Sei sulla pagina 1di 10

Il libro

I l Loop è chiuso. La vita sta tornando alla normalità quando la bucolica campagna
viene improvvisamente allagata da un’acqua scura scaturita dall’immensa
infrastruttura sotterranea abbandonata. Nelle aule e nei cortili delle scuole
cominciano a diffondersi voci, storie sull’inondazione e su come abbia portato
qualcosa con sé. Un fatto è chiaro: il passato non è pronto per essere dimenticato.
Simon Stålenhag è tornato. Nelle pagine di Flood continua il racconto iniziato con
Loop – edito in Italia da Mondadori nella collana Oscar Ink, così come Electric
State: ricordi di un’infanzia nordica punteggiati di strane macchine e bizzarre
creature provenienti da altre dimensioni. In Flood Stålenhag sposta lo sguardo dagli
anni Ottanta ai Novanta, il decennio del grande cambiamento in cui il mondo esterno
ha fatto davvero irruzione in Scandinavia. Sono racconti che parlano delle sfide della
gioventù, di cortili nebbiosi, di primi baci, del trovare se stessi, e di robot.
Hanno detto di Loop: «Avete un nerd in famiglia e non sapete cosa regalargli per
Natale? Portategli Loop, e vi amerà per sempre!»
NPR Books
L’autore

Simon Stålenhag, nato a Stoccolma nel 1984, è artista digitale, sviluppatore di


videogiochi e musicista, ma soprattutto è un acclamato concept designer, le cui opere
di iperrealismo sci-fi hanno suscitato grande interesse sul web soprattutto da quando,
nell’agosto 2013, sono apparse sulla rivista americana online «The Verge» e su
«Wired». Da allora le illustrazioni di una Svezia anni Ottanta, popolata di macchine
dal design insieme avveniristico e decrepito sono diventate un cult.
Simon Stålenhag

FLOOD
Illustrazioni e testi Simon Stålenhag
A cura di Tomas Härenstam & Nils Karlén
Curatore grafico Christian Granath
Direttore del progetto Tomas Härenstam
Manipolazione colori e postproduzione Dan Algstrand
Scure immagini sull’acqua, sono state messe via.

Come giocattoli della nostra infanzia trasformati in giganti


che ci accusano
di ciò che non siamo mai diventati.

Tomas Tranströmer, Siro.


La Svezia stava uscendo dall’era dei grandi progetti governativi.
Laboratori e macchine in rovina erano stati rilevati da imprenditori
che avevano saldato le porte e avvolto i macchinari con teli di
plastica, e cercavano ora di sfruttare i terreni per altri scopi. Torri
radio spuntarono dai boschi dietro le case, e nelle radure i nuovi
centri di elaborazione dati ronzanti scioglievano il ghiaccio e la neve.
Antenne paraboliche emersero dai muri delle abitazioni, dentro alle
quali comparvero bizzarre prese elettriche. I bambini della comunità
si riunivano davanti ai computer o agli apparecchi televisivi (che di
punto in bianco cominciarono a trasmettere cartoni animati a
mezzogiorno).

Da qualche parte oltre le recinzioni, al di là dei campi e delle paludi,


robot abbandonati vagabondavano come cani randagi. Se ne
andavano in giro impazienti e irrequieti, nel vento nuovo che
spazzava la campagna. Fiutavano qualcosa nell’aria, qualcosa di
insolito.

Forse, se fossimo stati più attenti, l’avremmo percepito anche noi.


Avremmo potuto sentire il suono che saliva dalle grotte ormai
dimenticate e sigillate nelle profondità: i colpi smorzati di qualcosa
che cercava di uscire.
PREFAZIONE

Nel mio libro precedente, Loop, ho raccontato com’è stato crescere nelle
terre che hanno ospitato il Loop durante la fine dell’era della Riksenergi.
Ho coperto il periodo che va dai primi anni Ottanta fino allo
smantellamento del progetto Loop, nell’autunno del 1994, quando la
Riksenergi fu soppiantata da una nuova società, la Krafta. Ma la storia del
Loop non finì in quel momento. Mentre lavoravo a quel libro, sapevo già
che gli anni dal 1995 al 1999 e gli strani eventi che seguirono la chiusura
del Loop avrebbero richiesto un volume a parte.

Si è scritto molto sulla tracimazione del Mälaren e sullo scandalo che di


conseguenza coinvolse la Krafta. Negli ultimi tre anni del millennio scorso
non c’era giorno in cui non se ne discutesse sui giornali. In questo libro non
voglio spiegare gli eventi o contribuire alle speculazioni e alle teorie
complottistiche emerse nel corso del tempo. Piuttosto, proprio come ho
fatto con Loop, mi piacerebbe raccontare i miei ricordi e cosa ha
comportato crescere nelle zone di quegli eventi.

Questo libro racconta fatti che si sono verificati alla fine degli anni
Novanta. Da allora sono avvenuti cambiamenti rivoluzionari, definiti
giustamente dai manuali di storia come l’inizio di una nuova epoca. Il più
considerevole fu l’improvviso slittamento polare dell’autunno del 2001, che
paralizzò all’istante le rotte commerciali magnetrin dell’emisfero boreale e
creò il gigantesco cimitero delle navi oggi chiamato Cintura della Morte. La
tracimazione del Mälaren e il conseguente smantellamento del Loop sono,
almeno per la storia della Svezia, alcuni tra gli eventi che segnarono
chiaramente la fine di un’era.

Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, il mondo intorno a noi si


modificò in modo lento e quasi impercettibile, con la nuova forma delle
maniglie di porte e interruttori, la luce dei lampioni di una tonalità
leggermente differente e il diverso carattere dei cartelli della metropolitana;
similmente, i bagni furono ristrutturati, le assi del pavimento divelte e i
mobili della cucina ridipinti. Erano cambiamenti minimi ma, ripensandoli
nel loro insieme, appaiono come l’evidente segno di un improvviso collasso
industriale.

Il cambiamento è la dinamo che, piano ma inevitabilmente, spinge avanti la


nostra società, mentre i giorni passati sono sempre più avvolti dal mistero e
dal mito. La dinamo gira in una sola direzione; non è possibile tornare nel
luogo che sta scomparendo nelle nebbie alle nostre spalle. L’unico modo
per passare dal mondo di oggi a quello di ieri è nascosto nelle profondità
dell’inconscio, nel confine sfumato che separa l’immaginazione dai ricordi,
ed è proprio là che spero di portarvi.

Fuori dalla mia finestra sta calando il buio, e in quel tramonto c’è lo stesso
panorama che ventuno anni fa venne distrutto dall’allagamento. Nelle ore
del crepuscolo non è semplice notare i dettagli che rivelano il passaggio di
due decenni. È difficile separare il ricordo dalla realtà, perché il cervello
riempie le zone d’ombra. Al calare del sole, il campo sembra un lago
coperto di ghiaccio. Si potrebbe quasi pensare che sia di nuovo allagato.

Simon Stålenhag, Kungsberga, febbraio 2016

Potrebbero piacerti anche