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Oskar Kokoschka

ASSASSINO, SPERANZA DELLE DONNE


Atto unico
traduzione di Roberta Cortese

PERSONAGGI
Uomo, donna, coro: uomini e donne

Cielo notturno, torre con grande inferriata rossa di una gabbia. Fiaccole
l’unica luce, suolo nero, in ascesa verso la torre, così che tutte le
figure compaiano come in un rilievo.
L’uomo
Volto pallido, blindato di blu, fazzoletto in testa a coprire una ferita,
con lo stuolo di uomini (teste calde, fazzoletti grigi e rossi in testa,
abiti neri, bianchi e marroni, stoffe a disegni, gambe nude, lunghe aste
per le torce, suoni, frastuoni, sbucano fuori con aste e lumi protesi in
avanti, cercano stanchi e svogliati di trattenere l’avventuriero,
scaraventano a terra il suo cavallo, lui avanza, aprono il cerchio
attorno a lui, mentre lanciano grida in un lento crescendo).
Uomini
Eravamo ruota in fiamme a circondarlo.
Eravamo ruota in fiamme a circondarti, invasore di fortezze
inespugnabili!
Procedono di nuovo titubanti a catena dietro a lui, lui avanza con la
torcia innanzi a sé.
Uomini
Guidaci, pallido!
Cercando di trascinare a terra il cavallo, mentre le donne salgono su per
la scala di sinistra assieme alla loro guida.
Donna
abito rosso, capelli sciolti biondi, alta
Donna forte
Al mio respiro vacilla il disco biondo del sole, il mio sguardo raccoglie
gli uomini. Come giubilano, la loro voglia balbuziente striscia come
bestia attorno a me.
Donne
si staccano da lei, soltanto ora scorgono lo straniero
Prima donna lasciva
Col suo saluto risucchia la vergine in un respiro!
Primo uomo in risposta, agli altri
Il nostro signore paralizza come la luna che sorge ad oriente.
Seconda ragazza voltandosi in silenzio, folle
Quando l’accoglierà con gioia?
Il coro si muove in ascolto, girando per tutto il palcoscenico a gruppi
sparsi, l’uomo e la donna si incontrano davanti all’inferriata.
Pausa.
Donna lo guarda, incantata, poi tra sé
Chi è quello straniero che mi ha vista?
Ragazze si fanno largo
Prima ragazza lo riconosce, urla
Sua sorella si trafisse, perché lui non la toccava!
Seconda ragazza
Tempi di canti, di fiori mai visti.
L’uomo stupito, il corteo dei vivi si ferma
Io sono reale, che ha detto quell’ombra! Levando il volto, a lei: Mi hai
guardato, ti ho vista?
Donna intimorita ma desiderosa
Chi è quell’uomo pallido, trattenetelo.
Prima ragazza lanciando un urlo stridulo, torna indietro, eccitata
Lo lasciate entrare? Quello mi strozza la sorellina in preghiera nel
tempio!
Primo uomo alla ragazza
Noi l’abbiamo visto con piede illeso attraversare il fuoco.
Secondo uomo
Tortura gli animali, la sua coscia ha strozzato giumente nitrenti.
Terzo uomo
Gli uccelli che ci correvano innanzi, li abbiamo dovuti accecare, i pesci
rossi, soffocarli nella sabbia.
L’uomo infuriato, accalorato
Chi è quella, che pascola orgogliosa come una bestia tra i suoi pari?
Primo uomo
Lei indovina quel che nessuno ha compreso.
Secondo uomo
Lei sente quel che nessuno ha percepito.
Terzo uomo
Dicono che gli uccelli più timidi si accostino a lei per lasciarsi
toccare.
Ragazze contemporaneamente agli uomini.
Prima ragazza
Donna, scappiamo! Spegnete i lumi al condottiero.
Seconda ragazza
Signora fuggi, misera col tuo canto.
Terza ragazza
Che non sia nostro ospite, non respiri la nostra aria. Non lasciate che
sosti qui, mi fa spavento.
Gli uomini procedono titubanti, le donne si allontanano paurose. La donna
va incontro all’uomo, a scatti, strisciando.
Prima ragazza
Non ha nessuna voglia quello!
Primo uomo
Non ha nessuna vergogna quella!
Donna
Perché mi incanti, uomo, col tuo sguardo, luce divorante, confondi la mia
fiamma, una vita straziante mi assale, fuochi residui. Oh, prendimi
questa terribile speranza e su di te si riversi il tormento -
L’uomo esplode infuriato
Voi uomini, imprimetele il mio segno con ferri ardenti sulla carne rossa!
Gli uomini eseguono l’ordine. Prima il coro con le torce lottando con
lei, poi il vecchio con il ferro, le strappa il vestito e la marchia a
fuoco.
Donna urlando tra dolori atroci
Cacciate via questi freddi, divoranti cadaveri.
Gli balza addosso con un coltello e lo ferisce al fianco. L’uomo cade.
Uomini
Fuggite le indemoniate, colpite a morte il diavolo! Miseri noi innocenti,
sotterrate il conquistatore.
L’uomo Cantando testardo, con ferita sanguinante, chiaramente visibile.
L’uomo
Desiderio senza senso, da orrore a orrore, cerchi infiniti nel vuoto.
Parto senza nascita, precipizio di sole, spazio oscillante. La fine per
chi mi ha elogiato. Oh, la vostra parola impietosa.
Uomini
Noi non lo conosciamo, risparmiateci. Venite, fanciulle cantanti,
celebriamo un matrimonio al suo capezzale.
Ragazze
Lui ci spaventa, voi amavamo, ancor prima che giungeste. Rotolandosi a
terra si accoppiano con gli uomini sulla destra.
Tre uomini sulla muraglia calano una bara con delle corde, l’uomo, che
ancora si muove debolmente, viene deposto e portato nella torre, le donne
chiudono l’inferriata e si ritirano con gli uomini. Il vecchio si alza e
blocca l’inferriata, tutto buio, una fiaccola piano, luce blu su nella
gabbia.
Donna lamentandosi vendicativa
Non può vivere né morire, è talmente pallido.
Si muove in cerchio come una pantera attorno alla gabbia. Striscia
curiosa verso la torre, afferra lasciva le sbarre, iscrive una grande
croce bianca sulla torre, urla.
Aprite il portone, devo andare da lui!
Tentando di smuovere l‘inferriata disperata.
Uomini e donne, divertendosi nell’ombra, smarriti
Abbiamo perso la chiave – adesso la troviamo – ce l’hai tu? – non l’hai
vista – non è nostra la colpa di quel che vi accade, noi non vi
conosciamo -
Tornano indietro. Il canto del gallo, albeggia nel fondo
Donna allunga un braccio tra le sbarre e affonda nella ferita, ansimando
vogliosa e cattiva, come una vipera.
Pallido! Ti spaventi? Conosci la paura? O dormi soltanto? Ti svegli? Mi
ascolti?
L’uomo dentro, respirando pesantemente solleva la testa a fatica, muove
prima una mano, poi si alza lentamente, con canto sempre più acuto,
allontanandosi.
Vento che soffia, tempo su tempo, solitudine, quiete e fame mi
confondono. Mondi che passano in cerchio, aria nessuna, cala la sera.
Donna paura incipiente
Tanta vita che scorre dalla ferita, tanta forza dal folle, è pallido come
un cadavere.
Striscia nuovamente su per la scala, tremando in tutto il corpo,
trionfando con grida acute.
L’uomo si è lentamente sollevato, appoggiato alle sbarre, s’innalza
lentamente.
Donna indebolendosi, furiosa
Ho domato una bestia selvaggia in questa gabbia, abbai il tuo canto per
fame?
L’uomo
Sono io quello reale, tu quella impigliata nella morte? Perché diventi
pallida?
Canto del gallo.
Donna tremante
Tu, cadavere, mi offendi.
L’uomo energico
Stelle e luna, luci divoranti, donna! Vita invalida, nei sogni o nella
veglia ho visto un essere cantare. Col respiro mi si rivela l’oscurità.
Chi mi nutre?
La donna è completamente stesa su di lui; separata solo dalle sbarre, a
cui si appende come una scimmia.
Chi mi allatta col sangue? Io mi nutro del tuo sangue, divoro il tuo
corpo gocciolante.
Donna
Non voglio lasciarti vivere, vampiro, ti nutri del mio sangue, mi
indebolisci, guai a te, io ti uccido – tu mi incanti – ti ho preso – e tu
mi trattieni – lasciami, essere sanguinante, il tuo amore mi avvinghia –
come con queste catene di ferro – strozzata – via – aiuto. Ho perso la
chiave che ti teneva prigioniero.
Lascia la gabbia, si rotola su per la scala come un animale morente,
crampi lungo le gambe e su per i muscoli.
L’uomo resta in piedi, spalanca la porta, tocca la donna che si impenna,
completamente pallida, con le dita, conoscenza della morte, massima
tensione che si scioglie in un lento urlo degradante, lei cade, cadendo
strappa di mano al condottiero eretto la fiaccola, che si spegne e
avvolge tutto in una pioggia di scintille. Lui è in piedi sul gradino più
in alto.
Uomini e donne, volendo fuggire, urlando
Il diavolo! Domatelo, salvatevi, si salvi chi può – perduti! finiscono
invece per imbattersi proprio contro di lui; lui li schiaccia come mosche
e se ne va via rosso. Da molto lontano il canto del gallo.
da Einakter und kleine Dramen des Expressionismus, Hg. von Horst Denkler.
Stuttgart 1980, pp. 47-53.

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