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Act 19: Valentine

Welcome back to our show, amici, come state? I know you’ve been very busy studying Italian lately and,
well, I’m sure you’re already speaking quite well. As for Connor, he’s been very busy decorating his
office. And the kid has good taste! Today he shows up to class holding a mysterious bright red briefcase.
Inside, as it turns out, is a 1969 Olivetti Valentine typewriter. A true gem. Silvia is head over heels with
joy. Beautiful, bold in design and affordable, she says, the Olivetti Valentine was a social phenomenon
back then. The symbol of a new lifestyle. Silvia is a fan, she even visited the famous Negozio Olivetti in
Venice, which was designed in the late 1950s as a showcase for the company’s philosophy.

All right. Time to walk away from the Olivetti store! Many more surprises lie ahead of us and I don’t want
to keep waiting any longer. On the show today we’ll also talk about the fabulous life of Marquise Luisa
Casati, the muse of countless artists and an artist herself. And then we’ll hear the story of Ca’ Dario, a
haunted palazzo that casts its spooky shadow across the Canal Grande.

Introduction

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Silvia: Ciao, Connor! Che cosa hai in quella valigetta?
Connor: La mia nuova “rossa portatile”, Silvia, una Olivetti Valentine del 1969.
Silvia: È bellissima! Sei un collezionista di macchine da scrivere d’epoca?
Connor: No… magari! Ma sono sempre stato un ammiratore della Valentine, e di Ettore Sottsass,
l’architetto e designer che l’ha progettata. Questa… l’ho comprata per arredare il mio
ufficio.
Silvia: Che bella idea! E dove l’hai comprata?
Connor: In un piccolo negozio di antiquariato qui vicino. Il proprietario è mio amico, vende mobili e
prodotti del design italiano degli anni Cinquanta e Sessanta.
Silvia: Connor, se ti riferisci al collezionismo di opere d’arte e oggetti realizzati dagli anni ‘30 del
Novecento in poi, devi dire “modernariato”.
Connor: Oh! OK…
Silvia: Anche a me piace molto la Valentine. Più che una macchina per l’ufficio, è stata un
fenomeno di costume. Il simbolo di un nuovo stile di vita.
Connor: È vero! Il colore rosso. La forma. Il materiale. La campagna pubblicitaria… la Valentine
rompe con il passato.
Silvia: Certo! Sottsass si rivolge a un pubblico giovane, creativo e sensibile alla moda. E crea una
macchina da scrivere di plastica. Un oggetto a buon mercato e facilmente trasportabile.
“Una nuova penna biro”, per citare le sue parole.
Connor: La Valentine è davvero leggera!
Silvia: Diciamo che, concettualmente, è la mamma dei laptop di oggi!
Connor: Ah...sì!
Silvia: La scelta della plastica, inoltre, vuole sottolineare la modernità dell’oggetto. Lo sai che la
Valentine fa parte della collezione permanente del MoMA di New York?
Connor: Certo, Silvia. Have you ever seen any of the old commercials?
Silvia: I vecchi spot pubblicitari? No… ma so che erano molto innovativi.
Connor: Sì. Le pubblicità sono ancora molto attuali.
Silvia: Sì. Ho letto che gli spot non offrono una semplice lista di informazioni tecniche, ma
presentano il prodotto nel contesto sociale, in mezzo alla gente.
Connor: Silvia, quei filmati sono delle opere d’arte!
Silvia: Wow, Connor, you made me curious! Dopo la lezione di grammatica ne vediamo un paio…
Connor: Con piacere!

Grammar 1: Using the passato prossimo and the imperfetto together

Silvia: Connor… a proposito di macchine da scrivere d’epoca… Ho dimenticato di raccontarti una


cosa…
Connor: Cosa!?

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Silvia: Un pomeriggio, qualche anno fa, mentre passeggiavo per Venezia ho visto tutti i modelli
storici della Olivetti.
Connor: Davvero? Dove?
Silvia: Al Negozio Olivetti di piazza San Marco.
Connor: Silvia, I never heard of it!
Silvia: L’ha progettato l’architetto veneziano Carlo Scarpa nel 1957. Il committente, Adriano
Olivetti, aveva un progetto ambizioso…
Connor: Cioè?
Silvia: Olivetti non voleva aprire un banale punto vendita per le sue macchine da scrivere. Voleva
creare uno spazio espositivo per promuovere la filosofia e la ricerca estetica della sua
società.
Connor: A showroom… sounds like he was very ahead of his time…
Silvia: Absolutely! L’attuale proprietario, una compagnia di assicurazioni, ha ristrutturato lo
spazio qualche anno fa, rispettando i colori e i materiali dell’epoca.
Connor: Che bello, Silvia! E cosa hai fatto quel giorno? Hai passato tutto il pomeriggio nel negozio?
Silvia: Ah! No! Ho continuato la mia passeggiata e… sai com’è Venezia…
Connor: Did you get lost?
Silvia: Più o meno. Ho camminato un po’ senza meta…
Connor: Un classico!
Silvia: Poi mentre ero quasi davanti alla stazione, mi ha chiamato un mio amico che insegna
storia dell’arte all’università.
Connor: E ti ha invitato a una conferenza?
Silvia: Mi ha invitato a vedere una mostra.
Connor: Even better!
Silvia: Sì, una mostra dedicata alla marchesa Luisa Casati.
Connor: La Divina Marchesa!
Silvia: Sì, Connor, così la chiamava Gabriele D’Annunzio, il poeta. Ma com’è che sei così
informato sul tema?
Connor: Ho letto la biografia della marchesa mentre ero in viaggio in Italia.
SIlvia: In italiano!?
Connor: Nooo… in inglese, ovviamente. E, allora… sei andata a vedere la mostra?
Silvia: Sì. Quando sono arrivata, il museo era affollatissimo. Faceva molto caldo. Così ho
pensato di uscire…
Connor: You left?? Che peccato!
Silvia: No… mentre ero nell’atrio del palazzo ho visto il mio amico tra la folla…
Connor: Oh! Meno male! E com’era la mostra?
Silvia: Bellissima! C’erano dipinti, fotografie, sculture, gioielli, abiti e lettere.
Connor: Che meraviglia!
Silvia: Sì! La marchesa è stata amica e musa dei più famosi artisti del suo tempo.

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Connor: She was herself a work of art. And Venice was her stage.
Silvia: Oh yes, she loved to stroll around the city at night with a pair of cheetahs on the leash…
Connor: … And she wore live snakes around her neck!
Silvia: In realtà, la mostra che ho visto traccia un ritratto più "maturo" della marchesa.
Connor: Interessante…
Silvia: Luisa Casati non è stata soltanto una creatura eccentrica e narcisista. È stata anche una
collezionista d’arte e una mecenate.
Connor: And a pioneer in performance arts!

Grammar 2: Modal Verbs in the passato prossimo and the imperfetto

Silvia: Sei pronto, Connor, per la seconda parte della nostra lezione di grammatica?
Connor: Certo, Silvia, ma prima di parlare di grammatica, mi racconti cosa hai fatto quel giorno,
dopo la mostra?
Silvia: Dovevo andare alla stazione a prendere il treno, ma c’era un bel sole ed era ancora
presto…
Connor: E hai voluto continuare la tua passeggiata…
Silvia: Connor, non potevo partire senza vedere la Ca’ Dario… non ho potuto resistere!
Connor: E hai dovuto fare un’ultima tappa! Ma che cos’è la Ca’ Dario?
Silvia: È un palazzo che si affaccia sul Canal Grande.
Connor: E perché hai voluto vedere questo palazzo?
Silvia: Per pura curiosità!
Connor: È molto bello?
Silvia: È bellissimo. Ha una facciata asimmetrica in stile moresco con elementi rinascimentali. Si
dice che sia uno dei palazzi più esotici di Venezia. Pensa che, nel 1908, il pittore
impressionista Claude Monet ha voluto ritrarre la Ca’ Dario in una serie di dipinti.
Connor: Ma non è per questo motivo che tu volevi vederla… vero?
Silvia: Connor… devi sapere che la Ca’ Dario è un “palazzo maledetto”…
Connor: Cioè… a haunted house?
Silvia: Sì. Tutti i proprietari del palazzo, si racconta, hanno avuto un destino tragico.
Connor: Were they all murdered?
Silvia: Secondo la leggenda, tutti i proprietari del palazzo sono destinati a subire un tracollo
economico o a morire in modo violento.
Connor: Che peccato… pensa che volevo proporti di comprarla…
Silvia: Certo, un acquisto accessibile! Comunque, Connor, noi scherziamo, ma non molti anni fa un
famoso regista americano voleva acquistare l'edificio.
Connor: Davvero? Chi?
Silvia: Woody Allen.
Connor: E perché poi non ha voluto comprarlo?

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Silvia: Perché ha scoperto quello che tutti i veneziani già sapevano…
Connor: … Che il palazzo aveva a gloomy reputation!
Silvia: Nella storia del palazzo c’è una lunga lista di omicidi, suicidi e tragedie finanziarie.
Connor: Poor Woody! His blood must have run cold.
Silvia: Certo! E lui non voleva vivere con una spada di Damocle sulla testa!

Expressions: Spada di Damocle

Silvia: Connor, parliamo un po’ della spada di Damocle. Conoscevi questa metafora?
Connor: Sì. In inglese si dice “sword of Damocles”, ma non conoscevo la storia di questa
espressione.
Silvia: È un’espressione molto antica. And its meaning has evolved over time.
Connor: In che senso?
Silvia: La spada di Damocle simboleggia una minaccia imminente. Nel suo significato letterale,
l’espressione si riferisce al costante pericolo che accompagna una posizione di grande
potere politico o economico.
Connor: E qual è il significato più mainstream dell’espressione spada di Damocle?
Silvia: Oggi l’espressione si riferisce a qualsiasi scenario tragico percepito come reale e
imminente, anche se la vittima non occupa una posizione di potere.
Connor: Mi puoi fare un esempio, Silvia?
Silvia: Ti faccio un esempio famoso. Nel 1961, durante un discorso davanti all'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite, il presidente degli Stati Uniti, John Kennedy…
Connor: Durante la Guerra Fredda… I think I’m guessing where this is going…
Silvia: Sì, Connor, Kennedy utilizza l’immagine della spada di Damocle come metafora della
minaccia nucleare.
Connor: Sì, ricordo le sue parole “Every man, woman, and child lives under a nuclear sword of
Damocles”.
Silvia: Vuoi tradurre questa frase?
Connor: Sure… “Ogni uomo, donna e bambino vive sotto una spada di Damocle nucleare”.
Silvia: È una metafora molto popolare…
Connor: Specialmente nel linguaggio politico e giornalistico.
Silvia: Esatto, Connor! È una metafora molto potente. È molto comune nel linguaggio giornalistico
contemporaneo, ma si usa anche nella vita quotidiana.
Connor: Come quando hai un esame a scuola o all’università e non hai voglia di studiare?
Silvia: Sì! O come quando la tua paninoteca riceve un avviso di sfratto perché il proprietario
dell’immobile vuole aumentare l’affitto!
Connor: That’s called gentrification! How do you guys say that?
Silvia: Diciamo “gentrificazione”, italianizzando il termine “gentrification”.
Connor: OK. Ma… Silvia, did I detect a touch of emotion in your voice?

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Silvia: Sì, Connor! Chiude Max, il mio ristorante italiano preferito.
Connor: Mi dispiace tanto! Are they being evicted?
Silvia: Sì, Connor. È una piccola paninoteca a gestione familiare.
Connor: And now, like many other small businesses, they are being pushed out of the neighborhood
by rising rents.
Silvia: Sì. Su Max incombe la spada di Damocle dello sfratto.
Connor: E quando chiude questa paninoteca, Silvia?
Silvia: Tra un mese!!
Connor: Allora dobbiamo andare a mangiare da Max!
Silvia: Certo! Qual è il tuo panino preferito, Connor?
Connor: Grilled chicken sandwich.
Silvia: … Panino di pollo alla griglia… che buono… vieni, Connor, ti invito a pranzo!

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