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com
Se ne va
Jerónimo Lopez Mozo
CARATTERI
LEI.
LUI.
ASSISTENTE SOCIALE.
NORA.
HELMER.
Scena I
1
documenti, giocherella con una penna. Una luce nel
telefono, richiede la tua attenzione.
LEI.- Potere?
ASSISTENTE.- Inoltrare. Siediti perfavore. Sarò
subito con te.
LEI.- Grazie.
LUI.- Non importa.(Indicando l'altra sedia.)Mi
lasceresti?
LEI.- Chiaro.
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(LUIsi siede. Si prepara a fumare.)
LEI.- Lo adoro.
LUI.- Se ti piacesse, saremmo già a due isolati da qui.
LEI.- Perché?
LUI.- Si sarebbe comportata come la protagonista
di... Beh, non ricordo il titolo del film.
LEI.- Se mi dai qualche indizio, forse...
LUI.- Forse non l'ha vista. E' molto vecchio.
LEI.- Cosa ha fatto il protagonista?
LUI.- Davvero vuoi saperlo?
LEI.- Sto morendo dalla curiosità.
LUI.- È seduta su una poltrona, nella hall di un albergo...
LEI.- Chi è lei?
LUI.- Una donna eccezionale. Ingrid Bergman... Forse
Lauren Bacall. Uno dei due. Apre il portasigarette e tira
fuori una sigaretta. Se lo mette tra le labbra. Come hai
fatto tu. Con quello stile. Poi arriva lui, Humphey Bogart...
Lo conosci?
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(Al momento stanno per partire, iASSISTENTE
ritorna in ufficio.)
LEI.-(Seduta.)Nessuno. Mi scusi.
ASSISTENTE.- È la prima volta che vai al Centro?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Cattivi trattamenti?(LEIsilenzio.) Il
tuo partner?
LEI.- Marito.
ASSISTENTE.-Quando iniziano? Un mese fa? Un anno,
forse? Ulteriore?(LEIannuisce.)Perché hai aspettato così
a lungo?
LEI.- Grazie.
ASSISTENTE.- Dove pensi di alloggiare?
LEI.- Nemmeno io ho deciso.
ASSISTENTE.- Hai parenti stretti?
LEI.- I miei genitori. E quattro fratelli. I miei genitori vivono
in un residence e ho pochi rapporti con i miei fratelli.
Oltretutto non sanno nulla.
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LEI.- Non gli importa?
ASSISTENTE.- Assolutamente.
(ILASSISTENTElascia la stanza.LEIdiventa
verso lo spazio vuoto, che viene occupato dai mobili e
dagli oggetti tipici del soggiorno di un appartamento
moderno e confortevole. La attraversa e si ferma davanti alla
porta immaginaria che conduce al resto della casa.
Immediatamente, appareLUI. Porta due bicchieri di whisky. Voi
ne offre uno.)
LUI.-Cin-Cin!
LEI.- Di...?
LUI.- Indovina.
LEI.- Per essere riuscito a trascinarmi nel tuo
maneggio.
LEI.- Ah!
LUI.- Lo giuro!
LEI.- Divertente.
LUI.- Divertente!!
LEI.- Non prendertela male.
LUI.- Come vuoi che la prenda?
LEI.- Scusa scusa...(Si avvicinaLUI.)Cosa devo fare
per farmi perdonare?
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LEI.- Me ne sono andato subito. Il tempo che ci occorre per
bere il whisky. Ancora per un po', forse. Passò una settimana
senza che ci vedessimo. E un altro per decidere di salire
nell'appartamento per la seconda volta. Non ho lasciato le
mie labbra a casa. Ma non avevo nemmeno bisogno di molto
carminio per colorarli. Ero, come si suol dire, una brava
ragazza. E ho continuato ad esserlo. Fino a quando, non
importa. Qualunque cosa facessimo, andare al cinema,
cenare, fare una passeggiata, finivamo sempre qui. Era
comodo. Tanto che, quasi senza rendercene conto, stavamo
eliminando le uscite. Passavamo ore a parlare, ad ascoltare
musica, a leggere... Un giorno ho portato dei vestiti in casa
per stare comoda. Alla fine ho preso un armadio. Una notte,
mentre mi vestivo per tornare a casa, mi propose di andare a
vivere con lui. "Sei pazzo!", risposi. Ero grato che non avesse
insistito. Mi sono anche rifiutato di accettare un duplicato
della chiave in modo che potesse entrare quando voleva. Ma li
ha messi nella mia borsa. Gli ho detto che non li avrei usati. E
l'ho realizzato. Quando arrivava suonavo il campanello e, se
non c'era, uscivo o lo aspettavo nel bar al piano di sotto. Un
fine settimana lo chiamarono dalla clinica. Si era verificata una
battuta d'arresto. Avevano bisogno che si occupasse delle
emergenze traumatiche per alcune ore. Volevo andarmene
insieme a lui. Non ha acconsentito. Sono rimasto solo. Per la
prima volta, da solo in un appartamento. Senza l'agitazione
del nonno, dei miei genitori, dei miei fratelli... quattro fratelli!
Ho apprezzato il silenzio che mi circondava. Mi sono spogliata,
cosa che a casa mia potevo fare solo in camera da letto o in
bagno.
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LEI.- No non più. Lasciamo il passato così com'è. Adesso
quello che mi preoccupa è il futuro... Il mio futuro, intendo.
LUI.- È un avvertimento.
LEI.- Mi schiaffeggerai ancora se insisto?
LUI.- Quelli che sono necessari.
LEI.- Mi disgusti.
LUI.- Non giocare con il fuoco.
undici
ASSISTENTE.-Che cosa hai deciso? Gettiamo la spugna o
andiamo avanti?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Trentatré anni.(LEIannuisce.)Si è
sposato...?
LEI.- NO.
ASSISTENTE.-E hai rapporti con gli altri?
LEI.- Vedi, proprio lì...
ASSISTENTE.- Sì o no?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Dai valore a quello che fai?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.-(Guardando in alto.)È?
LEI.- Ti sembro così?
ASSISTENTE.-(Ritornando al questionario.)
Ovviamente no. Tuo marito è un bevitore?
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LEI.- Mi è difficile rispondere sì, no, sì, no, sì, no... Ci sono altre
risposte meno categoriche. Questi sono quelli che vorrei dare. Se
fosse possibile, ovviamente.
LEI.- OK.
ASSISTENTE.-(Riprendendo le domande.)Tuo marito
ti è infedele?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Sono solitamente preceduti da insulti e
minacce?
LEI.- Quale?
ASSISTENTE.- Affetto. Con affetto potrai continuare il
tuo viaggio senza troppe sorprese.
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LEI.- Non vuoi aiutarmi. Vorresti convincermi a
tornare a casa.
ASSISTENTE.- Me lo dirai?
LEI.- Tre anni dopo il nostro matrimonio, ero convinto che non li
avremmo avuti. È stato molto difficile.
ASSISTENTE.- Li volevi?
LEI.- Non era un obiettivo prioritario, ma non abbiamo fatto
nulla neanche per evitarlo. La casa era piccola e accogliente.
Mi è piaciuto per quello e per il silenzio. È stata una gioia. Ma
non mi dispiaceva l'idea di condividerlo con un nuovo
inquilino. Pensando a lui, quando è arrivato, io e mio marito
abbiamo deciso dove avremmo messo la culla. Cerchiamo un
posto per i suoi giocattoli. Riserviamo spazio nell'armadio per
i tuoi vestiti. Non ero incinta e lo ero già
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Lo immaginavo camminare a quattro zampe per la stanza.
Quasi senza rendercene conto, avevamo delimitato il loro
territorio. Quando uscivo per strada, sentivo le voci dei
neonati. Ho cercato di memorizzarli, soprattutto il loro tono.
Poi, a casa, le ripetevo per vedere l'impatto che avevano sul
silenzio. Non si sono preoccupati. Anzi. Intorno a noi nulla era
cambiato eppure tutto cominciava ad avere una certa aria di
provvisorietà. Tutto quello che c'era da fare, cambiare uno
scaffale, mettere una pianta nell'ingresso, appendere un
quadro, veniva lasciato per dopo. Ma il dopo non arrivò. La
gravidanza è stata ritardata più del previsto. Le mie visite dal
ginecologo sono diventate meno frequenti. Non ha mai
messo piede in uno studio medico pur essendo un medico.
Non abbiamo rinunciato ad avere un figlio, ma ci siamo
impegnati sempre meno per ottenerlo. Il nostro sogno è
diventato il mio sogno e il mio sogno, senza che io lo
proponessi espressamente, un progetto abbandonato. Ho
trascorso molte ore da solo. Troppi. Quando è partito per la
clinica, la casa mi è crollata addosso. Ho cominciato a vederla
come una casa immensa piena di spazi vuoti. Il silenzio, che
fino ad allora avevo tanto apprezzato, mi lasciò sbalordito. La
realtà è che vivevo intrappolato tra quattro mura.
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- E...?
LEI.- Mi ascoltò con interesse. Era d'accordo con me e mi ha
detto che avremmo pensato a qualcosa. Quello, all'inizio. Poi
ho cominciato ad avere la sensazione che non mi prestasse
attenzione, che mentre parlavo avesse la testa da un'altra
parte. Era ovvio che fosse sconvolto dal fatto che stessi
sollevando la questione. Se insistessi si irriterebbe. Sono
arrivato alla conclusione che se non mi fossi preoccupato di
organizzarmi, la mia vita avrebbe continuato a consistere nel
preparare colazioni, pranzi e cene, salutarci ogni mattina,
occuparmi della casa, aspettare il suo ritorno e scambiare
quattro parole prima Vado a dormire. Perché questo era il
punto. La lettura, una delle mie grandi passioni, è stata la
droga che mi ha aiutato a sopportare tanta mediocrità, a far
fronte a tanta routine. Mi rifugiavo lì e mi isolavo per qualche
ora al giorno. Ma ha smesso di essere un piacere. 18
Più leggo, maggiore è la mia solitudine. La televisione non
mi piaceva e non mi divertiva. Il rifiuto è arrivato da
lontano, da quando vivevo con i miei genitori. Era sempre
acceso e a tutto volume e rendeva il rumore di tanti di noi
ancora più insopportabile. Tuttavia, nelle mie circostanze,
potrebbe essere un aiuto. Ho provato. La casa era piena di
voci e di musica. Voci e musica che mi annoiavano. Tutto
mi annoiava, tranne i film. Mi hanno ricordato gli anni in
cui frequentavo le sale cinematografiche e mi sono
nuovamente affezionato. L'offerta televisiva mi è sembrata
scarsa e poco interessante. Ho iniziato a comprarli. Sugli
scaffali i libri lasciavano il posto alle videocassette. Ho
smesso di sentirmi solo. La casa era piena di gente che
entrava dallo schermo televisivo. Persone che hanno
parlato e che ho ascoltato. Immagina se fossi pazzo, che
venissi a intervenire, come se fosse la cosa più normale,
nelle loro conversazioni. È un'abitudine che ho mantenuto.
Il mio nome non è nei titoli di coda, ma sono diventata
attrice ospite in centinaia di film. Scusa. Penso che sto
andando fuori copione.
LEI.- Terribile.
ASSISTENTE.- Comunque tu volevi avere un figlio.
LEI.- Ma non ce l'avevo. Poi, quando le circostanze sono
cambiate, ho smesso di volerlo.
LEI.- È sposato?
ASSISTENTE.-(Sorpreso.)Di cosa si tratta?
LEI.- È sposato?
ASSISTENTE.- Sì, io sono. Ma non capisco cosa...
LEI.- È felice?
ASSISTENTE.- Non aspettarti che ti risponda. I miei
obblighi non includono la rendicontazione sulla mia vita
privata.
LEI.- Mi risponderai?
ASSISTENTE.- Ovviamente no.
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"Hai intenzione di indossare così tanto pizzo?" oppure "Non hai un altro
reggiseno che non faccia vedere meno le tue tette?"
ASSISTENTE.- Abbastanza!
ASSISTENTE.- È.
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svegliandosi da un brutto sogno, si dirige verso l'uscita.
Prima di attraversarlo si gira verso ilASSISTENTE.)
Scena II
LEI.- NO.
LUI.- L'importante è che tu sia tornato.(LEIlo guarda
con indifferenza.)Sono felice per te... per entrambi.
Dobbiamo parlare, no?(Attendo con impazienza la
risposta.)Perché non ti metti comodo?
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LEI.- A letto.
LUI.- A letto, sì.
LEI.- Lasciarsi andare. Mi stai facendo male.
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LUI.- Non hai scelto la strada migliore.
LEI.- Con te nessuno è buono. Se non ti piace ascoltarmi,
vattene da lì.
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(LUI, sul punto di perdere i nervi, fa un gesto di
gettare una statuina di porcellana sul pavimento.)
LUI.- Cos'altro?
LEI.- A letto è più bravo di te, se è questo che chiedi.
Io seguo?
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LUI.- NO.
LEI.- Soddisfatto?
LUI.- Spogliati!
LEI.- C'è dell'altro?
LUI.- Spogliati!
LEI.- Cosa ti resta da dimostrare? L'uomo ha le palle al
posto giusto? Cosa speri di ottenere nel modo più duro? Ti
dico? Come di solito. Un altro fallimento. Paura,
impazienza, ansiti, sudore, imprecazioni... E la finale, una
gloriosa ritirata. E il silenzio.
LUI.- Deluso?
LEI.-(Alzarsi.)Violatore a scartamento ridotto.
LUI.- Mi hai mentito. Non c'è nessun altro uomo nella tua vita. Non
c'è.
(LEIpiange in silenzio.)
Scena III
NORA.- Così come sono adesso, non posso essere tua moglie.
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HELMER.- Io posso cambiare.
HELMER.- Prendere.
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(LEIprovoca un nuovo avanzamento del nastro.)
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LEI.- Non l'ho calcolato.
LUI.- Dovresti farlo.
LEI.- Vedrò.
LUI.-(A voce alta.)È passato molto tempo dall'ultima volta che abbiamo
camminato insieme. Quando è stata l'ultima volta? Ti ricordi?
LEI.- Anche.
LUI.- Mi dispiace. Ma dovrai sopportarlo.
LEI.- Perché tutto questo disturbo?
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LEI.- Il momento di cosa?
LUI.- Dobbiamo cenare...
LUI.- OH!
LEI.- Tanto che, mentre camminava, pensò che
esercitava quella professione da molti anni e che era
ora di lasciarla. Quindi, se avete intenzione di
continuare a mangiare a casa, dovreste fare scorta di
scatolette e piatti pronti o abituarvi a cucinare.
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LUI.- Ammetto che non sei un luminare, ma ti accontenti
di poco. È giunto il momento che io difenda i tuoi interessi,
visto che tu non lo fai.
LEI.- Vaffanculo.
LUI.- Non voglio che tu continui a lavorare per quella folla.
LUI.-...?
LEI.- Discussione. Quello non funziona. Alla casa editrice
sanno che non possiamo avere figli.
LUI.- Mai.
LEI.- Sei stato crudele.
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LUI.- Sguazzare nel fango solo per schizzarmi. E non
ci vado. Non penso più a farla ragionare. Ma sì, per
farla breve.(Gli offre del tabacco.)Fumi?
LEI.- Bastardo!
LUI.- Mi dispiace per quel mucchio di yuppie mezzo idiota.
Lasciamo che corteggino la loro fottuta madre. L'affare è finito.
Intingere le penne in un altro calamaio.(LEISi alza e si avvia
verso le stanze interne.)Dove stai andando?
LEI.-(Sbadiglio.)Dormire.
LUI.- Non ho finito.
LEI.- Finiscilo da solo. Mi sto annoiando.
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LUI.- Forse mi sono espresso male. OH! Ciò che conta
ora è che siamo d'accordo su qualcosa. Questo non
risolve i nostri problemi, ma...
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LUI.- Non una parola di più!
LUI.- Perché?
LEI.- Perché... non lo so.(Non può rispondere.) Devi
farlo... Un uomo deve dimostrare di essere...
LUI.- COME?
LEI.- COME?! COME?! Ti sputo, ti insulto... Sopporti
tutto. Un altro mi avrebbe rotto la faccia.
LUI.- Altro.
LEI.- Non!
LUI.- Ognuno ha la sua ricetta.
LEI.- Non mi arrenderò.
LUI.- Insisti, insisti...
LEI.- Posso andare molto oltre.
LUI.- Cosa farai adesso per provocarmi? Fare pubblicità sulle
pagine dei contatti? Oppure lo fai già?
LEI.- Mascalzone!
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LUI.- Coraggio... Hai intenzione di crollare? Cosa stai
progettando adesso? Che cosa stai facendo?(LEImostrato
disarmato.)Vuoi un consiglio, bambola? Abbandonare!
Non importa dove arrivi, c'è una linea che non oltrepasserò
mai.
LEI.- Non puoi farmi questo. È stato molto difficile per me fingere di essere
quello che non sono.
LEI.-(Sconfitto.)Sì.
LUI.- Ci vediamo domani.
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Scena IV
(Immaginato da lei)
Quattro cinque
di un essere umano autentico piuttosto che di una creatura
disegnata dallo sceneggiatore. Proprio quello che intendevo. Usa
il trucco per rivelare cosa nascondo dentro, cos'è veramente la
mia vita. È stato molto gentile con me prendendomi come
studente. Non penso di essere stato goffo nell'apprendimento.
Non crede?
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dei passi e poi il rumore sommesso di una porta che si apre
vicino.)
VOCE.- Sì?
ASSISTENTE.- Buongiorno.
VOCE.- Tu hai bisogno di me?
(ILASSISTENTEdubbio.)
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LEI.- Non sono sicuro che questa lettera e le foto che la
accompagnano entreranno in tuo possesso. Neppure che
riesca a liberarmi di lei. Proverò ogni mezzo a mia
disposizione. Con questa speranza ho deciso di scriverti. Ma
mentre lo faccio mi sento come il naufrago che manda i suoi
messaggi in bottiglie e sa che la maggior parte di essi rimarrà
a galleggiare in mare senza che nessuno li raccolga. Mi chiedo
quanti dei pochi che raggiungono la loro destinazione
vengono trascinati a riva o intrappolati nelle reti da pesca.
Forse si contano sulle dita di una mano. Quindi ho motivi di
scoraggiamento. Se il caso vuole che queste righe siano lette
da te, un altro timore ancora mi assale. Che hai ricevuto il mio
messaggio troppo tardi. In quel caso il mio angoscioso grido
di aiuto sarebbe stato inutile. Resterà la testimonianza della
condotta brutale di un uomo. E questo, francamente, non mi
consola. Temo per la mia vita. Se lo perdo, il colpevole sarà
mio marito. Ma ci sono altri responsabili: coloro che, come te,
si sono rifiutati di ascoltarmi quando il danno poteva ancora
essere evitato. Allora era già una donna maltrattata. È vero
che a prima vista non è stato apprezzato. Non c'erano segni
sul mio corpo che lo dimostrassero. Ma nessuno si è preso la
briga di cercare ferite più profonde. Tuttavia, li aveva. Prima
che guarissero, altri si aprirono. Più è invisibile, più è
doloroso. Il giorno in cui ho ricevuto la prima bastonata che
mi ha lasciato il segno, ho fatto un passo da gigante. Mi sono
guadagnato il diritto di entrare dalla porta principale del club
per vittime di violenza domestica. Mi crederete se vi dico che,
vedendo il mio volto sfigurato, mi sono sentita soddisfatta? La
mia stessa carne torturata era ciò di cui avevo bisogno per
denunciare il mio partner. Quale prova migliore? Dopo
l'aggressione sono stata punita, come le ragazze ribelli, a non
uscire di casa. Almeno finché rimanevano i segnali. "Sarebbe
un peccato se ti vedessero in quello stato," mi disse, come se
la colpa fosse mia. E quell'essere odioso telefonò all'editore
per dire che era malata e alla sua clinica per annunciare che
non avrebbe avuto alcun consulto per qualche giorno. Mi ha
anche proibito di far visita ai miei genitori. Non sono più stato
alla residenza. Chissà cosa pensavano del mio improvviso
silenzio. Ciò che sorprendeva era lo sforzo che facevo per
curare le mie ferite dopo ogni percossa. Mentre applicavo gli
unguenti sulla mia pelle danneggiata, mi resi conto che lo
stavo facendo per ripristinare l'aspetto di una donna, se non
felice, almeno normale. All'improvviso ho deciso di scappare e
denunciarlo. L’occasione è arrivata qualche settimana fa. Ho
approfittato della sua supervisione. Mentre ero in bagno,
sono uscito di casa. Prima di raggiungere il portale avevo già
sentito i suoi passi sulle scale. Corsi e subito capii che no
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andrebbe molto lontano. Ho cercato un posto dove
nascondermi. Non potevo trovare niente di meglio di una cabina
fotografica. Gli passò accanto senza fermarsi. Lì mi è venuta
l'idea di scattare le foto che vi mando. Li avevo appena messi
nella borsa quando mi ha trovato. Mi ha preso per il braccio e mi
ha trascinato a casa. Chiudere la porta e darmi un'altra
bastonata è stato davvero notevole. Non è stato l'ultimo. Da
allora li ho ricevuti continuamente. Naturalmente ha rinunciato a
curare le mie ferite. Vivo rapito. È tornato al suo lavoro. Durante
la sua assenza rimango legato e imbavagliato. Quando ritorna,
mi libera. Mi tratta come una stronza.
ASSISTENTE.-Quando potrò...?
LUI.- Cosa vuoi da lei?
ASSISTENTE.- Riguarda i suoi genitori.
LUI.- Qualcosa accade?
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ASSISTENTE.- Non vedrai. Sono un po' preoccupati. Non hanno
notizie di sua moglie da molto tempo. Temono che sia malata o
che le sia successo qualcosa.
ASSISTENTE.- Non è.
LUI.-(Impaziente.)Qualunque altra cosa?
LUI.- Non avrai il minimo interesse a dire loro che hai preso il
portiere.
cinquanta
ASSISTENTE.- Certo, ma il tuo improvviso silenzio
mi preoccupa.
ASSISTENTE.- Assolutamente.
LUI.- Polizia Stradale? Di cosa stai parlando? Cosa c'entra la polizia con tutto
questo?
LUI.- Chi sei tu per entrare nella mia vita? Non chiama
dall'abitazione. Dove stai chiamando?
ASSISTENTE.- Merda!
LEI.-(ALUI.)Dove sono?
LUI.-(Alla ricerca dell'origine della voce.)COME?
LEI.- Cosa dove mi trovo.
LUI.-(Parlare nel vuoto.)Me lo stai chiedendo?
LEI.- Ella, te l'ha chiesto lei.
LUI.- La verità.
LEI.- Quant'è vero?
LUI.- L'unico.
LEI.- Che tua moglie ti ha dato buca?
LUI.- Non c'è altro.
LEI.- Lo faranno.
LUI.- Meglio. In questo modo chiarirai i dubbi.
LUI.- Sì.
FINE
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