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Sull’altalena era seduto un ufficiale dei musi gialli e forse per il riflesso del Sole o forse solo per la

distanza, sembrava un uomo molto anziano, quasi antico, ma allo stesso tempo indossava l’uniforme
di un ufficiale dei musi gialli. Lui ci guardava, dondolando molto lentamente sull’altalena qualche
centimetro in avanti, qualche centimetro indietro con le sue piccole gambe ben sollevate da terra,
guardando verso di noi e cantando una canzone. All’inizio non avevo realizzato che stesse cantando
ma ora potevo sentire che arrivava attraverso il campo, una canzone lenta e che sembrava
malinconica. Forse era la mia immaginazione o forse la mia non conoscenza della lingua ma
sembrava essere la stessa canzone cantata dal guardino prima che Ritchie lo assalisse.
Se ne stava lì seduto. Muovendosi di pochi centimetri in entrambe le direzioni, cantando quella bella
canzone lenta e facendo un gesto con la sua mano come se ci stesse benedicendo, ma in un cerchio,
una strana benedizione. Se fosse stata una visione, allora sarebbe stata una visione di massa perché
tutti noi guardammo in quella direzione mentre camminavamo. Ma nessuno disse niente. Lo
guardammo soltanto e ascoltammo la canzone.
Poco dopo passammo uno dei centri di depacificazione del villaggio costruiti da Tech II e Psy Ops
prima che il nemico terminasse il concetto. Siamo stati un giorno a Orani. Poi abbiamo camminato
verso un’altra città, dove ci hanno schiaffato in un magazzino. Saremo stati a migliaia, ammassati,
sgomitanti e andando fuori di testa. Nessuno riusciva a dormire. Avrei ucciso per un po’ di collutorio.
Barili di collutorio per tutti, verde e schiumoso.
Eravamo rinchiusi tutti insieme e la puzza era peggio che mai perché eravamo in un luogo chiuso.
Da lì abbiamo camminato fino ad una ferrovia dove c’erano dei treni ad aspettarci. Alcuni hanno
ricevuto del cibo e altri no. Abbiamo tutti guardato i treni, una parte annebbiata e funzionante delle
nostre menti pensando a solo Dio sa quanto tempo da bambini abbiamo passato sui treni, il Twim
Cities Zephyr se venivi da Midwest o il San Francisco Chief o l’Afternoon Hiawatha; un ricordo
offuscato di un treno Pacific Union che attraversa le grandi pianure e tutto è vasto e selvaggio e
misterioso perché hai dieci anni e l’America è grande quanto il mondo ma invincibile il doppio.
Abbiamo guardato i treni ma in quel momento dovevamo saperlo meglio.
Ci hanno messo nei carri merci. In qualunque posizione ti trovassi quando ti hanno spinto nel carro
merci, ci saresti rimasto per tutto il viaggio. Non c’erano finestre e le porte erano chiuse. Era di
nuovo il magazzino, ma stavolta su rotaie. Pochi minuti dopo la partenza del treno, qualcuno iniziò
a muggire. Questo ci mandò fuori di testa. Presto tutti iniziarono a fare mu e a sbuffare, facendo
versi di pecore, mucche, cavalli e maiali. Le persone di Psy Ops non ci hanno mai parlato di questo
tipo di reazione ambientale. Nessuno rise. Non stavamo scherzando. Questo non era un
festeggiamento comico dell’indomito spirito umano. Non una protesta contro la disumanità.
Eravamo un bestiame e lo sapevamo. Ce lo stavamo solo dicendo che eravamo del bestiame e
abbiamo urlato mu e beh nella massima serietà e totale odio per noi stessi. Eravamo delle bestie.
Come potesse negarlo qualcuno? Cosa eravamo oltre ad un bestiame, chiuso in carri merci e coi i
piedi nelle pozzanghere della nostra stessa merda. Non odiavamo i musi gialli. Non sono stati loro a
metterci lì. Lo siamo stati noi, i nostri generali o il nostro Paese che ha fatto tesoro del sacrificio dei
suoi figli, facendo slogan sulla loro morte o vendendo titoli di guerra per essi o dando zuppa a tutti.
Il viaggio è sembrato durare anni. Sembrava un lungo viaggio attraverso l’Asia. (?)
E il terzo bambino stava per nascere. Ma non potei ritornare. West End Avenue. Sembrava che tutti
che ci vivevano stavano prendendo lezioni di musica. Harkavy, lo scudiero di campagna, beveva Jack
Daniels ciondolando nel suo pigiama a stelle e strisce. E mia madre (qual era il suo nome?) stava
spolverando la vecchia casa come una vedova di un faraone che viene a pulire la sua tomba ogni
giovedì mattina.

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