Sei sulla pagina 1di 11

SYMPATHY FOR LADY CHIWN

O, what a noble mind is here o'erthrown!

Federico Tombari

Mi sento troppo pazzo. Da sposato Maciullerei la bocca alla mia bella e, caduto in ginocchio, le direi queste parole losche: troppo! E' troppo!, il mio cuore troppo centrale, e tu non sei che carne umana, non puoi non puoi trovarmi tanto ingiusto se ti faccio del male... In verit, pi ci si estasia insieme e meno s' d'accordo. In verit, la vita troppo breve. 1

Cos recitava il sublime Carmelo Bene nel suo estasiante Amleto. Quale citazione pi azzeccata per introdurre questa recensione sul libro dellautrice Kyung Ran Jo? In poche poetiche righe ecco che viene espressa molta della tensione e della cruenta catarsi della venefica protagonista ai danni di chi le ha procurato (forse) inconsapevolmente un dolore molto pi greve di quello provato, nelle varie raccapriccianti storie narrate dallautrice, dagli animali dallevamento uccisi nei modi pi feroci e bizzarri, quasi grotteschi. Una ferit non propriamente ferina ma abilmente calcolata, ricercata non in un piano da elaborare ma nei meandri, nei recessi della propria memoria, del proprio passato: adattare la propria storia artigiana ai fatti futuri, in parole povere di fronzoli continuare a fare quel che si sa fare anche in altri ambiti non necessariamente consueti. Solo cos la vendetta di Chiwon pu raggiungere lapice della perfezione e della pienezza sensoriale: in fondo, come si suole dire, revenge is a dish best served cold2, ma uno chef come la protagonista preferisce far assaporare ai suoi clienti pasti caldi ed elaboratamente cotti, o arrostiti, o fritti La vendetta di Chiwon calda, calda come il sangue che per tutto il romanzo gli circola nelle vene, bollente, soffocante, gli attanaglia le membra, gli fa scoppiare il cervello, liquido ematico ormai color della pece, e come la pece denso e pesante, opprimente, asfissiante Il sangue che Chiwon vuole vedere sgorgare dalla carne fresca che compra per il ristorante, il sangue che ormai gli stringe le tempie, il sangue che (non raccontato) sgorga dalla bocca dellesanime Seyon e infine insaporisce il pasto perfetto, il nettare divino che tanto piacque a Sokju non era altro che il caldo succo della vendetta perfetta. E infine un bacio, incrocio voluttuoso e ambiguo di tre lingue, in un mnage trois involontario per i due terzi ma erotico suggello finale alla dolce volutt di Chiwon.

1 2

Carmelo Bene, Amleto da Shakespeare a Laforgue, 1974. La vendetta un piatto che va servito freddo.

Sympathy for Lady Vengeance Come recita il titolo del saggio, compassione per Chiwon che come la protagonista del film di Park ChanWook trover uneffimera vendetta dopo un lungo tempo di morte interiore; nel film la prigionia fisica del carcere da innocente, nel libro la prigionia mentale della depressione. Entrambe sono donne, ma mentre il regista coreano usa questo escamotage per trovare la naturale conclusione ad una trilogia nella quale la vendetta fosse un atto di redenzione, una vendetta effettuata da una persona che cerchi di salvarsi l'anima3 Il libro invece quasi autobiografico, come ci viene spiegato nella (francamente evitabile) postfazione dellautrice.

Apro una parentesi. Piccolo sfogo critico su pre e post-fazioni Come appassionato lettore ho trovato scomoda ed evitabile la postfazione dellautrice. Quando leggo un libro, ovviamente, sono portato a leggere introduzioni, prefazioni, postfazioni e quantaltro Questo seminascosto auto-celebrarsi con falsa modestia mi ha un poco urtato, per, in realt, lautrice ha fatto bene a dire quello che voleva dire. Forse solo che odio quello che c oltre la storia. Introduzione e prefazione: molte volte da parte di altri autori, o magari del curatore o traduttore; interessante se specifica alcune scelte autoriali. Molto interessante se mi d unanalisi critica del testo (magari di un testo classico). Ma il bello di leggere un libro scoprire insieme alla storia cosa accade (e quindi bisogna saltare la spoilerosa introduzione) oppure capirlo appieno leggendo linterpretazione corrente ed essere sopraffatti dal pensiero di questo o quel critico letterario che ci dice come intendere il libro? Personalmente le introduzioni le leggo dopo. Non dopo aver finito di leggere la storia, ma il giorno dopo. Quando finisco di leggere un libro (a parte che cincischio fino alla fine, rileggo come in un tic compulsivo-ossessivo le righe fin quasi a perdere il senso perch non voglio che la storia finisca) mi trovo come in uno stato di estasi momentanea. Sto bene, molto bene, sono soddisfatto, felice. La presenza delle ultime tre pagine di postfazione, con un testo oltretutto leggermente fastidioso mi ha un poco alterato questo stato di quiescenza mentale, questo leggero vagare In un romanzo del genere non ho bisogno di questi chiarimenti autobiografici. In una poesia, s, potrei volere capire meglio leggendo delle vicissitudini di chi lha scritta, ma in un romanzo se lautrice voleva dirci qualcosa poteva farlo nelle precedenti 240 pagine Chiudo la parentesi.

Park Chan Wook ci spiega come sia la vendetta al femminile. Kyung Ran Jo ovviamente la interpreta in modo pi realistico essendo essa stessa una donna, mischiando al sapore della vendetta quello dei cibi e facendoci toccare con mano quella sorta di ansia depressiva che soffoca la protagonista. Certo, letto tutto il libro quello che rimane pi impresso il pasto finale, come direbbe Burroughs nudo per svariati motivi. S, ve li spiego brevemente.

Cit. da http://it.wikipedia.org/wiki/Lady_Vendetta

Un (anti)pasto nudo Il pasto burroughsiano non prettamente una preparazione culinaria. Lasciando da parte il fatto che il pasto nudo non era il titolo originale4 dellopera ma venne proposto da Kerouac (!) nella revisione successiva Il pasto dellautore statunitense quello del non-sense, dello stream of consciousness di pensieri dettati al protagonista dalla sua mente oramai annebbiata dalla droga, parole suggerite dalla macchina da scrivere che in una metamorfosi kafkiana diviene scarafaggio. Nel libro coreano non ci sono droghe consuetamente intese, non ci sono metamorfosi propriamente dette, eppure qualcosa in comune col libro americano si pu trovare, un parallelo interessante ove si pu capire che la pazzia ha tratti comuni nelle menti pi brillanti degli autori letterari che ne parlano. Lannebbiamento di Chiwon non dato da sostanze stupefacenti, lannebbiamento dovuto ad un male interiore, come se dal di dentro il suo corpo si stesse facendo di una sostanza per permettergli di tirare avanti pur non considerando lesterno, lesteriorit, la socialit necessaria a vivere di un organismo umano. E cos la metamorfosi di Chiwon narrata bene e in modo graduale che trova il suo apice nel macabro finale. Certo, Chiwon non ha vocine in testa che gli parlano di Interzona o altri posti assurdi e fantascientifici, per presente un continuo pensiero, quello di tornare col suo amato Sokju che la porta a fare cose che una mente sana non farebbe, il culmine lo trovo non nellatto vendicativo ma nella fellatio al barbone.

Hong Sang-Soo Hong Sang-Soo, regista coreano di chiara fama e da me molto amato, ha poche ma ben delineate caratteristiche. Non volendo addentrarmi nella sua poetica filmica mi limito a dire che in tutti i suoi film compaiono tre degli elementi che caratterizzano il romanzo della Kyung Ran Jo, cibo, alcool e sesso: - Il cibo il conviviale ed allegro incontro fra i personaggi, di solito in locali molto illuminati e dai vividi colori. - Lalcool quello dellubriachezza non molesta, del ridere a sproposito e magari parlare troppo, lalcool della sbronza post-cena. - Il sesso quello dei protagonisti, immancabile: non basta il cibo ad unirli ma serve anche il sesso (ma di questo ne parliamo pi avanti). Nel libro invece diverso: - Il cibo il prodotto della creazione e della salvezza dalla depressione. Vengono enumerate mille e pi pietanze ma esse non sembrano portare gioia a chi le mangia, esse sembrano essere un pretesto per non morire per chi le cucina. Latmosfera che mimmagino cupa: manca quella convivialit da pranzo tra amici, magari mangiando anche una pasta discreta o una bistecca dura quanto uno scarpone. Se il cibo perfetto ci si incanta e vien meno il dialogo fra i presenti. Dallaltra parte, dalla parte del cuoco, ben diversa la situazione: attenzione, cura, impegno mi vengono in mente come aggettivi, ma ben poche risate e ilarit. - Lalcool quello della malattia del nonno, ma non solo simbolo negativo di una vita perduta nellalcoolismo ma anche emblema di rinascita (il nonno che supera la malattia). Ma al contempo anche immagine dello stato psico-fisico della protagonista non proprio perfetto. Ebbra finisce per effettuare su uno sconosciuto senzatetto una fellatio. Dunque lalcool come simbolo di distruzione e rinascita, nellopera di Kyung Ran Jo. - Il sesso quello del tradimento di Sokju con Seyon, il sesso quello continuamente narrato nella storia che piano piano lascia la sfera erotica per addentrarsi in quella culinaria. Il piacere erotico della carne che si tramuta in piacere erotico del cibo, eccitazione e perversione del nutrirsi, per poi sfociare in una scena in cui il sesso si mischia al cibo, la lingua di Sokju mangiata dai due mista al loro bacio.

Burroughs, William S. Naked Lunch, The Restored Text, James Grauerholz and Barry Miles, editors, 2001. p. 199

Sesso e cibo Mi affido a un noto psichiatra e sessuologo per introdurre largomento in modo efficace. Il cibo strettamente collegato al piacere. L'appagamento del gusto, non risponde solo alla necessit fisiologica del nutrimento, ma appaga anche i sensi e ci da benessere e piacere. Cibo e sesso hanno la stessa localizzazione cerebrale, gli stessi circuiti neuroendocrini, gli stessi ormoni che li controllano. Vengono stimolate le stesse molecole del cervello, pertanto se non soddisfiamo l'"appetito dei sensi", il desiderio si sposter sull'"appetito di cibo"! Il legame fra sesso e cibo consiste anche nel fatto che entrambi servono per la socializzazione, per la soddisfazione personale, per la sopravvivenza propria e della specie. I piaceri della gola sono legati sin dalle origini dell'uomo a quelli della sessualit: il peccato di orgoglio di Adamo ed Eva viene raccontato dalla tradizione cattolica attraverso la metafora della mela tentatrice! L'ascetismo, che nella nostra societ materialista stato sostituito dall'anoressia, nacque proprio in opposizione all'alimentazione intesa come peccato originale dei sensi. Il significato simbolico degli attacchi di fame anche il bisogno di riempire un vuoto affettivo , la sostituzione dell'atto sessuale col cibo. Se all'inizio le funzioni alimentari hanno un ruolo compensatorio, pian piano si trasformano in schiavit; la vita si divide in giorni in cui si mangia normalmente e giorni in cui prevalgono gli attacchi di fame. Le bulimiche sono persone che hanno subito il sesso, cos come subiscono gli attacchi di fame; infatti, nelle pazienti bulimiche, vi una forte anoressia sessuale: il desiderio spesso carente e il sesso vissuto come traumatizzante. 5 (poi continua enumerando e portando come esempi cibi strettamente correlati alla sessualit come quelli afrodisiaci, ecc...) Ebbene il libro di Kyung Ran Jo si potrebbe anche definire un trattato sullinterazione cibo/sesso, costellato di esempi, teorie al riguardo ci fornisce descrizioni dettagliate delle propriet erotiche di ogni cibo o, perch no, usi spregiudicati tendenti alla perversione. Mi viene in mente una frase di non so chi il quale diceva pi o meno: Solo in due cose non ci si deve porre limiti di perversioni, nel mangiare e nel fare sesso6. Sono entrambi piaceri selvaggi, ci riportano alle nostre origini animali; in entrambe prevale listinto (fame, voglia) pi che scelte ponderate e razionali; si pu impazzire per la mancanza di entrambe.

Benvenuti nella quarta dimensione! Il delirio odierno per laumento del numero delle normali dimensioni trova ultimamente in campo cinematografico grottesche forzature e spesso ridicoli risultati 7 . Siamo pronti per il 3D? Ne abbiamo realmente bisogno? Perch non, a sto punto, una bella retrospettiva di Ingmar Bergman modificato in 3D? O se no la nota miniserie Alexanderplatz di Fassbinder convertita in un esilarante bicromatico film a tre dimensioni? Fermiamo sul nascere questironia prorompente ed inopportuna, giungiamo al nocciolo. Anzi, permettetemi una piccola divagazione. Mi viene in mente un aneddoto curioso: vagavo per Venezia ancora alla ricerca di un appartamento, lestate prima di cominciare luniversit, e in una calle stretta e ammuffita dimenticata da Dio noto un vetrinetta polverosa, dietro cerano libri a volont e un anziano signore alla cassa. Ma eravamo di fretta, non avevamo tempo di guardare ogni negozietto trovassimo per la strada per la mia attenzione fu calamitata da dei giornali appoggiati in una cesta sopra un piccolo mobile tarlato, erano fogli della grandezza di un quotidiano, pochi numeri di una rivista di cinema degli anni 50. Senza esitazioni comprai, a poco, tutti i numeri in vendita. Venendo al punto, un articolo attir la mia attenzione e lettolo mi fece sorridere. Era il periodo dellavvento del colore al cinema e il giornalista criticava fortemente la scelta di produrre film a colori definendo addirittura questa tecnica come una moda passeggera e quasi fastidiosa! Il futuro non gli diede ragione e, pensandoci, adesso siamo a quel punto, col 3D. Molti ci vedono il futuro del cinema, altri (come
5 6

Dr. Marco Rossi, Il gusto del piacere. In realt so benissimo chi lautore di questo pensiero, cio il sottoscritto. Mi capitato molte volte di ripetermi questa frase. 7 Eccetto che per Avatar.

me) una moda passeggera e, s, fastidiosa se non adeguatamente studiata e con i progressi necessari per rendere davvero il 3D affascinante, coinvolgente e funzionale. Ora come ora, eccetto Avatar, ho visto cose realmente ridicole. Fra sessantanni un giovane studente prender in mano questo saggio e mi criticher aspramente, me lo meriter. Qual la debolezza del fattore 3D nel cinema? La possibilit di una mera rappresentazione fisica. Mi spiego peggio8 se possibile. Quello che fa Kyung Ran Jo con questo libro uno spettacolo sensoriale: oltre la dimensione della lettura e dellimmaginazione (fasi che ci portano alle normali tre dimensioni) presente quella del gusto, ma anche dellolfatto e, perch no, pure del tatto. Forse bene precisare e riordinare i pensieri, vi spiego una mia teoria. Perch definisco questo libro a 4 dimensioni (le 3 normali pi alcune sensoriali cosa differisce da, ad esempio, Il suono della montagna del premio Nobel Yasunari Kawabata in cui presente e quasi protagonista il senso delludito?)? Trovo che dei cinque nostri sensi quattro di essi siano perfettamente assimilabili dentro il campo semantico dellimmaginazione nella quale ovviamente vedi (vedi cosa fai nel sogno, vedi dove sei), tocchi (se c un muro ci vai a sbattere, se c una persone le stringi la mano), senti (senti le voci, i rumori, magari addirittura musica) e senti odori diversi (la parte del cervello adibita allimmagazzinazione dei ricordi adiacente a quella che identifica gli odori, dunque se il sogno rappresenta un ricordo necessariamente ne riporter anche lodore). La quarta dimensione proposta dallautrice coreana esattamente il quinto senso rimasto, quello che, nella mia opinione, non si pu riscontrare in un ricordo, in un sogno, o cose simili il senso del gusto lo trovo prettamente e meramente reale, non c nel sogno ma solo nella realt. E nonostante questo Kyung Ran Jo ce la presenta quale fosse una cosa normale, magari inflazionata, un catalogo di sensazioni gustative perlopi estremamente raffinate. Ella non ci porta solo a leggere un libro e ad immaginarci nel mondo descritto, ci vuole anche portare a conoscerne i sapori pi buoni o pi tremendi, non siamo lettori/spettatori passivi ma talmente attivi che non solo sentiamo il sapore delle cose ma se vogliamo, rileggendo un paragrafo, ri-assaggiamo magari pi volte una stessa pietanza fino a ch non ne siamo sazi proprio questa forse la particolarit che rende il libro cos coinvolgente e piacevole. Ed essendo cos partecipi al punto di usare nellimmaginazione data dalla trance del momento in cui si presi dalla lettura di un libro, tanto pi ne siamo coinvolti tanto pi un senso di tremendo e morbosa pazzia ci prende e ci soffoca e ci d la nausea negli ultimi capitoli del libro. Non possiamo esimerci: abbiamo assaggiato tutto e con piacere nelle 200 pagine precedenti, ci siamo abituati a gustare ogni singola pagina che nel momento clou del racconto non possiamo scappare ma il sapore della, a quanto pare, paradisiaca lingua di Seyon , ci penetrer fin dentro le ossa e ci perseguiter fino alla fine della lettura del libro. Forse anche dopo. Sono una persona, normalmente, che finito di leggere un libro o di vedere un film, non ne rimane cos tanto impressionato da trasporre nella realt il visto/letto. Tantomeno mi piace parlare e discutere di un film/libro appena visto/letto. Per alla fine del libro vi posso assicurare che sono andato dal macellaio di fiducia a chiedere della lingua.

Cit. Alessandro Bergonzoni nello spettacolo Anghing.

Primo impatto, la sdolcinatezza di una fragola (fin troppo) candita Primo impatto quando ho ricevuto il libro: - Lo sfoglio leggendone pezzetti e bocconi: poetica strappalacrime asfissiante. - Trama: un amore finito e la protagonista ovviamente a pezzi che si piange addosso. Non erano le premesse per un romanzo che mi sarei goduto appieno, il libro rimane a prendere polvere sul comodino per un po. Un giorno mi decido ad iniziare a leggerlo (non pu essere peggio della Jane Austen mi dico - speriamo ci sia la sua ironia almeno)

si scioglie il guscio caramelloso lasciando il sapore reale del frutto, dolce ma non troppo Certo, sdolcinato, ma comunque piacevole alla lettura e al gusto. La storia si dipana in capitoli ove ognuno narra di una storia a s pur nel continuum spazio-temporale della protagonista, eccetto alcuni flashback inevitabili. Si delinea sempre pi una protagonista distrutta ma pronta a reagire, nonostante un sentimentalismo fin troppo accentuato e soffocante. La storia ti prende, ma alcune scelte sembrano grottesche: non solo la ragazza stata lasciata dallamore della sua vita ma ha uno zio alcoolizzato la cui moglie si suicidata. Ecco che alla sdolcinatezza subentra la cruda realt del mondo poco zuccheroso della protagonista

fino ad arrivare al sapore acidulo di una fragola troppo matura La depressione inevitabile, anche Paulie muore e il suo ex fidanzato sempre pi distante. Nonostante lo zio sembri guarire dalla malattia Chiwon non capisce di essere lei stessa malata e la storia devia dai pensieri sdolcinati iniziali a sintomi depressivi sempre pi accentuati. Succedono tante cose nonostante la tristezza di Chiwon, la vita attorno a lei va avanti e forse anche lei nel profondo sa come fare per migliorare la propria

ma poi, comunque, ne prendo unaltra! Quindi va avanti, decide di non mollare. Una nuova ricetta, ecco la soluzione. La sua per una raccapricciante intuizione che la porter sullorlo di una pazzia che senza tanti fronzoli oltrepasser. Rimane il dubbio se ne sia valsa veramente la pena.

Chiwon-quote Il romanzo risulta costellato di citazioni culinarie delle pi disparate, solo che mentre in altre opere dotte citazioni fanno pensare al livello intellettuale dellautore, in questo libro sembrano unaccozzaglia di rimandi quasi lautrice avesse scritto la parola cibo su wikiquote e avesse scelto le migliori. Le citazioni non dovrebbero essere, secondo la mia opinione, frutto di ricerche ma dovrebbero sgorgare da quella parte della mente che mantiene a temperatura costante evitando che marciscano i ricordi pi cari, non solo accadimenti personali ma esperienze di ogni tipo, dalla realt di una promozione a scuola alla finzione delle perversioni sessuali di De Sade. Trovo un poco forzato luso di mille citazioni sul cibo. Senza dubbio interessanti ma a volte prive di significato e poco utili a dare senso alla storia: in definitiva poco funzionali.

Marian Non saprei dire se il mio saggio critico su questo libro sia, alla fine, positivo o negativo. Di sicuro il racconto non mi ha lasciato nulla di positivistico, questo certo9. Wilde mentiva10. Spudoratamente. Eppure una citazione mi ha toccato il cuore, chiaramente non era dellautrice ma un rimando al libro della canadese Margaret Atwood The edible woman 11. In The edible woman / La donna da mangiare (1969) cos come in Oryx and Crake (2003), il primo e l'ultimo (undicesimo) romanzo di Margaret Atwood (1939-), la pazzia una forma moderna di alienazione mentale: la pazzia della vita nella nostra societ sempre pi artificiale, falsa e alienante, oltrecch oppressiva e violenta. La pazzia di un mondo, come si dice oggi, virtuale.12 dice Egidio Marchese. Pazzia come depressione e la protagonista sempre di sesso femminile... Che sia la mente della donna con la sua raffinatezza ad ispirare la pi sottile pazzia? O forse, guardando il discorso da un punto di vista sessista, la sua debolezza innata a renderla labile e facile a deviazioni mentali? Chiss... Il dubbio rimane, non son psicologo, e intanto mi godo bei film, bei libri, belle storie su femminili pazzie come quella dOfelia e del suo celebre O, what a noble mind is here o'erthrown!13.

Sangue, liquido dal sapore metallico Sento qualcosa. Il sangue impreca, le ossa si rompono, il sangue smette di scorrere. [] la cucina potrebbe molto facilmente diventare la scena di una strage. Il sangue nellopera di Kyung Ran Jo non simbolo di sofferenza o dolore n porta significati pi o meno macabri. Il sangue semplice liquido e come tutti i liquidi con un sapore, un odore e anche una serie di utilizzazioni pi o meno sapienti. Il sangue sgorga dalla carne fresca, dai pesci sfilettati, in definitiva da ogni cibo animale che Chiwon prepara. Non c quellefferatezza dellassassinio perch le vittime sono animali e c lalibi del nutrimento. Lo stesso per lautrice paragona la cucina ad una macelleria di un potenziale psicopatico assassino, quello che accade non molto differente, dal punto di vista tecnico: sangue, ossa rotte. In questa splendida frase (anche la traduzione in italiano rende benissimo lidea) presente il senso che allinterno del libro pi di tutti latita, ludito. Il tremendo rumore del sangue che fuoriesce portandosi con s la vita dellormai cadavere, il macabro rumore di ossa rotte e, come in un bel film 14 di Aronofsky, sembra presente anche il suono prodotto dal sangue che smette di uscire.

Che fosse una storia fine a se stessa mi pare ovvio. Ah, ricordi lontani di una letteratura che voleva cambiare il mondo 10 Larte per larte era un concetto talmente labile La prefazione del ritratto di Dorian Grey ci dice che unopera fine a se stessa, in realt non lo per niente. unopera che ci lascia teorie, citazioni, pensieri tutti funzionali ed utili a (nella visione di Wilde) migliorare il pensiero del tempo. Col cavolo che voleva che lopera fosse letta e dimenticata. 11 The Edible Woman (1969) (La donna da mangiare, tr. Mario Manzari, Longanesi, 1976) 12 Egidio Marchese, "La pazzia in Margaret Atwood" - http://www.bibliosofia.net/files/atwood.htm 13 Oh, qual nobile mente qui sconvolta! Shakespeare, Amleto - monologo di Ofelia, Atto III scena I, traduzione di Goffredo Raponi 14 Non che gli altri siano brutti ma Aronosfkamente parlando un bel film Pi greco o Requiem for a dream, gli altri mancano di delirio, il quale comunque ricompare in parte ne Il cigno nero.

Paulie, realt o finzione? Nella vita di Chiwon, unico legame tra lei e Sokju, era presente un protagonista del libro molto importante, essenziale: il cane Paulie. Ripercorrendo le tappe fondamentali del delirio depressivo di Chiwon per la lontananza e il tradimento di Sokju si pu facilmente notare come il metro per misurare il livello della pazzia della protagonista sia proprio Paulie, placido cagnolino giocherellone. Quando la coppia era insieme il cane era simbolo indissolubile della loro unione, con il distacco dei due lanimale soffre e soffre non solo per la lontananza ma anche per linvolontaria trascuratezza da parte di Chiwon che lo porter a comportarsi in modo diverso dal solito, non pi il cane simbolo damore ma vittima della depressione della protagonista. E infine laffidamento alla nuova ragazza di lui, Seyon, con la quale morir tremendamente. Quello che penso che, come in un delirio Langhiano 15 o Fincheriano 16, il cane non sia mai esistito. Ombra sfuggevole, non reale e concreta. Per non lo considero come mero escamotage letterario per definire una vittima di Chiwon, lo vedo invece come frutto e non vittima della pazzia di Chiwon: non mai esistito il cane Paulie ma era semplicemente il simbolo, nella mente della protagonista, del legame fra lei e Sokju. Cane in salute, affettuoso e giocherellone quando la coppia era nel fuoco del proprio amore. Cane un poco nostalgico ma sempre, in qualche modo, attivo e in forma quando Chiwon ricomincia a vivere da sola; lei ancora pensava ci fosse amore fra lei e Sokju, non si era ancora data per vinta e difatti il cane era ancora in salute. Cane nervoso, trascurato, nel momento in cui Chiwon si rende conto dellineluttabilit del destino della relazione, Sokju non sarebbe tornato, incipiente disperazione, cane malaticcio. Cane affidato alla neo coppia, spaesato, impaurito. Paulie viene affidato ai due, Chiwon non era pi in grado di curarlo, lamore era del tutto scomparso, stava sorgendo in lei un certo odio sebbene un poco confuso. Cane morto di morte violenta. Seyon uccide il cane ferocemente, sebbene per difendersi; lamore non esisteva pi da parte di Chiwon n di Sokju, soffocato, da parte di lei, da un sentimento di vendetta, sottile vendetta: non era rimasto pi sentimento amoroso verso il suo ex ma solo un sentimento di erotica rivalsa.

Analizzando queste cinque parti vediamo come se anche il cane non ci fosse stato, anche se non fosse esistito, non sarebbero cambiati affatto gli eventi principali. Frutto della mente malata della protagonista, che sembra toccare lapice del dolore alla morte di Paulie ma in realt era il momento in cui si era resa finalmente conto di non provare pi nulla di amoroso verso Sokju, lamore era definitivamente morto, di morte violenta. Come il cane.

La vertigine della lista Liste, liste, liste e ancora liste. Come se il racconto fosse una ricetta (dellamore? Della disperazione? Della vendetta?) lautrice ci elenca le cose fondamentali per capirlo al meglio. Inseriamo nello zoom della nostra analisi un grandangolo, vediamo il tutto nellinsieme pi totale: la lista pi grande quella dei capitoli. Ogni capitolo staccato dallaltro. Non c contiguit stretta, ognuno parla di un argomento a s. La contiguit data solo dal fatto che i pensieri sono fatti dalla stessa persona, Chiwon, e che andando avanti con la storia si fanno sempre pi radicali e disperati. Lelenco dei capitoli pu essere un elenco di pensieri, idee della protagonista in una spirale autodistruttiva.

15 16

Fritz Lang, La donna del ritratto. David Fincher, Fight Club.

Togliamo il grandangolo e stringiamo lo zoom. Per tutto il libro sono presenti, pi o meno spesso, svariate liste, descrizioni scarne, asettiche, di ambienti o altro. Ad esempio: Siamo tutti qui, nella Cucina di Won, equipaggiata con un forno per pizza in ceramica, un frigorifero, una lavastoviglie, una macchina da caff, un frullatore, un mixer, un robot da cucina, una pentola a pressione elettrica per il riso, una cucina a gas 17 [...] E poi i bicchieri, un ventilatore, un trita-rifiuti a compressione, un grill elettrico, scaffali, la cappa aspiratrice, una postazione scalda-vivande, un tavolo a isola18 o anche [] il sale mantiene i colori vividi delle verdure quando vengono bollite, contrasta le qualit astringenti dellinsalata verde, favorisce il congelamento del gelato, raffredda velocemente lacqua bollente, mantiene e conserva la freschezza dei fiori recisi, toglie le macchie dai vestiti, allevia il dolore al collo19 e altre per tutto il libro. La vertigine della lista uninteressantissima opera dellautore italiano Umberto Eco che sfortunatamente non ho avuto ancora il piacere di leggere ma di cui ho sentito molto parlare e, preferendo non riportare il sunto del libro anche alquanto ovvio cito testualmente parole di unintervista fatta da Fabio Fazio a Che tempo che fa ad Umberto Eco20: (la parte che minteressa va dal minuto 8:53 fino al 12:00, circa) Fazio: A pagina 371 lei scrive che una possibile divisione della lista fra lista pratica e lista poetica. Eco: La lista pratica : elenco di cose finite che esistono al di fuori di me (spesa, invitati, proscrizione), elenco di cose al di fuori, quando si sono ottenute le cose la si butta vita. Lista poetica: cose che possono anche non esistere e che non controllabile e non si butta via, viene cantata proprio per il gusto della lista, pu avere anche effetti incantatori come i mantra, le litanie Fazio: ci sono anche liste pratiche che diventano poetiche? Eco: per esempio la formazione del grande Torino21 [] Ogni lista pratica pu essere trasformata in lista poetica.

(e poi ci d una piccola espressione del suo immenso genio a discapito del fastidioso Fazio che lo interrompe senza motivo) - Eco: Agli imbecilli che ti chiedono se naufragassi in unisola deserta cosa porteresti? Io risponderei:lelenco telefonico, con tutti quei personaggi si possono inventare storie infinite [...] Per una semplice ragione: io non leggo, scrivo. Torniamo a noi. Le liste poco fa citate del libro coreano sono pratiche o poetiche? Io le interpreto come quelle del tipo pratico poi diventate del tipo poetico. Chiarisco immediatamente. Se di primo acchito ci potrebbero sembrare mere elencazioni di oggetti (prendiamo come esempio la prima lista citata) in realt non lo sono. Per noi lo sono ma non per Chiwon la quale ci descrive con questa elencazione il proprio mondo, oggetti che vede ed usa continuamente, attrezzi del mestiere imprescindibili coi quali, appunto, lavorare ma forse in realt evitare-la-disperazione-della-depressione. E dunque non sono pi semplici oggetti ma cose quasi salvifiche, per la ragazza. Quindi una lista che possiamo buttare? al di fuori di lei? Proprio no. un elenco di cose imprescindibile per la vita (e la sopravvivenza) della ragazza.
17 18

Pag. 7. Pag. 7-8. 19 Pag. 47. 20 Puntata del programma Che tempo che fa del 13/12/2009 link per la visione: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-84905fa1-bfd5-41eb-9be6-32175b45e0fa.html 21 una semplice lista di giocatori fino alla tragedia del Monte Superga; da quel momento la lista diviene poetica poich ripetuta continuamente e non pi solo come mera elencazione di nomi (sempre dallintervista).

10

presente anche la ripetizione quasi religiosa nominata da Eco? S, locchiata che un cuoco d alla propria cucina enumerando mentalmente le cose che ci dovrebbero essere; ogni mattina accade, ogni mattina viene ripetuta. E difatti la lista allinizio del libro: tutto a posto, tutto in ordine, si pu cominciare. La seconda invece una lista del primo tipo, pratica, per niente poetica. Mera enumerazione delle propriet del sale.

Conclusione (?) L'acqua non oppone resistenza. L'acqua scorre. Quando immergi una mano nell'acqua senti solo una carezza. L'acqua non un muro, non pu fermarti. Va dove vuole andare e niente le si pu opporre. L'acqua paziente. L'acqua che gocciola consuma una pietra. 22 E cos il racconto di Kyung Ran Jo, scorrevole e intrigante, ti prende e ti porta lontano, a pensare, a mangiare, a soffrire... Mentre lo assapori lentamente ti pervade le membra, ti entra dentro nelle vene, nelle ghiandole salivari, nei tessuti erettili... Eppure cos dolce, morbido, soffice, una carezza prolungata di piacere che infine, pazientemente, sfocia del delirio della vendetta che , comunque, una ricerca di piacere inteso come soddisfazione di un desiderio (di avere una rivincita, in questo caso). Non te ne accorgi, piano piano diventi Chiwon e soffri con lei. Pensi di riuscire a starne al di fuori, pensi di poter chiudere il libro quando vuoi e scappare ma la spirale di sofferenza della protagonista ti rende partecipe in una sorta di compassione, cio condivisione della passione, dellangoscia. Non puoi non pensarci, ti tiri indietro e lei, Chiwon, ti viene a prendere... devi andare avanti a leggere, vuoi sapere se alla pagina successiva tutto si risolve, come Chiwon che sperava che un giorno o laltro Sokju tornasse da lei... Ma ogni pagina peggiore e tu continui a sperare... Lo zio sembra guarire dallalcoolismo, finalmente una nota positiva ma tu... Sprofondi sempre pi nella disperazione... Lui non torna, lui con lei, il cane simbolo della relazione morto, atrocemente. La fine sembra vicina ma lapice della sofferenza il principio della pazzia e Chiwon architetta una geniale quanto macabra vendetta della quale noi non possiamo restare che basiti leggendo i capitoli finali. Un poco sorridenti, un poco apprezzando il tutto. E un bacio. Mera tensione erotica o inizio di qualcosa di nuovo? O forse la giusta fine di un percorso tortuoso e crudele, insomma, di questa vicenda stata la giusta conclusione?

Venezia, l 26 settembre 2011

Federico Tombari (matr. 827367)

22

Da Il canto di Penelope Il mito de ritorno di Odisseo di Margaret Atwood.

11

Potrebbero piacerti anche