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Tesi di Laurea in
KNOWLEDGE GAP
Riconsiderazione dell’effetto dei media sulla conoscenza
RELATORE LAUREANDA
Chiar.mo Prof. Parisio Di Giovanni Greta Spineti
Matr. 71382
Studiate,
perché le nuove conoscenze placheranno parte
della vostra curiosità, ma genereranno nuovi dubbi ed entrerete così
in un magnifico circolo virtuoso. E questo circolo non terminerà mai.
Studiate,
perché l’apprendimento è fine a se stesso: si impara per poter
imparare ancora.
Studiate,
perché solo così potrete costruirvi la vostra visione del mondo,
una vostra chiave di lettura delle cose.
Studiate,
perché sarete soddisfatti di voi stessi, perché in un modo
o nell’altro, lascerete un contributo a questo mondo.
Studiate,
perché nel terzo millennio non avete più scuse.
Studiate,
perché solo così riuscirete ad apprezzare tutto ciò che è diverso,
tutto ciò che non conoscete…
anziché temerlo.
KNOWLEDGE GAP
Premessa
6 Conclusioni………………………………………………………………………….45
References……………………………………………………………………………48
Sitografia………………………………………………………………………………52
Premessa
Lungi dal voler stabilire se questa teoria sia più corretta di altre,
questo testo si pone l’obbiettivo di fungere da stimolo per future ricerche,
perché no, proprio nel nostro Paese. Perché dopo quarant’anni nel nostro
Paese è impossibile trovare sul knowledge gap più di un piccolo
paragrafo in qualche libro di comunicazione?
Greta Spineti
1
1. Introduzione: società, masse, informazione
3
2. Le ricerche del Minnesota Team
“As the infusion of mass media information into a social system increases, higher
socioeconomic status1 segments tend to acquire this information faster than
lower socioeconomic status population segments so that the gap in knowledge
between the two tends to increase rather than decrease”2.
1
Si noti che per gli autori l’educazione è ritenuta un valido indicatore dello status
socioeconomico.
2
“All’aumentare della presenza di informazioni in un sistema sociale da parte dei mass
media, chi appartiene ad uno status socioeconomico più elevato tende ad acquisire queste
Il knowledge gap dunque non è altro che la differenza di conoscenza che
si riscontra tra diversi individui esposti grossomodo alle stesse notizie.
Ciò non vuol dire, ovviamente, che secondo questa teoria gli strati più
bassi della popolazione non acquisiscano affatto conoscenza tramite i
mass media, ma che la crescita di quest’ultima sia relativamente
maggiore e più rapida tra gli appartenenti ad uno status più alto. Uno
status elevato, va da sé, implica una cerchia di conoscenze piuttosto
ampia e, si suppone, dello stesso livello, un elevato interesse nelle
scienze e nelle questioni d’attualità3, un bagaglio culturale già corposo a
riguardo e un’alta probabilità di relazionarsi quotidianamente su certi
argomenti (Tichenor et al. 1970). Già precedentemente era stato
evidenziato il rapporto tra educazione, interesse ed esposizione (Star e
Hughes, 1950). E’ da specificare che in questa prima fase di studi le
ricerche si sono interessate soprattutto ai giornali come mezzi di
trasmissione di informazione e conoscenza.
2
informazioni più velocemente rispetto a quanti appartengono ad uno Si noti che per gli autori
l’educazione è ritenuta un valido indicatore dello status socioeconomico.
2
“All’aumentare della presenza di informazioni in un sistema sociale da parte dei mass
media, chi appartiene ad uno status socioeconomico più elevato tende ad acquisire queste
informazioni più velocemente rispetto a quanti appartengono ad uno status inferiore, cosicché il
divario in conoscenza tra i due gruppi, tendenzialmente, aumenta anziché diminuire”. Tichenor,
Donohue e Olien 1970, pp. 159-160.
3
Tichenor et al. analizzano la conoscenza riguardo ad argomenti di scienze e public
affairs.
5
Abilità cognitive e comunicative: chi ha un’educazione di buon
livello ha le capacità di lettura e comprensione necessarie per
apprendere certi argomenti.
Bagaglio culturale: chi ha una formazione scolastica superiore
probabilmente già conosce il tema nel momento in cui lo vede
trattato su un medium.
Interazioni sociali rilevanti: coloro che appartengono ad uno
status più alto hanno vari gruppi di riferimento con cui discutere
e con cui svolgono diverse attività, cosa che gli permette di
ampliare i loro orizzonti culturali.
Esposizione, accettazione e conservazione dell’informazione:
molto spesso l’esposizione e l’interesse verso certe informazioni
dipende non solo dalle proprie attitudini, ma anche
dall’educazione formale ricevuta (Sears e Freedman, 1967); c’è
una tendenza ad interpretare le notizie in base a ciò che si sa
già (Klapper, 1960) cadendo così in comuni biases di
autoconvalida, dunque avere solide basi aiuta a non
fraintendere le informazioni ottenute dai media.
Target del mercato mediatico: i media fanno una selezione
iniziale, scegliendo quali argomenti trattare, e come, in
determinati sistemi; è difficile, ad esempio, trovare articoli
scientifici su una rivista di gossip.
4
Dove SES sta per ‘socioeconomic status’.
dei ricercatori dell’Università del Minnesota: tra gli individui con
un’educazione più elevata un numero maggiore di persone era a
conoscenza dei fatti. Vengono poi analizzati i risultati di alcuni sondaggi
d’opinione su temi scientifici e uno studio che confronta una comunità in
cui c’è stato uno sciopero giornalistico con un’altra in cui invece non si è
verificato (Samuelson, 1960). In linea con le teorizzazioni sul knowledge
gap, lo studio dimostra che nella comunità in cui i giornali erano in
sciopero, a distanza di una settimana dal suo inizio, il knowledge gap tra i
cittadini era minore rispetto alla comunità in cui lo sciopero non si era
verificato.
Tichenor et al. (1970) supportano inoltre l’ipotesi con una loro ricerca,
sulla quale ci soffermeremo, svolta nel 1967-1968 nell’area metropolitana
di Minneapolis-St. Paul, in Minnesota: a seicento persone è stato chiesto
di leggere due articoli di argomento scientifico e di riportare, a parole loro,
cosa avessero letto. La comprensione degli intervistati è stata giudicata
direttamente dalle fonti citate nei testi proposti, in base al numero di
affermazioni che avessero raggiunto un punteggio minimo di 3.5 su una
scala di accuratezza di 7 punti. Questo metodo valuta la capacità di
rielaborare un testo e le informazioni che successivamente le persone
diffondono all’interno della società.
7
Tabella 15
5
Adattata da Tichenor, Donohue ed Olien, 1970 p. 169.
6
Per stabilire quanto un argomento fosse diffuso è stato preso in considerazione il
numero di volte che un argomento della stessa area tematica è comparso, nel corso dell’anno
precedente all’esperimento, sulle prima pagine dei quattro giornali più importanti dell’area
metropolitana in analisi. In medicina e biologia è stato considerato ‘più trattato’ un argomento
apparso almeno due volte in prima pagina, per scienze sociali almeno quattro.
7
r di Pearson: coefficiente di correlazione statistica, dove 0 equivale a dire che le due
variabili sono indipendenti.
8
p indica la probabilità che il fenomeno analizzano si verifichi da solo a prescindere dalle
variabili; p<.02 indica che la probabilità è inferiore al 2%.
In uno studio successivo (Tichenor et al., 1975) vengono prese in
considerazione come variabili interdipendenti:
9
All’aumentare (o diminuire) di una variabile, aumenta (o diminuisce) anche l’altra.
10
All’aumentare di una variabile, l’altra diminuisce (o viceversa).
9
(Tichenor, Olien e Donohue, 1973a; Tichenor, Rodenkirchen, Olien,
1973b). Si tratta prevalentemente di interviste inerenti a questioni con
potenziali risvolti negativi per l’ambiente o, in minor misura, di argomenti
politici, considerati all’epoca11 innovativi. Ogni argomento proposto
interessava direttamente almeno una delle comunità intervistate ed era
trattato sia dalla stampa locale che da quella federale; i soggetti sono
stati scelti in base a criteri di campionamento probabilistico tra adulti dai
ventuno anni in su ed intervistati da gente del posto, preparata
appositamente per questo progetto. Il livello di conoscenza
dell’argomento è stato stabilito tramite il numero di affermazioni corrette
alle domande poste dall’intervistatore (poi giudicate da esperti in materia).
Il livello di conflitto invece, è stato stabilito in base alla percezione che ne
avevano le persone della comunità, ponendo ad esempio una domanda
del genere: “Pensa che la vicenda dello stabilimento di taconite sia un
argomento delicato?”. L’omogeneità o meno delle comunità è stata
stabilita semplicemente in base al numero di abitanti (<1000 tradizionale,
>100000 pluralistica). Come anche negli studi precedenti, il livello di
educazione (l’ultimo anno compiuto di studi) è preso come indicatore
dello status socioeconomico. La copertura mediatica è stata stabilita
moltiplicando il numero di articoli su un certo giornale nei sei mesi
precedenti all’intervista, per il numero di persone che avevano detto di
aver letto quel giornale. I dati infine sono stati analizzati o tramite l’indice
di correlazione di Pearson tra il livello di educazione e il livello di
conoscenza o, quando i dati erano particolarmente alterati, facendo un
paragone tra chi ha frequentato il college e chi invece non l’ha
frequentato.
11
Le interviste sono terminate nel 1969.
Nel caso di questioni di livello nazionale, che non influivano direttamente
sulla comunità intervistata, gli esperimenti confermano l’ipotesi iniziale del
knowledge gap: all’aumentare della copertura mediatica aumenta anche il
divario tra gruppi appartenenti a status economici differenti (Tichenor,
Donohue ed Olien, 1975). Ma andando avanti emerge come l’ipotesi
generale potrebbe non adattarsi a tutte le situazioni; nel momento in cui
entrano in gioco variabili come conflitto sociale o interesse diretto,
quando ad esempio si tratta di problemi locali, l’indice correlazionale è
negativo e solo lievemente collegato alla quantità di informazioni
disponibili nei quotidiani. Come si può notare (vedi figura 1) maggiore è il
coinvolgimento della comunità in una data vicenda, minore è il knowledge
gap al suo interno. Il piano di sviluppo regionale promosso dal Minnesota
Regional Planning Act, infatti, considerato importante da circa l’8% degli
abitanti intervistati di Thief River Falls, ha un alto coefficiente
correlazionale, quasi .40; al contrario nel caso dell’inquinamento da
mercurio del lago Minnewaska, che interessa maggiormente la cittadina
di Glenwood ad esso adiacente, l’indice del knowledge gap è inferiore a
.05; ciò indica quindi che nel momento in cui un problema suscita
l’interesse diretto dei soggetti, la sua conoscenza tra loro è molto più
omogenea.
11
considerevolmente, ma quando il problema era percepito come interno o
comunque strettamente legato alla comunità, il livello di consapevolezza
e conoscenza era distribuito in maniera molto più equa; in piccole
comunità, come quella di Ely che contava meno di 5000 abitanti, l’equità
è maggiore.
Figura 112
0,4
Thief Rivel Falls,
Sviluppo Regionale
0,35 Crookston, Sviluppo
Regionale
0,3 Glenwood, Impianto
Nucleare
Cosmos, Mercurio
0,25 Worthington, Winona, Scarichi
GAP
12
Adattato da Donohue, et al., 1975, p.14
3. Le dimensioni del knowledge gap.
13
In questo caso lo status socioeconomico è stabilito considerando educazione,
professione e reddito.
13
intellettuali, basti pensare al fatto che con molta probabilità una famiglia
che rientra nel primo gruppo vivrà in città, dove le opportunità, di qualsiasi
genere, sono maggiori che in periferia. Con l’evolversi delle società anche
la complessità delle informazioni che le riguardano aumenta e diventa
sempre più difficile stare al passo: ci si ritrova così con una cerchia
ristretta di persone che comprende davvero cosa sta accadendo e che in
questo modo riesce a mantenere il potere all’interno della comunità
(Gaziano, 1997). Se questo differenziale fosse usato per condurre
cambiamenti sociali negli interessi dei cittadini, da parte dei più colti ed
informati, avrebbe sicuramente un riscontro positivo, sebbene possa
anche essere usato per aumentate dissidi sociali. Questo tema, la
relazione conoscenza-potere, ricorre spesso nei testi inerenti al
knowledge gap, anche perché si tratta di un tema che ha spesso
stuzzicato le menti di filosofi e pensatori. Da millenni ormai, anche da
prima che vi fossero mezzi di diffusione di informazioni e conoscenza su
larga scala come la stampa, le società si sono caratterizzate per una
distinzione netta tra chi sa e chi non sa. Coloro che avevano il privilegio di
aver acquisito le conoscenze allora disponibili erano poi gli stessi coinvolti
nelle attività politiche o comunque di rilevanza sociale, sin dal mondo
antico. Per fare degli esempi quasi banali, basta citare personaggi come
Lucio Anneo Seneca, filosofo e letterato latino ma anche senatore e
questore romano, o Marco Tullio Cicerone, anch’esso filosofo ed oratore
romano ma anche politico con grande ascendente sulla comunità.
Oppure il fatto che fino a tempi non troppo remoti, la conoscenza era un
privilegio riservato ai soli uomini e non alle donne, alle quali era anche
interdetta l’attività politica, salvo poche e particolari eccezioni.
Tabella 214
OSTACOLI INTERNI ED ESTERNI ALL’ACQUISIZIONE DELLA
CONOSCENZA
Barriere interne (livello Barriere esterne (livello
individuale) collettivo)
Attitudine Distribuzione delle attitudini
Credenze Distribuzione delle credenze
Valori Distribuzione dei valori
Ambiti, accuratezza e Distribuzione degli ambiti,
comprensione delle dell’accuratezza e della
conoscenze comprensione delle
conoscenze
Socializzazione della Distribuzione dei modelli di
famiglia, legame con la socializzazione famigliari
famiglia Distribuzione dell’identità
Identità e legame con la comunitaria
comunità Stratificazione sociale e
Stato socioeconomico distribuzione degli indicatori
(educazione, reddito, di SES
benessere, professione,
proprietà, ecc…) Distribuzione
Stratificazione del gruppo dell’appartenenza a un
etnico di appartenenza gruppo etnico
14
Adattata da Gaziano (1997), p. 246.
15
Atteggiamento (politico, Distribuzione dei gruppi
partecipativo, ecc…) d’interesse
Uso dei media
Distribuzione della copertura
Esposizione ai media mediatica
Distribuzione dell’accesso ai
media
Una serie di ricerche, come già esposto alla fine dello scorso
capito, suggeriscono che maggiore sia il grado di motivazione dei soggetti
all’interno di un gruppo verso un’informazione, maggiore sia la probabilità
che il flusso di notizie si diffonda e venga acquisito in maniera piuttosto
equa al suo interno; per gruppo inoltre non si deve necessariamente
intendere una serie di individui vicino nello spazio, ma in senso più
ampio, soggetti che condividono caratteristiche uguali o simili (Viswanath
et al., 1993). Analizzando i dati del progetto CANDI (Cancer and Diet
17
Project) svolto tra il 1989 e il 1990, Viswanath et al. (1993) formulano le
seguenti ipotesi:
H1a: “Knowledge gaps are less likely and may narrow over time among a group
that is more motivated.”15
H1b: “Knowledge gaps are more likely and may widen over time among a group
that is less motivated.”16
15
Viswanath et al.,1993 p. 549 “I divari di conoscenza sono meno probabili e possono
diminuire in gruppi di persone più motivate.”
16
Viswanath et al., 1993 p. 549 “I divari di conoscenza sono più probabili e possono
aumentare in gruppi di persone meno motivate”.
sempre volte ad indagare la loro conoscenza riguardo ai grassi e alle
fibre alimentari. Le interviste sono state eseguite prima e dopo la
campagna alimentare.
19
dieta equilibrata ed erano maggiormente consapevoli degli altri della
difficoltà che comporta cambiare regime alimentare. I dati dimostrano che
la conoscenza riguardo ai grassi alimentari era maggiore tra i più motivati
rispetto ai meno motivati, che i più educati sapevano di più rispetto ai
meno educati a prescindere dalla motivazione, e per tutti i gruppi la
conoscenza è aumentata nel tempo ad eccezione dei meno educati tra la
popolazione comune. Come emerge dalla tabella 3 però, le ipotesi non
sono totalmente supportate, il knowledge gap basato sull’educazione
rimane predominante, sebbene nel complesso la motivazione abbia
aumentato i livelli di conoscenza, dato da non trascurare. Stessa cosa
accade analizzando i dati sulla conoscenza delle fibre alimentari.
Tabella 317
17
Adattata da Viswanath et al., 1991 p. 556.
che prende in esame tre elementi: educazione, motivazione e uso dei
media.
Innanzitutto distingue tre macro-modelli di approccio alla teoria del
knowledge gap:
21
“Hypothesis 1: The knowledge gap between high and low SES groups will depend on
people’s motivational level such that the gap is more likely to exist among those less
motivated than among those more motivated.”18
“Hypothesis 2a: The knowledge gap between high and low SES groups will
depend on one’s newspaper use such that the gap is more likely to exist among
those with a greater use of newspapers.”19
“Hypothesis 2b: The knowledge gap between high and low SES groups will
depend on one’s television use such that the gap is less likely to exist among
those with a greater use of television.”20
18
Kwak, 1999, p. 392 “Il knowledge gap tra gruppi con alto SES e gruppi con basso SES
dipenderà dal livello di motivazione degli individui cosicché il gap è più probabile che si verifichi
tra quelli meno motivati che tra i più motivati.”
19
Kwak, 1999, p. 395 “Il knowledge gap tra gruppi con alto SES e gruppi con basso SES
dipenderà dall’uso che il singolo fa del giornale cosicché il gap è più probabile che si verifichi tra
quelli che fanno un uso abbondante dei quotidiani.”
20
Kwak, 1999, p. 395 “Il knowledge gap tra gruppi con alto SES e gruppi con basso SES
dipenderà dall’uso che il singolo fa della televisione cosicché il gap è meno probabile che si
verifichi tra coloro che fanno largo usa della televisione.”
21
Kwak, 1999, p. 396.
erano superiori a quelli nazionali: il 42% degli intervistati aveva terminato
il college mentre la media nazionale era del 22%.
23
Tabella 422
22
Adattata da Kwak (1999), p.400.
23
ß sta per coefficiente angolare, indica di quante unità cambia la variabile dipendente
per una variazione di una delle variabili indipendenti.
24
t equivale al test di significatività dei parametri.
Nell’analizzare i dati l’autore procede attraverso un’analisi di regressione
gerarchica della conoscenza che mette in relazione l’educazione degli
intervistati e la motivazione, e uno stesso tipo di analisi che considera
educazione e uso dei media. I risultati dimostrano l’ipotesi di Kwak: la
variabile motivazionale (il coinvolgimento nella campagna) attenua la
relazione tra l’educazione delle persone e la loro conoscenza (ß= -.12),
ciò equivale a dire che l’effetto dell’educazione sull’apprendimento era
meno rilevante per coloro che avevano un alto tasso di coinvolgimento
della campagna presidenziale, confermando così l’ipotesi 1. Si può quindi
affermare, in relazione a questi dati, che all’aumentare della motivazione
comportamentale dei soggetti, il knowledge gap basato sull’educazione
diminuisce. Purtroppo però i dati che pongono in relazione l’educazione e
l’interesse non sono significativi (ß= -.03) per cui non si può inferire che
l’effetto dell’educazione sull’apprendimento dipenda dall’interesse nella
campagna. Per quanto riguarda la relazione tra l’educazione e l’uso dei
media, i dati sono significativi sia per quanto riguarda l’esposizione alle
notizie dei giornali (ß= .19), sia per l’attenzione prestata alle notizie (ß=
.21), sia per l’attenzione ai telegiornali (ß= .10). Inoltre, a conferma
dell’ipotesi 2b, la relazione tra educazione ed esposizione ai telegiornali è
ß= -.11, quindi il knowledge gap basato sull’educazione è minore tra chi
segue frequentemente i telegiornali che tra quelli che li vedono solo
saltuariamente.
I dati riportati nella tabella 4 sono stati ottenuti dopo un calcolo con tre
variabili di controllo, sette variabili indipendenti principali (educazione,
due variabili motivazionali e quattro variabili sull’uso dei media), e
25
quattordici termini d’interazione bidirezionali25. Osservando la tabella si
può vedere come l’interazione tra educazione, interesse per la campagna
e attenzione alle cronache sui giornali sia rilevante (ß= -.11) derivandone
così che l’influenza dell’attenzione ai giornali sul knowledge gap basato
sull’educazione dipende dall’interesse per la campagna presidenziale.
Attraverso una trasformazione lineare, inoltre, il ricercatore porta i valori
delle variabili in un range tra 0 e 1 per creare un’altra analisi di
regressione con un modello ridotto che include variabili di controllo, le
principali variabili indipendenti precedentemente considerate rilevanti
(educazione, interesse per la campagna e attenzione alle cronache
giornalistiche), tre termini di interazione bidirezionale tra queste variabili e
infine il termine d’interazione a tre variabili. La differenza di R2 corretto26
tra il modello completo e quello ridotto è minima (rispettivamente 26.1% e
23.6%). Dall’equazione derivante da questa analisi ridotta, Kwak (1999)
elabora una distinzione tra due diversi gruppi, a seconda del livello di
interesse per la campagna. Anche questa analisi conferma che quando
l’interesse è basso il knowledge gap aumenta all’aumentare del flusso di
informazioni che i soggetti ricevono, e che questo flusso viene recepito
maggiormente da chi ha un buon livello di educazione, confermando
l’ipotesi classica del Minnesota Team; ma quando l’interesse è alto il
knowledge gap tra i due gruppi va scemando, sempre in presenza di un
25
Cioè: educazione x interesse nella campagna, educazione x coinvolgimento
comportamentale, educazione x esposizione alle cronache giornalistiche, educazione x
attenzione ai giornali, educazione x esposizione alla televisione, educazione x esposizione alla
televisione, interesse nella campagna x esposizione ai giornali, interesse per la campagna x
attenzione ai giornali, interesse per la campagna x esposizione alla televisione, interesse per la
campagna x attenzione alla televisione, coinvolgimento comportamentale x esposizione ai
giornali, coinvolgimento comportamentale x attenzione ai giornali, coinvolgimento
comportamentale x esposizione alla televisione, coinvolgimento comportamentale x attenzione
alla televisione.
26 2
R corretto: variante di R2, coefficiente di determinazione, utilizzato per le analisi di
regressione lineare multipla.
adeguato flusso di notizie. Il risultato è che un’attenta lettura dei giornali
ha maggiore impatto su coloro che hanno un livello di educazione minore.
27
4. Internet, digital divide, knowledge gap
29
Bonfadelli (2002) riporta i dati del MA Net, un database in cui
confluiscono i dati dello studio MACH Basic svolto in Svizzera, varie
indagini telefoniche svolte su campioni di 10000 persone ogni due anni,
riguardanti l’accesso e l’uso di Internet e i relativi dati demografici dei
campioni (vedi tabella 5). Anche in questo caso l’educazione risulta
essere ancora il fattore di influenza principale per quanto riguarda l’uso di
Internet, seguito da reddito, età e genere. L’autore ipotizza che chi
possiede una buona educazione abbia maggiori capacità e abilità che gli
permettono di sfruttare al meglio Internet e una situazione economica
agiata per abbattere le barriere dei costi degli strumenti tecnologici come i
computer; inoltre i più concordano che un uso legato all’informazione ha
buone probabilità di aumentare la conoscenza politica, la partecipazione
e l’inclusione e le opportunità sociali degli utenti (Hargittai e Hinnant,
2008) .
Tabella 527
27
Adattata da Bonfadelli (2002) p. 75.
14-29 14 22 29 40 40 50 +36%
anni
30-39 14 22 24 29 33 41 +27%
anni
40-49 13 16 18 26 29 37 +27%
anni
50+ 4 6 8 9 10 15 +11%
anni
Divario +10% +16% +21% +31% +30% +35%
di età
8000+ 22 28 37 44 46 56 +34%
SFr.
4000- 9 13 17 22 23 30 +21%
8000
SFr.
Fino a 4 7 6 10 10 12 +8%
4000
SFr.
Divario +18% +21% +31% +34% +36% +44%
di
reddito
Univer 32 47 47 54 60 69 +37%
sità
Ginnas 19 27 32 40 44 52 +33%
io
Istituto 7 10 14 19 23 29 +22%
profes
sionale
Liceo 3 5 6 10 14 19 +16%
31
Divario +29% +41% +42% +44% +46% +50%
di
educaz
ione
Andando avanti però viene messo in evidenza che già nel Duemila,
quando gli utenti della rete erano aumentati ed iniziavano ad essere
presenti utenti di profilo inferiore, il gap nell’utilizzo di Internet aumentava
di conseguenza: il 75% delle persone usava servizi di comunicazione
come le e-mail e consultava orari di viaggio tramite i motori di ricerca
mentre ad usare servizi di Internet Banking, di prenotazione di viaggi o
videogiochi era una percentuale tra il 25% e il 33%. Anche altre ricerche
confermano questi dati, riportando come l’educazione elevata sia
positivamente correlata con attività di ricerca di una nuova occupazione,
l’uso di Internet Banking e altri servizi ed informazioni finanziarie o per
ricerche riguardanti la politica o i servizi sanitari (Hargittai e Hinnant,
2008). La mole potenzialmente illimitata di contenuti resi disponibili dal
web e la selezione attiva e continua degli utenti, allora come adesso, crea
una moltitudine di utenti della rete diversi, ma in linea generale gli
internauti con una migliore educazione si servono della rete a scopo
informativo e/o educativo e per usufruire dei servizi che essa offre mentre
la parte restante si affida ad Internet prevalentemente per svago ed
intrattenimento. Di ciò sono essi stessi già consapevoli, ben l’85%, infatti,
di quelli che hanno una buona educazione si definiscono utenti di livello
avanzato (Bonfadelli, 2002).
33
riguardo al knowledge gap tra i vecchi media ed internet riportate da
Bonfadelli (2002).
Tabella 628
TV e Stampa Internet
Acquisizione di Omogenea e filtrata Eterogenea e
informazioni dal giornalista potenzialmente illimitata
Frammentazione del Facile accesso e uso Accesso limitato a
pubblico già consolidato causa di barriere
economice/tecnologiche
Ricerca delle Uso basato sulle Uso basato sulle
informazioni competenze e la competenze e la
individuale motivazione personale motivazione personale
Crescente Knowledge gap Knowledge gap
disintegrazione dei derivanti da derivanti da mancanza
programmi e della educazione e di abilità appropriate e
conoscenza motivazione di accesso al mezzo.
condivisa
Un’altra ricerca, che ha messo a paragone i lettori del New York Times
cartaceo e della versione online, ha evidenziato come i secondi
difficilmente si orientassero verso articoli di impronta politica o verso
articoli che comunque nella versione cartacea erano in primo piano
(Tewksbury & Althaus, 1999). Le ricerche online infatti, rispecchiano lo
status e le preferenze degli utenti, basandosi maggiormente su una
selezione attiva degli stessi. Anche Wei ed Hindman (2011) propongono
una loro analisi basata sui dati dell’American National Election Studies
28
Adattata da Bonfadelli, 2002 p. 73.
Panel Study 2008-2009. I dati sono raccolti tramite interviste telefoniche
in tutti gli stati ai cittadini al di sopra dei 18 anni. Le ipotesi avanzate dai
ricercatori sono le seguenti:
H1: SES is more closely associated with the informational use of the Internet
than with the access to the Internet.29
H2: SES is more strongly associated with the informational use of the Internet
than with that of the traditional media.30
H3: The SES-based knowledge gap is larger among Internet users than among
traditional media users.31
29
Wei e Hindman, 2011 p. 219: “Lo status socioeconomico è maggiormente associato ad
un uso educativo di Internet che all’accesso ad Internet. “
30
Wei e Hindman, 2011 p. 221: “Lo status socioeconomico è più strettamente legato ad
un uso educativo di Internet che a quello dei media tradizionali.”
31
Wei e Hindman, 2011 p. 222: “Il knowledge gap basato sull’educazione è maggiore tra
gli utenti di Internet che non tra i fruitori dei media tradizionali.”
35
Figura2 Figura 3
Figura 4 Figura 5
3
10
2
5
1
0 0
37
2014 come 153esimo Paese per libertà di stampa nel report Global Press
Ranking stilato da Freedom House. I media convenzionali sono quindi
gestiti e controllati dal partito politico al potere, che usa stampa, radio e
televisione per costruire consenso ed identità nazionale e che ricorre
costantemente a censura e campagne diffamatorie verso chiunque tenti
di portare alla luce fatti ed opinioni alternative, portando avanti una vera e
propria propaganda autoritaria. Nonostante ciò è possibile trovare in rete,
su siti web e blog, una maggiore pluralità di voci anche in relazione ad
argomenti strettamente legati alla sfera politica. Si tratta soprattutto di
casi di citizen journalism, notizie scritte da persone non appartenenti al
mondo del giornalismo professionale che usano un linguaggio
sicuramente più colloquiale e comprensibile e che contestualizzano
maggiormente gli argomenti trattati rispetto ai giornali tradizionali (Pang e
Goh, 2015). Ciò è fondamentale per capire alcuni risvolti della ricerca.
Inoltre Singapore è tra i Paesi più digitalizzati al mondo, nel 2010 ben
l’84% della popolazione dichiarava infatti di avere almeno un computer a
casa (Infocomm Development Authority of Singapore, 2013). L’autrice ci
parla di conoscenza politica, svolge infatti le ricerche analizzando il
comportamento degli elettori alle elezioni politiche generali del 2011; a
Singapore votare è obbligatorio per tutti i cittadini al di sopra dei 21 anni
anche se alla fine il partito al comando dal 1965, anno dell’indipendenza,
è il PAP (Partito d’Azione Popolare) che occupa la quasi totalità dei seggi
parlamentari. In più solo dal 2010 Internet è stato liberalizzato e le
persone possono intraprendere attività politiche online senza dover
essere necessariamente registrate. Questa nuova regolamentazione ha
aperto uno spiraglio di ottimismo in vista delle successive elezioni,
lasciando sperare che i partiti d’opposizione avrebbero avuto maggiori
possibilità di rendersi noti. E in un certo senso così è stato. È diventato
più semplice poter contestare il partito al governo, nonostante le smentite
ufficiali e le diffamazioni. Online era quindi possibile sentire una pluralità
di voci che si discostavano da quella ufficiale.
Premesso ciò le ipotesi indagate sono le seguenti:
H1: Alternative media users will be more knowledgeable about opposition parties
in Singapore than mainstream media users.32
H2: Education will moderate the effect of alternative media use on knowledge
such that as alternative media use gets more intensive, knowledge gain will be
much greater for highly educated voters than for low-educated voters.33
32
Goh, 2015 p. 884: “Gli utenti dei media alternativi saranno più informati sui partiti di
opposizione a Singapore rispetto ai fruitori dei media tradizionali”.
33
Goh, 2015 p. 884: “L’educazione modererà l’effetto dell’uso dei media alternativi sulla
conoscenza così che ad un uso intensivo dei media alternativi, l’acquisizione di conoscenza
sarà maggiore per gli elettori con educazione maggiore rispetto a quelli con un educazione
minore”.
39
smentisce le notizie pubblicate sul web. Il fatto che chi è meno
scolarizzato abbia beneficiato maggiormente di questo nuovo canale
informativo è attribuibile alla relativa semplicità e colloquialità dello stile
delle fonti, di cui si è già discusso (Goh, 2015). Ciò che a noi risulta
anomalo, date le precedenti analisi, è che all’aumentare del flusso delle
informazioni, non siano quelli con un’educazione maggiore a beneficiarne
bensì il contrario, diminuendo così il divario di conoscenza all’interno
della popolazione.
41
anche i risultati variassero. Nel primo caso, gli studi tendono a
confermare la teoria iniziale, quindi la correlazione tra la conoscenza e
l’educazione dei soggetti, che può essere modificata positivamente o
negativamente da altre variabili. Secondo Gaziano però un limite è
rintracciabile nel fatto che i risultati correlazionali sono spesso troppo
poco rilevanti per determinare in maniera sicura se questi fattori
aumentino o riducano il gap in base alla copertura mediatica. Maggior
affidabilità invece è attribuita alle ricerche condotte a più riprese nel
tempo, sebbene anche qui si possano rintracciare problematiche. Delle
quindici ricerche e sondaggi da lei analizzati, condotti secondo questo
metodo, alcune mostrano come il divario si riduca mentre l’altra metà
asserisce il contrario; la conclusione a cui giunge l’autrice in questa prima
fase è “the higher the education, the greater the knowledge of various
topics”34, che non è la stessa conclusione a cui giunge il team Tichenor-
Donohue-Olien, poiché la loro ricerca implicava lo studio della diffusione
delle notizie sui media di massa. In questo caso invece si espande il
numero delle variabili che possono influenzare il fenomeno, ad esempio
quando sono state fatte le interviste, il tipo di argomento, l’interesse degli
intervistati, il loro coinvolgimento. Talvolta a fare le differenza può
concorrere anche il modo in cui le domande sono poste dagli intervistatori
o il fatto che si tratti di domande aperte o chiuse.
C’è poi una carenza di chiarezza e concettualizzazione riguardo alla
definizione di alcune variabili come motivazione, interesse,
partecipazione e coinvolgimento e una più generale prospettiva teorica
del fenomeno. L’interesse è misurato attraverso la partecipazione politica,
altre volte lo stesso concetto viene misurato in una prospettiva
34
“Maggiore è l’educazione, maggiore sarà la conoscenza di vari argomenti”, C. Gaziano
1982, p. 28.
attitudinale, altre volte ancora in una prospettiva comportamentale
(Gaziano, 1997; Kwak 1999).
Da considerare è anche il fattore disinformazione: in varie ricerche infatti,
ci si è spesso trovati davanti a soggetti che avevano male interpretato le
notizie e ciò è stato riscontrato soprattutto tra coloro che seguono le
notizie in televisione anziché tra quelli che leggono i giornali, sebbene
questi dati non siano stati analizzati in termini di knowledge gap (Stroman
e Seltzer, 1989). Una possibile spiegazione del fenomeno potrebbe
dipendere dal fatto che le persone hanno due differenti modi di
approcciarsi alle informazioni che ricevono, definiti per via centrale e per
via periferica (Cacioppo et al., 1986). Nel primo caso le informazioni
vengono ascoltate, analizzate, interpretate e comparate con le proprie
conoscenze pregresse mentre per via periferica si procede in maniera
superficiale, badando più al contesto o ad altri elementi persuasivi che ai
concetti in sé. Tendenzialmente nel momento in cui ci si relaziona con un
giornale le persone si dedicano esclusivamente alla lettura,
concentrandosi sulle notizie riportatevi e quindi, più probabilmente,
elaborandole per via centrale. Il discorso della televisione è ben diverso:
spesso capita di avere il televisore acceso e di ascoltarlo in maniera
disinteressata o distratta acquisendo così solo parte delle informazioni o
stravolgendo il senso del messaggio. In questo caso le informazioni
vengono assimilate senza resistenza poiché viene meno tutto quel
processo di analisi e comparazione con le proprie conoscenze; un’altra
conseguenza è che le informazioni acquisite per via periferica rimangono
nella mente solo per un breve periodo di tempo. Non risultano però, ad
ora, ricerche che abbiano considerato il rapporto tra knowledge gap e
modalità di elaborazione delle informazioni.
43
Per quanto riguarda i media analizzati, quasi trent’anni dopo i primi studi
c’è ancora una prevalenza di ricerche focalizzate sulla stampa; solo
poche ricerche esaminano l’influenza della televisione e del web sulla
conoscenza, ancor meno sul knowledge gap.
6. Conclusioni
45
Fondamentale nel nostro caso è lo sviluppo di un buon senso critico, la
capacità di comprendere e valutare tutti quei fattori che influenzano la
società in cui viviamo, a partire dai valori, i condizionamenti derivanti dal
gruppo e soprattutto dai media. Queste life skills, se apprese, permettono
di trasformare conoscenza, valori e attitudini dei singoli in abilità concrete
da spendere per ottenere sempre il meglio dalle varie situazioni della vita.
Bandura (1977) nella sua teoria dell’apprendimento sociale, spiega come
i bambini ed i ragazzi si formino sia grazie alle loro esperienze sia
osservando le persone intorno a loro, i loro comportamenti e le
conseguenze che ne derivano, definendo così l’apprendimento come un
processo attivo e costruito gradualmente attraverso le esperienze.
Proprio per questo andrebbero riconsiderate molte cose all’interno della
nostra società. Le famiglie e le agenzie culturali dovrebbero promuovere
lo sviluppo delle life skills prima di tutto ed in secondo luogo ad una
buona alfabetizzazione informatica.
Le digital skills, abilità digitali, sono ormai imprescindibili per poter vivere
nella società odierna; definite come un insieme di capacità e abilità sociali
e attitudinali di livello basilare, operativo o cognitivo, in un report del
governo britannico di quest’anno sulle abilità digitali per l’economia
britannica viene indicato come debba essere lo stesso governo a
provvedere a rendere adatte le condizioni per il loro sviluppo, a dirigerle e
coordinarle. Il report, avendo un’ottica meramente economica e legata
allo sviluppo dell’economia nel campo dell’ICT in modo particolare,
sottolinea come la mancata acquisizione di queste abilità possa
precludere molte possibilità lavorative. Espandendo il campo di analisi
però viene immediato considerare come la mancanza delle life skills
assieme alle digital skills porti ad un esclusione sociale: come abbiamo
già accennato, le disparità a livello informativo e conoscitivo portano una
parte, sempre minoritaria, della popolazione a prendere il sopravvento e
ad acquisire potere sociale mentre il restante troppo spesso non riesce a
comprendere neanche ciò che gli accade attorno.
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49
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51
Sitografia