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Le origini storiche della fisica e del metodo sperimentale.

Fino al Seicento, le teorie prevalenti sulla natura, insegnate nelle università europee,
erano basate sulla filosofia aristotelica.
Il filosofo Aristotele (nato a Stagira, Macedonia, nel
384 a. C. - e morto a Calcide, Eubea nel 322 a.C.),
sosteneva che il cielo fosse costituito di una cosiddetta
“quintessenza” incorruttibile, diversa dalla materia
corruttibile di cui era invece composto il mondo
sublunare: terra, aria, acqua fuoco.
Per Aristotele il mondo celeste era “divino” e
“perfetto”: ciò era provato dal fatto che gli astri
descrivono orbite circolari, e il cerchio rappresentava
Figura 1: Aristotele per gli antichi una forma perfetta.
Il mondo sublunare invece era imperfetto, perché i
moti avvengono in modo lineare (dall’alto verso il
basso o viceversa, o in orizzontale) ad eccezione del moto dei proiettili il cui moto
avverrebbe però “facendo violenza alla natura”.
Le idee di Aristotele sulla natura prevalsero nella cultura europea per tutto il
Medioevo e oltre.
Si affermò inoltre la concezione propria della Scolastica, secondo la quale il compito
dello scienziato e dello studioso della natura doveva essere la pura contemplazione e
lo studio del Maestro (Aristotele). Qualunque attività manuale avrebbe declassato lo
scienziato ad una categoria inferiore, quella degli addetti alle cosiddette arti servili,
cioè quelle che richiedevano l’uso di strumenti.

Agli inizi del Seicento cominciarono a manifestarsi dei fermenti nel mondo culturale.
In Inghilterra, soprattutto Francesco Bacone (Londra 1561-1626) fu l’antesignano
delle nuove idee.

Bacone, per la prima volta, propose il concetto di


progresso della scienza, la quale non doveva
cristallizzarsi sulle credenze degli antichi. L’Antichità
di una dottrina non poteva essere considerata una
garanzia di verità: “la scienza si deve cercare nel lume
della natura non nelle tenebre dell’antichità”. Bacone
indica così al nuovo scienziato il metodo della scienza,
che deve consistere in un intreccio di ragione ed
esperienza.
Figura 2: Francesco Bacone
La nuova scienza doveva inoltre essere in grado di
incidere sulla realtà, in contrapposizione alla sterile
scienza tradizionale. Il sapere doveva essere potenza, dominio sulla natura e portare
al miglioramento dell’uomo e all’innalzamento del suo livello di vita.
Lo scienziato moderno doveva essere infine un ricercatore che lavora per il bene e il
progresso della società.
Queste idee di Bacone contengono già, in nuce, alcuni dei principi fondamentali della
scienza modernamente intesa e del metodo sperimentale.

Chi però sviluppò in maniera rigorosa il metodo caratteristico della scienza (in
particolare della fisica) fu Galileo Galilei.

Anche Galileo (Pisa 1564 - Arcetri, Firenze 1642),


come già Bacone, si rifiutò di accettare le teorie
aristoteliche solo in base al precetto dell’ipse dixit (lo
ha detto lui, ovvero Aristotele). A differenza di Bacone
però Galileo fu anche un grande inventore e
sperimentatore.

Nel 1610 – data storica per la fisica – egli costruì il


Figura 3: Galileo Galilei
telescopio, col quale condusse una serie di
osservazioni della luna.

Si accorse così che la luna – a differenza di quanto affermato dalle teorie aristoteliche
– non è perfetta e incorruttibile, ma presenta irregolarità, crateri, “mari”, sull’estremo
bordo di ponente alti picchi di catene montuose. Con lo stesso strumento osservò la
Via Lattea, sulla quale tanto avevano fantasticato i
poeti e gli inventori di miti, e comprese che si trattava
di un ammasso di stelle lontanissime. Rivolto il
cannocchiale verso Giove, scoprì che esso aveva
quattro satelliti.
La pubblicazione, nel 1612, di un'opera sulle scoperta
delle macchie solari confutava ulteriormente le teorie
aristoteliche e inoltre provocò una serie di violente
reazioni da parte del mondo accademico ortodosso e
Figura 4: Il cannocchiale di
dei teologi, che portarono al suo arresto da parte
Galileo dell’Inquisizione.
Ma ormai lo scienziato, attraverso le osservazioni
strumentali, le misure e la rielaborazione in termini matematici delle misure stesse,
aveva posto le basi del metodo sperimentale.
In particolare, attraverso l’ultimo libro, Discorsi e dimostrazioni matematiche
intorno a due nuove scienze attinenti alla meccanica, pubblicato nel 1638,
tracciò una strada che avrebbe portato più tardi Isaac Newton (Woolsthorpe,
Lincolnshire 1642 - Londra 1727), nato proprio lo stesso anno in cui moriva
Galileo, a formulare la legge della Gravitazione Universale.
F. Bevacqua

Fonti bibliografiche:
Claudio Menegazzi – I protagonisti della civiltà. Galileo – Edizioni Futuro
Clara Migliavacca – I protagonisti della civiltà. Newton - Edizioni Futuro

Per le fonti iconografiche: Enciclopedia Multimediale Microsoft Encarta

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