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Sade, Fourier, Loyola: Roland Barthes
Sade, Fourier, Loyola: Roland Barthes
, 1~r
ROLAND BARTHES
SADE, FOURIER,
LOYOLA
La scrittura come eccesso
C. L. 478J-2
Non è per il gusto della provocazione che si sono riuniti nello stes-
so libro Sade, Fourier e Ignazio di Loyola, lo scrittore maledetto,
il filosofo utopista, il santo gesuita. Tutti e tre sono stati dei clas-
sificatori, dei fondatori di lingue: la lingua del piacere erotico, del-
la felicità sociale, dell'interpellanza divina. Ciascuno dei tre ha
messo nella costruzione di questa lingua tutta l'energia di un~ pas-
sione.
Tuttavia, inventare dei segni (e non, come facciamo noi tutti, con-
sumarli) significa entrare paradossalmente in quel fatto compiuto
del senso, che è il significante: in una parola, significa praticare
una scrittura. Obiettivo di questo libro non è di tornare sulle pro-
posizioni di contenuto di cui solitamente vengono accreditati i tre
autori, e cioè una filosofia del Male, un Socialismo utopico, una
mistica dell'obbedienza; ma di considerare Sade, Fourier e Loyola
dei formulatori, degli inventori di scrittura, degli operatori del
testo.
Cosf facendo credo di perseguire un vecchio progetto, di cui si
potrà cogliere l'intento teorico in questi studi concreti e speciali:
sino a dove ci consente di giungere un testo quando non si parla
che di scrittura? Come sospendere il significato (storico, psicolo-
gico, estetico) del testo, in modo da liberare le sue potenzialità
materialiste? L'intervento sociale raggiunto da un testo non con-
siste forse nell'impeto della sua scrittura, piuttosto che nell'impe-
gno del contenuto, che ne rappresenta soltanto la «caduta» stori-
ca? Come far coincidere la vecchia opera figurata e leggibile, in una
parola «culturale», e un commento nuovo a beneficio di un testo
infinito, infinitamente ricominciato, «spossessato»? R
Roland Barthes, nato nel x9r5, vive e insegna a Parigi. Delle sue opere
naudi ha tradotto Saggi critici (r966), Elementi di semiologia (x966), Crz
e verità (x969), Sistema della moda (x970), S/Z (r973), Miti d'oggi (x9
Il piacere del testo (x975).
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( ... )
Titolo originale Sade, Fourier, Loyola
Copyright © 1971 Editions du Seuil, Paris
Copyright © 1977 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino
Seconda edizione
Roland Barthes
p.IX Prefazione
XVII Nota
3 Sade I
Loyola
29 I. La scrittura
30 2. Il testo multiplo
34 3. La mantica
38 4. L'immaginazione
41 5. L'articolazione
45 6. L'albero
47 7. Topiche
49 8. Montaggi
51 9. Il fantasma
54 xo. Ortodossia dell'immagine
57 n. La contabilità
60 12. La bilancia e la marca
Fourier
67 Partenze
70 Il calcolo del piacere
74 Il denaro fa la felicità
76 Inventore, non scrittore
78 Il meta-libro
So La ciabatta fiammeggiante
84 Il geroglifico
VI INDICE
p.88 Liberale?
89 Passioni
89 L'albero della felicità
91 Numeri
95 La nocepesca
97 Sistema/sistematico
99 Il party
104 Le composte
106 Il tempo che fa
Sade II
III Nascondere la donna
112 Nutrimento
113 Il nastro trasportatore
114 La censura, l'invenzione
114 L'odio del pane
115 Il corpo illuminato
116 L'inondazione
118 Sociale
119 Cortesia
120 Figure di retorica
121 La crudezza
122 La moire
123 Impossibilia
125 Il fazzoletto
125 La famiglia
126 Gli specchi
127 Il conio
127 Rapsodia
128 L'arredo dell'orgia
129 La marca
130 Il casco
131 La divisione dei linguaggi
132 La confessione
133 La dissertazione, la scena
134 Lo spazio del linguaggio
136 L'ironia
137 Il viaggio
138 Sade precursore
INDICE VII
Vite
161 Vita di Sade
171 Vita di Fourier
1 Per Aristotele, la praxis, scienza pratica che non produce alcuna ope-
ra distinta dall'agente (contrariamente alla poiesis) è fondata sulla scelta
razionale fra due comportamenti possibili, o proairesis: si tratta già, evi-
dentemente, di una concezione codificata della praxis. Questa idea del-
la praxis come lingua si potrebbe ritrovare nella concezione moderna della
strategia.
1 Non occorre dire che la lingua erotica si elabora non solo nel linguag-
gio articolato ma anche nel linguaggio delle immagini.
3 Ecco l'eccezione di cui si è parlato, unico abbozzo di strip-tease sa-
diano (si tratta del giovane Rose, condotto da Saint-Fond): «Denudame-
lo, Juliette, alzagli la camicia sulle reni, lasciandogli gradevolmente cade-
re le brache in fondo alle cosce; amo alla follia questa maniera di offrire
un culo».
I6 SADE, FOURIER, LOYOLA
grande presunzione, che la nostra società parla dell'eroti-
smo di Sade, vale a dire di un sistema che non trova in
essa alcun equivalente. La differenza non deriva dal fatto
che l'erotica sadiana è criminale e la nostra inoffensiva,
ma dal fatto che la prima è assertiva, combinatoria, men-
tre la seconda è suggestiva, metaforica. Per Sade non c'è
erotica se non si « ragiona sul crimine» '; ragionare, cioè
filosofare, dissertare, arringare, in breve assoggettare il
crimine (termine generico che designa tutte le passioni sa-
diane) al sistema del linguaggio articolato; ma anche com-
binare secondo regole precise le azioni specifiche della lus-
suria, in maniera da fare di queste serie e gruppi di azioni
una nuova «lingua», non piu parlata ma agita; la «lin-
gua» del delitto, o nuovo codice d'amore, altrettanto ela-
borato che il codice cortese.
La pratica sadiana è dominata da una grande idea di
ordine: le «sregolatezze» sono energicamente regolate, la
lussuria è senza freno ma non senza ordine (a Silling, per
esempio, ogni orgia termina irrevocabilmente alle due del
mattino). Innumerevoli, continue, sono le espressioni che
rimandano a una costruzione voluta della scena erotica:
disporre il gruppo, sistemare tutto questo, eseguire una
nuova scena, comporre in tre scene un atto libidinoso,
formare il quadro piu nuovo e piu libertino, far di ciò una
piccola scena, tutto viene disposto; o al contrario: tutti gli
atteggiamenti si sconvolgono, turbare gli atteggiamenti,
presto tutto fu diverso, variare l'atteggiamento, ecc. Di
solito la combinatoria sadiana è determinata da un orga-
nizzatore (un regista): «Amici, - disse il monaco, - por-
tiamo ordine in questi procedimenti», oppure: «Ecco co-
me la puttana dispose il gruppo». L'ordine erotico non va
travalicato in nessun caso: « Un momento, - disse la Del-
bène, tutta infiammata, - un istante, mie buone amiche,
mettiamo un po' d'ordine nei nostri piaceri, se ne gode so-
lo fissandoli»; donde un'ambiguità assai comica fra l'am-
monizione libertina e l'apostrofe professorale, dato che il
serraglio è sempre una piccola classe («Un momento, un
2. Il testo m"ltiplo.
Le nostre abitudini di lettura, la nostra stessa concezio-
ne della letteratura fanno si che ogni testo ci appaia oggi
1 In L'expérience intérieure, Gallimard, Paris 19,4, p. :26.
LOYOLA
come la semplice comunicazione tra un autore (in questo
caso il santo spagnolo che ha fondato nel XVI secolo la
Compagnia di Gesu) e un lettore (in questo caso noi):
Ignazio di Loyola avrebbe scritto un libro, questo libro
sarebbe stato pubblicato e noi oggi lo leggiamo. Questo
schema, dubbio per qualunque libro (poiché non possia-
mo mai mettere definitivamente in chiaro chi sia l'autore
e chi il lettore), è certamente falso per quanto concerne
gli Esercizi. Se è vero, infatti, che un testo si definisce per
l'unità della sua comunicazione, non è uno il testo che ci
troviamo a leggere, bensi quattro, disposti nel profilo del
libretto che teniamo in mano.
Il primo testo è quello che Ignazio rivolge al direttore
del ritiro. Questo testo rappresenta il livello letterale del-
l'opera, la sua natura oggettiva, storica: la critica ci assi-
cura infatti che gli Esercizi non sono stati scritti per gli
stessi devoti in ritiro, ma per i loro direttori. Il secondo
testo è quello che il direttore rivolge all'esercitante; il rap-
porto fra i due interlocutori è diverso; non è piu un rap-
porto di lettura, o anche d'insegnamento, ma di donazio-
ne, implicante credito da parte del destinatario, aiuto e
neutralità da parte del destinante, come nel caso dello psi-
canalista e dello psicanalizzato: il direttore dà gli Esercizi
(a dire il vero come si dà il cibo o la frusta), n!;! commenta
e ne adatta la materia al fine di trasmetterla a organismi
particolari (almeno cosi era una volta: oggi, sembra, gli
Esercizi vengono dati in gruppo). Materia trattabile, che
si può allungare, accorciare, ammorbidire, rinforzare, que-
sto secondo testo è in qualche modo il contenuto del pri-
mo (ragion per cui possiamo chiamarlo il testo semanti-
co); con questo si vuol dire che se il primo testo costitui-
sce il livello proprio del discorso (quale noi lo leggiamo
nel suo succedersi), il secondo testo ne è come l'argomen-
to e con ciò stesso non ha necessariamente lo stesso or-
dine: cosi, nel primo testo le Annotazioni precedono le
quattro settimane: è l'ordine del discorso; nel secondo
le stesse Annotazioni, in quanto vertono su materie che
possono concernere continuativamente le quattro settima-
ne, non sono piu antecedenti rispetto a queste ma, in qual-
che modo, parametriche, fatto che basta a provare !'indi-
32 SADE,FOURIER,LOYOLA
pendenza dei due testi. Non è tutto. Il primo e il secondo
testo avevano un attore in comune: il direttore del ritiro,
in un caso destinatario, nell'altro donatore. Allo stesso
modo l'esercitante si troverà ad essere e ricevente e emit-
tente; dopo aver ricevuto il secondo testo egli ne scrive
un terzo, che è un testo agito, composto con le meditazio-
ni, i gesti e le pratiche che gli sono stati donati dal diret-
tore: è in qualche modo l'esercizio degli Esercizi, diverso
dal secondo. testo nella misura in cui può distaccarsene
realizzandolo imperfettamente. A chi si rivolge questo ter-
zo testo, questa parola elaborata dall'esercitante sulla base
dei testi che lo precedono? Non ad altri che alla divinità.
Dio è il destinatario di una lingua le cui parole qui sono
preghiere, colloqui, meditazioni. A questo linguaggio la
divinità è chiamata a rispondere: esiste cosi, intessuta nel-
la lettera degli Esercizi, una risposta di Dio, di cui Dio è
il donatore e l'esercitante il destinatario: quarto testo,
propriamente anagogico, poiché fa risalire, di raccordo in
raccordo, dalla lettera degli Esercizi al loro contenuto, poi
alla loro azione, prima di attingere al senso piu profondo,
il segno emanato dalla divinità.
I II III IV
TESTO LETTERALE SEMANTICO ALLEGORICO ANAGOGICO
Ignazio
il direttore il direttore
l'esercitante l'esercitante
la divinità la divinità
l'esercitante
3. La man tica.
4. L'immaginazione.
5. L'articolazione.
6. L'albero.
cosevisey
luo~etto luogo~tt~
Settimana I
7. Topiche.
8. Montaggi.
9. Il fantasma.
I I. La contabilità.
I 2. La bilancia e la marca.
' « A prima vista tali contese per la palma nelle creme dolci o nei pa-
sticcini sembreranno puerili; ma si potrebbe rispondere che i motivi di
queste battaglie non saranno certo piu ridicoli di quelli delle nostre guer-
re di religione sulla Transustanziazione... » (VII, 346).
68 SADE, FOURIER, LOYOLA
Il denaro fa la felicità.
Il meta-libro.
La ciabatta fiammeggiante.
Il geroglifico.
Liberale?
Passioni.
Numeri.
La nocepesca.
Sistema/sistematico.
Il party.
FUNZIONI PACIFICHE
pasti telegrafo
studi piccioni
consiglio tempio
giardini carillon giardini
cortile da parata
rumori: caravanserraglio
laboratori piazza delle manovre balli
officine stranieri
bambini
Le composte.
Nutrimento.
Il nastro trasportatore.
La censura, l'invenzione.
Il corpo illuminato.
L'inondazione.
Sociale.
Cortesia.
Figure di retorica.
La crudezza.
La «moire».
lmpossibilia.
Il fazzoletto.
La famiglia.
Gli specchi.
Il conio.
Il linguaggio della dissolutezza è spesso battuto. È un
linguaggio cesariano, corneliano: «Amico mio, - dissi al
giovane, - vedete tutto quello che ho fatto per voi; è tem-
po di ricompensarmi. - Che cosa esigete? - Il vostro cu-
lo. - Il mio culo? -Non possiederete Eufremia senza che
io abbia ottenuto quello che chiedo»~ Sembra di sentire il
vecchio Orazio: « Cosa volevate che facesse contro tre?
- Che morisse». Cosi, attraverso Sade e grazie a lui, ri-
compare la Retorica: una macchina di desiderio: esistono
fantasmi di linguaggio: la concisione, il restringimento, la
detonazione, la caduta, in una parola il conio è uno di que-
sti fantasmi (parola che va bene per la medaglia e la mo-
neta falsa'): è il colpo deflagratorio dell'iscrizione, l'orga-
smo che termina la frase al vertice del suo piacere.
Rapsodia.
L'arredo dell'orgia.
L'orgia si svolge nel salotto piu bello, preparato dalle
vecchie sin dal mattino:
Il pavimento è un ampio materasso impunturato a 6
pollici di spessore: tendenziale congiunzione del letto e
dell'impiantito; civiltà in cui si cammina scalzi nella ca-
mera, non per evitare di «sporcare» - scrupolo piccolo-
borghese che in certi appartamenti obbliga a munirsi di
ridicoli pattini - ma per realizzare l'intimità totale, quella
del corpo e della superficie mobiliare e togliere cosi'. in an-
ticipo la censura imposta dalla posizione verticale, legale,
morale, separatrice; stare in piedi è reputato virile; un
essere calzato è un essere che non può cadere (o che non
può che cadere); stare in un posto con le scarpe è dire che
il desiderio H è precluso (in Giappone certi francesi sono
restii a togliersi le scarpe, sia per paura di perdere la loro
virilità, sia per l'imbarazzo di avere sotto la scarpa un bu-
co nel calzino). Su questo materasso sono state buttate
due o tre dozzine di carreaux (cuscini quadrati): oggi que-
sta è l'abitudine di alcune « boites », nelle quali, almeno
su questo punto, il senso dell'arte del vivere non è stato
completamente cancellato dalla volgarità e dalla moralità.
Nel fondo è disposta una larga ottomana circondata di
specchiere: gli specchi inondano d'immagini: inoltre, nel-
la vecchia economia, in cui lo specchio costava un alto
numero di giornate di lavoro, esso è il segno del lusso piu
alto, il prodotto quasi emblematico dello sfruttamento
(come oggi uno yacht, un aereo personale).
Dei carrelli d'ebano e di porfido, sparsi qua e là, sor-
reggono tutti gli accessori del libertinaggio (verghe, pre-
servativi, godemichés, pomate, essenze, ecc.); la seduta
SADE II 129
La marca.
il Vescovo o viola
Durcet o lilla
Il casco.
Il grido è la marca della vittima: è perché sceglie di gri-
dare che questa si costituisce in vittima; se, sotto la stessa
vessazione, arrivasse a goderne, cesserebbe di essere vit-
tima, si trasformerebbe in libertino: gridare/eiaculare,
questo paradigma è il punto di partenza della scelta, cioè
del senso sadiano. La miglior prova di ciò è che se una fra-
SADE II
La confessione.
La dissertazione, la scena.
L'ironia.
Il viaggio.
Sade precursore.
L'orgia è immaginativa; sotto il suo impulso Sade ha
inventato: la radiodiffusione (il casco a urli permette ai
libertini di vivere senza vederli i supplizi che si compiono
nella stanza accanto: la semplice informazione sonora li
fa godere, cosi come permette all'ascoltatore moderno di
drammatizzare) e il cinema (presso Cardoville, nei dintor-
ni di Lione, Dolmus immagina una «scena divina»: ogni
punto del corpo di Justine, via via estratto a sorte, sarà
molestato da un libertino: «volta a volta ognuno farà
prontamente subire alla paziente il dolore di cui sarà inca-
ricato. Questi turni ricominceranno con rapidità: imitere-
mo il battito di un orologio»: disposizione sorprendente,
giacché nel film sadiano nessuno - nessun io - è propria-
mente il soggetto della sequenza: nessuno la filma, nessu-
no la monta, nessuno la proietta, nessuno la vede: una
immagine continua s'innesta su nient'altro che il tempo,
l'orologio).
Le macchine.
I colori.
I colori del vestire sono dei segni. Da un lato le classi
d'età e di funzioni (gitoni, fantini, agenti, chiavatoti, ver-
gini, fanciulle perbene, vecchie, ecc.), dall'altro dei co-
lori. Il rapporto fra i due correlati è comunemente-arbi-
trario (immotivato). Si verifica tuttavia, come nella lin-
gua, una certa analogia, un rapporto proporzionale, una
relazione diagrammatica: il colore aumenta d'intensità,
splendore, fuoco, via via che l'età aumenta e la voluttà
matura: i piccoli gitoni (dai sette ai dodici anni) sono in
SADE II
Il linguaggio e il delitto.
L'omonimia.
Strip-tease.
Il pornogramma.
Il linguaggio di Agostino.
Mettere ordine.
Lo scambio.
Il dettato.
Come inventare il piacere? Ecco la tecnica che Juliette
raccomanda alla bella contessa de Donis:
I. Ascesi: privarsi d'idee libertine per quindici giorni
(all'occorrenza svagandosi con altre cose).
2. Disposizione: coricarsi sola nella calma, nel silenzio
e nell'oscurità piu profonda e abbandonarsi a una leggera
polluzione.
3. Disinibizione: tutte le immagini, tutti i traviamenti
rimossi durante il periodo di ascesi vengono liberati in
disordine, ma senza eccezione: ne viene fatta una rassegna
generale: «il mondo è vostro».
4. Scelta: fra questi quadri che sfilano, uno s'impone
e provoca il godimento.
5. Minuta: occorre allora riaccendere le candele e tra-
scrivere la scena su un taccuino (tavolette).
6. Correzione: dopo aver dormito e lasciato riposare
questa prima min~ta, si ricomincia a fantasmare l'argo-
mento buttato sulla carta, aggiungendovi tutto quello che
può ravvivare un'immagine un po' logorata dal godimento
ch'essa ha già dato.
7. Testo: formare un corpo scritto dell'immagine cosi
conservata e accresciuta. Non resta che da «commettere»
questa immagine, questo delitto, questa passione.
La catena.
La grammatica.
Il silenzio.
A parte le grida delle vittime, a parte le bestemmie, che
fanno parte le une e le altre dell'efficacia del rituale, un
profondo silenzio è imposto a ogni scena di lussuria. Nella
grande assemblea organizzata dalla Società degli Amici del
Delitto, «si sarebbe sentita volare una mosca». Questo si-
lenzio è quello della macchina lussuriosa, cosf ben oliata,
portata a una tale scioltezza di rendimento che non vi si
distingue altro che qualche sospiro, qualche fremito; ma
soprattutto, simile al sovrano ritegno delle grandi ascesi
(quale lo Zen), la creazione di uno spazio sonoro purifi-
cato attesta il controllo dei corpi, la padronanza delle figu-
re, l'ordine della scena; è insomma un valore eroico, ari-
stocratico, una virtu: «I seguaci riuniti di Venere non vo-
levano turbare i loro misteri con nessuna di quelle disgu-
stose vociferazioni proprie solo della pedanteria e dell'im-
becillità»: è per non somigliare agli shows dell'erotismo
piccolo-borghese che l'orgia sadiana è silenziosa.
Il fondo-pagina.
Il rituale.
Nomi propri.
Il furto, la prostituzione.
Sutura.
Il filo TOSSO.
Il desiderio di testa.
Sadismo.
Il principio di delicatezza.
1 Nella «nota» alla riedizione italiana dei Saggi critici, lo stesso Bar-
thes indica come data da cui sembra irradiarsi un prima e un dopo per la
semiologia francese il 1966, anno dell'uscita dei « Cahiers pour l'analyse »,
subito prima dei libri di Derrida, dell'azione di « Te! Quel», del lavoro di
Julia Kristeva.
SADE,FOURIER,LOYOLA
oppositiva, .quelle proposizioni sono elementi di un'inconci-
liabilità, termini di una scelta. Ora, quello che non deve sfug-
gire è che questa scelta non è che un'impaziente, anticipatrice
negligenza delle pressioni e urgenze della storia, che si con-
verte ugualmente in risposta, sia pure, come ho detto, essen-
zialmente implicita.
Per esempio, nella lettura del Sarrasine di Balzac (in S/Z),
piu precisamente nella definizione del suo campo simbolico,
alla divisione biologica dei sessi veniva sovrapposta, con una
ridistribuzione radicale, la divisione dei ruoli rispetto all'Au-
torità originale; qui, alla divisione delle pratiche sessuali, in
Sade, è sovrapposta la divisione di despota e vittima (preroga-
tiva unica del libertino - oltre all'eventuale imposizione del
supplizio - l'uso «in proprio» della parola). Come il sesso nei
rapporti familiari, privati, elettivi, in un caso, cosi la pratica
sessuale nei rapporti erotici, nell'altro, non suggerisce a colpo
sicuro né l'esistenza né la distribuzione dei ruoli di potere.
Non viene lasciato alcun dubbio sull'identità di tali ruoli, solo
non c'è perorazione, o razionalizzazione, ma qualcosa di total-
mente incompatibile: un concedersi di essere diversi, un porsi
nel campo del desiderio - Sade letto secondo il « principio di
delicatezza» (p. 1_57), che corrisponde per molti aspetti a un
Balzac letto secondo il motivo di perseguimento innocente del
piacere, al riparo dall'irradiamento del potere istitutivo, fasci-
noso, fondante (dr. in particolare S/Z, p. 38). I piu fantasiosi
eudemonisti (utopisti), l'ugualitarismo sessuale di Sade, la ma-
teria «domestica» di Fourier, appaiono come isolati anticipi
teorici, nella nostra cultura, di tale diversità, e in questo qua-
dro Loyola non è che dalla parte della pratica: passione di
una pratica, o pratica di una passione, ma non si dica che l'ac-
costamento è polemico (p. XI). Il termine schivato in questo
processo - cioè riconoscimento del «sadismo» e suo accanto-
namento - è quello del bisogno (del politico).
Lo stesso sul piano dello scrivere. Il testo è identificato
in un «fare», il fare (e il leggere) in godimento-piacere - an-
che se resta affermata la pervasività del «libro» (si tratti di
«Proust, il giornale quotidiano o lo schermo televisivo», Il
piacere del testo, p. 36), del senso, da conchiudere una vita.
Questa affermazione è infatti ancora valida, i termini del no-
stro vivere sono costruiti, quindi suscettibili di spiegazione, di
analisi, solo che sono queste a non valere piu: «non c'è oggi
un luogo di linguaggio che sia esterno all'ideologia borghese»
(p. XVI); «Leggendo dei testi e non delle opere, esercitando su
di essi un modo di vedere che non va a cercarne il segreto, il
NOTA ALL'EDIZIONE ITALIANA 177
"contenuto", la filosofia, ma solo la felicità di scrittura, posso
sperare di strappare Sade, Fourier e Loyola alle loro cauzioni
(la religione, l'utopia, il sadismo)» (p. xv). Appare evidente
che in Barthes la negazione di un progetto, di un principio,
non riporta indietro rispetto alla sua precedente affermazione,
come quando è sostenuto il carattere «asociale» del godimen-
to senza che ne consegua la «ricaduta verso il soggetto, la per-
sona, la solitudine» (Il piacere del testo, p. 38).
t semplicemente dato adito al «presente» - una sorta di
immanenza definibile negativamente rispetto alla cultura, «che
è tutto in noi fuorché il nostro presente» (Il piacere del testo,
p. 2 r ). E dentro questo presente vengono riconsiderati i gusti
individuali, le inclinazioni personali su cui Barthes può insi-
stere attraverso Fourier, le pratiche marginali relegate dai so-
ciologi dalla parte degli «sconfitti»: «l'opera in fondo sareb-
be sempre scritta da un gruppo socialmente deluso o impo-
tente ... Tali analisi dimenticano ... il formidabile rovescio della
scrittura: il godimento» (Il piacere del testo, p. 38). In altri
termini ci viene offerta una misura nuova, non riduttiva come
sarebbe qualunque misura nota che pur si proponesse la ria-
bilitazione di quegli sconfitti: in gioco non è una valutazione
ma una liberazione.
Il discorso di Barthes «ignora» le antinomie, pur ponendo-
le nella loro irriducibilità; crea e preserva lo spazio dei secon-
di termini di ogni coppia: testo scrivibile, pluralità, presente ...
ed è inaudito.
LIDIA LONZI
Nuovo Politecnico
Pubblicazione quindicinale, 26 marzo I977
Direttore responsabile: Giulio Bollati di Saint Pierre
Registrazione presso il Tribunale di Torino, n. 2337, del 30 aprile I973
Stampato per conto della Giulio Einaudi editore s. p. a.
presso le Industrie Grafiche G. Zeppegno & C. s. a. s., Torino
Seconda edizione: ottobre 1977
C.L. 478,-2
Nuovo Politecnico