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LINGUA INGLESE 2.

A Caccia di Patrimoni Unesco: LA REGGIA DI CASERTA

Immaginiamo di fare un enorme viaggio nel tempo, in un luogo che ci immerge nell’era dei balli, delle
dame con abiti sfarzosi ed ampi, delle parrucche boccolose, dove gli stili artistici protagonisti sono il
barocco e il neoclassico: Sto parlando della maestosa Reggia di Caserta. Valigia pronta, motore acceso,
famiglia al completo: Si parte. Fu viaggio durato ben 5 ore e 43 minuti, questo è il tempo impiegato da
Messina a Caserta, straziati dal caldo dell’interminabile autostrada Salerno-Reggio Calabria ma con
l’entusiasmo che pompava i nostri cuori. E finalmente eccola: Mozzafiato nella sua atmosfera
settecentesca. Pagato il biglietto e superato l’ingresso, entrammo nella maestosa galleria ed eccoci di
fronte al primo “portale” per il ritorno al passato ovvero una scalinata circondata in ogni lato da statue e
affreschi scolpiti nel marmo. Indossati gli sfarzosi panni immaginari di due dame di corte io e mia sorella ci
divertivamo a fantasticare su come due gentiluomini potessero scortarci fino alla sala del ballo percorrendo
queste scalinate emananti il fresco profumo del marmo. Con le gambe già indolenzite per la salita di
centinaia di gradini, giungemmo ad un carosello di stanze, una diversa dall’altra e tutte attraevano
magneticamente il nostro naso in su per ammirare i soffitti finemente affrescatiì. Oltrepassate le svariate
stanze raggiungemmo gli spazi più importanti del castello: La sala del trono, dove decidevano le sorti del
regno e dei suoi sudditi; Le stanze private dei reali, abitazioni così grandi da sembrare appartamenti,
provviste di letto a baldacchino, prorompente in entrambe le stanze e mio amore a prima vista, con
tendaggi che chiudevano quei giacigli come fossero dei piccoli spazi privati. E infine, il giardino, con fascino
straordinario per armonia di colori, suoni e profumi della natura. Un autobus ci trasportò per una strada
lunghissima, sicuramente percorsa un tempo da centinaia e centinaia di carrozze che conducevano i reali
invitati a corte. L’aria profumava d’erba e di fiori e io e la mia famiglia facemmo un picnic all’ombra delle
fresche fronde di un albero. Finita la siesta ci accorgemmo che ci mancava ancora una parte da visitare: le
grotte sotterranee, la creme-de-la-creme, il portale per un mondo magico. A dare il benvenuto in questa
foresta incantata vi era la statua di una Venere, che faceva capolino da un suggestivo laghetto incastonato
nella verde vegetazione e che si affacciava su delle grotte scavate nella pietra che rievocavano l’idea di un
tempio romano abbandonato. E dopo essersi persi in questa lussureggiante foresta, sia in senso letterale
che figurato, io e la mia famiglia ci recammo all’albergo, sfiniti ma soddisfatti di aver vissuto una pagina di
storia.

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