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RECENSIONI 35

MICHAEL ARMSTRONG, WOLFGANG BUCHWALDI", WILLIAM M. CALDER III, Ulrich von


Wilamowitz-Moellendorff Bibliography 1867-1990. Revised and Expanded after
Friedrich Freiherr Hiller von Gaertringen and Gùnther Klaffenbach, Hildesheim-
Munchen-Zurich (Weidmann) 1991, XI-165 pp.

La raccolta degli scritti wilamowitziani vanta ormai una lunga storia, il cui
primo atto risale al 1929: il 22 dicembre di quell'anno i noti epigrafisti Hiller von
Gaertringen (genero di Wilamowitz) e Gunther Klaffenbach (editore fra l'altro,
nel '32, di Der Glaube der Hellenen) offrirono appunto una Wilamowitz-Bibliographie
1868 bis 1929 al Princeps philologorum, che festeggiava in quel giorno il suo
ottantunesimo genetliaco. Dopo la scomparsa del sommo Maestro ('31 ), l'opera
fu aggiornata da Wolfgang Buchwald, che inserì nel sesto volume delle Kleine
Schriften, da lui curato ed edito nel '72, la sostanziosa appendice Zur Wilamowitz-
Bibliographie (pp. 394-400), ricca di non pochi addenda et corrigenda e di una
«Fortsetzung 1929-1971 » che portò il numero dei titoli da 763 a 842. In quest'ul-
timo ventennio, tuttavia, particolarmente ricca è stata la pubblicazione di inediti
wilamowitziani (per lo più lettere), soprattutto per merito di William Calder III,
l'impareggiabile quanto indefesso sospitator degli studi su Wilamowitz. Giovan-
dosi della collaborazione di Michael Armstrong e sulla base delle annotazioni
lasciate dal Buchwald, che fino alla morte ('84) continuò a rivedere ed integrare
la Wilamowitz-Bibliographie dei predecessori, il Calder ci presenta ora questo
volumetto, prezioso non solo per completezza (i titoli sono attualmente saliti a
992), ma altresì per gli stessi criteri con cui è stato condotto.
Le opere del Wilamowitz sono accompagnate dall'accurata segnalazione di
«ali important reviews» e le Lesefriichte da quella - utilissima anche perché pun-
tualmente rispecchiata nelVIndex finale - dei testi in esse trattati (e, per quanto
riguarda i frammenti, viene opportunamente adottata la numerazione delle più
recenti edizioni). Ulteriore novità qui inaugurata, la raccolta di una bibliografia
sul Wilamowitz - la sezione «About Wilamowitz», appunto, curata dal Calder con
la consueta acribia (pp. 115-141). Per concludere, uno strumento per ora insostituibile
in questo àmbito di studi.

ENZO DEGANI

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