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Tradizioni Musicali Fra Liturgia e Devoz
Tradizioni Musicali Fra Liturgia e Devoz
CD 2 - REPERTORI DEVOZIONALI Questo volume raccoglie i risultati di una ricerca sul canto liturgico CD 1 - REPERTORI LITURGICI
e devozionale di tradizione popolare in Sicilia. L’indagine, condotta
24. Rusàriu râ Matri a Ràzia (Ventimiglia di Sicilia) [1:13] principalmente attraverso sistematici rilevamenti “sul campo” svol- 3 1. Lectio I ad Matutinum in Nativitate Dominum (Caccamo) [0:59]
TRADIZIONI MUSICALI
25. Rusàriu râ Maronna ô succursu (Castellammare del Golfo) [1:06] ti nel’arco di circa un decennio, ha svelato la particolare vitalità e 2. Lectio II ad Matutinum in Nativitate Dominum (Misilmeri) [3:06]
26. Rusàriu râ Matri Assunta (Ciminna) [0: 35] ricchezza di uno scenario musicale che si pone all’incrocio tra mon- 3. Lectio I ad Matutinum Sabbato Sancto (Montelepre) [2:06]
Giuseppe Giordano
61. Le tre ore di agonia (Caccamo) [4:15]
62. Frottola di san Nicola (Isnello) [1:49]
63. Cantata a santo Stefano (Aci Bonaccorso) [3:09]
64. Cantata a santa Lucia (Belpasso) [2:16]
edizioni edizioni
€ 30,00
9 788897 035206 Museo Museo
Pasqualino Pasqualino
edizioni
Museo
Pasqualino
direttore Rosario Perricone
edizioni
Museo
Pasqualino
Suoni e Culture
n. 3
Comitato scientifico
Giorgio Adamo
Università di Roma - Tor Vergata
Enrique Cámara de Landa
Università di Valladolid
Luc Charles-Dominique
Università di Nizza
Girolamo Garofalo
Università di Palermo
Giovanni Giuriati
Università di Roma - La Sapienza
Nico Staiti
Università di Bologna
Razia Sultanova
Università di Cambridge
TRADIZIONI MUSICALI
FRA LITURGIA
E DEVOZIONE POPOLARE
IN SICILIA
Giuseppe Giordano
edizioni
Museo
Pasqualino
© 2016 Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Piazzetta Antonio Pasqualino, 5 · 90133 Palermo · tel. (+39.91) 328060 · fax 328276
www.museodellemarionette.it - mimap@museomarionettepalermo.it
Regione siciliana
Dipartimento dei beni culturali
e dell’identità siciliana
Redazione
Giuseppe Giordano (coordinatore), Francesca Emanuela Chimento,
Maria Giuliana Rizzuto
Progetto grafico
Francesco Mangiapane
Impaginazione
Giuseppe Giordano e Francesco Mangiapane
Stampa
Fotograph S.r.l., Palermo
ISBN 978-88-97035-20-6
In copertina
Cantori della Confraternita dell’Ecce Homo per il Venerdì Santo (Alimena 2010)
Foto di F.E. Chimento
L’editore è a disposizione per eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare.
Il presente volume è coperto da diritto d’autore e nessuna parte di esso può essere
riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico,
meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti d’autore.
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in Sicilia / di Giuseppe Giordano. - Palermo :
Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, 2016.
(Gli archivi di Morgana. Suoni e culture ; 3)
ISBN 978-88-97035-20-6
1. Feste religiose – Sicilia – Canti popolari.
781.62009458 CDD-23 SBN Pal0295193
Premessa17
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pratiche che avevano profondamente improntato le loro storie individuali e
sociali, e che erano state a lungo percepite in un alone di remota provenienza
e di eterna immutabilità. Ovviamente, nulla resta mai uguale a se stesso nelle
vicende della cultura, e sulle stesse condizioni di ininterrotta continuità e si-
cura “perennità” della tradizione gregoriana pure si nutre qualche perplessità
da parte di non pochi osservatori. Ma la percezione e narrazione del proprio
fare, per gli attori impegnati in processi culturali complessi e mobili, hanno
spesso una rilevanza assai più consistente e socialmente pervasiva che non la
coerente consapevolezza storica: nel volume di Giuseppe Giordano sono ben
individuati i protagonisti di queste vicende, dai sacerdoti e parroci, i più sen-
sibili alla efficacia della preghiera cantata e agli orientamenti del “movimento
ceciliano” otto-novecentesco, ai cantori specialisti, dai monaci provenienti da
complessi abbaziali agli organisti di parrocchia, ai compositori locali impe-
gnati nell’adattamento di musiche note e nella invenzione di musiche nuove,
fino alle scholae cantorum1 parrocchiali («maschili e femminili», «raramente
miste», come puntualmente indica l’autore).
Le rilevazioni effettuate da Giuseppe Giordano riguardano soprattutto alcu-
ne parti della Messa (Antifone, Sequenze e parti del Proprium), alcune Lezioni
e parti dell’Ufficio delle ore. A proposito di queste manifestazioni della liturgia
gregoriana, risultano molto interessanti le rilevazioni su come un repertorio
di matrice “centrale”, autorevolmente tutelato e sovra-ordinato, sia stato sotto-
posto a non pochi adattamenti locali, concernenti soprattutto la trasmissione
dei testi, lo stile esecutivo e le connotazioni timbriche dell’intonazione canta-
ta. Per quanto concerne la conservazione e l’apprendimento dei testi liturgici,
si segnala come siano stati condotti soprattutto mediante procedure di estesa
“oralizzazione”, con un ricorso piuttosto limitato a testi scritti multiformi (Liber
Usualis, quaderni manoscritti con i testi verbali della preghiera, pubblicazioni
e bollettini “ceciliani”, partiture e adattamenti musicali, anch’essi manoscritti),
pur disponibili negli archivi e nelle piccole biblioteche anche delle parrocchie
più periferiche. Per ciò che attiene i tratti stilistici, Giuseppe Giordano descri-
ve l’affiorare frequente di uno “stile popolare”, con l’introduzione di formule
cadenzali locali che vanno a integrare il profilo melodico conservato nel Liber
Usualis, oppure attraverso l’intonazione cosiddetta “ad accordo”, proveniente da
pratiche devozionali penitenziali, per cantare polifonicamente alcuni episodi
della liturgia. A questa prospettiva possono essere ascritti anche l’uso di intona-
re melodie sostitutive, talvolta rubricate con l’esplicita denominazione “in tono
siciliano”, per cantare alcuni testi rilevanti e le interpolazioni strumentali degli
organisti, anch’esse indicate da nomenclature vernacolari (passàggiu, sunata o
1 Così sono stati definiti a lungo i gruppi di cantori più attivi e preparati, impegnati soprattut-
to in ambito parrocchiale, che la stessa Musican sacram già citata continua a indicare come tali
(scholae cantorum), attribuendo a essi un ruolo importante nella mediazione tra i “ministri” e
il “popolo” durante la celebrazione della liturgia, pure nel contesto liturgico rinnovato.
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Presentazione
2 Si tratta di una “sindrome” cui non sono stati immuni non pochi osservatori esterni
(musicologi e storici) che - pur non ufficialmente e apertamente, soprattutto nelle sedute
conviviali e nei conciliaboli convegnistici – hanno spesso deplorato, fino a trasformare que-
sta percezione critica in un vezzo retorico e cerimoniale ricorrente, una modesta valenza
estetica attribuita alle musiche composte e veicolate dopo le innovazioni conciliari, contrap-
posta, appunto, alla mirabile compostezza, severità, auraticità della tradizione “gregoriana”.
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ritualmente i motivi e le memorie che informano i modi dell’insediamento
locale. In questo senso, le pratiche della devozione - “esterne” e proiettate in
ambienti estesi, spesso “all’aperto” e nel tempo notturno - risultano senz’altro
più pervasive dello spazio sociale, rispetto alle espressioni della liturgia che,
invece, tendono a mantenersi all’interno dei luoghi primari del sacro (chiese,
conventi, abbazie e altri luoghi di culto permanenti). E proprio per questo
nelle esperienze devozionali extra-liturgiche si possono rilevare modi espres-
sivi e intonativi forse “estremi”, formalmente complessi ed elaborati, con una
sollecitazione esasperata delle voci e dei corpi impegnati nella preghiera.
Ed è stato questo aspetto, credo, vale a dire la profonda emozione che si
manifesta nel canto di gruppo all’interno dei più diversi processi devozionali –
una emozione talmente intensa da sollecitare le ghiandole lacrimali di devoti
e fedeli, e impegnare profondamente lo spazio e la fonosfera del rito - ad aver
attratto numerosi osservatori, favorendo l’affiorare di qualche stilla eloquente
anche sul volto di studiosi orgogliosamente laici e titolari di ben altri progetti
di vita e visioni del mondo: l’esecuzione costituisce allora, soprattutto, un’e-
sperienza di grande emozione e piacere – absit iniuria verbis! -, non sensazione
momentanea, bensì stato emotivo di durata prolungata e intensità elevata.
In effetti, le pratiche devozionali di una religiosità ampiamente diffusa
e partecipata, e soprattutto i modi penitenziali della Settimana santa, hanno
suscitato un considerevole interesse presso gli studiosi, con una cospicua tra-
dizione di studi nelle scienze umane e sociali, alimentata da molteplici punti
di vista e ascolto: dalle indagini di quanti vi hanno rilevato i tratti di una vera
e propria drammaturgia (cfr. Bernardi 1991), alle ricerche degli storici delle
religioni e della chiesa, fino agli studi di quanti si sono occupati specifica-
mente delle vicende confraternali, fortemente implicate con i riti peculiari
del calendario pasquale. Gli esiti sono stati molto diversi, e una tendenza alla
complessa valutazione comparativa condotta su larga scala si è affiancata alla
osservazione di vicende più circoscritte, relative a località o istituzioni spe-
cifiche. Con notevole impegno se ne sono occupati gli storici “modernisti”
e “contemporaneisti” che hanno osservato come le pratiche devozionali, la
ritualità penitenziale, e le necessità della narrazione relativa, abbiano assecon-
dato singolari processi di rappresentazione degli assetti e dinamiche sociali,
di possibili spinte egemoniche e relative resistenze; pure, hanno evidenziato
come le multiformi attività dei sodalizi confraternali abbiano svolto importan-
ti funzioni di sostegno e sussidiarietà nei confronti degli associati e, ancora,
di mediazione tra i diversi gruppi sociali e ceti afferenti, nonché di confron-
to/dialogo con le autorità sovraordinate, sia religiose che civili: tutto questo
in uno scenario politico e sociale sostanzialmente pre-democratico, in cui la
rappresentanza di istanze e interessi non coincidenti era condotta soprattutto
mediante procedure di composizione incrociata o di parziale e occasionale
compensazione, per richieste e attese assai squilibrate.
D’altra parte, la sensibilità verso i processi performativi e i tratti musicali
inerenti alle pratiche devozionali e alla ritualità penitenziale risulta assai meno
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Presentazione
3 Per quanto concerne le ricerche di Leo Levi, numerose, segnalo soltanto una preziosa rac-
colta di suoi saggi, anche perché curata e prefata proprio da Roberto Leydi, un anno prima
della scomparsa: cfr. Levi 2002.
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alla locale Confraternita del Rosario, gli stessi che quasi vent’anni dopo pro-
mossero una ulteriore occasione di verifica nel convegno intitolato Stabat Ma-
ter. A pes de s’agonizzante (Santu Lussurgiu, novembre 2009), e oggi celebrano
felicemente quaranta anni di polifonia penitenziale ininterrotta (1976-2016),
timbrata dalle loro quattro voci. Pure, numerose ricerche sono state dedicate
allo studio di usi più generali, non limitati a segmenti calendariali specifici,
come è avvenuto, per esempio, nella riscoperta e valorizzazione dell’antico rito
“patriarchino” ampiamente diffuso, in passato, nell’Italia nord-orientale4: un
circuito di studi e ricerche che è stato recentemente arricchito dal convegno
allestito per ricordare il decennale della scomparsa di uno studioso già citato,
tenutosi a Venezia e programmaticamente intitolato Per Roberto Leydi. Canti
liturgici di tradizione orale: le ricerche dell’ultimo decennio (Fondazione “Ugo e
Olga Levi”, Venezia, dicembre 2013).
E pure Giuseppe Giordano non si è sottratto alla fascinazione esercitata
dal multiforme inventario del «canto devozionale nell’attuale scenario della
ritualità tradizionale», a cominciare dai modi della sua osservazione, condotta
in forma molto partecipante. L’attenzione, perciò, si concentra soprattutto sul-
le due vicende estreme della vicenda umana del Cristo, la nascita e la morte,
che più hanno sollecitato la sensibilità e immaginazione di fedeli e devoti, per
secoli, con esiti rituali e musicali di grande rilievo. Perciò, si descrivono le
molteplici espressioni della Novena di Natale, che pure hanno accolto, ancora,
persistenze di matrice gregoriana, e alimentato il “fare musicale” di una pe-
culiare “corporazione” di «musicisti e cantori ciechi ambulanti, gli orbi», im-
pegnati in lunghi processi itineranti nei quartieri e paesi di afferenza, seguiti
da larga partecipazione di fedeli condotti frequentemente dai parroci, nella
cui opera emergono tratti piuttosto arcaici con versi risalenti al XVIII secolo,
testimoniati anche dalla letteratura demologica “classica” (Pitrè e Salomone
Marino, tra gli altri). Si descrive anche una certa mutevolezza degli organici
strumentali: piccole orchestre di corde o di fiati, cui si aggiungono diverse
combinazioni e tipi di zampogne e, ancora, testimonianze di riprese recenti,
affidati a complessi bandistici o gruppi di revival5.
Ma è senz’altro lo scenario del ciclo pasquale che manifesta le forme più
articolate e complesse, nella celebrazione della penitenza e della morte, cul-
mine della sensibilità religiosa nella tradizione cattolico-romana: i modi della
espressione del dolore, la conduzione del tempo del rito, l’impegno e sacra-
lizzazione dello spazio comunitario, i processi della aggregazione di gruppo,
4 Per l’area comense, cfr. Sacramentarium Patriarchale 1998; per l’area nord-orientale cfr.
Barzan - Vildera 2000.
5 Sui repertori siciliani del Natale si consultino in particolare i seguenti contributi: Bonan-
zinga 1999a; Garofalo 1997b; Staiti 1997. Uno specifico studio sul repertorio della zam-
pogna “a chiave” siciliana (il cui uso è tradizionalmente legato del Natale) è stato inoltre
condotto da Bonanzinga (2006b). La vicenda dei cantastorie ciechi siciliani è stata invece
analizzata e descritta da Elsa Guggino (1980; 1981; 1988) e Sergio Bonanzinga (2006).
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Presentazione
6 Un importante contributo allo studio dei repertori polivocali della Settimana Santa in
Sicilia è stato fornito da Ignazio Macchiarella (1993) che ha inoltre posto in relazione queste
e altre espressioni di canto polifonico (non soltanto siciliano) con la pratica rinascimentale
del falsobordone (cfr. Macchiarella 1995).
7 Perciò, appare ancora pienamente pertinente la riflessione di Ernesto de Martino sui
processi con cui l’esperienza drammatica della perdita e del lutto è stata progressivamente
orientata, nella storia culturale dell’Europa cristiana, verso una rappresentazione più com-
posta e “consolata” - attraverso la percezione salvifica della “Beata Passio” e della Resurre-
zione del Cristo, exemplum per quella, finale, dei corpi e delle anime dei credenti - e con-
trapposta, sul piano etico e simbolico, ai modi assai più incisivi della lamentazione funebre
antica e folklorica (cfr. De Martino 2000). Comparativamente mi pare utile segnalare come
la modestia e ritrosia dei comportamenti sociali femminili, auspicati in numerose società
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Molto interessante risulta altresì l’analisi di un piccolo corpus forse poco
noto, le cosiddette Cantate eseguite nel territorio circostante il capoluogo et-
neo, per le quali si rilevano tratti di forte connotazione locale che pure non na-
scondono una probabile “discesa” di modelli poetici e assetti stilistici da forme
della versificazione aulica, si descrivono ancora processi recenti di revival e
alcune espressioni di “danza rituale”, assai singolari, realizzate in stretta asso-
ciazione con i culti locali di una Madonna degli ammalati e santi taumaturghi.
In chiusura, Giuseppe Giordano propone anche una efficace descrizio-
ne di quanto si può osservare oggi seguendo le procedure della cosiddetta
“netnografia”, vale a dire l’indagine su come attori e gruppi sociali diversi si
auto-rappresentano nel web: particolarmente incisiva, perciò, risulta la valu-
tazione dei modi del “discorso” pubblico intorno a quanto documentato in
rete, soprattutto in Youtube e WhatsApp, che possono alimentare una fluida e
persistente valutazione del “fare” messo in opera dai protagonisti locali, ma
anche possibili “ricadute” didattiche, nell’apprendimento dei processi esecu-
tivi e degli assetti stilistici peculiari, in una condivisione dialogica - che non
esclude il conflitto e il confronto acceso - non più limitata ai tempi delineati
dal calendario liturgico: si estende, invece, al tempo indefinitamente dilatato
degli accessi individuali alla propria stazione informatica.
In senso generale, nella descrizione dei processi e comportamenti osserva-
ti, l’autore ha avuto l’opportunità di rilevare efficacemente l’azione individuale
di singole personalità creative e intraprendenti, che hanno contribuito a con-
solidare usi eventualmente vacillanti, conservare e tutelare preziosi segmenti
di memoria, introdurre tratti innovativi diversamente processati in ambito lo-
cale: è con questi protagonisti che il dialogo e il confronto critico sono risultati
più costanti e serrati.
Infine, il volume comprende un’imponente documentazione sonora, che
separa nettamente i repertori liturgici da quelli devozionali: vi sono comprese
testimonianze raccolte in un arco di tempo piuttosto lungo, da quelle, prezio-
sissime, che Ottavio Tiby ha acquisito nel 1953, ad altre più recenti realizzate
direttamente dall’autore tra il 2005 e il 2016, fino a preziose prove di registra-
zioni “amatoriali” realizzate per fini interni alle attività di gruppi vocali. Ne
può derivare, pure, una valutazione comparativa sulle eventuali trasformazio-
ni occorse negli stili e repertori locali, e nelle marche timbriche delle voci: un
indispensabile corredo a questa monumentale opera editoriale dedicata alle
forme e pratiche della preghiera cantata in Sicilia.
tradizionali, siano state localmente compensate attraverso pratiche di canto monodico e po-
lifonico assai esuberanti, in contesti di sociabilità generica; soprattutto la polifonia e il canto
di gruppo hanno potuto alimentare condizioni privilegiate di espressione - quasi una “zona
franca” - per la manifestazione di pulsioni antagonistiche, aspirazioni da leader, sentimenti
di piacere ed euforia, con processi vocali di grande intensità acustica ed estesa mobilità
performativa: anche a questo proposito mi pare utile richiamare l’efficace descrizione che
Pietro Sassu ha fornito a proposito del tiir di Premana, in Val Varrone (Lecco), una forma di
polifonia particolarmente “impetuosa” (cfr. Sassu 1978).
16
Premessa
Questo lavoro nasce dal desiderio di ampliare e approfondire la documen-
tazione riguardo a un particolare settore della musica tradizionale siciliana,
all’incrocio tra mondo ecclesiastico e ambienti popolari, tra fonti canoniche
legate alla scrittura e pratiche che riflettono una maggiore incidenza dell’ora-
lità. Si tratta di quei repertori che si estendono, con multiformi ramificazioni,
tra i modelli ufficiali della liturgia e le svariate forme della devozione popolare.
A parte i contributi sui canti eseguiti presso le comunità albanofone del
Palermitano, l’ambito liturgico era rimasto quasi del tutto ignorato, mentre i
repertori paraliturgici e devozionali hanno goduto in passato di ampia e qua-
lificata considerazione. Le indagini che ho condotto a partire dal 2005 hanno
quindi integrato e aggiornato le documentazioni precedenti, al fine di offrire
una visione d’insieme sia sul piano delle tipologie sia riguardo ai principali
snodi problematici emersi nel corso dei rilevamenti. Nella presentazione si-
stematica delle forme e nell’osservazione dell’attuale scenario rituale risiede
pertanto il risultato più significativo di questo lavoro: le dinamiche connesse
alla trasmissione del canto liturgico, paraliturgico e devozionale-folklorico, tra
persistenze, riprese e “invenzioni”, rivelano in ogni caso una straordinaria e
pervasiva vitalità, che investe le identità dei gruppi sociali e delle comunità nel
quadro di un contesto che, se da un lato risulta ancorato ai modelli tradizio-
nali della ritualità, dall’altro appare profondamente mutato dall’impatto della
globalizzazione socioculturale e mediatica.
Ritengo opportuno chiarire preliminarmente il modo in cui ho utilizzato
i termini su cui si fonda la suddivisione tematica qui adottata. Il termine “li-
turgico” si riferisce ovviamente all’insieme delle celebrazioni canoniche pre-
scritte dalla Chiesa (Messa, Vespro, Compieta ecc.). Il termine “paraliturgico”
fa riferimento alle pratiche rituali di carattere non sacramentale che tuttavia si
svolgono sotto il diretto o indiretto controllo delle autorità ecclesiastiche, quali
novene, processioni, pellegrinaggi ecc. (cfr. Arcangeli-Sassu 2011). Col termi-
ne “devozionale” ho invece indicato quelle pratiche rituali e/o quei repertori,
in prevalenza caratterizzati da una trasmissione orale, che presentano una
più marcata autonomia di tipo formale e performativo rispetto ai modelli pre-
scritti dalla Chiesa, come accade per le novene domiciliari e certe processioni
“irregolari” che si possono considerare i casi più ricorrenti di mutuazione in
ambito folklorico di forme previste dalla paraliturgia (vedi a esempio Buttitta
17
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
I. E. 2013a). Uso infine il termine “tradizionale” in riferimento a pratiche di
“lunga durata” trasmesse soprattutto per via orale, e comunque entro contesti
di prevalente “mentalità orale” (cfr. Havelock 2005).
Nel primo capitolo ho delineato un quadro delle ricerche condotte in Italia
sulle tradizioni musicali liturgiche, paraliturgiche e devozionali, evidenziando
separatamente il ruolo dei contributi siciliani. Il secondo capitolo esamina
i repertori liturgici che ho rilevato in Sicilia attraverso diverse metodologie
d’indagine: a) ricognizione dei testi di interesse generale e della letteratura
locale; b) ricognizioni nell’ambito della documentazione sonora e audiovisiva
presente negli archivi pubblici e nelle collezioni private; c) reperimento di do-
cumenti d’archivio (cronache, testi e trascrizioni musicali manoscritte, fogli
e opuscoli di destinazione popolare); d) rilevamento di testimonianze orali
su pratiche non più in uso; e) rilevamento di contestuale di pratiche tuttora
vitali, che talvolta si pongono in stretta continuità con le consuetudini locali,
mentre in altri casi presentano vari gradi di trasformazione (dall’introduzione
di elementi innovativi entro tradizioni che non si sono mai del tutto interrotte
alla ripresa di riti musicali che erano viceversa da tempo scomparsi). Attra-
verso una analisi fondata principalmente sulla comparazione fra trascrizioni
musicali, in questo capitolo vengono messi in luce significativi rapporti fra il
canto liturgico popolare e i modelli ufficiali del canto gregoriano. È tuttavia
utile dichiarare già da ora che questo mio contributo non pretende di affron-
tare nello specifico questioni connesse alla trasmissione o trasformazione del
repertorio gregoriano – analisi che richiederebbe uno studio più ampio e spe-
cifico – ma si limita a segnalare i casi in cui queste dinamiche sono emerse
nel corso dell’indagine.
Attraverso la medesima metodologia ho indagato nel terzo capitolo i reper-
tori devozionali, operando una suddivisione che integra criteri formali (rosari,
coroncine e stellari) e circostanze esecutive (canti relativi ai cicli del Natale e
della Pasqua), con attenzione per due tipologie di canto devozionale mai in
precedenza considerate in una prospettiva etnomusicologica: le frottole che
si eseguono a Isnello in coincidenza di varie celebrazioni religiose e le can-
tate che in diversi centri del Catanese sono collegate principalmente al culto
dei santi patroni. Tra i risultati più innovativi delle analisi condotte in questo
settore spicca l’ipotesi relativa alla diffusione del modello di canto monodico
maschile tuttora rilevabile durante la Settimana Santa in alcuni centri del Pa-
lermitano, legata all’influenza delle politiche culturali diocesane messe in atto
attraverso le confraternite laicali.
Il quarto capitolo offre esemplificazione delle dinamiche che si osservano
sul web in relazione alla trasmissione di questi repertori e soprattutto in or-
dine all’uso che piccoli gruppi o intere comunità fanno del canto liturgico e
devozionale a fini identitari, anche in una prospettiva di ostentazione e aperta
competizione fra loro. È questo forse il tratto più innovativo della mia indagi-
ne, che in questo caso passa dal terreno “reale” al cosiddetto virtual fieldwork,
18
Giuseppe Giordano
Premessa
19
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
almente propedeutica alla lettura del libro. Un grande ringraziamento devo
inoltre ai professori Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari) e Giovanni
Giuriati (Università di Roma Sapienza) per avere seguito con rigore, ma con
l’affetto e l’amicizia di sempre, l’elaborazione del mio lavoro, offrendo di volta
in volta fondamentali suggerimenti. Desidero altresì ringraziare vivamente
Rosario Perricone, direttore del Museo Internazionale delle Marionette An-
tonio Pasqualino, per avere accolto questo progetto editoriale e l’Associazione
MoMu, diretta da Luca Recupero, per avere in gran parte contribuito alle spese
di pubblicazione. Ringrazio ancora il prof. Bonanzinga, insieme alle dottores-
se Francesca Emanuela Chimento e Maria Giuliana Rizzuto e al dottor France-
sco Mangiapane, per il tempo che hanno dedicato alla confezione generale di
questo volume e alla puntuale revisione delle sue pagine. Altri docenti e amici
hanno contribuito in vario modo all’orientamento delle ricerche e alla stesura
di questo lavoro: un semplice elenco non sarebbe sufficiente a esprimere il
giusto riconoscimento, e pertanto rivolgo loro, indistintamente, la mia più
sincera gratitudine. Un dovuto ringraziamento esprimo infine agli Archivi di
Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma per ave-
re concesso copia di alcune registrazioni sonore qui analizzate, autorizzando
l’inclusione di due brani nei cd allegati al volume.
Desidero dedicare questo lavoro ai miei genitori, che da esperti conoscitori
del canto liturgico, per averlo praticato grazie a una tradizione di famiglia che
dura da quattro generazioni, hanno sempre creduto nelle mie ricerche, soste-
nendomi costantemente con tutto il loro affetto.
20
Giuseppe Giordano
Indice dei documenti sonori
contenuti nei cd allegati
I documenti sonori qui riprodotti sono stati selezionati fra le registrazioni effettuate
direttamente da chi scrive nel corso delle ricerche. Costituiscono una eccezione i brani:
1 del cd/1 e 27 del cd/2 registrati da Ottavio Tiby nel 1953 e gentilmente concessi dagli
Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; 19 e 20 del cd/1,
registrati nel 1977 da Francesco Ferraro; 33 del cd/2, registrato nel 1965 da Domenico
Giordano. La disposizione dei brani non segue l’ordine cronologico dei rilevamenti ma la
successione con cui vengono richiamati nelle pagine del volume.
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati
cd 1 - Repertori liturgici
387
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
15. Gloria laus
Butera 24/3/2013 – coro composto dal clero locale
388
Giuseppe Giordano
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati
cd 2 - Repertori devozionali
4. Rusàriu di Sant’Antuninu
Porticello 9/06/2010 – coro di devote
5. Rusàrio râ Mmaculata
Cammarata 8/12/2012 – portatori del fercolo
6. Rusàriu rû Bamminu
Mezzojuso (chiesa di San Nicola) 21/12/2013 – Maria Lascari (voce
guida) e fedeli
7. Rusàriu di Natali
Croceverde Giardini 18/12/2012 – coro di devote
8. Stellario dell’Immacolata
Ciminna 07/12/2008 – Giacomo Cusmano (voce guida) e fedeli;
Maria Bonanno (organo)
9. Stellario dell’Immacolata
Capaci 2/12/2012 – coro di fedeli
389
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
15. Viàggiu dulurusu (seconda giornata)
Bisacquino (Chiesa Madre) 17/12/2015 – coro dei fedeli e organo
25. Lamentu
Geraci Siculo 25/03/2016 – gruppo dei lamentatori
26. Miserere
Alimena 23/03/2016 – confrati dell’Ecce Homo, del Crocifisso, del
Rosario e di San Giuseppe
390
Giuseppe Giordano
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati
31. Trucculiata
Misilmeri 21/04/2011 - confrati del Sacramento
391
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
Suoni&Culture
Collana diretta da Sergio Bonanzinga
Testi e atti
1. Mario Giacomarra, (a cura di), I 4. Rosario Perricone, (a cura di), Etnografie
cavalieri della memoria, 2005 del contemporaneo in Sicilia, 2016
2. Antonio Pasqualino, Le vie del cavaliere. 5. Caterina Pasqualino, Rosario
Epica medievale e memoria popolare, Perricone, (a cura di), Des marionnettes
2016 aux humanoïdes, 2016
3. M.A. Balsano, P.E. Carapezza, G. 6. Rosario Perricone, (a cura di), Dal
Colisani, P. Misuraca, M. Privitera, Furioso all’Innamorato: indagine
A. Tedesco, (a cura di), Le cadeau du multidisciplinare sull’epica cavalleresca,
village. Musiche e Studi per Amalia 2016
Collisani, 2016
Consiglio direttivo
Rosario Perricone (Presidente)
Guglielmo Pasqualino (Vicepresidente)
Ignazio Buttitta (Segretario Generale)
Giuseppe Aiello (Economo)
Davide Camarrone (Consigliere)
Caterina Pasqualino (Consigliere)
Lia Pasqualino (Consigliere)
Giovanni Ruffino (Consigliere)
Marianne Vibaek (Consigliere)
Comitato scientifico
Sergio Bonanzinga, Pietro Clemente, Gabriella D’Agostino,
Salvatore D’Onofrio, Francesco Faeta, Gianfranco Marrone,
Alessandro Napoli, Vincenzo Padiglione, Berardino Palumbo
Comitato patrocinatore
Roberto Andò, Marc Augé, Roberto De Simone,
Paolo Fabbri, Dacia Maraini, Carlo Severi, Gianni Riotta
Finito di stampare nel mese di dicembre 2016
da Fotograph S.r.l. - Palermo