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21 13 settembre 2011 Cari Amici, Vi invio il testo del mio intervento in aula come relatore di minoranza sulla manovra bis. On. Amedeo Ciccanti

XVI LEGISLATURA Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 516 di luned 12 settembre 2011

Discussione del disegno di legge: S. 2887 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (Approvato dal Senato) (A.C. 4612) (ore 15,20).

PRESIDENTE. Ha facolt di parlare il relatore di minoranza, onorevole Ciccanti. AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, a seguito del programma di stabilit presentato alla Commissione europea alla fine di aprile di quest'anno, la stessa ha risposto con una raccomandazione il 7 giugno scorso, in cui, tra le altre cose, concordava con il pareggio di bilancio al 2014. Dalle indicazioni della raccomandazione sono derivate le misure della cosiddetta manovra estiva 2011, di cui al decreto-legge n. 98
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del 2011, onorando cos la nuova governance per il controllo dei conti pubblici degli Stati membri dell'Unione europea, che va sotto il nome di Semestre europeo. Le turbolenze finanziarie che hanno investito l'euro nel mese di agosto, con particolare riguardo alla collocazione dei titoli pubblici italiani nei mercati finanziari, hanno per indotto il Governo italiano ad anticipare al 2013 l'obiettivo del pareggio di bilancio con una manovra finanziaria integrativa a quella del decreto-legge n. 98 del 2011. Tale necessit scaturita dalla negativa valutazione dei mercati finanziari sulla sostenibilit delle misure a lungo termine adottate dalla maggioranza che governa questo Paese. Ma c' di pi. La nuova manovra stata scritta sotto dettatura dalla Banca centrale europea con una dettagliata lettera, i cui contenuti sono stati incomprensibilmente secretati dal Governo. Signor Presidente, io mi aggiungo alle parole del collega Baretta, ricordando in proposito che, il 30 agosto scorso, il Vicegovernatore della Banca d'Italia audito dalle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, ha fatto sapere che non vi erano ostacoli, affinch il contenuto di tale lettera fosse reso noto. Ebbene, noi in questa sede, pur avendo ribadito la stessa richiesta presso la Commissione bilancio della Camera, formuliamo a lei, come Presidente della Camera, la richiesta almeno alla Banca d'Italia, che ha dato questa disponibilit diversamente dal Governo, affinch fornisca al Parlamento, a questa Camera, l'originale di tale lettera, cos conosceremo i dettagli. di tutta evidenza, quindi, come la sfiducia verso il Governo italiano non dipenda tanto dalle misure di contenimento della spesa pubblica adottate con il decreto-legge n. 98 del 2011, quanto dalla crisi di credibilit dello stesso Governo sulla capacit di
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attuarle. La preoccupazione di fronteggiare la crisi finanziaria, che mondiale ed europea - ed vero -, stante le difficolt degli Stati Uniti e di alcuni debiti sovrani di Eurolandia, come ha ricordato il relatore Ceroni (parliamo ovviamente di quelli di Grecia, Portogallo, Spagna e, purtroppo, dell'Italia). Con la logica dell'autosufficienza politica di un Governo che poggia su una maggioranza Lega-PdL e su un manipolo di deputati transfughi fidelizzati con posti di potere, di Governo e di sottogoverno, noi tocchiamo con mano il vero problema, che quello del Governo Berlusconi, piuttosto che la responsabilit dei mercati, che registrano, purtroppo, la debolezza di questo Governo. Le fibrillazioni della Lega e le pressioni del sistema corporativo italiano, che blocca ogni tentativo di cambiamento e modernizzazione, costringono il Ministro Tremonti a predisporre manovre condizionate da un permanente ricatto elettorale della base di consenso di questa maggioranza. In questo modo, si adottano misure che non sono quelle giuste per il nostro Paese, ma quelle convenienti per la maggioranza: si punisce il Sud e si premia il Nord, perch cos vuole la Lega; si esonerano le partite IVA e le professioni ordinistiche ed intellettuali da ogni sacrificio e si scarica tutto il peso della crisi sui redditi dei lavoratori dipendenti, ossia su chi le tasse gi le paga facendo il proprio dovere di cittadino. Per chi volesse la certificazione di queste affermazioni, con tutti i distinguo e le valutazioni del caso, basta far riferimento ai dati della relazione tecnica, offerti dallo stesso Governo attraverso la Ragioneria generale dello Stato, sulla norma del contributo di solidariet posto in capo ai titolari di redditi superiori a 300 mila euro lordi. Tale relazione cifra in 144 milioni di euro l'entrata al
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2013, non all'anno prossimo, con una sottostante platea di contribuenti superiore di poco ai 32 mila soggetti IRPEF, su oltre 40 milioni di contribuenti. Una domanda sorge spontanea: davvero in Italia solo 32 mila italiani hanno un reddito lordo superiore a 300 mila euro? Confrontiamo questa domanda con alcune considerazioni; la prima che risultano immatricolate - cos veniva riportato da un giornale nazionale qualche settimana fa - oltre duecentomila auto di costo superiore a 100 mila euro nel 2009. La seconda che il 60 per cento delle imbarcazioni da diporto, i cosiddetti yacht ormeggiati nei porti turistici della nostra bella Italia, risultano di propriet di nullatenenti. La terza considerazione che l'ISTAT nel calcolo del PIL considera un sommerso del 22 per cento con un'evasione fiscale di circa 400 miliardi sulla base imponibile; questo vuol dire 100 miliardi di euro di entrate in meno ogni anno. La quarta considerazione che nel 2012 la pressione fiscale salir al 44 per cento e nel 2013 al 46 per cento; mai ne stata registrata una cos alta. La ragione sta nel fatto che a pagare le tasse sono sempre i soliti noti: lavoratori dipendenti e pensionati da cui risulta l'80 per cento delle entrate IRPEF. chiaro che se le tasse le pagassero tutti, si abbasserebbe anche il livello di pressione fiscale: pi si allarga la platea dei contribuenti attivi pi si pu abbassare il livello della pressione. Ebbene, mettendo insieme queste considerazioni con i condoni e i concordati degli ultimi anni adottati dal nostro Ministro Tremonti, che ha governato il sistema economico e fiscale per otto degli ultimi dieci anni, e ricordando anche che il Ministro Tremonti uno dei migliori tributaristi italiani, si ha subito la sensazione che in Italia le tasse non si vogliano far pagare. Il fenomeno dell'evasione fiscale
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il vero cancro sociale di questo Paese e va subito estirpato; aspettiamo di conoscere subito il testo della delega fiscale che stato annunciato qualche mese fa, finora solo un annuncio. Quello che conosciamo, di questa delega, il taglio di 20 miliardi nella manovra del decreto-legge n. 98 del 2011 per l'anno 2014, e ora 12 miliardi di euro nel 2013. Sono questi tagli concernenti deduzioni e detrazioni relative a 477 voci di spesa, tra cui redditi e proventi di sostegno alla famiglia e alle categorie pi indigenti. Pensavamo legittimamente e logicamente che una parte di questo risparmio fiscale fosse compensato con l'aumento dell'IVA dell'1 per cento; invece, ci troviamo di fronte a questa misura introdotta solo per dare credibilit alla quinta stesura della manovra in discussione al Senato tradendo ogni buona intenzione espressa in pi dichiarazioni dallo stesso Ministro Tremonti, tra tutte quelle che abbiamo letto nelle ultime due settimane. Di questa manovra sono rilevanti due misure che il Governo non ha avuto il coraggio di adottare e sono state introdotte dall'opposizione al Senato. La spending review, ossia la riforma della spesa in modo selettivo degli enti locali, scuola, sanit e previdenza soprattutto, oltre alla pubblica amministrazione e ai vari ministeri, e la riforma delle circoscrizioni giudiziarie inserita come delega al Governo all'articolo 1 della legge di conversione. Queste due misure ridurranno la spesa pubblica al di sotto del 50 per cento attuale, rispetto al PIL, in modo duraturo. Va sottolineato, infatti, che i mercati finanziari valutano positivamente il taglio duraturo delle misure, almeno a dieci anni, quanto durano i BTP decennali, soprattutto per quanto riguarda, ovviamente, il finanziamento del servizio del debito pubblico. Questa manovra, su sollecitazione del Capo dello Stato, stata
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irrobustita per 4 miliardi 400 milioni di euro, con misure che vanno a detrimento dell'attesa riforma fiscale, ma credibile nella qualit proprio per le misure introdotte dall'opposizione, se si tradurranno in atti con il semestre europeo 2012, cio con il programma di stabilit che dovremmo approvare entro aprile 2012. Va riconosciuto anche l'allineamento dell'et pensionistica delle lavoratrici del settore privato a quelle del settore pubblico, che produrr effetti dopo il 2016 per 400 milioni di euro e per 700 milioni di euro dopo il 2021. Tuttavia, si poteva fare di pi e meglio, ragionando sulle pensioni di anzianit. Attenzione, per, l'Unione di Centro non d'accordo a fare cassa sulla previdenza senza considerare la continuit contributiva dei giovani occupati a tempo determinato, ossia a favorire l'accesso al lavoro di giovani e donne, soprattutto nel Mezzogiorno. La relazione tecnica non valuta gli effetti di questa manovra sul PIL: riteniamo che si producano effetti depressivi che puniscono l'occupazione, i consumi e la produzione. Favorire l'accesso al lavoro e ridurre i costi del lavoro attraverso la riduzione del cuneo fiscale condizione indispensabile per favorire la ripresa e la crescita, oltre a costituire esse stesse forme di equit sociale. Non attraverso l'introduzione dell'articolo 8, che modifica con intese sindacali diritti riconosciuti con legge, che si migliora la competitivit, ma la pace sociale che alza il fattore complessivo dei fattori produttivi del nostro Paese. Negli ultimi anni abbiamo perso 30 punti rispetto alla Germania sulla produttivit dei fattori del nostro sistema-Paese. Eravamo sopra la media europea, ora stiamo sotto, anche per l'elevato costo del lavoro oltre che del costo dell'energia. Dobbiamo coinvolgere le parti sociali nel processo di ripresa e nel rilancio del sistema produttivo.
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Il nostro Paese ha tre problemi da risolvere: le disuguaglianze sociali e territoriali; la bassa crescita (da risolvere attraverso l'apertura dei mercati con le liberalizzazione e le privatizzazioni); l'eccesso di debito pubblico, da ridurre attraverso la riqualificazione della spesa pubblica e l'aumento dell'avanzo primario in forma stabile, almeno al 4-5 per cento. Non basta, quindi, il pareggio di bilancio, ma sono necessarie alcune riforme strutturali, che questa maggioranza non ha intenzione di fare, nonostante da pi parti richieste. Non valuter, per ragioni di tempo, le questioni, che sono state toccate anche dal collega Baretta, sui costi della politica. Vorrei solo ricordare a questa Camera, ai colleghi e al Governo, soprattutto, che nei prossimi mesi scadranno 360 miliardi di euro di titoli, mentre il Fondo salva Stati dell'Europa ha una capienza di 440 miliardi di euro. Se si tiene conto che i titoli collocati presso gli investitori stranieri del nostro debito pubblico ammontano a 800 miliardi di euro, la paura dell'insolvenza ci scorre come sudore freddo lunga la schiena. Su questo dobbiamo riflettere e tenerne conto nelle azioni politiche che compiremo nei prossimi mesi. Secondo il nostro leader, Casini, occorre un Governo di unit nazionale per superare il Governo Berlusconi e fare le riforme che sono utili al Paese. Non credo che le potremmo affrontare con un Governo Berlusconi-Scilipoti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Italia dei Valori).

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