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RITTERKREUZ

Ritterkreuz anno 1 numero 2 – Marzo 2009


La presente pubblicazione viene distribuita gratuitamente ai soci dellʹAssociazione Ritterkreuz, nata in seno
alla Associazione culturale Computer Club Italia creata da Massimiliano Afiero, senza fini di lucro, apolitica
e non legata ad alcun partito o movimento politico e con il solo obiettivo di incentivare la ricerca storica sulla
Seconda Guerra Mondiale ed in particolar modo sulle forze Armate dellʹAsse (Italia, Germania, Giappone) e
dei paesi alleati ad esso (Romania, Ungheria, Slovacchia, Croazia e Finlandia). LʹAssociazione é stata
registrata regolarmente presso lʹUfficio delle Entrate di Aversa il 18 gennaio 2001 al numero 581.

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Caporedattore: Massimiliano Afiero – Email: maxafiero@libero.it – Sito Web: www.maxafiero.it


Comitato di Redazione: Marcello Bianchi, Stefano Canavassi, Diego Michelini
Collaboratori: Eduard Abramian, Jacopo Barbarito, Giorgio Barsotti, Carlos Caballero Jurado, Massimiliano
Casanova, Rene Chavez, Mauro Cardellini, Antonio Guerra, Marco Linguardo, Andrea Lombardi, Erik Norling,
Alberto Peruffo, Roland Pfeiffer, Jean Pierre Sourd, Marco Rossi, Charles Trang, Luca Valente, Eugenio Vendrame,
Harm Wulf, Mark C. Yerger.

La pubblicazione Ritterkreuz tratta esclusivamente argomenti a carattere storico-militare e non intende


esaltare alcun tipo di ideologia politica presente o del passato cosi come non intende esaltare alcun tipo
di regime politico del secolo precedente ed alcuna forma di razzismo.

SOMMARIO

Waffen SS in guerra (27a parte) Pag. 5


RSD: una protezione speciale per il Führer (2a parte) Pag. 13
Landstorm Nederland (1a parte) Pag. 18
SS-Panzer-Brigade 49 e 51 Pag. 27
Eberhard Telkamp Pag. 35
Georg Keppler Pag. 39
Le Armi Anticarro della Waffen SS (3a parte) Pag. 42
Infanterie Sturmabzeichen Pag. 47

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Editoriale

Non possiamo non cominciare questo secondo numero della pubblicazione, senza ringraziare i nostri amici associati e
lettori, che in tanti, veramente tanti hanno aderito alla nostra iniziativa. Tutti hanno compreso il senso vero della
nostra azione, non solo come una semplice continuità ad un lavoro già svolto in precedenza, ma soprattutto come lʹidea
di un vero nuovo progetto di ricerca storica. La nostra continua acquisizione di documenti di archivio inediti e mai
pubblicati, contribuirà a rendere più autorevoli le nostre pubblicazioni future, non solo la rivista RITTERKREUZ, ma
una serie di studi relativi alle battaglie, ai protagonisti ed ai reparti della Waffen SS, tutto questo sempre grazie ai
nostri eccellenti collaboratori italiani e stranieri, che nessuna altra rivista può vantare. In questo secondo numero della
rivista continua la storia operativa della Waffen SS, rubrica diventata ormai unʹappuntamento fisso ed atteso da tutti.
Si prosegue con la seconda parte del lavoro sullʹRSD, il corpo di sicurezza personale del Führer. Per le formazioni SS si
parla della Landstorm Nederland, una delle formazioni volontarie straniere della Waffen SS sulla quale si è scritto
troppo poco o quasi nulla, con una sezione speciale dedicata alla mostreggiatura dellʹunità, con alcune foto a colori. Cosi
come si è scritto poco sulle SS-Panzer-Brigade 49 e 51, delle quali si parla nel nuovo articolo del nostro Carlos Caballero
Jurado. Per le biografie Marco Linguardo ci parla di Georg Keppler, mentre Mark C. Yerger documenta la carriera
militare di Eberhard Telkamp. Continua anche nella rubrica Armi, la trattazione delle armi anticarro della Waffen SS.
Ritorniamo a parlare di decorazioni, con lʹInfanterie Sturmabzeichen, articolo accompagnato da bellissime foto a colori.
Sperando di incontrare sempre il vostro consenso e di aver soddisfatto la vostra sete di storia militare, arrivederci al
prossimo numero.

Massimiliano Afiero
Presidente Associazione Ritterkreuz

Novità Editoriali

Massimiliano Afiero

Waffen-SS in guerra (1939-1943)


Dalla campagna di Polonia all'operazione
Zitadelle
Circa 300 pagine, centinaia di foto, la maggior parte
inedite, provenienti da collezioni private italiane e
straniere. Una documentazione dettagliata delle battaglie
e delle campagne della Waffen SS, con resoconti ufficiali
e testimonianze dei protagonisti. Un'opera unica nel suo
genere.

Disponibile entro la fine di Marzo 2009


Il secondo volume dedicato al periodo 1943-1945 verrà
realizzato entro la fine del 2009
Prezzo di prenotazione (valido entro il 31 marzo) 25,00
euro, spese postali incluse. Inviare la somma sul Conto
Corrente Numero: 93983450

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Campagne e Battaglie

Waffen SS in guerra
di Massimiliano Afiero

27a parte: preparazione per lʹoperazione Zitadelle


In seguito alla formidabile controffensiva tedesca del marzo
del ʹ43 sul fronte ucraino, i tedeschi erano riusciti a
riconquistare molti dei territori perduti durante lʹinverno
precedente. In poche settimane il fronte era ritornato a quello
dellʹanno precedente, fatta eccezione per un ampio saliente
profondo circa 80 chilometri intorno alla città di Kursk, una
pericolosa minaccia che andava eliminata nel più breve tempo
possibile. La maggior parte dei generali di Hitler spinse per
unʹimmediata offensiva già nel mese di aprile, per sfruttare la
vittoria di Kharkov ma soprattutto per non dare tempo ai
sovietici di riorganizzarsi. Il Führer in persona era indeciso su
cosa fare. La sua indole guerriera gli suggeriva unʹoffensiva a
breve termine, ma allo stesso tempo Hitler voleva essere
sicuro del successo. Ecco perché alla fine si convinse ad
attendere lʹarrivo dei nuovi carri, Tigre, Panther e Ferdinand,
con i quali attaccare il saliente di Kursk. LʹOKH (lʹalto
comando dellʹesercito) pianificò quindi per i mesi successivi
una condotta essenzialmente difensiva nellʹattesa di una
massiccia offensiva nel settore di Kursk. Il piano dʹattacco
contro il saliente di Kursk fu molto semplice, si decise infatti
per una classica operazione a tenaglia: un attacco simultaneo
Piano tedesco per lʹOperazione ʹZitadelleʹ da nord e da sud del saliente per annientare le forze
sovietiche. Da nord sarebbero calate le forze del Gruppo di
Armate di Centro di von Kluge e da sud quelle del Gruppo di Armate Sud di von Manstein.
Dopo aver considerato i diversi
tempi della stagione del disgelo
sui fronti dei due gruppi di
armate, venne deciso di rinviare
lʹoffensiva per lʹestate, rinvio
caldeggiato anche da Hitler, che
come abbiamo già visto, volle
attendere la produzione in massa
dei carri Tigre e Pantera, nonché
del nuovo cacciacarri pesante
Ferdinand. Dopo essere rimasto
fortemente impressionato
dallʹeccellente prova dei Tigre a
Kharkov, Hitler sperava che con
questi nuovi e potenti carri, la
Himmler ispeziona i reparti corazzati della Das Reich alla vigilia vittoria tedesca sarebbe stata
dellʹoffensiva su Kursk. Notare in primo piano un T-34 sovietico riutilizzato certa. Il 15 aprile 1943, dopo
dai tedeschi (Bundes Archiv Bild 101III-Hoffmann-023-11) numerosi colloqui presso lo Stato

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Maggiore tedesco, venne emesso lʹordine di operazioni numero 6, relativo allʹoperazione Zitadelle. In merito
Hitler scrisse:
ʺquesto attacco è di importanza decisiva. Deve avere successo rapidamente e…spingere nelle nostre mani
lʹiniziativa…Tutti i preparativi devono essere fatti con la più grande cura ed energia; le migliori unità, le migliori armi,
i migliori comandanti e una larga quantità di munizioni saranno inviati nellʹarea del massimo sforzo. La vittoria a
Kursk dovrà avere lʹeffetto di un faro per il mondo interoʺ.

Paul Hausser studia i piani per la prossima offensiva, al tavolo del suo posto di comando presso Bjelgorod

Dʹaccordo con Hitler erano i generali Keitel, Zeitzler e Kluge, mentre Guderian, da poco nominato ispettore
generale delle truppe corazzate, era molto preoccupato di rischiare tutte le sue riserve, Jodl e Model molto
sospettosi circa i grandi preparativi sovietici. Anche Manstein, uno dei primi a spingere per lʹattacco,
cominciò ad essere più prudente, consigliando di attendere lʹoffensiva sovietica per poi contrattaccare
ripetendo la stessa azione di Kharkov. Il continuo rinvio dellʹoperazione aveva dato ai sovietici il tempo per
prepararsi ad arginare efficacemente lʹoffensiva tedesca. Sarebbe bastato guardare una mappa del fronte e
senza essere degli abili strateghi, comprendere in un attimo il punto in cui si sarebbe svolta la prossima
mossa del nemico. Inoltre, grazie alla spia Lucy (Rudolf Roessler, tedesco antinazionalsocialista e agente
sovietico che operava da Lucerna in Svizzera) i sovietici furono informati dettagliatamente sui piani
dellʹoperazione Zitadelle con netto anticipo. Questo consentì alla Stavka (lʹAlto Comando sovietico) di
rinforzare le loro posizioni lungo tutto il saliente di Kursk e di far affluire in zona numerosi reparti.
Impegnando la manodopera civile, furono scavati 5.000 chilometri di trincee articolate su ben otto linee
difensive: vennero stesi campi minati, costruiti fossati anticarro e installate postazioni di artiglieria di ogni
calibro. Particolarmente impressionante fu il numero di pezzi anticarro schierato, a dimostrazione del
grande timore dei sovietici per i panzer tedeschi. La ricognizione della Luftwaffe fotografò minuziosamente
tutta lʹarea intorno a Kursk, rivelando ai comandi le formidabili opere difensive dei sovietici, tuttavia i
preparativi per lʹoffensiva continuarono.
La riorganizzazione dei reparti SS
Alla fine di marzo del ʹ43, lʹSS-Obergruppenführer Paul Hausser riuscì a ritirare dalla linea del fronte tutti i
suoi reparti per riorganizzarli. Le tre unità dellʹSS-Panzer-Korps, Leibstandarte, Das Reich e Totenkopf furono
ritirate quindi nellʹarea di Kharkov. Il Führer in persona aveva ordinato una radicale riorganizzazione del
corpo corazzato della Waffen SS. In quello stesso periodo Hitler informò il comandante della Leibstandarte,
Sepp Dietrich, che la sua divisione sarebbe stata inclusa in un nuovo corpo SS, il I.SS-Panzer-Korps (creato

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ufficialmente il 28 aprile), dove sarebbe confluita anche una nuova divisione SS, la Hitlerjugend in via di
formazione. La maggior parte dello Stato Maggiore della Leibstandarte sarebbe passato allo Stato Maggiore
del nuovo corpo SS, mentre centinaia di ufficiali e sottufficiali sarebbero stati utilizzati per la formazione
della nuova Panzergrenadier division SS Hitlerjugend. Alla nuova divisione furono trasferiti anche elementi
dellʹartiglieria, del reparto cannoni dʹassalto e del battaglione anticarro della formazione di Dietrich.
Come risultato di questi nuovi sviluppi,
il corpo di Hausser venne ridenominato
come II.SS-Panzer-Korps (ufficialmente
dal 1° luglio 1943), malgrado fosse stato
effettivamente la prima grande unità
della Waffen SS. Mentre i veterani della
Leibstandarte salivano sui treni diretti
verso ovest, quelli che rimasero
dovettero preparare lʹunità ad affrontare
al meglio le prossime battaglie,
soprattutto dovettero istruire le migliaia
di nuovi volontari che erano giunti dalle
unità di deposito ed addestramento. Più
che di volontari, si trattava per la
Estate 1943: alcuni dei comandanti di reparto dellʹSS-PanzerKorps. maggior parte di coscritti e di personale
Da sinistra lʹSS-Gruf. Krüger, lʹOstubaf. Von Reitzenstein, Hausser e di terra della Luftwaffe. Erano
lʹSS-Obf. Ostendorff (Bundes Archiv Bild 101III-Merz-013-33) purtroppo finiti i tempi in cui il
personale per la Waffen SS veniva severamente selezionato. Insieme alle nuove reclute giunsero anche nuovi
carri, veicoli ed altro equipaggiamento. Contemporaneamente il personale addetto alla manutenzione lavorò
giorno e notte per rimettere in sesto i mezzi danneggiati nel corso delle precedenti battaglie. I reggimenti
corazzati delle divisioni Waffen SS furono riorganizzati per integrare i nuovi mezzi ed equipaggiamenti.
La Leibstandarte e la Das Reich ad esempio dovettero inviare i
loro primi battaglioni in Germania, per lʹaddestramento con i
nuovi carri Panther. Purtroppo questo ciclo di addestramento
non si completò per lʹinizio dellʹoperazione Zitadelle, dal
momento che i Panther giunsero sul fronte dellʹest solo verso
la metà di agosto. Per quanto riguarda invece i carri Tigre, per
ogni divisione SS cʹera a disposizione una sola compagnia.
Inoltre sempre per ogni divisione dellʹSS-Panzer-Korps cʹera
un battaglione di cannoni dʹassalto (Stug. III) insieme ad un
forte contingente di cacciacarri Marder III. Al momento
dellʹoperazione Zitadelle, il Panzer Regiment della
Leibstandarte comprendeva un solo battaglione, con 63 Panzer
IV e 13 Panzer III, oltre ad una compagnia Tigre
comprendente 13 mezzi. La Das Reich stava addirittura
peggio avendo solo 33 Panzer IV, 62 Panzer III e 14 Tigre I.
Alfine di aumentare la loro potenza di fuoco furono impiegati
anche una ventina di carri sovietici T-34 catturati. La
Totenkopf, pur essendo lʹunica formazione rimasta con due
battaglioni corazzati nel suo Panzer Regiment, non poteva
ritenersi fortunata, visto che 63 dei suoi carri erano ʹvecchiʹ
Panzer III, oltre a 44 Panzer IV e 15 Tigre I. La Wiking, aveva
Panzerhaubitze Wespe di unʹunità SS trasformato il suo battaglione corazzato in Reggimento, ma
nellʹestate del ʹ43 (Bundes Archiv Bild_146- solo sulla carta per il momento, essendo rimasta con soli 23
1983-003-15) Panzer III e 17 Panzer IV, per cui fu posta in riserva per tutto
il periodo dellʹoperazione. Alfine di incrementare la potenza di fuoco del Corpo di Hausser, lʹesercito fornì
due reggimenti di artiglieria pesante e due reggimenti di Nebelwerfer. Per coordinare tutti i reparti di
artiglieria del Corpo venne a tale scopo formato un apposito comando (ArKo). Per preparare i suoi reparti

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alla battaglia, Hausser ordinò intense sedute di addestramento a vari livelli, alfine di migliorare il perfetto
coordinamento tra le varie unità delle varie armi. I sottufficiali si impegnarono duramente
nellʹaddestramento delle nuove reclute, mentre gli equipaggi dei carri e gli artiglieri dovettero ricevere
specifica istruzione sui nuovi mezzi e le nuove armi. Le esercitazioni sul campo a livello di compagnia e
battaglione furono effettuate nellʹarea intorno a Kharkov.

Pronti per la battaglia


Verso la fine di giugno, il comando dellʹSS-
Panzer-Korps venne allertato per
prepararsi a muovere entro pochi giorni
verso la sua area di raggruppamento. Il 1°
luglio Hitler chiamò dal suo quartier
generale in Prussia orientale per essere
informato sui preparativi. Il giorno dopo, il
2 luglio 1943 venne fissata definitivamente
la data dellʹinizio dellʹoperazione Zitadelle
per il 5 luglio. I reparti della Waffen SS
Le insegne per i veicoli dellʹSS.Pz.Korps da utilizzare durante iniziarono quindi a muoversi dallʹarea di
lʹoffensiva su Kursk, per ingannare lʹintelligence nemica
Kharkov verso Belgorod. Gli spostamenti
avvennero di notte per cercare di nascondere i movimenti al nemico. Ma dallʹaltra parte i sovietici sapevano
già tutto: il Maresciallo Georgi Zhukov conosceva già i piani tedeschi e sapeva che lʹattacco sarebbe iniziato
probabilmente tra il 3 ed il 6 luglio. Tutto questo grazie alla macchina decifratrice Ultra degli inglesi, capace
di decodificare i messaggi cifrati della macchina Enigma dei tedeschi. I comandanti sovietici furono
informati su tutti i dettagli dellʹoperazione: unità coinvolte, obiettivi, data dellʹinizio dellʹoperazione,
spostamenti delle varie unità, prima degli stessi comandanti tedeschi. Grazie a queste utili informazioni,
Zhukov fu in grado di organizzare in tempo le sue difese a Kursk. Il principale successo dei sovietici fu
quello di impedire ai panzer tedeschi di penetrare la linea difensiva e di manovrare liberamente, grazie ad
una possente linea di fortificazioni, fossati anticarro, campi minati e pak-front, cioè concentrazioni massicce
di pezzi anticarro in determinati punti del fronte.

Le difese sovietiche
Per circa tre mesi i sovietici
impegnarono uomini e macchine
per costruire una linea difensiva
profonda ben 48 chilometri
intorno al saliente di Kursk.
Milioni di mine furono piazzate
lungo tutta la linea difensiva e
dietro di essa furono piazzati
migliaia di cannoni anticarro e
pezzi di artiglieria. Tra le varie
linee difensive i sovietici
disposero delle Brigate corazzate
Granatieri SS in attesa dellʹattacco pronte a lanciarsi al contrattacco
mentre alle spalle di tutto il
sistema difensivo erano pronti ad intervenire diversi corpi corazzati di riserva per annullare qualsiasi
eventuale penetrazione tedesca. In particolare, nel settore dʹattacco riservato allʹSS-Panzer-Korps, la 6a
Armata della Guardia aveva preparato una vera e propria trappola per i reparti della Waffen SS: lungo il
fronte di attacco erano state dislocate due divisioni fucilieri della Guardia, la 52a e la 67a, solidamente
trincerate dietro una serie di alture dalle quali potevano avvistare in anticipo i movimenti del nemico e
dirigere il tiro dellʹartiglieria. In appoggio cʹerano due reggimenti anticarro e due reggimenti corazzati, ben
mimetizzati in bunker e sotterranei. Un fitto sistema di fossati anticarro, doveva spingere i panzer tedeschi
verso le postazioni anticarro sovietiche. Più di 1.000 nidi di mitragliatrici e batterie di mortai erano

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posizionati dietro i campi minati. In totale nel settore della 6a Armata della Guardia cʹerano più di 400 pezzi
anticarro da 40mm e 76mm, circa 800 mortai e 500 pezzi di artiglieria di vario calibro.
Forze contrapposte
Considerata lʹimportanza dellʹoffensiva, entrambi i contedenti impegnarono consistenti forze per poter
conseguire il successo, una concentrazione di uomini e mezzi mai vista durante tutto il corso della guerra. I
tedeschi misero sul campo la 9a Armata di Model (schierata a nord) e la 4a Armata corazzata di Hoth
(appoggiata dal distaccamento corazzato Kempf) a sud. Entrambe le armate sarebbero state appoggiate dalla
6a Flotta aerea (von Greim) e dalla 4a Flotta aerea (Dessloch): in tutto 900.000 uomini, 10.000 pezzi di
artiglieria, 2.700 corazzati e 1.800 aerei(1). I sovietici schieravano il Fronte Centrale (Maresciallo
Rokossovsky), il Fronte di Voronezh (Maresciallo Vatutin) ed il Fronte della Steppa (Maresciallo Konev): in
tutto 1.337.000 uomini, 20.000 pezzi di artiglieria, 3.300 corazzati e 2.650 aerei. LʹSS-Panzer-Korps di Hausser
era schierato a sud, dove avrebbe agito la 4a Armata corazzata e lʹArmeeabteilung Kempf, schierati
rispettivamente ad ovest e sud-est di Belgorod. Di fronte a queste posizioni cʹerano la 6a e la 7a Armata della
Guardia, a protezione delle due posizioni chiave di Oboyan e Korocha.

4.PanzerArmee (generale Hermann Hoth)


II.SS-PanzerKorps (SS-Obergruppenführer Paul Hausser)
SS-Panzergrenadier Division Leibstandarte Adolf Hitler
SS-Panzergrenadier Division Das Reich
SS-Panzergrenadier Division Totenkopf

XLVIII.Panzerkorps (generale Schmidt Von Knobelsdorf)


Panzergrenadier Division Grossdeutschland
3.Panzer Division
11.Panzer Division
167.Infanterie Division
10.Panzer Brigade
911.Sturmgeschütz Abteilung

LII° Armeekorps
57.Infanterie Division
255.Infanterie Division
332.Infanterie Division
LʹArmeeAbteilung Kempf, agli ordini del generale Werner Kempf, comprendeva:
III° Panzerkorps (6a, 7a e 19a Panzer Division, 168a Infanterie Division, 228a Sturmgeschutz Abteilung, 503a Schwere
Panzer Abteilung)
XLII Armeekorps (39a, 161a e 282a Infanterie Division, 560a PanzerJaeger Abteilung)
XI Armeekorps (106a e 320a Infanterie Division e 393a e 905a Sturmgeschutz Abteilung)

Obiettivi e strategie
La 4a Armata corazzata di Hoth doveva penetrare la linea difensiva sovietica lungo il fronte di Voronezh,
proseguire verso nord-est e conquistare la posizione chiave di Prokhorovka. Dopo aver eliminato le forze
nemiche nellʹarea, gli stessi reparti della 4.Panzer-Armee dovevano spingersi verso nord-ovest in direzione
di Kursk alfine di stabilire il collegamento con le forze della 9.Armee del Generale Model provenienti da
nord. Le tre divisioni dellʹSS-Panzer-Korps di Hausser dovevano attaccare seguendo direttrici parallele, per
potersi appoggiare reciprocamente sui fianchi. Naturalmente a guidare lʹattacco ci sarebbero stati i carri
Tigre. Per tentare di confondere lʹIntelligence nemica, il Comando germanico emise speciali ordini affinché i
reparti corazzati usassero sui loro mezzi simboli di identificazione differenti. Per le tre divisioni SS, furono
adottate delle barre verticali: due per la Das Reich, tre per la Totenkopf, due e mezza per la LSSAH. Nella
mattina del 3 luglio, i reparti dellʹSS-Panzer-Korps si raggrupparono sulle loro posizioni stabilite per lʹinizio
dellʹattacco. A sinistra si attestarono i reparti della Leibstandarte, al centro quelli della Das Reich e a destra i
loro camerati della Totenkopf. Già prima della mezzanotte del 4 luglio furono inviate squadre di guastatori in
avanscoperta, alfine di occupare vantaggiose posizioni per gli osservatori dellʹartiglieria. In quelle stesse ore
anche lʹartiglieria sovietica aveva iniziato a sparare contro le posizioni tedesche, dimostrando che i sovietici

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conoscevano con esattezza la data di inizio dellʹoperazione. Lʹoperazione Zitadelle iniziò comunque allʹalba
del 5 luglio.

Heinz Macher con i pionieri della Das Reich

Inizia lʹattacco
Dopo due ore di combattimenti corpo a corpo con i reparti avanzati sovietici, le prime postazioni nemiche
furono conquistate dai guastatori tedeschi e lʹattacco dei reparti della Leibstandarte potè essere lanciato verso
le quattro del mattino. Ciascuno dei panzergrenadier regiment della divisione aveva un obiettivo ben
preciso. I reparti corazzati ed i granatieri a bordo dei semicingolati erano pronti a tuffarsi nelle brecce aperte.
Per circa unʹora prima dellʹattacco, lʹartiglieria del Corpo colpì
pesantemente le posizioni nemiche. Subito dopo intervennero
gli stormi di Stukas, i bombardieri in picchiata, che demolirono
interi settori difensivi. Una volta lanciato lʹassalto della
Leibstandarte, lʹartiglieria e gli Stukas si interessarono delle
difese nemiche davanti al fronte dʹattacco della Das Reich, il cui
attacco iniziò alle 8.15. In avanti cʹerano i granatieri del
III./Deutschland dellʹSS-Stubaf. Wisliceny, i cui reparti dʹassalto,
appoggiati da gruppi di guastatori armati di lanciafiamme, si
erano infiltrati tra gli avamposti nemici alcune ore prima
dellʹattacco. Le pattuglie tedesche strisciarono attraverso la terra
di nessuno ed attesero in silenzio, per evitare di farsi scoprire
dal nemico, il momento dellʹattacco. Quando fu dato lʹordine,
assalirono alle spalle le posizioni sovietiche e subito dopo
tornarono indietro per colpire la principale linea difensiva
nemica. Tre ore prima dellʹinizio dellʹattacco generale, le truppe
dʹassalto SS poterono comunicare via radio di aver occupato un
villagio nemico. Più sfortunato fu lʹattacco del II./Deutschland, i
cui granatieri finirono sotto un vero e proprio diluvio di fuoco
da parte dellʹartiglieria e delle armi pesanti sovietiche. Costretti
LʹSS-Ostubaf. Wisliceny al suolo, per evitare di finire completamente annientati,
dovettero attendere lʹassalto dei mezzi corazzati per poter continuare la loro avanzata. I granatieri del

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III./Deutschland, dopo essere partiti allʹattacco, furono coinvolti in una furiosa battaglia contro la fanteria
sovietica, battaglia caratterizzata da durissimi combattimenti corpo a corpo, in mezzo alle posizioni
difensive sovietiche. Lʹobiettivo del Battaglione di Wisliceny erano una serie trincee poste davanti ad un
fossato anticarro, e dopo il superamento di quellʹostacolo, i granatieri SS dovevano conquistare il villaggio di
Beresov. Per lʹassalto era stato promesso lʹappoggio di carri e cannoni dʹassalto, ma le cattive condizioni del
terreno, trasformato dalle piogge in una palude, costrinse i granatieri a vedersela da soli. Solo quando venne
superato il fossato anticarro e gli uomini di Wisliceny si stavano difendendo da un feroce contrattacco
sovietico, giunsero di rinforzo alcuni cannoni semoventi. Raggiunta la sponda occidentale del fiume Vorska,
il Battaglione si ritrovò nuovamente bloccato dal fuoco di sbarramento nemico. Fu necessario ancora
lʹintervento dei bombardieri in picchiata Stukas per poter riprendere lʹavanzata. Solo dopo le 8.00, i primi
elementi del Battaglione giunsero a nord di Beresov, da qui girarono verso sud e attaccarono il villaggio.

Testimonianza di Hans Huber, uno dei


guastatori lanciafiamme(2):
ʺ…il fuoco dellʹartiglieria nemica ci costrinse a
metterci al riparo. Si potrebbe quasi aggiungere grazie
a Dio, perché quellʹequipaggiamento era dannatamente
pesante…Presto scoprimmo, grazie ai razzi illuminanti
che venivano sparati, che il nostro 2° plotone aveva
messo piede nel villaggio. Il comandante di sezione
Kiesel era sempre più impaziente. Mi ordinò di
preparare il lanciafiamme ed avanzammo verso le
trincee di fronte a noi. Ogni volta che ci avvicinavamo
ad uno zig-zag della trincea o ad un caposaldo nemico
lanciavo una vampata. Era una strana sensazione
usare questʹarma così distruttiva ed era terrificante
vedere le fiamme prorompere, divorare ed avvolgere i
difensori sovietici. In poco tempo diventai nero da capo
a piedi a causa del combustibile e la mia faccia era
bruciata dalle fiamme che venivano soffiate contro di
noi dal forte vento. Facevo fatica a vedere. Il nemico
non riuscì a contrastare i lanciafiamme così noi
ottenemmo buoni successi catturando molti
prigionieriʺ.
Guastatore SS armato di lanciafiamme Il successivo obiettivo per il Battaglione di
Wisliceny era rappresentato dalla quota 233,3, a circa sei chilometri a nord di Beresov, ma dopo i duri scontri
precedenti e le gravi perdite subite, gli uomini avevano bisogno di tirare il fiato. Fu quindi il I./Deutschland di
Weidinger nel pomeriggio ad attaccare la quota e conquistarla. I carri Tigre, gli Stug III ed i cacciacarri
Marder mossero insieme ai panzergrenadieren, per fornire il loro appoggio di fuoco. I nidi di mitragliatrici
sovietici vennero distrutti uno dopo lʹaltro e questo permise ai granatieri SS di avvicinarsi alle trincee
nemiche attaccandole con le granate e con i lanciafiamme. I panzer SS distrussero anche decine e decine di
cannoni anticarro. Lʹassalto congiunto dei granatieri e dei panzer proseguì anche nel pomeriggio e costò alla
Leibstandarte almeno 500 uomini, tra caduti e feriti. Travolta la prima linea difensiva nemica, la Das Reich e la
Leibstandarte erano pronte la successiva fase dellʹoperazione, vennero quindi lanciate in avanti le loro riserve
corazzate. A nord di Beresov, i granatieri ed i carri della Das Reich finirono in un campo minato, uno dei tanti
disseminati in tutta lʹarea, mentre quelli della Leibstandarte andarono a cozzare contro un pak-front della 28a
Brigata anticarro sovietica. Due carri Tigre furono gravemente danneggiati prima che lʹattacco venisse
fermato, per dare tempo ai guastatori di ripulire la seconda linea difensiva nemica. Durante la notte, i
comandanti della Waffen SS riorganizzarono le loro forze per il successivo attacco alla seconda linea
difensiva sovietica. Venne richiesto nuovamente un massiccio fuoco di appoggio da parte dellʹartiglieria del
corpo per aprire la strada allʹassalto dei panzer e dei granatieri. Alle prime luci dellʹalba del 6 luglio, i
panzergrenadier della Leibstandarte mossero in avanti e solo dopo due ore di durissimi combattimenti

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corpo a corpo venne ʹripulitoʹ il percorso verso le difese sovietiche. Dopo altre quattro ore di feroci
combattimenti, furono distrutti numerosi bunker e numerose posizioni anticarro. Nello stesso tempo,
lʹattacco dei granatieri del Reggimento SS ʹDer Führerʹ contro una ben difesa postazione nemica, venne
respinto con gravi perdite: venne quindi richiesto lʹintervento dellʹartiglieria per poter avere ragione della
forte resistenza nemica. LʹSS-Oberführer Theodor Wisch, da pochi giorni nuovo comandante della
Leibstandarte, era avanti nel suo semicingolato ed una volta che i suoi granatieri corazzati riuscirono ad
aprirsi un varco tra le difese nemiche, ordinò ai suoi reparti corazzati di spingersi verso nord.
I panzer della LSSAH dopo aver percorso alcune
centinaia di metri, si ritrovarono di fronte una
formazione corazzata sovietica, comprendente
una cinquantina di carri T-34. Nel serrato scontro
a fuoco che ne seguì, otto carri sovietici furono
distrutti dai panzer SS, altri tre furono invece
messi fuori combattimento dal fuoco dei
bombardieri in picchiata Stukas, che proprio alla
vigilia dellʹoffensiva di Kursk, erano stati
equipaggiati con cannoncini anticarro da 37mm.
Di fronte a quellʹuragano di fuoco da terra e dal
cielo, i carristi sovietici preferirono battere in
ritirata per evitare di finire completamente
annientati. Dopo essersi riforniti di carburante e
munizioni i panzer SS si lanciarono nuovamente
allʹattacco. Dopo aver percorso alcuni chilometri
in direzione nord, incapparono in un nuovo pak-
front ed in alcuni campi minati. Almeno quattro
panzer ed alcuni semicingolati saltarono sulle
mine. Nel frattempo i granatieri corazzati erano
riusciti ad aprire una nuova breccia nel fronte
difensivo sovietico, attraverso la quale
penetrarono i panzer SS della Leibstandarte e della
Das Reich. Dopo aver distrutto una decina di carri
nemici di una formazione corazzata sovietica
Mappa operativa relativa alle azioni del 6 luglio 1943 lanciata in un disperato contrattacco, i panzer
della Waffen SS furono nuovamente bloccati dal fuoco dei pezzi anticarro.
(Continua)
Note
(1) Qualche fonte riferisce la cifra di 2.050 aerei.
(2) J. Lucas, ʺDas Reichʺ, Hobby & Work s.r.l., pagina 105,106

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SECONDA GUERRA MONDIALE
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Formazioni SS

RSD
Una protezione speciale per il Führer
di Jean Pierre Sourd

2a parte
Lʹalimentazione del Führer
Lʹalimentazione di Adolf Hitler era sotto la responsabilità del Professor Dottor Theodor Morell ed i fornitori
erano sorvegliati dallʹRSHA che, periodicamente, facevano analizzare dei campioni. Hitler aveva dei
problemi di stomaco e Morell aveva l’abitudine di assaggiare gli alimenti del Führer alfine di assicurarsi che
non fossero troppo conditi e questo evitava qualsiasi possibilità di avvelenamento accidentale o criminale.
Comunque sia, la sicurezza divenne di giorno in giorno sempre più paranoica e lʹRSD ricevette lʹordine di
distruggere tutti i regali ʹalimentariʹ per il Führer (che continuarono a giungere da ogni parte del mondo) e
fu così che lʹRSD distrusse grandi quantità di caviale rumeno, dono del maresciallo Antonescu!
Veicoli
Quando si spostava, Hitler era sempre seguito da una vettura dellʹSS Begleit-Kommando e da una vettura
dellʹRSD. Durante gli spostamenti nei paesi occupati (durante la guerra), le grosse Mercedes–Benz
fuoristrada della scorta erano armate con una mitragliatrice MG-34 davanti ed una dietro, alfine di poter
sparare in ogni possibile direzione. Queste mitragliatrici erano dotate anche di un affusto e di un mirino
speciale per essere utilizzate anche in funzione antiaerea. Ottenere dei veicoli non fu semplice per lʹRSD:
quando negli anni tra il 1933 ed il 1934, Hitler si recava ai festival wagneriani di Bayreuth, gli uomini
dellʹRSD dovevano farsi prestare un veicolo alla GESTAPO locale.
Una volta questo veicolo non fu disponibile e gli
uomini di Rattenhuber dovettero seguire il Führer
in taxi! Alfine di evitare altri imprevisti, nel 1935,
venne stanziato una cifra per comprare quattro
veicoli (oltre a 6.000 RM per delle ruote di ricambio,
20.000 RM per il carburante e 4.000 RM per le
eventuali riparazioni). Nel 1936 lʹRSD disponeva
già di otto vetture e quando i compiti dellʹRSD si
estesero alla sicurezza di altri alti funzionari
tedeschi, Rattenhuber ottenne altre tre Mercedes
fuori strada; un modello da 5,4 litri per la squadra
che proteggeva Walter Darré e due modelli da 7,7
Hitler ad una adunata a bordo di una delle sue auto litri per la protezione del Führer, visto che i modelli
a disposizione dellʹRSD in quel periodo non riuscivano più a seguire il Führer che qualche volta viaggiava
anche a 160 km allʹora! Il lavoro degli autisti dellʹRSD era psicologicamente stressante, essi dovevano sempre
avere un occhio sullo specchietto retrovisore alfine di poter girare rapidamente a destra o a sinistra per
evitare che una vettura potesse superare il veicolo con a bordo il Führer. Questa fu una delle ragioni per cui
gli agenti dellʹRSD ottenero il diritto di poter andare in pensione a 50 anni.
La scorta e le armi
Alfine di evitare qualsiasi gelosia tra lʹSS Begleit-Kommando e lʹRSD, Hitler diede disposizione affinché le
scorte fossero composte da un ugual numero di guardie del corpo dellʹuna e dellʹaltra organizzazione: 11
membri dellʹRSD e 11 membri dellʹSS Begleit-Kommando (più i loro capi e gli aiutanti da campo di Hitler),
per un totale di 35 uomini. Quando Hitler si limitava a delle piccole sortite, più intime, la sicurezza doveva

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assumere un più basso profilo ed in questo caso la scorta si riduceva a cinque uomini dellʹRSd e cinque
dellʹSS Begleit-Kommando. Per gli spostamenti in treno la scorta aumentava notevolmente: 22 uomini
dellʹRSD e 22 dellʹSS Begleit-Kommando. Per quanto riguarda lʹarmamento, tutti i membri dellʹRSD
portavano sempre due pistole: una Walther PP calibro 7,65mm ed una pistola calibro 6,35mm. Anche la
maggior parte delle guardie della Cancelleria, dellʹRSD, dellʹSS Begleit-Kommando, della LSSAH o della SA,
portavano in servizio una Walther PP cal.7,65mm. Durante il servizio notturno queste pistole erano caricate
con pallottole traccianti. In seguito lʹRSD prese lʹabitudine di portare armi più potenti. Secondo la
testimonianza di Rochus Misch(1), dellʹSS Begleit-Kommando:
“Noi portavamo una pistola, una piccola Walther Walther PP, calibro 7,65mm. Non la lasciavamo mai, anche quando
eravamo negli appartamenti del Führer. Fu proprio con una pistola di questo tipo che si suicidò Hitler nel suo bunker.
La Walther faceva parte della nostra dotazione di soldati. Non avevamo nientʹaltro in particolare. Era lʹRSD, i
funzionari di polizia, che potevano veramente fronteggiare una situazione critica. Essi avevano delle armi, altra cosa
rispetto alla piccola Waltherʺ.

Durante gli spostamenti erano necessarie 5


grosse Mercedes-Benz fuori-strada per
trasportare i 31 uomini del Führer-Begleit-
Kommando (RSD e SS Begleit-Kommando)
che scortavano Hitler durante i suoi viaggi,
più le loro armi ed i bagagli. Questi 31
uomini disponevano di un totale di 14
pistole mitragliatrici MP-40 più due
mitragliette di riserva con due caricatori
ciascuna, tutte e due messe a disposizione
dellʹSS Stubaf. Wernicke (della LSSAH) nel
caso in cui fosse accaduto qualcosa. Infatti
Wernicke doveva passare una di queste
mitragliette al Führer in caso di attacco
Il Führer ad unʹadunata militare ravvicinato. Per contro non era stata
prevista nessuna squadra di tiratori scelti e contro-cecchini. Gli uomini dellʹSS Begleit-Kommando si
addestravano al tiro alla caserma della Leibstandarte SS di Berlino-Lichterfelde, mentre gli agenti dellʹRSD si
addestravano sia nei giardini degli uffici dellʹRSHA sul Wannsee, sia al poligono della polizia di Berlino.
Sicurezza aerea
I piloti di Hitler, tra cui il famoso generale Baur, furono anchʹessi integrati nellʹRSD ed indossarono
l’uniforme della GESTAPO. Nei suoi aerei personali, Hitler disponeva di una sedia con paracadute che
poteva essere espulsa durante il volo. Prima di ciascun volo, i piloti dovevano effettuare un volo di prova ad
alta quota, alfine di verificare che non ci fosse una bomba azionata tramite un barometro. Durante i voli,
Hitler era sempre scortato da uno Junker-52 che trasportava due squadre di scorta, una dellʹRSD ed una
dellʹSS Begleit-Kommando. In generale una squadra dellʹRSD volava anche in avanti alfine di attendere
Hitler allʹaereoporto di destinazione.

Relazioni con i militari


Con lʹinizio della guerra e visto che il Führer aveva numerosi
quartier generali militari, fu necessario evitare tutti i contrasti tra gli
agenti dellʹRSD ed i militari, i quali attraverso il “Fuehrer-Begleit-
Bataillon” della Wehrmacht, intendevano assicurare la protezione di
Hitler nelle loro installazioni. Per ordine del Maresciallo Keitel, gli
agenti dellʹRSD ricevettero lo status ufficiale di poliziotti militari
della GFP (Geheime Feldpolizei – Polizia Segreta da campo
dellʹesercito). Per la Wehrmacht, lʹRSD era conosciuto sotto il nome
Hitler fotografato alla vigilia di un di “Reichssicherheitsdienst Gruppe Geheime Feldpolizei z.b.V.”,
viaggio in treno cioé: Gruppo del servizio di sicurezza del Reich in missione speciale

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della Polizia Segreta da campo. Essi furono allora autorizzati a portare una uniforme qualsiasi delle Forze
Armate tedesche: Heer, Luftwaffe o Kriegsmarine, a seconda della situazione del momento. Nei confronti
dei militari gli agenti dellʹRSD esibivano i loro distintivi della GFP mentre nei confronti dei civili
continuavano a mostrare il loro distintivo della GESTAPO. Sempre durante la guerra, gli uomini dellʹRSD
furono chiamati a sorvegliare gli artiglieri della 1.Flak-Division, che assicuravano la protezione antiaerea
della Cancelleria. Nessun altro uomo della Luftwaffe stazionava sotto i tetti della Cancelleria.

Residenze del Führer e Quartier Generali


Dopo lʹattentato mancato dellʹ8 novembre 1939 alla Burgerbraukeller(2), Rattenhuber rinforzò il numero delle
sentinelle della LSSAH e le pattuglie dellʹRSD allʹinterno della Cancelleria. Nel dicembre 1940 fu deciso che
nessun bouquet di fiori, tanto alla Cancelleria quanto allʹObersalzberg, doveva essere portato direttamente al
Führer. Inoltre tutti i pacchetti indirizzati a lui dovevano obbligatoriamente essere aperti dallʹRSD alla
presenza sia dellʹSS- Stubaf. Wernicke, sia dellʹSA-Sturmführer Rotte, i quali dovevano contrassegnare il
contenuto. Quando Hitler si recava al suo appartamento privato, al 16 di Prinzregentenplatz, lʹRSD
rinforzava la sicurezza con sette ulteriori uomini. Uno di questi agenti aveva la missione speciale di fare in
modo che nessun oggetto lungo la strada potesse ferire il Führer quando scendeva dalla sua vettura! Inoltre
un poliziotto della Schutzpolizei ed una SS del Begleit-Kommando si mettevano di sentinella davanti alla
sua porta. Un agente dellʹRSD si portava sul tetto. Delle griglie speciali erano state installate nel camino per
evitare il getto di granate o bombe e dei poliziotti in abiti civili della Kripo e della GESTAPO pattugliavano
la strada con i cani. Quando Hitler era presente nel suo appartamento, un agente dellʹRSD in abiti civili,
pattugliava la strada davanti alla porta. I visitatori dei vicini venivano perquisiti e dovevano provare di
essere conosciuti ed attesi. Durante i suoi soggiorni allʹObersalzberg, il Führer amava passeggiare nei
boschi….ed in questi casi era sempre scortato (da lontano…) da 4 o 5 agenti dellʹRSD. Durante la guerra,
lʹalbergo Türken, che si trovava nei pressi dello chalet del Führer, fu interamente requisito per alloggiare i 19
agenti della sezione IX dellʹRSD. Un ufficiale dellʹRSD in uniforme ed armato di pistola pattugliava sempre
davanti al Berghof, in giri di tre ore. Un altro pattugliava sul retro ed altri due nei dintorni. Un agente
dellʹRSD vegliava sempre sul telefono, 24 ore al giorno, ed un altro, in abiti civili ed armato di pistola e di
una torcia, si teneva sempre allʹalbergo ʹHaus Emmaʹ, un albergo
requisito e trasformato in un centro stenografe (16 in totale) che
trascrivevano tutto ciò che veniva detto durante le conferenze
sulla situazione militare allo chalet del Führer. Il lavoro
dellʹagente dellʹRSD era quello di assicurare che nessuno
ascoltasse alle porte durante le trascrizioni dettate e che le
stenografe non ricevessero visite personali. Agli stessi agenti
dellʹRSd era vietato parlare con le stenografe, le segretarie e gli
impiegati del luogo. In questa zona montagnosa, lʹRSD riceveva
lʹaiuto della polizia locale soprattutto per allontanare gli alpinisti.
Esistevano tre settori di controllo (Bezirken) allʹObersalzberg, con
barriere di protezione, tutte sorvegliate dalla SS-Wach-Kompanie
“Obersalzberg” della LSSAH , rinforzata da agenti dellʹRSD che
esaminavano i lasciapassare. Nei quartieri generali del Führer
(Felsennest, Adlerhorst, Wolfschanze, ecc…), la sicurezza era a
carico dei militari del Führer-Begleit-Bataillon e degli uomini del
Reggimento della Guardia della divisione Grossdeutschland. Ma
entro lo Sperrkreis I (il perimetro rappresentante il circolo intimo
del Führer) la sicurezza dipendeva sempre dallʹRSD e dallʹSS
Begleit-Kommando. Quando Hitler arrivava in uno di questi
Hitler e Blondie al Berghof Quartier Generali militari, Rattenhuber rinforzava il dispositivo
di sicurezza per fronteggiare un eventuale colpo di mano dei
paracadutisti nemici. Cosi quando Hitler giunse al Felsennest nel 1940, poco prima dellʹoffensiva allʹovest,
Rattenhuber distaccò 19 agenti dellʹRSD, tre gendarmi e 103 poliziotti della Schutzpolizei per pattugliare i
boschi nellʹarea, sotto gli ordini dellʹufficiale dellʹRSD (e commissario della Kripo) Friedrich Schmidt.
Ciascun uomo dellʹRSD venne armato con una pistola Walther 7,65mm ed una pistola 6,35mm con 50

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cartucce per ciascuna arma, insieme alle loro uniformi grigio-verdi ed anche degli abiti civili. Inoltre una
compagnia d’assalto del Führer-Begleit-Bataillon dellʹesercito, pesantemente armata e forte di 234 soldati fu
posta di riserva. I piloti del Führer, membri anchʹessi dellʹRSD, prendevano delle foto aeree dei quartieri
generali per testare la mimetizzazione….Con il passare degli anni ed in particolare sul fronte dellʹest, il
Führer prese molto sul serio la possibilità di un colpo di mano aviotrasportato da parte del nemico. Nel
settembre del ʹ44, ordinò di portare al suo Quartier Generale della Wolfschanze, per lʹRSD, lʹSS Begleit-
Kommando ed i suoi aiutanti di campo: 200 fucili d’assalto Stg 44 con 300.000 cartucce, 250 pistole Lüger P-
08 con 250.000 cartucce, 250 pugnali da trincea, 8 lanciafiamme, 500 Panzerschreck e Panzerfaust, 24 ottiche
per tiratori scelti per fucile, di tipe Z-4 (uno degli ultimi modelli), 200 mine e 550 elmi da paracadutista (più
leggeri dello Stahlhelm M-35, ma con una migliore visione perimetrica…). Hitler aveva ben compreso che in
caso di attacco da parte dei paracadutisti sovietici, non sarebbero state certo delle piccole Walther 7,65mm a
fermarli! Tutte queste misure non impedirono lʹattentato contro il Führer: attentato, da rilevare, non
commesso da un commando nemico, ma da un traditore, un ufficiale dellʹesercito, il conte von Stauffenberg!
Immediatamente dopo lʹattentato, il 20 luglio 1944, gli ufficiali di polizia dellʹRSD effettuarono una rapida
inchiesta sui luoghi, designati dallo stesso von Stauffenberg. Lʹattentato fallì e a Berlino il tentato putsch
contro Hitler venne rapidamente soffocato grazie alla lealtà delle truppe della guarnigione locale. Lʹultimo
azione degna di importanza per lʹRSD ebbe luogo negli ultimi giorni della battaglia di Berlino, lʹarresto di
Hermann Fegelein…
Lʹaffare Fegelein
Venerdì 27 aprile 1945, Hitler si rese conto dellʹassenza senza motivo dellʹSS-Gruppenführer Fegelein,
ufficiale di collegamento della Waffen-SS presso il Quartier Generale del Führer. Hitler chiamò allora
Rattenhuber ordinandogli di trovare Fegelein. In realtà questi era nascosto in un appartamento di cui
nessuna conosceva lʹindirizzo, in compagnia della sua amante irlandese (o scozzese. Una rossa molto bella,
sposa di un diplomatico ungherese). Senza dubbio un agente dei servizi segreti britannici, questa donna
aveva tentato di sedurre Josef Goebbels, prima di buttarsi su Fegelein, giovane ufficiale, eroe della cavalleria
SS, decorato con la croce di cavaliere con fronde di quercia e spade. Fegelein attendeva lʹarrivo di uno
Junker-52 che avrebbe dovuto portarlo lontano da Berlino. Ma lʹaereo non giunse in tempo….Fegelein
commise un errore, lasciò a Gunsche, ufficiale dellʹSS Begleit-Kommando, il numero di telefono del suo
appartamento a Berlino ʹda utilizzare solo in caso di urgenzaʹ. Gunsche diede questo numero a Rattenhuber
il quale chiamò Fegelein. Questʹultimo cercò di prendere tempo, dicendo che era in stato di ʹebbrezzaʹ e non
poteva presentarsi così davanti al Führer. Chiese due ore di tempo…. Alle 17.00 visto che Fegelein non si era
presentato ancora, Rattenhuber inviò un reparto di RSD composto da quattro uomini agli ordini dellʹSS-
Hauptsturmführer Helmuth Frick (anche lui dellʹRSD). Saliti su una Kubelwagen si avviarono per le strade
di Berlino sotto il fuoco dei sovietici.
UnʹUntersturmführer dellʹRSD venne ferito da una
proiettile sparato da un cecchino sovietico. Il
veicolo tedesco fu costretto a cambiare
continuamente strada per poter evitare il più
possibile le aree interessate dai combattimenti e
giunse da Fegelein solo dopo alcune ore.
Questʹultimo fu trovato in abiti civili, non rasato, a
bere del cognac. Fegelein dichiarò a Frick che un
capitano non poteva arrestare un generale SS!
Incredibilmente, Helmuth Frick si lasciò
convincere ed abbandonò lʹappartamento di
Fegelein. Il capitano dellʹRSD ritornò quindi al
bunker del Führer con lʹufficiale ferito e due
pneumatici distrutti da colpi di mortaio sovietici.
Una delle ultime foto di Hitler a Berlino, nellʹaprile del ʹ45
Martin Bormann propose allora di inviare una
nuova pattuglia dellʹRSD, questa volta guidata dallʹSS-Standartenführer Peter Hoegl. La pattuglia salì su un
veicolo semicingolato SPW, guidato dallʹHauptsturmführer Frick che conosceva la strada. Partirono alla
22.00 ed arrivarono unʹora dopo. Fegelein li accolse, si era rasato, era in uniforme e stava preparando le

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valigie in compagnie di una bella donna, la sua famosa amante irlandese. Poi affrontò a viso aperto Hoegl,
ricordando anche a lui, che il suo grado non gli permetteva di arrestarlo. Hoegl gli replicò che era il capo
della polizia della Cancelleria e che doveva eseguire un ordine del Führer!
Questa volta Fegelein non aveva scelta. Offrì allora del cognac a
Hoegl e agli agenti dellʹRSD. La sua compagna ne approfittò per
andare a sciaquare dei bicchieri in cucina. Si udì il rumore
dellʹacqua che colava…La donna non fece più ritorno. Nella cucina
la finestra era aperta, nessuno più vide lʹirlandese! (3) . Gli uomini
dellʹRSD presero Fegelein e la sua valigia, prova della sua
intenzione a disertare: questa valigia conteneva 105.725
Reichsmarks, 3.186 franchi svizzeri, dei diamanti e due passaporti
con la foto della sua amante, ma con nomi differenti. Grazie ad un
breve momento di pausa nei combattimenti, gli uomini di Hoegl
riuscirono a fare ritorno rapidamente al bunker, poco prima di
mezzanotte. Fegelein venne messo agli arresti nella sua camera del
bunker mentre Hoegl veniva rimproverato da Bormann: ʺHoegl,
idiota dai piedi piatti! La donna, la donna! Perché non me lʹavete portata al
posto di questa valigia inutile? Fegelein é un traditore. Quella donna é un
agente britannico. Fegelein ha dormito con lei ed ha parlato su tutto!ʺ.
Rattenhuber inviò allora altre due pattuglie dellʹRSD
allʹappartamento di Fegelein, durante la notte e la mattina seguente,
Hermann Fegelein, qui ritratto con i con la speranza che lʹamante di Fegelein ritornasse, ma fu tutto
gradi di SS-Oberführer inutile. Fegelein venne allora giudicato per diserzione da una corte
marziale diretta dallʹSS- Brigadeführer Wilhelm Mohnke. Secondo la testimonianza a posteriori di
questʹultimo, Fegelein era completamente ubriaco; mise in dubbio la competenza legale della corte marziale,
dihiarando che lui era agli ordini di Himmler e non di Hitler. Rifiutò il suo diritto a farsi difendere da un
avvocato, urlò, vomitò, ad un certo punto tirò fuori il suo pene per poter urinare. Subito dopo si tolse lui
stesso le sue mostrine(4) e le gettò a terra, dicendo agli ufficiali SS che lo giudicavano che erano ʺ…una
collezione di buchi di culo tedeschiʺ. Monhke tentò di aiutare il suo camerata Fegelein, dichiarando a giusto
titolo, che lʹimputato non fosse in stato normale e aggiornò la corte marziale. Intervenne allora Heinrich
Müller, il capo della GESTAPO, anche lui nel bunker, il quale chiese la consegna di Fegelein, per giudicarlo
per alto tradimento, un crimine molto più grave... Fegelein fu allora interrogato dalla Gestapo (senza dubbio
dallʹRSD) durante tutta la giornata del 28 aprile. Fu allora che Hitler apprese che Heinrich Himmler, il
Reichsführer SS, aveva intavolato negoziati con gli alleati occidentali, cosa che il Führer qualificò come un
vero e proprio tradimento! Fegelein pagò per Himmler. Secondo la testimonianza di Rochus Misch, allora
SS-Oberscharführer dellʹSS Begleit-Kommando ed addetto alle comunicazioni telefoniche del bunker, un
membro dellʹRSD, Hans Hofbeck, gli raccontò poco dopo che verso mezzogiorno del 28 aprile, un gruppo di
agenti dellʹRSD presero Fegelein e lo portarono in un corridoio del bunker dove gli fu sparata una raffica di
pistola mitragliatrice alle spalle…. Poche ore dopo, Hitler si suicidò. Mentre il suo corpo bruciava, il generale
SS Hans-Johann Rattenhuber, capo della sua sicurezza, guardò le fiamme con il braccio teso, gli occhi pieni
di lacrime. LʹRSD non aveva più nessuno da proteggere…

Note
(1) Op. Citata
(2) Nel corso della sua vita, Hitler fu lʹoggetto di almeno quaranta attentati!
(3)L’amante di Fegelein poté fuggire poiché Hoegl non aveva messo delle sentinelle fuori dellʹappartamento, ciò che Bormann gli
rimproverò più tardi. In realtà Hoegl non aveva voluto esporre i suoi uomini al fuoco dei combattimenti in mezzo alla strada.
(4) Contrariamente a quanto hanno scritto numerosi autori anglo-americani, inclusi quelli che hanno riportato che fu lo stesso Hitler in

persona a strappargliele.

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Formazioni SS

Landstorm Nederland
di Massimiliano Afiero

Landwacht Nederland
All’inizio del 1943 il movimento di resistenza in Olanda inizió a diventare sempre piú attivo. Oltre alla
distruzione ed il danneggiamento di installazioni militari tedesche, i gruppi di resistenza minacciavano ed
assassinavano cittadini olandesi molto influenti accusati di collaborare con le forze di occupazione. Tra le
vittime più eminenti, il Generale Seyffardt, che aveva sostenuto la formazione prima della Legione e poi
della Brigata volontaria SS olandese. Il ʺMinistro del Reich per le zone occupate olandesiʺ (Reichsminister für
die besetzten niederlandischen Gebiete), Artur Seyss Inquart, richiese quindi il rafforzamento delle truppe
d’occupazione in Olanda. La sua idea di espandere l’SS-Wachtbataillon III ʺNordwestʺ(1), costituito con
volontari olandesi, alla forza di un Reggimento, venne respinta da Himmler in vista della formazione della
Brigata SS olandese. Seyss Inquart, allora, nella sua veste di Chef der deutschen Polizei (capo della polizia
tedesca) avviò la formazione di una polizia ausiliaria territoriale (Hilfspolizei), comunque sottoposta
organizzativamente alla Waffen SS. L’11 marzo 1943 nacque ufficialmente la ʺLandwacht Nederlandʺ, una
formazione territoriale di difesa nazionale contro attacchi provenienti da nemici esterni o interni.

La costituzione dellʹunità fu
approvata dal Befehlshaber der
Waffen-SS in den Niederlanden
(comandante della Waffen SS in
Olanda), lʹSS-Gruppenführer Karl
Maria Demelhuber con
provvedimento dellʹHöherere SS-
und Polizeiführer Nordwest (Alto
comandante della SS e della Polizia
Nordwest), lʹSS-Gruppenführer
I principali artefici della formazione della Landstorm Nederland: da sinistra Albin Rauter. Ogni olandese sano
Seyss Inquart, Rauter e Demelhuber tra i 17 ed i 45 anni poteva
presentarsi come volontario. Naturalmente la maggior parte dei volontari venne dalle file del Nationaal-
Socialistische Beweging (Movimento Nazionalsocialista, NSB), il partito di Anton Mussert. La nascita della
formazione venne sancita nel Verordnungsblatt (Gazzetta Ufficiale) con data 12 marzo 1943, nel quale
vennero specificati anche i seguenti punti:
Articolo 1: la Landwacht Nederland, o più
brevemente ʹLandwachtʹ è una organizzazione di
difesa nazionale, il suo compito è quello di difendere il
territorio olandese da qualsiasi attacco interno o
esterno.
Articolo 2: la Landwacht è formata in accordo con il
leader del movimento nazionalsocialista in Olanda
(NSB) sotto la supervisione della Waffen-SS e sotto il
comando dellʹʺHöhere SS-und Polizeiführerʺ.
Il reclutamento dei volontari per la nuova unità
era in realtà iniziato alcune settimane prima.
Come già anticipato nellʹarticolo 2 della Gazzetta
Volontari olandesi per la Landwacht Ufficiale, il leader dellʹNSB, Anton Mussert,

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appoggiò il progetto per due motivi: il primo, la certezza che la formazione sarebbe rimasta sul territorio
nazionale ed il secondo che la Landwacht poteva rappresentare lʹembrione del nuovo esercito nazionale
olandese. Mussert sperava di poter combattere efficacemente gli attacchi della resistenza contro il suo
governo collaborazionista. Da parte sua, lʹSS-Gruppenführer Hanns-Albin Rauter, mirava con la nascita
della Landwacht a controllare i membri dellʹNSB e a trasformarla in una sua unità personale. Mussert invitò
tutti i membri del suo partito di età compresa tra i 17 ed i 45 anni ad arruolarsi nella nuova formazione. I
volontari firmarono un contratto per un periodo di tre mesi di addestramento. Questo periodo poteva essere
eventualmente esteso di massimo altre sei settimane. Dopo aver completato lʹaddestramento i membri
dellʹunità venivano posti in riserva e mobilitati solo se necessario. Altri invece firmarono un contratto
diverso, restando in servizio attivo.

Membri della Landwacht Foto di un membro della Landwacht

Cerimonia di giuramento della Landwacht Nederland

Formazione
Rauter comunicó il 23 Marzo che il reclutamento per la ʺLandwacht Nederlandʺ procedeva bene e che in un
solo giorno, come esempio, ad Assen si erano presentati 123 uomini, tutti dichiarati idonei e addirittura 77

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idonei perfino per le SS. Questi ultimi volontari vennero raggruppati in una compagnia speciale, allo scopo
di poterla trasferire in seguito nei reparti delle Waffen SS olandesi. In seguito al fatto che tra i nuovi elementi
si riscontró una carenza di comandanti, Himmler, in accordo con l’SS-Obergruppenführer Kurt Daluege
(Capo della Ordnungs Polizei) comandó che fossero assegnati alla Landwacht degli ufficiali di polizia della
riserva, con unʹetà superiore ai 40 anni. Fino al 6 Aprile 1943 erano stati selezionati per la Landwacht 1.643
uomini, con i quali furono costituiti i seguenti reparti:
! uno stato maggiore reggimentale (Regimentsstab)
! una compagnia mitragliatrici pesanti (schwere (MG-) Kompanie)
! una compagnia cacciacarri (Panzerjäger-Kompanie) a Den Haag.
! il I° Battaglione con quattro compagnie (a Hertogenbosch)

Il 3 maggio 1943, venne formato il I°


Battaglione a Den Bosch e Vught. Lo stato
maggiore reggimentale, una MG-Kompanie
(compagnia mitraglieri) ed una Inf-Panzerjäger
Kompanie (compagnia anticarro) a Den Haag.
Il II° Battaglione venne formato nellʹarea di
Weert e dallʹottobre del ʹ43 iniziò la formazione
e lʹaddestramento del III° Battaglione nellʹarea
di Roermond. La 13. Kompanie venne invece
formata nella Festung Scheveningen-
Clingendaal. Questi primi tre battaglioni
andarono a formare in seguito lʹSS-Grenadier-
Regiment 1 Landwacht Nederland. La formazione
olandese fu posta fin dal marzo del ʹ43, agli
Addestramento con pezzi Pak da 37mm ordini dellʹSS-Oberführer Viktor Knapp (il
comando nominale della Landwacht era stato assegnato a Cornelius van Geelkerken, leader della sezione
giovanile dellʹNSB). Lʹaddestramento iniziò allʹinizio di maggio ed il 30 dello stesso mese avvenne la
cerimonia del giuramento del primo di gruppo di volontari. La truppa comprendeva principalmente
volontari olandesi (la maggior parte dei quali membri dellʹNSB) con un certo numero di ufficiali e
sottufficiali provenienti dalla Polizia tedesca o dalle sue riserve. Altri ufficiali e sottufficiali comprendevano i
volontari olandesi che avevano già servito nella Waffen-SS sul fronte dellʹest e dallʹ11° Kriegsjunkerlehrgang
(corso di istruzione) di Bad Tölz. Circa 130 tra ufficiali e sottufficiali olandesi giunsero dalla divisione Wiking
e dalla Brigata Nederland. Dopo la formazione del II° Battaglione, avvenuta nel periodo tra Maggio/Giugno, il
29 Luglio 1943 a Weert (Provincia di Limburg) ebbe luogo il giuramento di 1.200 membri del III° Battaglione.
In questo periodo Mussert richiese per il reggimento il nome di ʺGenerale van Heutszʺ.

Visita di Mussert (con lʹuniforme nera) ai volontari olandesi. Alla sua destra, Rauter ed alla sua sinistra
con il braccio nel saluto nazionalsocialista, Seyss Inquart.

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Van Heuszt era stato un generale olandese particolarmente filo-tedesco, il cui figlio serviva come medico
nella divisione ʺWikingʺ. Himmler tuttavia rifiutó la concessione del nome per il reggimento, poiché per
ricevere l’onore del nome, lʹunità doveva affermarsi come reparto combattente sul campo di battaglia.
Allʹinizio di agosto il Reggimento olandese venne trasferito da Den Haag (l’Aia) a Vught.
Uniformi e distintivi
I membri della Landwacht inizialmente non ebbero proprio insegne ed uniformi, nella maggior parte dei casi
continuarono ad indossare le divise delle organizzazioni paramilitari o militari da dove provenivano, SS
olandesi, Weer Afdeeling, Polizia, ecc. Come unico segno distintivo, i ʺlandwachterʺ indossarono una fascia
da braccio stampata in nero su base rosso scuro, che riportava la scritta ʺLandwacht Nederlandʺ racchiusa
tra due ʺwolfsangelʺ (runa del lupo) rivolte a destra. Qualche mese dopo venne anche realizzato un fregio da
braccio ricamato su tessuto grigio-verde, raffigurante un leone rampante in serto di alloro sormontato dal
testo ʺLandwachtʺ. Questo distintivo veniva portato sul braccio sinistro dellʹuniforme. Sempre per la
Landwacht, venne creata anche una fascia da polso, esistente in almeno quattro versioni. Al collo i membri
della Landwacht portavano una mostrina nera con un fregio metallico raffigurante una granata esplodente.
Spesso le mostrine nere utilizzate prima dalla Landwacht e poi dalla futura Landstorm, erano più lunghe
delle classiche mostrine della Waffen SS, poiché vennero utilizzati esemplari destinati allʹNSKK(2). Lo stesso
fregio veniva riportato anche sui berretti. Questo fregio metallico (utilizzato anche sui berretti della Polizia
olandese) esisteva in due tipologie, una che potremmo definire a fiamma alta, prodotta spesso in ottone ed
una a fiamma bassa, prodotta sempre in metallo povero o zinco. Questʹultima versione venne in seguito
utilizzata dai membri della Landstorm.

Membro della Landwacht e delle SS (Sichereit LʹUscha Willy van Bynen. Sulla mostrina reca la versione
Dienst) con mostrina fregiata in metallo 2° tipo ricamata da truppa e quella in metallo sul berretto

Landstorm Nederland
Il 16 ottobre 1943 il reggimento organizzato militarmente fu ridenominato come “Landstorm Nederland” su
proposta di Rauters (pubblicazione ufficiale nel Verordnungsblatt del 16 Ottobre 1943). La nuova
denominazione sancì il passaggio definitivo dellʹunità in seno alla Waffen SS.Oltre a questo venne costituita
per compiti di polizia ausiliaria la “Stadt und Landwacht”. Tre giorni piú tardi 650 uomini prestarono
giuramento come “Landstormer” a Roermond In questa occasione erano presenti Demelhuber, Rauter e
Mussert. La formula del giuramento recitava:

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ʺAls Angehöriger des ʹLandstorm Nederlandʹ schwöre ich Dir, Adolf Hitler, dem germanischen Führer, Treue und
Tapferkeit. Ich gelobe Dir und den von Dir bestimmten Vorgesetzten Gehorsamkeit bis in den Tod. So war mir Gott
helfe.ʺ
(Come appartenente alla ʹLandstorm Nederlandʹ giuro a te, Adolf Hitler, Führer germanico, fedeltá e valore. Io
prometto a te ed ai superiori da te nominati obbedienza fino alla morte. Che Dio mi aiuti).

Cerimonia funebre presenziata da membri della Landwacht. Lʹufficiale Membro della Landwacht/Landstorm
sulla sinistra reca sulla mostrina la granata esplodente

Allʹinizio di novembre del 1943 a Roermond si formó una compagnia con i membri giovani dellʹNSB, la
Jeugdstorm compagnie. In quello stesso mese il I° Battaglione fu inviato a sorvegliare i lavori per la
costruzione del bacino di Rosendal. Durante quello stesso mese di novembre le riserve dellʹunità vennero
mobilitate per un addestramento a livello reggimentale di tre giorni. Sempre a novembre venne formata una
seconda Landwacht, per essere messa a disposizione dellʹNSB per la lotta alla resistenza, e Mussert richiamò
ancora una volta all’arruolamento i fedeli al partito estendendo questa volta il limite di età a 55 anni.

Ulteriori note
uniformologiche
Con il passaggio effettivo nella Waffen
SS, si verificò anche il primo tentativo
di rendere omogeneo il vestiario dei
membri della Landstorm, con il
conseguente utilizzo di uniformi e
mostreggiatura di fattura tedesca.
Sullʹuniforme grigio-verde venne
adottata la normale aquila da braccio.
Sul colletto la mostrina destra era
spesso priva di fregio: in molti casi
riportava la granata esplodente della
Landwacht e solo nel caso di ufficiali
provenienti da altre formazioni SS, le
Le quattro tipologie della fascia Landwacht doppie rune. Venne prodotta anche
una fascia da braccio con la scritta ʺLandstorm Nederlandʺ dalla BeVo. Questo tipo di fascette erano tessute a
macchina in filo sottile grigio di cotone o di seta, prodotto tra il 1943 e il 1945 e destinate a qualsiasi grado.
Per la Landstorm, non si conosce alcun esemplare specifico per gli ufficiali, tranne qualche fascetta di

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manifattura olandese. Per anni si è sempre sostenuto che questa fascia non fosse stata mai distribuita
ufficialmente ai membri della Brigata e poi della Divisione, ed in parte è vero, ma dal racconto di reduci e da
evidenze fotografiche risulta invece che la fascetta venne consegnata in modo non ufficiale.

Fascia per la Landstorm Nederland (Collezione Max C.)

Riorganizzazione
In seguito al trasferimento dei membri piú anziani della Landstorm Nederland nella Stadt und Landwacht e
degli elementi migliori nella SS-Freiwilligen Panzerbrigade Nederland, l’unitá al 31 Dicembre 1943 aveva una
forza di: 26 ufficiali, 48 sottufficiali e 1.838 soldati.

Membri della Landstorm Nederland durante una cerimonia ufficiale. Nella foto di destra è ben evidente lʹutilizzo di
mostrine nere più lunghe di quelle normali, per lʹutilizzo di esemplari destinati allʹNSKK

ʹLandstormerʹ in parata Giovane volontario olandese

Malgrado il Reggimento avesse raggiunto gli effettivi richiesti, mancavano ancora in quantitá notevole
ufficiali e sottufficiali. All’inizio del 1944 furono pertanto trasferiti alla Landstorm 300 ufficiali e sottufficiali,

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per la maggior parte reduci dai combattimenti con il III° Corpo Corazzato (germanico) delle SS, dai
convalescenzari. Il 17 aprile 1944 il II° Battaglione venne spostato a Veenendaal, mentre il III° da Roermond a
Groningen. Il I° Battaglione rimase invece ad Hertogenbosch. Il Rgt.Stab, la 13. e la 15.Kompanie presero
posizione a Vught; il Battaglione di riserva a Hoogeveen. A seguito della nuova campagna reclutamenti e del
trasferimento dei circa 300 ufficiali e sottufficiali, il Reggimento aveva al 30 Giugno 1944 la forza di: 32
ufficiali, 226 sottufficiali e 2.920 soldati. Essendo piú della metá della forza degli ufficiali e dei sottufficiali
reduce dai convalescenzari, l’unitá non poteva considerarsi ancora pronta per lʹimpiego al fronte. Dal 1°
aprile la formazione olandese era passata agli ordini dellʹSS-Obersturmbannführer Deurheit. Lʹ11 maggio
1944 il comando passò allʹSS-Standartenführer Martin Kolhroser(3). Il 15 maggio 1944 tutti i reparti vennero
allertati e mobilitati.

SS-Staf. Martin Kolhroser Reparto della Landstorm in marcia verso il fronte

Al Fronte
Dopo lo sbarco degli Alleati in Normandia il 6 Giugno 1944, nel giro di 3 mesi essi già premevano ai confini
del Reich tedesco. Alla fine di agosto del 1944, gli alleati riuscirono a respingere nella regione franco-belga, la
15a Armata tedesca sulla linea di Lumbres-Armentieres e la 7a Armata nella zona di Mons-Charleroi-Namur-
Luttich. In questo modo si venne a creare tra Anversa e Hasselt un ampio varco nel fronte, che minacciava
un’avanzata nemica verso l’Olanda meridionale. Dal momento che non cʹerano disponibili truppe tedesche
per contrastare questa minaccia, il Wehrmachtsbefehlshaber Niederlande (alto comandante della Wehrmacht in
Olanda) doveva contrastare lʹoffensiva degli Alleati impegnando il LXXXVIII.Armee-Korps e tutte le altre
truppe a disposizione nellʹarea di giurisdizione, fino all’arrivo della I.Fallschirmjäger-Armee (1a Armata
paracadutisti) previsto per il 4 Settembre 1944. Il LXXXVIII.Armee-Korps occupó quindi le posizioni difensive
sul canale Alberto da Anversa ad Hasselt (Belgio del Nord). Di fronte ad esse cʹera la 2a Armata Britannica,
che in vista dell’operazione Market Garden, aveva ricevuto il compito di attaccare nell’area di Neerpelt. LʹAlto
comandante della SS e della Polizia Nordwest, Rauter, mise a disposizione del Comandante della
Wehrmacht in Olanda il I° ed il II° Battaglione della Landstorm Nederland, che furono messi a disposizione
della 85.Inf.Div. (II.Btl) e della 719.Inf.Div. (I.Btl.). Su queste posizioni i volontari olandesi si batterono contro
i loro stessi compatrioti della Brigata olandese ʹPrincipessa Ireneʹ. Il 4 Settembre 1944 il Comando del
LXXXVIII.Armee-Korps diede l’ordine al I° Battaglione della Landstorm Nederland (SS-Ostubaf. Max Gebhardt)
di coprire l’ala orientale del Corpo. Il Battaglione (con la forza di 438 uomini) prese posizione presso Hasselt
e Beeringen sul canale Alberto e venne rinforzato con sei pezzi da fanteria da 7,5 cm. Il giorno successivo
arrivó ad Hasselt per essere impiegata in combattimento anche la Jugendkompanie (compagnia della
gioventú). Soltanto questa compagnia, ad esempio, ebbe su 160 uomini ben 120 caduti. Le truppe inglesi
riuscirono a travolgere le difese tedesche lungo il canale Alberto e ad attaccare in direzione nord-est. Il I°

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Battaglione fu impegnato in pesanti combattimenti difensivi presso Genk e Meersen ed in seguito a Stein,
Brasel e Sittard. I resti del Battaglione, dopo essersi ritirati in direzione Nord-ovest, si attestarono su nuove
posizioni difensive presso Deurne, a sud-ovest di Koersel e presso Hechtel.

In merito al morale del I° Battaglione della Landstorm Nederland (Kampfmoral), riportiamo il rapporto inviato
dal Comandante dello stesso battaglione, lʹSS-Stubaf Gebhardt al Comandante del Reggimento SS:
"L’SS-Unterscharführer Zwaag, dellʹunità
medica, ricevette lʹordine di trasportare a
Genk i feriti. Non è piú tornato. Nello stesso
periodo è sparito anche lʹSS-Rottenführer
Schulz della 3.Kompanie. Si ritiene che,
poiché Zwaag è originario di Brussells e
Schulz è un suo buon amico, entrambi
abbiano disertato. E´ un fatto inammissibile,
perché i feriti non possono piú essere aiutati.
E così un ferito, è rimasto per cinque ore
nella sua buca con una ferita nei polmoni
prima di essere soccorso. In un settore di 12
chilometri di lunghezza non è possibile
fornire l’assistenza sanitaria avendo a
Volontario olandese armato di fucile e Panzerfaust disposizione un dentista come medico del
Battaglione, e due paramedici. A ció si aggiunga che ancora non è presente alcun portaferiti e nessun automezzo per il
trasporto dei feriti. Inoltre ogni qualvolta un mezzo viene mandato nelle retrovie, fuggono sia gli infermieri che lo stesso
autista. L’SS-Ustuf. Dr Pilz ha comunicato che la casa, scelta come posto di soccorso per il battaglione, è bruciata. Il
Battaglione chiede dunque lʹinvio immediato di un portaferiti, due infermieri ed in particolare delle siringhe. Dopo la
perdita dell’SS-Hstuf. Vollmers, la 2.Kompanie è rimasta completamente abbandonata. L’SS-Ustuf. Schüster (Schüster,
Johann nato il 1° febbraio 1901 2./Frw.GR.83) non è in condizioni di comandare la compagnia, egli ha giá rinunciato a
fare il capoplotone. Il suo plotone si è disperso in tutte le direzioni. Ad un certo punto, Schüster si era recato presso il

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posto di comando del Battaglione vicino, per ristabilire il collegamento: quando è tornato indietro, i suoi uomini
avevano consegnato le armi ai camerati vicini ed erano in procinto di ritirarsi. Non mi é noto se Schüster ha saputo che
il suo comandante compagnia è caduto. Egli non è in condizione di comunicare con il posto di comando, la sussistenza
e con il gruppo di combattimento. Non é quindi possibile comunicare con lui in alcun modo. Chiedo pertanto l’invio di
un comandante di compagnia più adatto".
Il II° Battaglione della Landstorm Nederland (agli ordini dellʹSS-Hstuf. Müller) fino al 7 settembre occupò le
posizioni difensive nell’area della 719.Inf.Div. sull’ala ovest del LXXXVIII.Armee-Korps a nord-ovest di
Anversa. La cittá era stata occupata tre giorni prima dalle truppe Inglesi. Si verificarono duri combattimenti
difensivi presso Kapel, Merksen e Hooghuis. Fino al 1° Settembre gli olandesi furono alle dipendenze del
Gren. Reg. 723 (719.Inf.Div.) ritirandosi verso Herrentals. Il giorno seguente l’SS-Hstuf Müller radunó gli
elementi del Battaglione nella zona di Poederlee, a nord di Herrentals. Da lí proseguirono verso Aart. Il 15
Settembre gli inglesi riuscirono a giungere nella zona di Neerpelt, costringendo i tedeschi ad un nuovo
ripiegamento. Il 28 settembre lʹHSSuPF Nordwest, Rauter, scriveva al comandante del LXXXVIII corpo:
"….a suo tempo, quando la situazione sul Canale Alberto all’inizio di settembre si presentava difficile, ho messo a
disposizione il II° Battaglione della Landstorm Nederland (al comando dellʹSS-Hstuf. Müller), da me costituito,
nell’attesa che con l’arrivo delle forze del 15.Armee-Korps dalle Fiandre potesse poi essere ritirato. Anche il
Feldmaresciallo Model mi aveva promesso a suo tempo, data la situazione difficile nel paese, a causa della mancanza di
carbone, gli scioperi ferroviari e la scarsitá di mezzi di sussitenza, di impiegare nelle grandi cittá i miei migliori reparti
di polizia. Infatti io devo contrastare i sovversivi nelle cittá, altrimenti si diffonderá un pericolo incontrollabile. Prego
per tale ragione il rilascio urgente del mio battaglione di polizia dalla sua area di giurisdizione e che quindi sia diramata
la disposizione al Comandante del Battaglione ad Apeldoom presso lʹSS-Standartenf. Kohlroser".
A causa della difficile situazione al fronte in quel particolare momento, il Battaglione non poteva comunque
essere ritirato per ricongiungersi al Reggimento. Durante il mese di ottobre gli uomini erano ancora
impegnati nella difesa della linea Baarle-Nassau. Alla fine del mese arrivó l’ordine di ritirarsi da Alphen a
Tilburg e da Chaaro a Breda. In seguito il Battaglione Müller fu ritirato dal fronte e spostato nell’area di
Apeldom, dove venne costituita la SS-Freiwilligen Brigade ʺLandstorm Nederlandʺ. In quello stesso periodo,
in seguito ad un ordine del comandante del gruppo di armate B, il Feldmaresciallo Walter Model, venne
formato con diverse unitá di polizia e della riserva il Korpsgruppe ʺRauterʺ. Anche la nuova Brigata SS
ʺLandstorm Nederlandʺ fu posta alle dipendenze di questo nuovo gruppo da combattimento.
(Continua)
Note
(1) LʹSS-Wachbataillon ʹNordwestʹ, venne formato nel gennaio del 1942, come una formazione non combattente, ma da impegnare

esclusivamente nella guardia ai perimetri esterni dei campi di concentramento tedeschi in Olanda (allʹinterno operavano i membri del
Sichereitdienst). Il Battaglione era agli ordini dellʹSS-Ostubaf. Paul Helle. Furono arruolati volontari olandesi di età compresa tra i 17 ed
i 40 anni, circa 1.200 uomini inquadrati da personale tedesco. I membri del Wachbataillon indossavano lʹuniforme SS. Nel novembre del
ʹ44 il battaglione venne ufficialmente integrato nellʹ84.SS-Regiment della Landstorm Nederland.
(2)Il corpo motorizzato nazionalsocialista, National-Sozialistiches Kraftfahrer Korps (NSKK), fu creato prima ancora dellʹavvento di Hitler
al potere, esattamente nel 1931 per opera di un giovane ingegnere, Adolf Hühnlein, il quale raggruppò in una formazione i conduttori, i
meccanici ed i motociclisti delle sezioni di assalto del Partito Nazionalsocialista. Con dei camion sbrindellati e delle moto schioppettanti,
questi uomini assicurarono i collegamenti ed i trasporti negli anni più duri della lotta per la conquista per il potere. Con lʹascesa al
potere di Hitler il loro ruolo venne ufficializzato e lʹNSKK divenne effettivamente una forza armata parallela e fu anche grazie agli
specialisti di Hühnlein se la Wehrmacht divenne in gran parte una forza motorizzata. Con lʹinizio della guerra cambiarono anche le
mansioni dei reparti dellʹNSKK: oltre ad essere chiamati a controllare il traffico e le strade nelle città e nei villaggi appena conquistati, si
trovarono spesso ad affrontare il nemico con armi in pugno, come dei veri e propri soldati. Con lʹinizio della guerra lʹNSKK aprì inoltre
i suoi ranghi ai cittadini dei paesi occupati dalla Wehrmacht, trasformandosi in unʹorganizzazione internazionale. A partire infatti dal
1941, i reclutatori dellʹNSKK arruolarono volontari stranieri: scandinavi, olandesi, fiamminghi, valloni e francesi. Uno dei primi centri
ʹeuropeiʹ dellʹNSKK fu aperto in Belgio a Vilvorde, alla periferia nord di Bruxelles, sulla strada per Anversa. Le unità che in seguito si
formarono furono aggregate alla Luftwaffe, per cui ai membri furono consegnate uniformi grigio-blu dellʹaviazione tedesca, sulle quali i
volontari stranieri portavano (sul braccio sinistro) lo scudo con i loro colori nazionali. Le compagnie di volontari dellʹNSKK, soprattutto
verso la fine della guerra, furono trasformate in vere e proprie unità combattenti.
(3)Martin Kohlroser, nacque lʹ8 gennaio 1905, SS-Nr. 3 149. prima di approdare alla formazione olandese era passato per la Leibstandarte,
la Nord, la Polizei, la Wiking e la Frundsberg. Il 2 aprile 1942 era stato decorato con la croce tedesca in oro come SS-Staf. e Kdr. DellʹSS-
Inf.Rgt. 7.

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Formazioni SS

SS-Panzer-Brigade 49 e 51
di Carlos Caballero Jurado

Come un romanzo di guerra può falsare la storia


A partire dal 14 agosto, nel traffico di messaggi tra il Quartier Generale di Hitler e lʹAlto Comando tedesco
allʹovest, si iniziò a parlare dellʹinvio di due brigate di granatieri corazzati SS (SS-Panzergrenadier Brigade 49
e 51). Dal 18 agosto queste designazioni sparirono. I messaggi diventarono ancora più allarmanti per gli
alleati: quelle che stavano in marcia verso il fronte occidentale erano due divisioni corazzate SS, le SS-
Panzerdivision 26ª e 27ª. Con molta probabilità quel traffico di messaggi fu intercettato dagli alleati. In tutti i
casi le spie della resistenza francese riferirono il movimento di due divisioni corazzate SS, identificate come
la 26ª e la 27ª. Spostando il loro racconto nel Quartier Generale di Hitler, Lapierre e Collins(1) scrivono che il
19 agosto, il Führer decise di inviare rinforzi a Parigi: ʺ...per ragioni di rapidità, decise che le Divisioni corazzate
SS 26ª e 27ª (sic) dislocate in Danimarca, si mettessero in marcia in direzione di Parigiʺ(2). Con toni molto
melodrammatici, i nostri autori ci raccontano la temibile avanzata di queste truppe verso la capitale francese:
ʺ...a 50 chilometri dalla frontiera franco-tedesca, nella città di Metz, avvolta nellʹoscurità, le sagome inquietanti dei
panzer arrancavano sulla strada dove erano passate tre generazioni di invasori tedeschi in meno di un secolo. I soldati
stanchi dal lungo viaggio di trasferimento dallo Jutland, avanzavano come automi dentro ai loro pesanti veicoli. Queste
truppe, il cui arrivo non era stato annunciato a Choltitz, erano i rinforzi destinati ad obbligare il comandante del
ʺGross Parisʺ a combattere. Furono i primi elementi della 26a divisione corazzata che iniziarono ad arrivare in Francia.
Come gli uomini della 2a divisione corazzata, i soldati della 26a divisione corazzata si trovavano a meno di 300
chilometri da Parigi. Ed ora erano diretti verso Parigi a tutta velocitàʺ(3).
Il movimento di queste due misteriose divisioni corazzate SS
venne immediatamente comunicato ai comandi alleati. Con gli
americani che già avevano deciso di autorizzare la marcia su
Parigi della 2ª Division Blindée (2a divisione corazzata) di
Leclerc, la notizia della presenza di queste forze insperate servì
ad accelerare lʹurgenza dellʹattacco diretto contro la capitale
francese, abbandonando il piano iniziale di aggirarla su
entrambi i lati: ʺ....Bradley reagì inmediatamente –scrivono Lapierre e
Collins- lʹoperazione che aveva autorizzato il giorno prima acquisì
unʹurgenza disperata. Bradley, come Eisenhower, sapeva che le
divisioni SS ʹPanzerʹ numerate 26 e 27 si erano messe in marcia da
nord e da est della Francia, cosi come varie altre unità tedesche.
Bradley credeva che alcune di queste unità si dirigessero senza dubbio
verso Parigi. Se gli alleati non fossero arrivati prima di esse, si correva
il rischio che la città si trasformasse in uno spaventoso campo di
battagliaʺ(4). Lapierre e Collins parlano delle due citate divisioni
corazzate SS molte altre volte, come ad esempio, nelle
conversazioni tra i principali comandi militari tedeschi ad ovest.
In definitiva, per i due autori non cʹera alcun dubbio sulla reale
esistenza delle due unità. Ma quali erano queste strane brigate o
divisioni che si erano messe in marcia verso Parigi? Allo
Carristi SS a Parigi nellʹestate del ʹ44 studioso della Seconda Guerra Mondiale la designazione delle
(Bundes Archiv Bild 101I-721-0395-13) unità é una sorpresa. Nessuna delle opere di diffusione storica
pubblicate sulla Waffen SS parla di queste brigate cosi come di
queste divisioni(5). La 26a divisione SS era unʹunità di volontari ungheresi, la quale malgrado fosse stata

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autorizzata verso la metà del 1944, non fu effettivamente creata che nellʹaprile del ʹ45. La 27a divisione SS era
una divisione di fiamminghi, istituita come tale nel novembre del 1944 a partire da una preesistente
brigata(6). Era un errore degli autori e forse si trattava di divisioni corazzate dellʹesercito? Non era possibile.
La 26.Panzer-Division in quel periodo era impegnata in Italia e la 27.Panzer-Division, dopo una fugace
esistenza, venne disciolta allʹinizio del 1943(7). Da dove uscivano quindi le ʺSS Panzergrenadiere Brigadeʺ 49
e 51? Qual era lʹorigine delle SS-Panzerdivision 26 e 27? Lapierre e Collins non si preoccuparono neanche per
un momento di verificare lʹesistenza reale delle due divisioni.

La terza batteria in posa a Beneschau. Con il cappotto in pelle, lʹSS-Ostuf. Georg Stemma della 49ª Brigata SS
Bartl. Questa unità divenne prima la 3.Batterie/SS-Abteilung-Brigade 49 e poi la
6.Batterie dellʹSS-Artillerie-Regiment 17 (Foto Heimdal).

Gruppi da combattimento per situazioni di emergenza


Il 3 novembre 1943, Hitler emise una delle sue direttive, ordinando che tutte le forze della Wehrmacht
elaborassero piani per attivare unità di emergenza da poter inviare con urgenza verso le zone dove gli alleati
sarebbero potuti sbarcare lungo la costa atlantica. Si trattava di mobilitare con urgenza effettivi inquadrati
nei centri di istruzione militare di tutti i tipi e nelle unità di deposito. Date le terribili esigenze del fronte
dellʹest non esisteva la possibilità di mantenere in Germania una riserva di combattimento, cosicché lʹunica
possibilità di contare su una riserva di uomini era questa: tenere pre-organizzate e pre-allertate unità
formate da personale delle scuole militari e delle unità di deposito. Il 17 novembre, il comando operativo SS
(SS-Führungs Hauptamt) emise propri ordini in relazione alla creazione di unità di questo tipo nellʹambito
della Waffen SS. Si iniziò pianificando la formazione di quattro ʺKampfgruppenʺ, ciascuno con la forza di un
reggimento di fanteria motorizzato, più alcuni elementi di appoggio, che potevano essere mobilitati con
grande rapidità, al massimo nel giro di 48 ore. Al momento della verità, come vedremo, fu possibile contare
solo su due di questi gruppi da combattimento.
LʹSS-Kampfgruppe 1, doveva essere formato con il personale della Accademia sottufficiali SS (SS-
Unterführerschule) di Ljubljana, in Slovenia(8) più elementi provenienti dai battaglioni di deposito ed
istruzione. Come risultó evidente che il personale non bastava per formare un reggimento, si decise di
includere anche un battaglione composto non con personale SS, ma della Polizia tedesca, impegnata a fondo
nello sforzo della guerra e che allineava numerose unità dislocate nei paesi occupati ed in prima linea. La
“Polizei Waffenschule” di Dresda fu responsabile della formazione di uno dei battaglioni.
LʹSS-Kampfgruppe 2, doveva essere formato con il personale della Accademia sottufficiali di Radolfzell, in
Baviera. Però data la mancanza di personale per completare questo gruppo da combattimento, alla fine la
formazione dellʹunità fu annullata e gli effettivi di Radolfzell furono assegnati allʹSS-Kampfgruppe 1.
LʹSS-Kampfgruppe 3, doveva essere formato con il personale della Accademia sottufficiali di Lauenburg, in
Pomerania, la scuola più vecchia e grande tra tutte le scuole di questo tipo della Waffen SS.

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Il 6 giugno 1944, quando giunse la notizia dello sbarco alleato in Normandia, vennero attività subito gli SS
Kampfgruppen (SS-KG) 1º e 3º. LʹSS-KG 1 doveva raggrupparsi al poligono dʹistruzione di Königsbrück,
vicino Dresda. Tre compagnie di fanteria vennero da Ljubljana, più una dallʹAccademia di Lauenburg,
formarono il Iº Battaglione (I./SS-KG 1). Quattro compagnie della scuola di polizia formarono il II./SS-KG 1.

Altre quattro compagnie provenienti


dallʹAccademia di Radolfzell andarono a
formare il III./SS-KG 1. Le dodici compagnie
di fanteria furono rinforzate da una
compagnia zappatori, una compagnia Flak
da 37mm, una compagnia trasporti ed altri
elementi di minor entità di fucilieri
motociclisti (da impegnare come
esploratori) e comunicazioni. Questi
elementi provenivano da diverse unità di
deposito della SS: i fucilieri motociclisti, dal
Battaglione SS istruzione e deposito di
ricognizione corazzato di stanza ad
Ellwangen; il personale dei trasporti, dalla
Scuola autisti SS di Vienna. I restanti
elementi, dal Reggimento SS di istruzione e
deposito della Flak di Monaco, dal
Battaglione di istruzione e deposito
zappatori di Dresda e dal Reggimento SS di
istruzione e deposito Trasmissioni di
Norimberga. Il personale per assicurare il
comando e per formare lo Stato Maggiore
dellʹunità fu prelevato dalla ʺSS-
Junkerschuleʺ di Bad-Tölz. Questi
Kampfgruppe si differenziavano dai
SS-Unterscharführer della Scuola Sottufficiali di Lauenburg. normali reggimenti SS: la singolarità dellʹSS-
Notare lʹindicazione sulla spallina (USL, Unterführer Schule KG 1 era di poter contare su un piccolo
Lauenburg) gruppo di artiglieria proprio, comprendente
tre batterie, una equipaggiata con pezzi da 150mm e due da 105mm. Questi effettivi provenivano dalla
Scuola di artiglieria SS di Beneschau, in Boemia. Quando tutti gli effettivi furono riuniti, lʹSS-KG 1 contava su
una forza di 75 ufficiali, 575 sottufficiali e 3.238 soldati. Posto che era stato concepito per essere una unità di
intervento rapida, lʹunità era completamente motorizzata. Comandava lʹSS-KG 1, lʹSS-Sturmbannführer
Markus Faulhaber, un valoroso ufficiale che era stato decorato con la croce di cavaliere come combattente
del Reggimento SS Germania, della SS-Division Wiking, nel dicembre del 1942(9). I tre battaglioni di fanteria
erano comandati rispettivamente dallʹSS-Sturmbannführer Hans Schittenhelm(10), dal Capitano della Polizia
Hölwegen e dallʹSS-Hautsturmführer Artur Burzlaff(11), mentre il Gruppo di artiglieria era agli ordini dellʹSS-
Hautsturmführer Karl Guse(12). La storia dellʹSS-KG 3 é quasi identica. I suoi due unici battaglioni di fanteria
provenienti dalla Accademia sottufficiali SS di Lauenburg, il suo gruppo di Artiglieria (con la stessa
composizione di quello dellʹSS-KG 1) cosi come le compagnia Flak, pionieri e da trasporto. Comandava
lʹunità, lʹSS-Sturmbannführer Walter Jöckel(13), mentre il gruppo di artiglieria era agli ordini dellʹSS-
Sturmbannführer Otto Beissel. I due battaglioni di fanteria erano comandati dallʹSS-Hstuf. Karl Reinel (I./SS-
KG 3) e dallʹSS-Hstuf. Fritz Hillig (II./SS-KG 3). Per quanto riguarda gli effettivi essi ammontavano a 59
ufficiali, 398 sottufficiali e 2.466 soldati.
Verso la Danimarca
Una volta costituiti i due Kampfgruppe SS, non furono inviati verso la Normandia...ma in Danimarca. LʹSS-
KG 1 iniziò il trasferimento lʹ11 giugno del 1944. LʹSS-KG 3 qualche giorno dopo. Entrambe le unità
dovevano difendere un ampio settore della costa dello Jutland per rilevare la 363.Infanterie-Division, inviata
a combattere in Normandia. Il 18 giugno, appena 12 giorni dalla loro ʹattivazioneʹ, i due gruppi da

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combattimento furono ribattezzati. LʹSS-KG 1 divenne ufficialmente la 49ª Brigata SS di granatieri corazzati
e lʹSS-KG 3 la 51ª Brigata SS. Data la struttura e la potenza di entrambe le unità, la designazione come Brigata
era appropriata, ma lʹaggiunta di ʺPanzergrenadiereʺ era pura propaganda. Le unità infatti non ricevettero
nessun elemento corazzato: né carri, né cannoni dʹassalto, né cacciacarri, né trasporti blindati per il
personale. Tuttavia lʹAlto Comando tedesco sapeva che lʹIntelligence nemica era al corrente dellʹesistenza di
queste unità, e qualificandole come reparti più potenti, si sarebbe potuto infondere al nemico un certo
timore. Il periodo in Danimarca fu impiegato da entrambe le unità a continuare il piano di istruzione.
Fu data particolare attenzione
allʹistruzione militare del II./SS-49,
formato da membri della Polizia e
non della Waffen SS. Entrambe le
Brigate, in maniera speciale la 49.SS,
persero parte dei loro quadri, per
coprire le perdite subite dalle unità
tedesche in Normandia. Altre perdite
di quadri in seno alla 49.SS, furono
un gruppo di volontari estoni. Erano
stati recuperati a Radolfzell in uno
dei corsi di formazione per
sottufficiali. Quando fu chiaro che
sarebbero stati impegnati contro gli
alleati, manifestarono subito la loro
volontà di volersi battere unicamente
contro i sovietici.

Membri della SS-Pz.Brigade 51 in Danimarca Markus Faulhaber

Trasferimento in Francia
Il 4 agosto la 51ª Brigata ricevette lʹordine di trasferimento in Francia. Alla 49ª Brigata, lo stesso ordine
giunse il 12 agosto. A partire dal 10 agosto entrambe le unità furono nuovamente ridenominate: la 49ª
Brigata SS divenne la 26.SS-Panzer-Division, mentre la 51ª Brigata divenne la 27.SS-Panzer-Division. In quel
periodo della guerra, i soldati alleati nutrivano un grande rispetto per i reparti della Waffen SS, e bastava che
lʹunità che avevano di fronte fosse un repato SS a indurli ad usare la massima prudenza. LʹAlto Comando
tedesco utilizzò quindi la carta della guerra psicologica, assegnando denominazioni false alle nuove unità,
per farle sembrare al nemico più potenti. Gli alleati ci cascarono completamente. Con crescente allarme
analizzarono le informazioni che provenivano dalle loro spie (della resistenza francese) che indicavano il
movimento delle due ʹdivisioni corazzateʹ della SS. E cosi fecero anche Lapierre e Collins. Quello che é
assurdo é che gli autori, tramite i dialoghi che descrivono tra i comandi tedeschi, affermano che gli stessi

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tedeschi credessero allʹesistenza di queste due divisioni corazzate SS. Se nei messaggi che dovevano essere
intercettati dallʹintelligence alleata o le informazioni riferite dalle spie della resistenza, quelle dovevano
essere due divisioni corazzate, nei documenti in mano ai vari stati maggiori tedeschi non si potevano avere
dubbi: si trattava di due gruppi da combattimento di fanteria, rinforzati con elementi di artiglieria. Ci fu la
possibilità di convertire in futuro questi gruppi da combattimento come basi per due nuove divisioni, per
questo venne assegnata loro la denominazione di ʹReggimenti nucleoʹ delle progettate divisioni (Stamm
Regiment / 26.SS Pz. Div. e Stamm Regiment /27.SS Pz. Div.), ma tutto rimase sulla carta. La 51ª Brigata SS
(27.SS-Panzer-Division) fu inizialmente diretta verso Troyes, sulla Senna, ad est di Parigi, dove mosse
lentamente a causa degli attacchi dellʹaviazione nemica sulla rete ferroviaria. Proprio questi attacchi
provocarono le prime perdite in seno allʹunità, già quando mise piede in Germania, ad Osnabrück. Per
quanto riguarda la 49ª Brigata SS (26.Panzer-Division), iniziò il suo movimento verso il fronte poco dopo la
51ª Brigata. Partì dallo Jutland il 14 e giunse sul suolo francese il 18, dopo aver perso notevoli forze a causa
dei bombardamenti alleati. Inizialmente lʹunità doveva dirigersi vero il settore di Calais, poi il 19 giunse
lʹordine di procedere verso est e poi verso sud in direzione di Parigi. Per ordine diretto di Hitler le due
ʹdivisioni corazzate SSʹ dovevano essere dislocare a sud di Parigi, per bloccare un eventuale avanzata nemica
verso la capitale francese. Lo stesso ordine, specificava, che per rinforzare entrambe le unità, esse dovevano
ricevere elementi di appoggio, comandi con esperienza e se fosse stato possibile alcuni carri o cannoni
dʹassalto, provenienti dalla 17.SS-Panzer-Grenadier-Division ʹGötz von Berlichingenʹ. I comandi tedeschi
ignorarono le indicazioni di Hitler ed inviarono le unità nei settori considerati più opportuni.

Walter Model, comandante in capo del fronte occidentale Granatiere SS in Normandia

Götz von Berlichingen


La 17ª Divisione SS era una delle divisioni SS in processo di formazione in Francia quando iniziò lʹinvasione.
Dislocata a sud della Loira, lʹunità fu diretta verso la Normandia. Non riuscì tuttavia mai a tenere tutti i suoi
effettivi al fronte e rimase coinvolta in durissimo combattimenti contro forze nemiche superiori. Per questo,
alla fine di luglio, la divisione era frammentata in un gran numero di gruppi da combattimento, ciascuno
assegnato ad altre unità tedesche. Allʹinizio di agosto venne deciso di farla ritirare verso est, per
raggrupparla e riorganizzarla. Vennero dunque emessi opportuni ordini alle varie unità della Götz von
Berlichingen. Il movimento fu iniziato dalle unità di appoggio logistico, non impegnate in prima linea,
mentre il resto delle forze da combattimento, lo fecero per ultime. La maggior parte dei suoi reparti passò
per Parigi, città che fu attraversata dalla compagnia panificatori il 16 agosto e dai resti del Battaglione
corazzato della divisione(14) il 21 notte, ad esempio.

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Combattimenti lungo la Senna


Malgrado Hitler fosse in qualche modo ossessionato con la difesa di Parigi, il comandante in capo del fronte
occidentale, Model, molto più realista, comprese quanto fosse più pericolosa la audace penetrazione verso
est del XII° Corpo dʹArmata USA del Generale Eddy, in direzione di Troyes. Questa rapida avanzata verso
lʹAlsazia poteva permettere un altrettanto rapido collegamento con le forze alleate sbarcate in Provenza il 15
agosto, che progredivano verso nord lungo la valle del Rodano. Cosicché Model ordinò che le due ʹdivisioni
corazzate SSʹ fossero impiegate in questo settore. La 51ª Brigata/(27.SS-Panzer-Division) dislocata a Troyes,
doveva impedire che gli americani attraversassero la Senna. Più a nord-ovest, a Provins, la 49ª
Brigata/(26.SS-Panzer-Division), insieme ai resti di altre unità (come la 9.Panzer-Division), doveva
mantenere le teste di ponte a sud della Senna, per attaccare eventualmente il fianco del XIIº Corpo dʹArmata
USA. Entrambe le unità furono in posizione già il 21 agosto, molto più ad est di Parigi.

La missione loro assegnata si


rivelò completamente impossibile
da realizzare. I reparti della 51ª
Brigata SS furono travolti
dallʹassalto delle truppe
americane il 25 agosto 1944,
mentre quelli della 49ª Brigata SS
finirono vittima dellʹavanzata del
XX° Corpo dʹArmata USA del
Generale Walker. Costrette a
combattere contro forze nemiche
infinitamente superiori, le due
unità non poterono far altro che
ripiegare verso est, in direzione
di Metz, dove, per la prima volta
dopo la rottura del fronte di
Granatieri SS in un villaggio francese, estate ʹ44 Avranches, i tedeschi furono

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capaci di articolare una efficace difesa. Il 28 agosto gli elementi superstiti di entrambe le ʹdivisioni fantasmaʹ
furono assegnati formalmente alla 17.SS-Panzergrenadier-Division ʹGötz von Berlichingenʹ, per essere
utilizzati nella sua ricostruzione. E qui finisce la breve storia delle due ʹdivisioni corazzate SSʹ alle quali
Lapierre e Collins concedono tanto straordinario protagonismo nella loro narrazione della ʹbattaglia di
Parigiʹ. Solo autori come Arrigo Petacco(15) o lo spagnolo Pons Prades si sono prodigati a citare queste due
ʹDivisioniʹ nelle loro opere ʹstoricheʹ, dimostrando cosi che pur di glorificare i ʹresistenti antifascistiʹ, hanno
ritenuto opportuno subordinare ad essi tutta la loro narrazione, senza rispetto alcuno per la verità storica.
Nel loro libro, Lapierre e Collins narrano anche che i tedeschi disponevano di mezzi aerei per distruggere
Parigi, o che avrebbero potuto impiegare i mortai pesanti ʹKarlʹ, da 600mm, per lo stesso scopo. Addirittura
che la città era interamente minata da poter essere volatilizzata....Niente era certo. Sarebbe ulteriormente
eccessivo smontare ognuna di queste falsità. Lʹavanzata della 2ª DB su Parigi si concluse il 25 agosto con la
sua entrata trionfale nella capitale e la resa di Von Choltitz, si concluse con un nulla di epico. Le unità
tedesche che incontrò sul suo cammino, già si erano ritirate. Lʹepicentro dei combattimenti sul fronte
occidentale non fu mai a Parigi, ma più ad est. Quello che stava succedendo sul fronte occidentale era ben
poca cosa se comparato con quello che invece stava accadendo sul fronte dellʹest, con lʹarmata rossa lanciata
verso i Balcani e lʹEuropa centrale.

LʹSS-Ostuf. Henry Asmussen (nato il 20 marzo 1914, SS- LʹSS-Stubaf. Karl Guse, prima comandante dellʹSS-
Nr. 257 671) del II./49 ed in seguito aiutante dellʹSS- Art.Abt 49 e poi dellʹSS-Artillerie Regiment 17.
Pz.Gr.Rgt.37.

Note
(1) D.Lapierre, L.Collins, ʺParigi brucia?ʺ, Mondadori 1987. A parte le numerose edizioni, venne realizzato anche un film, con lo stesso

titolo nel 1966. Diretto da René Clément, su un copione scritto da Francis Ford Coppola e Gore Vidal, con attori del calibro di Kirk
Douglas, Glenn Ford, Yves Montand, Alain Delon, Orson Welles, Jean-Paul Belmondo, Anthony Perkins. Jean-Louis Trintignant,
Charles Boyer, ecc.
(2) Lapierre-Collins, op.cit., pag. 167.

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Lapierre-Collins, op.cit., pag. 270. Per ragioni non spiegate, gli autori, o il traduttore, citano queste divisioni una volta come “Panzer-
(3)

SS”, altre volte semplicemente come “SS” e qualche volta solo con “Panzer”.
(4) Lapierre-Collins, op. cit., pag. 280-281.
(5)Marc J. Rikmenspoel nel suo ʺWaffen-SS Encyclopediaʺ, The Aberjona Press, 2004, cita la 26a SS-Panzer-Division, come unʹunità da
formarsi nellʹestate del ʹ44, espandendo la SS-Panzer-Grenadier Brigade 49, operazione cancellata in quanto la Brigata fu integrata nella
17a SS-Panzer-Grenadier Division. La stessa cosa successe per la 27a SS-Panzer-Division. Kurt Mehner, nel suo ʺDie waffen-SS und Polizei
1939-1945ʺ, Militair-Verlag Klaus D. Patzwall, 1995, arriva ad elencarle come unità realmente esistite.
(6) Martin Windrow, “Waffen SS”, Osprey Publishing, Londra, 1973.
(7) Martin Windrow, ʺThe Panzer Divisions (Revised edition)ʺ, Osprey Publishing, Londra, 1982.

La capitale della Slovenia era chiamata Laibach dai tedeschi, per cui nelle fonti germaniche questa accademia sottufficiali é citata
(8)

come Accademia di Laibach. LʹAccademia era stata originariamente posta a Posen-Treskau. Il suo trasferimento in Slovenia si rese
necessario per rinforzare le difese in questa regione, visto che i tedeschi temevano uno sbarco alleato nella penisola dʹIstria.
(9) Ernst-Günther Krätschmer, “Die Ritterkreuzträger der Waffen SS”, Verlag K. W. Schütz KG, Preussisch Oldendorf, 1982, pag. 365-366.
(10) nato il 4 marzo 1912, SS-Nr. 9 296
(11) nato il 21 gennaio 1915, SS-Nr. 287 035
(12) nato il 22 luglio 1916, SS-Nr. 367 397

Walter Jöckel, nato lʹ11 dicembre 1914 (SS-Nr. 272 713) prima di passare alla Brigata militò tra il 1941 ed il 1942 nella divisione
(13)

Wiking precisamente prima nella 5a compagnia del Reggimento Germania e poi come Chef della 12a compagnia nello stesso
Reggimento. Allʹinizio di settembre del ʹ44 fu catturato dalle truppe americane nei pressi di Verdun. Trasferito nella prigione di Metz, fu
condannato a cinque anni di prigione per la sua responsabilità nel massacro di Buchères (vicino Troyes) durante il quale 66 civili furono
uccisi (tra cui 24 donne e 16 bambini), dopo unʹimboscata della resistenza francese nei pressi dello stesso villaggio. Venne rilasciato nel
gennaio del 1951. Jöckel si è spento lʹ11 marzo 1992.
(14) Come la maggior parte degli altri battaglioni corazzati delle divisioni granatieri corazzati, questo battaglione non era equipaggiato

con dei panzer ma con dei cannoni dʹassalto.


(15) Nella sua monumentale opera, ʺLa Seconda Guerra Mondialeʺ, Curcio Editore, opera tradotta anche in lingua spagnola.

Bibliografia
Hans Stöber, “Die Sturmflut und das Ende. Geschichte der 17. SS Panzergrenadierdivision ‘Götz von Berlichingen’”, Munin Verlag, Osnabrück
1976.

J.C. Perrigault, R.Meister, ʺGötz von Berlichingen, Vol. 1 e 2ʺ, Editions Heimdal

Jean Mabire, “Les SS au poing de fer. La Division ‘Götz von Berlichingen” au combat en Normandie”, Fayard, París, 1984.

A.Munoz, ʺIron Fist: a combat history of the 17.SS-Panzergrenadier Division ʹGvBʹʺ, Axis Europa Books

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Articoli, ricerche e novità
editoriali

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Documenti

EBERHARD TELKAMP
Croce tedesca in oro 4 marzo 1942
Croce di cavaliere 23 agosto 1944
di Mark C. Yerger

Nato a Ihrhove lʹ8 maggio 1914, Eberhard Telkamp servì nella HJ dal
settembre del 1932 al dicembre del 1933. Dopo aver conseguito il diploma
entrò nella Allgemeine-SS il 20 dicembre 1933. Servì prima nella 10./24.SS-
Standarte ad Oldenburg, poi entrò nelle SS/VT il 4 maggio 1936 (SS.Nr. 202
741). Dopo lʹiniziale addestramento con la 9. e poi con la 4./Germania, fu
assegnato alla 12.Kompanie dello stesso reggimento allʹinizio del settembre
1937. Dopo aver partecipato ad un corso per aspiranti ufficiali a Radolfzell,
Telkamp frequentò la Junkerschule Bad Tölz dalla metà di novembre del 1938
fino allʹagosto del 1939; il 1° giugno 1939 fu promosso al grado di
Standartenjunker ed il 1° settembre 1939 a quello di Standartenoberjunker. Seguì
subito dopo un corso per artiglieri presso una unità dellʹesercito verso la metà
di ottobre, per poi essere integrato nei quadri iniziali dellʹArtillerie Regiment
SS-Ostuf. Telkamp SS/VT. Qui diventò ufficiale di batteria nella 1.Batterie nel I.Abteilung. Dal
novembre 1940 fu promosso ad aiutante di comandante di batteria. Nel gennaio del 1941, Telkamp
frequentò un corso di addestramento per equipaggi per cannoni dʹassalto sempre presso una unità
dellʹesercito ed il mese successivo divenne uno dei primi membri della nuova Sturmgeschütz Batterie della
divisione Reich come I.Zugführer, unità tatticamente dipendente dal reggimento di artiglieria. In Russia
rimase ferito il 2 luglio ed il 7 settembre 1941, tutte e due le volte da frammenti di scheggia durante scontri
tra carri. Quando lo Batterie Chef Josef Günster rimase ferito, Telkamp guidò lʹunità dal 9 luglio 1941 fino al
24 agosto 1941 quando Günster ritornò dalla convalescenza. Divenne defintivamente Batterie Chef quando
Günster rimase ucciso in combattimento lʹ8 ottobre 1941; il plotone di Telkamp passò quindi
allʹObersturmführer Fritz Glöckle(1). Telkamp fu uno dei due soli uomini decorati con la croce tedesca in oro
per azioni con la prima originaria Sturmgeschütz Batterie, e fu raccomandato da Wilhelm Bittrich. La proposta
recita così:

ʺIl 30 giugno 1941, il plotone di Telkamp


fu assegnato al II./Deutschland che
marciava allʹavanguardia. Il Kradschützen
Bataillon rimase circondato a Losza e
Telkamp ricevette lʹordine di liberarlo e di
ripulire la strada per la nostra avanzata.
Lungo la strada, un veicolo ebbe un guasto
al motore cosicché quello di Telkamp rimase
lʹunico mezzo disponibile per lʹattacco.
Distrusse quindi due carri sovietici prima
di arrivare al villaggio e stabilire il contatto
con il Kradschützen Bataillon. Telkamp
distrusse altri tre carri nemici e quattro
cannoni anticarro mettendo fine ad ogni
resistenza.

Colonna motorizzata divisione ʹReichʹ, estate 1941. Due veicoli che Il 1° luglio, Telkamp appoggiò con il suo
trainano pezzi anticarro, seguiti da un cannone dʹassalto. cannone dʹassalto lʹazione del

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III./Deutschland durante i combattimenti a Puchowicze. Il villaggio ed il ponte erano stati già conquistati
dallʹAufklärungsabteilung. Lʹunità di Telkamp respinse i forti attacchi nemici provenienti dalle foreste intorno al
ponte. Otto carri, cinque cannoni anticarro ed un gran numero di mitragliatrici furono distrutti.

Il 2 luglio 1941, gli ordini erano di


avanzare con il III./Deutschland verso
Jaczizy via Perewos e catturare il ponte
sulla Beresina. Perewos fu conquistata
dopo duri combattimenti. Quattro carri
nemici, due cannoni anticarro ed una
colonna di fanteria furono distrutti
durante lʹavanzata. I reparti sovietici a
difesa della città tentarono di fuggire
passando sul ponte. Malgrado il
pesante fuoco di sbarramento, Telkamp
lanciò il suo veicolo sul ponte pieno di
truppe nemiche. Sparando con tutte le
armi di bordo, il ponte saltò in aria
quando il suo veicolo lo aveva percorso
solo per un terzo della sua lunghezza.
Il cannone dʹassalto finì nel fiume e
Telkamp, malgrado fosse rimasto ferito,
riuscì a recuperare tutti gli uomini del
suo equipaggio. In totale, in quella
giornata, furono distrutti otto carri, tre
cannoni anticarro ed un pezzo di
artiglieria in aggiunta alla fanteria
nemica uccisa.

Il 24 luglio 1941, lʹObersturmführer


Telkamp guidò i restanti cannoni
dʹassalto in un attacco contro
Uschakowa. Grazie al suo coraggio
lʹazione si concluse con successo contro
un forte nemico e senza lamentare
perdite severe ed in breve tempo.
Veicoli del reparto esploratori della ʹReichʹ attraversano il ponte di
Puchowicze Il 16 settembre 1941, il plotone di
Telkamp avanzò in direzione di Priluki con la 15./Der Führer. Senza supporto di fanteria essi penetrarono nella città
passando sul secondo ponte. Mentre facevano il punto della situazione, Telkamp avvistò lʹavanzata di reparti nemici
alle sue spalle ed impegnò il suo plotone per respingerli. Due pezzi antiaerei, un carro, quattro cannoni anticarro, 19
pezzi di artiglieria ed un gran numero di veicoli da trasporto furono distrutti. Telkamp rimase ferito per la seconda
volta in un mese e questa volta quando il suo veicolo finì su una minaʺ.
Quando la Sturmgeschütz Batterie fu effettivamente disciolta alla fine del gennaio del 1942 per la mancanza
di veicoli, Telkamp passò al comando della 10./Artillerie Regiment, unità in riorganizzazione per tutto il 1942.
Il nuovo Sturmgeschützabteilung per la divisione ʹDas Reichʹ venne formato nellʹottobre del ʹ42. Telkamp
venne trasferito al comando della sua 1.Batterie. Nel maggio del 1943, Telkamp lasciò la divisione ʹDas Reichʹ
per seguire un corso presso lʹSS-Sturmgeschütz-Ausbildungs-und-Ersatz Abteilung. Il comando della
1./Sturmgeschützabteilung fu assegnato a Friedrich-Wilhelm Graun, precedentemente al comando della
Stabsbatterie(2). Il 15 giugno 1943, Telkamp fu trasferito al comando dello Sturmgeschütz Abteilung della
“Hohenstaufen,” sostituendo lo Sturmbannführer Erwin Horstmann e guidando lʹunità fino a quando venne
disciolta nel novembre del ʹ43(3). Il 15 novembre 1943, Telkamp assunse formalmente il comando del II./SS-
Panzer Regiment 9 come successore di Hans-Georg Ziebell(4). Lo Sturmbannführer Hans Bollert era rimasto
ferito il 16 luglio 1944 e Telkamp dieci giorni dopo gli successe al comando del I./SS-Panzer Regiment 9,

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passando quello del II.Abteilung al precedente comandante della 8./Panzer Regiment, Kurt Rennert(5). Telkamp
ricevette in seguito la croce di cavaliere per aver distrutto più di 100 carri inglesi con il suo II.Abteilung tra il
giugno ed il luglio del ʹ44., con la seguente motivazione firmata dallʹSS-Obersturmbannführer und
Regiments-Kommandeur, Meyer:
ʺ…l‘SS Sturmbannführer Telkamp ha
dimostrato eccezionali capacitá in qualitá di
comandante del neocostituito II./Pz.Rgt.9 del
giovane reggimento corazzato ʹHohenstaufenʹ
dispiegato all‘est, nelle operazioni nellʹarea di
Tarnopol. E´ solo merito suo se il 14.4.44 è
riuscito lo sfondamento con i corazzati a sud di
Horodyce verso Chodackow. L‘unitá di Telkamp
ha messo fuori combattimento 100 corazzati
nemici nel periodo dal 29.6 al 18.7.44. Questi
risultati sono stati conseguiti in duri assalti ed
in combattimenti difensivi, senza che il nemico
abbia ottenuto fino ad allora alcun vantaggio, ed
in una zona in cui l‘impiego dei corazzati è
ritenuto impensabile. E`merito in massima
parte del comandante del reparto se si sono
potuti ottenere questi risultati. La sua
infaticabile attivitá nell‘esplorazione delle zone
operative, le sue esatte disposizioni per il
combattimento impartite alle unitá, la destrezza
nel dare inizio alle operazioni e nel
supervisionare l‘azione coordinata delle
compagnie e soprattutto la sua continua
presenza personale nei momenti cruciali degli
avvenimenti, hanno reso possibile la distruzione
di tanti corazzati. Talkamp ha con ció
contribuito massicciamente ai successi tattici
della divisione. Cosí nella prima fase della
battaglia, mediante un attacco sul fianco del
nemico, è stato sventato il tentativo
dell‘avversario di attaccare sulla quota 112. Le
LʹSS-Stubaf. Telkamp con la croce di cavaliere
elevate perdite inferte al nemico (24), con i colpi
del II./Pz.Rgt.9, hanno costretto alla ritirata le forze avversarie, le quali nel corso del 1.7.44 avevano concentrato 62
carri alle spalle della quota 112. Cosí, con continue perdite inferte al nemico (36), il 1.7 presso Caen è stata allentata la
pressione avversaria sul I.SS-Pz.Korps , che poteva determinare un minaccioso accerchiamento. Con il contrattacco, che
è stato condotto dal II./Pz.Rgt.9 con rapida avanzata dalle retrovie su Maltot presso Eterville il 10.7.44 (42 corazz.), è
stata ridotta la pressione nemica contro le quote 112 e 113, cosicché queste due quote si sono potute tenere. Con il
contrattacco contro Bougy il 16.7.44 i carri del II./Pz.Rgt.9 hanno raggiunto, avanzando davanti ai granatieri,
l‘obbiettivo dell‘assalto. In quest‘area sono stati distrutti 20 carri. In coordinamento con l‘A.A.9, reparti del
II./Pz.Rgt.9 sono poi stati impiegati per risolvere la situazione critica nel punto dello sfondamento presso Noyers (27
corazz.). Essi hanno contribuito con il massiccio supporto dei corazzati ai successi difensivi ottenuti contro i ripetuti
attacchi nemici….ʺ

Il 15 agosto dello stesso anno rimase nuovamente ferito. Assunse il comando dellʹintero SS-Panzer Regiment 9
verso la metà di settembre del ʹ44, dopo che Otto Meyer, il comandante dellʹunità, rimase ucciso in
combattimento il 29 agosto 1944. Mantenne questo comando fino al termine della guerra(6). Dopo essere stato
una dei più esperti e decorati comandanti di reparti di cannoni dʹassalto della Waffen-SS, Eberhard Telkamp
visse tranquillamente nel dopoguerra e morì il 20 aprile 1992, a Rückholz.

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Promozioni
Untersturmführer:9 Novembre 1939
Obersturmführer: 20 Aprile 1941
Hauptsturmführer: 30 Gennaio 1943
Sturmbannführer: 21 Giugno 1944
Obersturmbannführer: Settembre 1944

Decorazioni
Croce di ferro di seconda classe: 3 Giugno 1940
Croce di ferro di prima classe: 21 Ottobre 1940
Distintivo di assalto generale: 31 Marzo 1941
Distintivo per feriti di guerra in nero: 5 Luglio 1941
Distintivo per feriti di guerra in argento: 28 Febbraio
1943
Medaglia per il fronte dellʹest: 5 Agosto 1942
Croce di cavaliere: 23 Agosto 1944

Assegnazioni e comandi
10. Batterie SS-Pz.-Art.Rgt. 2
1. Sturmgeschützbatterie ʺDas Reichʺ
SS-Sturmgeschützabteilung 9
II. Panzerabteilung SS-Pz.Rgt. 9
I. Panzerabteilung SS-Pz.Rgt. 9
SS-Panzerregiment 9
Proposta (Vorschlag) per la concessione della croce di
cavaliere a Telkamp, firmata dallʹSS-Ostubaf. Meyer.
Documento ufficiale proveniente dallʹUfficio Personale
della Waffen SS

Note
In seguito comandante della 1./SS-Artillerie Regiment 18, Glöckle (SS-Nr.
(1) 342 635), qualche volta chiamato Glöcke in alcuni
documenti del periodo, rimase ucciso a Bystra il 3 novembre 1944.
(2)Per un breve periodo la 1.Batterie fu agli ordini di Karl-Putz von Rolsberg come comandante temporaneo, eventualmente prendendo
il posto di Graun alla Stabsbatterie, in seguito alla partenza di Telkamp. Anche Wolfgang Otto guidò lʹunità secondo i documenti
ufficiali del periodo, quando venne trasferito dal Panzerjäger Abteilung.
(3)lʹSS-Sturmbannführer Erwin Horstmann (SS-Nr. 29 096) servì allʹiniziò della guerra come comandante di compagnia e poi battaglione
nella ʺLeibstandarteʺ. Fu in seguito comandante istruttore con il I./SS-Panzer-Grenadier-Regiment 25 dopo essere stato trasferito per breve
tempo alla ʺHohenstaufenʺ come comandante dello Sturmgeschützabteilung durante lʹaddestramento e la formazione di questa unità,
diventando un comandante di fanteria al comando del I./SS-Panzer-Grenadier-Regiment 25. Horstmann venne in seguito trasferito alla
17.SS-Panzer-Grenadier-Division ʺGötz von Berlichingenʺ dove venne designato comandante dellʹSS-Panzer-Grenadier-Regiment 38 alla
fine di dicembre del 1943. Con il grado di Obersturmbannführer si suicidò lʹ8 luglio 1944, dopo essere stato deferito ad una corte
marziale.

Ziebell (SS-Nr. 24 048) venne trasferito allʹSS-Führungshauptamt il 1° gennaio 1944. Tuttavia, Telkamp fu al comando dellʹunità prima
(4)

di questa data (per conferire e familiarizzare con lo stesso Ziebell) provenendo da un reparto di cannoni dʹassalto disciolto a novembre.
Ziebell, un membro della 9./Germania prima della guerra, guidò la 14.Kompanie di questo reggimento con la divisione ʺWikingʺ nel 1941
prima di assumere il comando della 1./SS-Panzer Regiment 5. Nel 1944 venne trasferito alla Junkerschule di Bad Tölz come
Sturmbannführer.
(5) Rennert (SS-Nr. 378 006), la cui 8.Kompanie era attualmente una unità assorbita del disciolto reparto cannoni di assalto della

ʺHohenstaufenʺ, venne trasferito a questa divisione nel luglio del 1943 dal reggimento ʺNordlandʺ. Aveva un lungo stato di servizio con
la ʺReichʺ tra il 1941 ed il 1942 come aiutante del IV./Artillerie Regiment, come osservatore di artiglieria e comandante di una batteria.
Venne decorato con la croce tedesca in oro il 19 agosto 1944, al comando della sua Panzer Kompanie.
(6)Lo Sturmbannführer Rudolf Gruber servì brevemente come comandante temporaneo reggimentale e fu decorato con la croce tedesca
in oro il 9 ottobre 1944, designato come Führer i.V. nella proposta per la decorazione. Non esistono documenti ufficiali riguardanti
questo periodo di comando. Gruber (SS-Nr. 49 332) aveva comandato precedentemente il III./SS-Panzer-Grenadier-Regiment 20. Ritornò
allʹSS-Panzer-Grenadier-Regiment 20 ed in seguito servì come comandante reggimentale. Gruber fu al comando dellʹunità per le prime
due settimane dopo la morte di Meyer e venne sostituito da Telkamp verso la metà di settembre quando venne trasferito nella
Führerreserve. Gruber sopravvisse alla guerra e morì il 23 settembre 1982.

38 Associazione Culturale Ritterkreuz


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Uomini in guerra

Georg Keppler
di Marco Linguardo

Nato a Mainz il 7 maggio 1894, figlio


dellʹOberst Otto Keppler. Dopo essersi
diplomato nel 1913, decise di seguire le orme
paterne, arruolandosi nellʹesercito e nellʹottobre
di quello stesso anno entrò alla Accademia
militare di Glogau. Graduato nel 1914, venne
assegnato ad una unità di élite, il Füsilier
Regiment General-Feldmarschall Prinz Albrecht
von Preußen (1. Hannoversches) Nr. 73. Con
questo reggimento Keppler ebbe il suo
battesimo del fuoco durante la prima guerra
mondiale. Nellʹagosto del 1914 rimase ferito in
combattimento per la prima volta e venne
dunque trasferito alla 19.Reserve-Division.
Prima che la guerra finisse, Keppler rimase
ferito altre due volte in combattimento,
meritandosi entrambe le classi della Croce di
Ferro. Terminata la guerra, decise di lasciare
lʹesercito trasferendosi come civile ad
Hannover. Il 31 gennaio 1920, seguendo
lʹesempio di Theodor Eicke, Keppler si arruolò
nella Schutzpolizei sempre ad Hannover. Nel
1926, lasciò la città entrando nella
Landespolizei (polizia di stato) Thüringen nella
città di Hildburghausen. Per i successivi otto
anni Keppler continuò ad essere un ufficiale di
polizia, al comando di vari reggimenti della
Landespolizei e della Schutzpolizei, a Jena,
Georg Keppler con i gradi di SS-Oberführer
Gotha e Monaco. Dopo 14 anni di servizio nella
polizia, Keppler decise di tornare nellʹesercito, arruolandosi nellʹInfanterie-Regiment 32. Ma non vi rimase a
lungo visto che il 10 ottobre 1935 decise di passare nelle SS (SS-Nr. 273 799), dove assunse il grado di SS-
Sturmbannführer ed il comando del I° Battaglione della SS-Standarte 1, ridenominato poco dopo come
SS.VT-Standarte Deutschland. Nel 1937 fu promosso al grado di SS-Obersturmbannführer. In seguito
allʹannessione dellʹAustria nel Reich germanico, Keppler si trasferì a Vienna per assumere il comando della
nuova SS.VT-Standarte 3. Nel settembre del 1938, questa unità divenne ufficialmente lʹSS-Regiment Der
Führer. Guidò questa unità per tutto il periodo anteguerra, durante il quale il reggimento servì come Wacht-
Regiment (reggimento della guardia) del Reichsprotektor (Governatore) del Protettorato di Bohemia e
Moravia, Konstantin Freiherr von Neurath. Il 20 aprile 1938, Keppler fu promosso al grado di SS-
Standartenführer. Nellʹottobre del 1939, lʹSS-Regiment Der Führer entrò a far parte della SS-Verfugungs-
Division. All’inizio della campagna in occidente, nel maggio del 1940, Keppler venne promosso al grado di
SS-Oberführer. Fu decorato con la Ritterkreuz des Eisernen Kreuzes (Croce di Cavaliere della Croce di
Ferro) il 15 agosto 1940, per le azioni svoltesi tra il 12 e il 14 maggio 1940. Queste imprese sono descritte
molto bene nel documento di raccomandazione scritto da Paul Hausser, che lo portarono al grado di SS-
Gruppenführer:

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ʺL’SS-Oberführer Keppler ed il suo Reggimento SS ‘Der Führer’ - il solo reggimento di fanteria nel X° Corpo d’Armata
– condussero uno sfondamento della linea Grebbe. Questo successo portò al conseguimento di importanti risultati
operativi. L’SS-Oberführer Keppler si distinse in modo straordinario
durante le operazioni di ricognizione, nel combattimento ed alla guida
del suo reggimento. Egli guidò personalmente il III Battaglione
durante l’attraversamento del fiume Ijssel e l’assalto del monte Grebbe
a dispetto del fuoco dell’artiglieria e delle mitragliatrici nemiche. La
rottura attraverso la posizione chiave della ‘Fortezza Olanda’ ebbe un
significativo valore nelle operazioni. L’SS-Oberführer Keppler oppose
resistenza in questa difficile battaglia attraverso una serrata azione
personaleʺ.
Georg Keppler continuò quindi la sua carriera nelle Waffen-SS
attraverso tutta la durata della seconda guerra mondiale. Dopo
l’assegnazione della Croce di Cavaliere, rimase con il Der Führer
fino al luglio del 1941. A ciò seguì il comando temporaneo della
divisione Totenkopf fino al settembre dello stesso anno. Keppler
iniziò a soffrire dei primi malanni causati da un tumore al
cervello, che lo portarono su consiglio dei suoi dottori, lontano
dal servizio attivo fino all’aprile del 1942. Mentre era in
convalescenza ottenne la promozione a SS-Gruppenführer e
Generalleutnant delle Waffen SS. Il suo primo impiego subito
dopo il ritorno al servizio attivo fu al comando della Divisione
SS-Brigadeführer Keppler SS Das Reich, o seconda divisione SS-Panzergrenadier ‘Das
Reich’ come fu conosciuta in seguito. Questo ruolo fu ricoperto fino al febbraio 1943, quando in Russia si
ammalò nuovamente, costretto al riposo fino all’agosto dello stesso anno. Fu quindi destinato al comando
delle Waffen-SS in Boemia e Moravia fino al marzo del 1944 quando fu posto alla guida delle Waffen-SS in
Ungheria fino al settembre dello stesso anno. Ottenne quindi delle ulteriori promozioni a SS-
Obergruppenführer e Generale delle Waffen-SS. Fu inoltre demandato per brevi periodi ad altre unità, la
prima delle quali lo vide comandante del I.SS-Panzerkorps dall’agosto all’ottobre 1944, durante le ultime fasi
della battaglia di Normandia. Tornò poi, per poco tempo, al suo posto di comando in Ungheria prima di
essere assegnato alla guida del III.SS-Panzerkorps fino al febbraio 1945. Il suo ultimo posto fu al comando
del XVIII° Corpo d’armata SS che mantenne fino al termine della guerra, quando si arrese alle forze
americane nel maggio del ʹ45. Come molti altri soldati delle Waffen-SS sopravvissuti, Georg Keppler fu
internato come prigioniero di guerra in un campo alleato fino al 1948. Terminato il periodo di detenzione,
tornò quindi alla vita civile fino alla sua morte sopraggiunta il 16 giugno del 1966 ad Amburgo. Keppler
riassunse in sé lo spirito del soldato delle Waffen-SS e dell’ufficiale di comando: incessantemente al fronte,
come descritto nella raccomandazione per la sua Croce di Ferro, fu sempre nella mischia con i suoi uomini e
capace di valutare la situazione di persona trovando così la giusta strategia sul campo. Le sue capacità
continuarono ad essere ricordate per tutta la guerra attraverso i vari comandi a cui fu destinato ed i suoi
uomini beneficiarono senza alcun dubbio dell’abilità e delle capacità di questo soldato.

Promozioni:
Fahnenjunker: 28 febbraio 1913
Leutnant: 6 giugno 1914
Oberleutnant: 1917
Hauptmann der Schupo: 21 giugno 1920
Major der Schupo: 1° luglio 1931
SS-Sturmbannführer: 10 ottobre 1935
SS-Obersturmbannführer: 20 aprile 1937
SS-Standartenführer: 20 aprile 1938
SS-Oberführer: 13 maggio 1940
SS-Brigadeführer und Generalmajor der Waffen-SS: 9 novembre 1940
SS-Gruppenführer und Generaleutnant der Waffen-SS: 30 gennaio 1942
SS-Obergruppenführer und General der Waffen-SS: 20 aprile 1944

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Altra foto di Keppler con i gradi di SS-Oberführer SS-Gruppenführer Keppler

Assegnazioni:
" Fhr. I.Sturmbann/SS-Standarte 1 ʺDeutschlandʺ: dal 10 ottobre 1935 al 23 marzo 1938
" Kdr. SS-Standarte 3 (poi SS-Regiment ʺDer Führerʺ): dal 23 marzo 1938 allʹ11 luglio 1941
" Kdr. SS-Totenkopf-Division: dal 15 luglio 1941 al 21 settembre 1941
" Kdr. SS-Division ʺNordʺ: [per un breve periodo tra il settembre e lʹottobre 1941]
" Kdr. SS-Division ʺReichʺ (poi 2.SS-Pz.Gren.Div. ʺDas Reichʺ): dal 1° aprile 1942 al 10 febbraio 1943
" Befehlshaber der Waffen-SS ʺBöhmen und Mährenʺ: dal 31 agosto 1943 al 20 marzo 1945 (carica assunta dal suo vice,
Karl Hermann, dal 15 gennaio 1944 al 20 marzo 1944)
" Befehlshaber der Waffen-SS Ungarn: dal 6 aprile 1944 al 1° settembre 1944
" Kom.Gen. I.SS-Panzer-Korps: dal 16 agosto 1944 al 24 ottobre 1944
" Befehlshaber der Waffen-SS Ungarn: dal 1 novembre 1944 al 2 febbraio 1945 (carica abolita)
" Kom.Gen. III.(germanisches) SS-Panzer-Korps: dal 30 ottobre 1944 al 4 febbraio 1945
" Kom.Gen. XVIII.SS-Armee-Korps: dal 4 febbraio 1945 allʹ8 maggio 1945

Decorazioni
Ritterkreuz des E.K.: il 14 agosto 1940 come SS-Oberf. e Kdr. SS-Regiment ʺDer Führerʺ / SS-Verfügungsdivision /
18.Armee / Heeresgruppe B

Bibliografia
Peter Money, ʺWaffen-SS knights and their battlesʺ, Schiffer Military History Book, 2008
Mark C. Yerger, ʺWaffen-Ss Commanders: The Army, Corps and Divisional Leaders of a Legend: Augsberger to Kreutzʺ, Schiffer
Publishing, October 1997

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Armi della Waffen SS

Le Armi Anticarro della Waffen SS


Pak 35/36
di Stefano Canavassi

Continuiamo la nostra panoramica sullo sviluppo delle armi anticarro tedesche che più da vicino hanno
riguardato la Waffen-SS. Nella seconda parte dell’articolo abbiamo analizzato da vicino le soluzioni praticate
dalla Germania nel campo dei fucili anticarro, mettendo in luce il fatto che - nonostante la validità dei
progetti proposti – i risultati furono scarsi di fronte alla pressante minaccia dei carri sovietici modello T34,
per via delle caratteristiche intrinseche legate a questa tipologia di armamento. Tuttavia abbiamo più volte
ricordato come lo sviluppo dei fucili anticarro non sia stata l’unica strada percorsa dai tedeschi, i quali,
parallelamente, si dedicarono anche ad altri progetti, culminati con l’introduzione del Panzerfaust e del
Panzershreck. Prima però di parlare di queste due armi rivoluzionare, dobbiamo occuparci di un’altra
tipologia di armamenti anticarro, il cui ruolo fu di prim’ordine durante tutte le fasi del secondo conflitto
mondiale: stiamo parlando dei cannoni leggeri serie Pak.

Pak 35/36
Il primo esempio di cannone leggero tedesco,
concepito per ruoli anticarro, risale al 1928 e
prende il nome di Panzerabwehrkanone L/45,
o più semplicemente Pak L/45. Prodotto dalla
Rheinmetall di Düsseldorf, si trattava di
un’arma calibro 3.7cm. all’avanguardia,
caratterizzata da un ottimo design e mobilità
(garantita dall’insostituibile forza equina), in
grado di fronteggiare qualsiasi carro armato
allora in servizio. L’arma, nella sua
semplicità, era da considerarsi innovativa
grazie ad alcune semplici soluzioni
strutturali, mantenute anche negli sviluppi
successivi di questa serie di cannoni. In
particolare il Pak L/45 si fece apprezzare per
lo scudo di protezione robusto ed
intelligentemente profilato, rinforzato
internamente da due barre di sostegno e per
una buona stabilità in fase di sparo che
veniva garantita da due barre tubulari a
Un Pak 35/36 in manutenzione ad opera di membri di una delle forbice saldamente ancorate al terreno per
compagnie anticarro della Das Reich (HITM Archive) contenere il rinculo. Nel 1935 fu adattato al
traino meccanico, attraverso la sostituzione dell’affusto e delle ruote (dalle classiche in legno a raggio a
quelle in acciaio dotate di pneumatico) e soggetto ad alcune modifiche e migliorie. Ridenominato Pak 35/36,
divenne l’arma anticarro standard sia per la Wehrmacht che per la Waffen-SS durante i primi anni di guerra,
sebbene l’esordio ufficiale in combattimento lo ebbe già nel 1936 in occasione del conflitto civile spagnolo.
Con un peso di soli 432Kg. ed un ingombro modesto(1) si rivelò un’arma molto pratica e ben congeniata e
non a caso le prime esperienze di Blitzkrieg confermarono le buone caratteristiche del Pak 35/36, sia in
termini di mobilità che di resa. In particolare, il peso contenuto permetteva alla squadra addetta al cannone –
costituita da tre fanti - di potersi muovere con facilità all’interno del campo di battaglia e occultare
facilmente l’arma sfruttando le caratteristiche dell’ambiente circostante (ad esempio cespugli, alberi, siepi e

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quant’altro risultasse utile a celare la posizione del Pak). Le buone doti di mobilità consentivano altresì di
utilizzare il Pak 35/36 per le imboscate contro veicoli nemici, sebbene vada sottolineato il fatto che lo scudo a
protezione del cannone e degli operatori non fosse in grado di garantire efficace protezione a tutta la
squadra addetta al fuoco. In particolare, durante le operazioni di carica e sparo, almeno due degli addetti
finivano per essere esposti al fuoco nemico; ciò ovviamente risultava assai rischioso durante un’imboscata
poiché, una volta messo a segno il colpo se il nemico riusciva a reagire prontamente anche con armi leggere,
gli operatori non avrebbero potuto contare sulla sola protezione offerta dallo scudo del Pak 35/36.

Disegno tecnico di un Pak 35/36 Un pezzo anticarro da 37mm sulle coste danesi, 1940

Oltre alla maneggevolezza, il Pak 35/36 impressionò piacevolmente i tedeschi anche dal punto di vista della
resa. Il potente cannone L/45 era infatti in grado di fronteggiare le corazze di qualsiasi veicolo nemico, per lo
meno fino alla prima metà del 1940 quando sia i carri britannici che francesi non disponevano ancora di
blindature efficaci (tranne quelle frontali). Con un calibro di 37mm. ed una velocità alla volata di 762m/s.
garantiva ad una distanza di 100m. la penetrazione di 35-38mm di corazza (inclinata di 30°) con l’impiego di
un proiettile perforante (standard) Panzergranate 39, che poteva essere sparato con un elevazione rispetto
all’orizzonte variabile da un minimo di -5° ad un massimo di +25° e con un brandeggio di 60°. Ovviamente,
sempre prendendo come riferimento il proiettile Pz.Gr. 39, la resa tendeva a diminuire mano a mano che
aumentava la distanza: a 500m. si poteva contare su una penetrazione di 29mm., mentre sui 1.500m. si
passava a circa 20mm. Il range di azione (teorico) era comunque stabilito intorno ai 5.500m., sebbene a tale
distanza le possibilità di recare danno si riducevano praticamente a zero. Tuttavia le performance del Pak
35/36 non erano limitate dall’utilizzo dei soli proiettili perforanti Panzergranate 39, dal momento che
potevano essere impiegati anche munizionamenti più performanti. Nel 1940, mano a mano che i carri nemici
poterono avvalersi di corazze sempre più spesse, i tedeschi introdussero la Panzergranate 40, che fu prodotta
anche nel calibro più piccolo da 37mm., tale da consentirne l’utilizzo con il Pak 35/36. La Pz.Gr. 40, grazie al
proiettile in tungsteno, garantiva al Pak 35/36 una penetrazione di 64mm ad una distanza di 100m. e di fatto
rendeva l’arma competitiva con i carri nemici presenti sullo scenario bellico a cavallo fra il 1940 ed il 1941(2).
Discorso simile riguardò anche la
Stielgranate 41, introdotta per il Pak
35/36 nel 1942. Si trattava di un
munizionamento che sfruttava il
principio della carica cava(3), grazie al
quale il Pak 35/36 riusciva a penetrare
qualsiasi corazza del tempo ad una
distanza comunque inferiore ai 300m.(4).
Il limitato raggio d’azione non consentì
tuttavia al Pak 35/36 di riconquistare la
prima linea, visto che in quegli anni
furono introdotti altri cannoni anticarro
in grado di coprire distanze maggiori;
motivo per cui l’utilizzo in prima linea
Reparto anticarro SS in Francia del Pak 35/36 con la Stielgranate 41 fu

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ristretto ai Fallschirmjäger, per i quali l’impossibilità di ingaggiare scontri sulle lunghe distanze
rappresentava una pecca trascurabile a fronte delle doti di mobilità e leggerezza proprie di quest’arma. In
definitiva, le caratteristiche e le buone performance del Pak 35/36 possono essere considerate di tutto
rispetto, considerando sia gli anni in cui esso fu concepito e sviluppato, sia il numero di pezzi prodotti fino
al 1942: circa 20.000. Inoltre non bisogna dimenticare che la bontà del progetto fu dimostrata dal notevole
successo che il Pak 35/36 ebbe oltre confine. Paesi come l’Italia, il Giappone, l’Olanda e l’Unione Sovietica
utilizzarono il progetto del Pak 35/36 per dar vita ai propri cannoni anticarro, rispettivamente il Cannone
Controcarro 37/45, il Type 97, il 37mm. Rheinmetall e l’M30. Anche gli Stati Uniti dimostrarono un certo
interesse verso l’arma della Rheinmetall, al punto che il nascente Antitank Gun M3 fu realizzato partendo
dal progetto del Pak 35/36. Non dobbiamo poi dimenticarci dell’Etiopia, che nel 1935 ricevette una dozzina
di Pak 35/36 dalla Germania, utilizzati poi contro gli italiani nel corso dello stesso anno. Solo l’avvento della
seconda guerra mondiale, con la sua rapida e frenetica evoluzione degli armamenti, rese ben presto
quest’arma inefficace per l’impiego in prima linea, tanto che dopo i primi otto mesi di guerra i tedeschi
iniziarono a relegare il Pak 35/36 alla seconda linea, a ruoli addestrativi o ausiliari. In merito a questi ultimi
vale la pena ricordare – oltre al già citato impiego con i Fallschirmjager – il connubio tra Pak 35/36 ed i
semicingolati SdKfz 250/10 e SdKfz 251/11. Montati su questi mezzi, i cannoni Pak 35/36 si rivelarono ottime
armi di supporto alla fanteria da impiegare contro veicoli leggeri.

Il Pak 35/36 al fronte con la Waffen-SS


Nonostante la breve esperienza sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale, non dobbiamo
dimenticarci che il Pak 35/36 iniziò a prestare servizio già a partire dal 1928 e che per almeno dieci anni ha
rappresentato un punto di
riferimento per armamenti di questo
tipo. La prima esperienza bellica del
Pak 35/36, come accennato poco fa, si
ebbe con la Guerra Civile Spagnola,
ove le unità di terra in seno alla
Legione Condor ebbero modo di
apprezzare le caratteristiche
dell’arma e la Heer confermò le
proprie previsioni circa la validità
dell’idea di fondo, ovvero quella di
disporre di un cannone anticarro
manovrato da una squadra di
serventi ed inquadrato in unità di
fanteria o di mezzi corazzati
piuttosto che fra i ranghi dell’
Colonna motorizzata della Totenkopf sul fronte dellʹest. Un veicolo artiglieria (concetto, questo, non del
SdKfz 69 traina un Pak da 37mm. tutto scontato agli albori degli anni
trenta). Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, il Pak 35/36 fece il proprio esordio con lo scoppio
delle ostilità. Durante l’invasione della Polonia, le unità della nascente Waffen-SS – quali i reggimenti
motorizzati Deutschland, Germania e Der Führer, inquadrati nella SS-Verfügungstruppe, e Leibstandarte,
aggregato alla 17.Infanterie-Division della Wehrmacht – comprendevano tutte una compagnia equipaggiata
con dodici Pak 35/36 per l’impiego anticarro. Una dotazione assai modesta, se consideriamo che nel 1939
l’industria bellica tedesca aveva già sfornato 11.200 Pak 35/36, ma del resto, agli albori della Seconda Guerra
Mondiale, le unità Waffen-SS si trovavano ancora ad uno stadio embrionale e dovevano fare i conti con le
reticenze della Wehrmacht, poco incline a voler spartire il campo di battaglia con reparti estranei alle Forze
Armate e nate da formazioni paramilitari. Tuttavia, al di là di comprensibili attriti, già a partire dai primi
scontri (una volta passata la frontiera), il reggimento Leibstandarte dovette ricorrere ai Pak 35/36 per
contrastare svariati contrattacchi dei polacchi, ben posizionati lungo una linea difensiva ad est di Breslau ed
equipaggiati con veicoli corazzati. Purtroppo per i polacchi però, seppur tenaci e dediti al sacrificio(5), a causa
della modesta resistenza dei loro carri - non sufficientemente corazzati e mal distribuiti all’interno delle varie
unità dell’Esercito -, il Pak 35/36 si rivelò un’ottima arma e fece guadagnare alla Waffen-SS svariati successi

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negli scontri anticarro durante i 36 giorni della Campagna. Terminata l’invasione della Polonia, la Germania
si apprestava a preparare l’occupazione della Norvegia e della Danimarca nell’aprile del 1940, per poi
volgere le proprie armi verso il nemico di sempre: la Francia. Ovviamente la Waffen-SS, dopo il felice
esordio in Polonia, accrebbe il proprio organico e nel maggio del 1940, in previsione dell’invasione di Belgio,
Lussemburgo e Olanda (preludio dell’attacco alla Francia), poté contare su un numero maggiore di Pak
35/36. Nel frattempo infatti erano state costituite la SS-Division ʹReichʹ e la SS-Division Totenkopf, che insieme
alla Leibstandarte Adolf Hitler presero parte (con ruoli diversi) alla Campagna di Francia.

Pak della Legione Norvegese sul fronte di Leningrado, Pak da 37mm usato dai paracadutisti tedeschi sul
inverno 1942 fronte di Nettuno, febbraio 1944 (Bundes Archiv)

E fu proprio in occasione della Blitzkrieg ad ovest che il Pak 35/36 iniziò a mettere in luce i propri limiti. Se
da un lato l’invasione del Belgio, dell’Olanda e del Lussemburgo non comportò particolari problemi per il
Pak 35/36, ben altre furono le difficoltà che ebbe quest’arma (ed i suoi addetti!) nel recare danno ai carri
armati francesi e britannici. Veicoli quali il Char de Bataille B1 ed il Matilda MkII, seppur modesti sia in
termini di velocità che di potenza di fuoco, disponevano però di corazze pesanti contro le quali i Pak 35/36
non potevano competere: rispettivamente, 60mm. per il carro francese e 78mm. per il carro inglese. Un
episodio significativo delle difficoltà incontrate dai tedeschi, che coinvolse anche la Waffen-SS, avvenne
durante la battaglia di Arras, nel nord-est della Francia. Il 20 maggio 1940 un contrattacco degli anglo-
francesi coinvolse unità della Totenkopf e della 7.Panzer-Division in avanzamento verso il canale della Manica.
L’azione mirava a rallentare la veloce avanzata dei tedeschi a nord di Parigi ed era volta a scongiurare uno
sfondamento verso il mare, che avrebbe tagliato in due le forze anglo-francesi sulla linea del fiume Somme,
lasciando così ai tedeschi una corsia preferenziale verso Parigi. L’attacco dei carri Matilda MkII creò un
iniziale scompiglio nelle fila tedesche, al punto che le prime difese schierate frettolosamente e che videro
l’impiego dei Pak 35/36 non riuscirono neanche a rallentare la penetrazione inglese. Sebbene le sorti della
Battaglia di Arras volsero ben presto a favore dei tedeschi, che riuscirono a riorganizzarsi prontamente, il
primo attacco provocò gravi perdite nelle fila della Totenkopf, in particolar modo fra gli addetti delle
compagnie anticarro, molti dei quali furono addirittura schiacciati dai carri nemici. Anche le postazioni Pak
35/36 della 7.Panzer-Division, comandata da Erwin Rommel(6), furono travolte dai carri Matilda MkII ed in
alcuni casi addirittura sorpassate e tagliate fuori dal resto del reparto. Con i Pak 35/36 che a malapena
riuscivano a scalfire le corazze frontali dei carri inglesi, fu necessario l’intervento dell’artiglieria e dei
cannoni antiaerei Flak da 8,8cm. (ad alzo zero) per arrestare il contrattacco nemico e risollevare sia le sorti
della battaglia che gli animi dei tedeschi. Questo non fu certamente l’unico episodio che mise in luce
l’inadeguatezza del Pak 35/36. Altri scontri con i carri francesi Char B1 ne confermarono l’obsolescenza, al
punto tale che i molti insuccessi gli fecero guadagnare l’appellativo di ʺbatacchio della Wehrmachtʺ (i
soldati, infatti, erano soliti sostenere che i proiettili PzGr. 39 del Pak 35/36 non facevano altro che ʺbussareʺ
alle corazze dei carri nemici, anziché perforarle). A campagna conclusa, i tedeschi non esitarono dunque a
rivedere il ruolo del Pak 35/36 e provvedere ad un suo avvicendamento. Già da tempo, infatti, la Rheinmetall
si stava dedicando allo sviluppo della tecnologia delle armi anticarro serie Pak e durante la seconda metà del
1940 i tedeschi poterono adottare ufficialmente il nuovo Pak 38 (L/60) calibro 50mm., che andò a sostituire
l’oramai obsoleto Pak 35/36. Tuttavia, contrariamente a quanto si possa pensare, la produzione del piccolo
Pak non si arrestò e continuò sino al 1942. Bisogna infatti considerare che nonostante l’introduzione del Pak

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38 nel dicembre del 1940, i tedeschi necessitarono di tempo per la sostituzione delle migliaia di Pak 35/36
prodotte in più di dieci anni di servizio(7). Inoltre, per l’economia di un esercito in piena guerra, sarebbe stato
controproducente non pensare ad una riorganizzazione operativa delle armi di cui si disponeva, specie
quando – ed è il caso del Pak 35/36 – la stessa risorsa avrebbe potuto adempiere ad altri ruoli (ausiliari o
addestrativi) o rispondere a particolari esigenze (vedi il caso dei Fallschirmjäger). Infine non bisogna
dimenticare che i tedeschi, per evitare sprechi ed utilizzare al meglio quanto in loro possesso, dotarono
anche il Pak 35/36 con i nuovi tipi di munizionamento più performanti (Pz.Gr. 40 e Stielgranate 41), la cui
resa contribuì ad allungare la vita operativa del piccolo cannone anticarro della Rheinmetall e gli permise di
prendere parte all’Operazione Barbarossa nel 1941.

Dettaglio della parte


posteriore di un Pak 35/36:
(1) meccanismo automatico
per il riarmo basato sul
rinculo: (2) disconnettore;
(3) grilletto destro; (4) cavo
di collegamento al grilletto;
(5) controllo del brandeggio;
(6) controllo dellʹelevazione;
(7) grilletto sinistro.
(immagine tratta dal testo
ʺGerman Infantry
Weaponsʺ)

Note
(1) con una lunghezza di 340cm. ed una larghezza di 165cm., aveva un ingombro di circa 5,7mq.
(2) nonostante le buone prestazioni della Panzergranate 40, la difficoltà di reperire il tungsteno costrinse i tedeschi ad un utilizzo
morigerato di questo tipo di proiettile.
(3) del principio della carica cava ci occuperemo in maniera dettagliata quando parleremo del Panzerfaust.

(4) il motivo per il quale l’impiego del Pak 35/36 con la Stielgranate 41 era limitato nel raggio dei 300m. è da ricercare nella bassa velocità

alla volata raggiunta dal proiettile (circa 110m/s.) che, nonostante l’elevata capacità di penetrazione, aveva un peso di ben 8.6Kg. e
risultava piuttosto instabile nella traiettoria, specie sulle lunghe distanze.
(5) si pensi alle unità di Cavalleria, che durante un mese di scontri portarono a termine – quasi sempre con successo – 16 assalti contro le

unità tedesche, dimostrando coraggio e determinazione nel voler respingere l’invasore.


(6) per rendere meglio l’idea della situazione di scompiglio creatasi all’interno delle fila tedesche, basti pensare che in seguito all’attacco

del 20 maggio lo stesso Rommel ritenne di essere stato attaccato da centinaia di carri, mentre in realtà le forze britanniche operarono in
quel frangente con meno di 60 unità.
(7) le cifre parlano di 14.459 pezzi ufficialmente in servizio allo scoppio delle ostilità con la Russia.

Bibliografia
ʺSS-Leibstandarte – The history of the first SS division 1943-1945ʺ di Rupert Butler, edito da Motorbooks International
ʺSS-Das Reich – The history of the second SS division 1943-1945ʺ di Gregory Louis Matton, edito da Motorbooks International
ʺSS-Totenkopf – The history of the Death’s Head division 1940-1945ʺ di C. Mann e A. Donaldson, edito da Motorbooks International
ʺLa Guerra lampo in Franciaʺ di Alan Sheppard, edito da RBA Italia (serie Osprey Publishing)
ʺSGM – Seconda Guerra Mondialeʺ Anno I – Numero 0 – Maggio/Giugno 2008
ʺGerman Light Filed Artillery: 1935-1945ʺ di Joachim Engelmann, edito da Schiffer Military
ʺThe Encyclopedia of Weapons of World War Twoʺ di Chris Bishop
ʺWeapons and Fighting Tactics of the Waffen SSʺ di dr. S. Hart e dr. R. Hart, edito da Brown Packaging Books Ltd
ʺGerman Infantry Weapons – vol.1ʺ edito da Desert Publications

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Decorazioni di guerra

L‘Infanterie-Sturmabzeichen
di Marcello Bianchi

L‘Infanterie-Sturmabzeichen (distintivo per gli assalti di fanteria) fu concepito dall‘Alto Comando


dell‘Esercito Tedesco (Oberkommmando des Heeres) per ricompensare il comportamento meritorio del fante
in battaglia. Nella sua insegna erano rappresentati artisticamente i simboli della forza, con il serto di quercia,
e dell‘arma della fanteria, con il fucile Mauser K98. Il distintivo fu decretato il 20 Dicembre 1939 con
l‘approvazione del Generaloberst (Colonnello Generale) Walter von Brauchitsch, Oberbefehlshaber des
Heeres (comandante supremo dell‘esercito). L‘ istituzione riguardava inizialmente la versione ʺin silberʺ (in
argento), con la quale potevano essere decorati esclusivamente i soldati della fanteria e delle truppe da
montagna. Il 1 giugno 1940 veniva disposta l‘istituzione della versione ʺin bronzeʺ (in bronzo), con la quale il
conferimento del distintivo, di uguale foggia ma di colore bronzato, era esteso ai soldati di altre armi. Lo
scopo del distintivo era definito nello ʺStiftungverordnungʺ (decreto istitutivo) del 20 Dicembre 1940, che
recitava testualmente: ʺcome segno visibile del riconoscimento del fante provato nell‘assalto, e come sprone
per maggiore cimento nei doveri di soldato, dispongo (Brauchitsch) l‘istituzione del distintivo per gli assalti
di fanteria da conferire ai reparti della fanteriaʺ. Il decreto stabiliva i seguenti requisiti necessari per la
concessione:

! avere preso parte a tre assalti


! gli assalti dovevano aver avuto luogo in prima linea
! gli assalti dovevano essere stati eseguiti con le armi personali
! gli assalti dovevano essersi svolti in giorni diversi.
! i contrattacchi venivano considerati assalti, purché fossero stati effettuati o fossero terminati con
combattimenti corpo a corpo.

Il distintivo in bronzo era destinato a ricompensare i


soldati, non appartenenti all‘arma della fanteria, ma che,
comunque, fossero stati protagonisti di azioni belliche,
ovvero assalti con armi individuali, il cui svolgimento
era conforme ai requisiti previsti dal decreto per il
conferimento del distintivo in argento. In particolare esso
poteva essere concesso agli appartenenti alla fanteria
motorizzata, ai reparti di mitraglieri, all‘artiglieria
leggera e controcarro e, dal 19 gennaio 1943, anche al
personale dell‘artiglieria contraerei. La concessione
dell‘Infanterie-Sturmabzeichen fu disposta per i soldati
della Waffen SS a partire dal 19 Gennaio 1941 e fu
addirittura estesa, dal 12 Novembre 1942, ai reparti della
ʺOrdnungspolizeiʺ (pubblica sicurezza). Il conferimento
del distintivo avveniva con approvazione del
comandante di reggimento o degli ufficiali di grado
superiore a questo. Il soldato decorato riceveva insieme
con l‘insegna (contenuta in una bustina di carta e assai di
rado in una scatola di cartone) un attestato e la
decorazione veniva registrata nei suoi documenti
personali (soldbuch e wehrpass). Il distintivo doveva essere portato sotto la tasca sinistra dell‘uniforme. Si
ha notizia dalla stampa dell‘epoca (Illustrierte Beobachter) che il primo decorato con il neo-istituito
Infanterie-Sturmabzeichen fu il sottotenente di fanteria W. Körbel. I soldati decorati con il distintivo furono

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circa 900.000 e tra questi vi erano anche dei militari stranieri. A titolo informativo si riporta che i soldati della
R.S.I. furono autorizzati dalle autoritá militari tedesche ad essere decorati con l‘Infanterie-Sturmabzeichen
qualora in possesso dei requisiti previsti.

SS-Ostubaf. Manfred Schönfelder, della Wiking SS-Ostubaf. Kurt Meyer della Leibstandarte
(Bundes Archiv Bild_101III-Jarolin-032-22)

Tipologie del distintivo


Il disegno e la fabbricazione dei primi distintivi furono affidati dall‘OKH alla ditta di Berlino C.E.Junker.
Successivamente molte altre ditte tedesche furono autorizzate alla sua produzione. Dal punto di vista
costruttivo, a prescindere dalla classificazione ʺin argentoʺ ed ʺin bronzoʺ, furono realizzati principalmente
due tipi di ʺInfanterie-Sturmabzeichenʺ: quello cosiddetto ʺcavoʺ, ottenuto dallo stampaggio di un foglio di
lamierino di ottone e quello cosiddetto ʺpienoʺ, ottenuto per pressofusione o per stampaggio a caldo del
metallo, il quale poteva essere ʺbuntmetallʺ, ovvero una lega di rame, stagno, antimonio, oppure
ʺkriegsmetallʺ, ovvero zinco, argentato o bronzato a seconda della versione. Gli esemplari in ʺbuntmetallʺ
furono prodotti nei primi anni di guerra, in seguito, a causa soprattutto della scarsitá del rame, lo zinco
divenne il materiale prevalente. Nella tabella seguente vengono elencati i fabbricanti piú noti del distintivo e
per ognuno di essi è indicato il relativo marchio impresso sul retro della decorazione.

Ditta Marchio sui distintivi


Fritz Zimmermann & Söhne, Ludenscheid FZS (Z grande ed S runica)
Brüder Schneider, Wien BSW (lettere entro una sorta di trifoglio)
Sohni, Heubach & Co S.H. u. C.o. 41
Walter Henlein WH
Josef Feix Söhne, Gablonz JSF (entro quadrato)
Assmann & Söhne, Lüdenscheid 2 opp. 3
Carl Wild, Hamburg C.W.
Richard Simm & Söhne, Gablonz R.S.S.
Rudolf Souval, Wien R.S.
Friedrich Orth, Wien f.o.

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Hermann Wernstein, Jena Lobstadt W (tondeggiante)


Friedrich Linden Lüdenscheid FLL (ogni lettera in un cerchio)
Juncker Berlin C.E. opp. 2 opp. L/12
Adolf Schilze, Grünwald AS
Hermann Aurich, Dresden HA (H sopra la A)
Gebruder Wegerhoff Lüdenscheid GWL (lettere sovrapposte entro cerchio)
Funke und Brüninghaus L/56
Franke & Co, Lüdenscheid FCL
Ernst Müller, Pforzheim ʺErnst Müllerʺ, ʺPforzheimʺ
Friedrich Wiedmann, Frankfurt L/51
Grossmann & Co GR u. Co.
Steinhauer & Luck 4
M.K. (Metall und Kunstoff) M.K.

Le dimensioni medie standard dell‘Infanterie-Sturmabzeichen sono di 62 x 47 mm. Tranne alcune eccezioni, i


distintivi prodotti dai vari fabbricanti tedeschi presentano solo piccole variazioni dimensionali non superiori
comunque al millimetro. Si conoscono anche due ulteriori particolari versioni del distintivo, una in stoffa, la
cui applicazione era probabilmente destinata alle tute mimetiche, ed una in metallo dotata anziché dello
spillo, di una larga placca rotonda avvitata sul retro.
Foto
Nelle foto seguenti (terza e quarta di copertina) vengono presentati alcuni esempi dell‘insegna (tutte le foto
ritraggono pezzi provenienti da collezioni private tra cui quella del‘autore).

La foto n.1 è relativa ad un distintivo ʺin bronzoʺ


pieno privo di marchi. L‘esemplare è realizzato
in ʺkriegsmetallʺ bronzato e ha dimensioni 62 x
47 mm. La cerniera è molto particolare in quanto
è libera di ruotare. La foto n. 2 è relativa ad un
distintivo ʺin bronzoʺ di tipo cavo. Si tratta di un
esemplare di ottima fattura molto ben
conservato. Le sue dimensioni sono 61,5 x 46
mm. La foto n. 3.A è relativa ad un distintivo ʺin
argentoʺ della ditta Funke & Brüninghaus. E`
realizzato in ʺbuntmetallʺ ed è marcato al retro
L/56 (marchio nella foto 3.B). La particolaritá di
questo esemplare è costituita dalle sue
dimensioni, che sono decisamente superiori a
quelle standard, infatti misura 64,5 x 49 mm.
Anche il disegno del serto di quercia è
leggermente difforme dagli altri tipo, soprattutto
per quanto concerne la larghezza delle foglie e la
posizione delle ghiande. La foto n. 4.A è relativa
ad un distintivo ʺin argentoʺ della ditta
Gebrüder Wegerhoff Lüdenscheid (GWL). Il
distintivo è in zinco ed ha dimensioni 62,5 x 47
mm. Il particolare del marchio è visibile nella
foto 4.B. La foto n. 5.A è relativa ad un distintivo
ʺin bronzoʺ della ditta Hermann Wernstein (W).
E` realizzato in ʺkriegsmetallʺ bronzato. Il
particolare del marchio è visibile nella foto 5.B.
Attestato di conferimento di un Infanterie Sturmabzeichen. La foto n. 6.A è relativa ad un distintivo ʺin
Questo esemplare è firmato dal Maggiore König uno dei argentoʺ della ditta Carl Wild (CW). E` realizzato
decorati con la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro con in ʺbuntmetallʺ. Il particolare del marchio è
fronde di Quercia e Spade. visibile nella foto 6.B. La foto n. 7.A è relativa ad

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un distintivo ʺin argentoʺ della ditta Rudolf Souval (R.S.) di Vienna. E‘ realizzato in ʺkriegsmetallʺ. La fattura
di questo distintivo non è particolarmente raffinata, come si puó notare non vi è spazio tra il fucile e la
svastica. Il marchio è visibile nella foto 6.B. La Souval ha continuato a produrre i suoi distintivi anche nel
dopoguerra, pertanto è abbastanza difficile discernere l‘originalitá pre-1945 dei suoi articoli.
La foto n. 8.A è relativa ad un
distintivo ʺin bronzoʺ della ditta
Josef Feix & Söhne (JFS). Si tratta di
un esemplare di ottima fattura,
tipica di questo fabbricante, ed è
realizzato in zinco bronzato. Il
particolare del marchio è visibile
nella foto 8.B. La foto n. 9.A è
relativa ad un distintivo ʺin argentoʺ
della ditta Hermann Aurich (HA). E´
realizzato in zinco. Il particolare del
marchio è visibile nella foto 9.B. La
foto n. 10.A è relativa ad un
distintivo ʺin bronzoʺ della ditta
Richard Simm & Söhne (RSS),
Gablonz . E´ realizzato in zinco
bronzato. Il particolare del marchio è
visibile nella foto 10.B. La foto n.
11.A è relativa ad un distintivo ʺin
argentoʺ della ditta Brüder
Schneider, Wien (BSW) . E´
realizzato in zinco argentato. Il
particolare del marchio è visibile
nella foto 11.B.
FALSI
L‘Infanterie-Sturmabzeichen è un
distintivo abbastanza comune,
tuttavia sul mercato esistono molti
falsi, di cui alcuni anche di ottima
fattura ed abbastanza insidiosi.
E`importante precisare che la
presenza del marchio del fabbricante
non è assolutamente una garanzia di
SS-Stubaf. Otto Weidinger della Das Reich autenticitá. Si possono trovare
addirittura alcune riproduzioni in cui i marchi presentano dei grossolani errori ortografici (es. FANK & REIF
anziché FRANK & REIF oppure CF Juncker anziché CE Juncker). A titolo di curiositá nella foto 12 viene
presentata (solo retro) una riproduzione di buona fattura con il marchio, improbabile per l‘Infanterie-
Sturmabzeichen, della ditta JMME.

Bibliografia
ʺFor Führer and Fatherland, military awards of III Reichʺ, R. Angolia, Ed. Bender
ʺForman‘s Guide to third Reich German awardsʺ, A.Forman, Ed. Bender
ʺWorld War 2 German Medals & Political Awardsʺ, C. Ailsby, Ian Allan
ʺThird Reich Militariaʺ, R. Lumsden, Ian Allan
ʺAuszeichnungen des Deutschen Reichesʺ, K.G. Klietmann, Motorbuch Verlag
ʺGerman Combat Badges of the Third Reichʺ, M.F. Tucker, Winidore Press

Ringraziamenti
un particolare ringraziamento va a tutti gli amici collezionisti che hanno fornito le foto dei loro pezzi

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