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10 modi
per educare con calma
durante una crisi
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Introduzione
Il bambino
Affrontare le crisi dei nostri gli e saper reagire alle loro grandi emozioni è
una delle parti più dif cili della genitorialità. Una volta che nostro glio è su
due piedi e ha trovato la sua voce, da un giorno all’altro passa dall’essere il
nostro bambino “dipendente” all’essere una persona altamente indipendente
con sentimenti, emozioni e opinioni molto forti. Una persona che spesso ci
sembra di non conoscere.
Tanti chiamano i due anni terribili, ma per me sono straordinari (ora che non
ho più bambini di due anni in casa ;-). Sono anni di profonda trasformazione e
più mi avventuro nella mia propria evoluzione personale di individuo più,
capisco quanto debba essere emozionate, terri cante e confusionaria questa
fase per un bambino.
Non hanno ancora uno sviluppo cerebrale suf ciente per elaborare e
regolare queste enormi emozioni: diventano presto troppo grandi per loro e
sfociano in un'esplosione emotiva, la crisi.
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L’unico problema di questi bambini che evolvono alla velocità della luce è che
spesso noi genitori non li capiamo; non sappiamo agire di fronte alle loro crisi;
non sappiamo regolare le nostre emozioni per aiutarli a processare le loro;
non siamo guide, perché non sappiamo come fare un viaggio dentro di noi;
non siamo capitani della barca, perché perdiamo il controllo del timone; non
siamo assistenti di volo, perché non sappiamo rimanere calmi durante la
turbolenza.
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Il genitore
Uno dei moduli del mio corso online Educare a Lungo Termine che più piace a
tutte le mamme e i papà è quello della trasformazione del genitore. Perché?
Perché c’è una verità bomba che spesso non conosciamo o ignoriamo:
l’evoluzione del genitore deve passare attraverso l’evoluzione dell’individuo.
Quando mio glio ha una crisi, la mia risposta non riguarda solo quel
determinato momento, ma tutte le risposte che sono già nel mio zaino. In quel
momento le tiro fuori una ad una.
La mia rabbia non si nutre solo delle vibrazioni distruttive che i miei gli
stanno emanando in questo momento, ma si nutre di tutte le vibrazioni
distruttive di tutte le crisi che ho attraversato in passato. Del litigio con mia
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madre, del disaccordo con la mia amica, della mancanza di rispetto dello
sconosciuto. Di tutte le volte che mi sono io stessa delusa.
Chi sono come individuo in uenza chi sono come genitore e se voglio
cambiare il mio modo di essere genitore devo prima cambiare il mio modo di
essere umana. Nella mia mente questa frase è in inglese: evolving as a parent
is not about parenting, is about humaning.
Evolvere come genitori ha poco a che vedere con l’essere genitore e molto a
che fare con l’essere umani.
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Molto spesso ci aspettiamo dai nostri gli troppo e troppo presto e questo
inizia n dalla nascita. Ci aspettiamo che siano in grado di dormire tutta la
notte o che abbiano la capacità di riaddormentarsi da soli; che abbiano un
controllo degli impulsi migliore del nostro, che sappiano regolare le proprie
emozioni; che sappiano condividere i loro giocattoli, che stiano seduti a
tavola per tutto il pasto, che non piangano quando lasciamo il parco giochi.
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È facile cadere nel tranello di aspettarsi di più dai nostri gli, di avere un
neonato in casa e pensare il nostro bimbo di 2 anni ormai grande, di
compararli con altri bambini e pensare “a questa età dovrebbe già stare
seduto a tavola”, di leggere linee guida di metodi e loso e e pensare di
sapere che cosa ci aspetta.
Ma la cosa più importante che possiamo fare è ricordarci che nostro glio è
una persona completamente diversa da tutte le altre ed evolve in maniera
completamente unica e individuale.
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Nei momenti più dif cili è quando i nostri gli hanno più bisogno di noi e
quando ci fanno fare fatica, in realtà è perché la stanno facendo loro.
Per educare con calma durante una crisi, dobbiamo prima riuscire a
cambiare la percezione del comportamento.
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Quando il tuo bambino sta premendo tutti i tuoi pulsanti insieme e mettendo
a dura prova la tua tolleranza e pazienza, raggiungi il tuo bottone di pausa e
premilo. Un bicchiere d’acqua. Un minuto in camera a porte chiuse. Un respiro
profondo (o una decina).
Non è facile, ci vuole tanto lavoro e non riusciremo a trovare quella pausa
ogni volta che siamo provocati, siamo solo umani. Ma ricordare di aggiustare
le aspettative e cambiare la percezione del comportamento nel quotidiano
aiuta molto a trovare la forza di fare un respiro profondo nei momenti di crisi.
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4. Accogli le emozioni
Se partiamo dal presupposto che una crisi di nostro glio signi ca che è
“cattivo”, che si “comporta male”, allora abbiamo poche possibilità di entrare
in sintonia con loro nei momenti di bisogno.
"Vedo che sei frustrato, ma non posso lasciarti tirare i Lego addosso a me”.
“Capisco che ti dispiace dover andare via dal parco giochi, ma ti assicuro che
torniamo domani. Vuoi che lo scrivo su un pezzo di carta?”.
Nel mio corso Educare a Lungo Termine parlo tanto di questa tematica e
offro tantissime alternative per cambiare frasi e far rispettare i limiti.
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5. Sii presente
Quando nulla funziona, sii presente. Le crisi possono essere dif cili da
razionalizzare, quindi spesso è dif cile per noi genitori rispondere
razionalmente.
Ogni crisi può richiedere una risposta diversa, alcune possono essere brevi,
altre lunghissime, nostro glio potrebbe volerci vicini o potrebbe spingerci via.
È in questi momenti che dobbiamo ricordarci che già solo la nostra presenza
è suf ciente. E per offrire la nostra presenza, dobbiamo fermarci e regolarci.
Regolare le nostre emozioni e la nostra respirazione è importante perché ci
aiuta a rimanere emotivamente presenti.
A volte niente aiuterà nostro glio se non la nostra calma e basta davvero
solo essere presenti con lui – sedersi e aprire le braccia in segno di
accoglienza – per aiutarlo a cavalcare quell'ondata di emozione.
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No, non è quella la misura del successo. Sentirsi mentalmente esausti ogni
sera e svegliarsi già stanchi al mattino non è “successo”.
Se è così che ti senti in questo momento, cambia qualcosa nella tua vita. Fallo
ora, perché ora, per quel ne sappiamo, è tutto ciò che abbiamo.
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PS. C’è una tacita rivoluzione in atto in cui le donne sono chiamate a essere
ambiziose, forti, coraggiose, di successo, supereorine. Sai quale penso sia la
vera rivoluzione? Una donna riposata. Una donna rilassata. Questa è la vera
rivoluzione per me.
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2. Come mi sento?
L’unica persona che posso controllare in una crisi dei miei gli sono io.
Le uniche emozioni che posso controllare in una crisi dei miei gli sono le mie.
Queste frasi per me hanno immenso potere, quindi rileggile per favore.
Quando sento che sta per iniziare una crisi dei miei gli, la prima cosa che
faccio è valutare come mi sento io: sono rilassata? Sono stressata? Sono
stanca? Ho dormito ieri notte? Da quante notti non dormo? Il mio calice
emotivo è mezzo pieno o mezzo vuoto?
1. Mi sento bene: non temo la crisi, so che ci vorrà un po’, ma posso placarla
con gli strumenti che ho a disposizione.
2. Sono stanca: uso una distrazione (offro di leggere un libro insieme, di fare
un gioco che amano…), perché so che farò più fatica a controllare le mie
emozioni.
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Analizzo la mia rabbia, o quello che penso sia rabbia. Capisco che:
Mi sento impotente.
Mi sento delusa.
Mi sento ridicolizzata.
“Delusa” appartiene alla sfera del disgusto. Perché provo disgusto per questo
comportamento di mio glio? Mi ricorda di quando mi sentivo ripudiata da
bambina. Perché non mi piace sentirmi ripudiata? Perché sono cresciuta
avendo sempre bisogno dell’approvazione degli altri.
“Impotente” appartiene alla sfera della tristezza. Perché mi sento triste per la
frase che ha detto mio glio? Perché mi fa sentire di non conoscerlo. Perché
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non conoscerlo mi provoca tristezza? Perché temo che la mia relazione con
lui sarà la stessa che ho io con i miei genitori.
Ora, di che cosa ho bisogno per processare questa emozione? Da qui, posso
davvero fare un’analisi dettagliata che mi insegna qualcosa di me.
Cambia la prospettiva: la mia reazione alla crisi di mio glio non ha nulla a
che fare con mio glio, ha tutto a che fare con me.
Ps. Questa analisi si fa a crisi passata, per la prossima volta: durante la crisi il
nostro obiettivo primario è rimanere calmi.
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Negli anni l’ho testato: bastava che calmassi il mio respiro, af nché Oliver ed
Emily calmassero il loro.
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Allora mi siedo vicino a loro, sul divano o per terra, allargo le braccia come
ad accoglierli e faccio il gioco dei 5 sensi.
5 cose che posso vedere (la lampada, la maglia per terra, una crepa nel
muro, la costruzione dei lego, il soprammobile a forma di pecora).
4 cose che posso toccare (il cotone della maglietta, il legno del tavolo, i miei
capelli, il vetro della nestra).
3 suoni o rumori che posso sentire (oltre al pianto di mio glio, il ventilatore, le
macchine in strada, i lavori stradali).
2 cose che posso annusare (il caffè, le calze sporche dei miei gli).
1 cosa che posso assaporare in bocca (il cioccolato mangiato a merenda).
Ps. La ragione per cui metto “le ho provate tutte” tra virgolette è perché non le
abbiamo mai provate tutte, spesso non abbiamo provato la cosa più
semplice e dif cile allo stesso tempo: accogliere le loro emozioni con calma,
rimanere fermi. Non cercare di aggiustare la situazione, ma solo di
accompagnarla.
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Recap
Per loro
1. Aggiusta le aspettative
2. Cambia la percezione del comportamento
3. Scegli di agire invece di reagire
4. Accogli le emozioni
5. Sii presente
Per noi
1. Ti prendi cura di te?
2. Come mi sento?
3. Cambia la prospettiva dell’emozione
4. Respira a voce alta
5. Il gioco del 5 sensi
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10 modi per educare con calma durante una crisi
L.R. Knost
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