Sei sulla pagina 1di 7

Da uno studio del Nomisma

VIGNE E VINI
13
TERRA TRENTINA

IL MERCATO MONDIALE TO DEL VINO


Tutti i produttori europei, anche quelli dei Paesi finora considerati mostri sacri del vino, come Francia, Italia e Spagna, dovranno confrontarsi con nuovi competitori non solo sui mercati internazionali, ma anche su quelli interni. Non bisogna trascurare, infatti, la possibilit che i prodotti australiani o cileni nel giro di pochi anni possano penetrare con successo il sistema distributivo europeo e guadagnare significative quote di mercato

Sintesi a cura di Clementina Palese (e-mail: c.palese@informatoreagrario.it) dal libro Il marketing del vino in Europa: consumi, canali, distributori e imprenditori Nomisma, aprile 2003. Da Linformatore agrario n.18/2003 per concessione delleditore e dellautore.

La produzione vinicola nel mondo La produzione vinicola mondiale negli ultimi cinque anni si stabilmente mantenuta sopra ai 27 milioni di tonnellate, di cui nel 2002 il 60% prodotto dallUnione Europea (oltre 16 milioni di t) (grafico 1). Del rimanente 40%, quasi il 19% si localizza nel continente americano: negli Stati Uniti al Nord e in Argentina e Cile al Sud, rispettivamente con 2,4 e 2,8 milioni di t di vino. Seguono, nellordine, lEuropa orientale che - con Romania, Ungheria e Russia - contribuisce al 9% della produzione mondiale, lAsia (5%) e infine Oceania ed Africa. Pur occupando una quota sostanzialmente marginale (rispettivamente del 4,2% e 3,3%), le produzioni vinicole di questi due continenti sono sostenute quasi esclusivamente da Australia, Nuo-

va Zelanda e Sud Africa, che vengono considerati, visti gli imponenti tassi di crescita produttiva e la rilevante capacit di penetrazione sui mercati, i principali artefici dellespansione produttiva del cosiddetto Nuovo Mondo. Lofferta di vino a livello mondiale significativamente concentrata: pi dell80% della produzione mondiale viene da 10 Paesi appena (grafico 2). A Francia, Italia, Spagna oggi si affiancano altri Paesi emergenti, quali Usa e Argentina con quote di produzione rispettivamente pari all8,6 e al 5,7% del totale. La domanda vinicola nel mondo Tra il 1995 e il 2000 i consumi di vino sono aumentati in quantit del 49% in Sud Africa, del 38% nel Regno Unito, del 28% in Australia, del 19% negli Stati Uniti e

VIGNE E VINI

Grafico 1 La produzione mondiale di vino (2002)

Produzione mondiale: 27.677.256 tonnellate (2002)

Grafico 2 Il consumo* mondiale di vino (2000)

Consumo mondiale: 27.806.860 tonnellate (2000)

* calcolato come Produzione+ImportExport+Variazione degli Stock Fonte: elaborazione Nomisma su dati FAO.

14

dell8% in Germania. Sono invece diminuiti dell8% in Spagna, del 4% in Italia, mentre sono risultati stazionari in Francia. Nel 2000 i consumi mondiali di vino sono stati di circa 27,8 milioni di t, riconducibili per poco meno del 58% allUnione Europea, che si conferma anche il principale mercato mondiale di consumo (grafico3), con Francia (4,9 milioni di t), Italia (4), Spagna e Germania (2). Tra i Paesi extra UE il mercato statunitense detiene quasi il 10% dei consumi totali (2,6 milioni di t) e quello cinese, che oggi rappresenta il 3,9% del mercato mondiale (1 milione di t), ma potrebbe esprimere un enorme potenziale di crescita. Va sottolineato come la classifica dei principali mercati di consumo di vino rispecchi fedelmente quella produttiva, con ununica ma rilevante eccezione. Se, infatti, allUnione Europea seguono, per quote di vino consumato, il Nord America, lEuropa Orientale e lAsia, con quantitativi sostanzialmente in linea ai livelli produttivi, nel caso di America Lati-

na e Oceania, si evidenziano importanti surplus produttivi. Entrambe le zone geografiche si caratterizzano infatti per una quota mondiale di consumo vinicolo, pari al 7,8% per il Sud America e solamente al 2,3% per lOceania, sensibilmente inferiori alla rispettiva quota di produzione, delineandosi di conseguenza come nuovi e importanti competitor a livello mondiale. I trend Negli ultimi anni nel settore vitivinicolo si sono registrati radicali cambiamenti a livello mondiale sia nei volumi prodotti che nella geografica dei mercati di consumo. Il quinquennio 1995-2000 ha fatto registrare una consistente crescita nei consumi (+5,5%), in netta controtendenza con i cinque anni precedenti (-7,5%). Tali valori sono la risultante di andamenti differenti delle regioni considerate. Larea asiatica ha fatto segnare nellarco dellintero decennio un incremento impressionante dei consumi: +32,7% dal 1990 al 1995 e +50,6% dal 1995 al 2000.

In maniera analoga, sebbene pi contenuta, anche lOceania e il Nord America hanno registrato una crescita continua dei consumi nello stesso periodo. Vale comunque la pena sottolineare il diverso peso detenuto da queste due aree nel panorama mondiale dei consumi di vino: se per la regione oceanica il livello dei consumi rappresenta ancora una frazione marginale (circa il 2,3%) del totale mondiale, il mercato nord americano incide invece per quasi l11%. Dal canto suo, lUnione Europea ha mostrato una sostanziale stazionariet dei consumi nella seconda met del decennio (+ 0,6%) a fronte di un sensibile calo avvenuto nei primi anni 90 (-11,6%); tale recupero, peraltro, da attribuirsi principalmente allincremento dei consumi in Paesi quali Germania e Regno Unito, che sono quindi mercati molto appetibili. Il mercato tedesco cresciuto negli ultimi cinque anni del 7,8%; quello britannico ha evidenziato un tasso di crescita del 38% dal 1995 ad oggi ed caratterizzato per un approvvigionamento quasi interamente realizzato allestero. Il mercato cinese ha fatto segnare una impressionante crescita durante lintero decennio e si configura oggi come il settimo bacino mondiale di consumo. Nonostante ci, mantiene ancora unimpronta fortemente autarchica (solamente il 4% del vino consumato proviene dai mercati esteri), che tuttavia dovrebbe gradualmente ridursi nei prossimi anni a seguito del coinvolgimento della Cina nel Wto. Il panorama europeo La produzione - Nel 2002, la produzione comunitaria di vino stata di circa 16,2 milioni di t di cui l85% stato prodotto in appena tre Paesi (Francia, 5,4 milioni di t con unincidenza del 33% sulla produzione europea; Italia, 4,7 per il 29%; Spagna, 3,6 per 22%). La produzione di vini di qualit

TERRA TRENTINA

(vqprd) passata dal 32% circa del 1992 al 42% del 2002. La Francia, per la quale la produzione vinicola di qualit detiene storicamente un ruolo di rilievo nel panorama nazionale, ha incrementato in misura marginale tale quota (passata dal 40% al 46%), che rimane tuttavia la pi ampia in valore assoluto tra i diversi paesi europei (pari a quasi 2,5 milioni di t). LItalia nellultimo decennio passata dal 15,5% del 1992 al 25,4% del 2001. Questo risultato, rappresentativo di un nuovo indirizzo verso la qualit, rimane tuttavia significativamente inferiore, sia in termini relativi che in termini assoluti, a quanto fatto registrare dalla Spagna, che pure ha aumentato la propria quota di vqprd, passando da 34,1% nel 1992 a 47,4% nel 2001. Inoltre, in termini percentuali la quota vqprd sul totale nazionale dellItalia risulta ad oggi tra le pi basse a livello europeo (solo Regno Unito e Grecia detengono incidenze inferiori). La Germania si contraddistingue per una produzione nazionale totalmente vqprd (99% del totale) e il Portogallo nel giro di dieci anni ha praticamente raddoppiato lincidenza dei vini di qualit sul totale nazionale.

La domanda diPer quanto riguarda i consumi vino nellarea UE, possibile stimare un quantitativo complessivo di 16 milioni di t per il 2002. Il bacino di riferimento per i consumi quello francese (4,9 milioni di t) a cui segue, come per la produzione, lItalia, il cui consumo si complessivamente attestato su poco pi di 4 milioni di t. Questi due Paesi coprono da soli quasi la met dei consumi dellUnione Europea, seguiti poi a distanza da Spagna e Germania, con quote pressoch identiche (circa 2,1 milioni di t), e Regno Unito (920 mila t). La distinzione dei consumi tra vini di qualit (vqprd) e non rappresenta un indicatore per analizzare la consistenza economica e il diverso orientamento nelle abitudini di consumo che caratterizza i singoli mercati comunitari: in Francia oltre la met del consumo interno di vino (2,5 milioni di t) orientato verso i vqprd; nel nostro Paese siamo solamente a circa 1 milione di t, ossia al 26% dei consumi totali, e soltanto la Grecia presenta unincidenza pi bassa, mentre la quota di vqprd consumata sul totale nazionale risulta pari al 65% per la Germania, al 49% per la Spagna e al 36%

per il Regno Unito. NellUE, tra il 1991 e il 2000, i consumi di vini vqprd sono aumentati del 21%, sostanzialmente grazie ai mercati francese, italiano, tedesco e britannico. Questultimo in particolare, pur mantenendo un livello complessivo della domanda significativamente inferiore ai Paesi dellarea mediterranea e della Germania, ha registrato i tassi di crescita pi consistenti, allargando il proprio bacino di consumo del 52,4% negli ultimi dieci anni e incrementando contemporaneamente i consumi dei vqprd del +26,5%, configurandosi come uno dei mercati potenzialmente pi attrattivi per i competitor internazionali. Unanaloga interpretazione pu essere fatta per il mercato irlandese, sebbene si discosti enormemente da quello britannico per volumi di consumo (appena 44.000 t nel 2000), visto che nel corso degli ultimi dieci anni ha registrato la crescita percentuale pi elevata tra tutti i Paesi europei, mettendo a segno un aumento del 243% nei consumi totali di vino e del 181% per quelli di qualit. In generale, si assiste ad una significativa crescita dei consumi di vino nei Paesi del Centro-nord
Grafico 3 Evoluzione dei consumi in volume per area geografica: trend 1990-2000.

* variazioni 95/92 e 00/95 Fonte: elaborazione Nomisma.

15

TERRA TRENTINA

Europa, cui si affianca una parallela diminuzione della domanda totale nei Paesi dellarea mediterranea (si va dal 10,9% del Portogallo al 21,4% dellItalia), anche se in questi ultimi aumenta la domanda di vini di qualit. Il commercio internazionale di vino Nel 2002, il commercio mondiale di vino stato pari a 6 milioni di tonnellate, per un corrispondente giro daffari di circa 13 miliardi di dollari. Francia e Italia rappresentano i principali esportatori mondiali, con quasi il 56% del valore del vino complessivamente commercializzato. Seguono Spagna (9%), Australia (8%), Cile (5%) e Stati Uniti (4%). Negli ultimi dieci anni, a fronte di una crescita significativa del proprio export pari a +12% per la Francia e +56% per lItalia, i Paesi del Nuovo Mondo vinicolo hanno contrapposto crescite vertiginose: +441% per il Cile, +435% per il Sud Africa, +432% per lAustralia e +207% per gli USA. Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Giappone si configurano, invece, come i principali Paesi importatori a livello mondiale, con una quota complessiva pari al 58% del valore totale dellimport mondiale di vino. Tra il 1992 e il 2001, gli aumenti pi rilevanti nellimport di vino si sono registrati in Giappone (+ 135%), negli USA (+100%), in Canada (+98%) e nel Regno Unito (+73%). Nel panorama comunitario, Francia Italia e Spagna rappresentano i principali Paesi esportatori mentre Regno Unito, Germania e Bel-

16

gio si configurano come i mercati di import pi importanti (per valore dei flussi). In particolare, nel giro di un decennio, le importazioni nel mercato britannico sono cresciute di oltre il 70%. Nel 2001, il 73% dei vini esportati dallUnione Europea erano vqprd. In tale ambito, il valore dei vqprd esportati dalla Francia praticamente doppio rispetto a quello dellItalia. Tra il 1995 e il 2001, il valore dellexport di vini rossi della UE verso Paesi terzi aumentato del 169%, quello di vini bianchi del 67%. Dallaltro lato, il valore delle importazioni di vini rossi da Paesi extra UE addirittura cresciuto del 485%, quello di vini bianchi del 344%. I principali mercati di riferimento extra comunitari del vino europeo sono gli Stati Uniti, che assorbe il 41% dellexport vinicolo totale (in valore), il Giappone (14%) e la Svizzera (14%). I principali fornitori di vino extra comunitario della UE sono rappresentati dallAustralia (32% del totale importato), gli Usa (22%), il Cile (17%) e il Sud Africa (14%). I pi importanti mercati di riferimento del vino italiano sono quello tedesco, che assorbe il 30% delle esportazioni complessive, quello statunitense (24%), quello britannico (10%) e quello svizzero (6%). Tra il 1992 e il 2001, il valore dellexport del vino italiano principalmente cresciuto in Giappone (+475%), in Canada (+183%), e negli Stati Uniti (+95%). invece significativamente diminuito in Francia (-41%). Nei tradizionali bacini di consumo di vino italiano (e mondiale),

lItalia ha accresciuto la propria quota di mercato relativa (tra il 1992 e il 2001), in Germania e Giappone, mentre ha perso peso nel Regno Unito, negli USA e in Francia. Tale decremento che ha interessato in misura ancora pi accentuata altri esportatori europei (Francia in primis) avvenuto in conseguenza di un corrispondente aumento della quota di mercato dei Paesi del Nuovo Mondo: la quota di mercato della sola Australia passata dal 3% al 16% nel mercato statunitense e dal 5% al 20% in quello britannico. I canali di vendita A livello mondiale, il 70% dei volumi (47% in valore) di vino commercializzato giunge al consumatore tramite i canali di vendita al dettaglio (retail), lasciando la quota rimanente al canale hotel, ristorazione e caffetterie (horeca). Il canale horeca detiene un ruolo rilevante (per valore del vino veicolato) in Portogallo (83% del valore totale), in Francia (67%) e in Giappone (54%). In Italia la quota di prodotto commercializzato attraverso tale canale pressoch identica a quella del retail. Nellambito delle vendite retail, il 41% del vino commercializzato passa attraverso i super/ipermercati, il 20% tramite i negozi specializzati, mentre la quota rimanente si ripartisce tra discounts, altri negozi alimentari e vendite a distanza. Lo scenario futuro: mercati, prodotti e canali I consumi si allargano progressivamente dai Paesi di tradizionale produzione a tutti i mercati a maggior reddito, e da tipologie di consumo banalizzate a occasioni e modalit di consumo molteplici, capaci di soddisfare bisogni di affermazione e soddisfazione edonistica. Come abbiamo visto, la produzione, stimolata dai consumi, si estende dai tradizionali bacini europei ai Paesi dellEmisfe-

VIGNE E VINI
TERRA TRENTINA

ro Meridionale e agli Stati Uniti. Insomma, il vino sembra oramai un prodotto globale, di gran moda nella maggior parte dei paesi avanzati, che permette margini interessanti alle aziende coinvolte, ai viticoltori pi attenti, ai vinificatori che si sono mossi verso produzioni di qualit, agli intermediari commerciali capaci di cogliere lo sviluppo dei flussi internazionali, agli operatori del dettaglio e della ristorazione in grado di qualificare i loro assortimenti e i loro men. Inoltre, il consumo di vino permette a molti governi di introitare livelli crescenti di gettito fiscale, soprattutto nei Paesi non tradizionalmente produttori di questa bevanda. Esistono, quindi, indubbie opportunit e spazi di crescita per le imprese che sapranno cogliere queste opportunit. Ma cosa ci riserva il futuro? Il momento magico del settore destinato a perdurare o lecito attendersi una inversione di tendenza? E quali sono i vantaggi competitivi meglio difendibili? Quali le strategie che premieranno di pi? Quali mercati, prodotti, canali permettono le migliori performance? I mercati - Tutte le aree geografiche sembrano interessate da variazioni positive sia in termini di volumi che di valori a conferma delle ottime prospettive di crescita dei differenti mercati. Esistono per alcune differenze rilevanti. Il mercato europeo, pu considerarsi sostanzialmente saturo, anche se potr beneficiare della spinta propulsiva dei Paesi non tradizionalmente consumatori e, soprattutto, dellallargamento dellUE ai paesi dellEst. Inoltre, in particolare per i Paesi a tradizione vinicola, si assister, a parit di quantitativi consumati, ad uno spostamento dei consumatori verso segmenti di prodotto a maggiore valore unitario. La stessa considerazione si pu fare per il mercato nord americano. Aldil poi delle previsioni di crescita relative alla regione africana, che comun-

que finir per mantenere una quota esigua del consumo totale, larea oceanica e quella asiatica avranno una crescita decisamente pi interessante, con delle previsioni di incremento medio pari a +14,2% per lOceania e a +16,7% per lAsia e Pacifico. Tuttavia, mentre lOceania comprende importanti Paesi di produzione, quali Australia e Nuova Zelanda, in grado di accompagnare la crescita interna lasciando un margine esiguo alle produzioni esterne, la regione asiatica rappresenta gi da oggi un mercato potenzialmente capace di assorbire grandi quantit di vini internazionali, condizionatamente alle prospettive di ripresa economica che potranno coinvolgere i principali Paesi (Giappone, Malesia, Corea del Sud, Singapore, Hong Kong, ecc.) e alla liberalizzazione del mercato cinese. Relativamente ai bacini di acquisto europei, i principali mercati al consumo continueranno certamente ad essere Francia e Italia seguiti da Germania, Spagna e Portogallo. Il Regno Unito, tra i grandi mercati continentali, sar invece cer-

tamente quello che si caratterizzer per i maggiori tassi di crescita dei consumi (con una previsione di aumento pari a circa il 20,5% nei prossimi tre anni). pur vero per che in questo mercato si proporranno in anticipo le tensioni competitive con i prodotti e i produttori del Nuovo Mondo e si potr assistere alla sfida tra la tradizione produttiva europea e laggressivit delle multinazionali australiane e statunitensi. I prodotti - La categoria che sar contraddistinta nel prossimo biennio dei maggiori tassi di crescita quella dei vini rossi, per la quale si prevede una crescita del valore delle vendite di circa il 20% nei prossimi tre anni. Tale crescita sar il risultato di trend interni a questo segmento che assumono direzioni opposte: calo dei consumi pi banalizzati, legati ai pasti, nei mercati di consumo tradizionale; crescita dei consumi extradomestici legati alle generazioni pi giovani, a reddito medio alto e maggiormente propensi a stili di vita metropolitani. Questo medesimo segmento di consumo sembra essere quello trainante

17

TERRA TRENTINA

18

anche nei mercati emergenti, Regno Unito o i Paesi scandinavi in Europa, Giappone in Asia e Stati Uniti o Canada in America. I vini bianchi, soprattutto nel segmento premium, presentano infatti alcuni potenzialit specifiche sia da un punto di vista produttivo che di mercato. Hanno un ciclo economico mediamente pi corto e consentono quindi costi di produzione pi contenuti e un pi basso time to market dei nuovi prodotti. Esistono parimenti alcuni vantaggi relativi al marketing di questi prodotti. I bianchi, a parit di livello qualitativo, possono fare leva su costi di produzione pi bassi e possono dunque essere maggiormente utilizzati per la penetrazione dei segmenti di consumo non ancora interessati al vino, soprattutto in quei mercati emergenti, dove il carico fiscale appare molto elevato. I vini bianchi inoltre, sono pi versatili, maggiormente adattabili a molteplici occasioni di consumo legate alla socializzazione e alla convivialit e non necessariamente nellambito della fruizione di pasti. Tra i bianchi va sottolineato il ruolo dei vini frizzanti, la cui crescita si stima intorno al 5%. Dopo lexploit legato alla fine del secolo e il successivo calo dei consumi, questi prodotti sembrano aver guadagnato una maggiore penetrazione tra i consumatori e si accreditano sempre pi per essere prodotti non solo da ricorrenza ma anche per un consumo pi frequente, durante tutto lanno, quando per i vini rossi risulta pi limitata la frequenza di consumo, specialmente nei paesi a clima caldo/temperato. In questo segmento, peraltro, la domanda si indirizza a prodotti di qualit ma di prezzo pi accessibile rispetto alla leadership dello Champagne. La disponibilit di prodotti di tale natura potr allargare il mercato soprattutto nelle fasce di consumo pi giovani e, in particolare, nelle componenti femminili della domanda.

Per quanto riguarda le variet di vite, a livello internazionale, appaiono vincenti i vitigni internazionali (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, , per i rossi e Chardonnay, Sauvignon, per quelli bianchi). Allo stesso modo hanno molta fortuna sui mercati internazionali i vini rossi, ma anche bianchi, invecchiati in botti piccole (barriques). Queste tipologie di prodotto sono quelle maggiormente versatili, in grado di assicurare probabilmente un rapporto equilibrato tra qualit e prezzo, consentendo di ottenere un maggiore apprezzamento da parte dei consumatori, soprattutto nei mercati e nei segmenti di pi recente penetrazione del vino. In questi ambiti, superata la fase di introduzione del prodotto lecito attendersi, nei prossimi anni, un crescente bisogno di variet e dunque la preferenza per una pi ampia possibilit di scelta e sperimentazione tra gruppi varietali, provenienze geografiche e pratiche enologiche differenti. In un primo tempo, infatti, il consumatore in larga parte attratto da prodotti a prezzi ragionevoli, sorretti da una buona notoriet di marca e di pi semplice e immediata comprensione organolettica. Superata questa fase, i consumatori pi attenti e dal palato maggiormente educato si muoveranno alla ricerca di prodotti meno standardizzati, in grado di assicurare esperienze gustative pi complesse e differenziate che tengano in conto le innumerevoli possibilit di abbinamento con i cibi e, da ultimo, il portato culturale del prodotto (tradizione enologica, area geografica di provenienza, storia del produttore, ecc.). I canali - Il retail continuer a essere il canale dominante sui volumi, ma una quota crescente di vino sar veicolata tramite il canale horeca nei principali mercati, soprattutto quelli a maggior capacit di spesa, e, in conseguenza dei differenti prezzi medi tra i

canali, lhoreca sar maggiore in valore nei prossimi anni. Due le motivazioni di fondo di questa tendenza in tutti i mercati avanzati: la moltiplicazione delle occasioni di consumo extradomestico e dunque alla crescita di tutti i prodotti alimentari connessi con tali occasioni; la diffusione di questi trend proprio nelle fasce socio-economiche medio alte, che sono quelle maggiormente propense, soprattutto nei mercati di consumo emergenti, al consumo di vino di qualit. Il canale extradomestico, infine, costituisce il canale dove il consumatore pu pi facilmente trovare risposta ai bisogni di sperimentazione e variet e dunque il canale dove si aprono maggiori spazi per la proposta di prodotti innovativi e a maggior valore aggiunto per i produttori. Il nuovo contesto competitivo La fortissima evoluzione dei mercati al consumo sta producendo effetti profondi sulla struttura competitiva del settore, minacciando leadership consolidate, aprendo spazi per nuovi competitor e scompaginando in generale regole concorrenziali date sino ad oggi per acquisite. Il primo elemento lenorme accelerazione della globalizzazione del settore vitivinicolo. Alcune stime valutano che entro il 2005 le esportazioni mondiali di vino supereranno il 28% in volume e il 39% in valore, riguardando non pi, come negli anni 80 le relazioni commerciali tra Paesi europei e tra questi e gli Usa, ma un numero sempre pi ampio di Paesi di tutti i continenti. possibile prevedere che nel giro di pochissimi anni i Paesi produttori dellEmisfero Meridionale possano superare il 30% dellinterscambio internazionale e minacciare i produttori tradizionali anche nellambito dei loro stessi mercati interni. Diversi analisti si attendono che lAustralia tri-

VIGNE E VINI
TERRA TRENTINA

plichi le proprie esportazioni nei prossimi cinque anni e la Nuova Zelanda le raddoppi. Laffermazione dei competitor del Nuovo Mondo prender avvio dai mercati culturalmente pi affini a tali Paesi; nel giro di un paio danni le esportazioni europee nel mercato anglosassone saranno superate e raddoppiata la loro quota nel mercato statunitense dal 16% al 35%, sempre a danno dei produttori europei. La seconda evidenza rilevante riguarda la crescita della tensione competitiva come diretta conseguenza della globalizzazione, che spinge questo settore verso una progressiva omogeneizzazione dei gusti e delle preferenze del consumatore. Dunque mercati al consumo che si segmentano sempre meno in ragione della appartenenza geografica o nazionale e sempre pi in funzione della fascia socio-economica, dellappartenenza culturale e degli orientamenti alimentari. Al contempo, mercati internazionali sempre meno vincolati da barriere doganali e con distanze economiche via via decrescenti. La pressione competitiva nellultimo decennio stata tenuta a freno da oggettive rigidit del mercato. Nellultima parte degli anni 90 e nella prima parte del decennio in corso, infatti, la crescente domanda di prodotti di qualit, soprattutto nei mercati emergenti, non ha trovato unofferta nelle condizioni di crescere in maniera altrettanto rapida, sia per la lentezza imposta dalla necessit dei nuovi impianti sia per limpossibilit di accrescere la capacit produttiva nei paesi tradizionalmente produttori (le normative europee hanno strettamente contingentato tale opportunit). Negli ultimi anni per, nelle aree del mondo che non hanno vincoli normativi e dove lagricoltura pu contare su pi bassi costi fondiari e del lavoro (si pensi ai paesi dellOceania, dellAmerica Latina o della stessa Europa O-

rientale) ingenti capitali sono stati impiegati per dare una risposta a queste opportunit di mercato. facile dunque prevedere che proprio nei segmenti di mercato che presentano oggi i maggiori tassi di crescita si eserciteranno le maggiori tensioni competitive e probabilmente anche una pressione dei prezzi. Queste considerazioni riguarderanno in particolare i prodotti da vitigni internazionali, di fascia premium e soprattutto nei paesi di pi recente decollo dei consumi. Crescita del mercato, globalizzazione, aumento della competizione, inoltre, stanno generando impatti profondi sulla struttura competitiva del settore accentuando la spinta alla concentrazione tra le imprese, che si affermata nei Paesi del Nuovo Mondo e del Nord America e ha interessato solo marginalmente le imprese europee. In Europa, infatti, il settore tradizionalmente frammentato, rimane ancora oggi composto in gran parte da migliaia di imprese di ridottissime dimensioni, e con una presenza diffusa di piccole cooperative di viticoltori, mentre nel Nuovo Mondo la produzione un fatto quasi interamente limitato ad un piccolo gruppo di grandi imprese di enormi dimensioni. Il contesto competitivo enormemente pi complesso e turbolento che in passato e, quindi, ciascuna azienda chiamata ad identificare il proprio spazio competitivo in funzione del proprio posizionamento strategico, della volont di competere e delle competenze distintive che la contraddistinguono.

in breve
Lolio extravergine di oliva DOP GARDA TRENTINO presentato dallAssociazione Agraria di Riva del Garda ad un concorso dedicato al vino Bardolino, agli asparagi e allolio extravergine dellintero entroterra gardesano stato classificato entro i primi 5 di un blocco di 25 marche. Il concorso si svolto nella cittadina di Cavaion in provincia di Verona. Sono 22 i consorzi ortofrutticoli di altrettante zone del Trentino che hanno sottoscritto per la stagione 2003 una polizza di assicurazione contro il rischio di riduzione di quantit di prodotto conferito a seguito di eventi atmosferici devastanti, quali grandine, uragani e vento. Il periodo di copertura iniziato dal 1 aprile 2003. Il valore della produzione assicurata di 28 milioni di euro. LUfficio per la qualit delle produzioni agroalimentari dellAssessorato provinciale allagricoltura di Trento dispone dei dati sulla consistenza del comparto biologico aggiornati al 31 dicembre 2002. Le aziende iscritte nellelenco degli operatori biologici sono 303. Gli ettari interessati da agricoltura e/o da allevamenti biologici sono complessivamente 5 mila 151, corrispondenti al 3,9% della superficie agricola utilizzabile a livello provinciale. Continua nelle giornate di sabato in Piazza delle Erbe a Rovereto il mercato dei prodotti biologici freschi e trasformati di sicura provenienza trentina. Vi partecipano 7 aziende biologiche con i rispettivi prodotti che incontrano grande interesse da parte della gente che frequenta il mercato. Liniziativa promossa da ATABIO e si ripete per il quarto anno consecutivo. Durer fino a novembre con orario di apertura dalle 8 alle 13.
NOTIZIE

19

TERRA TRENTINA

Potrebbero piacerti anche