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Classe 2ª DB

Attività di lettura, comprensione e drammatizzazione sul capitolo 3 dei


Promessi Sposi

1. Leggere l’intero capitolo (disponibile anche l’audiolettura qui

2. e svolgere gli esercizi allegati visibili attraverso questo link


https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScVdVHASSqGyo44ZEHRR
1wpRXZhv5dplFkp_5ckGpsybp4rLQ/viewform

o tramite il QrCode:
3. Leggi con attenzione il documento allegato in Didattica “Giorgio
Bárberi Squarotti, Renzo davanti al dottor Azzecca-garbugli.

4. Per la drammatizzazione:
Riscrivere sotto forma di copione teatrale l’intero capitolo terzo (come
nell’esempio riportato sotto). Per la drammatizzazione dovranno essere
presenti i seguenti personaggi:
Narratore: legge le parti raccontate (suddividere questo ruolo tra più
persone)
Renzo, Lucia, Agnese, Azzeccagarbugli, la serva di Azzeccagarbugli, fra
Galdino: recitano le parti riportate tra virgolette e svolgono le azioni
descritte.
Occorrono due studenti che ricoprono il ruolo di Renzo (uno per la prima
parte e uno per l’incontro con Azzeccagarbugli) e due sostituti; allo stesso
modo occorrono due studenti che ricoprano il ruolo di Lucia e due di
Agnese (più i sostituti).
Stabilite tra voi chi ricopre i ruoli necessari.
L’attività sarà valutata.

Esempio di riscrittura sotto forma di copione teatrale:


CAPITOLO III.
Narratore: Lucia entrò nella stanza terrena, mentre Renzo stava angosciosamente informando
Agnese, la quale angosciosamente lo ascoltava. Tutt’e due si volsero a chi ne sapeva più di loro, e
da cui aspettavano uno schiarimento, il quale non poteva essere che doloroso: tutt’e due,
lasciando travedere, in mezzo al dolore, e con l’amore diverso che ognun d’essi portava a Lucia, un
cruccio pur diverso perché avesse taciuto loro qualche cosa, e una tal cosa. Agnese, benché
ansiosa di sentir parlare la figlia, non poté tenersi di non farle un rimprovero.
Agnese [con sdegno]: “A tua madre non dir niente d’una cosa simile!”
Lucia [mentre si asciuga gli occhi col grembiule]: “Ora vi dirò tutto”.
Renzo e Agnese [gridando insieme : “Parla, parla! — Parlate, parlate!”.
Lucia [esclama piangendo]: “Santissima Vergine! Chi avrebbe creduto che le cose potessero
arrivare a questo segno! Pochi giorni fa, mentre tornavo dalla filanda, ed ero rimasta indietro dalle
mie compagne, mi è passato innanzi don Rodrigo, in compagnia d’un altro signore; che il primo
aveva cercato di trattenermi con chiacchiere non punto belle; ma io, senza dargli retta, avevo
affrettato il passo, e raggiunte le compagne; e intanto avevo sentito quell’altro signore rider forte,
e don Rodrigo dire: scommettiamo. Il giorno dopo, coloro s’eran trovati ancora sulla strada; ma io
ero nel mezzo delle compagne, con gli occhi bassi; e l’altro signore sghignazzava, e don Rodrigo
diceva: vedremo, vedremo. Per grazia del cielo, quel giorno era l’ultimo della filanda. Io raccontai
subito....”
Agnese: “A chi hai raccontato?”
Lucia [con un accento soave di scusa]: “Al padre Cristoforo, in confessione, mamma. Gli raccontai
tutto, l’ultima volta che siamo andate insieme alla chiesa del convento: e, se vi ricordate, quella
mattina, io andava mettendo mano ora a una cosa, ora a un’altra, per indugiare, tanto che
passasse altra gente del paese avviata a quella volta, e far la strada in compagnia con loro; perché,
dopo quell’incontro, le strade mi facevan tanta paura...”
Agnese [con atteggiamento più dolce] “Hai fatto bene, ma perché non raccontar tutto anche a tua
madre?”
Narratore: Lucia aveva avute due buone ragioni: l’una, di non contristare né spaventare la buona
donna, per cosa alla quale essa non avrebbe potuto trovar rimedio; l’altra, di non metter a rischio
di viaggiar per molte bocche una storia che voleva essere gelosamente sepolta: tanto più che Lucia
sperava che le sue nozze avrebber troncata, sul principiare, quell’abbominata persecuzione. Di
queste due ragioni però, non allegò che la prima.
Lucia [rivolgendosi a Renzo con quella voce che vuol far riconoscere a un amico che ha avuto
torto]: “E a voi, e a voi doveva io parlar di questo? Pur troppo lo sapete ora!”
Agnese: “E che t’ha detto il padre?”
Lucia: “M’ha detto che cercassi d’affrettar le nozze il più che potessi, e intanto stessi rinchiusa; che
pregassi bene il Signore; e che sperava che colui, non vedendomi, non si curerebbe più di me. E fu
allora che mi sforzai,” proseguì, rivolgendosi di nuovo a Renzo, senza alzargli però gli occhi in viso,
e arrossendo tutta, “fu allora che feci la sfacciata, e che vi pregai io che procuraste di far presto, e
di concludere prima del tempo che s’era stabilito. Chi sa cosa avrete pensato di me! Ma io facevo
per bene, ed ero stata consigliata, e tenevo per certo... e questa mattina, ero tanto lontana da
pensare...” [si interrompe perché inizia a piangere violentemente]

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