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La nascita dell’ambientalismo:

Steve Baer nato nel 1938 è un inventore americano e pioniere della tecnologia solare passiva. Baer ha
aperto la strada è ha contribuito a rendere popolare l’uso dei zomi.
o La parola "zome" è stata coniata nel 1968 da Steve Durkee, ora noto come Nooruddeen
Durkee, combinando le parole cupola e zonohedron.
o Baer era affascinato dalla geometria della cupola resa popolare dall’architetto R.
Buckminster Fuller.
 È stato il fondatore, presidente del consiglio di amministrazione, presidente e direttore della
ricerca presso Zomeworks Corporation.

Harold R. Hay inventò lo Skytherm come un’alternativa preferibile di tradizionali sistemi di riscaldamento e
raffreddamento degli edifici.
 Lo Skytherm di Hay è un sistema passivo che condiziona lo spazio senza elettricità, pompe,
fluidi circolanti o rumore.
o Consiste in una grande vasca pensile, contenuta in una camera d’aria in plastica, coperta
da panelli solari mobili. Durante le giornate calde, i pannelli sono chiusi per tenere fuori
il sole mentre l’acqua assorbe il calore della casa. Di notte, i pannelli vengono spostati
per consentire allo stagno di irradiare il calore nel cielo notturno.
 In inverno questo processo è invertito.
Il progetto ebbe un finanziamento pubblico solo nel 1973 a causa della crisi energetica causata dalla Guerra
del Kippur, con conseguente austerity e la necessità di affrontare il problema del risparmio energetico.
 Gli esperimenti dello Skytherm System sono stati abbandonati alla fine della crisi energetica.
o Nel 1973 Hay costruì una seconda casa ad Atascadero, sulla costa della California. La
casa era di 103 mq e l’acqua era contenuta in sacchi di plastica simili a letti ad acqua. Il
sistema non aveva pompe, compressori, tubazioni o condotti e poteva essere
facilmente azionato dagli occupanti. Le temperature interne rimanevano tra i 18° e i 24°
mentre quelle esterne hanno oscillato tra 0° e 20°.
 La casa Skytherm di Hay è stata riconosciuta dalla Commissione del
Bicentenario della Rivoluzione Americana come una delle 200 invenzioni più
promettenti del paese.

Case prodotte nel 1969 a Corrales, New Mexico, dalla Zomeworks Corporation: Le pareti rivolte a SUD
sono di vetro con dietro bidoni d’acqua che si raffreddano di notte abbassando la temperatura interna di
giorno e viceversa.
 Per alzare la parete esterna si usa l’energia eolica.
o Se si vuole il raffrescamento, di giorno vengono alzate delle pareti esterne in modo che
l’acqua non si riscaldi;
o Se si vuole riscaldare gli ambienti interni, vengono alzate di notte perché l’acqua
scaldata dal sole non si raffreddi.
 La facciata esterna dei bidoni rivolti verso SUD è dipinta di nero per aumentare
l’assorbimento di calore.

Un altro ricercatore è Jay T. Baldwin, era un designer e scrittore industriale americano.


 Era uno studente di Buckminster Fuller.
o Il lavoro di Baldwin è stato ispirato dai principi di Fuller e nel caso di alcuni degli scritti di
Baldwin, ha reso popolare e interpretato le idee e le conquiste di Fuller.
 Baldwin è stato notato come l’inventore del Pillow Dome, un progetto che combina la cupola
geodetica di Buckminster Fuller con i pannelli di plastica ETFE gonfiati.
o Il rivestimento è in Tefzel, una resina fluoropolimerica ETFE prodotta da DuPont, più
resistente del vinile.
 Avevano scoperto che il vinile degradava al sole, e che fosse cancerogeno.
 Nel 1973 Jay T. Baldwin applicò per i Life Support Systems Laboratories (ILS, in New Mexico) a
Tijeras (New Mexico) un sistema per riscaldare e rifornire di energia elettrica ad una casa con un
sistema che usava esclusivamente energia solare ed eolica.
o La casa a cupola era stata progettata da Robert Reines.

Il 22 aprile 1970 si celebra il primo Earth Day.


 Primo centro di riciclo (Ecology Action, Recycling center → isola ecologica) in tutto l’USA, l’ideatore
fu Cliff Humphrey, fu subito uno scalpore che influenzò tanti altri paesi.

Martin Pawley pubblica un libro dove spiega che non bisogna usare materiai riciclati perché costano di più
nella spazzatura, essi devono ridiventare nuovi.
 “Heineken WOBO project” → è una casa per controllare la temperatura interna durante le
stagioni, è una casa tradizionale con muri in bottiglia.
o Famosa è la frase di Homer Simpson in una puntata del cartone per il quale la birra è: "La
causa e la soluzione a tutti i problemi della vita". Probabilmente la sua versione è un po'
estremizzata ma sicuramente la birra può avere altre funzioni oltre quella per la quale viene
prodotta.

Quando Alfred Heineken tornò da una visita in Olanda dove si accorse della grande quantità di rifiuti
scartati, tra cui anche molte sue bottiglie di birra, pensò ad un modo di riciclarle in modo utile.
o Nacque allora l'idea di creare una bottiglia di birra riutilizzabile che potesse servire come
blocco per le costruzioni una volta finita la birra.
 WOBO è la prima bottiglia di birra progettata per essere usata in edilizia.
Alfred Heineken, insieme all'architetto John Habraken, direttore della Fondazione per la ricerca degli
architetti (SAR), sono gli artefici di una bottiglia con facce piane, dotata di fondo concavo. Nel 1964,
l'Heineken ha distribuito 100.000 di queste bottiglie (nella versione 35 cl. e 50 cl.) in tutto il mondo.
 Con WOBO si potevano alzare muri, costruire case e molto altro ancora. Il progetto ha presto
incontrato però resistenza, in particolare dalla divisione marketing di Heineken, per la
preoccupazione che poteva essere danneggiata l'immagine dell'azienda.
o Ciò nonostante, Alfred Heineken costruì un'intera casa di bottiglie Wobo nel suo giardino.

Martin Pawley, per la Cornell University, Cornell Project per case economiche per il Cile, casa icosaedrica di
25 mq con muri di cartapesta impermeabilizzata e lattine; pavimento di bottiglie miste a cemento di zolfo,
1973 Costò $1,8 al mq.
o Si avevano solo prototipi.
o I costi dei materiali costavano molto poco, venivano da centri di riciclaggio.
o La carta riciclata però costava di più, bisogna usare i materiali così come sono, se si usa bottiglie si
lasciano bottiglie, come per le lattine ecc.

1972 Michael Reynolds → casa per un giudice costruita con le lattine, Taos, New Mexico, 1972. usando
materiali naturali, come la creta ecc.
 Il suo studio è fatto da bottiglie, lui fa due strati di muri lasciando una camera d’aria in mezzo. È
situata su una collina, resa impermeabile, grazie a dei copertoni riempiti di terra per avere un
isolamento completo e avere una massa, poiché può assorbire molto calore o freddo.
 L’aria attraversa tutta la casa. È circondata dal verde. Acqua proviene dalla solita cisterna, per bere e
lavarsi. Verrà filtrata e usata per gabinetti, Verrà riusata di nuovo per usarla sull’orto (un continuo
utilizzo).
o Hanno un rinfrescamento geotermico passivo → in onore di Fuller.
Sim Van Der Ryn → “The Ark” in costruzione: era il centro costruito dagli studenti di architettura di Berkeley
a Marin County per il workshop ‘Making a Place in the Country, 1971-1972.
o In questo libro c’era scritto come adattarsi, come invadere la campagna, c’erano anche studi
di come riciclare l’acqua → studiano come avere un’autosufficienza.
 Contenente tutti i sistemi di risparmio energetico e di riciclo disponibili all’epoca.

Van Der Ryn trasforma una casa vecchia, in una casa eco.
 La sua idea è quella di progettare in termini coerenti, come ad esempio vengono aggiunti una serie
di strutture come:
o Pannelli solari, fatti in casa con tubi metallici;
o Serbatoi per l’acqua piovana;
o Serre;
o Gabinetto per il compostaggio.
→ autosufficienza completa, hanno incoraggiato tutti i residenti della città per rendersi
conto, come L’ecologia interagisce in un rapporto di fiducia.
 Questo rapporto non andò a buon fine e venne tutto smontato.
 Viene pubblicato anche un libro nel 1979 → quello che rimase erano le
isole ecologiche.

Nell’ 70 → nell’ international design conference (che si svolgeva tutti gli anni), era una conferenza a numero
chiuso, vengono invitatati i designer più famosi, le fabbriche di design.
 Viene invitata una nazione ospite → Francia.
o Design → Basato sul sistema consumistico. Contestano anche il tipo di architettura, li
rinfacciano di costruire case a blocco tutte uguali.
 Es. Le Corbu rinfacciava sempre gli italiani, il piano Aosta fatto da Olivetti.
 Per le Corbusier le necessità umane sono sempre le stesse, non valutare
come impatta sul tessuto urbano. Architetture proposte dagli architetti
modernisti sono tutte uguali.
 L'edizione del 1970 dell'International Design Conference di Aspen (IDCA) ha fornito lo scenario per una
collisione ideologica tra i membri dell'establishment del design liberale americano che ha organizzato la
conferenza e un assortimento di ambientalisti, studenti di design e architettura, e una delegazione
francese dal contesto del gruppo Utopie, che erano tutti frustrati da ciò che vedevano come la
mancanza.
 IDCA 1970 ha anche fornito l'impostazione per una critica dei formati, delle modalità di indirizzo e
dei registri attraverso i quali è stato avanzato il discorso del design.
o I dissidenti avevano una concezione molto diversa del design. A loro avviso, il design non
riguardava semplicemente la promulgazione del buon gusto o il mantenimento di valori
professionali; aveva ripercussioni sociali molto più grandi, e specificamente ambientali, per
le quali i progettisti devono rivendicare la responsabilità. Né, per loro, la progettazione
riguardava solo oggetti e strutture materiali; dovrebbe anche essere intesa in termini di
sistemi e processi interconnessi e, in particolare, nel contesto del crescente sfruttamento
delle risorse naturali e della crescita incontrollata della popolazione.
o Tra loro c'erano studenti designer e architetti, alcuni dei loro giovani professori e una serie
di gruppi di azione artistica e ambientale, molti dei quali provenivano da Berkeley, in
California, e avevano fatto il viaggio di 1.000 miglia verso la località turistica del Colorado in
autobus noleggiati. Altri dissidenti includevano membri del collettivo mediatico di San
Francisco noto come Ant Farm che, nel 1970, stavano iniziando a sperimentare il video
come veicolo per la critica e stavano usando strutture gonfiabili come ambientazione per
spettacoli architettonici a forma libera.
 Tra gli invitati c'erano Michael Doyle, fondatore dell'Environmental Workshop di San Francisco, e
Cliff Humphrey, che era il fondatore di Ecology Action, creatore del primo centro di riciclaggio drop-
off negli Stati Uniti, e membro di un comune di Berkeley che era appena stato presentato in una
storia di copertina del New York Times Magazine.
 L'International Design Conference di Aspen è stata concepita nel 1951 come un incontro ad alta quota
per designer e uomini d'affari in cui discutere gli interessi comuni della cultura e del commercio. I suoi
fondatori erano Walter Paepcke ed Egbert Jacobson, rispettivamente presidente e direttore artistico
della società di imballaggi con sede a Chicago Container Corporation of America (CCA). A livello
pragmatico, la conferenza ha cercato di incoraggiare i dirigenti aziendali a sostenere il design e ad
applicarlo in modo coeso in tutte le loro organizzazioni, dalla carta intestata e dalla pubblicità alla livrea
dei camion e al design dell'ufficio, proprio come in aziende come CCA e Olivetti.
o L'obiettivo più alto della conferenza era quello di infondere agli uomini d'affari la responsabilità
culturale, che faceva parte della più ampia missione di Paepcke di elevare la cultura all'interno
della società americana. Ad eccezione di Paepcke, la leadership della conferenza proveniva dal
campo di progettazione, tuttavia, e, nel corso degli anni, non sono stati in grado di sostenere la
partecipazione dei leader aziendali. Con l'evoluzione della conferenza, i tentativi di migliorare il
dialogo tra i designer e i loro clienti sono stati abbandonati e la conferenza si è ampliata per
includere quasi tutti gli argomenti che la leadership credeva che il design avesse toccato o fosse
toccato. Filosofi scientifici come Lancelot Law Whyte e Jacob Bronowski, il biologo René Dubos
e il compositore John Cage, ad esempio, erano tipici dei partecipanti di altre professioni e
discipline che iniziarono a popolare gli elenchi degli oratori. E per tutti gli anni '60 la conferenza
è stata utilizzata come forum per introdurre le scienze sociali e comportamentali al discorso
dell'architettura e del design. Mentre la portata della conferenza si è ampliata e il tema è
cambiato di anno in anno, il formato è rimasto lo stesso. I relatori si sono rivolti ai relatori da un
palco rialzato in un grande auditorium tendato, che era stato progettato nel 1949 dall'architetto
finlandese Eero Saarinen ed è stato sostituito nel 1965 con uno nuovo da Herbert Bayer.

The Architecture of four ecologies: ?????

Paolo Soleri → Progetto di Arcosanti (1970): è un prototipo di città per 5.000 persone, basata sui concetti
dell’arcologia.
 Si ispira principalmente alla frugalità di risorse e di energia per vivere sfruttando il meno possibile
l’ambiente e impostare un cammino etico per il futuro dell’uomo.
o Nel filone delle più recenti proposte utopiche per la città del futuro, Soleri ha espresso un
proprio personale contributo, basato sulla convergenza di componenti sociali, filosofiche,
ecologiche, tradotte in quella che lui stesso definisce “arcologia”.
o L'ideologia urbanistica di Soleri, affidata all'insegnamento, ai numerosissimi grafici e a
pubblicazioni, si fonda sulla riflessione secondo cui quanto più un sistema è complesso,
tanto più è miniaturizzato, ovvero che la miniaturizzazione permette l'esistenza di sistemi
estremamente complessi, come il corpo umano, in cui milioni di cellule collaborano: da qui
la proposta dell'implosione, cioè dell'accorpamento di tutte le varie dimensioni disgregate
ed esplose nell'attuale condizione urbana. Per inverare tale contrazione urbanistica è
necessario che lo spazio della città venga ripensato e passi dall'essere a due dimensioni (la
tipica megalopoli che si espande di periferia in periferia occupando superfici vastissime) a
tre dimensioni (uno spazio che sia articolato in altezza).
o Sviluppando un modello urbanistico tridimensionale si otterrebbe un ulteriore vantaggio:
decimando le distanze orizzontali le automobili (che Soleri ha sempre definito come un
errore della modernità) non sarebbero più necessarie, o comunque il loro uso diminuirebbe
drasticamente.

Mesa city project (1959): con planimetria biomorfa, alte torri residenziali per 2 milioni di abitanti e 30
villaggi rurali, che fonde l'idea del "grattacielo alto un miglio" e la composizione territoriale di Broadacre
City di Wright;
Novanoah, Asteromo, Arcollective, sono agglomerati in cui l’altissima concentrazione urbana delle mega
strutture viene bilanciata dalle vaste aree territoriali destinate all’agricoltura e al godimento della natura,
dalla riduzione al minimo degli sprechi di tempo, di spazio, di trasporti e di inquinamento, il tutto a
vantaggio di un più organico, umano ed ecologico sfruttamento dell’ambiente.
 Le sue proposte si inquadrano in una generale ricerca urbanistica sulla “grande dimensione”, ma
accentuano inoltre l’aspetto formale e ambiscono a proporre nuovi modelli di vita, collegandosi ai
temi delle utopie del passato.
 Considera inoltre la città, in quanto ecosistema organico creato dall’uomo in equilibrio con la
natura, la più alta espressione spirituale, che manifesta e rende attive forze positive ed è “macchina
di spiritualizzazione”.

Masdar City di Norman Foster → Progettata dallo studio di architettura inglese Foster and Partners, la città
conterà esclusivamente sull'energia solare, con un'economia a emissioni zero e un'ecologia senza rifiuti.
 La città, che coprirà 6 km², si trova a 30 km a est della capitale, vicino all'aeroporto internazionale
di Abu Dhabi.
o Masdar significa sorgente, ad indicare che la città vuole essere fonte di idee, di innovazione
ma soprattutto di energia sostenibile e rinnovabile.
 Questa città è in corso di costruzione. Si prevede che possa ospitare 40 000 persone come abitanti
e altre 5 000 come studenti e chi va per lavorare. È una città per ricchi.

Boston Arcology di K. Schopfer → è una città galleggiante nel porto di Boston.


 Harvest City → è una città divisa in quattro parti per 30.000 abitanti. È stata costruita in caso di
maremoti e terremoti.

La piramide di Tokyo, progetto di Dante Bini → ????

Adriano Olivetti

Il sogno industriale, di utopia e valori di Adriano Olivetti → Sognava di costruire un nuovo modo di fare
impresa, un modo che avesse al centro la cura e il benessere dei lavoratori della sua azienda.
 Fondata nel 1908 dal padre Camillo, La Olivetti era l’orgoglio di Ivrea: doveva essere un luogo
vivibile, culturalmente stimolante, che infondesse linfa vitale nello spirito dei lavoratori. Agli albori
dell’azienda, il primo vero successo del Padre, Camillo, era stata la M1, presentata all’epoca, nel
1911 come la macchina da scrivere più veloce grazie al celebre “tocco Olivetti” che rendeva la
pressione dei tasti molto più rapida e agevole”.
 A questa seguì, pochi anni dopo, nel 1920, un nuovo modello, la M20. In dieci anni, l’azienda ne
avrebbe venduti quasi novecentomila esemplari. Un’impennata che portò a incrementare il numero
di operai e macchinari, a espandere gli spazi di lavorazione.
Nel 1924, Adriano era andato per un breve soggiorno negli Stati Uniti, per studiare più da vicino il modello
industriale americano, in particolare quello della Underwood in Connecticut, anch’essa produttrice di
macchine da scrivere.
 Lì Adriano scoprì di un nuovo modo di organizzare il lavoro, e fece tesoro in particolare
dell’innovazione sperimentata da Henry Ford nei suoi stabilimenti di Detroit della Model T. Paghe
orarie più alte, tempi di lavoro ridotti.
o Fu in quell’esperienza dal sapore di “sogno americano” che l’Utopia imprenditoriale di
Olivetti cominciò a muovere i suoi primi passi.
L’arrivo di Adriano nella gestione aziendale del padre e la sua razionalizzazione furono una svolta, con la
produttività che dal 1926 in poi raddoppiò, finendo per coprire più bella metà del mercato italiano delle
macchine da scrivere meccaniche, come ad esempio la portatile MP1; col tempo però l’interesse di Adriano
si sarebbe ampliato anche allo sviluppo di tecnologie più complesse, come le calcolatrici; lo dimostrava la
prima moltiplicatrice elettromeccanica, la Multisumma MC4, progettata negli anni 40, ma soprattutto la
Divisumma 14 progettata da Natalino Capellaro, un esemplare persino più veloci delle concorrenti
americane nell’eseguire moltiplicazioni. La divisumma avrebbe fatto la fortuna economica della
Olivetti, grazie al suo successo travolgente e ai prezzi competitivi.
 L’Utopia di Adriano non si sforzava di migliorare solo la produttività, ma si rivolgeva anche
all’architettura e all’urbanistica.
Adriano intuì l’avvento di una nuova era industrializzata in grado di cambiare l’equilibrio tra città e
campagna, dove i lavoratori non avrebbero più dovuto perdere ore di viaggio per recarsi nel luogo di
lavoro.
 Nel 1926 il padre Camillo aveva fatto costruire vicino alla fabbrica sei complessi abitativi per gli
operai → Camillo voleva che ai propri dipendenti fosse gradito un certo modo di autosufficienza,
per sopravvivere nel caso fossero rimasti senza lavoro.
o In cantiere c’era poi un progetto innovativo: creare un villaggio per i dipendenti, il villaggio
Olivetti, fatto di abitazioni ma anche scuole e da far sorgere sui campi agricoli di Camillo.
 Due dei più grandi architetti del panorama italiano, Figini e Pollini vennero incaricati di ampliare il
complesso di officine Olivetti di Ivrea, l’ICO, e di metter mani al progetto del villaggio. Ivrea aveva
bisogno di ordine e armonia.
Il progresso umano non si basava sulle aziende, bensì su coloro che vi lavoravano all’interno, i
dipendenti.
o Adriano era contrario al taylorismo, a quell’approccio cioè che organizzava il lavoro
secondo procedure ripetitive, monotone e alienanti, tipiche della catena di montaggio → al
contrario, bisognava umanizzare il lavoro di fabbrica.
 Per farlo bisognava partire dagli spazi fisici, dalla fisionomia architettonica della
fabbrica.
 Adriano sperimentò sulla propria pelle il duro lavoro della fabbrica e sapeva
benissimo quali fossero le difficoltà di un operaio comune.

Il successo dell’Olivetti però per Adriano un mezzo per realizzare la sua nuova politica sociale, una politica
era incarnata dal suo “Movimento Comunità”, un partito di ispirazione socialità e liberaldemocratico che
Adriano fondò a Torino nel 1947.
 Il nome stesso del suo partito ne esemplificava la visione rivoluzionaria: alla base dello stato
doveva essere la Comunità; la Comunità non era un territorio definibile con un confine geografico,
ma uno spazio con una cultura condivisa e intrecciata all’economia.
o Cultura era infatti centrale: senza di essa non era possibile coinvolgere le persone nel
processo di industrializzazione.
 Le fabbriche erano per Olivetti i pilastri su cui fondare una nuova società
democratica.
 Ma l’Utopia di Adriano non riguardava solo le fabbriche, bensì la vita in tutti i suoi aspetti.
Introducendo nelle fabbriche eventi culturali, corsi serali, una biblioteca con raccolte di libri gratis
per i dipendenti, un cinema, e conferenze con intellettuali del livello di Volponi, Moravia e Pasolini
→ Olivetti sottolineava una cosa importantissima: che esisteva un legame fortissimo tra
ignoranza delle persone e alienazione dei lavoratori.
 L’atteggiamento illuminato verso i lavoratori della Olivetti si estendeva anche oltre: La Olivetti
garantiva servizi sociali invidiabili e pagava salari migliori rispetto alle concorrenti, le giornate erano
più corte e lo stesso valeva per l’orario settimanale, abbassato da 48 a 45 a parità di stipendio e con
sabati liberi, la prima in Italia e anticipatoria persino del Contratto Nazionale.
o Adriano ne era convinto: con più tempo libero a disposizione, aumentava la concentrazione
e quindi la produttività nei giorni lavorativi.
Le richieste di assunzione alla Olivetti surclassavano di gran lunga quelle ella Finmeccanica, che all’epoca
era l’industria più estesa del panorama nazionale. Il profitto, secondo Adriano, doveva andare
esclusivamente agli investimenti, poi ai servizi sociali e solo infine agli azionisti, con il vincolo di non creare
mai disoccupazione.
 Una mentalità che ben poche realtà avevano compreso.
Sotto un certo punto di vista era proprio un’Utopia. Un programma di welfare, di stato sociale, a tutti gli
effetti. L’azienda prevedeva addirittura 9 mesi di maternità per le madri, a fronte dei 2 previsti per legge.
Un fatto in anticipo con i tempi. Oggi ci verrebbe quasi da dire “irrealizzabile”. Ma dopotutto, quale altro
scopo avrebbe un’utopia, se non quello di condurci più velocemente verso il progresso? Il costruire alloggi
per i lavoratori, il dar loro una mensa, un’assistenza medica e servizi extra non era un modo per
imprigionare i dipendenti, quanto un’opportunità per stimolare la loro emancipazione e la loro
realizzazione personale. Un ideale che aveva molto in comune con altri pionieri della loro epoca, come
Robert Owen in Galles ed Henri Schneider in Francia.

L’intraprendenza di Olivetti non si limitò poi solo al Piemonte, ma si estese anche nel Sud Italia, scegliendo
Pozzuoli, in provincia di Napoli, dove ampliare il proprio business.
A capo del personale viene messo lo scrittore Ottieri che scriverà un romanzo sulla sua
esperienza di selezionatore.
 Scegliere il Meridione come base di una nuova azienda, portare lavoro nel Mezzogiorno, faceva
parte del piano di ricostruzione di Olivetti: quello di tenere alto lo sviluppo anche in una porzione
d’Italia troppo ignorata dalla politica italiana.
o Per Adriano, Pozzuoli era l’emblema di un progetto politico: portare a compimento l’unità
italiana nel dopoguerra e farlo in modo solidale.
o Con Adriano insomma, l’Olivetti avrebbe smontato, con le sue sperimentazioni
all’avanguardia i pregiudizi stranieri di un’Italietta industriale, come la chiamavano
scherzosamente gli statunitensi.
 Certo, nel ramo della tecnologia gli americani primeggiavano: aziende come
Remington, Underwood e IBM, quest’ultima colosso del settore informatico, non
avevano rivali.
 Nel 1948, Adriano sentì che, con il boom della ripresa postbellica, fosse
giunto il momento di espandersi.

Adriano nel 1947, quando la lira venne stabilizzata dal presidente Luigi Einaudi, osò investire somme
consistenti e quello che fece fu puntare tutto espandendosi all’estero, specialmente in Argentina, Belgio e
Gran Bretagna aumentando le esportazioni, fino a dedicar loro il 60% della produzione.
 Nel 1960 Adriano sarebbe morto improvvisamente di emorragia celebrale in un viaggio in treno
diretto a Losanna in Svizzera.

Ambiente di lavoro → l’ambiente di lavoro doveva essere sempre luminoso, ma non solo per motivi fisici,
ma anche per una questione psicologica, sociologica e produttiva.
 Lì si viveva insieme con gli altri, con la possibilità di vedersi, rivolgersi la parola e di far parte di un
paesaggio, non di una prigione.
L’intento di Olivetti è operare su due fronti: da una parte, curare l’immagine esterna dell’azienda,
intrattenendo stretti rapporti con la stampa e sperimentando linguaggi pubblicitari innovativi; dall’altra,
creare un clima di coesione all’interno tra il personale così che la vita di fabbrica non sia subordinata solo
alla macchina.
 Per un mondo imprenditoriale che concepisce il luogo di lavoro solamente in funzione della
produzione era impensabile l’idea di fabbrica come elemento di decoro per le città, e che fosse al
tempo stesso elemento di bellezza, ma per Olivetti invece è certo che quest’ultima sia un mezzo per
l’elevazione dell’uomo.
o Proprio per questo motivo chiama non solo i migliori architetti del paese in modo da
rendere ogni suo complesso industriale una vera opera d’arte, ma anche psicologi che
contribuissero a concepire con gli ingegneri in modo razionalmente umano l’organizzazione
del lavoro. Pareti in vetro per far vedere agli operai il cammino del sole, biblioteche per far
istruire i giovani sui valori della cultura e asili per i figli degli operai: questi sono solo alcuni
degli elementi estremamente moderni da lui introdotti che contribuirono a cambiare per
sempre l’idea di fabbrica e di operai.
 Fu creato per i lavoratori un sistema di servizi sociali che comprendeva
quartieri residenziali, ambulatori medici, asili, mensa, biblioteca e cinema
gratuiti che portò ad un aumento della produttività e della qualità del
lavoro.
 L’obiettivo era quindi di creare una società più giusta e più sana e una comunità di
lavoro basata sulla felicità collettiva.

Pubblicità Olivetti → cambia completamente il linguaggio, assume un artista, Costantino Nivola, che
diventerà l’Art Director della Olivetti. Nel 1938 Nivola sposa una sua compagna di corso ebrea e viene
assunto Leonardo Sinisgalli dove lavorano per analogia, la quale suggeriva uno spunto.
 Comincia ad apparire un linguaggio completamente nuovo →quello della grafica.
Franco Fortini scriveva articoli di terza pagina, importante tanto quanto Elio Vittorini che lavorava per la
Olivetti.
 Dice che la pubblicità nasce dal bisogno, sentimento. Dice che in America si parla di umanesimo
pubblicitario.
 La pubblicità deve essere arte

Pubblicità Olivetti → alla fine degli anni ’30 viene impiantata una struttura dedicata alla pubblicità e alla
propaganda.
 A capo di questo ufficio, in cui giovani Graphic Designers, come Pintori, iniziano a mettere in atto
campagne pubblicitarie in sintonia con il meglio dell’avanguardia internazionale.
 Troviamo Leonardo Sinisgalli
Alla fine degli anni ’30 viene impiantata una struttura dedicata alla pubblicità e alla propaganda. Quasi
subito, a capo di questo ufficio, in cui giovani graphic designers, come Schawinsky e Pintori, iniziano a
mettere in atto campagne pubblicitarie in sintonia con il meglio dell’avanguardia internazionale,
troviamo Leonardo Sinisgalli ‘l’ingegnere-poeta’, autore di Furor mathematicus e Horror vacui. Nel 1939
questo ufficio realizza il volume Una campagna pubblicitaria. L’opera raccoglie 16 tavole dedicate
alla studio 42, la nuova portatile della casa di Ivrea, introdotte da una striminzita prefazione di due
paginette scarse non firmate. In esse si tratta non dei prodotti Olivetti, non della fabbrica, ma si parla dei
mezzi finalizzati alla vendita del prodotto, si racconta in breve del sistema americano e si parla di arte. La
pubblicità non deve persuadere ma migliorare l’uomo, questo sostiene l’anonimo estensore della prefazione
che altri non è che Elio Vittorini. Pur non negando il bisogno di autoaffermazione intrinseco alla pubblicità,
Vittorini sottolinea come sino ad allora il problema fosse stato risolto unicamente per via di valori
quantitativi. «Trattandosi di gridare la gara è stata a chi gridava più forte» però, col tempo, questa pubblicità
autoritaria incontra i pericoli che l’assoluto quantitativo finisce sempre per incontrare. Incontra
l’indifferenza umana. «Bisogna rendere qualitativo il fatto quantitativo». Per Vittorini, e quindi anche per
Olivetti e il suo gruppo, quello degli anni ’30 ma anche di Sottsass, Zorzi, Ballmer, Fortini, Pieracini e tanti
altri che verranno in seguito, l’idea è che la comunicazione debba avere «un’altra ragione di esistere dinanzi
all’uomo. E questa ragione non può essere che la ragione per cui esistono le opere d’arte: la ragione di
nessuna ragione, di nessun scopo […] creare immagini che riuscissero a durare nell’uomo e a vivere in lui. È
lo stesso scopo altamente ambizioso di un poeta, di un pittore».
Quest’idea, alla quale rimarrà fedele per decenni il marchio Olivetti non solo in campo pubblicitario ma
anche nella progettazione delle sue macchine e nelle modalità produttive, fu scritta da Vittorini ma era
sicuramente il sunto profondo delle idee di Adriano e di quanti comparteciparono negli anni a uno dei più
potenti esempi non solo industriali ma di esperimento sociale e culturale nel senso più ampio del termine.
In questo senso un importante e precipuo aspetto della fabbrica di Ivrea è stato il ragionare su se stessa
attraverso la realizzazione di moltissime pubblicazioni, sia a uso interno che rivolte alla clientela, attraverso
le quali raccontarsi, promuoversi, ma non solo. In esse traspare la voglia di analizzarsi, di confrontarsi con la
realtà, di mettere in discussione scelte e problematiche sociali. A partire dal testo pubblicato nel 1933 per i
primi 25 anni di attività, stampato e impaginato da Guido Modiano, considerato peraltro uno dei capolavori
fondanti del graphic design italiano, la Olivetti si racconterà attraverso decine di testi attraverso i quali non
smetterà mai di trasmettere idee che andranno a beneficio della crescita del paese in campo industriale,
sociale, artistico e culturale. Il volume per il cinquantennio uscirà curato da Riccardo Musatti, Libero
Bigiaretti, Giorgio Soavi e Franco Fortini, con la copertina di Giovanni Pintori e impaginato da Max Huber.
Intanto nel 1949 veniva pubblicato Visita ad una fabbrica, curato da Fortini e Brizzolara e magistralmente
impaginato da Albe Steiner. Del 1938 è la volta di Storia della
scrittura di Sinisgalli, Zveteremich, Nivola e Schawinsky. Nel 1952 compare poi, a cura di Leo Lionni, sotto
forma di Bollettino del Moma di New York, Olivetti: design in industry, catalogo, della mostra che il museo
americano aveva dedicato alla fabbrica di Ivrea quale esempio di immagine coordinata e profonda
attenzione al design in ogni parte del suo agire. Gli anni ’70 iniziano con Olivetti formes et recherche,
mostra allestita da Gae Aulenti, destinata a girare il mondo, accompagnata da un catalogo strepitoso,
praticamente un libro d’artista, mentre del 1971 è Segno e disegno di una firma, opera
di Ballmer e Fortini e dedicato al logotipo Olivetti. Sviluppati tra il 1971 e il 1977 da Hans von
Klier, Clino Trini Castelli e Perry A. King, i Libri Rossi – due raccoglitori ad anelli contenenti 10 fascicoli –
rappresentano una summa dell’idea di identità visiva dell’azienda.

Il progetto per la comunicazione artistica dello Studio 42 — chiamato Una campagna pubblicitaria— fu un
vero e proprio salto di paradigma nella grafica dell'azienda. Ancora oggi colpisce per la sua bellezza e per
l'indipendenza con cui gli artisti dimostrano di saper giocare con il prodotto, servendosene liberamente per
creare composizioni fantasiose. In questi 16 piccoli capolavori “compaiono le mani, le parti meccaniche, gli
alfabeti, le ambientazioni delle macchine con i fiori, una rappresentazione della figura femminile affidata a
una scultura di Lucio Fontana, ma anche immagini tipiche dell'architettura razionalista del Bauhaus e del
futurismo a cui si rifacevano sia Adriano Olivetti, sia gli architetti ei designer che a quel tempo operavano
nella sua azienda: forme geometriche, strutture architettoniche schematizzate, spazi definiti e circoscritti,
una sfera sospesa a mezz'aria”.
Intellettuali, artisti, scrittori, poeti vennero chiamati a raccolta con l'obbiettivo di costruire l'immagine
coordinata dell'azienda. Sotto il dirigismo estetico di Adriano, essa acquisì un codice visivo riconoscibile nel
mondo, al di là delle singole declinazioni d'autore o delle singole campagne. Ma nell'Ufficio Pubblicità e
Sviluppo era chiaro a tutti che la pubblicità travalicava i confini della comunicazione commerciale per farsi
occasione di elevazione culturale collettiva. Se la fabbrica era diventata uno strumento di riforma e non solo
luogo di produzione, allora era responsabile della qualità della vita dei dipendenti, della qualità dei prodotti,
ma anche della qualità dei segni che essa quotidianamente emetteva.

Piano Regolatore di Valle d’Aosta.

Lui ha anche avuto un ruolo politico. Lui ha creato il gusto del pubblico, non lo ha assecondato perché crede
che l’arte nobiliterà la gente. Assume nel 37 gli architetti BBPR (sono di Milano, Banfi, Belgioioso, Peressutti,
Rogers) per formulare il piano regolatore della Valle d’Aosta, Ivrea sente di far parte della Valle d’Aosta. Il
piano verrà presentato anche ad un CIAM, il primo si tenne nel 1928, si sono tenuti fino al 59, era il luogo
dove si riunivano gli architetti più importanti del mondo per discutere di temi specifici, nel 37 il tema era
l’urbanistica. Sono state messe in mostra 400 tavole del piano regolatore, analisi geografica, medica,
distribuzione della popolazione, la conclusione a cui arrivano i BBPR è quella che la vocazione della Valle
d’Aosta è il turismo per cui le risorse dedicate alla Valle d’Aosta dovrebbero essere convogliate nel turismo.
Olivetti e i BBPR rappresentano le principali stazioni sciistiche della Valle d’Aosta, a criticarlo al CIAM sarà le
Corbusier che lo critica di estetismo e formalismo, avevano però fatto anche un piano per Aosta, la città
antica, e i BBPR e Olivetti volevano salvaguardare quest’area, Le Corbusier dice che sono solo vecchie idee
italiane che persistono nel mantenere centri storici intatti e poi dice che non c’è una zonizzazione del
territorio. Il piano regolatore non verrà nemmeno citato quando uscirà il libro del CIAM del 37. Olivetti
fonda una casa editrice, si pubblicano i libri di Walter Ratenau, ministro dell’industria della repubblica di
Weimer, Chierchegaard, i libri di Le Corbusier anche se non si erano lasciati bene, i progetti del piano per la
Valle d’Aosta.
Nelle nuove costruzioni, sia industriali sia civili, che riesce a far realizzare a Ivrea da alcuni tra i migliori
architetti razionalisti italiani – Figini e Pollini –, così come nell’immane lavoro realizzato, a partire dal 1935,
per l’attuazione del Piano regolatore della Valle d’Aosta, al centro c’è l’uomo, la sua emancipazione sociale e
spirituale, il miglioramento delle condizioni di vita e la possibilità, per tutti, di raggiungere le aspirazioni a
un’esistenza piena e appagante. Per mettere in opera tutto questo Adriano mostra una capacità su tutte:
quella di saper scegliere le migliori teste della sua contemporaneità.

Questo atteggiamento risulta evidente se pensiamo a quanto l’Olivetti realizza in campo pubblicitario e
commerciale. Sul finire degli anni trenta viene impiantata una struttura dedicata alla pubblicità e
propaganda. Quasi subito, a capo di questo ufficio, in cui giovani graphic designers,
come Schawinsky e Pintori, iniziano a mettere in atto campagne pubblicitarie in sintonia con il meglio
dell’avanguardia internazionale, troviamo Leonardo Sinisgalli ‘l’ingegnere-poeta’, autore di Furor
mathematicus e Horror vacui. Nel 1939 questo ufficio realizza il volume Una campagna pubblicitaria.
L’opera raccoglie 16 tavole dedicate alla studio 42, la nuova portatile della casa di Ivrea, introdotte da una
striminzita prefazione di due paginette scarse non firmate. In esse si tratta non dei prodotti Olivetti, non
della fabbrica, ma si parla dei mezzi finalizzati alla vendita del prodotto, si racconta in breve del sistema
americano e si parla di arte. La pubblicità non deve persuadere ma migliorare l’uomo, questo sostiene
l’anonimo estensore della prefazione che altri non è che Elio Vittorini. Pur non negando il bisogno di
autoaffermazione intrinseco alla pubblicità, Vittorini sottolinea come sino ad allora il problema fosse stato
risolto unicamente per via di valori quantitativi. «Trattandosi di gridare la gara è stata a chi gridava più
forte» però, col tempo, questa pubblicità autoritaria incontra i pericoli che l’assoluto quantitativo finisce
sempre per incontrare. Incontra l’indifferenza umana. «Bisogna rendere qualitativo il fatto quantitativo».
Per Vittorini, e quindi anche per Olivetti e il suo gruppo, quello degli anni ’30 ma anche
di Sottsass, Zorzi, Ballmer, Fortini, Pieracini e tanti altri che verranno in seguito, l’idea è che la
comunicazione debba avere «un’altra ragione di esistere dinanzi all’uomo. E questa ragione non può essere
che la ragione per cui esistono le opere d’arte: la ragione di nessuna ragione, di nessun scopo […] creare
immagini che riuscissero a durare nell’uomo e a vivere in lui. È lo stesso scopo altamente ambizioso di un
poeta, di un pittore».

Adriano pensa di cambiare completamente il linguaggio, assume un artista, Costantino Nivola, che diventerà
l’art director della Olivetti, era appena uscito dall’università di Monza. Nel 38 se ne va perché sposa una sua
compagna di corso ebrea, viene assunto allora Leonardo Sinisgalli che dice che lavoravano per analogia, la
quale suggeriva uno spunto. Comincia ad apparire un linguaggio completamente nuovo, quello della grafica,
il logo Olivetti non sempre appare.
Franco Fortini scriveva articoli di terza pagina, importante tanto quanto Elio Vittorini che lavora per la
Olivetti. Lui dice che la pubblicità nasce da bisogno, sentimento. Dice che in America si parla di umanesimo
pubblicitario.

La pubblicità dice deve essere arte.

Lui ha anche avuto un ruolo politico. Lui ha creato il gusto del pubblico, non lo ha assecondato perché crede
che l’arte nobiliterà la gente. Assume nel 37 gli architetti BBPR (sono di Milano, Banfi, Belgioioso, Peressutti,
Rogers) per formulare il piano regolatore della Valle d’Aosta, Ivrea sente di far parte della Valle d’Aosta. Il
piano verrà presentato anche ad un CIAM, il primo si tenne nel 1928, si sono tenuti fino al 59, era il luogo
dove si riunivano gli architetti più importanti del mondo per discutere di temi specifici, nel 37 il tema era
l’urbanistica. Sono state messe in mostra 400 tavole del piano regolatore, analisi geografica, medica,
distribuzione della popolazione, la conclusione a cui arrivano i BBPR è quella che la vocazione della Valle
d’Aosta è il turismo per cui le risorse dedicate alla Valle d’Aosta dovrebbero essere convogliate nel turismo.
Olivetti e i BBPR rappresentano le principali stazioni sciistiche della Valle d’Aosta, a criticarlo al CIAM sarà le
Corbusier che lo critica di estetismo e formalismo, avevano però fatto anche un piano per Aosta, la città
antica, e i BBPR e Olivetti volevano salvaguardare quest’area, Le Corbusier dice che sono solo vecchie idee
italiane che persistono nel mantenere centri storici intatti e poi dice che non c’è una zonizzazione del
territorio. Il piano regolatore non verrà nemmeno citato quando uscirà il libro del CIAM del 37. Olivetti
fonda una casa editrice, si pubblicano i libri di Walter Ratenau, ministro dell’industria della repubblica di
Weimer, Chierchegaard, i libri di Le Corbusier anche se non si erano lasciati bene, i progetti del piano per la
Valle d’Aosta.

Ivrea fabbrica in mattoni che comincia ad ingrandirsi con gli anni. Officine ICO si chiamano, cioè Ivrea
Camillo Olivetti. Tra 34 e 36 primo ingrandimento di Figini e Pollini, stile internazionale, si fa sentire Le
Corbusier (finestre a nastro), sala mensa con colonne, un secondo ampliamento degli stessi architetti
aggiunge un blocco vetrato. Comincia a nascere un insieme di edifici per i lavoratori della fabbrica, proporrà
più volte Olivetti di creare una nuova forma societaria, una cooperativa di proprietà della comunità, devono
essere delle cooperative, di proprietà delle persone che vi lavorano.

il figlio di Olivetti vende parte delle azioni a Valletta, capo della Fiat, il quale venderà tutto il settore agli
americani, felici perché è tutto pronto, sarà la general electric a comprare la parte elettronica della Olivetti.

Richard Buckminster Fuller o del Nomadismo


“Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo, che renda la realtà obsoleta”. Nato nel 1895 è un
inventore, nasce da una famiglia di intellettuali, sua zia insegnava in una scuola di avanguardia, viene
espulso da Harvard per la sua mancanza di interesse. Si sposa e poi si mette in affari con il suocero
brevettando un nuovo sistema di costruzione dato da mattoni di trucioli di legno immersi in una resina i
quali dovevano avere due buchi in modo che una volta costruito un muretto si facesse una colata per creare
un pilastro. Buckminster è convinto che avrà un immediato successo in realtà la ditta non avrà grande
successo. Lui trova che il modo di costruire sia arcaico, tutti usano forme vecchissime. Lui dice di aver avuto
nel 27 una grande crisi personale, aveva un bambino appena nato e una moglie da mantenere. Usa uno
slogan interessante: ”fare di più con meno”, noi sprechiamo troppo ma quel troppo basta a tutta l’umanità,
bisogna evitare lo spreco. Diceva che Henry Ford fu il più grande poeta del secolo, Ford era però antisemita.
Buckminster progetta un veicolo che può sia correre che volare che galleggiare, è un veicolo che può andare
ovunque sulla terra, fa parte delle invenzioni DYMAXION, invenzioni che hanno a che fare con la velocità, la
macchina. Il veicolo ha tre ruote, due davanti e una dietro, così c’è più manovrabilità, lui vorrebbe la
trazione anteriore mentre la ruota dietro serve per fare manovra. È un progetto vero ma futuribile, già
proposto in Francia da Leyat, un pilota progettista e costruttore di aerei e automobili. Sono macchine mosse
da un elica posta davanti che impedisce un po’ la visuale. Buckminster pensa anche al veicolo 4D Transport,
un’automobile che lui progetta prima per la terra per poi aggiungere le ali e farne un aereo. Lui usa la
galleria del vento per trovare la forma più aerodinamica possibile. Decide di fare nuovi veicoli in alluminio,
progetta allora una nuova automobile, aerodinamica, poteva tenere 11 persone all’interno, la DYMAXION
CAR, montava un motore Ford e gomme good year, struttura dell’automobile in legno ricoperta di alluminio,
è leggera ed è presentata a Chicago nel 33 e di lì a poco viene brevettata. Non era l’unica automobile
presente all’esposizione universale. Chrysler si mostra interessato, non essendo mai riuscito a creare un
auto aerodinamica, voleva sostituire il suo prototipo con quello di Fuller. La macchina aveva però dei limiti:
tre ruote, pesa troppo poco, troppo alta poca tenuta di strada.
Fuller si scontrerà con la finanza che gli dice che una macchina così sul mercato veniva pagata poco perché
materiali poveri sono usati e quindi metterebbe fuori mercato tutte le altre auto e nessuno più comprerà
auto usate, i banchieri minacciano allora Chrysler di ritirare i soldi investiti nella sua azienda se lui avesse
messo in commercio la Dymaxion car.
Condominio di Buckminster formato da lastre esagonali di alluminio formato da una
base molto ampia, lui pensava al fatto che l’edificio fosse spostabile da dirigibili, può essere posto all’interno
di un cratere artificiale, L’edificio era autonomo dal punto di vista energetico, parte centrale con tubi per
riscaldamento, scale e ascensori. Le piattaforme esagonali sono tenute assieme da fili d’acciaio. Poiché è
autonomo da un punto di vista energetico per il riscaldamento e il raffreddamento lui usa pannelli solari
rudimentali che si limitano a scaldare l’acqua, il condizionamento d’aria era stato già inventato negli anni 10.
Era possibile trasformare l’energia solare in energia utilizzabile da inserire in batterie ma ciò non era ancora
stato inventato. La Sharp cominciò a produrre pannelli solari ma c’era poco mercato, ha cominciato ad
esserci molto mercato con i voli nello spazio dalla NASA, tutti i razzi sono coperti da pannelli solari perché è
da lì che traggono energia per la maggior parte e allora si comincia a produrli in modo sistematico.
Buckminster nel suo edificio pensa al futuro ( è solo un progetto ) però credeva molto nel suo progetto.
Fuller sogna un mondo coperto da edifici alti, sorta di grattacieli, sono case autonome con cisterna d’acqua
di raccolta dell’acqua piovana, autonomi da un punto di vista energetico.
La casa è formata da stanze triangolari dove l’arredamento è prefabbricato, perno centrale per il
riscaldamento e dove ci sono le scale e di produzione di elettricità per illuminare la casa. Lui dice che
lasciando una pianta libera c’è molta circolazione d’aria e quindi la temperatura sarà ideale sia in estate che
in inverno, il bagno è un blocco unico sagomato formato da un lavandino, una vasca da bagno e un wc.
All’esposizione di Chicago sarà Keck ad esporre in realtà una casa simile però dodecagonale, presentata
come la casa del futuro, è stata smontata dopo l’esposizione e ricostruita su una collina.
Tutti i progetti di Fuller sono smontabili e ricostruibili, perché l’uomo è nomade e la casa deve seguire
l’uomo.
Fuller fa diversi progetti per Lui propone al governo russo un riparo, si tratta di una casa poggiata su un
trepiedi,
tre sostegni. Con una serie di pannelli mobili che fungono da riparo agli agricoltori.
L’esercito degli USA cercava unsistema di alloggio delle truppe che fosse comodo e
smontabile, Fuller pensa a delle baracche per i militari con i silos
Mettere un silos più
piccolo dentro a uno più grande e isolarli con lana di vetro e trasformare poi il tutto in
una casa, viene cambiata solo la copertura del silos per sfruttare le correnti d’aria che vengono dalla base
del silos, la copertura si può regolare, all’interno è arredato come una casa vera, può essere a una unità o a
doppia unità. A comprare queste case saranno i militari, l’aeronautica in particolare. In realtà la corrente
d’aria alla base è l’effetto Venturi-Bernoulli c’è una colonna termica per cui l’aria da sotto va verso l’alto in
quello che è un circolo, la riduzione della pressione nella cupola crea un flusso d’aria VEDI MEGLIO. La
temperatura non dovrebbe cambiare.
L’air Force comprerà parecchie centinaia di unità, alcune delle quali realizzate in legno perché utilizzate per
scopi bellici. La doccia era 1.20 m x 1.20 m, lui calcola che consumiamo molta acqua per lavarci però lui
propone di usare non uno scroscio d’acqua che era uno spreco ma di usare acqua nebulizzata così da poter
usare meno acqua. Per il gabinetto sprechiamo molta acqua e allora lui propone di usare un lungo sacchetto
di materiale plastico che ogni volta che noi usiamo la toilette questo la raccoglie in un contenitore che dopo
verrà preso da un furgone che lo porta via. La ditta Butler che realizza questi “silos “, Unità Dymaxion, si
ritiene soddisfatta. Le stanze erano divise da dei paraventi. Erano molto adatte al nord africa perché molto
fresche all’interno, grazie all’effetto cupola.
La guerra sta per finire e Fuller decide di collaborare con un fabbricante di aerei. Fuller ripensa alla
Dymaxion house e propone un nuovo progetto, la Wichita house, con un perno centrale che collega la
struttura a terra con un sistema di cavi d’acciaio. Pareti in plexiglas, era fatta completamente in fabbrica,
costruibile da due persone nel giro di 24 ore, sormontata da un “ombrello”, è sollevata da terra, una forma
del genere, curva, impediva al vento di danneggiarla. Sono stati realizzati due prototipi al giorno d’oggi. È
sollevata da terra perché alcuni stati degli Usa sono soggetti a uragani quindi una forma così limita l’azione
del vento, passerebbe sotto e sopra il vento. 93 mq – peso 30 tonnellate – prezzo 6 500 dollari. Viene messo
un ventilatore per rinfrescare e una stufetta in inverno.
La cucina sarà a blocco, prefabbricata. 60 000 persone vogliono comprare questa casa, la gente è entusiasta
perché la casa è autosufficiente, autoprodotta. Ogni camera da letto ha il suo bagno. La cucina è fatta su
misura, se ne occupa la BC (azienda??) che gli propone di usare il vetroresina al posto dell’alluminio ma a lui
non piaceva. Si diceva che la casa di Fuller poteva sconvolgere l’edilizia. È una casa confezionata in un
barattolo per un facile trasporto, si tratta di un nuovo modo di vivere. La casa veniva consegnata con gli
impianti pronti, elettricisti e idraulici sono i primi che sono insorti, i secondi a insorgere sono stati gli
imprenditori edili perché erano case che venivano realizzate in fabbrica, anche le banche insorgono che non
finanziano gli acquirenti con mutui.
La Wichita house non è mai stata messa in commercio alla fine ???, restano solo due prototipi e una casa di
Graham che si fa costruire con la forma della dymaxion house vicino ad un lago. Non è un fallimento questa
casa, è uno spunto molto interessante, Fuller non la considera un fallimento.
Fuller cerca di applicare tutte le conoscenze tecnologiche per creare un rifugio confortevole ed economico,
lui dice di guardare alla tela di un ragno che è resistente e non viene portata via da un uragano. Lui studia
allora la cupola geodetica, lui parte da un icosaedro suddiviso in triangoli minori e inserito in una sfera e ciò
diventa una figura forte, due volte più forte di un rettangolo e più piccoli sono i triangoli più forte è la
struttura. Una cupola geodetica ha frequenza diversa in base a come viene diviso l’icosaedro, più viene
diviso e più frequenza ha. Costruendo una struttura leggerissima, non solo avremo una struttura forte ma
avremo anche una struttura molto ampia e avrei anche minor volume interno ma con lo stesso spazio e
quindi il riscaldamento viene a costare di meno.
Nel 1948 lui teneva seminari estivi, uno di questi in North Carolina, dove cerca di realizzare una cupola
geodetica con tubi di alluminio e dimostra che la struttura è fortissima, la cupola è stata poi ricoperta con un
rivestimento vinilico. In realtà l’inventore della cupola geodetica era Bauersfeld che aveva progettato il
planetarium di Jena allo stesso modo. Fuller comincia a mostrarla in giro e gli viene concesso il brevetto nel
54. Il costo è molto basso. La difficoltà di costruirla è mantenere la forma a mezza sfera. Fuller si affida a una
ditta che produce queste cupole. Gli usi sono infiniti, può essere un riparo per i militari per esempio.
L’associazione Henry Ford gli chiede di realizzarne una in Illinois e questa copre un cortile rotondo, lui crea
un progetto leggerissimo, è realizzata in metallo e vetro.
Per l’aeronautica lui ne progetta più di una. Alcune di queste cupole sono così leggere da essere sollevate da
elicotteri.
Fuller realizza anche il kaiserdome , sempre una cupola.
Diventerà famoso partecipando alla triennale di Milano del 54 con una cupola geodetica con parti in
cartone di colore tendente all’arancione, è stata costruita al parco Sempione di Milano, 95 mq, 12 metri di
diametro, originale, basso costo, era cartone immerso in resina perché fosse impermeabile. La sua ricerca
era volta al risparmio energetico.
Tre anni dopo, alla triennale del 57, lui ospita all’interno di una cupola geodetica il padiglione degli stati
uniti. Da quel momento le cupole geodetiche hanno cominciato a svilupparsi moltissimo.
Anche in Italia ce n’è una, usata per fare concerti in estate, si trova a Spoleto ed è collocata all’interno di un
parco, quando non ci sono concerti è coperta da un telone. È in alluminio, il difficile è che sia un’esatta
semisfera.
Brevetto del Plydome, una cupola geodetica con del compensato. Poi ne verranno realizzate anche in
plastica, farà tre prototipi di cupola in fibra di carbonio immersa in un polimero (brevetto del 78). Basso
costo, alta resistenza.
World game, di Fuller, è un gioco di ruolo, una sorta di risiko al contrario, contro la guerra. COS’E’???
Lui propone per Manhattan una cupola geodetica per risolvere il problema
dell’inquinamento, sarebbe dovuta andare dalla 21esima alla 64esima, di 1 miglio, alta 1600 m e larga 2900
con vetri antisfondamento e ricoperta da una pellicola di alluminio in modo che dall’esterno riflettesse la
luce. La cupola poteva contenere un eguale temperatura a qualsiasi momento dell’anno. Sarebbe costata
200 milioni di dollari, usati 16 elicotteri, e costruita in 2 mesi, ripagata in soli 10 anni con la rimozione della
neve dalle strade di New York, una cupola così potrebbe essere posta ovunque secondo lui. Non ci sarebbe
più stato il problema di pagare riscaldamento e raffreddamento.
Lui dice che si potrebbero costruire delle città dentro a delle sfere, città che non occuperebbero più la terra,
città sospese, per via dell’aria che entra nella sfera.

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