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I Pensieri Ossessivi - Conoscerli Per Non Temerli
I Pensieri Ossessivi - Conoscerli Per Non Temerli
Il vostro capo ufficio vi chiama e vi fa una lavata di capo che voi ritenete del tutto
ingiustificata, non solo, quello che avreste voluto dirgli non glielo avete detto ed ora eccovi li
a pensare e ripensare a quell’episodio decine di volte, dandogli un diverso epilogo, dicendo
tutto quello che non avete detto, aggiungendovi ogni volta nuovi particolari; siete sfiancati da
tutto questo, non ce la fate più: un episodio di 5 minuti di vita reale si è trasformato in giorni
e giorni di infernale vita immaginata.
E proprio qui sta il punto in virtù di quanto scritto sotto, sulla meccanica dei circuiti neuronali,
tali pensieri tendono ad un certo punto a riprodursi in automatico e ad essere
autoreferenziali, con il risultato che non servono più né a cambiare qualcosa in quella
situazione né a scaricare tensione emotiva. Al contrario quella tensione emotiva viene
accresciuta ulteriormente, in un circolo vizioso che chiude la persona in una gabbia mentale
di sofferenza.
I circuiti neuronali.
Il cervello può contenere fino a 100 miliardi di neuroni; ogni neurone comunica con quelli vicini
mediante molteplici sinapsi formando più o meno un milione di miliardi di connessioni
sinaptiche. A loro volta queste connessioni formano un numero enorme di circuiti neuronali che
possono crearsi e sono pari a 10 seguito da 1 milione di zeri.
Il pensiero è alla base dei più comuni stati emozionali negativi che infettano la mente e il
cuore. Ansie, angosce, paure, sensi di colpa sono molto spesso non quello che dovrebbero
essere, ma il risultato di depositi di esperienza negative ormai trascorse, e quindi non più
influenzabili, nella memoria, che continuano a lavorare a livello inconscio e sfociano in pensieri
ossessivi la cui funzione dovrebbe essere quella di scaricare un pò della tensione accumulata,
visto che l’azione non è più possibile.
Il cervello è un fantastico strumento che permette, tra le mille altre cose, di costruire pensieri:
o li controlli tu, quei pensieri, o lo farà lui, in autonomia e modalità casuale.
La paura
Spesso, in ambito psicologico, la paura non è associata ad una minaccia reale ma ai propri
pensieri che, lanciati in un vortice incontrollato, contribuiscono ad aumentare il livello
dell’ansia. Quando si innesca questo circolo vizioso è come se ‘uscissimo’ da noi stessi.
L’assenza di questa percezione ci fa precipitare nell’inferno della depressione che produce altre
paure indistinte, prima tra tutte: la paura della paura.
Aspettative diverse
Spesso accade che siamo tratti in inganno dal fatto che non sono nostre le aspettative ma
quelle degli altri che sono interiorizzate al punto di convincersi che siano frutto dei nostri
desideri, confermate dalle nostre azioni; spesso non attribuiamo valore a ciò che in realtà si è
e si pensa che il proprio valore aumenterebbe se fossimo semplicemente la persona che gli
altri vorrebbero. Ma non si può negare e umiliare la propria natura per sempre. Così facendo
si tormenta una sola persona: noi stessi. I mostri che sono dentro di noi diventeranno più
deboli solo quando la nostra reale essenza si rafforzerà. Quando inizia un processo di
trasformazione avviene una sorta di rinascita, una emancipazione e alla fine di questa lotta, a
volte dilaniante, qualcosa muore: la vecchia e finta identità.
Si è testimone dei propri pensieri e delle proprie azioni e quello che resta quando ci si spoglia
di tutte le identità che fanno parte di ciò che crediamo o credevamo parte del proprio IO non è
altro che la pura consapevolezza. Noi non siamo i nostri pensieri. Domandiamoci
continuamente: cosa vedi? dove ti trovi? cosa faccio? quando?
A volte da soli però non ci riusciamo; in tal caso valutiamo l’ipotesi di farci aiutare.