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Storia Della Lingua Italiana e Italiano Fuori D'italia
Storia Della Lingua Italiana e Italiano Fuori D'italia
fuori d'Italia
Storia della lingua italiana
Università per stranieri di Perugia (UNISTRAPG)
31 pag.
Parte istituzionale
- C. Marazzini, La lingua italiana. Storia, testi, strumenti, 2^ edizione, Bologna, il Mulino, 2010
- S. Covino, La lingua letteraria dalle origini all’Ottocento, in www.elleu.org
Parte monografica
- E. Banfi, Lingue d’Italia fuori d’Italia, Bologna, il Mulino, 2014
- F. Bruni, L’italiano fuori d’Italia, Roma, Carocci, 2013, capp. 1, 4, 5, 7
Esame 1h: buona prosa (semplice e chiara), risposta diretta e dopo approfondimento.
1^ lezione (2/10/2017)
Differenza lingua/dialetto e strumenti
Lettura degli obiettivi formativi
!! Differenza lingua-dialetto
Lingua → grammatica normativa (Crusca) e dizionario istituzionale (tradizione scritta+orale);
dialetto → quasi tutti i dialetti delle grandi città hanno dizionari dialettali, ma non ne esiste uno
istituzionale, e la loro grammatica (lessico, morfologia, sintassi) è affidata alla tradizione orale;
Italiano neo-standard: presenta tratti linguistici dell’italiano contemporaneo, considerati errori, che
sono in realtà tratti che risalgono all’italiano antico. Essi sono stati censurati nel passato, ma sono
fenomeni tipici della nostra lingua. Ogni lingua ha una propria armonia e costruzione grammaticale
(non per forza presente nelle grammatiche normative).
es. Boccaccio→ usava regolarmente lui/lei con funzione di soggetto.
Questi tratti “incriminati” possono essere utilizzati liberamente nel parlato, ma non nello scritto.
L’evoluzione semplifica una lingua e la ristruttura.
Italiano fuori dall’Italia → italiano unica lingua diplomatica che si è affermata senza uno Stato
nazionale alle spalle. Altre lingue (spagnolo, francese, inglese, arabo) si sono imposte
successivamente ad una conquista militare, l’Italiano come lingua di commercio, cultura e
diplomazia (veicolando concetti attraverso nomi, e la cultura attraverso i concetti).
2^ lezione (3/10/2017)
Strumenti e intro Italiano
Elenco di testi di consultazione ( molti disponibili alla biblioteca Morlacchi)
Saggi:
• Il Mulino → L’italiano letterario, La grammatica storica, (? Serianni ).
• Migliorini, Storia della lingua italiana, 1960
• Devoto, Profilo di storia della lingua italiana, 1953
• Vitale, La questione della lingua, 1960 e 1978
• De Mauro, Storia linguistica dell’Italia unita,
• 1992: nascita dell’ASLI (Associazione degli Storici della lingua Italiana)
opere a più mani (la curatela consiste in: scelta degli autori, individuazione degli obiettivi e dei
destinatari, coordinazione del lavoro complessivo):
• Storia della lingua italiana (curata da Bruni, 1989-2003)
• Storia della lingua italiana (Serianni-Trifoni, 1993-’94)
• L’italiano nelle regioni (Bruni, 1993-’94)
• Storia della lingua (Bruni per Il Mulino)
• Italiano per generi (Librandi)
• L’italiano scritto (Carocci)
• Enciclopedia dell’italiano (Treccani) → ONLINE
Riviste:
Lingua Nostra, Studi linguistici italiani, Lingua e stile, Lingua italiana d’oggi, Studi di grammatica/
filologia/lessicografia italiana (Crusca)
Grammatiche:
Storiche
• Meyer-Lubke, Italienische Grammatik (1890)
• Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti (1966-’69) [scrisse anche
Atlante linguistico dell’Italia e della Svizzera meridionale→ interviste ad anziani di luoghi
sperduti sulla nomenclatura di strumenti di uso comune nell’Italia agricola tradizionale,
“lessico materiale”]
• Castellani, Grammatica storica (solo introduzione)
• Patota
Atlanti linguistici
• Atlante linguistico dell’Italia e della Svizzera meridionale
• Atlante linguistico italiano, Bartoli (incompiuto)
• Atlanti linguistici regionali → Ruffino <3
Dizionari dell’uso
• Zingarelli (Zanichelli)
• Devoto-Oli (ora Serianni, per Le Monnier)
• DISC (Dizionario Italiano Sabatini-Coletti, Giunti)
• GRADIT (Grande dizionario italiano dell’uso, di De Mauro per Paravia-Bruno Mondadori)
• Duro (Treccani)
Dizionari storici
• GDLI (Grande dizionario della lingua italiana, di Battaglia per UTET)
• Tommaseo-Bellini
• TLIO (dalle origini al 1375)
Dizionari etimologici
• DEI,
• DELI (Dizionario etimologico della lingua italiana, di Cortelazzo-Zolli per Zanichelli),
• DELIN,
• LEI (Lessico etimologico italiano, di Max Pfister → voci raccolte secondo la base
etimologica)
→ lessico colto deriva dal latino, ma con molti ingressi dal greco
Risorse elettroniche
!! (es. Quali sono gli strumenti … : Risp: Elencarle tutte inizialmente, focalizzarsi su una categoria
e sviscerarla)
I dialetti d’Italia
L’Italia è la nazione europea più ricca e variegata per varietà linguistiche. Bisogna ricordare che le
regioni linguistiche non corrispondono quasi mai alle regioni amministrative. L’italiano regionale
lombardo avrà un po’ di influenza del Piemonte, dell’italiano parlato in Svizzera e del Veneto.
L’italiano ha un prestigio superiore a quello dei dialetti su base letteraria e di diffusione. Non si può
però affermare una superiorità linguistica tra italiano e dialetti. Anche i dialetti hanno il loro lessico,
grafia, morfologia etc., essi non hanno però avuto una continuità nella stesura di vocabolari e
grammatiche. L’italiano è l’evoluzione del fiorentino (una delle varietà linguistiche toscane), ma i
fiorentini non hanno mai avviato studi linguistici né tanto meno canonizzato grammatica e lessico.
Il lustro di questa lingua è legato in primis a Dante, in seguito a Petrarca e Boccaccio. Pietro
Bembo, veneziano del ‘500, scrisse delle prose (senza titolo) nel cosiddetto volgare, che
costituiscono un primo resoconto normativo della lingua italiana: ne stabilì una grafia, una
morfologia, e una sintassi (→ Grammatichetta di Alberti). Questa prima norma ebbe successo e
addirittura Ariosto adattò la terza edizione del suo Orlando Furioso alle regole stabilite da essa.
Qualche secolo dopo Manzoni adattò la versione di Fermo e Lucia del 1827 alla lingua fiorentina
(“sciacquare i panni in Arno”) prima di dare alla luce i Promessi sposi del 1840.
Caratterizzazioni dei dialetti centrali, in particolare dell’area Toscana (che fa parte per se
stessa)
• sostituzione della prima persona plurale dell’indicativo presente con il costrutto si+3^ pers
sing (noi si va, noi si mangia)
• la gorgia (spirantizzazione delle occlusive sorde intervocaliche): amico→ amiho
Non si rilevano altri fenomeni tipici perché sono quasi tutti confluiti nell’italiano.
→ area centrale (tra le isoglosse La Spezia-Rimini e Colli albani-Ancona)
• inizio dell’assimilazione nd>nn, mb>mm
→ Il dialetto di Roma, vicino al napoletano fino al Cinquecento, dopo il 1527 e l’insediamento dei
papi fiorentini nelle corti si è fortemente toscanizzato, presentando suffissi in -aro (macellaro,
palazzinaro) e le desinenze in -amo, -emo, -imo (cantamo, vedemo, sentimo). In seguito, tutti i
dialetti del centro-sud, anche grazie alla televisione, si sono romanizzati.
6^ lezione (11/10/2017)
Famiglie dialettali (dispensa Lingua e società della Prof.)
Lingua e società
I fenomeni comuni dei dialetti sono:
Dialetti centrali
Toscano
Varietà: fiorentino, pisano-lucchese-pistoiese, senese e grossetano, aretino-chianaiolo.
L’affresco Il buono e il cattivo governo mette a confronto il governo fiorentino con il senese. I
Senesi affermano che il vero toscano sia il loro: mentre Firenze ha il primato letterario, Siena ha
quello della valorizzazione e degli studi sulla lingua.
I Fiorentini, come avviene oggi per l’inglese (soprattutto con gli americani), si sentivano superiori
a tutti gli altri italiani, dunque non studiavano la grammatica e l’evoluzione della propria lingua. Al
contrario i Senesi, per rivaleggiare con in Fiorentini, hanno una tradizione di studi più sostanziali.
Il Grossetano soprattutto ha influenzato il Sardo e il Corso (prima della francesizzazione).
L’Aretino (a cavallo tra Arezzo e la Val di Chiana).
Dialetti centro-meridionali
• conservazione delle sorde intervocaliche p-t-k;
• conservazione delle geminate;
• metafonesi;
• meridionale estrema: conservazione di nd, mb, nt, mp, nc, ll>dd.
Sardo
Lingua delle minoranze secondo la legge del 1994. Lingua altamente conservativa del latino.
• conservazione della -s finale (tempus, onus, femina);
• morfologia verbale (cantas, cantat);
• conservazione dei gruppi consonantici con l;
• passaggio dei nessi consonantici con l da xl a xr: plus>prus, flamma>framma;
• conservazione delle occlusive velari sorde e sonore davanti a e ed i (chentu, gheneru);
• conservazione lessicale: domus>domo, cuius es? (chi è?), ponemi tres panes in bertula
(mettimi tre pani nella bisaccia);
• assenza di dittongazione: bonum>bono, pes/pedis>pede;
• conservazione del part passato suettu da subiciere (impastare).
Varietà dell’italiano
Gli italiani hanno un bagaglio linguistico variegato: Italiano (neo)standard, italiano regionale,
dialetto regionale, dialetto rurale. L’italiano regionale è proprio di ciascun natìo, ma anche di chi
impara la lingua stanziandosi in una zona precisa.
Il dialetto rurale è un dialetto parlato nelle zone più periferiche, in genere più conservative e più
interessanti per i linguisti.
7^ lezione (16/10/2017)
Geosinonimi e schema di Berruto
(articolo su Rita Librandi al Corriere)
Geosinonimi: parole dallo stesso significato che variano diatopicamente (es. stampella, gruccia,
croce, attaccapanni…). I geosinonimi che hanno a che fare con il linguaggio giovanile cambiano
anche in maniera diacronica (es. marinare la scuola→ fare banca, buttarsela, fare salina, far
filone...)
Fenomeni dell’Italiano contemporaneo.
Quando si parla di contemporaneità, si parla dell’italiano d’oggi. Lo schema redatto da Gaetano
Berruto, pubblicato già nel 1987, fa riferimento a studi precedenti, dunque rispecchia una realtà
linguistica di almeno 35 anni fa. Nel frattempo l’italiano si è evoluto e si è semplificato (come
8^lezione (17/10/2017)
Schema di Berruto, analisi
Analisi della linea diafasica di Berruto
La situazione definita dallo schema è verosimile per una quarantina d’anni fa, ma nel tempo si è
delineata una tendenza centripeta. Partendo dall’alto a sinistra:
• Italiano formale aulico: non esiste quasi più, perché era l’italiano parlato in passato da una
classe sociale dirigenziale con un iter culturale più elevato rispetto al resto della nazione.
Quando si parla di “nazione colta” vuol dire invece che la maggior parte della popolazione
ha un livello culturale alto.
• Italiano tecnico-scientifico: la scrittura tecnico-scientifica già da Berruto assolve al compito
di modello linguistico costituito in passato dall’italiano letterario (che oggi è influenzato
dagli italiani regionali, colloquiali etc). Al giorno d’oggi, quasi tutte le pubblicazioni
scientifiche vengono redatte in inglese, con eccezione per la linguistica italiana. Questa
varietà ha delle caratteristiche particolari di linearità: stile paratattico, subordinazione usata
quando necessario e con connettivi propri e precisi, soggetto grammaticale coincide sempre
con il soggetto logico…
• Italiano burocratico: si trova immediatamente sotto l’italiano scientifico, perché deriva
dall’italiano giuridico. È la varietà della burocrazia e che si usa nelle istituzioni. Però in
questo passaggio dal modello giuridico (caratterizzato da precisione strutturale) a quello
burocratico, la lingua dev’essere capita, interpretata e riscritta. Ciò provoca stravolgimenti
causati dal fatto che i nuovi redattori non hanno una formazione giuridica, dunque applicano
male sentenze giuridiche che non arrivano a comprendere appieno. Questa varietà è ricca di
parole gonfiate (effettuare, implementare…), parole di plastica (cioè di moda). Questa
9^ lezione (18/10/2017)
Tratti dell’italiano medio, Sabatini
Sabatini, come Berruto, ha analizzato delle campionature di produzioni linguistiche di tutti i tipi e
varietà. In questo lavoro di raccolta e campionatura la scelta ricade su testi medio-alti, perché gli
errori trovati a quei livelli saranno sicuramente presenti anche nei testi peggiori.
Il testo che Sabatini ne ha tratto illustra i !! tratti dell’italiano nell’uso medio (indicane tre e
analizzali → importanti morfologia e sintassi, tematizzazione, se si sceglie un tratto fonetico è
opportuno fare riferimenti alla grammatica storica... OPPURE riformulare una frase e commentarla
analizzando i tratti dell’italiano medio).
SS=substandard (fenomeno avvertito come scorretto)
NS=neostandard (entrato nell’uso, con più o meno )
Vengono messe in luce osservazioni linguistiche e tratti considerati ancora substandard.
Come in tutti gli spogli linguistici ci si basa sulle categorie grammaticali (fonetica, morfologia,
sintassi, testualità).
Fonologia
1. Distinzioni tra vocali aperte e chiuse stenta ad entrare anche tra le persone di livello colto.
Le varietà dialettali fanno sì che ogni italiano abbia una pronuncia imperfetta, perché
influenzata dal dialetto di provenienza. C’è ad esempio un’ambiguità tra botte e bòtte, tra
pèsca e pésca.
2. La distinzione tra s intervocalica sorda [s] e sonora [z] secondo la norma fiorentina è
impraticata dalla maggior parte degli italiani. Le s sono tutte sorde al sud, tutte sonore al
nord. Al sud è presente un ipercorrettismo dato dalla volontà di parlare come al nord,
pronuncia che viene percepita erroneamente come più colta.
Pronomi
1. SS Te in funzione di soggetto, tratto regionale in area toscana, tratto substandard nel resto
d’Italia. Es Questo lo dici te.
2. NS Lui, lei, loro in funzione di soggetto, al posto di egli, ella, essa, esso, esse, essi è la
norma nel parlato e nelle scritture che rispecchiano atti comunicativi reali. L’uso di egli,
ella, essa, esso, esse, essi è ristretto al parlato celebrativo e alle scritture argomentative e
asituazionali.
Il pronome di terza persona femminile ella è usato ancor meno degli altri, si usa solo in
funzione reverenziale. Oggi anche questa funzione è riempita dal pronome personale
complemento lei, anche al maschile. Ciò causa ambiguità tra la forma maschile e femminile.
Connettivi
L’uso parlato ha portato a una notevole selezione tra i tipi di congiunzione causale, finale e
interrogativa:
1. per le causali che precedono la proposizione principale, parlando si dà netta prevalenza a
siccome o dato che rispetto a poiché e giacché. (Siccome fa molto freddo, preferisco non
uscire. Siccome lui non era pronto, ci ha fatto aspettare due ore.)
2. per le finali, l’uso di affinché, che primeggia nelle grammatiche normative, è rarissimo. La
subordinata finale nel parlato è introdotta da perché o viene trasformata in un costrutto
implicito che incorpora un verbo causativo (te lo dico per fartici andare; ti ho detto una
bugia per non farti agitare)
3. per le interrogative è molto frequente l’uso di come mai (come mai non sei uscito oggi?)
4. l’avverbio allora con valore non temporale ma consecutivo ha un largo impiego, non solo
come correlativo di causale (Siccome non si era fatto vivo, allora decidemmo di andarlo a
trovare), ma anche come elemento riassuntivo e conclusivo che introduce o segue domande,
Concordanze a senso
1. NS Concordanza a senso di verbo plurale con soggetto collettivo + compl di specificazione
(Una decina di sciatori rimasero bloccati dalla bufera.) Il soggetto logico (sciatori) prevale
su quello grammaticale (una decina).
2. Ma SS Concordanza a senso di verbo plurale con soggetto collettivo (La gente muoiono)
3. NS o SS Concordanza del verbo con la persona del soggetto logico, tipicamente
settentrionale (Io sono uno che mi alzo presto; Voi siete dei giudici che non perdonate).
4. Riprese anaforiche a senso di verbo plurale con soggetto collettivo
5. SS Mancata concordanza del verbo con soggetti posposti che rappresentano il NUOVO
(Non c’è problemi/problematiche; Ci vorrebbe degli strumenti adatti) → La concordanza tra
participio passato e l’oggetto sotto forma di pronome relativo o antecedente è raramente
rispettata (I libri che ho letto anziché I libri che ho letti.)
Altre costruzioni
1. NS Costruzioni pronominali affettive (Ci prendiamo un tè. Stasera mi guardo la partita.
Fatti una bella dormita. La vacanza non me la sono goduta per niente.), autorizzate nell’uso
comune da pubblicità televisive (come “Me prendo un caffè caffè.” o “A me, me piace.”), i
cui testi sono formulati scientemente dagli autori, allo scopo di riprodurre un tono
colloquiale. Costruzione dei verbi con forma pronominale per indicare una più forte
partecipazione affettiva o di interesse, costruzione riflessiva apparente o di affetto, frequente
coni verbi mangiare, bere.
2. NS Costrutti vari di senso impersonale: III p pl senza soggetto espresso (finalmente hanno
ridato la luce, dicono che sarà un’estate tropicale); soggetto indefinito uno (capita sempre
quando uno non se l’aspetta), o il tu generico (Tu credi di aver finito, e ti danno altro lavoro
da fare).
3. NS Giustapposizione di due sostantivi (treno lampo, marito modello, notizia bomba, mondo
cane…) si verifica perché il secondo sostantivo ha funzione di aggettivo che determina il
primo sostantivo (si formano binomi cristallizzati in cui non si può modificare l’ordine); - il
tipo treno merci, carro attrezzi, sala parto, fine mese, fine stagione → Binomi studiati a
lungo dai linguisti della scuola di Praga.
4. NS Ripetizione dello stesso sostantivo per rafforzarne la semantica (vorrei un caffè caffè,
speriamo che sia una vacanza vacanza). Il fenomeno risale a qualche secolo fa.
Lessico
Il lessico varia continuamente: alcune parole si modificano (bontade→ bontà, …), altre
scompaiono nel tempo (attestate nella letteratura o in vocabolari antichi, ad esempio alcune forme
ottocentesche), altre ancora entrano nel lessico a seguono di prestiti o calchi, altre vanno di moda
per un periodo e poi si normalizzano (parole di plastica).
1. SS Affatto e assolutamente usati con significato negativo, specialmente nelle risposte (Te la
sei presa? Assolutamente!)
2. NS Si capisce per ‘è ovvio, è sottinteso, certamente’ (Si capisce che questi prezzi poi vanno
scontati.)
3. Vari elementi lessicali, che però svolgono funzione sintattica, specialmente a livello testuale,
possono caratterizzare la lingua media distanziandola dallo standard. Si trovano nel parlato
e nella narrativa, ma anche nella scrittura giornalistica (ci vuole, ci vogliono, si capisce, si
Italiano aulico
Discorso di C.A. Ciampi, esempio di linguaggio aulico che mantiene la costruzione lineare della
frase (25 aprile 2004).
Stile semplice e chiaro, ma aulico nonostante sia indirizzato ai giovani (non cade in un finto
giovanilismo). C’è un’abbondanza di incisi, perfettamente marcata dall’uso interpuntivo. Scelta
delle parole di registro aulico (insigne, corale…).
• … che egli visse...→ uso di egli e del passato remoto (azione lontana, ma anche
perfettamente conclusa;
• allora utilizzato con connotazione temporale;
Italiano semi-colto
La definizione di questa varietà cambia da un’epoca all’altra. In passato si trattava di persone che
sapevano leggere e scrivere ma a livelli basilari.
I testi semi-colti non coincidono con i testi d’italiano popolare, essi sono prodotti in origine da
persone che sapevano leggere e scrivere ma avevano un’istruzione minima (prima e seconda
elementare, al massimo quinta elementare). Nelle testimonianze d’archivio sono presenti testi in
maggioranza di uomini (spesso andati in guerra), raccolti a partire dagli anni ‘60 e pubblicati con
un’analisi linguistica.
Il primo a dare l’etichetta di semi-colto è stato Bruni riferendosi a scritti medievali.
Questa definizione varia di epoca in epoca e la prof. Malagnini ha stabilito una differenza tra
l’italiano semi-colto di una sessantina d’anni fa e quello di oggi.
Testo F ggia (sic) 30-10-1958
Caro cuggino con affetto
ti ofriamo questa nostra
foto, cidevi scusare
che siamo usciti male
ma pru purtroppo
io credo che laccette_
rai lostesso, vi salute
a tutti vostotro cuggini
Pietro e Antonietta.
Si capisce che è una lettera per l’allocuzione “Caro...”, in cui la categoria parentale sostituisce il
nome. La scrittura è continua (le epistole hanno una loro prassi fin dalla latinità), per ignoranza.
Cuggino/ti ofriamo → errori opposti, l’uno ipercorrettismo della degeminazione settentrionale,
l’altro trascrizione del verbo così come pronunciato. Scriptio continua cidevi, univerbazione dovuta
ad una cattiva padronanza della lingua, risalita del clitico. Che polivalente. Usciti male. Pru→
errore tipico del nord Italia. Nesso cr qui intatto, generalmente è sostituito da gr. Vi salute a tutti →
doppia ripresa pronominale. Vostotro→ errore di scrittura non corretto.
Testo semi-colto, messaggio sotto forma di lettera sul retro di una foto. La tipologia testuale è
sempre rispettata, anche se la punteggiatura manca e il procedimento sintattico va per accumulo,
essendo in sostanza un orale scritto, con microprogettazione e riformulazioni in corso di scrittura.
12/12/1990
→ Ipercorrettismi: nuove per nove, ispanismi: continuaba, tratamiento, que per che, dialettismi:
riunìa.
2. MORFOLOGIA VERBALE
Importanti modifiche delle desinenze verbali. Queste forme nella letteratura italiana erano
cangianti, perché spesso definite da esigenze di metrica e rima, ma vennero cristallizzate da
Manzoni.
Osserviamo la seconda persona singolare:
Presente indicativo: in ita antico l’uscita era in -e (tu ame, tu parle, tu pense), in -i quella delle altre
tre classi (tu apprendi, tu conosci, tu odi). Forma canonizzata da Bembo e Manzoni.
Presente congiuntivo: -i nei verbi della prima classe (che tu favelli/nieghi), -e quella delle altre
classi (che tu abbie/vede/debbie). In realtà la corrispondenza era in -e in corrispondenza del latino -
as e in -i in corrispondenza del latino -es/-is/-is.
Imperfetto indicativo: il verbo terminava in -a (io amava, io avea/aveva/avevo, io era). Queste
forme, approvate da Bembo nelle prose del 1525 sopravvissero fino all’ottocento , quando Manzoni
cambiò in -o tutte le desinenze in -a per la I persona sing. nella seconda versione dei Promessi
sposi.
In italiano moderno si assiste ad una riduzione di allotropia verbale. Fino alla riforma manzoniana
c’era invece alternanza tra siano/sieno, vedo/veggio/veggo, vedono/veggiono/veggono, devo/
deggio/deggo, deve/dee/debbe, chiedo/chieggio.
Nell’italiano moderno dittongo mobile sempre meno mobile: mieto e metiamo > mieto e mietiamo;
arrolare e arruolo > arruolare e arruolo.
5. FENOMENI DI ACCORDO
In italiano moderno, se i soggetti sono più di uno il verbo va normalmente al plurale, nell’italiano
antico si trova sovente l’accordo del verbo al singolare:
la prima vita del ciglio e la quinta ti fa maravigliar… (paradiso XX, 100-101)
cortesia e onestade è tutt’uno (Convivio, II,X, 8)
Il participio passato in unione con l’ausiliare avere si accordava originariamente con il
complemento oggetto:
ha rifiutata la nobile cittade (Novellino, 3)
aveva la luna, essendo nel mezzo del cielo, perduti i raggi suoi (Decameron VI Intr.)
Questo tipo di accordo ha alla base il costrutto latino DOMUM CONSTRUCTAM HABEO ‘ho una
casa costruita’, quindi, ‘ho costruito una casa’, successivamente, perdutasi la consapevolezza del
significato di base, si è verificata la tendenza a lasciare invariato il participio passato.
!! due domande di teoria (definizioni dei dialetti, principali caratteristiche dei dialetti x, quali
sono le caratteristiche principali dei dialetti dell’area mediana, elenco di fenomeni tipici
appartenenti a macro-classificazioni e chiedere di identificare i dialetti di appartenenza,
differenza tra dialetto e italiano regionale, illustrare a scelta tre tratti dell’ita dell’uso medio e
commentarli) e due pratiche: commentare fenomeni dell’italiano antico riemersi nell’italiano
contemporaneo, domanda su lingua d’uso e grammatica (tematizzazione, frase scissa, anacoluto,
marcata, tema/rema→ accompagnare con un breve commento). Prima rispondere con precisione
alla domanda, dopo argomentare.
Una delle caratteristiche più salienti della prosa antica è l’omissione del che, sia come congiunzione
subordinante sia come pronome relativo. (→ vedi che polivalente)
Ma queste cose so ti paiono nulle (L.B. Alberti)
Vidi a nostro padre bisognava nulla (L.B. Alberti)
Per quel vedevo e udivo (Lorenzo de’ Medici)
8. PARAIPOTASSI
Sull’organizzazione dell’italiano antico agiscono due spinte contrastanti: la pressione del modello
altro di derivazione latina e la spinta del parlato sullo scritto, è soprattutto al secondo di questi punti
che si devono nell’italiano antico e moderno alcuni costrutti frequenti.
Uno di questi è la paraipotassi, procedimento sintattico misto tra paratassi e ipotassi, simultanea
presenza di un segnale coordinativo e uno subordinativo. Legame che compare in una frase in cui
una subordinata (temporale, causale, ipotetica) è anteposta e collegata alla reggente per mezzo della
congiunzione e:
La sub può essere anteposta
Il fenomeno riguarda non solo la sintassi ma anche l’ordine delle parole
• TRITTONGHI
Sono gruppi vocalici più complessi e sono formati da una semiconsonante + una vocale + una
semivocale [i]: miei, cambiai (j+vocale+semivocale); suoi, guai (w+vocale+semivocale) oppure da
due semiconsonanti + una vocale: aiuola (j+w+vocale); inquiete (w+j+vocale).
• IATO
Quando due vocali si pronunciano separatamente e appartengono a due sillabe diverse.
I casi principali sono due:
- due vocali (né i né u) sono vicine: paese, leone, Boezio, reale;
- una delle due vocali è una i o una u, e sono accentate, seguite da a/e/o: armonia, zia, zio,
mormorio, cocaina, teina, moine, sue, sue, paura…
• CONSONANTI
Per identificare le consonanti dell’italiano bisogna tener conto di tre fattori fondamentali:
- modo in cui vengono articolate (occlusive, fricative o affricate),
- luogo in cui vengono articolate (bilabiali, labiodentali, dentali, palatali, velari),
- tratto sordità/sonorità che può caratterizzarle.
Alcune consonanti si distinguono anche in base alla partecipazione della cavità nasale (nasali) o ai
movimenti della lingua (laterali e vibrante).
Fenomeni di vocalismo
[19]
Volte che son le fila in su la ruota,
Là giù la vita umana arriva al fine.
La fama là, qui ne riman la nota;
Ch’immortali sariano ambe e divine,
Se non che qui quel da la irsuta gota,
E là giù il Tempo ognor ne fa rapine.
Questi le getta, come vedi, al rio;
E quel l’immerge ne l’eterno oblio.
In questo brano tratto dall’Orlando Furioso si possono rilevare vari fenomeni linguistici. Fra i tratti
vocalici e consonantici emergono dittongamenti da vocali brevi in sillaba aperta (muove, convien,
CONSONANTISMO
Conservazione delle consonanti
In italiano alcune consonanti (DMNLRF) presenti nelle parole latine si conservano in posizione
iniziale e mediana. (DARE, TIMOREM, NAVEM, MULUM).
Assimilazione consonantica o assimilazione consonantica regressiva (toscana e quindi italiana)
L’a.c.r. è il fenomeno per cui, in un nesso di due consonanti difficile da pronunciare, la seconda
consonante assimila, ovvero rende ufguale a sé la prima, trasformando la sequenza di due
consonanti diverse in un’unica consonante doppia:
CS : FIXARE, SAXUM
CT: DICTUM, PACTUM
DV: ADVENIRE, ADVISARE
MN: DAMNUM, SOMNUM
!!Quali fenomeni tra quelli indicati (sonorizzazione, assimilazione etc) interessano l’Italia
settentrionale? {→ la sonorizz si verifica prevalentemente nell’italia settentrionale}