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PORTELLO La vita tua sar pi serena e pi giusta, assicurava Ciro Parondi al piccolo Luca a concludere lepico dramma di Rocco

e i suoi fratelli mentre le sirene lo richiamavano al lavoro in fabbrica. AllAlfa Romeo del Portello. Ritrovare quel prato, quelledicola quel vialone che portava alle officine della cui esistenza restano ultima testimonianza i sotterranei allucinati del Nirvana di Gabriele Salvatores, un esercizio divenuto ormai impossibile. Gli ultimi capannoni sono stati abbattuti nel 2004 cancellando i segni di una storia cominciata nel 1906 quando i francesi della Darracq per creare la loro filiale italiana scelsero quellarea confinante con quella che aveva ospitato lEsposizione internazionale di Milano. Lingresso era in via Gattamelata, estrema periferia Nord Ovest della citt, l dove si apriva il Portello un ingresso secondario della cinta daziaria. Unarea strategica collegata a Francia e Svizzera da strade e ferrovie che sarebbe divenuta un vero e proprio distretto dellauto : nel 1909 la Darracq cede i suoi 8mila mq allAnonima Lombarda Fabbrica Automobili e si cominciano a costruire i capannoni delIsotta Fraschini, della Renault, della Fiat, delle carrozzerie Sala, Zagato e Touring. I bombardamenti della II Guerra Mondiale spazzeranno via tutto, ma per la ricostruzione sarebbero bastati quattro anni. E nel 1960, quando Luchino Visconti inquadrava i capannoni dellAlfa, dalla sua catena di montaggio uscivano le mitiche Giulietta, un anno dopo lAlfone 2600 e, dal 1962, la Giulia fino a quando, nel n1965, la produzione non cominci ad essere trasferita ad Arese. I piani industriali avevano gi condannato quellarea, ma nellautunno caldo le tute blu invadevano ancora viale Serra per sciamare verso corso Sempione in manifestazione sfidando le cariche della celere. Di quei furori non resta pi nulla e di operai in tuta con la schiscetta sulla 91 che percorre la circonvallazione non ce n uno. Ma se si scende alla fermata di via Traiano si ha accesso al nuovo Portello: quasi 400mila mq compresi tra viale Serra a sud, viale De Gasperi ad ovest, piazzale Accursio a nord, via Traiano ad est fino al recinto del tiro a segno a ridosso dei raccordi autostradali. Un intero quartiere allinterno del quale resiste solo la sgraziata struttura novecentesca della Fondazione don Bosco. A collegarlo alla citt ci sono la passerella ciclopedonale su viale Serra lungo il percorso del Raggio Verde che unir Monte Stella, Portello Sud (gi colonizzato negli anni Ottanta dai nuovi padiglioni della Fiera e fitta delle gru che circondano il parellelepipedo di vetro della Vittoria assicurazioni), Fiera-Citylife e il parco Sempione e, un secondo ponte sospeso su via De Gasperi al Qt8. La passarella ancora chiusa negando laccesso al parco di 60mila metri quadri compreso tra via Traiano, viale Serra e viale Scarampo che rappresenta il baricentro dellintero progetto. Al suo interno si riconoscono comunque le tre grandi sculture verdi immaginate dallarchitetto paesaggista Charles Jenck e dal milanese studio Land dove militano Andreas Kipar e Giovanni Sala: una doppia esse allungata e una collina a spirale che assomiglia a una piramide azteca. Ignorando i divieti daccesso,

attraverso uno degli squarci nella rete distesa a protezione del futuro parco lo si pu comunque visitare per scoprire che in quei 60mila metri quadri gi arredati con i lampioni Guzzini e percorsi da vialetti lastricati c una sola panchina. Il vero cuore del quartiere batte oggi in piazza Portello, uno spazio di 20mila mq che ne fa la pi grande di Milano e che, nel progetto dello Studio dellarchitetto Gino Valle, vuole essere punto di incontro per diverse funzioni. Unarea pedonale sulla quale si affacciano, sotto una grande vela, tavolini, bar e vetrine che richiamano alla mente pi che la tradizione delle piazze italiane cui Valle si ispirato quella, pure nobilissima, dei free-shop nei grandi aeroporti internazionali. E che ci si trovi in un grande centro commerciale lo conferma lenorme hangar dargento che si nasconde dietro le strutture, ultimo tributo alla cultura industriale dellarea accanto a quello della facciata dellex mensa dellAlfa recuperata nei volumi degli uffici che si affacciano su via Traiano. Aggirati gli spazi commerciali si raggiungono le aree residenziali progettate da Cino Zucchi e Guido Canali , torri ed edifici in linea programmaticamente disposti in modo irregolare dominati dalle tre torri composte da due lame affiancate che segnano con la loro presenza il profilo architettonico del quartiere che si vorrebbe ultimato entro la fine del prossimo anno. Dellampio spazio centrale a uso pubblico sul quale si affacceranno le residenze per il momento c solo lidea suggerita dagli scassi su un terreno invaso dalle ruspe; uno striscione precario annuncia lapertura del ristorante al ventesimo piano del grattacielo al 28 di via Papa, ma poco pi in l a ridosso di un viale Serra trasformato in autostrada si levano le insegne dellultimo McDonald in uno scorcio che fa pensare pi a Los Angeles che a Milano. Viste da l le torrette delle nuove residenze appaiono gi appannate dallo smog, ma quasi un segno di integrazione con le palazzine anni Cinquanta che le circondano che ne abbassa limpatto scenografico un po come accaduto al vicino QT8 che dopo anni di polemiche diventato uno dei segni architettonici della citt. Un segnale benaugurante per quella vita pi serena e pi giusta che loperaio Ciro augurava a suo fratello Luca.

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