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16:05 Yoshiko [bivio] « Un ritmo preciso è quello che caratterizza il passo della figura minuta

e piccina. Ogni passo che compie lungo il vialetto potrebbe essere misurato per tempo e per distanza e si
troverebbe che ognuno è praticamente uguale, scanditi da un ritmo che odora di ordine e milizia in tacchi
eleganti di una scarpa laccata di rosso. Lunghissimi capelli castani, sfiorno le natiche su un cappotto scuro
legato in vita, nero e bavero alla coreana, stretto sul corpo appunto di forme non esagerate, arriva a
mezzopolpaccio li dove scende il resto della gamba affusolata in calze scure lavorate di un intarsio ricamato.
Alla spalla una borsa di pelle, richiama il rosso delle scarpe e un logo di qualche nota casa di moda italiana.
Ovale del volto niveo, truccato in maniera impeccabile, come se trucco non ci fosse li dove trucco ce n'è di
certo, il rossetto di un colore delicato di rosa quasi fior di ciliegio. Alla mano una valigetta qualcosa che
puzza da lontano di uffici e scartoffie. Non guarda la gente in volto, sfiora le persone con la coda dell'occhio
e l'espressione più neutra che un visino tanto composto potrebbe avere, quando arriva ad un bivio, tre
stradine e i passi congiunti piè pari. Ritta come un soldato, spalle dritte, schiena eretta e mento alla giusta
altezza come se fosse calibrata quando gira a guardare tutte e tre le strade, in evidente dubbio, cercando
un volto uno qualsiasi, forse per delle informazioni, ma per ora è solo una figura troppo composta e precisa
nei dettagli, ferma a guardare le tre vie»

16:22 Takeshi [Sentiero] «Cammina attraverso uno


dei sentieri, in arrivo verso il bivio in mezzo al parco. Veste un trench grigio scuro piuttosto elegante, ben
tenuto, che i accoppia a un taglio di capelli altrettanto ben ordinato. Pantaloni da ufficio neri e scarpe da
passeggio dalla vaga presunzione di stile chiudono l'abbigliamento dell'uomo che al momento osserva la
strada, alternando lo sguardo con lo spazio circostante. Non è un'osservazione precisa ma più un vagare
di continuo, l'attenzione visivamente presa dallo smartphone accostato all'orecchio. Guanti di pelle alle
mani e respiri profondi, anche se non abbastanza da produrre nuvolette quando espira l'aria dai polmoni.
Passi misurati, di un ritmo continuo tipico di chi non si sta muovendo di fretta ma che allo stesso tempo
non perde tempo nello stesso punto se non è necessario. Passano i momenti e infine toglie il cellulare
dall'orecchio, guardandone lo schermo e non mancando di fare una piccola smorfia. Non un commento,
sollevando lo sguardo e badando bene di rimanere ancora una volta da un solo lato del sentiero, così da
non essere d'impiccio a nessuno. La figura di Yoshiko appare in tutto questo e attrae il proprio sguardo,
così come potrebbe incuriosire una persona ferma a un bivio che si guarda attorno, facendo corrugare
appena la fronte dell'uomo ma in generale senza cambiare molto. Mano che rimette in stand-by lo
smarphone, prima di cominciare a riporre il piccolo strumento.»
16:32 Yoshiko [bivio] « non c'è incertezza anche se il viso potrebbe risultare particolarente
dolce così come giovane , ma quando, tra le figure compare Takeshi sembra soffermarsi, non che fissi il
volto, ma studia l'abbigliamento e risale lentamente fino ad un generico osservarlo. Semba una spinta
quella di un paio di passi che ticchettanto ordinati verso di lui, guardando per un attimo oltre le sue spalle.
Si apre in volto un piccolissimo sorriso, nulla di sfacciato, aggraziato come sarebbe la fioritura di un bocciolo
prima di osare » Konnichiwa .. buon pomeriggio, prego di scusarmi se oso interrompere il vostro passaggio,
dubito di non esser certa sul sentiero correto, sapete aiutarmi?« La voce scandita da un netto accento
giapponese, sebbene il suo inglese sia preciso, non americano, un inglese perfetto imparato in scuole troppo
altolocate, pronuncia impeccabile anche se di tanto in tanto il giapponese fa la comparsa tra accenti e
lettere non propriamente marcate. Voce sottile, discreta come lo sguardo che non arriva mai agli occhi,ma
preciso in una regola ferrea si ferma tra gli occhi stessi e da del voi, con una forma naturale di educazione
eccessiva. » Non voglio portar via del tempo prezioso, per tanto un no sarà compreso e vi avrò rubato già
troppo tempo « una cortesia eccessiva, giri di parole che sono solo dei gran ghirigo gori di convenevoli

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