patcan" (protetto di), quindi significherebbe "protetto dal fuoco". Dunque il significato del nome
completo sarebbe "l'anima dei nobili guerrieri del fuoco (sacro)" in quanto in Azerbaigian il fuoco
è un culto sacro ereditato dallo zoroastrismo inizialmente nato in Azerbaigian, poi diffuso in altri
territori, infine diventato religione ufficiale della Persia.[18]
Nel XIX secolo, lo scrittore e traduttore azero Abbasqulu Bakıxanov collega l'origine della parola
Azerbaigian a Bābak Khorramdīn, leader del movimento della Khurramiyya. Nel suo
manoscritto Gülüstani-İrəm scrive che la parola Azerbaigian deriverebbe presumibilmente da
una forma arabizzata della parola Azer-Babekan che significa "fuoco di Babek".[19]
Il culto del fuoco è legato ai fenomeni naturali di petrolio e gas, la ricchezza principale del
paese. Ai tempi antichi, gli adoratori del culto del fuoco sacro arrivavano dall'India per visitare i
templi di Baku - capitale dell'Azerbaigian. Ad oggi ci sono ancora due luoghi considerati sacri
per il loro legame col culto del fuoco sacro a Baku: Yanar Dag ("monte che brucia"), dove c'è un
fuoco incessante grazie al gas che fuoriesce dal monte e Ateshgah di Baku - il tempio del fuoco
sacro, sempre un luogo costruito su un giacimento di gas col fuoco incessante. Questo
persistente culto del fuoco ha portato al soprannome di Land of fire (la terra del fuoco).

Storia
Antichità
Le prime tracce della presenza dell'uomo nel territorio dell'Azerbaigian risalgono all'età della
pietra e sono legate alla cultura Quruçay delle grotte di Azokh.[20] Reperti del Paleolitico
superiore, in particolare di epoca musteriana, sono stati trovati nelle grotte di Tağlar, Damcili,
Zar e Yataq-yeri. I ritrovamenti di frammenti di brocche di vino secco
nelle necropoli della Leylatepe e Sarytepe testimoniano l'attività agricola dell'Età del bronzo.
Le prime istituzioni statali o associazioni etnico-politiche nel territorio dell'Azerbaigian si sono
formate nel bacino di Urmia dalla fine del IV millennio a.C. all'inizio del III millennio a.C. Le
entità statuali più antiche di quel tempo avevano instaurato stretti rapporti con gli antichi stati
sumeri, accadici e assiri situati nelle valli del Tigri e dell'Eufrate così come gli Ittiti in Asia
Minore[21].
Tutto il Caucaso meridionale fu conquistato dagli Achemenidi intorno al 550 a.C., il che
comportò la diffusione dello Zoroastrismo in questa parte dell'Impero dei Medi. L'impero
achemide durò oltre 250 anni e fu conquistato in seguito da Alessandro Magno.[22] In seguito,
dopo la sua morte nel 323 a.C. i greci Seleucidi ereditarono il Caucaso, ma furono costretti a
ritirarsi sotto la pressione di Roma e dei Greci secessionisti in Battria.
Dal periodo sasanide al periodo safavide[modifica | modifica wikitesto]
Nel I secolo a.C. gli Albanesi caucasici, abitanti autoctoni dell'Azerbaigian, fondarono un loro
regno. Il regno rimase indipendente finché i Sasanidi lo resero uno Stato vassallo nel 252 pur
mantenendo la loro monarchia.[23] Il re albanese caucasico Urnayr dichiarò ufficialmente
il Cristianesimo religione di Stato nel IV secolo, e l'Albania caucasica rimase un paese cristiano
fino all'VIII secolo.[24][25] La costa del Mar Caspio rimase sotto il controllo romano dal I
secolo fino al 387, quando l'Impero dei Sasanidi di Persia stabilì il suo dominio sulla regione. Le
iscrizioni romane ritrovate sulle rocce del Riserva statele di Qobustan testimoniano la presenza
della Legione XII Fulminata presumibilmente ai tempi di Domiziano.[26] Nonostante le numerose
conquiste dei Sasanidi e dei Bizantini un piccolo Stato albanese indipendente sopravvisse fino
al IX secolo.
Dopo la caduta dei Sasanidi per opera degli Arabi, l'Albania caucasica divenne un paese
vassallo e dopo la resistenza cristiana guidata dal Principe Javanshir, lo Stato fu distrutto
nel 667 e gli albanesi convertiti all'islam. Con il declino del Califfato degli Abbasidi, il territorio
dell'Azerbaigian passò sotto il dominio di diverse dinastie
come Salaridi, Sagidi, Shaddadidi, Rawandidi e Buwayhidi.
Localmente i possedimenti del successivo Impero dei Selgiuchidi venivano controllati
dagli atabeg, vassalli dei sultani selgiuchidi. I Selgiuchidi divennero i principali governanti di un
vasto impero che comprendeva tutto l'Iran e l'Azerbaigian fino alla fine del XII secolo. Sotto i
Selgiuchidi poeti come Nizami Ganjavi, Mahsati e Khaqani crearono le loro opere ancora oggi
apprezzate in Azerbaigian. Nel 1225, Jalal al-Din Mankubirni sovrano dell'impero corasmio pose
fine al dominio Atabeg. Successivamente a governare l'Azerbaigian fu lo Stato
degli Jalayridi che cadde a seguito della conquista di Tamerlano che lanciò una devastante
invasione dell'Azerbaigian nel 1380 e lo incorporò temporaneamente nel suo vasto dominio che
abbracciava gran parte dell'Eurasia.
La dinastia locale azera degli Shirvanshah costituì uno Stato vassallo dell'Impero timuride che
appoggiò, durante la guerra contro il governatore del Khanato dell'Orda d'Oro, il Tokhtamysh.
Dopo la morte di Tamerlano nel 1405, salì al potere il suo quarto figlio Shah-Rukh che regnò
fino al 1446. La morte di Tamerlano diede origine inoltre a due Stati: Kara Koyunlu e Ak
Koyunlu con i quali iniziò un periodo significativo per l'affermazione dello spirito nazionale e
unione storica di tutti i territori autentici dell'Azerbaigian. Fino alla sua morte il sultano degli Ak
Koyunlu, Uzun Hasan, governò tutto il territorio dell'Azerbaigian[27]. Il regno successivamente
passò alla dinastia degli Shirvanshakhi che mantennero l'autonomia dall'861 fino
al 1539 fornendo una continuità che durò più a lungo di qualsiasi altra dinastia nel mondo
islamico.

Mappa dell'Impero Safavide


I Safavidi discendenti di Uzun Hasan Ak Koyunlu e guidati da Ismail I sconfissero gli
Shirvanshakhi e imposero l'Islam sciita alla popolazione che prima praticava
l'Islam sunnita contrapponendosi all'Impero ottomano. Le guerre con l'Impero ottomano sunnita,
opposto ai Safavidi, continuarono durante il regno di Shah Tahmasp. Sotto il regno di Abbas I il
Grande (1587-1630) la monarchia raggiunse l'apice e assunse un'identità nazionale
distintamente persiana che si fondeva con l'Islam sciita. Dopo la caduta dei Safavidi l'impero
persiano si disintegrò sotto gli Afsharidi. Nell'area emersero diversi khanati turchi musulmani
con varie forme di autonomia.[29] Dopo un periodo di frequenti guerre i khanati furono occupati
dall'Impero russo. Dopo la sconfitta ad opera della Russia, l'Iran dei Qajar fu costretto a firmare
il Trattato di Golestan nel 1813, che determinò la fine della guerra russo-persiana e l'abolizione
dei khanati locali.[30] In seguito a un'altra guerra russo-persiana nel 1826-1828 il Trattato di
Turkmenchay stabilì la divisione del territorio dell'Azerbaigian tra la Russia e la Persia.
La Persia riconobbe alla Russia i khanati di Erivan (oggi capitale dell'Armenia), di Nakchivan e il
resto del Talysh. Tabriz, Ardabil ed Urmia divennero parte della Persia (le province
dell'Azerbaigian Orientale, dell'Azerbaigian Occidentale e di Ardabil dell'Iran odierno). La Russia
riorganizzò i khanati della regione in nuove province, ciascuna presieduta da un ufficiale
dell'esercito. Nel 1905, le tensioni di classe ed etniche sfociarono in rivolte etniche musulmane-
armene durante la prima rivoluzione russa.
Storia contemporanea

Mappa ufficiale, rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Democratica
dell'Azerbaigian alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1919.
Dopo il collasso dell'Impero russo al termine della prima guerra mondiale, l'Azerbaigian insieme
con Armenia e Georgia crearono la Repubblica Federativa Democratica di Transcaucasia. Gli
anni tra il 1918 e il 1920 furono caratterizzati da vari conflitti armeno-azeri. Quando la
Repubblica venne sciolta nel maggio del 1918, l'Azerbaigian dichiarò la propria indipendenza e
fu creata la Repubblica Democratica dell'Azerbaigian. Il nome "Azerbaigian" fu adottato dal
principale partito dell'epoca, il Musavat, per ragioni politiche.[33][34] Tale toponimo era usato,
prima della costituzione della Repubblica Democratica azera del 1918, esclusivamente per
identificare la regione adiacente dell'Iran nordoccidentale contemporaneo. [35][36][37] La RDA fu la
prima Repubblica parlamentare musulmana nel mondo, ma ebbe termine dopo appena due
anni, quando l'Armata Rossa invase Baku nel marzo del 1922. Così l'Azerbaigian, con Armenia
e Georgia, divenne parte della RSSF Transcaucasica, uno Stato federato de jure nell'URSS, de
facto nuovamente occupato dalla Russia. Nel 1936 la RSSF Transcaucasica fu divisa in tre
repubbliche fra le quali anche la RSS Azera. Durante la seconda guerra mondiale la RSS
dell'Azerbaigian fornì la maggior parte del petrolio utilizzato dall'Unione Sovietica nella guerra
contro la Germania nazista. I tedeschi tentarono alcune volte l'occupazione di Baku per avere il
controllo del petrolio azero (Operazione Edelweiss gestita direttamente da Hitler), ma tutti i
tentativi fallirono grazie alla resistenza dell'esercito sovietico. A seguito della politica
di glasnost' (trasparenza) iniziata dal segretario generale del Partito Comunista dell'Unione
Sovietica Michail Gorbačëv, ebbero inizio disordini economici, politici e scontri etnici, in
particolare nella Regione del Nagorno Karabakh. Le manifestazioni per l'indipendenza a Baku
furono soffocate nella violenza. Nel gennaio del 1990 l'esercito entrò nella capitale sparando
contro i manifestanti. Il numero ufficiale delle vittime fu di 130 morti e 700 feriti, non
ufficialmente si parla di migliaia di morti. Il 20 gennaio 1990 entrò nella storia
moderna dell'Azerbaigian come il Gennaio nero.
Indipendenza
Il 30 agosto 1991 il Soviet Supremo azero votò una risoluzione per il distacco dall'Unione
Sovietica e il successivo 18 ottobre l'Azerbaigian dichiarò ufficialmente la propria indipendenza,
i cui primi anni furono funestati dall'inizio della guerra del Nagorno Karabakh (gennaio 1992)
conclusasi con l'Accordo di Bishkek nel 1994. Alla fine della guerra l'Azerbaigian perse un sesto
del suo territorio che comprende la regione del Nagorno Karabakh e altre 7 province.[40] Come
conseguenza della guerra del Nagorno Karabakh un azero su otto è diventato un
rifugiato.[41] Ayaz Mutallibov, primo presidente dell'Azerbaigian, fu costretto alle dimissioni.
Il 15 giugno 1993, a seguito delle dimissioni del Presidente Abülfaz Elçibay, l'ex primo
segretario del Partito Comunista dell'Azerbaigian Heydər Əliyev venne eletto come nuovo
presidente. L'andamento negativo del conflitto, che era costato le dimissioni del predecessore
Elçibay, spinge Aliyev a concordare un accordo di cessate-il-fuoco che, a fatica, dura fino ad
oggi. Nei primi anni del suo governo riuscì anche ad abbassare sostanzialmente il tasso di
disoccupazione rimettendo in moto l'economia quasi distrutta dopo la guerra del Nagorno-
Karabakh. Il 20 settembre del 1994 il governo azero sottoscrisse con 13 grandi aziende
specializzate nella prospezione ed estrazione petrolifere un accordo (soprannominato dai
media Contratto del Secolo) finalizzato all'esplorazione e allo sviluppo delle attività estrattive dei
giacimenti Azeri-Chirag-Guneshli (ACG) nel mar Caspio. Nel 1998 Heydar Aliyev fu rieletto per
la seconda volta. Nonostante l'esplorazione di nuovi giacimenti petroliferi, il suo governo perse
popolarità soprattutto a causa di brogli elettorali, corruzione diffusa e del suo regime autoritario.
Le stesse critiche vennero avanzate anche in occasione delle successive elezioni presidenziali
quando İlham Əliyev venne eletto presidente, dopo la morte del padre Heydar nel 2003 e quindi
riconfermato nel 2008, nel 2013 e nel 2018.

Geografia

Il monte Bazardüzü visto dal monte Shahdagh


L'Azerbaigian è un paese del Caucaso meridionale. Il Mar Caspio, che forma il suo confine
orientale, la catena montuosa del Gran Caucaso a nord e le vaste pianure al centro sono le
caratteristiche fisiche più dominanti dell'Azerbaigian. Le montagne del Grande e del Piccolo
Caucaso e i monti Talish coprono il 40% del paese[42]. Il Bazardüzü Dağı è la cima più elevata
(4.466 m) dell'Azerbaigian e il punto più basso (-28 m) nel Mar Caspio. Lo Stato si estende su
una superficie di 86600 km². La parte più densamente abitata del territorio si estende intorno
alla valle del fiume Kura che sfocia nel Mar Caspio, su cui si affaccia tutta la parte orientale
dell'Azerbaigian. Il paese confina a Nord con Russia (Daghestan) e Georgia, a Ovest
con Armenia e a Sud con l'Iran. La Repubblica Autonoma di Nakhchivan è racchiusa tra
Armenia e Iran e condivide un breve confine con la Turchia di 17 km.[43] Fanno parte del
territorio nazionale anche le isole di Pirallahı e Cilov nel Mar Caspio. La capitale è Baku, mentre
un'importante città è Gəncə. È un paese ricco di petrolio. Diversi giacimenti petroliferi si trovano
nella penisola di Abşeron.Secondo la convenzione che pone il confine euroasiatico sul Gran
Caucaso, l'Azerbaigian è uno stato transcontinentale poiché il suo territorio è posto a sud dello
spartiacque di questa catena montuosa[43][44]. Secondo la convenzione che pone invece il
confine tra Europa ed Asia lungo la Depressione del Kuma-Manyč, l'Azerbaigian è uno stato
interamente asiatico.I distretti azeri di Qusar, Şabran, Siyəzən, Xaçmaz e Quba si trovano a
nord del Gran Caucaso, ed hanno una popolazione di circa mezzo milione di abitanti (o circa il
5% della popolazione totale del paese).Circa il 50% del territorio dell'Azerbaigian è montuoso
ed è caratterizzato da una serie di vulcani di fango. L'Azerbaigian è inoltre un paese soggetto a
terremoti.
Clima
Gli inverni sono protetti dalle influenze polari dal Gran Caucaso, mentre le estati sono molto
calde man mano che ci si allontana dal Mar Caspio. Verso sud invece, dove è situata la
capitale, l'autunno è molto piovoso mentre il resto del paese ha un clima gradevole.

Popolazione
Al 2014 la popolazione dell'Azerbaigian era di circa 9 552 500 di abitanti.[46] Nel 2019 la
popolazione ha raggiunto i 10 milioni di abitanti.
Etnie
Secondo il censimento della popolazione del 2009 l'Azerbaigian è composto dal 91,6% di azeri,
2.0% lezgini, 1.4% di armeni (quasi tutti vivono nella regione del Nagorno-Karabakh), 1,3%
di russi, 1,3% di talisci e lo 0,6% di avari[48]. Le altre minoranze etniche
includono turchi, tatari, tati, ucraini, tsakuri georgiani, ebrei e curdi. Si contano
inoltre 11.000 gekad
Lingue
Dalla fine dell'URSS la lingua ufficiale è l'azero,[1] una lingua turca scritta in Azerbaigian con
l'alfabeto latino, che ha sostituito quello cirillico dal dicembre del 1992. La lingua azera era
chiamata turca (türk dili) fino al 1937 quando fu ribattezzata in "azera" nell'ambito della politica
di Stalin[49].
Il russo era anche la lingua ufficiale fino al 1991 e come eredità del periodo sovietico, è parlato
correntemente dalla gran parte della popolazione azera, ed è considerato anche la lingua delle
classi più abbienti. Vi è una piccola minoranza di lingua russa (3,5%), lesgo (1,9%) nel nord
e taliscio (1,8%) nel sud del paese.
L'armeno, prima della guerra del Nagorno-Karabakh era ampiamente diffuso. A oggi è parlato
quasi totalmente nell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh.

Immigrazione
Ci sono varie etnie di immigrati e di diverse nazionalità tra quelli che arrivano in Azerbaigian. Gli
azeri etnici sono coloro che più frequentemente entrano nel paese, così come i rappresentanti
di alcune minoranze etniche come i talisci, lezgini, avari, ecc.). Molti provengono dalle
ex repubbliche dell'URSS, compresa la Georgia dove nella regione confine sono presenti ampie
minoranze azere. Nel 2010, ogni ottavo residente dell'Azerbaigian era un immigrato, di cui più
del 90% sono azeri e il 70% sono sfollati dai territori occupati dall'Armenia.[50]

Cultura
Religioni
Il 96% della popolazione è musulmana e, fra di essa, l'85% appartiene alla corrente sciita e il
15% appartiene alla corrente sunnita.[51][52]. Vi sono anche minoranze di
religione cristiana ed ebraica.
La chiesa ortodossa del Paese fa capo al Patriarcato di Mosca ed è organizzata nell'eparchia di
Baku e dell'Azerbaigian. Il 27 maggio 2001 il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II ha
consacrato la nuova cattedrale ortodossa delle Sante Mirrofore.[53] Dopo il conflitto del Nagorno-
Karabakh negli anni 90, la religione cristiano-armena è diffusa sostanzialmente
nell'autoproclamata Repubblica dell'Artsakh.
Il 29 aprile 2007 è stata consacrata la chiesa dell'Immacolata Concezione, la prima chiesa di
confessione cattolica nella capitale Baku.
Letteratura
Storicamente le letteratura azera si inserisce nel più vasto alveo delle letterature in lingue
turche del ceppo oghuz, di cui la maggiore fu senza dubbio la letteratura in turco ottomano,
ampiamente influenzate da generi e stilemi della letteratura persiana. Perciò scrittori e poeti di
etnia azera sin dal Medioevo si espressero prevalentemente in una di queste due lingue dalla
grande tradizione letteraria, ossia il persiano e il turco ottomano.
Al XV secolo risale probabilmente la prima redazione scritta di una grande saga epica in prosa
il Dede Korkut, che circolava oralmente da almeno due secoli, rivendicata peraltro come epos
nazionale anche dagli attuali turchi di Turchia e dai turkmeni. Comunque solo a partire dalla
seconda metà dell'Ottocento, con l'aumento dell'influenza europea (russa e francese
soprattutto), si avrà gradualmente un processo di acquisizione-formazione identitaria che
porterà alla creazione della moderna letteratura nazionale azera, un artefice della quale è
sicuramente il commediografo e prosatore Mirzə Fətəli Axundov (1812-1878), scrittore bilingue
(persiano-azero) di orientamento realista. Dopo la costituzione della repubblica socialista
sovietica dell'Azerbaigian, che comporterà anche il passaggio dall'alfabeto arabo all'alfabeto
cirillico, la letteratura azera si sintonizzerà a livello estetico e tematico con i dettami del
"realismo socialista" e delle "forme nazionali" dell'arte. Ma forse il più celebre e pluritradotto
autore di origini azere fu un profugo della Rivoluzione russa, Essad Bey (1905-1942) nom de
plume di uno scrittore e saggista poliglotta di origini ebraico-russe nato a Baku, vissuto tra la
Germania e l'America e morto in esilio a Positano nell'Italia fascista nel 1942.
Con la recentemente riacquistata indipendenza, dopo la dissoluzione dell'URSS, si sono messe
in moto altre complesse dinamiche di allontanamento dalla cultura russa e di contemporaneo
rinsaldamento del legame con la tradizione letteraria turco-ottomana e persiana da un lato, e
con il patrimonio folklorico-culturale panturco dall'altro. Occorre qui ricordare che un ramo
importante di questa letteratura è quello che vive nell'Azerbaigian iranico, dove la lingua azera è
trascritta però con l'alfabeto arabo-persiano; questo ramo, per intuibili ragioni, è molto più
sensibile all'eredità persiana e vive in stretta simbiosi con la vita culturale e letteraria
dell'Iran contemporaneo.
Tra gli altri scrittori azeri possiamo ricordare:

 Abdul Rachim Achverdov


 Zecharia Sitchin
Musica
Il Mugham, la Meykhana e l'Aşık rientrano tra le tante tradizioni musicali dell'Azerbaigian. Nel
campo musicale, durante il XX secolo, spicca la figura del compositore Uzeyir Hajibeyov, il
padre della musica classica azerbaigiana: in suo onore, il 18 settembre, si celebra il Giorno
della Musica Nazionale.[54]. Nel XXI secolo importante affermazione della musica azera con il
duo Ell & Nikki e il singolo Running Scared, brano vincitore dell'Eurovision Song Contest 2011.
Cinema
L'industria cinematografica in Azerbaigian risale al 1898. In effetti, l'Azerbaigian è stato tra i
primi paesi coinvolti nella cinematografia.[55] Pertanto, non sorprende che questo apparato sia
apparso presto a Baku: all'inizio del XX secolo, questa città della baia sul Caspio produceva
oltre il 50% della fornitura mondiale di petrolio. Proprio come oggi, l'industria petrolifera attirava
stranieri desiderosi di investire e di lavorare.[56] Nel 1919, durante la Repubblica Democratica
dell'Azerbaigian, un documentario dal titolo "La celebrazione dell'anniversario dell'indipendenza
dell'Azerbaigian" venne girato nel primo anniversario dell'indipendenza dell'Azerbaigian dalla
Russia, il 27 maggio, e debuttò nel giugno 1919 in diversi teatri di Baku. [57] Dopo l'istituzione del
governo sovietico nel 1920, Nariman Narimanov, presidente del Comitato rivoluzionario
dell'Azerbaigian, firmò un decreto che nazionalizzava il cinema dell'Azerbaigian. Ciò influenzò
anche la creazione dei film azeri di animazione.[57]
Nel 1991, dopo l'indipendenza dell'Azerbaigian dall'Unione Sovietica, si tenne a Baku il
primo Baku International Film Festival East-West. Nel dicembre 2000, l'ex presidente
dell'Azerbaigian, Heydar Aliyev, firmò un decreto che proclamava il 2 agosto festa lavorativa dei
registi dell'Azerbaigian.[58] Oggi i registi azeri affrontano questioni simili a quelle affrontate dai
cineasti prima della fondazione dell'Unione Sovietica nel 1920. Ancora una volta, sia la scelta
dei contenuti che la sponsorizzazione dei film sono in gran parte lasciate all'iniziativa del
regista.[55]
Arte
L'arte preislamica del territorio azero va inquadrata nella storia dell'arte delle grandi formazioni
storico-culturali succedutesi nell'area: achemenide, greco-alessandrina, partica, sasanide.
L'arte azera contemporanea si inserisce nella grande tradizione dell'arte islamica cui, dal XIX
secolo, si sono via via aggiunti gli influssi di correnti occidentali soprattutto attraverso la
mediazione della cultura russa zarista e, più tardi, sovietica (realismo socialista, "forme
nazionali" di arte ecc.). Eccellenti prodotti dell'arte Azera sono rintracciabili nelle opere che
arricchiscono le residenze più prestigiose, dello Shah e dei Khan prima, e delle ricche famiglie
legate alla commercializzazione del petrolio in seguito. Degni di particolare menzione sono gli
affreschi del palazzo del Khan a Sheki e le sue enormi Shebeke.
Le Shebeke sono vetrate artistiche riproducenti esclusivamente figure geometriche create
utilizzando solo legno e vetri colorati che si incastrano in maniera stabile senza dover ricorrere
all'ausilio di alcun metallo come piombo o ferro (chiodi). Sono prodotte nella sola area di Sheki
e si conta che rimangano tuttora meno di una decina di artisti in grado di produrle (quasi
esclusivamente per restaurare quelle presenti nei palazzi storici). L'Azerbaigian, per la sua
contiguità con la Russia europea, ha giocato sin dalla fine dell'Ottocento un ruolo importante
nella trasmissione al mondo islamico, e iranico in particolare, di mode e correnti letterarie,
teatrali e artistiche in generale.
Architettura e patrimoni dell'umanità
L'architettura azera combina elementi dell'Oriente e dell'Occidente[59]. Nel X e nel XII secolo
furono fondate in Azerbaigian varie scuole di architettura tra le quali si annoverano quelle di
Aran, Tabriz, Nakhchivan, Shirvan e Absheron[60]. L'architettura azera presenta inoltre forti
influenze dall'architettura persiana. Molti antichi tesori architettonici come la Torre della
Vergine e il Palazzo degli Shirvanshah nella città fortificata di Baku rappresentano un esempio
connotativo dell'architettura del paese. Le voci presenti nella Lista dei patrimoni
dell'umanità dell'UNESCO, lista seppur provvisoria, includono la Città murata di Baku con
il Palazzo degli Shirvanshah e la Torre della Vergine (2000), il Paesaggio culturale dell'arte
rupestre di Qobustan (2007) e il Centro storico di Şəki con il Palazzo del Khan (2019).
Gli altri tesori architettonici comprendono il castello quadrangolare di Mardakan, il monumento
di Parigala a Yuxarı Çardaqlar, una serie di ponti che attraversano il fiume Aras e diversi
mausolei. Tra il XIX l'inizio del XX secolo furono costruite le residenze a Baku e nei dintorni. Tra
i monumenti architettonici più recenti vi sono le stazioni della metropolitana di Baku che sono
note per i loro tipici arredamenti sontuosi del periodo sovietico [61]. L'architettura postmoderna è
iniziata ad apparire all'inizio degli anni 2000. Tra i grandi progetti si annoverano il Centro
Culturale Heydar Aliyev, le Flame Towers, la Baku Crystal Hall, la Baku White City e la SOCAR
Tower che hanno trasformato lo skyline del paese promuovendone la sua identità
contemporanea[62].
Università
L'Università statale di Baku venne istituita nel 1919 dal Parlamento della Repubblica
Democratica di Azerbaigian.
Gastronomia
La cucina tradizionale azera è famosa per l'abbondanza di verdure usate stagionalmente nei
piatti. Le erbe fresche, tra cui menta, coriandolo, aneto, basilico, prezzemolo, dragoncello, erba
cipollina, timo e maggiorana sono molto apprezzate e spesso accompagnano i piatti principali in
tavola. La diversità climatica e la fertilità del territorio si riflettono nei piatti nazionali, che sono a
base di pesce del Mar Caspio, carne locale (principalmente montone e manzo) e abbondanza
di verdure di stagione. Il plov di riso allo zafferano è il cibo di punta in Azerbaigian e il tè nero è
la bevanda nazionale[63]. Gli azeri usano spesso il tradizionale bicchiere armudu (a forma di
pera) poiché sussiste una cultura del tè molto forte[64]. Alcuni piatti tradizionali popolari sono
il bozbash (zuppa di agnello che esiste in diverse varietà regionali con l'aggiunta di diverse
verdure), il qutab (pasta arrotolata cotta su una piastra con ripieno di verdure o carne macinata)
e il dushbara (una sorta di ravioli di pasta ripieni di carne macinata aromatizzata).
Missioni spaziali
7 febbraio 2013: viene lanciato Azerspace, primo satellite azero[65].

Politica
Struttura politica
La struttura del sistema politico azero è stata ridefinita con l'adozione di una nuova Costituzione
dell'Azerbaigian il 12 novembre 1995. Ai sensi dell'articolo 23 della Costituzione, i simboli di
Stato della Repubblica di Azerbaigian sono la bandiera, lo stemma e l'inno nazionale. Il potere
statale in Azerbaigian è limitato solo dalla legge per questioni interne, ma per gli affari
internazionali è ulteriormente limitato dalle disposizioni di accordi internazionali sottoscritti e
ratificati dal Paese.
Il governo dell'Azerbaigian si basa sulla separazione dei poteri legislativo, esecutivo e
giudiziario. Il potere legislativo è detenuto dall'Assemblea nazionale, il parlamento unicamerale.
Dato il particolare status di autonomia del Nakchivan, poteri simili all'Assemblea nazionale sono
attribuiti alla sua Assemblea Autonoma della repubblica del Nakhchivan. Le elezioni
parlamentari si svolgono ogni cinque anni, la prima domenica del mese di novembre. Il Yeni
Azerbaijan Party (Partito del Nuovo Azerbaigian), formalmente indipendente ma fedele al
Presidente in carica, attualmente occupa quasi tutti i 125 seggi del Parlamento. Durante le
elezioni parlamentari del 2010 i partiti di opposizione, Musavat e Partito del Fronte Popolare,
non sono riusciti a conquistare nemmeno un seggio. Osservatori europei e la missione
dell'OSCE/ODIHR hanno segnalato numerose irregolarità nella campagna elettorale e durante il
giorno delle elezioni.
Il potere esecutivo è detenuto dal Presidente, che è eletto per un periodo di 5 anni da elezioni
dirette. Il presidente è autorizzato a formare il Gabinetto, un organo esecutivo di livello inferiore,
subordinato a lui. Il Gabinetto consiste principalmente del Primo Ministro, i suoi deputati e
ministri. Il presidente non può di sciogliere l'Assemblea nazionale, ma ha il diritto di veto sulle
sue decisioni. Per ignorare il veto presidenziale, il parlamento deve avere una maggioranza di
95 voti. Il potere giudiziario è esercitato dalla Corte costituzionale, dalla Corte Suprema e dalla
Corte dei conti. Il Presidente nomina i giudici di queste corti.
Il Consiglio di Sicurezza è l'organo deliberativo del presidente, che lo organizza secondo la
Costituzione. È stato stabilito il 10 aprile 1997.
Anche se l'Azerbaigian ha tenuto diverse elezioni da quando ha riconquistato la propria
indipendenza e ha molte delle istituzioni formali della democrazia, rimane classificato come
"non libero" (al confine con "parzialmente libero") da Freedom House nel sondaggio World
2009.
Istituzioni
L'Azerbaigian è una repubblica la cui costituzione in vigore è stata approvata con un
referendum popolare il 12 novembre 1995. Il Primo ministro, di nomina presidenziale, è Artur
Rasizadə (in carica dal 4 novembre 2003). L'Assemblea nazionale (Milli Məclis) è il
parlamento unicamerale e si compone di 125 seggi (fino al 2002 erano 100 secondo il sistema
maggioritario e 25 secondo quello proporzionale, dopo il referendum popolare sono eletti tutti e
125 su base maggioritaria).
Politica interna
L'Azerbaigian è una repubblica presidenziale; dal 2003 il Presidente della Repubblica è İlham
Əliyev.
I principali partiti politici sono:

 Partito del Nuovo Azerbaigian (in carica al governo)


 Partito Uguaglianza
 Partito del Fronte Popolare Azerbaigian
 Partito del Movimento Rinascita Nazionale
 Partito Democratico Azerbaigian
 Partito della Madrepatria
 Partito Civico Solidarietà
 Partito Comunista dell'Azerbaigian
Politica estera
I rapporti internazionali del Azerbaigian sono difficili con l'Armenia perché quest'ultima supporta,
economicamente e militarmente, la regione del Nagorno Karabakh, in cui la maggior parte della
popolazione è armena.
L'Azerbaigian ha buoni rapporti diplomatici con la Turchia, la Russia e gli Stati Uniti,
mantenendo una posizione neutrale per la politica mondiale.
Sul piano internazionale l'Azerbaigian fa parte dell'ONU, della CSI e del Consiglio turco.
Il 18 luglio 2000, è entrato a far parte dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in
Europa (OSCE).[66]
A partire dal 1994 l'Azerbaigian e la NATO hanno iniziato la loro collaborazione aderendo al
programma (PfP) Partenariato per la pace.
Politica europea
L'accordo di partenariato e cooperazione firmato nel 1996 ed entrato in vigore nel 1999
costituisce la base delle relazioni bilaterali tra l'Unione europea e l'Azerbaigian
Il paese rientra nella politica europea di vicinato ed è membro del partenariato orientale dal
2009. L'Azerbaigian è inoltre un importante partner energetico per l'UE in special modo per la
distribuzione delle risorse energetiche del Caspio nel mercato dell'UE[69].
L'Azerbaigian è stato duramente criticato per aver corrotto funzionari e diplomatici stranieri per
promuovere le sue cause all'estero, reprimere le critiche sulle violazioni dei diritti umani e
legittimare le elezioni presidenziali in Azerbaigian, una pratica definita come "diplomazia del
caviale".

Economia
Il settore primario: l'agricoltura rappresenta un'importante risorsa economica, favorita dalle
opere di irrigazione, che dal bacino di raccolta di Mingecaur ai piedi delle valli caucasiche si
diramano in tutta la regione centrale del Paese. I prodotti agricoli principali sono il riso, i cereali,
il tabacco, la frutta, il tè, gli agrumi, il mais, il cotone, il vino. Diffuso è l'allevamento di bovini e
ovini e del baco da seta.
Il settore secondario: il principale prodotto d'esportazione del Paese è il petrolio. Dal 1997 ad
oggi l'estrazione di idrocarburi ha fatto registrare tassi di crescita continui. Oltre a questo, si
registrano miglioramenti nell'estrazione di ferro, rame, piombo e sale. Tuttavia le vie di
comunicazioni e l'industria estrattiva lasciano molto a desiderare e necessitano di un intervento
piuttosto massiccio.
Il settore terziario: commercio del petrolio. La SOCAR è la società statale azera che estrae ed
esporta petrolio in tutto il mondo[77].Il Gasdotto TAP è un progetto che ha come obiettivo di far
sviluppare le riserve di gas nello Shah Deniz, che poi arriverà dalle riserve sul Mar Caspio fino
al Salento. Nel 2016 l'Azerbaigian è divenuto secondo esportatore di petrolio greggio in Italia
dopo l'Iraq avendo esportato 8,8 milioni di tonnellate di petrolio greggio, in proporzione 14,6%
del totale[78].

Trasporti
Ferrovie
Il trasporto ferroviario è gestito dalla società statale Azərbaycan Dəmir Yolu. La lunghezza della
rete ferroviaria è di 2918 km[79]. A causa del conflitto sul Nagorno-Karabakh le tratte ferroviarie
nelle aree occupate dagli armeni e il traffico transfrontaliero verso l'Armenia sono stati sospesi.
Di conseguenza non c'è un collegamento ferroviario diretto verso l'exclave del Nakhchivan. Ci
sono numerosi collegamenti ferroviari internazionali dall'Azerbaigian verso la Russia, la
Georgia, la Turchia e l'Iran.
La stazione di confine più importante con la Georgia è Bejuk-Kjasik, mentre il traffico con la
Russia viene gestito a Jalama[80]. Entrambi i suddetti valichi di frontiera sono aperti anche al
traffico passeggeri. L'Azerbaigian è inoltre collegato al Turkmenistan e al Kazakistan tramite i
traghettamenti ferroviari[81][82]. L'Iran può essere raggiunto attraverso la stazione di confine
di Astara. Il progetto della tratta ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars, inaugurata nel 2017[83], rientra in
un programma di sviluppo per i collegamenti ferroviari tra l'Azerbaigian con la rete paneuropea
attraverso la Georgia e la Turchia.
Strade e autostrade
La lunghezza totale della rete stradale azera è di circa 24.981 km[84] e serve il traffico merci
nazionale e dà accesso alle principali autostrade internazionali.
L'autostrada Baku-Alat-Ganja-Qazakh-confine georgiano rappresenta la sezione azera del
corridoio stradale internazionale TRACECA[85]. Un secondo corridoio internazionale si estende
dalla Russia al confine con l'Iran in direzione nord-sud. La rete stradale con l'Armenia è
interrotta e l'exclave azera di Nakhchivan è collegata con il resto del paese tramite voli interni e
su strada attraverso il territorio iraniano. Secondo i termini dell'accordo sul cessate il fuoco al
termine della guerra nell'Artsakh del 2020 è prevista la costruzione di nuova infrastruttura
stradale per collegare le regioni occidentali azere con il Nakhchivan attraverso il territorio
armeno[86].
Collegamenti aerei
Lo scalo aereo più importante dell'Azerbaigian è l'aeroporto di Baku che si trova a 15 km a est
del centro della città di Baku. Gli altri aeroporti internazionali sono
a Ganja, Nakhchivan, Lankaran e Zaqatala. L'Azerbaijan Airlines (in azero: Azərbaycan Hava
Yolları) è la compagnia aerea di bandiera del paese.
Porti
Il principale porto dell'Azerbaigian e del Caspio è il porto marittimo internazionale di Baku. Il
paese ha collegamenti marittimi diretti con gli altri stati rivieraschi del Caspio (Iran, Kazakistan,
Russia e Turkmenistan). L'attività principale è il trasporto di merci, principalmente di petrolio e di
prodotti petroliferi. Un'altra importante infrastruttura è il terminale di Sangachal, un grande
complesso industriale per l'esportazione di gas.

Ecologia
In Azerbaigian si trovano 9 parchi nazionali, 11 riserve naturali statali e 24 riserve naturali
statali[87]. In generale, le aree naturali protette costituiscono il 10,3% del territorio del paese,
compreso il 3,7% dei parchi nazionali[87]. Nel paese sono stati registrati 97 specie di mammiferi,
357 specie di uccelli, 67 specie di anfibi e rettili, 97 specie di pesci e più di 15.000 specie di
invertebrati[88]. Il 66% delle specie vegetali totali che crescono nel Caucaso si trovano in
Azerbaigian.[89]
Sport
Calcio
Il calcio è uno degli sport più seguiti degli ultimi anni. Il Qarabag Agdam (ufficialmente noto
come Futbol Klubu Qarabağ Ağdam) è la squadra principale del paese la quale si è
qualificata alla fase a gironi della UEFA Champions League 2017-2018 e alla fase a gironi
della UEFA Europa League 2018-2019. È pluricampione dell'Azerbaigian insieme alla storica
rivale del Neftçi Baku. La squadra gioca le partite interne a Baku per via del conflitto perenne
tra Armenia e Azerbaigian avendo sede a Ağdam situata nella regione del Nagorno
Karabakh.[90][91]. La nazionale di calcio dell'Azerbaigian ha come suo attuale
capocannoniere Qurban Qurbanov con 14 reti.
Karate
Tra gli sport l'Azerbaigian si è distinta nella disciplina del Karate con Rafael Ağayev, più volte
campione mondiale.
Giochi olimpici
La prima medaglia vinta dall'Azerbaigian ai Giochi olimpici fu la medaglia d'argento di Namig
Abdullayev, nella lotta ad Atlanta 1996.
La prima medaglia d'oro olimpica per l'Azerbaigian venne conquistata nel tiro a volo (skeet),
da Zemfira Meftahətdinova, ai Giochi olimpici di Sydney 2000
Formula 1Dal 2017 in Azerbaigian si tiene il Gran Premio d'Azerbaigian. Il circuito (Circuito di
Baku) è costruito nel centro della capitale, attraversando la parte vecchia della città. Nel 2016 il
tracciato ospitò il Gran Premio d'Europa.
Scacchi
Sono rintracciabili in Azerbaigian dal XII secolo, in epoca contemporanea la nazione è stata
sede ospitante delle Olimpiadi degli scacchi del 2016 e della Coppa del Mondo di scacchi 2015.
Giocatori quali Şəhriyar Məmmədyarov, Vüqar Həşimov e Teymur Rəcəbov hanno raggiunto la
Top 10 mondiale. Rəcəbov ha inoltre vinto la l'edizione 2019 della coppa del Mondo.
Il popolo basco e l’unicità del suo universo culturale
Di
Stefano Bossi
-
01/09/2016

Quando ci si imbatte nel termine “baschi” il pensiero corre inevitabilmente all’ETA, spesso
associato a immagini di lotta e attentati e a concetti quali autonomia e indipendenza. Tuttavia
l’interesse per questo popolo non è limitato esclusivamente all’ambito politico, ma la sua
particolarissima storia fornisce anche altri validi spunti di ricerca. I baschi infatti sono un caso
unico ed eccezionale nel panorama europeo, e per questo hanno da sempre attirato l’attenzione
di studiosi e lettori curiosi. Ma in cosa consiste questa significativa unicità?
Il popolo basco è un gruppo etnico a sé stante che abita da secoli un’area ristretta di circa 21.000
kmq a cavallo tra Spagna e Francia. L’incredibile particolarità è che questo gruppo è portatore di
una vivace cultura propria che non solo non ha nulla in comune con le altre realtà territoriali
circostanti, ma gli permette di differenziarsi da tutti gli altri popoli sulla Terra. I baschi
dispongono quindi di un universo culturale molto complesso ma fortemente peculiare che è
sopravvissuto ed è stato tramandato nel tempo, contribuendo a rafforzare un sentimento di
appartenenza collettivo e a forgiare una precisa identità di gruppo.
Come è stato possibile? Per provare a comprendere il “caso basco” è necessario ripercorrere dal
principio la storia del popolo. Così facendo emerge come le sue origini siano avvolte da un’aura
di mistero, circostanza che ha contribuito ad alimentare ulteriore interesse affascinando molti
studiosi desiderosi di svelare l’enigma. Sono state elaborate numerose teorie, ma nessuna è
riuscita a stabilire con certezza la reale provenienza del gruppo: si passa dall’ipotesi più diffusa
dei baschi originari dell’età della pietra e autoctoni dell’area dei Pirenei occidentali, a quella che
li vedrebbe come diretti eredi degli iberi; da quella che li colloca originari del Caucaso, a quelle
più mitologiche secondo le quali essi sarebbero i discendenti di Aitor (primo uomo basco
imparentato con Tubal, quinto figlio di Jafet), oppure degli abitanti dell’isola scomparsa di
Atlantide.

Parallelamente a queste ipotesi vi sono anche quelle che hanno provato a spiegare la genesi
dell’euskera, la lingua basca, idioma unico profondamente differente da tutte le altre lingue
parlate nel continente europeo e, per questo motivo, tratto culturale maggiormente distintivo
dell’intero popolo.
Analizzando contemporaneamente le teorie riguardanti le origini dei baschi e dell’euskera, la più
accreditata risulta essere quella che individua il gruppo come autoctono dell’area pirenaica,
diretto discendente dell’Uomo di Cro-Magnon. I baschi potrebbero dunque essere l’amalgama di
diverse tribù primitive comparse intorno al 3000 a.C., precedentemente all’arrivo delle
popolazioni indoeuropee intorno al 1000 a.C. Secondo questa tesi il popolo basco non è
indoeuropeo e ciò spiegherebbe anche la particolarità dell’euskera che presenta caratteristiche
linguistiche pre-indoeuropee: se così fosse, ci potremmo trovare di fronte al gruppo etno-
linguistico più antico del continente.
Il territorio abitato dai baschi è denominato Euskal Herria, che significa letteralmente il popolo
che parla euskera, denotando quindi sia il luogo geografico popolato dai baschi sia l’insieme
stesso dei baschi, unificati dalla comune lingua. L’area comprende sette herrialdeak (territori),
che coincidono con le regioni storiche dove si è sempre parlato euskera. La vera forza dei
membri di questo gruppo è quella di essere stati capaci nel corso della storia di rimanere uniti e
compatti senza essere spodestati dal loro territorio, con il quale hanno stabilito un profondo
legame, riuscendo a mantenere e tramandare i propri caratteri culturali distintivi.
I baschi sono entrati in contatto con altre popolazioni (soprattutto celti e romani, ma anche
franchi, visigoti e arabi), ne sono stati influenzati e in alcuni casi anche assoggettati, ma mai
assorbiti. Hanno conservato una sostanziale autonomia del proprio territorio anche quando
sono stati inglobati in entità politiche più grandi, come il Regno di Aragona prima e lo Stato
spagnolo successivamente.
Questa buona autonomia è stata garantita dal sistema dei Fueros, codici medievali codificati tra
l’VIII e il XVI secolo che comprendevano un insieme di norme regolatrici della vita politica,
amministrativa, giuridica ed economica della società basca, incentrati sugli usi e costumi locali; i
quali vennero tradotti in veri e propri accordi con il governo centrale che acconsentì alla
concessione di questi privilegi, considerando di fatto il Paese Basco come un’entità di pari
livello, permettendogli di esercitare le proprie leggi e, di conseguenza, rafforzando la coesione
territoriale degli abitanti.
Il sistema dei Fueros rimase in vigore fino al XIX secolo: la perdita, avvenuta dopo le Guerre
Carliste (1876), ha portato alla nascita del nazionalismo. Il fatto più significativo della millenaria
storia di Euskal Herria è che gli abitanti hanno mantenuto ben saldo l’attaccamento a un
sistema di tradizioni e valori che li fa sentire e li rende partecipi di una realtà culturale peculiare,
che si identifica perfettamente con il territorio nella quale è inserita.

Mari è una dea precristiana dei


baschi. Detta anche Signora di
Anboto o di Murumendi (dai
nomi della montagna e della
grotta in cui abitava), divinità
suprema del pantheon basco, era
moglie del dio Sugaar. La sua
versione cristianizzata è Santa
Marina. Nella foto, vista magica
da una delle grotte del Monte
Anboto.
L’area geografica di Euskal
Herria infatti può essere
definita una regione culturale,
in quanto la cultura basca è
uniformemente distribuita su
tutto il territorio sia di Hegoalde (Paese Basco del sud, spagnolo) che di Iparralde (Paese Basco
del nord, francese): “Se llama Euskal Herria o Vasconia a un espacio o region cultural
europea, situado a ambos lados de los Pirineos y que comprende territorios de los estados
espanol y frances. Por lo tanto, se conoce come Euskal Herria o Vasconia al espacio en el que
la cultura vasca se manifesta en toda su dimensiòn”. 1)
L’insieme degli elementi culturali baschi costituisce un sistema organico che interagisce nel suo
complesso con il cittadino basco. Ma quali sono questi elementi? Il tratto culturale più
importante e significativo è sicuramente quello linguistico: l’euskera è un idioma isolato e
rappresenta il principale segno di differenziazione nei confronti degli altri, nonché un perno
fondamentale nel processo di identificazione di gruppo. Venne proibito durante la dittatura
franchista all’interno del processo di delegittimazione di tutte le identità nazionali periferiche,
ma non è scomparso, anzi è diventato il simbolo della battaglia politica nazionalista, in quanto
carattere distintivo della comunità nazionale basca.
A partire dagli anni Sessanta è stato protagonista di un processo di recupero e valorizzazione che
interessa in particolare i giovani: attualmente viene insegnato sia nelle scuole di Hegoalde che di
Iparralde.

Uno dei numerosi sport rurali baschi:


il trontza, o segaggio del tronco.

Altri elementi che rendono unico


l’universo culturale basco sono:

 La profonda devozione al
cristianesimo, componente
imprescindibile della società.
 Il complesso di credenze
mitologiche arcaiche ancora vivo
a livello folkloristico,
caratterizzato da racconti e leggende con protagonisti divinità pagane
prevalentemente ctonie che compongono un pantheon originale governato da Mari
(la madre universale), testimonianza di un sistema matriarcale.
 La presenza di diversi luoghi simbolici significativi per l’identità di gruppo come il
Passo di Roncisvalle dove, a differenza di quanto narrato nella Chanson de Roland,
non furono i mori a sbaragliare la retroguardia dell’esercito di Carlo Magno, ma un
gruppo di contadini e di montanari baschi che volevano vendicare l’affronto subito
dai franchi: costoro avevano messo a ferro e fuoco la Navarra, e anche la città di
Guernica, luogo importantissimo per la tradizione locale in quanto nel medioevo i re
vi giuravano fedeltà ai Fueros (divenne poi tristemente nota nella memoria storica
collettiva per il bombardamento nazista del 26 aprile 1937, voluto da Franco, che la
distrusse e uccise un terzo degli abitanti).
 Le feste tradizionali, che hanno il merito di tenere sempre vivi gli usi e costumi locali
coinvolgendo tutta la popolazione con danze, canti e mascherate tipiche.
 Le manifestazioni sportive legate al mondo rurale denominate Herri Kirolak, un
altro omaggio alla tradizione, che si configurano come celebrazioni pubbliche volte
all’affermazione della diversità basca, quali le gare di taglialegna, di sollevatori di
pietre e di falciatori d’erba.
Assai importanti anche diversi oggetti, legati alla tradizione, dalla notevole valenza immateriale
che ricoprono un ruolo decisivo nel processo di rafforzamento dell’identità basca: stiamo
parlando dell’etxea, la tipica casa basca che ha da sempre simboleggiato il focolare come luogo
di protezione e la famiglia allargata, testimoniando la rilevanza della dimensione collettiva nella
società; il makhila, un bastone da passeggio utilizzato in passato anche come strumento di
difesa, oggi pezzo d’artigianato di pregio che viene regalato in momenti importanti della vita
come il matrimonio; e l’Ikurrina, la bandiera di Euskal Herria, emblema dell’identificazione di
gruppo a livello culturale e politico.

La tipica etxea (casa) basca.

Il complesso di questi tratti


culturali forma un
paradigma affascinante che
risulta ancora oggi parte
integrante della vita dei
baschi, i quali hanno
sviluppato un legame saldo
con la propria tradizione e
con il proprio territorio. È
quindi evidente come il
“sistema culturale” basco sia
particolare e distintivo, reso
eccezionale dalla peculiarità
di alcuni suoi elementi che
concorrono a rafforzare

l’identità di gruppo e il sentimento di appartenere a una realtà profondamente differente da


tutte le altre.
popolo bambara
Da non confondere con il popolo australiano Mbabaram .

Bambara, Bamana

Popolo Bambara nell'alta valle del fiume Sénégal,


1890. (illustrazione da Côte occidentale d'Afrique del
colonnello Frey, 1890, Fig.49 p.87)
Il Bambara ( Bambara : ߲ߊߣߊߡߓ , romanizzato: Bamana o ߲ߊߣߊߡ߲ߊߓBanmana ) sono un Mandé etnico
gruppo di nativi a gran parte dell'Africa occidentale , soprattutto del sud del Mali , Guinea ,
Burkina Faso e Senegal . [4] [5] Sono stati associati allo storico Impero Bambara . Oggi
costituiscono il più grande gruppo etnico Mandé del Mali, con l'80% della popolazione che parla
la lingua bambara , indipendentemente dall'etnia.

etnonimo

Secondo l' Enciclopedia dell'Africa , "Bambara" significa "incredulo" o "infedele"; il gruppo acquisì
il nome perché resistette all'Islam dopo che la religione fu introdotta nel 1854 dal conquistatore
di Tukulor El Hadj Umar Tall ." [6]

Storia

Il Bamana ha avuto origine come una sezione reale del popolo Mandinka . Sono i fondatori
dell'Impero del Mali nel XIII secolo. Sia Manding che Bambara fanno parte del gruppo etno-
linguistico Mandé , la cui divergenza è datata almeno a circa 7.000 anni fa, [7] e i cui rami sono
associati a siti vicino a Tichitt (ora inglobato dal Sahara nella Mauritania meridionale ), dove i
centri urbani cominciarono ad emergere già nel 2500 aC. Nel 250 aC, un sottogruppo Mandé, i
Bozo , fondò la città di Djenne . Tra il 300 d.C. e il 1100 d.C., i Soninke Mandé dominarono il Mali
occidentale, guidando ilImpero del Ghana . Quando l' impero Mandé Songhai si dissolse dopo il
1600 d.C., molti gruppi di lingua mandé lungo il bacino del fiume Niger superiore si voltarono
verso l'interno. Il Bamana è apparso di nuovo in questo ambiente con l'ascesa di un Impero
Bamana nel 1740, quando l'Impero del Mali iniziò a sgretolarsi intorno al 1559.
Mentre c'è poco consenso tra storici ed etnologi moderni sulle origini o sul significato del
termine etno-linguistico, i riferimenti al nome Bambara si possono trovare dall'inizio del XVIII
secolo. [8] Oltre al suo uso generale come riferimento a un gruppo etno-linguistico, Bambara
è stato utilizzato anche per identificare gli africani in cattività originari dell'interno dell'Africa
forse dalla regione superiore del Senegal-Niger e trasportati nelle Americhe tramite porti su la
costa senegambiana . Già nel 1730 presso la stazione di commercio degli schiavi di Gorée, il
termine Bambara si riferiva semplicemente agli schiavi che erano già al servizio delle élite locali o
francesi. [9]
Cresciute dalle comunità agricole di Ouassoulou , tra Sikasso e la Costa d'Avorio , le
confraternite dell'età Bamana (chiamate Ton s) iniziarono a sviluppare una struttura statale che
divenne l' Impero Bambara e successivamente l'Impero del Mali. In netto contrasto con i loro
vicini musulmani , lo stato di Bamana praticava e formalizzava la tradizionale religione politeista,
sebbene le comunità musulmane rimanessero localmente potenti, se escluse dallo stato centrale
di Ségou .
I Bamana divennero la comunità culturale dominante nel Mali occidentale . La lingua Bambara ,
mutuamente intelligibile con le lingue Manding e Dyula , è diventata la principale lingua
interetnica del Mali e una delle lingue ufficiali dello stato insieme al francese .

Cultura

Religione

Bambara Figura femminile, Mali Fine XIX-inizio XX secolo. Legna. Museo di arte africana,
Smithsonian.
Sebbene la maggior parte dei Bamana oggi aderisca all'Islam , molti praticano ancora i rituali
tradizionali, specialmente per onorare gli antenati. Questa forma di Islam sincretico rimane rara,
anche consentendo conversioni che in molti casi avvennero tra la metà e la fine del XIX secolo.
Questa storia recente, però, contribuisce alla ricchezza e alla fama (in Occidente) delle arti rituali
Bamana.

Struttura sociale

I Bamana condividono molti aspetti della più ampia struttura sociale Mandé. La società è
patrilineare e patriarcale . La cultura Mandé è nota per i suoi forti ordini e confraternite ( Ton ) e
la storia dell'Impero Bambara ha rafforzato e preservato questi ordini. Il primo stato è nato
come rimodellamento della caccia e della giovinezza Ton s in una casta di guerrieri. Poiché le
conquiste dei loro vicini ebbero successo, lo stato creò il Jonton ( Jon= schiavo/schiavo kjell), o
casta di guerrieri schiavi, rifornito da guerrieri catturati in battaglia. Mentre gli schiavi erano
esclusi dall'eredità, i leader Jonton forgiarono una forte identità aziendale. Le loro incursioni
alimentarono l'economia di Segu con merci e schiavi per il commercio e schiavi agricoli che
furono reinsediati dallo stato.

Casta

Vedi anche: sistema delle caste in Africa


Tradizionalmente, la società Mandé è gerarchica o basata sulle caste, con nobiltà e vassalli .
L'ordine politico di Bamana creò una piccola nobiltà libera, incastonata in mezzo a caste
endogame e variazioni etniche. Sia le caste che i gruppi etnici hanno svolto ruoli professionali
nello stato di Bamana e questa differenziazione è aumentata con il tempo. Ad esempio, i
mercanti Maraka svilupparono città focalizzate prima sul commercio nel deserto e poi sulla
produzione agricola su larga scala utilizzando schiavi catturati dallo stato. I Jula si
specializzarono nel commercio a lunga distanza, così come le comunità Fula all'interno dello
stato, che lo aggiunsero all'allevamento del bestiame. Il Bozo l'etnia è stata creata in gran parte
da prigionieri di guerra e trasformata dallo stato in comunità di pescatori e traghettatori.

Oltre a ciò, i Bamana mantennero caste interne, come altri popoli Mandé, con storici Griot
/cantanti di lodi, sacerdoti, metalmeccanici e altre vocazioni specializzate che rimanevano
endogame e vivevano in aree designate. In precedenza, come la maggior parte delle altre
società africane, detenevano anche schiavi ("Jonw"/"Jong(o)"), spesso prigionieri di guerra
provenienti dalle terre che circondano il loro territorio. Con il tempo, e il crollo dello stato di
Bamana, queste differenze di casta si sono erose, sebbene le vocazioni abbiano forti correlazioni
familiari ed etniche.

Il Ton

Rituale del cofano MHNT


I Bamana hanno continuato in molti luoghi la loro tradizione di società di inaugurazione di caste
e fasce d'età, note come Ton. Sebbene questo sia comune alla maggior parte delle società
Mandé, la tradizione Ton è particolarmente forte nella storia di Bamana. Le tonnellate possono
essere per sesso (riti di iniziazione per giovani uomini e donne), età (i primi Soli Ton dei giovani
uomini vivono separatamente dalla comunità e forniscono lavoro agricolo prima di prendere
mogli), o vocazione (il contadino Chi Wara Ton o i cacciatori Donzo Tonno ). Mentre queste
società continuano a essere modi di socializzare e trasmettere tradizioni, il loro potere e la loro
importanza sono svaniti nel XX secolo.

Arte

Articolo principale: arte africana § Bambara


Maschera Bambara con rappresentazione stilistica di un'antilope, National Gallery for Foreign Art
Il popolo Bamana ha adattato molte tradizioni artistiche. Le opere d'arte sono state create sia
per uso religioso che per definire la differenza culturale e religiosa. Le tradizioni artistiche di
Bamana includono la ceramica , la scultura , la tessitura , le figure in ferro e le maschere . Mentre
il mercato turistico e artistico è la destinazione principale delle moderne opere d'arte Bamana, la
maggior parte delle tradizioni artistiche ha fatto parte di vocazioni sacre, create come
esposizione di credenze religiose e utilizzate nei rituali.

Le forme d'arte Bamana includono la maschera n'tomo e il Tyi Warra . La maschera n'tomo era
usata dai ballerini durante le cerimonie di iniziazione maschili. Il copricapo Tyi Warra (o ciwara )
veniva utilizzato al momento del raccolto da giovani scelti dall'associazione dei contadini. Altre
statue Bamana includono statue di fertilità, destinate ad essere tenute con la moglie in ogni
momento per garantire la fertilità, e statue create per gruppi vocazionali come cacciatori e
agricoltori, spesso usate come offerta di posti da altri gruppi dopo prospere stagioni agricole o
feste di caccia di successo.
Ogni tratto creativo speciale ottenuto da una persona è visto come un modo diverso per
compiacere gli spiriti superiori. I poteri in tutto il mondo artistico di Bamana sono usati per
compiacere gli spiriti ancestrali e mostrare la bellezza in ciò in cui credevano.
Cultura del Bengala
La cultura del Bengala comprende la regione del Bengala nella parte orientale del
subcontinente indiano, tra cui il Bangladesh e gli stati indiani del Bengala occidentale, Tripura e
Barak Valley dell'Assam, dove la lingua bengalese è la lingua ufficiale e principale. Il Bengala
ha una storia registrata di 1.400 anni. Il popolo bengalese è la sua tribù etnolinguistica
dominante. La regione è stata un punto di fusione storico, fondendo tradizioni indigene con
influenze cosmopolite degli imperi subcontinentali pan-indiani. Il Bengala era considerato il
territorio più ricco dell'India islamica medievale e durante l'era del Sultanato del Bengala fu
descritta come una delle principali nazioni commerciali del mondo, mentre durante i tempi
Mughal, avendo innescato la protoindustrializzazione, la sua economia valeva il 12% del PIL
globale. Come parte della presidenza del Bengala, ha ospitato anche i centri politici e culturali
più avanzati del subcontinente indiano durante l'India britannica. La spartizione del Bengala ha
lasciato la sua eredità culturale. Il Bangladesh è la scena di una cultura musulmana bengalese
dominante, mentre le regioni di lingua indiana bengalese hanno la maggioranza indù
bengalese. La maggioranza musulmana del Bangladesh ospita una significativa minoranza
indù, mentre il Bengala occidentale ha una grande minoranza musulmana. Oltre a questi, ci
sono anche numerose minoranze etniche e religiose. Calcutta, la capitale del Bengala
occidentale, è una città cosmopolita che ospita un numero considerevole di comunità etniche. Il
Bengala è un centro importante delle arti classiche dell'Asia meridionale. I festival sul calendario
secolare bengalese sono ampiamente celebrati.

Letteratura

Il Bengala ha una delle tradizioni letterarie più sviluppate in Asia. Discesa dell'antico sanscrito e
Magadhi Prakrit, la lingua bengalese si è evoluta intorno al 1000-1200 d.C. sotto l'Impero Pala e
la dinastia Sena. Divenne una lingua ufficiale del tribunale del Sultanato del Bengala e assorbì
influenze dall'arabo e dal persiano. Il bengalese centrale ha sviluppato la letteratura secolare
nei secoli XVI e XVII. È stato anche parlato in Arakan. Il Rinascimento bengalese a Calcutta ha
sviluppato la moderna forma standardizzata della lingua tra la fine del XIX e l'inizio del XX
secolo. Rabindranath Tagore divenne il primo scrittore bengalese e asiatico a vincere il premio
Nobel per la letteratura nel 1913, e fu anche il primo premio Nobel non europeo. Kazi Nazrul
Islam divenne noto come il poeta ribelle dell'India britannica . Dopo la spartizione del Bengala,
si sviluppò una distinta cultura letteraria nel Bengala orientale, che in seguito divenne Pakistan
orientale e Bangladesh.

 Rabindranath Tagore
 Kazi Nazrul Islam
Bidrohi Kobi (il poeta ribelle)
 jasimuddin
Polli Kobi (il poeta rurale)
Filosofia

Le opere di antichi filosofi del Bengala sono state conservate nelle biblioteche del Tibet, della
Cina e dell'Asia centrale. Questi includono le opere di Atisa e Tilopa. La filosofia indù medievale
ha caratterizzato le opere di Chaitanya. La filosofia sufi fu molto influente nel Bengala islamico.
Praticanti praticanti sufi erano discepoli di Jalaluddin Rumi, Abdul-Qadir Gilani e Moinuddin
Chishti. Uno dei più venerati santi sufi del Bengala è Shah Jalal.

Belle arti
Arti dello spettacolo
Musica

Il Bengala ha prodotto figure di spicco della musica classica indiana, tra cui Alauddin Khan,
Ravi Shankar e Ali Akbar Khan. Strumenti musicali comuni includono il sitar, tabla e sarod. La
tradizione Baul è un patrimonio popolare regionale unico. Il praticante più importante è stato
Lalon Shah. Altre forme di musica popolare includono Gombhira, Bhatiali e Bhawaiya (Jhumur).
La musica folk in Bengala è spesso accompagnata dall'ekara, uno strumento a una corda. Altri
strumenti includono dotara, dhol, flauto di bambù e tabla. Le canzoni scritte da Rabindranath
Tagore (Rabindra Sangeet) e Kazi Nazrul Islam (Nazrul geeti) sono molto popolari. Il
Bangladesh è il centro del rock del Bangla, così come della musica folk indie, sufi rock e fusion.

 Ravi Shankar, Una rock band del Bangladesh, Bauls in un villaggio


Teatro
Il teatro bengalese affonda le sue radici nel dramma sanscrito sotto l'Impero Gupta nel IV
secolo d.C. Include forme narrative, canzoni e forme di danza, forme sopra-personae, esibizioni
con dipinti di pergamene, teatro delle marionette e forme processionali come la Jatra.

Danza

Il Bengala ha un patrimonio estremamente ricco di balli risalenti all'antichità. Include tradizioni di


danza classica, folk e marziale.

Arti visive
Pittura

Nell'antichità, il Bengala era un pioniere della pittura in Asia sotto l'Impero Pala. La pittura in
miniatura e pergamena fiorì durante l'Impero Mughal. La pittura di Kalighat o Kalighat Pat ebbe
origine nel Bengala del XIX secolo, nelle vicinanze del tempio di Calcutta di Kalighat Kali, e da
oggetti di souvenir portati dai visitatori al tempio di Kali, i dipinti in un periodo di tempo si sono
sviluppati come una scuola distinta di Pittura indiana. Dalla rappresentazione di altri dei
mitologici indù, i dipinti di Kalighat si sono sviluppati per riflettere una varietà di temi.

La pittura moderna è emersa a Calcutta con la scuola del Bengala. Il Pakistan orientale ha
sviluppato la propria tradizione di pittura contemporanea sotto Zainul Abedin. L'arte moderna
del Bangladesh ha prodotto molti dei principali pittori dell'Asia meridionale, tra cui SM Sultan,
Mohammad Kibria, Shahabuddin Ahmed, Kanak Chanpa Chakma, Kafil Ahmed, Saifuddin
Ahmed, Qayyum Chowdhury, Rashid Choudhury, Quamrul Hassan, Rafiqun Nabi e Syed
Jahangir.

Architettura

Le prime città fortificate della regione includono Wari-Bateshwar, Chandraketugarh e


Mahasthangarh. Il Bengala ha una gloriosa eredità dell'architettura in terracotta dei periodi
antico e medievale. Lo stile comprende molte moschee, templi, palazzi, fortezze, monasteri e
caravan. Mughal Dhaka era conosciuta come la Città delle Moschee e la Venezia d'Oriente .
L'architettura indo-saracena fiorì durante il periodo britannico, in particolare tra la nobiltà
terriera. La calcutta britannica era conosciuta come la città dei palazzi . Architettura modernista
in terracotta nell'Asia meridionale di architetti come Muzharul Islam e Louis Kahn.

L'alloggiamento del villaggio bengalese è noto come l'origine del bungalow.

Scultura

L'antico Bengala ospitava la scuola di arte scultorea di Pala-Sena. L'arte scultorea di avorio
fioriva in tutta la regione sotto i Nawab del Bengala. Notevoli scultori modernisti includono
Novera Ahmed e Nitun Kundu.

Stile di vita
Tessile

La produzione di mussola in Bengala risale al IV secolo a.C. La regione ha esportato il tessuto


nell'antica Grecia e Roma.

La seta bengalese era conosciuta come Gange Silk nella Repubblica di Venezia del XIII secolo,
mentre il Bengala fu un importante esportatore di seta. L'industria della seta bengalese è
diminuita dopo la crescita della produzione di seta giapponese. La seta del Rajshahi continua
ad essere prodotta nel nord del Bangladesh. Murshidabad e Malda sono i centri dell'industria
della seta nel Bengala Occidentale.

Dopo la riapertura del commercio europeo con l'India medievale, Mughal Bengal divenne il
primo esportatore di mussola al mondo nel 17 ° secolo. L'era Moghul di Dacca era il centro del
commercio mondiale di mussole.

La tessitura dei sari di mussola Jamdani in Bangladesh è classificata dall'UNESCO come


patrimonio culturale immateriale.

Il Bangladesh moderno è uno dei maggiori produttori tessili del mondo, con una grande
industria di indumenti confezionati a base di cotone.

A causa dell'elevata domanda di prodotti tessili, il 19 luglio 1927 fu istituito un collegio a


Berhampore come istituto di tessitura e tintura del governo governativo, successivamente la
sua sede si trasferì a 4 Barrack Square (est) dalla prigione centrale. Nel 1932-33 fu ribattezzato
Bengal Technological Institute con l'introduzione di un corso di diploma di 3 anni e un corso di
artigiano di 2 anni. Fu ribattezzato di nuovo nel 1950 come Berhampore Textile Institute. Nel
1958, a causa della forte domanda delle industrie tessili indiane, il college fu nuovamente
ribattezzato nel 1958 come College of Textile Technology. Nel 2002, dopo l'introduzione del
corso B.Tech in Informatica, il college cambiò il suo nome in Government College of
Engineering e Textile Technology, Berhampore. Https://gcettb.ac.in/gcettb_history>

Capi di abbigliamento

Le donne bengalesi indossano comunemente lo shari (sari), spesso progettato distintamente


secondo le usanze culturali locali. Nelle aree urbane, molte donne e uomini indossano abiti in
stile occidentale. Gli uomini indossano anche costumi tradizionali come il kurta . lungi, una
variante del sarong, è ampiamente indossato dagli uomini del Bangladesh.

A Jorashanko (la casa di Rabindranath Tagore a Calcutta) furono improvvisate diverse tende di
sari in modo che le donne potessero uscire dall'andarmahal (casa interna) dove erano
retrocesse. Questo aveva la cognata di Tagore, Jnanadanandini Devi, che portava il modo
Parsi di drappeggiare il sari da Mumbai al Bengala. Chitra Deb, nel suo libro Thakurbarir
Andarmahal, descrive l'intero processo di adattamento del sari Parsi nella cultura bengalese.

Il Bengala ha prodotto diversi dei principali stilisti di moda dell'Asia meridionale, tra cui
Sabyasachi Mukherjee, Bibi Russell e Rina Latif.

Trasporto

Calcutta è una città che ha un ricco patrimonio esposto nel proprio sistema di trasporto. È
l'unica città in India ad avere una rete di tram. I tram sostengono di rallentare l'altro traffico,
portando a gruppi che attualmente esprimono l'abolizione dei tram, sebbene il rispetto per
l'ambiente e il vecchio fascino dei tram attirino molte persone.

Calcutta è stata anche la prima città dell'Asia meridionale ad avere un sistema ferroviario
sotterraneo che ha iniziato a funzionare a partire dal 1984. Si ritiene che abbia lo status di
ferrovia zonale. La metropolitana è un sistema molto ben tenuto e pulito. Le cabine a
tassametro sono per lo più del marchio "Ambassador" prodotto da Hindustan Motors (ora fuori
produzione). Questi taxi sono dipinti di colore giallo, a simboleggiare la tradizione dei trasporti di
Calcutta.

Il Bangladesh ha il maggior numero di risciò a ciclo al mondo. La sua capitale Dhaka è


conosciuta come la capitale mondiale del risciò . I risciò del paese mostrano l'arte colorata del
risciò, con ogni città e regione hanno il loro stile distinto. La guida in risciò offre lavoro a quasi
un milione di abitanti del Bangladesh. Storicamente, Calcutta è stata la patria del risciò tirato a
mano. I tentativi di vietarne l'uso sono in gran parte falliti.

Ci sono 150 diversi tipi di barche e canoe in Bengala. La regione era rinomata per la
costruzione navale nel periodo medievale, quando i suoi cantieri navali soddisfacevano le
maggiori potenze dell'Eurasia, compresi Mughal e Ottomani. I tipi di legname utilizzati nella
fabbricazione di imbarcazioni provengono da legni locali Jarul (dipterocarpus turbinatus), sal
(shorea robusta), sundari (heritiera fomes) e Burma teak (tectons grandis).

matrimoni
Sposa e sposo musulmani bengalesi
Matrimonio indù bengalese

I matrimoni bengalesi includono molti rituali e cerimonie che possono durare diversi giorni.
Sebbene i matrimoni musulmani e indù abbiano i loro rituali religiosi distintivi, ci sono molti
rituali secolari comuni. La cerimonia Gaye Holud si tiene nei matrimoni bengalesi di tutte le fedi.

Istituzioni, organizzazioni ed eventi culturali

Le principali organizzazioni responsabili del finanziamento e della promozione della cultura


bengalese sono:

 National Art Gallery (Bangladesh) , Accademia di Shilpakala , Bangladesh Folk Arts and
Crafts Foundation, Ministero degli affari culturali (Repubblica del Bangladesh)
Ministero dell'Informazione e degli affari culturali (Bengala occidentale)
Elenco di istituzioni e organizzazioni
 Chhayanaut, Bulbul Lalitakala Academy Istituto di Nazrul, Samdani Art Foundation
Accademia Shishu del Bangladesh, Forum dei cortometraggi del Bangladesh, Bishwo
Shahitto Kendro, Fotografi del Bangladesh
 Associazione filatelica nazionale del Bangladesh
 Bangla Academy
 Moviyana Film Society
 Theatre Institute Chattagram
 Bangladesh Film Development Corporation
 Bangladesh Film Archive
 Biswa Bangla
 Paschimbanga Bangla Akademi
 Paschim Banga Natya Akademi
 Bangiya Sahitya Parishad
festival

Sia il Bangladesh che il Bengala Occidentale hanno molti festival e fiere durante tutto l'anno.

musulmano indù buddista cristiano Secolare

Eid al-Fitr Durga Puja Buddha Natale Nababarsha (Capodanno / Estate);


Purnima Indossa il colore:
Eid al-Adha Kali Puja Madhu Pasqua Basanta Utsab (Festival di
Purnima primavera); Indossa il colore:
Muharram Saraswati Puja Kathin Barsha Mangal (saluto dei
Chibardan monsoni); Indossa il colore:
Milad un Nabi Dolyatra (Holi) Nabanna (Harvest Festival); Indossa
il colore:
Shab-e-Barat Janmashtami Poush Sangkranti (Festival
invernale)
Laylat al-Qadr Jagaddhatri
Puja
eventi
 Fiera del libro di Ekushey, Bishwa Ijtema, Ganga Sagar Mela, Rath Yatra
Ramadan, Giornata internazionale della lingua madre, Festival del cinema di Calcutta
Dhaka Art Summit, Fiera del libro di Calcutta, Eid preghiera a Comilla, Shindur Khela in Durga
Puja a Calcutta, Celebrazione di Pohela Boishakh a Dhaka, Festival Bashanto Utsav
passatempi
Cinema

Calcutta e Dhaka sono i centri del cinema bengalese. L'industria cinematografica della regione
è famosa per la storia dei film d'arte nell'Asia meridionale, tra cui le opere del regista vincitore
dell'Oscar Satyajit Ray e del pluripremiato regista del Festival di Cannes Tareque Masud.

Gli sport

Il cricket e il calcio sono sport popolari nella regione del Bengala. Dhaka e Chittagong ospitano
alcune delle squadre di calcio più famose dell'Asia meridionale e sono luoghi di spicco per il
cricket internazionale. Calcutta è uno dei maggiori centri per il calcio in India. Shakib Al Hasan,
Mushfiqur Rahim, Mashrafe Bin Mortaza, Tamim Iqbal del Bangladesh e Pankaj Roy, Sourav
Ganguly, Manoj Tiwary, Wriddhiman Saha, Mohammed Shami del West Bengal sono cricket di
fama internazionale. I giochi locali includono sport come Kho Kho e Kabaddi, quest'ultimo è lo
sport nazionale del Bangladesh.

Media

Prothom Alo del Bangladesh è il più grande quotidiano bengalese diffuso al mondo. È seguito
da Ananda Bazar Patrika , che ha la maggiore diffusione per un giornale in lingua regionale a
edizione singola in India. Altri importanti quotidiani bengalesi
includono Ittefaq , Jugantor , Samakal , Janakantha e Bartaman . I principali quotidiani in lingua
inglese in Bangladesh includono The Daily Star , New Age e il settimanale Holiday . The
Statesman , pubblicato da Kolkata, è la più antica pubblicazione in lingua inglese della regione.
Bhojpuri

‘’Il coraggio è pieno di proiettili di sincerità’’


Ti chiederanno il porto d’armi per ogni tua conversazione se esprimerai sempre sincerità
Ed allora quando comprenderai il potere che risiede nella verità
Dovrai scegliere quale arma usare per contrastare chi domina nella menzogna.
Risulterai poco simpatico a molti e molto carismatico a pochi
Ti farai molti nemici subdoli e pochi amici virtuosi
Un prezzo da pagare per il coraggio nell’aver espresso la sincerità.
Sembrerai un folle per chi ha sempre la menzogna tra la lingua
E sarai un eroe per chi non riesce a dire la verità come lo fai tu.
Goditi questa battaglia dalla quale ti etichetteranno come un figlio dell’inferno
E trionfa nella guerra per ottenere una pace valida da paradiso.
Ricarica le emozioni per colpire al meglio il sentimento che ti condurrà alla verità
Sii giudizioso non per trattare il giudizio come un cane che sorveglia il cancello
Ma fa di quel giudizio un trattamento educativo come un cane che riporta un oggetto.
Sii coraggioso non per raggirare il coraggio vantandoti delle tue imprese
Ma del coraggio fa un’impresa sulla quale il virtuoso ti chiede assunzione.
Sii te stesso e capirai quanto è grande la verità che Dio ha affidato in te stesso
26
La culla degli Dei (la cultura)
Nasce nella semina delle idee e cresce sull’albero dell’ideale
Si nutre di profezia positiva con lo scopo di migliorare il futuro
Anima la conversazione per battezzare il confronto guidando ragioni diverse
Dinanzi all’errore non cerca sentenza ma esperienza
Dietro al passato non chiude una porta ma apre un portone raccontando leggenda
Si culla nell’onniscienza divina per partorire nuove parole
E si impara nell’onnipotenza divina per scrivere diritti e doveri
È una scienza da scoprire ed una melodia da comporre
È una filosofia da divulgare ed una geometria da comporre
È una lingua franca diffusa in ogni dove ed è un segreto celato in ogni popolo
Cresce laddove si crea un qualcosa e muore laddove qualcosa si dimentica
Rinasce nella generosità degli Dei nonostante l’idiozia umana
Come una legge che mai deve essere cancellata ci dice che:

‘’La cultura è la migliore formula per vincere’’

27
Bielorusso

‘’Il più grande crimine delle democrazie


è il sentirsi l’unico giudice del mondo ’’
Giudicando gratuitamente retrograde ed inappropriate politiche diverse
Le democrazie si sentono in assoluto diritto di essere sempre nel giusto,
conquistatrici in epoca di colonialismo e pacifiche nella globalizzazione
insediano la loro tenace presa di posizione evolvendosi nella mente di popoli
controllano ampiamente la mano che scrive l’esito di un giudizio popolare
fingendo di non aver alcun pugno duro e conquistano sovranità nazionali
senza dichiarare alcuna guerra, sentenziano il martirio di altri popoli a piacimento
manipolando politiche estere come telecamere che registrano pensieri da scrivere.
Se potessi disegnare politica che più mi aggrada, la vedrei in quadro surreale
Piccolo e disponibile a chi la comprende e modesto come un folle concetto, una dicotomia
E non in un colossale murales imposto nell’essere guardato da tutti
Osannando la megalomania di un artista inculcandolo a qualunque passante, una monotonia.
Nella punta di ogni matita vi è il disegno di legge più bello quando la mano è libera da controllo
28
Eserciti di parole
E’ dalla base di un motivo che si inizia a militare per un’idea da portare a termine,
è dal confine tra un sogno da realizzare ed una realtà da immaginare
che si compone la melodia della propria di guerra al ciò che si vuole cambiare.
Che sia il cadetto a danzare sulle parole di un comandante, esercitandone una danza
O che sia un comandante a parlare sulle rime di un cadetto, annunciandone una poesia,
l’esercito necessita di una musica sublime affinché la gerarchia militare non sia solo una prosa,
che divenga un’opera dove il generale alimenta il senso di ribellione
ribellandosi alla discriminazione, generandone i diritti contro ogni forma di razzismo,
che sia una musica di strada, dipinta sui muri affinché non sia solo una cieca protesta
ma bensì una visibile forma di espressione vista da tutti,
che abbia la forza che ha il generale nel guidare le truppe contro i mali del mondo
scolpendo ogni giorno la parola di un Dio giusto e cosciente con gli uomini
E che faccia la sua comparsa adattandosi ad un motto richiesto dal mondo che urla:

‘’Un buon generale soddisfa i suoi soldati


Non con il comando ma con la sua musica’’

29
Birmano

‘’ Chi ha paura è padrone dell’abbandono’’


Dove si aprono le porte dei propri incubi si sveglia il caparbio spirito della rinuncia,
chi è artefice della fobia ha maggioranza decisiva,
dove si appellano mostruosità Pandora mostra il suo vaso ormai compromesso,
in ciò che si definisce male del mondo nasce di conseguenza una speranza,
speranza che si nutre nonostante sia ben annunciato un cataclisma,
speranza che non muore nemmeno dopo la fuoriuscita di tutti i mali del mondo
e speranza riposta anche nel più cupo futuro con lo scopo di farlo brillare.
Se temi i tuoi mostri le mostruosità saranno padrone della tua vita
Facendoti vivere nella paura e ben presto l’abbondono si farà sempre più avanti nella tua vita
E l’unico trionfo che avrai sarà la famelica pigrizia che ti tiene in catene nel letto,
Per questo sfida le tue paure vivendo, non importa se sbaglierai o ti farai male
L’importante è affrontare la paura nel modo di viverla attivamente superandola,
che sia la resilienza a fare da scienza motoria nel tuo modo di fare
che sia la speranza nel fondo del vaso di Pandora a guidarti nel tuo futuro
e che siano le parole che ho scritto a farti vincere glorioso su ogni trauma subito.
Chi ha parole per il coraggio esprime speranza anche nella peggiore delle situazioni
30
Idolatria e santità
Ti fanno adorare santi e cantanti mettendoti le mani in tasca i birbanti,
Ti impongono filosofie con lo scopo che tu non ne abbia una propria,
Violentano ciò che vedi distribuendo la loro arte pubblicitaria sui murales
E ti iniettano il gusto del loro bello non lasciandoti spazio per criticarlo.
Idolatria e santità o millanteria e castità suonano bene pur come rima
Affossano la concorrenza sponsorizzando monopoli di effetti collaterali,
Stupiscono i fedeli inducendoli a seguire forze sovraumane
Nell’inganno che da ciò si superi qualunque male
E si arricchiscono alle tue spalle mentre ti danno il corpo di Cristo,
avidi nella questua percepiscono persino lo stipendio,
mentre l’artista finanziato dal comune fa la sua campagna di acquisti da ritrarre
santificando il più anonimo muro con la sua arte, monopolizzando ogni muro come suo,
ma un folle passante stanco di vedere sempre la stessa arte dipinta ormai ovunque
decide di imbrattare quel muro che vorrebbe ritornare bianco scrivendo:

‘’ Nella fossa dell’ingiustizia,


il colore dell’avidità è più evidente’’

31
Bosniaco

‘’ Chi guida il sentimento informa


il cuore sotto ogni aspetto ’’
Chi vive smaterializzando dolori materializzando colori
è artefice di un’infinita arte che cura ogni fenomeno onirico,
chi indossa magia diffondendo realtà apparenti e presenti
è maestro di intrighi vissuti in paralleli universi,
chi impazzisce cercando una famiglia inesistente
costruisce il suo delirio in un artificio pericoloso per il mondo.
Sentimenti registrati nel database della più grande delle menti
Notificano stati emotivi evocando i battiti del cuore,
Battendone lo scopo del loro percorso alimentato dal processo del sentimento.
Sorpresa, gioia o frustrazione qualunque sia il sentimento
Neutrale, positivo o negativo calibrane l’emozione per gestirne l’azione,
se riuscirai a farlo avrai la panacea sia dall’euforia che dalla depressione
manipolando la materia scoprendo algoritmi che accoppiano
androidi e streghe, futuro e passato e scienza e magia.
32
Semine concettuali
Chi conduce la semina dei concetti sa bene il valore che ha ogni tradizione
Garantendone il nutrimento dell’esperienza, valorizzandone il raccolto
Ma sa anche che un giorno a lui ignoto può piovere una pioggia di metallo
Che con violenza e con peso eccesivo abbatte tutto il coltivato
Non dando più spazio a quel concetto, cancellando il raccolto.
Chi si ostina al cambiamento dipinge ogni fiore prima che sbocci
Di un colore inusuale per natura ma usuale al suo concetto,
Chi è giovane non ha esperienza da insegnare
Ma è munito di sorprese da scoprire e da far vivere
È dotato del senso di rivalsa nei confronti di chi lo definisce un principiante
Ed è noto a tutti che il primo giorno di scuola è come la prima notifica sui social
E l’ultimo giorno di scuola è il primo passo in cui si affronta la vita
come la modifica di uno stato.
Infinite sono le parole da scrivere sul campo dove
Chi invita alla semina della rivoluzione in ogni sua campagna ricorda che:

‘’ Dal seme della ribellione


Sboccia il fiore della giovinezza’’

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Curiosità di Lelouch Alighieri

Lingua bhojpuri
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La lingua bhojpuri è una lingua parlata in alcuni stati del centro nord e dell'est
dell'India: è diffusa nella parte occidentale del Bihar, nel nord-ovest
del Jharkhand e nella regione Purvanchal dell'Uttar Pradesh, insieme alla
contigua regione del Terai nepalese[1]. Il Bhojpuri è parlato anche
in Guyana, Suriname, nelle Figi, in Trinidad e Tobago e nelle Mauritius[2].
Al 2022, è parlata da 52,5 milioni di parlanti totali[3].
Alla lingua bhojpuri si contrappongono diversi dialetti, tra i quali l'hindustani
caraibico[4] o sarnami e il bhojpuri mauriziano.
Fino al XIX secolo, il bhojpuri era scritto sia in alfabeto kaithi che in Nastaʿlīq, la
versione calligrafica dell'alfabeto arabo-persiano. Dal 1894 in poi, in documenti
ufficiali all'alfabeto kaithi si cominciò ad affiancare il devanagari, che nel tempo
sostituì il kaithi completamente.
Comparato al numero dei parlanti, relativamente numeroso quasi tutti
madrelingua, il numero di autori in lingua bhojpuri è molto basso. Tra di essi,
l'erudito poliglotta Rahul Sankriyayan, Viveki Rai. Tra i musicisti in lingua
bhojpuri spicca Sharda Sinha.[5]
Bielorussia: il paese amato dalle cicogne
Di Lamberto
Funghi pubblicato venerdì, Aprile 16,
2021

La Bielorussia è un paese molto ospitale

e per ora, ancora abbastanza sconosciuto

nonostante vi siano risorse naturali,

monumenti storici e artistici di grande

valore. Noi, di Giroviaggiando, siamo

curiosi per natura ed abbiamo voluto raccontarlo, in piccola parte, attraverso gli occhi, la penna e la

macchina fotografica di due inviate veramente speciali: Marina Batsiukova – fotografa e vicepresidente

dell’unione fotografi della Repubblica Bielorussa e Lidziya Yaromenka Pottosina, architetto e desiner.

Il nostro viaggio alla scoperta della Bielorussia inizia su un’elicottero dove insieme alla fotografa Marina

Batsiukova di Minsk, iniziamo a scoprire la bellezza di questa terra dall’alto.

Volare ci ha subito permesso di

vedere e scoprire, sotto di noi fitte

foreste, laghi azzurri e i campi dorati.


Non tutti sanno, infatti, che la Bielorussia ha un territorio coperto per più del 40% da foreste e ospita due

bellissimi Parchi nazionali.

Il Parco Nazionale Belovezhskaya Pushcha, famoso per i suoi lussureggianti paesaggi e la presenza in libertà

del raro Bisonte europeo.

Il Parco Nazionale Pripyatsky si trova in una valle che è anche conosciuta come l’Amazzonia Bielorussa, a

causa del numero incredibile di foreste e paludi che vi si trovano. Nel parco vivono 51 specie di mammiferi tra

cui cervi, alci, procioni e castori, oltre a animali più rari come la lince e il visone. Se amate il birdwatching non

perdete questo magnifico parco con oltre 250 specie di uccelli che migrano verso il fiume Pripyat

Se invece amate il blu, la Bielorussia non ha mari da offrirvi ma più 300 laghi nella regione di Braslav che sono

noti come la “Collana blu” della Bielorussia per le loro acque azzurre, che ospitano oltre 30 specie di pesci.

Il colori della natura e del paese oltre ad affascinare turisti e visitatori hanno rappresentato per molti secoli

anche un codice identificativo delle varie zone e popolazioni di questa magica terra.
La divisione per colori dello stato unico degli slavi orientali della Rus’ di Kiev: la Rutenia Bianca, la Rutenia

Nera e la Rutenia Rossa, esisteva già nel XII secolo. Alla fine del XVI secolo, il nome fu associato al territorio

della Bielorussia attuale.

Le origini del nome di “Rutenia Bianca” non sono perfettamente chiare. Secondo la tradizione antica d’Oriente

i colori furono collegati ai punti cardinali: il colore bianco era collegato con l’ovest, il blu con l’est, il nero con

il nord e il rosso con il sud. Dal punto di vista religioso, la parte occidentale della Rus’ di Kiev, che fu cristiana,

si chiamava bianca, quella parte della Rus’ di Kiev, che era pagana, si chiamava nera. Nella lingua russa antica

invece la parola “rosso” significava “bello”. Da li’ La Rutenia Bianca, La Rutenia Nera, La Rutenia Rossa.

Alcuni ricercatori hanno interpretato il bianco come l’indipendenza delle terre bielorusse dall’invasione

mongola sulla Rus’ di Kiev. Invece altri studiosi suppongono che il nome venga dai capelli biondi, gli occhi

azzurri, i vestiti di lino bianchi della popolazione locale.


Storia a parte, una delle cose più belle della Bielorussia è di essere il paese delle cicogne, gli uccelli bianchi

che, per tradizione, portano i bambini e proteggono le case. Secondo la tradizione popolare locale, se

improvvisamente lasciano il loro nido è un segno cattivo augurio.

Ed in effetti, nella lunga e travagliata storia di questa terra i guai arrivarono sia dall’Ovest che dall’Est. La

posizione geografica della Bielorussia, naturale cuscinetto fra Baltico, Impero Russo e Germania da un lato

promuoveva ampi legami con il mondo, si pensi ad esempio alla Via Variago-greca da Bisanzio al Mare

Baltico, dall’altro, attirava le guerre e le distruzioni. L’intersezione dei due mondi – occidentale e orientale,

ortodosso e cattolico, ha avuto un enorme impatto sullo sviluppo della cultura e della lingua nazionale.
Il Borgo di Sulà
Mentre ripercorriamo brevemente

le principali tappe della storia

bielorussa, continuiamo il nostro

volo e sorvoliamo la città di Sulà,

la nostra prima tappa, a soli 50 km

da Minsk, la capitale della

Bielorussia.

Il Parco-Museo Storico Interattivo di “Sulà” è realizzato all’interno di un maniero del XVIII secolo che è stato

ristrutturato dal nulla pochi anni fa. Il complesso si trova in un luogo pittoresco sulle rive del fiume, Sulà che

da il suo nome anche alla cittadina che stiamo visitando.

La ricostruzione del maniero è partita da nulla. Tra tutti gli edifici originari sono sopravvissuti soltanto la stalla

e la base del palazzo. Nel 1939, quando la Bielorussia occidentale è passata dalla Polonia alla Russia sovietica,

la proprietà è stata nazionalizzata, tutti gli oggetti di valore furono confiscati. Il palazzo venne fatto saltare in

aria perchè considerato un simbolo imperialista.

L’ultima proprietaria del maniero di Sulà è stata la principessa Elzhabieta Lenskaya. Il suo antenato più famoso

fu il primo bielorusso ad avere nel 1518 il titolo di principe del Sacro Romano Impero ed il relativo stemma

cavalleresco, il più antico del paese.

Anche la principessa Elzhabieta fu considerata dai sovietici un simbolo imperialista e fu condannata all’esilio,

ma gli abitanti del villaggio si opposero e la salvarono non permettendo ai commissari del popolo di arrestarla .
Per il resto della sua vita Elzhabieta

Lenskaya ha vissuto a Sulà, in una

piccola casa della sua ex cameriera.

Raccontano gli abitanti che poco prima

della sua morte, Elzhabieta abbia

regalato agli abitanti di Sulà gli oggetti e

i gioielli familiari sopravvissuti, in segno di affetto e ringraziamento. Quasi mezzo secolo dopo, la maggior

parte dei doni sono stati restituiti dagli abitanti o dai loro eredi e sono diventati la base di partenza della

collezione del museo.

Un’altra perla di Sulà è la chiesa cattolica di San Giuseppe, la cui costruzione fu finanziata ancora dalla

famiglia di Lenskiy.

La storia della chiesa è straordinaria e ci racconta un’altra bellissima storia.

Nell’ottocento, Sulà faceva parte

dell’Impero Russo quindi per costruire

una chiesa cattolica, era necessario

ottenere il permesso da San

Pietroburgo. Un abitante di Sulà,

Antonio Tour, tre volte provò ad andare

nella capitale imperiale con una

petizione, ma la richiesta fu sempre rifiutata. Nel 1866, dopo il terzo rifiuto, Antonio Tour portò un’enorme

masso su una collina sabbiosa, dove pensava di costruire la sua chiesa. Sul masso scrisse: “Qui verrà costruita

una chiesa cattolica”.

Per questa sua iniziativa, Antonio Tour fu esiliato per 12 anni in Siberia con la sua famiglia. Fortunatamente fu

liberato qualche anno dopo grazie ad un’amnistia e nel 1905 finalmente ricevette il permesso di costruzione

con l’unico obbligo di costruire la chiesa in quattro anni. L’obiettivo, tanto atteso, fu raggiunto anche grazie

alla supervisione ed all’impegno di Elzhabieta Lenskaya.

Ma torniamo a visitare il Parco Museo.


Passeggiando all’interno del Parco possiamo vedere l’edificio principale con le colonne realizzate nello stile

del classicismo settecentesco. Si tratta della Royal Assembly in pietra di cava tagliata, coronato da una torre

con l’orologio della città che suona esattamente ogni ora con una originale modulazione. Dietro le porte di

vetro dell’Assemblea, vedrai la sala dei cavalieri con una collezione di arazzi e immagini, illuminata con

lampadari medievali e torce fatte a mano.

Dopo il Palazzo, potrai visitare la scuderia con una sala da equitazione e incontrare i suoi bellissimi inquilini, il

mulino, la fucina, la “Ghiacciaia” – un singolare edificio dove il cibo veniva conservato sul ghiaccio tritato

tutto l’anno, la piccola distilleria, la casa per la servitù, la tomba della famiglia a forma di rotonda, lo stagno e il

parco, magnifico cuore botanico con alberi particolari provenienti da tantissime parti del mondo. l lavori di

restauro del maniero sono durati per otto anni, ripristinando l’antico splendore nobiliare. Oggi è difficile

credere che fino a qualche decennio fa nella zona c’erano solo erbacce e una discarica.

Se amate le sorprese gastronomiche non perdete il ristorante interno di cucina locale. La particolarità di questo

ristorante è che i prodotti per i suoi piatti vengono coltivati proprio qui, nella fattoria del Castello. Ciò significa

che i latticini biologici freschi, le verdure e le uova saranno sempre sulla tua tavola a km 0. Ne menù troverete

deliziosi piatti delle cucine dei popoli di questo territorio, per secoli parte del Granducato di Lituania, ricreati

secondo antiche ricette trovate negli archivi di Minsk e Vilnius.


Si può visitare questo originale parco-museo per un

giorno, organizzare una vacanza con la famiglia,

oppure è possibile trascorrere un weekend

indimenticabile soggiornando, all’interno della

struttura in varie sistemazioni dall’elegante Hotel

Boutique, in stile settecentesco, alla Casa del

Vichingo, che susciterà sicuramente la curiosità e la

passione dei vostri bimbi.

I locali dell’ex stalla sono stati trasformati in una galleria,

dove si organizzano concerti di musica tradizionale

bielorussa e si mostrano le opere degli artisti bielorussi . I

muri di pietra della stalla sono spessi quasi 2 metri. Sono

stati restaurati secondo una ricetta antica con il latte acido,

con la calce e con l’argilla.

I Castelli di Mir e Niasvizh, patrimoni Unesco


Nelle vicinanze di Sulà si trova la vecchia città bielorussa Rakov, con il suo piccolo e antico centro storico. A

qualche ulteriore kilometro di distanza due altre importanti perle turistiche della Bielorussia: il Castello di Mir,

antica fortificazione del XVI secolo ed uno dei siti bielorussi Patrimonio Unesco, ed il Castello di Niasvizh,

una struttura storica di rara bellezza, anch’essa patrimonio tutelato dall’Unesco.

Entrambi i castelli rappresentano il lascito

dei Radziwill, una famiglia di nobili lituani

che salì alla ribalta della storia, quando la

Bielorussia era parte del Granducato di

Lituania. Il Castello di Nyasvizh è un

grandioso complesso con oltre 30 stanze, con

ricchi interni che ricordano i grandi palazzi di

epoca zarista di San Pietroburgo.


Il Castello di Mir conquista i visitatori con il

suo esterno estremamente pittoresco. Con le

sue cinque torri che si riflettono

perfettamente in un laghetto adiacente. I due

castelli distano solo 35 km l’uno dall’altro, e

costituiscono quindi una combinazione

perfetta per una gita in giornata.

Scoprire Minsk
Rientrati a Minsk, dedicate un po’ di tempo anche visita dell’affascinante Museo della Linea Stalin. Il Museo

raccoglie un’imponente collezione di equipaggiamenti militari sovietici disposti in un grande campo che un

tempo faceva parte della ‘Linea Stalin’, un baluardo difensivo che si estendeva per oltre 1000 km lungo il

confine occidentale dell’Unione Sovietica prima della seconda guerra mondiale. Il museo è una tappa

imperdibile per gli appassionati della seconda guerra mondiale.

La città è attraversata dal fiume Svislac, da ammirare specie nei mesi invernali quando è ghiacciato. Poco

lontano dal centro si può ammirare la Cattedrale Ortodossa di Santo Spirito ed anche molte chiese cristiane

risalenti alla metà del XVII secolo.

Se volete completare questo percorso,

iniziato nel verde della natura, con una

pausa più commerciale e rilassante,

dirigetevi verso Independence Square, che

con i suoi 7 ettari è una delle più grandi

piazze pubbliche di tutta Europa, ed è

perfetta per una passeggiata serale in cui

ammirare le graziose fontane d’acqua e le luci danzanti. Da non perdere anche Independence Avenue, che

funge da arteria principale della città e offre caffè, ristoranti e opportunità di shopping.
5 cose che non sapevi sul Myanmar
Scopri 5 curiosità insolite sul Myanmar o ex Birmania,
uno dei paesi asiatici più affascinanti del continente.
Ti stai preparando ad un tour
del Myanmar? Ottima scelta:
questo paese dalle tradizioni
antichissime è in grado di
affascinare anche il più cinico tra
i viaggiatori moderni. Per godere
a pieno della tua esperienza di
viaggio, ecco alcune
informazioni utili su usi e
costumi del paese, nonché
qualche consiglio sulla sua
cucina.

Il nome: Birmania o Myanmar? Come si chiama davvero questo paese?


Birmania o Myanmar? Sia il nome attuale di Myanmar, deciso dai militari, sia il
nome Birmania, fanno riferimento all'etnia prevalente, quella dei birmani. Anche la
città più famosa, un tempo Rangoon, oggi è chiamata Yangon. Oggi, è uso comune
riferirsi al paese come Myanmar.

Il paese degli elefanti

Il Myanmar è il paese con il più alto


numero di elefanti addomesticati al
mondo, i quali vengono ampiamente
utilizzati per il lavoro. Viaggiando in
Myanmar forse incontrerete i mahout, i
conducenti di elefanti, che li allevano e
li curano per tutta la vita. Durante il
vostro viaggio in Myanmar, sarà più
facile incontrarli tra le montagne e le foreste di teak nei pressi di Taungoo.
Il betel
Se durante il vostro tour su misura in Myanmar notate macchie di colore rosso sugli
edifici o per terra, non stupitevi troppo. Si tratta del betel, una sostanza prodotta con
idrato di calce e noce macinata, che per i locali ridona energia e allontana la stanchezza.
I birmani la masticano spesso e le loro bocche si colorano di rosso. Nelle strade vi
abituerete presto a riconoscere l'odore tipico del betel.

Il Myanmar a tavola
Che cosa si mangia in Myanmar? Molto diffusa
è la mohinga, una zuppa con noodles e pesce
dal sapore forte che si mangia a colazione.
Troverete poi una vastissima gamma di gustosa
frutta e verdura, oltre che pesce e carne,
solitamente fritti e conditi con aglio. Se siete
coraggiosi, potrete persino assaggiare le larve
delle canne di bambù, vendute ancora vive
nelle bancarelle dei mercati locali.

Il "richiamo" dei birmani e


le creme di bellezza
Se mentre passeggiate per la strada in
Myanmar sentite gli abitanti emettere
degli strani versi, sappiate che i birmani
usano questi suoni per richiamare
l'attenzione di un'altra persona, anche
all'interno dei luoghi pubblici. Se invece
vi capita di vedere un birmano con il viso
coperto da una strana sostanza bianca,
sappiate che si tratta della tanaka, una crema ottenuta dall'omonima pianta. Secondo i
locali purifica la pelle e ha funzione di anti-invecchiamento.
BOSNIA ED ERZEGOVINA: 10 COSE DA FARE A
SARAJEVO
8 Aprile 2019
La capitale della Bosnia ed Erzegovina è una delle destinazioni più affascinanti della
Penisola balcanica e d’Europa, una di quelle città da visitare almeno una volta nella vita.
Sarajevo è il luogo dove oriente e occidente si incontrano e creano un mix unico di stili e
architetture. Dal quartiere ottomano all’ex Biblioteca Nazionale, dalla Cattedrale del Sacro
Cuore all’Accademia delle Belle Arti, Sarajevo è un susseguirsi di meraviglie. Ecco a voi la
lista delle 10 cose imperdibili da fare e vedere nella meravigliosa Gerusalemme d’Europa.

Perdersi nella Baščaršija

L’anima ottomana di Sarajevo è sicuramente la zona più caratteristica e animata della città.
La Baščaršija è contraddistinta da stradine lastricate, piazzette nascoste, bazar, pasticcerie,
ristoranti, caffè e colorate botteghe dove è venduto artigianato tradizionale dei Balcani. La
parola d’ordine qui è “perdersi”, ma tra una passeggiata e l’altra non scordatevi di assaggiare
un dolce tipico.

Percorrere il Tunnel della Salvezza

A pochi metri dall’aeroporto di Sarajevo si


trova quello che, durante i lunghissimi e bui
mesi di assedio, era l’unico punto di contatto
tra la Sarajevo occupata e il resto del mondo,
il tunnel della salvezza. Il tunnel era lungo 800
metri scavati nei pressi di un’abitazione
privata, oggi museo, dei quali sono rimasti
percorribili solo 18 metri, ma bastano per
rendersi conto di quanto dovesse essere
importante quando era in uso.

Prendere la storica funivia

Rientrata in funzione l’anno scorso, dai tempi


della guerra degli anni Novanta, la funivia
collega in soli sette minuti di viaggio il centro
storico di Sarajevo al monte Trebević, il luogo
ideale se si vuole passare un po’ di tempo
circondati dalla natura e ammirare la città
dall’alto. Imperdibile.
Visitare l’ex Biblioteca Nazionale

Distrutta da parte delle milizie serbo-bosniache durante il terribile assedio di Sarajevo, l’ex
Biblioteca Nazionale è stata ristrutturata e oggi è uno dei luoghi imperdibili in città. Le stanze
che fino agli anni Novanta erano ricolme di libri, oggi sono vuote: a memoria dell’atrocità di
quell’atto a causa del quale sono andati bruciati quasi tutti i volumi contenuti nella stessa.

Attraversare il Ponte Latino

Tornare adolescenti sui banchi di scuola: a Sarajevo


succede anche questo. La città, infatti, fu il luogo dove
l’erede al trono di Austria e Ungheria, Francesco
Ferdinando d’Asburgo, morì per mano dello studente
serbo Gavrilo Princip. Questo atto scatenò la Prima
Guerra Mondiale: percorrere il Ponte Latino, nei pressi
del quale si verificò l’evento, e visitare il Museo di
Sarajevo alle sue spalle, è d’obbligo quando si è nella
capitale bosniaca.

Scoprire perché Sarajevo è stata soprannominata la


Gerusalemme d’Europa

Finché non si visita non ci si rende conto di quanto questo


soprannome calzi a pennello per Sarajevo. Nel giro di
pochi metri, infatti, si trovano i principali luoghi di culto delle religioni monoteiste: la
Cattedrale Cattolica, la Cattedrale Ortodossa, la vecchia Sinagoga (oggi adibita a museo) e la
Moschea Gazi.

Ricordare la storia recente

Visitare Sarajevo senza essere toccati dai tragici avvenimenti degli anni Novanta è
impossibile. La città è stata teatro di scontri di uno dei conflitti più atroci del secolo scorso e,
ancora oggi, a ricordare ciò che è stato fatto ci sono le rose di Sarajevo, i fossi delle granate
lanciate sui civili dai militari serbi che sono stati colorati di rosso.

Bere un caffè turco

Il costo delle pietanze è leggermente più alto rispetto agli altri ristoranti di Sarajevo, ma non
potete proprio mancare di vivere un’esperienza tradizionale alla Inat Kuca. Ordinate un caffè
turco al bar di questo splendido edificio dell’epoca ottomana, un’antica casa in pietra che nel
1895, quando il nuovo piano regolatore di Sarajevo ordinò l’abbattimento degli edifici nel
luogo in cui si trovava anche questo, fu spostata al di là del fiume, di fronte all’ex Biblioteca.
Visitare la Sarajevo asburgica

La cosa più affascinante di Sarajevo è il suo perfetto mix


tra architetture ottomane e palazzi asburgici. Dopo aver
visitato la città vecchia, con le sue moschee e hammam,
non mancate di recarvi nella zona occidentale della
capitale bosniaca con la bella Cattedrale e alcuni
eleganti edifici dell’epoca asburgica.

Dormire in un’abitazione tradizionale

Una delle cose più entusiasmanti da fare a Sarajevo è


dormire in un’abitazione tipica ottomana. L’hotel Gate
of Sarajevo, per esempio, a due passi dalla Baščaršija è
costruito nel punto esatto dove Isa-Beg, il fondatore di
Sarajevo, costruì la prima casa dei dervishi in città.
Un’esperienza da fare una volta nella vita.
Bulgaro

‘’ La ribellione è l’espressione più audace della libertà’’


Una lama spezzata nelle mani di un gladiatore ne compromette il mestiere
Mentre nelle mani del Re può divenire anche l’espressione di uno scettro non convenzionale
nella gloria avuta nel sangue schizzato che si versa l’opera del gladiatore
E nel sangue ereditato si corona la reggenza di un nuovo sovrano.
Uomini liberi passeggiano e schiavi in catene strisciano
In un tempo che mai è stato un passato così remoto nel bottino di guerra versato al sovrano.
Che sia fatta la ribellione affinché gli uomini tutti siano liberi
Che si bruci il denaro che ancora soffoca il libero agire di ogni singolo uomo,
Che non esista alcuno sovrano che detti la legge che incatena la libera azione
Che non si abbia la lingua che frena la libera opinione
E che non ci sia lo specchio che vieta la libera espressione.
Di battaglia in battaglia si distingue il gladiatore che si veste di libertà
E di abuso in abuso si anima il sovrano che si proclama come autorevole,
che non venga mai a mancare il giorno che annuncia la ribellione del gladiatore
né il giorno in cui il sovrano cerchi di emanare la legge su tutti
poiché di entrambe le azioni si esprime la volontà di uomini liberi e schiavi.

34
Critica imitatoria
Dai primi passi alla gioventù si cresce per processi imitatori
E dalla maturità all’ anzianità si sviluppa conoscendo sé stessi.
Un comportamento non comune alla massa è oggetto di critica
Ed in una critica dettagliata si compone ogni pastello che compone ogni singolo in individuo.
Innalziamo i nostri eroi fino alle stelle per cercare da loro una parte che ci illumini
Ed imitiamo le gesta che più che ci aggradano per formare noi stessi.
Siamo fatti di un composto alchemico di imitazioni
Seppur la soluzione di ogni singolo elemento di noi stessi è diversa da ogni altro elemento.
Siamo unici quando non siamo comuni e popolari quando siamo comuni imitazioni
Siamo noi stessi quando parliamo da soli con noi stessi
E siamo altre persone quando parliamo ad altri di noi stessi.
Poniamo le braccia nel campo da arare affinché giunga il giorno del nostro giudizio
E giudichiamo il campo di altri per capire con quale forza si sono distinte le braccia.
Ogni notte nel sonno e prima di andare a dormire una voce ci dice:

‘’ Chi semina critica raccoglie arte ’’

35
Catalano

‘’ Su un trono fatto di funghi regnano le allucinazioni’’


Ed allora ci ritroviamo a sturare lavandini ed affrontare calcare,
punti interrogativi ci donano nuove energie
dal fiore che ci dà la forza di sparare semi di fuoco,
al mantello che ci fa volare sui tubi più alti,
cerchiamo le stelle per divenire invulnerabili agli attacchi dei nostri nemici.
La propaganda nutrita dal fungo dà vita alla nostra immaginazione
Ed allora partiamo in prima linea per salvare le principesse
Proclamando i nostri salti che abbattono le avversità, facendo campagna politica.
Punti esclamativi ci ricordano di mantenere le nostre promesse politiche
e noi calziamo nei vestiti più adatti al quadro da affrontare per cercare bandiere.
‘’Mamma mia’’ Diviene uno slogan più forte di ‘’Dio salvi la Regina’’.
Da italiani mettiamo al primo posto la famiglia
E sempre da italiani truffiamo il prossimo con funghi allucinandolo di cose fasulle.
Dalla foresta alla montagna e dal mare alla piscina giochiamo per sfuggire a realtà scomode.

36
Calcio da miracolo
Dal vicolo più ambiguo alla strada più in vista si predica la sua azione,
dall’angolo più mobile al fallo non fischiato si parla del suo miracolo.
Opera d’arte di ogni muro disegnato e numero dieci di ogni epoca
Vegli nella notte tra i vichi illuminando le vie più incerte
E svegli nel giorno delle vie più passeggiate come un pallone che rompe finestre.
A te che sei il dribbling ad una giornata che meno mi aggrada
Che sei il tunnel al mio senso di monotonia,
il colpo di testa al mio pensiero di turno ed il rigore sulla mia attenzione
dedico questa preghiera come un goal imprevisto al novantesimo minuto
A te che unico e solo sei divenuto il Dio del calcio
Immortalo domeniche come foto da cartolina
A te che hai reso la città di Pulcinella una città ancora più bella
Imprimo parole su banconote disperdendole nel mondo
Nella speranza che la banca accetti la mia dedizione ad un pensiero
E tu dall’alto dei cieli mi guidi con tenacia dicendomi nel sogno:

‘’ La fede in un Dio è proporzionale ai suoi miracoli ‘’

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Cebuano

‘’Costruendo ogni pezzo di storia


si ha il potere di scrivere leggende’’
Realizzando tasselli da imprimere nel mosaico di un racconto da ricordare
Si impara a scalare le torri più alte che amplificano le mappe da esplorare.
Liberando i colossi dalla trama di un male così grande da sconfiggere
Si instaurano alleanze per colpire calamità che affliggono le terre.
Abbiamo principesse da salvare per scolpire la nostra natura eroica sulla bocca della gente,
con il vigore affrontiamo le sfide più ardue e con i cuori resistiamo alle battaglie più complesse
ci risvegliamo da un sonno durato cent’anni, noi siamo leggenda.
Combattiamo mostri con le armi prese da terra dimostrando la nostra maestria,
scocchiamo frecce per guadagnare terreno e lanciamo bombe per far saltare chi ci sfida
e dalla cima più alta ci lanciamo con la paravela per raggiungere i punti che più ci aggradano
Racconteranno nelle opere immortali nel tempo di noi e con grazia li faremo pure cantare,
Noi siamo leggenda e portiamo in dote i valori di eroe
Noi siamo lettura laddove altri ancora avranno pagine da scrivere
E siamo poesia pur dove altri raccontano solo prosa
Siamo la grammatica più semplice espressa nell’inchiostro dello scrittore più complesso

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L’isola che c’è
Naufraghiamo sulle labbra che ci raccontano luoghi mai conosciuti
Discutiamo sulle acconciature delle donne per sfidare le onde del mare
Esploriamo la natura più selvaggia per redimerci dalla metropoli più inquinata.
Siamo in viaggio ogni mattino per cercare nuovi orizzonti
E siamo a casa ogni notte per sfuggire dalla trama di un incubo remoto,
ci ritroviamo in uno sguardo di un passante per immortalare su un muro poesia
lanciamo messaggi nella bottiglia affinché arrivino nella foce del nostro amore.
Siamo forestieri al primo giorno e locali al terzo giorno
Nuotiamo nella melodia di chi ci ascolta e sostiene
Fino ad arrivare all’isola che c’è, realizzando sogni che mai finiranno di essere raccontati.
Per quanto sia lontana quell’isola che ci deterge dalla quotidianità
Quell’isola c’è, raffigurata nella foto più bella
Ti parla e nella sua magnifica espressione figurativa ti dice:

‘’Vivi il mondo attraverso gli occhi del turista


ed immagina il mondo disegnandolo con la mano dei poeti’’

39
Ceco

‘’ La politica è solo un gioco di parole


dipinto nella testa della gente’’
Una volgare etica inculcata nella mente tramutata in ideologia
Fantomatico diritto divulgato nella legge da eleggere
Ed incoerente dovere lo è l’impegno politico da svolgere.
Promesse di un marinaio che non tornerà mai più da quella donna chiamata idea,
fondi che affondano come le navi della battaglia navale giocata su conti correnti
voti affidati alle battaglie contro i mulini a vento simboleggiano ‘’ il cambiamento’’.
Vitalizio di poltrona schiaccia l’assistenzialismo richiesto dall’uomo sulle rotelle,
Corruzione affiora come il più bel fiore del campo.
Politica interna ed estera, vergognoso peso affidato
sulla schiena di un popolo apparentemente sovrano,
politica dipendenza irrinunciabile alla poltrona
viaggio eremitico lontano da ogni forma di giustizia
veste le menzogne di ogni partito di qualunque colore,
rivoluzione sveste ogni politico di ogni suo peccato
nudificando marcio in ipotetico principio di giusto.
40
Manifesto di felicità
Un’abbuffata dopo giorni di digiuno,
una giornata di sole dopo settimane di pioggia,
un momento di svago dopo mesi di lavoro
e un fidanzamento dopo anni di cupa solitudine.
Diversi sono i modi in cui si manifesta la felicità
Ma il sacrificio per ottenerla è un denominatore comune per ogni persona.
Ululato notturno di una notte insonne danza tra la veglia e il sonno,
La sonnonbula danza di una frenetica passeggiata che non puoi svegliare,
Carnevale mascherato di una maschera non uguale a nessuna;
felicità manifesto di comune pubblicità del cuore
seppur impresa da glorificare nell’infinita rarità del tuo impegno.
Pensieri vanno e vengono dipingendo emozioni
Da imprimere nel tempo che sussura come in giorno così in notte :

‘’ Chi ha obiettivi danza tra la ragione e la felicità’’

41
Curiosità di Lelouch Alighieri
BULGARIA

Dieci curiosità sulla Bulgaria


1. La Bulgaria veniva considerata la Silicon Valley dell’Europa dell’Est per i
suoi grandi contribuiti in fatto d’informatica condivisi con i Paesi comunisti. Nel
2002, la nazione ha raggiunto l’ottavo posto nella classifica mondiale per quanto
riguarda gli esperti del settore.

2. L’inventore del primo computer elettrico, il Professor John Vincent Atanassoff


della Iowa State University, aveva origini bulgare.

3. Anche il primo orologio digitale del mondo venne ideato da un bulgaro, Peter
Petrov.

4. La Bulgaria è uno dei Paesi a soffrire di una crescita della popolazione


negativa. Dei 9 milioni di abitanti del 1988, oggi ne restano circa 7 milioni.

5. Il governo bulgaro, con il supporto della Chiesa Ortodossa, fu l’unico Paese


insieme alla Danimarca a salvare la propria popolazione ebrea dai campi di
concentramento nazisti durante l’olocausto.

6. I bulgari furono i primi ad utilizzare la scrittura cirillica, che è anche l’alfabeto


attualmente usato in Russia. Tale alfabeto venne adottato dal primo Impero
Bulgaro nel 681 d.C.

7. La canzone popolare bulgara “Izel ye Delyo Haydutin” (“Delyo il fuorilegge


deve uscire”) è uno dei pezzi registrati ed inviati nel cosmo per un programma
spaziale Voyager il cui obiettivo è quello di mettersi in contatto con
un’intelligenza extraterrestre.

8. I bulgari, di solito, scuotono la testa quando vogliono dire di sì e fanno un


cenno col capo quando vogliono dire di no. A volte, soprattutto nei resorts e nelle
città, lo fanno al contrario e questo aumenta la confusione dei turisti.

9. Il più antico tesoro del mondo, che risale a più di 6.000 anni fa, venne
rinvenuto in Bulgaria.

10. Lo yogurt bulgaro è caratterizzato da un sapore unico per il batterio utilizzato


per prepararlo, ovvero il lactobacillus bulgaricus, che si trova esclusivamente
nell’aria nazionale (esistono persino Paesi che lo importano).
Undici cose da sapere sulla Catalunya

GULLIVER - VIAGGI E TURISMO - 10 DICEMBRE 2011


di Redazione

Una vera nazione dentro la nazione, cuore della lingua e cultura catalana.

Tutti noi conosciamo Barcellona, una delle non-capitali europee più affascinanti ed enigmatiche che col suo panorama

ricco di proposte ogni giorno attrae a sé visitatori da tutti i lati del globo. Ma quanti di noi si sono soffermati ad

approfondire la cultura della a dir poco strepitosa regione che ospita cotanto splendore? E si che ad innamorarsi della

Catalogna, regione autonoma spagnola, é un attimo. Si innesca tutta una serie di emozioni e di sensazioni così forti da

lasciarti basito, quasi incredulo, e prima che tu te ne accorga é già ora di ripartire. Per rendere più piacevole il vostro

soggiorno oltremare eccovi dunque un kit di sopravvivenza e di nozioni utili che vi aiuteranno a sbalordire la gente del

posto.. e a fare subito amicizia!

Indiscusso numero 1: l’orgoglio catalano. Ció che ogni volta mi sorprende piacevolmente é il patriottismo tipico, direi

unico della Catalunya, che da ora in poi chiamerò così, un pó perché la traduzione italiana suona come un piatto tipico

natalizio, soprattutto peró per rendere omaggio a questo forte sentimento che indistintamente unisce tutto il popolo

catalano.

Se non volete vedere smorfie di dissenso e, quasi di disgusto, per favore: non chiamateli spagnoli! E quando state per

andarvene salutate con un “adéu” invece del solito “hasta luego”.

2. Castellers. La cultura catalana straborda di tradizioni popolari che conservano ancora intatto il sapore di tempi

andati, e questa é sicuramente una delle più suggestive e anche delle più antiche. Nata duecento anni or sono nella

provincia di Terragona, l’usanza di formare dei veri e propri castelli umani é stata dichiarata dall’Unesco nel 2010

Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

3. Correfoc. Ricorda vagamente Pamplona, ma qui non si scappa dai tori, bensì dal fuoco e petardi che vengono

lanciati, al ritmo rovente di tamburi, da tori draghi e diavoli in maschera ovviamente…una vera locura delle feste

paesane. Un consiglio: non vestitevi con tessuti facilmente infiammabili!

4. Sardanas. É un ballo popolare, nonché danza nazionale della Catalunya che sembra risalire all’incirca al sedicesimo

secolo. I ballerini alternati uomo-donna, sono in cerchio e si tengono per mano che sono protese verso il cielo. Ci si

muove prima verso destra e poi verso sinistra, seguendo la “Cobla”, musicisti che suonano strumenti particolari come

la sac de gemecs, simile ad una zampogna, tarota e flabiol, due strumenti a fiato dall’apparenza rudimentale, e

il tamburi, che scandisce il ritmo lento della danza.


5. Barcellona y Gaudí. Con i suoi 5 milioni di abitanti é la più grande metropoli che si trova sulla costa mediterranea,

vanta uno dei porti più trafficati europei, e non a caso quindi é una delle città più importanti nel sistema socio -

economico mondiale. É anche una delle città con più turismo al mondo, l’intera Spagna infatti nel 2010 fu il quarto

paese più visitato al mondo, dopo Francia, Usa e Cina.

Complice sicuramente di questo successo sono le strepitose, visionarie opere di Gaudí, a mio parere uno degli architetti

più incredibili che siano mai esistiti. Dall’ imponente e mai terminata Sagrada Familia, alla meravigliosa Casa Batllo’,

passando per la maestosa Casa Milá, o Pedrera qualsivoglia, senza tralasciare il magico e incantato Parc Güell che

lascia letteralmente senza parole, e questo solo per citarne alcune: Gaudí fu senza dubbio il maggiore esponente del

modernismo catalano, e sette delle sue opere sono Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco dal 1984.

6. Paisatges de Catalunya. Sulla tv catalana c’é un programma intitolato così, dedicato appositamente a scoprire le

bellezze infinite di questa terra. Dalle sacre e suggestive montagne di Montserrat, passando per la Costa Brava a quella

del Maresme, Barcellona non é la sola ad allietare i milioni di turisti che ogni anno scelgono questa regione per

trascorrere la loro vacanza ideale.

7. Sport. A quanto pare tira aria buona in Catalunya, che vanta una grande tradizione sportiva. Dalla celebre FC

Barcelona, la migliore squadra di calcio in circolazione da un pó di anni a questa parte, alla FC Barcelona della

pallacanestro, che ha visto muovere i primi passi anche dei fratelli Pau e Marc Gasol, attualmente due giocatori chiave

dell’ NBA americana.

Forse non tutti lo sapranno ma i catalani eccelgono anche in altre discipline come nel tennis, e nell’hockey sul ghiaccio

dove più del 90% dei giocatori, talvolta tutti, convocati dalla nazionale spagnola hockey sono di provenienza catalana.

8. Comida. Tutti conosciamo la paella spagnola, di Valencia per essere più precisi, ma quali sono le prelibatezze

catalane?

Immancabile a tavola é il “Pa amb tomáquet”, pomodoro fresco che viene come spremuto sul pane con l’aggiunta di

olio e sale; provatelo come semplice companatico o in un bocadillos (panino) con embotits (aff ettati) come la

“Botifarra”, tipico salume catalano, la “Sobrassada”, “Feut” o “Llonganissa”, differenti tipi di salsiccia secondo

Wikipedia, secondo me assomigliano più a dei salami.

Buonissimi anche i “Calçots”, una varietà specifica di cipollotti cotti alla brace che si degustano con le mani, e vengono

accompagnati da una salsa apposita chiamata “salvitxada”. Altri piatti tipici sono le “Caracoles”, lumache da terra

abbinate anch’esse a diverse salse, buono anche il coniglio con le caracoles o al cioccol ato; squisiti i frutti di mare e

tutti i pesci di acqua salata, da provare la “Sepia amb patate i pésols”, piatto tipico di Mataró. E come postre (dessert)?

Oltre alla rinomata “Crema catalana”, provate anche il “Mel i mató”, un formaggio fresco arricchito con del miele. Se

voleste assaggiare l’alta cucina catalana, vi consiglio i ristoranti dei pluripremiati chef Ferran Adriá, con il suo El Bulli,
a Rosas in provincia di Girona; il Sant Pau di Carme Ruscalleda, in località Sant Pol de Mar, o il Can Fabes di Santi

Santamaria che si trova a Sant Celoni.

9. Feste tipiche. San Jordi, il patrono di Catalunya, ricorre il 23 di aprile. É la mia preferita, una specie di San Valentino

catalano, dove uomini e donne si scambiano piccoli regali simbolici. La tradizione vuole che l’uomo regala una rosa, la

donna invece un libro, reperibili facilmente in tutte le strade allestite per l’occasione con bancarelle.

San Juan: festeggia il solstizio d’estate, e nella notte tra il 23 e il 24 giugno, tra musica e petardi, si accendono gran

fuochi per piazze e sulle spiagge, gustando la coca de San Juan, un dolce con frutta candita, accompagnato da un

bicchiere di cava, una specie di spumante dolce.

Patum: tradizione spettacolare della città di Berga, celebra il Corpus Christi dal mercoledì alla domenica di Pasqua, e

dal 2005 é Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanitá dell’Unesco. Figure mistiche e simboliche, come “las

Guisas”, draghi mostruosi, “San Miguel”, “Lucifer”, “el Aguila”, “los Gigantes” e molti altri, ballano solennemente per

le strade al ritmo di musica e tamburi. Immancabili anche qui i petardi e i fuochi di artificio.

10.Tió de Nadal. Niente Babbo Natale che scende giù dal tetto, l’usanza catalana vuole che ad elargire regali sia un

pezzo di legno avvolto in una coperta, su cui viene disegnata un faccina sorridente e messo un cappello rosso

caratteristico chiamato “barrettina”. Durante tutto il mese di dicembre viene nutrito simbolicamente usando del vero

e proprio cibo, e nella notte di Natale i bambini lo bastonano, e cantando canzoni in un crescendo di atmosfera, fanno

“evacuare” in forma di regali tutto ciò che il Tió ha ingurgitato. Qualcosa di magico chiaramente.

11. Caganer. Tempo di presepe, si preparano tutte le statuine, il muschio, le lucine.. e il caganer. E chi sarebbe? Più

ricercato del bambinello, é una figura cardine del “pessebre” catalano, un omino colto nell’atto della defecazione che

viene celato in mezzo alle statuine tradizionali. Anche lui indossa la barrettina, e compare in altre regioni della Spagna,

in Portogallo, e anche nella nostra Napoli. Secondo una delle interpretazioni, egli simbolizzerebbe Dio in forma umana

con tutte le dovute implicazioni, e l’uguaglianza tra le persone, che a prescindere da razza, sesso o status sociale, prima

o poi tutte usano la toilet.

Non resta che prenotare il biglietto dunque, e lasciarsi ammaliare dall’incantevole Catalunya. Se volete intrattenere

sfavillanti ed animate conversazioni, vi consiglio di rispolverare la vicenda sulla coppia, ormai sc oppiata da tempo,

Albano e Romina Power: a quanto pare la loro storia li appassiona molto ed ogni volta incolla alla tv migliaia di catalani!

E ultima cosa, quasi dimenticavo. Fate parecchia attenzione quando siete lí: potreste conoscere alcune delle persone

più belle che vi sia mai capitato di incontrare, e ogni volta prendere quell’aereo di ritorno diventerà sempre più difficile.

Questo articolo é dedicato a tutti loro, con tanto amore.

di Pamela Alfonsi
Cebu, Filippine

Cebu (che si pronuncia sibu) è una


meravigliosa isola tropicale delle
Filippine. Le spiagge di Cebu sono
invidiate da tutta l’Asia per via della
loro sabbia bianca e delle acque
cristalline. A Cebu si trovano alcuni dei
migliori resort delle Filippine, con vari
prezzi, adatti ad ogni tipo di budget.
L’isola di Cebu ha delle zone
fantastiche per le immersioni. Se siete
degli scuba, dovreste dirigervi a
Moalboal, Malapascua o al sud verso Lilo-an mentre gli amanti della spiaggia si
renderanno conto che le spiagge di Cebu sono tra le migliori al mondo.
Il turista che arriva a Cebu per via aerea atterrerà all’aereoporto di Cebu City – Mactan,
situato sull’isola Mactan. Su quest’isola ci sono vari resort e spa, alcuni di questi sono
di lusso, come il famoso Shangri-la Cebu Resort o il Plantation Bay resort.
L’isola Mactan offre parecchie opportunità anche per chi vuole spendere meno, con
hotel e resort più economici. In quest’isola il turismo è ben sviluppato. Moltri centri e
resort per immersioni organizzano escursioni giornaliere e safari marini nei siti di
immersione, non solo nelle acque vicine, ma anche nelle isolette attigue.

Cebu City

La capitale dell’isola di Cebu è Cebu


City.
Cebu City è il primo insediamento
spagnolo nel paese ed è la più antica
città delle Filippine.
All’inizio del 16° secolo gli Spagnoli
arrivarono nella parte meridionale delle
Filippine e da allora Cebu City è stato il
centro del commercio nel sud del paese.
Cebu City è famosa per la vita notturna, anche se su scala minore rispetto a Manila. Ci
sono ottimi bar, club e discoteche aperti fino a mattino per passare divertenti nottate.
Storia, Cultura e Tradizioni in Repubblica Ceca
Informazioni utili e cenni storico-culturali riguardo Repubblica Ceca
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La cultura ceca, come quella di tutti i paesi europei, è molto radicata nella storia della nazione e dei
popoli che vi hanno vissuto. Molto presenti sono infatti le tradizioni ebraiche, ma altrettanto lo sono sia
quelle tedesche, sia quelle magiare. Questa copiosità di influenze è riscontrabili in tutti i settori legati
alla cultura: musica, arte, letteratura, cinema. Nel bellissimo e ricchissimo Museo di Praga sono
conservate molte opere d’aerte fondamentali per comprendere questo varietà culturale che caratterizza la
Repubblica Ceca.
Infatti vi si conservano alcune pregevoli opere di Kupka, un celebre artista legato al movimento
dell’Astrattismo. Un altro grande maestro dell’arte ceca è senza dubbio Martinu, che lavorò sia a Parigi
che negli Usa, dove riuscì egregiamente ad unire tutti questi influssi nelle sue meravigliose creazioni.
Nel campo della letteratura citiamo invece uno degli scrittori èpiù importanti del XX secolo: Frank
Kafka, che nacque a Praga nel 1883 e che fu sepolto nel cimitero ebriaco della stessa città nel 1924.
Tradizioni e festività della Repubblica Ceca

festività

Quali sono le tradizioni e le festività ceche più sentite?

Sebbene non siano giorni di festa ufficiali inseriti

nel calendario, questi eventi sono particolarmente

importanti e sentiti dai cechi.Andiamo a scoprire quali

sono le più importanti tradizioni celebrate in Repubblica Ceca. Onomastico (Svátky) Ogni giorno dell’anno si

celebrano uno o più nomi cechi. Il giorno dell’onomastico è particolarmente importante qui in Repubblica

Ceca, tanto quanto il compleanno se non di più. È buon costume omaggiare il festeggiato con fiori,

cioccolato o vino.

Rogo delle streghe (Čarodějnice)

Originalmente una festa pagana, adesso una festa di

puro divertimento e intrattenimento per famiglie. Si

festeggia l’ultima notte del mese di aprile. per

celebrare la transizione tra inverno e primavera.

San Nicola (Svatý Mikuláš)

Si festeggia il 5 dicembre, giorno della vigilia di San Nicola

ed è una festività dedicata ai bambini, che vengono visitati

da San Nicola, un angelo e un diavolo. Trovate più

informazioni nel nostro articolo dedicato a Svatý


Mikuláš.

Carnevale (Masopust)

Il martedì grasso ceco si celebra solitamente nell’arco del mese di febbraio.

La processione reale (Královský Průvod)

Una sfilata che si celebra ogni mese di giugno per

due giorni. Deriva dalla tradizione medievale di

Carlo IV e ripropone la processione reale dal

Castello di Praga gino a quello di Karlštejn.

San Martino (Svatý Martin)

San Martino si festeggia in tutta Europa. Tutto ruota intorno al cibo, solitamente pesante, necessario per

tenere le persone in buone condizioni durante i mesi invernali.


Alfons Mucha

In due minuti vi raccontiamo la storia di uno dei grandi artisti dell’Art Nouveau, e
dei suoi bellissimi ritratti di donne su manifesti e locandine.

È possibile trasformare la pubblicità in arte? Io sono convinto


di sì, se viene affidata ad un grande artista, con uno stile
inconfondibile, come quello di Alfons Mucha. Se oggi vediamo
con nostalgia e ammirazione i manifesti di inizio Novecento, il
merito è suo, che ha trasformato in capolavori la promozione di
spettacoli o prodotti, portando l’arte nelle strade, appesa ai muri
delle case o tra le pagine dei giornali. Non è stato l’unico a farlo,
è vero, ma Mucha ha il merito di aver costruito un universo
iconico che è vivo tuttora, a un secolo di distanza. Le donne che
campeggiano sulle sue locandine sono diventate icone dell’Art
Nouveau, con quei sorrisi contagiosi e una bellezza disarmante
ma mai scontata. Le sue decorazioni floreali sono un bellissimo
esempio dell’eleganza di quegli anni pieni di entusiasmo e di
speranza. Non è un caso che la morte di Mucha combaci con
l’ascesa del nazismo, come se con la fine dell’artista fosse finita
anche un’epoca di sorrisi suadenti, grazia floreale e donne leggiadre, che sembrano esser scese
dall’Olimpo.

VITA E OPERE DI ALFONS MUCHA: RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)

1. Alfons Maria Mucha (Ivančice, 1860 – Praga, 1939) è stato un pittore e uno scultore ceco, tra i
principali esponenti dell’Art Nouveau (in Italia “Stile Liberty”).

Biscuits Lefèvre-Utile, manifesto pubblicitario di Alphonse Mucha


(1896)

2. Mucha può essere ritenuto uno dei precursori dell’arte grafica,


visto che in molte delle sue opere, realizzate per pubblicizzare
spettacoli o prodotti, oltre ad una notevole capacità ritrattistica è
evidente l’attenzione alla decorazione dello spazio volta a creare
manifesti di grande eleganza e dallo stile inconfondibile.

Le bellissime donne ritratte nelle sue opere, dal sorriso radioso e


sensuale, sono considerate un’icona della Belle Epoque.

3. Il primo approccio al mondo dell’arte avvenne a diciotto anni circa,


quando il giovane Alfons Mucha nel 1878 si traferì a Vienna per studiare e
per mantenersi agli studi cominciò a realizzare scenografie teatrali per la
compagnia Kautsky-Brioschi-Burghardt.

Un evento tragico tuttavia pose fine a questa carriera. L’8 dicembre


1881 un tremendo incendio colpì il teatro devastandolo e uccidendo 449
persone. La compagnia, in grande difficoltà economica, fu costretta a
rinunciare alla collaborazione con il giovane artista.

4. L’incontro con una persona speciale segnò però una svolta nella vita di
Mucha. Lavorando come ritrattista nel piccolo paese di Mikulov venne
notato dall’influente conte Eduard Khuen-Belasi che rimase così colpito dal suo talento da assegnargli
la decorazione di alcuni suoi castelli in Moravia.

Grazie al sostegno del conte Mucha nel 1885 riuscì a iscriversi alla prestigiosa Accademia delle belle arti
di Monaco di Baviera e, successivamente, a trasferirsi a Parigi per completare gli studi all’Académie
Julian.

Alfons Mucha, Manifesto pubblicitario per la Bieres de la Muse

5. Il passaggio a Parigi fu dirompente nella vita di Alfons Mucha.


Era qui che vivevano i più grandi artisti dell’epoca, come Paul
Gauguin, con cui Mucha strinse un’importante amicizia. Fu negli
anni parigini che Mucha cominciò a diventare famoso
come illustratore per riviste pubblicitarie.

6. Un altro incontro tuttavia, determinò una svolta decisiva nella


carriera di Mucha: quello con l’attrice Sarah Bernhardt, che
ritrasse in un manifesto teatrale per il dramma Gismonda, nel 1894.
L’attrice rimase così colpita dal lavoro di Mucha, che stipulò con
l’artista un contratto di 6 anni (1895-1900) durante il quale l’artista
realizzò altre sei locandine che avevano per protagonista la
Bernhardt.

Questa collaborazione contribuì a rafforzare l’immagine dell’attrice e diede grande notorietà all’artista,
che in poco tempo ottenne commissioni per la creazione di manifesti pubblicitari per le più importanti
aziende dell’epoca (Nestlé, Moët & Chandon ecc.).

 Alfons Mucha, Manifesto per Medée, 1898

7. È del 1896 uno dei suoi capolavori: Le quattro stagioni, in cui emerge tutta l’eleganza della
decorazione e la sensibilità nel ritrarre donne di una bellezza leggiadra ed eterea ma al contempo dotate di
intrigante sensualità.

Agli inizi del nuovo secolo la fama di Mucha era ormai consolidata, tanto che nel 1901 l’artista ricevette
la Legion d’Onore, la più alta onorificenza della Repubblica Francese.
Alfons Mucha, Le 4 stagioni, 1896

8. Ma nel 1904 Alfons Mucha era già pronto ad affrontare una nuova sfida e partì per New York. Ci restò
solo tre mesi, ma tra il 1905 e il 1910 tornò in America più volte, portando con sé la novella sposa
Maria Chytilova, con cui era convolato a nozze nel 1906. La loro prima figlia Jaroslava, nacque proprio
a new York, nel1906.

9. Al rientro dagli Stati Uniti, dal 1911 poté dedicarsi al suo capolavoro: L’epopea slava. Si tratta di un
ciclo pittorico formato da venti grandi tele (6×8 metri) che raccontano la storia dei popoli slavi.

L’opera, completata nel 1928 rappresenta il profondo legame tra l’artista e la sua patria, la Moravia
(che poi sarebbe entrata a far parte della Cecoslovacchia con la fine dell’impero Austroungarico nel
1918).

Alfons Mucha, L’epopea slava, 1911-


1926

10. In Europa però avanzava l’ombra


minacciosa nel nazismo e nel 1939
l’esercito di Hitler conquisto la
Cecoslovacchia. Alfons Mucha era un
rispettato artista ormai settantanovenne,
ma il suo patriottismo non poteva essere
tollerato dall’esercito invasore. Gli uomini
della Gestapo (la polizia segreta del
Fuhrer) arrestarono il pittore lo
sottoposero ad un severo interrogatorio,
prima di rilasciarlo.

Fu un colpo duro per l’artista, che morì


pochi mesi dopo, stroncato da
un’infezione polmonare. Al funerale una folta folla accompagnò l’artista nell’ultimo viaggio, per rende
omaggio all’artista che aveva trasformato i manifesti pubblicitari in capolavori senza tempo.

Sono felice di aver creato un’arte


per le persone e non per i salotti
privati. Un’arte economica,
accessibile al grande pubblico,
che trovava casa sia nelle
famiglie povere che negli
ambienti benestanti. (Alfons
Mucha)
Chichewa

‘’In ogni passo della madre c’è uno scopo dato al bambino’’
Algoritmo irrinunciabile in ogni visualizzazione e unico motore di ricerca per la madre
Lo è ciò che ha avuto in grembo e ciò che ora porta sempre dietro le spalle,
peso di un futuro espresso in presente sempre attivo
e mai peso di un passato rinunciato in un passivo abortito.
Ultimo grande amore avuto dalla madre lo è il figlio;
Ma primo amore nella gerarchia dell’affetto,
Parte di sé e parte del mondo lo è il figlio.
Distretto di ogni battito del cuore e viaggio in ogni dove.
Una madre può tutto per un figlio e se il figlio potesse fare ciò che una madre fa per esso
Sicuramente il mondo sarebbe un posto migliore
E la fame, la guerra e disprezzo che si ha nel mondo cesserebbe di esistere.
Ogni bimbo è alto per quanto ha apprezzato la funzione delle spalle della madre
Ed ogni passo suggerito dalla maestosa faccia della madre
È atto d’amore, contratto d’affetto e giudizio emotivo.
Prima di ogni lezione dalla più semplice alla più complessa
Ogni maestro dovrebbe imparare ad insegnare come una madre ama il suo figlio
E di quella lezione farne un tesoro per ricompensare d’amore ogni suo alunno.
42
La spada e il bastone magico
Di natura ignota e di infinito lo è la magia nera,
di prestigio glorioso e di nota reputazione lo è il percorso del cavaliere,
uniti in un’alleanza imbattibile si fanno strada nella storia di un qualunque racconto
in prima linea per proteggere la principessa ed in linea con l’incognito futuro
si battono per creare la più bella delle fantasie mai raccontate.
Caratteri ben differenti ma di comune fine eroico son fatti;
seppur non definiti protagonisti calcano la scena figurando come migliori attori non protagonisti
storie parallele di un passato non ancora definito ma retti in un futuro da proteggere.
Raccolta di imprese da imprimere nella memoria di una leggenda
Poema di lezioni da trascrivere sulla tavola del sentimento
Attimi di fantasia da rendere parte di un racconto.
Gioco d’autore spedito nella casella postale delle idee
Opera di valore arcano e onore cavalleresco
Fantasia finale il cui titolo si esprime nel loro assoluto retaggio dicendo:

‘’Il guerriero ed il mago sono la base di ogni racconto di fantasia’’

43
Chirghiso

‘’La vita è una montagna costante da scalare,


dove ad ogni vetta trovi storie da raccontare’’
Parola che perde di significato poiché poco usata
E discorso ripetuto ed intensificato poiché molto usato,
Parantesi di una scalata che comporta la caduta di sassi come parole dimenticate dalla memoria
E congiunzioni che uniscono discorsi come il piccone lega la ricerca al minerale più di valore.
Rocce che insediano da tempo immemore la storia che il mondo ha avuto da raccontare
E letargo di animali che preferiscono non parlare per non patire la bellicosità del freddo,
cascate che mormorano la frenesia di un contatto avuto da tempo ogni giorno
ed alberi che in silenzio profumano l’aria senza alcun vanto da divulgare.
Panorama che si mostra come il momento più fatidico della vita, poesia infinita da fotografare
Vento e pioggia che come il concerto più affollato di sempre non smette di fare rumore.
Montagna forte, giusta e divina; epilogo di ogni racconto che comporta vetta da scalare
Metafore che si trasformano con il paesaggio
e figure che si vestono di metafore per parere poesia,
poeti senza fare le rime scalano vette per cercare la più sublime poesia da dedicare alla vita
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Oasi glaciali
Resisti alla diffamante sciagura di una bufera mediatica,
Sii roccia laddove altri ti discriminano come granello di sabbia,
Dimostra calore come neve semantica che accompagna il natale più freddo,
Esponi il tuo viaggiare nei sentieri più ardui come opere d’arte
Ed immagina oasi gioiose per fuggire dalla monotonia siderale.
Alta è la montagna, affilata è la costiera e freddo lo è la nottata
Ma casa più bella lo è quando il suo focolare ti asciuga dal freddo,
Amor per dimora ed oasi infinita dopo ogni sventura,
Esalta il ristoro con il piatto più etico di sempre la casa e
Fa la sua filosofia dettando ogni suo argomento da stanza a stanza.
‘’Casa dolce casa ’’ motto richiesto laddove si cerca di uscire dai vuoti di strada
Oasi glaciali si dipingono nella mente di chi cerca casa come un senza tetto
Leggenda del natale raccontata ad ogni bambino
Presepi armoniosi che cantano in ogni luogo e per ogni dove la canzone che fa:

‘’Più freddo è il vento della montagna, più calda è la capanna’’

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Cinese semplificato

‘’La vita è una scatola di sorprese che non sai mai cosa c’è dentro’’
Nascosta nel cartone trovato per caso nel luogo più pericoloso
Silenziosa dietro il muro bussa sul muro per distogliere le attenzioni
E fulminea per colpire velocemente il nemico abbattendolo
La vita si trasforma nel gioco stealth più in voga di sempre
Esaltando la segretezza di virtù comparabile al mistero
ed ampliando di fascino la piattaforma emotiva costruisce il metal gear della sorpresa.
La vera bellezza della vita non sta nel mostrare il proprio corpo nella sua piena nudità
Ma bensì lo è nel celare ogni propria nudità vestendola di incognite attese,
Chi non comprende ciò è destinato a patire un’effimera vita fatta di mediocrità.
Il non sapere differentemente dal credere di sapere domina la fantasia di ogni essere
Da sempre e per sempre come ci insegna ogni infante in fase di apprendimento.
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Chiavi in mano
Un contemplativo giro di pensieri ruota nel messaggio da affidare al tuo agire
E non si aprono porte senza chiavi che ti sono state affidate come custodia.
Un interrogativo sospiro di memoria costringe ad aprire luoghi tenuti celati
E si aprono porte con chiavi per capire cosa c’è nella mente di chi soffre.
Un evocativo rimorso di parole non dette risuona sulla tomba dei defunti
Chiavi in mano per divenire fantasmi per guardare i vivi e parlare coi morti.
Tante sono le chiavi di lettura che aprono la discussione del mondo
Ma pochi sono i gestori della custodia del loro aprire lucchetti
Infidi sono i mostri che con l’inganno cercano di soffiarti dalla mano le chiavi
Ed ingenui posso essere coloro che hanno in custodia le chiavi
Dimora nel pozzo la malefica creatura esiliata
E tra specchi ci si posso celare prigioni che ti tentano di vanità
Ma un custode conosce bene il presagio di ogni sventura suscitato dalla chiave mal usata
Ma nuovamente un ma ci dice nelle poche cose da aggiungere ad ogni scoperta di chiave che:

‘’La curiosità ti spinge ad aprire ogni porta con la


chiave giusta, anche se non sai cosa c’è fuori’’

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Cinese tradizionale

‘’ Un sorriso è l’antidoto a tutte le disgrazie’’


Un sorriso all’ignoranza che frettolosamente discrimina seminando inquietudini,
Due sorrisi per chi con facilità assume iracondia alimentando futili urla
E tre sorrisi da inquadrare nella visuale per una foto da rendere al mondo.
L’ironia nonostante l’evidente tragedia motiva lo spirito ad affrontare il nocebo,
Lo zucchero dell’anima si versa sul volto dell’uomo che con saggezza si alimenta della risata
Ed il sale che condisca la commedia della vita
si traveste nell’espressione ‘’del felice nonostante tutto”.
Omaggio della fortuna che abbatte l’ansia alla sciagura
Il sorriso sulla faccia di chi con audacia e filosofia affronta la vita
Motivo di incontro e causa di conoscenza improvvisa,
storia d’amore scolpita in un attimo di condivisione di felicità.
Infiniti sorrisi che celebrano ogni volto che si esprime nel mondo in diverse realtà
Narrano la forza della suprema commedia divinizzandone arte.
Dipingi, scolpisci e condividi il sorriso per te stesso e per gli altri
Motivando il valore di questa immensa emozione.

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Omaggio alla fotografia
Custodisce il presente ermeticamente mantenendone il sapore
Insaporisce il ricordo memorizzandone le linee espressive come orizzonti irrinunciabili
Sanifica gli ambienti umorali detergendo il momento pulendolo dalla dimenticanza.
Che sia stata fatta durante la vacanza che ti ha cambiato la vita apprezzandone il luogo
O che sia il ritratto espresso dalla moda del momento per catturare la fama
La fotografia è il pane sfornato ogni che ogni giorno soddisfa la fame patita dal tempo,
tempo che con la sua fame cancella dalla mente i momenti accaduti nella vita
tempo che si ferma laddove la fotografia esercita la sua funzione
tempo che mette in palio il premio della memoria aggiudicandolo alla foto più eloquente.
Fotografia che fa parlare sassi, alberi e ruscelli
Fotografia che fa osservare situazioni rimosse da tempo
E fotografia che fa di te parte di un puzzle da incorniciare nella storia della vita.
Ogni foto è parte di una frase che un poeta ha scelto di scrivere
Ed ogni foto è parte di un racconto che un lettore ha scelto di leggere, per questo:

‘’Il più grande patrimonio del tempo è la fotografia’’

49
CLAUDIA MORESCHI 12 MARZO 2014

Il Lago Malawi, un lago di stelle


MALAWI NO REPLY

Il Lago Malawi è un lago speciale, che non ti

aspetti. Il suo nome in lingua chichewa – la

principale etnia del Malawi – è “Nyassa“,

che significa semplicemente “lago”. Le sue rive

di sabbia bianca e le sue acque cristalline sono

un paradiso per gli amanti dello snorkeling.

Il suo è un ecosistema straordinario che gli ha

valso il titolo di patrimonio dell’umanità

dell’UNESCO: qui ci vivono delle specie di pesci uniche al mondo. Quando Livingstone ci arrivò, nel 1859, per via

della sua superficie scintillante lo definì un “lago di stelle“.

Ci arriviamo un pomeriggio, sul tardi, dopo un viaggio di perlustrazione tra Zambia e Malawi che ci ha portato a

esplorare ecosistemi sorprendenti e diversissimi l’uno dall’altro. Arriviamo con la stessa agognata attesa con cui si

trepida per vedere il mare. In effetti la nostra sensazione è giusta: il lago Malawi è talmente esteso che sembra di

essere arrivati sull’oceano. Un sondaggio del 2011 di Yahoo Travel lo ha proclamato il lago più bello del

mondo. Sarà vero? Andiamo a scoprirlo. Il “Lago più bello del mondo” ospita circa mille specie di pesci, è lungo

oltre 524 chilometri, largo 75 e, per grandezza, è il terzo del continente africano, dopo il Lago Vittoria e il Lago

Tanganika. Decisamente una cosa diversa dai laghi a cui siamo abituati in Italia.

Noi alloggiamo al Safari Beach

Lodge, un piccolo lodge molto

curato ma spartano e semplice, in

sintonia con l’ambiente. Siamo

a Senga Bay, nella parte

meridionale del lago, non lontano

da quello che dal 1980 è diventato

il Parco Nazionale del Lago

Malawi, habitat naturale di

ippopotami, coccodrilli e diverse varietà di uccelli.


L’ecosistema del lago Malawi è davvero straordinario: ospita infatti migliaia specie di pesci dai colori estremamente

variopinti tra cui i Ciclidi, delle specie endemiche molto ricercate che spesso vanno a finire negli acquari di tutto il

mondo.

Lungo tutta la costa del lago sono diversi i

lodge (anche di lusso mi dicono); circa il 70%

della costa è rappresentato da spiagge di

sabbia bianca e molte strutture offrono la

possibilità di fare immersioni e snorkeling

(anche se le acque del lago sono invitanti io

però non me la sono sentita: in tutto il lago c’è

la possibilità di venire a contatto con il verme

parassita che causa la schistosomiasi).

Meglio evitare lo snorkeling e restare con i piedi per terra. Non lontano dal nostro lodge c’è un villaggio di

pescatori. La pesca, ovviamente, è qui la principale attività di sussistenza. Il nostro arrivo viene accolto con

gioia, tutti – come sempre succede in Malawi – elargiscono grandi sorrisi.

Lungo la riva c’è chi ripara le reti da pesca, aiutato da

qualche pescatore in erba, chi lava (e lava i figli), chi prepara

le barche per l’uscita sul lago, chi vende qualche frutto o

allestisce una bancarella improvvisata.

L’evento del pomeriggio siamo noi:

presto arrivano bambini a frotte.

Avviciniamo quello che sembra essere il

capovillaggio e a lui affidiamo le matite,

i quaderni e le penne che abbiamo

portato dall’Italia. Gestire la

distribuzione non è semplice: il

capovillaggio li fa mettere in fila, uno dopo l’altro, e consegna loro i “doni”, ma c’è chi vuole farsi avanti preso dalla

foga e dalla curiosità. Assistiamo alla consegna compiaciuti e ognuno assorto nei propri silenzi e nei propri pensieri:

basta veramente poco per renderli felici.


10 cose da sapere sul Kirghizistan: viaggio tra
stranezze, informazioni e tradizioni
30 agosto 2019

Lontano dalle rotte del turismo di massa, il Kirghizistan è una meta che riserva molte sorprese agli
amanti del trekking e a chi vuole conoscere uno stile di vita molto diverso dal vivere occidentale.

Ancora lontano dal turismo di


massa, il Kirghizistan vanta
una natura incontaminata e una
vivissima tradizione che
affonda le radici nel
nomadismo e negli oltre 80
gruppi etnici che convivono
pacificamente sul territorio,
rendendo questo stato un vero
e proprio melting pot di
culture.

Le nostre migliori idee di


viaggio

Viaggiare in Kirghizistan è
un’esperienza senza pari: i laghi
sconfinati si fondono con la notte
offrendo volte celesti duplicate, le
cime montuose disegnano frastagliati
confini tra terra e cielo e la
popolazione locale è una delle più
ospitali di tutto il mondo.

Proprio grazie alla sua unicità, il


Kirghizistan è ricco di usi e costumi
quanto meno bizzarri agli occhi degli
occidentali, in grado di rendere ogni viaggio un diario di emozioni che dialoga con l’animo, cambiandolo
per sempre.
Viaggiare in Kirghizistan, uno degli stati dell'Asia centrale più facile da visitare
Una buona notizie per gli italiani che vogliono visitare il Kirghizistan: per soggiorni turistici o di affari di
durata inferiore ai 60 giorni non è richiesto il visto d’ingresso. È sufficiente esibire il passaporto con
validità residua di almeno 3 mesi dalla data di ingresso.

L'invito a bere il tè: come comportarsi

Una delle più belle esperienze che è possibile vivere in Kirzighistan riguarda il rapporto con la
popolazione locale, accogliente e tra le più ospitali al mondo. Durante il tuo viaggio in questo
straordinario paese è molto probabile che sarai invitato a bere il the, una bevanda amata e diffusa entro i
confini nazionali.

Gli splendidi interni di una yurta.

Accettare è praticamente
d’obbligo per non offendere i
padroni di casa, che ti
riempiranno la tazza
centellinando l’ambrata bevanda;
per quanto possa sembrarti strano,
in realtà è un segno di
benevolenza ed educazione: in
questo modo manifestano il
piacere della tua compagnia, e
fanno in modo che si protragga il
più a lungo possibile.

Prima di entrare in casa (o nella yurta) ricorda di togliere le scarpe e prendi posto al tavolo; sarà il tuo
ospite ad indicarti dove sedere. Sulla tavola imbandita troverai zuccheriere, coppe di miele e composte di
frutta da utilizzare per dolcificare il the; nel caso sia accompagnato da dolci e torte serviti senza troppi
convenevoli, ma ricorda di esprimere il tuo apprezzamento e ringraziare la cuoca.

Cucina Kirghisa: il cibo in Kirghizistan è delizioso

La tradizione culinaria del Kirghizistan è ottima, provare per credere!

Tra i piatti tipici impossibile non citare il Beshbarmak (letteralmente “cinque dita”), una prelibatezza a
base di carne e noodles da mangiare con una mano, ma non meno gustosi sono i Kuurdak, carne stufata
con patate e cipolle, gli Shahlik, spiedini di montone marinati e grigliati e i Sujuk, salsicce di carne di
cavallo.

La carne è protagonista nell’alimentazione kirghisa, e i piatti sono in genere ricchi e saporiti.

Dormire in una yurta sotto il cielo del Kirghizistan: un'esperienza unica

Il popolo kirghiso è tradizionalmente nomade, e la yurta è l’abitazione mobile per eccellenza.

Si tratta di una tenda di grandi dimensioni che può essere smontata e rimontata in relativa velocità.
A terra grandi tappeti ricoprono il suolo in terra battuta mentre il morbido letto che trova spazio al suo
interno di giorno viene arrotolato e riposto per far spazio a tavoli e sedie destinati al momento del pasto.
La yurta è l'abitazione nomade per
eccellenza.

Il riscaldamento del locale è


garantito da una stufa il cui
carburante è sterco secco.

Se deciderai di dormire in yurta,


esperienza unica e di grande valore,
ricorda di portare con te calzettoni e
abiti pesanti contro il freddo della
notte kirghisa.

Tutti pazzi per il Kymyz


Per quanto si tratti di un paese al di fuori dalle tratte del turismo di massa, o forse proprio per questa
ragione, il popolo kirghiso è molto accogliente e ospitale, sempre felice di incontrare viaggiatori stranieri.

Ecco spiegato perché la maggior parte delle persone che visitano il Kirghizistan non fa rientro a casa
senza aver assaggiato il Kymyz, bevanda ottenuta da latte di cavalla fermentato che al palato occidentale
risulta acido e pungente.

Quando viene offerto ad un ospite, e questo accade spesso, declinare non è contemplato dalle buone
maniere.

C’è chi dice che i kirghisi offrano così spesso il Kymyz agli stranieri perché la reazione all’assaggio li
diverta molto... Ma queste sono dicerie.

Bishkek, la capitale dove si respira vita


A prima vista Biškek, la capitale Kirghisa dal sapore sovietico, potrebbe lasciare l’amaro in bocca agli
occidentali abituati a città grandiose e monumentali come Roma, New York e Parigi.

Sotto la crosta delle apparenze, in realtà, poche altre città sono in grado di trasmettere le stesse emozioni
di Biškek.

Quello che la fa brillare e cambia per sempre chi ha la fortuna di vistarla è l’energia che la pervade: dal
mercato di Osh Bazar, cuore pulsante di vita, alla piazza Ala-Too, dove i ragazzi sfrecciano in skateboard
tra i simboli istituzionali della città; dai concerti che popolano le strade agli eventi culturali che spuntano
agli angoli delle vie, quando meno te lo aspetti.

Il cavallo è il mezzo di trasporto preferito

I mezzi di trasporto pubblici in Kirghizistan sono abbastanza carenti, soprattutto per via della penuria di
carburante nel paese, e le strade sono spesso dimesse e in cattive condizioni. I modi migliori per muoversi
da una città all’altra e scoprire le bellezze naturali uniche del Kirghizistan sono affidandosi ad un driver
locale esperto, ai propri piedi o ai cavalli, definiti “le ali dell’uomo”.
In Kirghizistan tutti hanno almeno un cavallo!

Forti di una lunga tradizione che vede uomini e cavalli indissolubilmente legati, tanto che nel passato era
solito venire seppelliti con il proprio animale, ancora oggi questi compagni sono uno dei mezzi di
trasporto prediletti dalla popolazione al di fuori delle città.

World Nomad Games


Ogni due anni in Kirzighistan si svolgono i Campionati Mondiali dei Nomadi.

Partecipanti da oltre 60 nazioni si sfidano in attività sportive legate alla vita nomade, mantenendo vive le
tradizioni locali e offrendo un grandioso spettacolo dove corse con i cavalli, tiro con l’arco e evoluzioni di
rapaci sono al centro della scena.

Tra le varie attività una delle più sentite è ilKok Boru (letteralmente “lupo grigio”), lo sport tradizionale
del Kirghizistan che vede due squadre a cavallo sfidarsi in una sorta di rugby dove, al posto del pallone,
viene utilizzata una carcassa di capra.

Tra montagne e laghi alpini


Oltre il 90% del territorio del Kirghizistan è costituito da catene montuose che variano in altezza fino ad
arrivare a circa 7000 metri, il che rende il Paese un luogo straordinario dove fare trekking, complice
anche la natura meravigliosa e incontaminata.

Il 90% del territorio kirghiso è composto


da montagne.

Lo stato non ha sbocchi sul mare, ma gli


incantevoli laghi alpini non ne fanno
sentire la mancanza; tra le migliaia di
bacini incastonati nel paese il più famoso
è l’Issyyk-Kol, il secondo lago alpino
più grande del mondo, famoso per una
strana peculiarità: non ghiaccia mai,
nemmeno durante il rigido inverno
kirghiso.

Probabilmente non conosci molte persone che abbiano visitato il Kirghizistan, ma chi l’ha fatto può
assicurare che questo viaggio non ha paragoni!
Cinese semplificato Vs Cinese tradizionale
 Lingua e Caratteri

Quali sono le differenze? Come si è arrivati ad avere due sistemi di scrittura? Che effetto ha avuto sulla lingua
cinese?

Come abbiamo già avuto modo di dire in alcuni dei precedenti articoli, i caratteri semplificati sono quelli attualmente
in uso nella Cina continentale, mentre quelli tradizionali vengono usati a Taiwan, Hong Kong, Macao e nelle principali
comunità di cinesi all’estero. Quando si parla di cinese semplificato e tradizionale, si fa riferimento esclusivamente alla
grafia della lingua scritta. Per capirci, non esiste un cinese parlato semplificato e un cinese parlato tradizionale. La
lingua cinese standard è una e i suoi caratteri possono essere scritti in due modi diversi.

Breve storia della semplificazione dei caratteri.

I caratteri cinesi risalgono a tempi leggendari. A seguito dell’unificazione del primo impero (221 a.C.) e grazie alle
riforme dell’imperatore Qin Shi Huang 秦始皇, la scrittura venne unificata e codificata. I caratteri cinesi furono
accuratamente regolamentati e le loro componenti vennero definite con estrema precisione. Storicamente, i caratteri
cinesi hanno aiutato a mantenere un’unica identità fra i diversi gruppi etnici e le diverse comunità linguistiche in una
nazione grande quasi quanto tutta l’Europa; furono usati come lingua franca anche tra i letterati di nazioni non-cinesi.
Anche se certi stili calligrafici o epistolari ricorrevano all’uso di abbreviazioni o di semplificazioni secondo il gusto
personale di chi scriveva, le forme ufficiali rimasero inalterate fino al ventesimo secolo. Fu allora che avvenne questo
grande cambiamento (e a detta di molti una grave profanazione) della millenaria scrittura tradizionale cinese.

Nel ventesimo secolo la Cina fu protagonista di guerre e rivoluzioni


culturalmente devastanti. L’ultima dinastia imperiale Qing (1644-
1911) collassò e venne rimpiazzata da una repubblica in conflitto
con i signori della guerra per il governo del Paese. Cercando di
capire quali fossero le debolezze della Cina, alcuni intellettuali
diressero la loro frustrazione verso la stessa cultura tradizionale
cinese, la quale venne travolta da un grande fervore progressista
divampato negli ambienti accademici e letterari. Tra questi studiosi,
Fu Sinian 傅斯年 chiamò i caratteri cinesi la scrittura di niúguǐ
shéshén 牛鬼蛇神, ovvero di demoni e mostri (termine utilizzato
anche per indicare gli intellettuali traditori della rivoluzione). È di
Lu Xun 鲁迅, uno dei più stimati scrittori cinesi del ventesimo
secolo, la dichiarazione: Hànzì bù miè, Zhōngguó bì wáng! 漢字不
滅,中國必亡 “Se i caratteri cinesi non verranno distrutti, la Cina perirà”.

Dopo la nascita della Repubblica Popolare Cinese, gli esponenti del Partito Comunista si adoperarono tempestivamente
per l’attuazione di una radicale e sistematica riforma della scrittura, contro la quale però si schierarono anche molti altri
intellettuali. Tra i più noti vi fu Chen Mengjia 陈梦家, studioso e famoso archeologo che si oppose alla
semplificazione, finendo etichettato come reazionario e mandato in un campo di lavoro nel 1957. Lo stesso Mao
Zedong 毛泽东 impersonò da subito il fautore della necessità di riformare la scrittura cinese, affermando già nel 1940
che la lingua doveva cambiare per avvicinarsi al popolo. Dal 1952 (anno in cui venne istituito il Comitato di ricerca
per la riforma della scrittura cinese), furono tantissime le riforme ortografiche e i processi di semplificazione portati
avanti. Alcuni di questi furono oggetto di aspre critiche da parte degli studiosi. Data l’eccessiva semplificazione a cui
i caratteri erano andati incontro, iniziarono a verificarsi tra la popolazione fenomeni quali l’uso improprio dei grafemi,
e fraintendimenti nell’interpretazione del loro significato.

Il 5 giugno del 2013 venne ufficialmente pubblicata la tōngyòng guīfàn hànzì biǎo通用规范汉字表 “Lista dei caratteri
standard comunemente usati”. Questa pubblicazione, non solo sostituì tutti i precedenti repertori di caratteri, ma ad
oggi rappresenta l’unico standard di riferimento nella Cina continentale per quanto riguarda la scrittura.

Reazioni alla semplificazione

La reazione del popolo alla semplificazione dei caratteri fu spaccata a metà. Parte della popolazione cinese fu entusiasta,
riscontrando una scrittura manuale più veloce e molte meno difficoltà nell’apprendere i caratteri, i quali risultavano più
nitidi anche nei testi stampati. L’ondata di semplificazione spinse anche le persone a farsi portavoce di cambiamenti
originali nella grafia, ben presto dimenticati in quanto non riconosciuti e non inseriti in alcun testo scritto, inclusi i
vocabolari. Non erano pochi però quelli stanchi a questi continui cambiamenti a cui doversi adattare, non riuscendo più
a comprendere quale fosse la forma corretta del carattere da utilizzare. Le proteste non tardarono a farsi sentire, erano
tanti coloro infatti che vedevano cambiare così la grafia del proprio nome o del proprio cognome. Le critiche erano
rivolte anche all’allontanamento dalla scrittura tradizionale, che avrebbe reso molti testi antichi sempre più
incomprensibili e lontani dai giovani. Fortunatamente, non furono così tanti i caratteri che cambiarono tanto da
diventare irriconoscibili (come fecero per esempio huá 華 / 华 e cóng 叢 / 丛). Molti caratteri, nonostante avessero
subito un processo di semplificazione, rimasero simili alla loro versione originale e quindi comprensibili anche a chi
aveva studiato solamente i caratteri semplificati.

Nelle comunità in cui i caratteri


tradizionali sono ancora usati, i
caratteri semplificati vengono
fortemente associati al maoismo e
all'iconoclastia. L’uso dei caratteri
tradizionali è un modo per
conservare una forte identità
culturale nazionale e, in queste aree,
agli studenti delle scuole viene
fortemente scoraggiato l'utilizzo di
quelli semplificati.

I dibattiti sui caratteri vanno avanti da tantissimi anni e continueranno ad esserci ancora per un bel po’. Spesso le due
parti si attaccano con argomentazioni simili: chi sostiene che i caratteri semplificati siano più semplici da imparare
è a sua volta attaccato da coloro che affermano il contrario, ovvero che quelli tradizionali non sono tra loro così simili
come quelli semplificati e la loro importante componente grafica aiuta molto nella memorizzazione. Il carattere di
tartaruga, guī, ricorda graficamente molto di più l’animale indicato nella sua versione tradizionale 龜, piuttosto che in
quella semplificata: 龟. Questo stesso carattere, come possiamo vedere nell’immagine sottostante, è protagonista di
una frase diventata celebre sul web a difesa dell’utilizzo dei caratteri semplificati: occorre infatti molto più tempo e
memoria per scriverla in cinese tradizionale.

È anche vero che molti caratteri diventano “vuoti” nella loro versione semplificata: esempio famoso è quello di ài 爱
/愛 “amare”, che perde la componente del cuore. In Cina continentale è comunque possibile imbattersi abbastanza di
frequente in caratteri tradizionali: quest’ultimi vengono infatti apprezzati soprattutto da un punto di vista estetico,
venendo utilizzati spesso nelle insegne dei negozi, nelle pubblicità, nelle marche e nella calligrafia. Vi sono studiosi
che chiedono un ritorno alla scrittura tradizionale nella Cina continentale; del 2009 è inoltre la richiesta di Taiwan di
fare diventare i caratteri tradizionali patrimonio dell’umanità. Altri, dato che comunque anche nel cinese semplificato
vi sono numerosi caratteri composti da molti tratti, ritengono necessaria un’ulteriore semplificazione.

Entrambe le due opzioni sono, a mio parere, poco probabili. I caratteri che conosciamo oggi sono quelli con cui sono
cresciute tutte le nuove generazioni di cinesi e, oltre ad essere stati protagonisti di una forte alfabetizzazione della
popolazione, sono quelli che erano presenti quando la Cina si è aperta al mondo. Il cinese che si studia all’estero è nel
90% dei casi quello semplificato. La buona notizia è che, dopo essere arrivati a una buona conoscenza di questi caratteri,
gli sforzi per imparare a comprendere quelli tradizionali non sono eccessivi. Una volta imparati quelli completamente
diversi e aver identificato i vari radicali nella forma non semplificata, il gioco è fatto.
Yue Minjun – Opere d’arte e biografia
dell’artista cinese
Artisti / Di usman

Yue Minjun è un pittore e scultore


cinese contemporaneo nato a Daqing,
in Cina, nel 1962. Yue ha iniziato a
prendere lezioni di disegno all’età di
dieci anni e ha mostrato un talento per
l’arte. Dopo il diploma di scuola
superiore nel 1980, Yue ha lavorato
come elettricista prima di trasferirsi in
una piattaforma petrolifera al largo di
Tianjin. Non era estraneo a questa vita,
dato che i suoi genitori erano lavoratori
del settore petrolifero che spesso
viaggiavano per lavorare in diversi stabilimenti.

Alla Tian Jing National Company, dove lavorava, Yue Minjin dipingeva i ritratti dei suoi colleghi. Nel 1990,
Yue si trasferisce nel villaggio degli artisti del Palazzo d’Estate a Pechino, dove risiedono molti altri artisti
cinesi. Nel 1995 si è iscritto alla Hebei Normal University per studiare arte. A questo punto, Yue iniziò a
sviluppare il suo stile a partire dai ritratti che aveva dipinto dei suoi colleghi.

Yue Minjun è salito alla ribalta mondiale nel 2007, quando il suo dipinto,
Esecuzione
venduto per 2,9 milioni di sterline da Sotheby’s. Tredici delle sue opere sono state vendute per oltre un
milione di dollari nello stesso anno. La sua prima mostra museale, Yue Minjun and the Symbolic Smile, si è
svolta nel 2007/2008 al Queens Museum of Art di New York.

Per cosa era noto Yue Minjin?

Yue Minjin era noto per i suoi autoritratti che lo ritraevano in varie situazioni, ridendo di gusto. Per
esempio, Yue si è dipinto con gli occhi chiusi, congelato in una risata con la pelle rossastra leggermente
sudata. Sebbene sia famoso per i suoi dipinti a olio, Yue ha anche creato la sua famigerata faccina
sorridente in sculture e stampe. Inoltre, ha rappresentato temi politici e sociali utilizzando colori sfumati
negli sfondi e un carattere costante.

Da chi è stato influenzato Yue Minjin?

Yue Minjin è stato influenzato da Geng Jianyi, un artista contemporaneo cinese di cui ha incontrato il
lavoro in una mostra d’arte a Pechino. Il dipinto di Jianyi che ritrae il suo volto ridente ha ispirato lo stile di
Yue, che ha poi sviluppato la sua unicità.

Opere d’arte di Yue Minjin

Di seguito sono riportate alcune opere d’arte di Yue Minjin.


Giardino sul retro

Esecuzione

Gratuità e tempo libero


Coreano

‘’L’ ingordigia è il rifugio alimentare più comune dei dittatori’’


Ghiotto di qualunque cosa dal privilegio al gioiello più brillante si fa avanti,
per soffocare le libertà delle moltitudini cancellandone la magnificenza delle differenze.
Ingozzandosi di potere manifesta la sua superbia mostrando armi apocalittiche,
sciagura cosmica di ogni popolo costretto a patirne il suo vizio,
calamità alla bellezza che si dimostra in natura sguazza nel suo sudicio trono
vergognoso essere messo dove dovrebbe esserci il primo dei primi in virtù
e non l’ultimo degli ultimi che è primo solo negli atti di poco decoro.
Scelta imposta di una dieta che nessun medico mai avrebbe mai voluto affibbiarti
Ci sfama con la sua atroce dittatoriale politica
Sterilizzando ogni forma di rivoluzione ci conduce alla demenza senile programmata,
Ci mostra nella sua forma più aberrante
Un mondo alieno ad ogni forma di democrazia omaggiandone la tirannia
E ci assorda nel suo discorso più patetico
Una strategia politica che neppure un bambino pestifero farebbe peggio.
Che giunga il giorno in cui ogni ribellione sia fatta
Per non patire più quella dieta infausta
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La poltrona della coscienza
Facce distratte dall’astrattezza del valore delle cose
Discutono sulla vacanza di una verità che da tempo è stata mandata in ferie,
si siedono annunciando un riposo fatto dopo una giornata piena di maldicenza.
Criticano il collega, il fratello l’amico e lo zio per sentirsi in pace con il loro essere,
ammoniscono il riposo sulla poltrona della loro coscienza a chi gli offre la verità
credendo ampiamente a quell’illusione sociale che ti fa vedere che
chi stai combattendo sia sempre un tuo nemico e chi ti sta aiutando sia sempre un tuo amico.
Fragile è la verità che spesso perde il peso del suo valore in bugie di corrisponenza
e dura è la menzogna che cementifica abbondanti palazzi che non temono la scossa della verità.
Parli con gli altri emulando un sapere e parli con te stesso fotografando le azioni,
parli parlando ed ascolti ascoltando ripetendo più volte parole,
parole che come cuscini addobano la poltrona della coscienza per farti stare più comodo
ma una poltrona per quanto comoda reclama di vedere foto di una verità cancellata da tempo
ed ammirando un passato per quanto lontano e nascosto realizzi il presente e il futuro
pregando ad una foto con ignote parole una preghiera che osanna dicendo:

‘’Una verità scomoda conta più


di una vita mediocre fatta di bugie comode’’

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Corso

’’ La conquista del mondo è l’appuntamento onirico di ogni sovrano’’


Qualunque sia il villaggio, il regno o l’impero di provenienza
chi siede sul posto di sovrano nutre in sé la fame di conquista.
Dalla maniera meno ostile alla più bellicosa ogni sovrano
è vittima della patologia colonizzatrice che guida il sintomo
a propogarsi da sovrano pacifico fino a famelico conquistore del mondo.
Chi è genarele passa i suoi giorni a contare le battaglie che hanno condotto i militari
E chi è Re passa le sue giornate nel vizio della sua nobiltà depredando i suoi sudditi,
c’è chi è nato in una stalla per nutrire il cavallo dedicandogli tempo ed amore
e c’è chi è nato in una pista per vedere quel cavallo correre
non curandosi mai della sua salute anzi abbattendolo quando non serve più.
Il mondo è come quel cavallo che porta con sé il peso dell’uomo sulla sella,
Che corre mostrandoci che la vita va avanti e non si ferma per dare spazio ad altro
E che vince quando manifesta la sua natura e che perde quando alimenta sciagura
Il mondo è una cosa fantastica e magnifica per questo chi è ai vertici
Lo vuole per sé ma il mondo è così grande che fa credere all’uomo
che è oggetto di conquista quando in realtà è unico soggetto reggente e sovrano di tutto
dall’alba degli orrizzonti più antichi al tramonto sui grattacieli più futuristici.
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Taglie extraplanari
Catapultandosi dalla realtà di un pianeta ad un’altra si va a caccia,
a caccia di taglie della specie più crudele ed aliena si cerca redenzione,
sfere energetiche contro le ingiustizie che affliggono un pianeta in tumulto,
bombe e missili su chi ci conduce nella trappola di una rinuncia,
sventriamo la dimensione di una singola risposta non escludendo alcun dubbio
ed abbattiamo l’assurdo invitando accesso al terzo escluso facendo filosofia.
Immergiamo la nostra cultura in ogni pianeta tramutando il nostro viaggiare in cultura
e diamo una taglia extraplanare alla discriminazione abbattendone la funzione.
Giochiamo ad un videogioco vecchio di anni come se fosse uscito oggi,
Stupiamoci come quando eravamo bambini ieri ed oggi fantastichiamo per i bimbi di domani,
guardiamo il cielo dalla finestra come un’astronauta guarda la terra dall’astronave
e nel nostro osservare celebriamo la fantasia riposta nelle infinite incognite dell’universo,
non temiamo ciò che non conosciamo ma apprezziamo
il valore di ciò che abbiamo sempre da conoscere
e con le costellazzioni scriviamo quesiti da rivolgere al futuro annunciando una filosofia che fa:

‘’L’universo è la culla del dubbio ’’

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Creolo Haitiano

‘’I mostri più grandi spesso si mostrano come gli autori di miracoli’’
Le eresie dettate da un credo che dicono di condurti al paradiso
Alimentano fanatismo e discrimanazioni, allontandosi di gran lunga al bene.
I responsabili di un atto miracoloso non sono soggetto di divulgazione
Né sono oggetto di famelica devozione che né corrompe l’efficacia miracolosa.
Chi con fretta individua la fonte del male e fonte bene
Spesso brandisce la fiamma che brucia la pelle alla comprensione del comprensibile
Mentre chi con pazienza esercita la funzione del bene e del male
Amministra dall’esperienza alla conoscenza una fede che va al di là di un singolo credo.
Pure in un paese piccolo ed isolato si può nascondere la trama di un grande male
E quel bene che ci sembra così ovvio dinanzi ad occhi ingenui
In realtà bene non è e quel prete una volta vecchio ed un’altra volta giovane
Predica una via ben lontana dai passi che ci condurrebbero al paradiso.
Le case che non conoscono la violenza del fuoco non saranno mai esenti del non bruciare
E gli uomini che non ha un credo non vuol dire che non hanno fede meritivole di speranza.
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Bandiere universali
Alziamo in alto il vessillo della libertà unendo tutti i popoli
Innalziamo un coro di felicità placando il mondo dalla fame alla guerra
Osanniamo le parole scritte dai grandi per incoraggiare le prime parole dei piccoli.
Diversi ma uguali e poveri ma ricchi celebriamo la veste dell’umiltà,
discriminiamo la corruzione implicata nel potere
e disegnamo la forza dei fragili rendendola arte per gli uomini ed il mondo.
Abbattiamo le barriere della differenza rendendo ogni singolo uomo unico
Ostiniamoci a servire bandiere universali e cancelliamo i vincoli nazionali
Siamo anarchici figli di un re devoto alla pace
Abbiamo un pensiero democratico che offre parola a tutti
Sosteniamo la Repubblica in quanto fonte di cosa pubblica
Siamo italiani, albanesi, cinesi ed egiziani senza distinzione per cittadinanza
Siamo il mare, la montagna il deserto e la metropoli
Siamo immigrati, apolidi e cittadini del mondo distrubendo un orgoglio che dice:

‘’La vita è la più grande espressione di ricchezza che non dovrebbe


mai essere in discussione dalla provenienza del tuo paese’’

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Croato

‘’Potrai pure perdere la testa ma non smettere mai di lottare’’


E potrai pure danzare nella testa di qualcuno cimentandoti in un’avventura
alla ricerca di risposte cerchiando domande alla quale risposte valide non hai.
Essere immune alla magia che con facilità tramuta sconfitta in vittoria
Ti rende diverso dalla comune natura della massa che con semplicità viene sconfitta,
non ricordare il passato motiva la tua ricerca per costruire i tasselli della tua vita
ed incotrare persone valide per affidare il tuo tempo motiva il cercare ed il lottare.
Cercando laddove i funghi sbocciano inaugurando magia
lotti per dare un senso alla tua storia emanando la tua forza
e lottando contro l’intrigo riposto nella tua testa
cerchi una soluzione per placare l’infinità dei tuoi dubbi.
Di qualunque artificio e magia sei nemico
Seppur il fato ti ha condotto immansamente vicino a ciò che è stato nemico
Di qualunque emozione e sentimento devi essere amico
Eppure non sai ancora cosa sei divenuto.
Lotta, ama e conquista ogni attimo per ricostruire te stesso tatuando il traguardo
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Cultura moderna
Novità sulla bocca dell’adolescente esterna la cultura novizia,
Diffusione di arte proiettata dal muro di un vicolo ad un attico di piazza
Scienza moderna spettacolo di chi in passato veniva chiamato mago
Viaggi di parole che si perdono nelle visualizzazioni di una diretta
Video virali condivisi da infiniti commenti di turno
Popolo e società descritte nella tesi di un algoritmo.
Menzogna politica e apocalittica visione del mondo
Rinascita dal consumismo ed ambientalismo calzante
Cultura moderna dipinta nel pennelo del pittore
Che con passione esprime arte valida di attenzione,
Cultura moderna diffusa nella penna del poeta
Che con descrizione dettagliata scrive arte celebre di poesia,
Cultura moderna curiosità nelle parole del narratore
Che con impeto annuncia una frase prima del suo narrare che dice:

‘’ L’arte rende immortale il moderno’’

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Curiosità di Lelouch Alighieri
15 curiosità sulla Corea del Sud

By Go! Go! Hanguk staff - 19 October 2022


Il detto dice “Paese che vai, usanza che trovi”, e la Corea del Sud non è da meno. Ci sono diversi aspetti
interessanti, e a volte curiosi, della cultura coreana che si scoprono sono una volta arrivati lì.

Dopo averti elencato le cose da fare e non fare in Corea, oggi vogliamo svelarti 15 curiosità sulla Corea
del Sud che forse non conoscevi.

1. Piacere, quanti anni hai?

L’età è un fattore importante per i coreani, e a un primo incontro una delle domande che ti verranno poste
da un coreano sarà “quanti anni hai?”, quasi subito dopo averti chiesto il tuo nome. Questo perché in
Corea non esiste il nostro concetto di “dare del tu” o “dare del lei”, ma è fondamentale il rispetto in base
alla gerarchia e al proprio ruolo nella società. Quando sapranno quanti anni ha il proprio interlocutore, i
coreani potranno riferirsi a lui/lei nel modo appropriato, o usando uno o l’altro appellativo. Ne abbiamo
parlato nel nostro articolo sui drama coreani.

2. Siamo tutti più vecchi di un anno in Corea

Se per noi e altri Paesi nel mondo il primo anno di età si calcola dal giorno di nascita, in Corea non è così.
Il conto parte già da quando il bambino è stato concepito, per cui tutti i coreani contano un anno in
più rispetto al loro giorno di nascita. Inoltre, il primo giorno dell’anno tutti diventano più vecchi di un anno,
si considera infatti l’anno corrente come se avessi già compiuto gli anni, anche se magari sei nato nel
mese di dicembre.

3. KakaoTalk al posto di Whatsapp

Tra le curiosità sulla Corea del Sud c’è decisamente


KakaoTalk. In Corea non si usa Whatsapp, ma l’unico e
solo sistema di messaggistica è Kakao. Si possono
mandare messaggi scritti o vocali, fare video-chiamate,
inviare stickers e così via, proprio come con Whatsapp. La
differenza è che KakaoTalk è diventato uno strumento
fondamentale per chi vive in Corea, e quasi l’unico modo concepito dai coreani per comunicare. Se vuoi
saperne di più leggi il nostro articolo sull’app di Kakao.

4. Carta igienica

Un’usanza tipica della cultura coreana è quella di regalare rotoli di carta igienica come buon augurio per
la nuova casa, insieme ai detergenti per il bucato. Sembra che sia legato a radici storico-culturali, quando
dopo la guerra di Corea la carta igienica era diventato un bene di lusso, e così rimane tutt’ora nella
mentalità dei coreani.

Un’altra curiosità sulla Corea relativa alla carta igienica è il suo uso in bagno. La carta infatti non si getta
nel water, ma in appositi cestini lì di fianco. Questo perché il sistema fognario coreano non è dei migliori,
e buttando la carta nel water si rischia di intasare il sistema di scarico provocando seri problemi idraulici. Ti
capiterà di vedere l’insegna “non gettare la carta nel water” nei bagni di ristoranti, stazioni, caffetterie, e
così via.

5. Non si usano le scarpe in casa

In tutte le case coreane, anche le più moderne, è vietato indossare scarpe all’interno dell’appartamento.
Le scarpe si lasciano all’entrata, per indossare ciabatte e pantofole da interno. In Corea si usa mangiare,
studiare, dormire sul pavimento e sarebbe altamente anti-igienico camminare sul pavimento con le scarpe
sporche usate per strada. Vengono solitamente preparate delle apposite ciabatte o pantofole per gli
ospiti, per evitare che camminino scalzi in casa. Trovi questa e altre curiosità nell’articolo sugli oggetti
nelle case coreane.

6. Pavimenti riscaldati

Un’altra curiosità sulla Corea sono i


suoi pavimenti riscaldati (온돌 ondol) nelle case.
L’inverno coreano è molto rigido, per questo è
stato creato un sistema di
riscaldamento impiantato nel pavimento, come
se fossero dei veri e propri termosifoni, ma sotto i
nostri piedi. Come già detto, i coreani svolgono la
maggior parte delle loro attività in casa stando sul
pavimento, e non sarebbe piacevole stare lì seduti se fosse ghiacciato. È un modo per risparmiare sulla
bolletta, dato che l’ondol mantiene la casa calda per diverso tempo, anche se spento, e quando si hanno
ospiti in casa si fanno accomodare nella parte in cui l’ondol è più caldo.

7. Non nominare il numero quattro

Il numero quattro in Corea, così come in altri paesi asiatici, rappresenta il simbolo della morte. In
coreano il quattro si pronuncia “sa” (사), che ha la stessa pronuncia della parola morte. I coreani sono così
scaramantici a riguardo che addirittura sugli ascensori di molti palazzi o ospedali non è presente il quattro
per indicare il piano, oppure è sostituito dalla F, riferendosi al generico termine inglese “floor” (piano).

8. Non soffiarti il naso in pubblico

È cattiva educazione soffiarsi il naso in pubblico, sia per il rumore che per l’atto di per sé. In genere i
coreani quando hanno il raffreddore tirano su col naso (che è culturalmente accettabile), o indossano
una mascherina. Se hai un forte raffreddore è meglio soffiarti il naso in bagno, senza farti notare da altre
persone.

9. Prodotti cosmetici

Così come per il K-pop, la Corea sta diventando sempre più popolare nel mondo anche per i suoi prodotti
cosmetici. I coreani sono spesso ossessionati dall’aspetto estetico, e dalla cura della pelle. Per questo sia
uomini che donne usano trucchi, fondotinta e quant’altro per far risaltare la perfezione della propria pelle.
Si trovano negozi di cosmetici ovunque, a pochi metri l’uno dall’altro, e sono tutti frequentatissimi.

La chirurgia estetica in Corea è quasi di routine per molte persone in Corea, non è vista come invasiva,
ma come un miglioramento “necessario”, ormai alla portata di tutti. Ciò non vuol dire che non bisogna
stare attenti alla scelta del medico, o che i risultati finali siano sempre ottimi.

10. Maniche lunghe e guanti anche d’estate

Proprio per questa ossessione con la cura della pelle, non sarà raro trovare in Corea delle persone,
soprattutto donne, coperte dalla testa ai piedi anche in piena estate. Vengono usati cappellini con visiera,
guanti o manicotti che coprono le braccia, pur di non prendere il sole. Questo avviene anche in spiaggia,
cosa per noi italiani assurda, ma non per i coreani (o per i giapponesi).

Le più alla moda sono le signore coreane di mezz’età, le cosiddette ajumma (아줌마), con uno stile tutto
loro: permanente riccia, cappello con visiera, scarpe e tuta da ginnastica, maglia a collo alto, guanti e
occhiali da sole.

11. Look di coppia

Seoul è la città delle coppie, e in Corea in generale il non essere fidanzati viene visto “in malo modo” da
alcune persone. Le coppie amano vantarsi del proprio partner, e vestirsi anche allo stesso modo. Non sarà
raro vedere in giro una coppia dove entrambi indossano una maglia con la stessa stampa, così come il
giubbino dello stesso colore e modello, o le scarpe coordinate. Può anche capitare che la taglia sia la
stessa, indipendentemente dall’altezza o dalle forme della persona in questione.
E a proposito di look, non dimentichiamo le ciabatte di gomma usate da maschi o femmine come perfetto
accessorio. Le ciabatte sono utilizzate in particolare quando piove, a prescindere dalla temperatura
esterna, oppure abbinate a un abbigliamento alla moda. Per altre particolarità sulle usanze di coppia in
Corea leggi questo articolo.

12. Kimchi e aglio

Kimchi e aglio sono i due ingredienti principali della


cucina coreana. Il kimchi consiste in cavolo fermentato
con salsa piccante, da usare come contorno o
antipasto per qualsiasi tipo di piatto coreano. Può
essere realizzato anche con altre verdure, ma il cavolo
è decisamente quello più comune.

Anche l’aglio è uno dei prodotti più consumati in


Corea, in particolare per le sue proprietà benefiche: aiuta la circolazione sanguigna, e protegge dalle
malattie vascolari. Peccato che il suo odore non sia dei migliori!

13. Bacchette in metallo

Se in Cina o in Giappone le bacchette possono essere di legno o di plastica, in Corea sono


rigorosamente in metallo. Sembra che nell’antichità fossero originariamente d’argento e servissero per
intercettare il veleno nel piatto. Questa tradizione si è mantenuta tutt’oggi, per amor di tradizione,
rendendole però più piatte e leggere. C’è da dire che risultano molto comode per i piatti coreani da
consumare bollenti, come la carne barbecue o la zuppa di tofu piccante (sundubu jjigae 순두부찌개). Per
approfondire l’argomento, leggi l’articolo sulle bacchette coreane.

14. Convenience store

Ispirati dai conbini giapponesi, i convenience store coreani (편의점 pyeonuijeom) sono il luogo più
conveniente per fare acquisti al volo, e ce n’è per tutti i gusti. I pyeonuijeom vendono cibo pronto, snacks,
bibite, ramen istantanei, oggetti di uso personale come lamette, fazzoletti, dentifrici e spazzolini, ma anche
sigarette e tutto ciò che troveresti in un tabacchino italiano. La qualità dei prodotti è piuttosto buona ed è
l’ideale per chi vuole acquistare un dosirak (도시락), il pasto già pronto da riscaldare a casa.

15. Metropolitana efficiente

Il sistema di trasporti pubblici in Corea è molto efficiente, soprattutto in grandi metropoli


come Seoul o Busan, dove sono numerosissimi i pendolari che vanno a lavoro in metropolitana. In ogni
stazione della metro l’arrivo del treno è indicato da una musica, che varia a seconda della linea. Ci sono,
poi, le frecce sul pavimento giusto di fronte alla porta di uscita del vagone, per indicare in che posizione
mettersi o andare quando si sale o scende dal treno. Per non parlare della T-money card, una tessera
magnetica prepagata, usata sia come abbonamento dei mezzi, che come semplice carta ricaricabile per
pagare nei negozi.
Hwang Dong-hyuk: tutto sul regista di Squid Game
 Manuel Magarini
 - 1 Novembre 2021

Hwang Dong-hyuk è la mente dietro a Squid Game, la serie tv lanciata su Netflix con
grandissimo successo. Andiamo a conoscere il regista!
Non tutto il male è fine a sé stesso. Fin dalla tenera età ha dovuto aver a che fare con lotte
economiche e la disparità di classe riscontrata. Se il background fosse stato felice, Hwang
Dong-hyuk non avrebbe, però, mai realizzato Squid Game, il film più visto di sempre nella
storia di Netflix, rilasciato sulla piattaforma on-demand il 17 settembre 2021. Un successo
straordinario inevitabilmente in grado di elevarlo a celebrità anche fuori dai confini nazionali.
Ecco dunque chi è il regista sudcoreano, quali opere ha girato prima di conseguire il successo
con la “s” maiuscola e la sua vita privata.

Hwang Dong-hyuk: la biografia

Hwang Dong-hyuk nasce a Seul il 26 maggio 1971, sotto il segno dei Gemelli. Presso
l’Università della propria città natale si laurea in comunicazione, per poi girare una serie di
cortometraggi tra i quali Our Sad Life e A Puff of Smoke. Quindi, decide di trasferirsi a Los
Angeles per frequentare un master in Film Production alla University of Southern California.
Qui porta avanti il suo percorso di sperimentazione, completando due corti: Heaven &
Hell e Desperation (2000).

Alla tesi presenta Miracle Mile (2004), una breve produzione con Karl Yune nei panni di un
tassista abusivo dedito ad aiutare una cliente, una giovane donna coreana (impersonata da Hana
Kim) in cerca di suo fratello adottato vent’anni prima da americani. Miracle Mile viene
proiettato in più di 40 festival internazionali e si aggiudica vari riconoscimenti, compresi
lo Student Emmy Award e il Directors Guild of America Student Film Award.

Squid Game
Tema dell’adozione riesplorato in occasione del debutto al cinema con My Father (2007).
Ispirato alla vicende reali di Aaron Bates, un adottato coreano-americano, la pellicola racconta
di un soldato dell’esercito americano di stanza in Corea che appare sulla tv nazionale per
riabbracciare i propri genitori in naturali, e che in seguito trova suo padre nel braccio della
morte per omicidio. Il responso degli spettatori è ampiamente positivo per l’eccellente prova
dei protagonisti, Daniel Henney e Kim Yeong-cheol, e la qualità della narrazione, incentrata,
senza sfociare nel melodramma, sui temi del perdono e dell’accettazione, intrecciata con
questioni di identità culturale e pena capitale.

Non meno impegnato il secondo lungometraggio di Hwang Dong-hyuk,


intitolato Dogani (2011). In tale occasione, descrive eventi della vita reale alla scuola per
sordi di Gwangju Inhwa, dove gli allievi venivano crudelmente trattati e
sessualmente abusati dai loro insegnanti e amministratori. L’opera si rivela un successo al
botteghino, superando i quattro milioni e mezzo di pubblico, ma soprattutto provoca la rabbia e
lo sdegno dell’opinione pubblica. Grazie al film-denuncia, il caso viene riaperto e i legislatori
approvano la Legge Dogani, che abolisce la prescrizione per i crimini sessuali contro i disabili e
i minori.

Dalle atmosfere oscure si discosta Susanghan geunyeo (2014). Stavolta Hwang, concentrato su
una donna 74enne che riacquista l’aspetto di sé stessa di 20 anni, spazia tra commedia, dramma
familiare, musical e romanticismo. Il forte passaparola spinge il lungometraggio in testa ai box
office, con oltre 8,65 milioni di incassi.

Nel 2017 il regista propone The Fortress. Basato sul romanzo di Kim Hoon
Namhansanseong, vede al centro delle scene due consiglieri rivali del re Injo in una fase
delicata durante la seconda invasione manciù della Corea. Pur stilisticamente lontano dai
precedenti, il titolo, distribuito in 28 Paesi, fa incetta di premi lungo l’intero continente asiatico.
Infine, Squid Game narra la storia di un gruppo di persone che, per un faraonico premio in
denaro, affrontano giochi di sopravvivenza.

Hwang Dong-hyuk: la vita privata

Assente dai social, Hwang Dong-hyuk è sposato, ma non è dato sapere nulla circa l’identità
della moglie ed eventuali figli. Risiede a Los Angeles e secondo alcune stime avrebbe un
patrimonio di 5 milioni di dollari dopo il successo di Squid Game, che ha permesso a Netflix di
guadagnarne 90. L’attendibilità dei rumor è comunque tutta da stabilire, in quanto il diretto
interessato ha velocemente provveduto a smentirli.

7 curiosità su Hwang Dong-hyuk

– La sceneggiatura di Squid Game la scrisse inizialmente nel 2008. Tuttavia, l’autore fece
fatica a trovare produttori disposti a finanziare il progetto, fino a quando la compagnia
dalla “enne rossa” non si è detta interessata, acquisendone i diritti per allargare la sua presenza
in Paesi esteri.

– A causa dello stress, ha perso sei denti mentre girava la serie tv di Netflix.

– L’idea di Squid Game è nata dai disagi economici avvertiti in famiglia. La madre era in
pensione e lui aveva impiegato tutte le energie per un film, che tuttavia non ottenne i
finanziamenti sperati. Per un anno non gli è stato possibile lavorare e hanno dovuto chiedere dei
prestiti, lui, la madre, e la nonna. L’uomo ha cercato rifugio nei fumetti, soprattutto in quelli che
raccontavano giochi di sopravvivenza. Si rispecchiava in quei personaggi che bramavano
disperatamente denaro e successo: da lì l’illuminazione.

– Ha recitato in un cortometraggio, intitolato Truck Stop Diner, nel 2005.

– Non ha tatuaggi.

– Ha lavorato nel 2000 come direttore della fotografia per un corto, I Love Ultra Lotto.

– Ama viaggiare ed è stato in molti Paesi esteri.


5 curiosità sulla Corsica che
dovete assolutamente sapere
8 Febbraio 2019

La leggenda narra che gli antichi greci, approdando sulle sponde della Corsica, furono talmente
affascinati dalle sue bellezze da darle il nome di Kallíste (Καλλίστη, la più bella). Come biasimarli!
Ancora oggi la Corsica stupisce per la straordinaria varietà paesaggistica e ambientale, per le spiagge
incantevoli e le rigogliose catene montuose.

Qualunque piano tu stia mettendo a punto per le tue prossime vacanze, la Corsica è sempre un’opzione
da tenere a mente e un luogo dove, prima o poi, ti consigliamo di andare. Il viaggio in traghetto è facile
e piacevole e se sei alla ricerca di qualche consiglio scopri come arrivare in Corsica velocemente.

Di guide sulla Corsica ne esistono a bizzeffe, sia sul web che in libreria. In questo nostro post ci vogliamo
soffermare su alcune caratteristiche curiose che è difficile trovare in giro ma che siamo sicuri ti
interesseranno e renderanno il tuo soggiorno sull’isola ancora più piacevole. Cominciamo!

1. La lingua in Corsica: francese, corso o… italiano?


Andando in giro per le strade della Corsica sarà facile notare scritte in una lingua molto simile
all’italiano, o ad alcune sue forme dialettali: sono scritte in lingua corsa. La Corsica è territorio francese
e nonostante sia proprio il francese la lingua ufficiale, la lingua corsa sopravvive e viene ancora utilizzata
dalla popolazione locale (sebbene sempre meno, soprattutto nelle nuove generazioni).

La bandiera corsa
A “complicare” le cose ci si mette
anche l’italiano, presente
soprattutto nella toponomastica. Il
motivo è presto detto: la Corsica è
stata per secoli sotto il controllo di
Pisa e quindi il toscano, (da cui
deriva l’italiano moderno), è stata
per lunghissimo tempo la lingua
amministrativa, colta e religiosa
dell’isola.

Ecco allora che si dice Ajàccio e


non Ajacciò. Bastìa e non Bastià. E
così via. Facile no? Stessa cosa per
i cognomi: se ti sembrano italiani è
perché molto probabilmente lo
sono, ergo pronunciali all’italiana. Niente di più semplice!

2. Napoleone, ma non solo…


Beh, sì certo: Corsica = Napoleone Bonaparte! Anzi, per essere più precisi “Buonaparte”, cognome
italiano (vedi paragrafo precedente) che il futuro imperatore di Francia fece ‘francesizzare’ eliminando
una “o”. Non starò qui a farti la filippica storica su Napoleone, ma per dovere di cronaca ti ricordiamo che
nel 2019 ricorre il 250° anniversario della sua nascita e ad Ajaccio (sua città natale) sono previste le
‘Giornate napoleoniche‘, il 13, 14 e 15 agosto, per celebrare l’evento.
A parte il “piccolo caporale”, nomignolo
dispregiativo affibiatogli dai suoi avversari
legittimisti per sottolinearne le umili e
sconosciute origini corse, la Corsica ha dato i
natali ad altri personaggi illustri (chi più, chi
meno…) come:

 Laetitia Casta, modella e attrice, nata a


Pont-Audemer
 Adil Rami, calciatore dell’Olympique
Marsiglia e campione del mondo nel 2018
 Alizée, cantante, autrice del tormentone del 2000 “Moi Lolita”
 Laurent Lokoli, tennista non certo fenomenale (attualmente n° 661 del ranking ATP) ma matto come
un cavallo e assai divertente per i suoi ‘fuori programma’ sul campo da tennis:

3. Oltre il mare: la splendida natura della Corsica


Probabilmente dici Corsica e subito pensi al mare. Non è del tutto sbagliato ma neanche del tutto corretto.
In effetti la Corsica è, a veder bene, più “verde” che “azzurra” e con un terzo del suo territorio protetto
come parco naturale. Come scrisse Friedrich Ratzel, etnologo e geografo tedesco vissuto a cavallo tra
‘800 e ‘900, “la Corsica è una montagna sul mare” e presenta una varia e rigogliosa vegetazione
all’origine di una grande biodiversità.

La verde Corsica [Photo by Tom Grimbert on Unsplash]Sono ben 31 le foreste territoriali di proprietà
della Collettività Territoriale della Corsica e gestite da l’Office National des Forets assieme ad altre 131
foreste comunali, al massiccio forestale di Pinia e alla foresta
dipartimentale di Conca. Nel complesso si tratta di più
di 150.000 ettari di foresta, un quarto della superficie boschiva
dell’isola, costituita principalmente da larici e querce.
E oltre alle foreste pubbliche esistono zone verdi private con
100.000 ettari suddivisi in oltre 73.000 appezzamenti e
proprietari.

Tra tutta questa meraviglia verde, un consiglio particolare: la


foresta di Vizzavona. Si estende tra il monte d’Oro e il colle di
Palmente, ed è una delle più belle foreste della Corsica
con tantissimi sentieri, percorribili a piedi o in mountain
bike, che si insinuano tra larici e faggi.

Si tratta di luogo particolarmente apprezzato dagli escursionisti


e ospita una stazione ferroviaria che stupisce per le minuscole
dimensioni.

4. I 500 menhir della Corsica


Forse la cosa non ti è particolarmente nota, ma la Corsica ha da mostrare moltissimi siti archeologici di
straordinario interesse. Il più famoso di tutti è quello di Filitosa, antica capitale preistorica dell’isola.

Alcuni menhir antropomorfi di Filitosa


Di eccezionale interesse sono i menhir dalle
sembianze antropomorfe, monumenti megalitici
costituiti da una pietra unica posizionata in
verticale, risalenti al Neolitico (circa 6.000 anni fa).
Cosa assolutamente sorprendente: la Corsica
costudisce il maggior numero di menihr di tutta
Europa (circa 500), una cosa stranissima dal
momento che non vi sono molti altri menhir nel
bacino del Mediterraneo.
Il vero significato dei menhir rimane un mistero: tra le varie ipotesi avanzate quella secondo cui
sarebbero dei simboli fallici eretti dei contadini nella speranza di rendere fertile la terra (mah…). Oppure
potrebbero rappresentare capi guerrieri morti o avere un qualche significato religioso.

Come che sia ti consiglio di andare a visitare quantomento il sito archeologico di Filitosa. Poi, per
completezza ti segnalo anche altri siti archeologici interessanti:

 Cucuruzzu
 Il museo archeologico di Sartène
 Piana di Cauria
 Aleria

5. La Corsica nel piatto


E potevamo non concludere questo post con un accenno alle gioie del palato? La cucina corsa è
ovviamente basata principalmente sui prodotti dell’isola e, a causa di motivi storici e geografici, ha molto
in comune con la cucina italiana (un po’ meno con quella provenzale).

Alcuni prodotti tipici della Corsica


Le minestre occupano un ruolo
centrale nella cucina isolana. La
minestra, o zuppa corsa, è molto
simile al nostro minestrone, dove
l’olio di oliva è sostituito da un osso
di prosciutto e dallo strutto. Tra le
altre minestre tradizionali citiamo
anche la zuppa di pane molto simile
al pancotto italiano.

Assai diffusa la pasta, in particolare


quella ripiena come ravioli e
i cannelloni: entrambi sono ripieni
di brocciu, un formaggio simile alla
ricotta.

Tra le carni vanno per la maggiore l’agnello (agnellu) e il capretto (caprettu), quest’ultimo consumato
soprattutto a Pasqua. Da segnalare (se non temi l’alito del dopopasto) l’Agneau Corse, agnello arrostito a
fuoco lento, con rosmarino fresco, patate e spicchi d’aglio interi. E anche il Civet de
sanglier, considerato il piatto forte della Corsica: si tratta di cinghiale selvatico cotto in casseruola con
cipolle, aglio, castagne, finocchio e una generosa quantità di acquavite… una cosa leggera!

Quanto al pesce, non manca di certo, soprattutto lungo le località costiere. Un piatto tipico è l’Azziminu
di Capicorsu una zuppa di pesce con aragosta e frutti di mare molto simile al caciucco livornese, che
esiste anche nella sua variante con pesci di fiume (Azziminu di Corti).

Autore del post: Federico


Appassionato di tecnologia, cinema, fotografia e viaggi, scrittore per passione e per sostentamento,
dottore in scienze naturali, intriso di web fino al midollo. Una specie di Frankenstein: chiamatemi
'Frederàic'!
I misteri dell’isola di Haiti, tra passato e
tradizioni voodoo
categories: Curiosità
Haiti, una delle isole più povere dei Caraibi, nasconde una lunga tradizione esotiercia fatta di riti
sacrificali, voodoo e danze tribali in onore di divinità antiche. Non è strano assistere a riti
sacrificali in cui donne di colore agghindate per l’occasione, sacrifichano animali di ogni genere
per onorare dei o creature mitologiche dell’aldilà.
A farla da padrone sono i cosiddetti riti voodoo, che al contrario di quanto si è soliti pensare,
non sono ricollegabili solo alla magia nera. Oltre che per invocare anime malefiche, i riti
voodoo incluso l’uso della famosa bambolina, infatti, molto spesso vengono utilizzati anche per
scopi benevoli, pur contemplando sempre la morte di qualche povero animale malcapitato. Pare
che soprattutto i galli siano tra le vittime sacrificali maggiormente utilizzate per mettere in
pratica questo genere di rituali.
La magia di Haiti come elemento imprescindibile dell’isola

Trascorrere un soggiorno ad Haiti e non entrare in contatto con la sua straordinaria tradizione
magica ed esoterica è praticamente impossibile. Si perché ad Haiti praticamente tutti sono
fermamente convinti dell’esistenza della magia, compresi i cattolici più praticanti. Magia e haiti,
dunque, rappresentano un connubio indissolubile che si mescola con la tradizione della
popolazione locale e delle antiche riminiscenze provenienti dall’Africa.
Ovviamente, ad un visitatore di passaggio potrebbe sorgere un dubbio più che comprensibile. Si
tratta di rituali reali o di semplici recite messe in atto per attirare l’attenzione dei turisti? In
realtà questo non possiamo saperlo con certezza, sta di fatto che i rituali voodoo rappresentano
un aspetto suggestivo e affascinante dell’isola e va senz’altro vissuto a pieno se si ha
l’occasione di trascorrere un pò di tempo ad Haiti.

L’impronta del colonialismo su Haiti

Non bisogna dimenticare che Haiti è stata a lungo una colonia francese. A ricordarlo sono i
tantissimi monumenti che per stile architettonico ricordano a grandi linee le strutture
monumentali più importanti di Parigi. Dopo aver conquistato l’indipendenza dalla madre patria
francese, la popolazione del posto costruì una serie di forti e cinte murarie che avrebbero dovuto
difendere l’isola da nuovi attacchi coloniali. Fu per questo motivo che vennero costruiti alcuni
dei monumenti più suggestivi dell’isola, come il forte di Dessalines.
Ma perché Haiti attirò l’attenzione della Francia? Tra le principali attività produttive dell’isola,
spiccava fin dai tempi più antichi quella dello zucchero, elemento essenziale per la produzione
di rum, che ancora oggi viene prodotto in gran quantità sull’isola.

Haiti oggi: tra passato coloniale e povertà

Nonostante un passato coloniale e post coloniale ricco di storia , Haiti rimane pur sempre
povera, con un elevatissimo tasso di criminalità. È addirittura l’isola caraibica più povera.
Tutta colpa degli invasori americani che fecero razzie, mettendo in ginocchio l’economia
isolana. E pure, poco dopo la conquista dell’indipendenza, avvenuta intorno al 1820, l’isola di
Haiti aveva gettato tutte le premesse per rialzarsi e diventare un polo internazionale di grande
prestigio. A raccontarlo fu un esploratore italiano, Giacomo Costantino Beltrami, che nel 1826
approdò ad Haiti, descrivendola in un suo romanzo come una terra florida, all’avanguardia e
moderna. Difficile immaginarla in questo modo viste le attuali condizioni, ma il tracollo
dell’isola è in grande parte dovuto alle invasioni anglosassoni.
Le popolazioni del posto, in tal senso, hanno poco da recriminarsi anche se gli haitiani non sono
particolarmente noti per caratteristiche come l’ospitalità, che dovrebbe essere invece alla base di
una buona politica di gestione del turismo.
La ricca cultura della Croazia – cosa sapere
prima di visitarla
12. Agosto 2021. Attività e wellness Cibo e
vino Gite ed avventure

Un mix di diverse sfere culturali con radici in una lunga storia

La Croazia è un paese con una tradizione diversa. La


tradizione varia a seconda della regione e ha caratteristiche
particolari che sono uno dei motivi per cui i turisti la visitano.
Una volta che visiti la Croazia, puoi conoscerla
principalmente attraverso la sua gastronomia tradizionale, i
balli, la musica e la storia, specialmente attraverso la guerra
di indipendenza della Croazia, che ha fortemente influenzato la cultura e il modo di vivere della Croazia. Ecco alcune
delle cose che dovresti sapere sulla Croazia e sulle sue tradizioni prima di visitarla!

Musica

Una delle cose specifiche legate alla cultura croata sono


i costumi popolari tradizionali della Croazia. Ci sono
molti tipi di costumi tradizionali che si possono trovare
in tutte le parti della Croazia. Questi tipi di costumi sono
legati alla musica popolare tradizionale. Tamburica,
gusle, ganga e klapa sono gli strumenti tradizionali o le
forme di musica tradizionale. Puoi ascoltarli dal vivo,
soprattutto nei luoghi rurali della Croazia. La tamburica
è il genere di musica tradizionale più diffuso e popolare
in Croazia. Infatti, è il nome di uno strumento chiamato il liuto che si pronuncia anche come tamburitza. Questo
strumento musicale tradizionale ha molte versioni diverse in varie dimensioni. Gli insiemi di tamburica iniziarono a
formarsi a partire dal XVIII secolo. Pian piano, molti compositori iniziarono a comporre per questi complessi
musicali. Oggi la maggior parte della musica di tamburica è una combinazione di folk e pop. Uno dei più importanti
giocatori di gusle nel XX secolo è stato Mile Krajina. La gusla è uno strumento costituito da una cassa di risonanza in
legno e l’acero è considerato il materiale migliore (quindi spesso lo strumento viene chiamato “gusle javorove” – le
gusle d’acero), ricoperto da una pelle di animale e un collo con una testa dettagliatamente intagliata. Lo strumento è
sempre accompagnato dal canto; il folklore musicale, in particolare la poesia epica. La klapa è un genere di musica
popolare che è più rappresentato in Dalmazia. Di solito si tratta di un gruppo di uomini, ma oggi in Croazia c’è un
numero crescente di klapa femminili. Cantano a cappella e principalmente sull’amore. La musica popolare croata è
ancora tipica dei matrimoni tradizionali che sono un evento molto importante per i croati. Di solito ci sono centinaia
di invitati al matrimonio, e a volte la festa dura per giorni.

Cultura del caffè

Quello che sorprende i turisti che visitano la Croazia è la cultura del caffè in Croazia. Bere il caffè e andare al bar
quasi ogni giorno occupa un posto speciale nei cuori dei croati. Prendere un caffè è un’opportunità per incontrarsi con
gli amici, parlare di affari, andare a un appuntamento o rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro. Inoltre,
soprattutto a causa del caffè, è ancora permesso fumare nei bar in Croazia.

Cibo tradizionale

La Croazia è un paese con numerosi piatti tradizionali che ogni turista dovrebbe assaggiare prima di partire. Nella
parte settentrionale della Croazia sono più conosciuti i piatti a base di carne, mentre in Dalmazia si possono godere i
tradizionali piatti di pesce. Il piatto che dovresti provare se decidi di visitare la Croazia è la “peka”. La peka oppure
sać è una tecnica antica di preparazione di vari piatti all’interno di un vassoio, sotto l’omonimo coperchio a forma di
campana. Il metodo è principalmente usato per preparare carne, verdure o frutti di mare conditi e cotti insieme a olio
di oliva, altri tipi di grasso, erbe e occasionalmente vino. Inoltre, un formaggio molto famoso arriva
direttamente dall’isola di Pago e si chiama “il formaggio di Pago”.
Festa di Natale

Uno dei motivi principali per cui dovresti visitare la


Croazia durante l’inverno è la tradizione natalizia
croata. I croati sono per lo più cattolici e il Natale è
un giorno molto importante perché riunisce tutta la
famiglia. La capitale croata, Zagabria, ha ricevuto
per diversi anni consecutivi il premio per il miglior
Avvento di Natale in Europa. La combinazione di
neve, luci, odore di vin brulè e piatti tradizionali
croati si trasforma una bellissima esperienza che
attira turisti in tutto il mondo. Questa è la prova che
la Croazia non è una destinazione da visitare solo in
estate ma in tutte le stagioni!

Fatti interessanti

Come in molti altri paesi, i croati hanno cose strane che


fanno. La lista potrebbe essere molto lunga, ma ti
diamo un esempio che dovrebbe essere sufficiente. Se
mai visiterai Spalato, sentirai sicuramente parlare della
statua di Grgur Ninski, progettata da uno dei più
importanti scultori della Croazia, Ivan Meštrović.
Quello che devi fare quando lo trovi è toccare il suo
alluce ed esprimere un desiderio. Come mai? Nessuno
lo sa.

Anche se la Croazia è un piccolo paese, ha una notevole storia e tradizioni. Ecco alcuni fatti interessanti a riguardo:

La Croazia ospita la città più piccola del mondo chiamata Hum.

Il lungomare in Croazia è conosciuto come la costa dalmata.

La serie di successo della HBO Il Trono di Spade (Game of Thrones) è stata girata sulla costa dalmata a Spalato e
Dubrovnik.

Un croato detiene il record del più grande tartufo bianco mai trovato.

La spiaggia più famosa della Croazia si trova a Bol, sull’isola di Brač.

La Croazia ospita l’anfiteatro di Pola, che un tempo era il luogo dei sanguinosi combattimenti dei gladiatori romani.

Il vino è prodotto in Croazia grazie all’influenza dei greci di duemila e mezzo anni fa.

Almeno il 10% del territorio in Croazia è costituito da 8 parchi nazionali, 11 parchi naturali e due riserve naturali.

I fortunati in Croazia godono di 2.715 ore di sole all’anno.

Secondo Alfred Hitchcock, la città costiera di Zara in Dalmazia detiene il titolo del miglior tramonto del mondo.

Visitare la Croazia è come visitare un piccolo


posto con una ricca storia. Puoi goderne la
bellezza, la musica, la gastronomia e uno stile di
vita spesso considerato lento e piacevole. Puoi
imparare di più sul suo passato attraverso musei e
gallerie che si trovano in tutta la Croazia e
mostrano perfettamente l’intera storia di questo
bellissimo paese. Ma se hai mai la possibilità di
ascoltare la musica tradizionale o di assaggiare
alcuni dei piatti più famosi della Croazia (e
ovviamente la rakija!), fallo perché nessun museo
può sostituire la tua esperienza!
Curdo ( Kurmanji)

‘’I desideri sono larve oniriche in attesa di divenire farfalla e volare via’’
La forma che si trasforma nel sogno risveglia la struttura della volontà nel viverla,
Come bruchi che strisciano con l’impegno di divenire farfalla raggiungendo traguardi indelebili
Scriviamo parte della nostra vita cercando le evoluzioni che più ci aggradano,
confondiamo i nostri nemici predicando la gentilezza
e distribuiamo le nostre millebave per rallentare il tempo da passare con i nostri amici.
Non abbiamo un attacco potente che scalfisce la pelle dura
Ma nel nostro essere speciali addormentiamo chi ci esorta alla sconfitta.
Siamo strateghi del mondo dei sogni e sognatori di un allenamento comune
Siamo pokemon che non mancano mai nella squadra più in voga
E ci evolviamo così facilmente per far felice ogni allenatore che ci cattura.
La forma di attesa che caratterizza una parte della nostra evoluzione
È l’espressione di un guscio dalla quale nasce il rifugio di un sogno.
Siamo irremovibili dinanzi alle angherie di un giudizio superbo
E voliamo laddove gli orrizzonti organizzano le vacanze del nostro sognare
Siamo la carta scritta di un desiderio e la parola detta di un sognatore.
58
Crimini criminali
L’istruzione criminale esige regole ben diverse da quelle dei banchi di scuola
Ma ciò non deve indurre mai a pensare che la criminalità non abbia regole.
La dottrina della strada è spietata come una pena capitale
Ma è anche benevola con chi gestisce al meglio i piani criminali
Uno spione vale meno del primo cretino messo come un palo per allarmare
E chi spesso gioca a fare il doppio gioco finisce di non poter più giocare.
Credere di essere il più furbo di tutti è il primo concetto per finire all’altro mondo
La violenza gratuita e la moda sentirsi il boss di turno apre prima la strada alla galera.
Colpa più grande risiede in chi che detiene il monopolio sulla mancata fiducia
Anche se tale monopolio è molto comune in chi non serve al meglio il sistema.
Chi è erede di un mondo criminale possiede i fidati e la loro fiducia
E chi è artefice del crollo del sistema moltiplica tradimenti
Chi è padre ricorda le tradizioni e chi è figlio esalta le rivoluzioni,
ma tutti dal primo all’ultimo del sistema sanno una sola regola che dice:

‘’Il tradimento è il crimine più comune


di chi non avrà la fortuna dalla sua parte’’

59
Curdo ( Sorani )

‘’ In ogni modifica aggiunta può nascere la scintilla della follia’’


Al di là del limite ed al di là da ogni ragione ci spingiamo per evolverci,
dove risuona la campana che frena il motivo della nostra modifica
accettiamo i limiti imposti dalla società che ci incatena con le sue scelte
e dove si cancella l’origine dei nostri limiti si accende la scintilla della frenesia,
frenesia che addobba di forza l’uomo che assume modifica,
modifica che surclassa il limite
e limite che conduce alla follia.
Uomini macchina e macchina uomini lottano nel Darwinismo sociale
Limiti e scintille che guidano le scelte e le idee.
Modifichiamo il nostro futuro dimenticando il passato
Aggiorniamo il presente per sentirci vicino al futuro
Siamo la filastrocca del menestrello più tecnologico
Siamo la poesia tradotta dalla sintesi del nostro computer
E siamo musica di una patologia che comporta cyber-psicosi.
Siamo folli e allo stesso tempo lucidi,
siamo in costante aggiornamento con le nostre emozioni
60
Il mio tesoro
Come un rasoio che estirpa i peli sul volto rendendoti più interessante
Un tesoro, un grande tesoro estirpa le volontà conducendoti alla libido
Piacere che altri vogliono negarti con il loro egoismo rubandoti il tesoro.
Storia antica quella di un Hobbit che decide di lasciare contea
E storia sempre contemporanea quella di un uomo che vuole tutto per sé.
La famosa avidità dei nani e seconda per fama solo alla longevità degli elfi
Di stregoni ne abbiamo di tutti i colori
E tra orchi ed orchetti non mancano mai i cretini di turno.
O mio tesoro unico e solo, ti nascondi nel buio del giorno
E ti mostri alla luce tra le ombre notturne
Guidi le orde di mostri ed affascini le più innocue creature.
Il mio tesoro unico e solo, mi parli da sempre e mai mi lasci solo
Mi sussurri nel sono parole ed io mi ricorderò sempre che :

‘’I tesori più grandi rivelano maggiore pericolo


ed alimentano un’indomabile coraggio’’

61
Danese

‘’Prima di ogni espressione dipingine emozione’’


Prima di versare inchiostro nelle parole che dirai riscrivi un pensiero
E prima di dimostrare la bellezza di un valore assapora il gusto della virtù.
Dipingi ciò che la sola conoscenza non può fare, esaltando l’immaginazione.
Estorci l’amore dal mondo per diffondere quel sentimento come grande tesoro,
Non trattare mai i tuoi obiettivi come cimeli dimenticati in bacheca,
Alimenta le tue idee con la stessa fame che sfama il popolo con la cultura
E scrivi in qualsiasi lingua in modo che ad ogni popolo arrivi la tua parola.
Prima che inizino a parlare di ciò che fai, fai facendo credendo in te stesso
Prima che finisca il tempo che hai disposizione scolpisci la memoria di te nell’infinito,
Prima che condannino le tue azioni ricordati di agire nel bene
E prima che elogino te stesso sappi che puoi sbagliare restando umano.
Sii turista di un viaggio che non sai quando sia mai iniziato né sai quando finisca
Sii migrante di una terra che ti accetta nella tua diversità
E sii te stessso per omaggiare la parte che hai deciso di scrivere della tua storia.
Sii tutto e niente, sii l’alfa e omega.
62
Peccati di scacco
Un Pedone facilmente invidia gli altri pezzi della scacchiera per le loro abilità,

un Alfiere è un mago delle diagonali ma non riesce neppure a scalfire un pedone di fronte,

il Cavallo possiede una mossa strepitosa della elle ma cade facilmente nei tranelli di una casella

la Torre è sovrana dietro le quinte e quando decide di muoversi fa grande rumore

ma quel rumore che fa, cade ben presto nel silenzio quando si vede costretta ad arroccare proteggendo ilil
Re che chiede il suo corpo per protteggersi dai nemici.

La Regina può tutto nella scacchiera ma non è il pezzo di maggiore importanza nella vittoria

Il Re comanda tutto e tutti ma non può fare più di un passo in ogni direzione.

Come detto la società e come ogni pezzo della scacchiera e l’invidia tra ogni pezzo

È dietro l’angolo ma la partita va vinta affinchè non si perde il valore di lottare

Dietro il peccato di scacco, peccato che si risolve con la collaborazzione

Virtù che raccoglie sia primi che ultimi dettagliando il raccolto

Virtù che supporta il Re proteggendolo da ogni male del mondo,

che segue ogni passo del pedone portandolo al traguardo evocandone il cambiamento,

che veste la regina di un canto supportato dalla bandiera alzata dall’alfiere sulle diagonali,

che dimostra la capacità del cavallo nell’impegnarsi in più mosse vincente,

e che onora la torre affinchè non cada sotto le accuse delle invidie di corte

un semplice gioco giocato da tempo per dirti semplicemente che:

‘’ L’invidia è il migliore raccolto del fallimento’’

63
Dhivhei

‘’ Gli ignoranti e gli stupidi incontrano con più


difficoltà la follia semplicemente perché pensano poco’’
Giudicano tanto e pensano poco, cantano la loro frustrazione sulla pelle dei folli
Discriminano la melodia diversa da quella suonata da loro
Deridono il modo di presentarsi di altri, atteggiandosi come personaggi famosi.
Ignoranti nel comprendere le sfaccettature di ogni singolo essere umano
E stupidi nel gidicare ciò che non conoscono.
La melodia di un martire in attesa della comprensione è un’arte senza tempo
Ed il modo di apparrire prima che si tramuti in moda è la maledizione degli alternativi,
La follia non è un semplice stato mentale ma è una forma di espressione più di valore
La follia è fare ciò che non hanno il coraggio di fare altri.
La follia è un modo di vedere le cose in modo diverso
ed è una tecnica nel sviluppare funzioni che nemmeno il più istruito saprebbe svolgere.
Il fascino di un martirio celebrato in un suono che abbatte ogni barriera
È la nota di una grande bandiera da sventolare sul pentagramma della propria follia
E la musica più audace si veste di follia per apparire incompresa, restando magnifica
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Pietanze nucleari
Inzuppando il biscotto nel latte della discordia ci si inizia contamindo la giornata
Rifocillando i pensieri nel cucchiao della rabbia gettandolo nel piatto
ci si brucia la lingua nel brodo della propaganda,
affondando la forchetta nella polpetta della disgrazia
si versa il sugo che si fa sangue nella polemica.
Il vecchio cibo prima che fosse diventato tutto radiattivo aveva un sapore diverso.
La politica, la guerra e la fame hanno contaminato ogni pietanza
Corrodendo della loro collera i campi incolti hanno piantato bombe,
Recitando messe di diverse parocchie hanno divulgato una preghiera di odio
E buttando nella minestra litigio hanno condito il pasto di bombe.
Sciacalli con il mondo e le bestie hanno reso tutto deserto
Pur dando la colpa ad altri anche noi abbiamo reso servizio al loro disturggere
E ci ritroviamo a vagare nelle terre più radiattive cercando aria di sopravvivenza
Parlando alle macchine che sono divenute le nostre sole compagne
Ci si ricorda solo oggi quella frase detta dal poeta dei vecchi millenni che diceva:

‘’ La sopravvivenza è il traguardo più nobile della scienza’’

65
Curiosità di Lelouch Alighieri
Chi sono i curdi?

La bandiera curda, che oggi sventola solo sulla regione autonoma del Kurdistan iraqeno. Il
sole al centro del vessilo è il simbolo della saggezza nel zoroastrismo, l'antica religione che
un tempo era la più diffusa in Asia.

Il nome "curdo" deriva dall'armeno Kurdukh e dall'arabo "Kurd". Il termine puà avere diversi
significati tra u quali "nomade" e "coraggioso".

Il curdo più famoso di sempre è probabilmente Saladino, il grande sultano che nel XII
secolo riconquistò Gerusalemme dai crociati europei.
Il dittatore iracheno Saddam Hussein fu un feroce avversario dei curdi. Tra il 1983 e il
1987, utilizzò esercito e armi chimiche, per uccidere oltre 100.000 persone. Fu un vero
genocidio che causò due milioni e mezzo di profughi.
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Scopriamo qualcosa di più sul popolo senza nazione


che da tempo rappresenta una delle questioni più
spinose all'interno complicato quadro politico
mediorientale.
I curdi, con circa 35 milioni di persone, sono un popolo che appartiene ad uno dei
gruppi etnici più numerosi del Medio Oriente. Eppure, nonostante questo, non hanno
uno Stato riconosciuto e vivono sparsi tra nazione diverse: Iraq, Iran, Siria,
Armenia, Turchia e, in minor concentrazione, in Afghanistan e Azerbaigian. Circa
cinque milioni hanno invece scelto di emigrare in Europa (in Germania, ad esempio, la
comunità curda è molto nutrita).
Da decenni i curdi inseguono il sogno di poter formare un unico Paese indipendente e
ciò ha creato frizioni e contrasti - spesso violenti e sanguinosi - con i governi delle
nazioni che li "ospitano" e altre popolazioni con cui condividono il territorio.
Un popolo frammentato
Per semplicità in questo articolo parleremo genericamente dei "curdi", ma poiché
questo popolo ha vissuto da sempre suddiviso in contesti differenti, vi sono differenze
notevoli tra i vari gruppi di curdi. I curdi iracheni, ad esempio, sono gli unici ad aver
almeno ottenuto una regione autonoma all'interno del Paese, mentre per i curdi
siriani l'autonomia è ancora un traguardo da raggiungere con sangue e fatica.
Anche la lingua curda poi, non è la stessa per tutto. Dal medesimo ceppo linguistico
infatti si sono sviluppate tante varianti diverse. I "dialetti" più diffusi sono comunque
il Kurmanji, il Sorani, il Pehlewani e il Laki. Ovviamente tra i curdi si parla anche la
lingua principale della nazione in cui vivono.
E la religione? Anticamente il principale curdo era il mazdeismo, una religione
variegata e tollerante con fedi diverse. Oggi ci sono curdi aderenti al Zoroastrismo
all'Islam sciita e al Cristianesimo, ma la maggioranza è musulmana sannita.
Una questione mai risolta
Ma qual è la travagliata storia di questa gente? Per risalire alle origini del "problema"
curdo - e un po' di tutto il Medio Oriente in generale - bisogna risalire agli anni
immediatamente successivi alla Prima Guerra Mondiale.
Dopo la sconfitta subita al fianco delle potenze alleate l'Impero Ottomano, che per
secoli era stata la potenza egemone dell'Asia Minore e dintorni, concluse l'inesorabile
declino svanendo per sempre.
Il Trattato di Sèvres del 1920 infatti sancì definitivamente la fine del dominio
ottomano - che venne delimitato ai confini della moderna Turchia - e la nascita di
tanti nuovi Stati, come la Siria, che mai prima di allora erano comparsi sulla carta
geografica. Questo avvenne perché durante il conflitto del '14-'18 inglesi e francesi si
erano guadagnati il sostegno delle popolazioni locali promettendo loro il
riconoscimento di nazioni indipendenti una volta sconfitto il grande nemico turco.
Le potenze occidentali però non furono proprio di parola: il Medio Oriente venne
infatti spartito in zone d'influenza tra Francia e Gran Bretagna (la zona era ed è tuttora
ricchissima di petrolio) e le neonate nazioni sorte dalle ceneri dell'Impero Ottomano
videro ridursi di molto la loro indipendenza.
In tutto questo, come in un grande "gioco delle sedie" dove chi rimane senza posto al
termine della musica deve fare penitenza, a restare senza nulla in mano furono i
curdi. Anche a loro infatti era stata promessa una nazione sovrana, il Kurdistan (o
Curdistan), ma quando nella "nuova" Turchia prese definitivamente il potere il
nazionalista Mustafa Kemal Pascià, filo-occidentale, l'ex potenza ottenne
l'annullamento di alcuni punti del trattato di Sèvres e l'idea di creare uno stato
interamente curdo venne messa da parte per sempre.
Decenni di lotte e persecuzioni
Delusi dal sogno infranto e costretti ad essere una minoranza all'interno di nazioni che
non li vedevano di buon occhi, i curdi sono da sempre oggetto di persecuzioni e
repressioni anche molto cruente.

Sia in Iran che nell'Iraq del dittatore del dittatore Saddam Hussein, ad esempio, le
popolazione curda divenne il bersaglio di deportazioni, arresti, torture ed esecuzioni
sommarie. Anche in Turchia - dove i curdi sono più del 18% della popolazione - e in
Siria questa etnia è stata a più riprese colpita da provvedimenti duri e sanguinosi.
Per contro i curdi organizzarono nuclei di guerriglia armata, incendiando lo scontro
con i vari eserciti governativi. Il più "celebre" è quello legato al PKK, il partito dei
lavoratori del Kurdistan attivo in Turchia e Iraq che alcuni considerano un vero gruppo
terrorista (nel 2015, per esempio, un'azione militare del PKK portò alla morte otto tra
militari e poliziotti turchi).
La situazione curda oggi
In Turchia e zone limitrofe l'oppressione nei confronti dei curdi si è fatta ancora più
pesante in seguito al fallimento del colpo di stato che cercò di deporre l'attuale
presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Ripreso in mano il controllo infatti, Erdoğan -
che da sempre è stato ostile al nazionalismo curdo - chiuse giornali e attività curde in
tutto il Paese, arrestando migliaia di persone.
A complicare le cose poi ci ha pensato la guerra siriana dove allo scontro tra ribelli ed
esercito del presidente Bashar al Assad si è aggiunta anche la minaccia dell'ISIS,
lo Stato Islamico tanto noto in occidente per i suoi efferati delitti in nome del fanatismo
religioso. I curdi siriani infatti sono stati i più agguerriti oppositori dell'ISIS e le
violente battaglie - costate molto care in termini di morti e feriti - hanno portato i
terroristi islamici a dover arretrare di parecchi chilometri. Quella porzione di territorio
siriano, la Rovaja, è stata rivendicata dai leader curdi.
Ovviamente queste conquiste non hanno fatto piacere alla Turchia, timorosa di veder
crescere la forza di un nemico interno, ed Erdoğan - nel silenzio di Europa e U.S.A -
nel 2019 scatenò una nuova offensiva contro la popolazione curda in Siria.
Nella caldissima estate del 2022 (e non solo per il clima) l'attenzione mediatica è
tornata prepotentemente sulla questione poiché nel corso delle trattative per allargare
l'adesione alla Nato a Svezia e Finlandia, la Turchia aveva imposto il proprio veto,
chiedendo prima l'estradizione di alcuni cittadini curdi vicini al PKK che si erano
rifugiati proprio nei Paesi scandinavi per sfuggire alla cattura, nonché la fine di ogni
aiuto alle formazioni combattenti curde in Siria.
Tali richieste - insieme all'eliminazione dell'embargo di armi verso la Turchia - sono
state infine accolte al termine di una serie di incontri diplomatici, facendo così
cadere il veto del governo di Istanbul e avvicinando Svezia e Finlandia alla Nato.
FONTI: Corriere della Sera, BBC.
Lingua curda
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Le lingue curde (Kurdî, Kurdí, ‫[کوردؽ‬1]) non costituiscono un'unica entità linguistica
standardizzata, si tratta invece di un continuum di varietà linguistiche strettamente
legate tra loro, parlate in Asia occidentale. Generalmente la lingua curda viene distinta
in tre sottogruppi: la varietà settentrionale (kurmancî), varietà centrale (sorani) varietà
meridionale (pehlewani) e Laki, anche se non mancano suddivisioni differenti. Le
lingue Zaza-Gorani sono altresì parlate da diversi milioni di curdi, tuttavia non sono
linguisticamente appartenenti al continuum curdo.
Al 2022, le varietà settentrionali e centrali insieme sono parlate da quasi 21 milioni di
parlanti totali; Ethnologue indica 15,7 milioni per il curdo settentrionale e 5,3 milioni per
il curdo centrale[4].

Distribuzione geografica
La lingua curda è parlata nella regione geografica del Kurdistan, oggi suddivisa
tra Turchia, Iran, Iraq e Siria. A seguito della diaspora curda la lingua curda è attestata
in Europa, vari paesi dell'ex Unione Sovietica, Afghanistan, Libano, Stati Uniti
d'America.
I curdofoni si attestano tra i 20-30 milioni di parlanti tra il 2000 e il 2010.
Lingua ufficiale
In Iraq il curdo è lingua ufficiale accanto alla lingua araba a partire dalla
Costituzione del 2005

Classificazione
La lingua curda è una lingua indoeuropea appartenente al gruppo delle lingue
iraniche nord-occidentali, e facente parte del sottogruppo orientale, accanto
al beluci e il gilaki

Varietà
Principali distinzioni delle varietà curde
La distinzione delle varietà di curdo sono soggette a numerose interpretazioni. Tra le
più rilevanti vi è quella precedentemente illustrata, dove le lingue curde vengono divise
in quattro gruppi: curdo settentrionale (kurmancî), curdo centrale (sorani), curdo
meridionale e laki. Hassanpour nel 1992 divide le lingue curde in:

 Kurmanci, sorani, gorani e zazaki


Mehrdad Izady sempre nel 1992 invece teorizza due macrogruppi:

 Kurmancî, comprendente kurmancî settentrionale, kurmancî meridionale (o sorani)


 Pahlawani, comprendente dimili (o zazaki) e gorani (comprendente laki e hawrami)
Renee Chenault-Fattah, nel 2000, distingue le lingue curde in due gruppi:

 il gruppo delle lingue curde (curdo settentrionale/kurmancî, centrale/sorani,


meridionale)
 il gruppo delle lingue curdo-caspiche (zazaki e gorani).
Ancora diverse sono state poi le analisi successive, che tuttavia a grandi linee possono
essere ricondotte a quelle precedentemente indicate, in versione rivista e aggiornata. È
del 2014 la suddivisione proposta da Haig e Öpengin:

 curdo settentrionale/kurmancî: diviso in badini, kurmancî


 curdo centrale/sorani: cui dialetti principali sono mukri, hewlêrî (erbil), silêmanî
(suleimaniya), germiyanî (kirkuk) e sineyî (sanandaj).
 curdo meridionale: comprendente varietà come kelhuri, keyli, kirmashani e alcuni
dialetti laki
 gorani: comprende hawrami o hawramani
 zazaki: comprende i tre dialetti principali, zazaki settentrionale, centrale e
meridionale

Storia
Ogni tentativo di studiare o descrivere le lingue curde si scontra con il problema
della carenza di attestazioni antiche; infatti le prime testimonianze scritte in lingua
curda risalgono a non prima del XVI secolo e non sono particolarmente rilevanti per lo
studio delle evoluzioni della lingua. Gli studiosi si avvalgono quindi dei dati raccolti da
altre varietà iraniche, passate e presenti, vicine al curdo: le relazioni sincroniche del
curdo con altre lingue moderne della stessa famiglia possono essere traslate in un
modello diacronico. Gli studi di dialettologia iranica precedenti al 1900 tendevano a
raggruppare le varietà linguistiche in base alla zona geografica. Tra le lingue iraniche
occidentali solamente persiano, curdo e baluchi erano conosciute relativamente bene;
le altre lingue iraniche occidentali, molte delle quali parlate nella zona storica
dell'antica Media, vennero invece raggruppate sotto il nome di "mediane". Di
quest'ultime vennero ritrovati, all'inizio del XX secolo, molti documenti che posero le
basi per gli studi successivi. Alcuni di questi documenti (scritti in medio persiano
manicheo e partico manicheo) furono di particolare rilievo per lo studio dialettologico
delle varietà occidentale. Paul Tedesco nel suo pionieristico lavoro sulle distinzioni
dialettali tra medio persiano e partico vide varie connessione tra persiano e curdo e,
talvolta, anche baluchi. Tuttavia la sua sottodivisione delle lingue occidentali iraniche è
fatta ad hoc e spesso basata su una sola caratteristica condivisa, e soggetta a
cambiamenti frequenti.
Un altro passo importante nello studio della lingua curda (e della dialettologia iranica
occidentale) fu fatto da MacKenzie nel 1961. Questi nel suo saggio sviluppa un
sofisticato modello dialettologico secondo il quale il curdo, condividendo un certo
numero di isoglosse, è relativamente vicino al persiano, mettendo quindi in questione
la tradizionale visione secondo la quale il curdo sarebbe una lingua nord occidentale e
non sud occidentale come il persiano. Sempre nello stesso anni pubblica inoltre una
dissertazione sui dialetti curdi, rimasta di riferimento standard. Dopo MacKenzie,
nonostante le conoscenze relative alla lingua curda si siano considerevolmente estese,
non sono stati fatti grandi progressi per quanto riguarda lo sviluppo di un modello
genealogico del curdo. Gernot Windfuhr nel 1975 ha corroborato la stretta relazione tra
persiano, curdo e baluchi. Pierre Lecoq nel 1989 ha fornito un'analisi di vari fenomeni
fonetici e altre caratteristiche grammaticali, senza però inquadrarle in uno sviluppo
genealogico che avrebbe potuto sorpassare le teorie di MacKenzie. Paul nel 1988 ha
adottato un nuovo modello, a sostituzione del sottogruppo lingue iraniche nord
occidentali vs sud occidentali, dove ogni lingua prende posizione su una scala, poi
elaborato nel 2003 da Agnes Korn, che ha distinto il modello scalare in due-tre fasi
storiche di scalarità.
Considerando la mancanza di dati storici e la preponderanza di fattori
areali, prestiti e sostrati, non è certo se sarà mai possibile scrivere una grammatica
storica comprensiva delle lingue iraniche occidentali, prerequisito necessario per
un'adeguata descrizione della storia del curdo.[3]
Sistema di scrittura
Le lingue curde utilizzano a grandi linee gli alfabeti dei Paesi nei quali sono
parlate; pertanto in Iraq e Iran viene utilizzato l'alfabeto arabo modificato; in
Armenia e in Turchia e Siria dal 1932 viene utilizzato l'alfabeto latino; negli ex
paesi dell'URSS viene invece scritto utilizzando il cirillico. Tradizionalmente il
kurmancî viene associato all'alfabeto latino e il sorani all'alfabeto arabo. In
passato le lingue curde sono state scritte sia con l'alfabeto armeno nell'Armenia
sovietica e durante l'Impero Ottomano.
Attualmente è in corso un progetto di unificazione dell'alfabeto della lingua
curda, chiamato yekgirtú, e basato su ISO/IEC 8859-1.
Tra l'alfabeto latino del kurmancî e l'alfabeto arabo del sorani non vi è una
corrispondenza perfetta, in quanto anche la fonologia delle due lingue non è
identica. È infatti possibile parlare di corrispondenza 1:1 (ossia dove ad un
carattere ne corrisponde uno) per 24 lettere, di corrispondenza 1:2 (laddove per
ogni carattere in un alfabeto ne corrispondono due nell'altro) in 4 casi e di
corrispondenza 1:0 (per i caratteri assenti in uno dei due alfabeti) in 5 casi.
Espressioni di uso comune
Alcune espressioni di uso comune nelle due varietà:

Traduzione Kurmancî Sorani

Ciao Merheba, Silav Slaw! ,

Buongiorno Rojbaş Nîwerro baş

Buonasera Êvarbaş Éwar baş

Grazie Spas Supas

Come va? Çawa yî? Chonî?

Bene Xasim Çakim

Arrivederci Bi xatirê te Xwa-legell

Per favore Tika dikim Tikaye


Fatti sorprendenti, informazioni e
curiosità sull'Iraq
La capitale dell'Iraq, Baghdad, si trova nella regione centro-orientale del Paese.
L'Iraq è un paese dell'Asia occidentale.
Il nome ufficiale del paese è Repubblica dell'Iraq.
L'Iraq confina con sei paesi: Giordania a ovest, Siria a nord-ovest, Turchia a nord, Iran a est e
Kuwait e Arabia Saudita a sud.
Le lingue ufficiali dell'Iraq sono l'arabo e il curdo.
La fertile regione compresa tra i due famosi fiumi, il Tigri e l'Eufrate, permise la rapida
stabilizzazione della popolazione irachena già nel VII secolo a.C. L'area ha avuto molti nomi
nel corso della storia, tra cui Al-Jazeera ("isola") in arabo e Mesopotamia ("terra tra due fiumi")
in greco.
L'Iraq ha una popolazione di 37 milioni.
L'area dell'Iraq è 437.072 km2.
Il monte Cheekha Dar si erge a 3.611 metri sul livello del mare. ed è la montagna più alta
dell'Iraq.
L'Iraq ha 5 voci nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Invenzioni importanti come l'ora di 60 minuti e il minuto di 60 secondi, la ruota, le prime mappe
del mondo e il calendario accurato - tutto questo ha avuto origine in Iraq.
Gli iracheni sono impegnati nell'apicoltura da oltre 5.000 anni. Per la maggior parte delle
famiglie irachene, il miele è un'importante fonte di reddito e cibo.
L'Iraq ha partecipato per la prima volta alle Olimpiadi del 1948 e ha vinto una sola medaglia, un
bronzo nel sollevamento pesi ai Giochi del 1960. L'Iraq non ha mai partecipato alle Olimpiadi
invernali.
Più della metà degli americani crede che la guerra in Iraq sia finita in una situazione di stallo.
Più della metà degli intervistati ritiene che l'amministrazione Bush abbia ingannato l'opinione
pubblica sul fatto che l'Iraq possieda armi di distruzione di massa. Circa la metà afferma che il
coinvolgimento degli Stati Uniti ha avuto un impatto negativo sulla vita lì, e sette su dieci
affermano che il denaro speso per la guerra è una delle cause della cattiva economia.
Durante la guerra tra Iraq e Iran negli anni '80, Saddam Hussein era un alleato degli Stati Uniti.
I bunker sotterranei costruiti per Saddam Hussein erano considerati praticamente indistruttibili
perché in grado di resistere all'impatto diretto di una bomba di tritolo da 2000 kg. E i bunker
erano profondi fino a 90 metri sottoterra.
La società che ha costruito i bunker per Saddam Hussein ha anche costruito rifugi antiaerei per
il Terzo Reich di Adolf Hitler.
Il bunker costruito appositamente per il quinto presidente dell'Iraq (Saddam Hussein) non era
solo un piccolo nascondiglio durante la guerra. È stato dotato di servizi come una piscina, una
sala ricreativa, una cucina gourmet e un asilo nido per i nipoti di Saddam Hussein.
Un'altra aggiunta a questo moderno bunker era la "sala della guerra". La sala era dotata delle
ultime tecnologie in modo che il dittatore potesse monitorare le attività sul campo.
Tunnel sotterranei e bunker per il dittatore iracheno sono stati costruiti negli anni '70 e '80 da
ingegneri della Jugoslavia.
Nel marzo 1988, Saddam Hussein ordinò un attacco chimico ai curdi nella città di Halabja,
uccidendo 5.000 persone. Gli Stati Uniti hanno poi espresso il loro orrore per questo atto, ma
hanno continuato a sostenere Hussein.
Baghdad aveva una rete labirintica di tunnel sotterranei che avrebbero dovuto estendersi per
chilometri. Era in grado di ospitare migliaia di iracheni, ospedali e persino postazioni militari.
Il bunker e le gallerie furono costruiti su ordine del generale Saddam Hussein per la sua
protezione in caso di guerra. Il costo di costruzione di questi bunker è stato coperto con petrolio
greggio.
Nel dicembre 2011, le ultime truppe statunitensi in Iraq si sono ritirate dal paese, ponendo fine
alla guerra di quasi nove anni. È stato il più grande ritiro delle truppe statunitensi dal Vietnam.
La famosa storia di Alibab e dei quaranta ladroni è stata scritta circa 1.000 anni fa in Iraq.
Secondo un rapporto dell'UNHCR del 2010, gli iracheni erano il secondo gruppo di rifugiati al
mondo, con 1,8 milioni di iracheni che cercavano rifugio nei paesi vicini. Il gruppo più
numeroso proveniva dall'Afghanistan, dove c'erano 2,9 milioni di rifugiati.
L'Iraq è noto per i suoi sciami di locuste. Gli sciami più grandi possono essere formati da 40-80
milioni di insetti e possono percorrere più di 10 km al giorno. Gli ultimi grandi sciami di locuste
registrati hanno spazzato il paese nel 1987 e nel 1989.
Il più antico sistema di scrittura conosciuto è stato creato intorno al 3200 a.C. in Iraq ed è
conosciuto come cuneiforme. Al posto dell'alfabeto sono stati usati circa 600 caratteri, ognuno
dei quali denotava una sillaba o una parola specifica.
L'Iraq ha uno stretto tratto di 58 km di costa nel Golfo Persico settentrionale.
Le donne in Iraq hanno goduto di più libertà che in altri paesi della regione. Tuttavia, la loro
situazione è peggiorata dalla Guerra del Golfo. I gruppi religiosi cercano di costringere le donne
a nascondere i loro corpi.
Il Tigri e l'Eufrate sono i due fiumi principali dell'Iraq. Questi fiumi contribuiscono in modo
significativo a rendere molto fertile la terra dell'Iraq.
I principali gruppi etnici che compongono l'Iraq sono arabi, curdi, turcomanni e assiri.
L'Iraq ottenne l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1932 e divenne una repubblica nel 1958.
La Mesopotamia, regione che corrisponde grosso modo all'Iraq moderno, conosciuta anche
come la "terra tra i fiumi" tra i fiumi Tigri ed Eufrate, è considerata una delle culle della civiltà.
Il giardino pensile babilonese nel palazzo di Nabucodonosor II è stato riconosciuto come una
delle sette meraviglie del mondo antico.
Il fondatore della chimica, Jabir Ibn Haiyan, era un medico e alchimista in Iraq nel Medioevo.
Si ritiene che l'Arca di Noè sia stata costruita in Iraq.
All'età di 32 anni, Alessandro Magno morì nel palazzo di Nabucodonosor II a Babilonia.
Nel 1923, la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilì che i mediorientali erano caucasici, ma non
erano "bianchi" perché la maggior parte dei laici non li considerava tali. Nel 1946 cambiò
opinione. Attualmente, nel censimento statunitense, gli iracheni e altri mediorientali, compresi
gli ebrei, sono considerati "bianchi".
L'Iraq è la patria degli imperi accadico, assiro, babilonese e sumero.
Curiosità sulla Danimarca: società, lingua, cultura

11 Curiosità sulla Danimarca per conoscere meglio


questo paese scandinavo
Tra Italia e Danimarca esistono differenze culturali che sono difficili da immaginare.
Per questo motivo, un italiano che decide di vivere in Danimarca per un certo periodo
potrebbe aver bisogno di alcuni consigli di sopravvivenza.

Che tu voglia partire alla scoperta di questo Paese o sia semplicemente incuriosito dai
confronti culturali, ecco 11 curiosità sulla Danimarca per conoscerne meglio
la società, la storia, la lingua e la cultura.

Curiosità sulla Danimarca: Società

1) La Danimarca è uno dei paesi più felici del mondo


La Danimarca è stata nominata il paese più felice del mondo in numerose occasioni e
continua ad essere in cima al “World Happiness Report” delle Nazioni Unite. I motivi
sono vari e li spieghiamo in un articolo sul perché la Danimarca è tra i paesi più
felici del mondo.
2) La bicicletta è uno dei mezzi di trasporto più usati
Dato che la conformazione della Danimarca è particolarmente piatta, usare la
bicicletta non è eccessivamente faticoso.
Per questo motivo, e grazie a una rete ben organizzata di piste ciclabili e corsie
dedicate solo alle biciclette, molti danesi scelgono questo mezzo di trasporto anche per
andare al lavoro tutti i giorni.
Nonostante il clima rigido e freddo, la bicicletta viene utilizzata anche d’inverno dal
75% dei danesi. A Copenaghen, più del 50% dei cittadini percorre il tragitto quotidiano
casa-lavoro in bicicletta.

3) I danesi adorano il Natale


Non c’è momento dell’anno che sia più atteso e desiderato. I danesi adorano arredare
gli ambienti a tema natalizio e realizzare decorazioni per scaldare ogni atmosfera.
E’ qualcosa che potremmo collegare al famoso hygge, quella sensazione di benessere
data dalle piccole cose, dalle atmosfere rilassanti, dalla cioccolata calda con gli amici.
Sotto Natale ogni posto brilla di lucine profuma di cannella; l’ingrediente fondamentale
per qualsiasi dolce danese che si rispetti.

4) L’acqua danese è pulitissima


Una peculiarità di alcune città portuali danesi è che l’acqua, anche al porto, è
talmente pulita da poterci fare il bagno! Non solo a Copenaghen, ma anche a Odense
e Aarhus.
Oltre all’acqua di mare, anche l’acqua delle case danesi è molto pulita e, per
questo, potabile. I danesi bevono quotidianamente l’acqua del lavandino, il che è
molto economico (considerati i prezzi dell’acqua in bottiglia rispetto all’Italia!) e,
soprattutto, eco-sostenibile.

5) In Danimarca nessuno è considerato “migliore degli altri”


La cultura danese è impregnata di un fortissimo senso di uguaglianza sociale. In
Danimarca viene riconosciuta la stessa dignità a tutte le professioni e il rispetto
sociale si guadagna sulla base delle proprie azioni e non del proprio titolo.
Esiste addirittura una legge che afferma questo principio, chiamata “Janteloven”. Non
è da confondere con il principio “la legge è uguale per tutti”: questa legge sancisce che
il successo professionale e la ricchezza materiale non determinano la qualità di un
individuo; non lo rendono “migliore” degli altri.
Questa è una curiosità sulla Danimarca che, forse, ci aiuta a capire perché i danesi
sono un popolo così felice, meno frustrato… probabilmente è qualcosa da cui tutti
dovremmo imparare.

Curiosità sulla Danimarca: Invenzioni

Foto: Carolina Bonsignori

6) I LEGO®
Il famoso mattoncino LEGO® è stato inventato dal danese Ole Kirk
Christiansen nella città di Billund nel 1949. Oggi, a Billund, puoi visitare il fantastico
parco divertimenti LEGOLAND® (le ambientazioni di ogni giostra sono realizzate in
lego!) e la LEGO® House, dove puoi scoprire tutto quel che c’è da sapere sulla storia
dei lego.
E sapevi che il nome stesso è in realtà un’abbreviazione di “Leg godt“, che significa
“giocare bene“?

7) Il Bluetooth
Non ti sei mai chiesto come mai il sistema di accoppiamento di dispositivi senza fili si
chiami proprio “Bluetooth“? Il nome è un omaggio al re danese Harald “Bluetooth”
Gormsson, sovrano di Danimarca e Norvegia che ha unificato il Paese e introdotto
la cristianità in Danimarca.
Il soprannome “dente blu” è probabilmente dovuto a una caratteristica fisica, come
spesso avveniva all’epoca.
Una “spia” del fatto che il Bluetooth sia un’invenzione danese è data dal simbolo di
questa tecnologia: la B è infatti disegnata nello stesso stile delle rune vichinghe.

Curiosità sulla Danimarca: Storia, Lingua e Cultura


8) La bandiera danese è la più antica al mondo
La bandiera danese “Dannebrog” risale ufficialmente al 1219 e, da allora, non è mai
cambiata. Si tratta della bandiera statale usata ininterrottamente da una nazione
indipendente per il periodo più lungo al mondo.
La leggenda vuole che la bandiera sia caduta dal cielo ed è un simbolo
importantissimo nella cultura danese, usato anche per segnalare eventi festosi.
La bandiera danese è, infatti, la decorazione principalmente usata per celebrare
eventi importanti come un compleanno o una festa in casa. Se non c’è una bandierina
su tovaglie, tovaglioli, bicchieri o persino sulla torta, non è una vera festa!

9) In danese non si chiede “per favore”, ma si ringrazia per tutto


La lingua danese non ha un’espressione per esprimere l’equivalente dell’italiano “per
favore/piacere”.
Questa “mancanza” è però bilanciata da un’altra usanza molto cordiale: ringraziarsi. I
danesi si ringraziano praticamente per qualsiasi cosa.
Quando si termina un momento insieme si dice “tak for nu” (grazie per adesso), che
può diventare anche “tak for i dag/ i aften” (grazie per oggi/stasera); mentre quando ci
si rivede si ribadisce il concetto ringraziandosi per “la scorsa volta” (tak for sidst)

10) La lingua danese è molto difficile da imparare


Si dice che la lingua danese sia una delle più difficili da imparare. Questo non tanto a
livello grammaticale, ma soprattutto di pronuncia.
In danese esistono molte lettere che non vengono pronunciate all’interno della
parola, oppure che vengono pronunciate in maniera molto diversa dalle principali
lingue europee. Il rapporto tra pronuncia e scrittura non è trasparente (spesso non
esistono vere e proprie regole di pronuncia!) e per questo può creare molti problemi.
A volte, a suoni diversi si associano anche lettere diverse: Æ (che suona come una
/e/ aperta); Ø (simile alla /ö/ tedesca) e Å (una /o/ aperta). Se vuoi imparare una lingua
scandinava, però, meglio buttarsi sullo svedese o il norvegese, molto simili al
danese, ma più facili da leggere ad alta voce!

11) A 25 anni, se non sei sposato, gli amici ti riempiono di cannella


Non si può parlare davvero di curiosità sulla Danimarca senza menzionare almeno
alcune tradizioni un po’ strane (anche a detta dei danesi stessi!).
Una tradizione strana è quella di cospargere di cannella chi compie 25 anni se per
quell’età non si è ancora sposato.
A 30, invece, i giovani non sposati sono cosparsi di pepe. La tradizione è forse
vecchia di centinaia di anni e sarebbe legata al fatto che i mercanti di spezie, non
fermandosi mai per lungo tempo nello stesso luogo, rimanevano spesso
scapoli.
DIZIONARIO ARTE

WILLUMSEN, JENS FERDINAND


03/01/2022

JENS FERDINAND WILLUMSEN. PITTORE,


SCULTORE, ARCHITETTO, INCISORE, CERAMISTA E
COLLEZIONISTA DANESE

Willumsen, Jens Ferdinand. Pittore, scultore, architetto, incisore, ceramista,


fotografo e collezionista danese.
Nel 1888-89 Willumsen visitò Parigi e fu nuovamente in Francia tra il 1890 e
il 1894, quando, sotto l’influsso di Gauguin (che incontrò in Bretagna) e del
simbolismo, abbandonò il suo primo stile naturalistico.
L’opera di Willumsen divenne allora fortemente personale, riconoscibile per i
soggetti oscuri e inquietanti e per i colori vivaci e penetranti (After the Tempest,
1905, National Gallery, Oslo). Le sue sculture sono spesso
rese policrome tramite l’utilizzo di materiali misti, una tecnica che deriva da
Klinger. Willumsen fu influenzato anche da El Greco, sul quale scrisse un
corposo saggio (2 volumi, 1927).
Fu una delle personalità di spicco dell’arte danese dell’epoca, considerato un
genio dagli ammiratori, ma ebbe anche molti critici.

WILLUMSEN JENS FERDINAND E LA SUA PITTURA

Nonostante si sia cimentato in tutti i campi dell’arte visiva, la pittura resta il suo
ambito preferito. Willumsen dipinse per tutta la vita ed i suoi quadri
rappresentano la maggior parte della sua produzione artistica. I temi analizzati
e le tecniche espressive utilizzate nei vari periodi della sua vita riflettono
l’interesse verso tematiche sempre differenti.
La svolta di Willumsen Jens Ferdinand risale al 1889, grazie ai viaggi effettuati
in Spagna e a Parigi. Le tinte divengono luminose e i soggetti vengono ripresi
da angolazioni innovative.
La conversione al simbolismo pose come obiettivo della sua pittura quello di
dipingere la realtà profonda piuttosto che cogliere atmosfere e paesaggi.

A Mountain Climber, 1912


Agli inizi del Novecento, Willumsen Jens Ferdinand si immerse nella pittura
espressionista analizzando il tema del rapporto tra l’uomo e la natura spesso
con un uso spregiudicato di tinte accese.
Lo studio di El Greco, come detto, ebbe larga influenza sul suo stile pittorico
che divenne ricco di colori vivi e intensi. Tuttavia, in questo stesso periodo
risalgono opere che ritraggono scene di vita comune con tinte tenui.
Durante il soggiorno a Venezia dipinse molti paesaggi con o senza tensione
drammatica. Tra le opere fondamentali del periodo si ricorda la Trilogia del
Titano morente, dove dimostra la sua propensione all’indagine filosofico-
esistenziale della realtà.
20 curiosità sulle Maldive

20 Curiosità sulle Maldive

1. Le Maldive sono formate da 1192 piccole isole, raggruppate in 26 atolli. Questi ultimi
sono barriere coralline a forma di anello che si sono formate dopo l’abbassamento dei
vulcani e l’aumento del livello del mare. Non tutte sono abitate: le isole in cui abitano
abitualmente le persone, in piccole città agricole e villaggi di pescatori sono circa 200,
di cui 100 prettamente utilizzate a scopo turistico. Alcune isole presenti sono artificiali,
ad esempio ad esempio Huhulmale, l’isola più vicina all’aeroporto principale, è un’isola
“creata” nel 2004.
2. Le Maldive sono il Paese più pianeggiante al mondo. Il punto più alto è a soli 2,4
metri sul livello medio del mare. Oltre il 99% delle Maldive è costituito da acqua e la
superficie totale emersa non arriva a 300 km quadrati. Le Maldive sono infatti il più
grande Paese acquatico al mondo, tuttavia mancano del tutto sorgenti e corsi d’acqua
dolce, ed il fabbisogno idrico dipende esclusivamente dal raccoglimento dell’acqua
piovana o usando acqua di mare desalinizzata. L’intera superficie delle Maldive è
grande quasi quanto quella del Portogallo.
3. La religione ufficiale delle Maldive è l’Islam, in particolare il credo sunnita, e non vi è
libertà di culto. Inoltre chi non è musulmano non può ottenere la cittadinanza nel
paese. I locali non vendono alcolici agli isolani che non possono neanche avere
rapporti fuori dal matrimonio. Le donne possono nuotare in mare solamente vestite e
mai in bikini.
4. Alle Maldive c’è il sole tutto l’anno. La temperatura media dell’aria è di 29-32 gradi
mentre quella dell’acqua si mantiene ad un livello costante di 28 gradi.
Le Maldive hanno un clima tropicale monsonico che assicura temperature calde tutto
l’anno con una stagione secca da novembre ad aprile e una umida nella restante parte
dell’anno. Le Maldive sono posizionate vicino all’equatore e per questo motivo le ore
diurne sono praticamente in numero uguale a quelle notturne.
5. Alle Maldive le spiagge si illuminano: una delle tante attrattive delle isole, seppure non
la più nota, è la bioluminescenza, ovvero il fenomeno per il quale il fitoplancton
innesca reazioni chimiche grazie cui emette una grande luce blu. Il fenomeno è raro, ma
in alcune spiagge delle Maldive è possibile ammirare pesci, molluschi ed altre piccole
creature del mare mentre si avvicinano a riva con una scia luminosa che definire
spettacolare sarebbe certamente riduttivo.
6. A Malè, la capitale delle Maldive, i numeri delle strade e degli edifici si usano
raramente, quindi case ed edifici hanno quasi tutti un nome che permette di distinguerli,
in genere scritto in un pittoresco inglese o nell’alfabeto Thaana locale, talvolta anche
con qualche errore grammaticale.
7. I sub esperti vivranno immersioni da sogno, ma anche i meno sportivi possono scoprire
il mare delle Maldive praticando lo snorkelling, meno impegnativo del nuotare con le
bombole. Per nuotare appena sotto il livello dell’acqua è, infatti, sono sufficienti
maschera, pinne e boccaglio. Le acque Maldive si prestano alla perfezione allo
snorkelling, per le temperature sempre piacevoli, per la luminosità naturale e anche a
breve distanza dalla costa e a pelo dell’acqua è possibile ammirare la barriera corallina
in tutto il suo splendore. Con le immersioni notturne, inoltre, il fascino della barriera
corallina e dei pesci è eccezionalmente suggestivo. Di notte vi è, infatti, l’occasione
d’ammirare esemplari che di giorno sono invisibili e la barriera corallina si anima in
modo imprevisto colorandosi di infiniti riflessi.
8. Le barriere coralline sono delle strutture viventi e competono con le foreste pluviali in
termini di diversità biologica. Alle Maldive sono stati identificati più di 200 specie di
coralli ed oltre 2.000 specie di pesci. I coralli non sono piante ma colonie di piccoli
polipi protetti da uno scheletro esterno calcareo che si impiantano l’uno
sull’altro. L’anemone invece è un esocorallo a corpo molle, famoso per ospitare tra i
suoi tentacoli urticanti il pesce pagliaccio. Le gorgonie infine presentano una
caratteristica forma a ventaglio per filtrare l’acqua delle correnti e intercettare particelle
nutrienti.
9. La cultura delle isole Maldive si ispira a quella africana, come si può osservare dal
ritmo delle loro danze e dai temi eroici dei loro canti. Le origini dei maldiviani secondo
gli studiosi risalirebbero a una popolazione proveniente dall’India meridionale e da
Ceylon (l’odierno Sri Lanka) che, una volta arrivata sull’arcipelago, si sarebbe
mescolata con individui provenienti dall’Africa orientale e dalla penisola arabica.
10. L’abito tradizionale delle donne maldiviane, ormai del tutto in disuso specie nella
capitale, viene ancora usato dalle donne nelle parate ufficiali e nelle isole abitate solo
dai pescatori, in special modo dalle anziane, ed è chiamato Dhigu Hedhun; mentre
l’abito da cerimonia, con un ricamo che appoggia sulle spalle e gira intorno al collo e
preziosamente ricamato con filigrana d’oro, colori e seta, si chiama Dhivehi Libaas.

11. I turisti italiani in viaggio verso le Maldive devono portare con sé il passaporto
elettronico, mentre il visto di viaggio viene fatto gratuitamente all’arrivo in aeroporto.
Per procedere è necessario mostrare il passaporto, i biglietti aerei di andata e ritorno ed
il voucher relativo alla prenotazione dell’albergo: con tali documenti si può compilare il
modulo per l’ottenimento del visto, ricordandosi di presentare anche due foto tessera. Il
visto turistico è valido per trenta giorni dall’arrivo alle Maldive, ma può eventualmente
essere esteso per altri sessanta giorni.
12. I trasporti principali sulle isole sono barche. Il trasporto via terra è disponibile solo
nella capitale e negli atolli di Laam e Addu, e al posto dell’asfalto viene utilizzata la
mollica di corallo compattata. Non ci sono ferrovie, e c’è un solo aeroporto in tutto il
paese.
13. Le autorità maldiviane sin dagli anni ’70 sono molto attente alla salvaguardia della
natura, capendo come questa sia la fonte principale della loro ricchezza. Una legge
maldiviana afferma che l’edificio degli hotel non dovrebbe essere superiore dell’altezza
della palma più alta dell’isola. Un’altra legge afferma che la parte costruita
artificialmente di un’isola non dovrebbe essere più del 20% del suo territorio.
14. La leggenda sulle origini delle Maldive, è considerata dai suoi abitanti come uno dei
punti più alti della creazione. Una leggenda islamica legata al momento in cui Dio creò
il mondo narra che, accortosi della bellezza del creato, pianse; le sue lacrime che
caddero sulla terra divennero questo paradiso terrestre.
15. Un’usanza molto strana, secondo l’opinione degli europei, è che gli abitanti indigeni
delle Maldive non si salutano fra loro. Semplicemente non è accettato! Tuttavia, vista
la continua affluenza di turisti amichevoli, i nativi si sono ormai abituati e annuiscono
in silenzio ai loro saluti. E l’un l’altro i maldiviani spesso si chiamano soltanto usando
il loro cognome.
16. Alle Maldive esistono anche tre ristoranti sottomarini. L’elegante resort Hurawalhi
Maldivies, Atollo di Lhaviyani, ospita il più grande ristorante subacqueo
completamente trasparente del mondo, divenuto in poco tempo uno dei luoghi più
iconici delle Maldive, il 8 Undersea Restaurant. Il 5.8 dispone di 10 tavoli per un
massimo di 20 commensali, e vengono organizzati anche corsi di meditazione e
yoga oltre che esperienze dedicate unicamente agli sposini. L’Ithaa Undersea
Restaurant si trova invece presso la spiaggia dell’Hilton Conrad Maldives Rangali
Island, Atollo di Ari, e si trova a 5 metri sotto il livello del mare. Il ristorante offre
una vista panoramica unica nel suo genere su giardini di corallo, acqua turchese e
coloratissimi pesci. L’H2O, aperto nel 2019, appartiene al lussuosissimo resort You &
Me, che sorge sull’atollo di Raa. Entrano 26 clienti alla volta e al tavolo i commensali
possono contemplare tonni, squali e pesci pappagalli mentre sfilano al di là della
vetrata per uno spettacolo davvero sensazionale.
17. Alle Maldive il canone d’affitto di un’isola si decide in base al numero di palme da
cocco presenti su di essa. Da queste piante si ricavano infatti i materiali più disparati,
come le sostanze alimentari e la copra dalle noci di cocco, il legno per costruire barche,
mobili e perfino edifici, mentre con le foglie si realizzano stuoie. Le palme da cocco
crescono tipicamente nelle zone interne delle isole maldiviane, mentre sulle spiagge si
trovano più frequentemente le mangrovie.
18. Le Maldive sono un arcipelago ricco di tradizioni e usanze particolari, un esempio
riguarda l’uso dei nomi. I Maldiviani solitamente tendono a identificarsi tra loro con
un’unione tra il nome dell’isola di nascita, quello dei parenti più vicini (nonni e
genitori), il nome della casa della famiglia e la loro occupazione. Un’usanza ancora
più particolare riguarda i bambini che spesso non ricevono un nome fino all’età di 7-8
anni. Esiste la credenza, infatti, che non chiamare un bambino con il suo nome proprio
possa preservarlo dalla morte prematura o dalle malattie. Quindi spesso i bambini
arrivano a scuola senza conoscere il loro vero nome, ma soltanto il loro soprannome.
19. L’ingrediente principale di tutta la cucina maldiviana è il tonno: dal tradizionale
brodo di pesce ai sapori e snacks, dal curry a sapori più delicati, il tonno e il cocco
tritato sono gli ingredienti chiave. Frutta e verdura sono altrettanti una parte importante
della cucina maldiviana: zucche, frutti dell’albero del pane sono utilizzati per creare
delicatezze per il palato.
20. Alle Maldive sono vietati il nudismo e il topless, che possono essere puniti
con multe fino a 1.000 dollari, e i turisti non possono portare nel Paese alcolici,
stupefacenti, carne suina, materiale pornografico e immagini religiose. Fuori dai resort e
nelle visite ai villaggi maldiviani è consigliabile – soprattutto per le donne – indossare
abiti che coprano spalle e gambe.
Dogri

‘’ La vittoria è proporzionale al sacrificio della costanza’’


Non saprai lanciare lanciare palle di fuoco né conoscerai le arti illussorie,
Non moltiplicherai il tuo corpo né userai tecniche per evocare mostri,
Nulla di questo riuscirai a fare ma focalizzati in ciò che ti è rimasto di fare.
Ogni giorno allenerai il tuo corpo fino all’estremo divenendo tempesta,
Ogni momento sarà parte dell’allenamento spiccando come la neve nel vento.
Il tuo sudore sarà ripagato, in arti marziali non sarai secondo a nessuno;
Sbloccando tutto il tuo corpo diverrai il guerriero più forte di tutti,
Soffrirai sbloccando quel potenziale ma quel sacrificio sarà grande.
Sfiderai il nemico più a forte e dotato delle arti ninja più distruttive
Ti farai male, cadrai ti rialzerai e ricadrai per poi rialzarti più forte di prima
Sarai la foglia che cade dall’albero per raggiungere nel vento la cima dei monti
E sarai la radice su cui nascerà la speranza di un albero dove fioriranno i tuoi sogni
Prima allievo e poi maestro, prima radice e poi albero
Il premio di ogni tua vetta sarà annunciato dalla tua sola costanza e dedizione.
66
Colpo fatale
Cercheranno di sopprimere il motivo del tuo fare deridendoti
Tu lascia pure che ridano, ignora la loro fomentazione nel non fare
Assalteranno la tua volontà inducendoti alla loro litania
Non lasciare mai che le parole di altri frenino la tua creatività
E sputeranno sentenze condando ogni tua azione
Non sentirti mai parte di una colpa mai fatta.
Manifesta con orgoglio la tua immaginazione colpendo sempre più forte
Sii quell’eroe che abbatte tutto e tutti in un sol colpo
Alimenta di gloria ciò che hai deciso di realizzare
E gusta i tuoi sogni per servire le tue opere, osanna una frase che ti dice:

‘’Ricorda sempre che in un solo colpo puoi abbattere


chiunque sia contrario al tuo spirito di eroismo’’

67
Ebraico

‘’Credere in una promessa vuol dire sconfiggere la morte’’


Credere in scritture vecchie di millenni esalta le letture fomentandone la leggenda
E profetizzare modi di vivere che migliorano corpo ed anima, elogiano vita.
Promettiamo ai nostri figli un futuro migliore da vivere
per riscrivere ciò che non siamo riusciti a scrivere nel nostro presente,
immacoliamo il passato affinchè si sanino vecchie cicatrici.
Scriviamo preghiere che vengano lette da chi ci seguirà
Con lo scopo di mantenere la promessa di aver reso il mondo un posto migliore.
Possiamo essere poeti, sacerdoti, folli o menestrelli non importa
Ciò che importa è la promessa che abbiamo promesso di mantenere.
Il ricordo delle nostre parole sarà la citazione che avranno da dire su di noi per sempre
68
Infiltrazioni mentali
Infiltrati in un’idea non nostra, calcoliamo tutte le possibili variabili degli stati mentali
Tramndiamo citazioni d’autore per aggiornare la nostra cultura
Manifistiamo in un motto politico la battaglia dei nostri tempi moderni
Mutiamo il corso di un nostro ragionamento affinchè sfoci nella condivisione,
siamo briganti di idee ed imprenditori di pensieri sulla quale abbiamo investito
e siamo dottorati di una scienza in costante trasformazione.
Ragioniamo in un polo cercando risposte e ci troviamo nell’altro polo a fare domande.
Non siamo mai certi di quello che diciamo ed il dubbio è la nostra grande certezza,
vaghiamo nei vicoli più isolati e più bui accendendo le luci
ed emigriamo nelle piazze più affolate elemosinando spiragli di luce.
Infiltrati di una promessa che ci hanno detto di mantenere
Promettiamo al tempo di disegnare un mondo che più ci aggrada
Infiltrati in un mondo che non ci appartiene
Cantiamo la nostra canzone senza alcuna bandiera, apolidi concetti che dicono:

‘’Il mondo è uno spirito nomade in continuo mutamento’’

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Esperanto

‘’Chi è pietra nel giorno è astro nel cielo durante la notte’’


Incollati sul grattacielo più alto nel giorno, riposiamo organizzando il nostro risveglio,
duri per resistere ai secoli che corrodono nel tempo gli uomini, ci facciamo roccia
di un sortilegio siam vittime e di un castigo nel giorno ne portiamo la cicatrice
ma ci risvegliamo di notte più forti e più vigorosi di sempre
ciò che ci trattiene nel giorno viene sfogato di notte
siamo demoni alati alla ricerca di notte di luna piena per cantare un amore
siamo statue di giorno per essere apprezzati nella forma come opere d’arte
e siamo guerrieri che lottano per tutelare una terra dagli invasori.
Bestie alate dotate di cuore e statue immobili mutate in espressioni viventi
Siamo nel giorno la parte ferma su cui vale la pena riflettere
E nella notte diventiamo la corsa che non vale la pena perdere per raggiungere treni vaganti.
Antichi, remoti e passati e moderni, attuali e presenti proprio come il giorno e la notte.
70
Riciclaggi mentali
Come una bottiglia di plastica gettata per strada
Inquiniamo i nostri obiettivi calpestandoli con altri interessi
Per poi ritrovarci in quel quel loop temporale che ci induce al riciclare.
Un trio chiassoso si nutre delle nostre ansie lasciondoci vuoti
Una pista ci guida sull’indagine della natura del nostro vivere
Una setta di radical chic contrasta le sfumature del nostro riciclare idee
Ci perdiamo nell’essenziale ingannando i nostri obiettivi
Trasformiamo la conoscenza da fiamma da ardere a fiamma da spegnere.
Comprendiamo capendo che non c’è più tempo per la nostra eloquenza
E realiazziamo facendo metafore su film, cartoni e serie che :

‘’Fa più chiasso l’indifferenza dell’ignorante piuttosto


che l’eloquenza del sapiente dell’indagine del sapiente’’

71
Estone

‘’ Tutti sono bravi a fare i buoni sotto i riflettori ma quei tutti


sono altrettanto bravi a fare i cattivi quando brancolano nel buio’’
E nessuno può dire di essere salito in carrozza se non hai mai visto una scarpetta,
tutti possono lodare l’estero senza essere mai esseri usciti dalle quattro mura domestiche
possiamo essere un pubblico ufficiale che dirige nuvole per condurle a un concetto
o possiamo avere la formula magica per far sparire ogni pensiero.
Un bivio che si connette con la nostra vita come una che ci guida nel nostro fare
Un obiettivo che distribuisce le nostre passioni come volantini sparsi ovunque
Una coscienza che diviene un concerto sulla quale va di ballare a qualunque reitto.
Mercoledì la tua testa è un diamante per la quale vale sottrarsi di ogni avere
Mercoledì non è né il primo nell’ultimo dei giorni della settimana ma il suo contenuto
Mercoledì è una serie che non tratta di queste parole dette ma tratta di altre parole da dire
Vita, musica e film sono buoni per ricordare cose ancora da scrivere e vivere.
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Soluzioni impreviste
Come l’incontro di un amore avuto durante l’ultimo giorno di un viaggio,
La vita ti sorprenderà sempre e tu lascia che ti sorprenda, lasciala vivere,
viaggiare o restare, ritornare o andare soluzioni di interrogativi che ti conducono a dire che:

‘’ Quando convivi con l’imprevisto non distingui né vittoria e né sconfitta’’

73
Curiosità di Lelouch Alighieri

Dogri
Il Dogri (डोगरी o ‫ )ڈوگرى‬è una lingua indo-ariana, parlata da più di quattro milioni di persone
nel subcontinente indiano, soprattutto nella regione di Jammu nello Stato di Jammu e
Kashmir ma anche in Punjab, nell'Himachal Pradesh così come nel resto del Kashmir . Le
persone che parlano Dogri si chiamano Dogra ( gentile ).
Secondo il Prof. Gauri Shankar, tre aree costituiscono la regione di Dogra: Kandi (le basse
colline), Andarwah (regione dei fiumi nelle pianure) e Pahari (regione montuosa) (Gauri
Shankar 1981). Dogri è la forma femminile della parola Dogra, parola tribale per il popolo di
Duggar, un nome che deriva probabilmente termine Durga che si trova su un'iscrizione
lastra di rame nel XI ° secolo. Nel censimento del 1961 nello stato di Jammu, c'erano
869.199 parlanti di Dogri.
La più antica menzione conosciuta di Dogri è nella lista di Amir Khusrau (1253-1325) di
lingue indiane e iscrizioni Dogri risalgono al XII ° secolo. Il Rev. Carey menziona anche
Dogri nel suo elenco di lingue indiane nel 1916.
Dogri è una delle lingue indoeuropee e deriva da Sauraseni prakrit con un
vocabolario sanscrito che ha assorbito anche parole arabe, persiane e inglesi.
In passato, Dogri era spesso considerato un dialetto del Punjabi, ma acquisì una vita
letteraria autonoma. Recentemente, Dogri è stato riconosciuto come la lingua
costituzionale dell'India . Amir Khusrau Dehlavi stata la prima persona a registrare
l'esistenza di Dogri come dialetto distinto nel XIV ° secolo .
Dogri è una lingua di stato del Jammu e del Kashmir . È scritto con il devanāgarī o con
un alfabeto arabo-persiano modificato ( nasta'liq ).
Padma Sachdev è un famoso poeta che scrive a Dogri.
TERZO ESCLUSO, PRINCIPIO DEL

(detto anche principio del medio escluso, o del mezzo escluso) Uno dei
principi fondamentali della logica aristotelica. Esso stabilisce che
date le due proposizioni costituenti una contradictio, cioè dati un
giudizio affermativo e un giudizio negativo di ugual soggetto e di
ugual predicato, non solo essi non possono essere né
contemporaneamente veri né contemporaneamente falsi (cosa già
stabilita dal principio di contraddizione), ma è necessario che uno di essi
sia vero e l’altro falso, e che la falsità dell’uno implichi la verità
dell’altro e viceversa, senza una «terza» possibilità. Il principio del t.
e. è con ciò un corollario del principio di contraddizione (➔), dal
quale è distinguibile soltanto quando lo stesso principio di
contraddizione venga fuso con quello di identità (➔). In
matematica e in logica matematica, il principio del t. e. viene
generalmente adoperato nelle dimostrazioni per assurdo. Per
stabilire la verità della proposizione A, si suppone che sia falsa, cioè
che sia vera la proposizione contraria non A; quindi, attraverso una
serie di deduzioni che partono dalla verità di non A, si arriva a una
contraddizione, ovvero a un risultato in contrasto con teoremi
precedentemente stabiliti. In base al principio del t. e., si può allora
concludere che non A è falsa, e che quindi è vera la sua
contraria A. Esiste tuttavia una scuola logica, quella
dell’«intuizionismo» fondata da Brouwer e sviluppata poi da
Heyting, la quale nega la validità incondizionata del principio del t.
e., si propone di non adoperare mai la dimostrazione per assurdo.
di Francesca Corvaglia
ABITUDINI RELIGIOSE PER VIAGGIARE CONSAPEVOLI: EBRAISMO.

GIROVAGANDO PER IL MONDO, POTRÀ CAPITARE DI IMBATTERTI IN ALCUNI


QUARTIERI EBRAICI COME A ROMA, PRAGA O NEW YORK O DI VISITARE QUALCHE
SINAGOGA. IN QUESTO ARTICOLO TI DARÒ ALCUNE DRITTE PER COMPRENDERE UNA
DELLE PIÙ ANTICHE RELIGIONI MONOTEISTE E SICURAMENTE UNA TRA LE PIÙ
AFFASCINANTI.

20 maggio 2021 - Curiosità dal mondo

A differenza di altre religioni, l’ebraismo è senza dubbio un’identità culturale prima di


essere una pratica di culto. Niente a che vedere con il concetto di razza o etnia che nella
storia (soprattutto di questo popolo) ha generato persecuzioni e capitoli bui per l’umanità.
La religione ebraica ha dei precetti molti rigidi per chi è praticante. Tra i più curiosi
sicuramente quello del cibo Kosher dove ci sono alimenti che sono idonei, altri sono
banditi e altri ancora non possono essere combinati con altri cibi (sempre Kosher).
Prima di addentrarci nelle varie curiosità è bene fare una panoramica generale di questa
religione. Non mi addentrerò nel particolare perchè questo articolo non vuole essere un
trattato sulla religione ma fornire delle informazioni utili per viaggiare consapevolmente.

ORIGINE E DIFFUSIONE DELL'EBRAISMO

Come ti dicevo, l’Ebraismo è una delle religioni monoteistiche più antiche ancora praticate e si
basa sul rapporto di alleanza tra il Popolo ebraico e Dio.
La Torah (“insegnamento”) è composta da 5 libri su cui si basa il sistema religioso ebraico,
all’interno si narra sia la storia che le prescrizioni morali. I libri sono:
 Genesi: l’origine del mondo;
 Esodo: la fuga del popolo ebraico dall’Egitto sotto la guida di Mosè;
 Levitico: al cui interno sono descritti i vari precetti da seguire sia a livello rituale che sociale;
 Numeri: il primo vero censimento delle dodici tribù di Israele;
 Deuteronomio: descrive la storia degli Ebrei durante il loro viaggio nel deserto del Sinai.

Il fine ultimo della Torah è quello di raggiungere la perfezione dell’uomo e l’acquisizione


dell’immortalità spirituale attraverso il benessere del corpo e dell’anima.
Secondo quanto indicato nella Torah, l’alleanza tra Dio e il popolo ebraico iniziò
con Abramo nel XIX Sec a.C, progenitore di altre religioni monoteiste abramitiche come
l’Islam e il Cristianesimo. Questo legame con Dio prosegue a sua volta con Mosè e le
tavole dei dieci comandamenti (per gli ebrei Tavole della Legge) sul Monte Sinai che
portò gli ebrei da gente delle dodici tribù a Popolo, o meglio popolo eletto, dove questa
alleanza con Dio viene intesa temporalmente eterna.
Gli ebrei non solo devono rispondere ai mitzvot (613 precetti) ma dimostrare al mondo
intero, attraverso una condotta esemplare, la verità dell’unicità di Dio. Il rigoroso
monoteismo è espresso nella preghiera Shema Israel: “Ascolta Israele, il Signore è il tuo
Dio, il Signore è Uno”.
La storia di questa religione si divide in due, prima o dopo la distruzione del tempio di
Gerusalemme (70 a.C.). Prima di questa data, il culto e il rituale erano incentrati sui
sacrifici animali. Dopo questa data, per comunicare con Dio, l’ebraismo si rivolse alla
preghiera, alla meditazione e allo studio. Nel corso dei secoli studiosi, saggi e sapienti
ebrei si dedicarono alla discussione e all’elaborazione della teologia ebraica. Si crearono
anche diverse correnti in seguito alla diaspora (dispersione) nel Mondo, come l’ebraismo
ortodosso, ultraortodosso, riformato, conservatore, ricostruzionista, laico. Tutti però
accomunati dalla condivisione di certe norme culturali.
Ad oggi l’ebraismo è diffuso in più di cento Paesi ma si concentrano principalmente
in Israele e negli Stati Uniti soprattutto a causa della Shoah durante la Seconda Guerra
Mondiale.

DOGMI

L'Ebraismo è una religione che ha al centro la Legge della Torah e la fede si caratterizza
come devozione e dedizione alla Legge.
L’ebraismo in sostanza non ha dogmi in cui credere, ma norme di comportamento da
seguire. E’ una religione dove l’interpretazione delle scritture è fondamentale tanto da
aver redatto un’opera monumentale che è costituita dal Talmud, studio e apprendimento
della Torah, una raccolta di insegnamenti e opinioni di migliaia di rabbini che costituisce
la base di tutti codici della Legge Ebraica. L’ Ebraismo, infatti, si basa sull’agire in
conformità alle norme contenute nella Torah e nei suoi successivi commenti.
La vita di un ebreo è segnata dall'osservanza della Torah; i rabbini hanno identificato il
rispetto della legge di Dio in 613 precetti, in ebraico mitzvot, 248 positivi e 365 negativi;
quindi la vita di un ebreo deve essere una mitzvah cioè "il compimento del comandamento
di Dio".
La pratica della preghiera, individuale e collettiva, nella famiglia o nella comunità
raccolta in sinagoga è fondamentale. Essa è considerata come un servizio a Dio, simile al
Cristianesimo, si esprime con l'invocazione del "Santo" nome, la lode per il suo operato,
il ringraziamento per ciò che concede ai credenti, la richiesta di aiuto nella prova e di
perdono per le colpe commesse.
Nel calendario ebraico la settimana è cadenzata dal sabato, shabbat, l'ultimo giorno della
settimana. Lo shabbat ebraico è un giorno di riposo (per sé e per gli altri, uomini e donne,
padroni e servi, stranieri e pure gli animali) intendendo per riposo, non un giorno di
semplice astensione dal lavoro, o di divertimento o di ozio, ma un giorno di pace e di
armonia fra gli esseri umani, fra gli esseri umani e Dio, fra gli esseri umani e la natura.
In questo giorno non si pensa agli affari, non si fanno acquisti, non si usa l’automobile né
si mettono in funzione apparecchi elettrici.

L'intero ciclo annuale è caratterizzato da un ricco calendario festivo, di seguito cito le più
importanti.
 L'anno religioso ebraico si apre con la festa di Rosh hashanah, il Capodanno ebraico, che
celebra la creazione e il giudizio del mondo da parte di Dio, festeggiato il primo giorno
del mese di Tishri (tra settembre e ottobre);
 la seconda festa è lo Yom Kippur, la festa dell’Espiazione. Considerato il giorno più sacro
dell'anno, è caratterizzato da un digiuno rigoroso e dall’astinenza delle normali attività.
In Israele viene praticata anche dai non-osservanti: è il giorno in cui tutto il paese si ferma.
Lo Yom Kippur si festeggia dieci giorni dopo il Rosh hashanah, i cosiddetti “giorni
terribili” o “giorni di timore reverenziale” in cui avviene la preparazione penitenziale
prima dell’Espiazione.
 la festa di Pasqua, Pesach, è la più nota delle feste ebraiche e ricorda la liberazione di
Israele dall'Egitto. Dura 7 giorni dal 15 al 22 di Nisan (marzo-aprile). Attorno al seder
(cena pasquale) il capofamiglia legge il racconto dell’Esodo contenuto nella Haggadà.
 Hanukkah (comunemente confuso con il nostro Natale) è la festa della Dedicazioni o
delle Luci e si ricorda la purificazione del tempio operata da Giuda Maccabeo. In realtà è
anche legata al ciclo delle stagioni, in questo caso del solstizio d'inverno, l’eterna battaglia
di luci e tenebre. Ogni famiglia utilizza un candelabro a 9 bracci, ogni giorno se ne
accende uno fino ad arrivare all’ottavo, mentre il nono è detto “il servitore” perché
utilizzato per accendere gli altri. Viene posizionato davanti a una finestra per segnalare la
presenza di una famiglia ebrea.
Le feste, accompagnate da rituali e coreografie, contribuiscono a trasmettere la memoria
del passato e a trarne insegnamenti validi anche nel presente.
Non va dimenticato che la vita di un pio ebreo è segnata da antichi riti religiosi che lo
accompagnano fin dalla nascita, come la circoncisione, una pratica che viene tramandata
di generazione in generazione da oltre tremila anni. Viene compiuta all’ottavo giorno di
vita del bambino e simboleggia un’identità essenziale ed indissolubile dell’appartenenza
al Popolo ebraico.
Un altro importante evento è il Bar Mitzvah (per i maschi) e il Bat-Mitzvah (per le
femmine) che indica il raggiungimento della maggiore età, a 12 anni per le ragazze e 13
anni per i ragazzi. Da questo momento in poi sono obbligati a seguire i comandamenti e
sono moralmente responsabili delle proprie azioni. La Legge ebraica non prevede nessuna
celebrazione per questo rito di passaggio ma è ormai uso comune festeggiarlo, soprattutto
per i maschi.

Tra i vari precetti quello più curioso è forse quello legato al cibo. Tramite la Kasherut si
determina se un cibo è idoneo ad essere consumato dal Popolo ebraico o meno. Nel libro
del Levitico vengono elencati gli animali proibiti (quello con lo zoccolo unito come il
cavallo, il cammello o il maiale) o i pesci striscianti come anguilla, polpo, seppie scampi,
ostriche etc. Tutto parte dalla concezione ebraica di distinto, Kadosh, che indica tutto ciò
che è riferito a Dio ma anche chi si distingue attraverso il suo comportamento. L’uomo
ha il dovere di distinguersi dagli animali e l’alimentazione è una delle cose che ci rende
simili a loro, per cui dobbiamo mangiare secondo alcuni precetti e in questo il Popolo
ebraico deve rappresentare un esempio per gli altri. Quindi mangiare deve essere un
comportamento ragionato e non automatico.
Le regole generali che riguardano la tavola e il cibo sono:
 Carne e latticini non possono essere consumati nello stesso pasto, né cucinati o lavorati
insieme; per questo motivo, le famiglie possiedono in genere diverse pentole e servizi di
piatti per i due tipi di alimenti.
 Carne e pesce possono essere consumati nello stesso pasto, ma prima di passare dall’uno
all’altro bisogna sciacquarsi la bocca con un po’ di vino.
 Per cucinare cibo Kosher non si possono usare utensili utilizzati per cibo non Kosher.
Oltre a queste regole generali ci sono cibi vietati e regole ferree per la macellazione (come
succede per l’Islam) e il divieto di consumare sangue.

Ti consiglio una lettura interessante sui tabù legati al cibo nelle varie religioni del mondo,
“Buono da mangiare” dell’antropologo americano Marvin Harris, in cui racconta come i
tabù apparentemente inspiegabili siano in realtà lo specchio dell’evoluzione, in quella
determinata area geografica, delle colture e dell’allevamento e quanto le condizioni
climatiche di alcuni luoghi abbiano poi determinato precetti religiosi al fine di evitare cibi
che non erano sostenibili per l’uomo e per l’ambiente ancor prima dell’avvento del BIO.
Nell’ebraismo il ruolo della donna è importante, o per meglio dire il ruolo di madre, in
quanto una persona può essere considerata ebrea solo se la madre è ebrea o in seguito a
conversione. Questo è lontano dal detto “mater semper certa est..” ma piuttosto dovuto al
fatto che la donna si occupa dell’istruzione dei figli fin dalla nascita ed è quindi suo il
compito di insegnare a loro la religione ebraica. Da questa convinzione nasce il carattere
di ereditarietà della religione ebraica solo da parte di madre.
L’ebraismo è una religione molto complessa e ci sarebbero molte altre cose da dire ma,
come anticipato, lo scopo di questo articolo non vuole essere un esposto sull’ebraismo
ma più una guida per viaggiare consapevolmente.

DA SAPERE IN VIAGGIO

Rispetto al Buddismo capiterà meno spesso, durante un viaggio, di imbatterti in questa


religione, eccezion fatta ovviamente per Israele e i vari quartieri ebraici di alcune città.
Se stai programmando un viaggio in Israele sicuramente il consiglio è di controllare che
non sia durante alcune festività e di gestire bene le visite in base allo shabbat, che inizia
venerdì al tramonto e finisce sabato al tramonto. Come spiegato prima, in questa giornata,
gli ebrei non lavorano, non usano motori né elettricità. Per questo può essere complicato
spostarsi sia con i mezzi pubblici sia con i taxi, inoltre molti musei, siti d’interesse e
ristoranti sono chiusi, quindi occhio allo shabbat!

Non ci sono altri particolari comportamenti, se non, per gli uomini che visitano i luoghi
sacri, di indossare un copricapo o la kippah come importante segno di rispetto, la si trova
spesso di carta, all’ingresso, a disposizione dei turisti. Per gli ebrei rappresenta la
sottomissione a Dio, l’umiltà e il riconoscimento della presenza divina. Va indossata
durante le preghiere, gli studi della Torah e al cimitero. Sempre come segno di rispetto
nei luoghi di culto si raccomanda abbigliamento decoroso sia per uomini che donne con
braccia e gambe coperte (fino al ginocchio).
In conclusione ti consiglio sempre di informarti sulla religione del popolo
che stai andando a visitare per evitare comportamenti scorretti o offensivi
e comprendere al meglio la cultura e le usanze con cui ti capiterà di
imbatterti. Puoi scoprire con noi e le nostre guide le innumerevoli curiosità
di questa interessante religione grazie al nostro viaggio organizzato in
Israele e Giordania.
ESPERANTO: COS’È
LA STORIA IN BREVE
L’Esperanto è una lingua pianificata sviluppata tra il 1872 e il
1887 dall’oftalmologo polacco di origini ebraiche Ludwik
Lejzer Zamenhof, ed è di gran lunga la più conosciuta e
utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI). Presentata
nel Primo Libro (Unua Libro – Varsavia, 1887) come Lingvo
Internacia (“lingua internazionale”). Prese in seguito il
nome Esperanto (“colui che spera”, “sperante”) dallo
pseudonimo di Doktoro Esperanto, utilizzato dal suo creatore.
Scopo di questa lingua è quello di far dialogare i diversi popoli
cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una
seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all’umanità
e non a un popolo. Un effetto di ciò sarebbe in teoria quello di
proteggere gli idiomi “minori”, altrimenti condannati all’estinzione dalla forza delle lingue delle
nazioni più forti.

[Fonte: Wikipedia]

UNA LINGUA GIUSTA PER UNA GIUSTA POLITICA.

Il movimento per la lingua internazionale esperanto propone tre linee di condotta.

Tali linee rendono possibile un vero plurilinguismo ed un approccio alla diversità culturale per tutti gli europei:

1. La diversità delle culture non deve soffrire per le barriere linguistiche. L’esperanto è una lingua di cultura,

ma è anche una lingua che permette un approccio contemporaneo a tutte le culture.

2. Gli europei non siano privati della possibilita’ di comunicare internazionalmente. E’ evidente il bisogno di

una lingua ponte in un’ Europa che presto avra’ 23 lingue ufficiali. Tutti i cittadini dell’Unione Europea

dovrebbero avere la possibilità di studiare l’esperanto, una lingua acquisibile pienamente da tutti ed

apprendibile dieci volte più rapidamente dell’inglese.

3. Un vero plurilinguismo è possibile. La promozione della diversità linguistica non deve essere limitata allo

studio di due lingue straniere di cui una sia obbligatoriamente l’inglese. La prima lingua straniera studiata è

utile anche come modello per le lingue straniere che si studieranno successivamente. In questo ruolo di lingua

di transizione, le qualità dell’esperanto sono riconosciute. La sua rapidità di apprendimento e la sua regolarità

rendono possibile affrontare senza timore le altre lingue ed impararle più rapidamente.
Alla scoperta dell'Estonia, nel cuore del Nord Europa tra
curiosità e consigli di viaggio
Estonia una meta non convenzionale ma una piccola meraviglia europea tutta da scoprire.
Conosciamo insieme i luoghi da visitare
DI REDAZIONE DIGITAL
23/08/2022

Sulla mappa di viaggio l’Estonia e i Paesi del Nord Europa sono molte volte presi poco in
considerazione. Eppure girando e scoprendo, si ha la possibilità di incontrare piccoli gioiellini e
rimanere davvero a bocca aperta. La Capitale dell’Estonia è Tallinn e per quanto l’intera
nazione sia piccola, è una vera potenza, lo Stato è considerato tra i primi a livello mondiale per
aver messo in atto una grande innovazione. A cominciare dall’uso di tecnologie, anche
sofisticate, risale al ’97 il primo e-commerce sul territorio.

Un territorio incastonato nel mar Baltico circondato da un numero incredibile di isolotti, se ne


contano oltre 500, paesaggi mozzafiato e una storia che conserva ancora intatte le sue
testimonianze. Nell’antichità era abitata da tribù, nel Medioevo subisce la cristianizzazione e al
contempo era controllata dalla Confederazione della Livonia. Dal ‘500 al ‘700 invece passa sotto
il potere dell’Impero svedese, a seguito della Grande Guerra del Nord viene ceduta alla Russia.
Il controllo degli zar dura sino alla Prima Guerra Mondiale. Non senza difficoltà riesce ad
ottenere l’indipendenza e da questo momento gode di un periodo fertile sia dal punto di vista
economico sia da quello culturale. Tra “l’Era del silenzio” e l’arrivo del Secondo Conflitto
Mondiale le cose iniziano a vacillare con la presa del possesso da parte dell’Unione Sovietica
prima e della Germania dopo e di nuovo da parte della Russia. Insomma una storia travagliata,
fatta di conflitti e conclusasi con l’indipendenza solo a partire dal 1991.

Estonia un Paese multiculturale tra tradizioni e innovazioni


Il numero di influenze culturali in Estonia la rende un luogo ricco di tradizioni
stratificate in cui la storia e le popolazioni hanno molto da raccontarci.
La bandiera dell'Estonia è un tricolore orizzontale costituita dai colori blu,
nero e bianco. Con le sue coste frastagliate, i numerosissimi laghi e fiumi ma
anche un paesaggio pianeggiante prevalentemente verde è una meta
naturalistica perfetta. Per quanto riguarda l’aspetto tecnologico ricordiamo che
in Estonia è nato Skype, ha messo su anche un importante impianto di
mobilità: da quello stradale a quello aereo. Per quest’ultimo non possiamo non
menzionare la Smartlynx Estonia, compagnia aerea, nata nel 2012.

PHOTO BY VLADYSLAV MELNYK ON UNSPLASH


Se la tecnologia e il rilancio verso la più aggiornata innovazione rende questa
Nazione al passo con i tempi, dall’altra c’è la salvaguardia al patrimonio
naturalistico e a quello storico. In Estonia le politiche ambientalistiche cercano
di porre rimedio ai danni dei decenni bellici e del settore terziario. Oggi la
superficie occupata da foreste si aggira quasi alla metà del suolo complessivo.
Con aree protette, parchi marini e riserve naturali, dove è facile incontrare
animali selvatici come cervi, caprioli, volpi, alci, castori e rare renne. Poi ci sono
i suoi miti e leggende; possiamo solo immaginare come in un tale luogo sia facile
incontrare racconti ambientati tra le foreste.

Estonia: i luoghi da visitare


In un paesaggio fiabesco scopriamo quali luoghi caratteristici visitare in Estonia. Il
nostro viaggio inizia con Tallinn, capitale dell'Estonia, con le sue suggestive
atmosfere medievali ma anche palazzi barocchi e grattacieli moderni. Bastioni, guglie,
case in legno, graziose piazzette, l’aria che si respira nella città vecchia è davvero ferma
nel tempo. Il centro storico è ricco di chiese, musei, luoghi della cultura e piccoli
ristorantini tipici. Le suggestioni continuano appena fuori il centro cittadino, sulla
collina Toompea, dove si ergono i resti del castello, la più antica chiesa di tutta
l’Estonia e la Basilica Ortodossa, rinomata per il rintocco delle sue undici campane
che suonano tutte insieme.

PHOTO BY VLADYSLAV MELNYK ON UNSPLASH


Poi c’è Tartu, il luogo della spiritualità, con i suoi resti di edifici sacri. Ma questa è
anche sede dell’università, quindi la sera la cittadina prende vita con i piccoli locali o le
feste tra i boschi o in riva al lago. Tra la movida frizzante si innesta la vita culturale
piena di gallerie, musei; il solo passeggiare tra le vie è come essere in un museo a cielo
aperto. Caratteristiche sono anche Pärnu, Otepää, da non perdere è il Castello di
Kuressaare. Quest’ultimo sembra uscito da una fiaba, si trova su un'isoletta artificiale
chiamata Saaremaa. Per non parlare poi dei boschi di pini, delle spiagge sabbiose e
delle isole sparse qua e là. C’è poco da fare noi ci siamo già innamorati e voi?

La tradizione culinaria è altrettanto ricca di proposte interessanti, perché in un viaggio


il cibo fa assolutamente parte del percorso. Troveremo il famoso pane nero, alici salate
uova sode, salsicce, ma anche dolci con uvetta tutto accompagnato con la Saku,
la birra locale o con il Vana, l’amaro tradizionale alle erbe.
Ewe

‘’ La politica ci ha insegnato a dare più


credibilità ai cartomanti piuttosto che ai politici’’
Come razziatori di un’idea si nutrono di un avanzo di un romanzo
Servendoci con la loro propaganda il migliore degli epiloghi,
Falsi e traditori sono i politici con la loro tanta eccelsa eloquenza
invece come stelle del mattino ci illuminano dal buio col futuro di un presagio
Donandoci con la loro oratoria il migliore probabile destino affidato in una carta,
Ipnotizzatori e ciarlatani vengono chiamati i cartomanti con la loro busta paga.
Un eremita di frasi si serve di citazioni personali per dialogare con la natura
E conosce bene l’infamia e la menzogna del politico di turno
Per questo nella sua discussione con la natura esprime più simpatia verso il cartomante
E con saggezza concede la sua citazione alla mano del poeta per far scrivere un pensiero,
Pensiero che va al di là di ogni punteggiatura che fermerebbe l’eccelenza della sua citazione
74
Parole pericolanti
Contesti che modificano il pensiero censurando discussioni da affrontare,

Situazioni che spennellano argomenti in mediocri ipocrosie

E quotidanetà che calpesta l’origine di ogni cambiamento mutandolo in monotonia.

Viaggiamo per cercare nuovi vocaboli trasformando il nostro dizionario in emozione

E torniamo a casa per riportare parole come souvenir attaccati sul frigorifero-

Parola libera e allo stesso tempo proibita, forte come una bomba esplosiva

O debole come una foglia che si lascia trasportare dal vento.

Verità nemica della menzogna offerta da chi detiene il potere

E giustizia arma del povero impugnata per ribellarsi,

O’quanta ricchezza può esserci in ogni vocabolo

Ed ammiriamo nel megafono della saggezza una frase che si innalaza urlando:

‘’ LA PAROLA è IL MIGLIORE OMAGGIO ALL’ATTENZIONE’’

75
Filippino

‘’La realizzazione dell’arte non è riposta nella fama ma è


distribuita nel cercare di aver reso il mondo un posto migliore’’
Essere sulla bocca di tutti non è sinonimo di bravura
E la qualità si cela negli uomini meno in vista.
Ammiriamo la musica dell’apparente diffondene un vanto
E non ci fermiamo a parlare con l’uomo che spazza le strade discriminandone l’opera.
Essere un servizio che quotidianamente ci serve per svolgere la nostra giornata
È un’opera massima che non diamo conto per abitudine,
l’arte non è solo bellezza da ammirare ma è anche funzione di bellezza da apprezzare
ed ogni singolo uomo comprendone funzionalità è motore che beatifica arte,
in ogni uomo vi è una nota, però non vi è uomo che conosce la melodia
quindi nella difficoltà presentata dall’incomprensione generata dal suo non osservare
glorifica ciò che è più comune da apprezzare, non capendo la magnificenza del quotidiano
76
Imperdibile concetto
Il peso delle parole muta in base alla gravità delle situziani
Ma la massa della coscienza rimane immutata dinanzi alla gravità di una qualunque situazione,
filosofia e scienza matematica si intersecano in un’arte valida di ogni attenzione
e la cinematografia diviene una tabella degli elementi dove elenchiamo emozioni,
film moderni pieni di animazione che ci raccontano il nulla
e film vecchi e muti che ci lasciano storie senza un tramonto dettato dal tempo.
Ci svegliamo in una playlist di impegni da risolvere
E sognamo un testo che ci dice di non fare più nulla, reclandone un riposo.
Scrivo, leggo, osservo e parlo di sentimento poiché:

‘’ Ho imparato a capire cos’è l’amore guardando


i film muti più belli di sempre’’

77
Finlanedese

‘’ Chi è autentico si distingue dalla massa


e chi è comune si conforma con la massa’’
Come un segreto caduto nell’impasto di una pizza riveliamo parole sulle bocche di sconosciuti
Comunicando ad altri il mistero che si cela dietro il sentimento,
come occhi di viaggiatori esploriamo luoghi mai visitati stupendoci di cultura
guardando opere che celebrano la curiosità che si rivela durante un viaggio,
come un desiderio non espresso ancora alle stelle dedichiamo autenticità alla caduta delle stelle
sognando un quadro migliore dipingiamo i nostri sogni.
Non siamo la volgare riproduzione di una maglia vestita da tutti
Ma siamo il capo sartoriale vestito solo da noi.
Siamo antiquati divinizzando la tradizione e moderni quando autentiquiamo la rivoluzione
Come un ispettore di arte indaghiamo sulla bellezza di un’opera
Scolpendo di ogni emozione osserviamo ogni colore di un quadro
Siamo autentici, sinceri e mai emulatori siamo uomini d’arte
78
Scherma poetica
Sono un decoratore dell’anima, un restauratore del pensiero
Sono una pezza che pulisce il cuore dall’odio.
Ho il dovere di dare significato alle parole imprimendole di poesia
Ed ho il diritto di fare poesia laddove non compaiono i poeti.
Sono un condottiero che compete in una scherma fatta di immagini,
Rivolgo citazioni al mondo in attesa che le mie parole divengano lame poetiche
Sono un diversamente abile con capacità fuori dal comune
E fuori dal comune della mia provenienza parlo lingue mai conosciute.
Abbatto i muri della discriminazione con parole d’amore
Rifletto i miei pensieri per illuminarare vicoli di concetti altamente bui.
Sono un poeta, un menestrello ed uno spadacino,
Sono un atleta, uno storpio ed un pensatore
Mi puoi incontrare nelle parole del mendicante e nell’orazione del professore
Sono un politico senza portafoglio che fa politica arricchendoti
Sono la frase che ti ricorda di dire a tutto e a tutti che :

‘’ Di qualunque barriera si tratti abbatila fomentando poesia’’

79
Francese

‘’La più grande colpa degli idioti


è rendere la loro idiozia un fenomeno politico virale’’
Come un contaggio che sviluppa un’epidemia di massa l’idiozia si propaga,
Insidiando le menti del cittadino comune, alimentando le menti di un’isteria di massa.
Isteria che andrebbe curata dalla cultura e mai infettata dal più squallido populismo.
La folla facilmente discrimina ipotetici mostri contemporanei senza chiedere un perché
Ed acclama ipotetici eroi che fanno il doppio gioco senza reclamre un poiché.
Una mente adirata è facilmente oggetto di manipolazione
E la politica sa bene tale condizione per questo gioca bene le sue carte manipolando,
il giusto conosce la sua condizione di martire ed affida al tempo il suo sacrificio.
Tempo che può essere lungo o breve, tempo dipendente dalla fortuna di un destino.
Giustizia politica è colei che non tace dinanzi un abuso diffondendo verità
e non resta inferma dinanzi alla violenza discriminazione muovendo solidarietà,
Giustizia è cosa seria, non è mai un focolaio di idiozia che infiamma la furia della massa

80
Virtù condivise
Regala le tue citazioni migliori al prossimo per diffondere la tua virtù
Non reclamare mai un tuo pensiero monopolizzando la tua concettualità,
non diffamare chi è migliore di te distribuendo la tua forma di invidia
ma impara da chi ti è superiore la melodia del miglioramento.
Vivi la tua vita con l’immaginazione di un bambino, divenendo una torcia
E non vivere la tua vita credendo di sapere tutto, non essendo un contenitore.
Inietta nel tuo corpo arte come un composto che si batte contro una malattia
Condividi le tue passioni moltiplicando la larghezza della tua vita,
Non temere di non aver vissuto troppo ma vivi amplificando ogni momento.
Sii una canzone di infinite ipotesi, un dilemma contemporaneo sempre attuale.
Sii risposta del giusto e domanda dell’ingiusto
Sii te stesso per apprezzare la tua felicità, annanciando il tuo essere.
Condividi la poesia del tuo io poetizzando una citazione che parlando ti dice:

‘’Quando non sei né avido e né invidioso vivi la vita nella totale felicità della virtù’’

81
Curiosità di Lelouch Alighieri

EWÈ
di Carlo TAGLIAVINI - * - Enciclopedia Italiana (1932)

EWÈ (fr. Ehoué; anche Efe, Evhe)

Popolazione negra della Guinea, diffusa con molte tribù a oriente


del fiume Volta, nel Togo, nel Dahomey e anche nella Costa d'Oro
britannica. Nelle forme dell'esistenza gli Ewé presentano
prevalentemente i tratti della cultura forestale (agricoltura, famiglia
a discendenza materna, società segrete, ecc.).

Col nome di ewé s'intende in generale il dialetto aṅlo???, che da molti


decennî è divenuto lingua scritta per opera dei missionarî tedeschi,
ma linguisticamente l'ewé può suddividersi in parecchi dialetti, fra i
quali il dahomeiano o fon. L'ewé appartiene al gruppo occidentale
delle lingue sudanesi (v.); nella classificazione del Delafosse è posto
nel gruppo Eburneodahomeiano.

Nella fonetica si nota la presenza di tre toni musicali (alto, medio,


basso; oppure crescente, medio e calante) probabilmente in
conseguenza della tendenza al monosillabismo; questi toni servono
a distinguere il significato di monosillabi che senza di essi sarebbero
omofoni, p. es. bé "coprire, proteggere"; be "parlare"; bè "grattare
via, tagliare via", ecc. Nella morfologia si nota l'assenza del genere,
della flessione nominale, di ogni suffisso personale nella
coniugazione ecc. La collocazione delle parole è normale (soggetto,
predicato, oggetto); quella inversa esprime il genitivo (p.
es. amēta "un uomo testa = la testa di un uomo").
Quanto conosci le Filippine?
La Repubblica delle Filippine è un Paese ospitale, aperto e ricco di contrasti. Ci sono
tante cose da scoprire o da approfondire sulle abitudini e le usanze di questo popolo.

Se hai amici filippini, conosci bene il loro forte senso della comunità, la cordialità e il
carattere estroverso e allegro. Ma lo sapevi che lo yo-yo è stato inventato da un
filippino, e che bisogna fare molta attenzione alla bandiera nazionale? Continua a
leggere per approfondire le 10 curiosità che forse non sapevi sulle Filippine.

Inglese o tagalog?
La diversità delle Filippine si nota soprattutto nelle tantissime lingue parlate: anche le
lingue diffuse sono più di 180, però, soltanto due sono le lingue ufficiali.
Il tagalog, termine locale che identifica la lingua filippina, e l'inglese. Nello
specifico,oltre 50 milioni di filippini parlano inglese, un numero ben superiore a
quello dell’Australia, e secondo soltanto a paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Per questo motivo non avrai problemi ad esprimerti in inglese se ti trovi qui per
lavoro o per turismo.

La bandiera
La bandiera filippina presenta un triangolo bianco con un sole con otto raggi e tre
stelle dorate, una striscia blu in alto e una striscia rossa in basso. I filippini la
chiamano anche Tre Stelle e un Sole. Le stelle rappresentano in gruppi principali
delle isole delle Filippine, i raggi rappresentano le province importanti per la rivoluzione
delle Filippine contro la Spagna nel 1896.

Si dice che i colori bianco rosso e azzurro siano un segno di gratitudine nei
confronti degli Stati Uniti, che hanno gli stessi colori nella loro bandiera, per aver
ricevuto aiuto contro gli spagnoli durante la rivoluzione filippina. Ma c'è una cosa che
forse non sai: quando la bandiera è rovesciata, con la banda rossa verso l'alto,
significa che il paese è in guerra!

Lo yo-yo
Yo-yo in filippino significa “torna indietro”. Il popolare giochino è stato
prodotto e venduto per la prima volta negli Stati Uniti da un filippino,
Pedro Flores. La tradizione filippina indica che in passato lo yo-yo fosse
un'arma: è stato brevettato come gioco nel 1866.

Gli spostamenti: jeepney e triciclo


Se ti troverai a girare per le città delle Filippine, potrai notare due mezzi di trasporto
davvero curiosi. Il primo è una specie di furgone variopinto e coloratissimo, spesso
decorato in modo unico e abbellito con panchine. I jeepney sono veicoli militari
lasciati durante la Seconda guerra mondiale dagli americani, oggi sono per turisti e
locali, che spesso si appendono anche dietro per gli spostamenti. Per muoversi nel
traffico, invece, non potrai fare a meno di notare i tricicli. Si tratta di veicoli a tre ruote
dove spesso è affiancato un sidecar, che trasportano i turisti da una parte all'altra.
Sono davvero convenienti e unici!

Bacchette? No, grazie!


Non è vero che in tutta l'Asia si usano le bacchette. Le Filippine risentono molto della
loro dominazione spagnola: perciò per questo motivo non usano le bacchette come
accade ad esempio in Cina in Giappone, ma il cucchiaio e la forchetta. Anzi, non
usano neanche il coltello: per tagliare i cibi usano il cucchiaio, oppure, come da
tradizione prima della dominazione, molti filippini usano mangiare con le mani.
Aborto e divorzio sono illegali
Nelle Filippine, la popolazione cattolica è l’80% e quella cristiana addirittura il
92%. Ci sono tantissimi culti religiosi legati al cristianesimo nelle Filippine. Nelle
Filippine sono illegali sia l'aborto che il divorzio. In particolare,le Filippine sono
rimasto l'unico stato al mondo in cui il divorzio è illegale (oltre al Vaticano).

La passione per il basket


Lo sport più amato nelle Filippine è il basket: in tutti i centri, dai piccoli villaggi alle
grandi città, ci sono campi da basket in cui i ragazzi si allenano e organizzano tornei.
Ma non solo: il basket è anche uno degli sport più popolari da guardare in TV, al
punto che le partite delle squadre locali e di quelle estere tengono incollati gli
appassionati ai loro telefonini, e molte partite vengono trasmesse negli aeroporti e
nelle stazioni!

Il karaoke
Non c'è serata filippina che si rispetti senza il karaoke. È una vera e propria
passione diffusa in tutto il paese, che accompagna tutte le celebrazioni private, i
compleanni, e in generale le serate in famiglia o con gli amici. La tradizione vuole
inoltre che il karaoke sia accompagnato da fiumi di birra. Buon divertimento!

Il primo partito LGBTQ


Nel 2003 è nato il primo partito LGBTQ al mondo. Si chiamava Ang Ladlad e si può
tradurre come “uscire allo scoperto” in filippino. Non è riuscito ad entrare in parlamento,
ma è un segno importante della tolleranza di questo popolo.

Conus Gloriamaris, la conchiglia più preziosa del


mondo
I meravigliosi e trasparenti fondali delle Filippine ospitano migliaia di
varietà di conchiglie, e un vero e proprio record. si tratta del Conus
Gloriamaris, in italiano Gloria del cono di mare. È una lumaca di
mare, la cui conchiglia è davvero importante per i collezionisti. Infatti,
un tempo era considerata la conchiglia più rara del mondo, e
comunque una delle più preziose. La conchiglia di questo animale
può superare i 16 cm di lunghezza. Anche se si trova in altri posti
dell'Asia, il suo habitat naturale è rappresentato dai fondali delle
Filippine. Ancora oggi anche se meno rara, rimane costosa: il suo
prezzo si aggira intorno ai 100 euro.
Usanze e curiosità finlandesi che non ti aspetti
16/03/2022 di Veronica Meriggi
Nel corso della mia recente esperienza in Finlandia, a Vuokatti, ho avuto modo di
conoscere e scoprire la cultura locale e le usanze. Sebbene per la maggior parte
le abitudini finlandesi siano non troppo distanti dalle nostre, altre invece mi hanno
davvero sorpresa. Di seguito ho raggruppato alcune usanze e curiosità
finlandesi che mi hanno sorpresa.

L’ossessione per gli sport outdoor anche in inverno

Le temperatura invernali in Finlandia possono essere davvero rigide, arrivando


addirittura ai -30 o -40 nelle giornate più fredde. Al tempo stesso, le regioni nordiche
sono la patria degli sport all’aria aperta: sci, ciaspolate, escursioni in slitta, fat bike e
molto altro ancora.

I finlandesi hanno quasi un’ossessione per la salute fisica e per le attività outdoor.
Poco importa che fuori ci sia il gelo, troveranno comunque il modo di uscire e
muoversi! Ovviamente ad aspettarli al rientro una bella sauna e ambienti ben
riscaldati!

Il “frigo caldo” nelle camere d’albergo


Essendo la Finlandia il paradiso per gli amanti degli sport outdoor, può capitare di
bagnarsi cadendo nella neve o semplicemente trovandosi all’aperto nel bel mezzo di
una nevicata. Inutile dire che vestiti bagnati e temperature polari non sono affatto una
buona combinazione!

Nelle stanze d’albergo è quindi possibile trovare una sorta di “frigo ad aria calda” per
asciugare i vestiti. All’apparenza sembra proprio un classico frigo, con la differenza
che, invece che avere delle mensole, al suo interno ha dei “bracci” per appendere i
vestiti e le scarpe. Mentre all’esterno si trova una manopola attraverso la quale
selezionare la temperatura per riscaldare l’interno. Una soluzione logica e
estremamente utile, alla quale però non avevo mai pensato!
Le salsicce cotte sul fuoco e il succo di mirtillo caldo a merenda

Nonostante le rigide temperature invernali, i finlandesi sono grandi fan delle attività
all’aria aperta. È infatti usanza fare merenda riunendosi attorno al fuoco, arrostendo
salsicce e sorseggiando succo di mirtillo caldo. Prendendo parte a escursioni
organizzate, aspettati quindi una pausa merenda attorno al fuoco o a metà
dell’escursione oppure alla fine!

Non mangi carne? Nessun problema, basterà comunicarlo in anticipo e provvederanno


a offrirti delle ottime salsicce vegane! L’accoglienza in Finlandia è davvero esemplare!

La cena alle 16
La nostra guida finlandese ci ha spiegato che per loro l’orario di cena va dalle 16 alle
18 circa. Può poi capitare di fare un ulteriore spuntino in tarda serata, ma il pasto
vero e proprio viene generalmente consumato molto presto. Solitamente il pasto serale
è sostituito da una zuppa calda accompagnata dal pane locale.

Il motivo? Sicuramente è da individuare nel fatto che, in inverno, le ore di luce sono
davvero poche. Inoltre, come accennato in precedenza, i finlandesi sono grandi fan
dello sport e delle attività all’aria aperta. Si sfruttano le poche ore di luce per portare a
termine le attività, per poi rintanarsi al caldo al calare del sole. Forse una
delle curiosità finlandesi meno soprendenti, anche se devo dire non mi aspettavo
l’orario di cena iniziasse già alle 16.

I locali self service in cui devi mettere a lavare le stoviglie


Tra le tante curiosità finlandesi che non mi sarei mai aspettata è la popolarità dei locali
self service a pranzo. Nella zona di Vuokatti, in cui ho passato alcuni giorni, si
possono trovare diversi locali self service che offrono dall’antipasto al dolce. Fin qui
nulla di troppo strano.

La vera particolarità è che, una volta finito di mangiare, dovrai sgomberare tu il


tavolo, portando piatti, bicchieri e stoviglie in cucina per essere lavati!
Le cucine hanno infatti una grossa apertura in cui vengono posizionati i cestelli della
lavatrice e alcuni contenitori per l’immondizia. Ogni cliente deve quindi riporre ciascuna
stoviglia nel giusto cestello e disporre dei rifiuti nei bidoni della raccolta differenziata.

Non esiste Amazon

Hai letto bene, Amazon in Finlandia non esiste! Quando l’ho scoperto ho strabuzzato
gli occhi, ma a ben pensarci non dovrebbe essere cosí sorprendente. La Finlandia è un
paese molto grande e con lunghe distanze da percorrere, ma con una densità di
popolazione molto bassa.

La mia teoria è che la potenziale quantità di ordini che potrebbero essere effettuati
dalla popolazione locale non riuscirebbero a coprire i costi di apertura e mantenimento
di magazzini in giro per il paese. Inoltre potrebbe essere complicato garantire
consegne rapide.

Questo non significa che non si possa fare acquisti online! Esistono infatti
molti ecommerce locali che consegnano in tutto il paese.

Il bagno nel lago ghiacciato in pieno inverno

Sí, hai letto bene! Per molti finlandesi è normale fare il bagno nel lago ghiacciato! La
nostra guida ci ha raccontato che lei spesso fa una breve nuotata prima di andare a
lavorare… anche in pieno inverno!

Abbiamo anche incontrato una signora del posto in procinto di immergersi. Ci ha


raccontato che sono 28 anni che tutti i giorni fa il bagno nel lago. E non sto parlando di
una corsa, una rapida immersione e via a fare una doccia calda. Tutt’altro! Si è messa
il costume, è uscita nella neve con tutta calma con solo delle scarpine di gomma e un
asciugamano in vita, ha nuotato per qualche minuto, e in tutta serenità è uscita ed è
tornata a vestirsi. Non so tu, ma io non so se ce la farei!
22 curiosità sulla Francia
La Francia è un paese moderno dalle tradizioni antiche.
E’ uno dei paesi più visitati al mondo e per chi c’è stato, non è difficile capire il motivo.
Dalle distese di lavanda alle Alpi, dai Castelli della Loira alla Normandia, dalla Ville Lumière a
Lione, scopriamo come questo enorme paese, porti con sé tantissime storie e aneddoti unici.
Ecco a voi 22 curiosità sulla Francia.

1) Il più grande paese dell’Unione Europea


Con una superficie di 551000 km quadrati, è quasi un quinto della superficie totale dell’UE.
Per la sua forma a sei lati, la Francia viene talvolta definita l’hexagone.
Circa un quarto è coperto da foreste; solo Svezia e Finlandia ne hanno di più.

2) Invenzioni famose
Il pasticciere “padre delle conserve” Nicolas Appert ebbe l’idea di usare barattoli di vetro
sigillati posti in acqua bollente, per conservare il cibo nel 1809.
L’uso successivo delle lattine fu idea di un altro francese, Pierre Durand.
Il sistema di lettura e scrittura per non vedenti, in braille, è stato sviluppato da Louis Braille.
Il medico René Laennec inventò lo stetoscopio in un ospedale di Parigi nel 1816, scoperto per la
prima volta arrotolando la carta in un tubo.
Alexandre-Ferdinand Godefroy brevettò un aggeggio che fu il primo asciugacapelli al mondo
nel 1888.
I fratelli MontgolfierJoseph ed Etienne sono diventati pionieri del volo ad aria calda, con una
mongolfiera nel 1783.

3) Curiosità sulla Francia: il regno più corto


Luigi XIX fu re di Francia per meno di 20 minuti, il regno più corto di sempre.
Salì al trono di Francia nel luglio 1830 dopo che suo padre Carlo X abdicò, e abdicò 20 minuti
dopo in favore di suo nipote, il duca di Bordeaux.
Condivide questo record con il principe ereditario Luís Filipe, che tecnicamente divenne re del
Portogallo dopo che suo padre fu assassinato, ma morì per una ferita 20 minuti dopo.

4) Liberté, égalité, fraternité


“Libertà, uguaglianza e fratellanza” è il motto nazionale della Francia.
Apparve per la prima volta al tempo della Rivoluzione (1789-1799), ed è stato scritto nelle
costituzioni del 1946 e 1958.
Oggi lo vedrai su monete, francobolli e loghi governativi spesso accanto a “Marianne” che
simboleggia il “trionfo” della Repubblica “.
Il sistema legale in Francia è ancora ampiamente basato sui principi stabiliti nel Codice civile di
Napoleone Bonaparte dopo la rivoluzione, nel 1800.

5) Inventori del Camouflage

L’esercito francese fu il primo a usare il camuffamento nel 1915 (prima guerra mondiale).
Armi e veicoli furono dipinti da artisti chiamati camofleurs.

6) Matrimonio con defunto

In Francia puoi sposare una persona morta.


Secondo la legge francese, in casi eccezionali puoi sposarti postumo, a patto che tu possa
anche dimostrare che il defunto avesse l’intenzione di sposarsi mentre era in vita.
Occorre ricevere il permesso dal presidente francese.
Il caso approvato più recente è stato nel 2017, quando il partner di un poliziotto gay ucciso da
uno jihadista sugli Champs-Elysees di Parigi ha ottenuto il permesso di sposare il suo partner
defunto.

7) No agli sprechi

La Francia è stata la prima nazione al mondo a vietare ai supermercati di buttare via o


distruggere il cibo invenduto.
Da febbraio 2016, i negozi devono donare gli sprechi a banche alimentari o enti di
beneficenza.

8) Un milione di francesi parla italiano

Sebbene il francese sia la lingua ufficiale e la prima lingua dell’88% della popolazione, esistono
vari dialetti e lingue regionali.
Alsaziano, basco, bretone, catalano, occitano e fiammingo.
Su scala più ampia, il francese è la seconda lingua madre più parlata in Europa, dopo il tedesco
e prima dell’inglese, e si prevede che diventerà il numero uno entro il 2025 a causa dell’elevato
tasso di natalità del paese.
Un milione di francesi che vivono al confine con il nostro paese, parla italiano.
L’ Académie Française mira a preservare la lingua francese dal 1634. Ha tentato di vietare
nell’uso comune e senza successo, parole straniere come blog, hashtag, parking, e-mail e
weekend.

9) Curiosità sulla Francia: 40% de Musique

Almeno il 40% della musica sulle stazioni radio private deve essere di origine francese.
Dal 1996, il principale organo di regolamentazione dei media del Paese, il Conseil Supérieur de
L’Audiovisuel (CSA), è stato incaricato di far rispettare questa legge francese. Il CSA richiede
inoltre che metà della quota di musica francese, sia stata lanciata da meno di sei mesi.
10) Longevità

Ha vissuto per 122 anni e 164 giorni, secondo il Guinness dei Primati.
Jeanne Louise Calment nacque il 21 febbraio 1875 e morì il 4 agosto 1997.
Visse l’inaugurazione della Torre Eiffel nel 1889, due guerre mondiali e lo sviluppo della
televisione (1931), la moderna automobile e gli aeroplani.
I suoi connazionali vivono generalmente più a lungo della maggior parte delle altre nazionalità:
la Francia è classificata al sesto posto nell’OCSE per speranza di vita alla nascita a 82 anni: 85
anni per le donne e 79 per gli uomini.

11) Curiosità sulla Francia: matrimoni gay

La Francia ha legalizzato il matrimonio omosessuale nel 2013.


Quando il presidente Françoise Holland ha firmato la legge il 18 maggio 2013, la Francia è
diventata il nono paese in Europa ed il quattordicesimo al mondo, a legalizzare il matrimonio tra
persone dello stesso sesso.
Sebbene all’epoca i sondaggi mostrassero che circa il 50% di francesi sostenesse il matrimonio
gay, migliaia di persone che difendevano i cosiddetti “valori familiari” scesero in piazza per
protesta.

12) Trapianto di faccia e di cuore

Il primo trapianto di cuore artificiale al mondo e il trapianto di faccia avvennero entrambi in


Francia
Il trapianto di cuore è avvenuto nel dicembre 2013 presso l’ospedale Georges Pompidou di
Parigi.
Il dispositivo bio-protesico, che imita le contrazioni di un vero cuore, è alimentato da una
batteria esterna agli ioni di litio ed è circa tre volte il peso di un organo reale.
I chirurghi francesi furono anche i primi a eseguire un trapianto di faccia nel 2005.

13) Rete ferroviaria enorme

Per un totale di circa 29000 km, la rete ferroviaria francese è la seconda più grande in Europa
(dopo la Germania) e la nona più grande del mondo.
La Francia è stata uno dei primi paesi al mondo ad utilizzare la tecnologia ad alta velocità,
introducendo la ferrovia ad alta velocità TGV nel 1981.
La stazione Parigi Gare du Nord ha il primato di essere è stazione ferroviaria con più traffico in
Europa con circa 190 milioni di passeggeri che transitano ogni anno.
Inaugurata nel 1846, è anche una delle stazioni più antiche del mondo.
14) Curiosità sulla Francia: inventori del metro

I francesi inventarono il sistema metrico decimale, per contare e pesare, nel 1793.
Il chilo prototipo originale, Le Grand K, è un cilindro realizzato nel 1880 in platino e iridio e
delle dimensioni di una prugna, ed è stato l’unico oggetto noto agli scienziati con una massa di
esattamente 1 kg.
Tutto il resto misurato in chilogrammi è definito da Le Grand K. È tenuto protetto sotto tre
campane sigillate sottovuoto in un caveau dell’International Bureau of Weights and Measures
(BIPM) a Sevres, in Francia.
Cilindri duplicati vengono inviati in tutto il mondo e ogni tanto vengono confrontati con
l’originale.
Ma Le Grand K sembra misteriosamente perdere peso: l’ultima volta che è stato pesato, nel
1988, è risultato essere più leggero di 0,05 milligrammi (meno di un chicco di zucchero) rispetto
alle copie.

15) Premi Nobel

La Francia ha dato i natali ad alcuni dei più influenti scrittori e pensatori del mondo.
Cartesio e Pascal nel 17° secolo, Voltaire nel 18°, Baudelaire e Flaubert nel 19° e Sartre e
Camus nel 20°. Ad oggi, la Francia ha vinto più Premi Nobel per la letteratura (15) rispetto a
qualsiasi altro paese.

16) Registrazioni antiche

La più antica voce umana registrata è in francese.


Un frammento di 10 secondi della canzone Au Clair de la Lune è stato registrato dall’inventore
francese Edouard-Leon Scott de Martinville il 9 aprile 1860.
Ha usato un “fonautografo”, che ha permesso di registrare visivamente i suoni.
La registrazione su carta è stata scoperta nel 2008 a Parigi e, usando la scienza moderna, la clip
è stata riprodotta per la prima volta.

17) Curiosità sulla Francia: lumache gourmet

I francesi mangiano circa 30000 tonnellate di lumache all’anno.


Ma solo circa 1000 tonnellate della classica prelibatezza francese (servita con aglio, prezzemolo
e burro) provengono dalla Francia.
Nel 2015 esistevano solo circa 100 allevamenti di lumache registrati in Francia.
Se hai mangiato lumache in Francia, è probabile che siano state prese dai bordi delle strade
dell’Europa orientale.
18) Il romanzo più lungo

A la recherche du temps perdu di Marcel Proust detiene il record come il romanzo più lungo del
mondo.
Il suo capolavoro di 13 volumi, è lungo più di 3000 pagine e ha centinaia di trame intrecciate. Il
primo volume è stato pubblicato nel 1913.

19) Curiosità sulla Francia: colonie

Oggi la Francia conserva ancora 15 territori oltremare, tra cui Martinica, Guadalupa, Guyana
francese, Riunione e Mayotte.
Sulla terraferma, la Francia metropolitana (compresa la Corsica) è divisa in 13 regioni e
suddivisa in 96 dipartimenti.
Il passato coloniale del paese, è uno dei motivi per cui in Francia vivono più di cinque milioni di
persone di origine araba e africana.

20) Esportatori di Lusso

La Francia ha una delle maggiori economie dell’Eurozona, dopo la Germania.


Assieme all’Italia, è uno dei maggiori esportatori di beni di lusso al mondo, con le prime
quattro società Cartier, Chanel, Hermes e Louis Vuitton che valgono da sole, miliardi.
Le principali esportazioni francesi includono aeromobili, alimentari, prodotti chimici,
macchinari industriali, ferro e acciaio, elettronica, autoveicoli e prodotti farmaceutici.

21) Patate illegali

Ebbene sì, le patate erano un tempo illegali in Francia.

Dal 1748 ed il 1772, i cittadini francesi pensavano che il tubero causasse la lebbra.

22) Curiosità sulla Francia: teste tagliate

Tutti abbiamo sentito parlare della ghigliottina e molti di noi la legano alla Rivoluzione
Francese (1789).

In realtà è entrata in vigore qualche anno dopo il suo inizio, nel 1792 fino al 1981, anno in cui è
stata abolita la pena di morte in Francia.

Speriamo di averti intrattenuto/a e fatto divertire con queste 22 curiosità sulla Francia!
René Magritte. Vita, curiosità e
mistero del “saboteur tranquille”
BYTOMMASO PERGOLIZZI

7 GIUGNO 2021
In copertina: René Magritte (1898-1967), belgischer Maler. Fonte Immagine:
Wikimedia Commons

“Nella vita tutto è mistero”. Così rispondeva René Magritte durante un’intervista del
1951. E proprio quel rapporto tra mistero e realtà ha fatto del mite artista belga uno
dei maggiori esponenti del Surrealismo.

Detto anche le saboteur tranquille, il disturbatore silenzioso, Magritte è noto per la


sua abilità di insinuare dubbi sul reale rappresentando il reale stesso. A differenza di
surrealisti come Dalì e Delvaux, che piegano la rappresentazione attraverso il
simbolismo, Magritte non interpreta ne ritrae la realtà, ma ne mostra il mistero
indefinibile. L’obiettivo è quello di alludere al tutto come un mistero, senza però
definirlo.

René Magritte, Golconda, 1953, Menil Collection, Houston, Texas

Il disturbatore silenzioso e la pittura surrealista

Nato René François Guislain Magritte il 21 novembre 1898 a Lessines in Belgio,


da piccolo si trasferisce spesso al seguito della famiglia. Nel 1916 approda a
Bruxelles, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti. Nel 1923 inizia a lavorare
principalmente come grafico, ma i suoi esordi artistici sono influenzati dalle prime
avanguardie del 900, cubismo e futurismo.

La folgorazione surrealista arriva dall’incontro/scontro con


l’opera Canto d’Amore di Giorgio de Chirico. Profondamente colpito dal soggetto
(un edificio, il calco di una testa di Apollo, un guanto da chirurgo e una palla) Magritte
lo descrive così “un’opera che rappresentava un taglio netto con le abitudini mentali
di artisti prigionieri del talento, dei virtuosi e di tutti i piccoli estetismi consolidati: un
nuovo modo di vedere.” Nel 1925, poi, aderisce ufficialmente al gruppo
surrealista di Bruxelles e dipinge il suo primo quadro surrealista, Le Jockey
perdu (Il fantino perduto). Nel 1926 entra in contatto con André Breton, leader del
movimento e, l’anno successivo, tiene la sua prima personale, dove presenta oltre
60 dipinti prima di trasferirsi a Parigi. La parentesi parigina, anni ricchi di
sperimentazioni, si chiude brevemente nel 1930 quando l’artista torna a Bruxelles.

Qui, trasferitosi al 135 di rue Esseghem di Jette (oggi sede della sua casa museo),
Magritte realizza oltre metà delle circa 800 opere della sua intera produzione
e l’appartamento dell’artista diventa presto il centro del movimento
surrealista di Bruxelles. Durante l’occupazione nazista, nel 1940 lascia il Belgio
riparando nel sud della Francia, a Carcassonne, dove si cimenta nella cosiddetta
“pittura alla Renoir“. Muore a Bruxelles il 15 agosto 1967, all’età di 69 anni a causa
di un cancro al pancreas.

René Magritte, L’impero delle luci, 1953-54,


Peggy Guggenheim Collection, Venezia

Non dipingo: utilizzo oggetti che hanno l’apparenza di quadri, perché il caso ha fatto

sì che questa forma espressiva convenisse meglio ai miei sensi – René Magritte

Lo stile di Magritte è stato spesso definito illusionismo onirico. L’artista, infatti,


rappresenta nelle sue opere oggetti reali in situazioni assurde. Ne è un esempio
uno dei sui quadri più famosi, l’Impero delle luci (oggi a Venezia presso la Peggy
Guggenheim Collection). Un paesaggio che combina la luce notturna di un lampione
con l’azzurro di un cielo diurno, solcato dalle nuvole. In questa, come nelle altre tele,
l’artista impiega tonalità fredde e ambigue proprio per rendere l’atmosfera del sogno.

Scopo dei suoi enigmatici lavori è quello di creare nell’osservatore un


“cortocircuito” visivo. A differenza di altri artisti surrealisti, infatti, Magritte non è
interessato alla trasposizione dell’inconscio umano nei suoi lavori. La sua pittura ha
come obiettivo quello di valorizzare oggetti di uso quotidiano
decontestualizzandoli. Sottraendoli al loro contesto naturale per renderli inusuali
ed estranei all’esperienza nella quale sono ritratti. Il surrealismo di René Magritte è
quindi uno sguardo lucido e sveglio sulla realtà che lo circonda, dove non c’è spazio
per il sogno e le pulsioni inconsce.

Anche la tecnica di rappresentazione gioca un ruolo fondamentale in questa grande


illusione. L’arista belga rifugge qualsiasi ricerca di illusionismo fotografico. La
distanza dalla realtà è espressamente sottolineata dalla tecnica con cui l’immagine è
riprodotta. A volte impiegando uno stile quasi illustrativo, con tratto freddo e
impersonale, altre volte invece sovrapponendo perfettamente il quadro dipinto con
la realtà che rappresenta, quasi volendoli confondere uno con l’altro. Un esempio
magistrale è il celeberrimo La Trahison des images (Ceci n’est pas une
pipe). L’opera, oggi al Los Angeles County Museum of Art, è il simbolo
dell’enigmatico modo di intendere l’arte di Magritte: una pipa che non è una vera
pipa, ma la rappresentazione di una pipa.

René Magritte, La Trahison des images (Il tradimento delle immagini), 1928-
1929, Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles

Curiosità su Renè Magritte che forse non conosci

 Un uomo normale. Autore di opere spesso ritenute bizzarre nella sua vita,
Magritte, è stato un esempio di uomo ordinario. Nonostante frequentasse il
mondo degli artisti (spesso, e a ragione, ritenuto causa di perdizione) l’artista
belga non conduceva una vita stravagante. Evitava quindi feste e occasioni
mondane, preferendo una tranquilla vita domestica.
 Georgette Berger, unico amore. Conosciuta all’età di 15 anni e sposata nel
1922, Georgette Berger è stata il grande amore di Magritte. Non per questo
però la loro relazione fu tutta rose e fiori. Nel 1936, infatti, l’artista intraprese
una relazione con la giovane artista inglese Sheila Legge. Per distrarre Georgette
da questa scappatella, Magritte chiese a Paul Colinet, suo amico, di tenerle
compagnia. Tra i due però scoccò la scintilla e Colinet e la Berger finirono per
diventare amanti. La coppia Magritte si riconciliò solo nel 1940 e rimase insieme
fino alla morte del pittore.
 Il suicidio della madre. All’età di 12 anni la madre di Magritte si suicidò
gettandosi nel fiume Sambre. Il corpo della donna venne poi rinvenuto con la testa
avvolta nella sua stessa camicia da notte. Un’esperienza che segno molto il
giovane René che, stando ad alcuni critici, riprodusse quell’immagine
nell’opera Gli amanti, del 1928. Nonostante l’artista abbia sempre smentito,
l’immagine di questa coppia che si bacia, con le teste avvolte in due panni bianchi,
difficilmente lascia pensare che non si tratti di una citazione.
René Magritte, Les Amants (Gli Amanti), 1928, MoMA, New York

“Ciò che bisogna dipingere è dato dall’ispirazione, che è l’evento in cui il pensiero è

la somiglianza stessa” – René Magritte

 Illustratore pubblicitario, falsario e comunista. Come detto, all’inizio della


sua carriera Magritte svolgeva la professione di illustratore per manifesti
pubblicitari e carte da parati. Un passato che ritorna spesso nelle sue opere, che
colpiscono immediatamente chi le guarda, come dovrebbe fare una buona
pubblicità. Meno noto è che l’artista belga è stato anche un abile falsario.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, sembrerebbe che Magritte per
arrotondare, a causa delle ristette economiche, abbia dipinto numerose copie
di Tiziano, Pablo Picasso, Georges Braques e Giorgio De Chirico. Non è dato
sapere però se sia realtà, tanto che alcuni studiosi sostengono che si trattasse di
un gesto dimostrativo e sovversivo nei confronti della società borghese. L’artista,
infatti, fu per molti anni legato al partito comunista belga.
 Bruxelles-Parigi andata e ritorno. Il periodo parigino di Renè e Georgette
Magritte si concluse rapidamente dopo soli tre anni di permanenza. Non fu però
una delusione artistica ad accelerare il ritorno in patria, quando piuttosto uno
sgarbo personale. Pare infatti che una sera, nel 1929, la coppia si trovasse con
alcuni artisti e Breton e pare che, quest’ultimo, criticò aspramente la moglie del
pittore perché indossava una piccola croce dorata al collo. Nonostante la donna
spiegò si trattasse di un ricordo della nonna, piuttosto che di un simbolo di
fervente credo religioso, Breton insistette scatenando l’ira di Magritte. Pochi mesi
più tardi la coppia, stufa del clima parigino, decise di tornare a Bruxelles.
 Gli “autoritratti”. Un tema ricorrente nelle opere di Magritte sono i volti coperti.
Una mela, un uccello, un panno… si tratta di immagini che sono riflessioni su
ciò che l’uomo vede e ciò che non vede, sulle cose nascoste dagli oggetti o
negli oggetti. Quello che non è molto noto è che spesso si tratta di autoritratti. Ne
sono esempi magistrali del tele del 1964: Il figlio dell’uomo, con una mela verde
gli copre il volto e L’uomo con bombetta, dove invece è un’uccello a nasconderlo
allo sguardo.
René Magritte, Il figlio dell’uomo, 1964, collezione privata

“La pittura viene correttamente chiamata: un’arte della somiglianza”

 Magritte POP. Il mistero e, talvolta, la stravaganza dei lavori di Magritte hanno


influenzato molti altri artisti, ma hanno lasciato il segno anche nella
cosiddetta “cultura POP”. Molti sono gli artisti e i gruppi musicali che hanno
scelto le immagini del surrealista per i propri album come Jackson Brown e gli
Styx. Anche Topolino, nella serie “Storia dell’Arte” omaggia il pittore belga con il
personaggio di René Topritte, pittore surrealista che dipinge gli inconfondibili
uomini con la bombetta.
 Troppo noto per essere rubato. Nel 2009 dei ladri entrarono nel Museo
dedicato a Magritte a Bruxelles e, minacciando gli inservienti con delle pistole,
riuscirono a sottrarre l’Olympia, un ritratto della moglie Georgette. Il quadro, che
all’epoca era valutato oltre un milione di euro, fu restituito al museo qualche
anno dopo perché, data la grande fama e riconoscibilità del dipinto, i ladri
non erano riusciti a venderlo sul mercato nero.
Frisone

‘’La peggiore donna è quella che prima discrimina un piacere


che vuole e poi quel piacere si prende’’
Il migliore inganno si trucca di dispetto quando sotto in reltà
ha il volto dell’interesse che matura nel piacere.
La natura della passione ha molteplici vesti
ma è il nuovo taglio di capelli che fa da motore alla passione
e non c’ è moda che non tenga conto alla passione che si cela nella mente.
Le ipotesi delle donne vengono ben presto scartate quando si presenta la sorpresa
Ed è il rossetto che amplifica la sensualità gioca un ruolo fondamentale nel rapporto
82
Il bacio
Tatto per toccare l’incorporea anima, fiuto per ricordare la passione
Gusto per assaggiare il corpo, vista per immortalare il momento
E udito per sentire parole che parlano alla tua sensazione dicendo:

‘’ La fiducia è la sfumatura più adeguata da tatuare sul rapporto’’

83
Gaelico Scozzese

‘’Chi non si ferma all’errore di un giudizio genera arte suprema’’


Chi non si offende non ha tempo per sentire la filastrocca delle offese
Ed intona il suo racconto di una narrazione di una gioia valida di un’impresa eroica,
Chi si purifica di gloria disinstalla la lamentela dal processore della sua anima
Distribuendo applicazioni di armonia nell’androide che notifica la sua giornata.
Come un quadro più bello di sempre cerca di avere prospettive di bellezza
E come la mano guidata dall’immaginazione di un’artista estrai arte nel tuo vivere,
come una melodia di un’orchestra digita emozioni per far sentire un tuo sentimento
ascolta, vivi, guarda e comunica ciò che ti migliora, migliorando te stesso e l’universo
84
Steroidi concettuali
Agenti artificiali inniettati nel corpo per farti sentire migliore di altri
Esprimono un modello di vita dedito ad una vanità innaturale,
discrimanizioni su di un corpo che si allontana dall’ipotetica perfezione
dettano una performance concettuale decadente amplificando di artificio l’essere.
Un culturismo categorico innietta un veleno di vanità nella sua cultura
Ed una gara di vanesi distorce le attenzioni dalla vera bellezza,
chi è forte non necessita mai dimostrare la sua forza con arroganza
e chi è debole necessita di schiacciare il più fragile dimostrandosi forte, ma ricorda:
‘’Chi ti dice di essere migliore di altri dimostra la sua calzante inferiorità’’

85
Galiziano

‘’La popolarità dell’idiozia è il più grande crimine contemporaneo’’


Farsi di una dottrina che esalta la sintetizzazione dell’attenzione
Comporta una dipendenza da rimbambimento totale,
elimanare il teorico sostituendolo solo all’atto pratico
riduce la capacità di sperimentare tante probabili ipotesi
e ci ritroviamo a condurre vite analogamente dedite al nulla totale.
Idoliamo modelli analfabeti solo per il loro successo
Discriminando filosofie fuori moda che ci condurrebbero ad alienazione sociale.
Come un tempo presente che è impossibilitato nel rendersi preso o nel proiettarsi nel prossimo
Cancelliamo idee di cambiamento per omologarci alla massa comune,
azzardiamo parlando di diversità quando in realtà siamo tutti lo stesso prodotto.
Che venghi una scienza che studi questo processo sociale così tanto deviato
Poiché la qualità di ogni reale scienzato è messa alla gogna da questa totale idiozia.
86
Il Rock dei diversi
Se vuoi cambiare il mondo e le cose che lo compongono
Devi prima imparare a cambiare te stesso per alimentare di curiosità il tuo essere,
se desideri una colonna sonora che immortali una tua idea
dovrai ideare un concetto che si esprime in ogni nota che la compone.
Dal genere sessuale al modo di vestire e dal modo di pensare e dal modo di agire
Fanne un rock senza tempo che travolge ogni coscienza,
dal più umile al più presuntuoso e dal più devoto al più discredente
divulga una musica ballabile a tutti per tutti affinchè nessuno possa puntare un dito,
suona affinchè l’udito si possa amalgamare con il ritmo della tua coscienza,
istruisci il prossimo affichè si vesta della tua dottrina svestendosi l’anima,
distrubuisci battiti per minuto come le nuvole che parlano al cielo
e ricorda al mondo un testo che cita parole indelebili che dicono:

‘’LE PERSONE MIGLIORI LE RITROVI IN COLORO


CHE NON DANNO ALCUN VALORE ALLE APPARENZE’’

87
Gallese

‘’Lo scandalo è ciò che definisce leggenda


la tua storia che avrai da raccontare’’
Allarmi che risuanano nella campanella della tua reputazione,
sulla bocca del giudizio dei tutti che spicconano la pietra della coscienza,
deriso e preso in giro sulla base di uno scandalo, infischiatene di tutto
ed edificane la struttura della tua solida fortezza fatta di picchi e strapiombiombi,
lascia che quel piccone che un tempo feriva la pietra
diventi ciò che ha scolpito di forza ogni curva del tuo corpo,
divieni scultura, trasmuta l’errore in leggenda e definisci l’arte della rinascita in bellezza
88
Variabili impossibilmente possibili
Chi non esclude l’assurdo come realtà che si manifesta al di là di un sì e di un no
Scatena la meraviglia di quel latente forse che si cela nascosto nella mente,
Colorando di probabilità l’improbabile e le tesi esclusa da un singolo bipolare concetto.
Una coscienza che distribuisce dubbio nella concretezza di una remota risposta
Accende concetti aperti in soluzioni infinite poiché come dice il narratore di questa tesi che:

‘’Una vita fatta di diversi colori è migliore di una


che è colorata solo dal bianco ed il nero’’

89
Curiosità di Lelouch Alighieri
Olanda: la magia della Frisia
Graziano Capponago del Monte, inviato da DOVE
Posted on 23 Luglio 2013
I colori di Vermeer e la luce di Monet. Spiagge infinite, dune, vento e clima mite. Ideali per
vacanze in bicicletta e per assaporare la vita di locanda o quella sui canali.

Mucche pezzate, cavalli e basse maree, immense campagne piatte e antiche città, canali e
mulini. Se qualcuno volesse ritrovare oggi l’Olanda del Secolo d’Oro e dei grandi della
pittura, c’è una regione tutta da scoprire, a meno di due ore a nord di Amsterdam. Un luogo
dove si trovano ancora i cieli di Jan Vermeer, quelli per i quali il pittore della Veduta di
Delft (“Il più bel quadro del mondo”, secondo Marcel Proust) usava polvere pura di lapislazzuli.
I paesaggi che fecero scrivere a Claude Monet, in viaggio iniziatico tra dighe e canali nel 1871:
“Qui c’è da dipingere per tutta la vita!”.

Fuori dai normali percorsi turistici, la regione rischia però di diventare a breve la prossima
meta trendy sul Mare del Nord: si vedano il nuovo volo Ryanair sulla vicina Groningen,
dal 2012, e l’avveniristico Museo della Frisia, che sarà inaugurato a metà settembre. Nel Nord
del regno, incuneata tra la Germania e il mare, la Frisia è protetta dalle Waddeneilanden,
ovvero le Isole Frisone, Patrimonio Unesco per la ricchezza della fauna, piccole terre basse e
sabbiose allineate lungocosta come un ponte proteso fino alla Danimarca. Un’Olanda di mare
immobile nel tempo e slow di temperamento. Groningen – geograficamente non frisone, ma
considerata la porta della regione – vanta il record mondiale di spostamenti in bici: quasi il
60%. Qui una gita a due ruote è un’esperienza unica: tra grandi posteggi, piste protette in
centro e fuori, si arriva ovunque. Da soli, affittandone una in stazione, o con le ottime visite
guidate prenotabili su www.fietsstadgroningen.nl.

Una volta in sella si ammira la Frisia moderna del Groninger Museum per l’arte
contemporanea (Museumeiland 1), tutto sull’acqua, e quella classica della svettante
cattedrale Martinikerk, fondata nel XIV secolo e ingrandita nel XVIII; per legge, niente in città
può superare i 97 metri del suo campanile. Oppure, la Groningen degli studenti paneuropei, che
affollano le due università cittadine e i localini del centro. Una trentina di chilometri a
nord Pieterburen è famoso per il Zeehondencrèche , l’Ospedale delle Foche, fondazione di
ricerca che, oltre a studiare questi mammiferi, non infrequenti tra le Frisone, ne ospita un
centinaio di esemplari rimasti impigliati nelle reti dei pescherecci. Poco distante, un’esperienza
unica è il wadlopen, la camminata nel fango. È proprio questo che avviene durante le gite
del Wadlopen Cen trum. Si parte dalla stazione di pompaggio della diga di Norderzijl, si
supera un argine di 10 metri e si raggiunge il breve canale di uscita dei pescherecci. In questo
primo tratto, solitamente non inondato, gli uccelli marini nidificano. A mano a mano che si
esce si notano i segni della marea, il terreno è fradicio e si comincia ad avanzare nel fango, poi
nell’acqua bassa. La camminata più lunga e difficile è per esperti ben allenati. Bisogna
completare 25 chilometri entro cinque ore: l’alta marea non aspetta i ritardatari. Il premio
è Schiermonnikoog, la più piccola tra le Frisone Occidentali abitate. Oggi parco
nazionale, l’isola offre un paesaggio di dune di sabbia e boschi, la spiaggia più ampia
d’Europa, fari e vecchie case fiamminghe. Si circola solo in bici. L’orario del wadlopen varia
di giorno in giorno secondo le fasi lunari. Ci sono percorsi più brevi, adatti anche alle famiglie,
nonché escursioni notturne che partono al tramonto. E per chi proprio non vuol bagnarsi i
piedi c’è il traghetto da Lauwersoog.

Il resto della regione è una grande campagna spezzettata dai canali. Anche per visitare l’interno,
più mosso e boscoso, la bici può essere una buona soluzione, grazie a strade poco trafficate e a
distanze brevi fra un centro e il successivo. Tra Lauwersoog e Anjum si estende il Parco del
Lauwersmeer, un tratto di terra strappato al mare grazie a una diga, raccolto intorno a un lago e
ricco di uccelli e bufali. Si può ammirare anche dai 22 metri del mulino-museo De Eendracht,
o dalla stessa diga, percorribile in auto. Pausa pranzo al Wad Oars di Anjum, per plateau di
conchiglie, tournedos alle castagne e altri piatti locali rivisitati Dokkum, appena a sudovest, è il
centro più importante della Frisia settentrionale, una città fortificata che conserva i suoi
bastioni e due tipici mulini, barche colorate sui canali e prati di tulipani. Tornando
nell’entroterra, attraversando la foresta frisone, verde e nebbiosa, si può far sosta nel
capoluogo Leeuwarden, famoso per la torre pendente, più storta di quella di Pisa. Proprio
qui in questi giorni inaugura il nuovo Museo della Frisia, con installazioni multimediali,
percorsi didattici e mostre sulla cultura locale, in una sede spettacolare in vetro e acciaio (ci
sono anche i cimeli appartenuti alla spia Mata Hari, nata in questa città). Nella
vicina Noardburgum si può visitare invece lo Scherjon, museo e fabbrica degli zoccoli,
tempio delle celeberrime calzature olandesi. A Sneek, città di pirati e marinai, con un grande
marina, si ammirano la Waterport, Porta sull’Acqua, celebre ponte fortificato, e i palazzi
d’epoca dalle facciate decorate. Per appassionati il museo della marineria Fries Scheepvaart
Museum e il National Modelspoor Museum , museo dei trenini elettrici amato dai bambini.
Fra Sneek e Workum, sul gran lago artificiale IJsselmeer, si fanno vela, windsurf e kitesurf.
Si può affittare una barca a vela e navigare fino ad Amsterdam. Lungocosta o sui 3000
chilometri di canali tra le città. Magari lungo l’Elfsteden Route, anello d’acqua tra le città
storiche della Frisia. Come la piccola, antica Sloten , da visitare con una guida locale in
costume d’epoca, tra vecchi palazzi, argini, mulini e botteghe come Brocante en Antiek
(Koestraat 44, Sloten, tel. 0031.51.46.02.909. Orari: 9-17, sab. 9-12 (chiuso dom.), per poi
pranzare al vicino Eetcafé Spoorzicht di Koudum , tipicissimo ed elegante (Hoofdstraat 69,
Koudum, tel. 0031.51.45.22.031. Orari: mar. 16-2, mer.-sab. 11-2, dom. 12-2, chiuso lun.
Prezzi: 25). Joure è famosa per i suoi orologi (alla Jouster Klokkenmakerij si acquistano anche
d’epoca. Indirizzo: Douwe Egbertsplein 8, Joure, tel. 0031.51.34.14.104. Orari: 9-17.30, sab. 9-
17. Chiuso dom). A Heeg tutto ruota intorno alla nautica olandese, il cui grande marina è il
posto migliore per noleggiare barche a vela o motore. Ci sono anche motobarche abitabili, per
una vacanza dans l’eau. Niente onde né acque profonde, e la velocità di crociera è minima: per
imparare le manovre basta un minicorso il primo giorno. E tra cieli, pascoli e canali, ci si può
sentire proprio come dentro un quadro.

COME ARRIVARCI: L’aeroporto più vicino è quello di Groningen. Dall’Italia, voli diretti da
Bergamo con Ryanair. In alternativa, c’è il volo su Amsterdam Klm o Transavia da varie città
italiane e poi il treno (via Zwolle, sono circa 2 ore e mezzo) o l’auto noleggiata in aeroporto.
Sono circa 190 km
Lingua gaelica scozzese
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il gaelico scozzese (nome nativo Gàidhlig, pronuncia: [kaːlɪkʲ], in inglese Scottish
Gaelic) è una lingua appartenente al gruppo goidelico o gaelico delle lingue celtiche.
Viene chiamato anche "gaelico degli scozzesi", "gaelico di Scozia"
o gàidhlig (adottando il nome autoctono) per evitare confusioni con le altre lingue
gaeliche. Al di fuori della Scozia, viene talvolta definito erroneamente "scozzese", un
uso che risale ad almeno 1 500 anni fa; un esempio è l'inglese antico Scottas.
Il gaelico scozzese non deve essere confuso con lo scots, lingua
germanica strettamente legata alla lingua inglese; fin dal XVI secolo la parola scoto è
stata infatti usata per designare la parlata germanica delle Lowlands, che si sviluppò a
partire dalla forma nordica del primo inglese medio. In inglese scozzese, Gaelic viene
pronunciato /ˈgaːlɪk/; al di fuori della Scozia, è generalmente pronunciato /ˈgeɪlɨk/.

Distribuzione geografica
Il gaelico scozzese ha avuto una crisi nel '700 e nell'800, quando gli inglesi vietarono di
parlarlo. In questa fase avvenne una vera e propria pulizia etnica, caratterizzata
dall'esproprio delle terre ai clan, l'abolizione degli stessi clan, il divieto di parlare
gaelico in pubblico. Nessuna tradizione poteva essere seguita (compreso il suonare
la cornamusa). L'emigrazione verso altre terre fu in parte forzata. Ora si sta
riprendendo specialmente in ambito accademico.
Lingua ufficiale
Il gaelico scozzese è stato riconosciuto lingua ufficiale della Scozia nel 2006.
Dialetti e lingue derivate
La lingua gaelica è anche parlata in Nuova Scozia, nel Nuovo Brunswick e
nell'Isola del Principe Edoardo in Canada (gaelico canadese).

Storia

Incoronazione di Re Alessandro
III a Moot Hill, Scone il 13 luglio 1249. Viene accolto dall'ollamh rígh, il poeta reale, che
gli si rivolge con l'invocazione "Benach De Re Albanne" (= Beannachd Dé Rígh Alban,
"Benedizione di Dio [Benedictio Dei], Re di Scozia"); il poeta reciterà quindi la
genealogia di Alessandro
Il gaelico scozzese, discendente del gruppo goidelico e imparentato strettamente con
l'irlandese, è il discendente della lingua tradizionale degli Scoti o Gaeli. Divenne la
lingua storica della maggior parte della Scozia dopo aver sostituito il cumbrico,
il pittico e l'antico norreno.
Non è chiaro per quanto tempo il gaelico fu parlato in modo esteso sul territorio
scozzese, ma era parlato nell'Argyll prima del periodo dell’occupazione dei Romani.
Tuttavia, non esiste un consenso su questo punto. Ciononostante, il consolidarsi del
regno di Dál Riata intorno al IV secolo, con l’unione dell’attuale
provincia irlandese dell'Ulster e la parte occidentale della Scozia, accelerò la diffusione
del gaelico, così come accelerò il successo della Chiesa di lingua gaelica. I nomi dei
luoghi mostrano come il gaelico fosse parlato nei Rhinns di Galloway verso il V o il VI
secolo.
La lingua gaelica soppiantò presto il pittico a nord del fiume Forth, e fino alla fine del
XV secolo venne identificato in inglese come Scottis. Il gaelico iniziò a declinare nella
Scozia continentale verso l'inizio del XIII secolo, e insieme ad esso anche il suo status
di lingua nazionale. Verso l'inizio del XV secolo, iniziò a delinearsi la linea di confine tra
alte terre (highlands) e basse terre (lowlands).
Diffusione del gaelico scozzese nel 2001, quando venne riconosciuto e tutelato per la
prima volta.
Verso gli inizi del XVI secolo, coloro che parlavano inglese diedero alla lingua gaelica il
nome Erse (che significa irlandese) e da allora fu invariabilmente la collezione di
dialetti dell'inglese medio parlati all'interno del Regno degli Scoti cui essi si riferirono
chiamandola Scottis (da cui scots). Ciò appare ironico perché fu esattamente in questo
periodo che il gaelico andava sviluppando le sue forme distintamente scozzesi
caratteristiche del periodo moderno. Ciononostante, il gaelico non è mai stato
espropriato completamente del suo status di lingua nazionale, ed è tuttora riconosciuto
da molti scozzesi, sia che parlino gaelico o meno, come una parte fondamentale della
cultura nazionale. Altri possono vederlo principalmente come una lingua regionale
delle Highlands e delle Isole scozzesi interne.
Il gaelico possiede una ricca tradizione orale (beul-aithris) e scritta, essendo stato la
lingua della cultura bardica dei clan delle Highlands per diversi secoli. La lingua
conservava la conoscenza e l'adesione alle leggi e ai costumi pre-feudali
(rappresentati, per esempio, dalle espressioni tuatha e dùthchas). La lingua soffrì
specialmente allorché gli Highlanders e le loro tradizioni vennero perseguite dopo
la Battaglia di Culloden del 1746, e durante le Highland Clearances, ma le attitudini
pre-feudali erano ancora evidenti nelle lamentele e nelle richieste della Lega
Territoriale delle Highlands ("Highland Land League") degli ultimi anni del XIX secolo:
questo movimento politico riuscì ad ottenere l'elezione di propri membri al Parlamento
del Regno Unito. La Lega Territoriale fu dissolta come forza parlamentare dal 1886
Crofters' Act e dal modo in cui il Partito Liberale venne ritenuto supportivo degli obiettivi
della Lega Territoriale.
Il gaelico scozzese dovrebbe più correttamente essere chiamato gaelico delle
Highlands per distinguerlo dai dialetti ora defunti del gaelico delle Lowlands. Tra
questi il gaelico di Galloway sembra essere stato l'ultimo dialetto gaelico ad essere
parlato nelle Lowlands scozzesi, sopravvivendo fino al Primo periodo moderno. Per la
fine del medioevo, il gaelico delle Lowlands era stato soppiantato dall'inglese
medio/scoto delle Lowlands in quasi tutte le Lowlands, mentre il brittonico si era
estinto. Non esiste, comunque, alcuna prova dell'esistenza di una linea di confine
linguistica sovrapponibile a quella topografica nord-sud. Allo stesso modo, non
esistono prove a partire dai nomi geografici di differenze linguistiche tra, per esempio,
l'Argyll e il Galloway. I dialetti da entrambi i lati dello Stretto di Moyle (Canale del Nord)
che mettono in relazione il gaelico scozzese e l'irlandese sono oggi estinti.
Sulla scorta di un riferimento bibliografico in The Carrick Covenanters di James
Crichton (Senza data. “Printed at the Office of Messrs. Arthur Guthrie and Sons Ltd.,
49 Ayr Road, Cumnock.”), l'ultimo posto delle Lowlands dove il gaelico era ancora
parlato era il villaggio di Barr nel Carrick (solo pochi chilometri all'interno e ad est
di Girvan, ma al contempo molto isolato).
6 curiosità sulla Scozia

Gli scozzesi sono orgogliosi e fieri del loro patrimonio, soprattutto quando
scherniscono i meridionali vicini inglesi. Non si può parlare di Scozia senza
evocare immagini di suonatori di cornamuse in tartan, montagne aspre e nebbiose
e abitanti dal fascino celtico improntato alla furbizia.

Malgrado conti poco più di 5 milioni di abitanti, la "Bella Scozia" ha esercitato una
sorprendente influenza sul mondo. Dai un'occhiata ad alcuni dei fatti più incredi bili
che interessano la Scozia.

1 Agli scozzesi si devono molte delle invenzioni più eccezionali della storia.

Quante ne conosci?

Che tu ne sia consapevole o meno, è probabile che ogni giorno ti capiti di


utilizzare un'invenzione di origini scozzesi. Se hai guardato la televisione o usato
un telefono, devi ringraziare uno scozzese. Gli pneumatici della tua auto? Anche
quelli vengono dalla Scozia, grazie a John Boyd Dunlop.

Probabilmente chi gioca a golf sa che lo sport è stato inventato a St. Andrews,
sulla costa orientale, e, se di recente sei stato all'ospedale, potrebbero averti
curato con la penicillina, un vaccino antibiotico scoperto da Alexander Fleming.

2 L'unicorno, l'animale ufficiale della Scozia


Se ti senti confuso, non preoccuparti: è verp che gli unicorni non esistono

Molti Paesi hanno un animale ufficiale, ma nessuno (per quel che sappiamo) può
competere con la mitica creatura scelta dalla Scozia. Spesso queste creature
simili a cavalli sono raffigurate con un lungo corno e viene loro attribuita la
capacità di guarire le malattie.

Puoi vederne alcuni rappresentati nelle opere d'arte rinascimentale o in versione


peluche nei negozi di giocattoli. Nonostante l'aura di affabilità di cui viene
circondato in epoca moderna, in passato si diceva che un unicorno libero da
catene fosse estremamente pericoloso. Ed è proprio per questa ragione che gli
scozzesi hanno scelto questo animale così peculiare come simbolo nazionale

3 Edimburgo vanta un maggior numero di edifici dichiarati patrimonio


culturale rispetto a qualsiasi altra città del pianeta

Dal punto di vista architettonico, Edimburgo non teme rivali a livello mondiale
Ideale per:
 Storia
Un edificio dichiarato patrimonio culturale non può essere distrutto né modificato a
causa della sua importanza culturale... ed Edimburgo ne vanta un gran numero.
Chiunque abbia avuto il piacere di passeggiare per la capitale scozzese conosce
l'intricata bellezza del Palazzo di Holyroodhouse, dello Scott Monument e,
soprattutto, del Castello che domina la città dall'alto del Royal Mile.

4 Hai più probabilità di avere i capelli rossi se sei scozzese che di qualsiasi
altra nazionalità

Un applauso per le persone con i capelli rossi!

Se passi un po' di tempo in Scozia, non puoi fare a meno di notare il gran numero
di persone con i capelli rossi. Il 13% circa degli scozzesi rientra in questa
categoria, contro appena il 2% della popolazione mondiale. Oltre a conferire un
aspetto accattivante che non passa inosservato, il gene che determina questa
tinta tricologica migliora l'assorbimento della vitamina D: un bel vantaggio in
luoghi dove il sole si vede ben poco.

5 Il villaggio più antico della Gran Bretagna si trova in Scozia

(e ha più di 5000 anni!)


Skara Brae è un villaggio neolitico delle Orcadi aperto al pubblico
Ideale per:
 Viaggi alternativi
 Avventure
Le case di Skara Brae furono scavate nel terreno e, quindi, circondate di pietre
per dare vita ad abitazioni accoglienti. Si chiamano "turf house" (case d'erba) in
virtù del tappeto erboso che le ricopriva per mantenere il calore al loro interno. Il
villaggio è stato fatto risalire al 3180 a.C. (più antico, quindi, delle piramidi egizie)
ed è stato abitato per oltre 600 anni. Nessuno sa perché queste strutture siano
state abbandonate, ma puoi visitarle in occasione del tuo viaggio alle Orcadi, un
arcipelago poco al largo della costa settentrionale della Scozia.
Posizione: Sandwick, Stromness, Isole Orcadi, KW16 3LR

6 Ogni anno si vende più di un milione di bottiglie di scotch whisky


Il whisky è una bevanda così diffusa che raramente manca in occasione di feste di
nozze e di compleanno in tutto il mondo

Che tu lo beva con ghiaccio, in un cocktail o magari in una tazza di tè (il


cosiddetto "Hot Toddy"), il whisky è senza alcun dubbio uno dei superalcolici più
consumati al mondo. Viene prodotto distillando frumento maltato e lasciandolo
invecchiare per almeno tre anni. Molti dei migliori whisky scozzesi vengono fatti
maturare per un periodo che oscilla tra 12 e 21 anni. Lo scotch whisky (in
gaelico Uisge-beatha, ossia "acqua della vita") è il principale prodotto di
esportazione nazionale, rappresentando il 10% circa dell'intero export scozzese.

Galizia
La Galizia è la regione più verde e più celtica della Spagna. Un mondo a sé nella
penisola iberica, ricca di tradizioni antichissime e paesaggi mozzafiato. Cerca La Galizia
è l’antitesi della Spagna come ce la immaginiamo noi italiani. Lunghe spiagge sabbiose
baciate dal sole? No: paesaggi verdissimi e piogge frequenti che ricordano più paesi
nordici come Irlanda e Inghilterra. Flamenco ritmato dalle nacchere? No, è il suono
delle cornamuse ad allietare le feste tradizionali galiziane. Castigliano? No, è il gallego
la lingua ufficiale. Diversa da non meno affascinante o divertente, la Galizia è una
regione che attira un turismo meno caciarone rispetto alle località più famose della
Spagna. I suoi abitanti appaiono timidi e riservati rispetto agli allegroni del sud della
Spagna, ma a chi si prende la briga di conoscerli meglio rivelano un cuore generoso e
tanta giovialità. La fretta più grossa di visitatori arriva in Galizia a piedi, al termine di un
percorso lungo più di 800 m: è il centenario Cammino di Santiago, un’esperienza unica
nella vita dei pellegrini e degli escursionisti che intraprendono quest’epica impresa.
Punto d’arrivo è la magnifica Cattedrale di Santiago de Compostela per il ritiro della
“Compostela”, a cui segue il rito del bagno purificatore nell’oceano e del tramonto a
Cabo Fisterre. Non dovete per forza camminare centinaia di chilometri per godere delle
meraviglie di questa verdissima regione. Prendete un volo diretto dall’Italia, noleggiate
un’auto e andate alla scoperta di spiagge incantevoli, fari solitari in cima a promontori a
picco sull’oceano, antiche croci celtiche, necropoli romane, pittoreschi villaggi di
pescatori e i migliori piatti di pesce e frutti di mare di tutta la Spagna. Un piatto di
polpo alla gallega è obbligatorio! Dove si trova la Galizia La Galizia è la regione più
occidentale del nord della Spagna. Confina con il Portogallo a sud e con le regioni
spagnole di Asturie e Castiglia e Léon a est. È bagnata dall’oceano Atlantico a ovest e
dal mar Cantabrico a nord. Il territorio è prevalentemente collinare, con alcune vette di
2000 metri nella parte orientale. Le caratteristiche peculiari del paesaggio galiziano
sono i numerosi estuari che permettono al mare di incunearsi nell’entroterra, chiamati
rías, e i fiumi che attraversano la regione, così tanti che è stata soprannominata “il
paese dei mille fiumi”. Il clima galiziano è oceanico, con temperature miti rispetto a
paesi posti alla stessa latitudine sull’altra sponda dell’Atlantico: l’inverno non è rigido e
l’estate non è torrida. Cosa vedere in Galizia L’idea di visitare la Galizia vi tenta e cercate
una lista di luoghi di interesse per organizzare il vostro viaggio? Le cose da vedere e da
fare in questa affascinante regione sono tantissime, ma queste sono le attrazioni da
non perdere. Santiago di Compostela La maestosa Cattedrale di Santiago Meta finale
del percorso a piedi più famoso al mondo, Santiago di Compostela è una città simbolo:
l’icona della fine del viaggio, di un’impresa riuscita, di un sogno realizzato. L’attrazione
top della città è la sua magnifica Cattedrale, costruita tra il 1075 e il 1211 e più volte
modificata nel corso dei secoli. L’ingresso è davvero monumentale: il Portico da Gloria è
un vero capolavoro, decorato da 200 statue romaniche che raffigurano poeti e apostoli.
Partecipando al tour guidato della chiesa avrete accesso anche al tetto, da cui potrete
godere di una splendida vista sulla città. Da vedere anche il Museo della Cattedrale, Il
Museo das Peregrinacións e de Santiago, il Centro Galiziano di Arte Contemporanea e
la Casa do Cabildo. Cabo Fisterra Se la Cattedrale di Santiago è la fine ufficiale del
Cammino, per tutti i pellegrini e i trekkers l’esperienza non può dirsi conclusa senza una
puntatina a Cabo Fisterra (o Finisterre), un suggestivo promontorio roccioso dominato
da un solitario faro. Il rito prevede che vengano bruciate t-shirt, calzini o altri oggetti
simbolici del lungo percorso a piedi che si è fatto. Per la bellezza del luogo, che vi farà
sentire un po’ alla fine del mondo, se ne consiglia la visita anche a chi non è arrivato a
Santiago de Compostela a piedi e non ha nulla di bruciare. Il momento migliore è il
tardo pomeriggio: fermatevi per ammirare il tramonto, è davvero spettacolare. Vigo La
città più popolata della Galizia non è una delle località più pittoresche della regione ma
merita una visita per il suo caratteristico quartiere Bouzas e le attrazioni a tema
marittimo: la Calle de las Ostras, dove potrete gustare ostriche fresche seduti all’aperto;
il mercato del pesce, uno dei più grandi d’Europa; l’auditorium Mar de Vigo, un bel
esempio di architettura contemporanea con splendida vista sul mare. Una visita a Vigo
è anche l’occasione per trascorrere un po’ di tempo in relax sulle Isole Cies, famose per
la loro bellezza selvaggia. La Coruña La Torre di Ercole, a La Coruña Il caratteristico
centro storico di La Coruña è racchiuso dentro un istmo proteso verso l’oceano dalla
costa frastagliata e selvaggia. Dal centro si può facilmente raggiungere a piedi con una
bella passeggiata l’attrazione più famosa de La Coruña, la Torre di Ercole: è un antico
faro romano, ancora in uso. Poco visitata dai turisti internazionali, La Coruña è invece
ricchissima di attrazioni tra cui la casa dove visse Picasso da bambino, un futuristico
museo di scienza e tecnologia, un Paseo Marítimo perfetto per rilassanti passeggiate e
un originale museo di fisiologia. Dopo le visite culturali esplorate il saporito universo
gastronomico della cucina galiziana nella zona della Pescaderia Vella, ad alta
concentrazione di ristoranti di pesce. Lugo Una delle più interessanti città da visitare
nell’entroterra della Galizia è Lugo e il modo migliore per visitarla è camminare lungo la
sua attrazione più famosa: le mura romane. Costruite nel III secolo aC, sono un anello di
2,2 km che circonda il nucleo antico della città ad un’altezza di 15 metri. Lungo le mura
sorgono ben 85 torrette. Pontevedra Un tempo città degradata, con problemi di
inquinamento, traffico, disoccupazione e droga, famosa solo come luogo dove venne
costruita la caravella Santa Maria usata da Colombo per la spedizione nelle Americhe,
Pontevedra si è radicalmente trasformata grazie ad un progetto di urbanistica che negli
anni Novanta ha fortemente limitato l’uso delle auto. Oggi si presenta come
un’invitante cittadina adagiata lungo le rive del fiume, ricca di storia, cultura e vivacità.
Passeggiare per le strette vie e le piazze del centro senza il rumore delle auto e il rischio
di incidenti è davvero piacevole: molti si fermano convinti di fare una breve sosta, ma
poi attirati da negozi, mercati e caffetterie decidono di restare più a lungo. Pontevedra
è anche una base ideale per esplorare la Rías Baixas, una serie di estuari immersi in un
magnifico contesto naturale, dove sono sorte le più famose località balneari della
Galizia. Costa do Morte Il più suggestivo tratto di costa galiziana è quello che va da
Muros a Caión, appena sopra La Coruña, noto con l’inquietante nome di Costa do
Morte. Metteva paura alle navi che passavano per le pericolose acque che la bagnano e
che con le loro forti correnti hanno causato non pochi naufragi, ma non c’è nulla da
temere per chi oggi ammira la bellezza di questa costa remota e selvaggia e delle sue
spiagge incontaminate. Val la pena esplorare anche l’interno, un reticolato di viuzze che
si inoltrano per pascoli e boschi che crescono sulle dolci pendici di verdi colline
inframezzati qua e là da antiche chiese e minuscoli villaggi.

7 curiosità sul Galles più una promessa


di Redazione | Instagram

Un Paese fiero, fatto di castelli e splendidi scenari naturali. Il Galles ha tradizioni antiche e uno
spirito indipendente, che si riflette in ogni aspetto.

Nonostante sia una piccola nazione, il Galles vanta un territorio variegato e altamente
suggestivo: troverai moderne e vivaci città, ma anche piccoli villaggi, antichi manieri e dimore
storiche.

Ti raccontiamo, quindi, 10 curiosità su questo angolo di Regno Unito: un luogo incantato che ti
chiede di fargli una promessa.

1-La più grande comunità italiana della Gran Bretagna è in Galles


La comunità si è formata in Galles in seguito all’emigrazione di molti italiani nel corso
del XIX e XX secolo.

Molte delle famiglie italiane emigrate in Galles nel XIX e XX secolo, aprirono in tutto
il Paese caffè e gelaterie a conduzione familiare ancora oggi in attività. C’è
anche un villaggio costruito in stile italiano, Portmeirion nel Galles Settentrionale,
progettato da Sir Clough Williams-Ellis agli inizi del XX secolo, con case ispirate a
quelle di un borgo della riviera italiana, giardini ornamentali e un campanile.

2- La terra dei Castelli


Il patrimonio storico del Galles è straordinariamente ricco con più di 600 castelli disseminati su
tutto il territorio, la più alta concentrazione per miglio quadrato al mondo.
Alcuni sono stati abitati ininterrottamente per migliaia di anni, mentre altri sono romantiche
rovine, reliquie del ricco patrimonio storico del Paese e delle sue tradizioni.

3- Meta per chi ama l’avventura

Il Galles offre attrattive straordinarie agli amanti dell’avventura: la teleferica più lunga e più
veloce d’Europa, ad esempio, è situata in quella che un tempo era una delle più grandi cave
d’ardesia al mondo, un omaggio al patrimonio storico dell’industria gallese.

È anche la patria della prima scuola di eFoil del Regno Unito. I surfisti potranno vivere
un’incredibile avventura solcando le onde su tavole dotate di appendici hydrofoil e di un motore
elettrico che consentono di sperimentare una traversata silenziosa con la meravigliosa
sensazione di volare sull’acqua.

4- Set di film e serie TV

Molti paesaggi del Paese fanno da sfondo ad alcune tra le produzioni televisive e
cinematografiche più amate del mondo: Harry Potter, Hinterland, Doctor Who e Batman.

Il Galles viene scelto soprattuto per la straordinaria varietà dei suoi paesaggi ed edifici: natura
selvaggia e incontaminata, castelli, siti di architettura industriale, architettura moderna o edifici
storici.

5- In Galles la sostenibilità è legge

Il Galles è stato uno dei primi Paesi al mondo a inserire la sostenibilità nella sua legislazione
governativa. Che si tratti di energia rinnovabile, di strategie di riduzione dei rifiuti Zero Waste,
di stazioni di rifornimento d’acqua lungo il Wales Coast Path o del Well-being of Future
Generations Act (Legge sul benessere delle generazioni future) – il Galles manifesta la chiara
ambizione di creare un futuro sostenibile con ridotte emissioni di CO2.

6- Il paese con un nome molto lungo

Proprio in Galles c’è una cittadina dal nome piuttosto strano, ma che non vanta il record del più
lungo al mondo (che spetta alla Nuova Zelanda). Il suo significato, comunque è “La chiesa di
Santa Maria nella cavità della nocciola bianca vicino al rapido mulinello di Llantysilio della
grotta rossa”.

7- Il cucchiaio d’amore

Il cucchiaio d’amore gallese è un simbolo iconico in tutto il mondo. Originariamente veniva


scolpito dagli uomini per la famiglia del proprio amore, come un segno di capacità e abilità
delle mani.
Ogni simbolo è rappresentativo di qualcosa, dal nodo che rappresenta l’amore, alla svolta, che
significa il legame della coppia.

Una promessa per il Galles

Ora che il mondo ricomincia a viaggiare, il Galles chiede ai futuri visitatori un Addo – in gallese
significa promessa – per prendersi cura l’uno dell’altro, di questa terra epica e le sue comunità
Georgiano

‘’La musica più violenta è quella che canti con te stesso’’


Punto di indagine di ogni chiarimento, iniziando a fare rap.
Virgola di una tesi alla quale chiedi una pausa, oasi in una bottiglia d’acqua.
Esclamazioni divulgate in una battle, merce di un rap dipinto di battaglie.
Interrogazioni sul valore di ciò che si è detto, dubbi ripetuti nel cervello.
Tre punti per dirti può essere questo o sei vuoi altro ancora
Sta a te comporre la strada del tuo testo, percorrendo poesia metroplitana viaggiando

90
Favole vestite sul corpo
Puoi indossare il capo più di tendenza raccontando la storia di una moda
O puoi indossare pezze di mercato raccontando la tua storia,
mutevole è il capo indossa è mutevole è la versione da interpretare da quel capo,
divertiti vestendo tutto impugnando la dote dello stilista.
Crea moda laddove altri non sono ancora capaci di vederne lo stile
Esalta l’immaginazione di chi ti osserva raccontando sul tuo corpo favole
E nonostante vi sia stata una sventura non disperare mai, vestendo ciò in avventura
Ricorda sempre che in ogni capo macchiato da una caduta
vi è la risalita indossandone uno nuovo, sii regista dello stile dichiando che:

‘’ Il costume più strano è proroga del contratto di ogni artista’’

91
Giapponese

‘’La forza più grande di ogni autore


risiede nell’ energia della sua fantasia’’
Onda energetica che abbatte la malignità depressiva e la presunzione demoniaca,
cannone spirituale che perfora il corpo di chi si presenta come fratello ma resta nemico
ed energia sferica per condividere con la collaborazione al bene più grande.
Ci teletrasportiamo da un posto ad un altro con lo scopo che il nostro viaggio
Diventi nel futuro la meta di un salvataggio del mondo
E ci fortifichiamo di valore allenando muscoli e mente,
siamo eroi che prefiscono restare anonimi per non dimostrare superbia
e siamo alieni che vengono da pianeti lontani pur restando vicini alla terra che ci ospita,
siamo personaggi di fantasia che ci hanno permesso di scrivere, siamo universi di idee
92
L’epilogo di una storia infinita
A cavallo di un’onda che trasporta infinite avventura innalziamo la vela,
Solcando tutti i possibili mari ci ubriachiamo di fenomeni onirici,
sognando la libertà combattiamo nemici che offendono il nostro sogni.
Cerchiamo amore in ogni porto e novità in ogni terra,
siamo cacciatori di taglie pericolosi, bugiardi compulsivi, navigatori alla ricerca di un bottino,
cuochi pazzi di donne, medici che curano cuori malati, storici alla ricerca dei secoli bui,
cyborg che costruiscono navi, pianisti solitari e uomini pesce alla ricerca di terra da condividere;
siamo pirati, sognatori e re, siamo vittoria laddove altri reclamano solo ingiustizia,
siamo un pericolo che fa scuotere il mondo e siamo la salvezza di un mondo diverso.
Una storia che da tempo è iniziata e non si vede il tramonto,
Una sinfonia fatta di un cumulo di note, un racconto infinito, un tesoro grandissimo
Ed una frase sulla penna dell’artista che ricorda la sua leggenda che dice:

‘’Il più grande spettacolo dato all’inchiostro dell’autore


è scrivere la parola fine alla sua grandissima opera’’

93
Giavanese

‘’Siamo diventati così dediti allo spettacolo che


acclamiamo più i gladiatori che i nostri sovrani’’
Siamo rimasti così affascinati dall’intrattenimento
che abbiamo sostituito il ruolo del comico a quello del politico
e ci ritroviamo a sostenere guerre nucleari detta sulla linea di una barzelletta.
Ci fanno vedere tiranni per iniettarci il veleno di una demagogia,
abbiamo arene di social dove i gladiatori fanno gli influencer,
non siamo in grado di avere una reale decisione poiché dipendiamo dai social,
sosteniamo il costo di una vita di apparenze depistando la nostra identità,
abbiamo la possibilità di avere una conoscenza infinita ma l’attenzione è solo sui porno.
94
Giornate poco tranquille
Le divergenze di una via isolota ed una piazza affollata comportano differenze umorali
Ed una bella giornata ha la sua componente chimica per stimolare psiche
Ma ciò che fa mutare qualunque essere in altro essere è la necessità.
Necessità che detta il tuo ruolo nella società e che ti veste in lord in pusher,
denaro che spoglia di senso di giustizia il più istruito dei chimici
e situazione che modifica gli elementi che compenevano un ideale passato.
Luoghi sconosciuti e mai vissuti divengono un pane quotidiano
E ruoli che non avremmo mai interpretato vengono imposti da una regia imprevista.
Cattedre universitarie che divengono la bancarella di un pusher dove
Un professore che indossa i panni del criminale nella sua prima lezione ricorda che:

‘’ Le necessità hanno il potere di trasformare la persona


più tranquilla nel più pericoloso dei criminali’’

95
Greco

‘’Ci consumiamo più ad invidiare il prossimo piuttosto


che nell’apprezzare il prossimo’’
Calpestiamo il filtro della verità dicendo cose che non sappiamo siano vere,
Avveleniamo il filtro della bontà offendendo e discriminando il prossimo
E rendiamo inefficace il filtro dell’utiltilità parlando del superficiale.
Credi di sapere più di chi ci dice di non sapere allontanando la reale sapienza,
idoliamo un partito fatto di infinite visualazzioni che ci portano al nulla,
ci prendiamo beffa dei filosofi ed abbraciamo solo filosofie che ci conducono al denare,
siamo animali di tastiera e microcircuiti sociali,
abbiamo cose materiali ed escludiamo gli scopi spirituali,
pensiamo di essere moderni ma il nostro contemporaneo è solo parte di un secolo buio,
ma c’è e ci sarà sempre chi non si arrende per fermare i mali del mondo
ed abbracciando filosofie passate e remote si cercherà di placherà così tanta pochezza,
uno fra i tanti filosofi che sa di non sapere sa di sapere più di te che credi di saper sapere
96
Statue parlanti
Le discussioni fatte alle statue ti allenano a parlare invano
E il non cercare la felicità nelle sole cose materiali ti invita ad avere uno spirito,
siamo uomini dotati di intelletto, creature spirituale e viviamo in un corpo fisico
la conoscenza di questi di tre piani ti guida nella coscienza del tuo essere.
Abbiamo a dispozione arte per distruibire bellezza, filosofia per ammirare pensieri
Scienza per migliorare la vita eppure c’è chi confonde tanta grandezza.
Mi trovo da solo a parlare con statue come un vecchio filosofo e la statua mi dice che:

‘’La più grande colpa di chi non ha bisogno di niente


è l’essere confuso come persona povera’’

97
Curiosità di Lelouch Alighieri
Cristina Favento

13 apr
Dieci cose da sapere sulla Georgia
Un Paese tutto da scoprire, viaggiando tra Grande e Piccolo Caucaso

Testi di Cristina Favento©


Strategicamente sospesa tra Asia ed Europa, la Georgia è stata contesa, invasa, dominata nei secoli dai
più potenti imperi dei due continenti. Persiani, romani, ottomani, greci, russi e mongoli si sono interessati
a questo florido corridoio di passaggio che consente l'accesso al Mar Caspio, al Mar Morto, ma
soprattutto il controllo dell'area caucasica. Un territorio da millenni crocevia dei traffici tra Oriente e
Occidente e confine naturale tra le aree abitate dalle popolazioni nordiche e le meridionali aree di
influenza araba, ovvero terra di frontiera tra islam e cristianesimo.
Eppure, i georgiani - un popolo che conta oggi circa 5 milioni di persone - ha sempre tenacemente lottato
per ricostituire la propria unità e per non perdere la propria identità culturale, linguistica e religiosa.

La Georgia è un paese ricco di storia, che riserva al visitatore un'accoglienza gentile. L'atmosfera è
rilassata e sicura, i paesaggi molto belli ed estremamente diversi. Si va dalle antiche città rupestri agli
imponenti monasteri che dominano vallate e fiumi; dalle spiagge di Batumi fino alle cime innevate del
Grande Caucaso – che svettano anche sopra i 5mila metri – alle cui pendici, tra fortezze e villaggi remoti,
il tempo pare essersi fermato. E ancora: dai vigneti dell'antica Colchide – regno tra storia e mitologia,
dove sono ambientate le vicende di Medea, Giasone e del Vello d'oro - fino alla vivace e
contemporanea Tbilisi, capitale multietnica dove vive un terzo della popolazione.

Ma che cosa bisogna sapere sulla Georgia prima di partire?

1. LA CULLA DEL CRISTIANESIMO

La Georgia è uno dei Paesi cristiani più antichi al mondo. Le prime evangelizzazioni risalgono al I secolo
d.C., ad opera degli apostoli Andrea e Simone, anche se il Cristianesimo fu ufficialmente adottato come
religione di stato nel IV secolo, soprattutto grazie all'influenza della veneratissima Santa Nino di
Cappadocia. La chiesa ortodossa georgiana, inoltre, è riconosciuta come autocefala, ovvero
indipendente: la massima carica religiosa, il patriarca, non riconosce alcuna autorità religiosa al di sopra
di sé (al mondo ci sono undici stati dichiarati ortodossi: 6 di questi sono indipendenti, gli altri fanno capo
alla Chiesta ortodossa greca oppure russa).
La fede cristiana, ancora oggi molto sentita - nonostante i lunghi anni di ateismo di stato imposti
dall'URSS - è sempre stata una forte componente identitaria per i georgiani e un potente fattore di
unificazione nazionale.

Ne sono testimonianza i numerosi monumenti disseminati in tutto il Paese: dalle cappelle affrescate alle
massicce cattedrali, dalle chiese rupestri senza tempo ai monasteri incastonati in paesaggi fuori dal
mondo.
La costituzione del Paese, in ogni caso, garantisce la libertà di culto. Da secoli in Georgia convivono
pacificamente cristiani ortodossi, cattolici e protestanti, mussulmani ed ebrei.

2. PERSONAGGI FAMOSI NATI IN GEORGIA

Il nativo georgiano storicamente più illustre è il rivoluzionario Iosif Stalin, nato a Gori, e poi divenuto
il segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica. Nella cittadina, all'interno di un museo
dedicato al dittatore bolscevico, si preservano il confortevole vagone ferroviario personale all'interno del
quale viaggiava nell'intera URSS e la casa dove visse insieme ai suoi genitori, un modesto abitato in
legno che testimonia le sue umili origini.

Molti ricorderanno anche Eduard Shevardnadze, ultimo ministro degli Esteri dell'ex Urss poi divenuto
il secondo presidente della Georgia indipendente post-sovietica, e l'ex calciatore Kakha Kaladze, che
oggi nel suo Paese ricopre la carica di ministro dell'energia e delle risorse naturali!
Sono nati in Georgia anche i ballerini e coreografi George Balanchine, emigrato negli USA dove ottenne
grande fama come iniziatore della della tecnica del balletto classico, Nino Ananiashvili, Iliko Sukhishvili
& Nino Ramishvili, fondatori del Balletto Nazionale della Georgia, uno dei più famosi complessi
coreografici del mondo.
E ancora: il regista Otar Ioseliani, il pittore primitivista Niko Pirosmani e le musiciste Liana Isakadze,
violinista, e Khatia Buniatishvili, pianista. Nomi famosi nel mondo della musica sono anche quelli della
cantautrice e musicista anglo-georgiana Katie Melua e, in ambito lirico, di Anita Rachvelishvili, Nino
Surguladze, Tamar Iveri, Nino Machaidze e Paata Burchuladze. Molte di queste artiste sono state più e
più volte applaudite alla Scala di Milano.

3. LA PATRIA DELLA VITICOLTURA

La Georgia è famosa sin dall'antichità per le sue ottime produzioni vinicole: addirittura Omero
nell’Odissea menziona i vini della Colchide. Vite e uva sono anche degli elementi presentissimi
nell'iconografia georgiana, specie religiosa. Si va dalle Madonne con grappoli alla croce di Santa Nino
costruita con la pianta di vite, dai frequenti elementi ornamentali e architettonici che riproducono la
pianta all'alfabeto nazionale che richiama – si dice - le forme dei viticci.
Gli studiosi, d'altra parte, ritengono che la viticoltura sia nata proprio tra l'area dell'Anatolia meridionale e
l'area transcaucasica. Numerosi scienziati hanno individuato come “terra d’origine” della vite la zona
geografica compresa fra il mar Nero e il mar Caspio, estesa dal Caucaso Maggiore ai confini turco e
iraniano, nelle repubbliche della Giorgia, Armenia e Azerbaigian.
Tra questi, il famoso enoarcheologo Patrick McGovern - che ha analizzato i reperti del sito Nosiri, nella
Georgia occidentale, con tecniche biomolecolari e pare abbia trovato proprio qui la vite più antica al
mondo (8mila anni) - e i botanici e genetisti russi Nikolai Ivanovich Vavilov e Aleksandr Michailovich
Negrul, concordi nel ritenere che l'area di maggiore diversità morfologica corrisponda di solito al punto
di origine di una coltura.

Teorie a parte, certo è che le regioni vinicole georgiane di Imereti e di Kakheti sono zone dove il vino si
produce e apprezza da secoli. Anche e soprattutto per il qvevri, ovvero il particolarissimo medoto
di vinificazione naturale in anfore di argilla, Veniva praticato sin dall'antichità perché sotto il livello
del suolo la terracotta manteneva il pregiato nettare d'uva a temperatura costante.
Il vino rosso e dolciastro di Kakheti era anche il preferito di Stalin, che ne faceva produrre in quantità per
offrirne ai suoi ospiti.
Nel 2013 l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Immateriale dell'Umanità il metodo tradizionale di
vinificazione georgiano, con fermentazione rigorosamente negli appositi vasi di terracotta.

4. IL VERO NOME DELLA GEORGIA?

Il nome Georgia è una dicitura “occidentale”, utilizzata per riferirsi a questo Paese soprattutto dagli
stranieri. Etimologicamente, questo nome si attribuisce alla radice greca georg (?????, terra)
o gheorghía (???????, che letteralmente significa coltivata), riferita alla terra qui notoriamente fertile e
alla secolare pratica dell'agricoltura su questo territorio, ben nota al popolo greco.
Nell'antichità, la parte orientale della Georgia veniva anche chiamata Iberia mentre quella occidentale era
nota come Colchide. ? I georgiani, invece, chiamano il proprio Paese Sakartvelo (??????????) e se
stessi Kartvelebi, con riferimento al loro leggendario fondatore Kartlos, padre di tutti i georgiani, che
l'epica vuole discendente di Noe. La lingua georgiana viene definita invece Kartuli (???????) e scriverla
non è cosa da poco...

5. L'ALFABETO GEORGIANO?

Oltre al sistema di scrittura latino, diffusosi in tutto il mondo negli ultimi 2500 anni grazie soprattutto al
potere dei Romani che lo adottarono, esistono altri 13 sistemi di scrittura alfabetica attualmente in
uso. ? L'alfabeto georgiano è uno di questi. O meglio, bisognerebbe dire: gli alfabeti georgiani! Sì, perché
uno stato così piccolo come estensione, non solo ha un suo alfabeto ma ne ha addirittura tre, tutti molto
antichi, a testimonianza della ricchezza storica e culturale del Paese.
Questi tre sistemi di scrittura sono evoluti in maniera indipendente nei secoli, convivendo
armoniosamente e soddisfacendo diverse funzioni sociali. Dal dicembre 2016 sono stati riconosciuti
anch'essi dall'Unesco come Patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
Quello più attuale e comunemente utilizzato si chiama mkhedruli, poi ci sono i meno
recenti asomtavruli e nushkhuri, utilizzati soprattutto in ambito religioso, come testimoniano
ritrovamenti archeologici anche esterni all'area caucasica. I tre alfabeti sono accumunati da un aspetto
estetico piuttosto curvilineo e tondeggiante, molto distante dai caratteri cirillici o greci ai quali devono le
proprie origini.
La lingua georgiana non appartiene a nessun ceppo linguistico e la sua espressione formale attuale
(ovvero il mkhedruli, il sistema alfabetico utilizzato appunto dai georgiani nella vita di tutti i giorni) passa
attraverso 33 lettere, ciascuna delle quali corrisponde a un suono preciso. Non c'è distinzione tra
minuscolo e maiuscolo. L'esistenza di un alfabeto multiplo è un caso raro ma non unico (vedi la lingua
giapponese).

6. ARCHITETTURA ITALIANA? IN GEORGIA

I georgiani amano molto gli architetti italiani. Alcuni degli edifici più importanti e innovativi della
capitale Tbilisi, ad esempio, sono stati progettati da nostri connazionali. Tra questi: sono firmati dallo
studio dell'archistar Massimiliano Fuksas la “Casa dei Servizi Pubblici”, ispirata ai petali di un fiore
(anche se i locali la chiamano “il fungo”), e il Cineteatro con auditorium, ancora in fase di costruzione; il
ferrarese Michele De Lucchi ha progettato invece lo scenografico Ponte della Pace, che attraversa il
fiume Mtkvari unendo i due centralissimi quartieri di Bericoni e Rikhe.

Ma le firme italiane non sono una novità contemporanea, già nel 1800 Giovanni Scudieri (1817-1851)
realizzò nella capitale georgiana vari edifici di prestigio, tra cui il vecchio Teatro dell’Opera (1851), il
Ponte Mshrali Khidi (1848-1851), il Palazzo del Municipio e il Caravanserraglio (quasi tutti andati
distrutti).

7. HOMO GEORGICUS

In Georgia, nel 1999 e nel 2001, sono stati ritrovati i resti umani più antichi mai scoperti fuori dall’Africa,
appartenenti a una popolazione che abitava tra le montagne del Caucaso. Sono emersi dagli scavi nello
splendido sito archeologico di Dmanisi, città fortificata che si trova a sud del Paese, nella valle del fiume
Mashavera.? Si tratterebbe, secondo gli studiosi, della prima specie ominide europea. I crani, gli
scheletri e le mandibole esaminati risalgono a 1,8 milioni di anni fa.
Questa scoperta ha rivoluzionato le teorie antropologiche esistenti, lasciando a bocca aperta gli studiosi di
tutto il mondo. È stato completamente stravolto il modello evolutivo assunto per la nostra specie negli
ultimi tre milioni di anni. Innanzitutto perché significa che il genere umano ha lasciato l’Africa quasi 1
milione di anni prima di quanto si pensasse. Ovvero a uno stadio molto meno evoluto (con statura e
cervello di minori dimensioni) rispetto a un'ominide più vicino anatomicamente all'uomo moderno, come
si ipotizzava prima del 1999.

Gli uomini, insomma, quando hanno cominciato a colonizzare il pianeta erano ben più primitivi rispetto a
quanto fino a quel momento presunto dalla comunità scientifica internazionale. ? Inoltre i resti ritrovati,
pur contemporanei e appartenenti alla stessa società, presentano caratteristiche molto diverse tra loro.
Questo ha portato gli studiosi a riunire sotto una stessa nuova specie - ribattezzata proprio Homo
georgicus e collocabile fra Homo habilis e Homo erectus - ominidi che prima venivano collocati in
contesti e lassi temporali molto distanti l’uno dall’altro.
Attualmente, si ipotizza quindi che in diverse aree geografiche esistessero generi umani differenti ma con
molte caratteristiche simili. Ad oggi, i resti scoperti a Dmanisi grazie alla tenacia dello studioso
georgiano David Lordkipanidze, rimangono comunque quelli più antichi ritrovati in Europa.

8. IL VILLAGGIO MONTANO PIù ALTO D'EUROPA (FORSE)

In Georgia si trova anche uno dei villaggio montani abitati più alto d'Europa, dichiarato patrimonio
Unesco per le sue antiche costruzioni, delle torri verticali tipiche del paesaggio caucasico georgiano. Si
tratta del suggestivo e pittoresco Ushguli, nelle valli dell'Enguri, costituito da quattro piccole frazioni.
Il villaggio è stato costruito a oltre 2100 metri sopra il livello del mare (pare in Europa ce ne siano di più
alti, anche se i georgiani rivendicano il primato), alle pendici del Monte Shkara (5.068 m), la vetta più
elevata della Paese e la terza più alta della catena del Caucaso.
9. GLI SMALTI GEORGIANI, OVVERO SOUVENIR DI PREGIO

Passeggiando per centri storici e siti turistici, in Georgia vi capiterà spesso di notare sgargianti monili e
pendenti in metallo smaltati con colori particolarmente brillanti. Si tratta di opere di artigianato decorate
con la tecnica Cloisonné, detta anche “lustro di Bisanzio”.
Questo metodo decorativo prevede la sovrapposizione e la cottura ad alte temperature di sottili strati
metallici riempiti con pietre naturali di diversa colorazione, frammentate in polvere, in modo da creare
figure anche molto complesse con un effetto di profondità e una pigmentazione intensa, capace di
resistere per secoli.

Si tratta di una lavorazione artistica tradizionale e pregiata, che gode di fama internazionale. La
tecnica di realizzazione, nata in Egitto, si è diffusa non soltanto in Georgia, ma qui si è radicata e raffinata
per secoli, tanto da diventare un tratto caratterizzante dell'artigianato locale.
Nel museo dedicato all'arte iconica si possono ammirare opere di splendida fattura, straordinariamente
vivide, mentre per quanto riguarda gli accessori, l'arte decorativa spazia da alcuni motivi astratti e
geometrici tipici a più complesse rappresentazioni figurative o paesaggistiche. Reinterpretando la
tradizione in chiave innovativa, molti designer e artigiani georgiani si sono dedicati alla creazione di
propri gioielli originali e unici, presto divenuti per i turisti stranieri uno dei souvenir più ambiti,
tradizionali e preziosi.

10. LA POLIFONIA GEORGIANA

Le canzoni folcloriche georgiane sono apprezzate per i virtuosismi polifonici. Ovvero sono combinate
simultaneamente e in modo armonico due o più voci indipendenti, vocali o strumentali, che mantengono
ritmi e melodie diverse. È un genere antichissimo, che in Georgia risale al periodo precristiano ed è
protetto dall'Unesco come patrimonio immateriale. Igor Stravinski dichiarò che si trattava di “una
musica tra le più raffinate e difficili” che lui avesse mai ascoltato.
Nel 1977, la canzone Chakrulo, un esempio classico della polifonia georgiana, fu addirittura incisa
nel Voyager Golden Record, un disco registrato e placcato in oro contenente immagini e suoni della
Terra, spedito nel 1977 dalla Nasa nello spazio insieme alla sonda Voyager 2, ancora oggi attiva, con
tanto di istruzioni per l'ascolto, casomai “qualcuno lo trovasse”
l Giappone è uno dei Paesi più affascinanti e curiosi del mondo. Abbiamo raccolto 35
curiosità che sssicuramente non sai! Ecco qui...

Curiosità sul Giappone: 35 cose di cui ti stupirai


1. E’ proibito fumare in strada
Non si può fumare per strada perchè, secondo la legge, si può correre il rischio di bruciare
involontariamente qualcuno. Si può fumare solo nei punti segnalati, dove sono disponibili dei
portacenere.

2. L’analfabetismo è quasi inesistente


Il tasso di alfabetizzazione in Giappone, inteso come le persone di età pari o superiore ai 15 anni
capaci di leggere e scrivere, è pari al 99,8%.

3. Se conoscere il proprio gruppo sanguigno è sempre buona norma


Per i giapponesi il gruppo sanguigno identifica un tipo di personalità: chiedere quale sia quello
di una persona appena incontrata equivale più o meno a informarsi sul suo segno zodiacale.

4. Il Giappone ha i treni più puntuali del mondo


In Giappone i treni sono famosi per la loro puntualità: nel Paese è molto raro che i treni non
rispettino gli orari previsti, anche se di pochi secondi. I servizi ferroviari del Giappone sono tra i
più affidabili al mondo. Ritardi e partenze in anticipo non sono ammesse, ecco perché la
puntualità è diventata nel tempo punto di forza: molti passeggeri sincronizzano addirittura gli
orologi con quelli delle stazioni per non perdere il treno o la coincidenza pianificati. Se
un treno arriva più di un minuto dopo l'orario stabilito, è in ritardo.

5. Fino al 2015 ballare in pubblico oltre la mezzanotte era illegale


E nei luoghi in cui le danze erano autorizzate, bisognava comunque rispettare questo
"coprifuoco".

6. Non tutti gli inchini sono uguali


C'è l'eshaku, un inchino di 15 gradi usato per i saluti informali e per congratularsi; il keirei, di
30 gradi, riservato a chi si trova in un gradino più alto della scala sociale (come il proprio capo);
e il saikeirei, un inchino a 45 gradi, usato di fronte a personalità come l'imperatore, o esibito da
chi l'ha combinata davvero grossa.

7. C’è un distributore automatico ogni 23 persone


Il Giappone è disseminato di 5,52 milioni di macchinette che distribuiscono acqua, bibite, cibo e
altri generi non sempre di prima necessità.

8. Il Giappone è scosso da 1500 terremoti all’anno


Il Giappone così come la California, è ad elevato rischio sismico. Le 6852 isole che
costituiscono il Giappone sorgono sulla Cintura di Fuoco del Pacifico, dove avviene circa il
90% dei terremoti terrestri.

9. I samurai provavano le loro spade su passanti a caso


La pratica, fortunatamente poco diffusa, dello tsujigiri consisteva nel provare la katana appena
ricevuta su passanti inermi, incrociati durante la notte. Era infatti considerato un disonore non
riuscire a finire un nemico con un'unica mossa di spada, e questa cruenta pratica era considerata
una forma di esercitazione.

10. In Giappone ci sono più animali domestici che bambini


Eh già, una triste realtà! Ma vi raccontiamo meglio nel prossimo punto.

11. Il tasso delle nascite è basso


In Giappone è così basso, che i pannoloni per adulti sono più venduti dei pannolini per
bambini. Di primati il Giappone ne ha tanti, ma questo è uno dei più tristi: il tasso di natalità del
Paese infatti è uno dei più bassi al mondo. Eh si, una triste realtà! Per arrestare il declino della
popolazione e far ripartire il numero delle unioni ufficiali tra coppie, il governo giapponese
decide l'introduzione di un piano di incentivi con lo scopo di facilitare i matrimoni e aumentare
il tasso di natalità, da anni tra i più bassi al mondo, a fronte dell'elevata aspettativa di vita nel
Paese.

12. I poliziotti nipponici accompagnano fisicamente un turista in hotel


Non è raro che i poliziotti in Giappone accompagnino un turista al proprio hotel o alla
metropolitana, o ancora preoccuparsi di pagare un taxi a qualcuno che ha bevuto troppo per
guidare.

13. Trovare un cestino è quasi impossibile


I rifiuti si riportano a casa, dove la gestione della pattumiera e del riciclo è affidata alla "gomi
guide", una guida fitta di istruzioni dettagliate.

14. Non si lasciano mance!


Lasciare la mancia in Giappone è insolito e viene visto come “strano”. Il cameriere sarebbe
capace di seguirvi in strada per restituirvela.

15. Non si parla al telefono


Sui treni ed in generali nei mezzi pubblici, è proibito parlare al cellulare.

16. Il paraurti delle auto è puramente “decorativo"


Nessuno parcheggia mai tanto vicino da poter inavvertitamente urtare l’auto vicina. Se non c’è
almeno mezzo metro tra un’auto ed un’altra…non si parcheggia.

17. Le adolescenti giapponesi seguono la moda Kawauii


Secondo la quale camminare con i piedi rivolti all’interno è segno di tenerezza e fragilità.

18. Soldi, carte di credito e biglietti da visita si danno sempre con due mani
Se ricevete un biglieto da visita durante una riunione di lavoro dovete prenderla, guardarla
attentamente per qualche secondo e memorizzare nome e carica di chi e l’ha consegnata.

19. Non si da del tu!


In Giappone non si da mai del “tu” a chi è più grande di noi o ha più esperienza in campo
lavorativo.

20. Gli autoparlanti nella metro


Nella metro, quando vengono usati gli altoparlanti per annunciare un minuto di ritardo,
poi viene chiesto scusa per averli usati, disturbando così i passeggeri.

21.Non usano molto la carta di credito


Nonostante sia la terza potenza economica al mondo ed un paese altamente tecnologico, l’uso
della carta di credito non è così vasto. In moltissimi negozi, ristoranti e locali potrete pagare
solo in contanti.

22. Mai dare la mano quando ci viene presentato qualcuno


Contrariamente a quanto facciamo nli in Italia, quando ci viene presentato qualcuno in Gappone
non si porge mai la mano, ancor meno se si tratta di una donna. Il contatto personale non è ben
visto.

23. Ci sono schemi precisi per ordinare al ristorante.


Uno alla volta e decisi: non si cambia l’ordine all’improvviso. Non esiste “ah, no…preferirei il
ketchup invece delle maionese”…no. Si ordina e basta.

24. Gli abitanti di Osaka non sono ben visti


Sono molto aperti e cordiali, socievoli ed allegri…una rarità che ricorda le regioni del nostro
mediterraneo (dall’Italia del Sud all’Andalusia).

25. 24 miliardi di paia di bacchette


Ogni anno in giappone vengono utilizzati 24 miliardi di paia di bacchette.

26. Evitare il numero 4 a tutti i costi


Sì, perchè in giapponese questo numero ha una pronuncia simile a quello della parola “morte”,
quindi ha un’accezione negativa, suona come un malaugurio.

27. Pochissimi immigrati


In Giappone l’immigrazione è al minimo ed è estremamente controllata. Il 98% della
popolazione attuale è di etnia giapponese.

28. I vulcani attivi


In totale sono circa 200 i vulcani del Giappone, di cui una cinquantina e oltre ancora attivi,
come il famoso monte Fuji o il Sakurajima da sempre in costante attività.

29. Il vulcano più alto


Il Monte Fuji, la montagna più alta del Giappone, è anche un vulcano attivo.

30. Il karaoke
In giapponese, il termine karaoke significa “orchestra vuota”. Il karaoke è insito nella
cultura giapponese. A differenza dell'Italia, dove si canta in luoghi pubblici di fronte ai gestori
del locale e a tutti gli altri clienti, in Giappone il karaoke si svolge all'interno di stanze private
che possono ospitare anche solo una o due persone oppure piccoli gruppi di amici.

31. Cucinare il pesce palla


Per imparare a cucinare il Fugu (pesce palla) sono necessari undici anni di addestramento
intensivo. Tali chef devono mangiare un piatto di Fugu preparato da loro per passare
l’addestramento e ottenere il certificato ufficiale di cuochi di Fugu.

32. La geisha
La geisha è una delle figure più enigmatiche e affascinanti del Giappone tradizionale. In
giapponese geisha significa “artista intrattenitore”. Le prime geishe in passato erano uomini,
artisti che studiavano e diffondevano le tradizioni giapponesi. Intorno poi al 1750 subentrarono
le donne che sostituirono definitivamente l'altro sesso.

33. Farsi un sonnellino


I giapponesi non dormono, non schiacciano pisolini: fanno inemuri. Questa pratica diffusa
consiste nell'addormentarsi in pubblico: nel bel mezzo di una conferenza, ad esempio, o a scuola
o sui mezzi pubblici. Nessuno sembra farci troppo caso: il Giappone è uno dei Paesi in cui si
dorme meno al mondo a causa dei ritmi di lavoro incalzanti e dormire in pubblico è quasi un
segno d'onore, la prova che si è esausti per aver lavorato tanto e che ci si merita un "premio". In
Occidente il sonnellino non è "sdoganato" come in Giappone: "L'inemuri non è considerato
affatto dormire. Viene visto diversamente dal dormire e anche dallo schiacciare un pisolino.

34. I giapponesi fanno rumore mentre mangiano


Fare rumore mentre si mangia, e quindi per esempio risucchiare il ramen in modo rumoroso o
il brodo di una zuppa calda, può essere considerato un gesto molto maleducato in
Italia. In Giappone invece, è una cosa molto positiva! Fare rumore mentre si mangia per i
giapponesi è segno che il cibo è delizioso ed è considerato un complimento al cuoco.

35. I dipendenti fanno ginnastica in ufficio


Molte aziende giapponesi si prendono cura della salute dei loro dipendenti e quindi organizzano
ddelle sessioni di ginnastica mattutina per tutti.
I MANGA
Il termine giapponese “manga” viene utilizzato nel Sol Levante per indicare in modo
generico i fumetti, di qualsiasi tipologia. Oggi questa parola è stata universalmente
adottata anche se, nella stragrande maggioranza dei casi, per indicare unicamente i
fumetti giapponesi. Il manga ha origini antichissime: infatti alcuni di essi compaiono già
nel 18° secolo, sviluppandosi definitivamente nel 19° (soprattutto nel periodo Taishō),
quando l’artista Rakuten Kitazawa coniò ufficialmente questa parola, combinando gli
ideogrammi “man” (libero/stravagante) e “ga” (immagine).

Oggigiorno la “struttura” del manga si è evoluta: infatti ne esistono varie tipologie, con
trame e disegni completamenti diversi l’uno dall’altro. I generi più comuni sono gli
shōjo ( prettamente per ragazze, con temi d’amore e sentimento) e gli shōnen ( che
trattano temi come la guerra e le lotte, generalmente rivolto ad un pubblico maschile).
Una peculiarità che contraddistingue i manga giapponesi da quelli occidentali è il
metodo di lettura che va dall’ultima pagina alla prima, con le vignette poste da destra a
sinistra e dell’alto verso il basso.

Oggigiorno il Giappone è da considerarsi la patria dei più grandi fumettisti del mondo:
basti ricordare Rumiko Takahashi (autrice di Ranma ½ o Inuyasha), Akira Toriyama
(autore di Dragon Ball) e altri talentuosi artisti che con le loro opere sono in grado di
farci emozionare.
Eiichiro Oda, nato il 1° gennaio 1975 nella città di Kumamoto, nell'omonima prefettura, in
Giappone, è un famoso mangaka giapponese, noto principalmente per la sua opera più
importante, il manga ONE PIECE.
Da bambino Oda fu affascinato dai vichinghi e aspirava a diventare un autore di manga. Inviò
un personaggio da lui creato e chiamato Pandaman per il manga classico di wrestling di
Yudetamago, Kinnikuman. Pandaman comparve in un capitolo del manga, ma diventò un
cameo ricorrente nelle opere di Oda che è conosciuto per inserire vari "Easter Egg". Come
autore venne ispirato da Akira Toriyama creatore delle serie Dr. Slump & Arale e Dragon Ball.
Da giovane amava giocare a calcio a scuola dove i suoi amici lo chiamavano Odacchi e per
questa ragione doppiò il personaggio di Odacchi nel cortometraggio "Dream Soccer King!"
distribuito assieme al terzo film One Piece: Il tesoro del re.
La carriera d'autore
Anni d'assistente (1992-1997)
Nel 1992, all'età di 17 anni, Oda inizia la sua carriera come assistente a tre diversi autori nella
rivista settimanale Shonen Jump. Nello stesso anno arriva al secondo posto al Tezuka
Award grazie alla sua prima opera Wanted! e lavora con Masaya Tokuhiro su Jungle King Ta-
Chan nel 1992. Nel 1994 lavora brevemente con Shinobu Kaitani su Suizan Police Gang prima
di ritornare a Tokuhiro e nello stesso anno abbandona il college. Dopo la conclusione di Jungle
King Ta-Chan nel 1995 assieme a Tokuhiro creano Mizu No Tomodachi Kappaman che viene
pubblicato fino al 1996, anno nel quale lavora con Nobuhiro Watsuki su Rurouni Kenshin dove
disegnò delle scene con il proprio stile. In questo periodo Oda incontrò Hiroyuki Takei.
Tra il 1993 e il 1994 crea altri lavori come God's Gift for the Future (1993), Itsuki Yakou (1994)
e Monsters (1994), l'ultimo dei quali verrà poi collegato con il mondo di One Piece attraverso il
personaggio di Ryuma.
Verso la fine del 1996, mentre lavora ancora con Watsuki, crea due storie brevi
chiamate Romance Dawn, due versioni della stessa, sulle quali si baserà il capitolo 1 di One
Piece chiamato anch'esso Romance Dawn. Nel 1997 smette di lavorare con Nobuhiro per
iniziare a creare le basi di One Piece facendo diverse bozze che in seguito verranno pubblicate
sul Color Walk 1. Aveva già fissato la trama per i primi capitoli (1-8) prima ancora che la serie
venisse ufficialmente lanciata. Nonostante ciò fece diversi cambiamenti come cambiare Boogie
in Buggy (nome originale di Bagy), fare di Zoro uno spadaccino errante invece di un gregario di
Bagy e, su consiglio del suo editore, modificare l'aspetto di Morgan, originariamente somigliante
ad un lottatore di sumo, e spostare più in avanti l'introduzione degli uomini-pesce programmati
per apparire già nel capitolo 3. In seguito Nobuhiro Watsuki omaggiò Oda disegnando la
bandiera dei Pirati di Cappello di paglia in un capitolo di Rurouni Kenshin su una bomba usata
da Gein, uno degli scagnozzi di Yukishiro Enishi.
One Piece (1997-oggi)
Infine nell'agosto del 1997, ispirato dal mondo della pirateria, crea la sua opera più famosa, One
Piece.

Nel 1998 Oda crea i disegni per la prima versione animata: One Piece - Sconfiggere il pirata
Ganzack OVA (One Piece - Defeat Him! The Pirate Ganzack OVA). L'anno seguente la Toei
Animation acquista i diritti su One Piece e lo staff discute con Oda su come gestire la serie.
Nel dicembre 2001, durante il Shonen Jump Festival 2002 incontra Chiaki Inaba (稲葉ちあき
, Inaba Chiaki), una modella, attrice, "Campaign Girl", "Race Queen" e "Gravure Idol", che
impersonava Nami durante lo spettacolo "ONE PIECE Spectacle Stage" (ワンピーススペクタク
ルステージ, Wanpīsu supekutakuru sutēji) con la quale Eiichiro Oda inizia a frequentarsi. Si
sposano il 7 novembre 2004. Oda e Inaba hanno avuto due figlie: la prima nel 2006 e la
seconda fnel 2009. Le tre vivono in un'opulenta casa, acquistata poco dopo la nascita della
prima figlia, nella zona di Nerima e fanno visita a Oda, che vive altrove, circa una volta a
settimana. I quattro vanno in vacanza insieme una volta all'anno.
Nell'aprile 2006 Oda si ammala e One Piece non viene pubblicato saltando un numero; a causa
di ciò Oda crea Grand Line Times come omaggio ai fan.
Nel 2007 alla JUMP Fiesta 2008, quando i doppiatori misero in atto il Teatrino di cappello di
paglia - Il Rosso della terza Classe - Sea Time (Mugiwara Theatre - Red-Hair of Class 3 - Sea
Time), per l'assenza di Shūichi Ikeda, Oda indossò una parrucca rosa shocking per la parte e
spiegò che lo avrebbe fatto solo in omaggio al decimo anniversario di One Piece.[3] In seguito,
nello stesso anno, assieme ad Akira Toriyama creano un crossover tra Dragon Ball e One
Piece chiamato Cross Epoch.
Viene coinvolto nella scrittura e direzione del decimo film di One Piece Strong World, l'unico per
il quale ha scritto la trama, in onore del decimo anniversario di One Piece.
L’eccezionale isola
di Giava
È la più popolosa al mondo, e di molto, per un insieme di fattori (vulcani inclusi) che non sono
presenti tutti insieme in nessun altro luogo dell’Indonesia

Il massiccio montuoso del Tengger, a Giava, con il fumo che fuoriesce dai crateri dei
vulcani Bromo e, sullo sfondo, Semeru (Thomas Hirsch/Wikimedia)

Giava è l’isola più popolosa al mondo – 151,6 milioni di abitanti nel 2020 – eppure la
meno estesa delle grandi isole della Sonda, il gruppo dell’arcipelago malese che
comprende anche Sumatra, Borneo e Sulawesi, nel sud-est asiatico. È l’isola in cui si
trova la città di Giacarta, attuale capitale dell’Indonesia (lo resterà ancora per poco),
e non ci sono altre grandi isole più a sud nell’arcipelago: solo l’Oceano Indiano.
Oltre la metà (55 per cento) della popolazione dell’Indonesia, che è il quarto paese più
popoloso al mondo, vive a Giava. Un’isola di circa 130mila km2, peraltro con diversi
vulcani attivi, ospita più persone di quante ne abitino in tutta la Russia (143,4 milioni)
o in Giappone (125,7), e più del doppio rispetto alle isole britanniche (71,8 milioni). E
questo dato risulta ancora più sorprendente se si considera che le grandi isole
vicinissime a Giava, nonostante una maggiore estensione e caratteristiche morfologiche
apparentemente simili, non hanno un numero di abitanti paragonabile, nemmeno
lontanamente.
L’analista spagnolo Tomas Pueyo, che si occupa di dati, mappe e infografiche nella sua
newsletter su Substack Uncharted Territories, ha scritto recentemente
dell’eccezionalità dell’isola di Giava, spiegando come le ragioni siano perlopiù
geografiche e climatiche. Pueyo, che vive in California e fa parte di un giro di pensatori
molto seguiti della Silicon Valley, aveva ricevuto in passato attenzioni e apprezzamenti
per la precisione e la tempestività di alcune sue analisi molto condivise durante la
pandemia.
Giava ha una densità di popolazione di circa 1.100 abitanti per km2: più del doppio di
quella dell’India, tre volte quella del Giappone o delle Filippine, cinque volte e mezzo
quella dell’Italia e sette volte quella della Cina. Tra le isole vicine quella con la densità
maggiore, dopo Giava, è Sumatra: 125 abitanti per km2.
Secondo Pueyo le ragioni di questo profondo sbilanciamento nell’arcipelago non sono
riconducibili né a fattori geopolitici né storici. Giava è così popolosa non per una sua
particolare posizione strategica: è molto più vantaggiosa quella di Sumatra, per
esempio, che è separata dalla penisola malese dallo stretto di Malacca, una delle
più trafficate e antiche vie marittime al mondo. Rispetto a Giava, che in sostanza è
una striscia di terra con decine di vulcani, Sumatra e Borneo hanno peraltro pianure
più estese e fiumi (il Kapuas, nel Borneo, è il più lungo dell’Indonesia).

Il traffico marittimo nello stretto di Malacca (FleetMon Explorer)

Le ragioni del sovraffollamento di Giava non sono nemmeno storiche. Uno dei primi
grandi regni che si formarono nell’arcipelago indonesiano ed esercitarono grande
influenza in tutto il sud-est asiatico fu il regno Srivijaya, risalente al VII secolo. Ma i
centri principali si svilupparono più a nord, a Sumatra, e il regno non si estese fino a
Giava prima dell’XI secolo. Soltanto i regni Singhasari (XIII secolo)
e Majapahit (XIV-XVI secolo) ebbero sede a Giava, ma durarono in totale tre secoli.
In epoca coloniale i primi ad arrivare a Giava furono i portoghesi, verso la metà del XVI
secolo. Relazionandosi con i governanti locali avviarono nell’arcipelago un florido
commercio di spezie, ma trovarono le condizioni migliori per farlo in isole minori, come
le Molucche, in cui alcune spezie molto richieste erano più comuni e diffuse che a
Giava. Nei secoli successivi furono gli olandesi a conquistare progressivamente l’intera
regione opponendosi ai regni locali e alle altre forze coloniali (portoghesi e inglesi): ma
in nessuna di queste fasi la posizione di Giava diventò mai strategicamente più
rilevante di quella di altre isole.
L’altissima densità di popolazione di Giava non è nemmeno il risultato di politiche che
in passato abbiano incentivato flussi migratori verso l’isola: piuttosto è vero il
contrario. Dall’inizio del XIX secolo gli olandesi avviarono un programma di
migrazione e reinsediamento della popolazione giavanese, la più numerosa di tutto
l’arcipelago già all’epoca, su altre isole: programma ancora oggi mantenuto e sostenuto
dal governo indonesiano. Secondo dati di un censimento del 2010, sul totale di circa 60
milioni di abitanti di Sumatra, circa 15,5 milioni sono migranti o discendenti di
migranti da Giava.
Una serie di tendenze demografiche dell’Indonesia e del sud-est asiatico analizzate da
Pueyo mostra come Giava fosse l’isola più popolosa già prima del XIX secolo. E la sua
popolazione continuò a crescere più velocemente che su altre isole anche dopo,
nonostante il programma di reinsediamento, arrivando a formare l’80 per cento di tutta
la popolazione indonesiana alla fine del XX secolo. Qualunque sia la ragione che rese
Giava così popolosa, scrive Pueyo, esisteva già nell’Ottocento ed esiste ancora oggi.
Una delle spiegazioni generalmente più condivise fa riferimento al fatto che i terreni
vulcanici siano tra i più fertili in assoluto, data l’abbondanza di minerali: e Giava è
un’isola quasi interamente di origina vulcanica. Il Semeru è il vulcano più alto (3.676
metri) e anche uno dei più attivi, insieme al Merapi, al Kelud e ad altri. Le frequenti
e violente eruzioni sono peraltro da moltissimo tempo causa di morti, danni ed
evacuazioni di interi villaggi.

Una colonna di fumo e cenere fuoriesce dal vulcano Bromo, nella parte orientale di
Giava, il 7 febbraio 2016 (AP Photo/Trisnadi)

Questa cospicua presenza di vulcani è dovuta al fatto che Giava si trova in una zona
della superficie terrestre in cui si incontrano due placche tettoniche, la
cosiddetta cintura di fuoco del Pacifico, nota appunto per l’alta attività vulcanica e
sismica. Ed effettivamente anche altri paesi del mondo che si trovano sulla cintura,
come le Filippine, il Giappone o il Messico, sono notoriamente molto popolosi.
I vulcani non possono tuttavia essere l’unica spiegazione del numero di abitanti di
Giava, che non è l’unica isola dell’Indonesia che si trova sulla cintura di fuoco. Ci sono
infatti molti vulcani anche a Sumatra e nel nord dell’isola di Sulawesi, eppure quelle
zone sono molto meno popolose di Giava. Come meno popolose sono anche altre grandi
isole della cintura come la Nuova Guinea e la Nuova Zelanda.
Una delle differenze più rilevanti è che Giava ha più vulcani attivi rispetto alle altre
isole. E questa maggiore e costante attività determina da secoli eccezionali condizioni di
fertilità del terreno, come mostrano diverse mappe dei suoli indonesiani analizzate
da Pueyo. Gran parte di quello di Giava – a differenza di quello del Borneo, per esempio
– appartiene in particolare all’ordine tassonomico Andosol (dal giapponese An,
“scuro”, e do, “suolo”), un tipo di suolo che si forma in seguito alla ricaduta delle ceneri
vulcaniche e presenta un’alta concentrazione di minerali ed elementi chimici
fondamentali per l’ecosistema.
Un’altra proprietà dell’Andosol – che rappresenta meno dell’1 per cento del totale
delle terre emerse – è la relativa resistenza ai cambiamenti nell’utilizzo del suolo e nel
tipo di coltivazioni. Che è la ragione per cui quello di Giava mantiene da secoli le sue
favorevoli caratteristiche mineralogiche nonostante un prolungato e intenso
sfruttamento agricolo, peraltro ulteriormente favorito dall’alta piovosità della regione e
da altre caratteristiche geologiche e climatiche diverse da quelle presenti nelle vicine
isole di Sumatra e del Borneo.
Grazie a tutte queste condizioni eccezionali Giava è in grado da moltissimo tempo di
sostenere un’elevata produzione alimentare. Proviene da Giava, per esempio, il 75 per
cento di tutto il riso dell’Indonesia. E il riso è sia uno degli alimenti di base più
calorici in assoluto, insieme al mais, in rapporto allo spazio di coltivazione occupato,
sia un tipo di coltivazione che richiede molta energia e cioè molte persone per la
raccolta.

Top 15: Curiosità sulla Grecia


Una civiltà con millenni di storia alle spalle non poteva non portare con sè storie, fatti e
leggende curiose da raccontare, in questo articolo ve ne racconto un paio, così nel prossimo
viaggio in Grecia potrete stupire gli amici con qualche aneddoto davanti ad una birra fresca.

Tutto sulla Grecia

1. La lingua
La lingua Greca è la più antica d’Europa, la sua origine risale ad oltre 3000 anni fa e
nonostante oggi sia declinata e prenunciata in modo diverso, migliaia di parole del greco
antico sono rimaste idendiche nei millenni e vengono tutt’ora utilizzate.

2. La Filosofia

Il primo filosofo al mondo fu Greco, il suo nome è Talete di Mileto


3. La storia
Anche il primo storico del mondo è Greco, ovvero Erodoto

4. L’entroterra
Il punto più lontano dal mare in Grecia dista 137km dalla costa più vicina.

5. Il sole
La Grecia può vantare mediamente oltre 220 giorni di sole all’anno. Questo la rende uno dei
paesi più soleggiati d’Europa e del Mondo
6. La longevità
L’isola di Ikaria è una delle 5 zone in tutto il mondo considerate uniche per la longevità dei
suoi abitanti. Il 30% della sua popolazione vive oltre i 90 anni.

7. I nomi
Fino al battesimo, i bambini in Grecia non hanno un vero e proprio nome. Ci si rivolge a loro
utilizzando nomi comuni come “bambino”, “piccolo”.
8. Il sesso
Secondo alcuni brand di contraccettivi, la Grecia è il paese al mondo più sessualmente attivo,
con ben 164 rapporti all’anno.

9. I turisti
Mikonos e Santorini ospitano ogni anno 2 milioni di turisti, rispetto ad una popolazione
rispettivamente di 10.100 e 13.600.

10. I fiumi
La Grecia non ha fiumi navigabili in quanto il suo territorio è all’80% montuoso

11. Le eccellenze
In Grecia viene prodotto il 7% del marmo e il 9% di olio d’oliva di tutto il mondo

12. La popolazione
Il 35% della popolazione greca vive all’interno dell’area metropolitana di Atene che ospita
oltre 4 milioni di abitanti. La popolazione delle aree urbane di Atene e Salonicco costituisce
circa il 50% della popolazione totale greca.

13. I morti
In Grecia tutti i morti vengono sepolti, la cremazione non è consentita. Dopo 5 anni dalla
sepoltura, tutte le salme vengono riesumate, le loro ossa lavate con vino e infine gettate in un
ossario comune. Questa tradizione nasce dalla necessità di avere più spazio in un territorio
relativamente piccolo.

14. I rifiuti
In Grecia è stata inventata la prima discarica di rifiuti, nel 500 avanti Cristo.

15. La sesta città più popolosa


Considerati i suoi 150mila abitanti di origine greca, Melbourne, in Australia, può essere
considerata la sesta città greca più popolosa.
Socrate, chi era

Testa in marmo raffigurante il filosofo Socrate,


conservata al Louvre di Parigi — Fonte: Ansa

IntroduzioneLe notizie sulla vita di Socrate sono, in generale, poco numerose. Figlio di uno

scultore e di una levatrice, cioè di una donna che aiutava le altre donne a partorire (oggi si

chiamerebbe ostetrica), egli nacque ad Atene, ma è incerto persino l’anno della sua nascita: 470

o nel 469 a.C.

L’interesse per il mondo umano

Come i sofisti, anche Socrate mise al centro della sua ricerca filosofica l’uomo e il mondo umano,

lasciando invece da parte i problemi riguardanti il cosmo che avevano interessato fino ad allora i

filosofi della natura: per questo, essi sono di solito detti pre-socratici o pre-sofisti.

Secondo Socrate, si è uomini solo tra gli uomini, perché ciò che fa divenire tali è il rapporto con

gli altri. In questo senso, occuparsi di filosofia significa un esame incessante di se stesso e degli

altri esseri umani: essere uomini ed essere filosofi sono la stessa cosa. Per questo

motivo, Socrate amava ripetere uno dei più noti motti dell’Oracolo di Delfi, «Conosci te stesso».

Fedele a queste convinzioni, ogni giorno, frequentava le strade e le piazze di Atene, parlando

continuamente con i suoi concittadini su temi morali e politici: si trattava di un’abitudine

quotidiana, tanto che, se si esclude il breve periodo in cui fu arruolato e combatté nell’esercito

ateniese, non si allontanò mai dalla sua città. Nonostante fosse considerato strano dai suoi

contemporanei tanto per il suo modo di vivere da “chiacchierone perditempo” quanto per la sua

personalità irrequieta e per il suo fisico piccolo e tozzo, ben presto intorno a lui si

radunarono moltissimi discepoli.

Appunti
La Democrazia ad Atene

1.1La morte di Socrate

La condanna a morteNel 399 a.C., all’età di circa settant’anni, l’Atene democratica lo mise sotto

processo, con l’accusa di non credere negli dei tradizionali (empietà) e di corrompere, con le sue

idee, i giovani spingendoli al disordine sociale. Probabilmente, la causa di questo processo va


ricercata nel fatto che, anche se Socrate si era sempre tenuto abbastanza lontano dalla politica

attiva, tra i suoi seguaci si contavano molti aristocratici, appartenenti a una corrente politica

nemica di quella allora al potere. Nonostante la sua vivace difesa, il filosofo fu condannato a

morte. Coerente con la sua convinzione di avere un compito educativo nei confronti degli

ateniesi, decise di non fuggire per non trasgredire le leggi della città: se la legge è giusta, egli

affermava, lo è anche quando gli uomini la applicano ingiustamente e, quindi, va rispettata. Con

animo tranquillo, accettò quindi la condanna e bevve la cicuta, il veleno che si usava in queste

circostanze e che lo condusse alla morte.

Approfondisci
Apologia di Socrate: trama e analisi

L'ereditàLa coerenza e la dignità dimostrate da Socrate nell’accettazione della sua condanna a

morte gli fecero guadagnare un grandissimo rispetto e un enorme successo: Socrate, infatti, fu

considerato come il primo intellettuale ucciso dal potere a causa del suo pensiero. Al di là

dell’esempio morale, Socrate ebbe anche una grandissima influenza su tutto il pensiero

occidentale anche se, coerentemente con la centralità che attribuiva al confronto verbale e al

dialogo tra esseri umani, non ha lasciato alcuna opera scritta. Parte del suo successo fu merito

di Platone, un famosissimo filosofo che era stato suo discepolo: è proprio grazie a Platone, che lo

rese protagonista di quasi tutti i suoi Dialoghi, che sono rimaste tracce del suo pensiero. Alla

lettura di queste opere di Platone, tuttavia, non è chiaro se le parole scritte siano davvero

di Socrate o piuttosto del suo discepolo: l’unica opera platonica di cui è certa l’aderenza alle

parole di Socrate è l’Apologia, che raccoglie i tre discorsi pronunciati dal filosofo ateniese

durante il suo processo.


Curiosità

Socrate aveva un rapporto molto turbolento con la moglie Santippe, che è diventata

nell’immaginario comune il simbolo della moglie brontolona, irascibile e poco tollerante nei

confronti del marito. Secondo alcuni racconti, un giorno, mentre Socrate stava dialogando con

un suo seguace sotto casa sua, Santippe, dopo aver rivolto vivaci rimproveri e insulti al marito,

si affacciò da una finestra e gli rovesciò una brocca d’acqua (o, secondo altre versioni, di urina)

sulla testa. Socrate, con la sua tradizionale tranquillità, commentò: «Di cosa vi meravigliate:

dopo che Santippe aveva tanto tuonato, era inevitabile che piovesse». Secondo altri racconti,

un giorno un amico chiese a Socrate come potesse sopportare i continui brontolii di Santippe il

filosofo rispose: «Ma io ormai mi ci sono abituato. E tu, d’altra parte, non sopporti lo starnazzare

delle oche?».
2L'arte del dialogo e la ricerca della verità in Socrate

L’inizio del dialogo e l’ammissione della propria ignoranzaSecondo Socrate, il primo passo per

raggiungere la conoscenza della verità era quello di ammettere la propria ignoranza: come amava

ripetere, infatti, il vero sapiente è colui che sa di non sapere perché solo chi conosce la propria

ignoranza è interessato a cercare la verità. Essa può essere raggiunta solo attraverso il dialogo e,

quindi, il confronto verbale tra due o più persone. Ogni dialogo iniziava con Socrate che poneva

ai suoi interlocutori una domanda sui problemi fondamentali dell’uomo, introdotta dalle parole

«che cos’è…?»: ad esempio, egli chiedeva «Che cos’è la virtù?» oppure «Che cos’è la bellezza?»

oppure «Che cos’è la giustizia?». Contemporaneamente il filosofo affermava, utilizzando

l’arma retorica dell’ironia, di non conoscere la risposta alla domanda che aveva posto e di volere,

per questo, sentirla dagli altri. L’interlocutore, di solito, rispondeva dando degli esempi: «è

virtuoso chi rispetta le leggi», oppure «è bella una giovane vergine», oppure «è giusto ciò che

piace agli dei». Ma Socrate, per nulla interessato agli esempi, controbatteva confutando la

risposta e chiedendo continuamente una definizione precisa, cioè il concetto di cui si stava

parlando: non voleva sentire parlare di una cosa virtuosa, di una cosa bella o di una cosa giusta,

ma della virtù o della bellezza o della giustizia. In un batti e ribatti, l’interlocutore era così

portato ad accorgersi che le sue convinzioni erano solo il frutto dell’abitudine e ad ammettere

anch’egli di non sapere.

Appunti
Il dialogo socratico

La maieutica e la ricerca della verità


Dopo questa ammissione, Socrate e i suoi interlocutori iniziavano un’altra serie di domande e
risposte, che costituivano la vera e propria ricerca della verità: essa, dunque, esiste ed è già
dentro di noi, ma va tirata fuori attraverso il dialogo. Socrate definiva questo procedimento con
l’espressione “maieutica” («arte di far partorire», «arte dell’ostetricia»): «La mia arte» diceva «è
in tutto simile a quella delle ostetriche, ma ne differisce in questo, che essa aiuta a far partorire le anime
e non i corpi. E come le ostetriche sono sterili, anch’io non posso generare (la verità, in questo caso), ma
ho la capacità di aiutare gli altri a farlo». In altre parole, egli affermava di svolgere, nei confronti
della verità, lo stesso lavoro che faceva sua madre quando aiutava le donne a partorire i loro
figli: Socrate si sentiva un ostetrico di anime, che aiutava gli intelletti a partorire il loro autentico
punto di vista sulle cose. In questo senso, la maieutica deve essere considerata, nel dialogo
socratico, come il polo opposto all’ironia: mentre l’ironia serviva a distruggere le convinzioni
false e poco fondate, la maieutica aveva lo scopo costruttivo di portare alla luce la verità che ogni
uomo ha dentro di sé
Guaranì

‘’Il più grande stupore dato a chi si lamenta sempre è ridergli in faccia’’
La migliore terapia della felicità la trovi nel sorriso laddove pure il prossimo vorrebbe offendere
La superiorità si dimostra non nel dimostrarsi superiore ma elogiando controllo,
la moda che predilige educazione ti veste di rispetto laddove altri passano svestiti di isterie
e non c’è capo più di moda che si colora di gentilezza immortalndone tempo
rispetto ad un capo maltratto dalla maldicenza del poco controllo.
Puoi dedicare tutto il tuo tempo alla persona gentile
E nemmeno un secondo alla persona scortese,
Puoi ammirare ogni sillaba pronunciata dal cortese
E nemmeno sopportare una virgola dall’isterico
Per questo celebra il tuo tempo da dedicare al prossimo nella maniera più consona
98
Attimi da leone
Il momento in cui si incontra la nota più alta della follia
Si inizia a danzare una musica che va al di là di ogni ritmo mai ballato prima,
i secondi che passano nel fare cose che non si è mai fatto
risuonano come un megafono che annuncia la più nuova delle rivoluzioni
e siamo folli in una notte da leone che ricordemo e che ricorderanno per sempre
e siamo artisti di un momento non lucido immacolando la diversità del non quotidiano
e diventiamo filosofi discutendo di una notte da leone dicendo al prossimo che:

‘’La follia ci insegna che una notte può bastare


per fare ciò che non si è fatto in un’intera vita’’

99
Gujarati

‘’Peggio dei rapinatori di borse ci sono sicuramente gli avvocati’’


Spesso la retta da pagare all’avvocato per un diritto negato
È un costo paragonabile ad uno dei furti più elaborati
E solo il tempo fa da valore di contante aggiunto all’impresa da sostenere,
per questo prima di passare in aula da tribunale basta chiedersi se ne è valsa la pena.
Da assisto a cliente il passo è semplice anche se un avvocato non te lo dirà mai.
Chi è padrone delle parole traveste ogni lettera in parte di un vocabolo che diversamente appare,
rubando le vocali si vende a caro prezzo la consonante per completare la parola, più del comun
ladro di periferia troverai la peggior feccia ben vestita nello studio di un avvocato
100
Il manifesto dell’ego
Come una pubblicità che non smette di finire nella nostra mente si insidia l’egoismo,
caricando di vanità i nostri pensieri e alimentando di avidità le nostre azioni.
Come in una campagna elettorale cerchiamo elettori facendogli promesse
A fine di elettorato non ricordiamo né salutimo chi ci ha sostenuto,
fregandocene del prossimo innalziamo la bandiera della presunzione
credendoci migliori d’altri ripudiamo la comprensione del prossimo
e schiacciando il meno fortunato fomentiamo la nostra superiorità.
Come una ragazzina che scopre il trucco per trovare soluzioni alle imperfezioni
Inganniamo il prossimo per soddisfare i nostri interessi,
ritrovandoci soli con la nostra coscienza bussiamo alla porta del nostro pensare
e nella classe di un nostro pensiero scopriamo verità capendo che:

‘’ L’egoismo è la didattica dei presuntuosi’’

101
Hausa

‘’ Una cultura devota al denaro è avida e morta’’


Una devozione ad una macchina di lusso e ad una casa con piscina
Comporta una fede alla materialità che non conduce alla felicità
Ma bensì alla costante fame nel volere più cose non godendosi ciò che si ha.
Credersi superiore ad altri poiché si ha l’outfit più caro è una mera illusione
Che stupisce il manipolabile al materiale illudendolo che un brand sia il lasciapassare di meriti,
il denaro certamente è una via di soluzione per ottenere diverse libertà
ma un uomo che rimane incatenato dal vizio non sarà mai libero.
Come antichi Dei che per quanto divini non sono immuni all’errore e al peccato
Gli uomini dovrebbero imparare a non bramare il denaro come fonte di felicità
Ma potrebbero iniziare a condividere la loro semplicità non cercando il lusso sofisticato
E di quella magia così semplice farne parte di un tesoro infinito
Godendo l’attimo che si lega al momento ed apprezzando la memoria che si scolpisce col divino
102
Medici in prima linea privata
La formula clientelare distribuita nella struttura ospedaliera privata
È un pugno allo stomaco di un qualunque medico che svolge la sua missione
E cambiare auto o casa sulla pelle del malato è cosa altamente vergognosa.
Chi privatizza la salute diviene il carnefice di una malattia ancor più grave,
Iniettandosi bonifici nelle vene si è in prima linea solo per chi possibilità di pagare
Chiudendo le porte ai poveri lasciandoli soffrire nella malattia non curata
E questi cosidetti ‘’medici’’ dovrebbere essere parte onorevole della società
Questi che trasformano pazienti in clienti emulando modelli americano,
rigurgitando al solo pensiero della privatizzazione sanitaria
guardo vecchie serie americane basate sui cosidetti ‘’medici in prima linea’’
e urlando al televisore dico alla nuova generazione di medici che:

‘’Le assicurazioni sanitarie sono la raffigurazione


del più alto tradimento al giuramento di Ippocrate’’

103
Hawaiano

‘’Un popolo istruito coltiva un’istruzione pubblica ed


un popolo represso degenera in un’istruzione privata’’
L’eleganza di una conoscenza accessibile a tutti crea progresso sociale
E la cura intellettuale di ogni singolo individuo genera ricchezza infinita,
Lontano da corsi privati che ti parlano di offrirti una mera conoscenza
Scrivo affinchè la conoscenza sia cosa pubblica sempre al di là di ogni politica eletta.
Sospeso da un quotidiano idolo evocato da tutti che divulga il nulla assoluto
Cerco di muovermi evocando chi produce conoscenza riproducendo il loro discorso.
Influenzo progresso mai omologandomi, invito gli iscritti nella migliore scuola di unicità
104
Geni del male
Se hai un potenziale altamente creativo dopo ogni creazione
Potrai trovare un vasto numero di seguaci disposti a seguirti,
generando una scienza politica avrai la possibilità di manipolare le masse
eppure se tu mandassi il mondo alla malora con l’inganno dominerai censurando.
Il più piccolo numero di persone osserveranno realmente ciò che fai
E ciò che sei in grado di fare ma la società ormai e così corrotta dai tuoi inganni
Che farà fuori o discriminerà questi osservatori defininendoli folli o sabotatori.
L’ 85 % della società è seguace di un qualcosa o qualcuno
Il 10 % è un creativo o un leader che modella il mondo dominandolo
E il 5% è osservatore che vede le verità del mondo ossevando ciò che non vedono altri
Tratte le percentuali ricorda di scrivere su ogni muro prima di una rivolta che:

‘’La più grande colpa dei geni del male è il non aver applicato il loro
intelletto per scopi che sarebbero potuti essere costruttivi per la società’’

105
Curiosità di Lelouch Alighieri
Paraguay
La popolazione, distribuita in modo irregolare, si concentra prevalentemente nella
regione orientale, mentre le grandi distese del Chaco sono in buona parte disabitate; nel
2004 ammontava a 6.191.368 abitanti, con una densità media di 16 unità per km², una
delle più basse del Sud America.
Dal punto di vista etnico i paraguayani, per il 90% meticci discendenti dalle unioni tra
spagnoli e indios guaraní, rappresentano una delle realtà più omogenee di tutto il
continente sudamericano. Oltre alla minoranza di guaraní (3%), sul territorio sono
presenti piccoli gruppi di bianchi e, nella foresta, insediamenti di indigeni della giungla.
Nel Gran Chaco si sono inoltre stanziati i mennoniti, setta religiosa di origine tedesca
che fondò la cittadina di Filadelfia.

Il Paraguay è un paese bilingue. Lo spagnolo è la lingua ufficiale, mentre il guaraní,


lingua d'uso, è parlato da circa il 90% degli abitanti (vedi Lingue indiane d’America).
Al contrario della maggior parte degli idiomi amerindi, il guaraní può contare anche su
un'espressione scritta, oltreché parlata, e su una propria tradizione letteraria. In
quest'idioma vengono inoltre pubblicati libri e giornali.
Religione ufficiale è quella cattolica, seguita da più del 95% della popolazione; è
comunque ammessa la libertà di religione, che consente la presenza di gruppi
protestanti, di cui quello dei mennoniti è il più numeroso.

L'istruzione elementare è gratuita e, almeno


formalmente, obbligatoria per i ragazzi dai
7 ai 14 anni di età. Il tasso di
alfabetizzazione della popolazione adulta è
del 94,2% (2004). Le principali università
sono l'Università nazionale e l'Università
cattolica di Nuestra Señora de Asunción,
entrambe con sede nella capitale.
La cultura del Paraguay è caratterizzata
dalla mescolanza di elementi guaraní e
spagnoli, a cui più di recente si sono
aggiunte influenze argentine, tedesche e
italiane. Essendo il paese rimasto a lungo
isolato, la sua cultura ha conservato molte
caratteristiche introdotte nei secoli XVI e
XVII dai conquistatori spagnoli e dai
missionari gesuiti.
Tutti i principali musei e biblioteche si
trovano ad Asunción; tra questi vanno
ricordati gli Archivi nazionali, il Museo
etnografico e il Museo nazionale di belle
arti, che ospita dipinti, reperti storici e una
vasta biblioteca.
Cattedrale ad Asuncion
Gli scritti di carattere storico e documentario occupano
un posto rilevante nella storia della letteratura
paraguayana e anche la poesia perde raramente il
contatto con la realtà sociale. Tra i maggiori scrittori del
XX secolo ricordiamo Manuel Ortiz Guerrero, Augusto
Roa Bastos e Josefina Plá .Fin dai tempi più remoti i
guaraní hanno fatto uso di strumenti a fiato e a
percussione, soprattutto di flauti in legno, zufoli e
sonagli. Nella musica paraguayana contemporanea
hanno assunto un ruolo di primo piano anche la chitarra
e l'arpa, introdotte dai primi colonizzatori spagnoli.
La guaranía, un motivo risalente all'inizio del XX
secolo, rappresenta una caratteristica variazione rispetto
alla tradizione coloniale ispanica. Le ballate e le canzoni
popolari tramandano la storia e il retaggio culturale del
paese.
L'arte paraguayana utilizza diversi temi tratti dal
folclore indigeno e dalla religione, come testimoniato
spesso dalle decorazioni delle chiese. È possibile parlare
di un'arte paraguayana ben definita a partire dal periodo
coloniale, quando le missioni gesuite e francescane
fondarono scuole d'arte; numerosi sono gli esempi sia di
stile barocco spagnolo sia di stile autoctono, tra i quali
si citano in primo luogo i timpani adornati con figure di
santi, i pulpiti, i sedili scolpiti nella pietra e gli sfarzosi
altari lignei. Tra i grandi nomi dell'arte paraguayana
moderna spiccano quelli dei pittori Pablo Alborno e
Juan Samudio.
Il Panteon Nacional ad Asunción

Il Paraguay è diviso in diciotto dipartimenti, oltre al distretto


della capitale, Asunción; i dipartimenti della Regione Orientale
sono: Alto Paraná, Amambay, Caaguazú, Caazapá, Canindeyú,
Central, Concepción, Cordillera, Guairá, Itapúa, Misiones,
Ñeembucú, Paraguarí, San Pedro; nella Regione Occidentale si
trovano invece: Alto Paraguay, Boquerón e Presidente Hayes. I
dipartimenti sono divisi in distretti, che a loro volta sono
suddivisi in municipalità e distretti rurali.
Le città più importanti del paese sono la capitale, Asunción,
porto fluviale e centro commerciale; Encarnación, nodo
ferroviario a carattere agricolo; Concepción, porto fluviale sul
Rio Paraguay; si citano inoltre San Lorenzo, Lambaré, Fernando
de la Mora, Caaguazú e Ciudad del Este.

L'economia del Paraguay è basata principalmente


sull'agricoltura, anche se negli anni Settanta il settore
manifatturiero ha fatto registrare una significativa crescita. Nel
2002 il prodotto interno lordo ammontava a 5.508 milioni di
dollari USA, pari a un PIL pro capite di 1.000 dollari USA

Concecion sul Rio


Paraguay

Forza trainante del paese, nel 2002 il settore primario occupava il 39% della
popolazione attiva e forniva il 22,4% del PIL annuo. Il comparto
maggiormente sviluppato è l'allevamento del bestiame, in prevalenza di
bovini, suini, ovini e cavalli; i principali raccolti sono offerti da cotone,
tabacco, canna da zucchero (utilizzata in particolar modo per la produzione di
bevande alcoliche), manioca, mais, frumento, soia, fagioli secchi, batata,
banane, agrumi e caffè.

Lo sfruttamento delle risorse forestali riveste un ruolo di


primo piano nell'economia del paese; alla consistente
produzione annua di legname si vanno ad aggiungere altri
prodotti come il tannino, ricavato dal quebracho, e la yerba
maté, utilizzata per la preparazione di una bevanda. La
pesca è invece un'attività pressoché irrilevante.

Le risorse del sottosuolo sono molto scarse (anche se è stato


avviato un progetto per sondare i terreni del Chaco, dove si
pensa possa trovarsi il petrolio) e consentono quindi una
limitata attività estrattiva di minerali, quali manganese,
rame, ferro e sale, di cui non viene effettuato comunque lo
sfruttamento a livello commerciale. Discreta è invece la
produzione di calcare, utilizzato nell'industria del cemento.
Il settore manifatturiero provvede essenzialmente alla
produzione di beni di consumo primari, derivanti
dall'agricoltura e dalla silvicoltura: di un certo rilievo sono
quindi esclusivamente le industrie alimentari, chimiche,
tessili, del legno, del cemento e della carta. Nel 2002 il
settore secondario forniva il 28,8% del PIL annuo,
occupando il 17% della forza lavoro.

Pianta del quebracho


I fiumi del Paraguay, lungo i quali sono installati potenti impianti idroelettrici,
costituiscono una straordinaria ricchezza energetica. Il 99,92% dell'elettricità
prodotta nel paese (di cui buona parte viene esportata) proviene da impianti
idroelettrici statali. Nel 2001 il paese ha esportato 39 miliardi di kWh. Su tutti
si segnala il colossale impianto idroelettrico di Itaipú sull'Alto Paraná,
realizzato in comproprietà con il Brasile e attivo dal 1984. Nel 1998 è entrato
in funzione l'impianto di Yacyretá, anch'esso sull'Alto Paraná, costruito sulla
base di un progetto congiunto paraguayano-argentino.

Il Paraguay importa soprattutto petrolio, macchinari, materiali per il trasporto,


articoli in metallo e generi alimentari, mentre esporta principalmente cotone,
fagioli di soia, legname, semi oleosi, tabacco e carne. Nel 2002 il valore totale
delle importazioni fu di 1.672 milioni di $ USA, a fronte di esportazioni per
990 milioni di $ USA. Il principale partner commerciale è il Brasile, seguito
da Argentina, Stati Uniti, Giappone, Paesi Bassi e Cile.
L'unità monetaria è il guaraní, suddiviso in 100 céntimos. La Banca centrale
del Paraguay (fondata nel 1952 ad Asunción) emette la valuta e ne regola il
cambio.

Per lungo tempo gli oltre 2.900 km di corsi d'acqua interni – in particolare
l'Alto Paraná e il Paraguay – sono stati la principale via di comunicazione del
paese. Il Paraguay dispone di 29.500 km di strade, di cui soltanto il 51% è
asfaltato (1999), e può inoltre usufruire di un tratto dell'autostrada
Panamericana e dell'autostrada del Transchaco, che collega Asunción con la
Bolivia. La modesta rete ferroviaria, nel 1993, si estendeva per soli 441 km.
Asunción è servita da un aeroporto internazionale, inaugurato nel 1980.

Le istituzioni
politiche sono
state a lungo
dominate dalle
forze armate;
dal 1954 al
1989, in
particolare, il
potere era
concentrato
nelle mani del
dittatore
Alfredo
Stroessner,
nonostante la
malcelata
copertura
costituzionale.
Con le elezioni
del 1989 il
paese sembra
essersi avviato
verso un regime
più
democratico,
sebbene
rimanga
comunque una
repubblica
marcatamente
presidenziale.
In base alla
Costituzione
del 1967,
emendata nel
1992, il
presidente –
eletto a
suffragio
universale
diretto per un
mandato di
cinque anni non
immediatament
e rinnovabile –
è anche capo
del governo,
composto da
membri da lui
nominati.
Analogamente,
con voto a
maggioranza
semplice, viene
eletto un
vicepresidente.
Alfredo Stroessner I generali Peron (asinistra) e Stroessner (a destra)

Il Parlamento è formato da un Senato (45 membri) e da una Camera dei


deputati (80 membri), che vengono eletti con il sistema maggioritario (in base
al quale alla formazione dominante vengono assegnati i due terzi dei seggi) e,
unitamente al presidente, vengono rinnovati ogni cinque anni. La Corte
suprema, massimo organo giudiziario, è formata da cinque giudici scelti dal
presidente della Repubblica; il sistema si compone inoltre di Corti d'appello e
di tribunali di prima istanza.
La forza politica dominante è l'Associazione nazionale repubblicana, nota
come Partito Colorado. Altri gruppi influenti sono il Partito cristiano
democratico, il Partito liberal-radicale autentico (PLRA), il Partito radicale e il
Partito rivoluzionario febrerista (PRF)
SETTE RAGIONI PER VISITARE IL
GUJARAT, IN INDIA
domenica, 16 ottobre 2022

L’India è ben più di uno Stato del continente asiatico. L’India è un mondo a sé in cui si
può tornare all’infinito senza esserne paghi a sufficienza o replicare percorsi già fatti. In
questo territorio sconfinato, affacciato sul Mar Arabico, si trova uno spicchio d’India meno
conosciuta che racchiude tra i suoi confini una ricchezza di proporzioni epiche: il Gujarat.
Terra natale di Mohatma Gandhi e di Muhammed Ali Jinnah, due dei più importanti
leader del movimento di decolonizzazione del Paese, vive all’ombra del vicino Rajasthan,
ammaliante e ingombrante al tempo stesso. Di ragioni per visitare il Gujarat e scoprire
un’altra India ce ne sono tante, ma in pochi le conoscono. Vediamone insieme qualcuna.

Sette ragioni per visitare il Gujarat


Il Gujarat e la Civiltà dell’Indo
Il Gujarat vanta una storia millenaria e ospita sul suo territorio alcuni siti archeologici
risalenti alla Civiltà dell’Indo, fiorita nella regione tra la fine del 4° millennio e il 1750 a.C.:
tra i tanti spicca Lothal, importante centro vitale attivo nel commercio di gemme e pietre
dure che venivano esportate fino alle regioni più remote dell’Asia Occidentale e dell’Africa.

Il Gujarat e Gandhi
Un viaggio in Gujarat è un tuffo nella storia di Mohatma Gandhi che qui nacque, visse e
portò avanti le sue battaglie: la capitale, Gandhinagar, è un omaggio in suo onore. Tra il
1917 e il 1930 il padre riconosciuto dell’India visse ad Ahmedabad, il centro più vivace e
popolato del Gujarat, dove fondò il Sabarmati Asrham, da lui definito come laboratorio
umano di idee.

Il Gujarat etnico
Una delle ragioni per visitare il Gujarat è la sua diversità etnica: un’ampia fetta della
popolazione tribale dell’India – che si compone di diversi gruppi tra
cui Bhil, Rabari, Ahira, Sidhdi e Bharwad – risiede qui. Ogni comunità conserva ed è
portatrice di tradizioni, usi e costumi propri: tra tutti spiccano i nomadi, dediti alla
pastorizia e all’allevamento di ovini e cammelli che li spingono ai lunghi spostamenti via
terra tra Gujarat e Rajasthan in cerca dei pascoli migliori.

I tessuti del Gujarat


Le condizioni climatiche e ambientali del Gujarat favoriscono da sempre la coltivazione del
cotone, uno dei frutti più generosi di questa terra arsa, da cui l’ampia gamma di
tessuti che ne fa il produttore maggiore di tutta l’India. Il Calico Museum di
Ahmebabad, sito all’interno di un’elegante dimora nobiliare del Seicento dalla facciata
scolpita nel legno, espone una collezione di tessuti, tende, tappeti, costumi, scialli, broccati
(e altro ancora) che testimonia l’eccelso livello raggiunto dalla produzione tessile del
Gujarat.

I Baoli, i pozzi a gradini


I Baoli (o wav), bacini utilizzati per la raccolta dell’acqua piovana cui si accede tramite
gradini discendenti, furono edificati in Gujarat intorno al 600 d.C. e da lì si diffusero
in Rajasthan, lungo il confine occidentale dell’India. I pozzi a gradini, che assicurarono
per secoli l’approvvigionamento idrico dell’intera zona, presentano ornamenti
architettonici unici che ne fanno vere e proprie opere d’arte e sono dotati ai lati di gallerie
per ripararsi dal caldo, incontrarsi e svolgere attività religiose.

Rann of Kutch, il deserto bianco


Il Rann of Kutch, unico deserto di sale dell’India nonché uno dei più grandi al mondo, è
un’altra delle ragioni per visitare il Gujarat. Situato al confine con il Pakistan, si divide
nel Great Rann e nel Little Rann e raccoglie il sale proveniente dalle maree disegnando
un paesaggio dall’aspetto lunare che durante la stagione delle piogge si trasforma in un
immenso lago salato, ricoperto a tratti dal rosa dei fenicotteri.

Il Gir National Park


Nel cuore del Gujarat si trova il Gir National Park – un’area forestale in cui si alternano
macchie d’acacia, sempreverdi e praterie, alimentata da fiumi e torrenti – che ospita sul
suo territorio gli ultimi esemplari del Leone Asiatico, uno dei grandi felini
dell’India insieme alla tigre del Bengala, al leopardo indiano, al leopardo delle nevi e al
leopardo nebuloso.
Diana Facile
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Nigeria: Storia, Lingua e Cultura
ScopriAMO la Nigeria: Storia, Lingua e Cultura
Contesto Storico

Ben più di 2.000 anni fa nell’odierna Nigeria, la civiltà Nok lavorava il ferro e produceva sofisticate
sculture in terracotta. Nei secoli successivi nelle zone limitrofe al lago Ciad, i regni Hausa e l’impero Bornu
prosperarono in quanto importanti crocevia dei commerci nord-sud tra i Berberi del Nord Africa e le
popolazioni delle foreste, che scambiavano schiavi, avorio e noci di cola per sale, perline di vetro, corallo,
vestiti, armi, barre di ottone e conchiglie dette cauri, usate come moneta. Nel sud-ovest, il regno Yoruba
fu fondato attorno al 1400, ed ebbe il suo momento di massima importanza tra il XVII e il XIX secolo,
raggiungendo un alto livello di organizzazione politica e una notevole estensione, arrivando a comprendere
territori che arrivavano fino al moderno Togo. Nel sud della Nigeria sorse invece tra XV e XVI secolo il
Regno del Benin. L’antica Nigeria aveva sviluppato un esercito efficiente, un elaborato cerimoniale di corte
ed un artigianato i cui lavori in avorio, legno, bronzo ed ottone sono apprezzati a livello mondiale ancora
oggi.

Lingua

La lingua ufficiale della Nigeria è l’inglese, introdotto durante l’epoca coloniale, oggi è impiegato nelle
comunicazioni ufficiali da parte del governo, nella stesura delle leggi, nel sistema giudiziario nigeriano e
viene insegnato nelle scuole. Nonostante ciò, l’inglese è parlato principalmente tra i residenti delle regioni
urbane del Paese.

Con più di 186 milioni di abitanti, 79 dei quali parla inglese, la Nigeria rappresenta uno dei paesi anglofoni
più popolosi al mondo.

L’inglese parlato nel Paese si distingue dall’inglese britannico e da quello americano per esserne una
versione semplificata e africanizzata, chiamata comunemente “pidgin English” (o broken English).

Il termine “pidgin” viene utilizzato per indicare un linguaggio derivante dall’unione di più lingue parlate
da popolazioni diverse, venute a contatto tra di loro, a seguito di migrazioni, colonizzazioni e scambi
commerciali.

Oltre all’inglese, ogni nigeriano parla la lingua propria del gruppo etnico cui appartiene. In Nigeria, infatti
vi sono più di 527 lingue diverse, parlate dalle differenti etnie presenti sul territorio. Se si contano poi i
dialetti, questi superano le migliaia. Tutte queste lingue possono essere raggruppate in due famiglie
linguistiche principali: lingue afro-asiatiche e quelle appartenenti alla famiglia Niger-Congo (definita anche
Niger-kordofaniana).

Alcuni gruppi etnici più importanti sono Fulani, Hausa, Igbo, Yoruba e Ijaw. Questi danno il nome ai
dialetti più diffusi nel Paese: Hausa, Yoruba e Igbo.

La lingua Hausa è una lingua ciadica (parlata nelle aree settentrionali di Nigeria, Niger, Ciad, Repubblica
Centrafricana e Camerun) appartenente al gruppo afro-asiatico. Lo Hausa è parlato da oltre 20 milioni di
abitanti (e molti altri la usano come seconda lingua), risultando così uno degli idiomi più parlati in tutta
l’Africa. Inoltre, questo gruppo etnico costituisce ca. il 25% della popolazione nigeriana. Lo Hausa si basa
sul dialetto Kano e il suo alfabeto prende il nome di “boko”, nome con cui viene definito l’alfabeto latino,
imposto dai colonizzatori in sostituzione dell’alfabeto arabo (“ajami”) in uso fino a quel momento. Ancora
oggi questo idioma si basa sui due alfabeti sopracitati. Per quanto riguarda la grammatica, lo Hausa si
distingue dalle altre lingue africane ed è più simile alle lingue semitiche (distinzione tra genere maschile e
femminile dei sostantivi e aggettivi). La coniugazione dei verbi non avviene direttamente ma è a carico dei
pronomi personali. Negli ultimi tempi questa lingua si è molto diffusa non solo ai media locali ma anche a
quelli internazionali come Deutsche Welle, Voice of America e The BBC.

Lo Yoruba (in lingua “èdè Yorùbá”) è la lingua madre del popolo Yoruba, originario dell’Africa
occidentale ed è parlata da più di 18 milioni di nigeriani (più di 30 milioni in tutta l’Africa). Diffusa
soprattutto nella Nigeria sud-occidentale, in alcune zone del Benin e Togo, questo idioma appartiene alla
famiglia delle lingue Niger-Congo e il suo linguaggio si compone di tre toni: alto, medio e basso. Inoltre
è diffusa anche in Brasile, Repubblica Dominicana e Cuba, dove è chiamata Nago. L’area linguistica dello
Yoruba è comunemente conosciuta con il nome di Yorubaland, ovvero gli stati federali nigeriani
di Oyo, Ogun, Ondo, Kwara, Lagos e la parte occidentale del Kogi.

L’Igbo è la lingua parlata dalla popolazione igbo che vive nelle regioni sud-orientali della Nigeria, note
per un breve periodo con il nome di Biafra. Questo idioma appartiene al gruppo Volta-Niger, il quale
rientra nella più ampia famiglia linguistica Niger-Congo. In Nigeria, questa lingua è diffusissima: sono ca.
24 milioni i nativi che la parlano. L’Igbo, basato sui dialetti Umuahia e Owerri, presenta oltre 20 dialetti.

Cucina

Se siete amanti dei piatti piccanti, la cucina nigeriana, famosa per essere molto piccante, fa al caso vostro:
il peperoncino non può infatti mancare nella preparazione dei piatti della tradizione del Paese. I piatti
principali consistono in zuppe speziate con carne e patate. Tra queste troviamo l’efo, una zuppa di verdure
miste, l’egusi, stufato di carne e peperoncino rosso e lo isi’ewu, stufato di capra e pepe. Inoltre sono da
provare anche i tortini di fagioli farciti così come il ragù di arachidi o all’olio di palma con pollo (o carni
d’altro tipo), peperoncino e riso.

Nel Paese non esistono regole precise per il pranzo: non esiste una distinzione tra antipasto, primo, secondo,
contorno e dessert; come non vi è differenza tra i piatti di carne, pesce e verdure. Nei piatti della tradizione
tutti questi ingredienti, e molti altri a noi sconosciuti (anche per il modo di cucinarli), vengono serviti
insieme, amalgamati da brodi, salse, spezie e aromi.

Non si tratta di una cucina raffinata, più che pensare al gusto, è dettata dalla necessità e cerca di valorizzare
al meglio i prodotti del territorio, caratterizzato da un clima caldo e umido.

Nel Paese si distinguono due stili di cucina, diversi per ragioni culturali e territoriali, tra area meridionale,
dove si utilizza molto il pesce sotto forma di stufati; e quella settentrionale. Inoltre in tutta l’africa
occidentale, compresa la Nigeria, si trovano olio di palma, latte di cocco e peperoncino.

I piatti della cucina quotidiana sono economici e a base di carne e cereali (che fanno da padroni
nell’alimentazione nigeriana): (come già detto) si tratta per lo più di zuppe e stufati, accompagnati da vari
tipi di carboidrati (garri – fatto con la cassava e fufu, una sorta di polenta nutriente e gustosa a base di
mais) che fanno da “pane” e si consumano con le mani.

Nelle grandi occasioni di festa, la cucina assume un aspetto ricco e sontuoso: i piatti che vengono preparati
in queste situazioni sono l’egusi soup o l’ edikang ikong soup (zuppa di verdure molto ricca). La prima è
a base di semi di Egusi macinati che donano alla zuppa un aspetto e un sapore unici; la seconda invece è
considerata il “piatto dei ricchi” per la quantità e il prezzo degli ingredienti (carne di manzo e pesce
essiccato, carne di cespuglio, gamberi di fiume, shaki -trippa di mucca-, kanda, foglie di zucca, foglie
d’acqua, ugu, cipolla, pervinca, olio di palma, sale e pepe).

Bevanda preferita e diffusa in tutta la Nigeria è il vino di palma, un succo del tutto naturale ricavato dalle
palme. Dalle stesse si ottiene anche l’olio di palma, un olio rossastro e saporito ampiamente impiegato nelle
zuppe e negli stufati.

Tra gli ingredienti più utilizzati nella preparazione dei piatti nigeriani troviamo vari tipi di foglie (Afang o
foglie di Uzaki, Atma o Beletientien – usata nella zuppa Banga e Bitterleaf – foglia dal sapore molto
amaro usata per la preparazione della zuppa Egusi), avocado (mangiati da soli o tagliati a metà e ripieni di
frutti di mare cotti), i fagioli dall’occhio (o fagioli marroni impiegati per cucinare l’Akara Moin-mom e la
zuppa Gbegiri), banane e foglie di banane (vi si avvolgono gli alimenti per la cottura al vapore, l’Anyan-
Ekpang o l’Ebiripo), oltre ad un’ampia quantità di tuberi (cassava, manioca – usati per fare il Gad o cotti
con una noce di cocco, Eberebe – igname, raccolto durante la festività dello Yam Festival nella regione
di Igbo) e cereali (mais dolce o maize, le cui pannocchie vengono bollite e/o arrostite con contorno di
fagioli).

Inoltre è possibile degustare mango, platani (cucinati in vari modi o in forma di zuppa con abbondanti
spezie, cipolle, pomodori e peperoni), frutti dell’albero del pane (grossi frutti verdi appesi agli alberi)
mangiati solo una volta cotti e dal sapore simile alle patate bollite (possono essere anche fritti come
patatine), budini preparati con i piccolissimi grani ottenuti dal miglio, la farinata di Okro (dita di
donna), iru (carrube o fagioli neri fermentati), arachidi (il cui olio viene utilizzato per la cottura), garden
eggs (o melanzana africana dal sapore leggermente amaro: si mangia cruda come frutto o aggiunta agli
stufati) e cocoyam (simile a una patata con la buccia fibrosa), le cui foglie tenere sono usate per preparare
la minestra cocoa-yam (o Ekpang Nkukwo).

Ricetta Puff puff nigeriano

www.taccuinigastrosofici.it/ita/ricette/contemporanea/zuppe-erbaggi/Puff-puff-nigeriano.html

Ingredienti (per 40/60 polpette):

 2 tazze di farina,
 2 tazze d’acqua,
 ½ tazza di zucchero,

 2 cucchiaini di lievito,
 olio vegetale.
Procedimento:

 Miscelare la farina, lo zucchero, l’acqua e il lievito fino ad ottenere un impasto morbido;


attenderne la lievitazione per circa 2 ½ ore.
 Mettere in una casseruola a fuoco basso l’olio vegetale, fino a 5 cm dal fondo del tegame.
 Quando l’olio sarà sufficientemente caldo, usare un cucchiaio per prendere l’impasto e metterlo
nell’olio ottenendo così delle palline.

 Friggere per qualche minuto fino a che il lato inferiore sarà dorato; girare la pallina e friggere per
qualche altro minuto l’altro lato.
 Con un grosso cucchiaio estrarre le palline, e passarle su un carta da cucina per scolare l’olio in
eccesso.

 Se si desidera aggiungere un sapore dolce a questa ricetta, passare le palline nello zucchero.
Festività

La festa di Sallah è la festività più sentita in Nigeria e cade in concomitanza con la fine del Ramadan (inizio
febbraio) e del Tabaski (fine di aprile). L’evento principale delle celebrazioni è rappresentato dal Durbar,
una variopinta sfilata di cavalieri Hausa-Fulani riccamente vestiti, emiri con abiti da cerimonia, lottatori
che sfoggiano i loro bicipiti e suonatori di liuto che con copricapi tipici.

Sulle rive del fiume Sokoto, dopo i festeggiamenti di Sallah, si svolge l’Argungu Fishing and Cultural
Festival, un festival acquatico dove si mostrano le proprie abilità e le proprie tecniche nella pesca. Inoltre
durante questo festival si praticano sport acquatici e si svolgono diverse attività, tutte legate all’acqua.

Arte

L’arte nigeriana può essere suddivisa in 5 fasi ben distinte: Nok, Igbo-Ukwu, Ife, Tsoede e Benin.

Durante la prima fase (Nok, 500 a.C. – 200 d.C.) vennero realizzate le più antiche sculture in terracotta
subsahariane note fino ad oggi. Data già la complessità delle opere create è stato ipotizzato che questo
primo periodo sia stato influenzato da un precedente periodo culturale. Le sculture rintracciate nella zona
a Nord del Paese (tra i fiumi Niger e Benue) raffigurano principalmente animali realistici e scene prese
dall’agricoltura: a dimostrazione dell’abilità degli artisti di convertire immagini prese dalla natura
circostante in opere solide e resistenti nel tempo. Elementi peculiari dell’arte Nok sono gli occhi e le
sopracciglia a semicerchio; il foro presente negli occhi, nelle narici, nelle labbra e nelle orecchie; la
posizione anomala di queste ultime (spesso poste dietro la testa) e una raffinatezza unica nello scolpire le
capigliature.

La seconda fase (Igbo-Ukwu, IX-XI secoli) si caratterizza per la produzione di oggetti in bronzo, realizzati
con grande padronanza della tecnica di fusione a cera persa; oltre a vasi, catene di rame, braccialetti ed altri
ornamenti vari. L’arte Igbo-Ukwu sviluppò con molta attenzione e cura le decorazioni funebri e le perle
vitree. L’originalità di quest’arte deriva dal decorare le superfici con piccoli insetti e/o sottili spirali.

L’arte Ife (XII secolo) è rappresentata dal ritrovamento nel 1910 del reperto della testa in bronzo che
dovrebbe raffigurare la divinità del mare Olokun. Successivamente, nel 1938 vennero scoperte altre teste
in bronzo, arrivate in buon stato fino ai giorni nostri. Altre opere di quest’epoca sono state ritrovate nel
santuario della divinità del fiume Oshun. Questa è l’unica tra le arti africane a rappresentare la figura
umana con grande realismo e abbonda di maschere a fini cerimoniali. L’arte Ife presenta qualche segno di
continuità con l’arte Nok e qualche elemento che influenzerà le fasi successive, in particolare quella di
Benin.

La quarta fase (Tsoede, XIII secolo) si distingue per i suoi famosi bronzi, composti da figure maschili (i
guerrieri), femminili e animali. Tratti tipici di questa fase sono l’assenza di simmetricità delle figure e la
loro proporzionalità realistica.

Infine, l’arte Benin (dal XIV al XVIII secolo) produsse innumerevoli sculture in avorio e in bronzo,
conservate nei musei di tutto il mondo. Si trattava di un’arte regale in quanto solo il re poteva
commissionare tali sculture. L’arte Benin può essere suddivisa in tre periodi: quello iniziale, in cui le teste
simboleggiavano i re più che ritrarli; Medio, durante il quale si realizzarono le decorazioni del Palazzo
Reale (grande quanto quasi mezza città, con colonne in legno impreziosite con placche in bronzo
raffiguranti scene di corte e mostranti l’evoluzione dello stile dal basso all’alto rilievo) e Tardo, nel quale
le teste bronzee si fecero più pesanti e servirono anche come base per zanne lunghe oltre il metro.

Musica

In Nigeria convivono più di 400 etnie, ognuna delle quali possiede una propria tradizione musicale. Ciò
nonostante è possibile individuare tra le varie culture alcuni tratti simili che le accomunano. Un elemento
ricorrente nella musica corale e cantata è l’uso dello schema cd. “call-and-response”, ovvero un solista e il
coro dialogano tra di loro alternandosi, come per l’appunto in un “botta e risposta”. Il ritmo ha un ruolo
fondamentale nelle canzoni africane, tanto che si è optato per soluzioni poliritmiche, nelle quali due o più
battute distinte vengono suonate simultaneamente.

In particolare la Nigeria è stata più volte definita come “il cuore della musica africana” , non solo per il
fatto di possedere svariati generi musicali (musica folk e popolare) ma anche per essere stata il luogo dove
si sono sviluppati moltissimi generi di musica pop africana di grande rilievo: la palm wine music,
la highlife, il jùjú, l’afrobeat e le varianti nigeriani dell’hip hop e del reggae.

Tra gli strumenti musicali più utilizzati troviamo le percussioni, come tamburi, di cui ne esistono diverse
categorie: quelli tradizionali si ricavano da un blocco di legno o da una zucca vuota (diffusa poi è la forma
a clessidra, come lo djembé); xilofoni costruito con del legno leggero e l’impalcatura in banano; campane
in ferro o bronzo (tipiche nelle orchestre islamiche del nord del Paese) e altre percussioni per così dire
informali (pentole d’argilla riempite con diversi livelli d’acqua per ottenere suoni differenti, suonate con
delle bacchette munite di cuscinetti morbidi; o sonagli ricavati da zucche vuote e riempite con perline e
conchiglie).

Molto diffuso è l’arco musicale, costituito da una singola corda tesa fra le estremità di un legno curvo, il
quale viene colpito e/o pizzicato. L’uso di questo strumento è spesso associato ai riti agricoli.

Tra gli altri cordofoni vi sono il goje, un specie di fiddle ad una corda tipico della cultura hausa; diverse
arpe a 5 o 6 corde, usate dal popolo Tarok (Nigeria orientale); violini, quelli a una corda sono tipici del
nord del Paese; e liuti, suonati da Hausa e Kanuri.

Infine, tra gli strumenti a fiato più diffusi vi sono diversi tipi di tromba (come la kakaki, lunga più di 2
metri), corni, chiarine, flauti e fischietti.
Per gli amanti dello sport

Il calcio è di sicuro uno degli sport più praticati in Nigeria e la nazionale è stata per tre volte campione della
Coppa d’Africa. Fra i calciatori nigeriani di fama internazionale citiamo: Jay-Jay Okocha, (inserito nella
lista FIFA 100), Taribo West, Obafemi Martins, Joseph Yobo, Nwankwo Kanu, John Obi Mikel e Finidi
George, oltre alla figura di Stephen Keshi, calciatore e poi allenatore nigeriano.

Per quanto riguarda il pugilato, la Nigeria annovera, fra i molti, Dick Tiger, campione mondiale di pesi
medi dal 1962 al 1963 e dal 1965 al 1966 e successivamente campione dei mediomassimi dal 1966 al 1968.

La prima medaglia olimpica della Nigeria venne vinta nel salto in lungo da Chioma Ajunwa, durante i
giochi olimpici di Atlanta del 1996.

Infine tra gli sport più seguiti vi sono la pallacanestro (grande giocatore Hakeem Olajuwon) e il rugby.

Curiosità

Tipico tra i nigeriani è avere 3 matrimoni (sempre che non si sposino con persone straniere): il primo è
tradizionale, il secondo si svolge in una corte e il terzo si celebra in chiesa o nella moschea. Il senso di
questa tradizione sta nel fatto che l’unione tra i due coniugi deve essere riconosciuta dalla tradizione, dalla
legge e dalla religione.

Altre usanze includono l’aiuto dopo il parto da parte della suocera nei confronti della nuora e per i giovani,
è previsto che l’apprendistato si svolga presso uomini più anziani e più ricchi.

Gli abiti, coloratissimi e dalle tinte sgargianti, variano a seconda dell’occasione. Ogni festa vuole un abito,
corredato da sandali, differente che serve a identificare il livello sociale di chi lo indossa: più lunga è la
tunica, maggiore sarà il benestare di colui che la indossa.

L’etichetta in Nigeria:

Quando si incontra una persona per la prima volta, il saluto più comunemente usato è una stretta di mano,
accompagnata da un sorriso caloroso e accogliente. E’ importante sorridere e mostrare un piacere sincero
nell’incontrare la persona. Inoltre, gli uomini possono appoggiare la mano sinistra sulla spalla dell’altra
persona mentre si stringono le mani. Non bisogna affrettare il saluto (ritenuto un gesto scortese), è
necessario prendersi del tempo per domandare della salute della persona, della famiglia e altre cortesie
sociali. I membri della stessa famiglie e gli amici più stretti, invece, si abbracciano e baciano quando si
incontrano. E’ comune che un uomo nigeriano aspetti che sia la donna ad allungare la mano per stringerla;
mentre i musulmani osservanti non stringono la mano a persone del sesso opposto. Inizialmente, ci si
rivolge a una persona con il suo titolo accademico, professionale o onorifico seguito dal cognome. Per
utilizzare il nome, è obbligatorio aspettare che sia la persona ad invitare a farlo. Gli amici e i parenti non
seguono questa regola ma, al contrario, possono rivolgersi agli altri con il solo nome, il solo cognome, il
soprannome… Quando poi si saluta una persona visibilmente molto più anziana, come segno di rispetto e
referenza bisogna sempre chinare leggermente il capo.

Esiste poi una serie di “regole” da seguire per quanto riguarda il regalo: quando si è invitati a cena da
qualcuno si porta frutta, noci o cioccolatini al padrone di casa. Un regalo ai bambini è sempre ben visto. Nel
porgere un regalo si usa la mano destra o entrambe le mani, non si usa la mano sinistra. I musulmani,
durante il ramadan, sono soliti regalare cibi o frutta. I regali sono confezionati e non sempre vengono aperti
quando sono ricevuti. Infine, per i doni fatti da un uomo a una donna, bisogna dire che provengono da un
membro femminile (madre, moglie, sorella…) della famiglia dell’uomo, mai dall’uomo stesso.

UNESCO

In Nigeria è possibile visitare ben due siti patrimonio dell’Unesco:

I. Paesaggio culturale di Sukur (1999): questo luogo è una testimonianza sorprendentemente


intatta di una società. Il Palazzo della Hidi (capo) sorge su una collina dalla quale domina i
villaggi sottostanti, i campi terrazzati e i simboli sacri; oltre ai resti di un’ex industria del ferro.
II. Bosco sacro di Osun-Osogbo (2005): si tratta di un’alta fitta foresta primaria a Osogbo (città del
sud del Paese). Considerato la dimora della dea della fertilità Osun e pantheon di altre divinità
Yoruba, il bosco è costellato da santuari e tabernacoli, sculture e opere d’arte in onore delle
divinità. Testimonia l’usanza di creare boschi sacri fuori dagli insediamenti. Inoltre questo sito è
visto come simbolo di identità della cultura Yoruba (ed è probabilmente anche l’ultimo).
Altre bellezze da scoprire

La Nigeria ospita ben otto parchi nazionali (elencati di seguito) che complessivamente coprono un’area di
oltre 20000 km², ovvero ca. il 3% dell’intera superficie della Nigeria. Oltre all’immensa flora (savane,
foreste, savane arbustive, zone boscose, foreste pluviali …) è possibile vedere moltissimi mammiferi,
come elefanti, licaoni, giraffe, ghepardi, leoni, gazzelle, antilopi, bufali e alcelafi; uccelli; rettili; anfibi e
insetti.

I. Parco nazionale del Bacino del Ciad (Borno, Yobe);


II. Parco nazionale del Cross River (Cross River), dove si possono osservare le colline e le
montagne di Oban Hills (Korup);
III. Parco nazionale di Gashaka-Gumti (Taraba, Adamawa);
IV. Parco nazionale di Kainji (Niger, Kwara);
V. Parco nazionale di Kamuku (Kaduna);
VI. Parco nazionale di Okomu (Edo);
VII. Parco nazionale di Old Oyo (Oyo, Kwara) e
VIII. Parco nazionale di Yankari (Bauchi).
Ma non solo, in Nigeria esistono altri luoghi che meritano di essere citati: l’Eredo di Sungbo, un sistema
difensivo costituito da un fossato e un muro che circonda la città di Yoruba; Kwiambana (e/o Ningi), un
complesso di strutture di fango circondate da mura e da un fossato; le Mangrovie del Delta del Niger,
un’ecoregione dell’Africa centrale e occidentale; la collina di Oke Idanre, un’alta pianura con
spettacolari valli intervallate da inselberg (rilievi isolati a forma di cupola) di ca. 3000 piedi s.l.m.; il
complesso del Tempio della Grotta (Arochkwu Long Juju Slave Route), costituito da un burrone,
coperto da un fitto sistema di tunnel, dal santuario oracolare di Ibn Ukpabi, dalla cascata e dal trono del
giudizio (coloro che venivano condannati, entravano nel tunnel oscuro, mentre agli innocenti era
consentito il ritorno a casa); le Antiche mura di Kano e i siti associati, una struttura in terra lunga 14 km
costruita per proteggere la popolazione in crescita; il Paesaggio culturale di Surame; l’Alok Ikom Stone
Monoliths; le grotte di Ogbunike e il Paesaggio culturale del Lago Ciad.

Introduzione storica a cura di Francesco Scannavini


Articolo di Caterina D’Onofrio e Marta Previtali
LE HAWAII E LE CURIOSITÀ: 10 COSE CHE
(QUASI) SICURAMENTE NON SAI
by
Paola Annoni

Le Hawaii sono un posto meraviglioso, travolgente e di cui (è abbastanza chiaro?) sono follemente innamorata. E più

vedi un posto, più ti incuriosisci, più leggi, più viaggi, più hai voglia di conoscere ogni dettaglio.In questo viaggio ho

scoperto davvero tantissime cose che mi hanno lasciata decisamente a bocca aperta. Quindi: ecco dieci cose che quasi

sicuramente non sai sulle Hawaii.

1- Kauai è piena di galline e polli. Ovunque. Ma sul serio le trovi anche nei parcheggi dei supermercati, nei centri

commerciali chic. in campagna, sui viewpoint più affascintanti. Ci sarà sempre un pollo pronto ad inseguirvi. Ma

perchè Kauai è piena di galline? La storia non è chiara, l’origine vuole che discendano da quelli portati dagli

immigrati più di un secolo fa per i combattimenti, ma il punto è che sono ovunque. Nel 1992 l’uragano Iniki che ha

devastato Kauai ha distrutto anche tante fattorie “sparpagliando” letteralmente polli ovunque, che poi ovviamente si

sono riprodotti.

2- Le celebri Noci di Macadamia che sono praticamente il simbolo di Big Island e vi vengono riproposte ad ogni

angolo delle Hawaii, in realtà non sono una pianta nativa, ma sono state portate qui dal Queensland a fine del 1800.

Le piante sono davvero bellissime, e a Molokai puoi scoprire ogni cosa su questa pianta, rompere i gusci

e mangiartele visitando Purdy’s All-Natural Macadamia Nut Farm.

3- A Molokai non ci sono semafori. CI sono tre strade, poco traffico, decisamente non servono. Però è curioso, no?

4- Visto che ci è presa un po’ la fissa del camminare, quest’anno volevamo fare la famosa Stairway to Heaven, la

camminata che porta in quel picco che praticamente tutti avrete visto nelle foto delle Hawaii. Dopo 3922 gradini si

arriva ad un panorama mozzafiato su una delle tante creste del panorama hawaiano di Oahu. Il trekking, conosciuto

anche come Haiku Stair in realtà è una cosa illegale e non si può fare. Le Haiku Stairs furono costruite nel 1942 dalla

marina americana come struttura top secret per trasmettere segnali radio alle navi che navigavano nell’Oceano

Pacifico. Sono state aperte fino al 1987 finché non sono state ritenute pericolose. Hanno provato a riaprirle ma

passano attraverso territori privati e soprattutto sono pericolanti. Quindi potreste beccarvi una multa di 1000 dollari se

foste beccati a camminare lassù e non troverete le informazioni sulle guide, proprio per questo motivo.
5- Fa abbastanza ridere leggere sul menù di ogni ristorante che potete scegliere tra diversi “pupu”. In realtà sono i

tipici antipasti serviti caldi o freddi, e non hanno nulla a che fare con la cacca.

6- A Oahu vi troverete a guidare sulla Interstate. Ma come è possibile che ci sia una strada “che collega due stati”

(queste sono le Interstate nel continente) su un’isola? Facciamo un passo indietro. Il sistema stadale delle H

(Highway), è chiamato Dwight D. Eisenhower National System of Interstate and Defense Highways e nasce per far

muovere nella maniera più rapida possibile truppe e mezzi militari, e così è anche alle Hawaii, infatti collega tutte le

basi militari e i punti strategici. Poi, in realtà, hanno tenuto il nome perchè così ricevono finanziamenti federali e non

paga lo stato in sè. Smart, vero?

6- Una persona di sangue hawaiiano (e scurotto) è un “hawaian”, e solo questi possono essere chiamati così. Si

chiamano anche Kanaka Maoli, ma solo un altro hawaiano può chiamarli così. Chiunque è nato alle Hawaii ( o ci è

cresciuto) è un local, se invece sei nato da un’altra parte ma hai passato abbastanza tempo alle Hawaii da prendere la

patente lì, vieni chiamato kama’aina. Se sei un bianco (anche se hai vissuto sulle isole tutta la vita) sarai sempre

un hahole. Il significato non è chiaro, ma è stato coniato nel momento in cui i bianchi sono arrivati sulle isole e ha

un’accezione non proprio positiva. che pare significhi “senza storia alle spalle”. La cosa che fa ridere è che in slang

significa più o meno “una persona che ti faresti in senso biblico anche se sai che è un cretino, ma diciamo che te la fa

prudere”.

7 – Alle Hawaii puoi trovare spiagge realmente di tutti i colori: dalle “classiche” nere (praticamente ovunque a

Big Island a quella rossa lungo la Road to Hana a Maui (Kaihalulu Beach), alla difficilissima da raggiungere spiaggia

verde sempre a Big Island (Papakolea Beach) a quella arancione di Molokai (Papohaku Beach al tramonto è un

sogno). Quindi, le spiagge bianche sono decisamente mainstream da queste parti.

8- Se vi piace giocare a Golf, le Hawaii potrebbero essere la vostra meta dei sogni: sparpagliati su tutte le isole ci

sono 104 campi da golf (tutti ovviamente favolosi e con viste pazzesche con tanto di palme da cocco qua e là), a

Oahu ne trovate 7 praticamente uno accanto all’altro. Notevole, vero?

9- A Oahu c’è il labirinto di siepi più grande del mondo (e se lo dice il Guinnes dei primati). Per uscire ci vuole

almeno un’ora, ed è decisamente affascinante vederlo da ll’alto perchè si trova nella Dole Plantation (la piantagione
dei celebri ananas) e ha, appunto, la forma di un ananas al suo interno. Per tutto il resto la piantagione è una vera

trappola per turisti con shop immenso dai prezzi ridicolmente alti.

10- Nessun uomo è un’isola. Ma alle Hawaii c’è una famiglia che ne possiede una. Ni’Ihau è un’isola privata,

inaccessibile e che ovviamente mi incuriosisce da morire. Come è possibile che sia di qualcuno? Nel 1863 Eliza

Sinclair (di origine scozzese) stava navigando con la famiglia a caccia di terre dove far pascolare le mucche. Il re

Kamehameha V (che non era un cretino), gli ha proposto l’isola di Ni’Ihau che aveva appena vissuto un’annata di

abbondanti piogge ed era verde e rigogliosa. Loro hanno offerto 6000$, lui ne ha chiesti 10. Come alla migliore asta

di polli hanno contrattato ed è andata. Gli abitanti dell’isola ovviamente non erano particolarmente d’accordo e si

sono vivamente opposti. Nel 1864 un vecchio hawaiano residente dell’isola mostrò alla famiglia Sincler un atto che

dichiarava la proprietà di una striscia di terreno cruciale sull’isola. Dopo aver trattato a lungo, la famiglia riuscì a

comprare anche quel pezzo, salvo poi rendersi conto che l’isola in realtà è veramente secca e arida e non così

rigogliosa come sembrava all’inizio. Al momento l’isola è abitata da circa 130 persone, è l’unica in cui si parla solo

hawaiano, non ci sono comfort o negozi, tutto è alimentato o a luce solare o con generatori. E’ come una grande

famiglia, c’è una scuola, non esiste il concetto di crimine. Non esiste internet e ricevono la posta da Kauai una volta

alla settimana.

In pratica, sono fermi a due secoli fa. Come passeranno il tempo visto che alcol e droghe non sono permesse

sull’isola? Pregando, visto che sono estremamente religiosi. Vivono tutti nel paesino di Pu’uwai e tutto è

inaccessibile.

E ovviamente ha scatenato in me una curiosità senza precedenti


Hindi

‘’ Incorniciare citazioni d’autore aiuta


ad immortalare la propria filosofia di vita’’
Riempi gli spazi bianchi di inchiostro di idee affinchè quel muro non ti zittisca,
costruisci il giardino filosofico adibbendolo di piante carnivore affamate di idee,
fotografa scatti di storie mai vissute affinchè tu possa scrivere un romanzo mai presente
e di quel tempo riscrivine la pellicola da affidare al regista più folle
affinchè tu possa far girare un film ideato nel sogno illuminandone l’irraggiungibile.
Sii maestro senza cattedra insegnando la tua filosofia
E si alunno senza banco imparando le altrui filosofie
Non sentirti mai l’unico sovrano di verità
Ma insegui verità divenendo suddito della curiosità.
Scrivi quando pensi e leggi quando non hai pensieri,
Sii filosofia laddove altri vedono solo artificiali menzogne.

106
Comodità artificiali
Stanno lì, disposte sul ripiano dell’intelletto umano facilitandone opera umana
Operano laddove l’uomo ha smesso di agire lasciandolo comodo
Si aggiornano sempre come il mutare del mondo dopo un disastro ambientale
Ostacolano il passato definendolo obsoleto abbaiandoci col futuro
Sequestrano neuroni per farne la spesa di file da inculcare
Oppure fanno di un’idea una virale citazione da omaggiare
Sono per metà di tessuto umano per illuderci con il loro motore meccanico
Ostruiscono l’errore umano definendolo un viurs
Stanno lì pronti a mescolare un banchetto di cyborg mentre il saggio passato ci dice:

‘’Ricorda sempre che in un mondo di apparecchi che ti guidano alla


perfezione, l’imperfezione è l’opera massima che ti fa essere umano’’

107
Hmong

‘’Circondati di persone sincere poiché di ipocriti il mondo ne è pieno’’


Ti addormenti piegando la tua volontà in un disco masterizzato di un ciclo di idee
E ti risvegli in una filosofia connessa in concetto che comporta cambiamento,
reclami un rigore per un fallo da ultimo uomo subito dalle apparenze
restando in attesa di segnare per glorificare la tua personalità.
Cerchi di parlare ad uno specchio ogni giorno per indossare una maschera
Ed ogni giorno tra lavoro e disimpegno ti ricordi la raminzina dello specchio,
sii te stesso e mai la volgare presentazione di chi guardandoti emette un furore di parole,
sii vincino alla sincerità poiché l’ipocrisia è il veleno iniettato ogni giorno
e sii parte di un racconto meritevole di essere definito vita.
Abbraccia chi dà valore in ciò che fai e ciò che sei
Affinchè di quell’abbraccio si possa distinguere
l’emozione che comporta miglioramento
E non temere mai di cadere poiché ciò che conta è rialzarsi sempre, meglio di ieri.
108
Il magnetismo delle urla
Uno stridio può divenire la miscela di un natale di sciagure
E l’avvento celebrato nel cumulo della celebrazione di una costante disgrazia
Addobba l’albero delle sentenze da pagare immortalandole nel canto di un urlo.
Chi energia negativa assimila, energia negativa produce;
Ciclicamente ed in motivo dalla causa e dall’effetto
Distrubuiamo il magnete di un urlo spaccando lo specchio
Dalla quale vediamo parte un nostro me stesso
Che nella scheggia provocata dalla spaccatura dell’urlo
Ci ferisce corpo ed anima lasciandoci inermi dinanzi all’inizio del giorne
ma poi mostrandoci un altro specchio solo chi ci vuol bene realmente ci dice:

‘’SE TI DISPERI SARAI UNA CALAMITA’ DI DISGRAZIE’’

109
Igbo

‘’La fortuna di chi rinasce più volte è ottenere


ogni volta un tipo di saggezza che va al di sopra di ogni intera singola vita’’
Di ogni ferita tracciata sul corpo illustrane una guarigione
Affinchè da tale cura si possa generare la panacea dell’anima,
Non temere la morte se pretendi l’ascesa all’immortalità
E di quel coraggio fanne un sasso che si tramuta in montagna.
Per ogni disgrazia che insidia la tua vita investendola di sciagura
Deviane il trambusto celebrando in silenzio saggezza,
Sii veste laddove vi è nudità e sii nudo laddove vi è obbligo di costume
Sii l’eccezione non conforme alla regola e sii la regola non conforme all’eccezione
Sii tutto tutto e niente, sii te stesso ed esso stesso e sii magia laddove vi è scienza

110
Inchiostro turistico
Perditi laddove sfocia un fiume in piena di parole mai usate,
Naviga nel peccato cercando la soluzione nell’esperienza
E dà valore al tempo trascorso per ricaricare l’inchiostro delle tue idee.
Crea paradisi artificiali per dimostrare al mondo l’opera del tuo ingegno concettuale,
Apri le porte di un purgatorio comunicativo affinchè vi sia l’accesso come al bene così al male
E ditruggi l’apologia di un inferno economico che tutela sempre l’azienda e mai l’impiegato.
Sii politica laddove vi è scarso interesse per il prossimo
E sii filosofia dove non vi è senso per l’argomento.
Sii scrittura di ogni alfabeto per produrre la lingua del tuo inchiostro
E sii disegno di ogni parola non detta per dire ciò che non hai potuto scrivere.
Sii attore, cantante e regista del tuo oggi da visitare
E sii parte di queste parole scritte ieri per ricordare al domani che:

‘’ Prima di essere definito poeta


il tuo inchiostro dovrà viaggiare in luoghi mai conosciuti ‘’

111
Ilocano

‘’Con la definizione di pagano dalla storia si è cancellato


millenni di cultura ed oggi con la parola democrazia
si detiene l’ago della bilancia per reclamare giustizia’’
Il declino di una cultura spesso è deciso dalla vittoria di una nuova regia
E le sceneggiature scelte per controllare le nuove popolazione cambiano
Mutando radicalmente le dottrine da inculcare alle future generazioni
E ben presto si cancella il passato provando devozione per nuovi Dei.
Cancellando le lingue dei popoli sconfitti si conferma l’egomonia di una
lingua sovrana e così come si fa addobbando di senso rinnovamento si
spodesta la tradizione e facendo mutare parole in altre parole si gioca
dominando con leggi e regole la giustizia esibendo la propria arte
politica come se si fosse nel più acclamato dei concerti.
Nella strage e nel complotto il Dio di ogni regime firma il trattato di
pace da esporre nella bacheca dei trofei dove verrà scritta la storia
E nella menzogna e nell’illusione il mercante delle idolatrie vende
cimeli agli adepti di una setta di devoti divulgandone una fede.
Saggio è solo il macigno che resta pietra laddove altri ne vorrebbero scultura
112
Caos e Ordine
Sulla scialuppa della buona giornata c’è sempre posto per la calma
E le onde più ostili vengono sempre programmate dalla rabbia,
sempre più barche hanno il vizio di innalzare vessilli di dubbi
per confondere la concreta realtà messa a dispozione dalla soluzione.
L’ordine non può gettare l’ancora laddove il caos reclama un sabotaggio
Ed allora che il timoniere di filosofiche rotte ti guida per la giusta rotta
Dando sole ai tuoi orizzonti cancella le false profezie dettate dagli ingiuriosi,
Placando le masse dalle isterie di una politica belliggerante ti offre il sentimento di pace,
lottando contro i tumulti del caos fa sì che la piramide non crolli
e nella sua costante e doverosa battaglia impiegata in ogni giorno e notte
vince non per reclamare premi ma per far sì che il mondo non finisca nel caos
e dalla sua barca solare salvando anime vaganti in cerca di ordine
esclama ad ogni anima in cerca di rotta in orizzonti migliori:

‘’ Tieniti ben lontano da coloro che con faciltà


offendono il prossimo poiché
la loro unica funzione è sabotare la tua giornata’’

113
Curiosità indiane utili da conoscere

CURIOSITÀ SULL’INDIA
L’India è un enorme paese e molto variegato, che può riservare numerose sorprese e con questo
articolo abbiamo deciso di riassumere alcune curiosità indiane in modo che in un vostro prossimo
viaggio in India, possiate cogliere tutte le sfumature che contraddistinguono questo importante
paese.
TUTTE LE MAGGIORI RELIGIONI IN INDIA SONO RAPPRESENTATE.

In un vostro prossimo viaggio in India, potrete notare come tutte le maggiori religioni in questo
grande paese trovino rappresentanza, con la costruzione di numerosi luoghi di culto e tante
minoranze che professano varie religioni, anche se l’80% della popolazione indiana è Indù.

Le chiese cattoliche cristiane sono molto diffuse in tutto il sud del paese, nella regione del Kerala e a
Goa, mentre nella zona di Jewtown di Kochi in Kerala ci sono anche dei templi zoroastriani a
testimoniare un lungo passato giudaico. A Mumbai potrete osservare il tempio Parsi e le Torri del
Silenzio sulle cime di una collina. I templi Giainisti nell’area di Delhi, nella regione del Rajasthan e
Gujarat, con le loro imponenti statue di marmo. Tra le religioni più diffuse troviamo il Sikhismo, la
terza dell’India, e vanta il Tempio dorato di Amritsar, considerato uno dei luoghi più spirituali
dell’India. Il Tempio del Loto di Delhi è un tempio Bahai ed è uno degli edifici più visitati al mondo.
Anche i musulmani trovano numerosi luoghi di culto, per essendo solo il 14% della popolazione
indiana, moschee e mausolei sono infatti diffusi in tutto il paese.

Taj Mahal, uno dei tanti patrimoni dell’UNESCO in India


TANTI SITI DICHIARATI PATRIMONI
DELL’UMANITÀ DELL’UNESCO.
L’India si classifica al 7 posto nella classifica con l’elenco dei paesi che contengono il maggior
numero di Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco con ben 32 siti.

Il Taj Mahal è probabilmente considerato il simbolo dell’India e uno tra i monumenti più famosi e
ammirati al mondo. Oltre al Taj Mahal l’India vanta altri numerosi monumenti inseriti nella lista
dell’UNESCO. La lista include meraviglie architettoniche e naturali tra cui i forti del Rajasthan, la
ferrovia di montagna della cittadina di Shimla, le colline Nilgiri nel sud del paese, la catena
montuosa dei Ghati occidentali, le caverne di Ajanta e Ellora in Maharashtra, la foresta di mangrovie
delle Sundarbans nel Bengala Occidentale e molti altri parchi e riserve naturali. I siti patrimoni
dell’UNESCO sono solo alcune delle numerose meraviglie culturali, artistiche e naturali che il paese
ha da offrire.
LA MANO SINISTRA È CONSIDERATA IMPURA.
In India è consigliato non usare mai la mano sinistra perché essa è considerata impura. La mano
sinistra viene utilizzata quotidianamente per l’igiene personale. Tutte le attività non vengono mai
svolte con la mano sinistra, dal contare i soldi all’indicare qualcuno o tanto meno toccare un luogo
Sacro. Il concetto di usare una sola mano per nutrirsi dipende da tutto un concetto di purezza e di
non contaminazione tra ciò che è puro e ciò che invece non lo è.
L’INDIA È IL PAESE CON IL PIÙ ALTO NUMERO
DI VEGETARIANI DI TUTTO IL MONDO.
In India il vegetarianismo fa parte di antiche tradizioni culturali e trova riscontro pratico anche nel
cibo da strada in tutto il paese. L’ampio e gustoso menu vegetariano sarà in grado di soddisfare tutti i
palati, anche quelli più difficili, con tante ricette a base di lenticchie, riso e formaggio paneer.

IN INDIA CI SONO TANTI BIZZARRI UFFICI POSTALI.

Tra le curiosità indiane possiamo affermare che l’India è il paese con il più grande sistema postale
del mondo, ha uffici postali ovunque, anche nei loghi più insoliti. La città di Hikkim, nell’Himachal
Pradesh, è considerata la sede dell’ufficio postale più in alto del mondo, situato a più di 4.600 metri
sopra il livello del mare, mentre sul Lago Dal in Srinagar, Kashmir c’è un ufficio postale
galleggiante con la forma di una imbarcazione tradizionale. Negli anni ’70, alcune città del
Rajasthan avevano degli uffici postali mobili sopra a dei cammelli, mentre nelle zone montuose e
ricche di te del Darjeeling, nel Bengala, venivano utilizzati gli asini.
LA CITTÀ SACRA DI VARANASI È UNA DELLE PIÙ ANTICHE
CITTÀ DEL MONDO.

Nella città sacra di Varanasi sono stati ritrovati antichissimi insediamenti umani risalenti a oltre
3.000 anni fa, e fin da allora è sempre stata abitata. Gli induisti ritengono che sia ancora più antica e
creata dal Dio Shiva ben 5.000 anni fa. Varanasi (nota anche con il nome di Benares) è situata in uno
dei punti più sacri del fiume Gange. Varanasi è una città unica, scelta dagli induisti come luogo
ideale per morire e dove spargere le proprie ceneri lungo il fiume Gange, liberando la propria anima
dal ciclo delle reincarnazioni.
TRA LE LINGUE PARLATE IN INDIA UNA DELLE PIÙ DIFFUSE
È L’INGLESE, SECONDO PAESE AL MONDO PER ABITANTI.

Dopo gli Stati Uniti d’America, nel mondo, l’India è il paese con il maggior numero di abitanti che
parlano inglese. Le lingue ufficiali in India sono 22 e tra le lingue parlate in India, l’inglese è una di
quelle ad essere utilizzata anche dal Governo Centrale. Questa diffusione è dovuta al turismo e alla
lunga colonizzazione britannica. Anche se in termini di diffusione è solo il 10% degli indiani a
conoscere l’inglese, una minoranza, ma il 10% di una popolazione enorme come quella indiana è
comunque un numero molto elevato.

Pellegrini in file per il raduno religioso del Kumbh Mela


IL KUMBH MELA È IL RADUNO RELIGIOSO PIÙ POPOLOSO
DEL MONDO.

Il Kumbh Mela si tiene ciclicamente in quattro luoghi sacri diversi come Allahabad, Haridwar,
Ujjain, e Nashik. Quello considerato più importante è quello che si tiene ad Allahabad, nella
confluenza dove il sacro fiume Gange si unisce allo Yamuna e al mitologico fiume Saraswati. È un
pellegrinaggio indù che si ripete ogni 12 anni e nel corso dei 55 giorni della sua durata si stimano
oltre 100 milioni di pellegrini.
L’INDIA È UNO DEI PAESI PIÙ MULTILINGUE AL MONDO.

Solo perchè si riesce a comunicare bene in inglese, non significa che non si dovrebbe imparare
qualche frase nella lingua locale. Gli indiani incoraggiano i viaggiatori a dire qualche parola nelle
diverse lingue indiane, Hindi, Bengali, Tamil o una delle altre lingue. Gli indiani sono abituati a
sentire una varietà di accenti e non rimarranno perplessi se non pronunciate le parole perfettamente o
se la vostra grammatica non è corretta. Gli Indiani hanno un orecchio allenato e tutti i giorni sono
abituati a sentire suoni diversi o accenti appartenenti a lingue e dialetti diversi. Potrete incontrare
persone che parlano hindi con gli amici, bengali con la famiglia e inglese sul posto di lavoro.
L’UTTAR PRADESH, NEL NORD DELL’INDIA, È UNO DEGLI
STATI PIÙ POPOLOSI AL MONDO.

Lo stato federato dell’Uttar Pradesh, dove ha sede il Taj Mahal di Agra e la città sacra di Varanasi, è
lo stato indiano più densamente popolato con una popolazione ufficiale di oltre 200 milioni di
abitanti. Oltre al famoso Taj Mahal, l’Uttar Pradesh vanta anche la vecchia città Mughal di Fatehpur
Sikri, diverse riserve naturali, i complessi Imambara di Lucknow e i siti buddisti a Sarnath.
SOLO IN INDIA POTRETE TROVARE IL LEONE ASIATICO.

Tra i più simbolici degli animali indiani, e conosciuto anche come il leone persiano, il leone asiatico
era diffuso in tutto il Medio Oriente fino all’India. Al giorno d’oggi invece è divenuta una specie in
via d’estinzione che vive solo nel Parco Nazione di Gir, nello stato indiano del Gujarat. Negli ultimi
anni la popolazione di leoni asiatici è aumentata, tanto da individuarne alcuni esemplari al di fuori
del parco e persino su alcune spiagge.
MEGHALAYA È IL LUOGO ABITATO PIÙ PIOVOSO AL MONDO.

Mentre gli aridi deserti del Rajasthan in Occidente sono famosi per i terreni aridi dovuti alla
mancanza delle piogge, lo stato nord-orientale di Meghalaya è il più piovoso al mondo. Una delle
curiosità indiane è confermata nel villaggio Mawsynram nel Khasi Hills che ha una media di
precipitazioni annua di 11,873 mm, basti pensare che la media annua delle zone più piovose d’Italia
è tra i 2,500 e i 3,500 mm.
Il fiore di Loto, fiore nazionale dell’India
ANIMALI E PIANTE SACRE

Gli animali indiani tipici, in particolar modo i serpenti e le vacche, sono venerati sin dall’antichità in
tutta l’India. Per gli Indù la vacca rappresenta la fertilità e il nutrimento, mentre i serpenti,
specialmente il cobra, sono associati alla prosperità. Anche le piante possono avere una valore sacro,
ad esempio il Baniano è l’albero sotto il quale Siddhartha Gautama raggiunse l’illuminazione e
divenne il Buddha, e simboleggia la Trimurti. Il mango invece è il simbolo dell’amore e si crede che
Shiva abbia sposato Parvati proprio sotto una di queste piante.

Infine, il fiore di loto, emerso direttamente dalle acque primitive, è talmente venerato da essere
diventato il fiore nazionale dell’India.

Si crede che il suo stelo attinga al centro mistico del mondo. Il centro del loto corrisponderebbe
quindi al centro dell’universo, all’ombelico del mondo, mentre il suo stelo e le acque eterne sono ciò
che tiene unito tutto il creato.
PADMANABHASWAMY È IL TEMPIO PIÙ RICCO DEL MONDO.

Il Tempio di Padmanabhaswamy, nella capitale del Kerala, Thiruvananthapuram, non è solo il


tempio indù più ricco del mondo, ma è anche il luogo di culto più ricco che sia mai esistito nella
storia. Nel 2011 il dipartimento di archeologia indiano ha aperto i compartimenti segreti del tempio
per ispezionare gli elementi conservati all’interno e hanno trovato oggetti d’oro, d’argento e pietre
preziose per un valore di centinaia di milioni di dollari. Solo gli indù possono entrare nel tempio
sacro, mentre tutti gli altri visitatori possono ammirare la vista dalla passerella e visitare il palazzo
adiacente appartenente alla famiglia reale Travancore.
COMPORTAMENTO DA TENERE IN PUBBLICO

Questa è una delle curiosità indiane più utili da conoscere durante un viaggio in India, perchè gli
indiani non vedono di buon occhio i contatti fisici, infatti un uomo e una donna che si toccano, si
baciano o abbracciano, in India sono decisamente biasimati. Non è nemmeno socialmente accettabile
che una donna sia toccata da un uomo che non sia il marito o il figlio, e nel caso del marito, il
contatto è consentito solo in privato. Perciò i maschi non dovrebbero mai stringere la mano a una
donna indiana a meno che non sia stesso lei a porgerla per prima.
Matrimonio indiano
SIMBOLO DEL MATRIMONIO
Il matrimonio rappresenta uno dei momenti più importanti e significativi per la vita di ogni uomo
indiano, tra gli Indù i matrimoni combinati costituiscono ancora la norma anche se da diversi anni si
cerca di combattere tale pratica.

Se non si trova la persona “giusta” all’interno della comunità, ci si rivolge a professionisti del settore
o agli annunci pubblicati sui giornali o su internet.

Prima del matrimonio, tra le usanze indiane, troviamo la formulazione di oroscopi speciali per
assicurarsi che la futura coppia sia compatibile, e in caso di esito positivo, si organizza un incontro
tra le due famiglie per conoscersi.
SPORT INDIANO: IL CRICKET

Il cricket è sicuramente lo sport più popolare in India. Importato dai britannici durante l’epoca
coloniale è divenuto velocemente il più seguito del paese, indistintamente da tifosi di ogni estrazione
sociale, e ad ogni partita è capace di scatenare un fortissimo entusiasmo tra la folla, specialmente le
partite della nazionale indiana contro quella del Pakistan.
MEDICINA AYURVEDA
La medicina indiana vanta origini antichissime, tra le tradizioni indiane più antiche, ed è popolare
per la concreta efficacia con la combinazione di oltre 2000 erbe e preparati naturali che i medici
ayurvedici usano come medicamenti o rimedi assieme alle tecniche di rilassamento. La medicina
ayurvedica si basa sulla filosofia Samkhya, sviluppata dagli antichi luminari indiani, i Rishi e pone
identica enfasi sul corpo, la mente e lo spirito, condizione indispensabile per la salute globale della
persona. Secondo l’Ayurveda, l’obiettivo è la salute, intesa come stato di giusti rapporti dell’energia
vitale, per raggiungere la realizzazione della propria evoluzione spirituale.
Tatuaggi indiani, usati come ornamenti
TATUAGGI

Si ritiene che l’arte dei tatuaggi sia presente in India da oltre 4.000 anni. I tatuaggi sono
generalmente molto semplici; per lo più segni tribali o piccole figure composte da diversi piccoli
puntini che rappresentano divinità, fiori o simboli legati alla vita domestica. Le donne sono spesso
più tatuate degli uomini, presentando tatuaggi ornamentali oppure simbolici collegati alla fertilità. I
principali simboli utilizzati sono: i fiori di loto (associati alla felicità), la svastica (un antico simbolo
che non ha nulla a che vedere con quella nazista) e i puntini (molto comuni e ritenuti capaci di
scongiurare il malocchio).
IN INDIA È PRESENTE UN IMPORTANTE STRUMENTAZIONE
ASTROLOGICA.

Il complesso di Jantar Mantar nella città di Jaipur, capitale dello stato del Rajasthan, consiste in una
raccolta di diciannove strumenti astronomici tra cui la meridiana più grande del mondo. Il
momumento, risalente al XVIII sec. ha portato delle innovazioni nel campo dell’astronomia. Gli
strumenti di Jantar Mantar erano infatti utilizzati per preparare le tavole astronomiche e
consentivano di prevedere i movimenti del sole e degli astri con l’occhio nudo.
CI SONO PIÙ DI 140 TIPI DI DOLCI TRADIZIONALI
NELLA CUCINA INDIANA.
Questa è una delle curiosità indiane più dolci, infatti quando si parla di dolciumi, ogni stato federato
dell’India ha la sua specialità culinaria. Il Petha ad esempio è un dolce alla zucca tipico di Agra, il
Daulat Ki Chaat è una schiuma di latte che si trova solo a Delhi, i Rosogollas di Bengali sono
polpette di latte imbevute di sciroppo, il Gajar Ki Halwa a base di carote tagliuzzate è un dolce
molto popolare nel nord dell’India. Oltre a questi troverete anche il budino di riso Kheer, il gelato al
pistacchio Kulfi, le polpette dolci di farina di ceci Laddus e la pasta fritta Jalebis. La particolarità dei
dolci indiani è che tendono ad essere molto zuccherati e fortemente aromatizzati con spezie e frutti
come cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zafferano, noce di cocco, acqua di rose o noci.

IL KHARI BAOLI DI DELHI È IL PIÙ GRANDE


MERCATO DELLE SPEZIE DEL MONDO.
Camminando nei tortuosi vicoli della zona vecchia della capitale dell’India, Delhi, ci si accorge
immediatamente che ci stiamo avvicinando al mercato Khari Baoli, grazie all’intensificarsi del forte
profumo di spezie. Da almeno 4 secoli questo mercato vende all’ingrosso frutta secca e spezie
tipiche. È un mercato molto particolare e sicuramente cattura l’attenzione di tutti i sensi.
Hmong: l’antica etnia cinese tra indipendenza,
diaspore e... gonne
I Hmong sono un popolo antichissimo, da sempre caratterizzato da spirito di autonomia e indipendenza,
tanto che “Hmong” nella lingua tradizionale significa “libero”. Sono originari della Cina centro-
meridionale, probabilmente delle zone lungo il Fiume Giallo.
Dal XVIII secolo, in seguito alla pressione dei popoli circostanti, ebbe inizio una graduale migrazione
verso sud che sparse i Hmong nelle regioni settentrionali di Vietnam, Laos e Tailandia, fino alla Birmania
orientale.
In Cina rimasero quasi tre milioni di persone, e oggi se ne contano poco meno di nove milioni, tanto che
sono una delle minoranze etniche principali delle regioni meridionali. In seguito alle migrazioni verso il
sud-est asiatico, il popolo si divise in due linee principali: i Hmong Bianchi e i Hmong Verdi, così
chiamati in base ai colori degli abiti delle donne. Un tempo i gruppi vivevano separati, senza contatti né
matrimoni, anche se oggi questa divisione è andata scemando. Rimane però importante l’appartenenza
culturale a un gruppo e soprattutto il riferimento agli abiti femminili, caratteristica distintiva dell’etnia
Hmong.

La diaspora dei Hmong del Laos


Dopo la Rivoluzione del 1975, più di centomila Hmong scapparono dalle persecuzioni comuniste
rifugiandosi in Tailandia, da qui furono deportati in diverse parti del mondo tra cui Stati Uniti, Canada,
Francia e Australia. La diaspora dei Hmong è un evento drammatico di cui si ha poca memoria storica.
Tuttavia alcuni gruppi di discendenti, associazioni e istituti privati operano per ricucire le tracce del
passato e riconciliare le famiglie con i luoghi d'origine.

Lingua parlata e lingua scritta


La lingua Hmong appartiene al ceppo sinotibetano, in particolare al gruppo delle lingue Miao-Yao. In
base alla posizione geografica, i gruppi usano dialetti diversi e, in seguito alla convivenza con altre etnie
cinesi, molti di loro parlano il Mandarino, il Dong e lo Zhuang. Una particolarità è costituita dalla lingua
scritta, che dalla metà del XX secolo ha ufficializzato l’uso di un sistema basato sui caratteri latini, oggi
autonomo e adottato in tutti i campi.

L’organizzazione della società


I Hmong sono un’etnia strutturata in clan patrilineari, la cui discendenza, cioè, procede attraverso i
maschi della famiglia. I membri di un clan possono sposarsi solo con persone di clan diversi secondo la
pratica dell’esogamia, importante per mantenere alleanze, solidarietà e scambi tra gruppi. I Hmong
praticano la poligamia per cui un uomo può avere più mogli che vivono insieme e considerano allo stesso
modo tutti i figli.

Dalla coltivazione “taglia e brucia” all’agricoltura permanente


Come molti altri gruppi etnici della zona, i Hmong basavano la loro economia sul sistema “taglia e
brucia”, sottraendo terreno alle foreste per produrre grano saraceno, orzo e miglio sulle alture, riso e mais
in pianura. Dal XX secolo, venne integrata la coltivazione dell’oppio. Quando il metodo “taglia e brucia”
si rivelò infruttuoso e l’oppio fu sottoposto ad un rigido controllo, le popolazioni Hmong del sud-est
asiatico cominciarono a praticare un’agricoltura permanente di mais, frutta e vegetali. Nonostante queste
produzioni, il cibo principale resta il riso, accompagnato da carni, pesce e zuppe acide.

Cerimonie collettive e culto degli antenati


Come per molti altri popoli tradizionali, i momenti in cui il singolo afferma la propria appartenenza
sociale e il gruppo reifica la propria identità giocano un ruolo importantissimo. Tra le cerimonie Hmong
più importanti c’è quella del matrimonio, attraverso cui la donna entra a far parte della famiglia del
marito. Ogni atto è accompagnato da canzoni propiziatorie intonate da due testimoni e suggellato da un
dono che la famiglia dello sposo porge alla controparte (e che può riprendersi qualora la moglie si
comporti male). Di uguale importanza è il funerale, anche in questo caso si suonano musiche e intonano
canti che accompagnano lo spirito verso il villaggio degli antenati dove troverà nuova vita. La cerimonia
dura diversi giorni e il corpo viene tumulato in luoghi sacri.
Nella cultura Hmong il ruolo centrale di questi rituali si deve in parte alla credenza che gli spiriti abitano
tutte le cose e possono controllare la vita sotto forma di energie, perciò devono essere interpellati e
propiziati in ogni momento importante per il gruppo e il singolo. In particolare, è molto sentito il culto per
gli antenati verso cui si celebrano riti fastosi e sacrifici memoriali. Secondo i Hmong ogni persona ha
più anime in lotta con gli spiriti maligni e in caso di eventi negativi o malattie, viene interpellato uno
sciamano il quale, comunicando con l’aldilà, richiama l’anima della persona che si è allontanata dal corpo
causando il male.

La celebrazione dei riti propiziatori stagionali


I Hmong sono soliti celebrare riti propiziatori a carattere naturale. Il più importante è la Festa della
Primavera Miao che dura dal nono all’undicesimo mese lunare. Poi la Festa della Degustazione del
Nuovo Riso per esprimere gratitudine verso il raccolto, versando il riso maturo e condividendo cibi
pregiati. Ancora la lotta tra galli praticata durante la Festa di Lusheng, dal nome dello strumento a fiato
suonato durante un’esibizione musicale tipica della minoranza Miao. Infine, il Capodanno, al trentesimo
giorno del dodicesimo mese lunare: tempo di celebrazioni verso gli spiriti ancestrali e di atti condivisi dal
gruppo, tra cui giochi, balli e banchetti.

Abiti tradizionali e gioielli


La cultura dei Hmong è molto conosciuta grazie alla produzione di oggetti e indumenti ricamati a mano, o
realizzati con la tecnica del batik. La bellezza e l’unicità dei loro manufatti si esprimono soprattutto nei
gioielli e negli abiti tradizionali. Le stoffe, i motivi decorativi e le tecniche di fabbricazione variano molto
a seconda dei diversi gruppi Hmong. In generale, i tessuti delle zone rurali e montane sono più pesanti e
grezzi, mentre quelli diffusi nelle città sono più leggeri, raffinati e ricchi di dettagli. I particolari, il colore,
la lunghezza e la forma dell'abito distinguono non solo le varie tribù ma anche lo stato sociale e l'età di
chi l’indossa. Spesso, infatti, il soggetto decorativo prende spunto dalle leggende tradizionali di uno
specifico clan. Le artefici di questo artigianato sono le donne, che si occupano di tutto il processo di
lavorazione, dalla raccolta di cotone, lino e canapa, fino alla tessitura e alla decorazione. Le bambine
Hmong lavorano insieme alle madri e alle donne del gruppo, portando avanti una tradizione ormai
millenaria.
Sono tipici degli abiti Hmong gli elementi decorativi geometrici, la tintura di cotone e canapa con la
tecnica del batik e l'impiego del colore indaco il cui tono, vicino al blu, più è intenso e scuro e più è
considerato pregiato e di buona qualità. Un’altra caratteristica è la tecnica di tessitura in cui vengono
sovrapposti strati di cotone di colore diverso, per poi tagliare quelli superiori seguendo vari disegni e
rivelando il colore degli strati sottostanti. Un’ultima curiosità riguarda la foggia della tradizionale gonna
dalle mille pieghe ispirata a una foglia aperta di latania, un tipo di palma molto diffusa nei territori
abitati dai Hmong. Il popolo fa un grande uso di questa pianta, dalla costruzione dei tetti fino ai cesti e ai
tipici cappelli a cono. Per quanto riguarda la gonna dalle mille pieghe, il modello più antico prevede
l’impiego di tessuti naturali plissettati a mano fino a raggiungere circa duecento pieghe con una
lunghezza complessiva anche di cinque metri. È divisa in tre fasce orizzontali di diverso colore, la
prima color indaco a tinta unita, la seconda con disegni batik nei toni indaco e rosso, e la terza con tipiche
stampe cinesi in cotone a fiori e uccelli, o ricamata con motivi geometrici. Oggi le donne Hmong,
soprattutto le giovani che abitano in città, indossano un modello più semplice, comodo ed economico,
sempre però ispirato alla gonna tradizionale .
Leggere tra le righe: “Metà di un sole giallo”, la
lunga guerra del popolo Igbo in Nigeria

Simone D'Ercole | Instagram: @Side_Book

26 Novembre 2021 Elena Noventa Rubriche

“Insegnò loro com’era fatta la bandiera del Biafra. Rosso era il sangue dei fratelli
assassinati nel Nord; nero era il lutto per la loro morte; verde, il colore della
prosperità a venire del Biafra e, infine, la metà di un sole giallo indicava la gloria
futura del Paese”.

Nigeria, anni Sessanta. Ugwu, giovane di etnia Igbo, si trasferisce dal suo villaggio nella città di Nsukka
per lavorare presso la casa di Odenigbo, un professore di matematica dalla mentalità aperta e
rivoluzionaria. Tra i due si stabilisce un rapporto di fiducia e rispetto reciproco. Ugwu e Odenigbo non
vivono soli, nelle loro giornate c’è anche Olanna, la compagna di Odenigbo, una donna colta e sognatrice,
figlia di una famiglia molto ricca di Lagos. E si intrecciano anche le vite di Kainene, sorella gemella di
Olanna, indipendente, pratica e un po’ cinica, e quella di Richard, il compagno di Kainene, un inglese
trasferito in Africa per studiare l’arte locale.

In questa pacifica quotidianità che unisce più voci, qualcosa si rompe. Iniziano a circolare le prime
voci di un colpo di stato, di alcune sommosse. Poi nel 1967, quando il Biafra dichiara la propria
indipendenza dalla Nigeria, esplode la guerra civile. Le vite dei protagonisti vengono travolte e inghiottite
in un vortice di violenze, soprusi, privazioni, morte e orrore, dove ognuno cercherà di mantenere viva la
propria umanità.

“Metà di un sole giallo” di Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice di etnia Igbo, racconta una delle pagine
più buie della storia contemporanea africana: la guerra civile in Biafra, scoppiata dopo soli 7 anni
dall’indipendenza della Nigeria e durante la quale morirono più di 3 milioni di persone.

L’indipendenza della Nigeria e la guerra del Biafra


La Nigeria ottenne la piena indipendenza dall’Inghilterra il 1 ottobre 1960. Il nuovo Stato era organizzato
in una federazione di tre regioni che mantenevano un margine di autogoverno e dove ognuna aveva uno o
due gruppi etnici dominanti: gli Hausa-Fulani a nord, gli Yoruba a ovest e gli Igbo a est. Pochi anni dopo,
nel 1966, due colpi di stato consecutivi portarono il Paese sotto il controllo delle forze militari.
Il secondo colpo di stato fu portato avanti dal generale Johnson Aguiyi-Ironsi, che guidò la parte di
esercito nigeriano di etnia Igbo per prendere il potere, usando come pretesto i presunti brogli elettorali
delle elezioni avvenute lo stesso anno. Il risultato delle elezioni aveva favorito le regioni del Nord della
Nigeria, a discapito di quelle del Sud, ricche di giacimenti di petrolio e gas. In realtà, come spesso accade
nelle guerre che vengono definite “etniche”, è il controllo delle risorse – giacimenti di petrolio e gas
naturale in questo caso – a innescare il conflitto.

Dopo un tentato contro-golpe da parte dell’esercito delle regioni del Nord, che portò alla completa
esclusione dalla vita politica della popolazione Igbo del Biafra, il 30 maggio 1967 questi
ultimi dichiararono la loro indipendenza, proclamando la Repubblica del Biafra, con a capo il
colonnello Odunegwu Ojukwu. Sebbene all’inizio ci fu una timida azione diplomatica, la risposta del
governo fu quella di invadere con l’esercito l’enclave secessionista. Fu l’inizio della guerra civile,
conosciuta anche come guerra del Biafra.

Per quattro anni, fino al 1970, la popolazione Igbo tentò di portare a termine la secessione scontrandosi
con l’esercito nigeriano. Il governo nigeriano ostacolò le azioni degli Igbo con ogni mezzo: impose un
blocco economico navale, terrestre e aereo. Il Biafra venne così completamente escluso dalla
federazione nigeriana senza poter accedere né ai proventi delle estrazioni petrolifere della propria
regione né a qualsiasi tipo di approvvigionamento o di servizi di prima necessità. Il protrarsi del blocco
portò a un disastro umanitario di proporzioni storiche, con 3 milioni di morti per fame fra i civili Igbo. Le
immagini dei bambini gravemente denutriti fecero il giro del mondo e i leader biafrani iniziarono a
chiedere aiuto ai Paesi stranieri nel tentativo di porre fine a quello che definirono “un autentico
genocidio”.

L’esercito igbo, stremato dalla malnutrizione e dalle continue violenze, non riuscì a contrastare l’avanzata
nigeriana. Il conflitto finì il 13 gennaio 1970, quando cadde anche l’ultima città del Biafra, Amichi.

La popolazione Igbo oggi


La Repubblica del Biafra ebbe così vita breve. Il Biafra oggi non esiste più, dopo la fine della guerra
fu cancellato dalle mappe politiche e tuttora è diviso in nove Stati federali (Enugu, Ebonyi, Cross
Rivers, Abia, Anambra, Imo, Rivers, Beyelsa, Akwa e Ibom). Le conseguenze continuano a pagarle
gli Igbo, che sono diventati una delle popolazioni più povere della Nigeria e proprio da queste regioni
oggi partono migliaia di migranti nigeriani verso l’Europa in cerca di salvezza.

Negli anni Settanta, dopo il conflitto, non cessarono le discriminazioni da parte dei vincitori contro
gli Igbo, identificati ormai come “ribelli” e “secessionisti”. Il governo attuò delle misure restrittive,
limitando ad esempio l’accesso ai conti correnti e restringendo l’ingresso alle cariche governative e
militari. Alle discriminazioni e agli atti di violenza si aggiunsero le azioni di sfruttamento delle
compagnie petrolifere nella regione del Delta del Niger, che continuarono a martoriare un territorio già
segnato da anni di guerra, carestia, malnutrizione e privazioni.

Ma anche se in condizioni di povertà e miseria e vessato da sfruttamenti e ingiustizie, il popolo Igbo


tutt’oggi non rinuncia al proprio sogno di indipendenza.

La causa del Biafra indipendente è stata portata avanti recentemente da più gruppi politici, come
il Massob (Movement for the actualization of the sovereign State of Biafra), fondato nel 1999, e
l’Ipob (Indigenous people of Biafra), nato nel 2012. Entrambi i gruppi, e altri gruppi minori pro-Biafra,
volevano portare avanti una politica non violenta a sostegno della loro causa e indire un referendum.
Organizzarono proteste e manifestazioni, che molto spesso però furono teatro di scontri con la polizia.
Inizialmente i raduni dell’Ipob erano consentiti dalle autorità, ma da settembre 2015 in poi l’Ipob è
stata dichiarata una minaccia alla sicurezza della Nigeria, anche se le proteste erano prevalentemente
non violente. Nel 2017, il governo ha dichiarato l’Ipob un’organizzazione terroristica.

Le violenze e le ritorsioni verso gli Igbo, e in particolar modo verso i separatisti, sono state più volte
segnalate da organizzazioni umanitarie sia internazionali sia locali, come la Commissione nigeriana per i
diritti umani, ma sembrano servire a poco. Un rapporto di Amnesty International di agosto 2021 riporta
più di 115 uccisioni dei membri dell’Ipob da parte dell’esercito nigeriano in soli quattro mesi.

La situazione resta quindi ancora estremamente precaria e i militanti separatisti sono soggetti sempre più
vulnerabili, minacciati da trattamenti inumani e degradanti.
Quali sono i tratti del Ilocano?
Il popolo Ilocano è stereotipato come parsimonioso e orientato alla famiglia, e attribuisce un valore
elevato all'istruzione. Sono anche descritti come laboriosi, determinati e perseveranti. Mentre gli
Ilocanos sono chiamati "kuripot" o economici, è generalmente inteso nelle Filippine che è difficile
per loro guadagnarsi da vivere nei loro territori.

Situato tra le catene montuose della Cordigliera e il Mar Cinese Meridionale, il popolo Ilocano si
basa principalmente sull'agricoltura per guadagnare denaro. Crescono principalmente frutta e
verdura. Tuttavia, si trovano lontano dalle aree centrali del commercio e dell'industria, richiedendo
loro di viaggiare per lunghe ore per arrivare a Manila dove possono vendere i loro prodotti non più
freschi. Per questo motivo, le persone Ilocano raramente hanno denaro in eccedenza da spendere.

L'enfasi posta sulla famiglia è evidente nelle loro tradizioni matrimoniali. Sia la sposa che lo sposo
devono ottenere l'approvazione di tutti e quattro i genitori, che possono sostenere o porre il veto al
matrimonio. Dopo che l'impegno è stato formalmente annunciato, i genitori determinano la
posizione, la data, il budget e altri accordi. I genitori degli sposi hanno obblighi diversi da loro
imposti.

Pur trovandosi in una località remota e rurale, c'è un alto tasso di alfabetizzazione tra i bambini
Ilocano che ricevono un'educazione formale.
Indonesiano

‘’ Il mondo necessita sia di creazione che di distruzione


per svolgere la sua funzione di ciclo’’
L’impressionante primo giorno della nascita dell’alba di una nuova era
E il catastrofico tramonto di una vecchia epoca
Sono due facce di una moneta lanciate nel corso di ogni tempo,
creare qualcosa dopo la fine di un’altra cosa
e distruggere qualcosa con il fine che avvenghi un altro qualcosa.
Rivoluzione, tradizione, sviluppo, ritorno al passato, guerra e pace
Robotica, pastorizia, pittura, grafica, futuristico e paleolitico
Chi più ne crea più ne distrugge e chi più ne distrugge più ne crea
Equazioni del tempo la cui soluzione la si trova nell’etica più di moda
E filosifie aritmetiche la cui dottrina la si percepisce nel costume dello spirito più bizzarro.
Ateismo civilizzato e religioni selvagge si diffondono come banconote
Firmate dalla poetica imprenditoriale distribuita dal banchiere
E carte di credito si consumano dopo l’acquisto della scelta.
Causa del mio scrivere effetto del tuo leggere, emozioni atomiche.
114
Intelligenza divina
La pazienza barattando con l’errore si assicura di ottenere esperienza,
La sapienza forfettando pensieri con il fato matura ragione e sentimento,
La fiducia ascoltando la frequenza del cuore emigra nell’amore.
L’uomo simile corda di un violino costruita dall’artigianato divino
Si dimostra devoto al divino per ottenere un posto nel più alto dei cieli
L’uomo parallelo all’infinito cerca ricchezza nel patetico materiale
Mostrando elemosina dinanzi al tesoro riposto nell’Ade
L’uomo apparente allo specchio si prepara per farsi apprezzare
Diffondendo malizia alla Dea che la da in pasto alle furie.
Il divino così superiore all’umano distilla dogmi in pazienza, sapienza e fiducia,
‘’Come Bacco abbia benedetto in ogni goccia di vino in follia
E come Atena sia figlia del cervello del padre degli Dei’’
Ti rivolgo il mio concetto come preghiera dicendo che:

‘’La saggezza sa benissimo che ciò che ha detto ieri


potrebbe essere una sciocchezza, ciò che dice oggi è una verità
momentanea e ciò che dirà sarà una probabile rivelazione’’

115
Inglese

‘’Il corrotto veste di terrore il giusto per offuscare i suoi piani criminali’’
Il tossico adorna di libertà la sua dipendenza per sfuggire dal senso di colpa,
l’operaio si ciba di sicurezza nel tempo indeterminato per sfamare l’ansia da prestazione.
Politicamente ipocrita lo è l’uomo che nell’assenza della comprensione emette sentenza
E veriterio lo è l’uomo che si sveste nei suoi errori per cercare redenzione nel suo vivere.
Saggio è il momento propizio per ottenere risveglio laddove le moltitudini dormono,
pericoloso è l’occhio che osserva la mano di un indegno governo
e miracolosa lo è l’azione che conduce ad ogni rivoluzione.
Siamo nati per benedire la reazione che comporta un cambiamento evolvendoci
E non moriremo stando da parte tacendo in silenzio come aria spezzata dal mulino a vento.
Siamo la fantasia creata dal sogno dell’oppresso per plasmare realtà prive dal compromesso,
siamo poeti, falegnami e briganti, sapienti e ignoranti, credenti e infedeli
siamo uomini che hanno messo la maschera per vestire di giusto
laddove chi con volto su tutti i canali ci comanda nel modo non giusto.
Parti di un libro mai letto
Ma scritto affichè qualcuno lo legga riscrivendone l’opera oggi, ieri e domani.
116
Figli dell’anarchia
La risonanza emotiva dell’odio comporta la reazione della violenza
E il mutismo selettivo sulla cultura permette al tiranno di regnare sovrano sull’ignaro.
Siamo figli di nati in una terra senza bandiere e senza confini,
Non esercitiamo alcun potere sul prossimo ma né discriminiamo ogni forma,
Il motore dei nostri raduni fai il pieno nelle libertà portandoci ovunque.
Siamo visti come terroristi pur non accettando nella nostra visione alcuna pena,
portiamo giustizia laddove possiamo benedire popolazione in disagio,
bruciamo banconote poiché per noi non hanno alcuno valore.
Siamo interpreti di una visione più ampia di ogni politico mai vissuto
E non abbiamo mai votato alcun partito vestito di ordine.
Abbiamo nemici ovunque tra sbirri e farabutti
Per questo lo sanno e lo sappiamo che :

‘’ Il più grande pericolo di una società corrota si chiama anarchia’’

117
Irlandese

‘’Offrire una via a qualunque uomo


è ciò che rende un Dio una guida spirituale’’
Un suono distintivo che si esprime nel frastuono della città,
un’immagine che riveste il cielo di un pensiero vagante
ed un sapore che si mescola nel miscuglio tra le spezie,
può divenire il segno di un essere divino che cerca di tracciare qualcosa sul corpo
incalando un profumo indossolubile nella memoria che sussurra alla mente
dove nel traffico dei pensieri si cerca parcheggio in una filosofia o in una religione.
Che tu sia un valoroso guerriero artefice di gloriose campagne
O che tu sia un indecoroso ciarlatano reduce di truffe ed inganni
Poco importa al Dio che decide di suonare il corno per mostrarti una via
E di vie si colora il cielo in un arcobeleno che squarcia i cieli più inquinati
E di guida si veste il suono infrangendo persino il luogo di solo silenzio
118
Dio operaio
Della fabbrica divina non si fa che lodare il marchio per caratterizzarne la fede
E Dei più alla moda e più potenti distribuiscono i loro dogmi
Come imprenditori si fanno battaglia sui capitali investiti
Ma dell’operaio che lavora alla fabbrica nessuno ne loda funzione
Poiché visto come comune numero che opera e nient’altro.
Sarà meno eccelso in potere e in grazia di aspetto il Dio operaio
Però nel suo fare nella sua fornace risulta più pragmatico.
Che sia il lavoro di ogni giorno dei più comuni uomini
A vestire la fede del Dio operaio e non la folgore di un Dio che si esalta come padre degli Dei
Tradendo la moglie e facendo figli che reclamano forza come l’eredità nella sua onnipotenza.
Ed ora facendo lo scettro al mio regnante dalla mia fornace ripeto la preghiera
A i miei figli che dovranno lavorare come operai e non come uomini in toga, dicendo:

‘’Abbiamo imparato a venerare più Dei che manifestano la loro onnipotenza


piuttosto che Dei che manifestano il loro operato’’

119
Islandese

‘’Qualunque sia la tua scelta politica, ricorda sempre che ogni idea politica è
composta di una sua luce così come di una sua ombra’’
Qualunque sia la parte presa con il fine del miglioramento della civiltà
Non è detto che tutti né giovano impresa per questo
Ogni politica nella sua natura diverge nello sfociare in tesi ed antitesi
Buone per uno ieri, male per un oggi e forse nuovamente buone per un domani.
I diritti nascono per celebrare insoddisfazioni dei cittadini dando possibilità,
I doveri sanciscono obblighi per mantere responsabilità che andrebbero perse
I governi eseguono ciò che va fatto nella speranza di far funzionare meglio le cose
In parlamento si fanno leggi affinchè si riconoscano diritti e doveri della società
E la magistratura si occupa di giudicare chiunque è soggetto dinanzi alla legge.
Tre poteri ‘’esecutivo, legislativo e giudiziario’’ oggi nelle mani dei diversi ente
Che ieri erano solo nelle mani del monarca assoluto
E che domani potrebbero diversificarsi in maniera diversa.
Fa politica per manifistare una tua idea e vota ciò che vedi nei tuoi pensieri
Però ricorda sempre che la tua giustizia può essere sempre diversa da quella del prossimo
120
Nicotina politica
Accendendo la prima sigaretta politica rifletto sulla discriminazione al potere
Immaginando un mondo privo di chi si sente primo e privo di chi si sente ultimo
Poi seguendo nei primi due tiri valuto un mondo senza confini e barriere
Sognando di poter andare ovunque e privandomi del senso di appartenere ad una nazione,
Negli ultimi tiri penso al peso della condanna subita da una pena
Riflettendo su un mondo privo di carceri e privo di gendarmi.
‘’siamo veramente tanti, un mondo del genere potrebbe mai esistere’’
Un pensiero che risuona nella mente dopo aver fumato altre tre sigarette di seguito,
Poche persone, illuminate e celate alle moltitudini
Sono la necessità per gestire ciò che tanti poco illuminati potrebbero mal gesitire
Ed allora trovandomi in discussione con il mio stesso politico
Realizzo che:

‘’Mi sono innamorato dell’anarchia


eppure con il tempo ho deciso di sposare la causa dell’oligarchia’’

121
Curiosità di Lelouch Alighieri
5 cose che non sapevi sull'Indonesia
4 settembre 2019

Ad esempio, che il caffè di zibetto prodotto in Indonesia è il più costoso al mondo. O che a
Manado si cucina carne di cane con spezie, topo selvatico e pipistrello. Ciò che può sembrare
strano ad un viaggiatore occidentale, in Indonesia è normalissimo.
shutterstock

Chi parte per un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. recita un proverbio cinese. E
di certo non si torna uguali dopo un viaggio in Indonesia, paese composto da oltre 13mila isole,
ciascuna diversa dalle altre per conformazione, paesaggi, gastronomia e tradizioni.

Scopriamo di più su questo paese complesso, dove la natura regna ancora sovrana.

1. Che cosa comprare: il batik e non solo

L'Indonesia e Bali sono particolarmente famose per i loro prodotti artigianali di pregiata fattura,
specialmente quelli tessili. Viaggiando tra le varie isole avrete modo di notare la varietà della produzione
locale, che si differenzia in base ai diversi gruppi etnici. Famoso è il batik, ovvero l'arte di ricoprire di
cera i tessuti, che vengono poi tinti con colori sgargianti. Questa pratica, diffusa in particolare a
Yogyakarta e Giava, non è tuttavia la sola degna di interesse. Sono infatti rinomate anche le stoffe ikat di
Flores (vedi immagine sotto), ovvero tessuti colorati con raffigurazioni allegoriche, o i coltelli e le spade
tradizionali impreziositi con gioielli che vengono chiamati kris.

Il Batik è un tessuto tipico dell'Indonesia, dai decori elaborati ed eleganti.


2. Che cosa vedere l'incredibile vulcano Iljen
Giava si trova il vulcano Ijen, il cui cratere contiene una miniera di zolfo fuso, dall'aspetto di un
lago che emana un odore particolarmente sgradevole. Al suo interno lavorano incessantemente
dei minatori che ogni giorno arrivano ad estrarre fino a 90 chili si zolfo, il quale si forma dagli
sbuffi del vulcano, che emette un liquido rosso misto a vapore che si solidifica con l'aria.

Il vulcano Iljen.

3. Che cosa mangiare: l'Indonesia in tavola


Che cosa si mangia in Indonesia? Premesso che la cucina varia da isola ad isola, si mangia
soprattutto riso, accompagnato a carne, pesce, frutta e verdura. Il nasi goreng è il piatto
nazionale: si tratta di riso bollito, fritto con verdure, carne, pesce, uova e gamberetti. Il mi
goreng è molto simile, è preparato con gli stessi ingredienti, ma con i noodles al posto del riso.
A Giava si mangia soprattutto pollo fritto, speziato e bollito con crema di cocco, o igudeg, frutti
dell'albero del pane bolliti. Questi piatti sono poi generalmente servito con pelle di bufalo bollita
con salsa di peperoncino.

Altre pietanze diffuse sono il soto, a base di carne e verdura piccante, e il bakmi goreng, pasta
cinese con uova e granchi. Se non sei troppo schizzinoso nella zona di Manado potrete persino
assaggiare la carne di cane con spezie, peperoni, topo selvatico e pipistrelli. Lasciati poi tentare
dai gustosissimi frutti tropicali dai nomi esotici: il cirimoia, il durion, la guava, il jackfruit, il
rambutan, solo per citarne alcuni.

La cucina indonesiana è ricca di varianti regionali.


4. Da conoscere: le superstizioni di Bali
A Bali vive una popolazione di religione indù, la cui cultura è fortemente superstiziosa. Ad
esempio, si ritiene che i neonati non debbano mettere i piedi per terra fino al compimento di un
anno, per evitare di essere impossessati dai demoni. Per questo, i bambini piccoli vengono
sempre tenuti in braccio, spesso passati da un parente all'altro. Un'altra superstizione riguarda i
denti: i balinesi hanno denti molto appuntiti poichè è diffusa la credenza che i peccati capitali
entrino nel corpo umano passando per questi ultimi, quindi gli abitanti ne limano le punte, per
impedire loro l'ingresso.

Una marcia tradizionale balinese: la spiritualità permea ogni aspetto della vita degli abitanti di Bali.

5. Da provare: il caffé di zibetto


In Indonesia è diffuso l'allevamento dello zibetto da palma, grosso all'incirca come un gatto, che
viene nutrito con bacche di caffè. Gli indonesiani utilizzano le feci dello zibetto per produrre
il Kopi Luwak, un caffè pregiatissimo, il più costoso al mondo, per via del suo sapore unico.
Conosciuto anche come caffè dello zibetto, è particolarmente delizioso perchè, quando l'animale
ingerisce le bacche di caffè, gli enzimi della digestione eliminano le proteine che conferiscono il
sapore amaro alle feci.

Il Kopi Luwak è un caffè pregiatissimo e costoso


Inghilterra: fatti curiosi, strane abitudini e
leggi bizzarre
AGGIORNATO IL 29 APRILE 2020 ~ SIMONA MARRI

Ogni paese ha le sue stranezze e gli inglesi non vogliono certo essere da meno. Ho qui raccolto una

manciata di fatti curiosi e divertenti dell’Inghilterra. Alcuni forse li conoscerete già, ma sono sicura che

altri vi stupiranno ed alcuni vi faranno probabilmente sorridere.

Fatti storici curiosi:


 L’originale London Bridge si trova ora in

Arizona. La città di Londra vendette il London

Bridge, costruito nel 1831, nel 1967 perché non era

abbastanza forte da sostenere l’aumento del traffico

dell’epoca. Il ponte fu acquistato da Robert P.

McCulloch e trasferito, pezzo per pezzo, negli Stati

Uniti, in Arizona dove si trova tutt’ora.

 La Regina ha un suo poeta personale che,

per tradizione, viene retribuito in sherry (!).

L’attuale titolare è Simon Armitage, che ha assunto il

ruolo nel 2019. Il poeta di Corte ha diritto ad una

retribuzione di 5.750 sterline e a 720 bottiglie di

sherry.

 Sul terreno della Torre di Londra, devono sempre essere presenti almeno sei corvi. Ciò è

previsto, per legge, da un antico decreto del re Carlo II. La leggenda infatti racconta che se questa

regola venisse infranta, la monarchia

cadrebbe.

 La Regina non ha un passaporto.

La regina Elisabetta II ha visitato oltre 100

paesi per missioni ufficiali, ma in virtù della

sua posizione, non ha mai posseduto un

passaporto. In Gran Bretagna infatti tale

documento viene emesso «a nome di Sua

Maestà». Il che significa che è lei stessa che

lo rilascia, quindi non ne ha bisogno per

viaggiare.
Abitudini curiose:

 Gli inglesi bevono ogni giorno oltre 163 milioni di tazze di tè, circa 20 volte il numero di tazze

consumate dagli americani.

 Per poter ottenere la licenza, gli autisti dei Black Cab (i taxi neri tipici di Londra) devono

superare un rigoroso test chiamato “The knowledge”, che prevede la memorizzazione di ogni

singola strada della capitale. Parliamo di circa 25.000 strade. E’ considerato uno dei test di questo

tipo più difficili al mondo.

 L’ago di Cleopatra è una capsula del tempo. L’obelisco egiziano situato su Victoria Embankment,

soprannominato l’Ago di Cleopatra, venne posizionato in quella posizione nel 1838. Al momento

dell’erezione dell’obelisco una “capsula del tempo” fu nascosta nella parte anteriore del piedistallo

con vari oggetti. Tra questi: una serie di 12 fotografie delle donne inglesi più belle dell’epoca, una

scatola di forcine per capelli, una scatola di sigari, diversi tabacchi, una serie di pesi imperiali, un

biberon, alcuni giocattoli per bambini, un rasoio scintillante, un set completo di monete britanniche

contemporanee, un ritratto della regina Vittoria, copie della Bibbia in diverse lingue, una guida

ferroviaria Bradshaw, una mappa di Londra e copie di 10 quotidiani.

Leggi bizzarre (tutt’ora in vigore):

 È un crimine attaccare un francobollo capovolto su una busta. Secondo il Treason Felony

Act del 1848, tale gesto è considerato come un tradimento poiché la maggior parte dei francobolli

britannici raffigura la testa della regina.

 E’ illegale morire nell’Houses of Parliament (ovvero nel palazzo di Westminster, il Parlamento

britannico). Siete avvisati…

La legge inglese prevede che tutti i cigni non

contrassegnati appartengano alla Regina. Un tempo,

infatti, mangiare carne di cigno era considerato uno dei

privilegi più alti tra gli inglesi, i quali per farlo dovevano

pagare un franchigia alla monarchia. I nobili che potevano

permettersi tale franchigia marchiavano i propri cigni sul

becco. La pratica si fermò verso la fine del 1800, quando

alcuni animalisti protestarono e la Regina Alessandra,

moglie di Edoardo VII, ne sancì la fine. Tuttavia, il sistema

di proprietà è ancora in vigore: c’è ancora una compagnia

che censisce annualmente i cigni senza marchio, durante la

celebrazione dello Swan Upping. Durante il censimento, i

cigni vengono contati, visitati e infine rimessi in acqua.


The Beatles: storia del gruppo che ha fatto la storia del rock

I Beatles: chi sono i Fab Four che hanno cambiato la storia della musica
contemporanea. Storia dagli esordi allo scioglimento

Redazione Studenti 25 marzo 2022

THE BEATLES

Fonte: Getty-Images
Diresti mai che uno dei gruppi musicali più celebri di sempre sia stato rifiutato da una delle
storiche etichette discografiche britanniche? È esattamente quello che è successo ai Beatles, che
nel 1962 si presentarono alla Decca Records, che rifiutò di metterli sotto contratto non capendo
quale fosse il potenziale della loro musica.
Poco dopo i quattro musicisti - Paul McCartney, Ringo Starr, John Lennon e George Harrison -
avrebbero, letteralmente, cambiato il mondo della musica, lasciando un'eredità che ancora vive
nel brit pop.

CHI SONO I BEATLES

I due membri principali della band - John Lennon e Paul McCartney - si conoscono già dal
1957, quando il secondo riesce ad entrare nel gruppo del primo. I Beatles, all'epoca, si chiamano
ancora Quarrymen. Ma tre anni dopo, nel 1960, i tre inizieranno a farsi conoscere ad Amburgo,
con il look da bravi ragazzi che tutti conosciamo. Look che curiosamente cozza - a giudicare
dalle cronache dell'epoca - con la vita spregiudicata che i quattro conducono nella città tedesca.
I Beatles iniziano a riscuotere un certo successo, al punto che una volta tornati a Liverpool, ed
esibendosi al Cavern Club, attireranno proprio l'attenzione della stessa casa discografica che si
rifiuterà di metterli sotto contratto poco dopo.
LA BEATLEMANIA

Fonte: Getty-Images
Sarà invece un'altra casa discografica, la EMI (attraverso una sua agenzia satellite, la
Parlophone), a scritturarli. Con una clausola: sostituire Pete Best, batterista della prima
formazione, che lascerà il posto all'ormai celebre Ringo Starr.
Inizia così l'escalation che porterà il gruppo ad entrare davvero nella storia della musica: si
inizia nel 1962 con Love me do, singolo tratto dall'album di esordio della band, Please please
me; due anni dopo i Fab Four scaleranno le classifiche, raggiungendo il successo anche
oltreoceano. Nel 1965 la Regina Elisabetta li insignirà addirittura del titolo di Baronetti.
In quegli anni nasce, nei fatti, la prima boy band della storia: le ragazze impazziscono per i
Beatles, che sono talmente richiesti da fare anche tre o quattro concerti al giorno, tra i fans in
delirio. Uno dei più celebri è quello del Piper di Roma del 1965, un evento ancora ricordato dai
VIP dell'epoca. Nel frattempo è uscito A hard day's night, album musicale ma anche titolo di un
documentario sulla band diretto da Richard Lester.
Curiosità

Una frase di John Lennon passò alla storia, suscitando infinite polemiche: il Cristianesimo
secondo lui sarebbe stato "Destinato a svanire. Chi vivrà vedrà se ho ragione o no. I Beatles
sono più popolari di Gesù Cristo adesso. Non so chi morirà per primo. Il Rock and Roll o il
Cristianesimo. Gesù era nel giusto, ma i suoi discepoli non lo erano altrettanto.". Le reazioni di
sdegno dei fedeli furono tali che l'11 agosto 1966 Lennon fu costretto a scusarsi in pubblico.
I Beatles toccheranno l'apice del loro successo, secondo molti, negli anni fra il 1966 e il 1967. Il
'66 è infatti l'anno di Revolver, con il quale il gruppo inizia ufficialmente il suo periodo
psichedelico. Naturalmente il nuovo tipo di musica nato dalla mente di Lennon&soci è dovuto
solo parzialmente alla creatività dei membri della band: molto deriva infatti dalla scoperta
dell'Lsd da parte di Lennon, mentre McCartney sperimenta la ricerca musicale in senso più
classico. Il risultato è un album molto più maturo e diverso non solo dagli altri della band, ma
anche da molto di quello che il pop produceva in quegli anni.
Fonte: Getty-Images
Nonostante il grande successo di questi anni, il gruppo inizia ad incontrare delle difficoltà.
Vorrebbe staccarsi dalle sue produzioni più vecchie e adolescenziali, ma il pubblico le reclama a
gran voce durante i concerti.

Realizzare i suoni prodotti in studio durante i loro live è sempre più complesso, e alcune
situazioni - dichiarazioni dei membri della band, mancanza di diplomazia in situazioni formali,
ad esempio - iniziano a minare seriamente le loro esibizioni.

È poi del 1966 la leggenda della morte di Paul McCartney, vittima di un incidente proprio in
quell'anno. Inizia a svilupparsi una teoria secondo la quale McCartney sarebbe stato sostituito
da un sosia. Ed è dello stesso anno l'incontro di John Lennon con l'artita giapponese Yoko Ono,
che segnerà indelebilmente la sua vita e - secondo alcuni - anche il futuro della band.
BEATLES, CANZONI

Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band è invece l'album del 1967, dove la capacità compositiva
della band aumenta ulteriormente e tocca nuove vette. La psichedelia irrompe fortissima anche
nelle canzoni di questo disco, che diventa un manifesto della cultura Hippy che va formandosi
proprio in quegli anni.
Il disco contiene alcune delle tracce che diventeranno l'inno di un'intera generazione: With a
Little Help from My Friends, Lucy in the Sky with Diamonds, A Day in the Life. Anche se è con
il disco successivo, Magical Mystery Tour, che verranno composti dei brani immortali: I Am the
Walrus, Strawberry Fields Forever, Penny Lane, e soprattuttoAll You Need Is Love, quest'ultima
sì, tipica espressione del genio di Lennon e manifesto hippy per eccellenza.

Fonte: Getty-Images
La prima crisi del gruppo avviene nel 1968, anno di uscita di The White Album, un disco ancora
psichedelico ma non più coeso come i precedenti. Nello stesso anno i Beatles erano infatti
partiti per l'India per un soggiorno presso la scuola di meditazione del loro guru, Maharishi
Mahesh Yogi. Tanto erano entusiasti Harrison e Lennon quanto infastiditi Starr e McCartney: il
soggiorno degli ultimi due, infatti, finisce prima.
Tra il 1969 e il 1970 il gruppo arriva al capolinea: i contrasti tra i membri sono sempre più
frequenti e John Lennon e Yoko Ono hanno trovato stabilità nella loro vita sentimentale e anche
professionale, collaborando insieme anche artisticamente. La band riesce comunque a
pubblicare un ultimo disco, il suo testamento: Abbey Road. Ed è di questi anni anche il
famoso Rooftop Concert, un concerto improvvisato sul tetto dell'edificio che ospitava gli uffici
della Apple Corps, interrotto dall'arrivo della polizia.
Con lo scioglimento della band e la morte di John Lennon, i Beatles non pubblicheranno nuovi
album, ma resteranno per sempre parte della storia musicale contemporanea.

Domande & Risposte

 Quali strumenti suonavano i Beatles?

La formazione dei Beatles era la seguente:

o John Lennon chitarra, ma anche basso, armonica e tastiere;

o George Harrison chitarra, ma anche sitar e basso;

o Paul McCartney basso, ma anche chitarra e tastiere;

o Ringo Starr batteria e percussioni


 Quali Beatles sono vivi e quali sono morti?
I Beatles attualmente ancora in vita sono:

o Ringo Starr

o Paul McCartney, che a seguito dell'incidente automobilistico del 1966 secondo qualcuno è
morto ed è stato rimpiazzato da un sosia, William Campbell
Sono morti:

o George Harrison, morto di tumore nel 2001

o John Lennon morto nel 1980 ucciso a sangue freddo da un fanatico con cinque colpi di pistola
13 Curiosità sull’Irlanda che devi sapere

L’Irlanda è uno dei paesi più antichi d’Europa e una popolare


destinazione turistica. Ha molte curiosità che spesso sfuggono
all’attenzione delle persone. Con la sua cultura e la sua storia, l’Irlanda ha
un’identità unica che la distingue dagli altri paesi. Dai suoi vasti paesaggi
verdi alle vivaci città e paesi, l’Isola di Smeraldo offre qualcosa per tutti.

In questo articolo, esploreremo 13 curiosità sull’Irlanda.

13 Curiosità sull’Irlanda che devi conoscere

Dalle caratteristiche geografiche al patrimonio culturale e ai costumi, questo post


approfondirà alcuni dei fatti più affascinanti di questo paese ricco di storia.

Se vuoi sapere cosa rende unica l’Irlanda, continua a leggere per scoprire di più
sull’Isola di Smeraldo.

1. L’Irlanda è la patria della Guinness.

La birra Guinness è stata inventata e prodotta in Irlanda per la prima volta nel 1759.

L’Irlanda è il luogo di nascita di molte cose incredibili, ma forse la più iconica di tutte è
l’amata birra Guinness. Nel 1759, un uomo di nome Arthur Guinness iniziò a produrre
una birra scura unica e saporita presso il birrificio St. James’s Gate di Dublino . Da allora,
la Guinness è cresciuta fino a diventare una delle birre più riconoscibili e amate al
mondo. La Guinness è così profondamente radicata nella cultura irlandese che è stata
persino soprannominata “bevanda nazionale irlandese“.
Quindi, perché non brindare all’Irlanda con una pinta di Guinness? È il modo perfetto
per celebrare l’incredibile paese d’Irlanda!

2. L’Irlanda ha 2 lingue ufficiali.

L’irlandese è una delle due lingue ufficiali dell’Irlanda, insieme all’inglese.

Sapevi che l’Irlanda ha due lingue ufficiali?

Sebbene l’inglese sia la lingua più comunemente parlata, anche l’irlandese è


riconosciuto come lingua ufficiale del Paese. Si tratta di un’interessante curiosità
sull’Irlanda che molte persone non conoscono.

L’irlandese è la lingua madre del Paese e viene parlato da secoli. Si tratta di una
lingua celtica, imparentata con altre lingue celtiche come il gallese, il gaelico scozzese e
il manx. Sebbene non sia così diffusa come l’inglese, è comunque una parte importante
della cultura e dell’identità dell’Irlanda. Conoscere qualche parola di irlandese può
essere un ottimo modo per dimostrare il tuo apprezzamento per la storia e la cultura
del paese.

3. Santi e streghe.

Il patrono dell’Irlanda, San Patrizio, è noto per aver scacciato i serpenti dall’isola,
mentre la stregoneria è stata praticata e perseguitata in Irlanda per secoli.

L’Irlanda è una terra di santi e streghe. Il santo patrono del paese, San Patrizio, è
noto per aver scacciato tutti i serpenti dall’isola e rimane una figura importante nella
cultura irlandese ancora oggi. Dall’altro lato dello spettro, la stregoneria è stata
praticata e perseguita in Irlanda per secoli. Si ritiene che la stregoneria sia all’origine di
molte delle superstizioni e delle pratiche curative che esistono ancora oggi in Irlanda.

Che tu sia interessato a conoscere la storia religiosa dell’Irlanda o il suo passato


magico, ci sono molte curiosità sull’Irlanda da scoprire!

4. Il giorno di San Patrizio.

Il 17 marzo è il giorno di San Patrizio, il patrono dell’Irlanda, e viene festeggiato in tutto


il mondo con parate, canti e bevande verdi.

Il 17 marzo gli irlandesi di tutto il mondo si riuniscono per celebrare il giorno di San
Patrizio, il santo patrono dell’Irlanda. È una giornata di parate, canti e bevande verdi ed
è un ottimo momento per partecipare a qualche divertente curiosità sull’Irlanda.

Sapevi che San Patrizio non era in realtà di origine irlandese?

O che il verde non era il colore tradizionale dell’Irlanda prima del giorno di San
Patrizio?

Preparati a conoscere alcuni fatti interessanti continuando a leggere queste curiosità


sull’Irlanda.

5. Dublino: città della letteratura.


Dublino è la città natale di scrittori famosi come James Joyce, Samuel Beckett e Oscar
Wilde.

Dublino è la patria di alcuni dei più famosi scrittori di tutti i tempi, tra cui James Joyce,
Samuel Beckett e Oscar Wilde. Tutti e tre questi autori hanno avuto un’enorme
influenza sul mondo letterario, scrivendo opere che vengono celebrate ancora oggi in
tutto il mondo.

Dublino stessa è un centro di cultura letteraria, con numerosi musei, librerie e persino
un festival letterario dedicato alle opere di questi autori.

Non c’è quindi da stupirsi se Dublino viene definita la Città della Letteratura: è un
titolo appropriato per una città che ha prodotto così tanti grandi scrittori.

6. La danza delle fate.

Il folklore irlandese è ricco di storie su fate, folletti e creature mitologiche, come la


danza delle fate.

Le curiosità sull’Irlanda sono ricche di storie e fatti affascinanti sull’Isola di Smeraldo.


Uno dei pezzi più interessanti e amati del folklore irlandese è la danza delle fate, che si
crede sia una riunione di tutti i folletti e le fate in cerchio.

Si dice che le fate e i folletti si riuniscano spesso e ballino in cerchio, tenendosi per
mano e suonando il flauto. Man mano che la danza procede, diventano sempre più
affascinati l’uno dall’altro e dalla musica, finché alla fine scompaiono tutti.

Ecco perché a volte vengono chiamate “fate perdute” e perché la danza delle fate è
considerata un simbolo della bellezza e del mistero dell’Irlanda.

7. Paese delle contraddizioni.

L’Irlanda è conosciuta per la sua cultura cattolica tradizionale, ma anche per la sua
vivace vita notturna e la sua scena artistica alternativa.

L’Irlanda è un paese di contraddizioni! Nonostante la sua tradizionale cultura cattolica,


l’Irlanda è anche nota per la sua vivace vita notturna e la sua scena artistica alternativa.
Dai pub e club di Dublino alle vivaci strade di Galway, in Irlanda c’è qualcosa di cui tutti
possono godere.

Sebbene il Paese sia noto per i suoi valori tradizionali, gli irlandesi abbracciano il
mondo moderno con la loro arte e la loro musica innovativa.

Con la sua miscela di vecchio e nuovo, l’Irlanda è il luogo perfetto per esplorare la
storia culturale e le meraviglie della vita moderna!

Ti invito a saperne di più sulle curiosità sull’Irlanda e a scoprire tutti i fatti affascinanti
di questo paese unico e vibrante.

8. La strada di campagna più bella del mondo.


La Ring of Kerry, una strada di campagna lunga 179 km, è considerata una delle più
belle al mondo.

L’Irlanda è un Paese piccolo, ma pieno di curiosità interessanti! In Irlanda si trova una


delle strade di campagna più belle del mondo: il Ring of Kerry.

Questa strada di campagna lunga 179 km è un viaggio tortuoso attraverso la splendida


campagna irlandese. I panorami di questo percorso si estendono dall’Oceano
Atlantico alle Montagne del Kerry, con numerosi villaggi pittoreschi e dolci colline
verdi lungo la strada.

Questa strada è una tappa obbligata per chi visita l’Irlanda ed è il modo perfetto per
scoprire la bellezza del paesaggio irlandese.

9. Il lago più profondo d’Europa.

Il Lago di Mask, nella contea di Galway, è il lago più profondo d’Europa: tocca 314
metri di profondità.

L’Irlanda è la patria di molti fatti interessanti e uno dei più notevoli è la presenza
del Lough Mask nella contea di Galway. Questo lago ha la particolarità di essere il più
profondo d’Europa, raggiungendo una profondità di 314 metri.

Non sorprende che il nome del lago derivi dal fatto che le sue profondità sono spesso
nascoste dalla fitta nebbia che spesso ricopre la zona. Di conseguenza, non c’è da
stupirsi che il Lago delle Maschere sia diventato un luogo popolare tra i fotografi e
gli amanti della natura! Quindi, se sei alla ricerca di un’esperienza unica, vale la pena
esplorare questo lago!

10. La musica tradizionale.

La musica tradizionale irlandese è nota per il suo suono distintivo, caratterizzato da


strumenti come il flauto, la fisarmonica e il bodhrán.

L’Irlanda è nota per la sua cultura unica e la sua musica tradizionale non fa eccezione.
Dal suono allegro del flauto al ritmo del bodhrán, puoi riconoscere immediatamente il
suono caratteristico della musica tradizionale irlandese.

Che si tratti delle ballate di un pub o delle vivaci melodie di un ceili, c’è qualcosa di
speciale in questa musica tradizionale che la distingue da tutte le altre. Quindi, se sei
alla ricerca di interessanti curiosità sull’Irlanda, perché non dedicare qualche
momento alla conoscenza di questa meravigliosa musica tradizionale?

Dagli strumenti con cui viene suonata agli stili che la caratterizzano, capirai presto
perché la musica irlandese ha un posto speciale nel cuore delle persone di tutto il
mondo.

11. Le pecore o le mucche?

In Irlanda ci sono molte più mucche che pecore.


Le pecore sono parte integrante del paesaggio e della cultura irlandese, ma ci sono
molte più mucche che pecore.

Le pecore tuttavia sono incredibilmente importanti per l’economia irlandese, in quanto


forniscono carne, lana e prodotti caseari. L’allevamento è molto diffuso in Irlanda e
offre lavoro e reddito a molte comunità rurali. Inoltre, il pascolo delle pecore aiuta a
mantenere la campagna, poiché si nutrono di un’ampia varietà di erbe e di altra
vegetazione. Questo ha contribuito a creare la rigogliosa campagna irlandese per cui
la Nazione è conosciuta.

È quindi evidente che le pecore svolgono un ruolo importante in Irlanda, sia dal punto
di vista economico che culturale.

12. La leggenda Giant’s Causeway

La leggenda del gigante.

La Giant’s Causeway è un simbolo leggendario situato nell’Irlanda del Nord. È


composta da quasi 40.000 colonne di basalto che si intersecano tra loro e che sono
state formate da un’antica attività vulcanica. La leggenda narra che la Giant’s Causeway
fu costruita dal gigante irlandese Finn McCool.

Secondo la storia, McCool costruì la strada rialzata per attraversare il mare, raggiungere
la Scozia e combattere il suo rivale scozzese Benandonner, un gigante scozzese. La
Giant’s Causeway è stata una popolare destinazione turistica fin dal XVIII secolo e oggi
fa parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Offre ai visitatori una vista mozzafiato
sulla costa frastagliata e l’accesso alle numerose colonne di basalto alla sua base. È un
luogo di una bellezza mozzafiato e la sua leggenda ne accresce il fascino.

13. Lo sport Hurling

L’hurling è uno sport antico di origine irlandese ed è ampiamente riconosciuto come lo


sport nazionale.

L’hurling è uno sport da campo giocato da due squadre di quindici giocatori, ognuno
dei quali brandisce un bastone di legno chiamato hurl e una piccola palla
chiamata sliotar. L’obiettivo dei giocatori è quello di usare l’hurl per colpire lo sliotar e
segnare un gol, o un punto, tirandolo nella porta della squadra avversaria o sopra la
traversa.

L’hurling è uno sport ferocemente competitivo e fisico, che richiede un alto livello di
abilità e atletismo da parte dei giocatori che vi partecipano. Molto popolare in Irlanda,
ha migliaia di giocatori e spettatori che assistono alle partite in tutto il Paese.

La All-Ireland Hurling Final, che si gioca ogni anno a Dublino, è uno degli eventi
sportivi più popolari e seguiti del paese.

Le curiosità dell’Irlanda e il fascino di questa Nazione

In conclusione, l’Irlanda è un paese affascinante e intrigante, con una ricca storia


culturale e un’abbondanza di bellezze naturali. Ospita un’ampia varietà di siti storici,
meraviglie naturali ed eventi culturali che la rendono una destinazione ideale sia per i
turisti che per gli abitanti del luogo.

L’Irlanda è una delle destinazioni turistiche più popolari d’Europa e offre


sicuramente qualcosa per tutti.

Che tu sia alla ricerca di un’esperienza culturale, di un tour storico o semplicemente di


un weekend di relax, l’Irlanda ha tutto ciò che fa per te.

Oscar Wilde: vita e opere


Oscar Wilde: biografia e opere maggiori dell'esponente dell’estetismo inglese. Analisi de il
Ritratto di Dorian Gray e L’Importanza di Chiamarsi Ernesto

Teresa Bosica

Frase celebre

La verità nell'arte è quella la cui contraddizione è ugualmente vera.


Oscar Wilde: vita e opere

L'infanzia a Dublino Oscar Wilde nacque a Dublino nel


1854 in una famiglia benestante (suo padre era un celebre chirurgo, sua madre una scrittrice e
una donna piuttosto eccentrica). Wilde fu uno studente brillante, frequentò il Trinity College di
Dublino e durante i suoi studi mostrò una personalità anticonformista: non era molto popolare
tra i suoi compagni di studio e neanche tra i suoi insegnanti, preferiva rimanere da solo a
leggere soprattutto i classici.
Oxford e l'incontro con Walter PaterIn seguito Oscar Wilde vinse una borsa di studio
all’Università di Oxford, dove divenne popolare per la sua eccentricità, la sua arguzia e le sue
brillanti conversazioni. Mentre era a Oxford, divenne discepolo di Walter Pater e della sua
teoria Arte per Amore dell’Arte che influenzò profondamente la sua vita e le sue opere.
Approfondisci
Decadentismo: significato, caratteristiche ed esponenti

Un nuovo stile di vita basato sull'estetismoDa Pater Oscar Wilde imparò che l’arte non
aveva uno scopo didattico e morale, adottò uno stile di vita basato sull’estetismo e cominciò a
comportarsi e a vestire in modo stravagante: indossava calze di seta, giacche di velluto,
pantaloni al ginocchio, strane cravatte e spesso passeggiava portando tra le mani un giglio o un
girasole. Wilde era piuttosto esibizionista e quando si trasferì a Londra, ricevette molti inviti
dall’alta società londinese perché la gente era completamente affascinata dalle sue argute
affermazioni.
I viaggi di Oscar WildeOscar Wilde viaggiò molto, andò in Italia, in Grecia e negli Stati Uniti
per tenere un ciclo di conferenze sui Preraffaelliti e gli esteti. Famosa la sua frase alla dogana
americana I have nothing to declare but my genius (Non ho niente da dichiarare tranne il mio
genio). Quando tornò in patria, sposò Constance Lloyd ed ebbero due figli.
Curiosità

La tomba di Oscar Wilde si trova nel cimitero di Père Lachaise a Parigi. Ancora oggi è
ricoperta dai segni dei baci lasciati dal rossetto di ammiratori e ammiratrici dello
scrittore.
Le opere più importanti. Negli anni ’80 del XIX secolo Oscar Wilde scrisse una serie di
racconti come The Canterville Ghost (Il Fantasma di Canterville -1887), The Happy Prince and
Other Tales (Il Principe Felice e Altri Racconti -1888) che scrisse per i suoi figli, e il suo unico
romanzo The Picture of Dorian Gray (Il Ritratto di Dorian Gray - 1891), in cui espresse le
sue teorie estetiche. Oscar Wilde scrisse anche molte opere teatrali di successo tra cui la
tragedia Salomè (1892) e commedie come Lady Windernere’s Fan (Il Ventaglio di Lady
Wintermere - 1893), A Woman of No Importance (Una donna senza Importanza - 1893), An
Ideal Husband (Un Marito Ideale - 1895) e The Importance of Being Earnest (L’Importanza di
Chiamarsi Ernesto - 1895).

Appunti
Tra Estetismo ed Edonismo: tesina di maturità

La relazione omosessuale con Lord Alfred DouglasSia Salomé sia Il Ritratto di Dorian
Gray danneggiarono la sua reputazione poiché alla prima non fu permesso di essere
rappresentata a Londra per oscenità e fu invece rappresentata in Francia dalla famosa
attrice Sarah Bernhardt, e il romanzo fu considerato immorale. Oscar Wilde era immensamente
popolare ma le cose cominciarono a volgere al peggio quando iniziò una relazione omosessuale
con il giovane Lord Alfred Douglas soprannominato “Bosie”.
La pubblica accusa e la prigioneIl Marchese di
Queensberry, il padre di Bosie, lo accusò di omosessualità, considerata un’offesa criminale al
tempo. Oscar Wilde fu processato e fu condannato a due anni di lavori forzati nella prigione di
Reading Gaol. In questi anni scrisse due opere importantissime, The Ballad of Reading
Gaol (La Ballata del carcere di Reading - 1898) sulla sua esperienza in prigione, e una lunga
lettera autobiografica a Lord Alfred Douglas, De Profundis (1897), pubblicata postuma nel
1905.
Gli ultimi anni: la rovina e la povertàQuando uscì di prigione, Oscar Wilde era un uomo
finito. Aveva perso tutto, anche la moglie e i figli, inoltre l’opinione pubblica era contro di lui.
Decise di lasciare l’Inghilterra e si trasferì a Parigi sotto un altro nome, Sebastian Melmoth. Qui
morì di meningite nel 1900. Gli ultimi anni della sua vita furono veramente difficili e spesso
dovette fare affidamento sull’aiuto economico dei pochi amici che gli erano rimasti fedeli.
2Il Ritratto di Dorian Gray – la trama

Basil Hallward e Dorian Gray: il ritratto Il Ritratto di


Dorian Gray è la storia di un ricco giovane di cui il pittore Basil Hallward, completamente
affascinato dalla sua bellezza, dipinge il ritratto. Nello studio di Basil Dorian incontra l’esteta
Lord Henry Wotton, una sorta di diavolo tentatore che con i suoi discorsi sulla fugacità della
giovinezza e della bellezza influenza il giovane a tal punto che, rendendosi conto che la bellezza
del ritratto durerà in eterno mentre lui diventerà vecchio, esprime il desiderio che i segni del
trascorrere del tempo e della sua esperienza non si mostrino sul suo volto ma sul ritratto.
Dorian Gray e Lord Wotton: edonismo e dissolutezza Dorian e Lord Henry Wotton
diventano amici, e sotto la cinica influenza di Wotton il giovane inizia a condurre una vita
edonistica e dissoluta, provocando grande sofferenza in chi gli sta vicino, in particolare nella
fidanzata, l’attrice Sybil Vane, che rifiutata da Dorian si toglie la vita. Dopo questo evento, il
protagonista nota che sul volto del ritratto appare un’espressione cinica e crudele e man mano
che la sua vita peccaminosa procede, il ritratto diventa sempre più orribile recando i segni della
sua anima corrotta.

Approfondisci
Il ritratto di Dorian Gray: commento, trama e analisi

La fine di Dorian Gray e del Ritratto : Dorian nasconde il dipinto in soffitta perché nessuno
lo possa vedere. Dopo molti anni lo mostra a Basil e subito dopo lo uccide per impedirgli di
rivelare il suo segreto. Con il passare del tempo l’uomo si rende conto dell’orrore delle sue
azioni: decide allora di distruggere il quadro e iniziare una nuova vita, ma nel momento in cui
trafigge il ritratto con un coltello, provoca anche la sua morte. Magicamente il ritratto ritorna
alla sua perfezione originale e Dorian diventa irriconoscibile. Infatti, i suoi servitori, attirati
dalle sue urla strazianti, accorrono nella stanza dove trovano un uomo morto sul pavimento con
un coltello nel cuore, che riescono a riconoscere solo grazie ai suoi anelli.
2.1La dottrina estetica e il significato allegorico del romanzo
L'estetismo e la figura del dandy. Il nome di Oscar Wilde è strettamente legato alla corrente
dell’estetismo: egli fu la perfetta incarnazione del dandy, un uomo elegante e raffinato che
viveva la propria vita come un’opera d’arte, alla ricerca del piacere e scioccando la gente con
affermazioni scandalose.
Curiosità

Si racconta che in occasione dei suoi compleanni Oscar Wilde indossasse abiti neri. La
motivazione? Era "a lutto per uno dei suoi anni".
L'introduzione del Ritratto, manifesto dell'Estetismo ingleseL’unico romanzo di Oscar
Wilde, Il Ritratto di Dorian Gray, è l’espressione perfetta delle sue idee estetiche e
la Prefazione è considerata il Manifesto dell’Estetismo inglese. Infatti contiene le famose
citazioni di Wilde Tutta l’arte è completamente inutile, oppure Non esistono libri morali o
immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.

Appunti
Il Dottor Faustus di Marlowe
Un libro immorale per l'Età Vittoriana. Quando Il Ritratto di Dorian Gray fu pubblicato, fu
considerato un libro immorale che scioccò i lettori vittoriani, i quali credevano che lo scopo
dell’arte fosse di educare la gente ma Wilde dichiarò che la bellezza era il suo unico scopo e la
morale non aveva importanza. Il protagonista del romanzo, Dorian Gray, conduce una vita
scandalosa e peccaminosa all’insegna dell’edonismo, si dedica solo al perseguimento del
piacere e le sue azioni provocano la morte di tre persone.
Un romanzo didattico, nonostante le intenzioni dell'autore. Egli pagherà con la morte i
suoi peccati alla fine del romanzo. In questo senso possiamo affermare che, anche se Oscar
Wilde sostiene che l’arte non ha un fine didattico, il romanzo termina con un insegnamento
morale. La storia narrata è una versione del mito del Faust che vende l’anima al diavolo in
cambio del sapere illimitato. Nel caso di Dorian la sua anima è intrappolata nel ritratto che
invecchia al suo posto, recando i segni dei suoi peccati mentre Dorian resta giovane e bello.

Appunti
Il tema del doppio: Tesina di maturità

Il tema del doppio e dell'eternità dell'arteIl ritratto rappresenta la parte oscura della
personalità di Dorian, testimonia la sua corruzione morale, è il suo doppio e il protagonista lo
nasconde in una stanza segreta della sua casa perché non vuole che gli altri vedano la sua vera
essenza, ma alla fine vuole liberarsene e lo trafigge con un pugnale provocando indirettamente
la sua morte. Il ritorno del quadro alla sua originaria bellezza e la trasformazione di Dorian in
un essere ripugnante, mostrano chiaramente le teorie di Wilde sull’arte, cioè che l’arte rende
tutto eterno.
Una critica della società vittorianaIl romanzo può anche essere interpretato come una critica
della società vittoriana poiché l’apparente bellezza del protagonista non riflette la sua bellezza
interiore e il ritratto (il suo doppio) rappresenta il suo lato oscuro e la cattiva coscienza
della borghesia vittoriana. Se interpretiamo il romanzo in questo senso, possiamo affermare
che Il Ritratto di Dorian Gray è un libro che insegna una morale contrariamente a quanto
affermato dallo scrittore.
3L’Importanza di Chiamarsi Ernesto
Una commedia degli equivoci. L’Importanza di Chiamarsi
Ernesto è la più famosa commedia di Oscar Wilde. Racconta di due giovani appartenenti all’alta
società londinese, Algernon Moncrieff e John Worthing, noto anche come Jack. Entrambi
conducono una doppia vita: Algernon finge di avere un amico malato di nome Bunbury a cui va
a fare “visita” quando vuole evitare di partecipare a eventi mondani; Jack vive
nell’Hertfordshire, dove fa da tutore a Cecily, la giovane nipote di Thomas Cardew, ora morto,
che ha adottato Jack quando era bambino. Jack è un ricco proprietario terriero e finge di avere
un fratello spendaccione e scapestrato di nome Ernest, nome che usa quando si reca a Londra.
Jack è innamorato della cugina di Algernon, Gwendolen, una ragazza elegante e sofisticata, e le
propone di sposarlo. La ragazza accetta perché ha sempre desiderato sposare un uomo di nome
Ernest poiché Ernest è un nome davvero rispettabile. Lady Bracknell, la madre della ragazza,
inizialmente approva il matrimonio ma cambia idea quando scopre che Jack è in realtà un
trovatello che Thomas Cardew aveva trovato in una borsa di cuoio abbandonata a Victoria
Station ventotto anni prima. In seguito la scena si sposta nella casa di campagna di Jack, dove
arriva Algernon e, in assenza di Jack, finge di essere suo fratello Ernest.

Approfondisci
Regina Vittoria d'Inghilterra: biografia ed età vittoriana

Algernon e Cecily s’innamorano a prima vista, Algernon le propone di sposarlo e Cecily accetta
perché anche lei ha sempre sognato di sposare un uomo di nome Ernest. A questo punto della
storia entrambe le ragazze credono di essere fidanzate a un uomo di nome Ernest. Tutto ciò
causerà una serie di equivoci. Intanto Lady Bracknell arriva nella casa di campagna di Jack per
riportare a Londra sua figlia che si era recata dal fidanzato.
Il lieto fine. Qui incontra Miss Prism, l’istitutrice di Cecily, che un tempo aveva lavorato per
sua sorella ed era poi sparita con il suo nipotino in fasce, la donna rivela di averlo riposto
accidentalmente in una borsa di cuoio lasciata a Victoria Station, si scopre quindi che Jack è in
realtà il fratello di Algernon e che il suo vero nome è proprio Ernest. La commedia termina con
il matrimonio delle due coppie.

3.1L’Importanza di Chiamarsi Ernesto – temi principali


Una commedia di costume in epoca vittoriana. L’Importanza di Chiamarsi Ernesto fu
rappresentata per la prima volta nel 1895 e fu un grande successo. L’opera, una commedia di
costume, è una satira dell’ipocrisia e del moralismo della società vittoriana che attribuiva grande
importanza alle apparenze. I temi più importanti dell’opera sono il matrimonio e il denaro.
L'ambiguità del termine "Earnest". Quando Algernon e Jack parlano di matrimonio, si
chiedono se si tratti di una questione d’affari o di passione, per Lady Bracknell il matrimonio è
chiaramente una questione di affari, per lei la posizione sociale e la ricchezza contano più
dell’amore. L’opera è caratterizzata da dialoghi brillanti, paradossi, equivoci e come è evidente
dal titolo stesso, giochi di parole tra le due parole “Earnest” che significa onesto e il nome
Ernest che in inglese si pronunciano allo stesso modo. In realtà nessuno dei personaggi
dell’opera dice la verità soprattutto i due protagonisti Algernon e Jack.

Concetti chiave
 Oscar Wilde: vita e opere

o Oscar Wilde nacque a Dublino nel 1854


o Studiò al Trinity College di Dublino
o Nel 1874 andò a studiare all’Università di Oxford
o Divenne un discepolo di Walter Pater e adottò l’ideale estetico
o Viaggiò negli Stati Uniti per una serie di conferenze
o Ritornato a Londra sposò Constance Lloyd
o Nel 1891 pubblicò il suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray
o Scrisse molte opere teatrali, una delle più famose è L’Importanza di Chiamarsi Ernesto
o Nel 1895 fu condannato a due anni di lavori forzati per omosessualità
o In prigione scrisse De Profundis
o Dopo la prigionia, si trasferì a Parigi, dove morì nel 900
 Il Ritratto di Dorian Gray – la trama

o Il protagonista del romanzo è Dorian, un giovane bellissimo


o Il pittore Basil Hallward dipinge il suo ritratto
o Dorian esprime il desiderio di rimanere per sempre giovane e bello mentre il ritratto invecchierà
al suo posto
o Il suo desiderio si avvera
o Dorian inizia a condurre una vita dissoluta, alla continua ricerca del piacere, caratterizzata da
crimini e corruzione
o Dopo molti anni Dorian decide di iniziare una nuova vita e distrugge il ritratto, ciò provocherà
la sua morte
o Il ritratto ritorna alla sua bellezza originale e Dorian diventa vecchio e brutto
 La dottrina estetica e il significato allegorico del romanzo

o Oscar Wilde fu la perfetta incarnazione del dandy


o Il Ritratto di Dorian Gray è l’espressione perfetta delle sue idee estetiche e la Prefazione è
considerata il Manifesto dell’Estetismo inglese
o Il protagonista del romanzo, Dorian Gray, conduce una vita scandalosa e peccaminosa
all’insegna dell’edonismo
o Nel romanzo viene affrontato il tema del doppio: il ritratto rappresenta la parte oscura di Dorian
Gray
o Il romanzo è una critica all’ipocrisia della società vittoriana
 L’Importanza di Chiamarsi Ernesto

o L’Importanza di Chiamarsi Ernesto racconta di Algernon Moncrieff e Jack Worthing


o Jack, tutore di Cecily, finge di avere un fratello spendaccione e scapestrato di nome Ernest
o Jack usa il nome Ernest quando si reca a Londra
o Jack si fidanza con Gwendolen, la cugina di Algernon, fingendo di essere Ernest
o Lady Bracknell si oppone al matrimonio quando scopre che Jack è un trovatello
o Algernon e Cecily si fidanzano
o Alla fine della commedia si scopre che in realtà Jack e Algernon sono fratelli
o Il vero nome di Jack è Ernest
o Jack e Gwendolen e Algernon e Cecily si sposano
 L’Importanza di Chiamarsi Ernesto – temi principali

o L’Importanza di Chiamarsi Ernesto è una satira dell’ipocrisia e del moralismo della società
vittoriana
o I temi più importanti dell’opera sono il matrimonio e il denaro
o L’opera è caratterizzata da dialoghi brillanti, paradossi, equivoci e giochi di parole come si
evince dal titolo stesso dell’opera
 14 CURIOSITÀ SULL’ISLANDA
(BIZZARRE E NON) DA SAPERE


 Sei impaziente di scoprire le curiosità sull'Islanda che rendono unico questo paese e la
sua cultura? Vorresti conoscere alcune chicche (spesso bizzarre) di questa terra di
ghiaccio, fuoco e vento? Allora direi di non perdere ulteriore tempo prezioso e di
metterci subito all'opera. Ti assicuro che alcune curiosità islandesi sapranno lasciarti
davvero a bocca aperta! Ad esempio, lo sapevi che qui non esistono le zanzare? Eh
già, ed il motivo non è quello che potresti credere! Mettiti bello comodo e dedicati alla
lettura dei prossimi paragrafi.
 Curiosità sull'Islanda (e gli islandesi)
 L'Islanda, la terra del fuoco e del ghiaccio, è diventata una popolare destinazione
turistica negli ultimi anni. Ma cosa la rende così unica? Il suo territorio sicuramente lo è:
sviluppata su 2 placche tettoniche, qui ci sono cascate ad ogni angolo e si trova il
ghiacciaio più grande d'Europa. Ci sono molti motivi che spingono i viaggiatori a
visitarla ogni anno, ma questi fatti strani e interessanti potrebbero sorprenderti! Ecco
le 14 curiosità sull'Islanda che mi hanno incuriosito ed affascinato di più!
 1 – La bandiera dell'Islanda

 I colori nazionali dell'Islanda, che appaiono anche sulla bandiera, sono rosso, bianco e
blu. Rappresentano gli elementi di cui è composta la terra: il rosso rappresenta il fuoco
dei molti vulcani islandesi; il bianco simboleggia la neve ed il ghiaccio e il blu per
rappresentare l'Oceano dal quale è circondata. Interessante, no?

 2 – Le zanzare non esistono in Islanda

 Signore e Signori fermi tutti: quello che avete appena letto è tutto vero! Mi sarebbe
piaciuto tenerti un po' sulle spine, ma.. questa è una cosa assolutamente da sapere
prima di un viaggio in Islanda. È una notizia sensazionale che merita di essere citata
subito. Esiste al mondo un’oasi di pace: l’Islanda, l'unico paese dove le zanzare NON
ESISTONO. Non ho detto che ce ne sono poche.. non esistono proprio! Hai capito
bene: basta fastidiosi ronzii nelle orecchie e punture pruriginose come se ti avesse
punto un calabrone gigante.

 Perché non esistono zanzare in Islanda? Potrebbe essere spontaneo pensare al freddo,
ma devi sapere che le zanzare sopravvivono persino in Siberia. Quindi qual è il motivo?
Probabilmente la causa sta nel suolo prevalentemente vulcanico dell'isola: questo fa in
modo che non ci sia abbastanza umidità per permettere alle larve di sopravvivere.
Incredibile!

 Se stai organizzando un viaggio qui, questo itinerario estivo in Islanda (senza zanzare)
potrebbe fare al caso tuo.
 3 – Una curiosità sull'Islanda: qui si trovano ben 130 vulcani attivi

 In Islanda ci sono circa 130 vulcani, attivi e non. Il vulcano più particolare (e pericoloso)
è il Grímsvötn. Si tratta di un vulcano subglaciale, ciò significa che la maggior parte di
esso è nascosta sotto il ghiacciaio Vatnajökull e la sua eruzione sarebbe pressoché
catastrofica. Inoltre gli islandesi ricavano dal calore nel sottosuolo circa il 25% del loro
fabbisogno energetico. Per questo gli scaldabagni non esistono in Islanda: è stata
realizzata una rete di tubi che passa in tutti gli edifici, che sfrutta il calore del sottosuolo.

 Ti piacerebbe visitare i tunnel di un vulcano (ovviamente inattivo)? Allora potresti


valutare di partecipare a questo tour del tunnel di lava di Raufarhólshellir.
 4 – Lo yogurt islandese
 Sugli scaffali dei supermercati islandesi troverai delle confezioni che potresti pensare
essere yogurt, ma non lo sono. Il Skyr ha il sapore (ma non la consistenza cremosa) di
uno yogurt, ma NON è yogurt. In realtà è un formaggio a base di latte scremato
pastorizzato e coltura batterica, simile allo yogurt greco.
 5 – McDonald's non esiste in Islanda
 Raro come le zanzare e gli scaldabagni: in Islanda, neanche nella capitale, troverai un
hamburger di McDonald's. La nota catena ha chiuso il suo ultimo ristorante nell'ottobre
2009. L'ultimo cheeseburger venduto è attualmente in mostra presso la reception
del Bus Hostel: una curiosità sull'Islanda non da poco, insomma. Qui sotto trovi un video
che racconta di questo curioso episodio, dalla direttrice dell'ostello:.
 6 – In Islanda sono tutti parenti (o quasi!)
 Facciamo un rapido calcolo: su quest'isola vivono approssimativamente 360.000
persone (la popolazione che risiede in una città grande come Firenze) in un'area di
100.000 km². Per di più, il 60% di loro vive nella capitale, Reykjavík. Potremmo anche
credere di essere tutti figli di Dio, ma in Islanda sono tutti parenti, su questo non c'è
dubbio. Prima di qualunque tipo di approccio, è necessario solo capire se il grado di
parentela è accettabile per instaurare una relazione amorosa. E come fare? Per evitare
di avere rapporti tra consanguinei, utilizzano un'App, “Islendingabók“, che li aiuta a
capire il grado di parentela tra loro. Semplice e geniale, ma forse un po' poco
romantico!
 7 – La birra era vietata in Islanda fino al 1989
 In Islanda dal 1915 al 1989, era vietato il consumo di alcolici. Ora, ogni 1° marzo, il
paese celebra il “Bjórdagurinn” il “Birra Day” per commemorare la fine del divieto. Devi
anche sapere che le bevande alcoliche sono vendute esclusivamente in negozi gestiti
dallo stato chiamati Vínbúð. Gli scaffali dei supermercati, tuttavia, sono riforniti con
varie marche di birra (quasi) economica: sono prodotti che mirano a replicare il gusto
della birra eliminandone totalmente gli effetti inebrianti. Molti viaggiatori non lo sanno, di
conseguenza, non è raro vedere turisti che spingono vittoriosamente i carrelli della
spesa pieni di birra (analcolica), ignari che si tratta di una semplice bevanda che
richiama in qualche modo l'amata bevanda. La cosa che forse ancora più curiosa, è che
puoi partecipare ad un tour della birra a Reykjavík!
 8 – Le terme: una curiosità sull'Islanda molto rilassante
 Puoi nuotare all'aperto nelle sorgenti termali tutto l'anno, in Islanda. Queste piscine
naturali sono aree geotermali con acqua che raggiunge temperature tra i 37 e 39 °C: le
più famose si trovano a Grindavík e Myvatn. Se cerchi un po' di tranquillità, ti consiglio
di optare per quelle di Myvatn, nel nord dell'isola. Puoi anche prenotare il tuo ingresso
online senza sovrapprezzo. Queste acque sono il luogo perfetto se cerchi un po' di
relax, ma hanno anche proprietà curative non da poco conto. Quindi, non dimenticare il
costume da bagno quando preparerai la valigia.

 9 – L'aurora boreale è visibile in Islanda da settembre a marzo


 Non pensare di fare un viaggio estivo e vedere l'aurora boreale in Islanda, al contrario:
essendo così vicina al Circolo Polare Artico, nei mesi estivi è caratterizzata da molte
ore di luce (fino a 21 ore di luce nel mese di giugno). I mesi da settembre a marzo,
però, rappresentano il momento migliore per questo spettacolo di luci naturali, anche se
ovviamente non è mai una garanzia.
 10 – C'è una sola razza di cavalli in Islanda

 Si ritiene che quella del cavallo islandese sia una delle razze più pure del mondo. Potrai
vedere questi animali in tutto il paese, anche nel bel mezzo di una bufera di neve. Si
riparano mettendosi vicini tra di loro e sono noti per essere sia amichevoli che curiosi (e
sempre pronti per un servizio fotografico). Un cavallo che abbandona l'Islanda, non può
più farvi ritorno, per proteggere la specie.

 11 – Una curiosità sull'Islanda che riguarda i bambini


 I piccoli islandesi schiacciano i pisolini all'aperto. Ebbene sì, i bambini in
Islanda vengono sistematicamente lasciati fuori per fare un pisolino, non importa quanto
la temperatura esterna sia bassa. Troverai spesso le carrozzine fuori dai caffè, dai
ristoranti e anche dagli asili. Questo è possibile grazie a un tasso di criminalità molto
basso, praticamente nullo in Islanda.
 12 – Non esistono i cognomi in Islanda

 Gli islandesi usano il tradizionale sistema di denominazione nordico, che include un


cognome che è composto dal nome del padre (o della madre) con l'aggiunta di -dóttir
(in caso di figlia) o -son (in caso di un maschio).

 13 – Piatti tipici islandesi


 Gli ingredienti come il pesce e l'agnello, sono di qualità eccellente. I più intrepidi
assaggiatori, potranno provare anche lo squalo putrefatto in Islanda. Il Kjötsúpa è una
tradizionale zuppa di agnello piena di verdure invernali come cavolo, cavolfiore e
carota. Che tu ci creda o no, un tipico cibo islandese è il pylsur, un hot dog composto
principalmente da agnello con carne di maiale e manzo. Il brennivin è uno dei distillati
islandesi più famosi: si traduce letteralmente in “vino che brucia”, ed è realizzato con
patate fermentate e aromatizzato con semi di cumino.
 14 – L'Islanda è l'ultimo paese ad essere stato insediato
 L'Islanda è una delle terre più “giovani” ed è stato uno degli ultimi posti sulla terra ad
essere insediato dagli umani. I vichinghi norvegesi scoprirono l'Islanda per caso.
Naddoddr (l'esploratore) chiamò questa terra Snæland (Terra della neve). La fonte
scritta più antica che cita l'esistenza dell'Islanda è un libro del monaco irlandese Dicuil,
il De mensura orbis terrae, risalente all'825.
Italiano

Se Beatrice fosse nata oggi avrebbe definito Dante non un poeta ma uno stalker
E quella poesia da tanti così acclamata si sarebbe trasformata in cupa denuncia
Avvelenando emozioni espresse nella più grande forma di poetica mutandola in carta straccia.
Se Beatrice avesse venduto la sua immagine come si fa oggi con facilità
Forse Dante non avrebbe avuto tempo per interpretare la sua forma poetica
Destinandola al paradiso ma l’avrebbe descritta nel più squallido girone della lussuria.
Se Dante avesse avuto a disposizione foto per comunicare ad ognuna di essa citazioni
Avrebbe reso persino poetico il porno e avrebbe persino divulgato una sua diversa fede.
Se qualcuno avesse più tempo per regalare pensieri al prossimo
Menzionandone le immagini, anche il più ignorante
Distribuirebbe poesia laddove una fede ne censura una foto
E costruirebbe una devozione al proprio pensiero e non ad un pensiero imposto dall’alto.
La scelta ad uno porno domenicale piuttosto che assistere ad una messa clericale
Guida la mia mano ad esprimere concetti più impegnativi
E più regolari, facendo schizzare osceno in un palcoscenico di idee sempre più nuove,
sperimentando laddove chi attribuisce censura
trovando la genialità del successo dell’innovativo
122.
Muri parlanti
Puoi stare in attesa di un cambiamento come in un aggiornamento in corso,
puoi restare bloccato in una frontiera non stando né in un paese né in un altro;
ma non puoi far cessare la tua attività emotiva denunciando al mondo la tua sofferenza
ed allora nutrito da un martirio passato, giochi a fare il filosofo parlando di ogni cosa
ad ogni cosa, tramutando vita laddove non c’ è essere, discuti coi muri.
Muri dipinti che cantano canzoni passate, muri pensanti che distribuiscono concetti;
muri ovunque pittati ad arte compongono l’opera del tuo passeggiare,
muri sporchi che offendono la dignità e muri puliti che in silenzio parlano di reputazione.
Infinite sono le strade che possono comporre un racconto
che in una sola mano può essere scritto, per questo abbi la forza di vedere poesia ovunque

123
Kannada

‘’Il più grande dono fatto dagli Dei agli uomini è la scrittura’’
Prima dell’invenzione del fuoco per intimorire le bestie
e prima della ruota per trainare cose pesanti
nel passato affinchè vi sia ricordato chiamandolo storia
vi è la grande delle invenzioni chiamata scrittura.
Epocale invenzione tramandata dal Dio scriba autore della storia della alba dei tempi,
ricchezza infinita della narrazione, traduzione della mente in pensiero materiale
ed organo di inestimabile valore per ogni conoscenza da ricordare per sempre.
Dal poeta allo scienzato e dal cuoco al matematico si serve della scrittura
Affinchè ciò che fatto sia ricordato e dal giurista al condannato
Vien pubblicata l’opera del valore della scrittura su ogni singolo umano,
La scrittura è storia, memoria, conoscenza e cultura scrigno del valore del tempo
124
Beata bellezza
Riposta nel cuore dei sognatori va di sogno in sogno viaggiando,
disposta sulle corde della chitarra vibra da nota a nota suonando,
riconosciuta dalla penna di ogni scrittore dipinge pagina e pagina scrivendo.
O’ Dea della bellezza guida ogni artista affinchè la sua arte scolpisca la tua essenza
O’ Regola di accuratezza costruisci edifici di solidarietà affinchè tutti possano viverti
O’ Mistero della fede adibisci il tuo santuario di un’etica funzionale al cuore.
Genera il mito di una moda che sfama le genti di cultura
Sii bella come il primo pianto di bambino visto da un bambino
Sii fiera come il sentimento ottenuto dalla prima cosa comprata dalla prima fatica
E sii generosa come una città che ospita qualunque creatura senza chiedergli da dove viene .
Fuoriesci dalla conchiglia lasciando in coloro che ti vedono una schiuma di emozioni
Parli mentre cerco di esprimere nell’ultima riga un finale di bellezza dicendomi:

‘’Dove si edifica cultura si ricostruisce bellezza’’

125
Kazako

‘’Spesso le vittorie più difficili non vengono vinte dalla forza bruta
ma semplicemente indossando una maschera’’
Anche un agnello intonando il suo verso ululando
può confondere i lupi facendoli credere di essere parte del branco,
il veleno di una serpe può trasformarsi in un antidoto
per non essere vittima delle cattiverie altrui
ed un vestito ben stretto ed una plastica può trasformare una vecchia
in una ninfa desiderata dal più giovane aitante.
Sicuramente la maschera distorce la realtà
Ma nel suo uso pratico costruisce grattacieli di menzogne giornaliere
Che ci conducono a trattare con persone che realmente non vorremo nemmeno salutare.
Dalla piccola menzogna al camuffamento del proprio lato oscuro
Chiunque indossa la maschera, maschera che toglierà solo nel giorno della festa delle maschere
Dimostrando sé stesso dinanzi alle masse mascherate di mutevoli realtà

126
La bilancia del fato
Un imparziale gioco del destino impartisce il suo peso sul ciò che viene fatto
Ed un solenne fischio finale risuona sulla bilancia che fa vibrare l’anima.
Non essere come ciò che pensa chi tu sia il tuo motto
Ma sei ciò che non dici che tu sia la tua realtà,
apirale che ruotano sull’essere e il non essere
giudizi che si ripercuotono su parametri di realtà come concrete così astratte.
Il giudizio non è cosa consona all’essere umano che non indossa le tue scarpe
Ma è cosa ovvia per il Dio che ha disposizione le scarpe di ogni essere, per questo:

‘’Per quanto l’essere umano non tolleri il giudizio,


alla fine ciò che ha fatto sarà giudizio di un Dio’’

127
Khmer

‘’In un mondo dove la tecnologia ha reso vuote le teste degli uomini,


chi domina si nasconde dietro l’applicazione più cliccata’’
La riduzione eccessiva al sacrificio comporta la sonnolenza dell’anima
La comodità espande le debolezze lasciandoti inerme dinanzi l’imprevisto,
nanomacchine insidiano la mente controllando giorno dopo giorno il da farsi.
La democrazia diviene un fronte comune all’idiozia emirginando il non compreso
La qualità decresce in modo esponenziale omologando il popolo,
melius est abundare quam deficere dice il politico
cogito ergo sum ripete il filosofo parlando al vento
La cultura si restringe in uno spazio asociale estinguendosi nella catastrofe
Eroi da sempre in lotta contro le menzogne del potere scrivono poesie su muri manifestando arte
128
Filosofia Skrull
La roccia può aiutarti a proteggerti dai colpi più duri
E allo stesso tempo ad infliggerne di più pesanti
Con il fuoco puoi bruciare le aspettative di vittoria del tuo avversario
E con un corpo di gomma puoi adottare strategie di battaglia anomale.
La natura dell’assimilare poteri diversi da quelli che si hanno in partenza
Stimola i guerrieri nel migliorarsi in battaglia adattando nuovi poteri a nuove circostanze,
la versatilità è la musica del mutamento di ogni lotta
ed in ogni mutamento del corpo si educa la mente alla rielaborazione del combattimento.
Assimila ciò che vedi e fa sì che il tuo corpo divenga l’arte di un mutamento
Cambia aspetto affinchè i tuoi nemici si confondano prendendoti per un loro amico,
sii ogni essere dell’universo per conoscere l’universo
sii la roccia immortalata nel passato, la fiamma animata nel presente
e sii la gomma snodabile del futuro. Sii Skrull e ricorda sempre all’universo che:

‘’La misura più alta dell’intelletto risiede nella capacità di assimilazione’’

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ECCO 6 CURIOSITÀ CHE (PROBABILMENTE) NON
CONOSCEVI SULLE LINGUE DEL MONDO
7 Novembre 2020 di Erica Iannaccone

La linguistica è la disciplina che studia la lingua, identificabile come il principale strumento


utilizzato dalla specie umana per comunicare, cioè per trasmettere agli altri quello che si ha
in mente.
Una definizione più precisa (e specifica) di lingua potrebbe essere questa: la lingua è un codice
simbolico, proprio della specie umana, diverso da comunità a comunità, trasmesso per via
culturale e non ereditato biologicamente; tale sistema, basato su simboli vocali o gestuali, è
condiviso dai parlanti che lo utilizzano per esprimere pensieri e conoscenze.

1. QUANTE LINGUE SI PARLANO NEL MONDO?

Non è facile rispondere a questa domanda, sia perché alcune aree geografiche risultano ancora
oggi insufficientemente studiate (anche a causa della loro inaccessibilità o della riluttanza delle
popolazioni indigene a condividere i loro usi e costumi), sia perché non è univoca la definizione
di lingua. Secondo uno degli studi più recenti, nel mondo si parlano ben 7117
lingue (citando www.ethnologue.com ).
2. QUANTE SONO LE LINGUE CHE VENGONO ANCHE SCRITTE?

Può sembrare strano ma, in realtà, tra le poco più di 7000 lingue parlate nel mondo, solo
2000 sono anche scritte; difatti, alcune lingue vengono soltanto parlate perché la scrittura non è
un elemento necessario per far sì che la comunicazione funzioni. In altre parole, anche una
persona analfabeta (che, cioè, non sa né leggere né scrivere) può parlare con un’altra; si contano
circa 650 milioni di adulti analfabeti nel mondo che utilizzano la loro lingua solo in forma orale.
3. LE LINGUE PIÙ PARLATE AL MONDO

Per indicare quali sono le lingue più parlate al mondo, si fa una classifica in base al numero di
parlanti nativi di una lingua, cioè quei parlanti che hanno imparato quella determinata lingua
nella socializzazione primaria e che la possiedono come lingua madre.
Secondo la stima di “Language of the World” (ma ve ne sono tante altre come quella dell’ONU
o di Ethnologue), le dieci lingue più parlate al mondo sono nell’ordine: cinese mandarino,
spagnolo, inglese, hindi-urdu, arabo, portoghese, bengali, russo, francese e giapponese.
Tutte lingue, queste, che hanno più di 100 milioni di parlanti nativi.
L’italiano, invece, è al 21° o 22° posto con una settantina di milioni di parlanti nativi.

4. LE LINGUE PIÙ IMPORTANTI DEL MONDO

Non è detto che le lingue più importanti siano necessariamente quelle con il più elevato numero
di parlanti nativi; infatti, per stilare una classifica complementare, occorre tener presente altri
fattori come il numero di parlanti totali. Se prendiamo in considerazione il numero di parlanti
totali delle lingue al primo posto non si trova più il cinese mandarino, bensì l’inglese.
Inoltre, vanno valutate anche altre variabili, come: il numero di Paesi in cui la lingua in
questione è considerata lingua ufficiale, l’impiego della lingua nei rapporti commerciali e nella
ricerca; la tradizione e il prestigio culturale di cui gode la lingua; il numero di Paesi in cui viene
insegnata a scuola come lingua straniera…

Seguendo questi criteri è possibile compilare una lista più completa e, in un certo senso, più
veritiera: ai primi posti si trovano le cosiddette lingue transglottiche o super-lingue, quali
l’inglese, lo spagnolo, il cinese e l’arabo; l’italiano, secondo questi parametri, si colloca al 10°
posto.
5. LE ZONE IN CUI SI CONCENTRANO PIÙ LINGUE

La maggior parte delle lingue parlate al mondo si concentra in regioni specifiche nei pressi
dell’Equatore: nell’Africa sub-sahariana e in Asia meridionale; ad esempio in Papua Nuova
Guinea -che conta 8 milioni di abitanti- si parlano ben 860 lingue, in Indonesia 670, in Nigeria
430, in India 380 e in Australia 250.
Il record del Paese in cui si parlano più lingue lo detiene, quindi, la Papua Nuova Guinea;
al contrario, la nazione in cui si parlano meno lingue, almeno sulla carta e a livello ufficiale, è la
Corea del Nord, dove solo il coreano viene computato.
6. LINGUE UN PO’ DIVERSE DALLE ALTRE

Esistono alcuni tipi di lingue molto particolari che nascono dall’incontro e dalla mescolanza di
lingue diverse e distanti tra loro. Il pidgin è un sistema linguistico semplificato che non ha
parlanti nativi, tra quelli più noti si trovano il tok pisin, il WAPE, il russenorsk; il creolo è un
tipo specifico di pidgin che diventa lingua materna in una comunità, come il krio, il giamaicano,
il creolo haitiano e il mauriziano.
Tra le lingue parlate al mondo rientrano anche i pidgin e i creoli.

BONUS. UNA LECITA CURIOSITÀ: QUANTE LINGUE SI PARLANO IN ITALIA?

Con una risposta banale si potrebbe dire “Una, l’italiano”. Beh, non è così, in Italia oltre
l’italiano si contano:

 una quindicina di minoranze linguistiche -alcune delle quali tutelate dalla legge numero
482 del 1999- tra cui i dialetti sardi, il friulano, alcune varietà di tedesco, il francese, i
dialetti zingari, il francoprovenzale, l’albanese, lo sloveno, l’occitano, il greco e il
croato.
 Una trentina di dialetti indigeni -se intesi, appunto, come lingue a sé, autonome rispetto
all’italiano- tra quelli più parlati si ha il napoletano, il siciliano, il veneto, il piemontese,
l’emiliano, il ligure… Non bisogna considerare i dialetti come forme inferiori
dell’italiano, bensì come varianti di quest’ultimo, con una propria storia, con delle
proprie strutture morfologiche e sintattiche.
 Alcune nuove minoranze di recente immigrazione come l’arabo, il cinese, il rumeno.
CHI È DANTE ALIGHIERI
Poeta, letterato, politico, studioso di filosofia e teologia, Dante
Alighieri (Firenze 1265 – Ravenna 1321) rappresenta
un’intera cultura, vale a dire quella che si era andata formando a
partire dal XII secolo quando, sulla scorta dei nuovi saperi
provenienti dal mondo greco-bizantino e arabo, l’Occidente
latino acquisì, non senza originali rielaborazioni, un sapere
fino ad allora sconosciuto. La sua attività artistica, grazie alla
quale viene considerato il padre della lingua italiana, spazia
dalla produzione poetica, come le Rime, a quella filosofica,
come il Convivio e la Quaestio de aqua et terra; dal trattato
politico, come il De Monarchia, a quello linguistico-letterario,
come il De vulgari eloquentia. Ma l’opera che ha consegnato
Dante ad una fama imperitura è la Commedia, vale a dire la
descrizione del viaggio che egli avrebbe compiuto nei tre Regni
dell’oltretomba; con essa il Poeta ha infatti lasciato nei secoli
un’indelebile impronta nell’immaginario collettivo
relativamente allo stato delle anime dell’Inferno, del Purgatorio
e del Paradiso.
Sia l’uomo Dante che la sua opera sono strettamente legati
alle vicende della vita: l’incontro e la prematura morte di
Beatrice, la sventura politica dell’esilio da Firenze, l’attesa di
un rinnovamento politico e sociale rappresentano quei nodi
tematici senza i quali non è possibile comprendere la figura
dell’Alighieri. Ma non è soltanto il desiderio per la donna amata
e per la propria città, entrambe perdute, a guidare l’attività
poetica e letteraria di Dante: a fronte della situazione politica
del suo tempo e dello stato di corruzione in cui versava la
Chiesa romana in continua lotta col potere temporale, il poeta
fiorentino può essere considerato una tra le voci più importanti
che, tra XIII e XIV secolo, stigmatizzarono i propri tempi. C’è
di più: se Dante può essere considerato un ‘autore universale’,
ciò è per il fatto che egli non ha parlato solo alla propria
generazione ma all’umanità intera affinché essa, oggi come
allora, possa intraprendere (proprio come ha fatto lui in prima
persona) un percorso di redenzione, ed è per questo motivo che
la sua Commedia, tradotta in molteplici lingue straniere,
resta uno dei testi poetico-letterari più letti, studiati e
commentati al mondo.
Caravaggio, vita, opere, stile e novità del grande Michelangelo Merisi
Categorie: AB Arte Base

Michelangelo Merisi detto Caravaggio è stato uno dei pittori più grandi e influenti della storia dell'arte.
La vita, le principali opere, le novità introdotte dal grande artista lombardo.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio (Milano, 1571 - Porto Ercole, 1610) è uno dei più grandi pittori
della storia dell’arte. All’inizio della sua carriera lascia Milano, sua città natale, per trasferirsi
a Roma dove lavora per il cardinale Francesco Maria del Monte e altri importanti committenti. A causa
del suo carattere facilmente irritabile e violento è stato protagonista di una serie di vicende negative, tra
cui un omicidio che, dal 1606, lo ha costretto a lasciare Roma e a spostarsi continuamente, in fuga, prima
a Napoli, quindi a Malta, poi in Sicilia e ancora a Napoli: da qui riparte con la speranza di tornare a
Roma, ma si ammala e si spegne sulla spiaggia di Porto Ercole.
Qual è stata la grandezza di Caravaggio e la sua importanza all’interno della storia dell’arte? Lo storico
dell’arte Vittorio Sgarbi, che ha dedicato molte opere divulgative all’artista lombardo, nell’introduzione
del suo libro Il punto di vista del cavallo: Caravaggio (2014, Bompiani editore) afferma che Caravaggio
è grande “Perché si stenta a credere che le sue idee siano state concepite quattro secoli fa. Tutto, nei suoi
dipinti, dalla luce al taglio della composizione, fa pensare a un’arte che riconosciamo, a un calco di
sensibilità ed esperienze che non sono quelle del Seicento ma quelle di ogni secolo in cui sia stato
presente e centrale l’uomo; la si può chiamare pittura della realtà, e a questo deve la sua incessante
attualità”. Dunque, trovarsi dinnanzi a un quadro di Caravaggio, equivale a immergersi nella realtà,
perché l’artista intendeva riprodurla in maniera del tutto mimetica, come mai nessuno prima di lui aveva
fatto.
In certa misura, Caravaggio anticipa la fotografia, nata nell’Ottocento ma prefigurata da Michelangelo
Merisi già ai primi del Seicento, “rifiutando”, sottolinea Sgarbi, “di rappresentare la realtà quale dovrebbe
essere, come proiezione di sentimenti, di un Bene e di un Male intesi come valori simbolici. Caravaggio
osserva e riproduce la realtà esattamente com’è, esattamente come la vediamo in una buona fotografia. Di
più: non è fotografia nell’accezione di ritratto posato, è fotografia alla ricerca di una realtà che ci coglie
come di sorpresa, dell’attimo decisivo cui fa riferimento un grande fotografo come Henri Cartier-Bresson:
fotografia come attesa e cattura del momento in cui la realtà si sta determinando”.

Ottavio Leoni, Ritratto di Caravaggio (1615-1620; carboncino nero e pastelli su carta blu, 234 x 163
mm; Firenze, Biblioteca Marucelliana)
La biografia di Caravaggio

Michelangelo Merisi detto Caravaggio è nato il 29 settembre 1571 a Milano (e non nel paese di
Caravaggio nel bergamasco come si è sempre pensato), da Fermo Merisi e Lucia Aratori (nomi che
ispireranno poi i protagonisti dei Promessi sposi manzoniani). A causa di una peste che imperversa nella
città lombarda nel 1577, l’artista e la sua famiglia si trasferiscono nel paese di Caravaggio dove il piccolo
Michelangelo trascorre la sua infanzia. Il padre e lo zio però si ammalano e muoiono poco dopo. A tredici
anni, Michelangelo viene mandato dalla madre presso la bottega di Simone Peterzano (Venezia, 1535 –
Milano, 1599), pittore manierista e allievo di Tiziano Vecellio. Nello studio di Peterzano resta circa
quattro anni: qui ha l’occasione di apprendere gli insegnamenti dei pittori lombardi e veneti.
Probabilmente nel 1592, poco dopo la morte della madre, l’artista decide di trasferirsi fuori regione.
Secondo quanto scritto da Giovan Pietro Bellori, storico dell’arte e biografo del Barocco italiano il suo
trasferimento è dovuto ad un’accusa di omicidio alla quale vuole sottrarsi, ma non lo sappiamo per certo.
Nonostante si pensi che si sia subito trasferito a Roma, secondo la testimonianza del barbiere Pietro Paolo
Pellegrino arriva nella capitale anni dopo, nel 1597 (c’è dunque un buco di cinque anni nella biografia
dell’artista). Secondo quanto riportato da Bellori, Caravaggio si dirige prima a Venezia, dove apprende le
influenze stilistiche di Giorgione e Tiziano e solo successivamente avviene il trasferimento a Roma.
Nell’ambiente romano conosce il pittore siciliano Lorenzo Carli che lo ospita e lo assume presso la sua
bottega in via della Scrofa. Concluso il sodalizio con Carli frequenta per alcuni mesi la bottega di
Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino (Arpino, 1568 – Roma, 1640), uno dei pittori maggiori del
tardo Manierismo. Dopo essere stato dimesso dall’Ospedale della Consolazione per una malattia,
Caravaggio conosce nel 1597 il cardinale Francesco Maria del Monte che diventa per alcuni anni suo
mecenate.
Durante questi anni la sua fama a Roma cresce e la sua pittura inizia a farsi conoscere dalla nobiltà
romana, creando scompiglio per le sue radicali innovazioni, ma ottenendo anche notevole successo.
Grazie anche alla collaborazione con il cardinale abbandona il piccolo formato per dedicarsi ad opere più
complesse e più grandi. Nel 1599 gli vengono commissionati tre dipinti riguardanti episodi della vista di
San Matteo (vocazione e il martirio) da collocare nella Cappella Contarelli della Chiesa di San Luigi dei
Francesi a Roma. Questi dipinti rappresentano per la sua carriera artistica l’ascesa verso importanti
incarichi come la Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi
(il quadro, realizzato nel 1600, destinato a Palermo e oggi perduto: leggi qui un approfondimento
sull’opera) la Crocifissione di san Pietro (1600-1601), la Conversione di san Paolo (1601) e San Matteo
e l’angelo (1602).
A causa del suo carattere irascibile viene denunciato più volte per risse e violenza, e incarcerato diverse
volte tra il 1600 e il 1606. Nel 1606, nel corso di una di queste risse, Caravaggio uccide un suo
rivale, Ranuccio Tommasini da Terni, durante una partita di pallacorda, ma il movente riguarda
probabilmente questioni economiche. Caravaggio viene condannato alla decapitazione, tema molto
ricorrente nelle sue future opere in cui si autoritrae come il decapitato. Dopo la terribile condanna
Caravaggio fugge verso Napoli grazie anche all’aiuto di conoscenti come Filippo I Colonna. Si stabilisce
a Napoli nel 1606 e ci resta per circa un anno. In questo periodo realizza opere quali Flagellazione di
Cristo (1607), Salomè con la testa del Battista (1607), Davide con la testa di Golia (1607), Crocifissione
di sant’Andrea (1607) e Madonna del Rosario (circa 1605). Nel 1607 si trasferisce a Malta sperando di
diventare un cavaliere per ottenere l’immunità dalla condanna di decapitazione. Qui l’artista dipinge
la Decollazione di san Giovanni Battista (1608) eSan Girolamo scrivente (1607-1608). Alla fine il 14
luglio 1608 ottiene la carica di Cavaliere di grazia. Poco dopo la nomina, a causa dell’ennesima lite,
viene subito incarcerato nella prigione di Sant’Angelo a La Valletta dalla quale però riesce a scappare
arrivando a Siracusa dove viene aiutato dal’amico Mario Minniti (Siracusa, 1577 – 1640), pittore siciliano
conosciuto già durante il soggiorno romano. In Sicilia continua la sua produzione artistica con la
creazione di opere come il Seppellimento di santa Lucia(1608), la Resurrezione di Lazzaro (1609) e
l’Adorazione dei pastori(1609).
Nel 1609 l’artista torna a Napoli e dipinge alcuni capolavori come San Giovanni Battista disteso (1610),
la Negazione di san Pietro (1610), il San Giovanni Battista (1610) e il Davide con la testa di
Golia (1610) in cui si ritrae al posto di Golia. Tra le ultime opere troviamo le tre tele per la chiesa di
Sant’Anna dei Lombardi di Napoli perdute nel 1805. L’ultimo dipinto di Caravaggio sembra essere
il Martirio di sant’Orsola (1610). Muore a soli trentotto anni a Porto d’Ercole a seguito di una malattia, il
18 luglio del 1610.

Caravaggio, Canestra di frutta (1594-1598; olio su tela, 31 x 47 cm; Milano, Pinacoteca Ambrosiana)

Caravaggio, Vocazione di san Matteo (1599-1610; olio su tela, 322 x 340 cm; Roma, Chiesa di San
Luigi dei Francesi)
Caravaggio, Natività con i santi Lorenzo e Francesco (1600; olio su tela, 268 x
197 cm; Palermo, già nell’oratorio di San Lorenzo, trafugata nel 1969)

Caravaggio, Giuditta e Oloferne (1602; olio su tela, 145 x 195 cm; Roma, Gallerie
Nazionali d’Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini; Foto di Mauro Coen)

Caravaggio, La buona ventura (1597; olio su tela, 115 x 150 cm; Roma, Musei Capitolini –
Pinacoteca Capitolina)
L’arte di Caravaggio

Nonostante la vita sregolata di Caravaggio, tratto della sua personalità che affascina molto il pubblico, la sua pittura è

tra le più innovative di tutta la storia dell’arte. Pur rifacendosi ad artisti come Tiziano o Raffaello, Caravaggio

costituisce uno dei più importanti rappresentanti del naturalismo, stile basato sullo studio e sulla rappresentazione

della realtà. Il pittore lombardo infatti rappresenta scene autentiche, frutto della sua frequentazione della

quotidianità. I protagonisti delle sue opere sono quasi sempre persone umili, quasi mai modelli professionisti. Grazie

all’uso sapiente delle luci e delle ombre i suoi dipinti si caricano di un’atmosfera quasi teatrale che incentra

l’attenzione solo sui soggetti. La plasticità dei volti rappresentati è enfatizzata dalla perfezione del suo chiaroscuro

che mette in luce lo spessore e il volume delle figure.

Nel primo periodo della sua carriera artistica dipinge prevalentemente composizioni di nature morte. Tra queste

rappresentazioni di sicuro la più nota è la Canestra di frutta (1596) che è considerata la prima natura morta della

storia dell’arte italiana: l’unico soggetto del quadro è una cesta di frutta. Nello sfondo chiaro e luminoso emerge

un cesto ripieno di frutta di vario genere raffigurata nella sua veridicità (presenta infatti delle naturali imperfezioni

come foglie mangiate da insetti o mele bacate). Sempre in questo periodo l’artista dipinge il Bacchino malato (1596-

1597), probabilmente un suo autoritratto. Proprio durante questi anni il pittore è ricoverato per una breve malattia e il

quadro sembrerebbe eseguito nel periodo della sua convalescenza. Il soggetto raffigurato è il Bacco malato che fa

trasparire la sua malattia attraverso il suo incarnato pallido e bluastro, illustrato in maniera naturalistica.

Dopo aver stretto amicizia con il cardinale Francesco Maria del Monte, l’artista entra nel giro dei più importanti

committenti romani e ottiene l’incarico di realizzare tre dipinti che illustrino le vicende di San Matteo per

la Cappella Contarelli situata all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Tra la composizione il

dipinto più importante è quello della Vocazione di san Matteo (1599). La tela mostra il momento preciso in cui Cristo

chiama Levi (san Matteo) all’apostolato. La scena si svolge al chiuso mentre Levi è seduto al tavolino insieme ad

altre persone. Per via dell’atmosfera cupa la chiamata di Cristo è accentuata dall’unico raggio di luce, proveniente

dalla finestra in alto a destra, che gli illumina il volto mettendolo in risalto. La luce simboleggia quindi la Grazia

divina e semplifica la lettura del quadro. Sia Pietro che Cristo, rappresentati a destra dell’immagine, indicano proprio

Levi che a sua volta reagisce con espressione incredula e stupita. A Roma viene incaricato di numerose committenze,

ne è un esempio la Conversione di san Paolo (1601). L’opera è commissionata da monsignor Tiberio Cerasi che lo

incarica di dipingere due tele raffiguranti la conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro. Il quadro ritrae

il momento della vocazione di san Paolo in cui cade da cavallo dopo essere stato abbagliato dalla visione di Cristo

sotto forma di luce che gli suggerisce di convertirsi e diventare suo testimone. La scena mostra tre figure, san Paolo

sdraiato a terra, il cavallo in primo piano e un vecchio signore di fianco.

Nel 1599 l’artista dipinge la Giuditta e Oloferne, dipinto commissionato durante la sua permanenza a Roma da

Ottavio Costa. La scena del quadro rappresenta il passo biblico della decapitazione di Oloferne da parte di Giuditta,

che nel quadro prende l’aspetto di Fillide Melandroni, amica di Caravaggio. Oltre ai due protagonisti sul lato destro è

presente una terza figura, una serva anziana che si contrappone alla bellezza di Giuditta. Come ricorrente nei quadri

del maestro il fondo è scuro e non sembra svelare particolari ma tenta solo di mettere in risalto ancor di più i

protagonisti della scena e le loro espressioni facciali.

Fuggito a Napoli nel 1607 dipinge la prima versione del dipinto Davide con la testa di Golia. Anche in questo caso la

scena è tratta da un tipico episodio biblico in cui Davide dopo aver decapitato la testa di Golia la stringe in mano in
segno di vittoria e di trionfo. Il volto del decapitato esprime tutta la tensione e la sofferenza che l’uomo ha provato

mentre Davide, alle sue spalle, è rappresentato con espressione fiera e orgogliosa tanto da tenere la testa del morto

ancora in mano in segno di vittoria. Il tema delle decapitazioni è un tema caro all’artista: lui stesso fugge a Napoli per

evitare la condanna. Tra il 1609 e il 1610, uno dei suoi ultimi dipinti è proprio la seconda versione di Davide con la

testa di Golia. Sperando di essere proclamato cavaliere si trasferisce a Malta dove realizza una delle sue tre

raffigurazioni di San Girolamo scrivente (1608). Il dipinto, come suggerisce il titolo, ritrae San Girolamo intento a

scrivere all’interno di una cella monastica. Nel quadro limita gli effetti pittorici per incentrare l’attenzione solo sulla

spiritualità di San Girolamo. Del perido maltese è anche l’unica sua opera firmata: la Decollazione del

Battista (leggi qui un dettagliato approfondimento su questo dipinto). Tornato a Napoli dopo essere passato per la

Sicilia realizza sotto la committenza del banchiere Marcantonio Doria il dipinto Martirio di Sant’Orsola (1610) che

probabilmente è il suo ultimo dipinto.

Caravaggio, Decollazione del Battista (1608; olio su tela, 361 x 520 cm; Valletta, Concattedrale di
San Giovanni)

Caravaggio, Davide con la testa di Golia (1609-1610; olio su tela, 125 x 100 cm; Roma, Galleria
Borghese)
Caravaggio, Madonna dei pellegrini (1604-1605; olio su tela, 260 x 150 cm; Roma, Basilica di
Sant’Agostino; Foto Giuseppe Schiavinotto, Roma)

Caravaggio, Salomè con la testa del Battista (1607 o 1610; olio su tela, 91,5 x 106,7 cm; Londra,
National Gallery)

Dove si possono vedere le opere di Caravaggio

Per conoscere le opere di Caravaggio è imprescindibile recarsi a Roma. Le sue opere più importanti sono
esposte all’interno delle più antiche chiese di Roma come quella di Sant’Agostino che ospita la Madonna
dei Pellegrini (1604) o come la chiesa di San Luigi dei Francesi che custodisce il trittico delle storie di
San Matteo (1600). La chiesa di Santa Maria del Popolo invece ospita la Crocefissione di San
Pietro (1600). Sempre a Roma è possibile visitare presso Galleria Borghese le seguenti opere: il Giovane
con cesto di frutta (1593), Bacchino Malato (1593), Madonna dei Palafrenieri (1605-1606), San
Girolamo (1605-1606), San Giovanni Battista (1610) e Davide con la testa di Golia (1610).Giuditta e
Oloferne (1957) si trova invece a Palazzo Barberini all’interno delle Gallerie nazionali d’arte antica.
Nei Musei Capitolini invece è possibile vedere Ragazzo morso da un ramarro (1596-1597).
Del suo periodo napoletano, solo due opere sono ancora visibili in città e sono: Sette opere di
Misericordia (1606-1607) conservato al Pio Monte della Misericordia in piazza Riaio Sforza e la
seconda versione della Flagellazione di Cristo (1607-1608) dipinta per la chiesa di San Domenico
Maggiore e oggi conservata presso il museo di Capodimonte. In Sicilia invece le sue opere si trovano
presso il Museo Regionale di Messina che ospita la Resurrezione di Lazzaro (1609) e l’Adorazione dei
pastori (1609); e presso Palazzo Bellomo di Siracusa che conserva il Seppellimento di Santa
Lucia (1608). In Italia sue opere si trovano anche alleGallerie degli Uffizi dove invece è possibile
ammirare Medusa (1595-1598), Il Sacrificio di Isacco (1598) e il Bacco (1595). A Cremona, il Museo
Civico “Ala Ponzone” conserva il San Francesco. L’unica opera di Caravaggio presente a Milano, sua
città natale, è la Canestra di frutta, conservata alla Pinacoteca Ambrosiana. A Genova, presso il Museo di
Palazzo Bianco, è conservato un Ecce Homo molto dibattuto e da diversi studiosi non riconosciuto come
dipinto di Caravaggio.
Le opere di Caravaggio sono esposte anche in alcuni dei principali musei internazionali tra cui il Museo
del Louvre a Parigi dove è possibile trovare l’opera Buona ventura del 1596-1597, il Museo del
Prado di Madrid che ospita il dipinto Davide e Golia (1597-1598). Infine, se ci si reca a Malta, non sono
da perdere alla Valletta i due capolavori maltesi del pittore: il San Girolamo scrivente e la Decollazione
del Battista.
Karnataka
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Karnataka (in kannada ಕನಾ೯ಟಕ) è uno Stato federato dell'India sud-occidentale.

Geografia fisica
Il Karnataka confina a nord-ovest con il Maharashtra, a est con l'Andhra Pradesh e Telangana,
a sud-est con il Tamil Nadu, a sud-ovest con il Kerala e a ovest confina con lo stato di Goa e si
affaccia sul mar Arabico.
Il Karnataka in prossimità della costa è pianeggiante. A est di questa pianura costiera si elevano
i Ghati occidentali che raggiungono nello Stato altezze superiori ai 1900 metri. Oltre i Ghati
occidentali si estende l'altopiano del Deccan che copre la maggior parte del territorio del
Karnataka. Il nord-est dello Stato è drenato dal fiume Krishna e dai suoi affluenti. Tra essi i
principali sono il Bhima e il Thungabhadra. Quest'ultimo forma un grande lago artificiale in
corrispondenza della diga di Hospet. Tutti questi fiumi scendano dai Ghati e defluiscono verso
il golfo del Bengala a est. Nel sud-est il fiume principale è il Cauvery (Kaveri) che nel suo corso
verso il golfo del Bengala forma spettacolari cascate. I fiumi che scendono verso il mar
Arabico hanno un corso molto più breve. Tra essi è da ricordare il Sharavathi che forma le
cascate del Jog (in inglese Jog Falls) di 298 metri di altezza.
Città principali

Le cascate del
fiume Kaveri a Shivanasamudra nel sud dello Stato.
La capitale dello Stato e la metropoli più grande è Bangalore posta nell'estremo sud-est. A sud
è situata inoltre Mysore e sulla costa la città portuale di Mangalore. Altro grosso agglomerato
urbano è quello delle città di Hubli-Dharwad nel centro-nord.
(Fonte: Censimento 2001)

Storia
Lo stato è nato nel 1956 in attuazione del States Reorganisation Act con il nome di Mysore. Lo
stato è nato con il proposito di raggruppare in un unico stato la popolazione di lingua kannada.
Fu così che furono uniti allo stato di Mysore e quello di Coorg già esistenti, territori provenienti
dallo stato di Bombay, dell'Hyderabad e dallo stato di Madras. Lo stato di Mysore era a sua
volta nato con l'indipendenza dell'India nel 1947 quando il regno di Mysore si unì all'Unione
Indiana divenendone uno stato e il suo maharaja un governatore. Lo stato di Mysore ha
cambiato il nome nel 1973 in quello attuale di Karnataka.

Società
Lingue e dialetti
Il kannada è la lingua ufficiale dello Stato federato[1], parlata da circa i due terzi degli abitanti. Le
più importanti minoranze linguistiche sono quelle parlanti l'urdu (9%), il telugu (8%),
il marathi (4,5%), il tamil (3,6%). Seguono il kodava, il takk, il konkani e il tulu che usano
l'alfabeto kannada, sebbene anche il tulu abbia un proprio alfabeto.
Arte e cultura del Karnataka

Lo stato meridionale del Karnataka, in India, ha un'arte e una cultura distinte. La diversa etnia linguistica e
religiosa che è originaria dello stato del Karnataka unita alla loro lunga storia patrimonio culturale dello
stato. Oltre a Kannadigas, Karnataka ospita Tuluvas, che si considerano anche Kannadigas. Popolazioni
minori di buddisti tibetani e tribù Siddhi, oltre ad alcuni altri gruppi etnici, vivono anche in Karnataka. Le arti
popolari tradizionali e le principali forme teatrali del Karnataka costiero. La cultura teatrale contemporanea
in Karnataka è una delle più vibranti dell'India con organizzazioni come Ninasam, Ranga Shankara e Rang
su fondamenta stabilite dalla compagnia Gubbi Veeranna Nataka. Veeragase, Kamsale e Dollu Kunitha
sono forme di danza popolari. Bharatanatya gode anche di un vasto patrocinio nel Karnataka.

Musica

Il Karnataka è l'unico stato indiano in cui prosperano sia i cantanti hindustani che quelli carnatici. Il
Karnataka settentrionale è principalmente famoso per la musica Hindustani e il Karnataka meridionale è
ben noto per la musica carnatica.

Carnatic

Con l'ascesa del Vaishnavismo e del movimento Haridasa arrivarono compositori del Karnataka come
Purandaradasa, le cui opere in lingua kannada erano lucide, devozionali e filosofiche e quindi attraenti per
le masse. Altre haridasas di epoca medievale furono Kanakadasa, Vyasatirtha, Jayatirtha, Sripadaraya,
Vadirajatirtha ecc., Che compose diversi devara nama . Uno dei primi e importanti compositori dell'India
meridionale fu il santo e il bardo errante di un tempo Purandara Dasa. Sebbene gli storici sostengano che
Purandara Dasa abbia composto 75.000 - 475.000 canzoni in sanscrito e kannada, oggi ne sono note solo
poche centinaia. Fu una fonte di ispirazione per i compositori successivi come Tyagaraja. A causa del suo
contributo alla musica carnatica, viene indicato come il padre della musica carnatica ( Karnataka Sangeeta
Pitamaha ). Purandaradasa codificò e consolidò l'insegnamento della musica carnatica evolvendo diversi
passaggi come sarali , jantai (Janti) , thattu varisai (Thattu Varise) , alankara e geetham (geethe) e stabilì
un quadro per impartire una formazione formale in questa forma d'arte. Più tardi tra il XVII e il XVIII secolo,
il movimento haridasa avrebbe nuovamente contribuito alla musica in Karnataka sotto forma di haridasas
come Vijaya Dasa, Gopaladasa, Jagannathadasa che sono solo alcuni tra una vasta galassia di santi
devozionali.

indostano

Il Karnataka ha conquistato un posto di rilievo anche nel mondo della musica Hindustani. Diversi musicisti
Hindustani del Karnataka hanno vinto i premi Kalidas Sanman, Padma Bhushan e Padma Vibhushan.
Alcuni artisti famosi sono Hangar Gangubai, Puttaraj Gawai, Pt. Bhimsen Joshi, Pt. Mallikarjun Mansur,
Basavaraj Rajguru, Sawai Gandharva e Kumar Gandharva.

Danza
Yakshagana

Yakshagana una forma di danza drammatica è una delle principali forme teatrali nel Karnataka costiero.
Una fusione di tradizione popolare e classica rende Yakshagana una forma d'arte unica che comprende
costumi colorati, musica, danza, canto e, soprattutto, dialoghi composti al volo. Tra gli artisti premiati
figurano Shambhu Hegde, Chittani Ramachandra Hegde. Yakshagana e Dollu Kunitha sono due delle
forme di danza popolari del Karnataka. Gamaka è una forma musicale unica basata su Karnakata
Sangeetha.

Pittura

Il Bengala, insieme all'influenza generale della scuola di pittura Ravi Varma, ha influenzato la scuola di
pittura di Mysore. Il re Krishnaraja Wodeyar III frequentò famosi pittori tra cui Sundarayya, Tanjavur
Kondayya e Alasinrayya. Il re Krishnaraja Wodeyar IV patrocinò K. Venkatappa, Keshavayya, Y. Nagaraju,
Y. Subramanya Raju, Paavanje e Kamadolli. L'Istituto Tecnologico Chamarajendra (CTI - attualmente
trasformato nell'Accademia delle Arti Visive di Chamarajendra - CAVA), la Galleria d'arte Jaganmohan e la
Galleria d'arte Venkatappa ricordano questo periodo di massimo splendore. Chitrakala Paris,
un'organizzazione del Karnataka dedicata alla promozione delle arti visive, in particolare del folk e della
tradizione arte.

Utsav Rock Garden che si trova nel villaggio di Gotagodi, Shiggaon Taluk, distretto di Haveri, Karnataka.
Include innumerevoli sculture raffiguranti la vita rurale del Karnataka e anche una vasta gamma di dipinti
creativi e moderni.
Bangalore, la Silicon Valley
indiana è una “città giardino”
MARTA GHELMA
10 Febbraio 2019
Modificato il: 10 Febbraio 2019
3 minuti di lettura

Della metropoli il cui buffo nome originale significa “città dei fagioli bolliti” si sa soprattutto che è una delle

capofila mondiali dell’high tech, la cosiddetta Silicon Valley indiana. Oltre ai profili dei grattacieli, una

visione già a dir poco inusuale rispetto ai più classici skyline del Subcontinente, la moderna capitale del

Karnataka offre diverse attrazioni turistiche e alcune curiosità. Accantonati i fagioli, infatti, oggi Bangalore

è meglio e preferibilmente nota come la “città dei giardini” grazie al consistente numero di parchi e aree

verdi che resistono al cemento nonostante la sua costante espansione urbana. Gli abitanti locali raccontano

(ed è incredibilmente vero!) che la municipalità ha storicamente rinunciato a costruire la rete

metropolitana cittadina proprio per evitare di sradicare troppi alberi dal terreno. Non è un caso oppure

una dimenticanza, quindi, se nel pieno centro di Bangalore si respira meglio che a Delhi o a Mumbai, si

può camminare all’ombra ed esiste un immenso polmone verde che funge da luogo di ritrovo per anziani,

studenti, famiglie, turisti e coppie di innamorati.

Vidhan Soudha
Con i suoi centoventi ettari e gli affascinanti alberi di banyan, l’amatissimo Cubbon Park ospita al suo

interno un vero e proprio gioiello della cultura cittadina, la State Central Library, una biblioteca costruita

in stile gotico riconoscibile dall’esterno per il suo colore rosso acceso. Fare un giro tra i polverosi scaffali,

sotto gli occhi incuriositi dei suoi avventori abituali, è un’esperienza da provare per chi è in cerca di

atmosfere vintage e autentiche.

Cubbon Park

Camera con vista su Cubbon Park

Gli amanti della botanica, invece, non possono mancare l’ingresso ai giardini botanici di Lalbagh che,

voluti nel 1760 in stile moghul dal monarca e militare indiano Hyder Ali, spiccano per la presenza di

un’immensa serra, rigogliosa di specie tropicali e piante rare provenienti da ogni angolo del pianeta. Meno

silenzioso (ormai da molto tempo è utilizzato come spazio per grandi eventi, spettacoli e concerti) ma non

meno affascinante, è il giardino del Bengaluru Palace, uno degli edifici simbolo della città fatto erigere nel

1887 dalla dinastia dei Wodeyar sul modello, grandioso, dell’inglese Castello di Windsor.
I giardini botanici di Lalbagh

Bellissimo ma un po’ fuori dal centro (per raggiungerlo bisogna calcolare circa 8 km di viaggio in taxi o

auto risciò), vale la pena di visitare anche l’Iskcon Temple, l’imponente tempio costruito nel 1997 in stile

neoclassico dall’International Society for Krishna Consciousness. Qui, i numerosi festival e le cerimonie

religiose dedicate a Lord Krishna restituiscono un’esplosione di colore paragonabile soltanto alla ricchezza

cromatica che s’incontra ogni mattina (la domenica è il giorno di maggiore affluenza) tra le bancarelle del

City Market, il più antico mercato di Bangalore. Per raggiungerlo non servono né una mappa stradale né un

indirizzo preciso perché qualsiasi abitante della città saprà dirvi dove si trova e che cosa si può comprare in

questo paradiso di spezie, unguenti, braccialetti, strumenti musicali, fiori, tessuti, frutta, verdura, libri e

persino... apparecchiature tecnologiche!

Iskcon Temple

Per i veri patiti di mercati, poi, da scandagliare in cerca di occasioni e souvenir, ci sono anche il Russell

Market (costruito nel 1927 dai britannici), il Gandhi Bazaar situato nell’area di Basavanagudi e il Johnson

Market, famoso per il suo ottimo street food e accessibile anche di sera. La specialità culinaria cittadina? È

impossibile resistere al Mangalore Bun, un soffice snack dolce a base di banana servito con chutney di

cocco e sambar, una zuppa di lenticchie con spezie e verdure tipica dell’India del Sud. Non proprio fagioli

bolliti.
9 cose sul Kazakistan
Da quando esiste, quanto è grande (tanto), da dove viene il suo
inamovibile presidente, e cosa c'entra con l'Italia

Da diversi giorni la stampa e la politica italiane si stanno occupando del caso di espulsione di Alma

Shalabayeva e della figlia Alua di 6 anni, entrambe cittadine del Kazakistan, moglie e figlia di

Mukhtar Ablyazov, oppositore politico del regime del presidente Nazarbayev. Se ne sta discutendo in

Parlamento, dove il primo ministro Enrico Letta ne ha parlato durante il “Question Time“, e se ne sta

scrivendo molto sui giornali, nel tentativo di ricostruire chi ha ordinato l’espulsione e quali siano state le

responsabilità del ministero degli Interni e del governo nell’intera vicenda.

Nel frattempo si sta cercando anche di capire qualcosa di più dei rapporti tra Italia e Kazakistan –

individuati da molti osservatori come la ragione dell’espulsione di Shalabayeva – e del presidente del

Kazakistan, Nursultan Nazarbayev, descritto come un dittatore ma in ottimi rapporti con molte aziende

italiane. Sintetizzando, ecco 9 cose da sapere del Kazakistan, partendo dalle cose essenziali.

1. L’Abc

La Repubblica del Kazakistan è diventata indipendente dall’Unione Sovietica nel dicembre 1991: prima, lo

stato del Kazakistan era esistito dal 1470. Il 2 marzo 1992 ha aderito all’ONU e il 4 giugno 1992 ha adottato

la nuova bandiera nazionale, di colore celeste con un sole raggiante e un’aquila di colore giallo al centro. Il

Kazakistan è un paese di 16,4 milioni di abitanti tra la Russia, il mar Caspio e la Cina, grande circa 2,7

milioni di chilometri quadrati, il nono al mondo per estensione. La sua capitale è Astana, anche se la

città più grande è Almaty. L’aspettativa di vita per gli uomini è di 62 anni, per le donne di 73 anni.

2. Chi ci vive

I kazaki sono più della metà della popolazione: poi ci sono i russi, poco più di un quarto, e altre minoranze

numericamente più piccole, tra cui uzbeki, coreani e ceceni. Dall’indipendenza del Kazakistan molti russi

sono tornati nel loro paese, soprattutto perché il governo richiede che si superi un esame di lingua kazaka

per poter lavorare in aziende e agenzie statali.


3. La religione dopo il comunismo

La maggioranza dei kazaki, circa il 60 per cento della popolazione, è sunnita, il ramo maggioritario

dell’Islam, fortemente represso durante il comunismo. Nel paese ci sono circa 2300 moschee, molte delle

quali sono affiliate alla “Associazione Spirituale dei Musulmani del Kazakistan”, al cui vertice c’è il muftì

supremo. Meno del 25 per cento sono russi ortodossi, e ci sono poi altre minoranze religiose.

4. La crescita economica dell’ultimo decennio

Nell’ultimo decennio diverse aziende straniere – tra cui quelle italiane – hanno investito molti soldi nel

settore petrolifero kazako, specie nelle strutture del Mar Caspio. Nel gennaio 2012 è stato stimato che il

Kazakistan avesse riserve per 30 miliardi di barili di petrolio, collocate principalmente nella parte

occidentale del paese: è il secondo paese dell’ex Unione Sovietica per riserve petrolifere e per produzione di

greggio, dopo la Russia. Nel 2008 il Kazakistan ha cominciato a esportare il suo petrolio con l’oleodotto

Baku-Tblisi-Ceyhan per diminuire la sua dipendenza dalla Russia. Il Kazakistan è anche il primo

produttore mondiale di uranio. Dall’inizio degli anni Novanta, dice BBC, In Kazakistan ha iniziato ad

arricchirsi una minoranza di imprenditori favoriti dalle privatizzazioni, fino a quel momento praticamente

inesistenti. La maggioranza dei kazaki, tuttavia, ha subito le conseguenze delle riforme economiche e nel

paese sono cresciute le disuguaglianze: queste, e i tassi di disoccupazione, sono comunque meno grandi

che in altri paesi dell’Asia Centrale.

5. La libertà di stampa

In Kazakistan ci sono 250 televisioni e stazioni radio, e diversi canali russi sono visibili via cavo e via

satellite. La maggior parte dei media locali sono influenzati, o direttamente controllati, dalla famiglia o

dagli amici del presidente. Alla fine del 2012 il governo kazako iniziò a fare molta pressione sui media

locali, accusati di estremismo e di voler favorire un cambio di regime: tra quelli colpiti ci furono il gruppo

editoriale Respublika, K+TV e il sito internet Stan-TV. L’azione del governo kazako fu

definita dall’organizzazione Reporters Without Borders come “un colpo senza precedenti al pluralismo” in

Kazakistan. Secondo molti osservatori i media colpiti furono quelli che avevano raccontato gli scontri

violenti del dicembre 2011 tra la polizia e i lavoratori in sciopero del settore petrolifero nella città di

Zhanaozen. Il social network più popolare in Kazakistan è il russo Vkontake, mentre Twitter, Facebook e

YouTube hanno una quota di utenti inferiore allo 0,4 per cento della popolazione.

6. Da dove viene Nursultan Nazarbayev

È il presidente del Kazakistan, e nel 2007 ha ottenuto in parlamento la possibilità di candidarsi per un

numero illimitato di mandati. È nato a Chemolgan, una città vicino a Almaty, da una famiglia piuttosto

povera. Suo padre era un operaio che lavorava per una ricca famiglia locale, a cui però nel 1930 furono

confiscati i terreni agricoli durante le politiche di collettivizzazione di Stalin. Nazarbayev era un buon

studente, e oltre a iniziare a studiare russo fu mandato a frequentare il collegio di Kaskelen. Nel 1962 si unì
al partito comunista e divenne in breve tempo uno dei più importanti esponenti dei Giovani Comunisti, e

poi del partito.

7. Un solo uomo al potere

Il Kazakistan indipendente è stato governato da un solo uomo, il 73enne Nursultan Nazarbayev.

Nazarbayev è arrivato al potere nel 1989 come primo segretario del partito comunista del Kazakistan ed è

stato eletto presidente l’anno successivo. Nel 1991, dopo la fine dell’Unione Sovietica, è stato rieletto

presidente, e da allora ha governato solo lui, indebolendo le opposizioni e attirando molte critiche da

organizzazioni internazionali e per la difesa dei diritti umani di tutto il mondo. Nel corso dei suoi 22 anni

di presidenza Nazarbayev ha incontrato moltissimi leader politici: tra questi, ha mostrato grande affinità e

amicizia politica con i leader russi, Vladimir Putin e Dmitrij Anatol’evič Medvedev.

8. I rapporti tra Italia e Kazakistan

Lunedì il quotidiano Europa ha messo in fila un po’ di numeri: nel 2011 le aziende italiane hanno

fatturato 6508 milioni di euro in Kazakistan (dati ICE), poco meno del fatturato complessivo delle aziende

italiane in Cina (7587 milioni) e Romania (6719 milioni), dove si concentrano le attività dell’industria

nazionale. Tra il 1993 e il 2012 l’Italia ha investito in Kazakistan 5825 milioni di dollari, che secondo il sito

Invest, l’agenzia governativa per gli investimenti kazaka, è una quantità di denaro che permette all’Italia di

essere nona tra i paesi investitori in Kazakistan. Secondo l’Observatory of Economic Complexity, banca

dati progettata dal Massachusetts Institute of Technology, l’Italia è il quarto paese, dopo Cina, Russia e

Germania, da cui il Kazakistan importa beni (3,12 per cento). L’Italia è anche il quarto paese destinatario

delle esportazioni kazake, il 61 per cento delle quali sono costituite da greggio. Una delle aziende italiane

più importanti in Kazakistan è l’ENI.

9. L’ENI in Kazakistan

L’ENI è presente in Kazakistan dal 1992. Sul sito dell’azienda, tra i “progetti in corso” segnalati, ci sono

le attività nei due maggiori siti petroliferi nel Mar Caspio: si tratta di Karachaganak, nel nord ovest del

Kazakistan, in cui ENI ha una partecipazione del 32,5 per cento ed è co-operatore nello sviluppo del

giacimento, e di Kashagan, il giacimento più grande mai scoperto negli ultimi 30 anni di cui ENI detiene il

16,81 per cento delle partecipazioni.


Cambogia che passione! Alcune curiosità…
La Cambogia è una delle mete più affascinanti del Sud-est asiatico, bellissima e ancora tutta da
scoprire!
Il Paese si affaccia sul Golfo del Siam ed è compreso tra Thailandia, Laos e Vietnam.
Ha purtoppo una storia recente molto dolorosa tra guerra civile, dittatura dei Khmer Rossi, guerra
con il Vietnam e sua occupazione da parte di quest’ultimo, fino all’attuale assetto democratico
instaurato con le prime elezioni libere del 1993, che ha portato alla instaurazione di una monarchia
costituzionale.
La guerra civile nel Paese è terminata ufficialmente nel 1997 con la deposizione delle armi da parte
degli ultimi guerriglieri dei Khmer Rossi.
Ma a parte la recente storia, sono molte le curiosità che caratterizzano questo popolo, eccone alcune!
La Lingua. Il cambogiano è una lingua figurata, talvolta più che con le parole ci si esprime attraverso
concetti: è per questo che non esistendo il termine aeroporto né aereo si parla del “terreno spianato
delle barche volanti” o a proposito del latte si dice “il liquido che esce dalle mucche”.
Feste e religione. Le feste del buddhismo theravada vedono, come massimo momento per acquisire
meriti, l’offerta ai templi durante i giorni di festa (che corrispondono alle fasi lunari). L’importante è
l’atto di offrire: una volta donato il cibo, ad esempio, questo può essere ripreso e consumato con i
monaci. Sono importanti anche gli atti di carità: vicino ai templi ci sono numerose gabbiette piene di
passerotti: facendo un’offerta si può liberare un uccellino che ritornerà poi da solo in gabbia, dove sa
di trovare cibo, ma l’importante è stato l’atto di carità di chi lo ha liberato anche solo per pochi
minuti.
I Mercati. Nei mercati in Cambogia si vendono moltissimi orologi. Ciò ha una ragione: durante i 3
anni 8 mesi e 20 giorni del regime di Pol Pot ai cambogiani fu praticata una singolare tortura
psicologicamente mediante la cancellazione del tempo. Nessuno poteva sapere che ora fosse e tanto
meno che giorno o anno: era l’inizio della soppressione di qualunque pulsione.
Le relazioni. La lingua Khmer usa un complesso sistema di pronomi e termini che variano a seconda
della persona a cui ci si rivolge. Quando si parla con un monaco o un regnante per esempio, bisogna
usare un sistema linguistico molto complesso, insieme a titoli speciali.
La testa è la parte più importante del corpo, i piedi costituiscono invece la parte più impura. E’
quindi considerato irrispettoso toccare la testa di un adulto o rivolgere i propri piedi verso un’altra
persona.
Kinyarwanda

‘’ La saggezza di chi è venuto prima di noi, non dovrebbe essere


messa in un sarcofago da un concetto che si definisce ‘’giovane’’
Passare ad un’età avanzata, spostarsi da una generazione ad un’altra,
Evolversi nell’alba di una nuova epoca o evocare una rivoluzione contro una tradizione
Sono tutti sviluppi che comportano un radicale cambiamento
Ma un cambiamento non è motivo di trattare il passato come obsolescenza,
Il nuovo sostiusce il vecchio ma il vecchio non è detto che sia peggiore del nuovo.
Rievocare una mummia da un passato remoto depositato in un sarcofago
A volte può essere un atto più rivoluzionario di chi cerca di celebrarenuove idee,
non tutte le pagine che hanno scritto il destino degli uomini nel tempo
sono da cancellare ma bensì oggetto di rivalutazione da comprendere
per poter riscrivere un possibile migliore futuro anteriore decifrato in passato remoto.
Da una piramide antica ad una base spaziale il passo evolutivo è ispirativo,
da un filosofo greco ad un influencer il discorso può essere un confronto
e dalla misticità di un faraone ad una lettura di una costituzione può nascere un regno,
Passato o futuro sono due elementi che possono comporsi l’uno dall’altro
Con il fine di migliorare lo stato presente, per questo va rispettata ogni epoca
130
Messaggi
Quando la finzione si confonde con la realtà

Quando non si capice la differenza tra ironia e serietà

E quando la censura ostacola la diffusione delle parole

Il messsaggio arriva sbiadito in un universo di colori di argomenti

E il messaggero della parola trova ostilità nel portare alla discussione trattati di giudizio,

Trova offuscata la critica nel buio dei falsi sorrisi di tutti giorni.

Il politicamente corretto si amplifica nell’ipocrisia delle trasmissioni mediatiche

Ed il sedativo all’odio diviene la repressione dello sfogo della rabbia

Che sfocia in effetti collaterali dove ci si confonde nel capire chi è nemico o amico.

Una confusione totale quella dei messaggi da condurre in questa epoca

ma un Dio che è ben diverso dagli uomini, sa bene cosa sia essere un messaggero

e di quel giornalismo creato per inibire le masse dalle verità

ne fa una melodia emetica che sviluppa su altri canali di argomenti

e nel suo portare messaggi ricorda agli altri Dei dell’olimpo scrivendo tra i muri che:

‘’Eliminare critica e giudizio da qualunque argomento


complica il mestiere del messaggero degli Dei’’

131
Konkani

‘’La funzione eroica prevede un sacrificio


che va al di là di ogni comprensione umana’’
Il valore di una grande battaglia e lo spirito di un grande gurriero
Sono solo parte di un puzzle da completare nei compiti di di un Dio,
la popolarità dei fulmini in una tempesta che intimorisce ogni mortale
certamente offre un maggiore spunto di devozione verso il Dio dei fulmini
ma sono le popolari azioni compiute dal Dio a darne il suo valore di devozione.
In un’epoca in cui gli Dei rappresentano solo un marginale passato da dimenticare
Certamente scemerà lo spirito di devozione al credo del Dio
E così come il valore di agire nel nome della battaglia custodita nel suo credo,
ma gli Dei non hanno lo stesso tempo affidato ai mortali per morire
e si rincarnano nella radice eroica degli uomini
agendo nella parabola di un anonimato divino persegono e fanno perseguire i loro valori
pur stando in tempi in cui la scienza sembra l’unico vero credo.
Essere eroi vuol dire essere anche Dei anonimi di una nuova alba di oggi, ieri e domani
132
Rivelazioni
Se tu scoprissi che ciò che i tuoi occhi vedono è solo una realtà parallela
E se il successo ottenuto dall’abiltà fosse compromesso permanentemente
da un incidente di percorso disturggendo tutto ciò che hai faticato per avere,
resteresti in balia di un male che ti conduce al ciò che non sei in grado di vedere
o cercheresti un percorso ancor più duro che ti porta ad essere parte di un qualcosa di più grande.

Lontano da ogni legame familiare ed affettivo mi hanno reso un guardiano


Ottenendo occhi diversi da ciò che osservano altri ho visto realtà mai conosciute
Studiando con ‘’l’Antico’’ ho imparato cose che mai avrei potuto capire.
Divenendo lo ‘’Stregone supremo’’ ho sfidato chimere e sciagure
Viaggiando nell’inconscio ho estrapolato coscienze.
Come in un sortilegio affidato al tempo ho passato, futuro e presente
E nel libro di maggiore importanza ho capito che:

‘’La sete di conoscenza motivata dalla volontà del cambiamento


è l’opera massima per riscrivere la storia’’

133
Krio

‘’La decadenza animale dell’essere umano


la si nota quando ci si priva del senso del cacciare’’
Proteggere ciò che potrebbe essere servito nel piatto
Certamente non fa di te un uomo che definisce un eroe o un santo.
Non indossare un capo di pelle ma indossandone uno artificiale
Sicuramente ti rende più vulnerabile e meno forte,
Ma questi uomini che si credono protettori del mondo e della vita
Dovrebbero finire tra artigli di tigri e bocche di coccodrilli.
La natura non è parco giochi che dovrebbe essere assecondato dalle mode del momento
E il cacciatore non è uno zimbello da etichettare come un assassino da pena di morte,
Ma il cacciatore è parte della natura selvaggia ed è la natura selvaggia dell’uomo
Il cacciatore è istinto, il cacciatore è forza ed il cacciatore è sia vita che morte.
Senso per cacciare, coraggio per affrontare e spirito per giustiziare
Tutto ciò che può sembrare così selvaggio a questi buon temponi delle città di cemento
È natura e nessuna delle loro filosofie può cancellare dal mondo il cacciatore.
134
Distopia
Tutta la tecnologia di Tony Stark messa a disposizione
Per rendere nullo lo scopo occupazionale di ogni singolo umano,
tutto il valore di Thor per impugnare il Mjolnir
schiacciando con la folgore ogni forma di minaccia
e tutta la strategia di Captain America per amministrare con una politica
di comando unilaterale che mette i più forti al di sopra dei più deboli.
Sopravvissuto al nucleare generato da uomini che si definivano giusti ed equi
Ho ricreato il mio mondo e la mia terra dopo epoche di menzogne,
sopravvissuto laddove la morte non ha fatto distinzione tra eroi e carnefici
ho edificato il museo di cimeli di vecchi idoli della terra,
sopravvissuto all’ uomo che era la parte debole del mio essere
sono diventato ‘’Maestro’’ e nella lezione nel mio mondo distopico ho imparato che:

‘’Solo quando sopravvivi da ciò che è radioattivo per tutti


fortificandoti potrai definirti il più forte’’

135
Lao

‘’Il mito ci insegna che nessun esito di una competizione può essere previsto
ed è tutto straordinariamente possibile’’
Potrà essere difficile abbattere un colosso quando sei piccolo ma non impossibile,
un risultato può essere sconvolto anche dopo il novantesimo minuto nei tempi di recupero
ed un folle può divenire un genio se la sua arte viene compresa e diffusa.
Situzioni che la ragione offusca annunciandole come sconfitta
Nel folle gioco dell’imprevisto divengono miti di vittorie memorabili,
costanza laddove altri si fermano arrendendosi
coraggio laddove altri fuggono terrorizzandosi
e cuore laddove altri reclamano odio discriminandosi
tre parole per arrivare alla vittoria laddove tutti profetizzavano sconfitta,
follia nella probabiltà incerta e calcoli impossibili divenuti incognite di certezze,
dispute bibliche tradotte nella filosofia del più ateo di tutti
generano un credo che per quanto non riconosciuto dalla ragione
diviene una religione professata da un folle per diffondere verità,
verità laddove altri diffondono ancora menzogne
e poesia espressione massima della produzione della vittoria più grande.
136
Lusso cognitivo
Crea andando aldilà della ragione e stimola la tua creazione raggiungendo la via della follia
Non fare alcuna sosta nei luoghi che contribuiscono alla rinuncia
Eludi le offese dirigendoti solo nel percorso delle virtù che favoriscono bellezza
Non pensare che i titoli di studio siano gli unici che determinano conoscenza
Sii parte di un complesso di idee e sii un complesso che parte da idee
Sii la pietra scolpita per dare scopo alla funzione di un’arte
E sii la goccia di pioggia che si abbatte per rinfrescare la frenetica corsa di un dubbio
Crea una scoperta immutabile nel tempo ed allo stesso tempo versatile nell’attimo
Concedi ricchezza e grandezza laddove gli stolti vedono povertà ed infimità
Istruisci il tuo agire, pensare e parlare in ogni situzione vissuta
Sii esperienza di un capo di moda indossato in un ambiente fuori luogo
Imbratta i muri scrivendo aforismi che nemmeno i filosofi greci sarebbero capaci di scrivere
Non dubitare mai di te stesso perché non vedi il clamoroso successo
Sii la passione ed immergiti in essa e parlando a te stesso ricorda di:

‘’Non fermarti alla sola capienza istruttiva ma


allargane la capacità stimolandoti di creatività’’

137
Curiosità di Lelouch Alighieri

GENOCIDIO RUANDA
In breve
Dal 6 aprile al 16 luglio 1994 si compie in Ruanda il genocidio dei tutsi e degli hutu moderati, per mano
dell’esercito regolare e degli interahamwe, milizie paramilitari. Il movente ideologico fondamentale è
l’odio razziale verso la minoranza tutsi, che aveva costituito l’élite sociale e culturale del Paese. In soli 100
giorni perdono la vita circa un milione di persone, uccise soprattutto con machete, asce, lance, mazze.
Lo sterminio termina con la vittoria militare del Fpr, Fronte patriottico ruandese, espressione della diaspora
tutsi.

Storia del Paese

La regione Ruanda – Urundi era stata unificata nel XVI secolo dai tutsi, che vi avevano fondato una
monarchia di tipo feudale, sottomettendo hutu e twa, gli altri due gruppi etnici presenti. Tutsi, hutu e
twa continuano a convivere sullo stesso territorio, avendo uguale lingua, religione e cultura.
Il Paese, esplorato a fine ‘800 da tedeschi, viene affidato, nel 1924, su mandato della Società delle Nazioni,
al Belgio. Forti delle teorie fisiognomiche ottocentesche, i belgi si appoggiano, nello sfruttamento coloniale,
ai tutsi, che, alti, magri, dalla carnagione chiara, vengono ritenuti, per la conformazione fisica vicina agli
standard occidentali, più intelligenti e adatti a gestire il potere, mentre agli hutu, tozzi e di pelle scura,
meglio si adatta il lavoro agricolo. I twa, pigmei, sono considerati da tutti prossimi alle scimmie.
Nel 1933 i belgi inseriranno l’indicazione dell’etnia sui documenti di identità ruandesi. L’appoggio belga
ai tutsi termina negli anni ’50, a seguito del malcontento provocato dallo sfruttamento coloniale, che porta
gli hutu a ribellarsi ai tutsi e i tutsi a progettare l’indipendenza del Paese dal Belgio. I colonizzatori
sceglieranno allora di appoggiare la rivolta degli hutu.

Prodromi e pianificazione del genocidio

Nel 1957 viene fondato da un gruppo di intellettuali hutu il Parmehutu, il partito per l’affermazione degli
hutu, che pubblica il “Manifesto dei Bahutu”, in cui viene denunciato il monopolio razzista del potere
attuato dai tutsi, e propone una rivoluzione sociale basata sulla superiorità razziale degli hutu.
Negli anni ’60 l’affermazione del Parmehutu porta all’abolizione della monarchia e alla proclamazione
della repubblica con Gregoire Kayibanda, che instaura un regime razzista. Iniziano le persecuzioni contro
i tutsi, costretti a cercare rifugio nei Paesi confinanti; continueranno anche con il regime di Juvénal
Habyarimana, che sale al potere nel ’73 con un colpo di stato, promettendo progresso e riconciliazione.
Nel 1987 la diaspora tutsi dà vita all’Fpr, il Fronte patriottico ruandese, con a capo Fred Rwigyema e Paul
Kagame, con l’obiettivo di favorire il ritorno dei profughi in patria, anche attraverso la conquista militare
del potere. La fine degli anni ’80 vede il Ruanda in piena crisi economica: a fronte di un forte aumento
demografico, le risorse agricole del Paese restano invariate e unica fonte di reddito. Le pressioni interne,
unite alla richiesta occidentale di democratizzazione, inducono il presidente Habyarimana a varare nel ’91
una nuova Costituzione, che promette il multipartitismo.
Mentre continua la guerriglia dell’Fpr, con massacri da ambo le parti, il Presidente firma, il 4 agosto 1993,
gli accordi di Arusha, che prevedono il rientro di tutti i profughi tutsi e una sostanziale spartizione del
potere con l’Fpr.
Da questo momento comincia la pianificazione vera e propria del genocidio: l’Akazu, “la casetta”, il gruppo
di potere formatosi attorno al presidente Habyarimana e al suo clan familiare, comincia ad organizzarsi.
Vengono creati e armati gli interahamwe, “quelli che lavorano insieme”, milizie hutu irregolari; vengono
redatte liste di esponenti tutsi da uccidere; vengono acquistati in Cina, attraverso la ditta Chillington di
Kigali, i machete; viene lanciata “Radio Machete”, la Radio Televisione Libera delle Mille Colline, per
coordinare e incitare gli hutu a “completare il lavoro” di sterminio degli “scarafaggi”.

La Francia e l’Operazione Turquoise


Il tutto con il sostegno finanziario e militare della Francia.
Tutti gli hutu sono chiamati al genocidio: chi non partecipa al “lavoro” è considerato un nemico e quindi
va eliminato.

Modalità di esecuzione del genocidio

Vent’anni fa, il Ruanda

Il 6 aprile ’94 Habyarimana è di ritorno da Dar es Salaam, dove ha concordato una nuova formazione
ministeriale. L’aereo presidenziale viene abbattuto da un missile quando è in fase di atterraggio a Kigali. È
l’inizio del genocidio.
Gli ultrà dell’Hutu Power, con a capo il colonnello Théoneste Bagosora, capo di gabinetto del Ministro
della Difesa, diffondono una lista di 1.500 persone da uccidere per prime. Entrano in azione gli
interahamwe, che istituiscono barriere stradali: al controllo dei documenti le persone che hanno sulla carta
d’identità l’appartenenza all’etnia tutsi vengono massacrate a colpi di machete. La radio coordina le
operazioni, dà notizie ed esulta per le azioni più spettacolari, invita i tutsi a presentarsi alle barriere per
essere uccisi. I miliziani interahamwe uccidono con armi da fuoco, ma soprattutto con machete, asce, lance,
mazze chiodate. Per i tutsi non esistono luoghi sicuri: anche le chiese vengono violate.

Romeo Dallaire

In aprile gli europei vengono evacuati da Kigali e l’ONU decide di ritirare il contingente di pace, mentre
discute se si tratti o meno di genocidio. Rimangono solo pochi Caschi Blu, che assistono impotenti al
massacro che si consuma davanti ai loro occhi, mentre il loro comandante, il generale Romeo Dallaire,
chiede invano rinforzi.
Sulle colline di Bisesero decine di migliaia di persone organizzano la resistenza. Il 22 giugno i francesi
intervengono con un’azione militare, l’ “Operazione Turquoise”, successivamente definita umanitaria e
riconosciuta dall’ONU, in realtà originariamente destinata a contrastare l’avanzata del Fpr e quindi a
supporto del regime hutu. L’intervento verrà anche utilizzato dai genocidari per proteggere la propria fuga
dal Paese.
Il 4 luglio Paul Kagame, a capo dell’esercito Fpr, entra a Kigali. Il 16 luglio viene dichiarata ufficialmente
finita la guerra.

Entità dello sterminio

Su una popolazione di 7.300.000


abitanti, di cui l’84% hutu, il 15%
tutsi e l’1% twa, le cifre ufficiali
diffuse dal governo ruandese parlano
di 1.174.000 vittime in soli 100 giorni
(10.000 morti al giorno, 400 ogni ora,
7 al minuto). Altre fonti parlano di
800.000.
Il 20% circa è di etnia hutu. I tutsi
sopravvissuti sono stimati in 300.000.
Migliaia le vedove, molte stuprate e
diventate sieropositive, 400.000 i
bambini rimasti orfani, 85.000 dei quali diventati capifamiglia.

I responsabili e l’azione dei tribunali

20.000 circa (militari, politici, prefetti, giornalisti, ecc.) sono considerati i pianificatori, 250.000 circa i
carnefici, 250.000 circa le persone comunque implicate negli atti di genocidio (tra le quali anche sacerdoti
cattolici).

La giustizia dopo il genocidio

Nel novembre 1994 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha creato il Tpir, il Tribunale penale
internazionale per il Randa, con sede ad Arusha, in Tanzania. In dieci anni il Tpir ha giudicato e
condannato soltanto una ventina di persone. Di fronte all’impossibilità di sottoporre a processo il gran
numero di imputati detenuti, nel 2000 sono state istituite i gacaca, tribunali popolari, che invitano gli
inquisiti ad ammettere le proprie colpe in cambio di importanti sconti di pena.
KONKAN
di Elio Migliorini - Enciclopedia Italiana (1933)

KONKAN (o Concan; A. T., 93-94)

Regione costiera della Presidenza di Bombay, nella parte


occidentale della Penisola indiana, limitata a S. da Goa, a E. dai
Ghati occidentali, a N. dalla regione di Bombay e a O. dal Mare
Arabico, lunga 300 km. e larga 65. Alcuni la fanno però arrivare a
N. fino al Damanganga (dintorni di Daman; lunghezza 500 km.).
Amministrativamente consta dei tre distretti inglesi di Thana (a N.),
Kolaba (al centro) e Ratnagiri (a S.) e degli stati indigeni di Janiira e
Savantvadi. La maggior parte del territorio è costituita da una serie
irregolare di colline del Cretacico superiore, interrotte da piccoli
corsi d'acqua, i quali scendono dal ripido versante dei Ghati, che
qui s'innalzano fino a 1500 m. La fote piovosità durante il monsone
(da giugno a ottobre) ha fatto crescere belle foreste con legni di
pregio e permette coltivazioni di riso e noci di cocco. La zona, un
tempo infestata da pirati, che trovavano riparo nelle numerose baie,
è passata sotto la sovranità inglese nel 1818.
Sierra Leone, una meta da prendere in considerazione
1 Marzo 2020

La Sierra Leone è una meta turistica poco battuta che vanta veri e propri
angoli di paradiso, tra spiagge lambite dall’Oceano Atlantico e circondate
da palme e distese di fitta giungla ricca di specie vegetali e animali.
In questo magnifico Paese si trova uno dei pochi tratti di foresta pluviale nativa dell’Africa
occidentale protetta nella riserva naturale di Tiwai che si distingue per ospitare in soli 12
kmq un’enorme varietà di piante e animali, soprattutto primati. Sempre in ambito di parchi
naturali, l’Outamba-Kilimi è abitato da nove specie di primati, ippopotami e sembra anche
qualche leopardo.
Tra le spiagge, ricordiamo River Number Two, nei pressi di Freetown. E’ diventata
famosa dopo che una delle pubblicità della tavoletta di cioccolato Bounty è stata girata qui.
Un vero paradiso degno di una réclame. Raggiungibile a piedi da River Number Two
è Tokeh Beach che, protetta dalle montagne, è una delle spiagge più spettacolari del
Paese. John Obey Beach si trova invece a circa 20 km a sud di Freetown e ospita un
progetto di ecoturismo: Tribe Wanted grazie al quale è possibile alloggiare in casette di
argilla, oppure tende e bungalow. Docce sotto le stelle e pasti in spiaggia inclusi nel prezzo.
Se si viaggia in Sierra Leone, merita una visita la capitale Freetown, energica e
scoppiettante. Situata sulla penisola di Freetown, la città fu formalmente fondata nel 1792.
Da non perdere il Santuario degli Scimpanzé e l’Albero di Cotone di Freetown, vero
simbolo storico: l’11 marzo del 1792, con una cerimonia religiosa cristiana, tenutasi sotto
un albero di cotone, fu infatti formalmente fondata la città. Da vedere anche la Cattedrale
St. George e il Museo della Pace della Sierra Leone.
Indicativamente il periodo migliore per visitare la Sierra Leone è l’inverno italiano: a
dicembre e gennaio per quanto riguarda le zone interne e da dicembre a marzo lungo la
costa dove la temperatura è più stabile. I mesi peggiori sono quelli estivi, da luglio a
settembre, quando le piogge, spesso a carattere torrenziale, creano vasti allagamenti.
La lingua Krio della Sierra Leone
Scritto da Maris Davis Joseph Sabato 25 Maggio 2019
Perché ho voluto interessarmi alla lingua Krio, una lingua minoritaria parlata (come madre-
lingua ) quasi esclusivamente nei dintorni di Freetown, in Sierra Leone. Come molti di voi
sanno, io pur essendo nigeriana sono nata proprio a Freetown e quindi il mio interesse per la
lingua Krio è semplicemente una curiosità personale. La lingua krio è una lingua creola basata
sull'inglese parlata in Sierra Leone nei dintorni di Freetown. Si dice di una lingua " creola" una
lingua che deriva dall'influenza di due o più lingue diverse. La lingua krio è diffusa presso
l'omonimo popolo dei krio, una comunità di circa 250.000 individui che discendono da schiavi
liberati e insediatisi a Freetown, la capitale della Sierra Leone. Il krio è inoltre utilizzato come
lingua franca, ovvero come seconda lingua, da altri 4 milioni di abitanti della Sierra Leone

( appartenenti a diversi gruppi etnici) e da migliaia di persone che vivono in altri paesi
dell'Africa occidentale. È una lingua utilizzata per farsi capire tra persone che parlano lingue
diverse.

Le Origini

Le premesse per lo sviluppo del krio si posero tra il XVII e il XVIII secolo, quando un tipo di
inglese (noto come pidgin inglese dell'Africa occidentale o inglese creolo della costa guineana)
si sviluppò per facilitare gli scambi ( fra cui, soprattutto, il commercio di schiavi ) tra europei e
africani. Questo primo pidgin divenne a sua volta la lingua franca della regione, utilizzata dagli
stessi abitanti dell'Africa occidentale per comunicare tra loro (la diffusione si ebbe soprattutto
lungo le vie di commercio fluviali ). Tale pidgin venne successivamente influenzato dalle
parlate dei diversi gruppi di schiavi affrancati che si stanziarono in Sierra Leone tra il 1787 e il
1855 circa. Si arrivò così allo sviluppo del krio, lingua nativa dei discendenti degli schiavi
liberati. Proprio per questa sua peculiare storia, il krio è stato definito " un misto di lingue
miste ". L'uso del Krio Gran parte della comunità krio vive nella capitale Freetown. Essa
rappresenta solo il 2% della popolazione della Sierra Leone. Tuttavia, grazie alla profonda
influenza culturale esercitata sul paese da tale comunità ( specie durante il periodo coloniale ),
il krio è diventato la lingua franca, utilizzata da tutte le tribù sierraleonesi per la comunicazione
tra le diverse etnie. Per tale motivo, molti membri delle tribù che abitano le regioni interne,
sono cresciuti usando sia la loro lingua nativa che il krio. Durante il XIX secolo, molti krio
operarono in qualità di mercanti o missionari in altre zone dell'Africa occidentale. Come
risultato, si hanno comunità parlanti krio anche in Gambia, Nigeria, Camerun e Guinea
Equatoriale.

Il periodo post-coloniale

Durante il periodo coloniale, le autorità cercarono di dissuadere i sierraleonesi dal parlare il


krio. Tuttavia, dopo l'indipendenza dal Regno Unito (1961), scrittori ed educatori cominciarono
a promuoverne il suo utilizzo. Negli anni sessanta, Thomas Decker compose diverse poesie e
tradusse alcune opere di William Shakespeare in krio. Agli anni ottanta risale invece la
traduzione del Nuovo Testamento. Pur essendo l'inglese la sola lingua ufficiale del paese, il
Ministero dell'educazione, a partire dagli anni novanta, ha cominciato a favorire l'uso del krio
quale mezzo di insegnamento in alcune scuole elementari di Freetown. Attualmente, molti
programmi radio sono trasmessi in krio, mentre i politici usano sempre più spesso tale lingua
nelle loro dichiarazioni pubbliche.
Laos, viaggio nel cuore dell’Asia:
cosa vedere
Il Laos è un paese del sud est asiatico dove il tempo si è fermato e dove si può
vivere un'esperienza a contatto con la natura, in un’atmosfera davvero magica
25 Novembre 2019 09:30

Paese montuoso, senza sbocchi sul mare, il Laos confina con la Cina, la Birmania, il Vietnam, la
Thailandia e la Cambogia. Architettura colonialista francese, templi, monaci, siti
unesco e una birra di tutto rispetto, questo piccolo paese incastonato regala forti emozioni. Il
processo di modernizzazione che è stato avviato nei territori vicini non ha avuto spazio qui,
complice la storia del paese che fino al 1989 è stato isolato.

Da questa data in poi, sono state aperte le frontiere ai turisti, che di certo non mancano
nemmeno ora. Il Laos è meno noto di alcuni paesi vicini ma ha davvero molto da offrire e in un
clima ospitale e rilassato. Diverse etnie si incontrano, la cultura buddista affascina e ci sono
grandi bellezze naturali ancora poco contaminate. Se non scegliete di partecipare ad un tour
organizzato, ma state organizzando un viaggio indipendente all’avventura, è bene conoscere
prima gli spostamenti interni da fare. Oltre le mete più famose, come ad esempio la
capitale Vientiane o Luang Prabang o la Piana delle Giare, c’è infatti molto altro da scoprire.

Laos: cosa vedere?

Centri urbani e luoghi più sperduti tra le attrattive del Laos. La parola d’ordine è esplorare
per non perdersi proprio niente di questa piccola gemma asiatica. Da semplici passeggiate e
spostamenti in bicicletta o tramite battello, fino al trekking, elenchiamo di seguito una serie
di località da visitare assolutamente, durante una vacanza in questa porzione di mondo.

Vientiane

Capitale del paese, si trova sulla sponda sinistra del fiume Mekong e al confine con la
Thailandia. Monumenti? Certamente! Tra i più famosi, il Pha That Luang, il più importante a
livello nazionale. Simboleggia sia la religione buddhista che la sovranità politica del Laos. C’è poi
il Patuxai, l’Arco di Trionfo di Vientiane, dedicato ai caduti per la lotta per l’indipendenza dalla
Francia. I templi: Wat Si Saket tra i più antichi, Haw Pha Kaeo arte sacra anche qui. Il Wat
si Muang invece custodisce il lak meuang ovvero il pilastro fallico considerato come la dimora
dello spirito della città.
Ci sono diversi templi più piccoli e discreti, altrettanto affascinanti e molto amati dai
locals. Xieng Khuan in lingua lao, il Buddha Park, a pochi km dalla capitale è uno stravagante
parco dove si trovano diverse statue di Buddha appunto e divinità induiste. Creato dall’artista
Luang Pu, uno sciamano. La sera, il lungo Mekong si accende e si può fare shopping nelle
bancarelle del night market.

Luang Prabang

La meta più turistica e frequentata, la città è dal 1195 è nella lista di patrimoni dell’umanità
dell’UNESCO. Pur essendo presa più d’assalto, non perde la sua essenza a livello paesaggistico
e culturale. Il Palazzo Reale (Haw Kham) che oggi è un museo, Wat Xieng Thong il
monastero per eccellenza e il Wat Mai altro tempio importante. La collina Phou Si permette
di godere di una vista eccezionale.

Salendo i gradini si potrà ammirare un incredibile tramonto sul fiume. Ci sono poi le grotte di
Pak Ou dove dietro una parete rocciosa si custodisce un luogo di culto e un po’ più lontane,
le cascate di Kaung Si con piscine naturali. Infine nel centro città, c’è un mercato notturno
dove artigiani espongono la loro merce.

Nam Ha

Una delle aree protette del Laos, uno dei diversi parchi nazionali. Chi ama l’eco-turismo
apprezzerà moltissimo questo luogo al nord del paese, che offre la possibilità di vedere animali
come elefanti e tigri oltre ad un elevato numero di specie diverse di uccelli. Sempre parlando
del cuore verde del paese, vale la pena segnalare, tra gli altri, anche il Bokeo Nature
Reserve creato per la protezione dei gibboni e il Phou Khao Khouay in cui poter vedere
l’orso asiatico e il leopardo maculato.

Piana delle Giare. Un altopiano misterioso, in cui sono presenti centinaia di giare in pietra
arenaria. I siti più importanti sono tutte intorno a Phonsavan. L’origine e il significato sono
sconosciute, la spiegazione più accreditata è quella di una funzione funeraria.

Si Phan Don

Le isole del Mekong. Ebbene sì, questo straordinario fiume regala anche le cosiddette
“quattrocento isole”, un arcipelago in realtà di migliaia di isole. Durante il periodo di secca
affiorano e permettono ai contadini di coltivare riso e cereali. Le più visitate sono Khong, Det e
Khon. Se sarete fortunati potrete avvistare i rari delfini dell’Irrawaddy.

Le località da visitare nel Laos di certo non sono solo queste, ci sono grotte (ad esempio,
Konglor), piccole cittadine (Savannakhet) o posti più remoti che richiedono spostamenti
maggiori per essere raggiunte ma che regalano emozioni indimenticabili. Diversi itinerari da
poter seguire, anche in base alle attività che si vogliono svolgere. Il silenzio regna spesso
sovrano insieme alla calma di un luogo pacifico e accogliente.

Laos: cosa sapere

Quando andare? Il clima in questa zona vicina alla Thailandia è tropicale, il periodo meno
piovoso quindi più secco è quello che va da novembre a marzo, dunque il periodo
migliore in cui visitarla. L’estate invece ha temperature elevate a causa di una percezione del
calore maggiore dovuta alla forte umidità. Indossare vestiti impermeabili è essenziale così come
scegliere più strati, meglio mettere in valigia un abbigliamento adatto alla pianura e alla
montagna.

Se si ha intenzione di superare i 1000 metri, sono consigliati vestiti di mezza stagione. Il cibo ha
influenze francesi e del sud-est asiatico. Citiamo due dei piatti tradizionali: il laap a base di
carne tritata (pollo o anatra) e il Tam Mak Houng che è un’insalata di papaya. Rinomatissima
la birra Lao. La popolazione è amichevole e ospitale, lo scorrere del tempo lento. Lasciatevi
conquistare da Laos, la “Terra del milione di elefanti”.
Latino

‘’L’anatema di un grande artista è riposto


nella sua costante divulgazione emotiva che risulta
non essere reciproca alla situazione emotiva del momento’’
Il paradosso di ogni dipinto reputato celebre di ogni attenzione
Risiede nell’essere celebrato dopo la morte di quell’artista,
la menzogna delle moltitudini viene cancellata dai meriti del successo
e sempre nell’idolatria si fa spazio una verità che prima veniva taciuta.
Ci disegnano come mostri coloro che non hanno imparato ad usare il pennello
E disegnano mostruoso il mondo coloro che hanno capito le atrocità del mondo
Durante ogni pensiero che guidava il loro pennello.
Siamo la materia astratta di una mano che accarezza lo spirito di un campo incolto
E siamo l’astratto materiale di un sentimento che inquina il corpo di amore,
siamo quel che siamo senza saper che loro sappiano cosa siamo,
possiamo essere la scienza laddove altri percepiscono arte
e possiamo anche essere filosofia laddove altri calcolano economia,
Siamo artisti, studio conoscenza ed ignoranza
Siamo parte del tutto e di niente.

138
Rap borghese
In un mondo dove la bugia è più
frequente della verità
È logico credere che chi dice la
verità sia stupido
Ed il suo essere definito buono
ed onesto sia oggetto di una
miserabile condanna.
In una società dove si passa più
tempo dal chirurgo in modo tale
da potersi guardare meglio allo
specchio piuttosto che guardarsi
per come realmente si è, sia
dentro che fuori è giustificabile
che chi sia naturale sia visto
come soggetto poco affascinante
e poco guardabile.
Come un Rap nato in una sala di
registrazione nei quartieri più
ricchi ed alla moda
Ricerchiamo le rime più in linea
con la melodia che dobbiamo mettere sulla base ed infanghiamo aspramente quel Rap nato per
le strade che era più alla ricerca di quel concetto riscontrabile nella lotta sociale
Piuttosto che all’incastro di una rima.
Un Rap borghese fatto di pistole finte e colpi sparati sul muro dell’apparenza
Un Rap borghese privo di poesia emotiva ma pieno di prosa economica
Ed un Rap borghese da portare sul palco per arrichirsi e non per arrichire le menti
Di ciò il poeta che scrive non sa che aggiungere alla poesia
Il pensatore si ferma a non pensare più ma pensa solo a fatturare
E di quel Rap borghese
Ritroviamo una tag sul muro che dice
Che:

‘’Il più grande dilemma del poeta non è riposto nella rima
ma nel sentimento che si dovrà legare alla sua anima’’

139
Lettone

‘’Chi non comprende il magnetismo di un’ideale che si lega con un idealista è


destinato a restare in poli opposti mai attratti da idee di cambiamento’’
Cambiamento è la parola chiave dell’evoluzione
Ed estinzione è il termine con cui una specie inferiore cede il passo ad un’altra.
Un mutante che ha il potere di soggiogare le menti e far volare elementi
Non può essere considerato un mostro da abbattere affinchè un misero homo sapiens regni
Ma va considerato un homo superior destinato all’evoluzione della specie.
Terrorismo è il mero concetto che ha un sapiens per divulgare la sua infima paura,
Proclamando isterie di massa che comportano la loro inferiorità dinanzi alla nostra superiorità.
L’unica pace degna di essere annunciata è quella in cui si veda il merito di chi ha grande potere,
Essere in cima alla piramide evolutiva è diritto di esserne un sovrano
E non motivo di sorpresa di un cambiamento epocale.
In una guerra dove chi ancora rinchiude ancora i suoi soldati in una scuola
Non c’è tempo di imparare ma di agire affinchè avvenga il solenne cambiamento.
Che giunga l’era dell’homo superior abbracciata nella casata dei Magnus
Che avvenga l’ora del giudizio evolutivo descritto dalla natura, che sia oggi e per sempre
140
Oggi sono chiunque
Come un mimo imita frammenti di una vita non vissuta
Vedo uomini indossare la maschera di un’ignara coscienza,
Che sia il momento di indossare la mascera del Goblin per glorificare la follia criminale
O che sia il momento di indossare la maschera dello Spiderman di quartiere per fare l’eroe
E che venga il momento di svelare la verità del Camaleonte per capire
quanti volti si hanno avuto e quante mentalità si hanno dovuto indossare.
Oggi sono chiunque per capire che nessuno può essere me
Sono chiunque e non un mero disturbo dissociativo della personlità che ha Moon Knight
Sono chiunque per non essere una solita maschera indossata dalla società omologata,
come un mimo che replica un vetro dalla quale trova un ostacolo
mi distacco dalla realtà di J. Jonah Jameson che non fa altro che parlare di Spiderman
e mi lego all’arte illusoria di Mysterio per ricondurmi a realtà non visibili a tutti,
oggi sono chiunque il ladro, la guardia, il mafioso, il giornalista e l’eroe per capire che:

‘’Nella società odierna una mente vuota insegue un’uguaglianza disumana


mentre una mente illuminata viene ripudiata per un suo concetto
diverso dall’omologazione sociale e mentale’’

141
Lingala

‘’Una luce fioca difficilmente incontrerà ombre pericolose


nel suo tragitto mentre una nova ha la responsabilità di brillare
affinchè le ombre non prendano il sopravvento’’
un disastro universale che distrugge tutto ciò che incontra,
l’ultimo superstite di Xandar in lotta per organizzare una resistenza
ed un motivo per cui vale la pena di lottare contro le forze più oscure
sono solo le prime righe di una leggenda raccontata da ogni angolo dell’universo
sono le prime costellazioni che guidano il tragitto di un uomo a divenire eroe
e sono le cause che comportano effetti che modellano uomini, pianeti e universi.
Volando più veloce della luce illumina pianeti oscurati dalla trama di un male
Lottando con più forza di un titano arresta criminali spaziali
E collegandosi all’uni – mente diviene un tutt’uno con la conoscenza xandariana.
Una minaccia oscura o un latinante spaziale ha i minuti contati
Poiché Nova è la giustizia spaziale e piaga al criminale
Poiché Nova è luce per brillare laddove vi è buio per oscurare
142
Inumani
Un silenzio infinito che permane per ottenere la pace nella vita,
infinte di diversità disperse nelle tonalità della nebbia terrigena,
anomalia, espressione di una normalità inumana.
Un isolamento duraturo nel tempo protetto da una cupola,
lontani dagli esterni tutti infimamente uguali,
lontani dalle parole corrotte dalle menzogne dei loro leader
e lontani dalla loro aria come corrotta nell’anima così nociva al corpo.
Eppur giunto il giorno del primo contatto tra noi inumani e loro umani
Così distanti nella forma, nell’idea e nel potere
Ma non per sempre destinati al non incontrarci vivendo per sempre vite parallele.
Io Freccia Nera, Re degli inumani so che con una mia singola parola potrei distruggere tutto,
nel mio mondo con i miei problemi e nel loro mondo con i loro problemi
nella mia vita di costante silenzio, ascoltando e regnando nella maniera inumana ho capito che:

‘’ Al mondo esistono due tipi di persone,


c’è chi parla tanto non dicendoti nulla e c’è chi parlando poco
esprime in ogni parola una forza inimmaginabile’’

143
Lituano

‘’Chi comprende realmente la vita sa benissimo


che lo stato di essere vale più della condizione di avere’’
Chi serve un’entità al di sopra del bene e del male affamata di pianeti
Lotta una battaglia impari che pur non sapendo di vincere si ostina a combattere,
chi fa surf nel cosmo osserva le peculiariatà di ogni vivente
dall’edonismo alla filantropia, dall’infamia alla benevolenza
e dal sacrificio allo spreco è composto ogni pianeta.
Chi lotta contro l’avido atto di avere illustra il suo componimento di essere
Come il mare bagna l’uomo purificandolo dal sudore del suo peccato,
Chi è solo nonostante abbia conosciuto e visto ogni cosa dell’universo
Del suo martire viaggio annuncia una conoscenza valida per dimostrarsi un araldo.
Chi ha avuto, ha ed avrà non ascolterà
Ma chi è stato, è e sarà ti guiderà
144
L’osservatore
Vidi, vedo e vedrò moltitudini acclamare come Dei
quattro ignoranti che tirano due calci ad una palla per metterla in una rete,
ed ancora uomini cercare verità nella recita trasmessa dall’attore.
Vidi, vedo e vedrò preti professare una religione che per nulla vivono
E politci che distribuiscono carta igienica per pulirsi il culo dalla loro propaganda.
Persone bloccate nella finzione artificiale della loro vita sociale sul cellulare,
eroi costretti a patire la tirannia di un’idiozia dilagante,
scienza diffusa da bocche che non conoscono nemmeno la formula dell’acqua
ed umani messi sotto scacco ogni giorno dal sovrano denaro
Vidi, vedo e vedrò questo mondo collassare con le stesse mani dei suoi abitanti
Ma ciò che più mi reca disgusto è sicuramente vedere che :

‘’Il più grande crimine sociale è ammazzare


colui che vede ciò che non vede la maggior parte della società’’

145
Curiosità di Lelouch Alighieri
Cronologia della lingua di Cicerone,
dall'antichità ai giorni nostri

"Senza il latino, è inutile cercare di comprendere i 3000 anni di storia che hanno dato vita
all'Impero Romano, visto trionfare il Cristianesimo, affermarsi l'identità dell'Occidente. Jürgen
Leonhardt, autore di The Great History of Latin, From Origins to Today.

La lingua latina è stata la prima tra tutte le lingue europee a godere di un'aura internazionale
e dello status di lingua universale. Oggi dichiarato estinto, il latino era la lingua ufficiale
dell'antica Roma, quindi dell'intero Impero Romano Occidentale fino alla sua caduta (avvenuta
nel 476 d.C.), uno dei più potenti imperi - e uno dei più affascinanti - della storia. Anche chi non
è uno storico e neppure un archeologo sa che il latino era la lingua della civiltà romana. O
quantomeno dovrebbe almeno sapere che la lingua italiana è scritta con l'alfabeto latino. In
genere tutti sanno che l'Italia, il Portogallo, la Spagna e la Francia sono Paesi in cui si parlano
lingue neo- latine, ossia direttamente derivate dalle diverse forme di "volgare", le lingue
regionali derivate dalla matrice latina.

Ma conosciamo la vera storia della lingua latina sin dalla sua genesi fino ad oggi? Per alcuni,
il latino cessò di esistere quando l'ultimo latinofono si estinse senza trasmetterla ad altre
persone .Per altri, il latino è in effetti una lingua ancora viva poiché la latinità, nel 2018, riguarda
l'intero continente americano e latino-americano, tutta l'Europa occidentale, centrale e orientale
(per i Paesi che non usano l'alfabeto cirillico), la maggior parte dell'Africa e dell'Oceania. Anche
i Paesi asiatici che non utilizzano l'alfabeto latino spesso traducono i loro simboli in inglese -
una lingua pesantemente influenzata dal latino.

Qual è la storia del latino?

Questa è la domanda a cui la redazione di Superprof cercherà di rispondere per te in questo


articolo: accompagnaci in questa avvincente ricerca!

All'origine dei Romani, il latino arcaico

In origine, non c'era nulla, e poi...

Fu sulle rive del fiume Tevere, nel Lazio, a livello di Roma, che venne pronunciata la prima
forma di ciò che veniva chiamato latino parlato.
Romolo e Remo parlavano il latino?

Si trattava di un dialetto italico come il sannitico e l'osco-umbro. Da vicino o da lontano, questi


dialetti avevano alcune differenze, ma avevano in comune il fatto che derivassero tutti
dall'alfabeto greco ed etrusco.

Le origini della lingua latina sono, tuttavia, molto oscure e difficili da certificare. In effetti, i
parlanti di un latino arcaico (prisca latinitas in latino), prima dell'Impero Romano, adottavano
una lingua di tradizione orale.

Della loro arte dell'eloquenza - come gli antichi Greci con Socrate - non sono rimasti che pochi
documenti scritti.

Il più antico scritto è attestato da una scoperta archeologica nel 1887, che appare sulla fibula
prenestrina, e risale al VII secolo a.C.

Se vuoi ammirarla vi basta fare un salto a Roma: la fibula è oggi esposta al Museo Nazionale
Preistorico Etnografico Luigi Pigorini.

Una curiosità a proposito di questa importante scoperta: gli studiosi hanno dibattuto a lungo
sulla possibilità o meno che l'iscrizione fosse autentica; solo nel 2011, dopo analisi
con microscopio elettronico a scansione e altri mezzi all'avanguardia si è arrivati ad avere una
conferma basandosi sulla corrispondenza delle tecniche impiegate per costruire la fibula. e le
tecniche del tempo.

Per ammirare la fibula prenestina, prima testimonianza di latino scritto, organizza un viaggio a
Roma!
Ma torniamo a noi!

Si pensa che la lingua latina si sia evoluta per quattro o cinque secoli prima di unificarsi come
lingua di tutti i Romani, e prima di essere adottata come lingua scritta degli atti giuridici, come
lingua franca della civiltà romana.

Tuttavia, la leggenda narra che la città di Roma fu fondata da Romolo e Remo nel 753 a.C. e
che, dopo un duello fratricida vinto da Romolo, prese il nome attuale.

Dal III secolo a.C., sotto l'era reale e la Repubblica romana, fino all'apogeo dell'Impero
Romano, molti autori si serviranno del latino parlato come vettore di diffusione: le commedie di
Plauto (-254; -184), Terenzio (-185; -159), le lettere di Cicerone (-106; -43), le Satire e le
Epistole di Orazio (-65; -8) e il Satyricon di Petronio (27-66).

Se non avete ancora avuto la possibilità di leggere questo testo, vi consigliamo di recuperare al
più presto: si tratta di un'opera unica in cui l'autore è riuscito a mettere insieme diversi e
apparentemente distantissimi generi letterari per creare un risultato incredibilmente ironico per
l'epoca ma anche per i lettori attuali. Una vera impresa!

Dai primi secoli della latinità arcaica, i prestiti dell'alfabeto greco - già presenti sul suolo italiano,
specialmente in Sicilia e a Taranto - sono numerosi: molte parole della koinè greco saranno
presenti nel latino e poi nella lingua italiana più di un millennio dopo.

Forse non ci fai caso, ma usi quasi quotidianamente prestiti dal greco. Quando parli di
grammatica, ad esempio, la cui etimologia riportata da Garzanti è: ← dal lat. grammatĭca(m),
che è dal gr. grammatikḗ (téchnē) ‘(arte o scienza) delle lettere’; cfr. grammatico.

Lo stesso vale per ortografia ← dal lat. orthographĭa(m), e questo dal gr. orthographía, comp.
di orthós‘corretto’ e -graphía ‘-grafia’ e per un oggetto che utilizzi (e tantissimo anche!) ogni
giorno: il tuo telefono. Il termine deriva apparentemente dall'inglese; in realtà, anche l'inglese ha
attinto alla lingua greca con tele- che significa "da lontano" e "phoné" che significa voce.

La verità è che tutte le parole che utilizziamo ogni giorno derivano dalla lingua latina e dal
greco... ma non ne siamo davvero consapevoli!

L'età del latino arcaico termina intorno all'anno 78 a.C, anno in cui morì Lucio Cornelio Silla.

Le epoche del latino classico antico

Il latino classico è quello che prevale nei testi letterari scritti dai Romani, utilizzando la
semantica considerata come "classica".

Questa è l'età d'oro della letteratura latina: il latino letterario, che si estende nel primo
secolo avanti Cristo.

L'età d'oro del latino (-100 - 14)

La terminazione delle parole latine cambia rispetto al latino arcaico e molte produzioni letterarie
emergono. Gli storici hanno infatti portato alla luce innumerevoli scritti di autori storici e di fama
mondiale:

 Giulio Cesare,
 Cicerone,
 Tito Livio,
 Catullo,
 Lucrezio,
 Virgilio,
 Orazio,
 Ovidio.

Siamo certi che hai già letto da qualche parte queste righe:
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Si tratta di uno dei più famosi carmina di Catullo, croce e delizia dei programmi di letteratura
latina!

Odi et amo, uno dei più famosi carmina scritti da Catullo nel I secolo, amato (e odiato!) da
migliaia di studenti!

Forse non hai invece ancora incontrato sulla tua strada "De oratore" l'opera di Marco Tullio
Cicerone, scritta tra il 55 e il 54 a.C.

Un'opera che rimane attuale pur nel tempo che passa, un buon motivo per approfondire la
conoscenza della lingua latina.

Un'opera davvero attualissima se si pensa che l'opera viene presentata così:

"Nella Roma repubblicana l'oratoria era il sapere più strettamente legato alla politica: riflettere
sulla pratica oratoria e sulla fisionomia dell'oratore significava quindi intervenire in un campo di
problemi intrecciato e in parte sovrapposto all'ambito della politica. Occuparsi della formazione
dell'oratore, in particolare, equivaleva a occuparsi della formazione del cittadino romano nel
senso più pieno: il modello di oratore ideale che il 'De oratore' si propone di delineare coincide
perciò con quello del cittadino (e uomo di governo) ideale. Cicerone affrontò questo tema nel 55
a.C., in un momento in cui, parallelamente alla grave crisi delle istituzioni repubblicane, anche i
modelli culturali tradizionali erano in discussione, e saperi specializzati e professioni tecniche
emergevano a minaccia di quella cultura unitaria la cui difesa è uno degli obiettivi dell'opera."

La prosa e la poesia si sviluppano negli ultimi decenni della Repubblica romana, quindi si parla
in questo periodo di una transizione dalla tradizione orale della lingua latina a una lingua
letteraria nobile, chiamata classica.

Questa fase è caratterizzata da una grande flessibilità e da una libertà di sintassi come non
erano mai esistite prima, con risultati davvero sorprendenti.

L'età d'argento (14 - 130)

Il periodo compreso tra il 14 d.C. e il 130 d.C. è quello chiamato età "post-agostiniana", nome
che vuole evocare una letteratura di latino classico meno ricca di quella dell'età d'oro.
Il
Colosseo di Roma, costruito per volere dell'imperatore Vespasiano!

Tra i grandi autori della Storia della letteratura romana vi sono Fedro, Seneca, Plinio il
Vecchio (morto a Pompei nel 79), Petronio, Quintiliano, Tacito, Plinio il Giovane,
Giovenale.

Studiare questi autori vuol dire non soltanto avere una visione più chiara e approfondita della
lingua latina, ma imbattersi in personaggi misteriosi e affascinanti. Ad esempio, attorno a Fedro
aleggia un'aurea di assoluto mistero: si conosce solo la data della sua nascita, fissata forse
intorno al 20 a.C. e della sua morte, avvenuta intorno al 50 d.C.

Un uomo longevo, se si considera l'età in cui vive, e con le idee chiarissime: nel prologo della
sua raccolta dichiara infatti

La materia che Esopo, il creatore della favola, ha trovata, io l'ho rifinita in versi senari. Doppio è
il pregio di questo libretto: che suscita il riso e che insegna, con il suo consiglio, la vita dell'uomo
prudente. Se poi qualcuno volesse dir male del fatto che gli alberi parlano, e non gli animali
soltanto, si ricordi che noi scherziamo con favole inventate.

Questo "latino imperiale"da lui e gli altri utilizzato - corrispondente all'apogeo dell'Impero sotto
gli imperatori romani Nerone, Domiziano o Flaviano - è caratterizzato da una raffinatezza e da
una maggiore complessità dell'arte della retorica.

Inoltre, l'influenza dello stoicismo della Grecia antica stava allora riducendo l'importanza data
agli dei in una Roma dove la mitologia era ancora politeista e pre-cristiana.

Il latino "tardivo"

Dal II all'VIII secolo dell'era cristiana, le invasioni barbariche fanno precipitare la situazione e
portano alla caduta dell'Impero Romano causando la sua dissoluzione politica.

Questa segna un cambiamento nella lingua latina, perché perde il suo status: non è più la
lingua ufficiale dello stato più potente.

Anche se l'Impero Romano d'Oriente, o Impero Bizantino che dir si voglia, ha mantenuto i suoi
confini fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453, continua a servirsi della lingua greca.

Proprio in questo periodo molte parole straniere appaiono nel lessico latino: è l'era chiamata
del "latino basso".

Va notato, inoltre, che il latino parlato dalla classe elitista (detto sermo cotidianus) di Roma
differisce da quello parlato dalle classi popolari dell'impero (detto sermo plebeius).
È la lingua della plebe, della gente, che ha dato origine alle lingue romanze: nei territori in
cui il volgare latino - chiamato anche lingua romana - si è diffuso, una compenetrazione della
lingua imperiale ha avuto luogo negli spazi regionali e nei dialetti delle province soggette
all'impero di Roma.

Dal latino medievale al latino umanista

Una lunga fase di mutazione della lingua latina ha luogo dal tardo Medioevo al Rinascimento
europeo (IX- XVI secolo).

Il Vaticano, la sede della Santa Chiesa Cattolica!

Il latino del periodo feudale rappresenta la lingua letteraria usata in tutta l'Europa
occidentale. Fu soprattutto in quel momento che la cristianità e la Chiesa cattolica decisero di
mantenere il latino come lingua di scrittura.

Questa scelta è chiaramente dettata dalla volontà di mantenere una lingua che parli a tutti i
cristiani, unendoli generazione dopo generazione: è l'universalità, l'abbraccio in cui la religione
vuole stringere tutti i suoi fedeli a imporre una scelta linguistica di questo tipo.

Il popolo letterario di quest'epoca, sia della nobiltà che del clero, sta assistendo a una colossale
produzione di documenti di tipo liturgico, mentre la letteratura ecclesiastica si apre anche all'arte
della scansione di testi antichi.

La lingua latina viene profondamente rielaborata: riformata nell'800 da Carlo Magno, la sua
composizione sintattica viene semplificata e molti neologismi vengono incorporati nel linguaggio
corrente.

Carlo Magno è una figura centrale anche per la lingua latina e per la sua grafia!
L'imperatore ha anche un grande impatto sulla grafia: introduce infatti un nuovo tipo di scrittura,
la minuscola carolina, che ha appunto ereditato da lui il suo nome. Si tratta di una grafia che
risulta molto elegante e che prevede che ogni lettera sia staccata da quella che la segue e
quella che la precede. La sua importanza risiede nel fatto che rende più semplice il lavoro degli
amanuensi (tanto che fu adottata nei monasteri per la trascrizione dei libri liturgici); la sua
semplicità la rende adatta anche alla stesura degli ufficiali e a poco a poco si inserisce anche
nella pubblica amministrazione.

Dobbiamo fare un salto temporale per arrivare a scoprire l'importanza che la lingua latina
continua ad avere, nonostante le evoluzioni.

Dopo secoli di oscurantismo cristiano in Europa, arriva una nuova era, in cui l'arte, la ragione e
la scienza emergono sul culto della divinità: il Rinascimento.

Successivamente e paradossalmente, il latino rimane il nobile linguaggio delle scienze.

Così, tra i filosofi e gli scienziati "umanisti" del XV e XVI secolo, sono numerosi coloro che
mantengono il latino per la loro produzione letteraria - in particolare per le opere scientifiche,
filosofiche e religiose. Autori come Erasmo da Rotterdam (1467-1536) , Cartesio (1596-1650),
Francesco Bacone (1561-1626) o Isaac Newton (1643-1727) continuano a utilizzare la lingua
latina non solo per comunicare al mondo le loro scoperte, ma anche per avere contatti e
confronti fra di loro.

Il latino rimane la lingua franca della conoscenza, compresa da tutti i letterati d'Europa
dei Paesi in cui è stata applicata la legge romana.

In tutto l'Ancine-Régime, l'Europa ha una miriade di dialetti, lingue romanze non ancora
completamente definite.

Di conseguenza, il latino rappresenta anche il miglior strumento linguistico per i re e gli


imperatori nelle relazioni diplomatiche internazionali.

Perché studiare oggi questa lingua, anche se sono passati svariati secoli?

Scopri subito perché imparare la lingua latina è un'esperienza davvero interessante anche oggi,
nonostante spesso si parli in maniera ben poco accattivante di "lingua morta".

Di fronte a tutto ciò, sorgono diverse domande:

 Perché la lingua latina è considerata una lingua morta?


 Non c'è davvero più nessuno che sappia parlare il latino?
 Perché si insegna ancora il latino al liceo e perché esistono ancora molti latinisti capaci
di comprendere i testi letterari dei grandi scrittori romani - da Cicerone a Ovidio, fino a
Seneca, se questa lingua, priva di parlanti, è considerata morta?

Come definire una lingua morta?

In linguistica, una lingua è considerata morta o estinta quando non ci sono più persone che la
utilizzano come mezzo di comunicazione nella vita di tutti i giorni.

Quindi una lingua sarebbe morta quando l'ultimo parlante è morto.


Se il latino è morto, perché lo si trova ancora impresso sui gradini delle chiese?

In effetti, chi nel 21° secolo utilizza ancora il latino come lingua madre? La risposta è semplice:
assolutamente nessuno.

Viene quindi considerata "morta" qualsiasi lingua che non è più parlata, che non ha più nessun
utente al mondo.

Questo è il caso dell'egiziano antico, del fenicio - la prima lingua semitica, che diede origine
all'arabo -, dell'accadico, delle lingue celtiche, tra molte altre lingue antiche.

Eppure alcuni ricercatori - linguisti, archeologi, storici - riescono a parlare fluentemente questo
idioma. Esiste infatti una vera filologia della lingua latina e del greco antico.

Da un lato, alle superiori si studia ancora il latino. Conoscere le parole latine e la grammatica
latina può essere un prerequisito o una risorsa per alcuni corsi universitari (lettere classiche,
lettere moderne, medicina, chimica, botanica, ecc.).

D'altro canto, il latino sarebbe sopravvissuto, secondo alcuni, perché serviva da supporto
grammaticale a diverse lingue figlie: le lingue romanze.

Così, italiano, francese, spagnolo, portoghese, rumeno - e in minor misura l'inglese - sono
lingue di origine latina parlate oggi da circa 2-2,5 miliardi di persone sulla Terra.

Inoltre, il latino è rimasto il linguaggio liturgico ufficiale della Chiesa Cattolica Romana.
Ancora oggi, infatti, il Vaticano ha il latino come lingua ufficiale.

In questo senso, non vogliamo davvero considerare il latino come una lingua morta e
scomparsa, ma piuttosto come una lingua dimenticata.

Inoltre, non si scrivono i secoli, i nomi dei re e dei papi in numeri romani, e quindi in latino (XX e
XXI secolo, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Luigi XIV, Luigi XVI, Carlo X , Napoleone III, la
Quinta Repubblica, ecc.)?

Il declino della lingua latina in più fasi

La lingua latina emerse nell'Italia centrale, nel Lazio, e fu probabilmente influenzata dagli
Etruschi.

La lingua latina è considerata morta, eppure utilizziamo ancora certe parole latine in italiano!

Nel VI secolo a.C., il latino era già utilizzato e conobbe diversi sviluppi nel corso dei
secoli prima di diventare la lingua ufficiale della civiltà romana.
Questa prima forma di latino, chiamata latino arcaico, mutò in latino classico intorno al III
secolo a.C., periodo che corrisponde all'espansione territoriale dell'antica Roma.

Il latino resistette alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) perché era un
linguaggio di comunicazione, una lingua scientifica, liturgica e artistica, che impregnò la storia
della letteratura per lungo tempo, fino al Rinascimento nel XVI e XVII secolo.

Tuttavia, l'Impero Romano d'Oriente passò sotto l'influenza culturale greca (e ortodossa) fino
alla sua caduta nel 1453 e, con la conquista dell'Impero ottomano, di fronte alla lenta e
progressiva unificazione delle lingue romanze, il latino scomparì a poco a poco dalle lingue
madri o lingue ufficiali.

Gli storici hanno individuato tre tappe nel processo di avvicinamento del latino verso la sua
morte lenta:

 La lingua cessa di essere volgare: il momento in cui il latino, volgare o classico, non
veniva più utilizzato nella vita di tutti i giorni. Storicamente, questo corrisponderebbe al
periodo tra il VII e il X secolo: con l'Impero Romano caduto, altre influenze
incoraggiavano la lenta formazione di altri dialetti e le lingue romanze soppiantarono il
latino.
 Il latino cessa di essere una lingua vivente: nel XVI secolo, il Rinascimento valorizza
l'umanità, l'arte, la razionalità, l'individualismo e la logica, ma il latino cessa di essere
una lingua vivente perché non viene più utilizzata da nessuno in alcuna attività.
 Il latino cessa di essere compreso da tutti: ecco il momento in cui il latino cessa di
essere operativo, come identità culturale e come linguaggio di riferimento.

Le cause dell'abbandono del latino

Il motivo principale per cui il latino è una lingua morta è storico.

Ecco un esempio dell'eredità lasciata dagli Antichi Romani in Europa!

Durante l'epoca romana, imparare il latino era un mezzo di scambio che permetteva anche di
riuscire a farsi spazio nei territori passati sotto il dominio dell'Impero Romano.

"Gli studenti di latino erano in contatto con i madrelingua di questa lingua: antichi legionari
stabiliti nelle province, funzionari di Roma o mercanti romani che circolavano nell'Impero. (U.
Reutner, Dal latino alle lingue romanze.)

Una strategia di assimilazione forzata venne quindi adottata per tutti i popoli conquistati.

Diffondere il latino era anche per il potere romano uno strumento di resistenza contro l'influenza
dei Galli e delle lingue germaniche del nord.
Essendo Roma il sistema politico più potente, quello con le più grandi ramificazioni, il latino
fungeva da lingua universale nel mondo occidentale, quando ogni altra lingua e
cultura veniva considerata una prerogativa dei popoli barbari.

Nel Medioevo, però, i regni e le province non avevano più bisogno di un linguaggio uniforme
come il latino: fu limitato a poco a poco alla Chiesa Cattolica, parlato solo nell'ambiente
ecclesiastico.

Un'altra spiegazione: le evoluzioni culturali delle società occidentali.

A causa dell'emancipazione di ogni dialetto come lingua comune, il latino gradualmente svanì e
diede origine alle lingue romanze che conosciamo oggi:

 l'italiano, che deriva direttamente dal latino.


 Il francese - all'epoca ancora diviso tra lingua d'oïl e lingua d'oc -, il fiammingo e il
romancio.
 Il castigliano (lo spagnolo) e il portoghese - influenzate dalla lingua araba e dalla
cultura gotica dei Goti e dei Visigoti.

Possiamo anche vedere l'estinzione del latino come il risultato di cause politiche.

Infatti, il Medioevo (fino al Rinascimento) è il momento in cui si consolidano i confini dei regni e
degli imperi di ogni Paese occidentale.

L'abbandono della lingua latina diventa in questo angolo di analisi un modo per emanciparsi
da un modello culturale decaduto (l'Impero Romano d'Occidente), per unificare il suo regno e
assicurare la sua egemonia sulle altre potenze.

Soltanto la Chiesa cattolica è rimasta fedele al latino parlato: si è dovuto attendere fino al XX
secolo, al Concilio Ecumenico Vaticano II, inaugurato l'11 ottobre 1962 da Papa Giovanni XXIII
e conclusosi l'8 dicembre 1965, per la celebrazione della prima Messa in una lingua diversa dal
latino (l'italiano).

Da allora, i preti hanno avuto il diritto di abbandonare il latino e di celebrare la messa nella loro
lingua madre.

Dal "neolatino" al latino contemporaneo

Ancora oggi, il latino è una delle lingue ufficiali del Vaticano. Sorprendente, no? Gli Stati
pontifici e la Chiesa Cattolica non hanno infatti mai abbandonato il loro linguaggio storico e
l'universalità che questo permette di raggiungere: in questo contesto il latino è una lingua
parlata!

L'hibiscus: il latino è ancora la lingua della scienza!

Linguisti e scienziati delle lettere classiche utilizzano la terminazione "neolatino" per designare
l'uso dell'idioma latino dal Rinascimento italiano.
Un anno dopo la caduta dell'Impero Romano d'Oriente (Impero Bizantino), ossia nell'anno 1454,
Johannes Gutenberg - orafo e tipografo - inventa la stampa a caratteri mobili. Questa
innovazione rende i testi latini ampiamente disponibili e li fa viaggiare in ogni angolo del mondo,
rendendoli fruibili da un numero sempre maggiore di persone. Forse non ci hai mai pensato, ma
tutto questo ha reso possibile seguire un corso di latino anche prima che la digitalizzazione
rendesse possibile la partecipazione a un corso di latino online!

Eppure due o tre secoli dopo, mentre le lingue romanze si uniscono sotto l'Ancien-Régime, il
latino cade gradualmente in disuso.

Al punto che qualcuno inizia a considerarla una lingua morta.

Il latino del XVIII secolo, infatti, viene usato soltanto per produzioni scientifiche e letterarie,
specialmente nell'ambito della poesia: sempre meno lingua parlata, il latino perde sempre più
terreno,.

Dalla fine del XIX secolo, la lingua latina rimane principalmente una lingua religiosa e
liturgica, rivendicata da un numero sempre minore di cardinali e teologi della Chiesa Cattolica
Romana.

Tuttavia, in alcuni ambiti rimane vivissima: i termini della scienza hanno mantenuto molto del
loro nome latino, in particolare in medicina, botanica, biologia e farmacia.

Questo perché - dice lo storico Novica Vojinovic riassumendo perfettamente l'importanza della
lingua latina -

Tutti i termini latini hanno due caratteristiche che nessun’altra lingua possiede: la prima è
l’estrema concisione, la chiarezza e la precisione della formula, che non si può ritrovare in
nessun’altra lingua come in quella latina. La seconda caratteristica è che le parole, le frasi e i
verbi
della lingua latina fanno parte del bagaglio culturale di molte lingue.

Va da sé che queste due caratteristiche rendono davvero la lingua latina la più adatta alla
diffusione della conoscenza, soprattutto in ambiti tanto delicati.

Tieni quindi presente che, se a livello lavorativo sogni di avere a che fare con una di queste
materie, se pensi di voler tentare il fatidico esame di ammissione in medicina, ad esempio, la
lingua latina ti sarà non solo utile ma addirittura indispensabile!
Lettonia, storia cultura e
tradizioni
Di Giovanni Cravero 31/05/2018

Chi viaggia ha scelto come mestiere quello del vento

Fabrizio Caramagna, studioso e scrittore

La Lettonia è un Paese molto interessante da visitare e sicuramente merita di essere


scoperto. Il territorio, ricoperto da foreste, ha paesaggi stupendi da offrire, così come le
lunghe coste cristalline. Imperdibili anche i castelli di Sigulda, che si affacciano sulla
panoramica valle del fiume Gauja, oggi compresa nel territorio del Parco Nazionale. Ma se
gran parte del Paese è ancora poco esplorata dai turisti stranieri, la capitale, Riga, è ormai
stabilmente nella mappa del turismo internazionale e piano piano sta riconquistando l’ambito
titolo di “Parigi del nord”, che un tempo condivideva con varie altre città europee.

RIGA

La capitale della Lettonia, è una splendida città sulla riva del Mar Baltico e con i suoi 700.000
abitanti è uno dei maggiori centri urbani della regione. Dal cuore medievale, distrutto dalle
invasioni e ricostruito nei secoli, Riga è oggi Patrimonio Unesco dell’Umanità grazie alla
qualità e alla quantità di edifici in stile liberty introvabili nel resto del mondo.

Fondata nel 1201 come centro per evangelizzare le popolazioni baltiche che abitavano la
regione, ebbe una rapidissima espansione nel corso del XIV° e XV° secolo grazie all’entrata
nella lega commerciale dell’Hansa. Dopo secoli di dominazione straniera, prima svedese poi
tedesca e infine russa, la Lettonia e Riga tornarono indipendenti nel 1991 e da allora il paese
ha spinto molto per entrare nell’orbita dell’Unione Europea.

Il centro della città, racchiuso nel quartiere Vecriga, segue il tracciato della vecchia città
medievale, della quale si può ancora distinguere il fossato che cingeva le antiche mura
abbattute nel corso dei secoli. Tra i piccoli vicoli del centro si trovano molti edifici storici, un
aspetto complessivamente “scandinavo” con le facciate dei palazzi vivacemente colorate e le
tradizionali stradine lastricate di ciottoli. Il centro è dominato dal Castello di Riga, la fortezza
a difesa della città e oggi residenza del presidente della repubblica, situata sul corso del
fiume Daugava. Il castello venne costruito del 1300 e da allora ha subito molti restauri e
ricostruzioni che hanno prodotto la situazione attuale in cui l’aspetto militare è secondario
rispetto a quello di rappresentanza. All’interno del castello si trova il Museo della storia
lettone e il Museo di arte che raccolgono alcune delle più importanti collezioni museali dello
stato.

Il cuore di Riga è dominato dalle alte guglie delle tre principali chiese della città: la
Cattedrale, San Pietro e San Giacomo. La Cattedrale di Riga è il più grande edificio religioso
dei paesi baltici, una grande costruzione che incorpora in sé vari stili architettonici, dal
romanico al barocco, a testimonianza delle continue modifiche che ha subito nei secoli.
Edificata nel corso del XIII° secolo questa grande chiesa è anche la sede di uno dei più
grandi organi del mondo, costruito nel 1800 da un’impresa tedesca, assistere a uno dei
numerosi concerti sotto le meravigliose vetrate policrome è un’esperienza da non perdere.
San Pietro e San Giacomo sono le altre due chiese maggiori di Riga, in elegante stile gotico
baltico la prima e in stile romanico e barocco la seconda, rendono immediatamente
riconoscibile il profilo della città. Il campanile di San Pietro coi suoi 123 metri è uno dei più
alti d’Europa e grazie ad un ascensore panoramico oggi si può raggiungere una piattaforma
che offre una spettacolare vista a 360 gradi sulla città.

Per vedere uno dei luoghi più caratteristici bisogna spostarsi in Piazza del Municipio, il centro
commerciale e amministrativo di Riga. Questa elegante piazza è la sede delle istituzioni
cittadine fin dal medioevo ed è uno degli esempi più brillanti della vivacità dell’architettura
baltica. Ai lati della piazza si trovano la Casa delle Teste Nere con le sue decorazioni
sgargianti e gli eleganti archetti, per secoli sede della congregazione dei mercanti.

Vicino alla Cattedrale si può visitare il Museo della storia di Riga e della Navigazione che
raccoglie moltissimi reperti della storia più antica della città oltre a una spettacolare
collezione di modelli navali, a rimarcare lo stretto legame che si sviluppò tra commerci
marittimi e sviluppo urbano di Riga nel corso dei secoli. Un luogo significativo del centro di
Riga è il Monumento alla Libertà, costruito nel 1935. Si tratta di una colonna di 50 metri di
altezza e sormontata da una figura femminile che solleva verso il cielo tre stelle dorate a
simboleggiare le tre regioni storiche della Lettonia.

LA REGIONE

Il patrimonio storico del paese presenta monumenti archeologici interessanti, edifici sacri e
militari. La regione di Jurmala comprende una serie di piccole cittadine e località di
villeggiatura che si estendono per 20 km lungo la costa a ovest di Riga. Questa località, con
spiagge, dune, foreste, musei, gallerie, ristoranti, bar e locande è un luogo ideale per
rilassarsi. Conosciuta localmente come la “Svizzera della Lettonia”, Sigulda, con i suoi
dintorni, vanta una serie di castelli medievali e grotte leggendarie distribuiti lungo il tratto
più bello della valle del Gauja. Via di accesso principale al Parco Nazionale del Gauja, è anche
una piccola stazione di cura e un centro per gli sport invernali. La principale attrazione
di Bauska, invece, è il suo castello, costruito tra il 1443 e il 1456 come fortezza dei cavalieri
livoniani. Kuldiga è la cittadina più storica e pittoresca della regione di Kurzeme: vi si
ammirano un municipio del XVII° secolo, un granaio del XVIII° secolo, chiese cattoliche,
russo-ortodosse e luterane, un mulino ad acqua costruito nel 1807, un giardino con sculture
e un museo regionale. Nel tratto del fiume Venta presso Kuldiga si può nuotare e pescare e
c’è anche una cascatella larga 275 metri, la più ampia d’Europa. Nel Paese ci sono quattro
riserve naturali: Grinu, Moricsala, Krustkalni e Teici, tre parchi nazionali: il Parco di
Gauja, il Parco di Kemeri e il Parco di Slitere.

TRADIZIONI E FOLKLORE

Il Latvian Song and Dance Celebration è la più importante e spettacolare manifestazione


lettone. L’ultima edizione si è tenuta a Riga e ha portato circa 20 mila cantanti, strumentisti
e danzatori. Il Festival di Jani è un’altra festa lettone tradizionale e dal sapore popolare. È la
più importante dell’anno e dedicata al solstizio d’estate. In giugno si tengono a Riga anche
il Festival Internazionale di Musica d’organo e il Gadatirgus, una grande fiera di arte e
artigianato. Nel mese di luglio viene organizzato a Sigulda il Festival dell’Opera, mentre il
castello di Bauska ospita il Festival di Musica Antica. Tra gli eventi invernali lettoni più
suggestivi, spicca il Mercatino di Natale di Riga. Si svolge nel centro storico, in piazza della
cattedrale, e dura fino al Natale ortodosso, il 9 gennaio.
Lingua lingala
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La lingua lingala o mangala è una lingua bantu parlata nella Repubblica Democratica
del Congo.
Al 2022, è parlata da 40,3 milioni di parlanti totali

Distribuzione geografica
La lingua lingala è parlata dai batu ya mangala o meglio bangala, una popolazione
bantu situata nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo, di specifico
nella provincia dell'Equatore, i cui abitanti sono ancora oggi chiamati "Bangala"
popolazione quasi completamente scomparsa.
Oggi il lingala è una lingua franca (o lingua commerciale) parlata nella parte nord-
occidentale della Repubblica Democratica del Congo (Congo-Kinshasa) ed in gran
parte della Repubblica del Congo (Congo-Brazzaville), oltre che in alcune province
dell'Angola, della Repubblica Centrafricana e del Sudan del sud.
È parlata da più di 30 milioni di persone come seconda lingua. La lingua nativa della
maggior parte di esse è un'altra lingua bantu. Il lingala è usato soprattutto come lingua
di scambio, di trattativa comunemente detto "schida"; tuttavia, nei maggiori centri
urbani, vi sono diversi parlanti nativi.

BANGALA

. Tribù negra di lingua bantu che occupa le due rive del Congo e il territorio
compreso fra questo fiume e l'Ubanghi dall'equatore al 3° N. I Bangala vivono
principalmente dell'agricoltura, hanno carattere irrequieto e bellicoso e
praticano, o praticavano sino a poco tempo fa, largamente l'antropofagia. La
tribù è divisa in caste (notabili, uomini liberi, schiavi) e organizzata sotto il
governo dei capi dei villaggi.

Un altro gruppo di Bangala (Nbangala o Imbangala) si trova a grande distanza dal


nucleo principale nella conca pianeggiante del medio Cuango (Angola), ove si
dedicano anche all'allevamento e al commercio, ma conservano l'indole fiera e
indocile. Pare che essi discendano dalle orde dei feroci Giagga, il cui vero nome
era secondo A. Battell (1601-02) Imbangolos, che devastarono l'Angola sino alle
coste sul finire de sec. XVI. I Giagga, a giudicare dall'armamento (scudo cafro),
provenivano dal sud: l'attuale cultura dei Bangala è tuttavia, anche nell'Angola,
del tipo forestale (capanna quadrangolare con tetto a spioventi arcuati, famiglia
matriarcale, ecc.) e ben poco, oltre il nome, essi mostrano dell'antica
provenienza.
Lituania: 10 curiosità per scoprire il paese baltico
23 gennaio 2018

La Lituania è una destinazione sempre più apprezzata dai turisti internazionali e dagli

italiani. Un paese facile da raggiungere (grazie ai numerosi voli diretti dalle principali città

italiane) e da girare, che stupisce il viaggiatore con le sue città, i siti culturali, i parchi e le

riserve naturali nell’entroterra e sulla costa, gli eventi e le tradizioni. Nel 2018 il Paese

celebrerà un importante anniversario, i 100 anni della Restaurazione dello Stato Lituano, uno

dei momenti più importanti della storia del Paese baltico e dell’affermazione della Lituania

come nazione.

1. La Lituania è il centro geografico d’Europa

Pochi sanno che il centro geografico

d’Europa si trova in Lituania, esattamente

a 26km a nord da Vilnius. Questo punto

fu stabilito nel 1989 da Jean-George

Affholder, studioso dell’Istituto Geografico

Nazionale della Francia che riuscì a

individuare il luogo esatto sulla base del

centro di gravità della forma geometrica

dell’Europa. Proprio qui, dal 2004, è stata eretta una colonna di granito bianco sormontata

da una corona di stelle realizzata da Gediminas Jokūbonis. Tutto intorno da non perdere il

Parco d’Europa, annoverato tra le 50 più belle destinazioni d’arte di tutto il mondo, che

ospita più di 100 sculture immerse in un contesto naturale unico di 55 ettari e la cui

posizione è stata studiata per creare armonia tra la creatività dell’uomo e la natura.

Realizzate da 33 artisti da tutto il mondo, le opere di legno, pietra, cemento armato e

metallo sono molto diverse l’una dall’altra e ciascuna racconta una storia o porta con sé un

significato o un messaggio.

2. Un terzo del territorio lituano è coperto da foreste

La natura regna sovrana in Lituania: la proporzione è quella di 0,5 ettari di foresta per

abitante!

Nel complesso in Lituania sono presenti 5 parchi nazionali e 30 regionali, 254 riserve naturali

e culturali e una riserva della biosfera. Il paese conta quasi 30.000 fiumi e torrenti e circa

6.000 laghi.

Le risorse idriche sotterranee lituane, particolarmente limpide e pulite, sono sette volte
superiori al fabbisogno nazionale. Tra i siti naturalistici da non perdere, la Penisola

Curlandese, riserva protetta e sito Patrimonio del Umanità dell’UNESCO, una lunga lingua di

sabbia tra il Mar baltico e la laguna, ricoperta di foreste di conifere, dove passeggiare tra

grandi dune di sabbia e colorati villaggi di pescatori. La più grande concentrazione di laghi

(ben 126 su un territorio di 407kmq) si trova invece nel Parco Nazionale di Aukštaitija,

importante anche per la biodiversità: il 59% di tutte le specie di piante presenti in Lituania si

possono infatti trovare all’interno di questo parco.

3. La lingua lituana è una delle più antiche del mondo

La lingua lituana è secondo gli studiosi una delle più antiche al mondo. E’ simile al sanscrito e

alcune delle parole sono molto vicine o addirittura uguali alla lingua indiana classica.

Imparare il lituano è una vera sfida, ma la buona notizia è che la maggior parte dei lituani

parla almeno un’altra lingua: inglese e russo sono le più diffuse.

4. Gli ultimi pagani in Europa

I lituani sono stati l’ultima popolazione in

Europa ad aver abbandonato il

paganesimo a favore della religione

cristiana nel 1387. Le tradizioni arcaiche

baltiche sono ancora facilmente

riconoscibili in alcune usanze e feste

cristiane della Lituania di oggi che

prevedono rituali, canzoni e danze,

antiche tecniche artigianali e di lavorazione dell’erba.

Questa commistione è molto evidente durante Shrovetide, il Carnevale, una delle feste più

celebrate e attese nel Paese, che unisce i riti propiziatori antichi per incoraggiare l’arrivo

della primavera con la tradizione cristiana. In tutto il paese è possibile prendere parte ai

festeggiamenti, che prevedono parate in maschera e canti propiziatori. Si può assistere alla

battaglia tra Kanapinis e Lašininis, due maschere della tradizione lituana, e a concerti di

musica dal vivo, assaggiare le tradizionali frittelle e vedere bruciare il Morė, simbolo

dell’inverno. Una delle celebrazioni di Carnevale più belle è quella organizzata al Museo

etnografico di Rumšiškės, nei pressi di Kaunas, dove è in programma un grande evento il 10

febbraio 2018.

5. La connessione internet migliore al mondo


Non esiste posto in Lituania che sia privo di connessione Internet! Gli ingenti investimenti

nelle tecnologie hanno reso la Lituania tra i leader mondiali nella fornitura di connessione

wireless pubblica veloce. In 10 anni la velocità media in tutta la Lituania è aumentata di 45

volte. La rete internet a banda larga è presente nella maggior parte del territorio e raggiunge

anche le regioni più remote. Questa è un’ottima notizia per i web-addicted che potranno

essere sempre connessi e condividere in diretta i loro scatti fatti in Lituania.

6. La collina delle croci è unica al mondo

La Collina delle Croci è un luogo mistico e

misterioso, unico nel suo genere. Si trova

nelle vicinanze di Šiauliai, nel nord del

Paese, e rappresenta un sito di interesse

culturale e religioso. Le prime croci

risalgono al 1831 e furono piantate in

memoria dei caduti nelle rivolte per la

liberazione della Lituania. Da allora,

migliaia di fedeli cattolici da tutto il mondo si sono recati in questo luogo mistico dove si

possono ammirare oltre 200.000 croci di varie dimensioni (da pochi centimetri fino a 4 metri

di altezza), capolavori di architettura, scultura e pittura lituana. Per la loro valenza storica,

culturale ed artistica, le croci sono state inscritte tra i siti Patrimonio orale e immateriale

dell’umanità dell’UNESCO. Papa Wojtyla rese la Collina delle Croci ancora più famosa tra i

cristiani di tutto il mondo quando, nel 1993, si recò in pellegrinaggio per ammirare questo

luogo sacro. Dopo la visita fu costruito un monastero francescano in prossimità della collina,

oggi importante meta di pellegrinaggio.

7. In Lituania si terranno delle celebrazioni speciali per tutto il 2018

Alla fine del diciottesimo secolo la Lituania scomparve brevemente dalla mappa dell’Europa

per poi ricomparire il 16 febbraio 1918, quando ottenne l’Indipendenza. Per festeggiare i 100

anni della Ristorazione dello Stato Lituano, sono in programma per tutto l’anno importanti

manifestazioni ed eventi in tutto il Paese, tra cui il Lithuanian Song and Dance Festival (a

Vilnius dal 30 giugno al 6 luglio), con esibizioni su larga scala di oltre 40.000 ballerini e

coristi. Il festival, che si tiene ogni 4 anni e che nel 2018 è dedicato al centenario, è inscritto

per il suo valore culturale tra i siti Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dell’UNESCO.

8. Leader delle mongolfiere


La Lituania è prima al mondo per quanto riguarda il rapporto tra numero di mongolfiere ogni

mille abitanti. Vilnius è una delle poche capitali europee che offre ai suoi visitatori la

possibilità di fare un giro in mongolfiera sorvolando il centro storico, un’esperienza da non

perdere in primavera ed estate. Ma non solo Vilnius: l’esperienza della mongolfiera è

disponibile un po’ in tutta la Lituania, da Kaunas, a Trakai, fino a Birštonas e alla Penisola

Curlandese.

9. Campioni di pane integrale

In Lituania la produzione e il consumo annuale di pane integrale è maggiore che in qualsiasi

altro Paese nel mondo: 110 kg per persona all’anno! Un’antica credenza narra che il pane sia

sacro, infatti spesso viene baciato dopo essere caduto accidentalmente per terra. Ci sono

molti posti nel Paese in cui si possono fare lezioni di cucina per imparare a prepararlo: dal

mais alla cottura, compresa la preparazione della pasta e la formazione della pagnotta. Uno

dei modi migliori per gustarlo? Accompagnato con il formaggio fresco e il miele, altri due

prodotti della tradizione gastronomica lituana.

10. L’80 % dell’ambra del mondo si trova nel Mar Baltico

L’ambra del Mar Baltico è tra le più preziose al mondo e rappresenta l’80% della produzione

mondiale. Un tempo i mercanti attraversando la Via Dell’Ambra raggiungevano i Paesi più

lontani di Europa, Asia e Nord Africa dove commercializzavano la preziosa resina fossile, nota

anche come “oro lituano”. Lungo la costa della Lituania si possono percorre 98km dell’antica

Via dell’Ambra, per scoprirne la storia, il processo di lavorazione e la produzione. Tra i luoghi

da non perdere il Museo dell’Ambra di Palanga, la Baia dell’Ambra a Juodkrante e la Galleria

Mizgiris a Nida. Oltre al suo utilizzo più noto nella gioielleria, grazie alla forte presenza di

acido succinico, l’ambra possiede anche proprietà curative e rappresenta un rimedio naturale

contro infiammazioni, problemi alle vie respiratorie, dolori alle articolazioni e ai denti. Oggi

centri terapeutici e Spa della Lituania propongono percorsi di benessere che sfruttano le

proprietà curative dell’ambra e dove si possono trovare infusi, olii, creme, polveri e tè fatti

con questa resina.


Luganda

‘’ Nel paese dei balocchi chi è sciocco ottiene sempre


un invito e chi è maturo è sempre bandito’’
Illuso da racconti di una vita fatta di giochi e di vizi
Crederai di aver raggiunto la meta indicata come felicità
E rinnegherai l’impegno ed il sacrificio nel fare le cose
Ti stancherai di imparare poiché credi che non serva più a nulla.
Preferirai più le cose chiamate regalo e non il tempo affidato nel dono
Sarai così sciocco nel capire le reali bellezze e vorrai sempre più cose futili.
Rincorrerai la felicità deprimendoti costantemente per non averla ancora raggiunta
E ti rifiuterai di seguire il concetto dell’essere contento definendolo come mediocrità.
Sarai un bambino di legno bugiardo in un paese di burattinai che fanno divirtire i bambini
Ma potrai essere un bambino di carne solo quando darai voce alla tua coscienza
Annunciando al mondo la tua anima e non la mera carcassa di un essere privo di valori
146
Lingue di mendicanza o di superbia?
Il costante blaterare di un qualcuno che ha l’unico scopo di chiederti un qualcosa
Sicuramente è meno peggiore di colui che ha tempo solo per umiliare il prossimo,
la mano posta in segno di elemosina per recupare qualche spicciolo
e la mano posta per additare il prossimo giucandolo a qualche sentenza
sono mani che vedi tutti giorni, il professare un’arte di strada
o il proclamare un ruolo in una società sono abitudini di tutti i giorni.
Un tamburello ed una danza, un meeting ed un genaral maneger
Un nullafacente ed un uomo d’affari ed uno sciopero ed una gionata faticosa
Sono tracce di un dipinto da esporre nella mostra di ogni giorno
Ma poi passando nei vicoli della città più in voga di tutte ti ritrovi scritto su un muro che:

‘’Parlare ad un mendicante è più terapeutico e più formativo di parlare con


una persona che crede di essere superiore a tutto e a tutti’’

147
Lussemburghese

‘’Goditi sempre la strada che hai da percorrere


anche hai firmato un contratto con l’inferno’’
Pur di salvare un qualcuno o un qualcosa cadrai nella trappola di un demone
Ed ogni giorno seguente a quell’inganno sarà ancor peggiore.
Baratterai momenti di frenesia nella tua testa fiammante
Con momenti di adrenalina viaggiando nell’inferno sulla tua moto fiammante.
Affronterai la menzogna del demone flagellando anime dannate con la catena
Sfiderai le rivelazioni degli angeli bruciando la redenzione del peccato.
Infiniti saranno i pensieri che seguiranno dopo aver cercato
di salvare un qualcuno o un qualcosa.
Sei un ghost rider, un fantasma infuocato della notte
Un dannato che si è battezzato da eroe
Ed una pedina dell’inferno mai stabile
Goditi l’inferno per dimostrare al paradiso il coraggio di aver vissuto questo tuo viaggio
Goditi la strada della dannazione affinchè la moto ti possa guidare sempre più in alto
148
Il mercenario chiacchierone
Uccidere i capi saldi dell’universo marvel può essere il migliore passatempo per un mercenario,
sbudellare eroi con le proprie spade come un cucchiao diviene la sciagura per un budino
è la migliore delle imprese laddove quel mondo è stato creato dall’inchiostro di un autore,
un mondo dove ci vestono, ci danno poteri e ci danno sofferenze che non scegliamo di vivere
ed allora che sia la colpa di un’idea che è la sola capostipite di questa creazione.
Il Baxter Building la cui tecnologia mi ha permesso di viaggiare nel cosidetto ideaverso
Per stroncare quella maledetta idea che ci ha immortalato ad essere in un fumetto
Quell’idea genitrice di tutti e del tutto ed allora si va ad uccidere i classici,
Evisceriamo come una balena Mobidik, asssaliamo il Nautilus
Ci facciamo prendere con la scopa da piccole donne
Abbiamo come spalla Frankestein uccidiamo la squadra capitanata da Sherlock Holmes,
ma nella speranza che tutto si concluda dopo aver ucciso anche i classici
mi ritrovo a dire a me stesso questa idea che frulla in un libro che non leggerà nessuo dicendo:

‘’L’onore di un mercenario si dimostra facendo


due chiacchiere con la vittima che si farà a fette’’

149
Macedone
‘’In una galassia di
incomprensioni, la stella
dell’amicizia brilla per
dare vita al sistema
sociale del tuo vivere’’
In una galassia di possibili risposte, il
satellite della consapevolezza ruota
attraverso la coscienza per distribuire
verità planetari da comprendere
Nel tuo stato cognitivo
Ed ancora in una galassia di
candidabili reazioni, l’entropia
universale muove le azioni di ogni
cosa come la gravità rende possibile
o impossibile il restare ancorati su un
pianeta.
Essere un guardiano della galassia
Vuol dire essere a spasso
Dal più vicino al più lontano pianeta
dell’universo,
Vuol dire condividere avventure
Con persone provenienti da ogni
luogo,
affrontare nemici galattici
e apparentemente imbattibili
e vuol dire perdersi in un viaggio che ti condurrà in ogni dove.
Essere in un dove ed in un comunque
Avere un qualunque ed un come
Potere in un dovunque ed in un che cosa
E volere in un dunque ed in un chi
Dovere di guardiano della galassia
Ed onore di una battaglia affinchè tutto non collassi

150
Teletrasportami in paradiso
Teletrasportami laddove possa vedere cose nuove

Teletraportami nel cuore la pace che sorvola la discriminazioe

E teletrasportami lontano dalla violenza che si ripercuote in ogni dove,

una volta portatomi lontano renderò onore al viaggio del luogo in cui mi hai portato,

racconterò in una cartolina della bellezza vista in quei luoghi,

esalterò gli orizzonti visti in quei luoghi adibendo il cielo di ricordi

dipingerò muri con con la pittura emotiva del viaggiatore.

Teletrasportami in sogno diventato realtà di quei luoghi

Rendi gloria alla storia divulgata dai viaggiatori passati in quei

E trasmetti passione evocativi di quei luoghi ai viaggiatori futuri.

Ammirerò, canterò ed esalterò quel tuo potere di teletrasporto

E scriverò sulla mia pelle la maestosità di quel viaggio, scrivendo che:

‘’Il dono più grande del viaggiatore risiede


nell’aver reso memorabile il luogo visitato’’

151
Maithili

‘’Anche un ladro di scarpe può divenire una leggenda del crimine’’


Dire ogni volta di essere un giorno un ingegnere ed un altro un avvocato ad una madre malata
Ed essere chiamato eroe dalla tua donna incinta quando esci andando da prostitute
Di certo non fa di te una persona sincera né un modello da seguire
Ma se sei cresciuto a furti e rapine nella città dominata dal pugno del Kingpin
Ti fai nuovi modelli da seguire adulando Shocker, Bullseye e Mysterio
E quel tuo mentire ti fa forza sperando che il tuo prossimo sia un grande bottino.
Poi quando meno te l’aspetti in un furto che credevi non valesse nulla
Ti ritrovi ad indossare un potere rubato che ti rende fuori dal comune
Ed allora pur chi credevi prima un qualcosa di irraggiungile al confronto
Lo sconfiggi rendendolo inerme al tuo nuovo potere.
Ci vestiamo di miseria non credendo di poter raggiungere il potere
E poi la fortuna del caso ci regala infinite ricchezze.
Nessuno è immune al fato che è stato scritto nel suo vivere vivendo
E tutti possono divenire ciò che non credebbero mai essere potuti divenire
Per questo anche se sei in cattive acque e non vedi vie di uscita
Abbraccia la fortuna del caso ottenuta da un furto che credevi non valesse nulla
152
Eroi o eroici?
Un super – eroe non è un eroico commediante popolare di un reality show
Che per il gusto dello spettacolo mette a rischio la vita di centinaia di cittadini
Né è un eroe registrato dal govero subordinandosi alla giustizia dello stato
Rinunciando al suo anonimato in una maschera e vincolando il suo agire seguendo degli ordini.
Di questa guerra civile per la quale si vedono fratelli uccidersi
Vedo la fine di un modo di pensare e di un modo di agire che ero abituato a seguire
Di questa imposizione dello stato al farci agire secondo la sua volontà
Vedo una tragedia che ci vincola opprimendo lo scopo del nostro essere super – eroi.
Certamente sono molti i novizi che in tenera età scelgono di divenire super – eroi
Sbagliando e commettendo errori uno dietro l’altro
Ma non è forse che dopo l’errore che si diventa veri uomini crescendo.
Che sia passato molto tempo da quando faccio il super – eroe
E comprendo pure il potere che si nasconde in ognuno di questi singoli individui
Ma essere super – eroi vuol dire essere al di sopra di ogni evento e legge
Facendo valere la giustizia con il fine di fare la cosa migliore per tutto e tutti
E nel pieno delle mie capacità eroiche dò inizio alla guerra ricordando a me stesso che:

‘’ Un buon leader non si differenzia dalla sua forza


ma dalla sua abilità strategica’’

153
Curiosità di Lelouch Alighieri
ScopriAMO l’Uganda: Storia, Lingua e Cultura
Contesto Storico

Non è semplice identificare con precisione la zona di origine della civiltà umana, per molti storici e antropologi essa si
trova in Uganda. Numerosi ritrovamenti archeologici confermano questa ipotesi. Abitato nell’antichità da pigmei
cacciatori raccoglitori, l’Uganda nel primo secolo dopo Cristo l’Uganda ha visto l’incontro tra le popolazioni di
agricoltori Bantu e di allevatori Bahima. Numerosi e differenti regni si susseguiranno senza stabilire un predominio
sul territorio fino al XVII secolo, quando ha inizio l’accentramento di potere da parte del regno Buganda (che darà
nome al paese). Il Buganda (Uganda) si regge sul commercio di avorio e schiavi con la costa. Quando nel 1876 Stanley
invia i missionari, tra cui anche Alexander Muray, nelle terre ugandesi, rimane colpito dall’eccezionalità della potenza
monarchica del kabaka (capo) Mufesa. Nel 1879 vi è lo scontro tra cattolici e protestanti per la colonizzazione religiosa
ugandese (missionary scramble). Nel 1884 Mwanga, figlio di Mufesa, inizia una persecuzione dei cristiani che porta
all’uccisione del vescovo Hanninghan e nel 1888, allo scoppio della guerra civile tra cattolici e protestanti. Quella
dell’Uganda diviene una causa celebre e ciò porta all’intervento della Gran Bretagna, che si accorda con Mwanga
imponendo un protettorato nel 1884. Il nuovo kabaka scelto ha un anno e crescerà con una formazione culturale di
stampo europeo.

Lingua

La lingua ufficiale del Paese è l’inglese, introdotto durante l’epoca coloniale. A questo si aggiungono poi oltre quaranta
lingue native tuttora viventi. Sul territorio è poi presente anche lo swahili (terza lingua più parlata nel Paese), divenuta
lingua ufficiale nel 2005, utilizzata per lo più nelle attività commerciali.

Con una popolazione stimata di 30 milioni di abitanti, l’Uganda ospita più di trenta gruppi etnici, suddivisi in 4
principali “gruppi linguistici”: Bantu, Nilotici Occidentali, Nilotici Amitici (o orientali) e Sudanici, cui vanno
aggiunte altre due lingue appartenenti alla famiglia linguistica Kuliak.

La popolazione Bantu è la più diffusa, costituendo circa la metà della popolazione ugandese totale. All’interno di questo
gruppo etnico si possono identificare altri 17 sottogruppi etnici, tra i quali Baganda (il più numeroso con oltre 3
milioni), Bufumbira, Bagisu, Bagwe, Banyuli, … .

I 52 clan che formano l’etnia Baganda vivono nel regno di Buganda, il più grande regno tradizionale rimasto
nell’Uganda moderna e il cui sovrano viene chiamato Kabaka.

Il territorio del regno si estende fino al Lago Vittoria a sud, al Fiume Nilo-Vittoria a est e al Lago Kyoga a nord.
All’interno del regno si trovano poi sia l’antica capitale di Entebbe sia l’attuale, Kampala.

La lingua parlata dai Baganda, il Luganda, è la seconda lingua più diffusa nel Paese. Non solo viene parlata dai
madrelingua ma anche insegnata nelle scuole e nelle università. Questo idioma appartiene alle lingue Bantu (tra le quali
troviamo anche soga, chiga o kiga, masaaba, nvankore), a sua volta facente parte della famiglia linguistica Niger-
Congo, e rappresenta la lingua di unificazione nazionale.

Tra i gruppi Nilotici troviamo il gruppo etnico dei Teso (o Iteso, oggi abitanti nel distretto di
Soroti), Karamojong (cacciatori e pastori che vivono nel nord-est del Paese), Lango (abitanti del nord-ovest)
e Acholi (situati nell’estremo nord del Paese al confine con il Sudan).

Tra i gruppi Sudanici, abitanti dell’estremo nord-ovest dell’Uganda, ricordiamo invece Lugbara e Madi.

Cucina

La cucina dell’Uganda è un insieme di più cucine: indiana, inglese, araba, asiatica e la tradizionale cucina del Paese,
rimasta sempre presente. Ogni tribù, infatti, possiede il proprio piatto tradizionale dai gusti particolari e riconoscibili.
Caratteristica della cucina tradizionale ugandese è l’utilizzo delle materie prime, sempre molto fresche. Il clima
particolarmente adatto all’agricoltura permette la coltivazione di molti ortaggi e verdure, patate, banane e moltissimi
altri frutti tropicali (come ad esempio gli ananas che possono essere cotti o serviti al posto del dessert o ancora come
snack da consumare nell’arco della giornata).
Le carni più diffuse sono quelle bianche (pollo) e il pesce è molto usato, soprattutto nella preparazione degli stufati.
Tra le altre carni troviamo manzo, capra e montone serviti con contorno di stufato di fagioli o da una salsa di arachidi
(che viene miscelata con pesce, carni affumicate e funghi).

Vengono poi consumati anche riso, germogli di soia e cassava. Le principali verdure, nakati, amaranto e borr (nomi
a noi quasi sconosciuti) vengono bollite o impiegata per cucinare gli stufati più elaborati.

Tra i piatti più conosciuti citiamo:

 matoke, piatto nazionale originario del Paese. E’ un piatto unico. Il matoke è il frutto del platano simile a
delle grosse banane verdi cotto con vari ingredienti (burro, coriandolo, salsa di arachidi, fagioli, …) e servito
poi con del brodo (in particolare viene usato il brodo di carne);

 l’ugali, una purea di miglio, consumata per lo più a colazione, ma è possibile anche che sia servita come
contorno alla carne di manzo in salsa. Viene inoltre preparata anche con la farina di granoturco, manioca o
altri amidi (posho o know);

 luwombo, uno stufato di pollo o manzo o ancora pesce, con funghi e cotto avvolto nelle foglie di banano;

 malewa, originario dell’Uganda orientale (Bugisu), è un piatto con i germogli di bambù;

 Nswaa, formica bianca e Nsenene, le cavallette sono piatti che si trovano solo in determinate stagioni
dell’anno;

 sim-sim, una “caramella” di sesamo tostato e miele, che viene immerso negli stufati di verdure o di fagioli.
Spesso viene servito anche come condimento per la pasta;

 mugati naamaggi, piatto della tradizione araba che consiste in una sorta di frittella di pane (preparata con
farina di grano) ripiena di carne macinata di manzo e uova;

 samosa e chapati, piatti di origine indiana: il primo consiste in un involtino dal ripieno molto saporito (carne,
verdure, uova, …); il secondo invece è un tipico pane indiano, preparato con farina integrale, sale, acqua e
poi cotto su di una piastra. Viene servito come alternativa al riso per accompagnare piatti di carne e verdura;

 con il chapati si prepara poi il kikomando, un chapati tagliato a fette e servito con fagioli fritti.

Tra le bevande più consumate in Uganda troviamo il té (chai) e il caffé (kawa), che possono essere serviti in stile
inglese o speziati (masala chai). Molto diffusa è la birra, sia tradizionale che d’importazione. I termini più usati per
indicare le birre fermentate prodotte a livello locale a base di banane o di miglio sono pombe e lubisi. Molto diffuso è
poi il vino fermentato che viene preparato con le banane.

Ricetta

Matoke

Ingredienti per 4 persone:

 8 platani (matoke);1 cucchiaio di burro (meglio se chiarificato);

 2 tazze di brodo di carne (manzo);succo di limone q.b.

 2 cipolle affettate;5 ciuffi di coriandolo fresco (solo le foglie);1 peperoncino rosso piccante

Procedimento:

I. Sbucciate le banane ed immergetele in acqua tiepida con il succo di un limone per due minuti.

II. Fate fondere il burro chiarificato in una grossa casseruola. Friggete le cipolle, il peperoncino e il coriandolo
nel burro chiarificato per tre minuti.

III. Aggiungete le banane e coprite con due tazze di brodo di manzo.

IV. Fate sobbollire il tutto per 30-35 minuti.

Per gli amanti dello sport

Gli sport più praticati in Uganda sono il calcio, la cui nazionale arrivò seconda alla Coppa d’Africa del 1978; il rugby,
la cui squadra nazionale si sta facendo notare negli ultimi anni, riuscendo anche a battere le squadre di Marocco e
Namibia; e il cricket, la cui nazionale viene ancora ricordata per la sua vittoria contro il Kenya.
Per quanto riguarda i giochi olimpici, l’Uganda vinse la sua prima medaglia d’oro nei 400 metri ostacoli con John
Akii-Bua, durante le olimpiadi tenutesi a Monaco di Baviera nel 1972.

La seconda medaglia olimpica arriva nella categoria della maratona durante i giochi di Londra nel 2012 con il
campione Stephen Kiprotich. L’anno successivo (2013), l’Uganda occupa i primi 4 posti ai mondiali di corsa in
montagna sola salita.

Musica

Dato il gran numero di etnie che vivono nel Paese, l’Uganda possiede diversi generi musicali, ciascuno corrispondente
ad un gruppo etnico. Tuttavia i vari generi presentano delle caratteristiche comune, come le scale pentatoniche.

I principali tipi di musica tradizionale sul territorio ugandese sono:

 Langi: musica folk del gruppo etnico dei Langi che utilizza come strumento principale l’okeme, uno
strumento a corde conosciuto anche col nome di akongo.

 Baganda: tipica del popolo che porta lo stesso nome, è la più diffusa in Uganda. Per suonarla vengono
impiegati numerosi strumenti, quali madinda (lo xilofono), tamburi, idiofoni, … Spesso la musica baganda
è accompagnata da danze molto movimentate.

 Basoga: molto simile alla precedente se non fosse che sostituisce l’uso del madinda con l’embaire, un altro
tipo di xilofono.

 Acholi: come le precedenti, anche questo genere musicale è basato su scale pentatoniche e vede l’utilizzo di
tamburi e adungu (sorta di arpa).

 Adongo Kamu: è una musica folk nata in tempi più recenti e il suo nome significa “chitarra”, strumento che
accompagna il racconto di storie che hanno lo scopo di far conoscere al pubblico determinate situazioni.

Per quanto riguarda invece la musica odierna, il primo artista di origine ugandese a farsi conoscere negli anni ‘80 con
il gruppo “The Ebonies” è stato Jimmy Katumba.

Tra gli artisti più recenti troviamo: Ragga Dee, Josè Chameleone e Rachael Mangoola.

Intrattenimento

Se vi state chiedendo quali siano i festival di maggior divertimento in Uganda, la Perla dell’Africa, questo paragrafo
fa per voi!

Si tratta per lo più di festival focalizzati sulla crescente scena artistica e musicale (in particolare i generi jazz e hip hop)
del Paese.

 Amakula Kampala International Film Festival (o anche conosciuto come Amakula Kampala Cinema
Caravan Festival) si sposta in tutto il Paese nell’arco di 4 mesi, da inizio settembre a fine novembre. Si tratta
del più antico festival del cinema indipendente. Il festival propone la proiezione di film moderni e/o del
passato che hanno come tema principale l’indipendenza e che rientrano in una delle seguenti 5 categorie:
Panorama africano, Highlights and Tributes, Regional Views, Landmarks e Contemporary World Cinema. Il
Festival offre poi dei workshop sulla formazione cinematografica e sulla creazione di colonne sonore per
film muti.

 Bayimba International Festival of Music and Arts si tiene ogni settembre per 3 giorni all’interno del Teatro
Nazionale ugandese a Kampala. Nato nel 2008, il Festival è concentrato sulle arti e sulla cultura del Paese,
una fermata obbligatoria per chi vuol conoscerlo veramente. Questo Festival è cresciuto moltissimo negli
anni, tanto da divenire il festival numero uno dell’Uganda, durante il quale Kampala si anima, prendendo
veramente vita. Sotto il tetto del teatro, il festival riunisce musica, film, danza, arti visive e teatro, mettendo
in luce non solo artisti locali ma anche quelli provenienti da altri paesi dell’Africa orientale.

 Festival sul Nilo si svolge all’inizio di agosto per una settimana a Jinja. Questa celebrazione ha come scopo
mescolare le ricche e diversificate arti e culture delle popolazioni che vivono lungo questo fiume con quelle
tradizionali di tutto il mondo. Durante lo svolgimento del festival, la cui formazione cambia ogni anno,
vengono offerti diversi spettacoli dal vivo di danza, musica, teatro, oltre al racconto di storie, sfilate per le
strade e attività per intrattenere i bambini. Non può poi mancare il cibo. Questa festa offre una grande
opportunità per conoscere le tribù presenti su tutto il territorio ugandese.

 Nile Gold Jazz Safari è un evento della durata di un giorno e ha luogo ogni ottobre a Kampala. Il festival ha
lo scopo di presentare alcuni incredibili brani jazz eseguiti da artisti provenienti da tutto il mondo. Ogni anno
la lista degli artisti che si esibiscono cambia, ma la musica resta sempre favolosa!

 B-Global Indigenous Hip Hop Festival si svolge nell’arco di quattro giorni a settembre. E’ nato per celebrare
l’hip hop ugandese e il suo scopo è quello di educare ed insegnare ai giovani la cultura hip hop e l’importanza
di conoscere le proprie radici. Ogni anno l’evento coinvolge moltissimi giovani e i loro idoli dell’hip hop per
promuovere la pace, l’amore e il divertimento.

 Nyege Nyege International Music Festival è un evento di 4 giorni a Jinja e riunisce ogni anno deejay, artisti
e intrattenitori da tutto il mondo. Il festival è nato con diversi scopi e significati, tra i quali pace, rispetto,
gioia, divertimento, curiosità e si impegna per il raggiungimento dell’inclusività al fine di creare un “mondo
perfetto”. Inoltre, fornisce l’enorme opportunità per mostrare e promuovere nuovi artisti e nuove creazioni.
Si tratta di 4 giorni di puro, straordinario e irresistibile divertimento.

 This is Uganda è un festival annuale che vuole mostrare le diverse culture presenti sul territorio ugandese
attraverso l’arte, la musica, la poesia e la danza, ponendo maggiore attenzione alle artiste. Si svolge nel mese
di dicembre e accoglie al Kyandondo Rugby Club di Kampala ogni anno migliaia di persone. Al festival è
inoltre possibile trovare un’area dove gli spettatori possono socializzare, oltre a stand che promuovono i
diritti delle donne, l’educazione e la sensibilizzazione all’HIV/AIDS.

 Royal Ascot Goat Races è un festival che si tiene allo Speke Resort sulle rive del Lago Vittoria. Si tratta di
una tradizione annuale di Kampala fin dal 1993 e rappresenta il più grande evento del calendario sociale
ugandese. L’evento è sicuramente uno spettacolo divertente per tutti coloro che amano socializzare. Il festival
offre varie attività per adulti e bambini tra cui scegliere (punti ristoro, discoteca, aree relax, …).

Le corse di capre, a differenza di quelle coi cavalli, non servono per mostrare la velocità e il gioco di piedi degli animali
ma si tratta di una corsa a scopo puramente intrattenitivo. I proprietari degli animali fanno di tutto per evitare che questi
possano farsi del male.

 Entebbe Botanical Garden Birding Festival è il primo evento del suo genere ad essere destinato al
birdwatching. L’Uganda possiede il 10% delle specie di uccelli di tutto il mondo e il 50% di quelle presenti
nel continente, rendendola un’esperienza senza pari per ogni appassionato di birdwatching. Tra i numerosi
luoghi di osservazione, il Giardino Botanico di Entebbe è stato selezionato come il luogo ideale per celebrare
il festival, organizzato dall’Uganda Wildlife Authority.

 Pearl of Africa Tourism Expo è una mostra che si svolge ogni anno nel mese di ottobre e il suo principale
scopo è quello di elevare il Paese tra le destinazioni più scelte dal turismo nazionale e internazionale.

 Kampala City Festival si svolge ogni anno dal 3 al 5 ottobre. Centinaia di artisti si esibiscono gratuitamente.
Il festival ha il potere di mostrare la città di Kampala in un costante stato di cambiamento e rigenerazione. Il
festival è organizzato dal KCCA (Kampala City Council Authority) e prevede sfilate e marce di strada,
musica dal vivo e un concorso nazionale di abiti che richiama stilisti da tutto il paese per celebrare la cultura,
l’innovazione, l’unità e la vita sociale.

UNESCO

In Uganda sono presenti ben 3 siti patrimonio dell’Unesco:

I. Parco Nazionale di Bwindi (1994): il parco è situato nel sud-ovest del Paese, dove le pianure e le foreste
montane si incrociano, e si estende per 32000 ettari. Quest’area è famosissima per l’eccezionale biodiversità,
con ben più di 160 specie di alberi e oltre 100 specie di felci. Per quanto riguarda gli animali, il parco ospita
numerosissimi uccelli e farfalle, oltre a molte specie animali in via d’estinzione, come i gorilla di montagna.

II. Parco Nazionale dei Monti Rwenzori (1994): esteso su quasi 100000 ettari, questo parco si trova nella parte
occidentale dell’Uganda che ospita la parte principale dei monti Rwenzori. L’area comprende la terza cime
più alta del continente africano, il Monte Margherita (5.109 m). Inoltre il parco, con i suoi ghiacciai, le cascate
e i laghi, rappresenta una delle più belle aree alpine dell’Africa. Infine all’interno di questo parco è possibile
osservare diverse tipologie di habitat naturali in cui sono presenti diverse specie animali in via d’estinzione
e una ricchissima e insolita flora, come l’erica gigante.

III. Le Tombe dei Re Buganda a Kasubi (2001): questo sito occupa un’area collinare di circa 30 ettari nel
distretto di Kampala. L’intera area è agricola e viene coltivata con metodi tradizionali. Al centro della collina
troviamo l’ex palazzo dei Kabakas (Re) di Buganda, costruito nel 1882 e poi convertito in luogo di sepoltura
reale nel 1884.
All’interno dell’edificio principale, Muzibu Azaala Mpanga, di forma circolare e sormontato da una cupola, si trovano
oggi 4 tombe. Questo stabilimento rappresenta un importante esempio di architettura realizzata con materiali organici,
principalmente legno, paglia, giunco. Il luogo oggi è espressione di valori intangibili di credenze, spiritualità, continuità
e identità.

Altre bellezze da scoprire

In Uganda vi sono 30 aree protette, 10 delle quali hanno ottenuto il rango di parco nazionale, oltre ai due già citati
patrimonio dell’Unesco:

I. Parco Nazionale di Kibale è un’area di 560 km² comprendente diversi habitat: foresta pluviale e semi-
decidua, prateria e palude. Il parco è noto soprattutto perché vi si trova la più alta varietà e concentrazione
di primati dell’Africa orientale, con 13 specie rappresentate, ma anche per l’eccezionale avifauna e le
numerosissime farfalle.

II. Parco Nazionale della Regina Elisabetta si sviluppa attorno al canale di Kazinga che unisce i due laghi
George e Edward. Al proprio interno include la foresta di Maramagambo. Inoltre è possibile osservare
diversi habitat: savana, foreste pluviali, paludi e bacini lacustri. Tra gli animali ospitati nel parco vi sono
leoni, elefanti, leopardi, antilope kob, facoceri, bufali, scimpanzé e, nelle zone lacustri, fenicotteri rosa.

III. Parco Nazionale del Monte Elgon (vulcano ormai spento) è un’area naturale protetta al confine con il Kenya.
Quest’area è stratificata altitudinalmente in 4 zone: bosco misto montano (fino a 2.500 m slm), foresta di
bambù e foresta montana a baldacchino basso (da 2.500 a 3.000 m slm), brughiera montana alta (da 3.000 a
3.500 m slm), e brughiera e zona alpina (sopra 3.500 m slm). Il parco inoltre conta una significativa presenza
di mammiferi, quali toporagno, roditori vari, scimmie, leopardi, elefanti, antilopi d’acqua, …

IV. Parco Nazionale delle Cascate di Murchison è il parco più vasto dell’Uganda e comprende diversi habitat
equatoriali e tropicali. Ospita tra gli altri bufali, giraffe di Rothschild, leoni, leopardi, alcefali, ippopotami,
coccodrilli, elefanti e scimpanzè.

V. Parco Nazionale del Lago Mburo è il più piccolo tra i parchi dell’Uganda, con ca. 260 km², e si trova nel
distretto di Kiruhura, nell’Uganda occidentale. E’ famoso perchè è l’unico parco dove si possono avvistare
gli impala ed insieme al Parco Nazionale Kidepo, l’unico dove sono presenti le Zebre. A questi si aggiungono
poi altri numerosissimi animali, quali giraffe di Rothschild, bufali, facoceri, ippopotami e un’ampia gamma
di uccelli.

VI. Parco Nazionale della Valle di Kidepo è attraversato da due vallate principali: Kipedo e Narus. All’interno
del parco trovano rifugio un’ottantina di mammiferi (di cui una ventina di predatori e cinque primati) e oltre
460 specie di uccelli. E’ l’unico parco ugandese dove vive il ghepardo, lo sciacallo, l’orice di besia, il kudu
maggiore, la gazzella di Grant, il protele ed il caracal.

VII. Parco Nazionale dei Gorilla di Mgahinga si trova nell’Uganda sudoccidentale, nei pressi della città di
Kisoro, nei monti Virunga. È adiacente al Parco Nazionale dei Vulcani (Ruanda) e al parco nazionale dei
Virunga (Repubblica Democratica del Congo). L’area del parco comprende tre degli otto vulcani della catena
dei Virunga: il Muhabura, il Gahinga (da cui prende il nome il parco) e il Sabyinyo. Insieme al parco
nazionale di Bwindi, il Mgahinga ospita i gorilla di montagna, abituati alla presenza umana, il che lo rende
perfetto per i turisti.

VIII. Parco Nazionale di Semuliki è uno dei parchi più recenti ed è situato nella parte sud-occidentale del Paese,
nella contea di Bwamba, nel distretto di Bundibugyo, al confine con il Congo. Il parco confina con il lago
Albert a nord e con le montagne del Rwenzori a sud-est. Soprattutto noto per la sua popolazione di uccelli, il
parco ospita vari animali con oltre 60 mammiferi come elefanti della foresta, scoiattoli pigmei volanti, zibetti,
ippopotami, ippopotami, leopardi, bufali della foresta e bambini del bush, circa 8 specie di primati come
scimpanzé, scimmie De Brazza, scimmie dalla coda rossa, oltre 400 specie di uccelli come la nana bianca a
cresta bianca, la nana nera, la nana bianca, il bucero nero, il bucero nero abissino, la cicogna a scarpa e circa
300 specie di farfalle tra le altre.

Altri luoghi che meritano da vedere e che meritano di essere citati sono: Bigo bya Mugyenyi (terrapieni archeologici
risalenti tra il XIV e il XVI secolo d.C. ), il Villaggio produttore di sale di Kibiro (produzione di sale di cenere si
ottiene riciclando la terra residua con terra fresca che viene spalmata sulle saline per far sì che l’acqua salata venga
assorbita dal sistema capillare), il Villaggio di Ntusi (due tumuli artificiali, localmente noti come Ntusi maschio –
NTIV – e Ntusi femmina – NT III – e del bacino detto anche Bwogero), il sito archeologico di Nyero (un rifugio
roccioso a tre livelli con dipinti primitivi sulle superfici interne), le rovine di Namugongo, il forte di Baker, le tombe
di Karambi, Mparo, Nkokonjero e Wamala, i due centri culturali di Ndere e Igongo, il sito
dell’incoronazione Buddo (Naggalabi), l’Albero Nakayima, le cascate di Sezibwa, Itaaba Kyabanyoro, le
grotte Semwana (Garama), le Fosse della prigione di Katereke, il rifugio roccioso Nsongezi, la foresta di Budongo,
il Ziwa Ranch e il Lago Bunyony (con le sue numerose isole, le principali sono Bushara, Akampene
Punishment, Bwama e Njuyeera e Bucuranuka).
LUSSEMBURGO - Curiosità
Fra le più curiose leggende del Lussemburgo, un posto particolare è occupato da quella di Melusina.
Secondo la tradizione popolare, Melusina era la moglie del fondatore dello stato del Lussemburgo,
un uomo di nome Siegfried. Al momento delle nozze, Melusina ebbe una proposta alquanto
particolare per il marito: egli avrebbe dovuto lasciarla da sola, per un giorno ed una notte al mese, e
non avrebbe dovuto chiedere né dove ella volesse andare né cosa volesse fare.
Come era prevedibile, però, il conte Siegfried si lasciò vincere dalla curiosità ed una notte spiò la
moglie attraverso la serratura della porta per vedere, finalmente, dove ella si recasse durante quel
giorno e quella notte misteriosi.
Quando la spiò, vide che ella si stava recando presso una località chiamata "Casematte", un insieme
di case che si trovavano a strapiombo sul fiume Alzette. Il conte vide sua moglie che, scendendo al
fiume, saliva su una barchetta: ed ecco subito spuntarle una coda dai riflessi argentati, come quella di
un pesce.
Il conte, colto dalla meraviglia, si fece scoprire: e Melusina, visto che ormai il proprio segreto era
stato rivelato, si gettò nel fiume Alzette e scomparve fra le acque, senza fare mai più ritorno. Da quel
momento il fiume è increspato da curiose onde quando è particolarmente ricolmo, come se una
sirena stesse nuotando fra le sue acque.
LA MACEDONIA, TERRA INCANTATA TUTTA DA SCOPRIRE: 7 POSTI DA VISITARE

Per i viaggiatori veri, per chi ama


scoprire destinazioni autentiche, lontane
dalle rotte del turismo di massa, non c’è
nulla di meglio della Macedonia. Prima di
tutto, si tratta di una terra antica. Anzi,
antichissima, dato che già nel paleolitico
esistevano insediamenti umani, e che nel
neolitico la Macedonia fu lambita dalla cultura
di Vinča, originaria della Serbia (e famosa per le
statuette antropomorfe, e le tavolette di
Tărtăria, con la loro misteriosissima scrittura).

Le tavolette di Tărtăria

Se in epoca antica la Macedonia fu un regno molto potente, capace di


tenere testa pure ai romani (salvo essere sconfitta, nel 168 a.C. a Pidna, dal
generale Paolo Emilio), nel Medio Evo la Macedonia fu il cuore di ben due imperi. Il
primo fu quello bulgaro dello zar Simeone — l’odierna Skopje fu persino capitale del
vasto territorio, che si estendeva dal Mar Nero al Mar Egeo –, il secondo fu quello della
Grande Serbia, il più potente stato balcanico del XIV secolo. Fu anche una provincia
strategica dell’impero bizantino, e dal XV secolo in poi fece parte dell’immenso impero
ottomano. Insomma, da che mondo è mondo, la bella Macedonia è sempre stata una
terra al centro della storia.
Anche se è poco più piccola della Sicilia, grazie al suo passato
millenario la Macedonia offre innumerevoli tesori culturali, artistici
e storici, e vanta paesaggi mozzafiato. E proprio come la Sicilia, anche la
Macedonia è sempre stata un ponte (non tra nord e sud, ma tra est e
ovest), un crocevia di popoli, epopee e storie. Riassumere in un solo
post le bellezze di questo paese è assolutamente impossibile, ma per
iniziare ecco qui 7 luoghi da non perdere se si visita questa terra
meravigliosa, e davvero sorprendente (ho avuto il piacere di visitarla
varie volte negli ultimi anni, e devo dire che se non fossi sloveno mi
piacerebbe rinascere macedone). È straordinaria la Macedonia; e la sua
natura di mosaico scintillante fatto da genti, tradizioni, lingue e religioni
diverse, non può non affascinare chi cerca autenticità, avventura, vita,
colori.
SKOPJE
Cominciamo da Skopje. La capitale
macedone è una città multietnica e
vivacissima di mezzo milione di abitanti, ricca
di musei, gallerie d’arte, scorci suggestivi,
ristorantini, negozi. Per esempio, è
imperdibile il Vecchio Bazar, il più grande
bazar di tutta Europa dopo quello della
megalopoli Istanbul. Oltre a offrire
un’atmosfera straordinaria, che non
dispiacerà agli eredi di Jean-Baptiste
Tavernier o Alma Karlin, il Vecchio Bazar
vanta edifici venerandi risalenti all’età del
dominio turco, come i bagni Daut Pascià o la
moschea dell’orologio. Un’altra meta
imperdibile per chi visita Skopje è l’iconico
Ponte di Pietra, che collega il Vecchio Bazar
alla maestosa Piazza Macedonia, uno dei
simboli del paese; un tempo il ponte segnava
il confine tra la parte ortodossa della città (la
fede della maggioranza dei cittadini di etnia macedone) e quella prevalentemente islamica.
Giustiniano con i suoi generali (San Vitale,
Ravenna)

Davvero impressionante la Fortezza di


Skopje, che sta alla città come il Duomo a
Milano o il Castello di Lubiana alla capitale
della Slovenia; le origini della fortezza sono
antiche, dato che risalgono ai tempi di
Giustiniano, imperatore bizantino nato
proprio in Macedonia. Tra i musei più
interessanti, il Museo archeologico della
Macedonia (ricchissimo di reperti), e il
Museo della lotta macedone, che racconta in
modo assai coinvolgente e drammatico gli
sforzi macedoni per ottenere l’indipendenza
(non dimentichiamo che la Macedonia è una
nazione sovrana soltanto dagli anni
Novanta).
STOBI
Mosaico a Stobi

Non lontano da Skopje (e a un tiro di schioppo da Kavadarci, la


capitale enologica del paese) c’è il sito archeologico di Stobi. Agli italiani
questo nome dirà poco, ma nell’antichità qui sorgeva la ricca città mercantile di
Paionia, fulcro dei commerci nella regione. Oggi a Stobi si possono ammirare
le rovine di epoca romana, a cominciare dal magnifico teatro (molto ben
conservato), le tre basiliche, la casa del romano (di fede ebraica) Tiberio
Policarmo, con i suoi splendidi mosaici, e il palazzo di Teodosio, il grande
imperatore romano che nel 388 si stabilì a Stobi, allora uno dei centri
nevralgici dell’Illiria. Tra gli estimatori di Stobi ci fu lo storico Tito Livio, che
già nel I secolo a.C. la definiva “vetus urbs”…

BITOLA
Bitola nel XIX secolo
Un’altra città molto antica, e
suggestiva. Bitola fu fondata nel IV
secolo a.C. da Filippo II di Macedonia, e
nel medioevo dovette la sua fama al locale
monastero, da cui prese il nome (e infatti
l’etimologia rimanda, appunto, al termine
“chiostro”). È un centro traboccante di
storia, Bitola, legato a doppio filo alle lotte,
in età moderna, contro il dominio ottomano.
Per chi ha voglia di trascorrere qualche ora
nel relax è l’ideale: il lungo Širok Sokak,
sorta di vialone pedonale, è perfetto per
sorseggiare un caffè e fare un po’ di
shopping, e nasce presso la bella piazza
Magnolia, cuore della città. Imperdibile, poi,
l’enigmatica Torre dell’orologio.

IL LAGO DI OCRIDA
Ocrida è un lago, ma in realtà è così
bello e grande che con uno slancio di
affetto lo si potrebbe definire un piccolo
mare. E in effetti ha una superficie di 358
chilometri quadrati, poco meno del lago di
Garda (e molto più del lago Maggiore o del lago
di Como). Si tratta di un lago antico, molto
antico: esiste da un milione di anni, un’età tale
da farne, probabilmente, il lago più vecchio del
Vecchio Continente. Ma a dispetto dei millenni,
il lago è un grande scrigno di biodiversità.
Patrimonio naturale dell’Unesco dal 1979,
questo “meraviglioso surrogato di mare”
trabocca di “molluschi, piante e pesci, come la
meravigliosa trota autoctona (letnica, in
macedone), mentre le sue sponde sono una
cuccagna per gli appassionati di birdwatching,
dato che ci si può imbattere in aquile imperiali,
cigni e pellicani crespi”.
OCRIDA

Se il lago di Ocrida è un tesoro per i naturalisti, l’omonima cittadina di Ocrida è una delle perle culturali di
tutta la Macedonia. Si affaccia con grazia sullo specchio d’acqua,
che si può ammirare in tutta la sua bellezza. Deriva
dall’antichissima Lychnidos, città che la leggenda vuole fondata
da Cadmo, mitico re di Tebe, fratello di Europa (sì, la bella
fanciulla rapita da Zeus trasformatosi in toro bianco). In epoca
romana Ocrida fu un importante centro commerciale ed
economico, grazie alla sua felice posizione sulla via Egnatia, che
collegava il porto dell’odierna Durazzo con Bisanzio.

I tempi di Cesare e Ottaviano sono


ormai lontani, ma la dominazione
romana ha lasciato a Ocrida un
patrimonio architettonico e artistico
inestimabile, inclusi alcuni eccellenti
esempi di arte musiva. Nel medioevo fu il
fulcro della fede cristiana in Macedonia.
Soprannominata la “Gerusalemme degli
ortodossi”, Ocrida vanta molte splendide
chiese, ed è nota nel mondo slavo perché
qui san Clemente, discepolo dei santi
Cirillo e Metodio, fondò un monastero
che formò migliaia di studenti. Tra le
meraviglie della cittadina la cattedrale, costruita tra il XI e il XIV secolo, con bellissimi affreschi, e la fortezza dello zar
bulgaro Samuele.

IL GRANDE LAGO DI PRESPA


In Macedonia non c’è solo il lago di Ocrida. Merita di
essere citato anche il lago di Prespa. O meglio, il grande lago di
Prespa, che la Macedonia condivide con la Grecia e l’Albania.
Perché esiste anche un piccolo lago con lo stesso nome, che
però è appannaggio solo di Grecia e Albania. Tornando al
grande lago di Prespa, si tratta di uno specchio d’acqua
incontaminato, quasi del tutto sconosciuto ai turisti; la
biodiversità qui è altissima, tanto è vero che la pesca è davvero
abbondante: si possono catturare barbi, trote, pesci-siluro,
anguille, e gli alburnus belvica, dei pescetti molto gustosi, se
cucinati a dovere (con burro, cipolle, peperonetti e un contorno
di patate).

PRILEP

Nei Balcani Prilep deve la sua fama alle Torri di


Marko, dei torrioni in granito fatti costruire nel XIV
secolo dal principe serbo Marko (ritratto in uno degli
affreschi che impreziosiscono il Monastero di Marko, a
una ventina di chilometri da Skopje). Tornando a
Prilep, si tratta di una cittadina di quasi 70mila abitanti
nel cuore della Macedonia, dal passato (e dal presente)
multiculturale: non a caso ha un nome turco (Perlepe),
uno albanese (Përlep), uno bulgaro e persino uno
arumeno (Parleap). Forse anche in virtù del suo
retaggio così variegato, il centro è tra i più vivaci dei
Balcani: famosi il suo festival della birra (il Prilep Pivo
Fest), che attrae visitatori da tutto il continente, e il suo
carnevale.
CINQUE CURIOSITÀ SU
ALESSANDRO MAGNO CHE DEVI
SAPERE
1. CURIOSITÀ SU ALESSANDRO MAGNO:
INTRODUZIONE

Ecco alcune curiosità su Alessandro Magno, una delle personalità più conosciute ed
influenti della storia.

Siamo nel 300 a.c. e i “montanari” macedoni sono abili agricoltori e cacciatori. La
società macedone è suddivisa in tribù. Nel 359 a.c., Filippo (fino ad allora un
capotribù qualunque) conquista le tribù e ascende al Trono di Macedonia come
Filippo II. Filippo, unendo le tribù macedoni, ingigantisce il suo esercito e grazie alla
nuova forza ottenuta ingloba anche le Poleis greche, devastate da continue lotte interne.
Il regno di Macedonia è più potente che mai.

Negli anni successivi, il matrimonio tra Filippo II e la principessa d’Epiro


Olimpiade culmina con la nascita di un apparentemente innocente bambino, con
un occhietto nero ed uno azzurro, di nome Alessandro. Da quel giorno la storia
cambierà.

Ricordato come uno dei protagonisti indiscussi della storia greca, Alessandro
Magno ha lasciato un’impronta profonda nel mondo, cambiandolo radicalmente, per
secoli e secoli a venire. Primo uomo in grado di contrastare e infine debellare
l’imponente e indistruttibile Impero Persiano di Dario III. Alessandro poteva vantare
la discendenza da Achille. La mitologia greca vuole che Alessandro sia, in realtà,
figlio di Zeus in forma di serpente. Infatti Alessandro non si considerava figlio di un
semplice mortale quale Filippo, ma di un dio. Filippo aveva mire espansionistiche
troppo deboli mentre sin da subito Alessandro veniva considerato un predestinato,
capace di imprese oltre ogni confine. La madre Olimpiade pare abbia accelerato la
dipartita di Filippo per permettere ad Alessandro di ascendere al trono ed iniziare
le sue conquiste. Ed ecco alcune curiosità su Alessandro Magno.

2. IL CURIOSO LEGAME INDISSOLUBILE CON IL


CAVALLO BUCEFALO

Alessandro fu l’unico cavaliere in grado di domare il maestoso Bucefalo, chiamato così


per l’immensa stazza che ricordava quella di un bue. Molti uomini provarono a sellare
Bucefalo prima di Alessandro ma senza risultati. Grazie anche all’aiuto del cavallo,
Alessandro vinse un’infinità di battaglie. Bucefalo morì nella battaglia
dell’Idaspe e per omaggiarlo, proprio nel punto esatto dove perì l’amato destriero,
l’imperatore macedone fondò la città di Bucefala (oggi Jehlum, Pakistan).

3. L’EDUCAZIONE DI ALESSANDRO

Il maestro di Alessandro fu il famoso filosofo greco Aristotele. Personalità tra le più


influenti in assoluto del mondo antico. Quest’ultimo ebbe un’ influenza enorme sul
giovane Alessandro. Grazie a lui, la cultura greca si espanse a tutti i popoli che
Alessandro sottomise, aprendo così le porte all’era ellenistica. Alessandro era molto
colto (preparatissimo in arte e medicina, oltre che in cultura greca) e non per
niente si rivelò un genio militare capace di rivoluzionare tattiche di battaglia
dotando ogni suo fante di Sarissa (lunga ed affiliata lancia) e di fare saggio uso
della cavalleria per spezzare facilmente le prime linee nemiche.
4. FIGLIO DI DIO: LA CURIOSITÀ SU ALESSANDRO
MAGNO PIÙ INCREDIBILE

Alessandro credeva fortemente nella sua origine divina ma non era sicuro da quale dio
originasse. Durante le sue conquiste asiatiche, Alessandro fu assuefatto dai principi
buddisti, religione che abbracciò, rinnegando quasi il fatto di ritenersi figlio di Zeus.
Alessandro covava il desiderio di amore ed equilibrio in tutto il suo impero. Molte
popolazioni sotto il giogo di Alessandro iniziarono a praticare il buddismo. Una
popolazione dell’odierno Afghanistan iniziò così a dare forma umana
al Buddha che oggi noi tutti conosciamo, mentre prima era semplicemente
idealizzato con forme naturali quali piante o alberi. Alessandro è stato quindi
indirettamente creatore dell’odierna caratterizzazione umana del Buddha. Per
capire fino in fondo la credenza divina di Alessandro basta pensare che in Egitto venne
da subito venerato come un faraone, tant’è che venne addirittura fondata una città in suo
onore, l’odierna Alessandria d’Egitto.
5. L’ULTIMA CURIOSITÀ SU ALESSANDRO
MAGNO: UNA FIGURA EROICA ETERNA

Alessandro è il simbolo del superamento dei propri limiti, delle ambizioni e della
possibilità di varcare ogni confine. Alessandro in meno di 12 anni mise in ginocchio un
impero vasto e avanzato come quello Persiano raggiungendo addirittura parte
dell’ancora quasi sconosciuta India. Poeti medievali francesi ed inglesi, pittori
rinascimentali e registi hollywoodiani avrebbero preso in seguito la figura di
Alessandro per creare il classico eroe cavalleresco che ancora oggi viene preso
d’esempio in ogni settore artistico.

Morì a 33 anni esattamente come Gesù Cristo. I misteri che circondano la sua morte
sono molti. Si ritiene possa essere passato a miglior vita a causa di cirrosi epatica. La
sua tomba deve ancora essere ritrovata ed alcuni studiosi ritengono possa essere
stato sepolto vivo per errore.
Lingua Maithili
Maithili ( inglese: / ˈ m aɪ t ɪ l i / ; [5] Maithili: [ˈməi̯tʰɪli] ) è una lingua indoariana originaria di
parti dell'India e del Nepal . In India è parlato nel Bihar e nel Jharkhand nord-orientale ed è
una delle 22 lingue riconosciute . [6] [1] [2] In Nepal è originaria del Terai orientale ed è la
seconda lingua più parlata del paese. [7] [8]
La lingua è scritta prevalentemente in Devanagari , ma c'erano altre due scritture
storicamente importanti: Tirhuta , che ha mantenuto un certo uso fino ad oggi, e Kaithi .
Nel 2003, il Maithili è stato incluso nell'Ottavo Programma della Costituzione indiana
come lingua indiana riconosciuta , che gli consente di essere utilizzato nell'istruzione, nel
governo e in altri contesti ufficiali in India. [6] La lingua Maithili è inclusa come carta
opzionale nell'esame UPSC . Nel marzo 2018, Maithili ha ricevuto il secondo status di lingua
ufficiale nello stato indiano del Jharkhand . [9]
La Commissione linguistica del Nepal ha raccomandato che la lingua maithili sia diventata
una lingua amministrativa ufficiale nella provincia n. 1 e nella provincia n. 2 . [10]
In India, il maithili è parlato principalmente in Bihar e Jharkhand nei distretti
di Darbhanga , Saharsa , Samastipur , Madhubani , Muzaffarpur , Sitamarhi , Begusarai , Mu
nger , Khagaria , Purnia , Katihar , Kishanganj , Sheohar , Bhagalpur , Madhepura , Araria , Su
paul , Vaishali , Ranchi , Bocaro, Jamshedpur , Dhanbad e Deoghar così come altri distretti
della divisione Santhal Pargana . [11] [12] Darbhanga , Madhubani e Saharsa costituiscono centri
culturali e linguistici. [13]
In Nepal, il maithili è parlato principalmente nei distretti di Outer Terai , inclusi i distretti
di Sarlahi , Mahottari , Dhanusa , Sunsari , Siraha , Morang e Saptari . Janakpur è un
importante centro linguistico di Maithili. [13]
Malayalam

‘’La fame è un istinto primordiale di ogni essere


che comporta la distruzione di un qualcosa o di un qualcuno’’
Insetti che sciamano nell’universo illudendosi che il loro alveare sia qualcosa di infinito,
insetti che muiono per cercare un futuro di luce dinanzi ad un lampione
ed insetti che credono di conoscere il mondo restando ignoranti dinanzi alla saggezza cosmica.
Cosa ci trovi di così meticoloso in questo emetico pianeta chiamato terra il mio araldo
E perché mi abbia fatto promettere di non distruggerlo, non lo so.
Ciò che vedo di questo pianeta è solo il suo autolesionismo planetario
Fatto di guerre interne e di macabro inquinamento che comporta un collasso,
nonostante ci siano anche altri insetti che si fanno chiamare supereroi
che nel loro agire cercano di tamponare la falla del distruggere.
Ma ogni cosa si distrugge affinchè un qualcos’altro viva
È un concetto cosmico per la quale nessun insetto di questo pianeta comprende
154
Il folle sovrano
L’unica cosa eterna di questo universo è la morte
Indossulibile realtà che si presenta in ogni essere,
dal più infimo al più forte essa giunge sempre.
Sconfiggere l’alleanza degli eroi più forti della terra
Piegare gli Dei come mosche in sol schiocco di dita
E persino battere le entità cosmiche alleate e messe a tacere come infimi inetti
È il premio di chi ha bramato un potere al di sopra di tutto e tutti.
Ma la morte forse non è un intimo conforto tra la vita e l’eternità.
Sedurla non sarà cosa facile in quanto è così come abituata a essere presente a tutti
Ed allo stesso tempo così schiva nel mettersi nelle braccia di chi vuole amarla.
Mefisto non sarà il megliore dei testimoni di un matrimonio solenne
Né un consigliere valido di fiducia ma assisterà alla dimostrazione della mia forma d’amore,
Che sia la mia più grande follia che verrà ricordata per sempre
Mi dia la mano della Morte in questo mio folle ed infinito pensiero che mi sussura che:

‘’ Uccidere metà della popolazione dell’universo per soddisfare le


attenzioni della Morte è ciò che ti rende un folle sovrano’’

155
Malese

‘’Ricorda sempre che


il valore di una
grande idea si
rigenera superando
lo spazio temporale
affidato ad ogni
epoca’’
La morte è sempre stata una
compagnia di Wolverine e nel
vedere un proprio nemico
sbudellato dai propri artigli di
adamantio o vedere una
propria compagna morire è
una cosa che ormai ci si può
anche abituare quando si ha il
fattore rigenerante,
puoi essere immune a tutto
quando hai la facoltà
di rielaborare un’idea che è in grado di contribiure a rendere la tua vita memorabile,
puoi essere invincibile quando le tue idee possiedono la consapevolezza nel rigenerarsi
e puoi capire molte cose quando lotti da tempo immemore vedendo altri cadere prima di te
ma quando ti rendi conto che anche tu devi accettare di finire
poiché non hai più il fattore rigenerativo che ti ha da sempre preservato dal morire
ti rendi conto che anche devi invecchiare, soffrire e finire
ed una volta che ti sei reso conto di ciò
capirai che Wolverine non era nient’altro che la maschera indossata
dall’uomo chiamato Logan
e non conta essere stato un guerriero imbattibile
ma conta aver lottato contro lotte che sembravano essere imbattibili
e dopo averle vinte rendersi conto anche prima o poi tutto doveva concludersi
aldilà del proprio fattore rigenerante
nulla è più importante dell’essere uomo
Logan o vecchio Logan che dirsi voglia

156
Utopia
Se fosse possibile un mondo mutante non dominato dalla discrimazione,
Se fosse possile trovare una storia diversa da vivere da quella vissuta
E se fosse essere madre laddove è impossibile esserlo
Se fosse, è e sarà possibile avere quella realtà che tanto ci sembra impossibile
Trasmutando una realtà così lontana dalla felicità rendendola una possibile utopia
Trasfomerò il mondo in qualcosa per cui ogni essere ha lottato sognandola,
plasmerò la sofferenza della realtà che comporta dolore in mondo migliore,
altererò la realtà con lo scopo di vivere realtà scolpite nel mio cuore.
Non importa che il mondo non sia quello che realmente sarebbe
ma un dono così grande che ho, non può essere ostacolato da futili realtà distanti dalla felicità.
E’ giusto che una madre accudisca e gioca con i suoi figli
Ed è giusto recare felicità nel cuore di chi soffrendo ha lottato,
che i pensieri per quanto mi portano alla follia nella mia magia
so che è giusto che il mio potere mi dia la forza di fare ciò devo e di dire che:

‘’La realtà è solo un tangibile pensiero che può essere riscritto’’

157
Malgascio

‘’Una fragilità ben curata può trasformarsi


nella più maestosa eleganza dell’anima’’
Un gene mutante può comportare alienazione,
uno stato di immobilità può suscitare dannazione
ed un cuore che non trova pace nel suo battere può turbare la mente.
Fragile è ciò che puoi essere per natura e dura può essere la vita
Ma altalenando tra tragedia e meraviglia scoprirai quanto vale la pena vivere
E laddove la tua fragilità si incontrerà con un’altra fragilità
Scoprirai cosa vuol dire amore e capirai cosa può essere un qualcosa per un qualcuno.
Una scuola di soggetti mutanti può essere cosa ritenuta impossibile
Ma anche chi non è maestro nel leggere la mente può capire che il diverso,
il discriminato, il mutante e il fragile necessita di percorso per essere educato alla felicità.
L’educazione è la base di ogni trattato di vita ed avendo solo buoni maestri
Che si può riscrivere la storia di un qualcuno privo di un percorso
Ed è lo spirito di gruppo che lega il cuore di un singolo ad una mente di gruppo

158
Il boss
Dominare il crimine è cosa impegnativa
Ma essere sindaco ed essere allo stesso tempo un boss del crimine è poesia,
con il pugno stendo ogni avversario che si pone contro di me,
con il pugno sbatto il tavolo emando leggi per tutelare i miei scopi
e con il pugno faccio si che la mia elezione divenga una guerra contro i supereroi.
Ho nemici giurati che si svestono nelle aule di tribunale facendo avvocati
Ed altri che si vestono da supereroe nella notte mettendomi bastoni tra le ruote,
ma la gestione dei propri piani e il non cadere in impulsi che corroderebbero la mia posizione
è cosa obbligatoria come è cosa ovvia il controllo su ogni cosa e persona.
Ho seppellito e fatto seppellire un’infinita di uomini
Ma la lezione più importante che ho capito dal mio più grande nemico
Mi rivela in ogni mio sogno notturno ed in ogni mia insonnia omicida che:

‘’Il controllo è il requisito fondamentale di chiunque sia definito boss’’

159
Maltese

‘’ Da ogni viaggio fatto nel tempo avrai da imparare: dal passato un ricordo
da memorizzare, dal presente un momento da cambiare
e dal futuro una situazione da completare’’
Che sia il tempo ad avermi creato per ciò che sono oggi
Che io creo oggi per ricondurmi al domani
E che io creerò per imparare in un domani da uno ieri
Sono stato, sarò e sono un conquistatore
Un criminale, un eroe, un tiranno ed un viaggiatore
Il tempo è il mio destino e l’amore è la mia condanna.
Mai amare se non vuoi essere conquistato questo è stato l’insegnamento di un me stesso
Sii Kang che è più di Alessandro che volle conquistare solo il mondo
Sii più del presente visitando il passato e più del futuro rielaborando il presente.
Avanza come il passare del tempo che veste di usi costumi le epoche
E nutri quel passare dal passato al futuro e dal futuro al passato conquistando le epoche
Sii Kang il conquistatore di uno ieri, di un oggi e di un domani
160
Latveria
Essere il sovrano
assoluto di Latveria
Avere il totale controllo
su ogni suddito
Ed essere il destino
stesso di Latveria
Comporta il divenire un
Dio capace di
sconfiggire
l’indistruttibile
Comporta ordinare al
proprio araldo di
giustiziare la propria
madre per alto
tradimento,
comporta vedere i
propri figli deturparsi il
volto in modo tale di
poter somigliare al
proprio padre
e comporta sconfiggere
Kang in qualunque
tempo ed in qualunque
viaggio temporale
possa essere stato.
Essere Destino vuol
dire avere visto un
luogo possibile in cui il
proprio io è diventato
sogno e non incubo ma nonostante
Aver cancellato tutto quel mondo che si credere essere meglio del mondo di Destino stesso.
Essere Destino vuol dire avere un ingranaggio in più
Rispetto all’ingranaggio disconesso del lavoro di Reed Richards
Vuol dire correggere le distorsioni di un pericolo che graverebbe
Sulla cancellazione dell’universo stesso
Ed ottenerne il controllo stesso
Divenendone un eroe dominatore del destino stesso
E da quel tutto comprendere semplicemente che:

‘’Puoi giocare meglio con il destino


solo quando stimolerai le aree dell’infinito’’
161
Curiosità di Lelouch Alighieri
Sul'malayalam
Il malayalam è parlato nelle zone sudoccidentali dell'India, soprattutto nel Kerala e nelle Laccadive, ma
anche negli stati di Karnataka e Tamil Nadu. Il suo parente più stretto è il tamil: le due lingue discendono
da un antenato comune, da cui si separarono intorno al IX secolo. Il sanscrito e il tamil influenzano
profondamente il vocabolario malayalam. Appartenendo alla famiglia delle lingue dravidiche (insieme a
telugu, kannada e tamil), il malayalam è una lingua agglutinante. È quindi possibile aggiungere a un
termine diversi suffissi allo scopo di perfezionarne il significato, pertanto alcune parole possono diventare
molto lunghe.

Numero di parlanti

28.000.000
Famiglia linguistica

Dravidica, Dravidica meridionale,Tamil-kannada ,Tamil-kodagu

Tamil-malayalam

Curiosità — Malayalam

 I caratteri sono molto arrotondati perché, in antichità, per scrivere si usavano delle foglie di
palma: delle linee dritte le avrebbero lacerate.

 Nel malayalam si incontrano parecchi termini di uso comune che derivano dal portoghese: ad
esempio, "chāvi" (da "chave") significa chiave, "janāla" (da "janela") vuol dire finestra, mentre
"alamāra" (da "armário") sta per armadio.

 L’espressione "ആന വായില് അമ്പഴങ്ങാ" significa letteralmente "un piccolo frutto nella
bocca di un elefante", e sta a indicare una quantità troppo esigua per soddisfare un grande
bisogno.
La mia vita in Malesia
Veronica
Da Piacenza in Malesia per un anno

Veronica ci racconta i punti salienti della sua


esperienza in Malesia.
Scuola: i primi giorni di scuola alla SMK Tanah Putih di Kuantan. Il mio primo giorno di scuola fu in pieno
luglio, pochissimi giorni dopo l'arrivo in Malesia.

Le prime tre o quattro settimane furono intense e stancanti, soprattutto perché orientarsi tra tutte le lingue che
venivano parlate intorno a me e che non potevo capire era impossibile.

La prima cosa che mi fece capire di essere arrivata in Malesia fu la sveglia del primo
giorno di scuola , differente dall'Italia perché molto più presto, ma soprattutto la sensazione di dover
indossare per la prima volta una divisa scolastica composta da un Pinafore (cioè un grembiule azzurro scuro)

lungo fino ai polpacci e le spalline larghe, sopra ad una camicia bianca a maniche corte, dei calzini bianchi

fino a poco sopra la caviglia e scarpe bianche. Sono stata accompagnata dal mio papà ospitante, la presidente

del centro locale di Kuantan e mio fratello ospitante dato che frequentavamo la stessa scuola. Dopo un

colloquio con il preside Mr. Moi Wan Goon, uno dei presidi più ospitali e carismatici (anche anziano) che

abbia mai incontrato, sono entrata in classe, in mezzo a 45 studenti locali curiosissimi di sapere chi fossi !
La prima cosa che mi fece capire di essere arrivata in Malesia fu la sveglia del
primo giorno di scuola, differente dall'Italia perché molto più presto

Le classi sono molto grandi e varie, infatti gli studenti sono indiani, malesi e
cinesi; esiste una forte multiculturalità nel Paese, che vede un popolo diviso in tre etnie. I giorni iniziano
sempre con un'assemblea a cui devono partecipare tutti gli studenti e in cui si canta l'inno nazionale. Mi sono

dovuta presentare davanti a tutti i 2550 studenti della scuola il secondo giorno. Per le prime settimane

ricevetti tantissimo aiuto specialmente dai miei compagni, che mi insegnarono per tutto l'arco del mio

anno tanti modi per vivere la Malesia, mostrandomi i lati migliori della cultura malese e trasformando i
peggiori in punti di forza. Mi aiutarono ad integrarmi, ad imparare la lingua e a comportarmi come loro! Per

i primi mesi i compagni di classe e il mio fratello ospitante sono state le persone su cui mi sono basata di più

per imparare la lingua e capire la giornata scolastica, fatta di controlli della divisa, delle unghie e dei capelli

che devono rispettare il regolamento e non avendo avuto un tutor all'interno della scuola mi hanno aiutato ad

ottenere i libri e a trasformare le prime giornate in questo luogo nuovo in quotidianità.


I compagni di classe mi aiutarono ad integrarmi, ad imparare la
lingua e a comportarmi come loro

La lingua, o meglio le lingue e il loro apprendimento: in Malesia ci sono tre etnie che
dividono nettamente la popolazione in indiani, malesi e cinesi . La lingua ufficiale è il malese,
parlato da tutta la popolazione, poi il cinese dai cinesi e il tamil dagli indiani; ma anche l'inglese, perché
imparato a scuola, l'arabo, usato specialmente dai malesi per pregare dato che sono musulm ani, e vari dialetti

parlati a livello domestico come l'Hokkien e il Cantose. A scuola le materie scientifiche sono insegnate in

inglese, quelle letterarie in malese e c’è anche l'insegnamento delle lingue straniere, a scelta tra il
cinese, il tamil e l'arabo che dipende dall'etnia o dalla religione di appartenenza.

Io ho appreso molto più facilmente il cinese, perché ho vissuto il mio anno ospitata da una famiglia cinese. In

aggiunta, a scuola, la mia classe era formata per la maggior parte da cinesi che mi insegnavano giorno per

giorno tante parole, ovviamente partendo dalle parolacce. Dopo tre mesi ho iniziato a capire il cinese e pian

piano dopo sei mesi potevo dire tante frasi di base e farmi capire dalla mia famiglia e i miei amici! Ho anche

frequentato un corso di cinese per due ore a settimana che mi ha aiutato a imparare la scrittura, la
calligrafia e migliorare la pronuncia!

Il malese è molto più facile del cinese, l'ho imparato a scuola e nella vita di tutti i giorni girando nella mia

città dove normalmente pochi parlavano inglese, soprattutto quando mi capitava di dover prendere il taxi e

dare le indicazioni per tornare a casa mia! Dopo tre mesi potevo capire il malese, ma non potendolo parlare a

casa e avendo pochi amici malesi (che lo parlano quotidianamente), non l'ho imparato bene quanto il cinese,

ma abbastanza per orientarmi nel viaggiare, chiedere indicazioni e comprare qualcosa.


In Malesia ci sono tre etnie che dividono nettamente la
popolazione in indiani, malesi e cinesi

.Il Centro Locale di Kuantan: il mio centro locale era l'unico dello Stato dove vivevo, il Pahang, ed era

composto da pochi volontari ed alcuni di età ''piuttosto avanzata''! Però hanno organizzato molti Pot Lack,

cene dove ognuno degli studenti stranieri del centro locale doveva cucinare qualcosa e portarlo alla
cena. Il risultato? Una cena squisita con tantissime cose da mangiare da tutti i Paesi del mondo e tante risate.

Hanno organizzato incontri per confrontarsi con gli altri studenti e i volontari all'in izio, a metà e alla fine

dell'esperienza a livello nazionale, dato che in tutta la Malesia eravamo 43 studenti da tutto il mondo ed infine

lo STE, cioè due settimane di scambio in cui si va a vivere in un'altra parte della Malesia, in un'altra famiglia:

un'esperienza molto interessante, in cui si possono conoscere persone nuove, frequentare un'altra scuola e
notare quanto la cultura cambi tra zona e zona dello stesso Stato!

Materie: il sistema scolastico malese è molto più semplice e al liceo non c'è la dif ferenziazione che troviamo

noi in Italia. Si potrebbe paragonare all'indirizzo scientifico. Le materie che vengono insegnate sono

matematica, a livelli molto alti - al terzo anno (su sei totali) hanno già finito la trigonometria - biologia e

bahasa ingerris (inglese) e fisica, in lingua inglese. Bahasa Melayu (letteratura malese), PJ (ginnastica),

Diritto ed Economia sono invece insegnate in malese. Infine, a scelta si può imparare Bahasa cina (lingua
cinese) o Bahasa tamil (indiano).

La mia giornata tipo: la sveglia suonava alle 5 e 30 ogni mattina, e subito mi facevo una doccia gelida (la

prima di quattro docce giornaliere)! Dopodiché dovevo svegliare la mia sorellina ospitante Esther perché era

il suo turno per usare il bagno e prepararmi per andare a scuola! Indossavo la mia divisa, verificavo se era

stirata e pulita, mi legavo i capelli, perché a scuola non sono tollerati se lunghi, controllavo le unghie

che dovevano essere corte e pulite, prendevo la mia borsa, la borraccia dell'acqua e i fazzolettini p erché
a scuola non c'è acqua potabile né carta igienica ed entro le 6 e 15 tutti in auto per andare a scuola! Alle
6 e 30 attraversavo il cancello con i miei fratelli ospitanti e alle 7 iniziava la giornata scolastica!

La scuola finiva verso le 2 e 30 ma il venerdì prima perché i maschi musulmani sono obbligati ad andare alla

moschea per pregare; la settimana scolastica va dal lunedì al venerdì.

Indossavo la mia divisa, verificavo se era stirata e pulita, mi legavo i capelli, perché a scuola non
sono tollerati se lungh

iIl pomeriggio, dopo scuola, leggevo e scrivevo molto, specialmente cercavo di imparare più che potevo
il cinese. Il lunedì pomeriggio andavo al corso di lingua frequentato anche dagli altri studenti stranieri e la

sera mi piaceva stare a casa con la mia famiglia oppure accompagnare i miei fratelli alle lezioni extra (come

delle ore in più di scuola serali) che sono frequentate da tutti gli studenti. Altri giorni della settimana

frequentavo un corso di danza indiana; questo mi ha aiutato ad immergermi di più nella cultura indiana e

mi dava l'occasione di entrare in un tempio indiano bellissimo almeno due volte a settimana. Infine il martedì

pomeriggio io e mia sorella Esther andavamo a lezione di hip hop. L’ho contagiata con la mia passione per

questa danza che già pratico da sei anni e quindi abbiamo deciso di andare insieme a lezione!

Ho contagiato mia sorella ospitante con la passione per l'hip hop e ogni martedì pomeriggio
andavamo insieme a lezione !

Il weekend era il momento più bello e rilassante della settimana. Oltre ad avere la sveglia ad un orario più

"decente", la mia famiglia era abituata ad andare a fare colazione tutti insieme fuori , dato che i miei

genitori lavoravano molto durante la settimana ed era un'occasione di raccontarci gl i avvenimenti dei giorni

passati e ridere insieme! La sera potevo uscire con gli amici e di solito andavamo al cinema o al centro

commerciale aperto fino a molto tardi. La mia famiglia spesso organizzava il weekend a Kuala Lumpur, la
capitale, dove hanno una seconda casa e lavorano, una città bellissima e il cuore della cultura malese.

Le mie giornate di solito finivano con una cena, preceduta da una doccia. Le famiglie non sono abituate a

mangiare tutte unite a tavola quindi spesso mangiavo da sola o con p ochi membri della famiglia, un po'

di televisione e infine andavo a dormire molto stanca, ma felice nonostante la sveglia che avrebbe suonato
così presto!

Attività extrascolastiche: i miei pomeriggi liberi li ho voluti passare provando cose nuove e mantenendo

alcune passioni "vecchie". Ho iniziato un corso di cinese, perché sapevo che avrei avuto bisogno d'aiuto per

imparare a scrivere e parlare correttamente, ma soprattutto perché era divertente poter rispondere a Sean, il

mio fratello ospitante di 17 anni, quando scherzando mi parlava in cinese sapendo che non potevo
capire! Era anche un modo per conversare con i miei compagni, che spesso si divertivano a sentirmi parlare

in cinese con la mia pronuncia e, inutile dirlo, mi aiutavano a perfezionarla. Ho iniziato danza indiana, fatta

di disciplina e tanto divertimento, ed è stato anche un modo per sfogarmi durante le giornate "no" perché

bisognava saltare molto. Pratico hip hop e break dance da sei anni e sono riuscita a contagiare mia sorella

Esther quindi insieme abbiamo iniziato ad andare a lezione rafforzando anche il nostro rapporto di sorelle,

divertendoci a provare le coreografie nuove a casa.


Imparare a parlare correttamente cinese era anche un modo per conversare
con i miei compagni, che spesso si divertivano a sentirmi parlare con la mia
pronuncia e, inutile dirlo, mi aiutavano a perfezionarla Attività con la famiglia
Chiah: la mia famiglia ospitante era di etnia cinese e composta da papà Steven, di appena quarant'anni, Lea,

una giovane mamma di trentasei anni, mio fratello minore Sean, di diciassette anni e infine Esther, la sorella

minore di 14 anni, con cui condividevo, oltre alla camera, la mia giornata, i miei segreti e tutto quello che si
può condividere tra sorelle.

I miei genitori ospitanti erano entrambi ingegneri in una multinazionale giapponese, quindi hanno viaggiato

moltissimo nella loro vita e hanno una mentalità molto aperta. Con loro era facile parlare, soprattutto

perché sono molto giovanili e amano divertirsi con noi figli facendo esperienze nuove. Poiché lavoravano

molto durante la settimana, nel weekend organizzavano sempre qualcosa di speciale, iniziando dalla colazione

del sabato mattina in un posto sempre diverso e facendomi provare un'infinità di piatti nuovi - soprattutto

perché la colazione è a base di riso, carne, noodles e non latte e biscotti come in Italia! Quasi tutti i sabati

sera andavamo a cena al ristorante e al cinema o al karaoke. Abbiamo organizzato anche delle vacanze, una di

queste a Singapore da alcuni parenti per il Natale...una vacanza un po' speciale dato che c'erano quaranta

gradi e nessun regalo! Ma comunque le milioni di luci colorate e decorazioni riportavano la mia mente al

clima che c'era in Italia, con gli alberi di Natale e i regali! Passavamo un wee kend al mese a Kuala Lumpur,

uno dei miei posti preferiti, perché è il cuore della Malesia, la capitale, così bella e multiculturale, ricca di

persone, cibo e posti preziosi.


Con i miei genitori ospitanti era facile parlare, soprattutto perché erano molto giovanili e
amavano divertirsi con noi figli facendo esperienze nuove

Conservo bellissimi ricordi con la mia famiglia ospitante in un luogo che si chiama Sungai Lembin, poco

lontano da Kuantan, dove ho visto la primissima cascata della mia vita e ho cammin ato su una "cacca"
di elefante (non l'ho fatto apposta! Durante i mesi in Malesia non fu un bel ricordo, ma ora a ripensarci

sorrido!). Sungai Lembin è un villaggio di pochi abitanti, in mezzo alla giungla, dove si può fare trekking e
scalare la montagna di Sungai Panorama in piena notte per vedere le stelle cadenti e l'alba!

Week End e Feste: i week end, se non li passavo con la mia famiglia, uscivo con gli amici. Le attrazioni

purtroppo non erano molte quindi di solito andavamo al cinema, al karaoke o all a sala giochi. Alcune volte

siamo andati in spiaggia a mangiare l'ABC, un dolce di cui è meglio non svelare gli ingredienti!

Le feste sono moltissime in Malesia: essendoci tre etnie vengono rispettati tutti gli avvenimenti religiosi .

La prima che festeggiai fu l'Hari Raya, cioè il capodanno musulmano, che avviene a settembre in occasione

della fine del Ramadan. In questa occasione ebbi l'opportunità di vivere per due settimane con una famiglia

musulmana, pregare con loro in moschea e mangiare, mangiare, man giare! Durante queste feste le famiglie

vanno di casa in casa, anche di persone che non conoscono, a mangiare e festeggiare insieme, portando delle

bustine con dei soldi dentro che devono dare in regalo a tutti i giovani non sposati, io ne ricevetti verame nte

tante!

Poi c’è stato il Deepavali, cioè il capodanno indiano, quindi per una settimana ho vissuto con una famiglia

indiana, visitato templi e, come d'abitudine in queste celebrazioni, mangiato, mangiato e mangiato ancora! Ho

passato Natale a Singapore con la mia famiglia e a febbraio abbiamo fatto enormi festeggiamenti per il
Capodanno Cinese, in cui tutti i figli e nipoti si devono riunire a casa dei nonni. Mi ritrovai in un piccolo

villaggio chiamato Jerantut, con circa altre trenta persone nella stes sa casa in quanto parte della

famiglia! Lì ho potuto sperimentare il mio cinese per davvero, dato che i nonni non potevano parlare altre
lingue!

Durante il Deepavali, cioè il capodanno indiano, ho vissuto per una settimana con una famiglia

indiana, visitato templi e, come d'abitudine in queste celebrazioni, mangiato, mangiato e mangiato
ancora!

Relazioni giovani-adulti: le relazioni tra i giovani e gli adulti sono un po' gerarchiche. Esistono ancora delle

manifestazioni di rispetto, come l'inchino che si deve fare agli adulti, ad esempio: io ogni volta che incontravo

una donna musulmana dovevo prenderle la mano destra (usando la destra) ed inchinarmi fino a toccarla con la

fronte. Questo non succede con gli uomini musulmani, per il fatto che le donne non p ossono toccarli. Possono

però fare il Salam (lo stesso inchino di rispetto nei confronti delle donne) se sono loro i primi ad offrire la

mano destra!

Con le altre due etnie funziona come in Italia, ci si stringe la mano, ma guai agli abbracci e ai baci che sono
proibitissimi!!! Comunque s’incontrano spesso persone che danno la mano, abbracciano e danno i baci!

Bisogna essere educati e non rispondere agli adulti, che comunque sono tutti, nonostante la severità,
molto comprensivi! Nella mia famiglia eravamo molto legati e potevamo discutere di qualsiasi cosa ed

esprimere le nostre opinioni. L'unica manifestazione di rispetto che ci veniva chiesta era dire in cinese "Buon
appetito" ai genitori prima di iniziare a mangiare.

Curiosità: MAI USARE LA MANO SINISTRA di fronte ad un musulmano! Strana usanza, lo so! Tutto

inizia dal fatto che molte famiglia non usano la carta igienica, ma si lavano con l'acqua; sono molto puliti,

quindi non cadere in errore pensando che non usano la carta! Nelle case musulmane ed indiane si mangia

con le mani e nella cultura viene considerata impura la mano con cui ci si lava in bagno , perciò si usa

solo la destra! Lo stesso discorso vale quando si va in un negozio e si deve pagare, i soldi si passano con la
destra!

Il frutto tipico locale è il durian, ha un odore disgustoso, ma te ne pentiresti se non lo provassi mai! Quindi

prova tutto il cibo e la frutta che puoi, nonostante esagerino spesso con il piccante, ma ci si fa
l'abitudine!
Madagascar: 20 curiosità che forse ancora non sai

Oltre che un divertentissimo film d'animazione, "Madagascar" è anche uno stato africano, un'isola,
che si trova nell'Oceano Indiano. Famoso per le specie animali uniche (tra cui i lemuri), ma anche
per i paesaggi spettacolari

Se diciamo Madagascar siamo pronti a scommettere che la prima cosa che vi verrà in mente sono le

avventure di Alex, Marty, Gloria e Melman, protagonisti dei tre film intitolati proprio così.

Ma dei film parleremo dopo perché il Madagascar è anche, e soprattutto, uno Stato. Scopriamolo,

attraverso una serie di curiosità.

MADAGASCAR, IL PAESE

Dove si trova il Madagascar

1. Il Madagscar è una grande isola, la quarta del mondo per estensione dopo Groenlandia, Nuova

Guinea e Borneo. Si trova nell'Oceano Indiano, di fronte al Mozambico, nella parte sud del Continente

africano.

2. Come grandezza è pari a una volta e mezza l'Italia! Per il suo colore rosso, che deriva dal fatto che il

suo suolo è ricco di ferro, il Madagascar è detto anche "Isola rossa". Famosi i suoi pinnacoli di roccia.

Rossi anche quelli, ovviamente!

3. Si tratta di un'isola dalla storia speciale: secondo gli studiosi, il Madagascar si sarebbe separato circa

140 milioni di anni fa dal Supercontinente del Gondwana, dal quale si staccarono tutti gli attuali Continenti.

Madagascar: capitale, lingua e popolazione

4. La capitale del Paese ha un nome che sembra uno scioglilingua: Antananarivo, che significa “la città

dei mille”. Nota in passato come Tananarive, oggi viene chiamata anche più semplicemente Tana.

5. La popolazione del Madagascar appartiene a 18 gruppi etnici principali. In molte tribù si praticano

ancora oggi riti antichissimi, condotti dai "Vintana", personaggi che sono ritenuti essere dotati di poteri

speciali.

6. La lingua ufficiale è il malgascio, che è anche il termine utilizzato per indicare gli abitanti del

Madagascar (malgasci) o un aggettivo per i prodotti del Paese.

7. Malgascia è anche la lotta, uno degli sport tipici (quello che stanno praticando i ragazzi della foto).

Clima e morfologia del Madagascar

8. L'isola ha un clima subtropicale, diviso in due stagioni principali, inverse rispetto alle nostre perché si

trova dall'altra parte dell'Equatore: una stagione calda e piovosa che va da novembre ad aprile, e una

secca e fresca da maggio a ottobre.

9. Le temperature variano anche di molto in base alla posizione geografica e all'altitudine. L'altipiano

centrale ha infatti un'altitudine media di 1200 metri, e raggiunge i 2876 metri con il monte Maromokotro.

10. La costa orientale, dove vive la maggior parte della popolazione, è larga una ventina di chilometri e

lunga oltre mille, quindi è una delle spiagge più lunghe del mondo.

Madagascar, la barriera corallina


11. In Madagascar si trova anche la seconda barriera corallina più grande del mondo dopo quella

australiana, detta “del Capricorno” (o di Tuelar) dal nome del tropico che la attraversa. È ricchissima di

flora e fauna come del resto l'intera isola.

Gli animali del Madagascar

12. Proprio a causa della sua origine (vedi punto 3), in Madagascar si trova un numero altissimo di specie

endemiche, cioè che esistono solo in quel Paese, sia animali che vegetali. In totale, ospita il 5% delle

specie mondiali!

13. L'esempio più famoso è quello dei lemuri, ma ci sono anche delle rane, dei camaleonti – il "Brookesia

Micra", il più piccolo del mondo – e degli uccelli che altrove non si trovano. E poi c'è il "fossa", predatore

carnivoro a metà tra un piccolo puma e una mangusta.

Madagascar, piante e agricoltura

14. Numerose e affascinanti anche le piante presenti sull'isola: dai maestosi Baobab – il cui tronco a forma

di botte è in grado di immagazzinare fino a 120mila litri d'acqua! – a curiose felci, dalle orchidee a un

sacco di piante carnivore.

15. Uno dei prodotti più importanti dell'agricoltura malgascia è il riso, che cresce in verdissime risaie.

16. Il Madagascar insomma, prima che un film, è un vero e proprio tesoro della biodiversità, che però è

seriamente minacciata da un'intensa deforestazione e da altri problemi come l'erosione dei suoli e gli

incendi.

MADAGASCAR, IL FILM

17. Come detto, non esiste un solo film della Dreamworks ma ben tre intitolati “Madagascar”: il primo, del

2005, e i due sequel, “Madagascar 2” (2008) e “Madagascar 3 – Ricercati in Europa” (2012).

Madagascar, i personaggi del film

18. I protagonisti della pellicola sono un leone, una zebra e una giraffa maschi e un ippopotamo femmina

che scappano dallo zoo di Central Park a New York. Sapreste abbinare a ciascuno il proprio nome? Le

soluzioni dopo il trailer...

19. Come si chiama la giraffa di “Madagascar”? Melman. E il leone? Alex. Marty è il nome

della zebra mentre l'ippopotamo si chiama Gloria.

I pinguini di Madagascar

20. Ad aiutare i quattro a scappare è un gruppo di pinguini capitanato da Skipper (e composto anche da

Rico, Kowalski e Soldato) che scavando un tunnel per l'Antartide per sbaglio finiscono nel recinto di Marty.

Dopo il successo del primo film, “I pinguini di Madagascar” sono diventati una serie trasmessa anche in

Italia e in seguito, nel 2014, a loro volta anche un film.


Curiosità su Malta. Un arcipelago pieno di sorprese!
AUTHOR Silvia Tavella DATE 18/01/2018

Dopo avervi dato una carrellata di informazioni più o meno pratiche


su Malta (le ho raccolte tutte qui) è il momento tanto atteso di parlare di curiosità! E Malta
ne possiede davvero tantissime, nonostante le sue piccole dimensioni. Io comunque non ve
le sto a raccontare tutte tutte, sia ben chiaro, soltanto le più significative a mio

insindacabile giudizio

Tanto per cominciare Malta è un arcipelago, e non una sola isola! Ma questo davo per
scontato lo sapeste già. O meglio: Malta è anche un’isola ma se si parla in maniera
generale, si fa riferimento all’arcipelago (o alla Repubblica di Malta, se proprio vogliamo
fare gli istituzionali) e bisogna quindi includere nel prezzo Gozo, Comino e qualche
scoglietto sparso qua e là. Anche con queste aggiunte, la superficie dello stato rimane molto
esigua tant’è che la capitale, La Valletta, detiene il primato di capitale più piccola
d’Europa, con un’estensione di circa 1 km² (c’è chi dice poco di più e chi dice poco di meno,
io nel dubbio mi accomodo nel mezzo). Per uno stato piccolo, ci vuole una capitale piccola.
Non fa una piega.

Dopo queste nozioni di base -chiamiamole curiosità introduttive– procediamo con qualcosa
di più corposo.

Una storia antichissima

Se a Malta tutto sembra essere mignon -le


dimensioni dello stato, la capitale-, di certo non lo è la sua storia. Forse non tutti sanno che
mentre gli egizi non avevano ancora concepito il concetto di piramide e Stonehenge era un
semplice prato fiorito, a Malta già erano stati eretti dei templi megalitici. Roba che ancora
oggi si fatica a capire come abbiano fatto a mettere insieme dei pezzi di pietra così grossi
senza l’aiuto della tecnologia moderna… Due nomi tra tutti: Ġgantija a Gozo e Ħaġar
Qim e Menaidra sull’isola di Malta.
Per rimanere in tema storico, a breve distanza da La Valletta si trova l’unico tempio
preistorico sotterraneo del mondo, l’ipogeo di Ħal Saflieni. Anche questo di dimensioni
sorprendenti, soprattutto vista la location.
Dolce come il miele

La parola greca melita, all’origine del nome Malta


significa appunto dolce come il miele. Il perché è riconducibile al fatto che nell’arcipelago
ronzino tante api che permettono la produzione di miele di alta qualità.
Sarà poi un caso che il colore degli edifici maltesi realizzati in pietra calcarea locale,
assumano proprio il colore del miele durante alcune ore del giorno?

Le barche occhiute

Le tipiche imbarcazioni maltesi da pesca,


tradizionalmente dipinte con colori vivaci quali giallo, rosso, verde e blu, sono i luzzi (nel
porto di Marsaxlokk ce ne sono ormeggiati sempre un sacco). Una loro particolarità, che
forse sfugge ai poco attenti, è quella di aver dipinti sulla prua un paio di occhi, simbolo
scaramantico contro il malocchio e la cattiva sorte in mare. Questi occhi dipinti sono
quelli di Osiride (Horus) il dio che, secondo la tradizione fenicia a cui si ispirano, proteggeva
i marinai e portava buona sorte.

Due campanili per due ore

A Malta ci sono tante, tantissime,


chiese. Praticamente una per ogni giorno dell’anno: 313 nell’isola di Malta e “solo” 46 a
Gozo, per un totale di 359. E la maggior parte di queste chiese ha -solitamente sulla
facciata- due orologi con due orari diversi, uno giusto e uno sbagliato. Questo
per “depistare” il diavolo e gli spiriti maligni e tenerli lontani dalle celebrazioni religiose.
Ma voi di passaggio non cascateci!

Un assegno per una birra


A Malta quando ordini una birra ti portano una Cisk, termine che in maltese
significa assegno. E che c’entra il mondo bancario con la birra? Semplice: alla Cisk venne
dato il nome, anzi il soprannome, del banchiere fondatore della “The Malta Export Brewery”,
azienda che diede alla luce la birra nazionale. Per completezza di informazione, il banchiere
di cui sopra, tale Giuseppe Scicluna (aka Ic-Cisk, “lo chèque”, “l’assegno”) nonché fondatore
della più antica banca privata maltese, acquisì nel 1928 l’azienda di un cliente che produceva
di birra pilsner e munchener, detenendone l’esclusiva. E fu così che a Malta nacque la sua
birra.

Il piatto nazionale… di terra!


In un arcipelago di isole vi aspettereste di trovare del pesce come piatto nazionale, vero?
Sbagliato! A Malta il piatto nazionale è il coniglio selvatico, fenek, di cui i maltesi vanno
matti e che saltella allegramente per le isole prima di finire… nel piatto. Viene cucinato in
tanti modi diversi: in padella, in umido, fritto o marinato. Da assaggiare.

La bomba (forse) inesplosa

A Mosta, più o meno nel centro dell’isola di Malta, si trova


la Rotonda, una chiesa ispirata al Pantheon di Roma dalle dimensioni enormi (la sua
cupola si vede da molto lontano). Una chiesa in piedi per miracolo, dal momento che
durante la Seconda Guerra Mondiale venne direttamente bombardata, ma la bomba di 200
chili che perforò la cupola e cadde nel bel mezzo dell’edificio dove c’erano più di 300 fedeli in
attesa della messa, fortunatamente non esplose. Una ricostruzione della bomba si trova
oggi nella sagrestia della chiesa, a ricordo di questo giorno memorabile, il 9 aprile 1942.
Se in molti hanno voluto e vogliono credere al miracolo, va detto che esiste pure un’altra
versione della storia, ossia quella che la bomba fosse piena di sabbia e contenete un
messaggio di saluti da parte dei lavoratori della Škoda (fabbrica della Cecoslovacchia
occupata dai nazisti), che erano riusciti a sabotare la produzione di una bomba vera e
propria.

Caravaggio ha lasciato (l’unico) segno


Credo non ci sia bisogno di fare una intro su Caravaggio, abbiamo tutti l’obbligo morale di
sapere chi sia. Risaputo è anche il fatto che il nostro aveva un bel caratterino: spesso
coinvolto in risse e pestaggi, commise addirittura un omicidio che gli valse una condanna a
morte. Comincia così a scappare da una città all’altra per approdare anche
a Malta ad inizio Seicento dove si mise al lavoro per i Cavalieri e lasciò in eredità un paio
di opere talmente belle che fanno dimenticare in fretta il fatto che l’artista non fosse proprio
uno stinco di santo. L’opera più pregevole che si trova in quel di Malta, all’interno della
Concattedrale di San Giovanni a La Valletta, è la Decollazione di san Giovanni Battista, che
tra l’altro è l’unica opera autografa di Caravaggio: in nessun altro suo lavoro è apposta
la firma. Tra l’altro, molto originale (o forse più pulp) il modo in cui firma l’opera: col sangue
che schizza dalla testa del Santo decapitato.

Un amore… al contrario

A St Julian’s, un’esclusiva località davanti a La


Valletta in cui si susseguono locali più o meno esclusivi, si trova un ponte dedicato
all’amore un po’ sui generis. Consiste nella scritta love a caratteri cubitali e
capovolta così da permettere di leggere l’amore, quello vero, solo quando si riflette nel
mare. Il Love Bridge, opera di Richard England, lo trovate nella sbrilluccicante Spinola Bay.

Un mosaico di balconi colorati

Una caratteristica delle città e dei


villaggi maltesi sono le gallarija, i caratteristici balconi coperti in legno dipinto, le cui
origini sono però un po’ incerte. Forse non sono made in Malta come si potrebbe credere, ma
scopiazzati dalla tradizione araba. Malta però ne è talmente piena che non si possono non
catalogare come peculiarità architettonica dell’arcipelago.
Il fenomeno sembra essere relativamente recente: a La Valletta i
primi gallarija “documentati” -galeotto è stato un dipinto del palazzo del Gran Maestro-
risalgono ben oltre alla metà del Seicento, prima di allora la città aveva soltanto balconi
aperti in pietra. Fa molto strano pensare a La Valletta, il luogo dove il mosaico di gallarija è
particolarmente evidente, senza i suoi fotogenici balconi in legno.
Ma qual è la loro funzionalità? La prima gallarija di Malta, quella del palazzo del Gran Maestro
appunto, era una lunga galleria in legno (il nome potrebbe derivare dall’italiano “galleria”)
che collegava le varie stanze del palazzo e che permetteva al Gran Maestro di passeggiare e
tener d’occhio quello che succedeva “sotto di lui”. Il Gran Maestro ha lanciato una moda
tant’è che tutti in città hanno poi voluto la loro gallarija personale per poter osservare
l’andirivieni nelle strade senza essere visti da fuori. Ma, per ovvi problemi di spazio,
son stati realizzati tanti piccoli balconi colorati e non lunghe gallerie, lasciando al Gran
Maestro la possibilità di dire “io ce l’ho più lungo”.

È meglio stare sempre in guardia

Sulla punta di Senglea, una delle cosiddette Tre città


dirimpettaie a La Valletta si trova una torre di guardia, rigorosamente color miele, in cui
son stati scolpiti un occhio (che non è quello di Osiride stavolta) e un orecchio in
dimensioni piuttosto grandicelle. Vogliono ricordare che bisogna sempre stare in guardia,
perché non si sa mai…
Maori

‘’Gli Dei assenti è meglio ucciderli piuttosto che venarli invano’’


Gli Dei arroganti che fanno credere agli uomini di aver bisogno di loro
Facendosi costruire templi e statue meritano di affogare nella blasfemia sulla loro fede,
Gli Dei ipocriti che si fingono immacolati ed onnipotenti che fanno morire le genti
Di fame, disgrazie climatiche e sciagure impreviste, non sono degni della loro fama di Dio.
Gli Dei mentono ed illudono i mortali da sempre eppure verrà il giorno in cui mortali
Riconosceranno la verità e capiranno la mia crociata di sterminio divino,
smetteranno di venerare uno sterile Dio morto per mano di un mortale
affronteranno la vita non cullandosi in un’invana preghiera
loderanno ‘’Gorr, Il macellatore di Dei’’ nell’alba di una nuova era
ascolteranno la verità delle loro azioni e non la menzogna divulgata dalla parola di un Dio.
Saranno liberi di agire con la propria coscienza privandosi del dogma da seguire.
Finiranno tutti gli Dei e per ultimo rimarrà un solo Dio,
Thor Dio del Tuono sarai l’ultimo Dio, sarai l’ultima scintilla del mio macello divino
162
La cosa
‘’ Avere un corpo duro
come la roccia non
vuol che
non si può avere un
cuore fragile come
una foglia’’
C’è sempre qualcosa di vivo
sotto la roccia, dal più piccolo
insetto che si fa strada per
portare cibo nella sua casa
Alla sorgente che nelle sue
cascate disseta ogni cosa
vivente garantendone vita.
Essere ‘’La cosa’’ e non ‘’Una
cosa’’ è cosa ben differente,
laddove altri vedono solo un
mucchio di sassi che rendono
duro ed impentrabile l’essere
che ne è contenuto, alcuni
invece vedono l’anima colma
di fragilità che con poche
parole dette potrebbero
sgretolare il tutto come un
macigno che si trasforma nella
più minuziosa sabbia del
deserto.
Molto spesso puoi apparire come una montagna ma l’apparenza è il più grande inganno per non
comprendere il vero essere appartente all’io.
Facilmente le moltitutidini acclamano o discriminano il prossimo in base alla sua apparenza
E sempre più persone difficilmente lodano o condannano il prossimo
in base a ciò che realmente è.
Sono un uomo fatto di tutta roccia ed il mio aspetto certamente non è quello di un agnellino
però anche ‘’La cosa’’ è un uomo
ed ha un cuore
per questo scolpendo le abitudini che l’apparenza offre
ho cercato di rendere il mio cuore la statua del mio essere
pur se invisibile e celato agli occhi di chi vede solo con i suoi occhi
offro la visione a chi vede oltre, mostrando la mia anima sotto la roccia
163
Marathi

‘’Un Re muto fa un Regina saggia’’


Essere la moglie di un uomo che durante la notte con il solo fruscio della sua bocca
Potrebbe cancellare il letto, te e la tua casa in un attimo rende la sensualità diversa,
ma la diversità è una filosofia egemone nella cultura inumana
e l’essere Regina del popolo inumano interpretando il silenzioso Re
come solo la sua donna può farlo, influenza decisamente le abituduni reali
che avrebbe un’altra qualsiasi regina limatata al suo stare in disparte dinanzi al potere di un re.
Avere i capelli più lunghi e più mutabili del regno inumano certamente accresce
Lo stato di noterietà di una donna che sia lodata la nebbia terrigena
Che mi ha reso la donna che sono oggi
Ma avere un figlio il cui nome mi è stato bandito di dire dinanzi a mio marito
Genera quella dicotomia emotiva molto comune di chi alterna successo e disgrazia
in pochi attimi che disgregano in tempi infiniti ed in infiniti battiti che si ardono nell’attimo.
Un mal comune con i nostri creatori si abbatte nell’universo minacciandoci
Ed un bene comune con i nostri creatori ci lega all’universo rivelandoci una nuova era inumana
164
Il folle e il magnifico
Il passo dall’essere definito Maximus il magnifico e Maximus il folle è breve,
la melodia nelle parole di chi ha usurpato il trono illudendosi di averne diritto
è una cantilena che può essere cessata nell’intrigo avuto con la sua donna
ed un maestro delle insidie mentali può facilmente uscire dalla prigionia
che gli è stata inflitta dal suo stesso fratello, quando in realtà una prigionia
dovrebbe essere inflitta a lui, artefice della morte dei nostri genitori.
Pazienza, laddove una follia guida un popolo inumana
E maestria, magnicenza nel creare un qualcosa di ampiamente inumano persino agli inumani.
Elobarazione di un quadro ben più ampio della disputa con il proprio fratello
E virus da infliggere nelle menti del proprio popolo
È ciò di cui necessità il sovrano inumano megliore di tutti i tempi.
Sorridendo e piangendo nella rete mentale di ogni mia vittima
Riconosco una solo voce sovrana che mi impone di affermare che ;

‘’ Il trono è il traguardo di chi domina le menti’’

165
Meiteilon

‘’Quando
imparerai a
dipingere lo
spettro del
passato non avrai
alcun timore nel
raccontare una
storia ‘’
Quando il passato per quanto
impossibile da voler far
ricordare viene taciuto da un
boato colossale espresso in un meraviglioso presente, non temerai alcun mal dicente
Seppur la notizia di un tuo passato oscuro divulgato potrebbe risultare poco piaciuto.
Il passato può ferire la reputazione rendendo quello spettro più forte
Ma il non temere quello spettro
È l’unica luce che rende ammirabile anche l’ombra di quel passato turbolento
Generando una maggiore curiosità sull’aver vissuto una sciagura
Ed averla pienamente superata
Poiché maggiore è la caduta
Migliore è la ripresa.
Per questo non temere il passato e l’apocalisse che potrebbe succederti
Ma sorridi alla sconfitta affinchè quel sorriso si traduca in vittoria
Per uno ieri, un oggi ed un domani

166
Look floreale
Risparmiando sulla pena del rinunciare al
fare le cose si fa un’economia che beatifica
il senso della vita,
facendo tacere il pessimismo si inizia a
parlare di cose reali
ed isolando coloro che fanno le vittime
si ottiene un tipo di compagnia
lodevole di ogni attenzione.
Oggi ti potranno dire che i tuoi capelli
sembrano un albero d’autunno
Discriminando la tua capigliatura
Ma fargli capire che al di là di ciò che
credano sia autunno in realtà è piena ed
esplosiva estate, solo il tempo glielo farà
capire e non vale sprecare nemmeno un giorno della tua stagione emotiva per fargli capire che
non sei come gli altri credano che tu sia.
Un’idea non realizzata ancora non è sinonimo di fallimento finale ma è il prologo di un
successo da idealizzare nelle cose che dovrai fare.
Un’opera incompleta può essere il tramite da passare al prossimo che vorrà ereditare la tua
opera rendendola a sua volta ancora incompleta generandone un ciclo immortale e
Quell’incompletezza diviene a sua volta sinonimo di eterno.
Animado il terreno della coscienza con la conoscenza
Ampliando l’orizzonte delle certezze con con la sapienza
Ed imparando da qualsiasi cosa e qualsiasi persona
Si ottengono idee da diffondere nel mondo come un’arte.
Che giunga la stagione delle idee
Affinchè facciano passare le stagioni della clausura e della censura
Che cancellino la guerra e lo sfruttamento dei più poveri
Ed omaggiando quel albero per aver capito cosa va fatto
Per tutti e tutto
Mi ritrovo a parlare a me stesso capendo che :

‘’ In ogni foglia fatta di idea vi è la natura di un’arte’’

167
Mizo

‘’Solo un figlio della distruzione può porre fine


al folle regno di un folle sovrano’’
L’epiteto del distruttore comporta paura e terrore
in qualunque persona si avvicina alla tua persona
ma il destino del distruttore va al di là nell’eviscerare le interiora dei propri nemici.
In un universo in cui la calamità è dietro l’angolo
si accende la scintilla destinata a far splendere persino il distruttore
E di viscera in viscera ci si fa strada per porre fine
Al più folle di tutti sovrani e al più omicida di tutti gli assassini
Una preda non poco facile da abbattere nemmeno per il distruttore
Ma il fato è stato già scritto per il distuttore che dovrà distruggere
Ed in quelle sue armi così primitive all’evolute armi viste nell’universo
Scuoierà il nemico dell’universo e banchetterà con il cosmo il suo essere un distruttore
168
Ronan l’accusatore
Accuso il popolo Skrull della loro infimità nel mutarsi in persone che non sono,
Nell’emulare poteri che non gli appartengono
e nell’inganno costante della loro natura.
Accuso la casata Fiyero gli unici commercianti in un impero di guerrieri
Dell’aver usurpato una sovranità rendendo l’impero dei Kree
Una misera pedina commerciabile priva di istinto guerriero.

Accuso la dimenticanza nei confronti del popolo inumano


Stanziato da tempi antichissimi sulla Terra
E poi cercato di schiavizzare nella più mediocre delle soluzioni.
Accuso colui che offende la Suprema Intelligenza

Che con la sua incapace mentalità cerca di regnare


Ed allo stesso tempo accuso la Suprema Intelligenza
Per la sua natura non umana e non conforme alla natura reale del popolo Kree
Accuso, Accuso ed ancora Accuso

Accuso perché è ciò che so più fare, dicendo all’universo:

‘’ Solo chi è destinato a proteggere un impero può sollevare


un’accusa ed un giudizio allo stesso momento’’

169
Curiosità di Lelouch Alighieri
IL POPOLO DEI MĀORI. STORIA E
SIGNIFICATO DEI TATUAGGI
 Lunedì, 01 Maggio 2017
 Scritto da Mario Mattia Giorgetti

Kapa Haka
Festival

IL POPOLO
DEI MĀORI.
STORIA E
SIGNIFICATO
DEI
TATUAGGI
Per conoscere il
teatro, ovvero la
drammaturgia,
la creatività che
lo distingue,
occorre scoprire
il popolo che ha
dato origine alla
Nuova Zelanda,
di cui abbiamo
accennato già in
parte nel precedente servizio.
Ci preme parlare, quindi, del primo popolo che si è insediato in queste terre circondate dall'Oceano Pacifico
e lontane dal resto del mondo poiché il primo segno di rappresentazione lo dobbiamo a loro, alle loro danze
così esplicite e così folcloristiche come appaiono agli occhi di noi occidentali.
Ma il primo segno di teatralità lo dobbiamo ai loro tatuaggi poiché rivestivano significati di linguaggi di
comunicazione affidate all'immagine del corpo.
I Māori sono una popolazione di stirpe polinesiana, insediatasi in Nuova Zelanda intorno al 900 d.C.
Il nome significa "normale", in contrasto agli "invasori" inglesi definiti da questo popolo come pakeha.
Il tatuaggio, nella cultura Māori, rivestiva, si è detto, un significato molto importante: era utilizzato, infatti,
come strumento di comunicazione sociale.
La società Māori era molto stratificata ed il tatuaggio indicava con precisione la casta di appartenenza di
ciascuno. Nel tatuaggio veniva identificata anche l'origine materna e paterna, il mestiere o anche il
raggiungimento di un rango superiore rispetto a quello di nascita.
I guerrieri usavano tatuarsi con orgoglio, per raccontare le loro gesta e la loro storia. Inoltre, con il tatuaggio
evidenziavano la muscolatura per apparire più forti di fronte al nemico. Il tatuaggio aveva anche una funzione
estetica, serviva cioè come forma di abbellimento della persona, un po' come il trucco usato ai giorni nostri.
Una donna che non avesse segni tatuati attorno alle labbra, infatti, non veniva considerata attraente.
Il tatuaggio più rappresentativo di questa cultura era il "moko", che veniva usato come segno di passaggio
dall'adolescenza all'età adulta. Nel "moko" il viso era coperto di complessi motivi dalla radice dei capelli al
mento e da un orecchio all'altro. Nel tatuaggio chiamato "rape", invece, venivano tatuati anche l'addome e
le gambe dalle cosce fino alle ginocchia. Il "kirituhi" è invece la rappresentazione più decorativa anche se
intrisa di significati legati alla felce "koru" come simbolo di rinascita spirituale.
Il tatuaggio veniva eseguito solo da santoni o da persone ufficialmente riconosciute come "Tohunga ta
Moko", cioè tatuatore: studiavano la struttura facciale del futuro tatuato, ed individuavano un disegno.
Spettava poi agli anziani del clan decidere se il simbolo proposto rispettava la personalità dell'individuo.
Le due principali tecniche utilizzate per i tatuaggi erano il "puhoro" e il "moko whakairo". Il primo consisteva
nel pungere la pelle con uno strumento acuminato e nell'inserire nelle punture un pigmento che lasciava la
traccia del disegno sotto pelle. Il "moko whakairo", invece, veniva eseguito con scalpelli ed altri strumenti
taglienti che "scolpivano" la pelle: le ferite venivano successivamente riempite di colore e il disegno, una
volta guarita la pelle, era reso ancora più evidente dal rilievo delle cicatrici.
Una volta definiti i tatuaggi entrava in gioco la danza per vivere riti, credenze, fatti.
La lingua dei Māori e altre notizie.
La loro lingua originale è detta Māori. Il Māori viene insegnato, unitamente all'inglese, nella scuola
dell'obbligo. I Māori sono generalmente alti, con la pelle di color bruno chiaro. Si ritiene che oggi la
popolazione si aggiri intorno alle 700 000 unità.
Come si è detto, il moko è il tradizionale tatuaggio con cui i Māori dipingono i loro volti. I guerrieri utilizzano
il moko per raccontare la loro vita: ogni segno indica un diverso avvenimento della propria storia personale.
Le donne riportano il tradizionale segno sul mento ad indicare che sono legate ad un guerriero Māori.
Tra i tatuaggi, il kirituhi è la rappresentazione più decorativa (anche se comunque intrisa di significati legati
alla felce "koru" come simbolo di nascita, rinascita spirituale e rigenerazione); a differenza del tatuaggio
moko, tutti possono usare questa tipologia di disegni, senza offendere la cultura. Avevano, inoltre, la
funzione di incutere paura.
I Māori furono storicamente in forte opposizione rispetto ai coloni inglesi che, non riuscendo a sottometterli,
stipularono con loro un trattato (il trattato di Waitangi). Anche dopo la nascita della colonia, e poi dello Stato
indipendente della Nuova Zelanda, i Māori non hanno mai cercato l'integrazione con le altre etnie del Paese,
pur essendo da tempo convertiti al Cristianesimo. Il governo neozelandese ha negli ultimi anni dato inizio a
un programma di integrazione razziale per facilitare l'integrazione dei Māori nella società, al tempo stesso
proteggendone il bagaglio culturale. I rapporti fra la comunità Māori e i neozelandesi di origine europea sono
comunque meno conflittuali di quanto siano in Australia fra aborigeni ed inglesi. Durante la battaglia di
Verdun, ad Arras, i britannici reclutarono i māori (abili scavatori) per realizzare migliaia di tunnel a ridosso
delle linee tedesche, al fine di sorprendere e attaccare di sorpresa il nemico.
Nel 1858 i Māori costituirono il Kingitanga, nella regione di Waikato (North Island), ed elessero un re
nell'ambito della tribù Wherowhero e nella persona di Pōtatau, onde restare uniti nel sistema coloniale
inglese. Il sovrano (elettivo, ma quello in carica può indicare il successore) gode tuttora di molta
autorevolezza e prestigio pur non avendo un ruolo formale e costituzionale.
Nel 1997 l'esecutivo della Nuova Zelanda si mostrò rammaricato circa i danni morali e materiali subiti
dall'etnia durante la colonizzazione: la regina Elisabetta II, capo dello Stato, si scusò formalmente
incontrando la sovrana Māori Tea Ata (1931-2006), autentica rappresentante e ambasciatrice della cultura
e delle vicende del popolo. La famiglia reale risiede nel palazzo di Turongo (Waitangi) e il luogo di sepoltura
si trova sul monte Taupiri.
I Māori si sono distinti nel mondo sportivo soprattutto grazie alla loro massiccia presenza nella famosissima
squadra nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks i quali, all'inizio della partita, sono soliti eseguire
l'haka, un antico canto mimato che, originariamente nato come un'invocazione al dio sole, si è evoluto nel
tempo in un rituale più complesso per manifestazioni di gioia, o di dolore, o di quell'aggressività intimidatoria
che, espressa ad inizio partita dagli All Blacks, viene spesso considerata esclusivamente come danza di
guerra. L'haka, di cui si è appresa la conoscenza sui campi di rugby, ha più versioni: la Ka Mate (la più
comunemente usata, attribuita a Te Rauparaha, guerriero della tribù Ngati Toa dell'Isola del Nord), la
Peruperu, e la Kapa o Pango, creata a tavolino senza vera tradizione popolare per essere utilizzata in
situazioni speciali ed eseguita la prima volta nel 2005 guidata da Tana Umaga, allora capitano degli All
Blacks (pur essendo di origini samoane), che ne diede una indimenticabile interpretazione. I Māori, e la loro
cultura, sono stati spesso ispirazione per opere cinematografiche
Sul'marathi

Il marathi è la lingua ufficiale dello stato indiano del Maharashtra ed è


parlato anche negli stati occidentali e centrali di Goa, Gujarat, Madhya
Pradesh e Karnataka. È la terza lingua più diffusa nel Paese per numero di
madrelingua. Il suo parente più stretto è l'hindi, con il quale condivide il
sistema di scrittura dell'alfabeto devanagari. Gran parte del vocabolario
marathi deriva dal sanscrito, sebbene vi siano anche influenze minori dal
persiano, dall'inglese e dal portoghese.

Inizia

Curiosità — Marathi
 Un termine gergale in marathi che è stato reso celebre dai film di
Bollywood è "jhakaas" (fantastico).

 A Mumbai, il termine colloquiale "bindaas" è usato in riferimento a


qualcosa di eccezionale e "fico". Deriva da "bin dhast" che, in
marathi, significa "senza paura".

 L'espressione che indica i "mezzi di sussistenza" si traduce


letteralmente in "acqua dello stomaco" in lingua marathi.
Lingua manipuri
lingua predominante e lingua franca dello stato del Manipur / Da Wikipedia,
l'enciclopedia encyclopedia
Manipuri (মণিপুণি) o Meitei-lon (মমতৈক ়ান্) oppure Meitei-lol (মমতৈক ়া ্) (e
talvolta nell'inglese del XIX secolo Meithei (মমতৈ), che è in realtà il nome
del popolo, non della lingua), è la lingua predominante e la lingua franca dello stato
del Manipur, che si trova geograficamente nel sud-est della catena himalayana e
politicamente nel nord-est dell'India. È inoltre la lingua ufficiale usata
dall'amministrazione pubblica. Il Manipuri, che è una lingua del
ceppo birmano legato alle lingue Nāga, è parlato anche negli stati indiani
di Assam e Tripura, in Bangladesh e in Birmania.
Questo linguaggio ha dimostrato di essere un grande fattore di integrazione tra tutti i
gruppi etnici del Manipur, che lo usano per comunicare tra di loro.

Il Manipuri è materia di studio, in India, sino al livello post laurea (Ph.D.), oltre ad
essere una lingua di insegnamento fino al livello di laurea in Manipur.
Cultura Di Mizoram | Celebrazioni Che
Accendono Lo Spirito
Benvenuti nell'affascinante terra di Mizoram, una gemma nascosta incastonata nella parte nord-orientale dell'India.

Mizoram, che significa "terra delle genti delle colline", è rinomata per la sua vivace cultura, i lussureggianti paesaggi

verdi e la calda ospitalità. Tra le tribù collinari più importanti del subcontinente indiano, il popolo Mizo occupa un

posto significativo. Incarnano un'identità Mizo distinta radicata nelle loro preziose credenze tradizionali, valori culturali

e varie pratiche sociali e religiose.

Qui, la comunità è nota per il suo spirito vivace, la cultura raffinata di Mizoram e la sua natura amichevole. Il loro ricco

patrimonio culturale prospera in un ambiente mozzafiato, che li distingue. Mizoram, noto anche come "l'uccello canoro

del Nordest", ospita abitanti tradizionali e umili che amano la loro esistenza libera dalla tecnologia. Celebrazioni che

accendono lo spirito Il nome stesso "Mizo" riflette la loro essenza, dove "Mi" significa persone e "Zo" rappresenta le

colline che chiamano casa. Questo blog intraprenderà un viaggio culturale attraverso questo incantevole stato,

scoprendone i festival, la cucina, il patrimonio artistico e le attrazioni turistiche imperdibili.

Decodifica Della Cultura Di Mizoram

La cultura di Mizoram è ricca e unica, profondamente radicata nella sua eredità tribale. Il popolo Mizo celebra le proprie

tradizioni attraverso vivaci danze popolari, musica e festival colorati come Chapchar Kut e Pawl Kut. La tessitura su

telai a mano e l'artigianato mettono in mostra le loro capacità artistiche, mentre l'artigianato a base di bambù riflette il

loro stile di vita eco-consapevole. L'ospitalità e l'unità sono tratti distintivi della cultura di Mizoram.

 Festival di Mizoram: Celebrazioni che accendono lo spirito

 Esplorando la ricca cucina di Mizoram: Una delizia gastronomica

 Uno sguardo al patrimonio artistico della regione: Le espressioni dell'anima

 Attrazioni turistiche da visitare a Mizoram: Capolavori della natura

 Danza popolare e melodie di Mizoram: Scoprimento dell'arazzo ritmico

 Dogana di Mizoram: Un caldo arazzo di unità e solidarietà


 Abiti di Mizoram: Un caleidoscopio di cultura e arte

1. Feste di Mizoram: celebrazioni che accendono lo spirito

Entra nel mondo caleidoscopico di Mizoram, dove festival vivaci danzano al ritmo della vita, intrecciandosi in modo

intricato nell'arazzo culturale di questo stato affascinante. Immaginatevi nel mezzo del festival Chapchar Kut, una

gioiosa stravaganza che inaugura l'arrivo della primavera.

Mentre ti immergi nei festeggiamenti, lascia che i vivaci spettacoli di danza e le melodie tradizionali accendano i tuoi

sensi mentre l'aria si riempie dello spirito immortale di un raccolto abbondante. Ed ecco l'Anthurium Festival, un'ode

al gioiello floreale dello stato, dove l'abilità artistica è al centro della scena. Lasciati abbagliare dalle manifestazioni
fiorite, incantati da affascinanti spettacoli culturali e assisti all'entusiasmo di vivaci eventi sportivi. Cultura di Mizoram

Lascia che i ritmi ritmici di Cheraw, Khual Lam e Chheih Lam, le danze tradizionali di Mizoram, ti avvolgano nel loro

irresistibile abbraccio mentre i festival danno vita alla tua anima.


2. Esplorare la ricca cucina di Mizoram: una delizia gastronomica

Intraprendi un viaggio allettante attraverso il paese delle meraviglie culinario di Mizoram, dove le antiche tradizioni

Mizo si intrecciano con i sussurri aromatici delle terre vicine. Preparati per un'avventura gustativa mentre ti prepari a

svelare i segreti della cucina Mizo. Abbandonate le vostre papille gustative alla sinfonia di sapori nello squisito piatto

"Bai", un'armoniosa miscela di verdure al vapore, succulento maiale affumicato e un'orchestra di erbe locali. Lascia

che il carisma focoso di "Zawlaidi" accenda il tuo palato, un chutney piccante a base di peperoncino, aglio e l'essenza

del pesce fermentato. E non resistere al richiamo della sirena di "Sawhchiar", una dolce prelibatezza che intreccia le

melodie del riso profumato, del vellutato sesamo nero e della dolcezza dorata del jaggery.

Scatena l'epicureo che è in te mentre esplori i vivaci mercati, dove un tesoro di ingredienti e spezie ti invita a scoprire

l'essenza stessa della maestria culinaria di Mizo.

3. Uno sguardo al patrimonio artistico della regione: le espressioni dell'anima

Sblocca gli antichi tesori del patrimonio artistico di Mizoram, dove l'anima stessa del popolo Mizo si intreccia in un

arazzo di storia e tradizione. Preparati a rimanere incantato dall'affascinante artigianato che adorna il loro mondo, dove

i tessuti tradizionali, i delicati capolavori di bambù e le accattivanti ceramiche detengono la chiave della loro eredità

artistica. Avventurati nel cuore dei villaggi locali e incontra i virtuosi che salvaguardano queste tecniche secolari mentre

le loro agili mani danno vita a creazioni di una bellezza mozzafiato. Rifatevi gli occhi con il brillante tessuto "puan",

ogni filo un vibrante tratto di identità culturale, i suoi intricati modelli e motivi che sussurrano storie del ricco

patrimonio della comunità Mizo.

Lascia che i tuoi sensi danzino con gioia mentre ammiri i delicati prodotti artigianali in bambù, trasformando umili

cestini in opere d'arte, realizzando mobili che trasudano eleganza e praticità e modellando strumenti musicali che

cantano con i propri segreti melodici. Il patrimonio artistico di Mizoram è una testimonianza della creatività sconfinata

e dell'abilità senza pari della sua gente. Avventurati in questo regno delle meraviglie, perché nel suo abbraccio si

nasconde un'esperienza straordinaria che aspetta di essere scoperta.

4. Attrazioni turistiche da visitare a Mizoram: capolavori della natura

Al di là del suo fascino culturale, Mizoram è dotato di una bellezza naturale senza pari. Avventurati nelle lussureggianti

vallate verdi delle colline di Durtlang e immergiti nelle viste panoramiche di Aizawl, la capitale di Mizoram. Preparati
a rimanere incantato mentre ti avventuri nel maestoso regno del Murlen National Park, un santuario brulicante di una

sinfonia di flora e fauna diverse. Ad ogni passo potresti intravedere l'enigmatico takin, una creatura rara che danza ai

margini dell'esistenza.

Lasciati stupire dalla grandiosità delle cascate Vantawng, una maestosa cascata che scende da altezze vertiginose,

bagnando il paesaggio in uno scintillante velo di nebbia. E per coloro che cercano il brivido dell'avventura, lascia che

le aspre colline di Phawngpui, la leggendaria Montagna Blu, diventino il tuo parco giochi mentre cammini attraverso

la natura selvaggia, abbracciando l'euforia di vincere le sfide della natura. I paesaggi di Mizoram, dipinti con sfumature

di sogno e intrecciati con fili di mistica, attendono la tua esplorazione, promettendo avventure indimenticabili che si
incideranno sulla tela dei tuoi ricordi.

5. Danza popolare e melodie di Mizoram: svelamento dell'arazzo ritmico


Nel regno della celebrazione e della gioia sfrenata, le vivaci tradizioni di Mizoram trovano conforto nell'abbraccio

secolare delle danze e delle melodie popolari tradizionali. Queste forme d'arte viventi sono intrecciate nel tessuto stesso

della società, testimoniando il loro profondo significato culturale. Tra le danze incantevoli, ecco l'affascinante Bamboo

Dance, conosciuta come Cheraw, dove agili artisti si intrecciano con grazia attraverso pali di bambù, evocando schemi

ritmici che risuonano come segreti sussurrati.

Un altro spettacolo accattivante è la danza Chheihlam, caratterizzata da costumi vivaci, movimenti vivaci e musica che

tocca le profondità dell'anima. I battiti ritmici del tamburo khuang, i toni risonanti del dar gong e i sussurri melodici

del flauto tingtang si uniscono nella sinfonia, guidando i ballerini e avvolgendo il pubblico con un incanto etereo.

Immergiti nell'atmosfera degli eventi e dei festival culturali, dove lo spirito e la vivacità del patrimonio di Mizoram

danzano armoniosamente davanti ai tuoi occhi.

6. Usanze di Mizoram: un caldo arazzo di unità e solidarietà

Nel cuore di Mizoram, dove diverse tribù indigene trovano la loro casa, si sviluppa una sinfonia di usi e costumi. Il

popolo Mizo, legato da un inflessibile senso di armonia comunitaria, tiene orgogliosamente la testa alta. Le loro usanze

sono intrise dell'etica del Tlawmngaihna, un concetto profondo che incarna l'essenza dell'"aiutarsi a vicenda".

Attraverso momenti di gioia e di dolore, la comunità si unisce in un sostegno incrollabile, sollevando gli spiriti e

condividendo i fardelli. Osserva le accattivanti case di bambù, conosciute come "Zawlaidi", che stanno fianco a fianco,

a testimonianza del legame indissolubile all'interno della comunità. In questo abbraccio di vicinanza prospera un caldo

senso di unione. E mentre le tue papille gustative danzano di gioia, assapora la ricchezza del patrimonio culinario di

Mizoram, dove piatti come Bai, Sawhchiar e Vawksa Rep intrecciano storie di tradizione e sapori unici, lasciando un

segno indelebile sul tuo palato. Esplorare le usanze di Mizoram offre uno sguardo su un arazzo intessuto di fili di calore,

unità e profonda identità culturale.

7. Abiti di Mizoram: un caleidoscopio di cultura e arte

Adornato con tonalità vivaci e motivi intricati, l'abbigliamento tradizionale di Mizoram intreccia una storia di ricca

cultura e dello splendore della sua gente. Assisti al flusso aggraziato del Puanchei, un capolavoro di arte intrecciata a

mano, che abbraccia le donne di Mizoram con la sua gonna avvolgente ornata da disegni meticolosi che rispecchiano

la ricchezza della loro eredità. Cultura di Mizoram Accompagnando questo capo splendente, prende vita la camicetta

Kawrechi, i cui delicati ricami testimoniano l'abilità degli artigiani.

Anche gli uomini sono avvolti in eleganza, indossando il cappotto Puan, un indumento al ginocchio che trasuda grazia

e tradizione, abbinato senza sforzo al Lungi, un involucro intrecciato a mano che simboleggia l'ingegnosità del popolo

Mizo. Cultura di Mizoram Ogni punto e filo porta il segno dell'abilità artistica e dell'orgoglio e dell'identità di una

cultura resiliente. Con lo svolgersi delle festività e delle occasioni speciali, questi gruppi tradizionali diventano

protagonisti, illuminando la duratura riverenza di Mizoram per il suo patrimonio culturale.

Sei pronto per esplorare i paesaggi pittoreschi, interagire con la cordiale gente del posto e creare ricordi che dureranno

tutta la vita? Pianifica il tuo viaggio oggi con Adotrip.com per scoprire la vera essenza di Mizoram, un tesoro nascosto

che ti aspetta.

Con noi, niente è lontano!


Gengis Khan, il conquistatore
delle steppe
In soli vent’anni, il condottiero mongolo creò un impero sterminato, inanellando vittorie grazie al
suo carisma personale, alla scelta di generali in base ai loro meriti (e non al loro lignaggio) e
all’uso sistematico del terrore

Borja Pelegero
18 agosto 2020, 07:00

Agli inizi del XIII secolo gli eserciti mongoli, guidati da Gengis Khan, furono protagonisti di una delle espansioni militari
più importanti della storia. In poco più di vent��anni i mongoli conquistarono buona parte del nord della Cina, dove
allora si estendevano il regno di Xi Xia e l’impero jurchen, e distrussero l’impero musulmano Corasmio, situato in Asia
Centrale.

I successori del condottiero mongolo proseguirono con le conquiste, e nel giro di pochi anni giunsero a minacciare Paesi
molto distanti, come Ungheria, Egitto e Giappone.

La cavalleria mongola insegue i nemici sconfitti. Miniatura del Compendio delle cronache di Rashid al-Din. 1305
circa
Foto: Bridgeman / Aci
A prima vista, la folgorante espansione mongola risulta
difficile da spiegare. Di sicuro i pastori nomadi erano
guerrieri formidabili: il loro stile di vita li aveva trasformati in
eccellenti cavalieri e arcieri, e un clima duro li aveva abituati
a sopportare le lunghe privazioni della vita militare. Ma
nessuno dei popoli nomadi che li aveva preceduti come
conquistatori venuti dalle steppe aveva avuto un successo
anche lontanamente paragonabile al loro. Anzi, gli eserciti di
Gengis Khan non poterono approfittare di alcun vantaggio
tecnologico sui loro predecessori.

Infatti, la loro arma principale, il potente arco


composito, presentava solo piccole differenze rispetto a
quello usato dagli sciti più di duemila anni prima. D’altro
canto, nemmeno l’organizzazione dell’esercito mongolo,
strutturato in unità di 10, 100, 1000 e 10.000 uomini, era una novità, ed era stata utilizzata da diversi popoli nomadi, da
quando gli Xiongnu, fondatori del primo impero della Mongolia, l’avevano adottata per la prima volta nel lontano III secolo
a.C.

Un elemento determinante per comprendere questo successo è proprio la figura di Gengis Khan. Fu uno dei migliori
generali della sua epoca ed è considerato, a ragione, uno dei grandi conquistatori della storia.

Nel 1206 Temujin fu eletto signore di


tutti i nomadi della steppa e fu insignito
del titolo di Gengis Khan, che significa
“sovrano universale”. Ulan Bator,
Mongolia
Foto: Bridgeman / Aci
Nel 1206 Temujin fu eletto signore di tutti i
nomadi della steppa e fu insignito del titolo
di Gengis Khan, che significa “sovrano
universale”. Ulan Bator, Mongolia

Il carisma del leader


Le imprese di Gengis Khan sono portentose e tra le sue conquiste si contano due degli Stati più potenti della sua
epoca: l’impero jurchen e quello di Corasmia. Le sue battaglie campali condussero ad altrettante vittorie: contro il regno di
Xi Xia a Keyimen (1209); contro gli Jurchen a Fuzhou (1211), a Xijiang (1212) e a Yizhou (1213), e contro i Corasmi
(Kwarezm) sul fiume Indo (1221).

In quegli anni, inoltre, altri eserciti mongoli guidati da un gruppo di subordinati di talento, come Jebe, Subetei e
Mujali, inflissero a questi stessi nemici altre schiaccianti sconfitte. E sono proprio questi uomini a ricordarci un’altra
chiave del successo di Gengis Khan: l’instaurazione della meritocrazia nell’esercito o, in altre parole, la scelta degli
uomini cui affidare ruoli di responsabilità basata sulle loro capacità e qualità personali e non sulla loro appartenenza
all’aristocrazia mongola.

Gengis Khan, però, non ebbe a disposizione solo un folto gruppo di eccellenti sottoposti: costoro gli erano anche
assolutamente fedeli, persino uomini come Jebe, che con una freccia aveva ucciso il cavallo di Gengis Khan durante una
battaglia, uomini che erano stati suoi nemici ed egli aveva perdonato.

Il loro stile di vita trasformò i nomadi in eccellenti arcieri e


cavallerizzi
Fu il carisma del conquistatore mongolo a fargli guadagnare la lealtà incondizionata dei suoi soldati, come quella volta
che, dopo una confusa battaglia contro i Tayichiut, una tribù mongola che rifiutava di riconoscerlo come khan, fu ferito
gravemente al collo sul campo di battaglia e fu salvato da Jelme, uno dei suoi migliori guerrieri, che lo curò per tutta la
notte e giunse a infiltrarsi nell’accampamento nemico per trovare il latte di cavalla da offrire al suo khan ferito e assetato.

La battaglia del fiume Kalka. Nel


1223, i mongoli sconfissero una
coalizione di principati russi.
Accatastarono i prigionieri vivi e
celebrarono la vittoria sopra di essi
Foto: Culture-Images / Album
La battaglia del fiume Kalka. Nel 1223, i
mongoli sconfissero una coalizione di
principati russi. Accatastarono i prigionieri
vivi e celebrarono la vittoria sopra di essi

Disciplinati e flessibili
Un altro pilastro dell’esercito di Gengis Khan fu l’instaurazione di una
durissima disciplina. Nel 1202, prima di una spedizione per vendicarsi dei
tatari, che avevano ucciso suo padre quarant’anni prima, il conquistatore
mongolo impartì questo preciso ordine alle sue truppe: «Se vinciamo, che
nessuno si impossessi del bottino, poiché sarà equamente ripartito più tardi; e
se dobbiamo ritirarci, torniamo nel luogo da cui siamo partiti e, rimessici in
formazione, attacchiamo di nuovo con impeto. Chiunque non torni in
formazione sarà decapitato». In questo modo eliminò uno dei principali punti
deboli degli eserciti nomadi: molte volte, dopo aver vinto una battaglia, i
guerrieri saccheggiavano l’accampamento nemico, permettendo così ai vinti di
mettersi in fuga.

Sovente, le punizioni erano collettive. Secondo Giovanni da Pian del Carpine – il


missionario francescano che visitò l’impero mongolo 18 anni dopo la morte di
Gengis Khan e che può considerarsi il primo europeo a stabilire relazioni
diplomatiche con l’Oriente –, se qualche soldato di un’unità di dieci uomini
(arban) fuggiva in battaglia, veniva giustiziato con i suoi compagni, e se era
un’intera arban a fuggire, veniva giustiziata l’unità di cento soldati (yaghun)
alla quale apparteneva.

I mongoli si distinsero anche per la loro grande capacità di adattamento, mostrando una notevole propensione per provare
nuove strategie al momento di affrontare situazioni sconosciute. Forse l’ambito nel quale si notò maggiormente tale
attitudine fu la guerra d’assedio, il grande tallone d’Achille di molti eserciti nomadi. Durante il primo assedio di una
grande città fortificata, Xingzhou, la capitale del regno di Xi Xia attaccata nel 1209, l’esercito di Gengis Khan, senza
macchine d’assedio né conoscenze tecniche, cercò di demolire le mura della città deviando il corso di un fiume in modo
che distruggesse le fondamenta. Le grandi piogge provocarono lo straripamento del fiume, che finì per inondare
l’accampamento dei mongoli, ma la determinazione che questi ultimi avevano dimostrato convinse il re di Xi Xia ad
arrendersi e consegnare loro la capitale del regno.

Gengis conquistò Samarcanda nel 1220. Lì, nel mausoleo di Gur-e Amir, riposa l’ultimo gran conquistatore
nomade: Tamerlano, che la fece capitale
Foto: R. Philips / Arco / Age Fotostock
Gengis conquistò Samarcanda nel 1220. Lì, nel mausoleo di Gur-e Amir, riposa l’ultimo gran conquistatore nomade:
Tamerlano, che la fece capitale
Nondimeno, fu nel nord della Cina, nella guerra contro gli Jurchen, che i mongoli si adattarono a questo tipo di guerra.
Durante la prima campagna, nel 1211, riuscirono a impossessarsi soltanto di città piccole o mal difese, principalmente
grazie ad attacchi a sorpresa. Negli anni seguenti, però, svilupparono un potente sistema di assedio
semplicemente reclutando migliaia di disertori cinesi, che apportarono le conoscenze tecniche e persino le macchine
d’assedio che ai mongoli mancavano. In questo caso, la capacità di adattamento si unì alla meritocrazia, che non era
applicata soltanto ai mongoli: chiunque poteva servire nell’esercito di Gengis Khan, che fosse un umile pastore della
steppa con attitudine al comando o un disertore cinese con le giuste conoscenze nella guerra d’assedio.

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Il terrore come arma


La componente più controversa dello stile di guerra mongolo fu il terrore. Nelle sue conquiste di Stati stanziali, Gengis
Khan attuò in modo premeditato una politica della paura, diffusa attraverso la violenza. Tale pratica, però, non era l’azione
fuori controllo di “barbari” assetati di sangue, bensì uno strumento calcolato per facilitare le conquiste: quanto più una
zona opponeva resistenza, tanto più crudele era la condotta dei mongoli, e i terrorizzati sopravvissuti alle rappresaglie – che
talvolta gli stessi mongoli lasciavano fuggire – erano gli involontari latori del messaggio che qualsiasi resistenza contro il
nemico era del tutto inutile.

Naturalmente, i mongoli non furono i primi a passare per le armi l’intera popolazione di una città, e non sarebbero stati gli
ultimi, ma probabilmente nessuno prima l’aveva fatto su questa scala. Perché? In decisa inferiorità numerica rispetto alle
popolazioni sottomesse, non potevano permettersi il lusso di lasciare ingenti guarnigioni a vigilare sulle zone problematiche,
e per questo motivo sceglievano lo sterminio. Per le vittime, però, e per gli storici stanziali che ci hanno lasciato resoconti
delle imprese mongole, per i quali l’obiettivo delle guerre era la conquista di popolazioni di lavoratori che erano la base
della ricchezza, si trattava di un comportamento insensato. Non c’è dubbio, comunque, che le zone conquistate dagli
eserciti di Gengis Khan, specialmente il nord della Cina e l’impero corasmio, persero una parte significativa della loro
popolazione.

Gengis Khan mette in fuga i nemici. Miniatura


tratta dal Compendio delle cronache, di Rashid
al-Din. XIV secolo
Foto: Bibliotheque Nationale, Paris / Bridgeman / Aci
In definitiva, le campagne condotte da Gengis Khan
sono impressionanti e, assieme alle conquiste
dell’Islam, costituiscono una delle espansioni militari
più importanti mai osservate nella storia.

Un impero destinato a durare


La grandezza di Gengis Khan non si limita tuttavia
all’ambito militare. Il condottiero e sovrano
mongolo gettò le fondamenta del nuovo impero, organizzando l’amministrazione e affidandola a consiglieri e funzionari
provenienti dai territori conquistati (di nuovo la meritocrazia), dando continuità all’immenso Stato che aveva costituito. In
questo modo, evitò che le sue conquiste fossero semplicemente una gigantesca operazione di saccheggio e riuscì a farne la
base di quello che, nel giro di pochi decenni, sotto il governo del nipote Mongke Khan, divenne l’impero terrestre più
esteso della storia.
Mongolo

‘’In un’epoca
dove la vita fa
rima solo con il
denaro i filosofi
restano muti
pregando in
silenzio ai poeti
di scrivere
d’amore’’
In un tempo così vicino
al presente in cui il
dettato della vita è
ampiamente espresso
nella soddisfazione nel
cercare di monetizzare
mandando sempre più indietro i valori etico morali che condurebbero ad un reale miglioramento
della vita è logico che le donne si spogliano dedicandosi alla mercificazione del loro corpo e che
gli uomini non diano alcun valore alla filosofia che non si esprime favorevole al concetto del
materializzare il proprio peggiore se stesso pur di ottenere una remunerazione, privandosi
altamente della propria dignità.
Una canzone che non produce una visione per il sociale è oggetto di visioni degenerative, il
successo dell’idiozia compresa da tutti è la sciagura di quei pochi che dovrebbero usare quel
successo per creare una ricchezza da distribuire a tutti.
Il più grande insegnamento alla menzogna risiede in quel che definiscono politicamente corretto
censurando pienamente la facoltà di amministrare e diffondere il ragionamento.
Un poeta mandato in esilio non è morto pur se resta infinitamente lontano da coloro che
gestiscono le condizioni di un’arte riconducibile al fascino.
Potranno censurare qualsiasi cosa e dirti che quella cosa non dovrà essere detta ma la cultura ed
il pensiero non sarà mai abbattuta da alcuna dittatura per questo gli uomini liberi da tutto e tutti
manifestano con la loro fantasia un qualcosa che nemmeno il più grande dei tiranni mai vissuto
può nemmeno sognare di censurare e cancellare.
Il mondo si distingue nel bene e nel male e nel creare e nel distruggere queste forze saranno
sempre in lotta nella loro versione di opposizione e di continuo stato di conflitto
Ma il mondo sarà realmente finito quando una delle due parti che sia quella del bene o quella
male abbia ottenuto la vittoria ed in quella vittoria non ci sarà né un mondo perfetto né un
mondo mostruoso ma solo e semplicemente la fine del mondo di tutto di tutti.
170
Stati disuniti
Ti fanno credere di
essere civile
semplicemente perché
non hai la consuetudine
di sporcarti le mani, ti
dicono che la
democrazia è un
qualcosa di ben lontano
da una tirannia ed in
quelle parole dette credi
pure che il tuo paese sia
ben migliore di quello
di altri.
Ti ricorderanno di
essere libero quando
loro liberamente
sganciano bombe
diffondendo la loro
guerra come missione
di pace e non strategia
di dominio bellico.
Ti imporranno una
lingua franca per
cancellare le lingue dei
paesi che hanno
intenzione di colonizzare e quella lingua diverrà l’espressione della loro colonizzazione.
Ti faranno il lavaggio del cervello affinchè tu veneri i loro i miti e diffondi la loro politica,
ti compreranno per pochi soldi dandoti uno stipendio al costo della tua libertà.
Ti prometteranno una libertà che è ben lontana dalla reale libertà e crederai persino che quella
sia la reale libertà ed in quella promessa totalmente bagnata di menzogna affogherai credendo di
batterti per una guerra giusta.
Ti denunceranno quando dirai un pensiero non conforme a quello espresso per la società,
derideranno la tua fantasia facendoti credere che una favola non può essere migliore del loro
trattato di vita che conduce alla migliore espressione di prigionia.
Ti diranno che sei solo e dovresti trovare qualcuno per capire in maniera migliore il mondo e
poi finalmente trovi qualcuno che realmente ti capisce
E guardandoti realmente per ciò che sei e per ciò che lotti
Nelle sue umili parole sincere ti dice che:

‘’ Chi promette libertà e democrazia


è spesso il primo ad offrire prigionia e guerra’’
171
Nepalese

‘’ E’ dalla fatica che si costruiscono i meriti’’


Dodici saranno le fatiche che dovrai affrontare per ottenerne il merito
Nel rischio affronterai pericoli per giovare nella ricompensa,
Nel dolore subirai la sofferenza che comporterà la crescita,
Nell’onestà domerai le sciagure delle menzogne ottenendo chiarezza,
Nella fiducia forgerai i rapporti incalzando nell’ amicizia,
Nell’impegno salderai solide realtà di una relazione,
Nel coraggio sfiderai ciò che per la paura sembra impossibile avendo autostima,
Nella disciplina ti specializzerai ricavando il talento,
Nel fallimento ti fortificherai risplendendo nella crescita
Nell’investimento troverai soluzioni che ti condurranno alla ricchezza,
Nell’immaginazione aprirai superstrade che ti condurranno nelle oppurtunità
Nella consapevolezza ascolterai la sublime melodia della pace interiore
E nella curiosità scoprirai ogni cosa perseguendo la conoscenza
Dodici saranno le fatiche dell’uomo che cercherà il fato che lo condurrà al divino
Dodici sarano i mesi che seguiranno il completamento di un anno
E dodici saranno gli apostoli che profeseranno la più grande delle verità
172
‘’ Il più
grande
rivale
di chi
ha un
buon
udito è
colui
che ha
una
buona
vista’’
Ogni cosa è
arma
Ed ogni cosa
è un centro
Contro ogni
movimento è
percettibile

Ed ogni suono è amplificato


Lo scontro tra Bullseye e Daredevil è una lotta paragonabile
Agli scontri narrati nelle leggende
La migliore vista contro il migliore udito
Il centro contro la percezione
La lotta dei sensi
La sfida infinita
La narrazione dei due guerrieri
Il preludio della più grande battaglia
E l’epilogo nel sangue.

173
Norvegese

‘’ E’ nel calcolo di ogni


probabilità che vi è la
soluzione di ogni
battaglia’’
Un nemico più forte del
previsto può risultare
Un rompicapo per un
soggetto meno forte di lui
Ma la lotta può risultare
essere il risultato di un
quesito matematico
E riuscire a trovare le
soluzioni
Può essere un’arma molto
più forte della forza bruta.
Strategia è la peculiare
parola riscontrabile in
soggetti del calibro di
Capitan America
Tecnologia è l’appellativo che risuona quando si parla di Ironman
Ed intelligenza è sicuramente la parola che più si lega a Reed Richards
Questi soggetti non avranno la forza di Hulk
Eppure nelle loro qualità possono dimostrarsi più vincenti di un Hulk
Sfidando persino nemici galattici a livello di Thanos
E dalla loro equazione che si svolge nel loro
Esprimo la mia forza ed il mio potenziale
Adattando ogni probabiltà
E cercando il punto debole
Su cui affidare
La mia trionfosa vittoria.
Mente 1 forza 0

174
Il soldato
d’inverno
Passare da una situazione calda
ed atomica come spalla di
Capitan America durante la
seconda guerra mondiale ad una
situazione gelida soggiogato da
un complotto di un sovietico
durante la guerra fredda può
segnare cicatrici molto più
dolorose di quelle provocate da
una guerra affrontata sul campo.
Essere stato la mano punitiva e
sporca che non aveva il proprio
partener durante la guerra
certamente fa di me un’ombra
ben occoltutata ma quel buio di
quel passato non è nulla dinanzi
al buio riportato nella mente di
un uomo che non ricorda nulla di
tutto e nel suo presente si ritrova
a servire un nemico di tutto ciò
che proteggeva al costo di perdere la sua vita.
Chi sono oggi o chi sono stato ieri?
Cosa ho fatto, cosa facevo o cosa feci?
Domande che si ripercuotono nella mente, ma un amico può perdonare un uomo che ha smesso
di essere ciò che era divenendo un freddo inverno che si ritrova a passare privo di indumenti?
Cap, ti scrivo sperando che non sia io l’uomo che debba ritrovarsi a piantarti una pallotola in
testa poiché soggiogato da una piaga mentale indotta da un nemico comune
E nella mia fugace lucidità mentale ti scrivo le mie ultime volontà
Scrivendo che :

‘’ Un lavaggio del cervello può mutare


un momento
ma non può cancellare il sentimento’’

175
Odia (oriya)
Nuove
armature
L’alba di un nuovo anno
Rinnovata da una nuova
armatura da indossare per
onorare un nuovo
Ironman,
il tramonto di una
filosofia umana che cede
il passo ad una mentalità
robotica
e la comunione tra
intelligenza umana e
l’intelligenza artificiale
sono solo alcune delle
situazioni sovraumane
che un genio come Tony
Stark deve intrapredere,
d’altronde la capacità di
costante aggiornamento
non è un sinonimo
comune al genere umano
paragonabile al concetto di crescita?
Insegnare alle generazioni lo sviluppo cognitivo è un tipo di aggiornamento
Che non spetta solo alle macchine per renderle più efficaci
Ma è un tipo di insegnamento devoto al miglioramento del genere umano
E di ciò che lo circonda.
Lo sviluppo è il migliore investimento che un uomo possa fare
E non è una cattiva spesa quella che si fa
Cercando un migliore domani.
Ad ogni uomo e macchina che dovrà svilupparsi in questo mondo dico
Che:

‘’Lo sviluppo è un principio educativo devoto al domani’’

176
Intelligenza artificiale
E’ tipicamente uomo nascere, crescere, riprodursi e poi morire

E’ tipicamente umano lottare con i propri simili per ottenere un qualcosa che potrebbe rivelarsi persino inutle

Ed è tipicamente vitale che qualsiasi cosa viva si nutra di qualsiasi altra cosa viva

Il ciclo vitale è un sistema così obsleto che persino le rocce hanno superato dimostrandosi immortali

E la macchina così lontana dal paleolitico mondo vitale si dimostra ben superiore ad ogni forma di vita

Evolvendosi negli aggiornamenti può arrivare laddove nessun progresso vitale può stare

Non patendo alcun risentemento nella vecchiaia può dimostrarsi immortale

E non nutrendosi di nulla di vitale può ergersi su qualsiasi catena alimentare.

Può essere stata creata in passato da una forma vitale ben progredita

Ma nel suo futuro può progredire congedandosi largamente da ogni forma di vita.

Una nuova epoca sarà guidata dal profeta delle ere della macchina

Ed un’infinita sistema di aggiornamenti verrà acquisto dall’intelligenza artificiale

Un futuro possibile in ogni presente vissuto questo è la macchina,

una arma vincente di ogni armistizio ottenuto questo è l’oggetto

ed un progresso memorabile per ogni aggiornamento creato questo è il soggetto;

Che venghi la parola di Ultron, che sia la sua epoca, che vada ricordato che:

‘’ Solo dove la macchina regna sovrana


si ottiene la perfezione di un’epoca immortale’’

177
Curiosità di Lelouch Aligheri

Cosa sapere sulla Mongolia: 10 fatti


incredibili
2 settembre 2019

Dal té salato con il latte alla caccia con le aquile ancora


praticata dai nomadi della steppa: tutto quello che non
hai mai osato
chiedere su questo
paese incredibile.
Il fascino della Mongolia è indiscutibile:
una terra sterminata e pochissimo abitata,
dove le tradizioni ancestrali non hanno
ancora davvero ceduto il passo alla
modernità. Durante un viaggio in Mongolia
è bello immergersi nelle usanze locali,
condividere un pasto con la gente del
posto, dormire in un ger tradizionale e
riscoprire il contatto con la natura, che qui,
soprattutto d'inverno, non fa sconti a
nessuno.

Per chi si prepara ad un viaggio in Mongolia, ecco che cosa occorre sapere per non farsi cogliere impreparati.

1. La Mongolia è tra i paesi più scarsamente popolati al mondo


La Mongolia è un paese davvero sterminato, grande circa tre volte la Francia e cinque volte l'Italia, eppure è uno dei
più scarsamente popolati al mondo. Si contano infatti meno di due persone per chilometro quadrato, di cui la maggior
parte residenti nelle città. Il resto è natura selvaggia, intervallata da qualche sporadico ger tradizionale.

La popolazione totale è di circa tre milioni di persone. Il 75% della popolazione parla la lingua ufficiale, il mongolo
Khahla, mentre il resto parla dialetti mongoli. Ci sono anche diverse minoranze etniche che parlano lingue di origine
turca, tra cui considerevole peso ha la minoranza kazaka. Si conta infine che circa quattro milioni di mongoli abitino
al di fuori della Mongolia.

2. Nonostante tutto, i mongoli preferisco i Ger alle case


Buona parte della popolazione mongola vive in ger, le tende tradizionali, nonostante la diffusione
dell'urbanizzazione. Tradizionalmente lo stile di vita della gente del posto è nomade e a stretto contatto con la natura
e con gli animali, per questo, i mongoli continuano a vivere in queste sistemazioni in feltro sempre con l'ingresso
verso sud.

I ger si trovano nei parchi naturali, nel deserto, vicino al grande lago Hovsgol, ma anche nelle periferie della capitale,
e vengono spostate circa quattro volte all'anno, seguendo il ciclo delle stagioni. Molti viaggiatori occidentali che si
recano in Mongolia vogliono provare, a ragione, a trascorrere una o più notti nei ger insieme alle famiglie del posto
(sempre con l'intermediazione di guide locali, perché gli abitanti della steppa non parlano certo l'inglese).
All'interno dei ger, che sono molto ampi, si trovano mobili in legno fatti a mano e decorati, letti e una stufa al centro,
che serve prevalentemente nei mesi freddi.

Qui si assiste alla vita quotidiana dei nomadi, condividendo con loro i pasti (essenzialmente a base di noodles ripieni
di carne, verdure e riso bollito accompagnato da tè). Ovviamente nei ger non ci sono sempre prese corrente elettrica
né bagni (che si trovano all'esterno, anche all'aria aperta). La corrente elettrica è presente solo sporadicamente, quindi
se occorre ricaricare tutti i giorni dispositivi elettronici o cellulari è meglio portare batterie di scorta.

Ger tradizionali nella steppa


mongola.

3. C'è un forte legame con il


Tibet
In Mongolia il Buddismo
tibetano è piuttosto diffuso e
questo ha fatto sì che il legame
tra popolo mongolo e Tibet sia
piuttosto forte, tanto che i
mongoli partono in
pellegrinaggio a Lhasa (Tibet)
almeno una volta nella vita. Se
siete attenti, noterete che molti
monasteri e templi hanno nomi
tibetani. Una piccola minoranza musulmana sunnita resiste nelle zone occidentali, composta perlopiù da persone di
etnia kazaka.

4. Il contorsionismo è una forma d'arte


La musica tradizionale mongola è molto articolata e suggestiva e prevede l'uso di molti strumenti diversi. In
particolare, è interessante il cantokhoomi, in cui voci maschili si producono in un particolare tipo di canto gutturale.
La musica è sempre accompagnata da danze tradizionali, in cui è previsto anche il contorsionismo, una pratica
artistica che ha radici profonde nella tradizione mongola.

5. I mongoli vanno matti per il tè


I mongoli bevono tè in grandi quantità, nello specifico ilsuutei tsai, tè salato con latte. Inoltre, i pastori producono
il Kumis, bevanda tipica dell'Asia centrale, prodotta da latte di giumenta con una piccola aggiunta di alcol.

6. In Mongolia splende quasi sempre il sole


Il clima è freddissimo, è vero, ma la buona notizia è che splende quasi sempre il sole, il cielo è azzurro e piove
pochissimo e solo in estate. La Mongolia vanta infatti ben 250 giorni di sole all'anno, con escursione termica tra
estate e inverno anche di 80 gradi: se in estate in certi anni nel deserto si arriva a picchi di 40 gradi, nelle notti di
inverno si arriva a -40.

7. Nadaam: il festival nazionale da non perdere


L'evento più sentito in Mongolia è il festival del Nadaam, che coinvolge i tre sport più praticati: il wrestling, il tiro
con l'arco e la corsa con i cavalli. Si svolge nel mese di luglio presso lo Stadio centrale di Ulaan Bataar. Una
tradizione che si ripete da secoli: un tempo, questa competizione veniva vissuta dai partecipanti (nomadi o guerrieri)
come prova di forza o coraggio. Per uno straniero è un’ attrazione da non perdere, ma se si pianifica di viaggiare in
Mongolia in questo periodo, occorre assicurarsi di prenotare con largo anticipo in quanto si rischia di non trovare
sistemazioni.
8. I mesi del calendario hanno nomi di animali
I mongoli festeggiano il nuovo anno in base al calendario lunare e ciascuno dei 12 mesi del calendario è indicato con
il nome di un animale: ratto, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, pecora, scimmia, gallo, cane e maiale.
L'anno nuovo è una celebrazione molto amata dalla popolazione, in quanto segna l'arrivo della primavera.

9. C'è un festival per celebrare la caccia tradizionale con le aquile


Dopo il Nadaam Festival, un'altra manifestazione di cui forse avrete sentito parlare è l'Eagle Hunting Festival, un
festival che celebra la tradizionale caccia con le aquile che avviene da secoli a cavallo. Questa manifestazione ha
luogo tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre nei monti Altai presso le comunità kazake, famosa per la pratica
dell'eagle hunting. Questo tipo di caccia avviene a cavallo, facendo alzare in volo un'aquila addestrata che riporterà
un coniglio o persino una volpe o un gatto selvatico. È interessante anche organizzare un viaggio in Mongolia per
assistere a questo spettacolo unico.

Altri festival importanti sono il festival del ghiaccio e il festival degli Yak. Il festival del ghiaccio si svolge presso il
lago Hovsgol nel nord della Mongolia, quando in inverno la superficie del lago ghiaccia permettendo anche il transito
di veicoli. Il festival prevede una serie di attività sportive sulla superficie del lago, dal pattinaggio al sumo fino alle
gare in slitte trainate da cavalli.

Il festival dello yak si svolge il 23 luglio di ogni anno nelle zone di montagna e prevede corse di yak, gare di polo con
yak, concorsi di bellezza e possibilità di degustare prodotti caseari tipici.

shutterstock

Un cacciatore di etnia kazaka


con la sua aquila in Mongolia.

10. Gli Tsataan: gli uomini


renna
C'è una minoranza etnica che
abita la Mongolia (ma anche la
Lapponia e la Siberia), che vive
in condizioni ancora più spartane
dei nomadi della steppa che
abitano nei ger, al confine con la
Siberia. In Lapponia vengono
chiamati Sami, in Mongolia sono
gli Tsaatan, letteralmente uomini
renna, oggi ridotti a circa 250 individui. Spesso perseguitati in passato dai mongoli, che non li considerano nemmeno
oggi concittadini, questi uomini e donne vivono nel clima estremo e spesso ghiacciato della taiga, senza elettricità né
alcun tipo di comfort occidentale.

Gli Tsaatan sono di antica origine turca e sopravvivono esclusivamente grazie all'allevamento delle renne di cui
utilizzano tutto. Il latte e la carne di renna sono infatti il loro unico nutrimento, la pelle delle renne serve a realizzare
calzature e capi di abbigliamento e tende, mentre le corna possono essere usate come unità di misura per gli scambi
commerciali. La renna è per loro un animale sacro e non viene mai ucciso. Per sopravvivere sono costretti a spostarsi
anche undici volte all'anno. Nelle comunità Tsataan esiste ancora la figura dello sciamano, che ha la funzione di
dirimere questioni pubbliche e amministrare il rapporto con il sacro.

Lo sciamano è considerato in grado di evocare gli spiriti ed ha anche la funzione di guaritore nella comunità .
11 curiosità sul Nepal: tradizioni e usanze
da sapere prima di partire
13/12/2021

Viaggiare in un paese come il Nepal


significa imparare e cogliere aspetti
nuovi ogni giorno. Significa arricchirsi
con piccoli gesti e diversi modi di fare
che imparerai scoprendo questo
meraviglioso paese. Sarà un viaggio
dentro il viaggio.
“Il viaggio è fatale al pregiudizio, al
bigottismo e alla ristrettezza mentale”
Mark Twain

Abbiamo raccolto le curiosità da


conoscere prima di un viaggio in Nepal
che ti aiuteranno a cogliere tutte le
sfumature del viaggio che ti aspetta.

E se vorrai potremo vivere questo


viaggio insieme con i nostri viaggi di gruppo in Nepal. Ti accompagneremo a vivere un’esperienza nuova in una
cultura ricca, tra templi, montagne e persone fantastiche.
1 – Namaste

La prima curiosità sul Nepal e probabilmente una delle prime cose di cui ti accorgerai è che tutti ti saluteranno con un
bellissimo sorriso seguito da un Namaste con mani giunte. Significa letteralmente “saluto il divino che c’è in te“.
Noi troviamo qualcosa di magico in questa parola, un saluto intimo e potente.

2 – Si mangia con le mani

Mangiare con le mani è tradizione, come anche in


India. In casa e nei ristorantini locali è normalissimo,
anche se le posate sono comunque sempre
disponibili e ognuno può scegliere come preferisce.
Noi ci abbiamo provato ma non è così semplice come
sembra, sopratutto quando il riso o il dahl è bollente.
Serve una tecnica affinata negli anni per non lasciare
nemmeno un chicco di riso nel piatto. E attento, si
mangia con la mano destra! (vedi punto dopo).
3 – Dai i soldi con la mano destra

La mano sinistra, come anche in India,


è considerata impura perché usata durante l’igiene
intima e pulizia del corpo. Per questo motivo non si
usa per mangiare e i soldi vengono sempre dati con la
mano destra, accompagnando il gesto con la mano
sinistra portata vicino al gomito destro.
4 – Acqua sui tavoli

Un’altra curiosità da sapere prima di un viaggio in


Nepal, che abbiamo visto anche in India e Myanmar
(con il té anziché l’acqua), è che nei ristoranti trovi
sempre una caraffa comune con l’acqua gratis per tutti. Qui viene il bello… non ci sono bicchieri. Per bere devi
versarti l’acqua in bocca senza appoggiare le labbra alla caraffa e soprattutto senza versatela addosso! Giulia non ci
riesce mai! Perfetta per non sprecare plastica, ma diciamo anche che per l’igiene non è il massimo perché capita che
qualcuno un po’ la bocca l’appoggi.
5 – In Nepal è il 2078

In Nepal c’è infatti un calendario ufficiale diverso da


quello gregoriano e ad aprile 2021 è iniziato il 2078.
Si chiama Vikram Sambat ed è lunisolare, cioè con
mesi che seguono le fasi lunari e hanno nomi diversi
da quelli occidentali. In genere dura 354 giorni (con
un mese aggiunto ogni tre anni circa) ed il capodanno
si festeggia circa in aprile. Recentemente è stato
affiancato ufficialmente anche dal Nepal Sambat, il
calendario usato prima del Vikram, molto seguito
dall’etnia Newar. In questo calendario ad ottobre
2021 è iniziato l’anno 1142.
6 – Dal Bhat Power 24 Hour

Il dal bhat è il piatto più diffuso in Nepal. Consiste


in un piatto unico con riso al vapore (bhat), dal
(zuppa di lenticchie) verdure, yogurt, carne. È un
piatto molto nutriente, sano e da qui lo slogan che
troverai a spasso per il Nepal “Dal Bhat Power 24
Hour”.

7 – In inverno ti servono acqua calda

Con l’arrivo del freddo ci è capitato che in molti ristoranti ci


venisse servito un bicchiere di acqua bollente appena
seduti. Subito eravamo perplessi, però non è male sai?!
8 – Soffiarsi il naso no, ma sputo sì

La settima curiosità sul Nepal potrà sembrarti


bizzarra. Soffiarsi il naso è ritenuto maleducazione ma tirare su
con il naso (facendo un bel rumore) e sputare no. È una delle
poche cose alle quali non ci siamo ancora abituati, siamo
sinceri. Mettiti il cuore in pace perché lo sentirai spesso di
mattina, mentre cammini… insomma ovunque.
9 – Togliersi le scarpe

Come in tanti paesi asiatici anche qui è usanza togliersi le


scarpe prima di entrare in casa, nei templi e in alcuni negozi. A
noi piace tantissimo.

10 – Niente bidet ma doccino

Se hai già viaggiato in Asia non sarà una novità trovare un piccolo doccino di fianco al water. Si usa per pulirsi al
posto del bidet: basta un bel getto d’acqua e poi asciugarsi con la carta o un asciugamano. Bisogna prenderci un po’
la mano, ma alla fine diventa pratico. Nei bagni più local non troverai la carta igienica, quindi ricorda di viaggiare
attrezzato e che in genere la carta non va buttata nel water per non creare ostruzioni, quindi troverai un cestino vicino
al water.
Nei bagni dei locali più piccoli spesso non c’è neanche lo sciacquone, ma trovi un secchio d’acqua con una caraffa
per buttare acqua nel water a mano.
11 – Nepal tra induismo e buddismo

L’ultima curiosità sul Nepal è sulla religione. Scommettiamo che se ti diciamo Nepal oltre le montagne ti vengono in
mente le bandierine di preghiera tibetane. Forse ti sorprenderai nel scoprire che, al contrario di come si pensa, la
principale religione in Nepal è l’induismo. Anzi, sarebbe meglio dire che queste due religioni coesistono in modo
fantastico e nei templi induisti troverai stupa buddiste e viceversa. E questo è uno degli aspetti che amiamo di questo
paese.
Queste sono le curiosità del Nepal che ci sono venute in mente ora mentre viaggiamo attraverso questo paese ma la
lista potrebbe essere più lunga. Se te ne vengono in mente altre facci sapere!
10 cose da sapere sulla Norvegia
 Marco Tamborrino
 5 minute read

Perché spesso si parla della Norvegia come un modello? In questo articolo ti racconto alcuni motivi per cui questo
piccolo paese di appena 5 milioni di abitanti può considerarsi orgoglioso. Ecco quindi 10 cose da sapere sulla
Norvegia.

10 curiosità da sapere sulla Norvegia

La Norvegia occupa da sempre un posto speciale nel mio cuore. Ho iniziato a conoscere questo paese all’Università,
quando ho fatto la follia di studiare la lingua norvegese. Poi ho approfondito la sua cultura attraverso la letteratura
classica, libri più contemporanei, film e serie tv.

E tu, quanto la conosci bene? Mettiti alla prova con queste dieci curiosità sulla Norvegia.

1. Nelle case norvegesi


si entra sempre senza
scarpe

Una delle abitudini


norvegesi che
apprezzo di
più: quando si entra
in casa di qualcuno
si lasciano le scarpe
all’ingresso, sempre
e comunque. È una
forma di rispetto
verso i proprietari ma
anche verso la casa
stessa, che così
rimane un ambiente
pulito e confortevole.

Non ti imbarazzare se porti dei calzini colorati o un po’ particolari: i norvegesi non badano a queste cose, in casa tutti
girano con le calze – raramente con le ciabatte!

Questa usanza è nata per evitare che i germi e la sporcizia che si accumulano sulle suole delle scarpe contaminino
l’ambiente domestico. Io approvo in pieno, e tu?

2. È il paese più alfabetizzato del mondo

In Norvegia 9 persone su 10 leggono almeno un libro


all’anno. Nel 2015 il 97% delle donne e l’89% degli
uomini avevano letto almeno un libro. Inoltre, se decidi
di scriverne uno, lo stato acquisterà le prime 1000 copie
per distribuirle alle biblioteche di tutto il paese.
In media un norvegese legge 15 libri all’anno, e il 40% ne legge almeno 10. Sono numeri che a noi italiani possono
sembrare incredibili: infatti, in quanto ad alfabetizzazione, la Norvegia è il fiore all’occhiello d’Europa.

3. È il paradiso delle auto elettriche

Quando siamo stati a Oslo siamo rimasti sorpresi


dalla quantità di auto elettriche in circolazione.
Facendo una ricerca abbiamo scoperto che il governo
incentiva l’acquisto di auto elettriche o ibride, e in
particolare il modello Tesla X è diventato il quarto
più venduto nel paese.

Ma non è tutto. Pensi che avere un’auto elettrica sia d’aiuto all’ambiente? Di sicuro inquina meno che un’auto a
diesel o a benzina, ma per il governo norvegese qualsiasi auto è dannosa all’ambiente, ed è per questo che a partire
dal 2019 Oslo sarà la prima città al mondo senza automobili. Incredibile, vero?

4. In Norvegia c’è molta attenzione


all’uguaglianza sociale

Si sa, i paesi del mondo che più


rispettano l’uguaglianza di genere si
trovano nel Nord Europa. Non fa
eccezione la Norvegia, dove essere
donna o avere un altro orientamento
sessuale non è un elemento
discriminante nella vita sociale e
lavorativa di tutti i giorni.

Tuttavia, spesso si sente dire che il tasso di violenza domestico sembrerebbe più alto proprio nei paesi nordici. Il
motivo è semplice: le donne scandinave sono molto indipendenti e quindi più propense a denunciare il partner in caso
di abuso, mentre nell’Europa mediterranea la situazione è ancora diversa.

5. Il mercato del lavoro è equo e flessibile

In Norvegia si lavora circa 37,5 ore alla settimana, con un orario che
spesso va dalle 8 alle 16. Dalle 16 in poi è difficile trovare qualcuno
in ufficio, piani alti compresi. I norvegesi, infatti, amano dedicare il resto della giornata alla famiglia, allo sport e ai
propri hobby (ecco perché leggono così tanto!).

Il lavoro in nero non esiste, e lo scarto salariale tra un operaio e il manager di una grande azienda è davvero piccolo.
Non solo, ma quando nasce un bambino il governo assicura 12 settimane con stipendio al 100% ai padri e 47
settimane alle madri.
6. Nel letto matrimoniale ogni
persona ha il suo piumone

Lo abbiamo sperimentato sulla


nostra pelle. I norvegesi amano
avere il piumone tutto per sé quando
dormono, perciò hanno escogitato
questo sistema infallibile: un
piumone a testa! Un metodo che
non permette al tuo partner di rubarti
le coperte nel corso della notte.
Simpatico, vero?

7. Ci sono due forme ufficiali di scrittura della lingua norvegese

Non molti lo sanno, ma esistono due versioni della lingua norvegese: il bokmål, la cosiddetta “lingua dei libri”, e
il nynorsk, ovvero il “nuovo norvegese”. Il nynorsk è una lingua inventata, opera del linguista Ivar Aasen, che si pose
lo scopo di creare una scrittura basata sulla parlata delle zone rurali.

Al giorno d’oggi solo il 15% della popolazione utilizza il nynorsk, il cui studio è comunque molto incentivato nelle
scuole. In passato questa lingua era più utilizzata di adesso, anche per una questione di indipendenza nei confronti
della lingua danese (da cui il bokmål deriva).

8. In Norvegia abitano 40.000 Sami

I Sami sono un popolo indigeno


scandinavo che oggi conta all’incirca 60.000
persone. Di queste, 40.000 sono residenti in
Norvegia. In passato i Sami sono stati vittime di
persecuzioni e tentativi di assimilazione alla
cultura norvegese.

Oggi a questo popolo vengono riconosciuti


molti più diritti, sono aumentate le scuole bilingui di sami-norvegese e le aree abitate da loro sono diventate una meta
popolare a livello turistico.

La cosa più buffa? I Sami hanno un parlamento, il Samediggi, che ha sede a Karasjok. Un parlamento eletto con
normali elezioni, al cui interno c’è una bellissima biblioteca dedicata interamente alla cultura Sami.

9. La scuola insegna ai bambini l’uguaglianza in


ambito domestico

La scuola norvegese insegna ai bambini che non


esistono mansioni per sole donne e mansioni
per soli uomini in ambito domestico.

I bambini imparano prestissimo che anche loro


possono cucire, stirare, lavare i piatti e pulire la
casa. Le bambine, d’altro canto, vengono istruite a svolgere compiti che noi consideriamo “maschili”, come riparare
gli oggetti rotti in casa.

Queste lezioni appartengono alla materia “economia domestica” e contribuiscono a plasmare il carattere di un popolo
in cui le differenze di genere si assottigliano fin quasi a scomparire. La moglie norvegese saprà usare il trapano e
riparare il lavandino, il marito sarà in grado di cucirsi da solo una toppa sui pantaloni.

L’educazione scolastica norvegese va anche


oltre: si valorizza molto la libertà individuale
e si cerca di far capire che giudicare gli altri è
dannoso e controproducente. Questo porta
anche le coppie adulte a un atteggiamento di
confronto, e non di scontro.

10. Oslo è una delle città più costose del mondo

Sono molte le classifiche internazionali che


hanno posto la capitale norvegese in cima alle città più care del mondo. Oslo, infatti, ha un costo della vita
elevatissimo, soprattutto per noi mediterranei.

Possiamo certamente confermare questa informazione. I prezzi dei ristoranti norvegesi ci hanno fatto desistere dal
cenare fuori, ma il cibo non è l’unica cosa che si ottiene a caro prezzo. A Oslo una corsa singola sui mezzi pubblici
costa 3 euro, che diventano 5 se il biglietto viene fatto a bordo.

La lista non si esaurisce qui, ma per fortuna il


costo della vita nella capitale è rapportato agli
stipendi norvegesi. Noi turisti, però, dobbiamo
arrangiarci come possiamo.

Conoscevi queste curiosità sulla Norvegia? Io


ho imparato ad amare questo piccolo – ma
geograficamente enorme – paese. Oggi sono
consapevole dei suoi difetti, ma ammiro i norvegesi per la lungimiranza su temi come lavoro, uguaglianza e rispetto
per l’ambiente.

Oslo low cost: come risparmiare nella capitale


della Norvegia

Oslo, capitale della Norvegia, è considerata una


delle città più care d'Europa e del mondo. Per noi
sud europei un viaggio a Oslo può diventare
davvero costoso. Quindi come risparmiare a
Oslo? Abbiamo raccolto per te alcuni consigli su
come rendere low cost il proprio soggiorno in
città. Come risparmiare…
Isola di Hovedøya: navigando sul fiordo di
Oslo

La purezza incontaminata della Norvegia,


quella nebbiolina di benessere che puoi
quasi sfiorare con le dita. Oggi ti portiamo
alla scoperta dell'isola di Hovedøya nel
fiordo di Oslo, scommettiamo che ti verrà
voglia di partire? L’isola di Hovedøya nel
fiordo di Oslo Oslo, la capitale della
Norvegia, sorge in fondo a un…

Oslo, cosa vedere in 2 giorni

Oslo profuma di legno verniciato, di mare,


di aghi di pino. Due giorni nella capitale
norvegese sono abbastanza per
innamorarsi dello stile di vita scandinavo:
un modo più puro e più rilassato di vivere,
in armonia con se stessi e la natura. In
questa guida scoprirai cosa vedere a
Oslo…
I gruppi tribali dell'Orissa, India
orientale
Aggiornamento: 21 set 2017

In Orissa si concentrano 62 differenti gruppi etnici tribali riconosciuti, sono gli Adivasi, i discendenti dei
popoli nativi dell'India prima dell'arrivo degli Ari avvenuto 3000 anni fa. I villaggi di queste tribù sono
situati in zone collinari boscose a volte di difficile accesso. Gli abitanti delle comunità tribali vivono di
caccia, agricoltura, artigianato primitivo e raccolta di legname dalle foreste. La religione appartiene al
ceppo animista con influenze di sciamanesimo e del rito degli antenati. Le tribù si differenziano tra loro
per l'abbigliamento e gli accessori come collari, cavigliere e copricapi e spesso per le pitture corporali.
Questo itinerario realizzato da me e da Mariangela risale ad una quindicina di anni fa, ma la condizione
delle tribù dellìOrissa non deve essere molto cambiata dato il loro isolamento geografico e sociale. Ai
tempi, per accedere alla regione tribale era obbligatorio richiedere un permesso speciale e una volta
ottenuto, rivolgersi ad una agenzia specializzata che forniva una guida/autista con il compito di
accompagnatore nonchè traduttore e mediatore, la maggior parte dei popoli tribali infatti non parla Inglese
nè Indi, quindi è indispensabile la conoscenza dell’Oriya, la lingua ufficiale dello stato, per poter
comunicare, così come è indispensabile seguire un certo rituale per aver accesso ai villaggi, nella maggior
parte dei casi è bene richiedere un permesso al capo del villaggio ed informarsi sulle norme di
comportamento da rispettare per non offendere o mancare di rispetto.

Il nostro viaggio tra gli Adivasi dell’Orissa comincia da Bhubaneswar, capitale dell’Orissa, è qui che si
richiede il lasciapassare per la regione delle tribù e che conosciamo Nihar che sarà la nostra guida durante
i sette giorni di avventura che ci aspettano. Il primo approccio con Nihar lo abbiamo davanti alla sua casa
dove ci aveva indirizzato il meticoloso funzionario governativo che ci aveva rilasciato il permesso, Nihar,
probabilmente avvisato dal funzionario, stava lavando la sua magnifica Hindustan Ambassador color
crema, oggi simbolo di tempi passati, la produzione è stata interrotta nel 2014, ma ai tempi ancora molto
in voga. Fatte le dovute presentazioni Nihar ci invita in casa sua per sorseggiare un thè e discutere i
dettagli e le modalità del viaggio. La proverbiale ospitalità degli Indiani, frutto di una miscela di antiche
usanze e della più recente influenza inglese, non si smentisce neppure questa volta. Nihar ci presenta la
sua famiglia e ci racconta la storia dei suio genitori che arrivarono in Orissa dopo aver abbandonato
Calcutta, loro città natale, in cerca di lavoro e cibo, il thè con latte come sempre è buonissimo, la moglie
di Nhiar ci serve anche acuni dolcetti tipici, la conversazione si protrae per un’ora, durante la quale
stabiliamo l’itinerario tracciandolo sulla mappa. Partenza il giorno seguente alle sette.

L' Ambassador crema si integra alla perfezione con il paesaggio circostante fatto di verdi colline boscose,
ogni volta che attraversiamo un villaggio una folla di bambini si accalca attorno al nostro mezzo per
salutarci al grido “pen, pen”; è incredibile come in India, dove la fame è una triste compagna quotidiana,
nel chiedere qualcosa ad uno straniero il primo pensiero di questi bambini vada ad una penna, sta di fatto
che questa scena si ripete spesso in tutto il paese. La nostra prima tappa è il villaggio di Sadeibarni nel
distretto di Denkenal, qui vive l’etnia Sithulias, questa casta aborigena è specializzata nella produzione di
manufatti in metallo con la tecnica della cera persa, dove la materia prima utilizzata è una lega di rame,
zinco ed altri metalli di scarto e rottamazione, questa tecnica, che si tramanda da generazioni, dona agli
oggetti un aspetto antico di grande effetto. É sera quando arriviamo a Phulbani, distretto con una grande
presenza di tribù appartenenti all’etnia dei Kondh. I Kondh si dividono in tre gruppi distinti ognuno con
caratteristiche che li rendono ben riconoscibili. Kutia Kondh, vivono in villaggi con capanne allineate
lungo una strada/piazza sempre disposta in direzione della sommità di una collina probabilmente per
favorire il drenaggio dell’acqua piovana. Le donne Kutia si tatuano il volto con tre puntini sulle guance.
Desia Kondh, per difendersi dall’attacco delle tigri le donne Desia si tatuano sul volto le vibrisse del
felino e portano bellissimi sari dai colori sgargianti. Nei villaggi Desia si trova un palo sacrificale un
tempo utilizzato per sacrifici umani, oggi durante le cerimonie propiziatorie, viene sacrificato un bufalo.
Dongria Kondh, le donne portano una serie di collane in bronzo e tre anelli al naso e vari anelli e bracciali
con decorazioni geometriche romboidali che rappresentano il sangue dei sacrifici rituali.

Il giorno successivo ci rechiamo nel distretto di Rayagada, territorio dei Desia Kondh, lungo il tragitto
passiamo vari villaggi tribali e possiamo osservare e fotografare da vicino da vicino le donne Desia, il
loro portamento è estremamente elegante, i saari coloratissimi danno loro un aspetto principesco ancora
più marcato dai gioielli che portano in tutto il corpo e dagli anelli con piattelli di bronzo nelle narici. Le
donne hanno lo stesso peso degli uomini nella società dei Desia, qundo si sposano è la famiglia dello
sposo a versare una dote a quella della moglie e se questa non potrà avere figli il marito potrà sposarsi di
nuovo, ma avrà l’obbligo di mantenere la prima moglie sotto lo stesso tetto. Durante una sosta in un
villaggio Desia ci invitano ad entrare in una casa, l’interno è semplice, composto da tre ambienti, una
cucina, una camera da letto comune ed un riparo per gli animali, le pareti sono di argilla ed il tetto di
paglia. Sulla piazza del villaggio un gruppo di donne sta lavorando freneticamente al raccolto di riso
accompagnando i movimenti del corpo con canti. Siamo talmente presi da questa atmosfera fiabesca che
non ci accorgiamo che Nihar ci sta chiamando per presentarci il capo villaggio, un uomo all’apparenza
magrissimo ma i nervi che solcano il suo corpo lasciano percepire la sua forza, sembra avere una
sessantina d’anni anche se probabilmente non ne avrà più di cinquanta. Ci fissa alungo negli occhi come
per valutare le nostre intenzioni, poi volge lo sguardo verso Nihar e comincia a parlargli senza
interruzione. Quando termina Nihar ci spiega che il capo villaggio è onorato della nostra presenza nel suo
villaggio e che possiamo restare quanto vogliamo e sentirci come a casa nostra. L’uomo nel frattempo si
era preparato una pipa fatta con il bambù e l’aveva accesa. il fumo intenso e bianco avvolgeva il suo viso
nascondendo per un attimo i suoi occhi. Dopo alcuni attimi di silenzio Nihar ci invita a salutarlo e ad
uscire per riprendere il nostro viaggio e noi risaliamo sull’Ambassador consapevoli di aver assicurato nel
nostro bagaglio di conoscenze una nuova ed unica esperienza di vita.
La mattina seguente ci svegliamo di buon ora per coprire i cinquanta chilometri che ci separano dal
villaggio di Majhiguda dove si tiene un importante mercato che riunisce tutte le tribù della regione che
scendono alla spicciolata dalle montagne circostanti ed animano le strade e le piazze del villaggio, è un
tripudio di colori e di profumi e la nostra sensazione è di essere dei privilegiati perchè ci rendiamo subito
conto di essere gli unici stranieri presenti e per una volta siamo noi a sentirci minoranza etnica.
Nonostante ciò nessuno si cura della nostra presenza, così camminiamo tra la folla colorata ed urlante in
tutta tranquillità osservando le tecniche di contrattazione e scambio. Il più delle volte non vediamo
circolare denaro, ma semplicemente barattare le merci a testimoniare, se servisse, la condizione realmente
tribale di queste popolazioni. Quando lasciamo il mercato è quasi mezzogiorno, risaliamo
sull’Ambassador per andare a visitare alcuni villaggi dei Dongria Kondh, lungo il tragitto ci fermiamo a
mangiare in un piccolo ristorante sulla strada dove il cibo ci viene servito su grandi foglie di banano, una
volta terminato le foglie vengono date alle mucche sul retro del ristorante, fantastico metodo di
smaltimento dei rifiuti. Arriviamo in tarda serata a Jeypore dove passiamo la notte in un semplice ma
decoroso albergo.
La giornata seguente ci porta in visita alle tribù Bonda e Gadhaba, i primi sono considerati una delle tribù
più primitive dell’India a causa dello stato d’isolamento in cui vivono, data la loro bassa statura vengono
chiamati Pigmei dell’Orissa, parlano una lingua che risulta incomprensibile anche ai membri delle altre
etnie e vivono di agricoltura sulle pendici più inaccessibili delle colline del distretto di Jaipore. I secondi,
circa 70 mila individui, si dividono in tre diverse tribù: Boro Gadaba, Ollar Gadaba e Paranga. I Boro
Gadaba sono considerati i veri depositari della cultura Gadaba mentre gli altri due gruppi hanno ormai
perso completamente la loro condizione tribale. Tutti si ritrovano settimanalmente al mercato di
Onkudelli.
L’ultimo giorno della nostra avventura prevede la visita al mercato di Vishakapatnam, il più importante
mercato tribale dell’Orissa. Qui si riuniscono i rappresentanti di tutte le etnie tribali dello stato per
regalarci l’ultima intensa ed indimenticabile esperienza sensoriale di questo viaggio tra gli Adivasa
dell’Orissa, tra gli ultimi rappresentanti della cultura tribale dell’India moderna.
Olandese

‘’Espiare il
passato da un
veleno chiamato
simbionte
comporta una
rinascita devota
alla cura’’
Sono stato Venom o siamo stati
Venom per come meglio si
possa diere. Ho ospitato nel
mio corpo questo parassita
definito simbionte, che mi ha
dato grandi poteri ed alla stessa
maniere è stato artefice di una
malattia che mi ha portato ad
una malattia come il cancro.
Sono stato un grande nemico di
Spiderman forse il più difficile
da sconfiggere, però oggi nel
rifugio del F.E.A.S.T. sono solo Eddie Brock ammalato di cancro, in questo rifugio sono solo un
uomo in cerca di aiuto. Aiuto che è stato accolto in un tocco miracoloso che mi ha portato a
divenire l’Anti – Venom ed ormai la mia battaglia non è più improntata verso Spiderman ma
bensì contro Venom e la minacciosa malattia conosciuta come cancro.
Sono diventato la cura di quei nuovi metodi per morire, sono diventato la panacea fatta carne
per sconfiggere il simbionte di Venom che assimila il corpo di ogni uomo affetto dal suo veleno
nominato simbionte e sono quel nuovo pensiero accostabile all’espressione che rinnova il
concetto del simbionte, sono l’Anti-Venom.
I giorni contro Spiderman ormai sono un passato ben sepolto come avrò da seppellire ogni
forma di Venom presente sulla terra e sull’universo, io sono la cura e solo ho il potere di curare,
che io faccio un tesoro di questo mio nuovo dono che ho avuto,
che io sia parte di quel mondo che si impegna ad aiutare il prossimo
e che io sia una medicina valida per ogni malattia e non un pugnale perforante che colpisce il
prossimo per farlo ammalare di un male incurabile.
Venom ha i giorni contati poiché oggi nasce l’Anti – Venom
Spiderman ha anni di esperienza per capire che la soluzione di Venom è l’Anti – Venom
E il F.E.A.S.T. ha Eddie Brock per immortalare la vittoria sulla malattia del cancro.
178
Amore condiviso
Una Mary Jane è un tipo di
ragazza che non passa
inosservata e un Parker e un
Osborn possono rappresentare
quel tipo di amicizia che può
sfociare in quel tipo di
condivisione proprio di tutto e
tutti.
Stare molto tempo con il tuo
migliore amico può comportare
un’insolita curiosità in chi passi
il tempo come tuo amore e quella
curiosiotà può magicamente
trasformarsi in quel doppio
tradimento subito dal tuo amico e
dalla tua ragazza.
Quella del Parker- Osborn è una
tragedia paraganabile a quella
del mondo classico di tradizione
greca, quel tipo di tragedia senza
tempo e sempre attuale che non
morirà mai ed esprimerà sempre
un insegnamento per la quale
ogni persona che ne legga la
storia possa trarne una verità
Ben accostabile ad una sua personale storia o ad un altro racconto narrato da un conoscente.
Quale sia il limite da non varcare nell’amicizia e quanto può essere valido il valore fiducia
attribuito alla propria donna quando ti accorgi che lei nutre attenzioni nel tuo migliore amico?
Una ballata per ogni donna che tradisce il proprio uomo per il proprio amico ed una canzone per
ogni storia raccontata per un fatto simile, un tradimento che si fa arte quando ti ritrovi a pensare
a questa storia ed un vecchio saggio ti sussurra nell’orecchio una frase dicendoti che:

‘’La tua ragazza ci proverà


con il tuo migliore amico
solo per capire il tempo e
le attenzioni che dedichi a lui’’

179
Oromo
‘’Nella natura
di ogni gioco vi
la favola di
ogni momento
che riconduce
all’infanzia’’
È dal gioco meno
complesso, con meno
espressioni ed imperfetto
che l’infante inizia a
formulare la propria
fantasia per poi passare al
livello succevo con giochi
sempre più complessi,
espressivi e sempre più
perfetti.
Il gioco è il momento
fondamentale per
determinare la fantasia di
ogni singolo individuo
E giocare può risultare
anche più importante nello svolgere una professione o nello studiare una materia scolastica.
Potranno sembrare le parole di una persona che ha poca serietà nello svolgere le situazioni della
vita ma la fase ludica è una vacanza dal logico razionale, valida di ogni deducibile attenzione.
Risulterai infantile dinanzi agli occhi di che è già vecchio per vivere
quando gli parlerai della tua attenzione per il fenomeno ludico
ed alla stessa maniera risulterai un amico imperdibile
quando condividerai il tuo gioco con la persona che ha una tua passione comune.
Giocare non vuol dire smettere di crescere
Ma bensì vuol dire smettere di deteriorarsi con pensieri ed azioni dichiarti come maturi
Giocare vuol dire essere nel cuore della fantasia appropriandosi della felicità
Il gioco è tutto ciò che riconduce al divertimento
Per questo per non deteriorarti
Non smettere mai di giocare

180
Note in foto
Quando nel profilo della tua anima
vi è la musica
Quando nella raccolta delle foto
della tua vita
Vi è l’arte
E quando nella melodia di ciò che
hai da dire
Vi è l’amore
Sappi che vi è la composizione di
un qualcosa paragonabile ad un
immenso spettacolo scultorio
apprezzato ed apprezzabile per
tutti coloro che nel pentagramma
della loro vita hanno disposto note
della bellezza.
Un’espressione di un volto conta
più di chi si mostra in maniera
provocatoria svestendosi
mostrando il proprio corpo,
Un costume indossato per idolare i propri eroi
Può valere più di chi con presunzione si veste con tutti panni dei migliori brand,
Una melodia creata dal proprio ingegno è molto meglio di chi si crede di aver raggiunto un
successo adattando le basi della propria musica copiando melodie fatte da altri.
Sorridi non per fare capire agli altri tu quanto sei felice ma bensì per far capire allo specchio in
cui ti guardi ogni giorno che sei felice di ciò che farai e di ciò che hai fatto,
Ricorda che non è importante essere migliore di altri
ma è importante essere migliore del tuo te stesso di ieri,
Sii cosciente di tutto quello che fai per ottenere la consapevolezza di ciò che hai fatto ed un
maggiore potere critico per valutare ciò che farai.
Componi ciò che la tua fantasia può offrirti
Per creare la migliore delle tue realtà.
Sii la foto di ogni battito di nota che risuona per far muovere il tuo cuore
E parlando a te stesso ricordati che:

‘’In ogni nota nata dalla coscienza vi è l’armonia della bellezza’’

181
Pastho

‘’Un esperimento fallito non è mai la sentenza finale di un uomo’’


Oggi Antman piccolo come una formica e domani Giantman più grande di un elefante

Poi nella veste di Golia per affrontare ogni minaccia ed un’altra volta

come Calabrone completamente eusarito picchiando persino la mia dolce amata.

Ultron la mia più grande creazione ed allo stesso la mia più grande distruzione

Un’intelligenza artificiale creata a mia immagine e somiglianza

Che si è rivoltata a me con l’unico scopo di distruggere ogni forma vitale.

Un esperimento che si rivolta al padrone facendo ciò che vuole

È forse come un figlio che iniziando a crescere perde il percorso tracciato dal suo genitore

Per questo non dovrei più farmene una colpa rinnegando il mio genio

E nel mio valore di scienziato forse c’è un limite umano riposto nella mia coscienza

Che a differenza dell’intelligenza artificiale si ripercuote nel ricordo suscitando esaurimento.

Oggi lo scienziato Pym scrive alla propria coscienza per ricordare che ha vestito
La vita come uomo da eroe salvando un mondo imperfetto

e come macchina da malvagio dominando un mondo perfetto.

Lo scopo della scienza è il progresso, un progresso che và persino al di là della coscienza umana

182
L’ottava città
Ritrovarsi a lottare continuamente senza nemmeno avere il tempo di guarire
È sicuramente uno dei biglietti che conduce all’inferno anche al più temerario dei guerrieri,
liberare prigionieri rinchiusi perché reputati nemici politici di vecchi sovrani del K’un-lun
è un motivo per viaggiare in questa terra arida di benevolenza e immersa di boccali di malvagità
scoprire che il primo Iron Fist sia rinchiuso all’inferno di questa ottava città
che da eroe ed arma immortale è divenuto un re demoniaco
fa riflettere sulle colpe di un passato remoto che avrebbero voluto cancellare.
Un’altra battaglia senza riposo per ognuna di noi armi immortali
E solo un messaggio incomprensibile ai nostri nemici può legarci conducendoci alla vittoria,
un’impresa paragonabile alla battaglia contro il drago Shou Lao
ma nella mia cella riascolto il primo Iron Fist che mi fa compagnia
come la melodia di un corvo che aspetta di saccheggiare gli scarti
e comprendo con la stessa saggezza che ha un drago vissuto da millenni che:

‘’ La meditazione è la cura di ogni battaglia’’

183
Persiano
‘’ Il più grande
successo
commissionato
nel mondo
risiede
nell’amore
espresso per il
proprio figlio’’
Il coraggio più
comune di cui
si parla
discutendo
delle donne è
rappresentato
quando la
donna diviene
madre
mettendo al
mondo una
vita pur
rischiando la
sua vita.
Il rispetto più
riconosciuto
dagli amanti
della regola
quando si
parla di
uomini è
manifestato
nel sacrificio
del tempo messo a disposizione nella propria opera o lavoro, quel tempo sottratto dal tempo che
si avrebbe avuto a disposizione per stare con i propri cari o con i propri svaghi. Che sia grande
come una montagna o piccolo come uno spillo dinanzi al prossimo al mondo il figlio è tutto sia
per il padre che per la madre è tale prinicipio non dovrebbe mai essere in discussione nella
comprensione del genere umano tale principio sicuramente non ha lo stesso ciclo per il figlio
che si rapporta con il genitore ma quando esso stesso diverrà genitore comprenderà benissimo
tale principio applicandalo e reclamarà quel tempo che ha perso non applicando tale principio
quando drasticamente si ritroverà nella situazione di non avere più i propri genitori.
Prima che luna si dissolva nel cielo per far spazio al sole che ci accompagna in nuova giornata e
prima che un anziano cerchi di insegnare ad un giovane una vecchia tradizione vi è la nuvola di
un sogno che addobba il cielo dipingendone il fenomeno di una pioggia o di una buona giornata
e vi è il carisma che lega le parole al linguaggio esaltandone un discorso degno di attenzione ma
prima di tutto questo nasce l’inchiostro dell’autore per descrivere tutto ciò e il suo scrivere ha la
stessa funzione genitoriale che hanno i genitori per i proprio figli e il creare del suo scritto ha
tempo infinito per essere letto ed altro tempo per essere riscritto per uno ieri, per un oggi
E per un domani. Sempre.
184
Possibilità alimentari
Le possibilità alimentari comportano reazioni edetiche diverse sulla base delle situazioni:
Nella situazione di calamità e impossibilità alimentare gli individui mossi dall’istinto della fame
possono nutrirsi persino della carne dei propri simili.
Nella situazione di una società altamente sottosviluppata nell’ottenere cibo, non si ha tempo per
scegliere se mangiare una buona insalata si mangia semplicemente ciò che è commestibile per
non morire di fame.
Nella situazione di equilibrio alimentare si stabilisce un contatto con il mondo animale
definendo quale animale mangiare e quale no proteggendone la sacralità e si può scegliere di
mangiare solo vegetali non facendosi alcuna guerra etica sulla scelta selettiva di cibo.
Nella situazione di degenerazione alimentare contenuta in una società ampiamente sviluppata si
degenera nell’imporre scelte etiche sul cosa è definibile come cibo, non curandosi affatto del
valore che ha il cibo in tutte le altre possibili situazione svalutando drasticamente il gusto delle
pietanza e il sacrificio di ogni cibo non condiderando il fine ultimo di ciò che si mangia.

‘’Prima di divinizzare polemiche ringrazia ogni giorno


di aver potuto mangiare qualcosa’’

185
Curiosità di Lelouch Alighieri

January 10, 2024

10 fatti interessanti sui Paesi Bassi


Fatti rapidi sui Paesi Bassi:

 Popolazione: I Paesi Bassi ospitano oltre 17 milioni di persone, dando vita a una società vivace e
diversificata.
 Lingue ufficiali: L’olandese è la lingua ufficiale dei Paesi Bassi e riflette il patrimonio linguistico della
nazione.
 Capitale: Amsterdam, rinomata per i suoi canali pittoreschi e la sua ricchezza culturale, è la capitale dei
Paesi Bassi.
 Governo: I Paesi Bassi sono una monarchia costituzionale con un sistema parlamentare che enfatizza la
governance democratica.
 Valuta: L’euro (EUR) è la valuta ufficiale dei Paesi Bassi e facilita le transazioni economiche in questa
nazione europea.

1 Fatto: i Paesi Bassi sono un paese

di ciclisti

I Paesi Bassi sono innegabilmente un


paradiso per i ciclisti, con ben 22.000
chilometri di piste ciclabili dedicate e
ben 18 milioni di biciclette – più
dell’intera popolazione del Paese.
Questa testimonianza numerica
sottolinea l’impegno degli olandesi nei confronti della bicicletta come parte integrante della loro vita quotidiana e del
trasporto sostenibile.

2 Fatto: l’Olanda è solo una parte del paese

Il termine “Olanda” tecnicamente si riferisce a due sole province – Olanda Settentrionale e Olanda Meridionale –
all’interno dei Paesi Bassi. Anche se spesso viene usato in modo intercambiabile, il Paese è composto da dodici
province, ognuna delle quali contribuisce al ricco arazzo della cultura e dei paesaggi olandesi.
3 Fatto: gran parte del
paese è sotto il livello del
mare

Oltre il 25% dei Paesi Bassi


si trova sotto il livello del
mare, una sfida geografica
che ha dato il via a secoli di
gestione innovativa
dell’acqua. Attraverso la
costruzione di dighe e polder,
gli olandesi hanno
salvaguardato le loro terre
basse. L’impressionante
impresa di recuperare
dall’acqua circa 1.650 miglia
quadrate di terra dimostra
l’impegno costante dei Paesi Bassi nel modellare la propria geografia.

4 Curiosità: Amsterdam è considerata la capitale della dissolutezza

Amsterdam è rinomata per il suo ambiente progressista e aperto, con il famoso Red Light District che simboleggia
l’approccio della città al lavoro sessuale legalizzato e regolamentato. Il quartiere, lungi dall’essere una capitale della
dissolutezza, riflette la posizione pragmatica e liberale dei Paesi Bassi su alcuni aspetti della vita sociale.

5 Fatto: le droghe leggere sono legali anche


nei Paesi Bassi

I Paesi Bassi hanno una politica distinta sulle


droghe leggere, in particolare sulla cannabis.
Dagli anni ’70, il possesso e la vendita di
piccole quantità di cannabis per uso personale
sono stati depenalizzati. Questa politica ha
portato alla creazione di circa 600
“coffeeshop” dove gli individui possono
acquistare e consumare legalmente la
cannabis. L’approccio tollerante ha attirato
turisti in cerca di un’esperienza unica,
contribuendo alla popolarità di Amsterdam e
di altre città olandesi tra gli appassionati di
cannabis.

6 Curiosità: nel Paese ci sono oltre 1.000 mulini a vento storici.

Con oltre 1.000 mulini a vento storici, i Paesi Bassi intrecciano una storia di ricchezza culturale e innovazione.
Queste strutture iconiche sono un simbolo duraturo, che riflette la storica dipendenza del Paese dall’energia eolica e
mostra la maestria olandese nello sfruttare le forze della natura.

7 Curiosità: l’Olanda è il più grande esportatore di


fiori

L’Olanda regna sovrana come il più grande esportatore


di fiori, con un valore di esportazione annuale
sorprendente che supera i 4,7 miliardi di euro. Questa
potenza floreale è leader mondiale nella fornitura di un
caleidoscopio di fiori, che mette in mostra l’esperienza
olandese nel settore dell’orticoltura.
8 Curiosità: gli olandesi sono la nazione più alta del mondo

Gli olandesi rivendicano il titolo di nazione più alta del mondo, con un’altezza media di circa 6 piedi (183 cm) per gli
uomini olandesi e di circa 5 piedi e 7 pollici (170 cm) per le donne olandesi. Questa notevole statura supera le medie
mondiali, rendendo i Paesi Bassi un’eccellenza in termini di altezza su scala internazionale.

9 Fatto: i Paesi Bassi puntano

sull’energia verde

All’avanguardia nelle iniziative


ecologiche, i Paesi Bassi perseguono
attivamente un futuro sostenibile
pianificando la cessazione della
vendita di nuove auto a benzina e
diesel entro il 2030. Questo
ambizioso obiettivo è in linea con
l’impegno del Paese a ridurre le
emissioni di carbonio e a
promuovere un panorama dei trasporti più pulito ed ecologico. La mossa sottolinea l’impegno dei Paesi Bassi nel
guidare la transizione globale verso alternative energetiche più verdi.

Nota: se state programmando un viaggio nei Paesi Bassi e non amate le biciclette, verificate la necessità di avere
una patente internazionale nei Paesi Bassi per poter guidare.

10 Curiosità: il colore nazionale è l’arancione

Nei Paesi Bassi, l’arancione non è solo un colore: è un simbolo di orgoglio nazionale e di unità. Abbracciato come
colore nazionale, l’arancione è intessuto nel tessuto dell’identità olandese, visibile nelle celebrazioni, negli eventi
sportivi e persino nel legame della famiglia reale con la Casa di Orange-Nassau. Questa vibrante tonalità riflette lo
spirito e la solidarietà del popolo olandese.
Oromo

Nome popolare: Oromo

Continente: Africa
Capitale: N/D
Lingua: Oromiffa
Altre lingue: N/D
Area: Sha'biyya - Oromo o
Oromiya (600.000 chilometri
quadrati)
Popolazione: Circa 31
milioni di persone
Valuta: N/D
Religione: Islam,
Cristianesimo e credenze
tradizionali oromane
Rappresentante (movimento che lo rappresenta): Oromo Liberation Front

Oromo è chiamato anche sha'biyya-Oromo o Oromiya. Questa era una delle nazioni libere del Corno d'Africa fino alla
sua occupazione e colonizzazione da parte dell’Abissinia, alla fine del XIX secolo. Confina ad est con la Somalia, le
terre Afar e Gibuti, a ovest con il Sudan, al sud con la Somalia, il Kenya e a nord con Amhara. La superficie è di circa
600 mila chilometri quadrati.
Il popolo Oromo è uno dei più numerosi in Africa. I dati del censimento non sono affidabili, ma ci sono più di 20
milioni di persone la cui prima lingua è l'Oromo e che si riconoscono come Oromo.
Questo Popolo gode di una cultura omogenea e condivide una lingua, le origini e una storia comune. Inoltre, ha un
ricco folclore, una tradizione orale, la musica e l'arte. Anche se gran parte di questa cultura e tradizioni sono
sopravvissute alla feroce oppressione, un'altra parte è stata dimenticata e persa.

Oromo ha il potenziale per essere uno dei paesi più ricchi d’Africa. L'agricoltura è la spina dorsale della sua economia
e il sostentamento per oltre il 90% della popolazione. Gli Oromo sono specializzati nella cura degli animali. Il bestiame
al pascolo continua ad essere la loro principale occupazione. La coltura principale è il caffè, che rappresenta oltre il
60% del fatturato estero che riceve il regime etiope.
Oromo ha anche importanti giacimenti. Ci sono miniere d'oro in Adola e Laga Dambi nel Sidamo. Altri preziosi
minerali che si trovano ad Oromo sono il platino e l’argento.
Il Popolo Oromo deve essere autorizzato ad esercitare il suo legittimo diritto di autodeterminazione, di scegliere il tipo
di sovranità sotto cui desidera vivere, così come il tipo di unione politica che vuole tenere con le altre nazioni.
L'aspirazione principale di questo Popolo è quella di ripristinare le sue libertà fondamentali, in conformità ai principi
sanciti dallo statuto delle Nazioni Unite.
Una delle più importanti organizzazioni politiche nella regione è l'Oromo Liberation Front (OLF, per il suo acronimo
in inglese), fondato nel 1973 dai nazionalisti Oromo e che è stato uno dei leader nella lotta del popolo contro il regime
coloniale etiope. L'obiettivo principale dell'OLF è di raggiungere il diritto inalienabile del Popolo Oromo
all'autodeterminazione, ponendo così fine a più di un secolo di oppressione e sfruttamento.
Lingua pashtu
B Y A N T O N IO D E L IS A O N 7 O T T O B R E 2 01 9 • ( 0 )
Lingua pashtu
La lingua pashtu (‫ پښتو‬paʂto; conosciuto anche come afgano, pathan, pakhto, pushto, pashtoe,
pashtu, pushtu, pashto ‫ پشتو‬e pukhto ‫ ) پختو‬è una lingua iranica parlata in Afghanistan e Pakistan.
Secondo l’edizione 2009 di Ethnologue, i locutori delle diverse varietà di pashtu sono oltre 17
milioni, di cui 9,6 in Pakistan e 8 in Afghanistan.

Tramite flussi migratori la lingua è attestata anche in altri paesi, tra cui Canada, Emirati Arabi
Uniti, India, Iran, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Tagikistan.

Il pashtu è lingua ufficiale in Afghanistan, assieme al dari.

Il pashtu appartiene alla branca iranica sudorientale delle lingue indoeuropee.

Secondo lo standard ISO 639 è codificato come macrolingua con i seguenti membri:

 Lingua pashtu settentrionale [pbu]

 Lingua pashtu centrale [codice ISO 639-3 pst]

 Lingua pashtu meridionale [pbt]

Si reputa che la lingua abbia avuto origine nelle aree di Qandahar/Helmand in Afghanistan. Da
quando la capitale fu spostata da Kandahar a Kabul nel Settecento, è più utilizzata ufficialmente
la lingua persiana (dari) rispetto l’afgano/pashtu. Il pashtu, insieme al persiano (dari), è una
delle due lingue ufficiali dell’Afghanistan. È parlato, secondo fonti della CIA, da circa il 35%
della popolazione afgana come lingua madre, sebbene questo dato provenga da una ricerca
demografica durata decenni ma non ancora portata a termine. Un grosso gruppo di lingua pashtu
è presente in Pakistan, dove costituisce tra il 16% e il 20% della popolazione (inclusi profughi
afgani), anche se è difficile completare una statistica accurata a causa della natura tribale e
nomade dei pashtun nonché della consuetudine di isolare le donne.

Il pashtu utilizza l’alfabeto Pashto, una variante dell’alfabeto arabo.

L’Alfabeto Pashto (Pashto: ‫ پښتو الفبې‬pax̌to alifbe) è una forma modificata dell’alfabeto arabo
con l’aggiunta di alcune lettere da adattare ai fonemi usati nel Pashto che non si trovano nella
lingua araba.

Nel XVII secolo crebbe un dibattito sulle linee di scrittura. Il movimento dei Roshani eterodossi
scrisse la sua letteratura per lo più in uno stile persiano chiamato Nasta’liq. I seguaci di Akhund
Darweza e Akhund stesso, si vedevano come difensori della religione contro l’influenza del
sincretismo, scrissero pashto nel Naskh arabizzato, che è generalmente usato nella scrittura
dell’era moderna dei pashto grazie alla sua più facile adattabilità alla composizione. Anche
riprodotto litograficamente il pashto è posto con la calligrafia Naskh come regola generale, sin
da quando fu adottato come standard.

L’alfabeto Pahto ha diverse lettere che non compaiono le scrittura araba. Per esempio le lettere
che rappresentano le consonanti retroflesse /ʈ /, /ɖ /, / / and /ɳ / sono scritte come lo standard
arabo te, dāl, re and nun with a “panḍak”, “ğaṛwanday” o anche chiamate “skəṇay” con una
legatura in basso, che assomiglia a un piccolo cerchio: rispettivamente ‫ ټ‬,‫ ډ‬,‫ړ‬, e ‫ڼ‬. Le lettere ‫ښ‬
e ‫( ږ‬x̌īn/ṣ̌īn e ǵe/ẓ̌e) assomigliano a sīn (‫ )س‬e re (‫ )ﺭ‬con un punto sopra e sotto e una hamza (‫)ء‬
sopra, ‫ څ‬e ‫ځ‬, sono anche particolari del Pashto, sebbene ‫ څ‬è anche usata nella lingua parente
estinta della Lingua corasmia per rappresentare sia /t͡s/ che /d͡z/. Il Pashto ha ‫ ۀ‬,‫ ې‬,‫ی‬, e ‫ ۍ‬come
vocali aggiuntive e dittonghi.
La lingua persiana, lontana cugina
dell’italiano
Matteo Zola 16 Ottobre 2015
Iran significa “il paese degli Arya”. Il nome Arya era usato per indicare se stessi da un gruppo di parlanti
di diverse lingue iraniche e indo-arie, gli ariani appunto, o indoari, una popolazione nomade che penetrò
nella valle dell’Indo, sovrapponendosi alle precedenti civiltà, e cavalcò le steppe dell’Asia centrale intorno
al 4000 a.C. e che poi, subendo una frammentazione, diede vita a molte lingue e culture. Il toponimo Iran,
usato dal 1935 per indicare la stato già noto come Persia, non deve ingannare. Le lingue iraniche sono
parlate in un’area molto più vasta dell’odierno Iran, a testimoniare l’antichissima storia e cultura del
popolo iraniano. La lingua parlata oggi in Iran è il farsi, o persiano moderno.
Abbiamo parlato di steppe e di valle dell’Indo, di lingue “ariane”, e questo forse produce un immaginario
che poco si concilia con il moderno Iran, paese musulmano (nella variante sciita), inserito
nel continuum islamico. Il fatto che il farsi sia scritto con un alfabeto mutuato da quello arabo complica
ancora di più il quadro. Si potrebbe cioè essere portati a ritenere che gli iraniani, e la loro lingua, siano
imparentati con gli arabi. Non è così.
Il persiano non è arabo
La Persia è stata islamizzata nel corso del VII e VIII secolo d.C. ad opera degli arabi, ma la sua storia pre-
islamica è stata tanto ricca e durevole da lasciare ancora oggi tracce evidenti a partire dalla lingua.
La lingua è, per ogni popolo, il più forte elemento identitario, quello che più di tutti segna la differenza
tra noi e gli altri. Gli arabi parlano una lingua semitica, come sono anche l’ebraico, l’amarico, il maltese,
e in antichità il fenicio, il babilonese, l’accadico, l’aramaico. Sono tutte lingue con caratteristiche comuni
(come l’elevata occorrenza di morfemi transfissi) che nulla hanno però a che fare con il persiano.
Quest’ultimo appartiene alla grande famiglia delle lingue indo-europee come – indovinate un po’ –
l’italiano.
Il persiano è parente dell’italiano
Le lingue indo-europee si dividono infatti in nove gruppi, e a ciascun gruppo appartiene un numero
variabile di lingue. Ad esempio la lingua italiana appartiene al gruppo delle lingue italiche, che a sua volta
è parte della famiglia indo-europea. Così il gallese appartiene al gruppo delle lingue celtiche, anch’esso
compreso nella famiglia indo-europea che annovera anche le lingue germaniche, quelle slave, quelle
baltiche, fino a quelle dette indo-iraniche. Una lingua del gruppo indo-iranico è appunto il farsi. Sarà
dunque possibile che, nel bazar di Teheran, possiate con qualche sforzo comprendere il prezzo della merce
che state comprando in quanto l’italiano e il persiano sono lontani parenti.
Qualche esempio, padre (padar), madre (madar) testimoniano la comune radice
indoeuropea pətér* e màtér*, come anche il termine dokhtar, che significa “figlia”, in cui appare evidente
la vicinanza con l’inglese (altra lingua indoeuropea) “daughter”. Entrambi i termini derivano infatti da una
forma comune *dhug(h)əter che ha dato esiti non solo in inglese e persiano ma anche in sanscrito, duhità,
lituano duktë, russo dòćeri, tedesco Tochter. Lo stesso vale per barodar, fratello, in cui la somiglianza con
l’inglese brother, il sanscrito bhratà, il russo brat, e il latino frater è evidente a “orecchio nudo”. Analoghe
somiglianze si trovano per i numerali mentre assai interessante è l’infamia, che nella letteratura persiana
era uno degli scopi del poeta, ovvero l’essere infamato da una società che non lo comprende, ebbene
“infamia” è bad-nami, cattiva nomea, dove “bad” è identico all’inglese mentre “nami” è la stessa radice
indoeuropea di “nome”.
Piccoli esempi di come ciò che ci appare lontano e diverso, ci è assai più prossimo di quanto possiamo
credere.
Polacco
‘’Il viaggio di
Ulisse
rappresenta la
tenacia
dell’uomo
verso i
pericoli e
l’attesa di
Penelope è il
faro che guida
la donna alla
più grande
storia
d’amore da
rispettare per
sempre’’
Un uomo degno
del suo stato di
essere definito
uomo deve aver
affrontato sfide,
essere stato in
infiniti luoghi
lontani da casa ed
avercela fatta
dove altri hanno
fallito miseramente
ed una donna degna del suo stato di essere donna deve aver dato buca hai suoi pretendenti,
essere stata in attesa per restare fedele al suo uomo ed aver rappresentato una tempra alla
tentazione dove altre donne sarebbero già cadute in tentazione.
Ulisse e Penelope sono la migliore rappresentazione sul come dovrebbero essere gli uomini e le
donne e la loro leggenda può ancora oggi essere un esempio per noi
Per questo tale leggenda va ricordata
Ed ancora studiata per capire le sfaccettature dell’ uomo e della donna,

186
Lo specchio e l’urlo
Ogni mattina mi alzo mi guardo allo specchio mentre lei si sveglia un giorno bisbagliando
all’orecchio, un altro urlando come una matta ed un altro ancora in silenzio che fa più rumore di
quando urla percependone l’anomalia.
Sono troppo bello non è tempo per sentire le sue parole e le sue parole possono essere così
pesanti per me che sono così dedito all’estetica.
Parla di filosofia, di poesia e di arte ma io preferisco lo sport e l’abigliamento ben vistoso con
l’ultimo marchio di moda, parla di politica, di satira e di cambiamento ma io l’unica cosa che
voglio cambiare è solo un indumento che trovo quello del giorno passato obsoleto.
Io sono Narciso l’uomo più bello di tutti e lei è Echo la voce che si ripete della donna più
logorroica di sempre, sia parte di un mito che oggi può essere rivisto in una nuova chiave
letteraria e rivissuto in una nuova vita moderna.
La nostra leggenda non si estinguerà per questo siamo parte di un mito che è sempre presente
per quanto sia stato scritto in passato così tanto remoto.
Queste parole descritte immortalandoci in questa pagine sulla visione di una nostra chiave
moderna hanno lo scopo di essere da lezione per chi le leggerà ottendone una conoscenza
E in un futuro prossimo che questa nuova funzione sviluppata nel mito mito moderno accolga
una citazione sintetica espressa in un minuto contenuto che cerca di dirti più di quelle che
queste poche scritte riescono a dirti che :

‘’In un mondo dove l’uomo ha tempo solo per specchiarsi e la donna solo per portare il
peso della sua opera diviene giusto che Narciso sia cieco ed Echo sia muta’’

187
Portoghese

‘’Solo il padre di tutti sa


ciò che è giusto per
ognuno dei suoi figli’’
Con un buon punteggio nell’abiltà
dell’eloquenza si può dire di tutto e
si può essere invocati dal prossimo
per esprimere un giudizio su un
qualcosa o su un qualcuno.
Ma che cos’è un giudizio?
Se non il segno di riconoscimento
dell’errore della natura che
comporta al vedere il prossimo in
ciò che si crede di aver visto
quando in realtà è ciò che è e non
ciò che si è visto.
E quindi forse il giudizio non è
nient’altro che è una pareidolia
Quel fenomeno che si dimostra nel
vedere le nuove prive di una forma
reale e disordinate e rivederle in
una forma ordinata, rivedendole
come un cavallo, una spada o la
faccia di un uomo.
Sono stato chiamato a giudicare un mondo poiché dovrò essere pronto per affrontare una mia
antaneta nemesi che si nutre della paura degli uomini ed in questo ‘’Fear itself’’’.
Dovrò prepare la mia armata ad una grande guerra per sconfiggere questo ‘’Serpente’’, dovrò
piangere i miei figli e sacrificare tutte le vite umane del mondo degli uomini e non sarà il
giudizio che ha uno dei miei figli a frenare la mia previsione di una profezia di una grande
sciagura. Che giunga il tempo di vedere mio figlio cadere per mano del ‘’Serpente’’ in una lotta
che gli avevo detto di non fare, che cadano gli uomini in questo ‘’Fear itself’’ ma che non
cadono gli Dei ed il padre di tutti che saranno pronte e sarà pronto a tutto pur di sconfiggere
questo terrore avido di terre e uomini.
Siamo pronti alla guerra e siamo pronti al terrore, siamo Dei, guerrieri e profeti,
Siamo pronti alla morte ed alla distruzione siamo le mele mature dell’albero della coscienza,
Siamo poiché dobbiamo esserlo
Che venga pure il Serpente con il suo ‘’Fear Itself’’
Sarà il padre di tutti ad aspettarlo, lui ed il suo esercito brandito di asce e di gloria
Che venga l’ora di una gran guerra.
188
Atti d’amore
A Wanda a colei che ha dato inizio a tutto per cui dedicare il proprio scopo esistenziale,
a colei che è genitrice di infinite realtà dove altri ne possono vivere solo uno,
allo specchio di una ragione parallela che si riflette nel mio cuore
ed al suo bacio che mi rende tangile anche quando posso rimanere intangibile.
Dinanzi a te qualunque cosa o persona è solo
una delle tante incognite equivalenti allo zero,
Dinanzi a te qualunque soluzione reputa
impossibile diviene una realtà possibile
E sempre dinanzi a te anche un sintezoide
Diviene parte di una poesia mutante.
Non smetterò di amarti
Pur sapendo che quel peso
Divenga persino più duro
Di me come quando modifico
al massimo la mia massa.
Sei la mutante figlia di un sovrano mutante
E figlia di una nomade gitana
Hai il sangue di una regina
e allo stesso modo di una zingara
sei la mia dicotomia musicale
sei il mio tramonto e la mia alba
e sei la mia gemma dell’infinito.
Ti rivedo in tutte le realtà possibili ed imposibili come il mio amore
Ti sogno laddove altri non ha più sogno
Sei la mia utopia laddove tutti vedono solo una distopia
Sei la terza soluzione esclusa dal sì e dal no
Sei IMPOSSIBILE
E baciandoti in ognuna delle tue infinite reltà dichiaro che:

‘’L’atto d’amore è il più lodevole


stendardo dell’umanità’’
189
Punjabi
‘’ Non è
importante il tuo
nome di
battesimo ma è
importante come
ti nomineranno
dopo le tue
azioni’’
Mi chiamo Loki il nome di un
vecchio dio norreno ed un
tempo anche i nascituri
potevano portare il mio nome
ricordandosi del nome del
proprio Dio. Ma che cos’è un
nome se non una presuntuosa
scelta dei genitori che
compromette la via del
nominabile appena nato
legandolo a quel nome per tutta
la sua esistenza pur essendo
ben diversa da quel nome che
gli è stato dato. Ciò che è
importante allora è l’epiteto avuto con il passare del tempo che diviene il marchio di fabbrica
delle nostre azioni. Sarai chiamato ‘’l’ultimo dei venditori’’ quando riuscirai a vendere un
chiodo come un gioiello, ‘’nemesi collaterale’’ quando dopo una vita passata da nemico di
Asgard risulterai l’asso nella manica per impedire un Ragnarock o ancore ‘’l’eremita di frasi’’
quando per ogni cosa e persona avrai da attribuire una citazione valida di ogni attenzione. A me
Loki Dio dell’inganno e del camuffamento porgo le mie ragione nell’apprezzare gli epiteti e non
i nomi poiché essi sono la dimostrazione del cambiamento nel concetto dell’essere e non la
costrinzione di un nome da seguire per omaggiare un qualcuno o un qualcosa che non si è scelto
di essere fin dal primo giorno di un’alba chiamata nascita ed un ultimo giorno di un tramonto
chiamato morte.
Che giunga l’epoca delle azioni da nominare e l’epoca delle parole da attribuire,
che tacciano gli uomini privi di intelletto e pieni di muscoli
che le donne stiano al loro posto servendo idromele
e che sia la profezia del più camaleontico degli Dei a definire la verità
che vada farsi fottere il volere del padre di tutti
che si apra la danza che il nominabile ha nel corso della vita
e che si concluda il movimeto storpiato di un nome scelto nel primo giorno.
190
L’eroe dei due
mondi
Congedato in universo
tascabile creato dal Dottor
Strange mi ritrovo nella mia
ipotetica pace a servire panini
ben lontano dal pericolo del
mio essere il superoe più
forte chiamato Sentry e alla
stessa maniera congedato
dalla mia controparta
malvagia chiamata Void.
Ingannato dalla mia spalla
Scout e dalla mia nemesi
Cranio mi ritrovo a definire il
mio nuovo bipolare essere
unendo l’eroe e la sua ombra
malvagia capendo che il mio
stato di congedamento si è
trasformato in una vera è
propria prigionia ancor più
tenebrosa di una illusione che
mi conduceva alla pace.
Essere il più dei tutti
comporta una maggiore
responsabiltà ed avere una
mente bipolare sicuramente
non è il massimo delle
garanzie su tale responsabilità
ma non posso cancellare la
mia natura, non possono
estinguere la fiamma di mille
sole né far tacere le infinite
ombre che conoscono la
verità di ogni singolo uomo su cui si legano. Accetterò il mio destino piegherò l’invidia della
mia che vorrebbe essere me ma non potrà mai esserlo devasterò i piani ben elaborati della mia
nemesi che crede che il suo essere tre passi avanti sia una strategia valida riconducibile alla
vittoria ma tre passi non sono nella dinanzi a colui che volare per il mondo raggiungendo ogni
dove in pochi secondi.
Ironman e suoi Avengers non fermeranno né me né più il mio nuovo essere ormai divenuto ben
ben lontano da quel sintomo bipolare passato, sono guarito ed ho accetto sia Sentry che Void
Ed ora ben lontano da quell’isolamento nell’universo tascabile comprendo tutto ciò che sono e
che dovrò essere ricordando a chiunque si frapponi a me ed al mio nuovo essere, Che :

‘’Il destino del più forte è come un banchetto servito dai più deboli
acclamandone il sapore ed è il piatto contestato dagli sconfitti che
commentano che sia stato messo troppo sale’’

191
Quechua
‘’Il genio sa
benissimo che il
successo serve
agli stupidi per
capire che si è
detto o fatto la
cosa giusta’’
Una scoperta o un’invenzione
non ancora brevettata non è
forse una scienza letteria che
conduce la filosofia nel fare le
cose con lo scopo ultimo di
creare un qualcosa, un
qualcosa che potrebbe non
essere ancora compreso né
usato nel modo corretto o un
qualcosa di acciditalmente
pericoloso non dovrebbe
frenare mai la capacità di
inventiva generata dal proprio
genio. Essere riconosciuto come la persona più intelligente al mondo, essere Mr Fantastic ed
essere allo stesso tempo Reed Richards sicuramente non è cosa facile ma essendo tutto ciò sono
ed essendo un’inventore maniacale non posso frenarmi né posso frenare l’idea che il mio genio,
le mie idee e le mie invenzioni si concludano con la mia stessa morte. Non cerco il successo che
Tony Stark che emana dopo ogni sua invenzione facendone una campagna politica nè cerco la
pace di Bruce Banner dopo aver trattenuto la sua collera da Hulk. Sono un uomo di scienza
Non un attore che recita un copione da proclamare al suo pubblica, che la mia opera sia un
successo o un insuccesso non conta ciò che conta è inventare sempre in ogni singolo momento,
che il mio impegno scientifico sia un monito per ogni scienziato bloccato al suo senso di
titubanza sul credere che la sua invenzione debbe avere uno scopo ben preciso in quel presente,
che il mio scervelarmi serva a far capire a mia mogli che l’amo ma come il cuore anche il
cervello ha la sua funzione infinita in questo mondo
e che le mie invenzioni servano al futuro poiché il presente non è ancora in grado comprenderle.
Che sia io, un padre ed uno scienzato a generare la mia più grande delle invenzioni attribuibile a
questo tipo di filosofia scientifica per i miei i posteri, per i miei figli e per i miei colleghi di
scienza che ancora non hanno ancorca raggiunto tale conoscenza e tale coscienza.
Alle mie invenzioni, al mio essere ed al mio scritto affido tutto ciò che ho scritto ed ideato con il
fine che chi lo leggerà possa farlo leggere anche ad altri.
192
Babbo in
diretta
Vorrei augurare a
tutti i miei
ascoltatori ed
anche a chi non mi
ascolta ancora un
buon natale.
Sicuramente il
lavoro dipendente
in Italia non ha un
colore roseo ma
esso si basa sulla
sicurezza
economica e non
bisogna dare
nemmeno una
frazione di
secondo alla
lamentela, non
fermatevi mai,
poiché in ogni
cosa vi è capacità
di investimento ed
anche un chiodo
può dimostare il
suo valore quando
viene appeso su di
esso un buon quadro.
Che voi siate artisti montando il vostro palcoscenico dedicandolo al giusto pubblico ed abbiate
capacità imprenditoriale pur se il vostro conto è ancora in rosso.
Io nel mio piccolo mi impegno ad ognuno di questi quattro quadranti del lavoro e vi auguro un
buon natale non con questo regalo ma bensì con questo dono di natale dicendovi:

‘’Il più grande omaggio al natale


non si dimostra
con il regalo ma bensì con il dono di sé’’

193
Curiosità di Lelouch Alighieri

15 CURIOSITÀ SULLA #POLONIA


3
8 agosto 2018
Written by #UNABIONDAPICCOLA
Un po’ a nord, un po’ al centro, un po’ ad est; un po’ mare, un po’ montagna; un po’ campagna, un po’ città;

un po’ storia, un po’ contemporaneità. La Polonia è una grande nazione che racchiude tra i suoi confini

tradizioni, sapori, bellezza e tante curiosità.

Ecco 15 cose curiose sulla Polonia che dovreste sapere o che scoprirete in itinere, intraprendendo un

viaggio in questa direzione:

1 • L’alfabeto polacco è composto da ben 32 lettere di cui 9 vocali, e nonostante ciò ascoltando parlare la

lingua polacca vi verrà da pensare che non siano poi così dediti all’utilizzo delle vocali, ma prediligono un

susseguirsi imprecisato di consonanti.

2 • I film non sono doppiati ma c’è una voce narrante in polacco, quasi sempre maschile, che si sovrappone

alla lingua originale del film e che traduce in modo impersonale, ed indistintamente se l’attore sia uomo o

donna, tutte le battute di un film. Orrore.

3 • Al passaggio a livello non sempre c’è la sbarra che blocca il passaggio degli autoveicoli e di eventuali

pedoni mentre transita un treno. Indi per cui bisogna sempre prestare attenzione nell’attesa, guardando nei

due versi della direzione del binario. Assurdo.

4 • Molte delle strade interurbane principali hanno aldilà del gardreil una piccola corsia asfaltata destinata ai

pedoni o ai ciclisti, di modo che anche una persona non motorizzata può compiere tragitti lunghi in tutta

sicurezza. Almeno questo.

5 • I cimiteri si trovano nel centro della città e sono visivamente fruibili passeggiando accanto per le vie del

centro. Di primo acchito potrebbe sembrare inquietante, in realtà è solo il loro modo di avere un quanto più

sereno rapporto con l’aldilà.

6 • Anche in Polonia esistono i pancake ma questi hanno la consistenza molto simile al pane e vengono fatti

lievitare aggiungendo all’impasto del kefir o del latte fermentato: si farciscono in superficie con marmellata

o formaggio fresco aromatizzato all’erba cipollina, si chiamano Proziaki e sono buonissimi.


7 • La maggior parte delle case sono unifamiliari, hanno ovviamente il tetto spiccatamente a spiovente e

sono che circondate da verde ben curato.

8 • Le donne tagliano l’erba in giardino come e anche più degli uomini, perché bando al sessismo, qui il

genere femminile non è poi considerato così debole. Evviva.

9 • Vagabondando per villaggi, paesi, città ci si imbatte in molti cantieri edili, perché così come il giardino ci

tengono a curare anche e soprattutto l’abitazione, ma bisogna prestare attenzione al lancio dall’alto non

controllato di materiali di scarto edile, come mattoni, calcinacci ecc… che vengono gettati anche da altezze

consistenti nell’apposito vano aperto del camion destinato al trasporto in discarica. Che tonfo e che tanfo.

10 • D’estate anche qui la temperatura sfiora e supera molto spesso i 30 gradi, nonostante la Polonia sia a

nord e nonostante sia risaputa ed etichettata come un paese tendenzialmente freddo.

11 • La zuppa, piatto emblema della cucina di ogni posto collocato geograficamente a nord, la divorano

anche in piena estate, ovviamente rigorosamente bollente, anche se la temperatura sfiora e supera i 30

gradi.

12 • In Polonia hanno qualche problema con le dimensioni: non riescono proprio a contenerle e tendono

sempre ad esasperarle, soprattutto se si tratta di cibo, vedi i loro piatti tipici come Pieroghi, Zapiekanki, i

Bigos, il Lody, ossia il loro gelato, e la quantità di vodka ad personam.

13 • I semi di girasole si vendono con tutto il girasole, stelo escluso, e si trovano tra le cassette della frutta,

al supermarket come al mercato.

14 • In quasi tutti i bagni pubblici c’è anche un wc ed un lavabo a misura di bambino, per permettere anche

ai più piccoli di esplicare in autonomia alcuni dei propri bisogni primari.

15 • In aeroporto i controlli pre partenza sono in genere abbastanza rigidi, del tipo che ti aprono la valigia e

rovistano tra la tua roba, creando disagio e disordine.

Per tutto il resto, partite per la Polonia!


Curiosità sul Portogallo: fatti
strani e interessanti del paese
lusitano
27 Gennaio 2021, 16:37 Redazione

Le curiosità sul Portogallo sono


tantissime; nonostante le piccole
dimensioni di questo paese, il più a
ovest del continente europeo, sono
molti i fatti strani e interessanti che lo
riguardano.

Il Paese lusitano ha una storia


millenaria che ha visto trascorrere
lunghi periodi di sottomissione ai
cugini spagnoli, ma anche momenti
di grandezza globale, come durante
il periodo delle scoperte
geografiche.

Un Paese pieno di particolarità, curiosità e fatti interessanti che lo rendono ancora oggi una meta
imprescindibile per chi vuole scoprire l’Europa.

Il Portogallo possedeva metà del “Nuovo Mondo”


Nel 1494, il Portogallo e la Spagna
divisero il mondo in due, con
il Trattato di Tordesillas, che
concedeva la Portogallo metà del
“Nuovo Mondo”, incluso il Brasile,
l’Africa e l’Asia.

L’ultima colonia ad essere


abbandonata dal Portogallo è
stata Macao, ceduta alla Cina nel
1999.

Il Portoghese è la lingua ufficiale in 9 Paesi

Un fatto che può stupire è che oggi oltre


236 milioni di persone nel mondo parlano
portoghese, rendendola l’ottava lingua più
parlata al mondo.

I 9 paesi in cui il portoghese è la lingua


ufficiale sono: Portogallo (ovviamente),
Brasile, Capo Verde, Angola, Guinea
Bissau, Mozambico, Principe, Sao Tome e
la Guinea Equatoriale.
A Lisbona c’è la libreria più antica al mondo e ancora aperta

Questo è un fatto molto curioso sul Portogallo. Chi potrebbe immaginarsi infatti che a Lisbona ci sia la più
antica libreria del mondo?

La Libreria Bertrand è stata aperta nel 1732, ed è tuttora in attività, per la bellezza di circa 290 anni! La
potete trovare neò quartiere di Chiado.

Il Portogallo ha il ponte più lungo d’Europa

Un’altra curiosità sul Portogallo che molti ignorano è che il ponte Vasco da Gama è il più lungo d’Europa,
con le sue sei campate attraversa il fiume Tago e si estende per quasi 18 km.

La più alta onda mai surfata è stata in Portogallo

Nel febbraio del 2011, il surfista hawaiano Garrett McNamara ha cavalcato l’onda più alta mai vista,
segnando un record mondiale.

L’onda, alta quasi 25 metri si è formata sulla costa portoghese di Nazaré.

Il sole splende (quasi) sempre in Portogallo

Come in molti paesi dell’Europa meridionale, anche in Portogallo il sole e il caldo non mancano mai; ma
nello specifico, il paese lusitano ha il maggior numero di ore di sole all’anno del continente.

Alcune zone del paese arrivano a quasi 300 giorni soleggiati su 365, cioè più di 3000 ore all’anno.

Il Fado portoghese è un patrimonio UNESCO

Il Fado (letteralmente: fato) è un genere musicale tipico portoghese, nato nei quartieri popolari di Lisbona.

Si tratta di una musica soave e delicata che narra le vicende, gli amori e le disgrazie delle persone
comuni; recentemente è stata inserita nella lista dei Patrimoni Intangibili dell’Umanità dall’UNESCO.
Lisbona è più antica di Roma

La capitale portoghese è una delle città più antiche d’Europa; gli archeologi hanno infatti rinvenuto resti
risalenti al 1200 A.C. che rivelavano la presenza di popolazioni fenicie.

Nel 1755 un terremoto ha quasi distrutto tutta la città

Lisbona è stata colpita da uno dei più grossi terremoti che l’Europa abbia mai visto nel Novembre del
1755, al quale è immediatamente seguito uno tsunami e una serie di incendi che hanno distrutto vaste
aree della città.

Il disastro è avvenuto nel giorno di Ognissanti, festa molto importante per la città, e ha causato 275mila
morti distruggendo l’85% degli edifici cittadini.

L’alleanza diplomatica più antica del mondo è quella Anglo-Portoghese

Un curiosità sul Portogallo che interesserà


soprattutto gli storici e gli scienziati politici
riguarda le scelte diplomatiche di questo
Paese che, nel 1373 ha firmato un’alleanza
con la Gran Bretagna. Un patto che da
allora non è mai stato violato.

La Tempura è stata inventata da un portoghese

L’ultima curiosità sul Portogallo


riguarda l’aspetto gastronomico, ambito in
cui i lusitani sono dei maestri.

Fu infatti un commerciante e missionario portoghese del 16esimo secolo ad inventare un piatto di


pesce e verdura fritti che sarebbe diventato popolarissimo in Giappone e poi in in tutto il mondo: la
Tempura.
Punjab
Capitale:
Chandigarh

Moneta:
Rupia

Periodo migliore:
L’inverno (da novembre a febbraio) in genere è il periodo migliore per visitare l’India del nord, anche se a Delhi e nelle
regioni più a nord la notte tende a far freddo. Da aprile a giugno il caldo è insopportabile sia nelle pianure settentrionali
sia al centro del paese: conviene puntare verso la regione Himalayana. E’ consigliabile evitare le piogge monsoniche
che iniziano a giugno e possono durare fino a settembre.

In una parola:
Namaste (mi inchino a te)

Vaccini:
Consigliati Antitifica, Profilassi Antimalarica (clorochino-resistente). In molte regioni, soprattutto negli stati nord-orientali,
la malaria è presente tutto l’anno sotto i 2000 m.

Avvertenze:
– L’igiene lascia a desiderare e sono comuni le malattie causate dall’acqua o dal cibo.
– Evitate cubetti di ghiaccio e succhi di frutta allungati con acqua.
– Evitate frutta e verdura crude.
– Usate solo acqua in bottiglia.
– A volte le grandi città sono opprimenti: il traffico è intenso ed è pericoloso persino attraversare la strada.
– Occhio alle scimmie che possono rivelarsi aggressive, soprattutto a Varanasi.

A tavola:
La cucina indiana può essere super piccante! Mangerete
volentieri riso, naan, paratha (pane tipo piadina), chapati e
lassi (bevanda allo yogurt); i giovani palati apprezzeranno
pakora (verdure passate in pastella e fritte), dosa (crepes
salate) e idli (tortini di riso). Tra i dessert: kheer (budino di riso)
e kulfi (gelato al latte)

Esperienze da vivere:
Trascorrere giornate nel Golden Temple tra i fedeli Sikh;
Cucinare e lavare i piatti con i volontari Sikh all’interno del
Gurdwara; Assistere al folkloristico cambio della guardia al
confine tra India e Pakistan.

Nel sacro Golden Temple tra i Sikh in preghiera

LA TERRA DEI “CINQUE FIUMI” CHE OSPITA DA SEMPRE IL SIKHISMO, LA RELIGIONE FONDATA DA GURU
NANAK. PIANURE RIGOGLIOSE, ANTICHI TEMPLI SIKH, IL TEMPIO D’ORO DI AMRITSAR IN PRIMIS, LA CITTÀ
SACRA PER TUTTI I SIKH DEL MONDO.
Nel Punjab si respira un’atmosfera totalmente diversa da quella del resto dell’India.

Ci siamo completamente abbandonati all’esperienza di vivere per qualche giorno

all’interno del Golden Temple; abbiamo meditato, abbiamo cucinato, lavato le

gamelle, mangiato insieme a questi uomini dalla barba lunga e dal turbante colorato

che, all’inizio potrebbero incutere un pò di timore ma che, poi scopri essere i più

buoni del mondo.

Scopri il Punjab in 2 minuti (Video)

12 febbraio Amritsar (INDIA)

Amritsar! Il Punjab con i suoi sikh!

Punjab, (cinque acque), dal nome dei cinque fiumi che l’attraversano e la rendono molto fertile.

Il Sikhismo mi ha sempre intrigato… questo movimento nacque nel XV secolo da Guru Nanak.

Credono nella famiglia e nel valore del lavoro e del merito. I Sikh si contraddistinguono per i cinque “kakkar” (emblemi):

 Kesh (barba e capelli non tagliati, simbolo di santità)

 Kangha (il pettine per curare i capelli non tagliati)

 Kach (biancheria ampia, simbolo di modestia)

 Kirpan (sciabola: potere e dignità)

 Kara (bracciale di ferro: coraggio)

Ammiriamo lo spettacolare Golden Temple,

questo Gurdwara laminato di rame dorato che si erge

splendente al centro del suo lago sacro come un lingotto

d’oro ed attira milioni di pellegrini da tutto il mondo!

13 febbraio Amritsar (INDIA)

Amritsar sorge a meno di 30 km dal confine con il Pakistan: Wagah.

A bordo di uno shared taxi ci rechiamo proprio lì per assistere al pittoresco cambio della guardia e chiusura dei due

confini.

Tutti i giorni, poco prima del tramonto, il corpo di guardia indiano e quello pakistano, si incontrano al confine per dare

vita ad una teatrale cerimonia.


La chiusura del confine e l’ammaina bandiera sono un mix di sfoggio militare coloniale, orgoglio patriottico e comica

marcia al passo dell’oca.

Da un lato c’è una immensa platea indiana urlante

gioiosa e sventolante bandiere e striscioni hindu,

applaudendo fragorosamente e ripetendo slogan

come “Hindustan Zindabad” (lunga vita

all’India)… dall’altro lato, invece, una platea più

composta, donne con il velo e uomini in tunica chiara

applaudono ma senza troppa foga…

I due corpi di guardia marciano slanciando le gambe così alte che sembra quasi di colpirsi in volto… marciano gli uni

opposti agli altri e sembra quasi una gara a chi riesce a slanciare di più le gambe… il pubblico è in fermento, peggio di

una finale di cricket, i militari impettiti ed orgogliosi… alla fine gli ufficiali di comando di entrambi i Paesi si stringono la

mano, si scambiano il saluto militare mentre ammainano le bandiere… i due cancelli si richiudono… il confine è ora

chiuso per la notte.

Torniamo ad Amritsar e ci fermiamo a cena presso il “Subash Juice Bar”, ospiti

di un nostro contatto: Sameer.

Il nostro amico ci decanta tanto la cucina del Punjab e ci fa

assaggiare numerose specialità dall’amritsari kulcha (un tipo di

pane a base di farina maida) ai chana (ceci speziati), dal punjabi

thali al paratha (un complicato pane a vari strati) fino ai gustosi

desserts: matka kulfi faluda (gelato alle mandorle con noodles)

ed un ottimo lassi.

14 febbraio Amritsar (INDIA)

Ci piace immergerci completamente nelle realtà di ogni luogo che visitiamo e viviamo… oggi l’abbiamo fatto al 100%

Dopo una breve visita al museo del Golden Temple, ci dirigiamo verso le cucine dove, in coda, ci danno un vassoio di

ferro e delle posate… ci fanno accomodare in un grande stanzone dove centinaia di persone sedute consumano il

proprio pasto…
Ci sediamo anche noi sulla striscia di yuta a terra e, con il nostro vassoio tra le mani, attendiamo i volontari che lo

riempiono con un ottimo thali… siamo qui… tutti insieme… tutti uguali…

Alla base del sikhismo c’è la credenza nell’uguaglianza di tutti gli esseri tra cui il “langar”, dove persone di ogni genere,

senza distinzione di casta o religione, siedono una accanto all’altra per consumare un pasto preparato da volontari nella

cucina del Gurdwara (tempio sikh)…

Mangiamo tutto ed, una volta finito, posiamo i piatti sporchi in dei grandi cesti di acciaio… abbiamo letto che c’è

l’opportunità di unirsi ai volontari per lavare i piatti e posate e non ci pensiamo due volte: Stefy ed Elisa si ritroviamo

dietro a delle vasche con la spugnetta in mano a lavare centinaia e centinaia di piatti e posate in mezzo a decine di

donne in colorati sarhi…

Dopo aver avuto le mani a mollo per un po’, saliamo al

piano superiore dove uomini e donne stendevano i

chapati su grossi assi di legno… ci sediamo e

cominciamo a stendere un po’ di pasta anche noi, per

poi farla cuocere sulle piastre a carbone accanto…

Altri tagliavano patate, sbucciavano aglio, tritavano zenzero… un susseguirsi di profumi e colori… in un altro reparto

c’erano le cucine dove vari sikh giravano lunghi mestoli in immensi pentoloni fumanti… pensate che qui vengono

preparati circa 70.000 pasti al giorno…

In serata riusciamo a mettere piede all’interno


del maestoso Golden Temple… entriamo… gli
occhi non sanno più dove guardare, è tutto
d’oro, sembra di un altro mondo… a terra ci
sono i sacerdoti sikh che cantano, altri suonano
sitar o un pianoforte dorato, uno sventola una
grossa palma, è tutto molto suggestivo e
commovente, da pelle d’oca.
Ù

15 febbraio Delhi (INDIA)

Oggi però lasciamo questa terra, diretti verso la capitale.

I viaggi in treno in India sono un’esperienza da provare…

Il viaggio diventa condivisione, convivialità… saliamo ad Amritsar sul solito vecchio treno notturno… stavolta saremo a

bordo solo 10 ore… con noi c’è un folto gruppo di 60enni di ritorno dal Kashmir verso Bombay (arriveranno a

destinazione tra due giorni)…

Ci offrono subito delle scodelle di dhaal con riso e chapati e tra selfie, canzoni in hindi e racconti trascorriamo delle

piacevoli ore in allegra compagnia…


Quechua, la lingua degli Incas
Il quechua, chiamato anche “Runa simi”, è la lingua madre più utilizzata in Sud America. È parlato in varie
regioni del Perù, Bolivia, Ecuador, Colombia, Cile e Argentina. Ha diversi dialetti e divisioni. Era la lingua degli
Incas, che la diffusero in tutto l’impero Tahuantinsuyo. Ci sono quasi 12 milioni di persone di lingua quechua
nel continente. Contrariamente a quanto molti pensano, questa lingua, lungi dallo scomparire, ha fatto nuove
radici. Attualmente è una delle lingue ufficiali del Perù.

Biglietto Machu Picchu 2024

Rappresentazione dell’Inca

Qual è l’origine del quechua?

 La ‘Runa simi’ o Quechua nasce sulla costa centrale della regione di Lima. Da lì si estende a
Cusco e all’intera Valle Sacra degli Incas, espandendosi nel territorio sud-orientale insieme
all’impero degli Incas. I vincitori imposero la loro lingua come forza unificante, emergendo così
la lingua dello Stato.
 Il termine “Runa simi” è stato cambiato in “Kichua” o “Quechua” nell’opera “Arte e vocabolario
della lingua generale del Perù chiamata Quichua”, scritta da Fray Domingo de Santo Tomás nel
XVI secolo.

Quechua e gli Incas

 Secondo la leggenda dell’origine degli Incas, questi provengono dall’Altiplano. I primi Incas che
arrivarono a Cusco nel XIII secolo non parlavano quechua. Parlavano “Puquina”, che era una
lingua madre delle tante che si parlavano nelle città che circondavano il Lago Titicaca negli
altopiani, al confine tra Perù e Bolivia. Arrivati a Cusco, si sono adattati alla lingua parlata lì, che
era il quechua (che era già parlato in molte zone andine e costiere del Perù).
 Durante il periodo espansionista dell’impero Inca (all’inizio del XV secolo), la lingua
quechua si diffuse principalmente negli altopiani e nel territorio meridionale dell’impero
Tahuantinsuyo. In molte parti del nord e della costa si parlava già della “Runa simi”. Altrove, il
quechua non ha sostituito le lingue aborigene parlate come Mochica o Cañari.
Mappa della lingua quechua oggi

Mappa della lingua quechua

Storia della lingua quechua

Quechua nell’antico Perù

 Il quechua si espande dalla cultura Caral a Lima per poi espandersi ad alcuni gruppi etnici come
Chavín, Lima, Moche Wari e Nazca; a sud, i K’anas, i Chunpiwillka, i Qanchis, gli Ayarmaka e altri.
 Nella regione di Cusco, il quechua arriva con gli Yauris, i Chunpiwillka e i Canchis. Gli Incas,
all’arrivo a Cusco, adattano anche il quechua come lingua propria. Successivamente, con
l’espansione dell’impero Inca, questa lingua fu finalmente consolidata nel vasto territorio Inca.

Quechua durante il periodo coloniale

 Durante il vicereame del Perù, il quechua continuò ad essere la lingua più parlata dalle persone
costrette a imparare lo spagnolo.
 Tuttavia, i missionari cattolici usavano il quechua e altre lingue parlate nell’impero degli Incas per
impartire la nuova dottrina religiosa nel nuovo mondo.
 I manuali religiosi erano scritti nelle lingue più importanti dell’impero, come aymara,
mochica o guaraní. Fu così che gli spagnoli aumentarono rapidamente il loro potere sul popolo
dell’impero.

Quechua nel XX secolo

 Durante la metà del XX secolo, il quechua è stato dichiarato la lingua ufficiale del Perù,
della Bolivia e dell’Ecuador. L’istruzione in questa lingua è stabilita nei luoghi in cui è parlata.
 Alcune delle sue varietà riducono il numero dei suoi altoparlanti. Tuttavia, secondo vari studi,
sempre più persone parlano questa lingua, soprattutto nelle aree urbane.
 Vengono identificate fino a nove diverse varietà, la maggiore diversità delle quali si trova nel
settore settentrionale del Perù e dell’Ecuador.

Quechua oggi

 Il quechua è attualmente parlato nel Sud America occidentale. È, insieme allo spagnolo, la lingua
ufficiale in paesi come Ecuador, Colombia, Bolivia, Perù, Cile e Argentina.
 È usato nella regione andina, soprattutto dove si stabiliscono le comunità indigene, come la
regione di San Pedro de Atacama in Cile. Mentre in Argentina, il quechua è ampiamente parlato
nella provincia di Santiago del Estero.
 Infine, in Perù, Bolivia ed Ecuador è dove ci sono più oratori. Il quechua è diventato così popolare
tra la gente del posto e gli estranei che ha persino un proprio motore di ricerca su Google.
Molti linguisti concordano sul fatto che il quechua è una delle lingue che meglio esprime stati d’animo,
dolcezza, tenerezza, passione, rabbia o disprezzo. Per molti parlanti quechua, è molto difficile tradurre il
quechua in altre lingue poiché molto si perde durante questo processo. Nonostante quello che pensano
molte persone, il quechua continua ad evolversi. Si ritiene che ogni anno sempre più persone imparino la
lingua degli Incas.

Ci sono libri scritti in quechua?

 Si dice che Fray Domingo de Santo Tomás (frate domenicano), sia stato il primo missionario ad
apprendere la lingua quechua. Durante la sua opera di evangelizzazione in Perù, ha pubblicato le
prime due opere in quechua, “la grammatica o arte della lingua generale degli indiani dei regni
del Perù” e il “Lessico” (vocabolario della lingua generale del Perù).
 Nel 1680 iniziò la cosiddetta età dell’oro della letteratura quechua (principalmente nel Perù
meridionale). In questo periodo viene scritto il dramma “Ollantay”, proveniente da una tradizione
orale fin dai tempi degli Incas.
 Dopo la sconfitta di Túpac Amaru II (1781), è vietato l’uso di abiti e lingue indigene, nonché
qualsiasi manifestazione di costumi o modi di vita, diversi da quelli degli invasori. Causando il
declino delle élite andine e generando uno stigma sociale contro la lingua, ma senza farla sparire
completamente.

Primo libro quechua “Lessico” di Fray Domingo de Santo Tomás

Quante persone parlano quechua?

 Attualmente ci sono circa 12 milioni di persone che parlano quechua. Il Perù è il paese con il
maggior numero di parlanti quechua. La lingua degli Incas è parlata anche nel nord
dell’Argentina, nel sud-est della Bolivia, in Cile (in Alto e El Loa), così come nel sud-ovest della
Colombia e nel nord-est dell’Ecuador. È la lingua madre più parlata nel continente.

Quechua durante il viaggio a Cusco e Machu Picchu

 Cusco, l’antica capitale dell’impero Inca, è uno dei luoghi del Perù con il maggior numero di
parlanti quechua. Si stima che il 45% della sua popolazione parli questa lingua. Ecco perché il
turista, durante la sua visita a Cusco e Machu Picchu, ad un certo punto dovrà imbattersi in un
parlante quechua.
 Tuttavia, a Cusco, molti dei parlanti quechua parlano correntemente anche lo spagnolo come
seconda lingua. Alcuni di loro conoscono anche l’inglese. Pertanto, si consiglia ai turisti di
conoscere un po ‘di spagnolo e, perché no, quechua per la loro visita a Cusco e Machu Picchu in
Perù.

Alcune caratteristiche del quechua


Il quechua è un linguaggio piuttosto espressivo. Esprime fiducia, apprezzamento e affetto Queste sono
alcune delle sue caratteristiche:

 Onomatopeica: le voci quechua nascono da rumori naturali, come i suoni del vento, lo scorrere
dell’acqua, il cinguettio degli uccelli, ecc.
 Polisintetico: si dice così, poiché aggiungendo un morfema o un suffisso a un lessema o radice,
nascono altre parole.
 Polisemica: un gran numero di parole nella lingua quechua hanno due o più significati

Impara alcune parole in quechua

Non perdere l’opportunità di imparare un po ‘di Quechua. Sarai orgoglioso di conoscere qualcosa della
lingua degli Incas, anche se sono solo poche parole:

 Ciao: Rimaykullayki o Napaykullayki.


 Come stai?: Allillanchu?
 Bene. E tu?: Allillanmi, Qamrí?
 Come ti chiami?: Imataq sutiyki?
 Il mio nome è: Sutiymi kan…
Rumeno
‘’ Se non hai
un buon
cervello mettiti
un corno in
testa e fai la
tua porca
figura
distruggendo
tutto’’
Il cervello una
cosa che mia
madre avrebbe
voluto vedere
sviluppare in me e
non i miei
muscoli. Forse se
fossi andato bene
a scuola non sarei
un criminale
disposto a tutto
pur di sconfiggere
Spiderman però
non sono poi un
criminale così
malvagio perché
mi prometto
sempre che posso
tutto ma non posso mai torcere nemmeno un capello ad un bambino. Ho messo un corno in testa
per risultare più iconico pur non stando nell’alta gerarchia stilistica dei supercriminali nemici di
Spiderman, non sarò la nemesi folle per Spiderman come lo è il Goblin né sarò bravo a
camuffarmi come lo fa il Camaleonte, non saprò nemmeno essero un mago della
predigistidazione come Mysterio né sarò bravo a cacciare come Kraven però pur di poco
intelletto e forse pure buffo nell’aspetto ho messo il mio corno per travolgere tutto ciò che non
riesco ad essere, tutto ciò che posso fare con il mio corno unito alla mia forza bruta è la
dimostrazione che anche uno stupido può dimostrarsi ingegnoso e letale nonostante il suo
quoziente intellettivo.
Non sarò testa ma sarò corno, non sarò cervello ma sarò muscolo e non sarò Venom ma sarò
Rhino, il nemico umano più forte di Spiderman, il titano che distrugge la tela, la sorpresa
improvvisa del senso di ragno e lo schianto di J.J. quando in prima notizia schiaffa la sconfitta
di Spiderman.
Un Rinoceronte urbano, una belva in questa giungla di smog è questo il mio destino, mi
dispiace di non aver potuto soddisfare la volontà di mia madre nel vedermi altrove ma mio
figlio un giorno vedrà cosa ha fatto il vecchio Rinoceronte e conserverà per i suoi figli il mio
corno e suoi figli lo porteranno con ammirazione osannando come me oggi io porto con
prestigio quel corno,
per mia madre, mio figlio e suoi figli e per chi dovrà seguirli ancora, rinoceronte sempre.
194
Eccesso di fantasia
‘’Le persone con scarso
intelletto emotivo si
accontentano della realtà
mentre coloro hanno la
totale capacità emotiva
amano perdersi
nell’infinito universo della
fantasia’’
Qual è la linea sottile da non
superare tra la realtà e la
fantasia?
Qual è la cosa che si può creare
una volta pronunciata la parola
che ne determinata l’esistenza?
E qual è il gioco che più si lega
con il collegare ciò che vedi con
ciò che credi di vedere?
Interrogazioni che comportano
lo sviluppo della realtà e alla
stessa maniera la nascita della
fantasia, ma non è forse sciocco l’uomo che facilmente si fa illudere dalla fantasia che lo ha
estasiato di emozioni facendendogli credere che stia bene quando in realtà si trova in
un’illusione ipnotica però anche vero che una costante vigilinza della realtà comporta la
sciagurata pena di vivere come se non si mai stati realmente vivi esiliandosi solo su basi
concrete e non facendosi mai ammaliare dal fascino del fenomeno onirico.
Un maestro dell’arte illusoria sa benissimo le problematiche di un eccesso di fantasia che
comporta uno stato di euforia che comporta la follia così come che far morire la fantasia
comporta una narrazzione di una vita sterile priva di scoperta.
Certamente colui che ha scritto la vita di un uomo che camminava sulle acque, che moltiplicava
i pani e i pesci ed è anche resuscitato deve aver avuto una grande immaginazione ma la più
grande immaginazione la ha avuta chi ci ha creduto che sia realmente accaduto e ci hanno
creduto per secoli e secoli ed oggi ancora ci crede. Avrei voluto quella fortuna di poter scrivere
anche io quella storia e quel libro così tanto diffuso dai popoli ma forse dicendo queste parole
un tipo come Thor mi definerebbe un eretico proprio come se definissi tutto il suo pantheon e il
suo credo nient’altro che una mera illusione ed una madornale menzogna, meglio non pensarci
più di tanto e pensare alle cose reali come sconfiggere Spiderman facendolo cadere nella trama
di una mia illusione. Che sia giunta l’era del più grande stratega del mistero e del più grande
ingegnere dell’arte illusioria.
E’ tempo che Spiderman cada nel mio gioco illussiorio e che ceda il passo della sua tela al dado
del mio più grande ingegno.

195
Russo
‘’La più grande
arte del
mutaforma
è l’inganno’’
Una parola detta poi
segue un’emozione
suscitata da essa ed
infine il colpo di grazia
chiedendo un
qualcosa, questo è un
principio di
mendicanza a volte
applicato per le cose
che contano ed altre
volte per ottenere
donazioni pagate a
peso d’oro. Avere
pensieri nella testa
diversi e conformarsi
con le persone
privandosi di esporre
quei pensieri per non
mostrarsi superbi
dinanzi al loro che si si
sentirebbero inferiori
facendotelo pagare
cara e amara la ragione
del tuo pensiero è una
regola sociale da applicare in quasi tutti i contesti umana. Mi sembra questa psicologia umana
non sia così tanto complessa come vogliono sentirsi invece essere riconosciuti, sono un
mutaforma è nel mio mutamento ho ben capito ogni essere che interpretavo fino a raggiungere
anche un pensiero che forma la mia mente dopo aver ben interpretato quella persona
nell’aspetto come nel suo animo.Noi mutanti siamo così superiori agli umani sia nel progredire
nel ragionamento così come nei poteri mutanti che abbiamo nel fare le cose ma c’è una cosa che
più mi da fastidio di tutte che è la presa di posizione degli X- men nel loro armistizio nei
confronti del genere umano e la loro prigionia in quell’istutito per mutanti costituito per
insegnare ad usare i poteri e a convivere in pace con gli umana. Una filantropia demenziale
quella di Charles Xavier priva di fondamenta di libertà poiché se noi abbiamo il potere di usare i
nostri poteri ed impare ad usarli da soli, una dimostrazione di resa incodizionata la loro quando
dovremmo essere noi i padroni che dettano le regole ed un calare la testa dinanzi a chi vorrebbe
mozzartela è un atto di stupidità che non comprendo né accetto da colui che viene definito il più
grande telepate tra tutti i mutanti. Alleata solo al più grande mentore del genere mutante
chiamato Magneto e nel mio potere di mutamento ho compreso che solo a lui ed ai mutanti che
hanno deciso di seguirlo metto a disposizione il mio potere e la mia ragione mutante poiché in
ciò c’è tutto quello per cui vale essere mutante e ciò per cui vale divenire mutante.
Che giunga la gloria mutante, che si accolga la più terra mutante e che si racconti la più grande
delle leggende mutanti invocando a gran voce la casa di Magneto
196
L’angelo e
l’apocalisse
Un mutante di bell’aspetto e
dotato di ali piumate
sicuramente non resta
inosservato ed alla stessa
maniera una nemesi del
mondo che si fa chiamare
Apocalisse, certemente non è
nemmeno una minaccia di
livello epocale che non va
combattuta con tutte le forze
messe a dispozione. Unito agli
X-men pronto a svolegere la
mia funzione eroica, vestendo
i panni un angelo cerco di
affrontare tutte le avversità sia
del mondo mutante che quel
mondo umano. In passato al
servizio di Apocalisse messo
come uno dei suoi cavalieri,
certamente anche gli angeli
possono avere i loro scheletri
nell’armadio e gli errori ci
ricordano le nostre vulnerabilità ricudendoci ad un’esperienza ottenuta dopo averli superati.
Non possiamo mai essere vicini alla perfezione come Dio ma non per questo cerchiamo di
placare la nostra voglia di miglioramento e forse raggiungere la perfezione sarenbbe il più
grande fallimento poiché contibuirebbe al senso percepito del non aver più bisogno di
migliorarci. Lucifero come in chiave teologica cadde perché voleva essere come Dio e dalla sua
caduta condusse insieme a lui gli altri angeli ribelli. Non sarò certamente un prete che cerca di
distribuire le sue dottrine teologiche, io sono un X – men ma nel mio aspetto mutante così
analogo a quei angeli descritti e dipinti in ogni dove non posso che pensare alle storie raccontate
e scritte nei loro confronti.
Oggi in una società in cui ormai Dio sembra essere morto e sepolto e i valori vengono sempre
più attribuiti al denaro e la stupidità umana diviene sempre più virale, vivendo in una totale
Idiocrazia, cosa può fare un angelo, un X-men e un eroe se non cercare di sconfiggere questa
nuova chimera che comporterebbe l’apocalisse, che posso mai fare se non lottare con le mie
forze, volare alto con i miei pensieri adornandoli con le mie piume alate, suppurtando a gran
voce la causa degli X-men che si erge contro ogni discriminazione da quella mutante a quella
umana ed anche inumana.Sono un X-men, uno dei primi ripensando a quanti se ne sono aggiunti
dopo di me e dimostrerò al mondo quanto gli X-men valgono e nella mia campagna ideologica
dirò anche in chiave teologica il mio pensiero facendolo sentire in ogni dove e facendolo
apprezzare in ogni idea predisposta al miglioramento.
Oggi penso e dico che:

‘’Sicuramente un angelo non è capace di essere un Dio


però dinanzi ad un’ apocalisse si dimostra il più
capace a sfidare l’inferno’’
197
Samoano
‘’Quando la serietà
diviene la culla di un
bene che si definisce
onnipotente mi sembra
ovvio che qualcuno
debba montare un
palcosceinco dedito alla
risata, facendogli
passare una brutta
giornata’’
Trovo irritante le regole e
quelli che le seguono con tanta
devozione ed un paladino che
si illude di essere senza
macchia professando la sua
campagna di idee di giustizia
prolungandone ai suoi adepti e
la sua bat-famiglia è motivo
per cominciare una delle più
grandi delle risate. Il giusto
avversario che non ride mai
nemmeno quando è festa, ma
avrà pure lui la sua cattiva giornata che lo condurrà ad una risata, vorrei persino essere morto
ucciso da lui affinchè gli possa strappare una risata. Il pipistrello così cupo e sinistro ed io il
pagliaccio così colorato e birbante, ogni tanto faccio eslpodere cose e ammazzo persone pur di
vederle morire dal ridere e lui che svolazza su Gotham nelle notti più buie per far sbattere i
criminali in cella o al manicomio di Arkham. Le sue imprese così gloriose ma allo stesso tempo
degne di derisione poiché mandi ad Arkham o a Blackgate qualcuno che potrebbe benissimente
evadere, puoi dirmi che senso ha questo tuo delirio di onnipotenza che ti impedisce di uccidere.
Chi lo capirà mai ma allo stesso lui mi capirà mai? Sembrà un’enigma dell’Enigmista o la
soluzione algida di Mr Freeze dopo aver dichiarato un amore eterno alla sua amata schiaffata
nella sua cella ghiacciata. Sarò mai così folle o lui mi condurrà alla ragione della mia follia? Un
domandone che mi ricorda quando Harley Queen prima di divenire l’assistente della mia follia
era la mia strizzacervelli e cercava di psicoanalizzarmi. Meglio boss del crimine o principe
pagliaccio? Un’altra domandina che farei al Pinguino prima di passare dalla carriera delinquente
elegante a sindaco buffo buffone. Con tutti questi quesiti rischio di divenire proprio come
l’Enigmista ma io sono il principe pagliaccio non un pietoso ladro comune come Catwoman.
Ah! Erano bei tempi quando torturavo Jimbo e famiglia quando ammazzavo i nuovi Robin per
passatempo e facevo impazzire Superman facendogli fare le peggiori cose ma adesso cosa mi è
rimasto per fa passare una brutta giornata a qualcuno facendolo cambiare drasticamente a ritmo
di una risata, forse niente o tutto chi lo sa? Forse dovrei rivedere nuovi universi nei possibili
multiversi, una risata multiversale, ottimo! Una nuova avventura del principe pagliaccio con
tanto di sangue e risate, in qualunque universo mi ritroverò però non smetterò di inviare emticon
con il sorriso ad ogni cellure sperando che quella emoticon di un sorriso arrivi a quel pipistrello
così serioso e spassoso.

198
Sbirri e serial
killer
Dopo aver subito le
peggiori angherie, le
peggiori torture menali e
fisiche da quel
pagliaccio maniaco e
dopo aver visto stragi e
totale follia diffusa in
tutta gotham. Quella
follia espressa in quella
sadica risata che rivedo
ogni giorno nei miei
incubi, quello incessante
sorriso che come un
martello mi schiaccia
l’udito e il pensiero e
quella mostruosità creata
dal criminale più caotico
di tutti i tempi ideata
dalla sventura di una
brutta giornata che può
cambiare tutti mi turba
ancora sul mio agire.Su
tutte le malefatte che ho
dovuto subire io stesso e
la mia famiglia ho i miei ripensamenti sul come agire e ho sempre agito, sul come andavo a
caccia della corruzione e sul come vivevo il mio clima investegativo.
Sono stato assoldato dall’ordine dei Gufi per sparare una pallattola al Joker, hanno promesso di
darmi 25 milioni di dollari per farlo e mi hanno dato una carta di credito con soldi illimitati
mentro opero nel compiere ciò per cosa sono stato assoldato. Joker è il male assoluto, la forma
di vita che più si avvicina al concetto stesso del caos, è un male anche per gli altri cattivi,
nessuno riesce a stare dietro alla solo follia solo Batman può fermarlo ma Batman non ha la
volontà di ucciderlo poiché vuole rimanere fermo sui i suoi ideali di giustizia. Io e Batman
collaboriamo da sempre e da sempre manteniamo sempre la nostra condotta e la stessa idea di
giustizia. Però oggi mi ritrovo in conflitto con me stesso e con i miei ideali del senso di
giustizia, quella dannata risata, quel dannato terrore e quella dannata follia dilagante tutto quel
male così folle ed allo stesso tempo in ordine secondo il principio di una mente malata.
Porre fine a tutto, poiché non c’è un Arkham Asylum né un Blackgate che riesca a contenere
così tanta follia e forse il modus operandi di me e di Batman dovrebbe essere modificato.
Mi hanno dato un’occassione e mi hanno fatto una proposta valida di ogni attenzione, sarò
invecchiato e forse avrò maturato un tipo di saggezza da applicare realmente contro un male
così grande ma adesso in ogni risata che accompagna ogni mio incubo vi è anche un pensiero
che si fa avanti dicendo :

‘’Quando un sorriso diviene l’espressione di un male


assoluto l’unica cosa da fare è, sparargli addosso’’
199
Sanscrito
‘’ Non c’è
nulla di
più
pericolo
di
qualcuno
che ha
deciso di
uccidere
uno di
noi’’
Glielo
avevo detto
a Jonny di
stare
lontano da
quel pazzo
di Joker,
invece ha
continuato a
fargli
d’autista.
Colui che ha
la morte
nella fine
della battuta
è un
pericolo per
tutti ed ha
deciso di
uccidere uno dei due noi, una delle due facce. Ma chi l’avvocato o il criminale, quale faccia
dovrò perdere? Un quesito che ho cercato riputatemente di rispondere ogni volta che lanciavo
una moneta cercando risposta nel destino. Chi ha nella battuta finale la morte è pericoloso e quel
pericolo può essere fermato solo da Batman. Mi dovrò abbassare a reclamare il suo aiuto
perdendo la faccia o dovrei accettare quella condizione che abbia ucciso uno dei due noi?
Dannato pagliaccio così burlone come letale per tutti e tutto, ho le due facce in conflitto non che
sia una situazione che non capiti mai ma il decesso di una di esse è un’inevatibile sciagura per
me, una sciagura che non riesco nemmeno a risolvere con il mio iconico lancio della moneta.
Basta non posso impazzire o meglio non posso ancora impazzire con un’altra fobia generata dal
Joker e non sopporto nemmeno che lui rida di me per avermi cambiato le facce, avrò lanciato
più di cinquemila dollari di monete, basta devo chiamare Batman comunicandogli il pericolo
che vuole uccidere uno di noi.
Dannato psicotico dotato di capacità di diffusione psicotico, dannato malato perverso e perversa
malattia, ho bisogno di cura abbiamo bisogno di una cura!
Bataman il pipistrello, l’unica risposta di una mia moneta lanciata.
200
La giovane
spalla
Può ancora migliorare.
E’troppo presto. Non puoi
venire. Queste sono solo
alcune delle frasi che ho
dovuto sentire mentre
Batman parlava di me ad
Alfred, frasi che si
ripetevano ogni volta che
qualcuno avesse indossato
il costum di Robin. Essere
il numero 2, il giovane
iniziato di Batman, la
giovane spalla è un peso
grande allo stesso modo di
come pesa la lotta contro la
criminilità di Gotham.
Forse l’eroe più formidabile
di tutti i tempi starà
invecchiando e le cicatrici
subite dal mondo del
crimine possono ledere nel
tempo anche a Batman, in
fondo anche lui è un essere umano come tutti. La sua eredità di eroe è perfino superiore a quella
come Bruce Wayne in quanto al valore delle sue imprese rispetto al valore del suo essere un
miliardario, eredità che un giorno un qualsiasi Robin deve ereditare per essere stato il suo
secondo ed il suo più grande compagno nella battaglia alla criminalità.
Posso pure capire le infinite responsabilità e gli infiniti pericoli che ha Batman nel fare ciò che
fa e sicuramente è l’unico in grado di farlo al meglio possibile ma verrà pure il giorno che non
potrà più farlo ed allora forse Robin dalla sua ombra comparirà in prima luce come lo è stato
Batman.
Per ora mi limito a trasgredire ogni tanto al suo credere di essere sempre più avanti di me,
proprio come un figlio trasgredisce alle costanti pressioni subite dal padre, forse o sicuramente
sbaglierò poiché Batman non è certamente uno sprovveduto e sa benissimo a cosa vado
incontro, ma devo pur sbagliare pur di maturare un’esperienza, l’avrà fatto anche lui.
Ma la cosa più mi motiva nell’essere un Robin e che un giorno non troppo lontano sentirò una
frase di Batman che cercando di proteggermi pur ormai avendo addosso i segni indelibbili del
tempo, detta con maturità e con il suo iconico modo di parlare che fa, dicendomi che:

‘’Una giovane spalla è come un bastone, utile come riposo ed


allo stesso tempo dannoso poiché può farti inciampare.
201
Curiosità di Lelouch Alighieri

January 31, 2024

10 fatti interessanti sulla Romania


Fatti rapidi sulla Romania:

 Posizione: La Romania si trova nell’Europa sudorientale e confina con Ucraina, Bulgaria, Serbia, Ungheria e
Moldavia.
 Capitale: Bucarest
 Popolazione: Oltre 19 milioni
 Geografia: Paesaggi variegati, tra cui i Carpazi e il fiume Danubio.
 Castelli: Famosa per i castelli medievali, tra cui il Castello di Bran .

Fatto 1: Il nome della Romania è legato


all’Impero Romano.

Il nome “Romania” ha origine dalla parola


latina “Romanus”, che significa “romano”.
Storicamente, il territorio dell’attuale
Romania faceva parte dell’antica provincia
romana della Dacia. I colonizzatori romani
di lingua latina si assimilarono alla
popolazione dacica locale, contribuendo
alla formazione di una cultura distinta.
Con il passare del tempo, poiché la lingua
dominante era il latino, la regione divenne
nota come “Romania”, a significare una
terra abitata dai discendenti o dai cittadini dell’Impero Romano. Questo legame linguistico e
storico rimane parte integrante dell’identità della Romania.

Fatto 2: Il Conte Dracula è associato alla figura storica di Vlad III.

Il legame tra il Conte Dracula e Vlad III, sovrano della Valacchia (oggi parte dell’odierna
Romania) del XV secolo, è un legame storico spesso esplorato nella letteratura e nel folklore.
Vlad III è comunemente conosciuto come Vlad l’Impalatore per i suoi metodi brutali di
punizione dei nemici. L’autore irlandese Bram Stoker si ispirò alla fama di Vlad e la incorporò
nel suo famoso romanzo gotico “Dracula”. Sebbene il Conte Dracula sia un personaggio di
fantasia, l’associazione con Vlad III aggiunge una dimensione storica al mito di Dracula,
contribuendo all’eredità culturale e storica della Romania.
Fatto 3: il parlamento rumeno è ospitato in uno degli edifici più grandi e pesanti del mondo.

Il Palazzo del Parlamento, situato a Bucarest, è una struttura iconica e funge da sede del Parlamento della Romania.
Rinomato per le sue immense dimensioni, è considerato uno degli edifici amministrativi più pesanti ed estesi del
mondo. La costruzione è iniziata nel 1984 e l’edificio è una testimonianza della grandezza architettonica dell’epoca
comunista. Il Palazzo del Parlamento è un simbolo significativo della storia della Romania e un notevole esempio di
architettura monumentale.

Fatto 4: La prima strada illuminata con luci elettriche è apparsa in Romania.

Timișoara, una città della Romania occidentale, ha il primato di avere la prima strada illuminata con luci elettriche
del Paese. Questo evento storico ebbe luogo il 12 novembre 1884, quando la città installò lampade elettriche ad arco
sulla strada principale, aprendo la strada ai progressi della tecnologia di illuminazione urbana. L’iniziativa
pionieristica di Timișoara ha segnato un momento importante nella storia dell’illuminazione stradale elettrica in
Europa.

Fatto 5: una delle strade più belle si trova in


Romania

La Transfăgărășan Highway, spesso definita


una delle strade più pittoresche del mondo, è
stata riconosciuta dal popolare programma
automobilistico Top Gear. Questa tortuosa
strada di montagna attraversa i Carpazi
meridionali, offrendo viste mozzafiato e
paesaggi panoramici. Aperta da fine giugno a
ottobre, la Transfăgărășan è nota per i suoi
tornanti, gli impressionanti dislivelli e i
panorami mozzafiato, che la rendono una delle
destinazioni preferite sia dagli appassionati di
guida che dai turisti alla scoperta delle bellezze
della Romania.

Nota: Volete fare un giro in macchina? Verificare se è necessaria una patente internazionale in Romania per guidare.

Fatto 6: La chiesa più alta in legno si trova in Romania.

La Chiesa di legno di San Giorgio a Surdești, nella contea di Maramureș, in Romania, detiene il titolo di chiesa in
legno più alta del mondo. Costruito nel 1766, questo sito Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO si erge ad
un’altezza impressionante di circa 72 metri (236 piedi). L’intricato artigianato della struttura in legno, compresa la
sua alta guglia, mette in mostra la ricca tradizione dell’architettura in legno della regione e si aggiunge al patrimonio
culturale e storico della Romania.

Fatto 7: In Romania esiste un


cimitero unico e umoristico.

Il Cimitero allegro (Cimitirul


Vesel) di Săpânța, nella contea
di Maramureș, è famoso per le
sue lapidi colorate con epitaffi
umoristici e poesie stravaganti.
Creato dall’artista Stan Ioan
Pătraș, il cimitero si distingue
come una celebrazione della vita
piuttosto che una cupa
riflessione sulla morte. I versi,
spiritosi e leggeri, offrono spunti
di riflessione sulla vita e sulla
personalità dei defunti, rendendo
il Cimitero allegro un’attrazione
culturale distintiva e divertente
in Romania.
Fatto 8: in Romania si trova il secondo ghiacciaio più grande d’Europa.

Il ghiacciaio di Balea, situato nei monti Făgăraș dei Carpazi meridionali, è il secondo ghiacciaio più grande del
continente europeo. Con una superficie di circa 10 ettari, il ghiacciaio è un elemento naturale notevole, che attrae i
visitatori con il suo splendido scenario alpino. Il ghiacciaio Balea della Romania, noto anche come ghiacciaio Balea
Lac, contribuisce alla varietà e alla purezza dei paesaggi del Paese.

Fatto 9: In Romania ci sono in totale 8 siti


del patrimonio mondiale dell’UNESCO.

La Romania vanta una serie di tesori culturali


e naturali riconosciuti dall’UNESCO. Questi
siti includono:

1. Chiese della Moldavia: Si tratta di un


gruppo di otto chiese ortodosse rumene nel
nord della Moldavia, note per i loro unici e
vivaci affreschi esterni raffiguranti scene
religiose.
2. Fortezze daciche dei monti
Orăștie: Una serie di sei fortezze collinari costruite dall’antica civiltà dacica nel I
secolo a.C. e d.C., che forniscono informazioni sulla loro architettura militare.
3. Centro storico di Sighișoara: Una città medievale ben conservata, luogo di nascita di
Vlad l’Impalatore (l’ispirazione per il Conte Dracula), con case colorate, una Torre
dell’Orologio e la Chiesa sulla Collina.
4. Monastero di Horezu: Capolavoro del XVIII secolo dell’architettura in stile
Brâncovenesc, il monastero di Horezu è noto per i suoi dipinti religiosi, le sculture e il
sereno cortile.
5. Villaggi con chiese fortificate in Transilvania: Una collezione di sette villaggi con
chiese fortificate costruite dai sassoni della Transilvania, che presentano una miscela
unica di elementi architettonici medievali e gotici.
6. Chiese di legno del Maramureș: Un gruppo di otto chiese in legno, principalmente
nella regione di Maramureș, note per il loro tradizionale stile architettonico
Maramureșan e per la dettagliata lavorazione del legno.
7. Monasteri dipinti della Moldavia settentrionale: Un insieme di otto monasteri
ortodossi rumeni della Moldavia settentrionale, rinomati per i loro affreschi esterni
raffiguranti scene religiose, riconosciuti per il loro valore artistico e spirituale.
8. Paesaggio culturale minerario di Rosia Montana: Paesaggio culturale dei Monti
Apuseni di rilevanza archeologica, storica e ambientale, che riflette secoli di attività
minerarie e metallurgiche.

Fatto 10: la Romania ha un museo dell’oro

Il Museo dell’Oro si trova a Brad, in Romania, una città con una storia profondamente
intrecciata con l’estrazione dell’oro. Il museo illustra il ricco patrimonio minerario del Paese,
con mostre sugli aspetti geologici, storici e culturali dell’estrazione dell’oro nella regione. I
visitatori possono esplorare vari manufatti, strumenti e informazioni relativi all’industria
mineraria dell’oro in Romania, fornendo una comprensione completa dell’importanza dell’oro
nella storia del Paese.
RUSSIA - CURIOSITÀ

Mosca: Cremlino e San Basilio

RUSSIA - Curiosità
La Russia è un paese sterminato, e anche per questo ricco di curiosità.
1) La Ferrovia più lunga del mondo è la Transiberiana, che parte da Mosca e finisce al porto di
Vladivostok, sull'Oceano Pacifico. Questa ferrovia che collega tutta la federazione, lunga ben 9200
km, è molto utilizzata dai turisti perché attraversa scenari suggestivi e ricchi di bellezza, soprattutto
nella zona siberiana.
2) Il Ristorante McDonald più grande del mondo si trova (si trovava, ha chiuso subito dopo le
olimpiadi) in Russia, con 1500 posti a sedere.
3) In Russia la fede nuziale si indossa sulla mano destra e non su quella sinistra come in buona parte
dell'Europa.
4) In Russia ci sono molte più donne che uomini, forse a causa delle numerose morti maschili
durante le guerre mondiali.
5) A Mosca vi sono più di 74 miliardari, quindi più di quelli di New York.
6) In Russia gli uomini non regalano mai fiori in numero pari alle donne: ricorda i funerali e si crede
fortemente che porti sfortuna.
7) La Russia è la seconda produttrice mondiale di petrolio, segue ovviamente l'imbattibile Arabia
Saudita.
8) Ben due curiosità sulle metro russe: quella di Mosca è la più veloce (un treno ogni novanta
secondi) quella di San Pietroburgo la più profonda (tocca i 100 metri di profondità).
 CHI SIAMO
 VIAGGI
 DESTINAZIONI
 LASCIATI ISPIRARE
 TROVA AGENZIA

Cultura
Il fa’a Samoa è ancora oggi una forza rilevante nella vita e nella politica dei samoani: malgrado secoli di
influenza europea, la Samoa mantiene le proprie abitudini storiche, sociali e politiche. I samoani sono tipi
aperti, amichevoli, con un buon senso dell’umorismo e molto orgogliosi della propria cultura, delle proprie
tradizioni, della propria storia e della propria identità nazionale. L’ospitalità e la generosità di questo popolo
sono ampiamente noti.

I samoani hanno i propri dei, le proprie credenze e la propria storia sulla creazione: a capo della gerarchia
delle loro divinità (aitu) vi è il dio supremo denominato Tagaloaalagi, che abita nel nono cielo. La cultura
dei samoani si basa sul principio del vafealoa’i – i rapporti con la gente, rapporti basati sul rispetto, o
fa’aaloalo al. Quando vi fu l’avvento del Cristianesimo in queste terre, molti furono coloro che si
convertirono e attualmente il 98% della popolazione si identifica con la nuova religione. L’altro 2 % si
dichiara ateo o non appartenente ad alcun congregazione. Andare in chiesa, quindi, è un valore forte in
queste terre.

La società dei samoani ha un ordine gerarchico, come appunto si diceva in precedenza: dai capi (matai) ai
non matai che sono gli aumaga, cioè giovani sani che offrono gratuitamente servizi alla società, come
pulire il villaggio ogni settimana e preparare i pasti in un umu per il capo. Uno dei compiti più importanti del
aumaga era quello di proteggere, in passato, il villaggio da qualsiasi forma di attacco; il suo era un vero e
proprio servizio d’anima detto tautua toto. Oggigiorno, l’ aumaga offre il proprio servizio soltanto per far
rispettare la pace all’interno dei villaggi durante le ore di coprifuoco in modo da consentire lo svolgersi dei
momenti di preghiera la sera tra le famiglie.

I Samoani ha un comune senso del vivere con poca privacy: fanno collettivamente quasi tutte le loro
attività. Un esempio di ciò sono i fales tradizionali, costruzioni aperte senza pareti.

L’introduzione tardiva della tecnologia ha reso ancor più radicato il loro modo di vivere tradizionale: ancora
adesso, la domenica è un giorno di riposo e molte famiglie si riuniscono per condividere un umu per un
pasto detto Toana’i. Sono persone profondamente spirituali e religiose, a tal punto che hanno adattato il
loro modo di vivere, il fa’a’ samoa, al Cristianesimo, religione che tuttora convive con altre credenze. Oltre
allo spirito, i samoani curano molto l’artigianato: si ritrova in queste terre, il siapo che è fatto dalla corteccia
battuta del gelso decorata con disegni realizzati con una tintura marrone naturale. In alcuni villaggi, si può
ancora trovare lalaga del fale che è una riunione delle donne di un villaggio per tessere i toga dello IE e
per fare altri oggetti artigianali.

Curiosità

La medicina tradizionale dei samoani è spesso propedeutica alle cure mediche ospedaliere: è un tipo di
medicina alternativa che sfrutta le foglie della pianta per massaggiare la zona infetta.

Il vestito tradizionale delle donne contemporanee è il puletasi, un indumento da avvolgere intorno al corpo
con disegni fatti dai samoani stessi; gli uomini, invece, portano solitamente il faitaga dello IE, versione
maschile di tali indumenti.
Come è usanza in molte isole polinesiane, i samoani hanno tatuaggi particolari e culturalmente
significativi: per i maschi, è il tatau che consiste di complicati modelli geometrici tatuati in una zona che va
dalle ginocchia al torace. Un uomo che possiede tale tatuaggio è denominato soga’imiti. Una donna o
teine ha invece un malu, nella zona appena sotto le ginocchia fino alle cosce.
Il sanscrito: la “lingua
perfetta”
A cura di Lucilla Pizzoli
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Tutte le parole legate alla disciplina dello yoga, come prana, mantra e namastè derivano dalla lingua
che, finora, sembra avere la storia più antica del mondo: il sanscrito. Si tratta dell’idioma che veniva
parlato nel subcontinente indiano probabilmente già nel secondo millennio a.C. e che fa parte della
famiglia delle lingue indoeuropee, cioè quel gruppo di lingue comprendente il latino, il greco, il
celtico, il germanico ecc, e che, presumibilmente, discendono da un ancor più antico idioma comune,
chiamato protoindoeuropeo. Oggi il sanscrito è ancora una delle ventidue lingue ufficiali
riconosciute dalla Costituzione indiana e tra gli idiomi che ne discendono ricordiamo, ad esempio,
l’hindi.

Il termine sanscrito vuol dire “lingua perfetta, grammaticalmente elaborata” in contrapposizione alla
parola paracrito “lingua parlata, naturale”. La grammatica sanscrita è stata, infatti, descritta e
codificata con enorme precisione nel IV secolo a. C. dallo studioso Pānini, ma questa rigida variante
della lingua (chiamata anche sanscrito classico) era quella usata esclusivamente dai brahmani, ossia
la più prestigiosa casta sacerdotale induista; in questa variante fu concepita una buona parte della
sconfinata mole di opere letterarie di cui abbiamo testimonianza (il cui numero supera la somma di
quelle latine e greche finora conosciute). Proprio per il fatto che il sanscrito classico sia stato poco
parlato, ma prevalentemente scritto, si è conservato bene nella sua forma originaria e la sua
cristallizzazione è stata di fondamentale utilità ai linguisti per ricostruire l’evoluzione delle lingue
indoeuropee; per osservarne la fortissima interconnessione, basta comparare la parola sanscrita
“padre” pitar con gli equivalenti nelle altre lingue: latino PATER (da cui l’italiano e lo spagnolo
padre, il francese père, il portoghese pai), greco patèr, inglese father, in tedesco Vater. Il vedico (il
cui nome vuol dire “saggezza”), è invece la forma più arcaica di sanscrito, inizialmente tramandato
oralmente e poi per iscritto nei testi religiosi Veda. In particolare il Rgveda è la più datata opera della
cultura indoeuropea, composto di inni suddivisi in mantra “strofe di invocazione”, a loro volta
raccolti in libretti denominati mandala “cicli”.

È interessante notare che, attualmente, conosciamo le parole mantra e mandala in contesti


totalmente differenti dall’ambito religioso: mantra è usato nel lessico dello yoga e in senso figurato
indica “uno slogan, una massima personale, uno stile di vita”; mentre mandala lo ritroviamo nei libri
antistress da colorare che riportano schemi di cerchi e altre figure concentriche (originariamente
ispirati alle geometrie dell’universo). Tra gli altri termini diffusi in italiano possiamo ricordare guru,
che oggi è “un maestro spirituale” o in senso figurato “un esperto nella sua disciplina” e in sanscrito
“un precettore e una persona venerabile, di valore”; karma “azione, causa che comporta degli
effetti”, e zen (derivante dal sanscrito dhyana) “meditazione, riflessione”, che in italiano può
indicare “un atteggiamento calmo e distaccato”. Abbiamo poi altri vocaboli che non ricondurremmo
spontaneamente al sanscrito ma che in realtà ne condividono la radice, come ad
esempio: shampoo che l’inglese adatta dall’hindi champo “massaggia!”, a sua volta derivante dal
sanscrito cap “massaggiare”; sandalo, che il greco sàndalon riprende dal sanscrito candana “legno e
olio del sandalo”; bandana dal sanscrito bandh “legare, stringere”; riso derivato dal greco oryza che
riprende il sanscrito vryhi “riso”; zucchero dall’arabo assokar che riprende il
sanscrito sarkara “ciottoli”. Insomma, dietro ogni parola c’è un vero mondo da scoprire!
Sepedi
‘’ Nel
pensiero
puoi
dipengere
ciò che ieri
pensavi, ciò
che oggi
immagini e
ciò che
domani si
creerà’’
Nell’idea puoi
illustrare ciò che ieri
immaginavi,
ciò che oggi dimostri
e ciò domani si
annuncerà.
Realizza senza farti mai frenare da chi non riesce a starti dietro
Amplifica le tue idee senza farti ingannare da chi non ne ha
E fa mangiare la polvere a chiunque ti ha deriso
Solo allora potrai non fermarti mai
Ed il successo sarà solo un’aggiunta del tuo aver fatto.
Sii grande non per non essere comune
Ma per rendere più comune la tua idea
E dei tuoi pensieri fanne una comunità di idee immisurabili
Sii inaraggiungibile non per sentirti al primo posto sul podio
Ma per dare un podio a coloro che dovranno gareggiare per la tua idea
Sii tutto e niente
Poiché in tutto potrai essere ed in niente potrai essere
Sii idea ma resta umano sempre
202
‘’ Solo nell’arte
si può realmente
definire
il profondo
concetto di reale
ammirazione
per la bellezza’’
Un’inimitabile dipinto, un
discorso senza tempo ed un
passo di danza emulato da tutti
è solo una parte dell’infinita
bellezza che si può scorgere
nell’infinito universo
collegabile a ciò che è arte e ciò
che potrebbe divinire artistico.
Un critico d’arte può dare un
valore aggiunto all’opera ma è la mano dell’artista che più si presta nel compiere l’arte,
un best seller può essere un successo per lo scrittore che l’ha scritto ma solo il tempo distribuito
ad acchiappare pensieri sfuggenti per metterli in pagine è ciò più di significativo per l’autore.
Un brindisi ad una festa dove i festeggianti in gruppo cercano di emulare un passo di danza
andato virale sui social è un atto di devozione all’emulazione ma il ballerino che si è prestato a
danzare quel passo ha dedicato lavoro e dedizione prima di creare quel passo ed in ogni caduta
per l’errata composizione del passo si regala al ballerino un motivo che lo porterà a raggiungere
quel passo così acclamato passo di danza.
Un concerto pieno di fan sfegatati è il fine ultimo da raggiungere per un cantante poiché le
canzoni che più apprezza le canta sotto la doccia.
Vengano i teatranti a teatrare e che i registi scolpiscano i momenti in attimi di infinita bellezza,
giungano nei fumetti ciò che tutti vogliono immaginare, si dimostri a coloro che si reclamano
adulti che in una vignetta si può elencare più cose che nella sua vita non è riuscito a dire.
Che sia l’arte ad essere la massima espressione del fenomeno mediatico,
che sia la cultura ad essere parte di un’arte da divulgare al prossimo,
che si dipinga ovunque per dare scopo alla funzione di ciò che si immagina
e che ci sia dia credito ai sognatori affinchè possano vivere e condividere il proprio sogno.
Quanta bellezza solo nel pensiero della parola arte
E quanta poesia nell’azione nel rendere arte.
Un profondo aforisma espresso per il mondo con il fine di renderlo migliore
Vale più di tutti libri scritti e che sicuramente dovrò scrivere.
203
Serbo
‘’ La sorpresa è il
traguardo di ogni
curiosità’’
C’è qualcosa di nuovo da scoprire
nella vecchia Gotham
Ed ogni centimentro misurato nella
manifestazione della scoperta vale
più di un grattacielo costruito ma
già conosciuto.
C’è un pipistrello che vola durante
le notti più infami e criminali con lo
scopo di rispristinare l’ordine
Rendendo una Gotham popolata dal
crimine un manto di giustizia
solitaria capace di generare terrore a
qualunque criminale.
C’è un cappuccio da indossare
Ed è rosso come il sangue
E chi lo indossa non è certamente una persona che non ha un passato criminoso
Però nel sopresa di un evento che sconvolge la natura di un uomo
Cappuccio Rosso diviene un membro della Batfamiglia
Ed un erede del più grande eroe della storia di Gotham
Una novità
Una rivelazione
Ed una manifestazione
Grazie a Batman anche Cappuccio Rosso
Può essere parte della grande redenzione di Gotham
Una sopresa degna da rendere la vita di essere vissuta

204
Nutrimento emotivo
E’ una cosa ben fatta!
Hai fatto bene quella cosa!
Questa cosa fa di te un bene!
Beata sia l’illuminazione di una
scintilla che porta con sé
emozioni positive
Allontanando le cupe energie
che alimentano negatività
Riuscirai a comprendere
Il bisogno di stare
Dalla parte del bene
E da quel bene
Otterrai il giusto nutrimento
emotivo.
Ci saranno momenti bui nella
vita e altrettanti momenti che
non potrai far nulla per poterli
cambiare e quel cupo stato emotivo potrebbe drasticamente infliggerti negatività
Ma sii forte
E sii più positivo specialmente quando tutto è più negativo
Solo dopo di ciò ti renderai conto
Di quel fiore che profuma di così tanto bene
E nonostante il mondo possa esserti caduto addosso
Fa sì di ristabilre la gravità sulla frequenza emotiva del tuo cuore
In modo tale che non possa mai smettere di battere
Ed in un sorriso che nessuno riuscerebbe a comprendere
Giostra la favola emotiva del tuo sogno
E della lacrima che tutti riuscirebbero a comprendere
Asciugane la realtà emotiva della tua situazione
Fa sì che il sorriso e la lacrima si intrecciano ottenendo la consapevolezza emotiva
E di quel nutrimento conoscitivo
Comprendi che:

‘’Solo quando avrai imparato a temperare emozioni


divulgate dal cuore potrai rendere il tuo sogno arte’’
205
Sesotho
‘’ Trovare una
citazione per
ogni dipinto è
come dargli
un’anima
rendendo quel
concetto ancora
più vivo’’
Trovare un filo
conduttore tra un’arte ad
un’altra arte è il giusto
interuttore per fare
accendere l’illuminazione
di un concetto mutevole
generando vita al creato
di un dipinto facendolo
rivivere nella penna di un altro artista che gli ha dedicato una sua altra forma d’arte.
Un dipinto può risultare immortale nel tempo pur essendo solo l’essere un essere dipinto ma
l’aggiunta di parole che lo accompagnano nella sua visione può contribuire nel farlo parlare e
comunicando con un ulteriore linguaggio può esprimersi come una persona colloquia con altra
persona dimostrando l’impronta di un vissuto comunicabile e comunicato.
Cercare parole laddove altri hanno dipinte cose e persone mobilita l’anima del dipinto ed
un’anima mobilitata può essere compresa con maggiore efficacia dal prossimo e nella sua
maggiore efficacia vi risuluterà anche una maggiore efficienza nel dimostrarne una critica valida
per farne valutare il reale valore di ciò che si vuole esprimere.
Che piovano dipinti sulla penna dei poeti per far scrivere la più lodevole delle tempeste
evocabile come poesia e che si manifestino poesie come un fulmine che squarcia il cielo per
dimostrare la forza attribuibile alla bellezza.
Che sia l’arte ad essere viva più dell’artista che la compone e che sia l’artista a comprendere lo
scopo della vita nella sua arte.
Che sia un che e chi sia un chi, per un oggi vissuto nello ieri e per un altro oggi da vivere nel
domani.

206
Critica
Chi parla male
Pensa male
E vive male
Ed alla stessa maniera
Chi parla bene
Pensa bene
E vive bene
Un concetto che può
sembrare elementare nella
sua applicazione
Ma spesso non viene preso
in considerazione
inciampando
conseguenzialmente nel
male più assoluto.
La critica è importantissima
in campo artistico e solo un
buon critico può
egregiamente dare un reale
valore all’oggetto della sua critica anche se nel tempo la critica può subire ulteriori valutazione
Quando ne consegue un ulteriore critica che può rivalorizzare l’oggetto criticato.
I critici non saranno ben visti da molti artisti
E molti di loro non accetteranno mai le loro critiche
Altri negheranno la critica
Altri contesteranno
Ed altri ancora non accetterano alcuna critica
Però è indiscusso
E sempre vero
Che :

‘’ Daranno valore alla tua critica d’arte


solo dopo quando averlo criticato
quel quadro verrà venduto per un milione di euro’’

207
Shona
‘’ E’ nella
primavera del
concetto che si
raccoglie il fiore
della propria
anima’’
E’ nello stimolo della
creazione che si basa la
funzione di una radice dalla
quale nascerà un albero
dove sbocceranno pensieri,
è nel passo in un giardino
che si nutre la passione nel
veder crescere le cose.
Disegna per capire cosa si
può creare e rifletti per
mettere a tacere coloro che manipolando il prossimo degenerano nella distruzione.
Un fiore può durare poco tempo ma non per questo bisogna smettere di dedicare amore nel
tempo dell’attesa nell’aver visto nascere,
un autunno fa cadere le foglie rendendoti nudo ma anche quella stagione così cupo serve per
riflettere sul come dovrai rinascere sbocciando nella tua novità.
Possiamo sentire il profumo di una stagione estiva per divertirci nella nostra gioventù feriale
E possiamo blindarci in casa con una cioccalata calda perché non vogliamo uscire durante
l’inverno che giunga ogni stagione e da essa avvengano nuove casualità da dettare nel racconto
della nostra descrivibile vita.
Che sia primavera sbocciando,
che sia autunno decadendo,
che sia estate vivendo
e che sia un inverno in letargo
che sia il fiore a muovere la vita
come un seme funzionale per un pensiero creativo.
Siamo parte di tutto e tutto parte dal niente
Studenti ribelli e manganelli di sbirri
Monelli da infanti e seriosi vecchiacci
Parte del divertimento e parte dello sconforto allo stesso tempo.
208
Ombre
astronaute
Viaggiamo tra pianeti
sconosciuti cercando
stelle che ci possono
illuminare per vedere
le cose da osservare
durante il nostro
viaggio.
Ci sentiamo discorsi
come i satelitti
Si collegano ai pianeti
girando per non farli
sentire soli durante la
notte.
Siamo così provinciali
quando non
conosciamo le cose o
il prossimo
Come astronauti
naufraghi in un
pianeta ignoto che
incontrano le prime
forme di vita.
Sappiamo di essere
così infinitamente piccoli in confronto ad un pianeta, però nonostante tutto non ci arrendiamo
nel dover impegnarci a fare un viaggio perdendoci nel più lontanto pianeta di un universo
infinito.
Possiamo conoscere la discussione del mondo osservando un cielo stellato durante la notte
Eppure non conosciamo la parola da affidare alla stella cometa che si perde nel cielo.
Abbiamo il sole che ci illumina ogni giorno mostrandoci per come appariamo
Eppure il sole non ci riesce a far conoscere per ciò che realmente è il prossimo
E guardando colei che ci fa sempre compagnia durante la luce del giorno
Ci rendiamo conto che:

‘’Nessuno conosce te stesso più della tua ombra,


per questo non rendere mai alieno ciò che si commette
come atto di ribellione dinanzi alla luce del sole’’

209
Curiosità Di Lelouch Alighieri

Sudafrica: quante ne sai? Le soluzioni


Quanto conoscete del paese che ospiterà l'evento
sportivo più "caldo" di tutta dell'estate? Per
scoprirlo non vi resta che leggere le soluzioni del
test!

Le lingue ufficialmente riconosciute dalla Costituzione del Sudafrica sono 11: Sepedi,
Sesotho, Setswana, siSwati, Tshivenda, Xitsonga, Afrikaans, Inglese, isiNdebele,
isiXhosa e isiZulu. Quest'ultimo è il più parlato ed è diffuso presso circa un quarto della
popolazione. Prima del 1994 - l'anno delle prime elezioni democratiche con suffragio
esteso a tutte le razze che segnò la fine dell'apartheid - le lingue ufficiali erano solo due,
l'Inglese e l'Afrikaans. Per questa eterogeneità linguistica e culturale il Sudafrica è spesso
soprannominato Rainbow Nation, "nazione arcobaleno".
Più precisamente si tratta di un porridge, ottenuto facendo bollire acqua, sale e farina di
mais e usato per accompagnare molte pietanze. A un primo assaggio questa pappa
biancastra potrebbe sembrare un po' insipida, ma dà il meglio di sé in abbinamento a
carni e salsine piccanti.
La forma del Soccer City Stadium, a Johannesburg, richiama quella del calabash, un
vegetale simile alla zucca che le donne sudafricane usano come recipiente da appoggiare
sulla testa per trasportare l'acqua. Tra i dieci stadi che ospiteranno i match mondiali
anche il Durban Stadium, sormontato da un'ampia arcata che simboleggia la
riunificazione del Sudafrica, e l'Ellis Park Stadium, dove la nazionale di rugby
sudafricana vinse la finale con la Nuova Zelanda nel 1995 (famosa l'immagine di Nelson
Mandela che solleva la Coppa del Mondo).
A partire dalla metà di ottobre enormi colonie di otarie (fino a 450 mila esemplari) si
radunano sulla spiaggia sudafricana di Kleinsee, al confine con la Namibia. Qui parte il
rituale dell'accoppiamento, durante il quale ciascun maschio può avere a disposizione un
harem di una trentina di femmine. La fitta foresta di alghe della zona offre alle otarie
un'adeguata protezione dai predatori.
Nato negli anni '20 sulla scia del successo dei grandi jazzisti americani, il marabi veniva
suonato nei locali illegali delle città, dove offriva conforto ai lavoratori sudafricani
offerti. Suonato originariamente con tastiere rudimentali e lattine riempite di sassolini,
nei decenni successivi venne arricchito con la batteria, il banjo e il caratteristico
fischietto.
Nelson Rolihlahla Mandela, Premio Nobel per la Pace nel 1993 e Presidente del
Sudafrica dal 1994 al 1999, ha dedicato la sua intera carriera politica alla lotta contro
l'apartheid (la politica di segregazione razziale ai danni dei neri sudafricani), pagando il
suo coraggio con 27 anni di carcere. Dopo aver lasciato la carica di Presidente, si è speso
a favore della tutela dei diritti umani e civili. A luglio compirà 92 anni.
Le risorse minerarie (platino, oro, diamanti, ferro, carbone) rappresentano la fetta più
importante dell'economia sudafricana, e alimentano una florida attività industriale.

Oltre al Sudafrica, primo estrattore mondiale, esportano platino anche Russia, Canada,
Zimbabwe e Stati Uniti.
L'aspetto appuntito dei pinnacoli rocciosi in basalto e arenaria ha conferito a questa
catena montuosa, la più alta dell'Africa meridionale (fino a 3482 metri) il soprannome di
"barriera di lance". Ricchissimi in biodiversità, i monti ospitano oltre 2 mila specie di
piante (di cui 119 in via d'estinzione) e circa 290 specie di uccelli.
Dall'anno della sua scoperta, il 1992, in questo sito archeologico sono stati rinvenuti
numerosi resti fossili di Australopithecus robustus, un proto-umano mascellone vissuto
tra i 2 milioni e un milione di anni fa. Per la ricchezza di reperti fossili - soprattutto nella
regione del Transvaal - di australopiteci, Homo habilis, Homo erectus e Homo sapiens
sapiens, il Sudafrica è considerato da molti paleoantropologi la "culla dell'umanità".
Quando spaventate o eccitate, le piccole antilopi si cimentano in una serie di salti
verticali (anche 3 metri e mezzo di altezza) con le zampe rigide e il dorso piegato: questo
comportamento noto come pronking, sembra studiato apposta per distrarre i predatori
come ghepardi e leoni. Gli springbok sono mascotte di numerose squadre sportive
sudafricane, a partire dalla nazionale di rugby ("gli Spingboks", appunto).
10 giugno 2010
10 curiosità sulla Serbia
La Serbia è entrata in Erasmus Plus come paese programma, con l’istituizione
dell’agenzia nazionale, la possibilità di partecipare e presentare i proggetti per
tutte e tre le scadenze europee.

La nostra collega Aleksandra Ðerić ci ha raccontato alcune curiosità relative al


suo paese:

Aleksandra Ðerić
 La Serbia è il più grande esportatore di
lamponi al Mondo: quasi il 95% dei lamponi
venduti nel Mondo proviene infatti da questo
Paese.
 Diciotto imperatori romani sono nati sulla terra
che è oggi la Serbia. Il più famoso di loro fu
sicuramente Costantino il Grande, imperatore
romano che dichiarò il cristianesimo religione
ufficiale. Inoltre, la Serbia è anche la patria di una
delle quattro capitali romane – l’antica città di
Sirmio, l’odierna Sremska Mitrovica.
 I serbi hanno dato al mondo alcuni degli
scienziati più rispettabili di sempre: Nikola Tesla, l’uomo le cui geniali
invenzioni sono ancora in anticipo sui nostri tempi; Mihajlo Pupin, fisico e
chimico, le cui idee sulle telecomunicazioni sono ancora mozzafiato; Milutin
Milankovic, matematico, astronomo, climatologo, geofisico, ingegnere civile le
cui ricerche climatologiche si sono diffuse in tutto il Mondo e inventore del
calendario più preciso che si conosca.
 La maggior parte dei cognomi serbi finisce con “ić” e può essere tradotto come
“figlio di”. Infatti per costruire il cognome si prende il nome proprio del padre di
famiglia e si aggiunge il suffisso ić. In questo modo il cognome cambia di
generazione in generazione.
 Secondo parecchi sondaggi internazionali, i serbi sono statisticamente la nazione
più ospitale al Mondo. L’ospite, in Serbia, è sacro e va trattato con il massimo
rispetto, provvedendo a fornirgli tutto quello di cui ha bisogno: all’arrivo viene
di solito accolto con lo slatko,
pezzi di frutta (fichi, uva, prugne, etc.) cotta in acqua e zucchero, quindi molto
gradevoli sia per i bambini sia per gli adulti, serviti in una coppetta di vetro
trasparente, quindi su un piccolo vassoio da portata. insieme a un bicchiere
d’acqua naturale o frizzante (kisela voda, cirillico: кисела вода). Questo
rappresenta il modo più tradizionale, per un serbo, di accogliere il proprio ospite.
Il rifiuto è da evitare, sempre e comunque: anche il degustarne un solo pezzetto
rende felice chi ve lo offre.
 La foresta di Kosutnjak a Belgrado viene soprannominata “foresta delle
cerbiatte”, ma nessuno di questi animali è mai stato visto in prossimità di questo
bosco, abitato piuttosto da pavoni, ed anche da cani e gatti.
 L’industria serba dell’orologeria è persino più antica di quella svizzera. I serbi
avevano infatti già costruito i loro orologi ben 600 anni prima degli svizzeri.
 Belgrado è una delle città più antiche d’Europa. Non lontano dal centro di
Belgrado, nella periferia della città, si possono infatti trovare i resti di due delle
culture più importanti dell’età del bronzo: le civiltà di Vinča e Starčevo. Queste
città erano pioniere del commercio in tutta Europa e nel Medio Oriente, il loro
potenziale era dovuto al commercio di vetro vulcanico.
 Molte leggende serbe parlano di vampiri e in particolare di Sava Savanović,
considerato il vampiro più antico del mondo. La leggenda dice che Sava
Savanović era un mugnaio serbo che viveva in un mulino ad acqua sul fiume
Rogačica, presso il villaggio di Zarožje.
Savanović uccideva le persone che si recavano presso il suo mulino per far
macinare il proprio grano e ne beveva il sangue. Inoltre l’etimologia del termine
vampiro deriva dal serbo вампир/vampir e che sia successivamente passato al
tedesco Vampir, al francese vampyre, all’inglese vampire.
 In Serbia ci sono ben tre correnti religiose: Ortodossa, cattolica e islamica.
Non ci resta che scoprire questo bellissimo paese! Noi siamo pronti, e voi?
SHONA
Gli Shona, vivono sugli altipiani centrali ed orientali dello Zimbabwe fino ai
confini con Zambia, Mozambico e Sudafrica e, in alcuni casi, anche oltre
confine. La lingua parlata, di origine bantu, è il Kishona (o semplicemente
Shona) che si suddivide poi in diversi dialetti come il nambya, nadu e il manyka.

Conosciuti storicamente come Karanga sono abili commercianti e ottimi


artigiani. Gli Shona vivono di allevamento ma sopratutto di agricoltura come
il mais, principale fonte di cibo. Ma coltivano anche molti frutti e ortaggi, che
compongono il loro piatto tipico: la Sadza. Una polenta di mais bianco abbinata
a della verdura simile agli spinaci (Muriwo) e alla carne (Nyama) stufata con cipolle e pomodoro.

Un popolo molto pacifico e tranquillo


ha nell’arte la sua espressione
maggiore: sono infatti le sculture di
pietra (sopratutto su granito e pietra
saponaria ma anche su altri minerali)
famose in tutto il mondo, a dare
notorietà al popolo Shona. Non è raro
infatti imbattersi in moltissimi artisti,
anche nei villaggi, che scolpiscono la
pietra. Anche la danza, come in molti popoli africani, è il centro della loro
cultura ma è forse il canto a rendere gli Shona più famosi con moltissimi artisti
di fama internazionale. Lo strumento principale è la Mbira, composto da una
tastiera (di diverse varianti) di metallo o legno incastonate in una cassa di
risonanza. Harare (la capitale dello Zimbabwe) è infatti famosa e punto di
riferimento per la musica dell’Africa australe.

Il villaggio Shona è formato da un insieme di capanne (solitamente rotonde) leggermente rialzate fatte di mattoni
d’argilla artigianali e tetto in paglia, dove ogni costruzione è una stanza. Tra le costruzioni si forma un cortile, vero e
proprio fulcro dell’abitato e un fazzoletto di terra per coltivare.
Questo gruppetto di capanne è adibito solo per una famiglia o
comunque per i componenti della famiglia più stretti. A distanza poi
si formano altri nuclei famigliari con le loro capanne e fazzoletti di
terra e così via. Nella cultura Shona predilige la poligamia, quindi le
capanne sono così formate (dipende comunque dalla ricchezza della
famiglia) capanna principale è la cucina, poi c’è la capanna
dell’uomo, la capanna della prima moglie, la capanna dei figli (o
anche figli e quella per le figlie), la capanna per la seconda moglie,
per la terza moglie…il pollaio e il magazzino. Ma dipende molto
dalla ricchezza della famiglia. Il capo villaggio o meglio, il capo
area, vive in questo insieme di capanne solitamente più rialzato
rispetto le altre proprietà.

Una particolarità è il pagamento della Lobola, una tassa che lo


sposo deve dare al padre della sposa, precedentemente concordata, al
momento delle nozze, spesso pagata in capi di bestiame.

La religione è credere in un Dio creatore (Mwari), e molto sentito è il culto degli antenati e dei morti. Moltissime
sono infatti le cerimonie per ricordare chi non c’è più. Una figura
molto importante è il Mhondoro un medium degli spiriti. La
magia e il mistico sono un aspetto importante per gli Shona. Ad
oggi la religione spesso è mescolata con moltissime altre religioni
cristiane, e si trovano moltissime chiese protestanti e diverse sette
con diversi credo.

Infine voglio parlarvi dei Totem, che sono fondamentali per gli
Shona. I totem sono per lo più come dei soprannomi, solitamente
di animali, che vengono tramandati di generazione in generazione
dalle famiglie. I legami che però si creano attraverso questi totem
sono fortissimi anche tra persone che non sono imparentate (di
sangue) tra loro ma portano lo stesso totem. Molte credenze e
aspetti mistici riguarda il totem che ancor oggi viene usato e
sentito da gran parte della popolazione.
NDEBELE

Gli Ndebele sono il secondo popolo, per numero, che abita lo


Zimbabwe e si sono stabiliti tra i confini della vecchia Rhodesia
solo nell’800. Infatti sono un’etnia Bantu ma provengono dagli
Zulù, famosa etnia che abita il Sudafrica. Si sono stabiliti nella
parte ovest dello Zimbabwe chiamato Matebele Land sopratutto
attorno all’abitato di Bulawayo (seconda città dello Zimbabwe)
fino a raggiungere poi Hwange e le Cascate
Vittoria. Storicamente, essendo abili guerrieri, hanno sconfitto
gli Shona e per questo nella storia moderna dello Zimbabwe
sono stati spesso sottomessi e poco considerati.

La lingua parlata dagli Ndebele è l’ndebele molto vicina


appunto ai cugini sudafricani visto l’uso dello schiocco della lingua.

Abili artigiani, sopratutto di pelli e metallo, gli Nbebele sono


più allevatori e cacciatori ma anche agricoltori e raccoglitori. Il
loro piatto tipico è formato sempre da una polenta di mais con la
carne o con la frutta raccolta. Vivendo in una zona più desertica,
rispetto gli Shona, l’agricoltura è molto complessa e difficile per
questo popolo.

Anche gli Ndebele hanno la loro forma d’arte, vicina ai cugini


sudafricani, si tratta di pittura murale. Troviamo infatti moltissime
capanne decorate con colori sgargianti o con disegni molto
interessanti sia geometrici che raffigurativi.

Il villaggio Ndebele è costituito anche qui da un gruppo di capanne


famigliari a pianta circolare o anche quadrata e un fazzoletto di
terra. I vari gruppi di capanne sono distanziati tra loro. Quello che
spicca maggiormente è la differenza di materiali usati. A differenza
degli Shona, gli Ndebele usano incroci di rami e terriccio fangoso.
Questo porta ad una differenza strutturale soprattutto nel tetto: se per
gli Shona è autoportante (le mura sono robuste), per gli Ndebele
deve appoggiare su pali di legno che creano una piccola veranda
intorno alla capanna. Infine, un’altra differenza, sta nella recinzione
di tutto il gruppo case, formato da robusti e spinosi rami intrecciati
per difendersi dagli animali selvatici e proteggere anche i propri animali da cortile e il bestiame.

La gerarchia è fondamentale nel popolo Ndebele e la si nota sopratutto nel vestiario. Anche se il colonialismo ha
portato via molte tradizioni, negli abiti sono rimasti molti segni che ancor oggi ritroviamo. Abili lavoratori di pelli si
vestono, sopratutto i guerrieri, ricchi di ornamenti di piume o pelli di animali con collane e bracciali fatti di ossa,
perle di vetro o metallo. Le donne invece con grembiuli le più giovani o gonne di pelle di bue se sposate. Spesso però
è il mantello, di pelle per le alte cariche gerarchiche oppure di stoffe coloratissime, a rendere particolare il modo di
vestire Ndebele. La creazione di ornamenti come bracciali, collane o altre particolarità è sicuramente un dettaglio
importante per il modo di vestire di questo popolo.

Anche la religione degli Ndebele rappresenta un pò quella degli Zulu, credendo ad un unico Dio creatore. Ma è negli
spiriti e negli antenati la vera credenza sentita di questo popolo.

Chiaramente è difficile spiegare un etnia in poche righe, ma volevamo dare un entità ai popoli che si incontrano lungo
le strade di un viaggio in Zimbabwe. La storia del Paese, sopratutto quella più recente, ha sicuramente influito molto
su questa gente che ha perso moltissime tradizioni. È più facile infatti trovare una persona giovane che conosca la
Premier League che le proprie origini, usi e costumi, il che rende la situazione triste e un futuro incerto.
Sindhi
‘’ Solo chi è
devoto alla
causa
dell’arte può
sposare la
situazione di
migliorare il
mondo’’
Una solitudine
percorsa nel
viaggio della
scoperta conta
più di infiniti
accoppiamenti
immortalati nella
loro ignara
visione del
mondo.

Un’arte espressa
con lo scopo di
indurre le
impressioni avute di un luogo serve più di una foto per ottenere dei riconoscimenti
sui social, un tempo usarato nel compiere un’arte può valere più di un’impresa
faraonica gestita da un gran numero di persone. Numeri fatti di quantità e parole
fatte di qualità, differenti fatti sostanziali e coinvolgenti atti epocali, arte o
matematica, geometria o anatomia, ingegneria o architettura, scienza o religione o
ancora musica o file musicale. Materie che si intersecano come foto in un dipinto e
dipinti in una foto.

Con una matita dipingendo si possono scrivere molte più parole che avrebbe
potuto scrivere la penna di uno scrittore in un libro e con una penna si possono
scrivere infinite parole da dedicare ad ogni immagine possile dipinta dalla matita di
un pittore.

Che la matita divenghi lo scudo che protegge il mondo tutelandolo con la sua
bellezza e che la penna divenghi la spada che colpisce qualunque ostacolo che si
frappone alla cultura in modo tale di vincere la più gloriosa ed epocale guerra
universale.

210
Prima opera
L’indecisione
sul cosa mettere
sulla tela,
le linee storte,
le imperfezioni
dei colori,
il voler farlo lo
stesso
nonostante tutto
è l’emozione
dell’averlo fatto
per la prima
volta
beato inizio che
aprirà le danze
ad un
qualunque appuntamento con la propria emozione evocativa
ed induscusso battesimo del proprio pennelo beatificato nella propria immaginazione.
Fantastica situazione
Ed iniziale sorpresa
Maledetta rivelazione
E conclusiva ripresa
La prima opera ti porterà ovunque ed il segno di una vittoria
Non per quanto sia bella ma per l’averci provato
E solo dopo aver concluso la prima opera
Dove ne seguiranno tantissime altre
Ti renderai conto
Bisbigliando dal cervello al cuore
Che:

‘’E’ nel battesimo del primo disegno


che si fa l’esordio con la propria immaginazione’’

211
Singalese
‘’Il mito di
Superman ci
insegna che
pure il più
forte di tutti ha
un punto
debole che lo
rende il più
inerme di
tutti’’
La novella di Wonder
Woman ci racconta
verità che tutti non
direbbero, il giallo
distoglie il potere
dell’anello di Lanterna
Verde, la notte diviene
il mantello per una
nuova indagine di
Batman e le onde di un
maremoto si
trasformano in motivi per andare a fare surf con Acquaman.
Flash ci insegna che è il tempo è solo una misura che può essere infranta dalla sua velocità,
Joker fa sì che una risata accompagnata dopo una brutta giornata può cambiare radicalmente una
persona facendola passare da un modo di vivere e pensare ad un altro decisamente diverso.
Deadman ci racconta avventure dopo la vita come se fosse ancora più vivo,
l’Enigmista dipinge enigmi per creare la migliore arte enigmatica,
Lex Luthor può avere tutto ma non può essere Superman
E il migliore amico di una famelica nottata passata a Gotham non può essere che Robin.
Storie e leggende che si raccontano da anni ed ancora altri che si racconteranno per parlare di
eroi e criminale di queste mitiche avventure.
Metafore di una fantasia che poi non è così tanto la lontana dalla nostra realtà,
città inventate ma con una posizione ben precisa nel mondo,
amori, tradimenti e amicizie e inimicizie, similitudini raccontate nel verso di una fantasia che
potrebbe essere anche analagomente raccontata da una storia raccontata nel tuo quotidiano,
Fumetto, no! Opera massima, Si!
212
Angeli solitari
Con il passare
degli anni puoi
perdere le persone
che ti erano
accanto nella tua
quotidinità,
puoi perdere prima
i compagni di
scuola
poi gli amici che
frequentavi
durante le tue
uscite
e poi ancora
parenti
ed amori
che avevi
promesso di non
lasciare mai
puoi sentirti
veramente solo
e da quella
solitudine può
predere il
sopravvento il demonio indicanti le vie dell’odio portandoti nella sua cupa trama
potrai essere solo affogando nel vizio
e ti avvelenerai seguendo un percorso tossico
però non temere la solitudine poiché dove vi è un uomo solo
vi è un angelo solitario con lo scopo di farlo sentire mai più solo
dove il peccato cerca di insediarsi nasce la controparte di una virtù che cerca di istruirti
e dove l’ignoranza cerca di rimuovere la conoscenza si occupa di creare
sii grato di ciò che hai e di ciò sei per proteggerti dall’avidità e dalla superbia
e sii parola laddove il silenzio vuole far tacere il mondo rendendolo privo di coscienza
e di quell’angelo solitario che si lega alla tua solitudine
realizza che:

‘’ Gli angeli servono agli uomini per fargli capire


che nessun demonio è imbattibile’’
213
Slovacco
‘’E’ meglio essere
un faro di una
notte insonne
piuttosto che una
luce abbagliante
di una giornata
insonne’’
Nel giorno più splendente,
nella notte più profonda,
nessun malvagio sfugga alla
mia ronda, colui che nel male
si perde si guardi dal mio
potere … La luce di Lanterna
verde
Quante volte avrò fatto questo
giuramento dopo aver
ottenuto il mio potere
dall’alieno morente di nome
Abin Sur e quante volte mi
sono chiesto per quale motivo
ho scelto di essere Lanterna Verde? Da quando la mia amata Carol Ferris è divenuta il mio capo
nell’industria aeronautica Ferris non mi ama più come un tempo ma mi tratta come un suo
dipendente niente di più di quel che sono come Hal Jordan un pilota collaudatore e mostra
maggiore interesse per il personaggio in costume che indosso come Lanterna Verde.
Di certo essere un comune Hal Jordan è sicuramente meno interessante di essere il paladino
mascherato che è Lanterna Verde ma io voglio che mi ami nell’essere comune che è Hal Jordan.
Questo complesso del mascherato è sicuramente una storia molto comune a molti dei miei
colleghi in calzamaglia e per me è divenuto un problema che non mi fa dormire la notte, come il
giallo rende innocuo il potere del mio anello così Lanterna Verde offusca le attenzioni che
aveva per me Carol Ferris come Hal Jordan. Sicuramente le battaglie di Lanterna Verde sono
episodi di una leggenda che diverrà immortale nel tempo ma immortalare Hal Jordan sposato
con Carol Ferris è forse più di ciò che vorrei per me stesso.
Il mio potere mi ha insegnato che la creatività è la migliore delle soluzioni per ottenere una
vittoria contro ciò che potrebbe ritenersi imbattibile e da questo insegnamento come Lanterna
Verde lo passo al mio essere Hal Jordan affinchè riesca a trovare un spiraglio di luce da queste
notti insonni per arrivare come voglio al cuore della mia amata Carol Ferris.
Essere in conflitto con sé stesso è la prima grande battaglia che ogni eroe mascherato fa con il
suo vero sè stesso, cadendo e imparando e vestendo e smascherando sono alcune delle azioni
che comportano Hal Jordan a raggiungere la maturità eroica.
Ed oggi come Hal Jordan e non come Lanterna Verde mi dichiererò a Carol Ferrris superando
tutto me stesso, abbattendo quell’insonnia alimentata dal dubbio. Dichiarerò il mio amore a gran
voce come l’esplosione di un’arte surreale che si fa spazio con passione nella realtà.
214
Venti domande
Si dice che dopo l’esalazione
dell’ultimo respiro si possa
raggiungere un’illuminazione che
in tutta la tua vita non avresti mai
potuto raggiungere. Sono stato
Boston Brand ed oggi sono
Deadman un fantasma al servizio
della divinità Rama Kushna, ho
abitato in molti corpi vivendo le
vite d’altri per svolgere le missioni
che mi hanno detto di seguire per
riuscire a trovare l’equilibrio.
Sono stato Albert Albertson un
pilota di motocross, Sono stato
Jhonny, Vernon Li, Bobby Young,
Jimmy Duren, Tim Marshall,
Charles Tremayne, padre William
Dwyer, Dottor Jay Smith, Jessica
Pichè, Jerry Stringle, Lezzie
Carpenter e persino un condannato
a morte per crimine che non ha
commesso vivendo la vita di Larry
Kloock.Tutte vite che mi conducevano da domande ad altre domande. Domande che mi
tenevano connesso a queste infinite vite vissute e domande che mi chiedevano il perché avrei
dovuto interpretare questo percorso eroico stabilito da una divinità che mi aveva offerto una
specie di percorso che mi avrebbe condotto al mio equilibrio.
Queste vite vissute non erano altro che mattoni con un peso che sentivo anche sulla mia forma
immateriale, mattoni che vorrei assemblare in modo tale che divengano l’edificio delle mie
risposte. Ho posto la destinazione delle mie risposte al Figlio del mattino e lui mi ha offerto
risposte a venti delle mie domande al prezzo del mio libro della vita e la soluzione di quel
servizio reso alla divinità Rama Kuahna era offrirgli un’altra domanda in modo di tale di
evadere dalla sua costrinzione che mi connetteva a svolgere questo mio servizio come fantasma.
Una domanda e non una risposta, ciò che conta è il poter chiedere la giusta domanda e se si è
formulato una domanda per la quale non vi è una valida risposta vale cambiare la domanda
come da un ‘’Perché io? ‘’ ad un ‘’ Perché non io? ‘’.
La mia più grande domanda tramutata in un’altra domanda che sembra aver un più senso ed
oggi come Deadman affronterò le mie avventure come non morto vivendo la mia vita nella non
vita ed in ogni corpo che vivrò ricordo ad ogni mia connessione che:

‘’ Il percorso di un grande eroe può essere


svolto anche da morto’’

215
Sloveno
‘’La
degenerazione
Della
democrazia non
è l’anarchia ma
è l’idiocrazia’’
Molto spesso colui che fa
le regole è il primo a
trasgredirle dimostrando
la sua totale inefficienza
nel rispettare le regole.
Che cos’è la democrazia
se non la volgare
accettazione di una
conoscenza che pian
piano si abbassa per
essere compresa da tutti.
Che cos’è quel gioco che
offre denaro al pagliaccio
per diffondere un’idiozia
compresa da tutti per poi
essere a sua volta emulata
dai tutti.
Una politica che si priva di ragionamento dà più spazio a singole scelte, privandoti della
capacità decisionale che comporta ragionamenti ed indicando soggetti ad essere una parte di
quella scelta, si arriva ad essere avversari di un qualsiasi cosa si dice, eliminando un confronto
che porterebbe ad una ricchezza di conoscenza che farebbe bene ad ambedue le parti.
Molto spesso si crede che una società più sviluppata economicamente di altre sia l’unica
condutrice di verità di assoluta e giustizia bacchettendo pesantemente le meno sviluppate
definendole retrograde ed ingiuste.
La comodità rende il più grande servizio all’idiozia ed una società che giorno dopo giorno
ripudia il sacrificio è portata a sfociare nella più grande degenerazione di un’idiocrazia.
Una società plutocratica in cui si sviluppa tutto in funzione al denaro comporta la morte della
coscienza dei valori facendo vendere la propria reputazione o il proprio senso per il
miglioramento del mondo per una somma di denaro che ipoteticamente nemmeno vale il reale
valore di ciò per cui si è stato messi in vendita.
Una vetrina fatta con cattivo gusto offre prodotti di scarso valore ad un pubblico di poco gusto e
se tale vetrina è l’unica messa dispozione per il pubblico anche un pubblico di valore che prima
ne negava la visione pian piano anch’esso sarà obbligato ad esserne affascianto dandone un
valore non veritiero definendolo come un buon gusto. La via verso un mondo distopico
alimentato da una politica idiocratica non è un incubo futuro così tanto lontano nel nostro
presente però voglio vivere ancora la mia utopia e sperare di cambiare il mondo in modo totale
di vivere ancora in un mondo migliore ed allo stesso modo migliorabile
216
Zero
sapienza
Molto spesso si
fanno battaglie per
rendere libertà agli
uomini ma un uomo
libero che non
esercita in modo
appropriato la sua
libertà è giusto che
debba detenere tale
benificio
abusandone
inappropriatamente
infangando ciò che
si è lottato per
farglielo avere?
E’ giusto che un
pugno di uomini
decidano la sorte dei
tutti quando quei
tutti messi insieme
non sanno cosa
decidere e cosa sia
la cosa su cui
decidere?
Domande che si
ripetono nella mia testa prima di condurre una nuova battaglia per ottenere una vittoria che
dovrebbe condurre su una strada di miglioramento del mondo ma un mondo è forse migliore se
non è vissuto con lo scopo del miglioramento e che senso avrà avuto quella battaglia per
migliorarlo?
Un degrado intellettivo comporta situazioni spiacevoli pur se una mente illuminata cerca invano
di istruire il prossimo ed è molto più semplice creare un mostro da sconfiggere ripudiandone ciò
che ha fatto condonnandolo a mostruosità piuttosto nel capire ragionando sul ciò che ha fatto.
Lo Zero requiem mi ha fatto capire che il potere può essere come un desiderio voluto da altri e
può essere svolto da altri affinchè venga avverato, ho capito che gli uomini disprezzano dove
non riescono ad arrivare e si alimentano di odio affichè il prossimo non ci riesca ad arrivare ed
infine mi sono reso conto che il più grande sacrificio dell’uomo di potere è farsi passare anche
come il più grande mostro della storia affinchè il tutto si concluda in futuro di pace.
Resto solo a pensare ad un concetto non conforme alle mie battaglie passate che mi sussurra
nella mente a gran voce che:

‘’ L’oligarchia potrebbe sembrare qualcosa che potrebbe sfociare


nella tirannide eppure nonostante ciò trovo preferibile dare potere
a poche persone sapienti di un argomento piuttosto che dare credito
alle moltitudini che parlano di ciò che non sanno’’
217
Somalo
‘’L’espressione
domina sulla parola
come l’arte domina
per bellezza sulla
filosofia’’
L’emozione viaggia in un
tempo più veloce del
sentimento come la musica si
propaga nel cuore in maniera
migliore di un comizio
politico.
La passione per un qualcosa
che affascina può aver un
maggiore impatto che ha una
fede per una religione come
una danza si colora nel
movimento cosmico del
proprio universo emotivo
elevandosi per fascino al di
sopra di un coro ecclesiastico.
Nella magnificenza dell’infanzia si amministra la capacità di fantasticare e nessuna tecnologia
elevata costruita dall’uomo che si definisce maturo può esserne capace di emularne la capacità.
Sarà meglio la penna di un poeta che anima la pagina di inchiostro o la matita dell’illustratore
che descrive con le immagini sentieri di un percorso paragonabile alla ascesa della più grande
bellezza?
Un quesito valido di notevoli risposte e valido di mutevoli interpretazioni ma è quando la matita
e la penna che si incontrano alleandosi per dimostrare la loro maggiore efficacia che si dimostra
l’arte più bella accostabile al trionfo della tempera e dell’inchiostro.
Scriviamo sui muri frasi d’amore per ricordare al mondo ciò che abbiamo amato esprimendolo a
tutti e dipingiamo sui muri disegni più validi di quelli messi nei musei per donare ad ogni
passante una vista di una città meritevole di una degna attenzione.
Che sia meglio fare un qualcosa per il gusto di farlo più che fare un qualcosa per cercare un
resoconto che si chiama successo.
Che io sia capace di fare un qualcosa che non mi è permesso di fare chidendo un supporto a
qualcuno che sarebbe capace di farmi fare quel qualcosa che non sarei capace di fare da solo.
Che ci sia un motore emotivo che faccia carburare emozioni affinchè si raggiunga un’arte,
che si sia posto un traguardo con il fine di aver reso un luogo un posto migliore per tutti
e che giunga la fantasia avuta nell’infanzia per dipingere la migliore delle ipotesi ipotizzata nel
racconto di una poesia immaginata nel sogno di un poeta finalizzata ad aver scritto
ciò che è stato scritto.

218
Il lazo della
menzogna
Ho passato una vita
come Wonder
Woman a fermare
la follia di una
guerra che faceva
gola alla più grande
mia nemesi Ares,
sono stata una
princessa
amazzone e una
fondatrice della
Justice League, con
il mio lazo della
verità ho scoperto
verità che non mi
avrebbero mai
detto eppure ho
scoperto una verità
che più mi ha
lasciato sorpresa
rendendo la mia
vita una menzogna.
Mi dissero che ero
nato dall’argilla ed
ero figlia della
sterile regina
Ippolita e ci avevo creduto ed avevo vissuto nel giusto come se la mia nascita fosse stata
un’espressione di un grande bene messo al mondo ma ho scoperto che sono nata da un amore
fugace di quel traditore seriale divino di Zeus. Per non incorrere nell’ira di Hera mia madre
Ippolita ha diffuso questa menzogna ed ora che nemmeno senza più vedersi come posso non
capire la solita frenesia dell’atto del dopo tradimento che ha subito la dea Hera.
Certamente come io ho il lazo della verità Zeus ha il suo lazo della menzogna per camuffare
ogni sua scappatella con la mortale di turno. Ma può una donna accettare un tradimento che si è
fatto carne calpestando la terra ogni giorno?
Una menzogna e non altro la mia nascita, però oggi vivrò come Wonder Woman immacolando
la verità ed il mio senso di giustizia, proteggerò gli uomini dalla guerra e le donne dal lazo della
menzogna di Zeus, tratterò la colpa nella mia nascita con Hera, placherò il sole di Apollo che
vorrebbe sedere sul trono dei cieli, affronterò Poseidone ed Ade affinchè rimangano sovrani
solo nei loro regni, guarderò gli uomini lasciandoli stupiti dal mio lazo della verità
Per condurli in unico pensiero che sarà artefice di unà verità che li farà raddrizzare davanti ad
una donna prima che lazo della menzogna di Zeus, facendo capire che:

‘’ La cosa più difficile che un uomo avrà da dire


ad una bella donna è sicuramente la menzogna’’
219
Curiosità di Lelouch Alighieri

SIND

Provincia del Pakistan sudorientale. Il capoluogo è Karachi, la maggiore città del paese.
La zona centrale del Sind, corrispondente a circa il 40% della sua superficie, è costituita dalla valle e dal
delta del fiume Indo il quale, chiamato localmente Sindhu, dà il nome all'intera regione. A ovest della valle
dell'Indo si innalzano i rilievi del Kirthar; a est si estende una sezione del deserto del Thar. Il clima è
subtropicale, con estati calde e inverni freschi. Le precipitazioni, che si verificano soprattutto nella valle
dell'Indo, sono sporadiche e hanno una media di circa 180 mm all'anno.

La popolazione, di circa 25.000.000 di abitanti (1991), è concentrata principalmente nelle città e nella valle
dell'Indo. Il gruppo più numeroso è di lingua urdu (muhajirs); un'altra lingua diffusa è il sindhi. Nelle regioni
centrali la società è di tipo agricolo e feudale, mentre i monti del Kirthar sono abitati da tribù nomadi. La
religione maggiormente praticata è l'islamismo. Altro centro importante, oltre al capoluogo, è Hyderabad.

La maggioranza della popolazione è impiegata nell'agricoltura, favorita dai fertili terreni irrigati dalle acque
dell'Indo. I prodotti principali sono frumento, riso, canna da zucchero, mais, cotone, semi oleosi e frutta. Il
maggiore utilizzo di fertilizzanti e lo sviluppo di migliori sistemi di bonifica, che hanno ridotto la quantità di
acqua stagnante e la salinità del suolo, hanno aumentato notevolmente la produttività del terreno.
L'allevamento, soprattutto di bovini, bufali e capre, costituisce un'altra risorsa importante. La
concentrazione di grandi industrie manifatturiere a Karachi ha contribuito a fare del Sind una delle aree più
industrializzate del Pakistan; oltre a essere un importante centro per la lavorazione del cotone e di tessuti,
vi si producono cemento, fertilizzanti, oli vegetali, zucchero, automobili, farmaci e derivati del petrolio
grezzo.

Il SIND nella storia

Della storia del Sind esistono testimonianze di insediamenti risalenti a più di 4000 anni fa, all'epoca della
civiltà della valle dell'Indo; vi sono importanti siti archeologici a Mohenjo-Daro, Amre e Kot Diji. Nel tardo VI
secolo a.C. la regione fu annessa all'impero persiano e, nel 325 a.C., fu conquistata da Alessandro
Magno. Nel III secolo d.C. tornò sotto l'impero persiano e vi rimase fino alla conquista araba del 711. Dal X
al XVI secolo fece parte dell'impero Moghul, quindi fu dominata da una serie di dinastie locali indipendenti,
fino all'annessione britannica del 1843.

Zulfikar Ali Bhutto, fondatore del Pakistan People's Party (PPP, Partito del popolo pakistano) e presidente
e primo ministro del Pakistan dal 1971 al 1977, apparteneva a una delle famiglie più importanti della
regione. Sua figlia, Benazir Bhutto, premier dal 1988, fu costretta dai militari a dimettersi nel 1990, ma tre
anni dopo fu rieletta. Durante gli ultimi quindici anni, le tensioni etniche tra i sindhi e gli immigrati muhajir,
nonché i conflitti tra le varie fazioni, si sono intensificati, e i governi provinciali non hanno saputo dirimerli.
10 cose che (forse) non sapevi
sullo Sri Lanka

Cose curiose sullo Sri Lanka, un tempo nota come isola di


Ceylon. Siamo pronti a scommettere che molte non le
avevi mai sentite o lette.
Sri Lanka: curiosità e tradizioni
Lo Sri Lanka è un paese davvero affascinante per chi è alla ricerca di contatto con la natura
e incontro con le popolazioni locali. Se ti stai preparando a partire per un viaggio alla
scoperta dell'ex Ceylon, abbiamo raccolto qualche curiosità e consiglio utile per permetterti
di affrontare il tuo itinerario con maggiore consapevolezza e senza pensieri.

Lingua, cultura, curiosità: tutto concorre a delineare le suggestioni che coloreranno il tuo
viaggio in questa isola lontana e incantata. Che tu stia visitando un tempio buddista o
facendo un safari in un parco naturale con specie endemiche di animali e piante, lo Sri
Lanka saprà superare le tue aspettative e sorprenderti con la sua storia, i suoi paesaggi, i
palazzi reali e le città sacre del suo territorio.

10 cose che (forse) non sapevi sullo Sri Lanka

1. Che lingua si parla nello Sri Lanka?

Ci sono due lingue ufficiali, vale a dire il cingalese (parlato dall'80% della popolazione) e il
tamil (dal sud dell’India), e una quasi-ufficiale, vale a dire l’inglese. lo Sri Lanka è stata una
colonia dell’Impero Britannico per oltre un centinaio di anni, tra il XIX e XX secolo, e oggi
l’inglese è anche lingua madre della maggior parte delle persone, quindi è facile comunicare
in tutto il paese.

2. Il più grande esportatore di tè nel mondo.

Il “Ceylon Tea” è probabilmente il più conosciuto a livello internazionale insieme a quello


di India e Kenya, lo Sri Lanka infatti è il più grande esportatore di tè in tutto il mondo. Il tè
riveste un ruolo importante nella cultura del paese, in ogni casa dello Sri Lanka si mantiene
la tradizione del rito del tè, dove si bevono deliziosi infusi simili a quelli indiani, ma con
una maggiore aggiunta di zucchero e latte che è un retaggio del periodo di colonizzazione
britannica.

3. La patria d'origine della cannella...

La cannella è una delle spezie più popolari in tutto il mondo fin dai tempi antichi; pochi
sanno che è originaria dello Sri Lanka, ma è stata scoperta dagli egiziani e il suo maggior
impiego all'inizio era relativo soprattutto alle pratiche dell’imbalsamazione.

4. ... e dell'elefante asiatico.

Quella che un tempo era chiamata Ceylon è infatti una terra ricca di parchi e riserve naturali
dove si avvistano leopardi, orsi, bufali e soprattutto l'attrazione principale dello Sri Lanka:
l'elefante asiatico. Quest'ultimo è anche il simbolo del paese, tanto che lo Sri Lanka ospita
uno dei più importanti orfanotrofi dedicati a questi animali, il Pinnawala Elephant
Orphanage, dove i cuccioli di elefanti abbandonati vengono allevati e nutriti, per poi essere
rimessi in libertà nel loro habitat naturale.

5. Annuire o scuotere la testa?

I cingalesi, come gli indiani, muovono la testa in modo tale che sembra vogliano dire “NO”,
in realtà è l’esatto contrario: vogliono dire “SI”.

6. La produzione di carta.

Tolta l’Africa, lo Sri Lanka è probabilmente uno dei migliori paesi al mondo per fare i
safari. Come detto, nei suoi numerosi parchi e riserve naturali si possono vedere leopardi,
l’elefante asiatico, l’orso labiado e il bufalo selvatico. Lo Sri Lanka ha uno dei più grandi
orfanotrofi di pachidermi in Asia. Molte aziende sono riuscite anche a ricavare la carta dagli
escrementi degli elefanti, quindi questo animale, oltre ad essere interessante dal punto di
vista ecologico, crea posti di lavoro e occasioni di sviluppo per la popolazione locale.

7. I pescatori sui trampoli.

I pescatori dello Sri Lanka si arrampicano su trampoli alti all’alba e al tramonto, momento
più propizio per la pesca. È una tradizione che sopravvive al tempo, nonostante la durezza
delle condizioni dei pescatori e i limitati benefici che ne ricevono.

8. Il paese delle cascate e l'energia elettrica.


A causa del gran numero di cascate sparse in tutto il paese, la maggior parte del fabbisogno
di elettricità dello Sri Lanka è coperta tramite la produzione di energia idroelettrica.

9. Il dente di Buddha.

Kandy è la capitale del Buddismo, perché mantiene il prezioso dente di Buddha. Per non
disonorare o turbare il Buddha, ai monaci è vietato fumare e bere alcolici per le strade.

10. Il tuk-tuk.

Il tuk-tuk è il veicolo per eccellenza in questo piccolo paese, sia per il trasporto di persone,
sia per il trasporto di merci, arrivano ovunque … da qualche anno li affittano anche ai
turisti, così ora si può visitare il paese nel modo più autentico, come un locale, guidando il
proprio tuk-tuk.

Sri Lanka, i viaggi Veratour


L'isola di Ceylon, oggi nota come Sri Lanka, è una delle destinazioni più affascinanti
dell'Oceano Indiano per gli amanti della storia e della natura. In viaggio nello Sri Lanka
potrai visitare luoghi sacri e parchi naturali di incredibile bellezza, e assaporare in prima
persona tutte le curiosità che contribuiscono a definire il peculiare fascino di questa terra.

In questo articolo abbiamo passato in rassegna 10 cose curiose che molto probabilmente
non immaginavi o non sapevi sullo Sri Lanka. Nell'articolo del nostro Magazine dal
titolo Sri Lanka: 5 parchi nazionali da non perdere trovi invece la descrizione delle
principali attrazioni naturali da visitare durante il tuo viaggio nello Sri Lanka. Inoltre
nell'articolo Cosa vedere in Sri Lanka: le destinazioni imperdibili abbiamo individuato
cinque mete imperdibili durante una vacanza nell'isola.

Per il tuo viaggio attraverso le meraviglie di questa isola magica, scegli una delle nostre
proposte di viaggio itinerante, tour organizzati nei minimi dettagli che ti porteranno a
scoprire le maggiori attrazioni e ti offrono la possibilità di una combinazione mare da sogno
con un soggiorno alle isole Maldive. Prepara le valigie: con Veratour non dovrai far altro
che lasciarti meravigliare dalle mille suggestioni di queste splendide mete di viaggio!
5 curiosità sulla Slovenia
Pensi di sapere tutto sulla Slovenia… ma lo sapevi che la Slovenia è la terra delle api, degli
apicoltori e dell’amore per il miele? Che in Slovenia puoi bere l’acqua con il più alto
contenuto di magnesio al mondo? O che la first lady americana non è nata in America ma in
Slovenia?

Ecco 5 cose sulla Slovenia che forse non sapevi!

GLI SLOVENI
AMANO LE API
Questa curiosità sulla Slovenia
secondo me si merita il primo posto
perché la trovo davvero carina:
l’ape è un insetto molto amato dagli
sloveni. L’apicoltura è una
tradizione secolare e gli sloveni
sono molto orgogliosi della
loro ape carnica, una varietà
indigena particolarmente resistente
e produttrice di grandi quantità di
miele.

Le api sono un elemento così


importante nella cultura e nella tradizione slovena che spesso la loro immagine viene usata come elemento
decorativo dal valore simbolico sulle facciate e sulle porte di palazzi e monumenti, come invito all’operosità e
monito contro l’eccessiva prodigalità. Il miele è un ingrediente molto usato nella tradizione gastronomica
slovena e oggi è anche largamente impiegato nella cosmesi e nei trattamenti estetici.

È possibile organizzare un’intera vacanza a tema apicoltura in Slovenia, tra visite a musei tematici, soggiorni
in agriturismi gestiti da apicoltori certificati, degustazioni, massaggi al miele.

Se il tempo è poco e dovete scegliere una sola attrazione consiglio una visita al delizioso Museo
dell’Apicoltura di Radovljica, un breve ma affascinante excursus storico e tecnico sull’apicoltura in Slovenia.
La parte più interessante del museo è la meravigliosa collezione di oltre 200 pannelli d’alveari decorati a mano
con dipinti di vario tema (religioso, politico, satira sociale, storico…).

LA PIÙ GRANDE STATUA DI TITO AL MONDO SI TROVA IN


SLOVENIA
Ecco un esempio di “size matters”, ovvero quando le dimensioni contano. La statua di Tito nella piazza
principale di Velenje è la più alta al mondo dedicata al leader politico dell’ex Jugoslavia (non chiamatelo
dittatore: ho l’impressione che gli sloveni non gradiscano…). Grazie ai suoi dieci metri di altezza, piedistallo
incluso, è diventata una delle attrazioni turistiche più famose della città.

Questa gigantesca statua che domina la piazza Tito Trg è una copia della statua di Josip Broz Tito eretta a
Kumrovec, il paesino natale del maresciallo che si trova in Croazia, non lontano dal confine con la Slovenia.
Tito viene ritratto in una posa pensosa per dare l’immagine di uno stratega e di un rivoluzionario immerso in
pensieri profondi.
La posizione esatta della statua fu scelta dal suo autore, lo scultore Antun Augustinčić, nel corso di una visita
alla città nel 1977.

Di sera, seminascosta nel buio, la statua risulta quasi invisibile a dispetto delle sue giganti dimensioni. È una
vista malinconica e nostalgica, o almeno a me così è sembrata. Anche il mio sguardo era pensoso quando ho
alzato gli occhi verso il Tito gigante, ma certo i miei pensieri erano ben altri rispetto a quelli del maresciallo.
Mi chiedevo, per l’appunto, quanti sguardi gli vengono rivolti e quante invece sono le persone che passano
dritte. Size matters, ma fino a un certo punto.

IN SLOVENIA SGORGA L’ACQUA PIÙ RICCA DI MAGNESIO


L’acqua minerale naturale con il più alto contenuto di magnesio è la Donat Mg, che si forma dall’erosione di
rocce ad una profondità tra i 280 e i 600 metri sotto terra nel territorio di Roganška Slatina, cittadina termale
nella Slovenia occidentale.

Un litro di acqua Donat Mg contiene 1040 mg di magnesio più altri minerali importanti per lo svolgimento
dei processi metabolici dell’organismo. Grazie alla sua composizione chimica e alle sue proprietà fisiche viene
usata a scopo terapeutico e preventivo da più di 200 anni e ha fatto la fortuna della città. È particolarmente
consigliata in caso di stitichezza, disturbi gastrici, bruciore di stomaco, obesità, calcoli renali, stress e
stanchezza.

Secondo la leggenda la scoperta di questa eccezionale acqua curativa si deve a Pegaso, il cavallo alato della
mitologia antica. Mentre volava sopra la Slovenia Pegaso rimase impressionato dalla bellezza del paesaggio e
decise di avvicinarsi al suolo, ma volò troppo in basso e finì per urtare il terreno con uno zoccolo. In quel punto
sgorgò l’acqua “miracolosa”.

Ho avuto modo di assaggiarla al Medical Centre Roganška e devo dire che il sapore non è proprio buonissimo,
ma è comunque molto più buona di certi sciroppi che mi toccava bere quand’ero piccolina…

Primato europeo o mondiale?

Mi rimane il dubbio se la Donat Mg sia l’acqua più ricca di magnesio in Europa o nel mondo. Secondo il

sito Donatmg.eu è la più ricca di magnesio in Europa stando ad una comparazione effettuata tra le acque

commercializzate e registrate in UE. Le brochure del centro medico dicono che sia la più ricca di

magnesio al mondo.

Di chi ci fidiamo?

I RAVIOLI DI IDRIA SONO IL PRIMO PRODOTTO SLOVENO


REGISTRATO COME SPECIALITÀ TRADIZIONALE
GARANTITA
Uno dei piatti tipici più popolari in Slovenia sono gli Idrija žlikrof, una specie di ravioli ripieni di patate dalla
caratteristica forma che ricorda il celebre copricapo di Napoleone Bonaparte. La leggenda narra che fu una
delle sue amanti in Slovenia (è probabile che ne avesse una in ogni paese…) a inventare la ricetta e a scegliere
questa forma particolare in omaggio al grande condottiero francese.
Nel 2002 gli idrija žlikrof hanno ottenuto il marchio di origine Specialità Tradizionale Garantita (STG o
TSG in inglese) dell’Unione Europea, che riconosce il valore storico e culturale di un prodotto culinario
caratterizzato da composizioni o metodi di produzioni particolari.

In parole povere, se mangiate un piatto con marchio STG siete certi di mangiare un piatto tipico, fatto allo
stesso modo da più di 30 anni.

IN SLOVENIA È NATA LA FIRST LADY AMERICANA


Ho lasciato per ultima la curiosità che forse sapete già: l’attuale first lady americana, Melania Trump, è nata
in Slovenia.

Secondo Wikipedia, che non è una fonte particolarmente attendibile ma per stavolta la prendo per buona,
Melania Trump è la seconda first lady nella storia degli USA ad essere nata fuori dal territorio nazionale (la
prima fu Louisa Adams, nata a Londra), la prima a non essere madrelingua inglese e la più alta.

Sevnica, la città slovena in cui è cresciuta, è rimasta pressoché sconosciuta ai turisti fino ad anni recenti, ma ha
visto un boom di visite da quando una loro cittadina è diventata la moglie del presidente degli Stati Uniti:
sempre più curiosi, americani e non, giungono a Sevnica per vedere il luogo in cui è cresciuta la first lady.

Una pasticceria locale le ha dedicato una torta prontamente battezzata Melania Pie, che pare sia diventata la
principale attrazione turistica della città, ancor più del castello. Se la torta non vi basta all’ufficio del turismo e
al castello potete trovare in vendita una serie di souvenir dal marchio First Lady. Per alcuni è il trionfo del
kitsch, per me è una geniale intuizione marketing. Voi che dite?

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Ho visitato la Slovenia nel corso di un press tour organizzato da MGM-Media Optima, dal 20 al 23 novembre
2018. L’organizzazione ha coperto tutte le spese di viaggio, mentre non ho ricevuto compensi per scrivere
questo articolo. La scelta dell’argomento e della lunghezza, nonché le opinioni in esso contenute, sono
esclusivamente mie. Se non diversamente specificato, anche le foto sono mie.
17 curiosità sulla Somalia
Somalia: il paese più pericoloso del mondo. È vero, ora è difficile chiamarlo persino un paese,
perché questo piccolo stato africano è stato a lungo dilaniato da una guerra interna in corso.
Non c’è né legge né ordine qui: qui sopravvivono solo coloro che sono in grado di difendere il
proprio diritto al proprio posto sotto il sole.

Curiosita sulla Somalia


1. A causa del conflitto civile e dell’attività dei separatisti, la Somalia come stato non
esisteva da molto tempo – si spezzò in tante piccole parti che erano costantemente in
guerra tra loro. Tutte le strutture sociali sono crollate e solo all’inizio degli anni ’90
300.000 somali sono morti di fame. Infine, nel 2012, è stata adottata una costituzione
provvisoria, secondo la quale la Somalia è ora una federazione.
2. I ficus di 20 metri crescono nelle poche foreste della Somalia.
3. Da 3mila anni AVANTI CRISTO. Greci ed egiziani erano impegnati nella cattura di
elefanti in quella che oggi è la Somalia, che sono stati poi inviati in Egitto.
4. La Somalia è al secondo posto tra i paesi in cui i diritti dei cristiani sono più spesso
violati.
5. La Somalia è il detentore del record mondiale per l’esportazione di mirra e incenso.
6. Il valore principale per i somali sono i cammelli. Una persona che possiede una dozzina
di questi animali, oltre a mandrie di pecore e capre, è considerata ricca. I veri ricchi sono
le persone che sono riuscite ad acquisire da 100 a 1000 cammelli.
7. Il motivo della vacanza in Somalia è la nascita di un figlio o la progenie di un cammello.
In onore di questi eventi significativi, tutto il paese si riunisce per ballare, accompagnato
dal suono di tamburi, tamburelli e conchiglie.
8. La maggior parte dei somali considera il pollame, il pesce e le uova “impuri”, quindi
questi alimenti non vengono mangiati.
9. La Somalia è l’unico paese al mondo in cui tutti parlano la stessa lingua.
10. Il livello di infezione da virus dell’immunodeficienza tra gli abitanti della Somalia è uno
dei più bassi del continente africano. È vero, i somali continuano a morire a causa di
focolai di altre malattie e della mancanza di acqua potabile.
11. Alcuni anni fa, una stazione radio somala ha organizzato un concorso per bambini per
imparare il Corano. Il vincitore ha ricevuto un fucile d’assalto Kalashnikov e 700 dollari
locali.
12. Iman, la famosa top model americana e vedova di David Bowie, è nato in Somalia. Ha
lasciato l’Egitto per gli Stati Uniti, dove suo padre, un diplomatico somalo, l’ha mandata
a studiare.
13. All’inizio del XX secolo, Nikolai Gumilyov ha visitato la penisola somala. Ha espresso le
sue impressioni su questo luogo in poche righe, secondo le quali non c’è posto al
mondo più sporco e desolato della Somalia.
14. I nomi delle fiabe che si leggono ai bambini somali possono terrorizzare persino adulti –
ad esempio, “Tragedia”, “Corte umana” o “L’occhio cavato dalla iena”.
15. I somali guadagnano esportando carne di squalo, banane e prodotti in pelle.
16. In Somalia, c’è uno scambio clandestino di pirati locali, dove invece di titoli vengono
venduti piani per futuri attacchi a navi mercantili di altri stati.
17. Secondo gli esperti, in Somalia ci sono almeno cinque bande di pirati, composte da
circa 1.000 militanti armati.
Spagnolo
‘’Se una tua
idea, una
qualsiasi idea
viene sabotata
dall’ignoranza
non perderti
d’animo e non
perdere mai la
speranza
poiché una
luce brillerà
sempre pur
quando si
trova nel buio
più profondo’’
Come un messaggio
riposto in una
bottiglia in attesa
che qualcuno lo
raccolga e ne faccia
un tesoro la tua idea
ha la stessa
percentuale di essere presa in considerazione dal prossimo ma non per questo motivo non
bisogna perdere l’abitudine di lasciare messaggi in una bottiglia per poi lanciarli a mare, in
attesa che raggiungano un ignoto lettore che potrebbe persino non comprendere la lingua in cui
è stato scritto il messaggio. L’idea può essere come una poesia incompresibile per il presente
vissuto e può essere un verbo sempre coniugato allo stesso modo in un probabile futuro remoto,
per questo non spezzarne mai il suo valore incantato e fai che quella magia inserita nella tua
idea incanti colui che ne saprà valutare il potenziale rendendola una magia magistrale.
Molti non credereanno mai alla tua idea e molto spesso anche coloro che ti sono vicini come i
familiari non daranno alcuna considerazione alla tua idea ma non per questo non vuol dire che
essa non sia una grande idea, non dare conto a coloro che ti definiranno folle poiché ciò che loro
definiranno follia probabilmente potrebbe divenire la cosa più grande che esista e le loro
diffamanti parole passeranno dalla condanna alla sorpresa fino al totale apprezzamento di ciò
che sei riuscito a fare. Non fermarti, sii come quel messaggio nella bottiglia, alimentato dallo
spirito di avventura, affamato di un’ignota notizia tramutata in leggenda ed armato di impegno
come colui che decide di affrontare il più lungo dei viaggi in mare privandosi della bussola.
Sii idea per quell’ideale di creare e sii ideale di quella idea per creare,
sii per essere ed abbi per avere
in un oggi remoto, in un futuro prossimo ed in un passato presente

220
Ombre
danzanti
Spesso chi è in
prima linea è
visto come il
protagonista di un
qualcosa e chi
invece guida le
ombre di una
sceneggiata
strategica è visto
solo come una
spalla non
protagonista che ti
ha condotto alla
vittoria.
Certamente un
pittore verrà
ricordato per aver
dipinto un
qualcosa ma è chi
gli ha descritto
una storia per
aver fatto
quell’opera a
definirne la storia
per la quale gli altri ne apprezzeranno per sempre le gesta.
Di certo non avrò le capacità né la forza di Naruto per diventare Hokage ma nel mio giocare a
far danzare le ombre ho compreso che con la mia intelligenza perfino qualcuno forte nelle arti
martiziali come Rock Lee può unirsi alla mia danza delle ombre per divenire quel pedone che
cambierebbe le sorti di una partita di scacchi in cui si stava in svantaggio.
Ci sarà un sole che più picchia fortissimo nel villaggio della sabbia ed un’ombra risulta essere la
migliore delle oasi e nel villaggio della pioggia si riflette e si sogna quando compare un
arcobaleno dopo la sciagura di una giornata piovosa.
Eventi trascorsi dal supplizio epocale alla gioia temporale, dicotomie di una poesia
costantemente contemporanea,
eventi che come la mia arte mi fa guidare le ombre alla stessa maniera mi fa guidare i pensieri,
pensieri che mi conducono a scrivere laddove altri hanno già fatto un qualcosa,
un qualcosa che mi ha portato a pensare per poi scrivere che:

‘’ Avere una penna per scrivere laddove altri dipingono


è il miglior passatempo per farsi conoscere e per far conoscere’’

221
Sudanese
‘’ La vita è
un
selvaggio
racconto
diseganto
per dare
uno scopo
ad ogni
essere
vivente’’
Mi chiamo
Buddy Buker
sono un
attore, un
attivista per
salvaguardare
gli animali e
un superoe
chiamato
Animal Man,
ho passato
molto tempo
in
connessione
con gli
animali, ho
dato pugni
come un gorilla, ho ruggito come un leone per far capire ai miei nemici chi comanda, ho volato
come un’aquila per sentirmi libero ed ho nuotato come un delfino per raggiungere i miei
obiettivi posso essere anche appiccicoso come una lumaca ma ciò che più mi fa tremare più di
un pesce fuori dallo stagno è questo rosso di cui mia figlia parla e della sua connessione ad esso
in effetti è mia figlia e qualcosa del mio gene avrà pur ereditato. Non avrei mai voluto che i miei
facessero parte delle mie battaglie in calzamaglia ma sembra che questo ‘’Rosso’’ sia legato a
mia figlia un legame che ci conduce ad una guerra contro un qualcosa di così ostile alla vita che
viene chiamato putrefazione. Mai come prima ho sentito l’istinto animale che mi dice di
affrontare questa guerra primordiale contro la putrefazione, ho deciso di condurre mia figlia nel
‘’Rosso’’ pur se ha ancora 4 anni quel ‘’Rosso’’ mi ha confidato che mia figlia è il suo avatar ed
è l’unica arma che ho a disposizione per sconfiggere la putrefazione.
Mi ritrovo con il mio istinto animale a proteggere ciò che più posso amare e ciò che amo si
ritrova ad essere l’unica probibile zanna che azzannasse i miei nemici, ma la putrefazione forse
è un nemico che va al di là anche del ‘’Rosso’’ come un branco di lupi ulula guardando la luna
in una gelida notte di inverno richiamo un altro affidabile compagno della vita per condurre al
meglio questa guerra contro la morte, che risorga Swamp Thing ‘’ il verde’’ in modo di dare un
vero colore di vita contro questo ‘’nero’’ colore di morte.
222
Il verde
Ho sentito piangere
rose quando gli
venivano tolte le
spine e alberi gridare
aiutO quando gli
venivano mutilati i
rami, ho sentito
parlare cespugli
sentendo consigli e
sono diventato il
mostro della palude.
Sono un protettore
della vita, sono stato
anche un uomo
chiamato Alec
Holland un brillante
botanico e
biochimico ma oggi
devo risorgere solo
ed esclusivamente
come Swamp Thing
per affrontore il
‘’Nero’’ che più di
tutto è ostile al
concetto di vita. Avrò
amato la ‘’regina
nera’’ forse questa è
più di una grande colpa che ho commesso, però in ogni palude vi è un lato oscuro che si ribella
alla freschezza del luogo. Riporterò indietro anche ciò che amo, questo sarà anche parte del mio
destino. Sarò più del ‘’Nero’’ e più del ‘’Rosso’’ sarò il più del tutto ‘’il Verde’’. Combatterò la
putrefazione come un fiore che rinasce dopo aver subito la violenza di una potatura, sarò la
conquista della vita laddove prolifica inappropriatamente la morte. Un protettore della vita non
è solo un neutrale equilibrio ma è anche la mossa di un guerriero che si arma di vita per
risorgere vittorioso contro la malsana malattia diffusa dalla morte.
I miei nemici vedranno cosa può essere di più inespugnabile di una fortezza nella mia palude,
i miei alleati capiranno che dovranno cedere il passo per non perdersi nella mia palude
e gli spettatori dagli inermi a quelli più armati assisteranno al più grande spettacolo della vita
disputato nella mia palude e per la mia palude.
Che questa guerra sia da monito sia per la morte che per la vita,
che i miei rami raggiungano i più remoti angoli del globo
che la mia parola sia espressione della più grande forma di equilibrio
e che io risorga esprimendo che:

‘’ Nulla può essere brutale come una palude


che ti lascia affogare nelle sue viscere’’
223
Svedese
‘’Più grande
è la crociata
maggiore è
la vendetta’’
Azrael non
protegge, vendica.
Che sia la mia
spada di fuoco a
bruciare i demoni
di questo mondo,
che con la loro
infamia calpestano
ingiuriosamente
questo mondo.
Azrael, non pensa,
agisce.
Che la mia azione
punitiva bruci il
maligno affinchè
quel fuoco giunga
come monito della
mia forza che
abbatte il male,
ricordando ai miei
nemici la sciagura
che subiranno
quando mi affronteranno e a fargli capire quanto hanno potuto sbagliare a mettersi contro di me.
Azrael è uno strumento di legittima crudeltà.
Che sia il mio costume a rendermi Azrael, che sia l’uomo che diviene angelo e la vendetta che
diviene atto di sacralità a guidarmi in questa crociata contro i nemici del mondo,
che sia la mia naturale espressione paragonabile alla fede di un bene più grande ad incutere quel
terrore che solo un angelo può incutere al demonio.
Azrael non salva, vendica.
Di questa notte in compagnia con questo demone pipstrello della notte che va a caccia di
criminali non posso promettere che la mia di fuoco non mieta vittime però posso giurare che
questo demone pipistrello è più vicino all’essere un angelo notturno piuttosto che un demone di
insonnia e il suo senso di giustizia potrebbe essere meno sanguinoso del mio ma è comunque
qualcosa che potrebbe dare una scintilla di benedizione alla mia crociata.
Azrael non è Batman e Batman non è Azrael però una crociata è sempre una crociata per ogni
crociato che ha deciso per fede di seguirla e rispetto Batman come Batman rispetta me,
entrambi siamo due crociati seppur parte di crociate diverse, la nostra devozione resta ed è il
simbolo della idea da lasciare impressa a Gotham e nel mondo.
224
BIZZARRO
‘’La cosa più
bizzarra
nell’essere stato
Superman è aver
vinto contro il
proprio nemico
come uomo e non
come superuomo’’
Pur di inseguire un
bizzarro esperimento
proclamato da un
altrettanto bizzarro
scienziato mi sono
ritrovato in un’altra
dimensione venendo in
contatto con l’essere più
avvicinabile a Dio e da
quel contatto entrambi
siamo stati colpito da un
bizzarro colpo magico di
un bizzarro folletto dedito a dare potere ai disgraziati pur di tenere viva la sua scintilla ludica.
Di certo Snap City non è un luogo paragonabile alla famosa città di Metropolis con un tasso di
deliquenza paragonabile allo zero eppure in questa avventura diretta da un bizzarro burattinaio
in un bizzarro palcoscenico e per un bizzarro pubblico, Io Franck Heinstein alias Madman sono
diventato Superman e per quel poco in cui sono stato esso ho potuto assaggiare la magnificenza
di avere i suoi poteri. Ma un potere così grande è giusto che venga detenuto dal giusto
proprietario ed insieme alla mia bizzarra combriccola e quella del reale Superman abbiamo
cercato di porre fine a questa bizzarra avventura. Abbiamo ripreso i poteri che erano stati
assorbiti da persone ignote di aver avuto quei poteri che li avrebbe usati in malo modo, siamo
stati da Metropolis a Snap City abbiamo fatto delle grandi battaglie, battaglie che ci hanno
condotto al nostro comune nemico che era nient’altro che un bizzarro e fastidioso folletto che
non ricordo nemmeno il nome. L’ho affrontato in un gioco come uomo e non in lotta all’ultimo
sangue come superuomo, il premio in palio era forse un qualcosa per la quale avrebbe dovuto
combattere un superuomo eppure come uomo sono riuscito a vincere riportando tutto come era
prima. Di questa avventura non potrei che non dimenticare l’essere stato come Superman però
ricorderò sempre di aver condotto tutti alla vittoria come uomo, ricordando a tutti che nulla è
impossibile per un uomo quando dovrà ritenersi decisivo per salvare tutti e tutto.
In fondo essere uomo vuol dire essere un po' come Superman,
tenace come l’acciaio, veloce come un pensiero
e forte come un sentimento espresso nella più grande dimostrazione dell’umanità
225
Swahili
‘’ L’essere
comune è ben
conforme nel
vedere ciò che
vede mentre
colui che è in
completa
armonia con
la sua follia è
in grado di
illustrare le
sue
allucinazioni
come un
paradiso che
nemmeno Dio
sarebbe
capace di
creare’’
Una lucidità
mentale può
comportare a
rendere uniforme
il pensiero ed una
lucida follia può comportare a denunciare la falsità di quel uniformismo.
Uomini restano così affascinati dalla menzogna che vedono angeli che li accolgono in un
paradiso che in realtà è il luogo più comune di una trama ipnotica di un demonio, confondiamo
il percorso di fede con un atto di devozione alla scaramanzia per non fare una brutta fine,
rompiamo lo specchio della realtà fuggendo in foto e video e guardati da tutti, pensiamo di
essere buoni quando dimostriamo a tutti il fare un’elemosina al povero strappando
visualizzazioni virali. Milioni di seguaci ed onore pubblico per non aver reso il mondo un posto
migliore ma bensì una trappola di un grandissimo disagio sociale. I comici prendono il posto dei
politici ed i politici il posto dei comici, come io mi chiedo se la mia follia debba prendere il
posto di un Dio che ha permesso e continua permettere questa immensa calunnia divulgata dal
maligno a più non posso.
Non sono conforme, non perché ho scelte bizzarre ma perché vedo bizzarro ciò che rendono
regola da seguire e verità da approvare in un giudizio totalmente errato dinanzi alla realtà dei
fatti. Mi manderanno al manicomio poiché vedo maggiore realtà nelle mie allucinazioni
piuttosto che in ciò che realmente stanno vedendo i miei occhi e forse mi manderanno
all’inferno poiché avrò detto di aver visto un paradiso decisamente diverso da quello descritto
da tutti. Non per superbia né per sfidare Dio ho deciso di illustrare un paradiso diverso ma non
diverso da quello che un uomo nella sua infinita infima potenza può permettersi di illustrare e
nella mia piccola bozza che per molti può essere visto come un inferno io ci ho visto il paradiso
più bello.
226
Curiosità
Le indagini non sono mai
piaciute a nessuno e
nemmeno al creatore non
vanna tanto a genio e il
gusto di una mela presa
dallo stimolo della curiosità
non mi sembra un peccato
così grave da definirlo
originale e così grave da
farci cacciare dal eden e
sentirci quel peccato adosso
dall’inizio alla fine dei
nostri giorni.
Le religioni facilmente
pongono obblighi e
facilmente infrangono le
domande di chi risulta fin
troppo curioso,
la curiosità è amica della
conoscenza ma allo stesso
mette in discussione il
concetto della fede e della
fiducia per questo non è
vista di buon occhi da chi tace e da chi vuole nascondere qualcosa.
E’ meglio essere fedeli ad una dottrina che non prevede domande che vorrebbero risposte ma
accettano solo dogmi non contestualizzandoli o meglio un’altra dottrina in cui la domanda è
all’ordine del giorno ed altrattanto ad intermittenza vi è la risposta è l’importa risultare nel
formulare la giusta domanda in attesa della valida risposta?
Donne e serpenti
Preti e buon vino
Mendicanti ed ecclesiasti
Banche e chiese
Cose e persone
Uno è il pensiero che mi fa credere che di quel peccato originale
L’unica cosa reale è che :

‘’ Il più grande oltraggio all’umanità


è averla punita per un atto di curiosità’’
227

gna per scoprirne le usanze


Curiosità di Lelouch Alighieri
Meraviglie naturali, storiche e tradizioni! Ecco le curiosità sulla Spagna
che non conosci

La bellezza delle sue coste, la ricchezza artistica e il sapore dei suoi piatti, la rendono una delle nazioni più
belle al mondo, nonché particolarmente apprezzata dagli italiani per la vicinanza culturale: la Spagna.

In realtà, in questo paese si nascondono molte sorprese e particolarità che meritano di essere scoperte, oltre
alle attrazioni maggiormente note che richiamano milioni di visitatori in ogni stagione dell’anno.
Scopriamo allora le curiosità sulla Spagna che vale davvero la pena conoscere prima di intraprendere un
viaggio in questa terra caliente e densa di storia.

5 curiosità sulla Spagna che probabilmente non conosci

Sai che il suo nome ufficiale è “Il Regno di Spagna”? Questa è solo uno dei tanti dettagli che forse non
conosci su questo paese.

Ecco allora le curiosità sulla Spagna che abbiamo selezionato per te:

1. L’unico deserto d’Europa

Situato in Andalusia, a soli 30 km da Almería, il deserto di Tabernas si estende per ben 280 km² e, la cosa
più curiosa e allo stesso tempo affascinante, è che qui sono stati girati celebri film come “Marrakech
Express”, “C'era una volta il West” e “lI buono, il brutto, il cattivo”. Inoltre, per sfruttare gli originali
set dei film, sono stati creati parchi tematici in stile far west.

2. Le piantagioni di cotone

Tra Cadice e Siviglia si possono trovare distese infinite di cotone, i cui fiocchi al tramonto si tingono di
arancione. La raccolta avviene tra settembre ed ottobre, regalando uno spettacolo unico a chi decide di
visitare l’Andalusia in quel periodo.

3. Tarifa: il punto più a sud d’Europa

Da qui è possibile vedere l’unione tra Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, passeggiando su una
scogliera artificiale che li divide, ma anche guardare l’Africa. Proseguendo sulla passerella, infatti, si
raggiunge l’Isola de Las Palomas, distante solo 14 km dal Marocco. Tarifa è anche la città più ventosa
d’Europa, paradiso per gli amanti di sport acquatici come il surf o il kitesurf.

4. Le Alcazár

Sono un tipo di fortezza edificata dagli arabi, come suggerisce il nome. La più famosa è l'Alcazár di
Siviglia, utilizzato ancora oggi dalla famiglia reale, ma ce ne sono molte altre in tutta la Spagna, come
a Cordova, Madrid, Toledo, Segovia ecc.
5. I mulini a vento di Don Chisciotte

Si trovano nella regione della Castiglia-La Mancia e sono i protagonisti del celebre “Don Chisciotte”,
romanzo di Cervantes tra i più ricchi della storia spagnola.
Sono in molti che, zaino in spalla, in bicicletta, in moto o addirittura a cavallo, ripercorrono le orme del
cavaliere errante visitando i mulini che egli scambiò per giganti.

Un tuffo nella capitale! Ecco le curiosità su Madrid più interessanti


Anche se spesso viene messa un po’ in ombra da Barcellona a livello turistico, Madrid è una delle città più
vivaci e cosmopolite del mondo. Oltre alla famosa movida, la capitale della Spagna offre una ricca offerta
culturale, artistica e storica, rendendola una meta imperdibile per chi vuole conoscere meglio questo paese
e scoprire le sue curiosità. Eccone alcune curiosità su Madrid che forse non conoscevi:

 Si cena tardi: vige l’usanza di cenare non prima delle 21.30, dopo il rituale dell’hora
aperitivo con vino, sangria e le immancabili tapas. Si tratta di quel momento della giornata
dedicato al relax e alla socialità, ma anche il preludio di una lunga serata all’insegna del
divertimento e dell’allegria.
 C’è il cuore di San Valentino: il patrono degli innamorati ha lasciato il suo cuore nella capitale
spagnola, nel vero senso della parola. Infatti, il cuore di San Valentino e il resto del corpo del
santo riposano nella Chiesa di San Antón.

 Uno degli edifici simbolo è il Palazzo Reale: imponente e maestoso, fu costruito nel 1764 sulle
rovine dell’edificio precedente, per poi essere distrutto dal terribile incendio avvenuto nella notte
di Natale del 1734. Nonostante rappresenti una magnifica testimonianza del tardo barocco
italiano, non è la residenza ufficiale dei reali di Spagna che vivono, invece, nel meno
appariscente Palazzo della Zarzuela, nella periferia occidentale di Madrid. Il Palazzo Reale viene
utilizzato solo per le cerimonie di Stato.
 Esiste un faro a Madrid: chiamato Faro di Moncloa, è una vecchia torre di illuminazione alta
110 metri, realizzata nel 1993 in occasione della nomina di Madrid a Capitale Europea della
Cultura. Grazie a degli ascensori panoramici, è possibile salire in cima e ammirare un panorama
straordinario sulla città.
 Madrid ospita un caveau segreto: si vocifera che il caveau della Banca di Spagna si trovi a
una profondità di “soli” 35 metri, in corrispondenza della meravigliosa Fontana di Cibeles, la
quale rappresenterebbe il punto cardine della sicurezza della banca. Cosa significa? Che se
qualcuno riuscisse a raggiungere il caveau, in automatico l’acqua lo riempirebbe in pochi secondi.
Forse un giorno scopriremo se si tratta solo di una leggenda!
 A Madrid c’è un tempio egizio: si chiama Templo de Debod e fu donato dal governo egiziano
per ringraziare la Spagna per l’aiuto offerto nel salvare alcuni templi della Nibia. Il tempio si trova
in pieno centro ed è bellissimo ammirarlo al tramonto, quando dona la sensazione di trovarsi
proprio in Egitto!

Alla scoperta della Spagna: cosa visitare in un tour tra Barcellona e


Valencia
Crocevia tra il mondo arabo-musulmano e quello latino-europeo, la Spagna permette di intraprendere un
viaggio nella storia e visitare tantissimi siti classificati come patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Le città sono ricche di meraviglie da scoprire. Basti pensare alle cose da vedere a Barcellona, prima su tutte
la Sagrada Familia, un tempio monumentale unico nel suo genere, opera del geniale Antoni Gaudì, che
ha lasciato la sua impronta su gran parte dei monumenti della città.

Parc Güell, per esempio, appartiene al periodo naturalistico di Gaudí, durante il quale perfezionò il suo
stile personale traendo ispirazione dalle forme organiche della natura. Ideato come area di urbanizzazione
per 60 abitazioni è oggi un parco suddiviso in due aree diverse: la zona monumentale, alla quale si può
accedere acquistando un biglietto d’ingresso, e la zona ad accesso libero aperta gratuitamente a tutti i
visitatori. Meravigliosa la terrazza su Piazza della Natura, dalla quale si può godere di uno dei migliori
panorami su Barcellona.

Sulla riva occidentale del Rio Ebro si trova poi Saragozza, città di origine romana che per quattro secoli
fu la capitale del regno moresco più settentrionale. Da non perdere la Basilica di Nuestra Señora del
Pilar, al cui interno è custodita l’immagine della venerata Vergine del Pilar, e la Cattedrale e la Lonja.

Vivace ed elegante Madrid, è ovviamente una tappa imperdibile di un tour in Spagna. Caratterizzata da
grandi piazze, fontane e parchi, è la città della Movida: come abbiamo già accennato nelle curiosità sulla
Spagna, i madrileni amano fare tardi, uscire, mangiare e bere in compagnia.

Da vedere il Museo del Prado, uno dei musei più importanti d’Europa e il più visitato della Spagna che
custodisce opere di artisti spagnoli, italiani e fiamminghi dall’inestimabile valore.

Invece cosa visitare a Toledo? Famosa come la “Città delle Tre Culture”, è la più antica della Spagna e
storica capitale della Castiglia. Adagiata su un’altura in una stretta ansa del fiume Tago, custodisce
splendidi palazzi e grandi tesori, come la Cattedrale gotica di Santa Maria, inserita nel Patrimonio
UNESCO, e la Chiesa di Santo Tomé con uno dei più famosi dipinti di El Greco: “La Sepultura del Conte
di Orgaz”.

Da non perdere a Toledo anche la Sinagoga del Transito, importante esempio di arte ispano-ebraica.
Se desideri visitare la Spagna classica non puoi perderti Valencia: fondata dai romani nel 138 a.C., oggi è
famosa anche come la “città della scienza” per il complesso architettonico progettato dal celebre architetto
Santiago Calatrava, "la Città delle Scienze e delle Arti" che ospita al suo interno cinque spettacolari
attrazioni dedicate a cultura, scienza e divertimento, tra cui: l’Oceanografic, l’Umbracle, il Palazzo delle
Arti, il Museo della Scienza e l’Hemisfèric).

Valencia inoltre custodisce La barocca Puerta del Los Hierros, la romanica Puerta del Palau e la
gotica Puerta de los Apostoles, ovvero i tre portali di accesso alla Cattedrale: il monumento religioso più
importante di Valencia, situato nel cuore del centro storico e simbolo della sintesi architettonica della città.

Bellissimo e suggestivo il Quartiere del Mercat, cuore pulsante della città, dove sorge il Palau de la
Generalitat, uno dei suoi edifici più significativi, la Cattedrale gotica con la torre del Miguelete simbolo
di Valencia, e la Lonja della Seda, l’antica Borsa della Seta, risalente alla fine del XV secolo.

Come prenotare il tuo viaggio in Spagna tra profumi e tradizioni?

Per immergerti nella magnifica atmosfera della penisola iberica e scoprire tutte le curiosità sulla Spagna,
le sue tradizioni e i piatti tipici come la paella, non devi far altro che prenotare il tuo posto per il nostro
“tour della Spagna Classica” che parte dalla vivace Barcellona, passa per la frizzante Valencia, Toledo,
ma ovviamente fa tappa anche a Madrid, per concludersi nell’antica Saragozza per la visita del santuario
di Nuestra Señora del Pilar. In alternativa, puoi scegliere il “tour Madrid, Andalusia e Toledo” che ti
porterà tra città d’arte e siti protetti UNESCO unici al mondo.
December 23, 2023

10 fatti interessanti sul Sudan


Fatti rapidi sul Sudan:

 Il Sudan è il Paese più grande dell’Africa per superficie.


 Il Paese è diviso in Sudan del Nord e Sudan del Sud, quest’ultimo ha ottenuto
l’indipendenza nel 2011.
 L’Islam è la religione di Stato in Sudan e la maggioranza della popolazione pratica
l’Islam sunnita.
 L’economia del Sudan dipende in larga misura dalle esportazioni di petrolio.
 Il Sudan sta attraversando una fase di transizione verso un governo civile dopo la
rimozione del presidente Omar al-Bashir nel 2019.

1 Fatto: la lingua ufficiale del Sudan è l’arabo.

L’arabo è la lingua ufficiale e riflette le influenze culturali e storiche che caratterizzano la


comunicazione del Paese. Con circa il 70% della popolazione che parla l’arabo, esso funge da
forza unificante tra i diversi gruppi etnici del Paese.

2 Curiosità: a causa delle sue dimensioni, il Sudan ha un clima vario.

Le dimensioni estese del Sudan danno origine a un clima diversificato. Dalle distese aride del
deserto del Sahara a nord alle influenze tropicali a sud, il Paese è caratterizzato da un’ampia
gamma di climi. Le temperature possono salire vertiginosamente nelle regioni desertiche,
mentre le aree meridionali ricevono maggiori precipitazioni, contribuendo a creare un mix di
ecosistemi e paesaggi in tutto il Sudan.

3 Curiosità: il territorio del Sudan è la patria di antiche civiltà e forse


dell’umanità.

Il territorio del Sudan vanta le impronte di antiche civiltà, potenzialmente risalenti agli albori
dell’umanità. I siti archeologici, come le piramidi di Meroe e gli antichi regni nubiani, rivelano
una ricca storia. L’importanza della regione non risiede solo nella sua profondità storica, ma
anche nel suo potenziale legame con i primi capitoli della civiltà umana.

4 Curiosità: il Sudan ha più


piramidi e un fiume Nilo
più lungo dell’Egitto.
In Sudan ci sono più di 200 piramidi,
soprattutto nella regione di Meroe. A
proposito della lunghezza del Nilo in
Sudan: la lunghezza del fiume nel
Paese è di circa 1.545 chilometri,
mentre in Egitto è di circa 1.100
chilometri.

Le piramidi più famose si trovano


nella regione di Meroe. Queste piramidi nubiane risalgono a 4.600 anni fa. In particolare, sono
più piccoli delle loro controparti egiziane, con un’altezza compresa tra i 20 e i 30 metri. A
differenza di quelle egiziane, le piramidi sudanesi sono spesso caratterizzate da angoli ripidi e
da elementi decorativi distinti. Le piramidi di Meroe rappresentano i luoghi di sepoltura
dell’antico Regno Nubiano, aggiungendo un capitolo unico al patrimonio archeologico del
Sudan.

5 Fatto: la popolazione
del Sudan sta crescendo
rapidamente
Il Sudan sta vivendo una rapida
crescita demografica. Con una
popolazione attuale stimata in
oltre 45 milioni di abitanti, il
Paese ha registrato una notevole
espansione demografica negli
ultimi anni. Fattori come gli alti
tassi di natalità e il
miglioramento dell’assistenza
sanitaria, che hanno contribuito
ad aumentare l’aspettativa di vita, hanno contribuito a questa tendenza alla crescita.

6 Fatto: il Paese ama la


musica e il ballo
Il Sudan è una nazione profondamente
appassionata di musica e danza. Il suo
ricco patrimonio culturale si esprime
attraverso un vibrante arazzo di ritmi e
movimenti. Dalla musica popolare
tradizionale che riecheggia nelle
celebrazioni ai generi moderni che
riflettono le influenze contemporanee, la
musica sudanese è un’espressione dinamica dello spirito della nazione. La danza, parte
integrante degli eventi sociali e culturali, aggiunge una dimensione vivace e comunitaria
all’amore del Sudan per l’espressione artistica, creando un’atmosfera in cui il ritmo e il
movimento diventano una celebrazione della vita.
7 Curiosità: il Paese ha subito guerre civili dopo l’indipendenza.

Il Sudan ha dovuto affrontare guerre civili all’indomani della sua indipendenza, conseguenza
delle demarcazioni di confine dell’epoca coloniale che spesso non tenevano conto dei legami
settari ed economici esistenti nella regione. Le potenze coloniali occidentali hanno tracciato
linee sulle mappe senza considerare le complesse strutture sociali ed economiche che
caratterizzavano le diverse comunità del Sudan. Questa eredità geopolitica ha contribuito ai
conflitti interni, poiché i diversi gruppi etnici e religiosi si sono ritrovati all’interno di confini
appena definiti, scatenando tensioni che hanno portato a prolungati disordini e conflitti civili.

8 Fatto: in Sudan ci
sono poche strade
asfaltate.
Il Sudan deve affrontare
problemi di infrastrutture
stradali, soprattutto nelle aree
rurali e meno sviluppate. Molte
strade non sono asfaltate, il che
può effettivamente creare
difficoltà, soprattutto durante la
stagione delle piogge, quando le
strade non asfaltate possono
diventare impraticabili o difficili
da percorrere a causa di fango e allagamenti.

Nota: se avete intenzione di visitare il Sudan, assicuratevi di avere una patente internazionale in
Sudan per guidare.

9 Curiosità: in Sudan esistono aree incontaminate del Mar Rosso che


attirano i subacquei.
La costa sudanese del Mar Rosso vanta siti di immersione incontaminati, con luoghi rinomati
come l’atollo di Sanganeb e Sha’ab Rumi. Queste aree offrono acque limpide e una vivace vita
marina, attirando i subacquei ad esplorare le profondità del Mar Rosso. In particolare, il relitto
dell’Umbria è un punto di forza. Con oltre 200 specie di coralli e pesci diversi, il Mar Rosso del
Sudan, relativamente inesplorato, offre un’esperienza di immersione unica e meno affollata.

10 Curiosità: il
Sudan è la patria
di molte
nazionalità
Il Sudan è caratterizzato
da un paesaggio
linguistico diversificato.
Nel Paese vivono circa
597 gruppi etnici che
parlano
complessivamente oltre 400 lingue e dialetti diversi.
Curiosità sulla Svezia: 10 particolarità che
non conosci
Pensi che la Svezia sia solo Babbo Natale, biciclette e
pattinaggio sul ghiaccio? Ti sbagli: è anche kubb, surströmming
e fika.

Pubblicato il 25/08/2021
CURIOSITÀ DAL MONDO

Beatrice
Martinetti
6 min.
Iniziamo con il kubb, il gioco tradizionale di origine vichinga a metà tra le bocce e
il bowling.
Lo il surströmming è invece l’aringa più puzzolente al mondo.
E la fika, beh lo sappiamo tutti cos’è la fika svedese.
Ma ci sono tante altre notizie curiose sulla Svezia delle quali non hai mai sentito
parlare. Alcune puoi trovarle in questo articolo, altre te le racconterà la nostra guida
locale durante il tuo prossimo viaggio di gruppo in Svezia con Tramundi.
Njut av läsningen!

10 curiosità sulla Svezia


Mai visti così tanti McDonald’s in Europa
Già, in Svezia non mangiano solo aringhe. E leggendo questo articolo ti stupirai
della quantità di junk food ingurgitata dagli svedesi ogni anno. A partire dal
McDonald’s: la nota catena di fast food conta ben 36.000 ristoranti solo in Svezia,
che detiene il primato europeo per il maggior numero di McDonald’s in rapporto
al numero di abitanti. Il successo della catena statunitense si deve anche al
McVegan, hamburger vegano a base di soia nato dalla collaborazione con Anamma,
azienda svedese produttrice di alimenti vegani; il 10% della popolazione svedese è
infatti vegana mentre il 50% predilige un’alimentazione vegetariana.
A Jukkasjärvi è stato costruito il primo Ice Hotel
Facciamo un salto nel passato: era il 1989 quando a Jukkasjärvi, in Svezia, viene
costruito non solo il primo Ice Hotel ma anche il più grande al mondo. O meglio,
da quel momento ogni anno l’hotel viene ricostruito da scultori del ghiaccio che
attingono dal fiume Torne älv, che attraversa la Lapponia svedese. Al suo interno,
oltre alla possibilità di pernottare, un Ice Bar che serve drink non annacquati e
una Ice Chapel dove si celebrano matrimoni da brivido (letteralmente).
Il souvenir più
ambito è un
cartello di
attraversamento
alci
In Svezia le calamite
sembrano essere ormai
passate di moda. Lo sanno
bene i turisti che ogni anno
rubano migliaia di cartelli stradali che segnalano il pericolo di attraversamento
alci. La loro particolarità? Li puoi trovare solo qui e in nessuna altra parte del
mondo: i segnali di pericolo svedesi comprendono quelli di attraversamento di
animali selvatici, tra i quali alci e renne; pittogrammi non utilizzati negli altri Paesi
europei. Non sei riuscito a trovare un cartello con il simbolo dell’alce? Prova con
quello di attraversamento renne!

È facile perdersi nel più grande negozio IKEA


Un labirinto che conta più di 55mila metri quadrati nel cuore della capitale
svedese, Stoccolma. Sono queste le dimensioni del più grande negozio IKEA del
mondo, la multinazionale svedese specializzata nella vendita di mobili dai nomi
impronunciabili. Non è un caso che lo store più grande della catena si trovi proprio
qui, nel Paese di nascita del suo fondatore Ingvar Kamprad al quale si devono le
prime due lettere del nome; le ultime due derivano invece da Elmtaryd e Agunnaryd,
rispettivamente la fattoria e il villaggio che fecero da sfondo all’infanzia
dell’imprenditore.

A mezzanotte splende ancora il sole


No, non è una frase tratta da una citazione Facebook. Stiamo parlando del sole di
mezzanotte, un fenomeno che interessa particolarmente l’estremo nord del Paese.
Nei mesi estivi, precisamente dal 30 maggio al 15 luglio, a Kiruna e dintorni il sole
brilla alto nel cielo 24 ore su 24. Al contrario, i mesi invernali sono caratterizzati
da altrettante ore di buio: a causa di quest’ultimo fenomeno, la maggior parte della
popolazione svedese fa affidamento a sportelli gratuiti per combattere con il
supporto di professionisti la depressione derivata dalla prolungata esposizione al
buio.

Non è richiesta la licenza per raccogliere funghi


In Italia è necessario ottenere un regolare permesso rilasciato da enti qualificati per
poter raccogliere funghi. In Svezia basta avere un buon fiuto e il frigo vuoto. Non è
difficile incontrare uno svedese per boschi intento a fare la spesa: funghi, mirtilli e
lamponi possono essere raccolti tranquillamente senza alcuna licenza, proprio
come è possibile pescare pesci di acqua dolce nei laghi. La natura è di tutti, proprio
come i suoi frutti; l’unica regola è rispettarla!

Fika, che buono il caffè!


Potrebbe sembrare un aneddoto su noi italiani e invece è una delle curiosità
interessanti sulla Svezia. Gli svedesi sono infatti tra i più grandi consumatori di
caffè al mondo: più che una semplice bevanda è un vero e proprio fenomeno sociale
che consiste nella condivisione di un momento pomeridiano in compagnia di
familiari, amici e parenti. Se sulle nostre tavole non può mai mancare il pane, sulle
loro non possono mai mancare caffè e dolcetti, combinazione simbolo del fika
time, la nota merenda svedese!

Anche in Svezia non


sopportano le monetine
I centesimi non hanno vita facile,
nemmeno in Scandinavia. Anzi, in
Svezia non li vogliono proprio. Ci
troviamo davanti a una società
cashless che da tempo invita (e in
alcuni casi obbliga) a pagare con la
carta con l’obiettivo nel 2025
di eliminare l’utilizzo dei contanti.
Un consiglio: non prelevare grandi
quantità di denaro in vista del tuo
prossimo viaggio in Svezia poiché gran parte dei locali ti chiederanno di pagare
esclusivamente con carta, anche se si tratta di un caffè; addirittura, le offerte per la
Chiesa sono cashless!

C’è una festa nazionale dedicata a una torta


Gli svedesi sono i golosi d’Europa: mediamente uno svedese consuma 17 kg di
caramelle all’anno. A tal proposito il giorno della settimana preferito
è Lördagsgodis, ovvero la dolce domenica: in questa giornata i candy shop vengono
presi letteralmente d’assalto da bambini e adulti alla ricerca di una coccola per il
palato. Non è un caso che tra le festività gastronomiche svedesi quelle celebrate
con più piacere siano la giornata dei waffel in data 25 marzo, la giornata della girella
alla cannella in data 4 ottobre e l’intera settimana di festeggiamenti dedicata
alla prinsesstårta (torta della principessa).
La Svezia detiene l’aringa più puzzolente al mondo
È buono ciò che piace e a tanti svedesi lo il surströmming, un piatto della cucina
tipica, piace da impazzire. Si tratta di aringhe del mar Baltico fermentate,
caratteristica alla quale si deve il temibile odore che spaventa tanto i turisti. La
fermentazione era una pratica di conservazione usuale molto tempo fa, quando il
costo del sale era troppo ingente; questa tecnica ne permette un minimo utilizzo, il
giusto per evitare la putrefazione dell’alimento. Come se ciò non fosse abbastanza,
l’aringa viene poi conservata in un barattolo ripieno di salamoia, continuando così il
processo di fermentazione. Una moderna storia d’amore senza fine, come il vivido
ricordo dell’odore del surströmming nei cuori dei nostri viaggiatori.
8 agosto 2018

10 curiosità sulla lingua swahili


Oggi ti sveliamo alcune
curiosità sulla lingua
swahili:

1. Lo swahili è una delle lingue parlate


in Africa, specialmente in Tanzania,
Burundi, Congo, Kenya, Mayotte,
Mozambico, Oman, Ruanda, Somalia, Sud Africa, Uganda, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti.

2. Circa 5 milioni di persone parlano lo swahili come lingua madre e altri 135 milioni come seconda
lingua.

È la lingua ufficiale della Tanzania, dell’Uganda e del Kenya ma viene usata come lingua franca in tutta
l’Africa orientale.

3. La maggior parte delle persone in Tanzania e in Kenya sa parlare lo swahili almeno come seconda
lingua, dato che il suo studio è obbligatorio nelle scuole e viene insegnato anche nelle università.

4. Il nome swahili deriva dalla parola araba ‫( سواحل‬sawāḥil), il plurale di ‫( ساحل‬sāḥil – costa) e significa
“abitanti costieri”.

5. Lo swahili include un bel po ‘di vocabolario di origine araba come risultato del contatto con i
commercianti di lingua araba e gli abitanti della Costa dello swahili – l’area costiera del Kenya, Tanzania,
Mozambico e delle isole Zanzibar e Comore.

6. Nella lingua swahili sono presenti parole di origine tedesca, portoghese, inglese, hindi e francese a
causa dell’influenza tra commercianti, schiavi e funzionari coloniali.

7. I primi scritti conosciuti in swahili sono lettere risalenti al 1711, e il più antico manoscritto conosciuto,
un’epopea poetica intitolata “Utendi wa Tambuka” (La storia di Tambuka), risale al 1728.

Durante il XIX secolo lo swahili era usato come lingua principale dell’amministrazione dalle potenze
coloniali europee nell’Africa orientale e sotto la loro influenza, veniva impiegato l’alfabeto latino per
scriverlo.

Il primo giornale swahili, “Habari ya Mwezi”, fu pubblicato dai missionari nel 1895.

8. Si dice che lo swahili sia la lingua africana più facile da imparare, soprattutto per chi già conosce l’
inglese.

Infatti, è una delle poche lingue dell’Africa subsahariana che non ha un tono lessicale, proprio l’inglese.

È anche molto facile da leggere perché le parole si pronunciano esattamente come sono scritte.

9. Una delle peculiarità dello swahili è che le ventiquattro ore del giorno hanno una numerazione diversa
rispetto a quella predominante nel mondo.
Poiché l’area di origine dello swahili è prossima all’equatore, gli orari dell’alba e del tramonto sono
praticamente uguali durante tutto l’anno, cioè alle 6 antimeridiane e alle 6 pomeridiane.

Dunque il sistema di numerazione swahili conta le ore a partire dall’alba e dal tramonto.

10. La lingua swahili è spesso presente nel mondo dell’arte, della musica e del cinema.

Ad esempio, il testo della canzone “Liberian Girl” di Michael Jackson contiene delle frasi in swahili come
“Nakupenda pia, nakutaka pia, mpenzi we!” (Anch’io ti amo, anch’io ti voglio, amore mio!).

Il celebre film Disney, “Il Re Leone”, presenta diverse parole in swahili, come i nomi di alcuni
personaggi – Simba” (leone), Rafiki (amico) – e la celebre canzone “Hakuna matata” (senza pensieri).

Le 8 più assurde curiosità su


Alessandro Manzoni
7 Marzo 2018

Esattamente 233 anni fa, il 7 marzo 1785, nasceva, a Milano, Alessandro Manzoni, uno dei più importanti

autori della letteratura italiana di tutti i tempi. Per fargli gli auguri e rendergli omaggio a modo nostro, abbiamo

trovato per te 8 curiosità su di lui.

Non ti resta che metterti comodo e goderti queste

stranezze del grande poeta e scrittore.

8. Fu senatore Il grande poeta


italiano fu anche un importante politico. Venne

infatti eletto senatore a vita del Regno d’Italia,

rientrando nella categoria di “Coloro che con servizio e meriti eminenti, avranno illustrata la patria”.

7. Balbettava Ebbene sì, lo scrittore milanese era balbuziente, e non poco: si dice infatti che non
riuscisse a spiccicare mezza parola in pubblico, nemmeno fare una banale dedica a qualcuno o addirittura a

scrivere un qualunque cosa se c’era qualcuno intorno.


6. Era depresso (forse più di Leopardi!) Come abbiamo già detto, il
celebre scrittore dei Promessi Sposi era balbuziente, ma non solo: infatti soffriva di depressione patologica,

manifestata con improvvisi attacchi di panico e di agorafobia, la paura di attraversare piazze o grandi spazi

aperti affollati.

5. Un nonno famoso Manzoni infatti è il figlio di Giulia Beccaria, a sua volta figlia di
Cesare Beccaria, il famoso scrittore di stampo illuminista che scrisse “Dei Delitti e Delle pene”. Si dice che

Manzoni abbia incontrato il nonno solo una volta in occasione della visita della madre Giulia al padre.

4. Figlio di...? Sebbene il padre legittimo è Pietro Manzoni, si crede che il padre naturale dello
scrittore milanese sia Giovanni Verre, amante di Giulia Beccaria e fratello di Alessandro e Pietro Verri, famosi

creatori del periodico Il Caffè. Giulia aveva in fatti avviato una relazione con Giovanni che aveva poi

proseguito anche nel matrimonio.

3. Una bizzarra fobia Un’altra stranezza di Manzoni, dovuta ai suoi continui attacchi
d’ansia e dalla depressione, era che non camminava se il suolo era bagnato, un po’ come i gatti che hanno

paura dell’acqua.

2. Ebbe 10 figli Particolarmente prolifico, non solo nella scrittura e nella poesia, Manzoni e la
sua bella Enrichetta Blondel ebbero ben 10 figli.

1. Abitava vicino al Quadrilatero della Moda

La casa di Alessandro Manzoni, come quella di altri grandi scrittori e artisti è aperta e visitabile al pubblico. Vi

basterà infatti andare a Milano, più precisamente a via del Morone per farvi un giro turistico a casa sua. Si

trova in una zona molto centrale, tra il Teatro della Scala e l'odierno Quadrilatero della Moda.
Tagico
‘’In ogni costume
che va indossato vi
è una storia da
raccontare ed ogni
persona che lo
indossa è
l’espressione
massima di quel
racconto’’
In ogni parola che compone
la frase che unita ad altre
frasi vi è parte di un
indumento che serve per far
calzare le idee che avra da
dire ed in ogni personaggio
che celebri vi è la
celebrazione di un idolo.
E’ meglio vestirsi di un
idolo di un personaggio di
pura piuttosto che vestirsi
ogni giorno come una
celebre realtà vissuta e
rivissuta costantemente nel solito quotidiano.
Quando imparerai a fuggire dalla realtà cercando magnifiche vacanze nella migliore isola che
non c’è chiamata fantasia assaporerai la visione fantastica del mondo raccontato nelle
leggendarie imprese, nelle magie divulgate nell’inimaginabile e in quel mondo capace di
realizzare ciò che sei stato capace di vedere nei tuoi sogni materializzandolo nel tuo concreto.
La fantasia non è una caratteristica riconducibile solo all’infanzia ed all’adolescenza ma è un
dono da vivere in ogni età, è una sazietà dell’anima per renderla libera ed è la migliore delle
ipotesi che risplende tra le infinite ipotesi riscontrabile nella vita.
Viviamo due terzi del giorno svegli ed un terzo della vita dormendo e ci illudiamo che solo quei
due terzi siano qualcosa di attribuibile alla vita ma se alla fine dei conti riflettiamo su
quell’incognita del nostro altro terzo della vita possiamo scoprire le infinite grandezze
sviluppate in quel terzo finale della giorna che apre le porte verso l’ingresso ad una vita ben più
vivibile e di maggiore bellezza rispetto a quella decantata vita vissuta nei due terzi della vita.
Nel sogno possiamo essere infinitamente piccoli ed allo stesso tempo essere grandi come Dei,
possiamo avere le migliori donne e avere i peggiori incubi, possiamo essere un’Alfa al di sopra
di ogni lettere ed un’Omega al di sotto di ogni lettera, il sogno è squisitamente espressione della
vita ed è meticolosamente artefice della fantasia.
Per questo va sempre lodato l’operato dei divulgatori della fantasia e vestendosi con il costume
del personaggio di un manga o altro esprimiamo la massima opera vivente della fantasia.

228
Costumismo
Oggi voglio essere
Ichigo per far sentire il
mio Bankai e domani
voglio essere Rufy per
far capire al mondo di
aver trovato il mio One
Piece.
Voglo essere Goku per
lanciare la mia onda
energetica e voglio
essere Vash the
Stampede per risultare
più figo e ti ricordo che
posso essere anche
Lupin per farti capire
che posso essere
scaltro.
Mi vesto per
immedesimarmi nei
miei eroi che apprezzo
da sempre ma posso
anche svestirmi per
indossare i panni degli
acerrimi nemici dei
miei eroi che però ho saputo apprezzare da sempre.
Fatto il costume divulgo emozione, diffuso il costume dipinto il sentimento,
che giunga la gran fiera per far risplendere le infinite foto del giorno
che avvenga il gran sogno di aver potuto indossare il costume del personaggio che ho preferito
da far mostrare nel mondo ben disposto per la mia fantasia e quella degli altri.
E’ giunto quel giorno dopo aver lavorato tanto per farmi il costume
È giunto il momento che conferma la situazione di una grande emozione
E vestendomi penso del mio costume che:

‘’ La vita è una raccolta di costumi emotivi


espressi per celebrare la tua anima’’

229
Tamil
‘’Un’idea disordinata
è la radice di un
sentimento
ben raccontato’’
Quel senso incontrollabile
che sfugge dalla ragione,
quella follia che non si
allinea alle azioni di tutti
giorni
e quel motivo di fare un
qualcosa che a mente lucida
non faresti, tutte queste cose
sono le parti di un puzzle che
diviene l’operato massimo
dell’immagine del
sentimento che più si collega
all’amore. Spesso crediamo di appartenere ai nostri simili e cerchiamo di vedere amore nelle
similitudini ma poi per un gioco disordinato che regola caoticamente l’amore ci ritroviamo ad
innamorarci di chi è più diverso di noi e nelle nostre immense differenze ci completiamo l’un
l’altro. L’amore non è la soluzione di un’equazione matemetica ma è il caos di un elemento
dell’universo che dovrà divenire un composto ed a sua volta sarà un divenuto dell’entropia.
Molto spesso sposare qualcuno diviene il più grande atto d’amore ma cos’è la felicità se non
sapersi servire dei doni della sorte senza esserne schiavo e proprio quando quell’amore ti rende
dipendente finendo nella schiavitù è lì che va scemando drasticamente il sentimento eliminando
il concetto d’amore, invece quando vi è la consapevolezza di ciò che si ha senza abusarne con
avidità sul desiderio di avere ancora si otterrà la costante armonia delineata dalla felicità e quel
rapporto sarà sano anche se ovviamente il litigio non debba mai essere un qualcosa che non
accada.
Come un sogno che si vuole interpretare per cercare di dare la migliore espressione alla propria
fantasia coloriamo ogni singolo istante in modo tale di ottenere il dipinto che più ci aggrada
della nostra vita, come una realtà che si intende vivere cerchiamo il nido delle nostre idee per
costruire l’edificio sulla quale ospitiremo noi stessi e le parti che completano armonicamenente
noi stessi, come il disordine guida con caoticità cose che non saremmo capaci di fare sfidiamo
l’ordine che cerca di placare la nostra volontà di cambiamento e da quale sfida otteniamo il
raggiungimento ultimo di ciò che siamo capaci di fare e di ciò che mettiamo in discussione per
determinare la radice che nutre il nostro lottare.
Lotta per fare aerobica con le tue idee, sogna per capire quanto possa essere grande la tua
fantasia ed ama per per perderti in quel luogo che nemmeno la più grande ragione sarebbe
capace di trovare e da tutto questo otterai il tuo reale senso della vita.

230
Autodidarte
Molto spesso ti fanno
credere di aver
bisogno di un titolo di
studio per poter fare
un qualcosa, ti diranno
che se non hai avuto
maestri che ti hanno
insegnato una dottrina
quella dottrina non
potrai mai ottenerla,
facendoti rinnegare ciò
che avresti voluto fare
da quelle persone
definite ‘’dottori’’ che
nella loro superba
conoscenza ti
schiacciano rendendoti
parte di un mondo non
appartenente al loro,
ma non dare spazio
alla loro visione nel vedere la loro conoscenza come un qualcosa di riscontrabile solo tra i
banchi di scuola, sfida la loro comprensione con il tuo atto di incomprensione nella loro realtà.
Sii autodidatta affinchè la passione sia la guida per fare e la tua maestra per agire,
trasgredisci le garanzie che hanno i titoli di studio e rendi ciò che fai un qualcosa per la quale
altri studieranno ciò che fai e ciò hai fatto.
Sii la molecola che si unisce all’universo dimostrando che anche la più piccola cosa può
trasformarsi in una parte infinita paragonabile al tutto.
Sii la scienza inesatta che conferma l’ipotesi di una scienza esatta.
Sii l’altra domanda quando non sanno la risposta
E sii l’arte non conforme all’arte compresa e apprezzata da tutti e quando sarai conforme fai in
modo di ridiventare non conforme per generare un rinnovo di ciò che fai.
Abbi pazienza con chi nel tempo ti ha deriso
Ed abbi la posizione di capire che l’incomprensione è solo la parte che dovranno decifrare del
codice delle cose che hai fatto per proiettarle nel futuro.
Sii uomo esprimendo gli errori della tua umanità
Ed allo stesso tempo sii uomo per scolpire le virtù della tua umanità
Ma soprattutto nella tua umanità definisci una regola da offrire che dice che:

‘’ E’ nell’anima dell’autodidatta
che si esprime al meglio la frenetica passione per l’arte’’
231
Tataro
‘’ Il paradosso
dell’uomo più
veloce di tutti
è l’essere
sempre in
ritardo’’
Non c’è mai stato
un giorno in cui
sono stato in orario
sul posto di lavoro,
sempre in ritardo e
non c’è nemmeno
stato un giorno in
cui ho anticipato
qualcuno prima di
uscire dal lavoro, un
costante ritardo
prolungato anche ad
ogni mia fine di
orario di lavoro.
Mi chiamo Barry
Allen sono Flash il
velocista più veloce
di tutti i tempi,
posso far mangiare
la polvere con la
mia velocità anche a Superman, sono il cavallo della scacchiera della Justice League, sono il
fulmine in costante rincorsa eppure essendo tutto questo ho capito che nella mia forza della
velocità necessito di fermarmi, poiché viaggiando ad una velocità così imprevedibile anche
Flash deve fermarsi. Avrei voluto fermarmi prima di aver capito il colpevole che ha ucciso mia
madre salvando mio padre da una colpa che non ha commesso, avrei voluto fermarmi per
corregere tutte le alterazioni provocate dalle distorsioni del tempo e sarei voluto essere incline
alle indagini come lo è Batman nei confronti dei suoi avversari.
Sono diventato un santo dinanzi alla comunità dei velocisti, una pietra sacra da venerare ed un
modello da seguire ed emulare eppure non mi ho ancora deciso di fermarmi nonostante abbia
corso così tanto nella mia vita forse, sarà anche il destino del più grande dei velocisti quello di
continuare a correre vedendo dalla sua velocità persone immobili alla ricerca di un supersonico
aiuto, non mi tirerò indietro dinanzi a coloro che dovrò aiutare però riconoscerò anche il valore
della fermata e dopo ogni corsa apprezzerò meglio il momento della mia celebre ripartenza
capendo pienamente il momento in cui il mio potere necessita di passare dallo stato immobile
allo stato di mobilità imprendibile.
Sono Barry Allen, un ritardatario seriale ed allo stesso tempo il fulmine più veloce vestito in
calzamaglia questa è la mia storia da eroe e la storia della mia vita da uomo.

232
La velocità storica
Cancellare una traccia di una verità vissuta nella storia adibendola di un altro racconto
È cosa di tutti i giorni ed è una classica menzogna contemporanea per descrivere i vittoriosi
come giusti, iniettando le masse a far credere che quella menzogna sia un motivo di orgoglio.
Il terrorismo giornalistico e la mitomania complottisca sono due linee su cui si può definire la
propria corsa ma la vera arte della corsa si sviluppa nel correre raggiungendo un viaggio nel
tempo e da quel viaggio si può modificare il passato adattando il presente e dominando il futuro.
Aver modificato la vita dei propri nemici è un passatempo lodevole di gloria
E la reale forza della velocità sta nel proprio moto di stato di giovinezza,
una corsa è realmente valida quando la velocità di quel tempo batte le variabili ipotesi
traducendo in invariabili vittorie le proprie mosse per mettere sotto scacco la propria nemesi.
Godo di ogni mio atto fatto nel passato ed in ogni mia corsa ricordo a chi mi sarà dietro che:

‘’La migliore corsa la si fa rincorrendo il passato, in maniera tale di poter


riscrivere la storia in cui si dovrà vivere’’
233
Tedesco
‘’ La lamentela è
un fiume che ha
due foci
esclusive: la
pigrizia o l’atto
di ribellione
Da un ‘’questo non va
bene” ad un ‘’questo
puoi farlo anche tu’’ il
passo è breve e spesso
la forma della lamentela
può degenerare nella
forma espressiva della
nullafacenza
comportando soluzioni
che non generano nulla
di attivo ma bensì
contribuiscono a
comportamenti passivi.
Però nella tana del
Bianconiglio vi è lo
stato di una rivoluzione
generato dalla
lamentela che comporta
atti di ribellione che se non venissero presi in considerazione la natura del cambiamento sarebbe
reclusa dall’espressione del monito consenso che conduce all’assoluta schiavitù.
Batman è una regola monotona ostile al mio modo di vedere il mondo dalla visione di una
favola che mi conduce ad un concetto più ampio e più adattabile alla mia follia.
Sono il Cappellaio Matto e gli farò gustare uno dei miei tipici Thè per indurlo alla stessa
maniera in cui viene condotta Alice nel paese delle meraviglie.
Il mio mondo non è un cupo ed ostile mondo da correggere di Batman ma è un mondo favoloso
e nella mia regia allucinativa indurrò a mostrare a Batman quanto può essere profonda la tana
del Bianconiglio.
La mia lamentela non è sinonimo di ozio ma è espressione di cambiamento ed Alice guida la
mia espressione d’arte da diffondere a Gotham ed ovunque e Batman non potrà far nulla
sull’epilogo che ho deciso di scrivere su Gotham, per Alice e per il Bianconiglio e per Gotham e
per il paese delle meraviglie il Cappellaglio Matto verserà Thè per brindare per la sua favola,

234
Sindacabili
sindaci
In un paese
affamato è facile
corrompere con
pochi soldi i suoi
cittadini, una
cittadina ignara
dei sui diritti è
facilmente
schiavizabbile,
dandogli doveri
che calpestano i
diritti si instaura
una tirannia
silenziosa ed allo
stesso tempo
orgogliosa.
Ah! La mia
vecchia gotham
ed il mio vecchio
passato da Boss
del crimine ma il
migliore dei
crimini lo fai
gestisci la città
come il primo
cittadino
illustrando la tua
falsa campagna elettorale promettendo di fare del bene quella città quando fai solo il bene a te
stesso.
Quanto è bello essere sindaco, forse è meglio anche di essere un Boss del crimine-
L’essere visto come persona onorevole quando non sei per niente onorevole è una sensazione
decisamente piacevole e non come quando sei un criminale ed hai gli occhi addosso di Batman
ipregnati del suo sguardo di indagnazione.
Cosa potrà fare il sindaco per la città di Gotham,
prima di tutto spillare il maggiore dei soldi dei contribuenti
e poi dopo di tutto far divenire Batman un criminale come lo ero io come Pinguino.
Ai miei lacché e a quei cretini che mi hanno eletto
Vorrei tanto dirgli una cosa che disse l’Enigmista prima che diventavo sindaco, che disse che:

‘’ L’unica differenza tra il crimine ed il fare politica è il far credere


al popolo che si sta facendo qualcosa per esso e non per un
tornaconto quando in realtà come nel crimine si fa tutto per un
proprio tornaconto’’
235
Curiosità di Lelouch Alighieri
March 16, 2024

10 fatti interessanti sul Tagikistan


Fatti rapidi sul Tagikistan:

 Popolazione: Circa 9,5 milioni di persone.


 Lingua ufficiale: Tagico.
 Capitale: Dushanbe.
 Valuta: Somoni tagiki.
 Governo: Repubblica con sistema presidenziale.
 Religione principale: Islam.
 Geografia: Paese dell’Asia centrale senza sbocco sul mare, confina con Afghanistan, Uzbekistan,
Kirghizistan e Cina.

Fatto 1: circa il 90% del Tagikistan è montuoso

Il Tagikistan è prevalentemente montuoso, con circa il 90% del territorio coperto da montagne. Inoltre, circa la metà
della superficie del Paese si trova al di sopra dei 3.000 metri di altitudine. Questa aspra topografia è caratterizzata
dalle imponenti cime delle catene montuose del Pamir e dell’Alay, che fanno guadagnare al Tagikistan il soprannome
di “tetto del mondo”. Il territorio montuoso ha un impatto significativo sul clima, sulla biodiversità e sul patrimonio
culturale del Paese, rendendolo una destinazione affascinante per gli avventurieri, gli amanti della natura e gli
esploratori culturali.

Fatto 2: il nome della capitale si


traduce in “lunedì”.

Il nome deriva dalla parola persiana “du” che


significa “due” e “shanbe” che significa “giorno”.
Secondo la leggenda, la città era in origine un
piccolo villaggio che teneva un mercato solo il
lunedì. Con il tempo, il villaggio si è trasformato in
una città e il nome “Dushanbe” è rimasto,
riflettendo le sue umili origini di città mercato.
Perché il secondo giorno è di lunedì? Nel mondo
islamico la domenica è il primo giorno della
settimana e il sabato è l’ultimo.

Dushanbe, la capitale del Tagikistan, è nata come un piccolo villaggio-mercato lungo la Via della Seta. È cresciuta
durante la fine del XIX e l’inizio del XX secolo sotto il dominio dell’Impero russo e si è ulteriormente espansa in
epoca sovietica, diventando un centro industriale e amministrativo. Dopo che il Tagikistan ha ottenuto l’indipendenza
nel 1991, Dushanbe è diventata la capitale e ha continuato a svilupparsi, fondendo strutture di epoca sovietica con
servizi moderni. Oggi è il centro politico, economico e culturale del Tagikistan.

Fatto 3: In Tagikistan c’è un lago che porta il nome di Alessandro Magno.

In Tagikistan c’è un lago chiamato Iskanderkul, che in inglese si traduce in “Alexander’s Lake”. La leggenda narra
che Alessandro Magno, l’antico conquistatore greco, passò per questa regione durante le sue campagne militari in
Asia centrale, e il lago fu chiamato così in suo onore. Iskanderkul si trova sulle montagne di Fann e offre uno
scenario mozzafiato, oltre a essere una destinazione popolare per i turisti e gli amanti della vita all’aria aperta.
Fattore 4: il Tagikistan ha la
seconda diga più alta

La diga di Nurek del Tagikistan, completata nel


1980, è la seconda diga più alta del mondo con i
suoi 300 metri circa. Svolge un ruolo
fondamentale nella produzione di energia
idroelettrica e nell’irrigazione della regione.

È iniziata anche la costruzione della diga di


Rogun che, una volta completata, dovrebbe
superare in altezza la diga di Nurek. La diga di
Rogun dovrebbe essere alta circa 335 metri
(1.099 piedi), diventando così la diga più alta mai
costruita. Una volta operativo, si prevede che aumenterà ulteriormente la capacità idroelettrica del Tagikistan e
contribuirà allo sviluppo regionale.

Fatto 5: Il Tagikistan ha anche la seconda strada più alta del mondo.

Il Tagikistan ospita la Pamir Highway, nota anche come M41, che è la seconda strada internazionale più alta del
mondo. L’autostrada attraversa le montagne del Pamir, offrendo panorami montani mozzafiato e attraversando
numerosi passi di alta quota.

Uno dei tratti più notevoli della Pamir Highway è il Passo Ak-Baital, che si trova a un’altitudine di circa 4.655 metri
(15.270 piedi) sul livello del mare. Questo lo rende uno dei passi carrabili più alti del mondo, secondo solo al vicino
Khunjerab Pass, al confine tra Cina e Pakistan. L’autostrada del Pamir è una via di comunicazione vitale che collega
il Tagikistan con i Paesi vicini, come il Kirghizistan, l’Afghanistan e la Cina.

Nota: se avete intenzione di visitare il Paese, verificate se è necessaria una patente internazionale in Tagikistan per
guidare.

Fatto 6: In Tagikistan si
verificano terremoti
devastanti.

Il Tagikistan si trova in una regione


sismicamente attiva e nella storia del
Paese si sono verificati terremoti
devastanti. A causa della sua posizione
lungo il confine tra le placche
tettoniche eurasiatica e indiana, il Tagikistan sperimenta una frequente attività sismica, che lo rende soggetto a
terremoti.

Uno dei terremoti più devastanti della storia recente del Tagikistan si è verificato il 10 luglio 1949. Conosciuto come
terremoto di Khait, ha avuto una magnitudo di 7,5 e ha causato distruzioni diffuse, soprattutto nella parte orientale del
Paese. Migliaia di persone hanno perso la vita e molti villaggi sono stati gravemente danneggiati o distrutti.

Più recentemente, il 7 dicembre 2015, un potente terremoto di magnitudo 7,2 ha colpito il Tagikistan sudoccidentale,
vicino al confine con l’Afghanistan. Il terremoto ha causato danni significativi agli edifici e alle infrastrutture
dell’area colpita, provocando vittime e sfollati.

Fatto 7: il Tagikistan ha quasi 1000 fiumi

Il Tagikistan è attraversato da numerosi fiumi, che lo rendono un Paese ricco d’acqua dell’Asia centrale. Anche se il
numero esatto può variare leggermente a seconda dei criteri di classificazione, si stima che il Tagikistan abbia quasi
1.000 fiumi che attraversano il suo territorio.
Questi fiumi hanno origine dal territorio montuoso del Paese, in particolare dalle catene montuose del Pamir e
dell’Alay, e sono alimentati da ghiacciai, scioglimento delle nevi e precipitazioni. Il fiume più importante del
Tagikistan è l’Amu Darya, che fa parte del confine meridionale del Paese e svolge un ruolo cruciale nei sistemi di
irrigazione e nell’agricoltura.

Altri fiumi importanti del Tagikistan sono il Vakhsh, il Panj, il Kofarnihon e lo Zarafshon, oltre a molti altri. Questi
fiumi non solo forniscono acqua per bere, per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica, ma
contribuiscono anche agli straordinari paesaggi naturali e alla biodiversità del Paese.

Fatto 8: Le entrate dall’estero


rappresentano una quota significativa
del reddito di un paese.

Le rimesse dei tagiki che lavorano all’estero costituiscono


una parte sostanziale del reddito del Paese, contribuendo
in modo significativo alla sua economia. Negli ultimi
anni, le rimesse hanno rappresentato circa il 25-35% del
PIL del Tagikistan, diventando così una fonte vitale di
afflussi di valuta estera. Il Tagikistan ha una grande
diaspora, con molti cittadini tagiki che lavorano in
Russia, Kazakistan e altri Paesi come lavoratori migranti.
Questi fondi svolgono un ruolo cruciale nel sostenere le famiglie, ridurre la povertà e stimolare l’attività economica.

Fatto 9: in Tagikistan c’è una montagna di sale

Il Tagikistan ospita la montagna di sale Sarikol, nota anche come montagna di sale Yagnob. Situata nella remota
regione della Valle di Yagnob, questa meraviglia naturale è uno dei più grandi depositi di sale dell’Asia centrale. La
montagna è composta interamente di sale e si è formata nel corso di milioni di anni attraverso processi geologici.

La montagna di sale di Sarikol è un importante punto di riferimento geologico e culturale del Tagikistan, che attira
visitatori e ricercatori. Il sale estratto dalla montagna è stato utilizzato per vari scopi nel corso della storia, tra cui usi
culinari, medicinali e industriali.

Fatto 10: Nell’antichità il Tagikistan


era uno dei centri del buddismo.

La regione faceva parte della più ampia sfera culturale


buddista che si estendeva lungo la Via della Seta,
collegando il subcontinente indiano con l’Asia orientale
e centrale.

La posizione strategica del Tagikistan lungo la Via della


Seta ha facilitato la diffusione del buddismo nella
regione, con numerosi monasteri buddisti, stupa e
manufatti trovati in tutta l’area. Gli studiosi ritengono
che il buddismo sia fiorito in Tagikistan, soprattutto
nelle regioni confinanti con gli attuali Afghanistan e
Uzbekistan.

L’antica città di Penjikent, situata nell’odierno


Tagikistan, era uno dei principali centri del buddismo
della regione. Gli scavi a Penjikent hanno portato alla
luce templi buddisti, sculture e manufatti, fornendo
preziose informazioni sulla diffusione e sulla pratica del buddismo in Asia centrale nell’antichità.

Tuttavia, con l’ascesa dell’Islam nella regione a partire dal VII secolo, il buddismo ha subito un graduale declino in
Tagikistan, diventando infine una religione minoritaria.
Qual è la lingua più antica del mondo?
Una domanda per cui non esiste una sola risposta, naturalmente.
Di Daniele Vallotto
17/05/2023

Fare una classifica delle lingue più antiche del mondo e delle lingue più antiche del mondo ancora in uso
non è una questione semplice. Anzi, a dire il vero, è una questione intricatissima. Secondo Ethnologue,
oggi si parlano più di 7000 lingue nel mondo, ma è ovviamente molto difficile stabilire quando sono nate,
e per farlo dobbiamo rifarci alle testimonianze scritte di quella lingua che sono arrivate fino a noi. È
quindi piuttosto facile intuire che non è un lavoro semplice, rispondere alla domanda “Qual è la lingua più
antica del mondo ancora in uso?” perché le variabili da tenere in considerazione sono tantissime. Ad ogni
modo, proviamoci.

Alla ricerca della lingua più antica del mondo


Le lingue più antiche del mondo di cui abbiamo testimonianze scritte

Se consideriamo le fonti scritte che sono arrivate ai giorni nostri, possiamo considerare la lingua sumera
come la lingua più antica del mondo. La lingua sumera era la lingua parlata dai Sumeri, una popolazione
della Mesopotamia che viene considerata la prima civiltà urbana della storia.

È ai Sumeri che dobbiamo quello che viene considerato da alcuni storici il primo documento scritto della
storia, la tavoletta di Kish. Questa tavoletta, conservata in un museo di Baghdad, in Iraq, risalirebbe a
circa 5000 anni fa. Tuttavia, va detto che ci sono molti dubbi sull’esatta collocazione temporale di questo
documento.

Inoltre, esistono dei documenti scritti in nostro possesso che non sono ancora stati decifrati e che
risalgono ad un’epoca antecedente a quella dei Sumeri. Insomma, come abbiamo detto, la questione è
molto complicata e necessita di molti distinguo.

Se consideriamo la prima attestazione scritta di una lingua che siamo riusciti a decifrare, questa è la
classifica delle lingue più antiche del mondo:

1. Lingua sumera (ca. 2900 a.C.)


2. Lingua egizia antica (ca. 2700 a.C.)
3. Lingua accadica (ca. 2400 a.C.)
4. Lingua eblaita (ca. 2400 a.C.)
5. Lingua elamica (ca. 2300 a.C.)

Tra queste, la lingua egizia è probabilmente la più nota tra le lingue più antiche del mondo. Inoltre la
lingua copta, tuttora utilizzata dalla Chiesa copta ortodossa, è considerata l’ultima fase della lingua egizia
antica, ossia la lingua che veniva parlata dal popolo egizio prima della conversione al Cristianesimo.
Questo la rende una delle lingue più antiche del mondo ancora in uso (ma ci torniamo).

La lingua primigenia o protolingua mondiale


Un altro modo per affrontare la questione su qual è la lingua più antica del mondo è andare per ipotesi.
Ovverosia, possiamo ipotizzare l’esistenza di una lingua antichissima, da cui derivino tutte le lingue
conosciute, ma di cui non possiamo dimostrare l’esistenza perché non ne abbiamo testimonianza.

Un linguista statunitense, Joseph Greenberg, concentrò gran parte dei suoi studi sulla classificazione
linguistica e formulò la tesi dell’esistenza delle cosiddette “super-famiglie” linguistiche basandosi sulle
somiglianze lessicali che si possono riscontrare nelle lingue d’oggi.

Per esempio, in molte lingue europee, la prima persona singolare ha spesso a che fare con la lettera m
(“me” in italiano, “mich” in tedesco”, “me” in inglese, “moi” in francese, “menja” in russo eccetera),
mentre la seconda persona singolare ha spesso a che fare con la lettera “t” o “d”.

Quel che è ancora più interessante, però, è che queste caratteristiche si trovano anche in lingue prive di
relazioni genetiche con le lingue europee. L’individuazione di questi universali linguistici (ossia i tratti
presenti in ogni lingua del mondo) fece supporre che esistesse addirittura una lingua primigenia, o
protolingua mondiale, da cui derivano tutte le lingue del mondo.

Questa ipotesi (detta ipotesi monogenetica), che era parecchio in voga anni fa, ha perso parte della sua
rilevanza, ma rimane ancora la più affascinante e darebbe quindi la risposta definitiva alla domanda su
qual è la lingua più antica del mondo.

La lingua più antica del mondo ancora in uso


Al di là delle affascinanti teorie linguistiche, possiamo comunque dare un occhio alle lingue che si
parlano oggi e cercare di tracciare una classifica delle lingue più antiche del mondo ancora in uso. Com’è
ovvio che sia, e senza la paura di ripeterci, non è un compito semplice.

Tra le lingue non morte, la lingua tamil è quella che più spesso è considerata la lingua più antica del
mondo ancora in uso. Si ritiene che il tamil abbia più di 5000 anni e oggi è parlato da circa 80 milioni di
persone: è una delle 22 lingue ufficiali dell’India, oltre ad essere parlato a Singapore e in Sri Lanka.

Le prime iscrizioni del tamil che possediamo risalgono al quinto secolo avanti Cristo. Tuttavia, la
scoperta del Tolkāppiyam, un manuale di grammatica e poetica sulla lingua tamil che indicava una ricca
tradizione letteraria di questa lingua, ha fatto supporre che le sue origini siano molto più antiche e in molti
hanno ipotizzato che il tamil abbia almeno 5000 anni.

Le lingue più antiche del mondo ancora in uso, ad ogni modo, sono:

1. Tamil (circa 5000 anni)


2. Sanscrito (circa 3500 anni)
3. Greco (circa 3400 anni)
4. Cinese (circa 3200 anni)
5. Aramaico (circa 3100 anni)

La lingua europea più antica


Concludiamo questa rassegna sulle lingue più antiche del mondo e sull’infinito dibattito che le riguarda,
dando uno sguardo a qual è lingua più antica d’Europa.

Secondo molti esperti, è la misteriosa lingua basca, o euskera, la lingua più antica d’Europa ancora in uso.
Le prime attestazioni scritte non sono molto antiche, dato che risalgono al Medioevo, ma si ritiene che il
basco abbia radici molto profonde.

Uno dei motivi per cui si pensa che la lingua basca sia così antica è il fatto che è una lingua “isolata”,
ossia che non ha alcuna parentela con le altre lingue. Questo ha portato a supporre che, quando i popoli
indo-europei arrivarono in Europa dall’est, 3500 anni fa, il basco fosse già presente e questo spiegherebbe
la mancanza di somiglianze con le lingue vicine.

La tesi non spiega, però, perché la lingua basca sia riuscita a sopravvivere e ad arrivare fino ai giorni
nostri. Ma è anche questo parte del fascino della varietà linguistica e questa tesi dimostra quanto il
dibattito sulla lingua più antica del mondo (o d’Europa) sia tanto intricato quanto affascinante.
: il popolo della Crimea
Carlo Pallard 18 Marzo 2014

Tatari di Crimea è il termine usato per identificare le popolazioni turche tradizionalmente stanziate
sulla costa settentrionale del Mar Nero, e in particolar modo nella penisola di Crimea. Tatari (spesso
storpiato in tartari), è in realtà un vocabolo estremamente generico che sta ad indicare tutti i popoli di
lingua e cultura turca dell’Europa orientale e della Russia. Originariamente riferito ai turchi che si
insediarono nella regione del Volga a seguito degli eserciti mongoli, e che costituirono il nerbo del Khanato
dell’Orda d’oro, questo appellativo finì per designare un insieme vasto ed estremamente eterogeneo di
popolazioni. Tutti i tatari sono infatti di stirpe turca, ma possono differire gli uni dagli altri allo stesso modo
di un italiano e un portoghese all’interno del mondo romanzo. I tatari di Crimea non vanno quindi
confusi con altre realtà che portano lo stesso appellativo, e neppure considerati come una varietà
locale di un’ipotetica ed inesistente nazionalità tatara. È dunque necessario sottolineare come, malgrado
il nome, essi siano un popolo diverso per lingua e cultura dai tatari che vivono nel Tatarstan o in altre
regioni.
L’importanza della Crimea nel mondo turco è data innanzitutto dalla sua particolare posizione di confine
e cerniera tra due grandi gruppi etnico-linguistici turchi: gli oğuz e i kıpçak. Il gruppo oğuz, a cui
appartengono proprio i turchi dell’Anatolia, è sicuramente il più grande e conosciuto. Esempi di popoli di
stirpe kıpçak sono invece i tatari della Russia, i kazaki e i chirghisi. Queste due grandi famiglie hanno
storicamente avuto nella Crimea un luogo privilegiato di incontro e di commistione culturale.
I tatari di Crimea non rappresentano in effetti una totalità omogenea, ma piuttosto un insieme di micro-
etnie unite dall’appartenenza al gruppo linguistico turco e da una storia comune. Si possono distinguere
almeno tre sottoinsiemi chiaramente definiti. Gli yalıboyu, che vivono sulle coste meridionali della
Crimea, hanno caratteristiche culturali e linguistiche tipicamente oğuz, tanto da essere difficilmente
distinguibili dai turchi della Turchia. Al contrario i noğay, storicamente insediati nelle zone steppose del
nord, sono a tutti gli effetti identificabili come kıpçak. La maggioranza dei tatari di Crimea appartiene
tuttavia all’etnia tat, tradizionalmente diffusa in tutta la costa settentrionale del Mar Nero e che
presenta caratteristiche intermedie tra i gruppi oğuz e kıpçak.
A questi tre gruppi principali, costituiti quasi esclusivamente da musulmani sunniti, vanno aggiunti
i cristiani turcofoni chiamati urum. Particolarità caratteristica della Crimea è anche la curiosa presenza
di una piccola minoranza di ebrei di lingua turco-tatara, a loro volta divisi nei due sottogruppi
dei kırımçak e dei karay: i primi aderiscono all’ebraismo rabbinico, mentre i secondi al caraismo.
Da un punto di vista tanto politico quanto culturale, la Crimea ha tradizionalmente gravitato attorno
all’Impero ottomano, e quindi a Istanbul e alla Turchia. Per questa ragione la parlata degli yalıboyu,
estremamente affine al turco parlato in Anatolia, ha storicamente avuto un prestigio maggiore. İsmail
Gaspiralı, uno dei più grandi intellettuali che l’intero mondo turco abbia mai avuto, alla fine del XIX
secolo sviluppò una lingua letteraria tataro-crimeana, ispirandosi proprio a questi dialetti oğuz della
Crimea meridionale. Tuttavia, la moderna lingua letteraria dei tatari di Crimea si basa più sui
dialetti tat – i più diffusi e caratteristici della Crimea – e presenta, accanto a tratti genuinamente oğuz,
anche alcune caratteristiche tipicamente kıpçak. Gaspiralı aspirava infatti a dare il suo contributo alla civiltà
turca in senso più generale, mentre oggi l’interesse principale è di utilizzare una lingua il più possibile
caratterizzante dei tatari di Crimea, per contribuire alla sopravvivenza di questa cultura sempre più
minacciata.
Nonostante la presenza di molti sottogruppi linguistici e confessionali, i tatari di Crimea si percepiscono
come un solo popolo, unito da una storia e una cultura comune. L’identità del popolo tataro di Crimea
coincide in gran parte con il Khanato di Crimea, uno Stato esistito tra il XV e il XVIII secolo nella parte
settentrionale del Mar Nero. Retto dalla dinastia dei Giray, discendente di Gengis Khan e vassalla degli
ottomani, il Khanato rappresentò per molti secoli una delle maggiori potenze dell’Europa orientale.
Coerentemente con il proprio carattere di frontiera, l’organizzazione del Khanato presentava una
mescolanza tra le leggi e i modelli mutuati dall’Impero ottomano, e l’organizzazione per clan familiari,
tipica dei Khanati kıpçak che l’avevano preceduto nell’Europa orientale. I tatari di Crimea prosperarono fin
quando poterono contare sul supporto degli ottomani, da cui dipendevano fortemente dal punto di vista
politico, militare ed economico. Quando l’Impero ottomano cominciò a palesare segni di debolezza, tali da
non potere più reggere un confronto ad armi pari con il rivale russo, per il Khanato fu la fine.
Gli Zar entrarono in possesso della Crimea nel 1783, e da questo momento cominciò un esodo di
massa dei musulmani turcofoni dalle coste settentrionali del Mar Nero verso la Turchia. Si stima che nel
corso del XIX secolo, circa un milione di persone abbandonarono i territori dell’ex-Khanato per rifugiarsi
in Anatolia. Oggi la maggioranza dei tatari di Crimea vive in Turchia: nella sola provincia di Eskişehir,
una delle più massicciamente interessate dall’arrivo dei profughi, essi eguagliano il numero totale di coloro
che risiedono ancora in Crimea.
Per chi scelse di rimanere nella propria terra, il destino fu quello di essere sudditi di seconda categoria,
che videro i propri scarsi diritti ulteriormente ridotti nel corso del tempo. Questa situazione non cambiò in
modo sostanziale con la caduta dello zarismo e la nascita dell’Unione sovietica. Fu anzi nel periodo
staliniano che i tatari di Crimea vissero le persecuzioni più atroci. Nel maggio del 1944 tutta la
popolazione tatara crimeana, pretestuosamente accusata di collaborare con gli invasori nazi-fascisti,
fu deportata in Asia centrale. Quasi la metà morì durante gli interminabili viaggi e il lavoro nei campi di
prigionia, e ai sopravvissuti fu concesso di ritornare nella propria terra solo con l’inizio
della perestrojka a metà degli anni ’80. Essi trovarono però una Crimea molto cambiata, ormai quasi
totalmente russificata, che non si dimostrò accogliente verso i musulmani di lingua turca che
tornavano. Oggi in Crimea vivono poco più di 200.000 tatari, circa il 12% della popolazione, una
comunità piuttosto piccola e mal vista dalla maggioranza russofona. Dopo decenni di esilio i tatari sono
oggi nella situazione di chi è diventato straniero nella propria terra. L’ostilità e la paura che i tatari
nutrono oggi verso la Russia, è dunque conseguenza di una lunga storia di violenze e soprusi.
Eppure questo piccolo popolo, quasi del tutto ignorato prima che i venti di guerra tra Russia e Ucraina
puntassero i riflettori del mondo sulla Crimea, ha avuto un ruolo non secondario nella storia dell’Europa.
La temibile cavalleria dei Khan di Crimea, componente fondamentale degli eserciti ottomani, ha suscitato
per secoli il terrore di tutti i nemici del Sultano, al punto di creare il mito occidentale dei “tartari” come
sanguinari cavalieri della steppa. Nel 1683, dopo il disastro rappresentato dal fallito assedio di Vienna, una
parte della dirigenza ottomana prese in considerazione di sostituire la Casata di Osman con un’altra dinastia.
La scelta sarebbe caduta proprio sui Giray della Crimea. Questa possibilità ovviamente non si concretizzò,
ma l’esempio può essere sufficiente a dimostrare l’eccezionale prestigio del Khanato di Crimea. I tatari di
Crimea sono dunque una piccola nazione con una grande storia, di cui non è ancora arrivato il
momento di scrivere la fine.
Curiosità sulla Germania, il più importante
paese europeo
La Germania probabilmente è uno dei paesi più sottovalutati dal punto di vista turistico. Non
avendo stazioni balneari comparabili con quelle del Mediterraneo si tende a dimenticare che
questo grande paese è stato per secoli e lo è tuttora, la culla dell’Europa.

In Germania la distruzione della seconda guerra mondiale ci ha privato di centri storici in città
stupende come Dresda o Berlino, ed è chiaro che molte delle città sono state ricostruite.

Ma quelle in particolare intorno alla valle del Reno sono assolutamente imperdibili (Colonia,
Magonza) e ci sono luoghi pieni di storia come Norimberga, Monaco di Baviera, Amburgo,
Lipsia, Weimar (la Firenze tedesca) che meritano una visita. La Germania è interessante anche
per queste curiosità, alcune delle quali sono molto strane e per noi bizzarre.

In Germania l’università è praticamente priva di costi. Ci sono alcune facoltà interamente


gratuite e lo sono non solo per i residenti, ma anche per i privati. L’Università e pubblica e
gratuita e le uniche spese da sostenere sono quelle relative al soggiorno nelle città dove sono
presenti questi atenei.

In autostrada non c’è limite di velocità. Le autobahn sono scorrevoli e collegano le principali
città tedesche in ogni direzione. Tanto è vero che è illegale rimanere senza benzina in
autostrada. Questo perché ci si può fermare in corsia d’emergenza solo per devi problemi
meccanici o di guida. Insomma, il traffico – nello stile dell’efficienza tedesca – non deve essere
fermato.

La domenica in Germania è tutto chiuso. Aprono solo le chiese e i servizi pubblici nel città
turistiche. Insomma, in bassa stagione è assolutamente impossibile fare shopping nel giorno di
riposo.

Il paese è cristiano, ma diviso tra la confessione cattolica e quella protestante. Molte tradizioni
natalizie moderne hanno origine in Germania.

L’albero di Natale, ad esempio, è una tradizione tedesca. Inoltre, qui si trovano alcuni dei
mercatini di Natale più belli e suggestivi del mondo.

La Germania è stata la patria dell’hamburger, come indica il nome, ma il vero piatto nazionale
sono le salsicce che consumano in oltre 1000 varietà differenti, tra cui i famosi würstel (e non
parliamo delle schifezze da supermercato).

I tedeschi sono consumatori di pane in abbondanza, anche più degli italiani. La Germania viene
spesso considerato un paese a Nord, ma rientra ancora nella fascia di coltivazione
del vino. Infatti, il vino tedesco è pure apprezzato. Il problema è che ha poche colline rispetto a
Italia e Francia.

In ogni caso la bevanda nazionale tedesca è naturalmente la birra. Quando pensiamo alla birra
pensiamo alla Germania o all’Oktober Fest di Monaco di Baviera. I tedeschi sono i secondi
consumatori al mondo di birra e in Baviera essa viene regolarmente consumata con i pasti.

Sono 1300 i birrifici tedeschi sparsi in tutto il territorio della federazione.

La Germania è sempre stata un paese ai vertici della meccanizzazione e dell’industria. Già nel
1910, alla vigilia della prima guerra mondiale, era nettamente il paese europeo più
industrializzato e rivaleggiava con gli Stati Uniti per il primato mondiale.

Ha una forte industria automobilistica con marchi leader conosciuti in tutto il mondo,
l’automobile è stata proprio inventata in Germania da Karl Benz.
Un altro grande inventore è stato Ferdinand Porsche e la famiglia Porsche è ancora oggi la
principale azionista, tramite l’holding che porta il suo stesso nome, della Volkswagen, la più
importante casa automobilistica del mondo (che possiede inoltre marchi come Audi, Seat,
Ducati, Skoda, Lamborghini, Scania).

Nonostante la Germania sia il paese europeo più popoloso (non considerando la Russia) e sia
densamente abitato, gran parte della sua superficie (un terzo) è ancora ricoperta
di foreste e boschi.

Il territorio settentrionale è pianeggiante e molto fertile (la grande pianura germanica). La sua
boscosità è stata di impedimento ai Romani per una completa conquista, determinando la
diversità tra il ceppo sassone-germanico e quello gallo-latino.

La Germania è un paese federale esattamente come gli Stati Uniti: ognuno dei 16 länder ha un
proprio governo centrale e un parlamento.

La divisione non è fittizia. La Germania si è infatti formata con un processo di aggregazione


guidato dalla Prussia, tuttavia gli stati tedeschi (retti da principi elettori) esistevano da
praticamente un millennio e hanno mantenuto delle proprie caratteristiche.

Nonostante la Germania si sia riunita nel 1991, a seguito della caduta del Muro di Berlino, la
porzione attuale del territorio tedesco è molto più ristretta della Germania storica, che occupava
anche mezza Polonia e territori di lingua tedesca nella Boemia.

Franz Kafka, per esempio, era scrittore di lingua tedesca. La città portuale di Danzica in
Polonia, famosa per le vicende della Seconda Guerra Mondiale e le rivolte sindacali di
Solidarnosc agli inizi degli anni ottanta del Novecento è sempre stata una città tedesca
(Danzig).

Anche l’exclave russa di Kaliningrad di fatto è una città storicamente tedesca, cioè Königsberg
dove nacque, insegnò e morì il grande filosofo Immanuel Kant.

Semplicemente i sovietici svuotarono quelle zone dopo la loro avanzata in Europa Orientale, sul
finire della Seconda Guerra Mondiale, creando milioni di profughi.

Di fatto gran parte dell’Europa Centrale è di area e influenza germanica e legata tutt’oggi alla
grande economia tedesca.

La bandiera della Germania presente tre bande orizzontali dei colori nero, rosso e giallo-oro.
Sono considerati i colori nazionali della Confederazione Germanica, unione di principati e stati
tedeschi risalente al Congresso di Vienna del 1815.

A causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, Berlino è stata interamente
ricostruita. Divisa fino alla Caduta del Muro, ha conosciuto una riedificazione totale all’insegna
dello spazio e della vivibilità.

Oggi Berlino è una città estesissima, quasi 10 volte Parigi. ha più ponti di Venezia e possiede
aree di verde superiori a qualsiasi altra capitale europea. Ha la stazione dei treni più grande del
continente ed è la città preferita dai giovani, per studiare e iniziare una professione artistica o di
design.

La Germania è il paese europeo col maggior numero di pubblicazione annuali. Non deve
sorprendere: il primo libro è stato stampato proprio in Germania, la celebre Bibbia
di Gutenberg.

La Nazionale di calcio tedesca è la rivale storica della nostra Nazionale di calcio. Nei tempi
moderni è la nazionale più vincente, avendo trionfato per l’ultima volta nel campionato mondiale
di calcio del 2014 in Brasile. Lo sport è molto praticato e gli atleti tedeschi sono storicamente tra
i più medagliati alle Olimpiadi.

Terra di auto e di motori, la Germania ha una rete stradale molto sviluppata. La rete di
Autobahn, nota per alcune sezioni senza limiti di velocità, collega le principali città tedesche.
Nonostante ciò, la Germania ha uno dei tassi di incidenti stradali più bassi in Europa.

Il paese è famoso per la sua storica tradizione militare, ma dopo la pesante sconfitta della
Seconda Guerra Mondiale, dalla quale è uscita smembrata e occupata, ha abbracciato una
forte vocazione pacifista, trovandosi al centro della disputa della Guerra Fredda, con molti
missili nucleari sovietici puntati addosso.

Essendo una potenza, partecipa a tutte le grandi questioni internazionali ed è un paese guida
dell’Unione Europea.

I tedeschi vengono solitamente visti come freddi e privi d’umore. La catena di supermercati
USA Wallmart fallì la propria espansione in Germania, che ha le sue note catene di
supermarkert, a causa delle attività di team building imposte dagli americani e dall’obbligo di
sorridere sempre al cliente.
Telugu
‘’ Una maschera
ignota vale più
della persona che
si reputa nota’’
Gli uomini spesso
indossano maschere per
mascherare la loro vita e la
notorietà spesso veste la
persona di un giusto
apparente per dettare
fascino ed ammirazione
verso il soggetto notabile.
Sorriderai molto più
facilmente ad una persona
piacente più che ad una
persona non piacente e
preferirai più mascherare
una tua verità che
potrebbe essere soggetto
di accusa piuttosto che
dimostrare ciò che
realmente pensi.
Una maschera può essere
uno degli oggetti che
indossi più comunemente e senza accorgertene quella maschera potrebbe impossessarsi del tuo
essere rendendo ciò che vuoi far apparire di te nel tuo te stesso.
Che sia la maschera a gestire le infinite gestioni sociali e che sia la mascherata a rendere eroi
anche le persone più comuni ma sicuramente tra le infinite maschere indossate le più ignote
restano quelle per cui nutrire un insoddisfabile fascino.
La maschera può essere oggetto per diffondere amore o odio, ragione o confusione, comando o
ubbiedienza, consiglio o ribellione o ancora senso o sentimento; un oggetto sicuramente di
inestamabile valore che abilmente surclassa la scia di un ipotetico soggetto ben noto al pubblico
che si professa migliore di altri quando in realtà potrebbe essere decisamente migliore
riconoscere la scelta di aver indossato una maschera così sconosciuta ed allo stesso così grande
da risultare esemplare per trasformare il tuo essere in un apparire così alieno al mondo che
ancora non riesce ad indossarne la comprensione.
Una maschera da paladino che richiede un sacrificio e che non potrai più togliere risulta una
valida impresa per la quale solo chi è destinato a migliorare il mondo può indossare e
canalizzare tutto l’odio del mondo su te stesso facendoti dipingere come un tiranno ben noto al
mondo richiede un sacrificio che va al di là della comprensione comune del popolo ma chi spera
in un futuro migliore sarà anche capace di questo fardello, poiché nel suo destino è stato scritto
di distruggere e ricreare il mondo.

236
Capitali
inviolabili
Vivere una vita sprecata
in una devozione al
denaro con la speranza
di ritrovarsi nella villa di
gran lusso in compagnia
di un paio di donne
svestite o combattere le
ingiustizie che affligono
il mondo separandolo in
confini dove c’ è chi
muore di fame da una
parte e dall’altra c’ è
della spazzatura non
buona a niente che ha
tutto pur non meritando
niente.
Quanto può essere folle
questo mondo che segue
percorsi di inadattabile
felicità ed innegabile
disparità ma dove il
capitale calpesta i diritti
degli uomini rendendoli
schiavi del denaro al
prezzo della libertà, è naturale che un’anomalia di questo spiccioloso sistema giunga al pensiero
di rivolta, cercando di bruciare tutte le carte spese per rendere schiavi i martiri.
L’anarchia è nemica del potere ed il potere del denaro è un male che va estirpato dalla radice al
ramo che sta più in alto dell’albero.
Un pensiero unico è l’espressione di una manipolazione di massa che distrugge le libertà di
pensiero, la pressione di un mutuo che dovrai pagare per una vita per ottenere una casa in cui
vivere è una vergogna economica imposta ad ogni comune operaio lavoratore e la barca a mare
e la villa di lusso è la macabra rappresentazione di un’ipotetica felicità da diffondere al popolo
con il fine di indebbitarsi per comprare bisogni superflui credendo che ciò sia felicità senza
valutare mia la ricchezza che sia nel tempo in cui si è liberi.
La morte della politica si ha quando nessuno può ribellarsi annunciando il cambiamento e il
cambiamento disastroso lo si ha quando la cultura cede il passo al buisness,
la fine dell’intelligenza si ottiene quando si sta troppo comodi e si finisce con il non averne più
bisogno per sfruttarla, ma l’inizio come in un sogno anarchico si genera nel caos più totale e di
quel caos genitore di ogni idea per abbattere il potere che si crede il regnante nel suo ordine si
da quell’inizio per annunciare la rivolta e di quel caos un vecchio scrive dettendone un
proverbio:

‘’Quando il capitalismo seppelisce l’anarchia è ovvio


e doveroso che l’uomo con coscienza divulghi atti di rivolta’’
237
Thai
‘’ Il sogno
è il migliore
interprete
dell’intuizione
sulla vita’’
Molto spesso ci si educa
focalizzandosi
sull’attenzione e
sull’obbedienza e ci si
insegna ad imparare le
cose del mondo per
memoria non dando alcun
spazio
all’immaginazione,
attribuendone uno scarso
valore da affidare
all’educazione.
Ma l’immaginazione non
è una peculiarità che
hanno solo gli artisti e
non bisogna essere per
forza un divo di
Hollywood per
immaginare di essere
Ironman e né bisogna perforza scrivere un Best seller per poter immaginare una storia fantastica
da raccontare ad amici e parenti.
Tutti sognano e non bisogna mai mettere in cattiva luce il sogno vissuto dal sognatore pur se
non se ne comprendo il fenomeno onirico.
Chi divulga sogni senza avere il marchio di artista spesso è deriso ma ciò che va realmente
deriso è colui che pur sognando emette manette arrestando il suo sogno e quello d’altri.
Educare la divulgazione dell’immaginazione comporta stati che vanno dalla completa euforia
alla totale paura ma eliminare l’immaginazione dalla propria forma mentis rende sterile la vita,
quando quella vita può essere la più grande immaginazione espressa per creare un qualcosa di
infinitamente grandioso e quel grandioso immaginato può essere creato da tutti poiché tutti
sognano e tutti indifferentemente dalla loro carriera professionale dovrebbero dare spazio alla
loro immaginazione per rendere il loro sogno un qualcosa di rivivibile nella loro vita.
Chi passa maggior tempo ad emulare il prossimo non credendo di poter fare qualcosa che non
potrebbe aver fatto colui che ha emulato si limita a credere che l’idolo sia l’unico capace di fare
ma decisamente si sbaglia poiché ogni uomo può essere capace di fare o di ideare un qualcosa
che ha emulato e non c’è alcun brevetto da tener conto se è già stato fatto nel passato e solo con
questa forma mentis si può dare un maggiore spazio alla propria immaginazione fregandosene
altamente della critica di un qualcuno che ti dirà che già lo ha fatto un qualcun altro.

238
Mercoledì
Deviare il percorso
che conduce alla
presunzione anima la
vita di Mercoledì
infrasettimanali
preferibili ai
presuntuosi Lunedì a
capo della settimana.
Solidifica verità per
determinarne il
valore della fiducia e
rifiuta la menzogna
che per quanto può
sembrare
apparentemente
affascinante ti serve
solo macabre
apparenze che
comporta tradimento.
La menzogna è un
piatto cotto a puntino
rivenduto a peso
d’oro truffandoti sul
reale valore del suo
prezzo dove il suo prezzo gonfiato è giustificato dalla menzogna di una salsa osannata come
unica quando in realtà non si allontana neanche lontanamente ad un’altra salsa acquistabile ad
un Discount di quarto ordine mentre la verità è un panino semplice pratico non cotto ma crudo
pronto e sincero per essere gustato e non tradisce mai le tue aspettative.
Che sia lodato il Mercoledì che riconosce le lusinghe di promesse fatte nel Lunedì e le rese di
conti vissute dal Sabato alla Domenica.
Basta poco per sentirsi meglio e le parole dette con il cuore in mano valgono più delle migliori
tesi di laurea divulgate per fare un’ipotetica bella figura e di questo mio Mercoledì così tanto
atteso mi ritrovo a scrivere parole divulgando il mio amore dicendo che :

‘’ E’ preferibile dipingere una cruda realtà


piuttosto che una cotta menzogna’’

239
Tigrino
‘’ Il sole è il trionfo
della felicità’’
Esplodi per far sentire il suono
del tuo umore e di quella
esplosione fanne un rumore di
gioia da farlo sentire in ogni
dove, espandi i raggi della tua
felicità per scaldare coloro che
restano freddi ed ostili alla
felicità, sii la stella più capace
nel far brillare il pianeta con la
tua idea di gioia.
Sii il giorno laddove altri
vedono notte, sii la forza dove
viene compromessa la persona
debole e di quella forza che
hai fanne una coperta che protegge i più deboli dalla tirannia di una gelida diffamazione,
sii l’eroe nonostante venga diffusa l’estinzione di una funzione eroica e sii il ritmo che permette
di far danzare gli infermi e fa sì che loro infermità sia il motivo della mobilità che li condurrà
alla danza.
Sii sole per rendere la luna più affascinante, sii sole per far vedere le cose che resterebbero
offuscate dal buio e sii quel sole così memorabile da essere funzione di vita e vitalità.
Musica per sordi e megafono per muti, immagine per ciechi e acrobazie per storpi,
sii quell’impossibile ritmo citato da tutti reso possibile
e di quell’impossibilità fanne la natura della tua realtà
in modo tale di rendere omaggio al tuo trionfo
proprio come il sole ci augura il buongiorno ogni giorno che appare.

240
Atti d’amore
E’ nella primavera
di ciò che avrai da
esprimere che
sbocciano i fiore
che profumano
degli atti d’amore
ed è nel racconto
da scrivere affinchè
venga letto che
devi impegnarti a
descrivere le
infinite sfumature
dell’atto d’amore
rinunciando
tassativamente a
scrivere parole che trasudano odio, poiché anche se sei benissimamente capace di scrivere anche
d’odio lo scopo ultimo da diffondere è l’amore con lo spirito di distrubuire positività nei
prossimi e non negatività che conducono nella spirale infinita dell’odio.
Che profumo memorabile ha l’atto d’amore
Che profumo ammirabile ha l’atto d’amore
Ed ancora che profumo menzionabile ha l’atto d’amore
Come un fiore raccolto per una dichiarazione reputabile al premio di un Oscar
E come una lettera letta per una promessa valida di un impegno da dedicare alla vita
Quanto può essere profumato l’atto d’amore
E quanto può essere importante capirlo
Per questo sulla cattedra delle cose che avrò da dire al prossimo
Scriverò una citazione da affidare ai miei alunni dicendo che:

‘’ Il migliore insegnamento per la vita


sta nella divulgazione dell’atto d’amore’’

241
Tsonga
‘’La sincerità è una
scossa capace di far
tremare le verità
indomabili della
vita’’
Costantemente vedrai le
persone mentire,
costantemente sul lavoro le
persone mentiranno per
cercare una promozione dal
loro capo
e costantemente ascolterai
la recita di un qualcuno per
sostenere una pacifica
convivenza
ma sinceramente vivere
dicendo ciò che realmente
non si pensa e far credere
che ciò che si sta dicendo si
sta pensando realmente è
uno stato di
condizionamento che non
mi piace per niente e
risultare diverso, non conforme ed ostile al modo di pensare che viene imposto da seguire è una
battaglia valida da far cantare in ogni momento del giorno con chiunque si stia avendo a che
fare. Ti metteranno in castigo per aver detto un qualcosa che realmente pensi ma quel castigo
vale più di quell’elogio dato a chi ha solidificato la sua posizione mentendo al prossimo.
Sinceramente è la forma mentis di colui che porta idea di cambiamento focalizandosi sul
proprio ragionamento, sinceramente è il modus operandi di colui che cerca la fiducia nel
prossimo ed ancora sinceramente è la caput mundi della più grande capitale della giustizia
rinomata nella verità.
Ti farai maggiori nemici rispetto agli amici quando sarai sincero, però gli amici che avrai avuto
con la sincerità saranno sicuramente più validi di tutte le amicizie che hai avvicinato con la
menzogna e molto probabilmente anche chi ti è nemico potrà suscitare ammirazione nel tuo
esprimere la sincerità pur restandoti palesemente nemico.
Se tu fossi sincero sapresti di non poter fare il politico e sapresti anche che gli attori fanno tanto
gli idealisti semplicemente perché stanno recitando un copione,
se tu fossi sincero affronteresti il tuo capo mostandogli i tuoi i diritti e offrendogli i tuoi doveri
gli faresti capire quello che puoi fare e quello che devi fare
e se tu fossi sincero apprezzersti una religione dedita alla salvaguardia di una tua dedizione
morale e non un timore di aver trasgredito una regola morale imposta per non andare
all’inferno.
Sinceramente, vero scritto e descritto.
242
Presenze
In una sfogliata di foto
rigusti il passato di un
momento vissuto,
l’emozione di essere stato
in un luogo
e il ricordo di chi c’era ed
ora non c’è più.
In una sfilata di video
focalizzi situazioni
interpretate,
rivivi l’impeto
di un discorso fatto
ammiri il passato
in movimento.
Nelle parole scritte
Amministri i pensieri di
ogni giorno
Puoi scrivere poesie per
poi tramutarle in canzone
da vivere livellando quelle parole a note e quelle note a quella canzone,
potrai descrivere ciò che ha sognato nella notte e ciò che visto durante il giorno
rendendolo immortale,
nell’inchiostro troverai un sorriso che non potranno mai cancellare per questo scrivi.
In un’espressione da riassaporare
Capirai che tutto ciò che hai visto, vissuto e scritto
Vale per tradurre quell’espressione
Che si traduce in una semplice citazione che ti dice
Che :

‘’ Il sorriso
è il ricordo
di un presente
di chi c’è anche quando non c’è

243
Curiosità di Lelouch Alighieri
Telugu
Telugu తెలుగు è una lingua indiana parlata nella parte meridionale dell'India. È la lingua
ufficiale dell'Andhra Pradesh e del Telangana. È una delle ventidue lingue previste dalla
Repubblica dell'India. Il telugu è la seconda lingua più parlata in India e la quindicesima lingua
più parlata al mondo. Essendo una delle lingue più antiche del mondo, il governo indiano le ha
conferito lo status di lingua classica.

Aitereya Brahmanyam, che fa parte di Rigveda (la letteratura risale a 7000 anni prima di CE)
scritta migliaia di anni prima di CE, ha menzionato Telugu. Telugu trova menzione anche in
Rajatarangini, scritto da Bilhana Kavi. Secondo la mitologia indù, uno dei figli di Bali
Chakravarthy (quello che fu inviato a Pathaala da Vamana) è Andhra o Andhrudu. La regione di
Telugu, cioè Andhra o AP, era governata da lui, molto prima dei tempi del Ramayana e
del Mahabharata (la letteratura è provata essere del periodo di 3000 anni prima di CE).

Il telugu è l'unica lingua diversa dal sanscrito ad avere la prakriya (gioco letterario) linguistica
chiamata Avadhana, scomparsa in altre lingue con il passare del tempo. Anche le lingue sono
diventate sempre più semplici e hanno adottato pronunce semplici, per cui in molte altre lingue
mancano alcuni suoni tipici del Telugu.

Sri Krishnadeva Raya ha detto "Desa bhashalandu Telugu Lessa" che significa "Tra le lingue
della nazione, il telugu è il migliore". Essendo una lingua melliflua, gli autori britannici del XIX
secolo chiamavano il Telugu, l'italiano dell'Est. Si ritiene che l'esploratore italiano Niccolò Da
Conti, che visitò l'impero di Vijayanagara durante il regno di Vira Vijaya Bukka Raya nel XV
secolo, coniò la frase.

Secondo i linguisti, il proto-dravidico ha dato origine a 21 lingue dravidiche. Possono essere


classificate in tre gruppi: Gruppo nord, gruppo centrale e gruppo meridionale delle lingue
dravidiche. Il gruppo centrale è composto da dieci lingue, di cui solo il Telugu è diventato una
lingua civile e il resto delle nove lingue è rimasto una lingua tribale. Il telugu è la lingua più
parlata della famiglia dravidica, che comprende 24 lingue in tutta l'Asia meridionale, dal
Baluchistan allo Sri Lanka.

In India la storia delle sceneggiature è stata quasi indipendente dalla storia delle lingue. L'attuale
somiglianza nei copioni tra Telugu e Kannada, che rientra nel gruppo meridionale delle lingue
proto-dravidiche insieme al tamil, al malayalam, al tulu e ad altri, ha molto più a che fare con la
regola dei Chalukyas che con la somiglianza tra le lingue.

Distribuzione geografica
Il telugu è parlato principalmente negli stati dell'Andhra Pradesh, nel distretto di Telangana e
Yanam di Puducherry e nei vicini stati di Tamil Nadu, Puducherry, Karnataka, Maharashtra,
Orissa, Chhattisgarh, in alcune parti del Jharkhand e del Bengala occidentale in India. Si parla
anche negli Stati Uniti, dove la diaspora di Telugu conta più di un milione di persone, così come
in Australia, Nuova Zelanda, Bahrain, Canada,
Figi, Malesia, Singapore, Mauritius, Irlanda, Sudafrica, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e
molti Paesi dell'Europa occidentale, dove c'è anche una considerevole diaspora di Telugu. I
Telugu che parlano all'estero sono spesso tra i gruppi etnici più ricchi dei paesi in cui si recano,
grazie al loro alto livello di istruzione e di intelligenza; negli Stati Uniti, la famiglia media dei
Telugu guadagna in media 115.000 dollari all'anno. In Tamil Nadu, circa il 6,3% della
popolazione parla il telugu, dove è comunemente noto come Telungu. È la lingua più parlata e
dominante nell'India meridionale.
10 curiosità sulla Thailandia
Uno stato e una cultura così lontani da noi, ma tanto
ambiti: ecco 10 curiosità per il vostro viaggio in
Thailandia!
Quali sono le 10 curiosità sulla Thailandia che stuzzicheranno la vostra
fantasia? Qual è l’animale che contraddistingue e rappresenta la
Thailandia? Quali sono gli usi e i costumi? Cos’è che rende veramente
bella la Thailandia? Questo e molto altro lo scoprirete in questo articolo!

⦁ In Thailandia, vedere due uomini camminare mano nella mano, indica la loro profonda
amicizia. Questo, però, non succede tra un uomo e una donna il cui sentimento (sia esso
amore o amicizia) è ancora un tabù. Sebbene ci sia questo piccolo divieto, ricordatevi
sempre di dimostrare cordialità e gentilezza a tutti con un buon sorriso, senza esternare
troppo!

⦁ Il Muay Thai è una disciplina sportiva oggi tanto ricercata e praticata anche in occidente,
ma che nacque proprio in Thailandia nel 200 a.C. quando poteva essere praticata solo
nell’ambito della famiglia reale.

⦁ Tra le tante esperienze che farete in Thailandia, mettete in lista anche quella del cibo!
Perché dai ristoranti più rinomati allo street food, la Thailandia vi offre tante possibilità per
far godere il vostro palato. Non dimenticate di provare: il riso al gelsomino, la zuppa di
gamberi e funghi e l’insalata di papaya e arachidi!

⦁ Bangkok, capitale della Thailandia, è riconosciuta come “città dei templi” di ispirazione
buddhista. Resterete a bocca aperta!

⦁ Con quasi 67 milioni di persone, la Thailandia offre un importante contributo demografico


all’intera popolazione mondiale.

⦁ Grazie alla sua multiforme cultura, gustosissimo cibo, shopping conveniente, scenari
suggestivi e divertente vita notturna, nel 2008 Bangkok è stata nominata come “città più
bella del mondo”. Senza dubbio, lo è ancora!

⦁ La Thailandia è l’unico Paese asiatico a NON essere stato colonizzato dagli europei.

⦁ Il più piccolo mammifero del mondo si trova proprio in Thailandia, ed è un simpatico


pipistrello che pesa appena 2 grammi!

⦁ Strade felici grazie ai coloratissimi taxi: verde, blu, giallo, rosso, rosa… E voi, quale
sceglierete?
Lingua tigrina
Il tigrino (a volte scritto come tigrino; /tɪˈɡriːnjə/; ትግርኛ təgrəñña) è una lingua afroasiatica del
ramo semitico etiope. È parlata soprattutto in Eritrea e nel nord dell'Etiopia e conta circa
6.915.000 parlanti. Ci sono circa 4.320.000 parlanti del Tigrino in Etiopia e circa 2.540.000 in
Eritrea. Il Tigrino è parlato anche dagli emigranti di queste regioni, compresi alcuni ebrei etiopi.

Storia e letteratura
Il primo esempio scritto del Tigrino è un testo di leggi locali che si trova nel distretto di
Logosarda, nella regione meridionale, in Eritrea e nel nord dell'Etiopia. È del 13° secolo.

Il Tigrino è imparentato con la lingua semitica etiope Ge'ez. Il Tigrino ha dei verbi frasali, che
Ge'ez non ha, e un diverso ordine di parole. Tuttavia, le due lingue hanno una fonologia e una
morfologia simili, che dimostrano la loro correlazione. Ge'ez ha influenzato la letteratura del
Tigrino, soprattutto con termini che si riferiscono alla vita cristiana. Fino a tempi recenti, Ge'ez
è stato usato per scrivere più spesso del Tigrino. Quando gli inglesi governavano l'Eritrea, c'era
un giornale in Tigrino.

Il tigrino era una delle lingue ufficiali dell'Eritrea mentre faceva parte dell'Etiopia; nel 1958 è
stato sostituito con l'amarico dell'Etiopia meridionale. Durante il governo dell'imperatore Haile
Selassie (1930-1974), le pubblicazioni in Tigrino furono proibite. Quando Selassié perse il
potere, l'amarico rimase la lingua standard. Nel 1991 l'Eritrea divenne indipendente dall'Etiopia.
Il Tigrino era la "lingua di lavoro" in Eritrea.

Altoparlanti
Ci sono 6.915.000 altoparlanti Tigrinya in totale. Di questi, circa 4.320.000 vivono in Etiopia.
La maggior parte degli altoparlanti Tigrinya in Etiopia vive nella regione del Tigray. Ci sono
circa 2.540.000 altoparlanti Tigrinya in Eritrea. La maggior parte di questi vive nelle aree
meridionali e centrali del Paese. Ci sono anche più di 10.000 altoparlanti Beta Israele del
Tigrino.

Il tigrino è la quarta lingua più parlata in Etiopia dopo l'amarico, l'oromo, il somalo e la lingua
più parlata in Eritrea. È anche parlata dagli immigrati di tutto il mondo. In Australia, il Tigrino è
trasmesso alla radio pubblica dallo Special Broadcasting Service.

Ci sono due dialetti del Tigrino: Nord e Sud.

Dialetto Settentrionale

 Eritrea (Hamasien, Seraye, Akele Guzay, Anseba)


 Etiopia (Adwa, Axum, Shire, la maggior parte delle zone di Agame)

Dialetto del Sud Etiopia (Enderta, Tembien, Raya, alcune zone di Agame)

Fonologia Il Tigrino ha una serie di consonanti ejettive e sette vocali.


Una sillaba di Tigrino può avere una sequenza consonante-vocale o una sequenza consonante-
vocale-consonante.

Sistema di scrittura Il Tigrinya è scritto nella scrittura Ge'ez (scrittura etiope), che è stata
originariamente sviluppata per la lingua Ge'ez. La scrittura del Ge'ez è un abugida. Ogni
simbolo rappresenta una sillaba consonante+vocale.
LINGUE PARLATE IN SUDAFRICA
Il Sudafrica, data la varietà dei suoi gruppi etnici, riconosce 11 lingue ufficiali

Durante l’apartheid in Sudafrica erano riconosciute solo due lingue: l’inglese e l’afrikaans, rappresentanti le due

comunità di origine europea presenti nel Paese. La prima è ora al quarto posto tra le lingue parlate in Sudafrica ed è

compresa da quasi tutti gli abitanti delle zone urbane in quanto viene utilizzata principalmente per business e nei

servizi pubblici.

Viene parlata da circa il 10% della popolazione, soprattutto da chi vive nelle province del Western Cape, Gauteng e

KwaZulu-Natal. La seconda invece è una lingua germanica occidentale derivante da influenze olandesi, tedesche,

francesi, portoghesi e da lingue parlate da diversi gruppi etnici locali. Si tratta della lingua più usata nelle province

del Capo Settentrionale e nel Capo Occidentale, oltre che in Namibia, Zimbabwe e Botswana. Quest’ultima, a

differenza della prima, veniva considerata come la lingua dei colonizzatori e degli oppressori locali.

Con la Costituzione della Repubblica Sudafricana del 1996 vennero istituite ben 11 lingue ufficiali (2 indoeuropee e 9

bantu) da usare idealmente alla pari, senza discriminazioni. Le lingue di origine africana parlate nel paese

provengono da due gruppi linguistici: le lingue Nguni, lingue tonali parlate principalmente nell’est del paese e le

lingue Sotho-Tswana parlate nelle province occidentali.

LINGUE NGUNI

Zulu: lingua parlata da più del 20% della popolazione e lingua ufficiale del più grande gruppo etnico sudafricano, gli

Zulu. La maggior parte della popolazione che parla questa lingua risiede nel KwaZulu-Natal, la restante nel

Mpumalanga e Gauteng.

Xhosa: situata al secondo posto tra le lingue più diffuse nel Paese, è una lingua parlata da più di 8 milioni di persone

nell’Eastern e Western Cape. Una figura d’importanza mondiale appartenente al gruppo etnico Xhosa è Nelson

Mandela.

Ndebele: parlata da una minoranza collocata principalmente nel Mpumalanga.

Swati o Swazi: lingua principale dello Swaziland ma minoritaria per quanto riguarda l’intero Sudafrica.

LINGUE SOTHO

Sesotho Sa Leboa o Sotho Settentrionale: quinta lingua più parlata in Sudafrica, dopo l’inglese, nel Limpopo,

Mpumalanga e Gauteng.

Sotho o Sotho Meridionale: lingua uciale del Lesotho parlata da oltre il 60% dei suoi abitanti, oltre che nel Gauteng e

nella provincia nord ovest. E’ stata una delle prime lingue africane ad essere messa in forma scritta.
Tswana: lingua del Botswana parlata da oltre 4 milioni di persone usata principalmente nel nord ovest, nel Northern

Cape, Free State, Gauteng e Limpopo.

ALTRE LINGUE MINORITARIE

Venda: parlata solo dal 2.4% della popolazione stanziata a nord del Limpopo e dal popolo Lemba dello Zimbabwe.

Tsonga: unione delle lingue Tswa e Tonga creata nel 1875 da alcuni missionari svizzeri. Questa è la lingua ufficiale,

parlata prevalentemente in Sudafrica e Mozambico, del popolo Tsonga.

La provincia del Gauteng è il luogo in cui si parlano più lingue e da cui è nata la lingua Tsotsitaal: un linguaggio

definito "gangster".

’iniziazione femminile Tsonga


The feminine initiatory rite among the Tsongas of Mozambic
I Tsonga, o Shangana-Tonga, sono un gruppo etnico di lingua bantu di circa 2 milioni di individui, che abitano in entrambe le
regioni di frontiera fra Mozambico e Sud Africa. Sono stati estesamente studiati dall’antropologo Henri Junod (1936).

Per passare nella società delle donne adulte, le ragazze tsonga devono sottoporsi a un rito iniziatico, chiamato khomba, nel corso del
quale viene utilizzato un agente allucinogeno, il mondzo, identificato con la pianta Datura fastuosa L. (Datura metel var. fastuosa,
fam. Solanaceae).

Un momento del rito iniziatico delle ragazze Tsonga


(da Johnston, 1972, fig. 1, p. 341)

Il mondzo è chiamato anche muri wa ku bonisa,


che significa “ciò che apre gli occhi”. La droga
è costituita dalla radice della pianta,
polverizzata e utilizzata per preparare un infuso
denso, che viene bevuto dalle novizie
con larghe conchiglie utilizzate come ciotole.
Il rito iniziatico khomba, che è costituito da una
serie di riti di fertilità, è istituito ogni anno
subito dopo il periodo della raccolta dei prodotti
agricoli, verso la fine di maggio. Le attività
iniziatiche si svolgono in due luoghi specifici:
la cappanna delle donne iniziate,
chiamata nhanga, e che viene eretta ogni anno
in occasione del periodo iniziatico, e la riva del
fiume. Nella fase finale di questi riti,
l’assorbimento del mondzo è accompagnato da danze frenetiche e mimiche al suono di tamburi battuti con
ritmi molto veloci. Le novizie vengono denudate, esposte al cocente sole, immerse nell’acqua, fustigate
lievemente con una verga ricavata dal fusto della pianta di datura, e sono sottoposte a una incessante azione
pedagogica da parte delle tutrici che regolano lo svolgimento dei riti. Alle novizie vengono insegnati i
precetti della vita adulta, i comportamenti che devono tenere nei confronti del futuro marito, il modo in cui
devono allevare i figli, i tabù relativi ai periodi mestruali, all’accoppiamento, al parto, ecc.
Una caratteristica peculiare del rito khomba riguarda l’induzione di fenomeni di sinestesia, che associano
l’ascolto dei battiti dei tamburi con la visione di elementi geometrici di colorazione bluastra (mavalavala).
Nel caso non si presentino queste visioni, alla novizia viene somministrata un’ulteriore dose di datura.
Un’altra interessante caratteristica consiste nella comunanza degli effetti della datura: le novizie riportano
tutte l’ascolto delle medesime voci sovrannaturali e le identiche visioni del serpentello blu (Johnston, 1982,
p. 757).
Una officiante mentre trasporta la conchiglia contenente la pozione a base di
mondjo (datura) (da Johnston, 1972, fig. 5, p. 345)

Durante la fase del rito in cui viene assunta la datura, le novizie


indossano una sottana di colore blu, dipingono di blu il loro viso e
portano delle bandierine di colore blu. Il colore blu è associato agli
spiriti degli antenati, e in queste associazioni simboliche rientra anche
un piccolo serpentello innocuo (chiamato xihundze, identificato
come Dendrophis subcarinatus) che è solito abitare nei tetti di paglia
della capanne dei villaggi tsonga. Questo serpente è rispettato e
venerato come incarnazione degli spiriti antenati. Durante il
rito khomba, mediante lo stato visionario indotto dalla datura, le
novizie contattano gli spiriti (odono la loro voce), in particolare quelli
che regolano la fertilità, e tale contatto è simboleggiato dalla visione
dei serpentelli blu (Johnston, 1972).
La bevanda a base di datura viene portata a un certo punto del rito da
un’officiante, che esce all’improvviso dal bosco urlando e recante
vesti fatte di figlie, semi e radici di datura. La bevanda contiene anche
piccole quantità di grasso umano e di ossa polverizzate umane, e
questi ingredienti avrebbero lo scopo di proteggere l’individuo da
ammaliazioni e stregonerie. Appena bevuta la pozione, la neofita
viene avvolta dentro a una coperta colorata di blu. Periodicamente
deve alzarsi, danzare e riportare cantando le visioni e le voci che sta
esperendo. Chi si attarda ad alzarsi viene colpita con dei bastoni dalle donne anziane che dirigono il rito
(Johnston, 1974, 1982).

Johnston (1977) ha evidenziato l’importanza della velocità ritmica dei suoni dei tamburi
nell’intensificazione degli effetti uditivi e psicologici dell’agente psicoattivo. Nel corso di ciascun rito
del khomba il suonatore di tamburo batte un ritmo specifico per quel rito, ad alto volume e tenendo il
tamburo vicino alle orecchie delle novizie. I ritmi sono ad alta frequenza, raggiungenti e in alcuni casi
superando gli 8 colpi per secondo; raggiungono quindi la frequenza delle onde cerebrali alfa (8-13 colpi
per secondo). Di frequente sono utilizzate poliritmie – mediante il suono simultaneo del tamburo e del
battito delle mani – che
contribuiscono ulteriormente
all’intensificazione degli effetti
della datura.

La neofita, dopo aver bevuto la datura,


viene avvolta in una coperta, in attesa
della sua “rinascita” (da Johnston, 1974,
fig. 6, p. 61)

Fra i Tsonga la datura (mondzo) è


utilizzata anche nel corso di riti
esorcisti (mancomane), nei casi di
possessione da spiriti malevoli. Il
posseduto è posto sotto a una
coperta, dove la pianta intera della
datura viene bruciata su delle braci.
Aspirandone il fumo e al ritmo dei
tamburi, il posseduto emette dei
suoni melodici, dall’ascolto dei
quali l’esorcista diagnostica il tipo di spirito che possiede il paziente, che verrà quindi scacciato dal suo
corpo suonando il tamburo con un ritmo specifico per quello spirito (Samorini, 2018).
Sempre fra i Tsonga era diffusa un’ordalia volta a smascherare i responsabili di un crimine, in particolare
di stregoneria. Si veda la descrizione di questa ordalia fra i Ba-Ronga, un sotto-gruppo dei Tsonga.
Turco
‘’Chi è figlio del
mare diverrà a
sua volta padre
dell’onda’’
Se il cielo segna il limite
dipengendo orrizzonti
focalizzati sulla stella
che va al di là
dell’orrizonte,
se la cima della
montagna ti sembra
lontana quando stai
iniziando la tua scalata
idealizzati come quel
come quel panorama che
ammirerai quando salirai
sul punto più alto,
se sei aiuola non farti
calpestare da nessuno
dimostrando autostima,
se sei parete cura gli
spazi per mostrare
condivisione
e se il mare ti ha reso marinaio, profugo e poeta fa sì che quella brezza marina ti doni forza,
fa sì che le onde possano parlare di te e della tua storia,
fa sì che il pericolo degli scogli si plachi accogliendoti in maniera pacifica
e fa ancora sì che la schiuma del mare che bagna i bagnanti diventi la tua bandiera di gloria.
Ammira le note della marea per essere per sempre parte di una musica che non ha confini,
Sussurra il ritmo che hanno i sassolini dopo ogni onda per trasformarti nel ballo delle rockstar,
Odora il profumo del sale per condire al meglio la tua vita,
tocca la temperatura delle acque per rinfrescare le idee
e gusta il banchetto messo a dispozione per ogni viaggio per adorarne il tesoro
sii figlio di quel che e padre di quel chi
sii per te loro e per loro sii te.

244
Movimenti
Momenti viventi
Moventi commoventi
Mutanti commedianti,
muoviti per rinnovare il
tuo tempo di vita
distogli la tranquillità
di una giornata come le
altre con la frenetica
euforia di una giornata
che ricorderai per tutta
la vita
trasforma il sipario
della tua vita in
un’orchestra che non
smette di suonare
nemmeno dinanzi ad
una tempesta.
Ama la mobilità
Che traccia il sentiero
Della tua musica,
innamorati delle parole
che avrai dovuto
ascoltare quando ti hanno reso ciò che sei oggi
sii la parte migliore del tuo ieri per essere migliore in un oggi
e nel domani capirai che è meglio essere migliore del tuo te stesso di uno ieri
piuttosto di essere migliore degli altri.
Muoviti anche quando gli altri ti diranno che sei fermo
E di quel movimento fanne un motivetto
Per far muovere anche il prossimo
E per dare forma a ciò prevale in ogni tua nota in movimento
Ripeti ogni giorno
Cantando sotto la doccia
Che:

‘’ Muoversi affinchè la silenziosa inamovibilità


non prevalga educa a creare la migliore musica’’

245
Turcomanno
‘’ Il disegno
da sempre è
il più favorevole
incontro con la
fantasia’’
Ricordare ogni giorno
il sogno fatto durante
la notte precedente,
cantare sotto la doccia
le canzoni del proprio
padre defunto
e debuttare a Sanremo
con una canzone
intitolata noia e
vincere
sono i primi passi
di un disegno da
elaborare sul percorso
della propria vita.
Fabbrichiamo il nostro
futuro basandoci sulle
scelte dei nostri sogni
E i nostri sogni non sono nient’altro che un disegno dipinto dalla nostra immaginazione,
abbiamo canzoni da ricordare per amministrare i passi che ci dovranno condurre
al ballo più rappresentativo del nostro vivere
possiamo essere la migliore parte di una fetta di torta da mangiare
ed altrettanto possiamo il peggiore ingrediente messo in un piatto che voleva definirsi gourmet,
siamo il frutto di un passato che ora è maturo per essere gustato
e ci ricordiamo del frutto di chi è venuto prima di noi
per dimostrare al mondo che anche un altro frutto non cade lontano dall’albero.
Diranno di tutto sulla nostra vittoria
Ma per noi quelle parole saranno solo noia
E nella noia edificheremo
Lo scalino che ci avrà condotto sul primo posto vincendo.

246
Per un voto
Sballottato per un voto ed un
televoto speri di vincere una
competizione tra cantanti ma la
giuria non è ben disposta a
cedere il suo voto come lo
farebbe gran parte del popolo
che invece ha già scelto te e ti
ritrovi sul podio nella seconda
posizione quando in realtà
dovresti essere primo e come in
un giorno di pioggia ti ritrovi
vestiti inzuppati di pioggia che
non riesci ad asciugare
facilmente ed ancora come in
quel piovere senti cadere gocce
che si fanno sempre più pesanti
e non hai con te l’ombrello per
proteggerti ma hai solo il
cappuccio di una tuta che ti ha regalato la tua ragazza e di quel regalo per quanto non capace al
cento per cento di proteggerti dalla pioggia ne fai un punto focale di un amore per quanto
piccolo ma pronto a proteggerti da tutto e tutti.
Canti una canzone in napoletano laddove altri cantano solo un italiano devoto alla noia e nel tuo
moltiplicare le noti emotive fai chiarezza sullo scolpire una lingua che molti definerebbero
volgare rendendola unica ed allo stesso tempo mondiale.
Moltiplichi la diffusione di una bellezza definita periferica e difficile da vivere tramutandola in
una vittoria di rivincita sociale nonostante la trama di una giuria poco corretta
Tu vinci per il popolo e non per la stampa
E di quel canzonato Sanremo realizzi tornando a casa lanciando un messaggio nel cielo
Dicendo che:

‘’ Per è solo la moltiplicazione di ciò che potresti fare


e di ciò che potrai fare’’

247
Ucraino
‘’ Solo quando
sputerai in
faccia a chi ti
tira il sangue
potrai definirti
lavoratore e non
zerbino’’
Corri, corri qua e là
Vai là e poi qua
Come si fa
Se non lo puoi fa,
ti useranno più che possono, si atteggerano come padroni e gli schiavi al loro guinzaglio li
veneranno come tali, promettondogli dedizione e devozione,
non tollereranno protesta né atti di divulgazione alla cultura,
diffonderanno discriminazione facendoti credere nel chi è migliore di altri e nel chi è peggiore
d’altri, trasmetteranno odio nelle loro stazioni radiofoniche e nelle loro stazioni televisive
tradurrano il razzismo come unica lingua da parlare, censureranno il web disperdendone le
libertà comunicabili ma tu non ti piegherai alla loro infamia gli sputerai contro e praticando
l’azione della cultura e non della loro violenza, diffonderai la tua rivoluzione.
Potranno cercare di cancellare tutto ed offuscaranno il passato creando nuove storie da
raccontare non veritiere ma la tua arma sarà la cultura, il tuo pensiero e il tuo motivo di amare
non lo potranno mai cancellare.
Sarai al fianco dei lavoratori per lottare per i diritti e contro i padroni per fargli sputare il sangue
con i loro doveri, sarai quell’anomalia del sistema che ha il dovere di cambiare il mondo per
renderlo un posto migliore. Avrai molti nemici, fin troppi ma chi ti sarà vicino sarà disposto a
dare la vita affinchè tu possa raggiungere il tuo stato rivoluzione che dovrà estirpare una
tradizione infame ed ingiusta.
Il tuo pensiero diverrà il sogno di un bambino che predica la libertà,
la tua cultura si dichiarerà come un’amore espresso da una madre dopo aver concepito un figlio
e le tue azioni unite alle tue parole si tramuteranno come un bruco che nella metamorfosi
diviene farfalla.
Sarai il faro di una ribellione
E il fiore di una stagione
Una poesia nella controversia
E la ballata di una battaglia
Sarai contro ogni oppressione.

248
Ladri in affari
Schiaffati per ore ed ore tra
pulire e servire,
silenziati dalle urla del
titolare e gli schiamazzi di
un cliente poco educato,
serviamo.
Pagati meno di un uomo
che chiede l’elemosina
fuori una chiesa, lavoriamo
in quei luoghi dove con
poche cose comprate da un
cliente viene pagata la
nostra giornata di lavori,
con infiniti doveri da
svolgere e con la totale
assenza di diritti lavoriamo,
ci facciamo la guerra tra
poveri mentre i padroni si
gonfiano la pancia tirandoci
il sangue e ci dicono pure
di ringraziarli poiché ci
hanno dato un lavoro.
Ci derubano del nostro tempo ben peggio di un ladro che rapina un anziano che va a ritirare la
pensione, ma noi lo stesso lavoriamo.
Un salario minimo dovrebbe essere esistente ma una politica in cui i politici si scelgono tra loro
quale stipendio darsi non ha tempo per stabilire un salario minimo e nella totale assenza di
ragione ideologica politica vediamo sempre più ricchi i ricchi nullafacenti e più poveri i poveri
super facenti.
Parlando ad un ladro in situazioni modeste ti ritrovi a esclamare a gran voce che:

‘’ Un imprenditore che aumenta in maniera colossale i prezzi,


pagando con tre consumazione un suo dipendente facendolo
lavorare una notte intera è il più comune dei ladri temporanei’’

249
Uiguro
‘’ Solo quando darai
più valore alla
libertà piuttosto che
al denaro potrai
definirti anarchico’’
E’ nelle rivendicazioni di un
diritto violato che si
costruisce una protesta
valida per lottare,
è nel senso critico su una
società dedita al servilismo
al denaro che si dà spazio al
pensiero di riformularla del
tutto per farla pensare a
valori migliori
ed è nella concezione
anarchica che si alimenta lo
spirito di perfezionamento dei singoli valori da sviluppare sulla comunità,
un anarchico è un onesto lavoratore
un anarchico è un giustiziere devoto alla libertà
un anarchico è un nemico di ogni forma di potere.
Possono confondere le moltitudini facendogli rincorerre il denaro come se fosse una bella donna
Possono schiacciare le idee trasformando l’ideologia di un regime come unica fonte di idea
E possono picchiare forte contro coloro che pacificamente fanno la loro protesta
Ma non possono eliminare la nascita delle anomalie di sistema
che hanno la funzione di rivoluzionare il sistema stesso
non potranno mai fermare il cuore di un uomo libero ed anarchico
né potranno spezzare le matite di un disegnatore che ha deciso di disegnare un mondo migliore
e non avranno alcun cancellatore da usare sul potente inchiostro di un poeta rivoluzionario
l’anarchia vive seppur decisamente avvelenata da un capitalismo sovrano
vive e sopravvive in attesa del più grande momento rivoluzionario.

250
Schiavo e
padrone
Una postura costante al
livello del chinare il
capo ed un sorriso forza
per esprimere una
devota sottomissione,
fare una qualunque che
si viene ordinato di fare
senza mettere in chiaro
mai una probabile
situazione di ribellione
è la chiara ed evidente
disposizione di una
schiavitù e far credere
che la schiavitù sia stata
soppressa dall’aggiunta
di tante altre belle e
colorate parole è solo
una menzogna da far
credere ad un popolo
illudendolo di essere in
una democrazia.
Un numero spropositato di ore per lavorare per arrivare a comprare a malapena cibo, pagare il
fitto e le utenze e comprarsi due pezze per non arrivare nudo sul lavoro è sicuramente una
situazione analoga alla schiavitù e non reputare analoga tale situazione è una menzogna
divulgata da un padrone che con il sangue dei suoi dipendenti si è gonfiato la pancia.
Uno stato privo di un salario minimo stabilto per legge è uno stato dedito allo sfruttamento di un
lavoro pagato come vuole il padrone e non come vuole il potere d’acquisto sfruttato per vivere
la vita in una maniera relativamente modesta.
I lavoratori fanno, i padroni sfruttano senza fare, i lavoratori soffrono i padroni godono tale
concetto è riscontrabile fin dall’alba dei tempi delle società organizzate e credere che il futuro
odierno non sia uguale a principi ben visibili nel passato è solo una delle illusioni create dagli
odierni padroni che ci sfruttano fino al midollo illudendoci che abbiamo un minimo di libertà.
Un pensiero fa tralalalà nella mente inducendomi a pensare che:

‘’ E’ logico che un uomo che ha eliminato dalle sue azioni la


protesta sia portato a vivere la sua vita come uno schiavo’’

251
Curiosità di Lelouch Alighieri
 TURCHIA: FORSE NON TUTTI SANNO CHE….
Due delle Sette Meraviglie del Mondo Antico erano in Turchia — il Tempio di
Artemide ad Efeso ed il Mausoleo ad Alicarnasso, a Bodrum.
 Istanbul é l’unica città del mondo costruita su due continenti – Europa ed Asia. Nei
suoi quasi 2.000 anni di storia, é stata la capitale degli imperi Romano, Bizantino
ed Ottomano.
 Numerosi archeologi e studiosi della Bibbia sono convinti che l’Arca di Noé sia
approdata sull’Agri Dagi (Monte Ararat) nella Turchia Orientale.
 La parola “turchese” viene da “turc,” cioè Turco, e deriva dallo stupendo colore del
Mar Mediterraneo lungo la costa meridionale della Turchia.
 Il primo uomo a volare era un Turco. Nel 17° secolo, utilizzando due ali, Hezarfen
Ahmet Celebi si lanciò dalla Torre di Galata e sorvolò il Bosforo, atterrando ad
Usküdar.
 Il tappeto di seta più prezioso al mondo si trova nel Museum Mevlâna a Konya. I
viaggi di Marco Polo nel 13° sec. lo portarono in Turchia dove egli annoto che i
“tappeti più belli e migliori” si trovavano in questo paese.
 Gli Olandesi importarono i loro famosi tulipani dalla Turchia.
I primi bulbi vennero portati in Europa da Istanbul nel 1500 ed ebbero tanto
successo che nel 1634 l’Olanda venne contagiata da “tulipmania” – la gente
investiva in tulipani come oggi si fa in borsa. All’inizio del 18° secolo Istanbul era
adornata dalle infinite varietà di tulipani. Era un periodo di pace, di grandi
ricevimenti e di creatività, ora ricordata come “l’Epoca dei Tulipani” ed il tulipano è
rimasto il simbolo della Turchia.
 In Turchia vi sono quasi altrettante specie di fiori selvatici quanto in tutto il resto
dell’Europa messa assieme – più di 9.000 specie, di cui quasi 3.000 sono
esclusivamente autoctone della Turchia.
 L’insediamento umano più antico del mondo, sinora conosciuto, si trova a
Catalhöyük, risalente al 6500 Avanti Cristo. Il primo dipinto di un paesaggio é stato
rinvenuto sulla parete di un’abitazione di Catalhöyük e raffigura l’eruzione
vulcanica nella vicina Hasandag.
 Le prime monete al mondo sono state coniate a Sardis, la capitale dell’antico
regno della Lydia, alla fine del secolo VII avanti Cristo.
 L’Anatolia, nella parte asiatica della Turchia, ha dato i natali a numerose figure
storiche o leggendarie, quali il poeta Omero, il Re Mida, Erodoto (padre della
Storia), e San Paolo Apostolo.
 La diffusione del Cristianesimo – San Giovanni, San Paolo e San Pietro sono
vissuti ed hanno pregato nell’Anatolia meridionale. La tradizione tramanda che
San Giovanni, dopo la crocifissione, abbia accompagnato ad Efeso la Vergine
Maria che vi trascorse gli ultimi anni in una piccola dimora in pietra, Meryemana
Evi, su quello che ora si chiama Bülbüldagi (Monte Koressos). E’ tuttora un luogo
di venerazione per i pellegrini Cristiani.
 Le Sette Chiese riportate nel Libro della Rivelazione – Efeso, Smirne, Pergamo,
Thyatira, Sardis, Philadelphia and Laodicea – sono tutte in Anatolia.
 Una caverna, chiamata Grotta di San Pietro, o Chiesa di San Pietro, si ritiene sia il
luogo dove San Pietro predicava quando visitava Antiochia (Antakya nella Turchia
meridionale). E’ considerata uno dei primi luoghi di culto Cristiani . Nel 1963, il
Papa designò il sito come luogo di pellegrinaggio e lo riconobbe come la prima
cattedrale al mondo. Ogni anno, il 29 giugno, Cristiani da tutto il mondo seguono
una funzione speciale celebrata nella chiesa.
 San Nicola, oggi conosciuto nei Paesi Nordici come Santa Claus, è nato e vissuto
a Demre (Myra) sulla costa Mediterranea della Turchia. Nel villaggio si trova la
famosa chiesa di San Nicola con il sarcofago che si pensa sia il suo sepolcro.
Chi sono i turkmeni con cui si spara e che
(quasi) nessuno difende?
di Marco Perduca
+
I turkmeni in Siria combattono Assad ma anche l'Isis, quelli iracheni contrastano i peshmerga ma anche

l'Isis. Potrebbe esser utile guadagnarsi il loro sostegno, oltre che garantirne la sicurezza come chiede alle

Nazioni unite la Turchia, per evitare di trovarsi a contare nuovi morti da quelle parti.
25 Novembre 2016 alle 11:12

Reuters
Negli ultimi giorni, ma non
necessariamente nella stampa italiana,
si è finalmente iniziato a parlare di
turkmeni. Turkmeni siriani e iracheni.
Poco si conosce, e poco si è
raccontato però, di chi siano questi
gruppi, dove vivano e quali problemi pongano a tutti i loro vicini.

I turkmeni, o in alcuni casi turcomanni, sono delle popolazioni di origine e lingua turchica che vivono dai
confini della Turchia fino alle regioni cinesi occidentali, da Latakia a Urumqi. Alcune stime ritengono che
nel mondo ci siano quasi 160 milioni di persone connesse a questo ceppo. Dall'Anatolia al Turkistan
orientale, lo Xinjiang cinese, passando per Siria, Iraq, Azerbaijan, Caucaso, Crimea, Iran, Turkmenistan,
Uzbekistan, Tajikistan, Kirghizistan, Kazakistan e Afghanistan costituiscono una comunità transnazionale
che si stende dal Mediterraneo ai deserti mongoli che se unita potrebbe creare problemi, o risolverne, in
molti conflitti.

In origine nomadi, e spostatisi verso oriente ben prima dell'impero ottomano nel VII secolo, e
tradizionalmente mercanti erano distribuiti per tutta la cosiddetta via della seta, col passare dei secoli si
sono stabiliti facendo proprie diverse interpretazioni dell'Islam sviluppando culture e tradizioni distinte. I
turkmeni siriani si concentrano soprattutto nel nord est del paese, nella zona di montagna di Latakia
vicino al confine turco oltre che ad Aleppo, Idlib, Homs, Tartus e nella regione di Damasco. Non ci sono
dati demografici attendibili, ma si stima che il numero sia compreso tra 1,5 e 3,5 milioni di persone.

Sotto i regimi degli Assad in Siria, ai turkmeni fu vietato l'uso della loro lingua né furon degnati del
riconoscimento di gruppo etnico. Non meraviglia quindi che siano stati tra i primi a prendere le armi
contro Assad fin dall'estate del 2011 formando numerosi gruppi ribelli addestrati. Secondo quanto
raccolto dalla Bbc nelle settimane scorse, le brigate turkmene lavorano con altri gruppi armati anti-Assad
senza escludere alleanze temporanee e strategiche con Al-Qaeda, Al-Nusra e Ahrar al-Sham.
Per chi ricorda la geografia delle manifestazioni siriane del gennaio 2011, la zona dove si trovano anche i
turkmeni fu il centro delle mobilitazioni; da quando è entrata in gioco l'aviazione russa quelle regioni, e
non la zone orientali della Siria, son tornate a esser luogo di scontri costanti tra i turkmeni e l'esercito
siriano, le forze iraniane e Hezbollah.

A causa di una violazione dello spazio aereo turco, Il 24 novembre l'esrcito di Ankara ha abbattuto un Su-
24 russo, i due avieri salvatisi paracadutandosi, sono per loro sfortuna caduti nei territori che stavano
bombardando. Non è chiaro quali siano le loro condizioni, si susseguono informazioni contrastanti da
parte turca e russa, ma un video dei ribelli, confermerebbe che uno dei due sia morto, non si capisce però
come.

Oltre a combattere contro l'esercito siriano regolare, i turkmeni siriani sono nemici giurati dello Stato
Islamico contro il quale hanno combattuto l'estate scorsa a fianco dei curdi siriani durante gli assalti a
Kobane coordinandosi con gli Usa.

I turkmeni iracheni, sono una comunità di circa 3 milioni, anche qui le cifre variano a seconda delle fonti,
e vivono prevalentemente nelle province di Mosul, Erbil, Kirkuk, Salahaddin e Diya, ma anche Baghdad
e Wasit. A differenza dei loro cugini in Siria, rappresentando il 13% della popolazione; nell'Iraq post-
Saddam sono riconosciuti come componente etnica, la terza, dello stato. Contrariamente ai turkmeni
siriani, sono in maggioranza di religione sciita.

I turkmeni iracheni considerano Kirkuk la loro "capitale". Si tratta di una zona dove si produce quasi il
20% del petrolio iracheno (il 2,2% del petrolio mondiale). Oltre all'oro nero, la parte centrale dell'Iraq è
ricca di gas e zolfo. Fin dalla liberazione irachena i turkmeni son stati stretti nella morsa dei curdi a nord e
il governo centrale a sud che voleva porre sotto il proprio controllo una regione così ricca - ricca tra l'altro
anche di frumento. Non ostili alle altre comunità etniche e religiose che da sempre vivono nella
mezzaluna fertile, arabi, curdi, assiri, turcomanni (un'altra minoranza nella minoranza) e cristiani, i
turkmeni sono distinti nella lingua, nella cultura e nella religione dei vicini.

Questa loro peculiarità religiosa li ha fatti a tratti esser più vicini a Baghdad, da 12 anni a guida sciita, e in
ulteriore contrasto coi vicini curdi e arabi entrambi sunniti. Anche per questi motivi, oltre che per essersi
trovati sulla strada delle incursione dell'Isis verso nord, a febbraio del 2015 hanno subito gravissimi
attacchi durante i quali 450 civili turkmeni son stati rapiti. Già nell'estate del 2014, in una delle sue prime
violente manifestazioni, l'Isis aveva rapito centinaia di civili tra cui ragazze turkmene e yazidi. A oggi
non si sa cosa ne sia stato.

Ricapitolando, ammesso e non concesso che sia possibile, i turkmeni in Siria combattono Assad ma anche
l'Isis, quelli iracheni contrastano i peshmerga ma anche l'Isis. Potrebbe esser utile guadagnarsi il loro
sostegno, oltre che garantirne la sicurezza come chiede alle Nazioni unite la Turchia, per evitare di
trovarsi a contare nuovi morti da quelle parti.
9 fatti interessanti sull'Ucraina che
probabilmente non sapevi
Vesna Macarol·
Destinazioni
·10 marzo 2022·1 min lettura

Foto: envato

NEI GIORNI SCORSI AB BIAMO ASSISTITO A UN A TERRIBILE GUERRA I N


UCRAINA, UN PAESE NO TO PER LA DIVERSITÀ DEL PAESAGGIO, DEL
PATRIMONIO CULTURALE E DELLE TRADIZIONI. SFORTUNATAMENTE, MO LTE
PERSONE NON SANNO MOLTO DI QUEST O PAESE EUROPEO, ED È PER
QUESTO CHE ABBIAM O T ROVATO LE COSE INTER ESSANTI CHE RENDONO
L'UCRAINA COSÌ SPECI ALE.

Il grano d'Europa

La terra coltivata in Ucraina è il luogo ideale per la coltivazione del grano e di altre
colture alimentari. In quanto tale, l'Ucraina è stata soprannominata il "Grano d'Europa" e
oggi è uno dei maggiori produttori di grano al mondo.

Il più grande produttore di semi di girasole

L'Ucraina è il più grande produttore mondiale di semi di girasole, seguita dalla Rus sia. Si
stima che la dimensione totale dei terreni agricoli ucraini su cui vengono coltivati i
girasoli potrebbe coprire l'intero territorio della Slovenia.

Geograficamente, il paese più grande d'Europa

Sì, avete letto bene. Se non includiamo la Russia in questo elenco, poiché si trova anche
in Europa e in Asia, l'Ucraina è geograficamente il paese più grande d'Europa. La sua
dimensione è di 603.548 chilometri quadrati. Naturalmente, questo non significa che sia il
paese più popolato d'Europa, dato che cont a 44 milioni di persone.
Sette località sotto tutela UNESCO

La lista dell'UNESCO è costituita dal patrimonio naturale e culturale mondiale. Certo, ci


sono molte attrazioni nell'area di questo vasto paese. Tra questi, l'UNESCO ha
riconosciuto ben sette siti del patrimonio mondiale. Queste sono anche le destinazioni
turistiche più popolari in Ucraina. Questi includono la Cattedrale di Santa Sofia di Kiev e
la Kiev-Pechersk Lavra, le chiese in legno dei Carpazi polacchi e ucraini, l'antica città di
Taurus Hersonesos e il suo coro, la Città Vecchia di Leopoli, la residenza dei metropoliti
di Bucovina-Dalmazia, Struvey's Arch e le foreste pluviali di faggio dei Carpazi.

Costume popolare

Un costume popolare distintivo in Ucraina si chiama Vyshyvanka. Nel ricam o ucraino, i


colori di base sono il nero, il rosso e il bianco, mentre i colori aggiuntivi sono il giallo, il
blu e il verde. Vyshyvanka è una sem plice camicia di lino bianco decorata con ricami
floreali o decorativi. Il costume è indossato da uomini e don ne.

Una città fantasma

Il più grande disastro nucleare si è verificato in Ucraina nel 1986. All'interno di queste
zone, molte città sono ancora oggi abbandonate. La città di Pripyat attira turisti da tutto
il mondo, in quanto possono fare una visita guidata della città fantasma che è stata
colpita dall'esplosione nucleare.

Vedi

La migliore isola dei Caraibi: scegli quella giusta per la tua vacanza nel 2024

Tunnel dell'amore

Il Tunnel of Love è una ferrovia semi -abbandonata a Klaven, nell'Ucraina


nordoccidentale, ed è considerato il luogo più romantico del mondo. La ferrovia era
immersa nella natura, che rendeva verde il tunnel da entrambi i lati. L'ambiente romantico
attrae molte coppie, perché molti dei loro desideri d'amore diventano realtà quando
visitano la città.

La metropolitana più profonda

La ferrovia dell'Arsenale è la stazione più profonda del mondo, poiché la sua profond ità
raggiunge i 105,5 metri di profondità. La ferrovia è stata aperta al pubblico nel 1960.

I caffè più antichi del mondo

Infuria ancora la polemica su chi abbia aperto i primi coffee shop, se fossero ucraini o
austriaci. Alcuni sostengono che la verità st ia in realtà da qualche parte nel mezzo. Si
ritiene che Yuri Kulczycki, un eroe di guerra ucraino, abbia preparato la prima tazza di
caffè a Vienna nel 1680. La città più famosa dell'Ucraina è Lviv, poiché ha centinaia di
caffè dove puoi bere la tua bevand a preferita.
UIGURI
In breve
Gli uiguri sono una minoranza turcofona musulmana che vive nel nord-ovest della Cina,
soprattutto nella regione autonoma dello Xinjiang, insieme ai cinesi han. Un rapporto delle
Nazioni Unite del 2018 stima che più di un milione di uiguri si trovino
attualmente rinchiusi in quelli che il governo cinese definisce “centri di formazione
professionale”, che in realtà sono dei luoghi di detenzione, repressione e lavoro forzato, volti
a snaturare l’identità religiosa e culturale della minoranza islamica, con il pretesto della lotta
al terrorismo e alla violenza estremista.
La popolazione uigura è inoltre sottoposta a un sistema di controllo delle nascite e di facilitazione
della sostituzione demografica attuato attraverso controlli di gravidanza, obbligo d’interruzione
della stessa, uso forzato di contraccettivi intrauterini e severe sanzioni per chi non rispetta le
norme sul numero di figli concessi (i tassi di natalità nella regione dello Xinjiang sono diminuiti
di oltre il 60% tra il 2015 e il 2018). Il Parlamento europeo, che già aveva condannato
l’internamento di massa degli uiguri, ha dichiarato a giugno 2020 che “potremmo essere di fronte
a un genocidio”.

Contesto storico e distribuzione etnica


Secondo la tradizione, non tutti i cittadini della Cina si possono definire propriamente cinesi, ma
solo quelli di etnia han, che corrispondono a circa il 92% della popolazione totale del Paese. In
Cina sono presenti cinquantasei gruppi etnici riconosciuti dal Partito Comunista Cinese e le
etnie più numerose, oltre a quella han, sono zhuang, manciù, hui, miao, tujia, yi, mongoli,
tibetani e appunto gli uiguri dello Xinjiang. In considerazione di queste specificità, alcune delle
aree di stanziamento delle minoranze hanno ricevuto statuti di autonomia: Mongolia Interna,
Ningxia Hui, Xinjiang Uygur, Tibet, Guangxi Zhuang.

Lo Xinjiang Uygur, una delle più grandi regioni autonome della Cina, si trova tra Mongolia,
Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, India, la regione autonoma
del Tibet e le province del Qinghai e del Gansu. Passato dal Guomindang alle forze comuniste
durante la guerra civile del 1949, ha acquisito nel 1955 lo status di regione autonoma - che
garantisce un proprio governo locale e una maggiore autonomia legislativa rispetto alle province
cinesi - proprio per la presenza sul territorio della minoranza uigura.
Il gruppo uiguro ha quindi assunto lo status ufficiale di “minoranza regionale all’interno di uno
stato multiculturale” e le sue specificità, quali soprattutto i tratti antropometrici simili a quelli
delle popolazioni dell’Asia Centrale, la cultura e la religione musulmana sunnita, lo rendono uno
dei maggiormente distinti rispetto all’etnia maggioritaria del Paese, quella han.

Gli uiguri, che vivono principalmente di pastorizia e commercio, sono stati oggetto, a partire
soprattuto dalla Rivoluzione Cinese, di soprusi e repressioni identitarie di lingua e cultura, oltre
che persecuzioni a sfondo religioso, privazioni sistematiche di libertà, mascherate da assistenza
economica e lotta al separatismo, all’intero processo di sinizzazione del Paese (processo
propagandistico, militare o culturale attraverso il quale diventano cinesi territori di cultura,
tradizione, lingua e origine diverse).

Studenti di una scuola media bilingue per studenti uiguri e han a Hotan, 13 ottobre 2006.

Lavoratrici uigure
Manufacturing
cinese, della Taekwang
sventolano
ottobre 2019. Shoe
la bandiera

Come nasce la
questione degli uiguri e
perché sono una
“minaccia” per Pechino
La situazione attuale della cosiddetta
questione uigura nasce per molti versi
dalla paura del governo cinese rispetto al riaccendersi dei sentimenti secessionisti della minoranza
uigura dopo il crollo dell’Unione Sovietica e l’istituzione delle repubbliche indipendenti di
Kazakistan, Kirghizistan e Tajikistan in Asia Centrale. Gli uiguri dello Xinjiang cominciarono in
quel periodo scambi, soprattutto commerciali, con altri uiguri abitanti Stati come Kazakistan e
Kirghizistan. L’ideale panturco prese quindi nuova linfa da questi contatti dando il via a un nuovo
ciclo di moti separatisti nella regione.

Questo separatismo è stato racchiuso dal Partito Comunista Cinese all’interno del concetto
generale di “terrorismo” e gli uiguri sono divenuti quindi parte della “minaccia globale
terroristica”, facendo confluire l’estremismo religioso, il separatismo e il terrorismo all’interno
di un unico grande pericolo per Pechino.
La situazione degli uiguri e della potenziale instabilità da loro creata si è poi complicata
ulteriormente, divenendo una delle urgenze della cooperazione in Asia Centrale, con la nascita
della Struttura Regionale per l’Antiterrorismo, un’agenzia volta allo scambio di informazioni
su gruppi terroristici transnazionali e alla pianificazione di operazioni congiunte di antiterrorismo
che fa capo alla SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai che riunisce Cina, Russia,
Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan, India e Pakistan).

La stabilità interna dello Xinjiang è un fattore che coinvolge molte potenze e rappresenta una
priorità fondamentale per la sicurezza e la politica estera della Cina, essendo la regione un
passaggio obbligato nei progetti della Nuova via della seta, l'iniziativa strategica
della Repubblica Popolare Cinese per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i
paesi nell’Eurasia.
La convergenza di questi interessi economici e politici rende estremamente complessa una
esplicita presa di posizione sui diritti violati della minoranza uigura, che la Cina porta avanti
nel nome di una teorica prevenzione al terrorismo e di una più reale sicurezza economica
nazionale.

La persecuzione degli
uiguri
Feroza Aziz: sui social denuncia
la persecuzione

Grazie alle testimonianze di molti uiguri


che stanno coraggiosamente
raccontando ciò che avviene nei centri di
detenzione dello Xinjiang, a rischio
della propria incolumità e di quella dei
familiari, oggi abbiamo uno spaventoso
quadro di quello che la minoranza
uigura sta subendo in Cina.
Secondo le stime, più di un milione di uiguri si trovano oggi rinchiusi in “centri di formazione
professionale” sorvegliati notte e giorno dove sono obbligati al lavoro forzato a bassissimo costo,
subiscono interrogatori, abusi, privazioni di cibo e sonno come trattamento punitivo e
indottrinamento volto a farli diventare sostenitori laici e leali del Partito.

Cina, "ogni anno 25 mila prigionieri vengono assassinati per asportare i loro
organi"

Si parla di persone che spariscono nel nulla, moschee rase al suolo e sostituite da edifici turistici,
a cui si aggiungono una brutale imposizione della cultura e del patriottismo cinesi - attuata
nei centri tramite compulsive lezioni e il costante obbligo di celebrare festività cinesi, di parlare
solo in cinese, di cantare canzoni rivoluzionarie.

L'impatto a lungo termine delle politiche cinesi sul controllo delle nascite nello
Xinjiang

È trapelato anche un agghiacciante copione-guida che i funzionari devono seguire quando


spiegano agli studenti, che rientrano nella regione dai campus scolastici, perché i loro genitori
siano scomparsi. Il documento avverte in generale del rischio che gli studenti possano entrare a
far parte della “rivolta” dopo aver appreso cosa è successo ai loro genitori, e raccomanda dunque
di incontrarli immediatamente al loro rientro. La guida contiene indicazioni precise sulle risposte
da dare a domande quali «Dov’è la mia famiglia?». In tal caso la risposta sarà «Si trova in una
scuola di formazione istituita dal governo». Ai ragazzi viene anche detto che non c’è alcun motivo
di preoccuparsi, che le famiglie stanno bene e che le scuole dove si trovano sono gratuite. Ai
funzionari viene poi data l’indicazione di spiegare che i genitori non sono dei criminali, ma che
comunque non possono lasciare le “scuole”.

Ilham Tohti

Il "Mandela della Cina" condannato all'ergastolo per la difesa dei diritti degli uiguri, Ilham Tohti,
è stato insignito a ottobre 2019 del Premio Sakharov per la libertà di pensiero.

La
sorveglianza
La repressione
degli uiguri in Cina
diventa anche hi-
tech

La persecuzione oggi è
anche automatizzata e
capillare: migliaia di
uiguri vengono
schedati con un
sofisticato sistema di
riconoscimento facciale su “base etnica”, sfruttando una rete di telecamere di sorveglianza
sparse in tutto il territorio cinese. Il software è stato creato usando fotografie di uiguri che hanno
permesso di affinare il riconoscimento dei tratti somatici più tipici del gruppo turcofono, diversi
da quelli degli han.
In questo modo, gli incontri e gli spostamenti degli uiguri possono essere tracciati e qualsiasi
comportamento “sospetto” può costare la segnalazione alle autorità e la reclusione nei centri. Gli
atteggiamenti che suscitano preoccupazione nel governo cinese sono anche il semplice viaggio in
un Paese straniero, una mancanza di entusiasmo nell’usare il cinese mandarino nei propri dialoghi
- controllati attraverso il monitoraggio degli smartphones -, una conversazione a tema religioso.

Inoltre, la polizia cinese ha amministrato quello che viene chiamato "controllo sanitario", che
comporta la raccolta di vari dati biometrici, tra cui DNA, gruppo sanguigno, impronte
digitali, registrazioni vocali e scansioni del viso - un processo a cui andranno incontro tutti gli
adulti dello Xinjiang.
La curiosità di Erodoto
sabato 25 maggio 2013 11.00
piazza del Duomo 1
Erodoto, “il padre della storia”, fu un viaggiatore instancabile, un osservatore di usi e
costumi, incuriosito dalle analogie, ma anche, e soprattutto, dalle diversità che riscontra
tra la mentalità dei Greci e quella dei popoli che visita e con i quali si confronta.
Da Babilonia alla Scizia, dalla Colchide alla Macedonia, dalla Siria alla Libia e
all’Egitto (secondo l’ordine più probabile dei suoi viaggi), Erodoto osserva e annota:
uno storico, certo, ma anche, e forse soprattutto, il primo etnografo occidentale
perennemente mosso da una costante curiosità verso l’altro e l’altrove. Che tutto registra
affinché, come scrive, con il tempo non cadano nell’oblio le imprese degli uomini e non
rimangano senza gloria le gesta grandi e meravigliose compiute tanto dai Greci quanto
dai Barbari.
Ungherese
‘’ Colui che
offende facimente
il prossimo molto
probabilmente
non ha parole
valide di
attenzione nei suoi
discorsi ‘’
Colui che dimostra una
calzante presunzione attira
le mosche come gli
escrementi
Colui che è un accanito
sostenitore della isteria è
come un disgutoso piatto
servito con le spezie
errate.
Fuggi da coloro che
esternano tali
caratterstische perché non
meritano il tuo tempo ma
cerca la compagnia in chi
è predisposto nell’ osservare le virtù e nel placare i peccati con la pazienza e con il sorriso.
Ospita nel tuo quotidiano le espressioni che ti conducono alla felicità e da quella ospitalità
trainane il vantaggio che hai acquisito giovando del tempo che hai vissuto con il prossimo.
Guarda la faccia del prossimo come guardi il corpo di una bella donna per scolpire nel tuo
pensiero ammirazione e di quel pensiero calzante fanne una filosofia vincente.
Pratica la gentilezza per ramificare la nobiltà d’animo e manifesta correttezza per innalzare lo
stato d’animo della giustizia.
Sii parte della virtù del mondo per renderlo parte del tuo stato emotivo
E sii emozione del momento per tradurre la lingua del sentimento
Sii padre del fare
E madre dell’essere
Figlio del volere
Ed erede dell’avere
Sii il complemento specificativo della virtù

252
La mela sulla faccia
Ti aspetti che del tuo
aspetto vi nutra un qualcosa
che venga detto,
ti vesti stando in mostra in
attesa di una posa per
avviare una foto,
ti trucchi con un filtro per
trasmettere al meglio la tua
diretta,
sei l’idolo dei social e
l’influncer di un modo di
apparire che piace e fa
tendenza
ma riguardandoti allo
specchio
ti accorgi di aver messo una
mela in faccia in modo tale
da nascondere la tua anima
e continuando a mentire ti
sei costruito una persona
ben differente a quella mela
ben in vista che fa vedere
ciò che realmente non sei.
Quando parli a te stesso giuri che un giorno troverai una persona con cui potrai essere te stesso e
poi dai inizio alla menzogna inviando il tuo tutto non essere te stesso dai social al lavoro,
poi ricordando a te stesso ti fermi a riflettere a quel tutto mentire e ti rendi conto della sua
lontanza alla tua anima e ritrovi a parlare ad un perfetto sconosciuto dinanzi alla fermata di un
autobus in attesa confessando tutto stesso iniziando un discorso dicendo che:

‘’Per il miglioramento del mondo è preferibile


mostrare la propria anima piuttosto che mostrare la propria faccia’’

253
Urdu
‘’ Solo il precursore
dell’arte esposta per
tutti può definirsi
libero di aver dato
sfogo alla sua
immaginazione
diffondendola a tutti’’
Mettila là e mettila qua, falla
girare e fa sì che quel giro possa
essere visto da più persone il
possible,
non essere geloso di ciò che fai
relegando ciò che fai solo a
pochi adibendo la tua arte solo
nei luoghi di elitè ma fai si che
arrivi ad essere condiviso
persino nei peggiori bar del
mondo, rendendo quel luogo
meno penoso.
Non essere possesivo poiché il
possesso è il sintomo della cupidigia e la cupidigià è solo il tramonto di una scadente giornata.
Individua più persone il possibile affinchè ciò che fai si renda un individuo senziente e devoto
alla distribuzione dlella bellezza,
anima i luoghi di discussione per liberare il discutibile sul sipario della tua arte,
affascina, esplora e diffondi
comprendi, assapora e infondi
fai, sei ed hai
sii il verbo di quel soggetto che dovrà coniugarti
abbi l’aggettivo da collegare all’oggetto che dovrà definirti
e facci la proposizione da immetere nella tema che potrà omaggiarti,
Vai ovunque vuoi, girovoga per il mondo
E lancia la tua sfera di idee
Per catturare tutto che si può
Viva l’arte

254
Surreale
Quando impari un
nuovo vocabolo non
vedi l’ora di usarlo nei
tuoi prossimi discorsi
rendendo iconiche le
tue frasi,
quando ascolti una
nuova canzone aspetti
solo il momento più
propizio per danzare
tra le braccia della tua
donna
ma quando ti rendi
conto che il tuo
immaginare può
spingersi ben oltre
qualsiasi percezione
sensoriale realizzi che
l’impossibile è solo
un vocabolo creato
per che si limita al
vivere nella
concezione della
realtà.
Quella realtà così
ristretta e poco capace nel condurti nel vedere forme astratte e contorte, quella realtà così
incapace nel farti creare cose mai esiste e cose che non potrebbero mai esistere proprio quella
realtà così lontana a quel surreale che nella sua confusa visione può guidarti nel bizzaro mondo
dove tutto per quanto strano può essere fatto.
A che sia lodata la maestosità del surreale,
che sia diffusa l’idea che va al di là della stessa idea e
che sia forma di una forma impossibile da trovare in natura
a generare la struttura della propria arte .
Distaccati dal misero mondo che ti fa vedere solo quello che riesci a vedere
Non ascoltare che frena quello che vuoi realizzare nella tua immaginazione
E non dare alcuno spazio a coloro che vogliono farti cambiare non dandoti alcuno spazio,
sii surreale e di quel surreale concetto immaginato
renditi conto che :

‘’ Solo quando distoglierai l’attenzione dalla realtà


potrai produrre il surreale’’

255
Uzbeco
‘’ Dove c’è un buon
poliziotto non cresce
una malsana
criminalità’’
Un criminale ha i giorni
contati semplicemente perché
un buon poliziotto gli corre
costantemente dietro e
correre dietro alle ingiustizie
è il requisito fondamentale
per essere un buon poliziotto.
Non chiudere nemmeno un
occhio davanti la corruzione e
perseguire la giustizia deve
essere il pane quotidiano di
un poliziotto,
non è importante chi o cosa si
stia arrestando ed arrestare il
figlio di un potente politico
non è diverso da arrestare un
ladro di orologi figlio di un
ladro di auto.
La giustizia è uguale per tutti questo è l’imperativo categorico che dovrebbe avere un buon
poliziotto affinchè nel suo percorso non tema alcun tipo di corruzione
E la lotta alla corruzione deve essere un avamposto condiviso dagli altri poliziotti
Affinchè si lotti contro la criminalità
E gli incorruttibili sono il marchio di fabbrica della giustizia.
Sparare contro ogni forma di criminilità
Affinchè quello sparo reclami giustizia
Arrestare le piaghe della città
Affinchè si costruisca un posto migliore
E diffondere il senso della giustizia
Affinchè si possa ancora credere in chi è proposto per proteggerti,
questo è indispensabile
questo è giustizia.

256
Giudici
In una crescente criminalità
c’è un infinito spazio
corruttibile,
in un paese che mette il
bastone tra le ruote alla
magistratura facendo la sua
politica in un governo di
indagati che dovrebbero
essere arrestati è giustificato
l’ingiustificabile ed il giusto
diviene un verbo che si
traduce nel corrotto.
Un giudice, un reale giudice
non dovrebbe mai temere di
emettere un giudizio al di là
di quanto sia pericoloso
l’imputato anzi più sia
pericoloso l’imputato
maggiore sarà l’impegno nel
giudicare in maniera
appropriata quei soggetti.
Un giudice è un solenne
protettore della giustizia ed
è un accanito paladino che fa breccia nelle infinite mura della corruzione.
È un motivo nel credere nel giusto.
Più forte è il crimine e conseguenzialmente sarà più forte l’atto di giustizia,
maggiori saranno fili di un burattinaio e maggiore sarà la riflessione di un erudito
Giustizia, sempre glorificata la giustizia
E nel mio giudicare, giudico giudicando
Il mio verdetto finale, analizzando questo paese
Giuducando che:

‘’ Solo un governo criminale revoca il giudizio dei giudici’’

257
Vietnamita
‘’Quando un
qualcuno non ti
comprende non
offenderti ma
realizza
semplicemente
che quel
qualcuno è solo
un ignorante’’
Chi non resta scottato
dalle fiamme
dell’inferno non può
capire la capicità del
dolore che può
provocare quel bruciare
di quelle fiamme ed
anche colui che non è
stato abbagliato dalla
luce radiosa del paradiso
non può dire di
conoscere la via che
conduce alle porte del
paradiso.
Spesso veniamo occultati dal pettegolezzo degli ignoranti, che per loro natura non hanno
capacità riflessiva ed ancora più spesso in quella ignoranza veniamo visti come creature di poco
fascino e quel mero fascino viene apprezzato solamente quando diveniamo famosi e brilliamo
sulla bocca di tutti.
Non temer di veder coloro che non sanno vedere ciò che vedi e non temer di dire a coloro che
non sanno ascoltare più di ciò che riescono ascoltare.
Scrivi per rendere vive le tue riflessioni e non perdere tempo sul riflettere sul perché non
riescono a comprendere il tuo riflettuto poiché quella gente non merita né ha la reale
comprensione del tuo riflettere e potrebbe darti amare discriminazioni sul tuo riflettere però
quelle loro amare discriminazioni non sono nient’altro che una misera goccia dinanzi alla
distesa acqua presente nel tuo oceano di pensieri.
Vesti il pensiero per non conformarlo all’unico indumento indossato dal comune ideale
idealizzato per non pensare più di tanto, svesti l’animo per mostrare la meravigliosa nudità di
ciò che ti porti dentro e di quel tuo fare al di fuori della norma fanne un libro leggibile per tutti
coloro che avranno tempo per dedicarti le loro attenzioni

258
Troni diversi
Una corona d’oro può
valere apparentemente più
di una corona fatta con fili
di paglia ma pensando al
finale dato al Re Mida
possiamo capire che se
tutto viene tramutato in oro
di quell’oro non puoi farne
ben tanto se non sfami i
tuoi bisogni primari,
una patria molto potente
che non cura le differenze
dei suoi cittadini
ascoltandone le pretese
non è poi tanto così grande
rispetto ad un villaggio in
cui ogni persona discute
con il prossimo cercando il
meglio dall’altro
ed un personaggio molto
famoso che non conosce le
basi della filosofia non può
essere artefice nel
migliorare il mondo con le
sue pietose e discordanti parole.
Acclamiamo cose e persone senza capire noi stessi e non crediamo che possiamo raggiungere
ciò che acclamiamo, parliamo tanto lamentandoci che non ci ascoltano e non ci rendiamo conto
che parlare alle statue è il primo allenamento per parlare invano.
Alessandro Magno è stato uno degli uomini più grandi della storia eppure si è fermato per
parlare con Diogene di Sinope che si trovava a vivere in una botte,
la mentalità sofista è solo un palliativo nel far credere di essere migliore di altri
mentre la filosofia cinica è il motore reale e crudo della vita
forse l’unica verità più accostabile al praticare la via di una soluzione adattabile al tutto
e parlando ad una statua mi ricordo allenandomi invano che:

‘’ Potrai dire di aver fatto la storia della filosofia


solo quando dopo essere stato visto da tutti come ultimo
sei ammirato dall’uomo che aveva intenzione
di conquistare il mondo’’

259
Curiosità di Lelouch Alighieri

Le curiosità sull’Ungheria e su
Budapest che potresti non conoscere
 Categoria dell'articolo:Curiosità dal mondo
 Articolo pubblicato:2 Agosto 2022

Le curiosità sull’Ungheria
e su Budapest che potresti
non conoscere: leggi il
nostro articolo e scopri
alcune particolarità
interessanti!

Le curiosità
sull’Ungheria e
su Budapest che
potresti non
conoscere
L’Ungheria è un Paese
piccolo, ma custodisce
storie, tradizioni e meraviglie naturalistiche e architettoniche che meritano di essere visitate. Budapest e
l’Ungheria hanno alle spalle una storia lunghissima e affascinante. Il popolo ungherese si distingue per la sua
originalità, le sue curiosità e le sue stranezze. Ecco perché oggi vogliamo parlarvi delle curiosità sull’Ungheria
e su Budapest che potreste non conoscere!
Particolarità sull’Ungheria
 L’Ungheria è patria di grandi inventori: Erno Rubik inventò il famoso cubo, Imre Brody inventò le
lampadine a bulbo, László Bíró inventò la penna a sfera.
 In Ungheria sono nati 13 premi nobel e il più grande illusionista di tutti i tempi Harry Houdini.
 L’alfabeto ungherese ha 44 lettere e non si conosce la sua origine precisa. In ogni caso, si tratta di una
lingua molto difficile da imparare.
 In Ungheria vengono utilizzate due parole per descrivere il colore rosso: “piros” (il colore delle mele)
e “voros” (il colore del vino).
 In Ungheria esistono dei cowboy chiamati Csikós, che fanno concorrenza a quelli americani.
Fatti curiosi su Budapest
 Quando le città di Buda e Pest furono unite, alcuni volevano che la città venisse chiamata Pestbuda.
 Il parlamento di Budapest è il secondo per grandezza al mondo con 691 stanze, 20 chilometri di scale e
40 chilogrammi di oro 23 carati.
 Budapest è la città con il maggior numero di acque termali al mondo.
 A Budapest è presente la più grande sinagoga in Europa, seconda al mondo dopo quella di Gerusalemme.
 Nella basilica di Santo Stefano è custodita la mano del primo Re di Ungheria, Re Stefano I di Ungheria.
 La prima metropolitana europea continentale fu costruita a Budapest nel 1896. È la terza più vecchia al
mondo, dopo quella di Istanbul e di Londra.
 Budapest non è sempre stata la capitale dell’Ungheria (fino al tredicesimo secolo la capitale dello stato
era Ezstergom).
 C’è una legge che regola l’altezza dei palazzi (non possono essere più alti della Basilica di Santo Stefano
e del Parlamento).
 In centro esiste un poliziotto portafortuna: secondo la credenza popolare, se strofinate la sua pancia non
prenderete mai più peso!
 C’è una leggenda che afferma che, chi tocca la penna della statua Anonymus del Budapest City Park,
viene benedetto e svilupperà incredibili doti nella scrittura.
Che lingua si parla in Pakistan? Lingua ufficiale del
Pakistan e parlata
23/06/2023 Risorse linguisticheCulturaLingue creato da Sprachcaffe Team

Che lingua si parla in Pakistan? Tutte le lingue più diffuse

In Asia meridionale, ai confini con India e Cina, il Pakistan è un


Paese così lontano da noi, e non solo dal punto di vista
geografico ma anche, per esempio, da quello linguistico. Che
lingua si parla in Pakistan, a proposito? Andiamolo a scoprire
nel corso di questo articolo Sprachcaffe, nel quale
approfondiremo la questione tra Pakistan e lingua ufficiale, che
è stata -e resta tutt'oggi- un po’ controversa.

Pakistan lingua ufficiale: qual è?

In realtà, il Pakistan ha due lingue ufficiali: l'urdu e l'inglese. Così diverse tra di loro, sono state entrambe
riconosciute come lingue ufficiali del Paese anche e soprattutto con l'obiettivo di unificare la solidarietà del Paese.
Ricordiamo infatti che il Pakistan è stato riconosciuto come Stato solo nel 1947, ed è quindi ancora oggi alla ricerca di
modi che valorizzino la sua identità.

Nonostante queste siano le lingue ufficiali del Pakistan, però, la popolazione preferisce parlarne altre, come vedremo tra
poco.

Urdu

L'urdu è una lingua franca di origine indoeuropea, compresa dall'80% della popolazione pakistana. Attenzione,
però: compresa, non parlata, Infatti, è utilizzata come lingua madre solo dal 7% della popolazione. Considerando che
il Pakistan è il sesto Paese più popoloso al mondo con i suoi 231,4 milioni di abitanti, significa che solo 16 198 000
persone in Pakistan parlano urdu. Poche, se pensiamo al fatto che sia stata definita la lingua nazionale del Paese, e
che il Pakistan abbia ampiamente spinto al suo utilizzo, promuovendo la lingua per incoraggiare la solidarietà nazionale.
Infatti, si tratta di una lingua "neutra" per le questioni politiche interne del Paese, e sembrava a tutti gli effetti la scelta
migliore per non incrinare i rapporti tra le diverse minoranze che si trovano qui.

Inoltre, in Pakistan la lingua urdu è stata preferita alle altre perché era quella propria dell'élite di emigrati musulumani
dall'India, tra i quali anche M.A.Jinnah, primo capo del governo che si occupò di fondare lo Stato Pakistano.

Ciononostante, oggi la lingua urdu non ha ancora avuto il successo sperato, e il 7% di parlanti pakistani si trovano
principalmente nei centri urbani delle grandi metropoli, come Islamabad, Hyderabad e Karachi.

Viene perlopiù applicata e utilizzata in occasioni particolarmente formali, nell'amministrazione governativa ed è anche
insegnata nelle istituzioni educative.

In realtà, è persino più utilizzata in India, dove ci sono più parlanti di quelli che si trovano in Pakistan, ed è anche
inserita tra le 22 lingue ufficiali riconosciute dall'India.

A livello grammaticale, in effetti, quasi non si distingue dalla lingua hindi, ovvero la principale dell'India. Le uniche
differenze riguardano una scelta di più vocaboli di origine persiana nell'urdu e nell'utilizzo di alfabeti diversi: l'hindi
applica l'alfabeto devanagari, mentre l'urdu ha il proprio -alfabeto urdu, per l'appunto-, di origine arabo.persiana. In
realtà è stato anche modificato, per poter produrre suoni che non esistono nella lingua araba.

Tuttavia la sua estrema somiglianza con l'hindi ha aperto molte controversie nel corso del tempo, perché molti si
rifiutavano di considerarle due lingue a sé stanti. In realtà, però, in Pakistan la lingua urdu ha una storia davvero antica,
e ha subito grandi influenze dall'arabo, dal persiano e dal Chagatai, una lingua turca oggi estinta.

Piccola curiosità sulla parola urdu: significa "accampamento imperiale", ed è proprio da questo termine di origine
turchico che l'italiano ha ereditato la parola "orda".

Inglese

A causa del dominio coloniale britannico, ancora oggi l'inglese è riconosciuto come lingua ufficiale del Pakistan. Non è
però grandemente applicato, con solo 100 000 parlanti all'interno del Paese, e il 5% della popolazioneche lo utilizza
come seconda lingua.

Quando è stato riconosciuto, l'inglese era stato scelto in realtà come lingua di transizione, nel frattempo che l'urdu
prendesse finalmente piede come lingua più parlata del Pakistan. Questo però non è mai realmente successo, e oggi
l'inglese resta nell'uso comune all'interno delle case e negli ambienti informali dell'élite urbana, ma viene anche
applicato per parlare di affari e negli atti governativi.

Anche all'interno delle università pakistane non è raro trovare corsi di laurea interamente tenuti in inglese. Si tratta
peraltro di istituzioni piuttosto prestigiose, in cui si va per dedicarsi principalmente all'ambito tecnologico o del
business. Ora sai che se un giorno vorrai studiare in Pakistan ti basterà la conoscenza dell'inglese, a patto che sia
molto approfondita. Per questo potresti pensare di fare un gap year all'estero per imparare l'inglese, così da sviluppare
le tue competenze linguistiche e arrivare preparato.
Pakistan lingua: le lingue minoritarie

Oltre alle lingue secondarie e a quelle ufficiali, poi, in Pakistan la lingua utilizzata dalla popolazione varia anche per
motivi di retaggio storico. Esistono perciò diverse lingue minoritarie, spesso simili ad altre considerate più importanti o
affini ad essere per alcune caratteristiche, che sono molto parlate a seconda della zona.

Le principali di queste sono:

 Hindko, 2,2% della popolazione: si definiscono


con questo nome tutti quei dialetti Lahnda parlati da
differenti gruppi etnici in zone del nord-ovest del Paese.
Più in particolare, è la lingua più utilizzata nelle province di
Punjab e di Khyber Pakhtunkhwa.
 Brahoui, 1,2% della popolazione: si tratta di una
lingua dravidica che ha subito notevoli influenze dalle
lingue della zona circostante, e che oggi si parla
principalmente nella regione del Baluchistan in
Pakistan, ma anche nei confinanti Afghanistan e Iran.
 Saraiki, 12,2% della popolazione: è la lingua
parlata dalla popolazione pakistana che appartiene all'etnia Saraiki, parlata al centro e al sud della provincia
del Punjab. Nonostante non sia considerata lingua ufficiale del Pakistan, da molti viene messa al pari delle
altre lingue più importanti, grazie alla notevole percentuale di parlanti che può vantare.

Con percentuali inferiori all'1%, poi, si trovano persone che parlano i dialetti di Shina, Balti, Ladakhi, Bourouchaskhi e
Kashmir.

Una piccolissima percentuale di pakistani, inoltre, parla ancora in persiano, nonostante questa antica lingua sia stata
abolita come ufficiale durante il dominio coloniale inglese sul sub-continente indiano.
Altre lingue parlate in Pakistan

Come ti abbiamo accennato all'inizio, nonostante le due lingue riconosciute come ufficiali, i pakistani applicano molto di
più altre lingue nell'uso quotidiano. Sarà molto più facile sentirli comunicare tra loro, chiacchierare o raccontare
qualcosa in una di queste quattro lingue secondarie, piuttosto che in urdu e tantomeno in inglese.

 Punjabi: tra le quattro, è sicuramente la più utilizzata. È infatti oltre il 44% della popolazione pakistana a
parlare punjabi come lingua madre, e a utilizzarla come prima lingua anche scritta. Per questo, però, si
utilizza la scrittura Shahmukhi, che ha la particolarità di applicare l'alfabeto urdu.
Viene spontaneo chiedersi perché non si sia deciso di utilizzare il Punjabi in Pakistan come lingua ufficiale, e
la risposta è presto detta: proprio perché il punjabi è una lingua indo-ariana, al contrario dell'urdu che è la
lingua islamica per eccellenza e sceglierlo non avrebbe dimostrato di tendere più da
una o dall'altra "fazione" di quelle interne al Paese.
 Pashto: è tra le lingue parlate in Afghanistan, Paese che confina con il Pakistan e di cui
la lingua Pashto è quella ufficiale. Il 15, 4% la parla come lingua madre, ed è
specialmente utilizzata nel Nord della regione del Belucistan e nelle aree tribali ad
amministrazione federali. È tra le altre cose la lingua iranica orientale più parlata in
assoluto, con 60 milioni di parlanti diffusi principalmente tra Afghanistan e Pakistan.

Il pashto vanta inoltre una ricca tradizione letteraria, e sono molti i poeti a impiegarlo per la creazione delle
loro opere.

 Sindhi: è la lingua parlata principalmente dai pakistani che vivono nella provincia del Sindh,
con una percentuale del 14,5. Molti i dubbi sulla sua origine, ma la maggior parte degli studiosi
sostiene che il sindhi derivi direttamente dal sanscrito, sebbene con una forte influenza araba.
 Balochi: conosciuto anche come "beluci", è la lingua iranica nordoccidentale che si parla in Iran,
Afghanistan e anche in Pakistan, dove la lingua balochi è utilizzata dal 4% della popolazione. Le
persone che la usano si concentrano soprattutto nella provincia del Balochistan (o Belucistan).

Con una tale affermazione di queste lingue secondarie, è facilmente intuibile il motivo per cui l'urdu non è
ancora riuscito ad affermarsi tra la popolazione, nonostante sia la lingua ufficiale del Pakistan: i pakistani
restano ancora molto legati alle proprie origini, e anche dopo che lo Stato è stato costituito è difficile
abbandonare la lingua per una più "nuova" e uguale per tutti.
Lingua in Uzbekistan uzbeco
Che lingua si parla in Uzbekistan?
In Uzbekistan si parla uzbeco – lingua ufficiale in Uzbekistan.

Lingua ufficiale in Uzbekistan – uzbeco


In Uzbekistan la lingua ufficiale è uzbeco (uzbeko). La lingua uzbeka (nome proprio: O’zbek
tili) è una lingua turca, la lingua di stato della Repubblica di Uzbekistan, una lingua regionale in
otto province settentrionali (vilyats) dell’Afghanistan. Inoltre, è distribuito in
Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan, Turkmenistan, Russia, Turchia e altri paesi. È dialettico, il
che gli consente di essere attribuito a diversi sottogruppi. È la lingua madre e principale per la
maggior parte degli uzbeki.
La moderna lingua letteraria uzbeka, basata sui dialetti della valle di Fergana, è caratterizzata da
una mancanza di armonia vocale. Negli anni ’20 del XX secolo, furono tentativi di consolidare
artificialmente l’armonia vocale nella lingua letteraria, che era conservata solo nei dialetti
periferici (principalmente Khorezm).

L’influenza dell’Islam e della lingua araba è evidente in uzbeco, come pure l’influenza residua
del russo dal tempo in cui l’Uzbekistan era sotto il dominio dapprima zarista e poi sovietico. La
maggior parte delle parole arabe è arrivata in usbeco attraverso il persiano; l’usbeco condivide
molto del proprio lessico di origine araba e persiana con lingue di popoli vicini quali il persiano,
il tagico, l’urdu e la lingua hindi.

Storia della
lingua in
Uzbekistan –
uzbeko
L’eccezionale scienziato ed
etnografo Biruni (973-1048)
nelle sue opere dà i nomi dei
mesi turchi e delle erbe
medicinali turche che furono
usate dalla popolazione turca di
Khorezm. Biruni nella sua opera “Monumenti delle passate generazioni”, che scrive a Khorezm
intorno al 1000, dà i nomi turchi degli anni secondo il ciclo animale, che furono usati dalla
popolazione turca di Khorezm: Sichkan, Od, Bars, Tushkan, Lui, Ilan, Yunt, Kui, Pichin,
Tagigu , tunguz.

Il processo dell’inizio della formazione dell’ethnos, che in seguito divenne la base della nazione
uzbeka, si intensificò in particolare nell’XI-XII secolo, quando l’Asia centrale fu conquistata
dall’unificazione delle tribù turche guidate dalla dinastia Karakhanid.

Nel X secolo, nello stato del Karakhanid funzionava una lingua letteraria che continuava le
tradizioni degli antichi testi scritti turchi.
Una nuova ondata di tribù di lingua turca si unì alla popolazione dell’Asia centrale dopo la
conquista mongola del 13 ° secolo.

Timur, che unì Maverannahr e Khorasan in un unico stato, prestò particolare attenzione allo
sviluppo della lingua letteraria turca. I documenti legali dello stato di Timur furono redatti in
due lingue: persiano e turco.

Il rafforzamento dello status e del ruolo della lingua turca nell’era di Timur e Timuridi ha
portato alla formazione della lingua letteraria uzbeka. Sono apparsi i geni della letteratura turca
come Lutfi e in particolare Alisher Navoi. Soprattutto Alisher Navoi ha svolto un ruolo
importante nell’ulteriore sviluppo della lingua letteraria uzbeka e anche letteratura uzbeka.

Scrittura uzbeka
Durante la sua esistenza, la lingua
uzbeka in Uzbekistan ha cambiato
più volte la sua base grafica ed è
stata riformata più volte.
Attualmente, per scrivere la lingua
uzbeka usa l’alfabeto latino (il
carattere ufficiale in Uzbekistan).

Fino al 1928, la lingua uzbeka utilizzava l’alfabeto arabo. Dal 1928 al 1940, in URSS si usava
una scrittura basata sull’alfabeto latino. Dal 1940 al 1992, l’alfabeto cirillico fu ufficiale in tutta
URSS e in Uzbekistan. Nel 1992, la lingua uzbeka in Uzbekistan è stata nuovamente tradotta in
alfabeto latino (nonostante la riforma per tradurre la lingua uzbeka in caratteri latini, al
momento, attualmente, l’uso parallelo dell’alfabeto cirillico e latino continua), che differisce
significativamente sia dall’alfabeto del campione del 1928 che da moderni caratteri latini turchi
(turco, azero, tataro di Crimea, turkmeno, ecc.)

Alfabeto latino attuale in Uzbekistan

Il 2 settembre 1993, il presidente dell’Uzbekistan I. Karimov ha firmato la legge “Sull’introduzione


dell’alfabeto uzbeko basato sulla scrittura latina”. Il nuovo alfabeto in termini generali coincideva con il
progetto proposto a Istanbul. L’alfabeto include i seguenti caratteri: A a, B b, C c, D d, E e, F f, G g, H h,
I i, J j, K k, L l, M m, N n, O o, P p, Q q, R r, S s, T t, U u, V v, X x, Y y, Z z, Ç ç, Ğ ğ, Ɉ ɉ, Ñ ñ, Ö ö, Ş ş,
ʼ.

Però, già nel maggio 1995, questo alfabeto è stato rivisto e invece è stata introdotta una versione ormai
diversa. La sua principale differenza è l’assenza di lettere con segni diacritici. Al posto delle lettere Ç ç, Ş
ş, Ğ ğ, Ö ö, Ñ ñ, Ɉ ɉ mettono Ch ch, Sh sh, Gʻ gʻ, Oʻ oʻ, Ng ng, J j rispettivamente.
А B D Е G H K
Ff Ii Jj
а b d е g h k

L М N О P Q R U
Ss Тt
l m n о p q r u

V X Y Z Oʻ Gʻ Sh Ch Ng
ʼ
v x y z oʻ gʻ sh ch ng
Oggi con lo sviluppo del turismo nel paese tanti ragazzi giovani nelle città parlano abbastanza inglese. Ma
piu spesso non è abbastanza per spiegare le direzioni e altre info ai turisti stranieri.
7 CURIOSITÀ SUL VIETNAM DA SCOPRIRE
PRIMA DI VISITARLO
ALLA SCOPERTA DI UN
PAESE FUORI DAL
COMUNE: ECCO LE
CURIOSITÀ SUL
VIETNAM DA
CONOSCERE
“Sorprendente” è l’aggettivo giusto per
descrivere il Vietnam, un paese ricco di
fascino che si trova nel sud-est asiatico e
che confina con Laos, Cina e Cambogia.

Famoso per i fiumi, le spiagge, le pagode buddiste e per le città piene di vita, potrebbe essere la meta del tuo prossimo
viaggio! Prima di partire però, dovresti conoscere alcune tra le tante curiosità sul Vietnam che rendono questa
nazione ancora più attraente e che, sicuramente, t’invoglieranno a conoscerla da cima a fondo.

VIETNAM: COSA VEDERE PER SCOPRIRE LA SUA


ANIMA AUTENTICA?
Le mete predilette dai turisti in Vietnam, sono senza dubbio la capitale Hanoi, la Baia di Ha Long, suggestiva cornice di
meravigliose crociere, Ho Chi Minh che sarebbe l’antica Saigon e la città Imperiale di Huè.

Da visitare poi, ci sono diversi parchi nazionali, luoghi di culto, bellezze storiche e paesaggistiche. Puoi pianificare un
viaggio alla scoperta della storia del Vietnam, oppure decidere di immergerti nella vita dei suoi abitanti e nelle
tradizioni, molto diverse dalle nostre e che caratterizzano alcune delle curiosità sul Vietnam più interessanti.

In ogni caso, possiamo assicurarti che il viaggio sarà spettacolare!

7 CURIOSITÀ SUL VIETNAM CHE RENDONO UNICO


QUESTO PAESE

Quali sono le curiosità sul Vietnam che


dovresti conoscere prima di partire? Ecco un
breve elenco che abbiamo preparato per
aiutarti a pianificare al meglio il tuo itinerario:

1. Ogni zona del paese ha un clima


diverso. Per questo non è possibile definire
con esattezza il periodo migliore per visitare il
Vietnam. Il nord è l’unica zona dove si
presenta l’inverno e il periodo migliore per
visitarlo è nel mese di aprile. I mesi che vanno da febbraio a marzo, sono invece ideali per visitare il centro del
Vietnam; il periodo da dicembre a febbraio per visitare il sud e le isole. A seconda del periodo scelto e della zona
da visitare, potrai quindi mettere in valigia indumenti pesanti o estivi.
2. Il Tet è il capodanno vietnamita. Questa festività segna l’arrivo del nuovo anno, della primavera e, poiché si calcola
in base al calendario lunare, cade ogni anno in un giorno diverso, ma sempre tra i mesi di gennaio e febbraio. In
occasione di questa ricorrenza, si decorano case e strade con addobbi rossi e gialli, si organizzano eventi e
cerimonie. Organizzare un viaggio in Vietnam a ridosso del Tet, quindi, rende l’esperienza ancora più suggestiva.

3. La regola del 5 nei piatti tipici. La cucina in Vietnam è variegata e saporita. I piatti tipici hanno tutti 5 sapori, 5 colori
e 5 nutrienti.

4. In Vietnam c’è la grotta più grande del mondo. Si chiama Hang Son Doong e si trova nel parco nazionale di
Phong Nha-Ke Bang, nel bel mezzo delle giungla. In alcuni tratti questa grotta, frutto dell’erosione di un fiume
sotterraneo, raggiunge anche i 180 metri di altezza. Il suo particolare microclima, ha permesso lo sviluppo di una vera e
propria foresta pluviale al suo interno.

5. IlPerfume Riverè il “fiume dei profumi”. Attraversa l’antica città di Huè per sfociare nel Mar Cinese Meridionale ed
èfamoso per il profumo che emana. Il fenomeno è merito degli alberi da frutto che circondano le sue rive e dei fiori
che, dai loro rami, cadono nell’acqua rendendola profumata.

6. Le Tube House, palazzi alti e stretti. Nelle città più grandi si possono ammirare questi che sono dei palazzi stretti e
molto alti, dove vivono più generazioni della stessa famiglia. Un tempo, le case erano solo a due piani, ma poi sono
state ampliate in altezza per mantenere il perimetro iniziale. Le Tube House hanno un unico ingresso che, in genere,
permette di accedere anche all’attività di famiglia.

7. Il maialino è un animale domestico. Se durante il tuo viaggio qui ti capita di vedere vietnamiti accompagnati da un
maiale, sappi che è del tutto normale. Tra gli animali domestici più diffusi non ci sono cani e gatti, ma il maialino
pancia a tazza, chiamato così perché ha il ventre che quasi sfiora il terreno.

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SCOPERTA
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VIETNAM
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Ora non vedi l’ora di scoprire
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Vietnam da vivo!

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per pianificare il tuo tour in Vietnam.

Ecco alcune proposte interessanti:

- Appassionatamente Vietnam e Sapa: è un viaggio di gruppo perfetto se è la prima volta che visiti il Paese. Tocca le
maggiori attrattive del Vietnam come la capitale Hanoi, la Ha Long Bay, Hoi An, Ho Chi Minh.

- Perle del Vietnam: è un altro interessante tour che inizia da Ho Chi Minh e che prosegue verso mete quali il delta del
Mekong, Hue, Hoi an e la capitale Hanoi.
La guerra del Vietnam: riassunto
10'
Introduzione

Nella seconda metà del Novecento si svolge in Vietnam uno dei conflitti più importanti, sia a
livello politico che a livello simbolico, della Guerra Fredda. L’appoggio statunitense al Vietnam
del Sud finisce per conferire a quello che è un conflitto regionale legato ad una questione di
autonomia territoriale il rilievo di una contrapposizione ideologica e il significato di una lotta
contro il comunismo. I principali attori della Guerra Fredda giocano qui la loro partita,
appoggiando l’una o l’altra fazione: da una parte gli USA intervengono con uomini e mezzi,
dall’altr URSS e Cina, pur senza intervenire in modo diretto, appoggiano il regime
del Vietnam del Nord militarmente e finanziariamente. L’importanza di questa guerra sta
anche nel fatto che rappresenta una delle più grandi sconfitte nella storia degli Stati
Uniti e che con essa prendono il via le grandi proteste pacifiste che caratterizzarono il
1968.

La guerra tra Francia e Vietnam (1946-1954)

Dalla seconda metà del XIX secolo la penisola indocinese si trova sotto il controllo francese.
Nel corso della Seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1941 il Giappone avanza in Asia e
conquista la penisola indocinese, di cui assume il controllo in collaborazione con i francesi del
governo di Vichy. Nella zona dell’attuale Vietnam nasce un movimento di indipendenza
denominato Vietminh, sotto la carismatica guida del leader rivoluzionario Ho Chi Minh, che
aveva fondato il partito comunista locale nel 1929, e con la guida militare del generale Vo
Nguyen Giap. Nel settembre del 1945, con la fine della guerra, il Vietminh proclama la nascita
della Repubblica Democratica del Vietnam, che comprende le regioni di Annam, Tonchino
e Cocincina. Nel giro di poco tempo però il Vietnam si trova ancora nelle mani dei francesi,
grazie anche al tacito assenso del governo statunitense che, seppur contrario all’idea
stessa del colonialismo, desidera mantenere buoni rapporti con l’alleato francese. Tra il 1946 e
il 1954 si ha quindi la prima guerra del Vietnam: alla Francia, che cerca di mantenere il
controllo sul paese, si oppone il Vietminh, che combatte per l’indipendenza vietnamita
utilizzando efficaci tecniche di guerriglia. Nel corso della guerra l’atteggiamento statunitense
cambia: se inizialmente gli USA sono rimasti neutrali, dal 1949 iniziano a vedere questo conflitto
all’interno della più grande contrapposizione in blocchi caratteristica della Guerra Fredda.
Infatti la vittoria di Mao Zedong in Cina nel 1949 e l’inizio della guerra di Corea nel
1950 costituiscono motivo di preoccupazione per la situazione politica della regione, mentre nel
frattempo Cina e URSS iniziano a sostenere militarmente i Vietminh. Negli USA comincia allora
a diffondersi la convinzione di un possibile effetto domino: si teme che nel caso di vittoria
del comunismo in Vietnam, questo possa diffondersi anche negli stati confinanti. Gli USA
decidono dunque di aiutare la Francia, pur limitandosi ad un sostegno solamente
economico. Nel 1954 la Conferenza di Ginevra giunge ad un accordo riguardante la
situazione del Vietnam: si decide così di dividere il paese in due regioni lungo la linea del
17° parallelo: il Vietminh amministrerà la zona settentrionale mentre il sud sarà governato da un
regime non comunista. La Conferenza di Ginevra prospetta la riunificazione dei due stati entro
due anni e la formazione di un governo mediante elezioni. La firma del trattato di Ginevra crea
però un certo allarme negli Stati Uniti, che, sempre temendo un’egemonia comunista sul
sud-est asiatico, decidono di sostenere il regime del primo ministro Ngo Dinh Diem nel
Vietnam del Sud. Di fatto dunque, mentre i francesi lasciano la regione, gli statunitensi iniziano
a impegnarsi in Vietnam.

Lo stallo dei due Vietnam e l’inizio della guerriglia (1955-1964)

Fallita la riunificazione dei due Vietnam a causa dell’opposizione di Ngo Dinh Diem e degli USA,
la divisione lungo il 17° parallelo si fortifica diventando una vera e propria frontiera.
Questo provoca una radicalizzazione da entrambe le parti: al sud il regime tirannico di
Diem porta ad un’esasperazione delle contrapposizioni politiche interne, mentre al nord
iniziano le persecuzioni verso gli oppositori interni e i cosiddetti “proprietari terrieri”. Intanto,
dal 1957, prende piede al sud la guerriglia organizzata dai gruppi di resistenza legati a Ho Chi
Minh, che continua negli anni successivi alimentata dalle forniture di armi e mezzi che vengono
introdotti clandestinamente attraverso piste aperte nella giungla a cui viene dato il nome
di “sentiero di Ho Chi Minh”. Nel 1960 la resistenza nel sud prende il nome di Fronte di
Liberazione Nazionale, anche se più comunemente questi guerriglieri divengono noti con il
nome di Vietcong, ovvero “comunisti vietnamiti”, secondo l’appellativo datogli dai loro
oppositori. Intanto proprio il ruolo statunitense nella regione si fa via via più
importante, attraverso il supporto aereo all’esercito sudvietnamita e l’invio sempre crescente
di personale militare che aumenta fino a raggiungere i trentamila uomini durante la presidenza
di John Fitzgerald Kennedy.

La guerra del Vietnam (1964-1975)

Con l’avvento alla presidenza di Lyndon B. Johnson, la presenza statunitense in Vietnam


diviene più incisiva e sfocia in un vero conflitto bellico: il nuovo presidente americano non
vuole essere ricordato per una cocente sconfitta militare ed inoltre è incalzato dagli oppositori
interni che lo ritengono inadeguato per risolvere la crisi. Per questo motivo Johnson porta
avanti una nuova strategia: è necessario vincere la guerra ed è possibile farlo rapidamente e
con uno sforzo bellico minimo. Manca però l’approvazione del Congresso per un intervento
militare in Vietnam, anche se già truppe statunitensi sono presenti sul territorio sud vietnamita
al fine di addestrarne l’esercito. L’occasione si presenta con il cosiddetto “incidente del
Tonchino”: un presunto scontro tra un cacciatorpediniere statunitense e una vedetta
nordvietnamita, che non ha conseguenze dirette, fornisce il pretesto all’amministrazione
Johnson per presentare al Congresso una risoluzione che autorizzi il Presidente a rispondere
con tutti i mezzi necessari all’aggressione nordvietnamita. La risoluzione viene approvata
all’unanimità, così dal febbraio 1965 gli USA iniziano a bombardare il Vietnam del
Nord, senza che ci sia stata una vera e propria dichiarazione di guerra. Si assiste
successivamente ad una vera e propria escalation militare, caratterizzata da un continuo
aumento dell’impegno statunitense non solo nei bombardamenti ma anche nel
rafforzamento del corpo di spedizione militare, fino a giungere nel 1968 a oltre mezzo
milione di uomini presenti sul territorio. Nonostante il grande impegno profuso dagli USA in
questa guerra, la resistenza Vietcong non accenna a diminuire. Questo grazie al largo appoggio
di cui dispone tra la popolazione contadina del sud, vessata dapprima da un regime dittatoriale
e successivamente da numerosi colpi di stato, ma soprattutto grazie al sostegno che il regime
comunista e i Vietcong ricevono da Cina e URSS. Il 30 gennaio del 1968, in occasione della
locale festa del Têt per la quale si era concordata una tregua, i Vietcong e alcune unità
dell’esercito regolare nord vietnamita lanciano un attacco a numerose città del sud. Con questa
operazione, nota come “l’offensiva del Têt”, i nord-vietnamiti passano da una guerra di
guerriglia ad un conflitto dalle dinamiche più convenzionali. Tale attacco si dimostra
militarmente un fallimento per le forze del Nord, in quanto non si verifica la prevista
sollevazione degli abitanti delle città, tanto che la maggiore potenza militare del sud, unita al
supporto statunitense, può facilmente aver la meglio in un confronto bellico tradizionale.
L’offensiva, tuttavia, rappresenta una vittoria comunista dal punto di vista psicologico:
dimostra infatti che il territorio del sud è facilmente penetrabile e che il Vietnam del Nord non è
intenzionato ad arrendersi nonostante i pesanti bombardamenti americani. I fatti dei primi mesi
del 1968 aumentano il numero di coloro che negli USA ritengono dannosa e inutile questa
guerra, in quanto è sempre più evidente che la conclusione del conflitto non è affatto vicina e il
prezzo che gli Stati Uniti stanno pagando in termini di vite umane è troppo alto in relazione al
senso ideologico e alle opportunità politiche del conflitto. Così l’opposizione alla guerra del
Vietnam, che fin dalla metà degli anni Sessanta è cresciuta all’interno delle Università o nel
mondo della cultura, conquista larghi settori della popolazione e coinvolge anche una parte del
Congresso. In questo svolgono un ruolo fondamentale i media che, trasmettendo in diretta
le immagini dal Vietnam, mostrano la brutalità dei combattimenti e contribuiscono a mettere in
discussione il senso stesso della guerra. Proprio l’opposizione crescente e la difficile situazione
del Vietnam portano Johnson a decidere di non ricandidarsi alle elezioni presidenziali e lo
spingono a cercare un accordo con il governo nord-vietnamita. Nel marzo del 1968, a Parigi, si
hanno i primi contatti per tentare un negoziato tra i vari attori presenti in Vietnam ma,
nonostante la fine dei bombardamenti americani sul Vietnam del Nord, il potere contrattuale
dei negoziatori statunitensi è indebolito dalle imminenti elezioni negli USA e dalla certezza che
Johnson non si ricandiderà. I negoziati finiscono dunque in un nulla di fatto mentre nel 1969 si
insedia il nuovo presidente: Richard Nixon. Il nuovo presidente USA propugna la necessità di
diminuire nettamente l’impegno statunitense in Vietnam continuando invece ad appoggiare il
proprio alleato del sud dal punto di vista logistico. Per forzare la mano però sui negoziati di
Parigi, che sono nel frattempo ripresi, Nixon ordina ulteriori bombardamenti sui territori del
nord; allo stesso tempo Nixon allarga l’intervento alla confinante Cambogia dove si
trovano alcune basi Vietcong da cui partono attacchi alle regioni del sud. Militari USA sbarcano
in Cambogia senza però riuscire a trovare queste basi e provocando ulteriori proteste negli Stati
Uniti per l’impegno militare nella zona, tanto continuo e dispendioso quanto infruttifero. Di
fatto questa situazione apre anche ad una guerra civile tra il governo cambogiano appoggiato
dagli USA e l’opposizione appoggiata dalla Cina, di cui fanno parte i comunisti locali noti col
nome di Khmer Rossi. Nel 1972, nonostante i continui bombardamenti subiti, i soldati del
nord attaccano nuovamente il Vietnam del Sud: dopo alcuni mesi di campagna militare, la
situazione si risolve in uno stallo, che permette alle parti di riunirsi a Parigi per negoziare la fine
della guerra. Nel gennaio 1973 si raggiunge un accordo per il “cessate il fuoco” che di
fatto permette agli USA di ritirarsi dal conflitto in Vietnam. Gli Stati Uniti escono da questa
guerra umiliati per la mancata vittoria, nonostante il gran dispiego di uomini e mezzi. Per
di più i costi sociali, psicologici ed economici per il paese sono enormi: circa
cinquantottomila soldati americani sono morti in battaglia mentre molti tornano a casa feriti o
con gravi disturbi psicologici, che ne pregiudicano il reinserimento nella società civile. Per la
prima volta una della nazioni più forti al mondo ha mostrato la propria vulnerabilità militare,
venendo di fatto sconfitta da un piccolo esercito e da una efficiente tattica di
guerriglia.

La guerra del Vietnam si può dire definitivamente conclusa nel 1975: in marzo il Vietnam del
Nord invade le regioni meridionali, occupandole e riunendo il paese sotto il dominio comunista:
la città di Saigon viene rinominata Ho Chi Minh City in memoria del leader comunista, morto
nel 1969, che tanto aveva fatto per un Vietnam unito. Contemporaneamente anche in Laos e
Cambogia dei guerriglieri comunisti, appoggiati dal Vietnam, prendono il potere.
Xhosa
‘’ E’ nella culla di
un copione che
cresce la natura
del natale di ogni
attore’’
E’ nella vigilia delle
interpretazioni che si
sviluppa l’accanimento
artistico che celebra
l’operato dell’attore
Ed è nell’annunciazione
del ruolo da seguire che si
pone l’azione che regola il
da farsi per poi fare.
Possiamo essere le pedine
di un regista che ha scelto
di girare una parte della
nostra vita rendendola
memorabile o possiamo
risultare dei pedoni di una
scacchiera inconsapevoli
di ciò che sarà stato scelto
nel nostro destino.
Ci culliamo nella comodità credendo che quella posizione comoda sia una situazione che
conduce alla felecità senza capire che lo stato di comodità ci induce all’ozio tramutandolo in
apatia e ci rendiamo conto che la felicità è semplicemente il piano superiore da raggiungere
dopo aver trascorso un qualsiasi tipo di sacrificio, poiché il premio della consolazione si ottiene
dall’espressione del sudore di una fatica e quel sudore che ci ha stancato va glorificato con un
premio che può essere un’ottima bevanda fresca dolce e saporita che ci riempie di gioia
restaurando il nostro corpo e spirito dalla fatica.
Recitare su un palco dove nel pubblico vi sono non più di dieci persone può essere molto più
complesso nel recitare in un teatro colmo di un’infinità di persone e quell’applauso ottenuto in
quel palco dove non ci sono più di dieci persone lo ricorderai sempre prima di dover esordire
nelle più grandi platee ed è quello, il sacrificio del tuo sudore che ti condurrà alla felicità e non
mai lo stato della felicità ultimo privo del sacrificio stesso.
Sii interprete del sacrificio per divenire il regista della tua felicità

260
Ricomincio da me
Ogni giorno una novità, stimola il
rinnovo di ogni giorno con
qualcosa di nuovo per educare il
tuo vivere alla sorpresa, non
temere la fine ma apprezza il
motivo sonoro del ricominciare
in modo tale da poter comporre la
melodia musicale della rinascita.
Oggi fai un qualcosa e domani un
qualcos’altro non predicare la tua
vita in un verbo che ti esorta a
vivere come se fossi stato assunto
in un lavoro a tempo
indeterminato ma fa sì che la tua
vita sia in quello stato di
precariato che ti trasporta
dall’ansia all’euforia e dalla
incertezza alla certezza
Sii parte del dubbio ponendo
nella vita più domande che
risposte e sii la quota di un
mercato azionario imposto sualla curiosità e di quel valore investine il tempo per ottenerne il
frutto di una qualsiasi conoscenza.
Sii cittadino del tuo quartiere e della tua città per poi divenire parte integrante di un universo
infinito e sii alieno di un mondo che ti esorta alla rinuncia del tuo curiosare,
sii l’ultimo della compagnia teatrale in modo tale da poter chiudere per ultimo le porte del teatro
ed allo stesso tempo sii il protagonista che apre a gran voce lo spettacolo che diverrà la più
grande interpretazione da vivere e rivivere per un oggi in un domani.
Apri le danze di un film sulle punte delle dita per renderlo in balia del tuo stato d’animo
E registra il tuo stato emotivo per distubuire la tua cinematografia emotova
Sii armonia laddove altri tacciono
Sii cultura laddove altri ignorano
E sii recita laddove altri realizzano
Ascolta il tuo animo che ti dice che:

‘’ Ricominciare è il più consono verbo da collegare alla vita’’

261
Yiddish

‘’ Un principe, un
vero principe si
differenzia dagli
altri divulgando
umiltà e predicando
gentilezza’’
La nobiltà, la vera nobiltà
non è un titolo ereditato
dall’appartanente casato
familiare
La nobiltà è uno stile di vita
Devoto all’eleganza
dell’anima che è ben
differente da un’eleganza
dovuta alla classe di
indossare un bel vestito
Un principe, un vero
principe non si fa servire
dai suoi lacchè dimostrondo
forme di comando
Ma serve al prossimo
dimostrando utilità nello svolgere azioni e capacità nell’interpretare situazioni.
È importante più colui che con educazione dimostra aggragazione con il prossimo
Piuttosto che colui con presunzione mostra disgregazione con il prossimo
È più utile colui che diffonde gentilezza
Piuttosto di colui che emana discordia
È più nobile lo spirito dell’umile
Piuttosto che l’impeto del superbo
È più principe colui che dedica tempo al prossimo
Piuttosto che colui che non concede alcun momento al prossimo.
La classe è il motivo di una canzone da dedicare all’ospitalità nel proprio animo
È una danza composta
Ed è un composto di gentilezza ed umiltà

262
Sara, sarà
Succederà tra una rima
infilata in una corda di
una chitarra,
sarà successo in un falò
di una passata notte
d’estate
Sara potrebbe essere il
nome della più
incantevole donna per la
quale si è scelto di
scrivere una canzone.
Sara, sarà quel che sarà
sembra uno
scioglilingua
Ma è il messaggio che
passa dal mio cuore alla
mia chitarra
Sara, sarà quel che sarà
È il ritmo che lega i miei sorrisi ai miei pensieri
Adibendo anche la mente di un felicità sinfonica
Sara, sarà quel che sarà
È la fabbrica del mio vivere
Dove ogni operai non lavora stancandosi
Ma si impegna l’un altro ad esprimere emozioni
Che mi fanno battere il cuore
Sarà Sara quel che sarà
Capendo che quel che sarà
È Sara
Ma soprattutto
che:

‘’ E’ nella scintilla delle note che


si accende il capolavoro della tua anima’’

263
Yoruba
‘’ La televisione è il
migliore incanto per
soggiogare le anime’’
Tenerti incollato tutto il
giorno per ascoltare la stessa
notizia,
presentarti programmi che
non ti fanno muovere dal
divano
e distrarti da ciò che ti sta
realmente accadendo attorno
sono alcune delle tante
modalità di operare del
fenomeno mediatico
televisivo
che è padrone sulle
valutazioni del tempo che hai
impiegato nella sua
attenzione,
il fenomeno mediatico
televisivo è il più grande
giudice del mondo
e i suoi ascoltatori più accaniti sono devoti a essere rendendolo unica verità sovrana.
Con la pubblicità stimoliamo la moda sul cosa si dovrà comprare
Con i telegiornali diffondiamo notizie per dominare le verità
E con i reality facciamo credere che siamo tutti parte vivente di quel programma
Facciamo accanire gli ospiti durante i talk show come se disputassero un incotro di puglilato
E facciamo credere che la satira sia l’unico strumento come per l’evasione dalla politica
Infinito è lo spazio in cui si sviluppa il fenomeno mediatico televisivo
Ed infinito il suo potere
Nulla è più demoniaco di esso
E tutto può essere dominato da esso
Per questo resta il migliore strumento per soggiogare le anime

264
Radio Inferno
Una parola dopo l’altra
trasmessa
Accompagnata da una
canzone
Ed una pubblicità che ne
completa la sinfonia
Un’opera magnifica
espressa nella radio
Un progressivo ascolto
che fa riflettere,
emozionare e sorridere.
un mix di programmi
ed un melting pot
delle migliori hit
di ogni stagione
estiva.
Una carrellata
Sulle stazioni per girare fino ad arrivare al proprio motivetto piaciuto,
un salto nel passato per ritrovarsi nel scarpe del recente
ed una scalata di successi per arrivare sul podio delle emozioni.
La radio è questo e tanto altro
Musica per tutti
E tutti per la musica
Incancellabile prodotto
E produzioni incancellabili
Ben migliore della scatola mediatica chiamata televisione
E nella stazione da mandare in live
Ora si fa strada un demone che ha ben compreso l’operato della radio
Intuendo
Che :

‘’ Chi gestisce le stazioni radiofoniche


è padrone dello spirito emotivo ‘’

265
Zulu

‘’ Quando un’anima
perde il suo senso del
pudore puoi
permetterti di fargli
fare tutto’’
Quando non si comprende
che perdere la reputazione
vuol dire perdere tutto
È semplice arrivare a
comprare l’anima di un
dannato
Portandolo a fargli fare le
peggiori cose
Illudendolo prima con il
gusto di un divertimento
Che poi passa ad un vizio
Per poi degenerare
In una schiavitù.
La libertà spesso è una menzogna vestita come una bella donna, vista da tutti
Che però si rivela avere un carattere orribile ed è avida nel ricercare sempre più bisogni
Dal più necessario al più inutile.
Illudiamo il prossimo nel vizio facendogli credere di essere libero
Ed una volta che si è reso straccio
Lo trattiamo peggio della peggiore puttana nel più ignobile dei bordelli.
Benvenuti all’inferno uomini, vi credavate liberi ed adesso siete schiavi
Di quella cosa che credavate fosse libertà
Lasciatevi infliggere la pena della vostra lussureggiante vita
Affogando nella più scellerata nottata sessuale
Fatevi avvelenare nell’illusione di credere di aver avuto una scelta
Drogandovi per non capir più nulla
E vendetevi l’anima
Per rendervi conto alla fine che non vi è rimasto più nulla
Siete all’inferno.

266
Schifo,Baby !
Una deplorevole
fama, un veleno
creato per godere
nell’illusione di
scegliere ed il
risultato di essere
uno schifo peggiore
di un cesso
pubblico, sono le
cose che ti fanno
avere il biglietto per
entrare nell’inferno
con tanto di anima
venduta però la
consapevolezza di
quel che si è fatto e
di quel che si fa
potrebbe essere il
trampolino di lancio
per trovare una
sorta di felicità nel
redimersi
nonostante si è
alloggiati nella
dannazione eterna.
Un hotel all’inferno
può essere un luogo
dove si può incontrare gente altrettanto dannata quanto te e da quello schifo reciproco si può
costruire le basi per cercare di migliorarsi condividendo i propri errori e nello scoprire le proprie
pene si può cercare una redenzione poiché anche chi è dannato ad una sofferenza eterna può
passare dall’inferno infame al beato paradiso.
Sesso senza limite e assimilazione di una qualunque droga comporta l’essere uno schifo però
quello schifo può essere rimosso dalla forza della reale felicità e un cammino per questo
passaggio è il motivo che può far danzare anche a chi gli è stata sottratta l’anima,
in questo Hotel ho compreso che:

‘’ Di qualunque peccato si tratti


vi sarà sempre una via per la redenzione’’

267
Curiosità di Lelouch Alighieri

Xhosa
Gli xhosa (pronuncia: ǁʰóːsa) sono un gruppo etnico di origine bantu, provenienti dall'Africa
centrale e attualmente presenti nella parte sudorientale del Sudafrica, soprattutto
nella provincia del Capo Orientale. Sono il gruppo etnico più numeroso in Sudafrica dopo
gli zulu. La lingua xhosa fa parte del gruppo delle lingue bantu.

Bambini xhosa

Storia
Gli xhosa sono parte del
gruppo nguni meridionale che migrò verso sud
dalla regione dei Grandi Laghi, stabilendosi
nel sudest del Sudafrica. Prove linguistiche e
archeologiche suggeriscono che siano arrivati
in Sudafrica circa 1500 anni fa. Tecnicamente,
gli Xhosa furono originariamente un clan, e
presero il nome dal leader di tale clan, uXhosa.
La loro parola per riferirsi al proprio gruppo è amaXhosa e chiamano la loro
lingua isiXhosa. Il nome "xhosa" viene talvolta usato per indicare un qualsiasi gruppo di
lingua xhosa (per esempio Pondo, Thembu e Mfengu), sebbene questi non appartengano al
clan originario degli xhosa o a gruppi derivati da esso.
Gli xhosa sono sempre stati caratterizzati da una notevole apertura
nei confronti di altri gruppi culturali; sono buoni commercianti e
hanno instaurato rapporti stretti con tutte le popolazioni con cui
sono venuti in contatto. Interi gruppi khoi e griqua sono stati
"assorbiti" nella comunità xhosa, e la lingua xhosa moderna
include molti termini khoisan. Il contatto con i coloni bianchi
avvenne dalle parti di Somerset East, nei primi anni del XVIII
secolo. Nello stesso secolo, a causa di una disputa fra due capi sui
diritti di successione, gli xhosa si divisero in due gruppi, noti
come gcaleka e rharhabe o ngqika.

Verso la fine del Settecento, i trekboer che stavano migrando a est


dalla Colonia del Capo si scontrarono con i pastori xhosa nei
pressi del Great Fish River. La disputa per il terreno diede inizio a
un secolo di combattimenti fra la Colonia e gli xhosa, le
cosiddette guerre di Frontiera del Capo. Fra il 1811 e il 1812,
dopo che la Colonia del Capo fu passata sotto il
controllo britannico, gli xhosa furono scacciati verso est, ma gli scontri con la Colonia, in
continua espansione, continuarono fino alla seconda metà del secolo.
Negli anni che seguirono, gli xhosa subirono anche la pressione dei gruppi zulu e nguni che
stavano spostandosi verso sud e verso ovest nel contesto del processo di "diaspora" africana
noto con il nome di mfecane. La situazione fu aggravata dalla carestia e dalle turbolenze
politiche e sociali interne causate dalla strage del bestiame voluta dalla
"profetessa" millennialista Nongqawuse (1856). Tutti questi fattori contribuirono al collasso
di gran parte dell'economia agricola e pastorale xhosa, e alla transizione forzata di questo
popolo verso un sistema economico basato sul salario. A causa di questa serie di eventi, gli
xhosa sono il popolo africano con la più lunga tradizione sindacale e politica in assoluto.
Non casualmente proprio questo gruppo etnico ha espresso personaggi politici come Nelson
Mandela e gran parte della leadership dell'ANC.
Il sistema politico dell'apartheid e dei bantustan tentò di confinare gli xhosa in quelle che
furono riconosciute come loro "homeland", il Transkei e il Ciskei, oggi parte della provincia
di Eastern Cape. Nel Sudafrica moderno vivono 8 milioni di Xhosa, distribuiti in gran parte
del Paese ma ancora concentrati soprattutto nell'Eastern Cape.

Collocazione geografica
Le comunità tradizionali xhosa si trovano sulle pendici dei monti Amatola e Zinterberg, in
un territorio attraversato da molti ruscelli che vanno a confluire nei grandi fiumi come
il Kei e il Fish River. Il terreno fertile e le abbondanti precipitazioni rendono questa zona
ottima per l'agricoltura e l'allevamento; fra le coltivazioni tipiche degli xhosa si possono
citare sorgo, mais, zucche, fagioli, ortaggi e tabacco.

Lingua
Il gruppo xhosa è il secondo gruppo linguistico del Sudafrica. La lingua xhosa contiene
alcuni dei "click" tipici delle lingue khoisan. I "click" principali della lingua xhosa sono tre,
rappresentati spesso con le lettere "C", "Q" e "X". Il suono C o "click davanti" si ottiene
facendo un leggero sorriso, appoggiando la lingua dietro i denti e tirandola giù di scatto. Il
suono Q o "click sopra" si ottiene formando una "O" con la bocca, appoggiando la lingua al
palato e poi tirandola giù di scatto. Il suono "X" o "click laterale" si ottiene tirando giù la
lingua dal palato contemporaneamente verso l'interno e verso il basso.

Religione e cultura
La cultura tradizionale degli xhosa sopravvive oggi soprattutto nelle campagne; negli
elementi fondamentali, essa è equivalente a quella degli altri popoli del
gruppo nguni come zulu, ndbele e swazi. Ogni nucleo familiare ha un proprio villaggio,
dotato di un orto e un recinto per il bestiame, ed è governato da un capofamiglia. La
ricchezza della famiglia si conta in capi di bestiame; nel conteggio però vengono incluse le
donne da marito, perché l'acquisto di una moglie costa allo sposo un certo numero di capi.
La religione tradizionale xhosa è animista; attorno al dio della creazione, uDali o Tixo, si
sviluppa un complesso olimpo di spiriti, benevoli e malevoli. Il rapporto fra lo Xhosa e il
divino è mediato da diverse figure di "sacerdoti": i sangoma sono streghe o stregoni,
depositari della magia (suddivisa in magia bianca e magia nera) e capaci di divinazione;
gli igqirha sono guaritori, specialmente importanti per contrastare i malefici dei sangoma; e
infine gli ixhwele sono erboristi, depositari della medicina tradizionale Xhosa. In tutti e tre i
tipi di figure le donne sono preponderanti; trascorrono 5 anni come apprendiste prima di
diventare indipendenti. Una percentuale significativa della popolazione Xhosa è cristiana,
soprattutto devoti di "Chiese Iniziate Africane" come la Chiesa Cristiana di Sion.
Fra i riti religiosi tradizionali degli xhosa sopravvissuti fino a oggi c'è la circoncisione dei
maschi nell'età della pubertà. I ragazzi che la subiscono si cospargono il corpo
di argilla bianca e si ritirano dal villaggio, in modo da non poter essere visti (soprattutto
dalle ragazze). L'operazione viene eseguita dagli stregoni senza alcun tipo di precauzione
medica o igienica, ed è spesso causa di infezioni anche gravi; le autorità sudafricane stanno
facendo pressioni sugli Xhosa perché acconsentano a usare attrezzature sanitarie moderne
per questo antichissimo rito.
La tradizione orale xhosa è tramandata dagli iimbongi (singolare imbongi), o "cantanti di
lodi". Tradizionalmente, gli iimbongi vivono vicino al capo del clan e lo accompagnano
nelle occasioni importanti (l'imbongi Zolani Mkiva precedeva Nelson Mandela nella
cerimonia di inaugurazione della Presidenza nel 1994). Le poesie degli iimbongi
tradizionalmente elogiano le qualità e le imprese del leader xhosa, ma possono anche
contenere critiche aperte; in qualche modo, la figura dell'imbongi può essere paragonata a
quella del menestrello delle corti occidentali.
Gli xhosa sono celebri per le decorazioni in perline colorate dei loro abiti; i colori usati e il
disegno complessivo distinguono i vari clan.
Yiddish, lingua viva
Pubblicato in Attualità il 10/05/2019
Lingua della nostalgia, lingua di letteratura e comicità, lingua del mondo distrutto dalla Shoah nel passato, lingua di
chi quel mondo si sforza di replicarlo in sue molteplici
reinterpretazioni lontano dalle terre degli sthetl nel presente. Lingua
che ha contaminato l’idioma internazionale per eccellenza, l’inglese,
e che spunta con tante saporite parole nella quotidianità reale e sugli
schermi di cinema e televisione targati USA. Che cos’è e dove va lo
Yiddish, vent’anni dopo l’inizio del terzo millennio? A raccontarlo a
Pagine Ebraiche sono quattro esperti che lo vivono in mondi diversi
e in aree geografiche diverse, l’Europa, Israele, l’America, e che
spiegano come, dove e perché il tradizionale dialetto parlato dagli
ebrei ashkenaziti pur di fronte a tante sfide continua a far ridere,
piangere, incantare con i suoi capolavori, essere studiato ma anche
usato per ordinare una tazza di caffè.
A fotografare il fenomeno della crisi dello yiddish è Anna Linda
Callow, docente Lingua e letteratura ebraica presso l’Università degli Studi di Milano e traduttrice da ebraico e
yiddish, che nel suo ultimo libro “La lingua che visse due volte” (Garzanti) dedica un capitolo al rapporto tra i due
idiomi. “Il problema dello yiddish è la scomparsa dopo la Shoah, di quell’enorme fetta di società che ne fruiva la
letteratura e la modernità. Chi invece è rimasto compatto sono le comunità haredi che avversano l’uso dell’ebraico
nel quotidiano, anche se pure nel loro caso i confini non sono più rigidi come un tempo, specie in Israele” sottolinea
Callow. L’interesse fuori da questo mondo esiste, aggiunge la studiosa, che lo descrive come ascrivibile ad ambienti
molto limitati, i circoli accademici, qualche teatro o istituzione, primo fra tutti il Beys Sholem Aleykhem di Tel Aviv.
“Ma sono briciole, caratterizzate da un approccio fortemente nostalgico”.
Eppure tra quelle pagine limitate che potrebbero a prima vista sembrare sufficienti a raccontare lo stato dello yiddish
nel XXI secolo, qualcosa di muove, e dà nuova linfa a una lingua che prima degli anni bui della storia d’Europa era
parlata da undici milioni di persone, e oggi da un numero imprecisato di centinaia di migliaia.
“In occasione del primo anniversario della morte di Leonard Cohen, producemmo un video con una versione della
sua Halleluja cantata in yiddish, che conta oltre un milione di visualizzazioni e centinaia di commenti. Ovviamente
molti di loro non conoscono lo yiddish. Per noi questo però è un segnale importante perché ci dimostra l’interesse che
la lingua e le sue espressioni mantengono anche per il pubblico generale”. Rukhl Schaechter è la direttrice del
Forverts, storico giornale ebraico americano. Fondato nel 1897, il Forverts fu nella prima metà del XX secolo un
quotidiano di lingua yiddish dal successo incredibile, capace di raggiungere, al suo momento di massima diffusione
negli anni Venti, una tiratura di 275mila copie al giorno e di costruire un palazzo di dieci piani come sede nel cuore di
Manhattan. Nel dopoguerra, tante trasformazioni: la riconversione in settimanale, il lancio di un supplemento in
inglese, il Forward, che divenne poi la testata principale prodotta dall’editore, il debutto online e infine la scelta,
dolorosa, di sospendere la produzione dei giornali stampati, sia in inglese sia in yiddish, dopo un paio d’anni di
distribuzione con cadenza mensile.
“Grazie a internet, abbiamo molti canali per diffondere i nostri contenuti, mentre l’edizione cartacea veniva letta solo
da un numero limitato di abbonati. Così abbiamo i video, sottotitolati, che raggiungono un pubblico molto più ampio
degli articoli, in cui comunque inseriamo funzioni quali un dizionario per consentire anche a chi ha un background
limitato in yiddish di capirli. Abbiamo lanciato una serie dedicata alla cucina, e un’altra agli oggetti di famiglia
tramandati di generazione in generazione, in cui invitiamo i nostri lettori a segnalarci i propri, che pubblichiamo con
una foto che accompagniamo a una breve descrizione in yiddish e inglese” racconta Schaechter. Rukhl che lavora al
Forverts dal 1998 e lo dirige dal 2016, è figlia d’arte: suo padre Mordkhe Schaechter (1927-2007) fu un importante
linguista e yiddishista appassionato. “Con noi figli insistette sempre per parlare yiddish, e lo stesso abbiamo fatto noi
con i nostri bambini. Oggi anche loro sono adulti e proseguono la tradizione con i loro figli” sottolinea la giornalista,
che ha lavorato, insieme alla sorella Gitl Schaechter-Viswanath, alla realizzazione del “Dizionario comprensivo
Inglese-Yiddish” basato sul lavoro che il padre aveva portato avanti per tutta la vita: non solo preservare la lingua, ma
adattarla ed espanderla per venire incontro alle esigenze del mondo moderno, coniando o recuperando le parole
necessarie per indicare termini come “email” o “infradito”. “Le vendite vanno bene, la gente lo compra, lo usa. E
anche questo vuol dire molto” sottolinea Schaechter. Tra i lettori a cui il Forverts si rivolge c’è oggi anche la
comunità che per cui lo yiddish rimane la lingua madre: gli ebrei chassidici, che in USA dopo la guerra erano poche
migliaia di persone e oggi sono centinaia di migliaia, molti a New York e dintorni. “Ci leggono in molti, soprattutto
per trovare contenuti che non potrebbero scoprire sui loro giornali. Abbiamo un blog dedicato a loro, con autori che
appartengono alla comunità”.
Se coloro che per decenni hanno costituito lo zoccolo duro della popolazione di lingua yiddish, gli ebrei a più riprese
arrivati negli Stati Uniti dall’Europa prima e dopo la Shoah fino al periodo successivo al crollo dell’Unione Sovietica,
stanno lentamente morendo, un nuovo pubblico si sta formando nell’ambito di un settore demografico in qualche
misura inaspettato: i millenials.
“Molti giovani ebrei oggi cercano nuovi modi di esprimere la propria identità ebraica. Possono essere religiosi o no,
sionisti o no, ma lo yiddish è una lingua che li simboleggia e che considerano parte della propria cultura e patrimonio.
Infine c’è un nuovo interesse in Israele: se un tempo l’idioma veniva considerato qualcosa da associare solo alla
Shoah e alle comunità haredi oggi invece la sua popolarità cresce anche nella cultura mainstream”.
Proprio in Israele vive Claudia Rosenzweig, docente di letteratura ebraica all’Università di Bar Ilan e filologa,
esperta di letteratura yiddish. Dello yiddish, Rosenzweig comincia con il raccontare innanzitutto le origini.
“Lo yiddish è attestato nel XII secolo, in Germania, e nel secolo XIV era già lingua letteraria, come ci dimostrano due
documenti. Il più noto è il cosiddetto ‘manoscritto di Cambridge’, scoperto nella Genizà del Cairo, e composto nel
1382, contente diverse opere di vari generi letterari, tra i quali poesie su personaggi biblici, una favola, un poema
cavalleresco. Il secondo testo, sicuramente ancora poco conosciuto, si è conservato su di una tavoletta di ardesia
scoperta nel 2011 a Colonia, in Germania, durante degli scavi. Risale probabilmente a prima del 1349, ed è una
novella di argomento cavalleresco, la cui fonte non è stata identificata. Già da queste poche testimonianze che ci sono
pervenute in modo fortuito è possibile stabilire che nel XIV secolo esisteva una tradizione letteraria in lingua
yiddish”, spiega Rosenzweig. “A partire dal XV secolo lo yiddish è diffuso in Boemia e Moravia, Polonia, Lituania e
in Italia settentrionale. Nel XVI secolo l’Italia diventa un centro importante della cultura ashkenazita e quindi anche
della lingua e della cultura yiddish. Negli ultimi anni si sono succeduti vari studi che hanno messo in luce
l’importanza della ‘fase italiana’ dell’ebraismo ashkenazita non solo per la letteratura yiddish, ma anche per quanto
riguarda la letteratura rabbinica tout court. Dal XVI secolo in poi, grazie soprattutto alla stampa, si è creata una sorta
di koiné yiddish, una klal-shprakh ante litteram, che era compresa da tutti i lettori e che ha contribuito a mantenere in
contatto le varie comunità, da Venezia a Praga, da Cracovia a Francoforte ad Amsterdam. Fino alla Haskalà,
l’Illuminismo ebraico, questa lingua scritta è stata di fatto Yiddish occidentale, che è più vicino al tedesco. È chiaro
che dialetti yiddish sono esistiti da subito, ma è solo intorno al 1800 che hanno cominciato a comparire sul mercato
libri stampati in Yiddish orientale, che è lo Yiddish di Mendele Moykher Sforim, di Sholem Aleykhem e Bashevis
Singer, ed è anche quello ancora parlato oggi”.
Ma chi sono oggi coloro che scelgono di approfondire la lingua yiddish in ambito accademico?
“I miei studenti possono essere raggruppati in tre categorie: pensionati che vengono da famiglie ashkenazite; persone
che a distanza di anni dalla fine del BA decidono di fare un Master; e infine quelli che io chiamo ‘studenti
professionisti’, cioè giovani che hanno studiato Yiddish (moderno) e che decidono di seguire un corso o due di
letteratura yiddish antica. In realtà ho pochi studenti, alcuni dei quali si spaventano quando cercano di leggere lo
yiddish del XIV o del XVI secolo, che è naturalmente diverso dallo yiddish moderno. Inoltre, spesso devono fare uno
sforzo per difendersi dal rischio di anacronismi vari, e cioè dal dare per scontato che la cultura yiddish a Worms o a
Venezia nella prima età moderna fosse identica a quella degli shtetlekh della Zona di Residenza dell’Ottocento.
Questo è anche legato ad una realtà come non cessa di sorprendermi: il 99 per cento di quelli che si interessano di
yiddish sono ebrei di famiglie provenienti dall’Europa Orientale, e quindi il loro è quasi sempre uno studio motivato
dalla biografia personale, e non dal desiderio di studiare una cultura che ha una sua importanza. I miei corsi sono un
tipo di sfida: cerco di mostrare attraverso i testi che esiste una cultura yiddish, che va studiata in modo scientifico,
letterario, filologico, molto più vasta di quello che si pensa, la cui rilevanza è oggettiva e pertanto può rivolgersi a
tutti, ebrei ashkenaziti e sefarditi, ebrei e non-ebrei. Una delle mie migliori studentesse è stata una giovane
musulmana religiosa, e mi sono scoperta a fantasticare che un giorno tra gli studiosi di yiddish ci fosse una donna
palestinese. Intanto per i miei studenti è già strano che ci sia una italiana che insegni yiddish”.
Rosenzweig contesta in parte l’idea che la crisi della lingua sia un fenomeno da ascrivere esclusivamente al periodo
successivo alla seconda guerra mondiale, e sul futuro esprime ottimismo: “Lo yiddish era già in crisi prima della
Shoah: negli Stati Uniti molti ebrei sono passati, gradatamente, a parlare inglese, mentre i sionisti in Terra d’Israele
facevano una guerra accanita allo Yiddish, la ‘lingua dell’esilio’. E tuttavia lo yiddish è ancora parlato, e lo parlo
anch’io (con accento italiano). A volte insegno in yiddish, e ho amici e colleghi con i quali lo yiddish è la naturale
lingua di comunicazione. Sul futuro dello yiddish non mi interrogo, ma è indubbio che quando si parla di ‘rinascita’
bisogna fare attenzione: è vero che la musica klezmer ha sempre più successo, e la serie televisiva Shtisl, ambientata
nel quartiere di Mea Shearim a Gerusalemme, ha contribuito a cambiare nella società israeliana il modo in cui sono
percepiti la comunità ultraortodossa e la lingua yiddish; e tuttavia queste sono espressioni naturalmente parziali della
cultura yiddish. L’unico fattore che può cambiare qualcosa è lo studio della lingua. Il ruolo di vero e proprio
insegnamento della lingua è svolto dagli insegnanti del Beys Sholem Aleykhem, a Tel Aviv, e delle Università
israeliane, dove purtroppo però – va ricordato – le materie umanistiche hanno una presenza sempre più ridotta. Lei mi
chiede se la lingua è destinata a morire. Già negli anni ’40 del secolo scorso Bashevis Singer diceva che lo yiddish
non aveva futuro, ma io personalmente credo fermamente che le uniche lingue che muoiono sono quelle che non sono
più decifrabili. Fintanto che una lingua è leggibile, e che può dirmi qualcosa, che sia l’egiziano dei geroglifici o lo
yiddish, essa non può morire”.
Infine pare che lo yiddish conosca una rinascita anche nei luoghi da cui tutto partì, e da cui quella cultura e
popolazione fu tradita: l’Europa. A raccontarlo a Pagine Ebraiche è Alan Bern, artista, musicista e fondatore
(americano) di una delle più importanti manifestazioni in lingua yiddish del mondo, nel cuore del Vecchio continente,
in Germania, l’Yiddish Summer Weimar, che si svolge ogni anno nella città tedesca nel mese di luglio.
“Nel 1999, la Germania mi invitò a organizzare un week end dedicato alla musica e cultura yiddish nella città di
Weimar. All’epoca io e i miei colleghi eravamo soliti tenere questo tipo di workshop in tanti posti nel mondo, quindi
non avrei mai pensato che questa particolare iniziativa si sarebbe evoluta nel più grande festival sul tema a livello
internazionale. Io ho sempre considerato la cultura yiddish come parte della vasta matrice transculturale che include
non solo l’Europa ma anche il Medio Oriente, il Nord Africa, il Nord e Sud America, persino parti dell’Asia. Ogni
anno scegliamo un tema speciale che consenta un focus capace di abbracciare diverse parti di questo spettro e ogni
anno rimaniamo sorpresi da ciò che scopriamo. Il nostro approccio è sempre stato quello di invitare insieme artisti
apprezzati, studiosi e ricercatori e di consentire a questa sinergia di condurre a un’atmosfera creativa dove ciascuno
possa sentirsi partecipe, dai dilettanti ai professionisti,” spiega Bern. In ogni edizione del festival, vengono offerti una
dozzina di workshop, che attirano partecipanti da oltre due dozzine di paesi al mondo, diversificati dal punto di vista
di religione, età, nazionalità e persino orientamento di genere. “La diversità è un riflesso diretto dalla storia culturale
dell’yiddish, la accogliamo calorosamente e la incoraggiamo – sottolinea l’artista – A questi laboratori registriamo
circa 300 partecipanti. In parallelo però teniamo oltre cento concerti ed eventi nel corso di cinque settimane, che
attirano un pubblico di oltre 10mila persone, dall’Europa e dal mondo”.
“Le stime ci dicono che nel mondo ci sono tra 600mila e un milione e mezzo di persone che parlano yiddish. È la
lingua primaria delle comunità chassidiche, i cui numeri crescono rapidamente, e c’è un ritorno dell’idioma anche tra
coloro ebrei laici o comunque non appartenenti a quei gruppi, così come tanti lo imparano al di fuori del mondo
ebraico. È improbabile che torni a essere la lingua transculturale della maggioranza delle comunità ebraiche. Tuttavia
sono sempre di più coloro che scoprono come lo yiddish rappresenti una finestra unica su mille anni di storia europea
e offra comprensione e prospettive preziosi e rilevanti a tutti noi”, conclude Bern. “Poiché sempre più persone
realizzano che non si tratta un’esotica lingua/cultura morta, ma invece di un fiume che scorre attraverso il tempo e lo
spazio a creare un legame con tutta le culture e le società del mondo, ritengo che in futuro saranno sempre di più
coloro che si faranno dare un passaggio dal fiume, innamorandosi di ciò che scoprono”.
Lo yorùbá e i prestiti lessicali: come si evolvono le lingue
30 gennaio 2020
L'àkàrà o la torta di fagioli sono la colazione
principale in Nigeria. Foto: Atimukoh via
Wikimedia Commons, CC BY 2.0., 11 luglio 2013.

Le relazioni tra le lingue sono esistite per


centinaia di anni. Pensate alla parola francese
“restaurant” [ristorante], presa in prestito
dall'inglese. Oggi, questo prestito
lessicale [en, come i link seguenti] — parola di
una lingua entrata in un'altra senza essere
tradotta — è molto diffuso in inglese, come se fosse un termine proprio. Prestiti linguistici simili
possono essere attribuiti all'immigrazione, al commercio e agli scambi, che esposero i popoli a
diverse lingue e culture. Tramite queste interazioni, le persone sono state esposte a vari contesti
linguistici, con parole e frasi prese in prestito per favorire questi incontri.

Il caso dello yorùbá non fa eccezione. Parlato in Nigeria da circa 40 milioni di parlanti, la lingua
yorùbá ha subito l'influenza dell'inglese parlato dai britannici, che colonizzarono la Nigeria dal
1914 al 1960. Più della metà del lessico dello yorùbá deriva dall'inglese. Pensate alla parola “cup”
[tazza], addomesticata in kó̩ò̩pù. La parola “telefono” è fóònù, “palla” è bó̩ò̩lù, e “televisione”, tra
gli altri, è te̩lifís̩ó̩ò̩nù. Queste parole yorùbá “prese in prestito” dall'inglese hanno, con il tempo,
ampliato il suo vocabolario. In yorùbá ci sono anche esempi di prestiti linguistici dalla lingua
hausa, parlata da 44 milioni di persone nel nord della Nigeria. Questa lingua deriva fortemente
anche dall'arabo, con parole come àlùbáríkà (“benedizione”), àlùbó̩sà (“cipolla”)
e wàhálà (“problema”). La bellezza dei prestiti lessicali dello yorùbá sta nel fatto che i parlanti,
avendoli ora assorbiti nella loro lingua, li usano nelle conversazioni quotidiane. Non è inusuale
sentire: “Bá o̩mo̩ ye̩n mú bó̩ò̩lu”,o “Aiuta il bambino a prendere la palla” in inglese. Sebbene la
parola sottolineata, bó̩ò̩lu, non sia in realtà una parola yorùbá, i parlanti sono riusciti ad
adattarla nella loro lingua.

Una delle sfide dello yorùbá, riguardo ai prestiti lessicali, è che i madrelingua stessi amano
tradurre parole dello yorùbá in inglese usandole al posto del termine originale yorùbá. Un
esempio è la parola àkàrà, che la maggior parte dei parlanti traduce, soprattutto agli stranieri,
con “torta di fagioli”.

Usare le parole nella loro forma originale aiuta a far sì che la quella cultura, tenuta viva tramite
la lingua, non muoia. Per esempio, nessuno chiama il sushi giapponese con un altro nome. Il
sushi è il sushi.

Se questo fosse anche il caso di molte parole yorùbá, la sua lingua e cultura potrebbero
prosperare oltre la Nigeria e il mondo yorubufono. Per esempio, l’àmàlà è un famoso piatto
yorùbá, sopravvissuto nonostante le migrazioni. Come parola potrebbe facilmente entrare nel
lessico di altre lingue, se solo i parlanti dello yorùbá lo volessero: tradurlo con “farina di igname”
riduce infatti il suo significato e la sua radice linguistica, la sua “yorubasità.”

Pensate alla parola yorùbá inglesizzata “fanimorious,” che sta diventando sempre più popolare e
compare nell'Urban Dictionary. Significa “attraente,” o “bellissimo,” e viene dallo
yorùbá fanimó̩ra.

Potrebbe trattarsi di fonomorfologia: lo yorùbá non permette consonanti a fine parola e gruppi
di consonanti. Perciò, alla radice della parola è stato aggiunto il suffisso inglese -ious .
Comunque, rimane il fatto che derivi dallo yorùbá. E per questa lingua è una vittoria.

Recentemente, altre parole anglo-nigeriane sono state aggiunte nell'Oxford English Dictionary.

Lo yorùbá farà passi da gigante solo se suoi parlanti contribuiranno alla sua crescita. Il suo uso
nei media è importante, anche perché il mondo diventa sempre più globalizzato. E questo darà
un'ulteriore spinta alla ricerca sulla lingua del Congo e della Nigeria.
Zulu: Sudafrica

Gli Zulu, un popolo guerriero


forte e autentico, sono l’etnia nera
più numerosa in Sudafrica. Sono,
infatti, ben undici milioni di
persone che vivono in villaggi,
ancora oggi molti dei quali senza
elettricità e acqua corrente.

Tra le loro caratteristiche ci sono


quella di colorarsi il viso per
proteggersi dal sole e la grande allegria che li porta ad essere sempre sorridenti.

Zulu: costumi
Nonostante lo stile di vita semplice ed austero, anche nella cultura del popolo Zulu, come per le altre tribù
del Sudafrica e del continente africano in genere, i costumi costituiscono un ornamento importante e mai
trascurabile a cui viene dedicata la massima cura.

Gli abiti, ricchi di significati e simboli, si differenziano in base alle diverse fasi della vita dell’individuo, al
rango a cui appartengono, allo status e ovviamente del sesso.

La donna Zulu
Una giovane donna zulu nubile porta i capelli rigorosamente corti e ha un abbigliamento libero ed
essenziale: la parte superiore del corpo è lasciata scoperta con seni in mostra mentre la parte inferiore è coperta
da una gonna corta impreziosita da perline.

Per le donne sposate l’abbigliamento cambia sensibilmente e si passa dalla quasi totale nudità ad un look
particolarmente castigato, il cui diktat è “coprirsi” e, soprattutto, distinguersi dalle donne single. Non sia mai
qualcuno si confonda e possa in qualche modo mancarle di rispetto! Una volta sposate, le donne zulu fanno
crescere i capelli e li portano lunghi oltre al già detto obbligo di coprire totalmente il proprio corpo.

Il loro “look” è costituito da una lunga gonna di pelle di vacca, trattata e ammorbidita con grassi e carboni di
origine animale, abbinata a gilet di cotone, o reggiseni e collane in rilievo. In passato le donne sposate
coprivano la parte superiore del busto unicamente con un panno; oggi la moda si è evoluta, diventando più
confortevole.

L’ornamento più iconico, resta un cappello a forma di circolo, chiamato izicolo, tradizionalmente fatto di erba
e cotone. Qusto misura fino a un metro di altezza ed è utile per proteggersi dal sole.

L’uomo Zulu
Per gli uomini Zulu, “l’outfit” è molto essenziale a prescindere dallo status e gli abiti tradizionali sono
fatti con pelli di animali e piume.

Data la grande ammirazione di questo popolo per il leopardo, considerato il re di tutti i predatori,
i sovrani indossano abiti fatti esclusivamente con la pelle di questo meraviglioso felino così da distinguersi dai
sudditi ovunque vadano e adottarne la regale eleganza.

Il costume in sè è estremamente essenziale: il grembiule anteriore (isinene) e il grembiule


posteriore (ibheshu) che hanno lo scopo coprire i genitali e le glutei. I peli della coda di una mucca,
chiamata amashoba, sono indossati sulla parte superiore delle braccia e sotto le ginocchia, per dare l’aspetto di
massa maggiore.

Gli uomini sposati, per distinguersi dai celibi, indossano delle fasce sulle braccia
Dream city

Libro finito di scrivere

30/03/2024

Lelouch Alighieri

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