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com

Se ne va
Jerónimo Lopez Mozo

CARATTERI

LEI.
LUI.
ASSISTENTE SOCIALE.
NORA.
HELMER.

Scena I

A sinistra, in primo piano, un funzionale ufficio


presieduto da un tavolo in metallo dai profili
dritti e una poltrona. Sul cruscotto, un telefono
multifunzione, un proiettore per diapositive,
vassoi con documenti, cartelle, portapenne e alcune
forniture per ufficio. Di fronte, una sedia coordinata.
Dietro la poltrona, una porta discreta e uno scaffale
metallico occupato da schedari e alcuni libri. Senza
altri elementi che ne definiscono i limiti, l'ufficio si apre al
resto della scena, un immenso spazio vuoto, al quale
Vi si accede attraverso una porta di notevoli
proporzioni posta sul retro. Due sedie, disposte ai lati del
invano, ne fanno una specie di anticamera o di vestibolo,
ma è anche il luogo dove il
ricordi dei personaggi.

L'ufficio è occupato da un Assistente Sociale di età indefinita.


Indossa un elegante abito su misura che, per la sua costruzione,
sembra un'uniforme. Mentre ne esamino alcuni

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documenti, giocherella con una penna. Una luce nel
telefono, richiede la tua attenzione.

ASSISTENTE.- Che cosa succede?

VOCE.- Il capo... Ti invitiamo a fermarti nel suo ufficio.

ASSISTENTE.- Cosa vuole?


VOCE.- Nessuna idea. Chiedo?
ASSISTENTE.-(Dubbio.)Lascialo da solo. Immagino.(Prendi
una cartella piena di documenti.)È rimasto qualcuno nella sala
d'attesa?

VOCE.- Una signora.

ASSISTENTE.- Lascia che accada.

(ILASSISTENTEsi sveglia. Appare la porta sul


retroLEI. Lei è una giovane donna. Si ferma al
soglia.)

LEI.- Potere?
ASSISTENTE.- Inoltrare. Siediti perfavore. Sarò
subito con te.

(ILASSISTENTEEsce dall'ufficio attraverso la


porta dietro la sua sedia.LEIsi siede accanto a
Entrata. Entra nella stanza. Fai un respiro profondo. Resta
immobile per molto tempo. Guarda l'ora. Si agita irrequieta.
Tira fuori dalla borsetta un pacchetto di tabacco e si porta una
sigaretta alle labbra. Metti via la scatola. Non riesce a trovare
l'accendino. Si innervosisce. Così tanto che
Non si accorge dell'ingresso di un uomo sulla quarantina
finché lui, già accanto a lei, non accende la sua
accendino e avvicina la fiamma alla sigaretta.)

LEI.- Grazie.
LUI.- Non importa.(Indicando l'altra sedia.)Mi
lasceresti?

LEI.- Chiaro.

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(LUIsi siede. Si prepara a fumare.)

LEI.-(Stordito, facendo per cercare il suo zaino.)


Scusa se non l'ho offerto.
LUI.- Me lo deve.(Guardando intorno.)Non sarà
vietato fumare...

LEI.- No, non credo... Non c'è alcuna indicazione. Almeno


qui. Nella stanza, sicuramente sì.

LUI.- Vieni alla conferenza?


LEI.-(Cenno.)Anche tu?
LUI.- Sì.
LEI.- Ti interessa il mito di Don Giovanni?
LUI.- Non è che sono emozionato. Ho letto la chiamata sul
giornale. Non c'era molto da scegliere. Beh, forse raccontano
qualcosa di interessante sull'arte di conquistare le donne, mi
sono detta. Ed eccomi qui.

LEI.- Don Juan, un'esitazione della natura.


LUI.- Un titolo un po' ambiguo, non credi? Sembra mettere in
discussione l'idea che abbiamo del personaggio.

LEI.- Quello dell'uomo che vive nel pensiero


femminile come modello ideale da amare?

LUI.- Questo è. Un ragazzo dall'aspetto virile...

LEI.- Con mantello e spada.


LUI.- Hai disegnato, in due parole, un ritratto completo.

LEI.- C'è chi lo vede diversamente.


LUI.- Ah! Sì?
LEI.- Il conferenziere, per esempio.
LUI.- Lo conosci?
LEI.-(Cenno.)Crede che la personalità di Don Juan sia
piena di dettagli inquietanti. Percepisce in lui una certa
fragilità, una sorta di strana insoddisfazione. Sembra un
povero uomo tormentato che non specifica mai il suo
comportamento sessuale.(LUIscuote la testa eLEI
serie.)Non devi condividere quella tesi.

LUI.- Naturalmente non lo condivido.(Si sveglia.)Non riesco a


immaginare Don Juan diventare un essere mediocre senza
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merita di fungere da mito. Sono fuori. Io qui non dipingo
niente.

LEI.- OH! Mi sento in colpa.


LUI.- Hai fatto bene a dirmi di cosa si tratta.
LEI.- Mi sembrava che la figura di don Giovanni gli fosse
indifferente.

LUI.- È vero. Ma non mi piace che l'idea che ho di lui


venga distrutta. Soggiorni?(LEI annuisce.)Peggio per
te. Lo avrei invitato a bere qualcosa.

(LUISi allontana con passo deciso e si ferma di colpo. LUI


rimane pensieroso.LEIsorrisi che ti aspettano, come
poi torna sui tuoi passi.)

LUI.-(Di nuovo conLEI.)Scommetto che non ti piace


cinema.

LEI.- Lo adoro.
LUI.- Se ti piacesse, saremmo già a due isolati da qui.
LEI.- Perché?
LUI.- Si sarebbe comportata come la protagonista
di... Beh, non ricordo il titolo del film.
LEI.- Se mi dai qualche indizio, forse...
LUI.- Forse non l'ha vista. E' molto vecchio.
LEI.- Cosa ha fatto il protagonista?
LUI.- Davvero vuoi saperlo?
LEI.- Sto morendo dalla curiosità.
LUI.- È seduta su una poltrona, nella hall di un albergo...
LEI.- Chi è lei?
LUI.- Una donna eccezionale. Ingrid Bergman... Forse
Lauren Bacall. Uno dei due. Apre il portasigarette e tira
fuori una sigaretta. Se lo mette tra le labbra. Come hai
fatto tu. Con quello stile. Poi arriva lui, Humphey Bogart...
Lo conosci?

LEI.- Ovviamente! Non è quello di Casablanca?


LUI.- Rick! Un uomo tutto d'un pezzo. Difficile, molto difficile. Ma,
allo stesso tempo, galante. Mi capisci ora.
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LEI.- Vuol dire che li ha presi dalla strada.
LUI.- Per strada, intendo.

LEI.- Cosa è successo in albergo?

LUI.- Bogart arriva, tira fuori l'accendino e gli offre da


accendere. Poi si accende la sigaretta. Nessuno li teneva
tra le dita come lui!(lo imita.)Così... Ti ricordi?

LEI.- Non tanto.


LUI.- Guardami.
LEI.- Ho un'idea.
LUI.-(Recitazione.)Soffia una boccata di fumo e dice a
bassa voce: "Vuoi che ti offra da bere?" Lei lo guarda.(
Colpendogli la fronte.)Il Bergman, era il Bergman!
Sapevo che me ne sarei ricordato. “Perché no?”
risponde. Si alza e si avvia verso il bar dell'hotel. Non
pensi che la scena abbia qualche somiglianza con quella
che stiamo vivendo io e te? Ammetto che non sono
Bogart...

LEI.- Nemmeno io Ingrid Bergman.

LUI.- Ma la situazione è copiata. Un incontro casuale, la


storia della sigaretta, l'invito a bere qualcosa... Comunque.
(Emulando l'attore incasa Bianca.)Potrebbe essere l’inizio
di una grande amicizia.

LEI.- E se dicessi di sì?


LUI.- A cosa?
LEI.- Riguardo la tazza?
LUI.-E la conferenza?
LEI.- Al diavolo Don Giovanni! Non avrei resistito fino alla
fine.

LUI.- Hai preso una decisione saggia.

LEI.- Cosa hanno fatto dopo?


LUI.- Essi? Chi è?
LEI.- Ingrid Bergman e Humphey Bogart.
LUI.- Non lo so. Ma non importa. Ciò che conta è ciò
che facciamo. OK?

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(Al momento stanno per partire, iASSISTENTE
ritorna in ufficio.)

ASSISTENTE.- Mi dispiace averti fatto aspettare.

(LEIlei si gira sorpresa, mentreLUIscomparire


dal fondo.)

ASSISTENTE.-(Indicando la sedia davanti al tavolo.)


Per favore...(Notando il tuo disorientamento.) Qualche
problema?

LEI.-(Seduta.)Nessuno. Mi scusi.
ASSISTENTE.- È la prima volta che vai al Centro?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Cattivi trattamenti?(LEIsilenzio.) Il
tuo partner?
LEI.- Marito.
ASSISTENTE.-Quando iniziano? Un mese fa? Un anno,
forse? Ulteriore?(LEIannuisce.)Perché hai aspettato così
a lungo?

LEI.- Non lo so. Posso fumare?


ASSISTENTE.- Ovviamente.

(ILASSISTENTERifiuta il tabacco che gli viene offerto.LEI


Si accende una sigaretta e fa un tiro profondo.)

ASSISTENTE.- Hai figli?


LEI.- NO.
ASSISTENTE.- Tuo marito sa che sei qui?
LEI.- Mi crede al lavoro.
ASSISTENTE.- Cosa farai dopo? Tornerà a casa?
LEI.- Non ho intenzione di rimetterci piede.
ASSISTENTE.- Neppure per ritirare le tue cose?
LEI.- Non lo so.
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ASSISTENTE.- Se decidi di inseguirli, lo farai
accompagnato da due agenti.

LEI.- Grazie.
ASSISTENTE.- Dove pensi di alloggiare?
LEI.- Nemmeno io ho deciso.
ASSISTENTE.- Hai parenti stretti?
LEI.- I miei genitori. E quattro fratelli. I miei genitori vivono
in un residence e ho pochi rapporti con i miei fratelli.
Oltretutto non sanno nulla.

ASSISTENTE.- Se non ha nessun posto dove andare, posso


mandarla in un rifugio. Le camere sono confortevoli.

LEI.- Forse per una o due notti...


ASSISTENTE.- Hai tempo per decidere. Ora, se non ti
dispiace, mi servono alcune informazioni.

LEI.- Mio? Quali dati?


ASSISTENTE.- Nome e cognome, data e luogo di
nascita, indirizzo attuale, professione...

LEI.- Sono essenziali?


ASSISTENTE.- C'è quell'abr va a procedimento,
capisce?

(LEISi sporge sul tavolo e schiaccia la sigaretta


il posacenere.)

ASSISTENTE.- Non sembra molto convinta del passo che ha


fatto.

LEI.- Lo confesso. Se potessi, me ne andrei.


ASSISTENTE.- Nessuno lo ferma. È venuto per sua
volontà.

LEI.- Un attimo fa vedevo le cose diversamente.


ASSISTENTE.- E all'improvviso cambiò idea.
LEI.- Perché?
ASSISTENTE.- Vuoi prenderti qualche minuto per
riflettere?

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LEI.- Non gli importa?
ASSISTENTE.- Assolutamente.

(LEIsi sveglia. Non sa cosa fare.)

ASSISTENTE.- Preferisci restare da solo?

LEI.- Credo di si.


ASSISTENTE.- Per chiamarmi, premi questo campanello.

(ILASSISTENTElascia la stanza.LEIdiventa
verso lo spazio vuoto, che viene occupato dai mobili e
dagli oggetti tipici del soggiorno di un appartamento
moderno e confortevole. La attraversa e si ferma davanti alla
porta immaginaria che conduce al resto della casa.
Immediatamente, appareLUI. Porta due bicchieri di whisky. Voi
ne offre uno.)

LUI.-Cin-Cin!
LEI.- Di...?
LUI.- Indovina.
LEI.- Per essere riuscito a trascinarmi nel tuo
maneggio.

LUI.- Sei la prima donna a mettere piede in questa casa.

LEI.- Ah!
LUI.- Lo giuro!

LEI.-(annusando.)Ci sono aromi di molti profumi. Non me lo


dai. Se volete tradire un'altra, prima di farla entrare,
arieggiate bene l'appartamento. Oppure cercalo con poco
olfatto.

LUI.- Hai una così cattiva opinione di me? Pietà! Il nostro


incontro fugace. Addio brindisi.(Si mette una mano sul
petto e fa la parodia di un poeta disperato.)Come si suol
dire, l'avventura è finita./ La canoa dell'amore si è infranta/
contro gli scogli della vita ordinaria.(Si porta l'indice alla
tempia e finge di spararsi. LEInon riesce a trattenere
una risata.)Di cosa ridi, sciocca donna? È una poesia di
Majakovskij! Da Vladimir
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Vladimirovich Majakovskij! Non ti dice niente quel nome? (LEI
annuisce senza smettere di ridere.)Ti sembro ridicolo?

LEI.- Divertente.
LUI.- Divertente!!
LEI.- Non prendertela male.
LUI.- Come vuoi che la prenda?
LEI.- Scusa scusa...(Si avvicinaLUI.)Cosa devo fare
per farmi perdonare?

LUI.-(Fingendo di essere scontroso.)Niente.

(LEILe dà un bacio fugace.LUI, sorpreso, ci prova


abbracciarlaLEIsi libera e se ne va.LUIInizia
l'inseguimento, ma un gesto diLEIlo ferma.)

LEI.-(Alzando il bicchiere.)Per... Perché c'è il toast?


LUI.- Ora passiamo ad un'altra cosa. Per il bacio. Primo...

LEI.- E l'ultimo. La prossima volta lascerò le mie labbra a


casa.

LUI.- Non ti inviterò se non li indossi.

(Alzano i bicchieri e bevono.)

LEI.- Un altro brindisi.

LUI.- Lo proponi tu.

LEI.- Un brindisi segreto. Per quello che ciascuno vuole.


LUI.- OK.

(LEIFa una faccia sorridente e finisce il whisky a


piccoli sorsi. Quando finisce, sembra assorta.
LUICi vuole più tempo per consumare il tuo. O forse lo ha
fatto e quello che ha tra le mani è uno di quelli che
è stato servito quando è rimasto solo ad assaporare,
comodamente sprofondato in una poltrona, il suo successo
incontrandosi conLEI.)

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LEI.- Me ne sono andato subito. Il tempo che ci occorre per
bere il whisky. Ancora per un po', forse. Passò una settimana
senza che ci vedessimo. E un altro per decidere di salire
nell'appartamento per la seconda volta. Non ho lasciato le
mie labbra a casa. Ma non avevo nemmeno bisogno di molto
carminio per colorarli. Ero, come si suol dire, una brava
ragazza. E ho continuato ad esserlo. Fino a quando, non
importa. Qualunque cosa facessimo, andare al cinema,
cenare, fare una passeggiata, finivamo sempre qui. Era
comodo. Tanto che, quasi senza rendercene conto, stavamo
eliminando le uscite. Passavamo ore a parlare, ad ascoltare
musica, a leggere... Un giorno ho portato dei vestiti in casa
per stare comoda. Alla fine ho preso un armadio. Una notte,
mentre mi vestivo per tornare a casa, mi propose di andare a
vivere con lui. "Sei pazzo!", risposi. Ero grato che non avesse
insistito. Mi sono anche rifiutato di accettare un duplicato
della chiave in modo che potesse entrare quando voleva. Ma li
ha messi nella mia borsa. Gli ho detto che non li avrei usati. E
l'ho realizzato. Quando arrivava suonavo il campanello e, se
non c'era, uscivo o lo aspettavo nel bar al piano di sotto. Un
fine settimana lo chiamarono dalla clinica. Si era verificata una
battuta d'arresto. Avevano bisogno che si occupasse delle
emergenze traumatiche per alcune ore. Volevo andarmene
insieme a lui. Non ha acconsentito. Sono rimasto solo. Per la
prima volta, da solo in un appartamento. Senza l'agitazione
del nonno, dei miei genitori, dei miei fratelli... quattro fratelli!
Ho apprezzato il silenzio che mi circondava. Mi sono spogliata,
cosa che a casa mia potevo fare solo in camera da letto o in
bagno.

(LEIsi gira versoLUI. Lo guarda intensamente, con


amarezza.)

LUI.-(Insapore.)Cosa stai guardando? Ho delle scimmie in faccia?

LEI.-Ti ricordi quel brindisi segreto? Speravo che un giorno


avrei potuto vivere in un posto come questo.

LUI.- Di cosa stai parlando?


LEI.- Era un paradiso. Il paradiso. Lo è da anni. Non lo
è più.

LUI.- Nemmeno noi siamo quelli di allora.


LEI.- Siamo cambiati, sì.
LUI.- Ancora la stessa canzone?

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LEI.- No non più. Lasciamo il passato così com'è. Adesso
quello che mi preoccupa è il futuro... Il mio futuro, intendo.

LUI.- Il tuo futuro? Solo tu?


LEI.- Ti sembra strano?
LUI.- Francamente sì.

LEI.- Ho smesso di immaginare un futuro condiviso con te.


Non lo desidero.

LUI.-(Lasciando il bicchiere per terra e alzandosi.)


Implica...(LEIannuisce.)Stai proponendo di separarci.

LEI.-(Molto basso, spaventato.)Nessuna urla, nessuno


scandalo.

LUI.- Sai benissimo che non ci vado.


LEI.- Ho deciso.

(LUILa schiaffeggia.LEI, sorpresa da un'azione che non si


aspettava, rimane paralizzata. Poi gli prende la mano
al viso. Infine, parla.)

LEI.- Non sono uno qualsiasi. A questo punto, non ti sto


chiedendo di amarmi, ma non posso tollerare quello che hai
fatto. Ho il diritto di essere rispettato. Te lo esigo!

LUI.- Te lo sei guadagnato duramente.

LEI.- È così che pensi di tenermi al tuo fianco?

LUI.- È un avvertimento.
LEI.- Mi schiaffeggerai ancora se insisto?
LUI.- Quelli che sono necessari.

LEI.- Mi disgusti.
LUI.- Non giocare con il fuoco.

(LEITorna al tavolo e suona il campanello.


Quando ilASSISTENTEritorna, la figura diLUIÈ stato
dissipato.)

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ASSISTENTE.-Che cosa hai deciso? Gettiamo la spugna o
andiamo avanti?

(LEIdeposita il tuo documento di identità sul


tavolo.)

ASSISTENTE.- OK.(Prendi la scheda e scrivi i dati su un


questionario.)Questo è il tuo indirizzo attuale?

LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Trentatré anni.(LEIannuisce.)Si è
sposato...?

LEI.- Il prossimo mese saranno dieci anni.


ASSISTENTE.- Hai studi?
LEI.- Mi sono laureata in Storia.
ASSISTENTE.- Prima di dire che lavori...
LEI.- In una casa editrice. Forse smetterò presto.
ASSISTENTE.- Perché? Non ti piace quello che fai?
LEI.- Ho voglia di cambiare. Non voglio invecchiare lì dentro.

ASSISTENTE.- Ti farò alcune domande. Rispondi


solo sì o no.

LEI.- È una prova?


ASSISTENTE.- Infatti. Dimmi: ti impedisce di vedere la tua
famiglia?

LEI.- NO.
ASSISTENTE.-E hai rapporti con gli altri?
LEI.- Vedi, proprio lì...
ASSISTENTE.- Sì o no?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Dai valore a quello che fai?

LEI.- Odia che io lavori!


ASSISTENTE.- Insisto, devi rispondere...

LEI.- Scusa, scusa... Lo so: sì o no. La risposta è no.


Ovviamente no!
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ASSISTENTE.- Controlli le tue spese?
LEI.- Fino all'ultimo centesimo.(Corretto.)Sì.
ASSISTENTE.- Ti occupi dei tuoi bisogni materiali?
LEI.- Solo quelli che considera...
ASSISTENTE.- Sì o...?
LEI.- Diciamo di no, non se ne occupa.
ASSISTENTE.- Decide per te?
LEI.- Quasi sempre.
ASSISTENTE.- Chiedi spiegazioni su quello che fai?
LEI.- Sì. E mi accusa di sbagliarmi su tutto, di non riuscire a fare un
passo senza il suo aiuto... Non gli dispiace lasciarmi in una brutta
posizione davanti alla gente.

ASSISTENTE.- Dai, dai... Non scaldarti.


LEI.- Ancora una volta mi dispiace. Continua per favore.

ASSISTENTE.- Suppongo che la risposta sia ovvia. La


consideri goffa?

LEI.- Sì.
ASSISTENTE.-(Guardando in alto.)È?
LEI.- Ti sembro così?
ASSISTENTE.-(Ritornando al questionario.)
Ovviamente no. Tuo marito è un bevitore?

LEI.- Di solito non si ubriaca, se è questo a cui ti riferisci.


ASSISTENTE.- Diciamo di no?

(LEIAlza le spalle. ILASSISTENTEdubbio.


Lasciare vuota la casella corrispondente.)

ASSISTENTE.- E tu, bevi?


LEI.- Come il.
ASSISTENTE.-(Lasciando la penna sul tavolo.)
Rimangono poche domande. Forse puoi fare un piccolo
sforzo per conformarti alle regole.

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LEI.- Mi è difficile rispondere sì, no, sì, no, sì, no... Ci sono altre
risposte meno categoriche. Questi sono quelli che vorrei dare. Se
fosse possibile, ovviamente.

ASSISTENTE.- Come posso aiutarti se ignoro tutto di te?


Aiutami a conoscerla. Successivamente avremo tempo per
chiacchierare in modo rilassato, affinché tu possa qualificare
le tue risposte. OK?

LEI.- OK.
ASSISTENTE.-(Riprendendo le domande.)Tuo marito
ti è infedele?

LEI.- Non che io sappia.(Si sforza di essere più


preciso.)Beh, immagino di no.

ASSISTENTE.- Hai provato a capirlo?


LEI.- Avrei dovuto?
ASSISTENTE.- No, certo che no, se non hai avuto
motivo di farlo. Prima mi aveva detto che gli abusi erano
iniziati più di un anno fa.

LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Sono solitamente preceduti da insulti e
minacce?

LEI.- Gli insulti e le minacce sono continui.


ASSISTENTE.- Sarebbe dovuto venire da noi molto prima.

LEI.- All'inizio mi sono detto: passerà. Mi sbagliavo.


ASSISTENTE.- Puoi fornire testimoni dei maltrattamenti,
suppongo.

LEI.- No, non credo, ma anche se ci fossero, non vorrei


mescolarli in questo.

ASSISTENTE.- Sarebbe opportuno unire le loro testimonianze


alle relazioni cliniche...

LEI.- A quali rapporti ti riferisci?


ASSISTENTE.- Mi stai dicendo che nessun medico ha
esaminato le tue ferite?

LEI.- Quali lesioni?


ASSISTENTE.-Quando la colpisce...

LEI.- Non mi aveva mai messo le mani addosso.


ASSISTENTE.- Fino ad oggi.
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LEI.- Fino ad oggi, cioè.
ASSISTENTE.- Cosa ti ha fatto?
LEI.- Schiaffeggiami.
ASSISTENTE.- Uno schiaffo...
LEI.-(Mostra la tua guancia.)Mi ha lasciato le dita
segnate.

ASSISTENTE.- Non c'è più nessun segno.

(C'è un lungo silenzio durante il quale


ASSISTENTE, pensieroso, esamina il questionario.)

ASSISTENTE.- Ti consideri una donna abusata?


LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Veramente?
LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Tuttavia, c'è voluto molto tempo per
decidere di denunciarlo.

LEI.- Ti ho già detto perché. Da tempo speravo che la


situazione cambiasse.

ASSISTENTE.- Hai fatto qualcosa da parte tua per


renderlo così?

LEI.- Non è stato facile.

ASSISTENTE.- L'hai almeno provato?


LEI.- Di tanto in tanto.
ASSISTENTE.- Non sembra che abbia insistito molto.

LEI.- Che importa adesso?


ASSISTENTE.- Posso dirti qualche parola e qualche
consiglio?(Senza attendere il consenso dell'LEI.)La
coppia perfetta non esiste. Prima o poi sorgono
problemi che ne mettono a rischio la stabilità. È
inevitabile. A volte capita all'inizio, durante i primi mesi
di matrimonio.

LEI.- Non è il mio caso.


ASSISTENTE.- Il tuo caso, da quanto deduco, è un altro di
quella che gli anglosassoni chiamano la crisi del settimo anno.
È allora che la routine fa la sua comparsa. Devi affrontare
quindici
a lei. COME? La comunicazione è essenziale. Il silenzio è il più
grande nemico della coppia. È fondamentale parlare, parlare
senza fermarsi. La conversazione rende più facile la
convivenza, credimi. Evitare malintesi. Le incomprensioni
sono come zizzania. Si moltiplicano a rotta di collo e
avvelenano le relazioni. Dobbiamo rivedere anche le regole
che governano la convivenza. Non sono eterni. Non importa
quanto ci proviamo, abbiamo smesso di essere quello che
eravamo. Amiamo anche in un altro modo. Oppure abbiamo
smesso di amare. Nemmeno l'amore è eterno. Ma quando
fallisce, ci rimane un’ancora di salvezza.

LEI.- Quale?
ASSISTENTE.- Affetto. Con affetto potrai continuare il
tuo viaggio senza troppe sorprese.

LEI.- Anche la mia situazione non ha nulla a che vedere con


quella crisi del settimo anno di cui parli. È diverso.

ASSISTENTE.- Quando ci toccano da vicino,


trasformiamo gli ostacoli in tragedie e insistiamo per
risolverli enormemente.

LEI.- Come si chiama un insuccesso?


ASSISTENTE.-Quello schiaffo che sembra avergli fatto tanto
male...

LEI.- È la goccia che fa traboccare il vaso. Nel mio


matrimonio non c'è amore, né affetto...

ASSISTENTE.- Comunque c'erano.


LEI.- Molto tempo fa.
ASSISTENTE.- Quanto?
LEI.- Molto.
ASSISTENTE.- E tutto precipitò all'improvviso.
LEI.- In brevissimo tempo.
ASSISTENTE.-(Venendo al lato diLEI.)Perché?
Quello che è successo? Parlamene.

LEI.- Non sono venuto a raccontarti la mia vita. A questo punto


intendo solo denunciare mio marito per maltrattamenti e perderlo
di vista il prima possibile.

ASSISTENTE.- Ho bisogno della tua collaborazione. Come posso


aiutarti, se no?

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LEI.- Non vuoi aiutarmi. Vorresti convincermi a
tornare a casa.

ASSISTENTE.- Perché no, se fosse la cosa migliore?

LEI.- Dare! Dare! E' la tua ricetta?


ASSISTENTE.- A volte arrendersi non è poi così male. Sempre
meglio che perdere, ovviamente.

LEI.- Sono stanco di arrendermi e di perdere! L'uno


porta all'altro.

ASSISTENTE.- Diffidare di me?


LEI.- Perché negarlo?
ASSISTENTE.- Non ci sono altri motivi per la tua prenotazione?

LEI.- Cos'è questo?

ASSISTENTE.- Non lo so... La paura che quello che mi dici si


rivolga contro di te, che serva, in una certa misura, a mitigare il
comportamento di tuo marito.

LEI.- Niente può giustificarlo!


ASSISTENTE.- Mi rammarico che si sia formata di me
un'immagine sbagliata. Vorrei riuscire a rompere il guscio con
cui si protegge. Ma non è questo il mio compito.

(ILASSISTENTETorna alla tabella e inserisci il file


questionario in una cartella.)

LEI.- Si nota che sono sposato da dieci anni e che


non ho figli. Non ti interessa sapere perché?

ASSISTENTE.- Me lo dirai?
LEI.- Tre anni dopo il nostro matrimonio, ero convinto che non li
avremmo avuti. È stato molto difficile.

ASSISTENTE.- Li volevi?
LEI.- Non era un obiettivo prioritario, ma non abbiamo fatto
nulla neanche per evitarlo. La casa era piccola e accogliente.
Mi è piaciuto per quello e per il silenzio. È stata una gioia. Ma
non mi dispiaceva l'idea di condividerlo con un nuovo
inquilino. Pensando a lui, quando è arrivato, io e mio marito
abbiamo deciso dove avremmo messo la culla. Cerchiamo un
posto per i suoi giocattoli. Riserviamo spazio nell'armadio per
i tuoi vestiti. Non ero incinta e lo ero già
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Lo immaginavo camminare a quattro zampe per la stanza.
Quasi senza rendercene conto, avevamo delimitato il loro
territorio. Quando uscivo per strada, sentivo le voci dei
neonati. Ho cercato di memorizzarli, soprattutto il loro tono.
Poi, a casa, le ripetevo per vedere l'impatto che avevano sul
silenzio. Non si sono preoccupati. Anzi. Intorno a noi nulla era
cambiato eppure tutto cominciava ad avere una certa aria di
provvisorietà. Tutto quello che c'era da fare, cambiare uno
scaffale, mettere una pianta nell'ingresso, appendere un
quadro, veniva lasciato per dopo. Ma il dopo non arrivò. La
gravidanza è stata ritardata più del previsto. Le mie visite dal
ginecologo sono diventate meno frequenti. Non ha mai
messo piede in uno studio medico pur essendo un medico.
Non abbiamo rinunciato ad avere un figlio, ma ci siamo
impegnati sempre meno per ottenerlo. Il nostro sogno è
diventato il mio sogno e il mio sogno, senza che io lo
proponessi espressamente, un progetto abbandonato. Ho
trascorso molte ore da solo. Troppi. Quando è partito per la
clinica, la casa mi è crollata addosso. Ho cominciato a vederla
come una casa immensa piena di spazi vuoti. Il silenzio, che
fino ad allora avevo tanto apprezzato, mi lasciò sbalordito. La
realtà è che vivevo intrappolato tra quattro mura.

ASSISTENTE.- Non sei andata dallo psicologo? Esistono terapie


efficaci per superare questo tipo di situazioni.

LEI.- Mio marito se n'era andato. Nonostante alcuni dettagli,


rifiutavo di accettare che non fosse più l'uomo di cui mi ero
innamorata. Speravo di ricevere da lui il sostegno necessario per
uscire dal buco.

ASSISTENTE.- Glielo hai chiesto?

LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- E...?
LEI.- Mi ascoltò con interesse. Era d'accordo con me e mi ha
detto che avremmo pensato a qualcosa. Quello, all'inizio. Poi
ho cominciato ad avere la sensazione che non mi prestasse
attenzione, che mentre parlavo avesse la testa da un'altra
parte. Era ovvio che fosse sconvolto dal fatto che stessi
sollevando la questione. Se insistessi si irriterebbe. Sono
arrivato alla conclusione che se non mi fossi preoccupato di
organizzarmi, la mia vita avrebbe continuato a consistere nel
preparare colazioni, pranzi e cene, salutarci ogni mattina,
occuparmi della casa, aspettare il suo ritorno e scambiare
quattro parole prima Vado a dormire. Perché questo era il
punto. La lettura, una delle mie grandi passioni, è stata la
droga che mi ha aiutato a sopportare tanta mediocrità, a far
fronte a tanta routine. Mi rifugiavo lì e mi isolavo per qualche
ora al giorno. Ma ha smesso di essere un piacere. 18
Più leggo, maggiore è la mia solitudine. La televisione non
mi piaceva e non mi divertiva. Il rifiuto è arrivato da
lontano, da quando vivevo con i miei genitori. Era sempre
acceso e a tutto volume e rendeva il rumore di tanti di noi
ancora più insopportabile. Tuttavia, nelle mie circostanze,
potrebbe essere un aiuto. Ho provato. La casa era piena di
voci e di musica. Voci e musica che mi annoiavano. Tutto
mi annoiava, tranne i film. Mi hanno ricordato gli anni in
cui frequentavo le sale cinematografiche e mi sono
nuovamente affezionato. L'offerta televisiva mi è sembrata
scarsa e poco interessante. Ho iniziato a comprarli. Sugli
scaffali i libri lasciavano il posto alle videocassette. Ho
smesso di sentirmi solo. La casa era piena di gente che
entrava dallo schermo televisivo. Persone che hanno
parlato e che ho ascoltato. Immagina se fossi pazzo, che
venissi a intervenire, come se fosse la cosa più normale,
nelle loro conversazioni. È un'abitudine che ho mantenuto.
Il mio nome non è nei titoli di coda, ma sono diventata
attrice ospite in centinaia di film. Scusa. Penso che sto
andando fuori copione.

ASSISTENTE.- Beh, almeno adesso conosco qualcuno a cui chiedere


consiglio prima di andare al cinema.

LEI.- Ti avverto che ho dei gusti molto strani.


ASSISTENTE.- Sono disposto a condividerli. Ma torniamo alla
sceneggiatura. In quale scena vuoi riprenderla?

LEI.- Dimentica tutto quello che ti ho detto. Avrei dovuto


cominciare dal momento in cui il mio mare scomparso si è
mostrato apertamente, da quell'uomo miserabile che è. Era
un pomeriggio quando tornò dalla clinica. Nelle settimane
precedenti avevo pensato di cercare un lavoro. Non ci avevo
pensato prima. Anche se da studente sognavo di dedicarmi
all’insegnamento o alla ricerca, il matrimonio mi ha
allontanato da quei progetti. Li vedevo come qualcosa di
lontano, come una di quelle idee che metti da parte e
all'improvviso, un giorno, senza sapere bene perché, decidi di
riprenderti. Mi sono interessato alle offerte di lavoro
pubblicate sui giornali. È stato deludente. Avevo la sensazione
che, in generale, le mie conoscenze fossero in contrasto con
ciò che chiedevano. Tuttavia ho fatto diverse chiamate. Ho
scoperto che, più che alla mia formazione, a loro
interessavano i motivi per cui non ero entrata nel mondo del
lavoro dopo tanti anni dalla laurea. Quando li ho dati mi
hanno detto, a volte in modo molto indelicato, che non mi
consideravano la persona giusta per occupare l'incarico. Sul
punto di gettare la spugna, mi è venuto in mente di chiamare
un amico di mio marito che gestiva una casa editrice di libri di
medicina. Gli ho chiesto cosa, sì, è arrivato
19
Se necessario, potrebbe offrirmi un lavoro. Mi ha dato un
po' di speranza. Ero felice. Ne ho parlato a mio marito,
sicura che anche lui sarebbe stato felice. "Lavoro? "Per te?"
mi disse con la faccia sorpresa. «Che evento assurdo.
Toglitelo dalla testa. Non hai bisogno di lavorare. "Hai tutte
le tue esigenze coperte." "Sono emozionato", ho risposto.
"Davvero?" gridò. " Mi manca...". Non mi ha lasciato finire.
"Mio Dio! Cosa manca alla signora? La strada, il trambusto?
Gli sembrava sbagliato che lavorassi. È così assurdo che
una donna voglia lavorare?

ASSISTENTE.- È quella casa editrice dove lavori?


LEI.- Sì.
ASSISTENTE.- Suo marito allora cedette.

LEI.- Con la forza. L'amico di mio marito chiamò qualche


giorno dopo. Dalla settimana successiva avrei potuto iniziare
a lavorare. Per fortuna ha risposto alla chiamata e non ha
osato dire di no. Non ha trovato scuse. Lo ha ringraziato a
nome mio. Ma non appena ha riattaccato, ha sputato tutto
quello che gli era entrato in bocca. Uno sfogo dopo l'altro. E
un avvertimento. «Se andiamo ciascuno per la sua strada,
finiremo male. "C'è solo una strada qui." "Tuo!", azzardai. "Il
mio sì!" Perché il tuo percorso? E un'altra serie di atrocità. Chi
pensavo di essere? "Laureato? Laureato in cosa? Nella storia?
Ma esiste ancora quella razza? Buono per qualcosa? Non
dirmelo! "A te, per affrontare la vita facendo del tuo meglio."
Aveva perso la pazienza. Mi sono sentito umiliato. Quella
notte ho ripercorso gli anni della nostra vita insieme. È stato
come togliersi una benda dagli occhi. Il desiderio di lasciare la
casa dei miei genitori il prima possibile mi ha portato a
rivolgermi a lui come avrei potuto avvicinarmi a qualsiasi altro
uomo che mi avesse ispirato la stessa fiducia. Nella mia
confusione, chiamavo amore ciò che era gratitudine. Da
quell'inganno stavo tessendo la mia vita. Al suo fianco mi
sentivo libera e non mi sono mai fermata a pensare se lo fossi
davvero. Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno per essere felice.
O almeno così pensavo. Era pura apparenza. Più mi sentivo
indipendente, più ero legato. Me ne sono reso conto quando
per la prima volta ho voluto soddisfare un mio desiderio e lui
si è opposto. Era terrificante rendersi conto che la mia vita era
stata come quella di quegli uccelli in gabbia che non scappano
quando la porta viene lasciata aperta e che, se escono, volano
intorno alla gabbia e ritornano subito. Mi ero abituato a stare
sempre con lui. Il mio grado di dipendenza era tale che avevo
smesso di essere me stesso. È così che mi amava. Senza idee
mie. Senza amici. Li aveva persi tutti. La cosa triste è che non
mi sono nemmeno mancati. Ho la sensazione che non siano
mai esistiti. Non saprei dire dove
venti
Tengo l'agenda con i loro indirizzi e numeri di telefono. Dato che
gli è venuta l'idea di lavorare, ha messo le sue carte scoperte.
Non era disposto ad acconsentire. Non ha smesso di mettermi
ostacoli sulla mia strada, di umiliarmi, di cercare di tarparmi le
ali. È una lotta feroce. Feroce.

(LEIstai zitto. ILASSISTENTErimanere in silenzio


pochi secondi.)

ASSISTENTE.- È tutto?(LEIannuisce.) Sono


d'accordo che non ha motivo di sentirsi la donna più
felice del mondo. Ma ammetterà di non essere
nemmeno lei tra le più sfortunate?(LEIfa un gesto di
sorpresa.)Cosa sai degli abusi?
LEI.- Stai insinuando che io sia isterico?
ASSISTENTE.- Ciò che hai detto fa parte della vita di
ogni coppia. Disaccordi, piccole frizioni, rimproveri
reciproci... Questioni che, considerate una per una, non
hanno importanza. Solo quando la loro importanza
viene esagerata o accumulata diventano una montagna
insormontabile.

LEI.- Sto parlando di un inferno coniugale.


ASSISTENTE.- Si riferisce all'egoismo e
all'intransigenza. Hai insistito per lavorare e ci sei
riuscito. Non è sufficiente?
LEI.- NO.
ASSISTENTE.- Se avesse avuto dei figli, si sarebbe dedicato a
prendersi cura di loro. Non gli sarebbe mai venuto in mente di
cercare un'occupazione fuori casa. Non hai considerato la
possibilità di adottare un bambino?

LEI.- Mi ha proposto la stessa cosa quando non avevo


nemmeno iniziato a lavorare una settimana fa.

ASSISTENTE.- È stata una cattiva idea?

LEI.- Terribile.
ASSISTENTE.- Comunque tu volevi avere un figlio.
LEI.- Ma non ce l'avevo. Poi, quando le circostanze sono
cambiate, ho smesso di volerlo.

ASSISTENTE.- Per non aver ceduto.


LEI.- Per qualsiasi ragione!
ventuno
ASSISTENTE.- Perché lanci sassi contro il tuo stesso tetto?
Da quello che dice, il suo mare andato non è un esempio di
virtù, ma non è nemmeno il mostro che ritrae. Arrenditi un
po'. Vincerai.

LEI.-(alzarsi.)Questo è l'ultimo consiglio che speravo


di ricevere da te.

ASSISTENTE.- Perché non ci rifletti un po' prima di


compiere un passo così significativo? Che ne dite di
fissare un nuovo appuntamento per qualche giorno?
Potresti vedere la situazione in modo diverso.

LEI.- È sposato?
ASSISTENTE.-(Sorpreso.)Di cosa si tratta?

LEI.- È sposato?
ASSISTENTE.- Sì, io sono. Ma non capisco cosa...

LEI.- È felice?
ASSISTENTE.- Non aspettarti che ti risponda. I miei
obblighi non includono la rendicontazione sulla mia vita
privata.

LEI.- È felice? Sì o no?


ASSISTENTE.- Proponi di invertire i ruoli?

LEI.- Mi risponderai?
ASSISTENTE.- Ovviamente no.

(ILASSISTENTELei si alza dal posto, visibilmente irritata, e,


prendendola per il braccio, si prepara a spingerla.
All'uscita.)

ASSISTENTE.- E adesso, se volessi essere così gentile...

LEI.-(Liberarsi.)Non ti è capitato che una mattina, mentre


ti vestivi per venire qui, il tuo mare scomparso ti
osservasse dalla porta della camera da letto?

ASSISTENTE.- Per favore, non insistere.


LEI.-(Tagliandolo.)Hai mai fatto un commento dispregiativo
vedendola in mutande? Qualcosa come "dove".

22
"Hai intenzione di indossare così tanto pizzo?" oppure "Non hai un altro
reggiseno che non faccia vedere meno le tue tette?"

ASSISTENTE.- Stai già zitto!


LEI.- Perché non indossi i braccialetti? Non ti piacciono o ti
ha detto che suonano come campanacci?

ASSISTENTE.- Abbastanza!

LEI.- Mi è successo tutto questo e altro ancora. Ogni volta


che mi trovo davanti allo specchio, la sua immagine appare
riflessa dietro di lui, con una tazza di caffè in mano. Per
tutto quello che faccio, mi metto le calze, mi aggiusto la
gonna, mi abbottono la camicetta, chiudo la cerniera, mi
metto le scarpe, mi pettino, mi metto il rossetto, mi trucco,
per tutto, una frase: "È tornata la moda della moda?",
"Reggicalze?", "Quante pacche hai già avuto sul sedere?",
"Non hai una camicetta meno trasparente? Allora
mettitelo!", "Cosa vuoi con quei tacchi, ondeggiare come
una puttana?", "Per chi ti dipingi le labbra così?", "Bisogna
essere così per lavorare in una casa editrice ?", «Quel bar
sulla spiaggia non mi piace per niente»... Ho perso il conto
delle volte che, poco prima di uscire in strada, ho dovuto
cambiarmi d'abito, di acconciatura o struccarmi.

ASSISTENTE.- Solo tre ore fa, quel posto era


occupato da una donna il cui compagno, dopo averla
picchiata e minacciato di morte, l'ha afferrata per i
capelli, l'ha trascinata in bagno e le ha infilato la testa
nel water.

LEI.- Perché me lo dici? Mi consideri una privilegiata


tra le donne abusate?

ASSISTENTE.- È.

(ILASSISTENTEritorna al tavolo e prende da uno dei


cassetti una cartuccia per diapositive. Lo installa sul
proiettore e spegne la luce. Attiva un meccanismo che
riempie lo sfondo. Su di essi si proiettano,
a ritmo lento e in numero crescente, fotografie
di donne maltrattate. Volti e corpi ricoperti di
lividi, ferite fresche su vecchie cicatrici,
morsi, labbra rotte, palpebre gonfie... Quando le
proiezioni si fermano, la stanza si illumina intensamente.
nuovo.LEINon riesce a distogliere lo sguardo
dai luoghi occupati dalle immagini fino a pochi
secondi prima. Chiude gli occhi, ma sembra che
siano ancora sulla sua retina. Poi come

23
svegliandosi da un brutto sogno, si dirige verso l'uscita.
Prima di attraversarlo si gira verso ilASSISTENTE.)

LEI.- Finalmente credo di aver capito. Se mi fossi


presentato qui coperto di lividi, con sputi di sangue o
con un braccio rotto, l’accoglienza sarebbe stata
diversa. Peccato che abbia ricevuto solo uno schiaffo
in faccia. Una carezza rispetto alle percosse che quei
disgraziati hanno subito. Ma a una donna che è stata
umiliata e abusata psicologicamente fino a diventare
un disastro si raccomanda di non arrendersi, di
accettare il suo partner così com'è, di comportarsi
come se nulla stesse accadendo. Mio marito una volta
mi disse che la donna è stato il primo errore della
natura e quindi può essere considerata il mostro più
antico. Divertente, vero? Anche se non tanto quanto
quel commento che fece a un amico. «Caro, dalla vita
in giù tua moglie è come tutte le altre. Se il suo buco
sporco puzza di pesce, fatele una doccia." Si può
convivere con un essere così spregevole?
ASSISTENTE.- Chi ti costringe? Le piace molto
separarsi.

LEI.- Questo è quello che provo. Quello che succede è che


l'idea non gli piace. Lo schiaffo era un avvertimento a non
andare avanti. Cosa succederà se insisto? Fino a che punto sei
disposto a spingerti per evitarlo? Non voglio saperlo. Non
voglio più insulti, né più schiaffi. Sono venuto in cerca di
protezione.

ASSISTENTE.- Hai intenzione di ottenerlo denunciandolo?

LEI.- Mi sarebbe piaciuto provarlo.


ASSISTENTE.- Se sei così determinato, non sarò io a
fermarti.

LEI.- Non ha fatto altro da allora...


ASSISTENTE.- Da quando conosco dettagliatamente il tuo
caso.

LEI.- Lo so. Secondo lui non ho subito


maltrattamenti.

ASSISTENTE.- Vedrai. La mia opinione conta poco. Ciò


che conta è chi deve giudicare la denuncia. Supponendo
che ti credano, cosa ti aspetti che la polizia o i giudici
facciano per te? Che le danno una scorta ventiquattr'ore su
ventiquattro? Rinchiudere il suo mare andato? Durante
quanto tempo? Qualche ora, una notte? Al massimo,
24
Imporranno una multa non troppo alta. Non abbastanza
per dissuaderlo dal molestarla e minacciarla. E se ti
nascondi, farà tutto il possibile per trovarti. Se il giudice
è molto severo ti proibirà di avvicinarti a meno di cento
metri. Gli proibirai anche di chiamarti alle quattro del
mattino per insultarti? E se lo facesse? Chi prende sul
serio queste punizioni?
LEI.-Che fare allora?(ILASSISTENTEsta per rispondere.)
NO! Non dirmelo. Per me non c’è differenza tra mio
marito e chi violenta e picchia le proprie mogli. Semmai,
l'estetica. Considero comunque la comodità di seguire,
in parte, i consigli che mi avete offerto. Ritorno a casa
come se nulla fosse successo. Proverò una certa
angoscia quando metterò la chiave nella serratura. Ma
non è una sensazione nuova. L'ho sperimentato altre
volte. Quindi, immagino sia meglio allargare le gambe
prima che lui lo chieda. Quel gesto può evitare molte
discussioni su chi comanda in casa e far capire
chiaramente che non ho dubbi al riguardo. Ma non so se
riuscirò ad umiliarmi così tanto. Non credo. Sono sicuro
di no. Quindi è molto probabile che lo visiterò di nuovo.
Ho già preso nota di quanto occorre per sporgere
denuncia per maltrattamenti. Porterò il certificato
medico corrispondente. Potrebbe anche lasciare delle
mutandine sul tuo tavolo. Una mutandina strappata,
ovviamente. Strappato e pieno di macchie. Crede che
basterà perché la denuncia abbia successo?

(LEIse ne va primaASSISTENTEavere tempo per


reagire. Prende il fascicolo e lo chiude.)

Scena II

Soggiorno dell'appartamento ricreato daLEInell'atto


ex. Nei mobili e nelle decorazioni, la
presenza di alcuni dettagli che non lo sono
Erano presenti al suo ricordo. Anche le pareti e le
porte hanno una presenza fisica. L'accesso a
La casa è sullo sfondo, nello stesso posto del
palco occupato dalLEIincrociato dopo il suo
intervista con ilASSISTENTESociale.
25
LuiÈ seduto su una poltrona. In maniche di camicia,
i primi bottoni slacciati e il nodo della cravatta caduto, il
suo aspetto è trasandato. Accendi una sigaretta.
Accartoccia il pacchetto vuoto e lo getta a terra.
Si spaventa quando sente il rumore di una chiave
nella serratura. In fretta, schiaccia la sigaretta
i mozziconi che riempiono il posacenere e si alza.
Resta in piedi al centro della stanza, ma, quando
La porta sulla strada si chiude, torna a quella che
comunica con il resto delle stanze e si appoggia alla
soglia.LEIEntra e lascia la borsa su una poltrona. Si guarda
intorno, come se non si fosse accorto della presenza
DiLUI.

LUI.- Ti ho chiamato in casa editrice. Non eri lì.

LEI.- NO.
LUI.- L'importante è che tu sia tornato.(LEIlo guarda
con indifferenza.)Sono felice per te... per entrambi.
Dobbiamo parlare, no?(Attendo con impazienza la
risposta.)Perché non ti metti comodo?

LEI.- Sono venuto a ritirare le mie cose.

LUI.- Ancora arrabbiato?

(LEIFa per uscire dalla stanza, maLUI, NO


si muove, lo impedisce.)

LUI.- Non essere così.

LEI.- Lasciami andare.


LUI.-(Accarezzandola, gentile.)Con una condizione...
LEI.- No per favore!
LUI.- Perché no?
LEI.- Sei pazzo.
LUI.- Siamo ancora in tempo...
LEI.- Prego.
LUI.-(Afferrandola con forza per un braccio e
scuotendola.)Riconciliare.

26
LEI.- A letto.
LUI.- A letto, sì.
LEI.- Lasciarsi andare. Mi stai facendo male.

(PrimaLEIscappa,LUILa abbraccia violentemente e


cerca di baciarla. Dopo aver offerto una debole
resistenza, si lascia fare.LUIla bacia sul collo,
nei capelli, negli occhi, nella bocca... La passività di
LEI, lo esaspera.)

LUI.-(Separarsi leggermente.)Non così!

(LUICerca di molestarla di nuovo, maLEIlo spinge


delicatamente con le mani.)

LEI.- Non insistere.


LUI.- Possiamo andare d'accordo, essere di nuovo felici!

LEI.- Troppo tardi.


LUI.- Hai fatto un errore!
LEI.- Non me ne pentirò mai abbastanza.

LUI.- Sai cosa voglio dire.


LEI.-(Cercando di passare.)Togliti di mezzo.
LUI.- Ammetto che forse anch'io mi sono comportato in
modo poco corretto.

LEI.- Che novità!


LUI.- Scherzi, no.
LEI.- Allora smettila di dire sciocchezze. Lo farai?
LUI.- Voglio solo che tu ritorni in te.
LEI.- E per questo devi diventare viscido?
LUI.- Sono tuo marito!

LEI.- E? Ci sono mariti viscidi.


LUI.- Insulti, no! Perché mi provochi? Che cosa sta cercando?

LEI.- Lasciami in pace.

27
LUI.- Non hai scelto la strada migliore.
LEI.- Con te nessuno è buono. Se non ti piace ascoltarmi,
vattene da lì.

LUI.- Le tue cose restano dove sono.


LEI.- Andrò senza di loro.
LUI.- Resta anche tu.
LEI.- Non puoi costringermi.
LUI.- Credo di sì. Possiamo discuterne, se vuoi.
LEI.- Non ho il minimo interesse.

(Passimoniosamente, con calcolata serenità,LEITira fuori


dalla borsa il pacchetto di sigarette, si sistema in poltrona,
Accende una sigaretta e accavalla le gambe.
All'inizio,LUIsegue tutti i suoi movimenti con
curiosità. Poi, con stupore. Non sa come reagire.
Per qualche istante fissa lo sguardo sul
colonna di fumo che esce dalla sigaretta.
Quindi prova a concentrarti su alcuni inutili
attività. Sopporta fastidiosamente lo sguardo diLEIE,
Sentendosi ridicolo, li abbandona
immediatamente. Alla fine, non sapendo cosa
fare, si dirige verso il portone e si ferma vicino
ad esso. LEILo osserva ancora a lungo in silenzio.)

LEI.- Per quanto tempo pensi di restare lì, come uno


stronzo? Non ti sto chiedendo di andartene. Ho sprecato
così tanto tempo con te che un po' di più non ha molta
importanza. Lo chiedo per semplice curiosità. Senza fretta.
Posso aspettare. Mi sono abituato ad essere paziente. Non
vai in clinica oggi? Oppure qualcuno ti dà la domanda? E
domani? Come lo risolverai? Perché non mi lascerai solo.
Sarebbe sconsiderato da parte tua. Hai paura che me ne
vada. Fai bene. Non mi ci vorrebbe un minuto per
raggiungere la porta e perderti di vista. Puoi imbavagliarmi
e legarmi al divano ogni volta che esci. Anche quando devi
andare in bagno. NO? L'idea non ti seduce? Che ne dici di
una gabbia? Nessuno dei due? Cos'altro puoi fare?
Assumere un ragazzo che mi guardi? È una soluzione,
senza dubbio. Anche se chissà di cosa è capace una troia
come me per ottenere ciò che vuole.

28
(LUI, sul punto di perdere i nervi, fa un gesto di
gettare una statuina di porcellana sul pavimento.)

LEI.-(Con tono dolce.)Mi chiedo cosa speri di


ottenere rapindomi. Qualunque cosa sia, stai
sprecando il tuo tempo.

LUI.- Mi fai impazzire!(AvvicinamentoLEIfino quasi a toccarlo.)


Raccontami i tuoi piani. Cosa avevi intenzione di fare?

LEI.- Tante cose... Cos'altro ti dà?


LUI.- Voglio saperlo!
LEI.- Scoprilo.
LUI.- Dimmelo tu!!
LEI.- Indietro. Puzzi.

(LUIGetta a terra la statuina, la spoglia della sigaretta con un


colpo di mano e, afferrandola per le braccia, la costringe a
alzarsi.)

LUI.- Ce n'è un altro?(Interpretare il silenzio diLEI come


affermazione.)Lavori presso la casa editrice? Lo conosco?

LEI.- Ti interessa davvero saperlo?


LUI.- Sei sorpreso? È così strano che un uomo voglia
sapere con chi va a letto sua moglie?

(LEIAlza le spalle.LUIlui la fissa


occhi, cercando di leggerli.)

LUI.- Lo conosco, vero?


LEI.- Non ci credo.
LUI.- Com'è?
LEI.- Una persona simpatica, creativa, liberale... Un grande
amico. Dici davvero questo, vero?

LUI.- Cos'altro?
LEI.- A letto è più bravo di te, se è questo che chiedi.
Io seguo?

29
LUI.- NO.

LEI.- Con lui funziona tutto. Come con te, all'inizio. Ti


ricordi? Ho recuperato sensazioni dimenticate. Quando
mi accarezza, quando entra nel mio corpo...

LUI.- Salvati i dettagli.


LEI.- Le loro mani non si perdono come le tue.
LUI.- Abbastanza!

LEI.- Sanno come trovare la strada e, quando trovano quello che


cercano...

LUI.-Sei una puttana!

LEI.- Si ricrea e io tremo dalla testa ai piedi.

(LUILa schiaffeggia con entrambe le mani senzaLEIFare


nulla che lo impedisca.)

LEI.- Soddisfatto?
LUI.- Spogliati!
LEI.- C'è dell'altro?
LUI.- Spogliati!
LEI.- Cosa ti resta da dimostrare? L'uomo ha le palle al
posto giusto? Cosa speri di ottenere nel modo più duro? Ti
dico? Come di solito. Un altro fallimento. Paura,
impazienza, ansiti, sudore, imprecazioni... E la finale, una
gloriosa ritirata. E il silenzio.

(Fuori di testa,LUIsi avventa suLEI. Lo attraversano


pavimento. Allo stesso tempo, cerca di spogliarla dei suoi vestiti e
forzarlo Inaspettatamente si arrende e si alza.
LEI, sorpreso dall'esito brusco, rimane
sul pavimento.)

LUI.- Deluso?
LEI.-(Alzarsi.)Violatore a scartamento ridotto.
LUI.- Mi hai mentito. Non c'è nessun altro uomo nella tua vita. Non
c'è.

LEI.- Ci sarà. Senza fretta. Nel giorno meno atteso troverò


qualcuno che mi accetta per come sono, che mi ama e
30
Non chiedermi di rinunciare ad essere me stesso. Ma a
quel punto non sarò più con te, quindi non c'è niente di
cui preoccuparsi.

LUI.- Se fossi in te, mi alzerei.


LEI.- Mi avete sentito?
LUI.- Sei un pugno nell'occhio.

(LEISi alza, si aggiusta la gonna e si liscia i capelli con


mani.LUI, da parte sua, si abbottona la camicia e
aggiustare il nodo della cravatta.)

LUI.- Non ho la stoffa del carceriere. Ecco la porta. Puoi


andare se vuoi. Ma prima pensaci due volte. Finiresti per
pentirtene. Se lo fai ti denuncerò per abbandono di casa.
Devi saperlo. Confido, tuttavia, che tu sia ragionevole.
Non potrò comportarmi, almeno per ora, come se tra
noi non fosse successo nulla. Ma sono disposto ad
aiutarti. Forse ti perdonerò.

(LEIpiange in silenzio.)

Scena III

Il soggiorno buio. Sullo sfondo, su uno schermo di


dimensioni normali, compaiono le immagini distorte
di un video il cui nastro scorre ad alta velocità.LEI
regola la proiezione con un telecomando. Quando
la riproduzione diventa normale, le ultime scene
diCasa delle bambole, quelli in cuiNORA EHELMER
Parlano, a casa, attorno a un tavolo. Il suono è così
basso che non puoi sentirli.LEIaumentare il
volume finché le voci non arrivano chiaramente.

HELMER.- Tra noi si è aperto un abisso. Ma si può


chiudere, Nora.

NORA.- Così come sono adesso, non posso essere tua moglie.
31
HELMER.- Io posso cambiare.

NORA.- Forse... se ti portano via la bambola.

HELMER.- Separami... separami da te! No, no, Nora, non


riesco a capirlo.

(NORASi alza e va in camera da letto. Prende il cappotto, un


cappello e una custodia da viaggio che aveva già preparato e
torna a prenderliHELMER. Lascia i bagagli su una sedia
e si veste.)

HELMER.- Nora, non ancora, non ancora. Aspetta


domani.

NORA.- Non ho intenzione di passare la notte a casa di uno sconosciuto.

(LEIfa avanzare il nastro per alcuni secondi.)

HELMER.- Tu sei mia moglie.


NORA.- Quando una donna lascia la casa coniugale,
come lo abbandono, le leggi, come si suol dire, esentano
il marito da ogni obbligo. Comunque ti scuso. Non è
giusto che tu sia legato mani e piedi mentre io non lo
sono. Quindi, libertà assoluta per entrambi.

(NORASi toglie l'anello e lo lascia sul tavolo.)

NORA.- Prendere. Ecco il tuo anello. Ridammi il mio.


HELMER.- Anche quello?
NORA.- Sì.

(HELMERSi alza e gli mette il suo in mano.


DiNORA.)

HELMER.- Prendere.

NORA.- Grazie. Adesso è tutto finito. Lascio lì le


chiavi.

32
(LEIprovoca un nuovo avanzamento del nastro.)

NORA.- Ciao ciao.

(NORAPrende la valigetta, attraversa l'anticamera e si dirige verso il


porta. La apre, esce e sbatte la porta.HELMER
cade su una sedia e nasconde il
faccia con le mani).

HELMER.- Nora, Nora!

(Alza la testa e si guarda intorno.)

HELMER.- È andato! Per sempre!

(Si alza ed entra lentamente nella stanza.)


casa.LEIriavvolge il nastro e ripete la proiezione
dal momento in cui siNORAdice«Ciao ciao". Al
fine della parola, seguono i titoli di coda.LEI Resta
pensierosa, senza distogliere lo sguardo dallo
schermo. Torna al momento in cuiNORAvarca la soglia
di casa sua. Aspetta di vederlo per primo
aereo per congelare l'immagine. Si direbbe che entrambi
le donne sono faccia a faccia.)

LEI.- Sei stata molto coraggiosa, Nora. Lo sbattere della porta


risuonava così forte... Era come un colpo alla coscienza di molte
donne. Niente di quello che hai lasciato valeva la pena. Che
bisogno avevi di sopportare tanti insulti? Ti ha chiamato ipocrita,
bugiardo... anche criminale. Naturalmente non tutti coloro che
vivono una situazione simile hanno il coraggio di seguire il tuo
esempio. Sono stato sul punto di farlo. Le mie ragioni coincidono
con le tue. Tuo marito e il mio sono così simili... quasi come due
gocce d'acqua. Quel desiderio di ordinare le nostre azioni, di
sottomettere la nostra vita alla loro volontà, di insistere nel
comportarci come se fossero genitori protettivi e gelosi... Ma non
me ne vado ancora. No, non temo le tue minacce. Lascia che mi
denunci, se vuole. Non sono nemmeno impressionato quando
dice che preferirebbe uccidermi piuttosto che lasciarmi. Non
oserebbe. E' troppo codardo per questo. Non parto ancora
perché è presto.(Fa una pausa.) Quando hai chiuso la porta, è
crollato su una sedia e
33
Ti chiamerò. Aveva l'aspetto di un animale ferito. È stata una
fortuna che tu non abbia sentito il suo lamento, perché forse
saresti tornato. Sembrava così sincero... Solo una volta sono
stato curioso di sapere cosa hai fatto quando te ne sei andato,
cosa ne è stato di te. È successo mentre stavo lasciando il
teatro, l'unica volta in cui ho assistito a uno spettacoloCasa
delle bambole. Ma per strada mi sono imbattuta nella
protagonista, un'attrice svedese. Char stava lavorando
animatamente con un gruppo di amici. Ero felice. "Nora è
felice", mi dissi. «È normale, dopo tanta angoscia. È andato. Ed
è gratuito. Il personaggio e la sua interprete sono rimasti
associati nella mia mente per anni. Adesso che non ci sono più
e a tua immagine riconosco solo quella di Nora, non ho più
alcun interesse a conoscere il tuo destino. Una donna capace
di prendere quella decisione deve essere andata avanti. Mi
sbaglio? D'altra parte, ogni volta che guardo tuo marito, provo
una profonda preoccupazione. Sebbene ci siano molte ragioni
per odiarlo, è sempre sul punto di commuovermi. Ma succede
qualcosa che lo impedisce: si alza e si allontana dalla porta.
Perché? Perché non lo apre e non ti corre incontro? Perché
non fa un ultimo tentativo per trattenerti? Per paura che
qualcuno ti veda? Perché diranno? È importante! Si allontana
dalla porta. E a proposito di te. Non l'hai visto, ma è andata
così. Per quanto tempo gli sei mancato? Ha aspettato per
convincersi che non saresti mai tornato? Oppure ha cercato
subito conforto? Sicuramente sì. Sono sicura che un'altra
donna abbia preso il tuo posto. Un'altra vittima. Ancora una
volta, una bambola in casa da chiamare "la mia allodola, il mio
scoiattolo". E a volte, come per scherzo, cedendo ai suoi
capricci infantili, "ragazzina testarda e testarda". La immagino
stanca di essere un giocattolo, sopraffatta, con la voglia di
uscire di casa, e lui che risponde: "Non stai bene qui, uccellino
canterino?" Quante volte hai sentito quella stessa frase?
Quanto tempo ci hai messo per scoprire che dietro c'era la
gelosia e la paura di interagire con altre persone, che era un
modo per dirti "sei mio e nient'altro che mio"? Povera donna!
Accusato, come te, di nascondergli delle cose, di custodire
segreti indicibili, di essere una creatura sperduta senza
bussola... Non mi è difficile indovinare la fine di quella storia.
Disaccordi e rimproveri reciproci si risolvevano con un ordine
brusco: "stai zitto" e una serie di divieti. Tu, io, quella donna...
Tre vite ripetute costellate di sofferenze che solo noi
conosciamo. Dall’esterno tutti ignorano che le nostre case
sono un inferno. E nessuno ha mai visto segni di abuso fisico
sui nostri volti. Noi tre condividiamo il privilegio di non sapere
cosa sia un pestaggio. (C'è un breve silenzio.)Te ne sei
andato e lei sicuramente ha seguito il tuo esempio. Sai perché
non lo faccio ancora? Non voglio che nessuno scappi, con mio
marito,
3.4
la mia stessa fortuna. Farò tutto ciò che è in mio potere affinché
non ci sia nessun'altra donna nella sua vita. Merita di essere
lasciato solo, quando lo abbandono. Per raggiungere questo
obiettivo, ho deciso di rinunciare a quel privilegio di cui godiamo.
Voglio che lasci tracce della sua violenza sul mio corpo. Lascialo
pagare per questo. Che non può ripetere con nessuno quello che
ha fatto con me. Ma non importa quanto ci provo, non riesco a
convincerlo a passare dalle parole ai fatti, a trasformare gli insulti
in colpi. Ma un giorno lo farà. Sicuro.

(LEIpremere un pulsante sul telecomando e


l'immagine diNORAsi muove. Privata del sonoro,
l'azione sembra riprodurre una scena di un film
muto. Non appenaNORAchiudere la porta,LEI
interrompe la proiezione. Accendi la luce. Toglie la
videocassetta e la mette in un cassetto. È vestita per la
strada, anche se si è tolta alcuni vestiti. La giacca è sullo
schienale di una poltrona, accanto alla borsa,
e le scarpe, gettate per terra. Sente la porta della strada.
Lui resta in piedi, come se anche lui fosse appena arrivato
a casa, e in quella posizione lo trovaLUIQuando
entra nel soggiorno.)

LUI.- Arrivi adesso?


LEI.- Mi sei arrivato alle calcagna.
LUI.- Sono le dieci passate.

LEI.- Quasi un quarto.


LUI.- Parti alle otto.
LEI.- È una notte meravigliosa. Volevo camminare. Ho
fatto una bella passeggiata. Mi è piaciuto. E poi
camminare fa bene. Relax. Quindi non sarà l'ultimo.
Non dovrai più correre da casa al lavoro e dal lavoro a
casa. Da domani mi alzerò un po' prima.

LUI.- Ti alzi già abbastanza presto.

LEI.- Metto la sveglia alle sette. Guadagno un'ora.


LUI.- È stupido.
LEI.- È un modo per uscire dalla routine.
LUI.- Non pensi che finirai per passare più tempo fuori casa
che dentro casa?

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LEI.- Non l'ho calcolato.
LUI.- Dovresti farlo.
LEI.- Vedrò.

(LEIprende la giacca, le scarpe e la borsa, e


teste dentro casa.LuiLa segue con lo sguardo
finché non scompare. Rimani premuroso, con
gesto di preoccupazione. All'improvviso, i suoi occhi si illuminano.
viso. Si avvicina alla porta.)

LUI.-(A voce alta.)È passato molto tempo dall'ultima volta che abbiamo
camminato insieme. Quando è stata l'ultima volta? Ti ricordi?

LEI.-(Dall'interno, con riluttanza.)NO.


LUI.- Non importa. Non è mai troppo tardi per recuperare le
vecchie abitudini. Non la pensi così?(Nessuna risposta.)
Domani verrò a prendervi alla casa editrice. Alle otto.

(LEItorna indietro.LUILa riceve con un sorriso.)

LUI.- Che ne dici dell'idea?

LEI.- Non molto brillante, a dire il vero.

LUI.- Non ti eccita...


LEI.- Vorrei venire da solo.
LUI.- Non è vero. La mia azienda ti frega.

LEI.- Anche.
LUI.- Mi dispiace. Ma dovrai sopportarlo.
LEI.- Perché tutto questo disturbo?

LUI.- So cosa devo fare.


LEI.-(Seduta.)Non ho dubbi.
LUI.- Siediti?
LEI.-(Sollevare i piedi da terra e mostrarli.) Questi
piedini hanno bisogno di riposo.

LUI.- Non è il momento.

36
LEI.- Il momento di cosa?
LUI.- Dobbiamo cenare...

LEI.- I miei piedi non hanno problemi se ceni tu.(


Rivolgendosi ai suoi piedi, muovendoli come se
fossero marionette.)VERO?

LUI.- Molto amichevole.

(LUIEsce verso la cucina.LEIcontinuare


parlando ai piedi, che sembrano ascoltarla
attentamente e applaudirlo.)

LEI.- Domani, quando questo figlio di puttana verrà a


cercarci, niente autobus, niente metropolitana. Faremo
una vera passeggiata. Naturalmente, nella nostra stessa
aria, come se lui non fosse lì. Sarebbe fantastico se
potessimo tenerlo a distanza. Tanto perché il suo respiro
non ci raggiunga. Se dobbiamo accelerare il ritmo,
acceleriamo. Se per evitarlo dovremo attraversare una
strada con il semaforo rosso e correre tra le auto, lo
faremo, anche a rischio.

(LUIritorna con una faccia sorpresa.)

LUI.- Cosa c'è per cena?


LEI.- Niente.
LUI.- Stai scherzando...

LEI.- Guarda nel frigorifero. È rimasta della salsiccia. C'è


anche il latte. E succo. Ma se preferisci puoi uscire a
bere qualcosa.

LUI.- Sulla strada?

LEI.- Le mense sono ancora aperte.


LUI.- Non sono in albergo, caro. Sono a casa.
LEI.- Anch'io e questo non mi ha impedito di fare uno spuntino
prima di salire. Perché non ordini una pizza?

LUI.- Lo sai che non mi piacciono le pizze, soprattutto quelle


ordinate per telefono. Vorrei una frittata.

LEI.- Le pentole sono nell'armadio a destra. Usa quello


più piccolo. Coprire il fondo con olio in modo che
37
non afferrare. Si mette a fuoco vivace e, mentre cuoce, si
sbatteno bene le uova. Con due sei abbastanza. Non dimenticare
il sale. Ne basta un pizzico. Li metti nella padella e li lasci
rapprendere un po'. Poi, con la forchetta, pieghi la tortilla. Se
volete, quando sbattete le uova potete aggiungere un po' di
prezzemolo tritato.

LUI.-(Trattenendo.)Ho detto che avrei mangiato una frittata,


non che ne avrei fatta una.

LEI.- Chi lo farà?


LUI.- Ovviamente tu.
LEI.- Allora, temo che oggi non mangerai la frittata per cena.

LUI.- Vuoi dire...?


LEI.- Che questa mattina la cuoca ha deciso di prendersi un
giorno libero e che l'esperienza le è piaciuta.

LUI.- OH!
LEI.- Tanto che, mentre camminava, pensò che
esercitava quella professione da molti anni e che era
ora di lasciarla. Quindi, se avete intenzione di
continuare a mangiare a casa, dovreste fare scorta di
scatolette e piatti pronti o abituarvi a cucinare.

LUI.- Preparazione delle frittate alla francese.

LEI.- È un buon modo per entrare in argomento.


LUI.- Non lo so. Ho i miei dubbi. Anche se non l'hai
detto, prima di sbattere le uova devi romperle. Ci sei
abituato, ma io sono un principiante. Forse ne romperò
molti. È meglio che tu continui a occuparti di questi
compiti.

LEI.- Sono stanco e stufo.


LUI.- Riguardo a cosa?(LEIrisponderà.)Non dirmelo. Dal
lavorare eccessivamente.

LEI.- È uno scherzo?


LUI.- Sul serio... Chi può dire che sei una donna oziosa? Non
ti fermare. La casa, la casa editrice... Soprattutto la casa
editrice. Sette anni lasciandoti la pelle dentro. Per ottenere
cosa? Niente di niente. Sono passati sette anni e stai ancora
facendo la stessa cosa del primo giorno. Non sei bravo a fare
nient'altro?

LEI.- Mi piace quello che faccio.

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LUI.- Ammetto che non sei un luminare, ma ti accontenti
di poco. È giunto il momento che io difenda i tuoi interessi,
visto che tu non lo fai.

LEI.- Vaffanculo.
LUI.- Non voglio che tu continui a lavorare per quella folla.

LEI.- Non sono affari tuoi.


LUI.- Parlerò con loro. Dirò loro in faccia cosa penso del
trattamento che ricevi.

LEI.- Non pensarci nemmeno. Ti renderesti ridicolo.

LUI.-(Dopo una breve riflessione.)Completamente


d'accordo. Potrebbero ridere di me. Naturalmente potrebbero
ridere di me. Mascella oscillante. Non mi sorprenderei se il
nostro comune amico, lo stronzo che ti ha dato il lavoro
pensando di farmi un favore, dicesse qualcosa del tipo: "Wow,
era ora che venissi a prendere questo, non riuscivamo a
vedere un modo per togliercela di dosso." , un morva, quello
che chiamano morva..." E non avrei altra scelta se non
rispondergli: "cosa mi dici che non so?"

LEI.- Mi si spezza il cuore, così tanto apprezzamento da


parte tua. Sei un maiale. Ma ti darò una mano. Non è
necessario passare la notte a pensare alla strategia da
seguire. Sono sicuro che ti verrebbe in mente qualcosa
di stupido, qualcosa del tipo "Lascio il lavoro perché
sono incinta".
LUI.- Non sarebbe una cattiva scusa.

LEI.- Lo vedi? Che spreco di immaginazione! Trovane un


altro...

LUI.-...?
LEI.- Discussione. Quello non funziona. Alla casa editrice
sanno che non possiamo avere figli.

LUI.- Glielo hai detto...?!

LEI.- Che sei impotente.


LUI.-(Furioso.)È di questo che parli in quella discarica?

LEI.- Ci sono altri argomenti di conversazione.

LUI.- Sporco. Sporco e ancora più sporco. Ti piacciono. Ti


va bene. Tu, la più troia. Hai la testa piena di merda e ti
esce dalla bocca. Ti fa venire voglia di vomitare.

LEI.- È una fortuna che tu abbia lo stomaco vuoto.


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LUI.- La fortuna è che sei sterile, che non ci sono bambini in casa
che sopportino la tua maleducazione. Parli come delle puttane.

LEI.- Come parlano le puttane?


LUI.- Sei diventato volgare, sfacciato...
LEI.- Come parlano le puttane?
LUI.- Non parlo con le puttane, scopo.
LEI.- Allora non dire che parlo come loro. Di' che scopo
come loro.

LUI.- Sei caduto molto in basso, caro.

LEI.- Fin dove mi hai spinto. Non un centimetro in


più.

LUI.- In un brutto momento ho ceduto a quell'assurdo capriccio.

LEI.- È stato con riluttanza e in cambio di aver reso la mia vita


impossibile. Sermoni. Mal di testa...

LUI.- Menzogna! Ti entravano da un orecchio e uscivano


dall'altro. Mi hai lasciato con la parola in bocca e sei andato a
letto.

LEI.- Continuavi a urlare.


LUI.- E metti la testa sotto il cuscino.
LEI.- Mi hai spaventato.
LUI.- Non ti ho mai messo le mani addosso!

(Entrambi si guardano in silenzio. Lui interrompeLUIcon voce


è rimasto.)

LUI.- Mai.
LEI.- Sei stato crudele.

LUI.- Mi è mancata l'energia per raddrizzarti. Non c'è rimedio


adesso. Spoglia la capra di montagna.

LEI.- Lasciala pascolare come vuole.

LUI.- Whoa! La troia si dedica ad altri compiti molto


poco edificanti.

LEI.- Per esempio...

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LUI.- Sguazzare nel fango solo per schizzarmi. E non
ci vado. Non penso più a farla ragionare. Ma sì, per
farla breve.(Gli offre del tabacco.)Fumi?

(LEIrifiuta l'offerta.LUI, apparendo a


serenità che non ha, si accende una sigaretta.)

LUI.- Per ora introdurremo alcuni cambiamenti nella


nostra vita. Quell'ufficio non è molto
raccomandabile...(LEIprotesterò.)Lo dico per quello che
dici tu stesso quando vuoi fregarmi.

LEI.- Bastardo!
LUI.- Mi dispiace per quel mucchio di yuppie mezzo idiota.
Lasciamo che corteggino la loro fottuta madre. L'affare è finito.
Intingere le penne in un altro calamaio.(LEISi alza e si avvia
verso le stanze interne.)Dove stai andando?

LEI.-(Sbadiglio.)Dormire.
LUI.- Non ho finito.
LEI.- Finiscilo da solo. Mi sto annoiando.

LUI.- Sto parlando del tuo lavoro!


LEI.- Non ti piace perché passo la giornata a divertirmi con
tutti. Comincia a non piacermi neanche io. Vanno troppo
lontano. Sono insaziabili. Dai loro un piede e loro si tengono
per mano... Non la mano. Prendono tutto. Sono come i polpi.

LUI.- Salvati i dettagli.


LEI.- Domani non andrò a lavorare. Dirò che sono malato.
LUI.-(Sospetto.)Se avete fatto...
LEI.- E nemmeno passato. Potrei non metterci mai
più piede.

LUI.- Sei serio?


LEI.- Al diavolo loro. Lasciamo che trovino un'altra puttana.
Non è quello che vuoi?

LUI.-(Confuso.)Sì... Non esattamente. Non ho detto che


sei una puttana.

LEI.- Sì, l'hai detto. Non una, ma più volte.

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LUI.- Forse mi sono espresso male. OH! Ciò che conta
ora è che siamo d'accordo su qualcosa. Questo non
risolve i nostri problemi, ma...

LEI.- Immagino che con la mia esperienza e questa palma non


mi sarà difficile trovare un altro lavoro.

LUI.- Non devi uscire di casa per trovarlo!


LEI.- Mi stai facendo un'offerta di lavoro?
LUI.- Il tuo posto è qui.

(LEICammina per la stanza come se fosse la prima volta


che è lì. Guarda tutto attentamente. Fai scorrere il dito
i mobili e fa gesti di disapprovazione.)

LEI.- Sporcizia ovunque. Vale a dire la sporcizia sotto i


mobili. Ha odore di chiuso. Non mi piace l'ambiente.
Niente. Quella luce fioca... sono sicura che troverò
qualcosa di più interessante.

LUI.- Non ti permetterò di tornare alle tue vecchie abitudini.

LEI.-(Portando la mano destra alla tempia imita un


saluto militare.)Bene. Di cosa dovrei occuparmi?
Dalla cucina, dalle pulizie...? Di qualcos'altro? Essere
uno zerbino quando torni a casa?
LUI.-(Furioso.)Sto cagando su Dio!
LEI.- Pulirti il culo? Per toccarti le palle?

(LUIva versoLEIe si ferma senza toccarlo. Appena


pochi centimetri separano i loro volti, i suoi tesi.
LEI, quella diLUIinfiammato.)

LUI.- Già abbastanza!

LEI.- Dedica esclusiva, la chiamano così.


LUI.- Mi disgusti.
LEI.- E tutto per il viso.
LUI.- Silenzio!

LEI.- Se vuoi che lavori per te, dovremo accordarci su


alcuni dettagli.

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LUI.- Non una parola di più!

LEI.- E lo stipendio, la giornata lavorativa, i giorni


liberi, le ferie?

LUI.- Non seguire!

LEI.- Voglio guadagnare come in casa editrice, o anche


meno.(Fa una pausa.)Il letto a parte.

LUI.- Puttana!! Maledetta stronza!!

(LEIgli sputa addosso.LUILe prende il viso tra le mani e


minaccia di schiacciarglielo. Smettila di spingere. Dopo un po
nei momenti di dubbio, la afferra per i capelli e la spinge con
forza fuori dalla sua portata. Il suo respiro è alterato.
Si asciuga il viso con un fazzoletto. Lo mette via e
si mette di fronte a lei con le mani in tasca.
A poco a poco si calma.)

LUI.-(Con tono paterno.)Non ti comporti bene, per niente bene.

LEI.- Divieto di sosta!(Offre il suo volto.)Vai avanti. Dammi


merda finché non ti si rompono le mani.

LUI.- Perché?
LEI.- Perché... non lo so.(Non può rispondere.) Devi
farlo... Un uomo deve dimostrare di essere...

LUI.- COME?
LEI.- COME?! COME?! Ti sputo, ti insulto... Sopporti
tutto. Un altro mi avrebbe rotto la faccia.

LUI.- Altro.

LEI.- Non!
LUI.- Ognuno ha la sua ricetta.
LEI.- Non mi arrenderò.
LUI.- Insisti, insisti...
LEI.- Posso andare molto oltre.
LUI.- Cosa farai adesso per provocarmi? Fare pubblicità sulle
pagine dei contatti? Oppure lo fai già?

LEI.- Mascalzone!

43
LUI.- Coraggio... Hai intenzione di crollare? Cosa stai
progettando adesso? Che cosa stai facendo?(LEImostrato
disarmato.)Vuoi un consiglio, bambola? Abbandonare!
Non importa dove arrivi, c'è una linea che non oltrepasserò
mai.

LEI.- Dannazione! Non chiamarmi bambola! Non sono un


giocattolo!

LUI.- Sei! Una bambola disobbediente e perversa.


LEI.- Perché non mi spezzi, allora?
LUI.- È quello che vuoi...
LEI.- Affinché...?
LUI.- Mi hai dichiarato guerra. Inoltrare. Hai tutto da perdere.
Sto venendo per te. Mi dispiace per te. Una guerra brutta,
sporca... Come tutte... Ma senza sangue. Una guerra da salotto.

LEI.- Non puoi farmi questo. È stato molto difficile per me fingere di essere
quello che non sono.

LUI.- La tua è una pessima strategia. Comunque...(La guarda con


tenerezza.)È tardi. Stendersi.

LEI.-(Sconfitto.)Sì.
LUI.- Ci vediamo domani.

LEI.- Ciao ciao.

(LEIviene fuori.LUIaccende un'altra sigaretta. Lo sente darsi da fare


dentro.)

LUI.-(A voce alta.)Siete a letto?


LA SUA VOCE.- No, in bagno.
LUI.- Lo sapevate? Vorrei quella frittata francese... È
possibile?

(La risposta richiede tempo per verificarsi. L'esplosione di uno


specchio colpito da un oggetto contundente, porte che
sbattono, colpi sulle pareti, rumore di piatti rotti...LUIAscoltare
impassibile. Continua a fumare con gioia.)

44
Scena IV
(Immaginato da lei)

La luce illumina gli spazi successivi ricreati daLEI


in cui si svolgono gli eventi che immagini.

Seduta davanti a un tavolino con uno specchio, con le spalle rivolte al


pubblico, si trucca.

LEI.- All'inizio del film, l'attrice aveva la stessa età del


personaggio che interpretava. Era chiaro che non aveva avuto
il tempo di invecchiare nei due mesi di riprese. Ma l'azione si è
svolta nell'arco di quindici anni della vita del protagonista. A
ciò dobbiamo aggiungere che sono apparsi dei flashback che
la mostravano quando era una ragazzina. Sembra logico che,
in questi casi, più attrici interpretino lo stesso ruolo per
riflettere meglio i cambiamenti di età. Tuttavia non avviene
così. Nemmeno in quel film. L'attrice era sempre la stessa. I
primi piani abbondavano. In molti, il suo viso occupava
l'intero schermo. La cosa sorprendente era che, nonostante
ogni ruga, ogni millimetro della sua pelle fosse visibile, come
osservata attraverso una lente d'ingrandimento, le età che
rappresentava erano credibili. Ciò mi convinse che questa
vicinanza mi permetteva di comprendere meglio il suo stato
d'animo e persino di indovinare, se la guardavo attentamente
negli occhi, i suoi pensieri senza bisogno che lei li descrivesse.
Sapevo che era tutta solo apparenza. I truccatori avevano
fatto il loro lavoro e l'attrice usava il suo talento per fingere.
La mia domanda era se questa capacità di trasformazione che
dava al suo lavoro una parvenza di realtà fosse un privilegio
riservato agli attori. Sapevo già che possiamo travestirci tutti.
L'avevo fatto una volta, per scherzo, a scuola o durante il
carnevale. All'improvviso, ho avuto voglia di sperimentare
quel fenomeno. Non osavo chiamarlo miracolo, anche se ero
convinto che lo fosse. Avevo voglia, voglio dire, di dipingermi
il viso, in modo tale che l'artificio non solo passasse
inosservato, ma mostrasse meglio del mio stesso viso pulito
dai cosmetici, quello che sono veramente e quello che sento. I
desideri diventarono ossessioni. Mi hanno parlato di te. Chi lo
conosceva lo considerava un maestro nell'arte del trucco. È
così abile, mi è stato detto, che il suo lavoro non si limita a
trasformare l'attore in un personaggio. Ciò che mette davanti
alle telecamere ha di più

Quattro cinque
di un essere umano autentico piuttosto che di una creatura
disegnata dallo sceneggiatore. Proprio quello che intendevo. Usa
il trucco per rivelare cosa nascondo dentro, cos'è veramente la
mia vita. È stato molto gentile con me prendendomi come
studente. Non penso di essere stato goffo nell'apprendimento.
Non crede?

(LEISi alza e si gira. Il suo volto mostra i segni di


qualcuno che ha subito una brutale aggressione fisica.
Metti i prodotti cosmetici in una borsa del grande
magazzino. Poi si mette il cappotto e nasconde il suo
occhi dietro gli occhiali da sole.)

(Cabina fotografica. Dietro la tenda chiusa, diversi


lampi brevi e intensi prodotti dal flash. Quando si
fermano, il sipario si apre eLEIviene fuori. Ottiene
Si rimette gli occhiali e rimane accanto allo stand,
aspettando con impazienza che le foto appaiano nella scatola.
Quando finalmente sono in suo possesso, li esamina
In fretta li mette nella borsa e se ne va.
frettolosamente.)

(Camera da letto nell'appartamento. Armadio con


le ante socchiuse. Per terra, una valigia aperta.
Dentro e intorno, abiti femminili e alcuni oggetti.
Tra questi, una videocassetta. Su una sedia c'è una borsa,
delle carte e, ripiegato sullo schienale, un cappotto.
All'esterno si sente per qualche secondo l'acqua che scorre
da un rubinetto. Dopo,LEIArriva mezzo vestito,
asciugandosi la faccia con un asciugamano. Si contempla,
senza trucco, nello specchio all'interno dell'armadio.
Quindi esamina cosa c'è dentro. Togli alcuni vestiti. Alcuni
vanno nella valigia, insieme agli altri vestiti e al
oggetti. Di quelli che lascia indietro, alcuni li strappa prima
di rimetterli nelle grucce. Dopo essersi guardato intorno
nella stanza per controllare che non abbia dimenticato nulla,
chiude i bagagli e si veste. ancora alcuni
più cose. Raccoglie le carte sulla sedia: una lettera, che
rilegge, e le foto che ha scattato nella cabina fotografica.
Mette entrambe le cose in una busta, che mette
nella borsa. Vi tiene anche una collana di perle
preso da un gioielliere. Lascia le chiavi dell'appartamento
in un posacenere. Alla fine si mette il cappotto, prende valigia e
borsa e si prepara a partire. Prima, guarda indietro.
Il suo volto è sereno. Quando scompare, sentiamo il suo

46
dei passi e poi il rumore sommesso di una porta che si apre
vicino.)

(Un luogo fuori da ogni spazio definito. È il


osservatorio da cuiLEI, in piedi accanto alla sua valigia, con il
cappotto addosso, contempla, senza che nessuno si accorga
della sua presenza, alASSISTENTESocial con cui si è intervistato
qualche tempo fa e, successivamente, il cui salone,
durante i poco più di dieci anni di convivenza
LUI, è stata la sua casa.)

(ILASSISTENTEesamina le carte sul tavolo


dell'ufficio. Tra questi c'è la busta con la lettera
e le foto diLEI. Leggi l'indirizzo del mittente. Fa memoria. Il suo
gesto denota che non si ricorda della persona che lo ha inviato.
Estrai il suo contenuto. Appaiono le piccole fotografie
proiettato sugli stessi schermi su cuiLEI
Guardò i volti delle donne vittime di abusi
fisici. Sotto i lividi e i tagli, ilASSISTENTE
riconosce le sue caratteristiche. Apri la lettera e, prima
inizia la lettura, fai una telefonata.)

VOCE.- Sì?
ASSISTENTE.- Buongiorno.
VOCE.- Tu hai bisogno di me?

ASSISTENTE.- Una domanda...


LEI.- La cosa meno importante è come la busta è arrivata sul tuo
tavolo. L'importante è che sia nelle tue mani.

(ILASSISTENTEdubbio.)

VOCE.- Inoltrare. Sono tutto orecchie. E ho un magnifico


repertorio di risposte.

ASSISTENTE.- In realtà volevo solo dirti che sono


già in ufficio.

VOCE.- Consapevole. Breve e vicino.

(ILASSISTENTEleggi la lettera con calma.LEIdà


conto del suo contenuto).

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LEI.- Non sono sicuro che questa lettera e le foto che la
accompagnano entreranno in tuo possesso. Neppure che
riesca a liberarmi di lei. Proverò ogni mezzo a mia
disposizione. Con questa speranza ho deciso di scriverti. Ma
mentre lo faccio mi sento come il naufrago che manda i suoi
messaggi in bottiglie e sa che la maggior parte di essi rimarrà
a galleggiare in mare senza che nessuno li raccolga. Mi chiedo
quanti dei pochi che raggiungono la loro destinazione
vengono trascinati a riva o intrappolati nelle reti da pesca.
Forse si contano sulle dita di una mano. Quindi ho motivi di
scoraggiamento. Se il caso vuole che queste righe siano lette
da te, un altro timore ancora mi assale. Che hai ricevuto il mio
messaggio troppo tardi. In quel caso il mio angoscioso grido
di aiuto sarebbe stato inutile. Resterà la testimonianza della
condotta brutale di un uomo. E questo, francamente, non mi
consola. Temo per la mia vita. Se lo perdo, il colpevole sarà
mio marito. Ma ci sono altri responsabili: coloro che, come te,
si sono rifiutati di ascoltarmi quando il danno poteva ancora
essere evitato. Allora era già una donna maltrattata. È vero
che a prima vista non è stato apprezzato. Non c'erano segni
sul mio corpo che lo dimostrassero. Ma nessuno si è preso la
briga di cercare ferite più profonde. Tuttavia, li aveva. Prima
che guarissero, altri si aprirono. Più è invisibile, più è
doloroso. Il giorno in cui ho ricevuto la prima bastonata che
mi ha lasciato il segno, ho fatto un passo da gigante. Mi sono
guadagnato il diritto di entrare dalla porta principale del club
per vittime di violenza domestica. Mi crederete se vi dico che,
vedendo il mio volto sfigurato, mi sono sentita soddisfatta? La
mia stessa carne torturata era ciò di cui avevo bisogno per
denunciare il mio partner. Quale prova migliore? Dopo
l'aggressione sono stata punita, come le ragazze ribelli, a non
uscire di casa. Almeno finché rimanevano i segnali. "Sarebbe
un peccato se ti vedessero in quello stato," mi disse, come se
la colpa fosse mia. E quell'essere odioso telefonò all'editore
per dire che era malata e alla sua clinica per annunciare che
non avrebbe avuto alcun consulto per qualche giorno. Mi ha
anche proibito di far visita ai miei genitori. Non sono più stato
alla residenza. Chissà cosa pensavano del mio improvviso
silenzio. Ciò che sorprendeva era lo sforzo che facevo per
curare le mie ferite dopo ogni percossa. Mentre applicavo gli
unguenti sulla mia pelle danneggiata, mi resi conto che lo
stavo facendo per ripristinare l'aspetto di una donna, se non
felice, almeno normale. All'improvviso ho deciso di scappare e
denunciarlo. L’occasione è arrivata qualche settimana fa. Ho
approfittato della sua supervisione. Mentre ero in bagno,
sono uscito di casa. Prima di raggiungere il portale avevo già
sentito i suoi passi sulle scale. Corsi e subito capii che no
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andrebbe molto lontano. Ho cercato un posto dove
nascondermi. Non potevo trovare niente di meglio di una cabina
fotografica. Gli passò accanto senza fermarsi. Lì mi è venuta
l'idea di scattare le foto che vi mando. Li avevo appena messi
nella borsa quando mi ha trovato. Mi ha preso per il braccio e mi
ha trascinato a casa. Chiudere la porta e darmi un'altra
bastonata è stato davvero notevole. Non è stato l'ultimo. Da
allora li ho ricevuti continuamente. Naturalmente ha rinunciato a
curare le mie ferite. Vivo rapito. È tornato al suo lavoro. Durante
la sua assenza rimango legato e imbavagliato. Quando ritorna,
mi libera. Mi tratta come una stronza.

(ILASSISTENTErimuovere il file dall'archivio LEI. Lo


esamina in fretta finché non trova quello che sta cercando.
Comporre un numero di telefono. La chiamata squilla a casa
LEI. Dopo diversi squilli,LUIentra nel soggiorno. Gli ci vuole
un po' per riprendere e, quando finalmente lo fa,
silenzio.)

ASSISTENTE.- Hey Hey Hey!


LUI.-(Cambiare voce.)Che numero stai chiamando?

ASSISTENTE.- Noveuno, quattrocentouno,


ottantacinque, quarantatré.

LUI.- Di chi sta chiedendo?


ASSISTENTE.- Per sua moglie.
LUI.- Da...?
ASSISTENTE.-Posso parlarle?
LUI.- Non mi ha detto il suo nome.

ASSISTENTE.- Chiamo dalla residenza...


LUI.-(Con voce normale.)La residenza.
ASSISTENTE.- Sono il regista.
LUI.- Mia moglie non è qui.

ASSISTENTE.-Quando potrò...?
LUI.- Cosa vuoi da lei?
ASSISTENTE.- Riguarda i suoi genitori.
LUI.- Qualcosa accade?

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ASSISTENTE.- Non vedrai. Sono un po' preoccupati. Non hanno
notizie di sua moglie da molto tempo. Temono che sia malata o
che le sia successo qualcosa.

LUI.- È molto impegnata.

ASSISTENTE.- Decisamente. Te l'ho detto per


rassicurarti. Ma ci sono riuscito solo a metà. Capiscono che
potresti non essere in grado di venire così spesso come
prima. Ma sono preoccupati che non li chiami nemmeno al
telefono. Fino a poco tempo fa, se non potevo venire,
trovavo qualche minuto per farlo.

LUI.- Mi dispiace, non posso aiutarla, signora.

ASSISTENTE.- Mi basta dirmi quando e dove posso


trovarti.

LUI.- È difficile da credere. Ma non lo so.


ASSISTENTE.- Non sai dov'è tua moglie?
LUI.- Sorpreso?
ASSISTENTE.- Non capita tutti i giorni che qualcuno
chieda di una signora e suo marito dica che...

LUI.- È uscito di casa. Mia moglie è andata via di


casa. Capisci ora?

ASSISTENTE.- Mi dispiace, credimi. Se avessi saputo...


LUI.- Non dovevo saperlo.
ASSISTENTE.- Posso chiederti un favore? Se tornassi...
LUI.- Troverei la porta chiusa.
ASSISTENTE.- In quel caso...
LUI.- Non voglio sembrare scortese.

ASSISTENTE.- Non è.
LUI.-(Impaziente.)Qualunque altra cosa?

ASSISTENTE.- Una domanda... Non sei sorpreso che tua moglie


non sia andata a trovare i suoi genitori?

LUI.- Non avrai il minimo interesse a dire loro che hai preso il
portiere.

ASSISTENTE.- Non sei obbligato a farlo, se non vuoi.


LUI.- Né tu né io ci preoccupiamo di ciò che fai o non
fai. Sono affari tuoi.

cinquanta
ASSISTENTE.- Certo, ma il tuo improvviso silenzio
mi preoccupa.

LUI.- Puoi stare tranquillo.


ASSISTENTE.- Non lo sono, te lo assicuro. Non è normale che
una persona scompaia senza lasciare traccia.

LUI.- Non credi che stia esagerando?

ASSISTENTE.- Assolutamente.

LUI.- Mia moglie se n'è andata...

ASSISTENTE.- Questo è quello che dici.

LUI.- Cosa stai insinuando?

ASSISTENTE.- Questo può mentire. Non sto dicendo che sta


mentendo. Solo lui può mentire.

LUI.- Lei è pazza!

ASSISTENTE.- Se proprio non sai dove si trova, dovresti


scoprirlo.

LUI.- Non lo farò. Non mi importa.


ASSISTENTE.- È conveniente.
LUI.- Meno so di lei, prima la dimenticherò.
ASSISTENTE.- Cosa dirai quando la polizia si interesserà
a dove ti trovi?

LUI.- Polizia Stradale? Di cosa stai parlando? Cosa c'entra la polizia con tutto
questo?

ASSISTENTE.- Se non mostra segni di vita, la sua scomparsa


dovrà essere denunciata. Se non lo fai tu, lo faranno i tuoi
genitori. Te lo consiglierò io stesso.

LUI.- Prenditi cura dei tuoi vecchi bislacchi!

ASSISTENTE.- È quello che sto facendo. Li veglio.

LUI.- Semina zizzania, chiudi il cuore in pugno... Vai


all'inferno!

ASSISTENTE.- Sono preoccupato per quello che potrebbe accadere a tua


moglie.

LUI.- Chi sei tu per entrare nella mia vita? Non chiama
dall'abitazione. Dove stai chiamando?

ASSISTENTE.- Che differenza fa?

LUI.- Ascoltami bene! Se è uno scherzo...


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ASSISTENTE.- Non è. Abbreviiamo. Sappiamo che
abusa di sua moglie.

LUI.- Per chi mi prendi?!


ASSISTENTE.- Voglio parlarle.
LUI.- Cercalo. E lasciami in pace.
ASSISTENTE.- Abbiamo il fondato sospetto che sia
ancora con te. Ha negato?

LUI.- Metti i tuoi sospetti dove si adattano!


ASSISTENTE.- Tanto più che la trattiene contro la sua
volontà.

LUI.- Rapito! Per favore! Prima abusa di lei, poi la


rapisce... Cos'altro? Perché non mi accusi
direttamente di averti ucciso?

ASSISTENTE.- Dov'è tua moglie?


LUI.-(Stanco.)Ascolta attentamente quello che sto per dirti...

ASSISTENTE.- Dov'è tua moglie?!

(LUIRiattacca bruscamente il telefono e gli prende le mani


alla testa.)

ASSISTENTE.- Merda!
LEI.-(ALUI.)Dove sono?
LUI.-(Alla ricerca dell'origine della voce.)COME?
LEI.- Cosa dove mi trovo.
LUI.-(Parlare nel vuoto.)Me lo stai chiedendo?
LEI.- Ella, te l'ha chiesto lei.

(ILASSISTENTEsegnare di nuovo.LUIstrappare il cavo


del telefono. ILASSISTENTEfa un'altra chiamata.)

ASSISTENTE.- Mandatemi dal commissario, per favore. È


urgente.

(Le luci che illuminano l'ufficio si spengono. Solo


rimanereLEIELUInei rispettivi spazi.)
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LEI.- Molto presto gli altri te lo chiederanno. Cosa
dirai?

LUI.- La verità.
LEI.- Quant'è vero?
LUI.- L'unico.
LEI.- Che tua moglie ti ha dato buca?
LUI.- Non c'è altro.

LEI.- Non tutti la pensano allo stesso modo.

LUI.- Quell'arpia sta delirando.

LEI.- Ti ha accusato di maltrattarmi.


LUI.- Lasciamelo dimostrare.

LEI.- E farmi rapire.


LUI.- Lo odio. Lascia che perquisiscano la casa.

LEI.- Lo faranno.
LUI.- Meglio. In questo modo chiarirai i dubbi.

LEI.- Al contrario, ne emergeranno molti altri.


LUI.- Comincio a stufarmi di questa storia.

LEI.- Appena? Se siamo solo all'inizio.


LUI.- L'uccello volò. La questione è risolta.

LEI.- Che stupido uccello. Se ne va con quello che indossa.


Lascia dietro di sé le sue cose. E' vero che non li voglio.
Riportano brutti ricordi. Ma questo lo so solo io. Non
convincerai nessuno che tua moglie ha lasciato la luce. Nel
mobiletto del bagno ho lasciato spazzole, creme, unguenti,
profumi, oli... ho voglia di cambiare aspetto, di essere
diversa. La biancheria intima... Mutandine, reggiseni,
calze... Non li voglio. L'hai guardata così tanto che sembra
vecchia. I vestiti sono nell'armadio. Non l'hai nemmeno
aperto. Una vergogna. Distrutto. Con le tue mani. Quando
li vedranno, avranno un'idea abbastanza chiara della
portata dei tuoi attacchi. Perché cos'altro sarebbe potuto
succedere loro? Quasi tutti i miei documenti sono lì. Ho
preso i documenti essenziali per evitare di diventare un
fantasma. Il resto non ricordo di averlo mai usato.
Nemmeno le carte di credito. Non ho bisogno di loro, ma
nemmeno loro lo sanno. Per partire ho lasciato anche le
chiavi. Perché li voglio, se non aprirò più la porta?
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da casa tua? Anche i gioielli sono al loro posto. Che ne dite
di?(LUIsoffoca un gemito.)Forse non te lo perderai, ma
manca una collana. Quello con le perle. Immagino che sia
falso. Non mi sono mai preso la briga di scoprirlo. Non
preoccuparti di cercarlo. Semmai dovresti sapere che ci
sono alcune di quelle palline nel bagagliaio dell'auto.
Dovresti sbarazzartene se non vuoi spiegare come sono
finiti lì. E sul pavimento, fai una bella pulizia. Avrai tempo
per così tante cose?(Il campanello sta suonando.)Troppo
tardi.(LUIrimane pietrificato.)Hanno chiamato.

LUI.- Sì.

(LUISi dirige verso la porta con passo esitante.)

LEI.- Nel bagagliaio c'è anche un tacco a spillo strappato.


Viene dalle scarpe che ho indossato a malapena. (Pausa.)
Le scarpe sono finite nella spazzatura.

(Il campanello suona ancora, ora con insistenza.LUI


scompare. Si sente il rumore della porta che si apre.)

LEI.- Non giudicarmi male. Presto, quando ti interrogheranno,


dirai che le apparenze ingannano. Non ti crederanno, ma
sappiamo entrambi che hai assolutamente ragione al mondo. Chi
mi conosce non ha mai pensato a me come ad una donna
maltrattata. Eppure lo sono stato. Il mio aspetto lo smentiva. Nel
mio caso si potrebbe anche dire che l'apparenza inganna. È stato
così perché volevi che fosse così. Metti tutto il tuo impegno per
farci sembrare un matrimonio felice dall'esterno. Quindi l’inferno
era di casa. Le tue minacce generavano il panico, colpivi con
parole sempre inverosimili e offensive. La sua forza era così
grande che sei riuscito a ridurre in macerie quella che una volta
chiamavamo casa. Ho messo tutto il mio impegno per far
ricadere sulle tue spalle un crimine che non hai commesso. Non è
motivata dalla vendetta, ma dall'impedire che la mia storia si
ripeta, che un'altra donna prenda il mio posto tra quelle mura e
che nessuno senta il suo pianto, né i suoi primi deboli lamenti,
né, eventualmente, le sue urla. (Prende la valigia e guarda il
fondo.)Ora sono libero come te, Nora. Nella valigia porto la
videocassetta con la tua immagine. Ti avevo detto che non avevo
alcun interesse a conoscere il tuo destino. Davo per scontato che
ce l'avessi fatta. In realtà, aveva bisogno di credere che le cose
fossero andate proprio così. Qualsiasi dubbio avrebbe scosso la
mia integrità. Ci vuole così poco
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abbandonare... Non si può tornare indietro adesso. Sono dov'eri tu,
per strada. Non aver paura che ti abbia chiesto cosa hai fatto quando
te ne sei andato. Non sto cercando il tuo consiglio. La tua esperienza
mi sarebbe di scarsa utilità. So benissimo che il tuo tempo non è il
mio. La tua porta che sbatteva ha scosso le fondamenta della società.
Il mio è stato appena ascoltato. In breve, quello che devo fare è
trovare la mia strada. Come le migliaia di Nore che camminano per il
mondo. Lo farò. L'unica cosa che desidero è averti vicino, sapere che,
nei momenti difficili, posso salvare la tua immagine e, se mi sento
solo, tenerti per mano. Ti dispiace?

(Comincia a camminare. Mentre si allontana, la sua sagoma


sfuma. Sullo sfondo si vede un muro nero e, in esso, un
buco, forse una porta, attraverso la quale scompare.)

FINE

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