Sei sulla pagina 1di 31

SUONI&CULTURE

CD 2 - REPERTORI DEVOZIONALI Questo volume raccoglie i risultati di una ricerca sul canto liturgico CD 1 - REPERTORI LITURGICI
e devozionale di tradizione popolare in Sicilia. L’indagine, condotta
24. Rusàriu râ Matri a Ràzia (Ventimiglia di Sicilia) [1:13] principalmente attraverso sistematici rilevamenti “sul campo” svol- 3 1. Lectio I ad Matutinum in Nativitate Dominum (Caccamo) [0:59]

TRADIZIONI MUSICALI
25. Rusàriu râ Maronna ô succursu (Castellammare del Golfo) [1:06] ti nel’arco di circa un decennio, ha svelato la particolare vitalità e 2. Lectio II ad Matutinum in Nativitate Dominum (Misilmeri) [3:06]
26. Rusàriu râ Matri Assunta (Ciminna) [0: 35] ricchezza di uno scenario musicale che si pone all’incrocio tra mon- 3. Lectio I ad Matutinum Sabbato Sancto (Montelepre) [2:06]

Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in Sicilia


Rusàriu di Sant’Antuninu (Porticello) [0:35] Cum invocare exsautivit me (Cammarata) [2:35]
FRA LITURGIA
27. do ecclesiastico e ambienti popolari, tra fonti canoniche legate alla 4.
28. Rusàrio râ Mmaculata (Cammarata) [2:29] scrittura e pratiche che riflettono una maggiore incidenza dell’orali- 5. Dies irae “a la casteddamarisi” (Castellammare del Golfo) [4:06]
29. Rusàriu rû Bamminu (Mezzojuso) [0:27] tà. Lo spoglio di documenti d’archivio e l’analisi di audioregistrazioni 6. Ave Maris Stella (Misilmeri) [3:40]
30.
31.
Rusàriu di Natali (Croceverde Giardini)
Stellario dell’Immacolata (Ciminna)
[0:41]
[1:02]
“storiche” hanno inoltre permesso di operare un raffronto diacroni-
co, individuando spesso processi di straordinaria continuità con le
E DEVOZIONE POPOLARE 7.
8.
Invitatorio di Natale (Mezzojuso)
Invitatorio di Natale (Mistretta)
[1:44]
[1:46]
32.
33.
Stellario dell’Immacolata (Capaci)
Quindicina della Madonna Assunta (Misilmeri)
[0:55]
[1:29]
consuetudini attestate in passato. Il testo è corredato da un nutrito
apparato iconografico – che comprende la fotoriproduzione di ma-
IN SICILIA 9.
10.
Requiem Aeternum (Palermo)
Lauda Sion (Cammarata)
[2:12]
[6:34]
34. Quindicina della Madonna Assunta (Caccamo) [2:04] noscritti e stampe di uso popolare oltre alle immagini di quasi tutti 11. Stu Diu bellissimu (Alia) [3:07]
35. Viàggiu dulurusu (Montedoro) [1:04] i contesti rituali descritti – e da un’ampia sezione di trascrizioni su 12. Incipit della Passio secundum Joannem (Montelepre) [3:04]
36. Viàggiu dulurusu (Ciminna) [0:38] pentagramma dei documenti sonori analizzati (64 dei quali si pos- Giuseppe Giordano 13. Sic respondes - Tu es rex (Villafrati) [2:41]
37. Viàggiu dulurusu (Borgetto) [1:09] sono ascoltare nei due cd allegati), offrendo al lettore una più im- 14. Vere filius (Villafrati) [4:00]
38. Viàggiu dulurusu (Bisacquino) [1:22] mediata comprensione dell’intima relazione fra dimensione rituale 15. Gloria laus (Butera) [1:06]
39. Viàggiu dulurusu (Capaci) [1:00] e pratica musicale. 16. Incipit della Passio secundum Lucam (Butera) [2:41]
40. Viàggiu dulurusu (Alimena) [2:05] 17. Pater dimitte illis (Butera) [1:34]
41. Viàggiu dulurusu (Castelbuono) [2:00]
Giuseppe Giordano 18. Blasphemavit (Realmonte) [2:12]
42. Viàggiu di san Giuseppi (Misilmeri) [1:45] 19. Et hic erat (Realmonte) [2:52]
è dottore di ricerca in “Storia e analisi delle culture musicali”. Si è oc-
43. Litania di Natale (Mussomeli) [1:36] 20. Et inclinato capite (Realmonte) [1:02]
cupato di aspetti e funzioni sociali della musica tradizionale sicilia-
44. Nuvena di Natali (Bagheria) [2:19] 21. Passione secondo Giovanni (Balata di Baida) [1:44]
na, specialmente in rapporto alle forme della devozione popolare.
45. Stabat Mater (Mussomeli) [2:54] 22. Hic dixit (Misilmeri) [1:57]
Ha rivolto una particolare attenzione allo studio dei canti liturgici
46. Stabat Mater (Cianciana) [1:14] 23. Peccavi (Misilmeri) [1:07]
e paraliturgici di tradizione orale. Più recentemente ha affrontato
47. La santa Cruci (Riesi) [2:07]
anche tematiche relative alla trasmissione e documentazione on-li-
48. Lamentu (Geraci Siculo) [0:44] [Durata totale 57:09]
ne della musica popolare, con particolare riferimento al cosiddetto
49. Miserere (Alimena) [1:03]
virtual fieldwork.
50. Popule meus (Caccamo) [2:36]
51. Chiamata dei confrati (Ventimiglia di Sicilia) [1:28]
52. Tu chi dormi nta stu lettu (Ciaculli) [1:03]
53. Susi susi piccaturi (Ventimiglia di Sicilia) [0:46]
54. Trucculiata (Misilmeri) [0:31]
CONTIENE 2 CD
55. Parti râ Simana Santa (Villabate) [1:55]
56. Stabat Mater (Misilmeri) [1:23]
57. Stava Maria dolente (Montelepre) [1:45]
58. Stava Maria dolente (Mezzojuso) [1:01]
59. Le tre ore di agonia (Cammarata) [6:12]
60. Le tre ore di agonia (Aragona) [4:31]

Giuseppe Giordano
61. Le tre ore di agonia (Caccamo) [4:15]
62. Frottola di san Nicola (Isnello) [1:49]
63. Cantata a santo Stefano (Aci Bonaccorso) [3:09]
64. Cantata a santa Lucia (Belpasso) [2:16]

[Durata totale 70:26] ISBN 978-88-97035-20-6

edizioni edizioni
€ 30,00
9 788897 035206 Museo Museo
Pasqualino Pasqualino
edizioni
Museo
Pasqualino
direttore Rosario Perricone
edizioni
Museo
Pasqualino

Suoni e Culture
n. 3

Collana diretta da Sergio Bonanzinga

Comitato scientifico
Giorgio Adamo
Università di Roma - Tor Vergata
Enrique Cámara de Landa
Università di Valladolid
Luc Charles-Dominique
Università di Nizza
Girolamo Garofalo
Università di Palermo
Giovanni Giuriati
Università di Roma - La Sapienza
Nico Staiti
Università di Bologna
Razia Sultanova
Università di Cambridge
TRADIZIONI MUSICALI
FRA LITURGIA
E DEVOZIONE POPOLARE
IN SICILIA

Giuseppe Giordano

edizioni
Museo
Pasqualino
© 2016 Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari
Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino
Piazzetta Antonio Pasqualino, 5 · 90133 Palermo · tel. (+39.91) 328060 · fax 328276
www.museodellemarionette.it - mimap@museomarionettepalermo.it

Volume realizzato con il contributo di fondi MIBACT 2016 – Pro-


getto Salvaguardia del Patrimonio Musicale Tradizionale “Voci del-
la Tradizione” a cura dell’Associazione MoMu Mondo di Musica
(Catania) – e di fondi PRIN 2010-2011 (coordinatore nazionale prof.
Dipartimento Culture e Società Giovanni Giuriati, responsabile Unità locale prof. Sergio Bonanzinga)

Regione siciliana
Dipartimento dei beni culturali
e dell’identità siciliana

Redazione
Giuseppe Giordano (coordinatore), Francesca Emanuela Chimento,
Maria Giuliana Rizzuto
Progetto grafico
Francesco Mangiapane
Impaginazione
Giuseppe Giordano e Francesco Mangiapane
Stampa
Fotograph S.r.l., Palermo

ISBN 978-88-97035-20-6
In copertina
Cantori della Confraternita dell’Ecce Homo per il Venerdì Santo (Alimena 2010)
Foto di F.E. Chimento

L’editore è a disposizione per eventuali aventi diritto che non è stato possibile contattare.
Il presente volume è coperto da diritto d’autore e nessuna parte di esso può essere
riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico,
meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti d’autore.

Giordano, Giuseppe <1981->.

Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in Sicilia / di Giuseppe Giordano. - Palermo :
Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, 2016.
(Gli archivi di Morgana. Suoni e culture ; 3)
ISBN 978-88-97035-20-6
1. Feste religiose – Sicilia – Canti popolari.
781.62009458 CDD-23 SBN Pal0295193

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace”


Indice
Presentazione di Maurizio Agamennone9

Premessa17

1. Tradizioni musicali liturgiche, paraliturgiche e devozionali23


1.1. Indagini in area italiana 23
1.2. Ricerche in Sicilia 34

2. Aspetti del canto liturgico di tradizione orale fra memoria e attualità41


2.1. Pratiche di tradizione gregoriana 41
2.2. Compieta e Sacra veglia per le quarantore 63
2.3. Passioni 83

3. Forme e generi del canto devozionale


nell’attuale scenario della ritualità tradizionale113
3.1. Rosari, coroncine e stellari113
3.2. Canti della Natività 152
3.3. Canti della Passione 176
3.3.1. Repertori polivocali 178
3.3.2. Modelli monodici di competenza maschile 186
3.3.3. Repertori femminili 199
3.3.4. Repertori con accompagnamento bandistico 207
3.3.5. La pratica musicale delle Tre ore di agonia209
3.4. Altri repertori devozionali fra scrittura e oralità 227
3.4.1. Le frottole di Isnello 227
3.4.2. Le cantate del Catanese 237

4. Escursioni nel virtual fieldwork: identità in bilico fra continuità,


riproposta e invenzione della tradizione251
4.1. Devozioni musicali in rete 255
4.2. Fra scrittura e nuova oralità 260
4.3. Agoni rituali: dal terreno reale al campo virtuale 266

Esempi musicali  275


Immagini337
Riferimenti359
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati385
Presentazione
Maurizio Agamennone
Questo ponderoso volume raccoglie e rende pienamente condivisibili i ri-
sultati di complesse ricerche realizzate da Giuseppe Giordano negli ultimi
quindici anni, in località diverse della Sicilia.
L’osservazione etnografica, l’indagine in archivio e la valutazione critica,
condotte in maniera sofisticata e pienamente efficace, vengono qui proposte
con una forte passione ed empatia verso attori sociali, testi, contesti e processi
disposti sulla mobile soglia che unisce e tiene reciprocamente agganciate pra-
tiche e vicende piuttosto diverse: da una parte si collocano esperienze ricondu-
cibili a istanze condivise in uno scenario socio-culturale assai esteso, esito di
scelte e decisioni assunte da personalità e organismi deliberanti autorevolmen-
te sovra-ordinati, i cui effetti sono perciò riconoscibili in territori anche molto
lontani, pur se non si escludono affatto sensibili adattamenti locali; dall’altra,
si pongono pratiche che solitamente sono interpretate come espressione di au-
tonome determinazioni di piccolo gruppo, fortemente connotate localmente,
nelle quali emergono numerosi tratti micro-identitarii gelosamente conservati
e percepiti come marche differenzianti, nelle relazioni tra centro e periferie, ma
anche nella comparazione - e relativa narrazione - degli esiti messi in atto dalle
numerose periferie, contigue, pur autonome e distinte.
Al primo campo di esperienze possono essere ascritte senz’altro le ma-
nifestazioni della liturgia quotidiana riconducibili a ciò che si suole definire
“tradizione gregoriana”, intesa in senso assai ampio e generale, così come
rappresentata dal Liber usualis Missae et Officii, ed espletata largamente nel
mondo cattolico-romano fino alle profonde innovazioni introdotte dal Conci-
lio Vaticano II (1963-1965), sancite dalla Istruzione Musicam sacram (5 mar-
zo 1967) che rendeva esplicito quanto espresso nella conciliare Costituzione
sulla sacra liturgia, e progressivamente assunte nella prassi religiosa. Come è
stato osservato, gli usi liturgici consueti, mediati e rappresentati in maniera
peculiare dalla presenza del latino nella intonazione cantata e nella preghie-
ra declamata, si sono progressivamente trasformati e sono stati largamente
abbandonati, anche in forza dell’avvicendamento generazionale occorso nei
decenni successivi alle deliberazioni conciliari: i fedeli più giovani sono ap-
parsi sempre più lontani ed estranei rispetto a certe pratiche del passato, in
conseguenza del rapido prevalere dei nuovi orientamenti; i più anziani, o i
più affezionati, si sono trovati nella condizione di sentirsi custodi solitari di

9
pratiche che avevano profondamente improntato le loro storie individuali e
sociali, e che erano state a lungo percepite in un alone di remota provenienza
e di eterna immutabilità. Ovviamente, nulla resta mai uguale a se stesso nelle
vicende della cultura, e sulle stesse condizioni di ininterrotta continuità e si-
cura “perennità” della tradizione gregoriana pure si nutre qualche perplessità
da parte di non pochi osservatori. Ma la percezione e narrazione del proprio
fare, per gli attori impegnati in processi culturali complessi e mobili, hanno
spesso una rilevanza assai più consistente e socialmente pervasiva che non la
coerente consapevolezza storica: nel volume di Giuseppe Giordano sono ben
individuati i protagonisti di queste vicende, dai sacerdoti e parroci, i più sen-
sibili alla efficacia della preghiera cantata e agli orientamenti del “movimento
ceciliano” otto-novecentesco, ai cantori specialisti, dai monaci provenienti da
complessi abbaziali agli organisti di parrocchia, ai compositori locali impe-
gnati nell’adattamento di musiche note e nella invenzione di musiche nuove,
fino alle scholae cantorum1 parrocchiali («maschili e femminili», «raramente
miste», come puntualmente indica l’autore).
Le rilevazioni effettuate da Giuseppe Giordano riguardano soprattutto alcu-
ne parti della Messa (Antifone, Sequenze e parti del Proprium), alcune Lezioni
e parti dell’Ufficio delle ore. A proposito di queste manifestazioni della liturgia
gregoriana, risultano molto interessanti le rilevazioni su come un repertorio
di matrice “centrale”, autorevolmente tutelato e sovra-ordinato, sia stato sotto-
posto a non pochi adattamenti locali, concernenti soprattutto la trasmissione
dei testi, lo stile esecutivo e le connotazioni timbriche dell’intonazione canta-
ta. Per quanto concerne la conservazione e l’apprendimento dei testi liturgici,
si segnala come siano stati condotti soprattutto mediante procedure di estesa
“oralizzazione”, con un ricorso piuttosto limitato a testi scritti multiformi (Liber
Usualis, quaderni manoscritti con i testi verbali della preghiera, pubblicazioni
e bollettini “ceciliani”, partiture e adattamenti musicali, anch’essi manoscritti),
pur disponibili negli archivi e nelle piccole biblioteche anche delle parrocchie
più periferiche. Per ciò che attiene i tratti stilistici, Giuseppe Giordano descri-
ve l’affiorare frequente di uno “stile popolare”, con l’introduzione di formule
cadenzali locali che vanno a integrare il profilo melodico conservato nel Liber
Usualis, oppure attraverso l’intonazione cosiddetta “ad accordo”, proveniente da
pratiche devozionali penitenziali, per cantare polifonicamente alcuni episodi
della liturgia. A questa prospettiva possono essere ascritti anche l’uso di intona-
re melodie sostitutive, talvolta rubricate con l’esplicita denominazione “in tono
siciliano”, per cantare alcuni testi rilevanti e le interpolazioni strumentali degli
organisti, anch’esse indicate da nomenclature vernacolari (passàggiu, sunata o

1  Così sono stati definiti a lungo i gruppi di cantori più attivi e preparati, impegnati soprattut-
to in ambito parrocchiale, che la stessa Musican sacram già citata continua a indicare come tali
(scholae cantorum), attribuendo a essi un ruolo importante nella mediazione tra i “ministri” e
il “popolo” durante la celebrazione della liturgia, pure nel contesto liturgico rinnovato.

10
Presentazione

ninnaredda), non raramente improntate a «temi musicali in tempo pastorale


quasi sempre mutuati dal repertorio popolare».
Molto interessante è pure l’individuazione di recenti processi di “revival”
degli usi gregoriani, favoriti soprattutto dalla Lettera apostolica Summorum pon-
tificum di Benedetto XVI (7 luglio 2007) che, come opportunamente si rileva,
ha «riacceso gli entusiasmi di molti tra sacerdoti, ex cantori, ma anche giovani
cultori del canto liturgico, che hanno trovato la “giusta occasione” e uno stimolo
per riprendere l’uso del canto gregoriano all’interno della liturgia», anche facen-
do tesoro dell’esperienza conservata dai cantori più anziani impegnati a cantare
la liturgia ancora nei decenni antecedenti alle innovazioni conciliari. E questa
mi pare una trasparente testimonianza di come, nel contesto siciliano, come in
molti altri, l’attingimento a pratiche del passato, riviste, adattate o “recuperate”,
contribuisca a dare una nuova pertinenza alla percezione di sé nel presente,
alimentando una costruzione identitaria flessibile e mobile.
Ancora un aspetto interessante della proposta critica di Giuseppe Giordano,
assunto dalla auto-narrazione dei protagonisti, è la rilevazione di un processo
emotivo che si può intendere come una sorta di “nostalgia” piuttosto diffusa
- soprattutto presso i cantori più anziani e alcuni “revivalisti” di oggi - verso
espressioni della preghiera cantata intese come «valida garanzia di autenticità»,
anche nel rispetto dei cantori e testimoni scomparsi, da cui i medesimi usi sono
stati trasmessi con grande cura e specifiche connotazioni stilistiche. A ciò si
associa pure la percezione di una forte “aura” che quelle preghiere - cantate in
latino, la lingua sacra del rito – conservavano, per l’uso di quel registro linguisti-
co, lontano dalle lingue della quotidianità (italiano e dialetti locali), e soprattutto
per il prestigio derivante dalla sua “monumentale” antichità2.
La percezione della forte valenza emozionale implicata nella intonazione
della preghiera risulta ancora più “scoperta” nell’analisi dell’altro campo di
esperienze osservato da Giuseppe Giordano, vale a dire il grande inventario
delle preghiere cantate all’interno delle numerose e multiformi pratiche de-
vozionali esterne alla liturgia: è proprio in queste espressioni, infatti, che è
possibile rilevare scoperti tratti micro-identitarii e i modi di una estesa par-
tecipazione, occasione formidabile per vivere esperienze di grande intensità
emotiva, che unisce e armonizza la presenza individuale e la partecipazione
del gruppo, e pervade lo spazio sociale con percorsi e simboli diversi (stazioni,
processioni, circum-ambulazioni, macchine, apparati e allestimenti specifici,
ecc), marcando la stretta appartenenza allo specifico ambito di residenza del
gruppo comunitario (contrada rurale, quartiere, paese, città), e rinnovando

2  Si tratta di una “sindrome” cui non sono stati immuni non pochi osservatori esterni
(musicologi e storici) che - pur non ufficialmente e apertamente, soprattutto nelle sedute
conviviali e nei conciliaboli convegnistici – hanno spesso deplorato, fino a trasformare que-
sta percezione critica in un vezzo retorico e cerimoniale ricorrente, una modesta valenza
estetica attribuita alle musiche composte e veicolate dopo le innovazioni conciliari, contrap-
posta, appunto, alla mirabile compostezza, severità, auraticità della tradizione “gregoriana”.

11
ritualmente i motivi e le memorie che informano i modi dell’insediamento
locale. In questo senso, le pratiche della devozione - “esterne” e proiettate in
ambienti estesi, spesso “all’aperto” e nel tempo notturno - risultano senz’altro
più pervasive dello spazio sociale, rispetto alle espressioni della liturgia che,
invece, tendono a mantenersi all’interno dei luoghi primari del sacro (chiese,
conventi, abbazie e altri luoghi di culto permanenti). E proprio per questo
nelle esperienze devozionali extra-liturgiche si possono rilevare modi espres-
sivi e intonativi forse “estremi”, formalmente complessi ed elaborati, con una
sollecitazione esasperata delle voci e dei corpi impegnati nella preghiera.
Ed è stato questo aspetto, credo, vale a dire la profonda emozione che si
manifesta nel canto di gruppo all’interno dei più diversi processi devozionali –
una emozione talmente intensa da sollecitare le ghiandole lacrimali di devoti
e fedeli, e impegnare profondamente lo spazio e la fonosfera del rito - ad aver
attratto numerosi osservatori, favorendo l’affiorare di qualche stilla eloquente
anche sul volto di studiosi orgogliosamente laici e titolari di ben altri progetti
di vita e visioni del mondo: l’esecuzione costituisce allora, soprattutto, un’e-
sperienza di grande emozione e piacere – absit iniuria verbis! -, non sensazione
momentanea, bensì stato emotivo di durata prolungata e intensità elevata.
In effetti, le pratiche devozionali di una religiosità ampiamente diffusa
e partecipata, e soprattutto i modi penitenziali della Settimana santa, hanno
suscitato un considerevole interesse presso gli studiosi, con una cospicua tra-
dizione di studi nelle scienze umane e sociali, alimentata da molteplici punti
di vista e ascolto: dalle indagini di quanti vi hanno rilevato i tratti di una vera
e propria drammaturgia (cfr. Bernardi 1991), alle ricerche degli storici delle
religioni e della chiesa, fino agli studi di quanti si sono occupati specifica-
mente delle vicende confraternali, fortemente implicate con i riti peculiari
del calendario pasquale. Gli esiti sono stati molto diversi, e una tendenza alla
complessa valutazione comparativa condotta su larga scala si è affiancata alla
osservazione di vicende più circoscritte, relative a località o istituzioni spe-
cifiche. Con notevole impegno se ne sono occupati gli storici “modernisti”
e “contemporaneisti” che hanno osservato come le pratiche devozionali, la
ritualità penitenziale, e le necessità della narrazione relativa, abbiano assecon-
dato singolari processi di rappresentazione degli assetti e dinamiche sociali,
di possibili spinte egemoniche e relative resistenze; pure, hanno evidenziato
come le multiformi attività dei sodalizi confraternali abbiano svolto importan-
ti funzioni di sostegno e sussidiarietà nei confronti degli associati e, ancora,
di mediazione tra i diversi gruppi sociali e ceti afferenti, nonché di confron-
to/dialogo con le autorità sovraordinate, sia religiose che civili: tutto questo
in uno scenario politico e sociale sostanzialmente pre-democratico, in cui la
rappresentanza di istanze e interessi non coincidenti era condotta soprattutto
mediante procedure di composizione incrociata o di parziale e occasionale
compensazione, per richieste e attese assai squilibrate.
D’altra parte, la sensibilità verso i processi performativi e i tratti musicali
inerenti alle pratiche devozionali e alla ritualità penitenziale risulta assai meno

12
Presentazione

estesa e florida, e la sua crescita si deve soprattutto all’incontro fortunato tra


studiosi diversamente attratti dalle pratiche osservate; da una parte, si pongo-
no coloro che vi hanno individuato una notevole profondità storico-culturale,
riconducibile a modelli e processi fondativi collocati nel Medioevo europeo
di rito latino, a varie altezze cronologiche: di questa lunga continuità si sono
rilevate aree di diffusione e transizione, trasformazioni e persistenze, si sono
analizzati prestiti e adattamenti locali, in stretta relazione con i documenti
scritti (note d’archivio molteplici, cronache, manoscritti musicali ecc.); dall’al-
tra, si collocano gli studiosi – soprattutto di competenza etnomusicologica e
antropologica - più interessati e abituati a valutare il “fare musicale” vivente,
gli assetti e processi della performance, così come essa si esplica nelle prati-
che penitenziali documentate e nelle più numerose elaborazioni devozionali
destinate ad altre occasioni: in questa prospettiva si è prestata maggiore atten-
zione a quanto è direttamente rilevabile dagli occhi e dalle orecchie degli stu-
diosi, favoriti dalle tecnologie di rilevazione audio-visuale divenute, nel tem-
po, strumenti irrinunciabili e garanti della credibilità di ogni giudizio critico.
Credo che una prima affermazione di questa convergenza virtuosa di inte-
ressi, occasione davvero “fondativa”, si possa individuare nel convegno Musica
e liturgia nella cultura mediterranea (cfr. Arcangeli 1988), tenutosi a Venezia
nel 1985, “anno europeo della musica”, ideato e curato da Roberto Leydi e
Giacomo Baroffio: si tratta di due studiosi che rappresentano meglio di chiun-
que, mi pare, le prospettive di ricerca e osservazione prima ricordate, e che
furono a loro volta profondamente “ispirati” da Leo Levi, cui si devono i primi
e remoti impulsi di studio sulle musiche liturgiche e devozionali rilevabili
nelle tradizioni locali della Penisola e, assai precocemente, sulle relazioni in-
ter-religiose, nelle possibili interazioni tra esperienza cristiana e consuetudini
ebraiche3. Di pochi anni successiva è un’altra esperienza, anch’essa determi-
nante: l’edizione di un opus irrinunciabile, quel “cofanetto” di quattro dischi
LP denominato Canti liturgici di tradizione orale, pubblicato nel 1988 che se-
gnò una importante messa a punto di ricerche che potevano apparire ancora
pionieristiche, all’epoca, e indicò quali potessero essere le vie da seguire per
estendere ulteriormente l’indagine e la consapevolezza intorno alle numerose
forme che la musica assume nell’assecondare la prassi e sensibilità religiosa
(cfr. Arcangeli - Leydi - Morelli - Sassu 2011). Quindi, si sono succeduti ancora
numerosi convegni, ricerche e altre operazioni editoriali importanti: segnalo
l’incontro di studiosi dedicato a Liturgia e paraliturgia nella tradizione orale,
ideato e curato da Pietro Sassu, tenutosi nel dicembre 1991 a Santu Lussurgiu,
sopra Oristano, in Sardegna (cfr. Mele - Sassu 1992), alla cui realizzazione
pure contribuirono gli splendidi cantori del Cuncordu e’ su Rosariu, afferenti

3  Per quanto concerne le ricerche di Leo Levi, numerose, segnalo soltanto una preziosa rac-
colta di suoi saggi, anche perché curata e prefata proprio da Roberto Leydi, un anno prima
della scomparsa: cfr. Levi 2002.

13
alla locale Confraternita del Rosario, gli stessi che quasi vent’anni dopo pro-
mossero una ulteriore occasione di verifica nel convegno intitolato Stabat Ma-
ter. A pes de s’agonizzante (Santu Lussurgiu, novembre 2009), e oggi celebrano
felicemente quaranta anni di polifonia penitenziale ininterrotta (1976-2016),
timbrata dalle loro quattro voci. Pure, numerose ricerche sono state dedicate
allo studio di usi più generali, non limitati a segmenti calendariali specifici,
come è avvenuto, per esempio, nella riscoperta e valorizzazione dell’antico rito
“patriarchino” ampiamente diffuso, in passato, nell’Italia nord-orientale4: un
circuito di studi e ricerche che è stato recentemente arricchito dal convegno
allestito per ricordare il decennale della scomparsa di uno studioso già citato,
tenutosi a Venezia e programmaticamente intitolato Per Roberto Leydi. Canti
liturgici di tradizione orale: le ricerche dell’ultimo decennio (Fondazione “Ugo e
Olga Levi”, Venezia, dicembre 2013).
E pure Giuseppe Giordano non si è sottratto alla fascinazione esercitata
dal multiforme inventario del «canto devozionale nell’attuale scenario della
ritualità tradizionale», a cominciare dai modi della sua osservazione, condotta
in forma molto partecipante. L’attenzione, perciò, si concentra soprattutto sul-
le due vicende estreme della vicenda umana del Cristo, la nascita e la morte,
che più hanno sollecitato la sensibilità e immaginazione di fedeli e devoti, per
secoli, con esiti rituali e musicali di grande rilievo. Perciò, si descrivono le
molteplici espressioni della Novena di Natale, che pure hanno accolto, ancora,
persistenze di matrice gregoriana, e alimentato il “fare musicale” di una pe-
culiare “corporazione” di «musicisti e cantori ciechi ambulanti, gli orbi», im-
pegnati in lunghi processi itineranti nei quartieri e paesi di afferenza, seguiti
da larga partecipazione di fedeli condotti frequentemente dai parroci, nella
cui opera emergono tratti piuttosto arcaici con versi risalenti al XVIII secolo,
testimoniati anche dalla letteratura demologica “classica” (Pitrè e Salomone
Marino, tra gli altri). Si descrive anche una certa mutevolezza degli organici
strumentali: piccole orchestre di corde o di fiati, cui si aggiungono diverse
combinazioni e tipi di zampogne e, ancora, testimonianze di riprese recenti,
affidati a complessi bandistici o gruppi di revival5.
Ma è senz’altro lo scenario del ciclo pasquale che manifesta le forme più
articolate e complesse, nella celebrazione della penitenza e della morte, cul-
mine della sensibilità religiosa nella tradizione cattolico-romana: i modi della
espressione del dolore, la conduzione del tempo del rito, l’impegno e sacra-
lizzazione dello spazio comunitario, i processi della aggregazione di gruppo,

4  Per l’area comense, cfr. Sacramentarium Patriarchale 1998; per l’area nord-orientale cfr.
Barzan - Vildera 2000.
5  Sui repertori siciliani del Natale si consultino in particolare i seguenti contributi: Bonan-
zinga 1999a; Garofalo 1997b; Staiti 1997. Uno specifico studio sul repertorio della zam-
pogna “a chiave” siciliana (il cui uso è tradizionalmente legato del Natale) è stato inoltre
condotto da Bonanzinga (2006b). La vicenda dei cantastorie ciechi siciliani è stata invece
analizzata e descritta da Elsa Guggino (1980; 1981; 1988) e Sergio Bonanzinga (2006).

14
Presentazione

la memoria di appartenenze e la condivisione di intense emozioni vi trovano


la massima diffusione e pluralità di manifestazioni. Giuseppe Giordano ne
mette acutamente in rilievo gli assetti performativi, a cominciare dall’analisi
della esuberante intonazione polifonica rilevabile nell’area centro-orientale
dell’Isola, con la prevalente disposizione in “falso bordone” e versi cantati so-
prattutto nei dialetti locali, fino al Miserere, il Salmo 50, anch’esso “volgarizza-
to” in siciliano, e al Popule meus: una polifonia impetuosa, cui pure si ascrivo-
no nomenclature e tassonomie descrittive conservate anch’esse in numerose
espressioni vernacolari6. Si analizza poi la prassi monodica messa in opera da
gruppi maschili in disposizione alternata, soprattutto nel palermitano, ancora
con versi dialettali e circuito itinerante nelle strade dei paesi: se ne descrive
una interessante storia locale caratterizzata dal controllo severo dell’autori-
tà arcivescovile sugli usi devozionali, cui potrebbero essere altresì ricondotte
la stretta regolamentazione del fare degli orbi e l’esclusiva “vocazione” sacra
della grande zampogna a chiave palermitana (oggi conservata a Monreale),
sottratta a più estesi usi festivi affidati, invece, alla più piccola zampogna “a
paro”; pure si rileva una particolare preminenza dei “carrettieri” e dei loro
discendenti nella esecuzione dei repertori monodici della Settimana santa, la
cui azione potrebbe anche rendere ragione delle aree di diffusione individua-
te, riconducibili ad antichi percorsi di attraversamento. Quindi, si descrivono
le pratiche monodiche femminili condotte prevalentemente all’interno di spa-
zi chiusi (chiese, cappelle, oratori); in questa disposizione si conferma una
netta separazione di genere, ampiamente rilevata all’interno di società di ma-
trice “patriarcale”, che non vale soltanto per gli usi devozionali ma si estende
a definire le forme più diverse di sciabilità: gli uomini sono prevalentemente
attivi nell’impegnare e marcare e lo spazio comunitario, con comportamen-
ti talvolta esasperati, le donne occupano soprattutto gli spazi domestici e gli
“interni” di ambienti destinati a usi molteplici; pure molto netta, prevalente,
nelle devozioni femminili osservate dall’autore, è la preferenza per la celebra-
zione del dolore e della perdita rappresentati dalla figura della “Mater doloro-
sa”, riverberati nei modi del suo “pianto”, espresso generalmente attraverso
comportamenti sommessi, modesti, controllati7.

6  Un importante contributo allo studio dei repertori polivocali della Settimana Santa in
Sicilia è stato fornito da Ignazio Macchiarella (1993) che ha inoltre posto in relazione queste
e altre espressioni di canto polifonico (non soltanto siciliano) con la pratica rinascimentale
del falsobordone (cfr. Macchiarella 1995).
7  Perciò, appare ancora pienamente pertinente la riflessione di Ernesto de Martino sui
processi con cui l’esperienza drammatica della perdita e del lutto è stata progressivamente
orientata, nella storia culturale dell’Europa cristiana, verso una rappresentazione più com-
posta e “consolata” - attraverso la percezione salvifica della “Beata Passio” e della Resurre-
zione del Cristo, exemplum per quella, finale, dei corpi e delle anime dei credenti - e con-
trapposta, sul piano etico e simbolico, ai modi assai più incisivi della lamentazione funebre
antica e folklorica (cfr. De Martino 2000). Comparativamente mi pare utile segnalare come
la modestia e ritrosia dei comportamenti sociali femminili, auspicati in numerose società

15
Molto interessante risulta altresì l’analisi di un piccolo corpus forse poco
noto, le cosiddette Cantate eseguite nel territorio circostante il capoluogo et-
neo, per le quali si rilevano tratti di forte connotazione locale che pure non na-
scondono una probabile “discesa” di modelli poetici e assetti stilistici da forme
della versificazione aulica, si descrivono ancora processi recenti di revival e
alcune espressioni di “danza rituale”, assai singolari, realizzate in stretta asso-
ciazione con i culti locali di una Madonna degli ammalati e santi taumaturghi.
In chiusura, Giuseppe Giordano propone anche una efficace descrizio-
ne di quanto si può osservare oggi seguendo le procedure della cosiddetta
“netnografia”, vale a dire l’indagine su come attori e gruppi sociali diversi si
auto-rappresentano nel web: particolarmente incisiva, perciò, risulta la valu-
tazione dei modi del “discorso” pubblico intorno a quanto documentato in
rete, soprattutto in Youtube e WhatsApp, che possono alimentare una fluida e
persistente valutazione del “fare” messo in opera dai protagonisti locali, ma
anche possibili “ricadute” didattiche, nell’apprendimento dei processi esecu-
tivi e degli assetti stilistici peculiari, in una condivisione dialogica - che non
esclude il conflitto e il confronto acceso - non più limitata ai tempi delineati
dal calendario liturgico: si estende, invece, al tempo indefinitamente dilatato
degli accessi individuali alla propria stazione informatica.
In senso generale, nella descrizione dei processi e comportamenti osserva-
ti, l’autore ha avuto l’opportunità di rilevare efficacemente l’azione individuale
di singole personalità creative e intraprendenti, che hanno contribuito a con-
solidare usi eventualmente vacillanti, conservare e tutelare preziosi segmenti
di memoria, introdurre tratti innovativi diversamente processati in ambito lo-
cale: è con questi protagonisti che il dialogo e il confronto critico sono risultati
più costanti e serrati.
Infine, il volume comprende un’imponente documentazione sonora, che
separa nettamente i repertori liturgici da quelli devozionali: vi sono comprese
testimonianze raccolte in un arco di tempo piuttosto lungo, da quelle, prezio-
sissime, che Ottavio Tiby ha acquisito nel 1953, ad altre più recenti realizzate
direttamente dall’autore tra il 2005 e il 2016, fino a preziose prove di registra-
zioni “amatoriali” realizzate per fini interni alle attività di gruppi vocali. Ne
può derivare, pure, una valutazione comparativa sulle eventuali trasformazio-
ni occorse negli stili e repertori locali, e nelle marche timbriche delle voci: un
indispensabile corredo a questa monumentale opera editoriale dedicata alle
forme e pratiche della preghiera cantata in Sicilia.

tradizionali, siano state localmente compensate attraverso pratiche di canto monodico e po-
lifonico assai esuberanti, in contesti di sociabilità generica; soprattutto la polifonia e il canto
di gruppo hanno potuto alimentare condizioni privilegiate di espressione - quasi una “zona
franca” - per la manifestazione di pulsioni antagonistiche, aspirazioni da leader, sentimenti
di piacere ed euforia, con processi vocali di grande intensità acustica ed estesa mobilità
performativa: anche a questo proposito mi pare utile richiamare l’efficace descrizione che
Pietro Sassu ha fornito a proposito del tiir di Premana, in Val Varrone (Lecco), una forma di
polifonia particolarmente “impetuosa” (cfr. Sassu 1978).

16
Premessa
Questo lavoro nasce dal desiderio di ampliare e approfondire la documen-
tazione riguardo a un particolare settore della musica tradizionale siciliana,
all’incrocio tra mondo ecclesiastico e ambienti popolari, tra fonti canoniche
legate alla scrittura e pratiche che riflettono una maggiore incidenza dell’ora-
lità. Si tratta di quei repertori che si estendono, con multiformi ramificazioni,
tra i modelli ufficiali della liturgia e le svariate forme della devozione popolare.
A parte i contributi sui canti eseguiti presso le comunità albanofone del
Palermitano, l’ambito liturgico era rimasto quasi del tutto ignorato, mentre i
repertori paraliturgici e devozionali hanno goduto in passato di ampia e qua-
lificata considerazione. Le indagini che ho condotto a partire dal 2005 hanno
quindi integrato e aggiornato le documentazioni precedenti, al fine di offrire
una visione d’insieme sia sul piano delle tipologie sia riguardo ai principali
snodi problematici emersi nel corso dei rilevamenti. Nella presentazione si-
stematica delle forme e nell’osservazione dell’attuale scenario rituale risiede
pertanto il risultato più significativo di questo lavoro: le dinamiche connesse
alla trasmissione del canto liturgico, paraliturgico e devozionale-folklorico, tra
persistenze, riprese e “inven­zioni”, rivelano in ogni caso una straordinaria e
pervasiva vitalità, che investe le identità dei gruppi sociali e delle comunità nel
quadro di un contesto che, se da un lato risulta ancorato ai modelli tradizio-
nali della ritualità, dall’altro appare profondamente mutato dall’impatto della
globalizzazione socioculturale e mediatica.
Ritengo opportuno chiarire preliminarmente il modo in cui ho utilizzato
i termini su cui si fonda la suddivisione tematica qui adottata. Il termine “li-
turgico” si riferisce ovviamente all’insieme delle celebrazioni canoniche pre-
scritte dalla Chiesa (Messa, Vespro, Compieta ecc.). Il termine “paraliturgico”
fa riferimento alle pratiche rituali di carattere non sacramentale che tuttavia si
svolgono sotto il diretto o indiretto controllo delle autorità ecclesiastiche, quali
novene, processioni, pellegrinaggi ecc. (cfr. Arcangeli-Sassu 2011). Col termi-
ne “devozionale” ho invece indicato quelle pratiche rituali e/o quei repertori,
in prevalenza caratterizzati da una trasmissione orale, che presentano una
più marcata autonomia di tipo formale e performativo rispetto ai modelli pre-
scritti dalla Chiesa, come accade per le novene domiciliari e certe processioni
“irregolari” che si possono considerare i casi più ricorrenti di mutuazione in
ambito folklorico di forme previste dalla paraliturgia (vedi a esempio Buttitta

17
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
I. E. 2013a). Uso infine il termine “tradizionale” in riferimento a pratiche di
“lunga durata” trasmesse soprattutto per via orale, e comunque entro contesti
di prevalente “mentalità orale” (cfr. Havelock 2005).
Nel primo capitolo ho delineato un quadro delle ricerche condotte in Italia
sulle tradizioni musicali liturgiche, paraliturgiche e devozionali, evidenziando
separata­mente il ruolo dei contributi siciliani. Il secondo capitolo esamina
i repertori liturgici che ho rilevato in Sicilia attra­verso diverse metodologie
d’indagine: a) ricognizione dei testi di interesse generale e della letteratura
locale; b) ricognizioni nell’ambito della documentazione sonora e audiovisiva
presente negli archivi pubblici e nelle collezioni private; c) reperimento di do-
cumenti d’archivio (cronache, testi e trascrizioni musicali manoscritte, fogli
e opuscoli di destinazione popolare); d) rilevamento di testimonianze orali
su pratiche non più in uso; e) rilevamento di contestuale di pratiche tuttora
vitali, che talvolta si pongono in stretta continuità con le consuetudini locali,
mentre in altri casi presentano vari gradi di trasformazione (dall’introduzione
di elementi innovativi entro tradizioni che non si sono mai del tutto interrotte
alla ripresa di riti musicali che erano viceversa da tempo scomparsi). Attra-
verso una analisi fondata principalmente sulla comparazione fra trascrizioni
musicali, in questo capitolo vengono messi in luce significativi rapporti fra il
canto liturgico popolare e i modelli ufficiali del canto gregoriano. È tuttavia
utile dichiarare già da ora che questo mio contributo non pretende di affron-
tare nello specifico questioni connesse alla trasmissione o trasformazione del
repertorio gregoriano – analisi che richiederebbe uno studio più ampio e spe-
cifico – ma si limita a segnalare i casi in cui queste dinamiche sono emerse
nel corso dell’indagine.
Attraverso la medesima metodologia ho indagato nel terzo capitolo i reper-
tori devozionali, operando una suddivisione che integra criteri formali (rosari,
coroncine e stellari) e circostanze esecutive (canti relativi ai cicli del Natale e
della Pasqua), con attenzione per due tipologie di canto devozionale mai in
precedenza considerate in una prospettiva etnomusicologica: le frottole che
si eseguono a Isnello in coincidenza di varie celebrazioni religiose e le can-
tate che in diversi centri del Catanese sono collegate principalmente al culto
dei santi patroni. Tra i risultati più innovativi delle analisi condotte in questo
settore spicca l’ipotesi relativa alla diffusione del modello di canto monodico
maschile tuttora rilevabile durante la Settimana Santa in alcuni centri del Pa-
lermitano, legata all’influenza delle politiche culturali diocesane messe in atto
attraverso le confraternite laicali.
Il quarto capitolo offre esemplificazione delle dinamiche che si osservano
sul web in relazione alla trasmissione di questi repertori e soprattutto in or-
dine all’uso che piccoli gruppi o intere comunità fanno del canto liturgico e
devozionale a fini identitari, anche in una prospettiva di ostentazione e aperta
competizione fra loro. È questo forse il tratto più innovativo della mia indagi-
ne, che in questo caso passa dal terreno “reale” al cosiddetto virtual fieldwork,

18
Giuseppe Giordano
Premessa

rivelando aspetti di autorappresen­tazione che svolgono un ruolo primario


nell’attuale scenario dell’espressività popolare non solo siciliana.
Il lavoro è corredato da una sezione di immagini relative alle principali
occasioni entro cui i repertori analizzati vengono impiegati. Si tratta in preva-
lenza di fotografie che ritraggono cantori, momenti delle celebrazioni liturgi-
che, pratiche confraternali, ma anche ambienti, manufatti e oggetti rituali che
per diversi motivi assumono un valore simbolico strettamente connesso con
la pratica del canto. Ho inoltre allegato due cd che contengono una selezione
di brani particolarmente rappresentativi sul piano tipologico e sotto il profi-
lo qualitativo, disposti seguendo la suddivisione fra il repertorio prettamente
liturgico (cd 1) e i vari repertori devozionali (cd 2). La scelta dei documenti è
stata anche orientata, laddove possibile, dalla presenza della relativa trascrizio-
ne musicale. I due supporti contengono anche alcuni esempi di repertori di
più recente introduzione (da parafrasi di brani gregoriani al canto in italiano
della Passione) allo scopo di offrire una esemplificazione quanto più completa
degli attuali contesti osservati e indagati.
I documenti sonori e audiovisuali considerati sono stati da me rilevati
nell’arco di undici anni (2005-2016). Le registrazioni sonore precedenti al
2007 sono state realizzate con tecnologia digitale, utilizzando un registratore
minidisc Sony MZ-NH700 associato a microfono stereo Sony ECM-MS907;
dal 2008 ho utilizzato un registratore digitale Zoom H4n con microfono ste-
reo integrato. Per le videoriprese ho utilizzato le seguenti videocamere: Sony
DCR-HC19E (con cassette mini DV e video in formato 4/3), JVC GZ-HM845
e Panasonic AG-AC90EJ (video in formato 16/9) con microfono stereo Super-
lux E524. Ho inoltre utilizzato alcune registrazioni relative ai repertori liturgi-
ci di Caccamo (custodite presso gli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia di Roma) e a due esecuzioni della Passio registrate
a Misilmeri nel 1965 (due bobine da me digitalizzate) e nel 1977 (una audio-
cassetta digitalizzata da Girolamo Garofalo).
Nel corso delle indagini ho contratto impagabili debiti con le tante persone
che mi hanno generosamente donato i loro preziosi saperi. La cosiddetta ri-
cerca sul campo si è per me inevitabilmente intersecata all’esperienza di vita,
annodando legami nuovi e rinsaldando vecchie amicizie. Esprimo pertanto
sincera gratitudine innanzitutto ai cantori e ai musicisti, ma anche a quanti –
sacerdoti, confrati e devoti – ho incontrato nel corso di questi anni, riservando
un particolare pensiero a quelle persone oggi non più presenti, le cui voci
continuano a risuonare grazie alle registrazioni sonore. Un particolare ringra-
ziamento va ai miei due maestri, i professori Sergio Bonanzinga e Girolamo
Garofalo dell’Università di Palermo, per i tanti insegnamenti ricevuti nel cor-
so dei miei studi e per il proficuo incoraggiamento a intraprendere specifiche
indagini su questi repertori che considero fra i più belli del panorama etno-
musicale siciliano. Un grazie più che sentito esprimo al professor Maurizio
Agamennone (Università di Firenze), che ha arricchito il contenuto di questo
volume con sottili e pregiate riflessioni che rendono la sua Presentazione re-

19
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
almente propedeutica alla lettura del libro. Un grande ringraziamento devo
inoltre ai professori Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari) e Giovanni
Giuriati (Università di Roma Sapienza) per avere seguito con rigore, ma con
l’affetto e l’amicizia di sempre, l’elaborazione del mio lavoro, offrendo di volta
in volta fondamentali suggerimenti. Desidero altresì ringraziare vivamente
Rosario Perricone, direttore del Museo Internazionale delle Marionette An-
tonio Pasqualino, per avere accolto questo progetto editoriale e l’Associazione
MoMu, diretta da Luca Recupero, per avere in gran parte contribuito alle spese
di pubblicazione. Ringrazio ancora il prof. Bonanzinga, insieme alle dottores-
se Francesca Emanuela Chimento e Maria Giuliana Rizzuto e al dottor France-
sco Mangiapane, per il tempo che hanno dedicato alla confezione generale di
questo volume e alla puntuale revisione delle sue pagine. Altri docenti e amici
hanno contribuito in vario modo all’orientamento delle ricerche e alla stesura
di questo lavoro: un semplice elenco non sarebbe sufficiente a esprimere il
giusto riconoscimento, e pertanto rivolgo loro, indistintamente, la mia più
sincera gratitudine. Un dovuto ringraziamento esprimo infine agli Archivi di
Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma per ave-
re concesso copia di alcune registrazioni sonore qui analizzate, autorizzando
l’inclusione di due brani nei cd allegati al volume.
Desidero dedicare questo lavoro ai miei genitori, che da esperti conoscitori
del canto liturgico, per averlo praticato grazie a una tradizione di famiglia che
dura da quattro generazioni, hanno sempre creduto nelle mie ricerche, soste-
nendomi costantemente con tutto il loro affetto.

20
Giuseppe Giordano
Indice dei documenti sonori
contenuti nei cd allegati
I documenti sonori qui riprodotti sono stati selezionati fra le registrazioni effettuate
direttamente da chi scrive nel corso delle ricerche. Costituiscono una eccezione i brani:
1 del cd/1 e 27 del cd/2 registrati da Ottavio Tiby nel 1953 e gentilmente concessi dagli
Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia; 19 e 20 del cd/1,
registrati nel 1977 da Francesco Ferraro; 33 del cd/2, registrato nel 1965 da Domenico
Giordano. La disposizione dei brani non segue l’ordine cronologico dei rilevamenti ma la
successione con cui vengono richiamati nelle pagine del volume.
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati

cd 1 - Repertori liturgici

1. Lectio I ad Matutinum in Nativitate Dominum


Caccamo 22/11/1953 – Vincenzo Aglialoro (voce e armonium)

2. Lectio II ad Matutinum in Nativitate Dominum


Misilmeri 12/02/2010 – Vincenza Giordano (voce)

3. Lectio I ad Matutinum Sabbato Sancto


Montelepre 9/03/2013 – Giuseppe Saitta (voce)

4. Cum invocare exsautivit me (dalla Compieta)


Cammarata (chiesa di San Vito) 15/02/2010 – coro parrocchiale;
Maria Rita Di Marco (organo)

5. Dies irae a la casteddamarisi


Castellammare del Golfo 29/11/2013 – Michele Crociata (voce)

6. Ave Maris Stella (I modo)


Misilmeri 3/12/2013 – coro dei fedeli; Antonino Tomasino (organo)

7. Invitatorio di Natale (in latino)


Mezzojuso 23/12/2013 – don Enzo Cosentino (voce guida) e fedeli;
Nicolò Siragusa (organo)

8. Invitatorio di Natale (in italiano)


Mistretta 19/12/2012 – coro parrocchiale e organo

9. Requiem Aeternum (Introito Missae pro Defunctis)


Palermo (Oratorio dell’Immacolatella) 2/11/2012 – coro dei confrati

10. Lauda Sion (Sequenza)


Cammarata (chiesa di San Vito) 14/02/2013 – coro parrocchiale;
Maria Rita Di Marco (organo)

11. Stu Diu bellissimu


Alia 4/03/2014 – don Giuseppe Falletta (voce guida) e coro dei fedeli

12. Incipit della Passio secundum Joannem


Montelepre 11/03/2013 – coro parrocchiale; Maurizio Pizzurro
(organo)

13. Sic respondes - Tu es rex (dalla Passio del Venerdì)


Villafrati 6/04/2007 – coro parrocchiale; Federica Varciglio (organo)

14. Vere filius (parte conclusiva della Passio della Domenica)


Villafrati 24/03/2013 – coro parrocchiale; Federica Varciglio (organo)

387
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
15. Gloria laus
Butera 24/3/2013 – coro composto dal clero locale

16. Incipit della Passio secundum Lucam


Butera 24/03/2013 – Gaspare Nolasco (voce); Salvatore Di Martino
(organo)

17. Pater dimitte illis (dalla Passio della Domenica)


Butera 24/3/2013 – Gaspare Nolasco (voce); Salvatore Di Martino
(organo)

18. Blasphemavit (dalla Passio della Domenica)


Realmonte 29/03/2015 – Calogero Mangione (Cronista); Alfonso
Puccio, Martino Incardona, Pasquale Salemi (voci soliste); Enrico
Fallea (organo)

19. Et hic erat (dalla Passio della Domenica)


Realmonte 29/03/2015 – Calogero Mangione (Cronista); Pasquale
Salemi (voce); Enrico Fallea (organo)

20. Et inclinato capite (dalla Passio del Venerdì)


Realmonte 18/04/2014 – Martino Incardona (voce); Enrico Fallea
(organo)

21. Passione secondo Giovanni


Balata di Baida (fraz. di Castellammare del Golfo) 29/11/2013 –
Michele Crociata (voce)

22. Hic dixit (dalla Passio della Domenica)


Misilmeri 3/04/1977 – coro femminile parrocchiale; Caterina
Sciarabba (armonium)

23. Peccavi (dalla Passio della Domenica)


Misilmeri 3/04/1977 – Antonina Di Palermo (voce); Caterina
Sciarabba (armonium)

388
Giuseppe Giordano
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati

cd 2 - Repertori devozionali

1. Rusàriu râ Matri a Ràzia


Ventimiglia di Sicilia 15/08/2011 – coro di fedeli

2. Rusàriu râ Maronna ô succursu


Castellammare del Golfo 29/11/20143 – coro di devote

3. Rusàriu râ Matri Assunta


Ciminna 6/08/2010 – coro di devote

4. Rusàriu di Sant’Antuninu
Porticello 9/06/2010 – coro di devote

5. Rusàrio râ Mmaculata
Cammarata 8/12/2012 – portatori del fercolo

6. Rusàriu rû Bamminu
Mezzojuso (chiesa di San Nicola) 21/12/2013 – Maria Lascari (voce
guida) e fedeli

7. Rusàriu di Natali
Croceverde Giardini 18/12/2012 – coro di devote

8. Stellario dell’Immacolata
Ciminna 07/12/2008 – Giacomo Cusmano (voce guida) e fedeli;
Maria Bonanno (organo)

9. Stellario dell’Immacolata
Capaci 2/12/2012 – coro di fedeli

10. Quindicina della Madonna Assunta


Misilmeri (Chiesa Madre) 1/08/2013 – coro dei fedeli; Raimondo
Abbandoni (organo)

11. Quindicina della Madonna Assunta


Caccamo (chiesa dei Cappuccini) 12/08/2012 – Salvatore Fusci (voce
guida) e fedeli; Dario Spatafora (organo)

12. Viàggiu dulurusu (Invitu)


Montedoro 12/12/2009 – coro di devote; Salvatore Alba (fisarmonica)

13. Viàggiu dulurusu (prima giornata)


Ciminna 16/12/2006 – Giosafat Lo Sciuto (voce) e strumenti a fiato

14. Viàggiu dulurusu (nona giornata)


Borgetto 24/12/2006 – Nicolò Vescovo (voce) e strumenti a fiato

389
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
15. Viàggiu dulurusu (seconda giornata)
Bisacquino (Chiesa Madre) 17/12/2015 – coro dei fedeli e organo

16. Viàggiu dulurusu (quarta giornata)


Capaci 19/12/2015 – coro di devote

17. Viàggiu dulurusu (nona giornata)


Alimena 18/12/2015 – fedeli; Filippo Burgaretto (organo)

18. Viàggiu dulurusu (settima giornata)


Castelbuono 22/12/2013 – gruppo di riproposta “Lorimest” e fedeli

19. Viàggiu di san Giuseppi


Misilmeri (Chiesa Madre) 12/02/2010 – Vincenza Giordano (voce);
Giuseppe Giordano (organo)

20. Litania di Natale


Mussomeli 19/12/2008 – Giuseppe Arganello (voce e triangolo);
Mario Arganello (voce); Gera Bertolone (voce e cerchietto); Francesco
Piras (voce e chitarra)

21. Nuvena di Natali


Bagheria – Giovanni Di Salvo (voce); Michele Piccione (zampogna
“a paro”)

22. Stabat Mater


Mussomeli 24/03/2016 – confrati del SS. Sacramento

23. Stabat Mater


Cianciana 23/03/2013 – gruppo dei lamentatori

24. La santa Cruci


Riesi 3/04/2015 – gruppo dei lamentatori

25. Lamentu
Geraci Siculo 25/03/2016 – gruppo dei lamentatori

26. Miserere
Alimena 23/03/2016 – confrati dell’Ecce Homo, del Crocifisso, del
Rosario e di San Giuseppe

27. Popule meus


Caccamo 22.11.1953 – coro maschile (Vincenzo Aglialoro, voce guida)

28. Chiamata dei confrati


Ventimiglia di Sicilia 10/04/2009 – confrati “della maestranza”

29. Tu chi dormi nta stu lettu


Ciaculli 9/04/2009 – confrati del Crocifisso

390
Giuseppe Giordano
Indice dei documenti sonori contenuti nei cd allegati

30. Susi susi piccaturi


Ventimiglia di Sicilia 10/04/2009 – confrati “della maestranza”

31. Trucculiata
Misilmeri 21/04/2011 - confrati del Sacramento

32. Parti râ Simana Santa


Villabate 9/04/2009 – gruppo “I trionfatori”

33. Stabat Mater


Misilmeri (chiesa di San Francesco) 1965 – coro femminile; Caterina
Sciarabba (armonium)

34. Stava Maria dolente


Montelepre (chiesa di Santa Rosalia) 11/3/2013 – coro di fedeli

35. Stava Maria dolente


Mezzojuso 28/03/2013 – coro di devote

36. Le tre ore di agonia (Invito)


Cammarata (chiesa di San Vito) 4/04/2009 – coro parrocchiale;
Maria Rita Di Marco (organo)

37. Le tre ore di agonia (I parola)


Aragona (chiesa del Carmine) 1/04/2015 – coro parrocchiale;
Giuseppe Farruggia (organo)

38. Le tre ore di agonia (VII parola)


Caccamo (Duomo di San Giorgio) 2/04/2010 – coro parrocchiale;
Salvatore Ciaccio (organo)

39. Frottola di san Nicola


Isnello 7/09/2014 – coro dei fedeli e banda musicale

40. Cantata a santo Stefano (Preghiera)


Aci Bonaccorso 2/08/2008 – partito del quartiere Piazza e banda
musicale

41. Cantata a santa Lucia (Cabaletta)


Belpasso 12/12/2014 – partito del quartiere Matrice e banda musicale

391
Tradizioni musicali fra liturgia e devozione popolare in sicilia
Suoni&Culture
Collana diretta da Sergio Bonanzinga

1. Figure dell’etnografia musicale europea. Materiali Persistenze


Trasformazioni. Studi e ricerche per il 150° anniversario della nascita di
Alberto Favara (1863-2013), a cura di Sergio Bonanzinga e Giuseppe
Giordano, 2016
2. Il rito musicale del Lazzaro nelle comunità arbëresh di Sicilia, a cura di
Girolamo Garofalo e Giuseppe Giordano, 2016
edizioni
Museo
Pasqualino
direttore Rosario Perricone

Studi e materiali per la storia della cultura popolare


1. Antonio Pasqualino, I pupi siciliani, 18. Rosalia Teri, Quaderno di proverbi, 1987
1975 19. Antonino Cusumano, Miracoli di carta.
2. Elisabetta Guggino, Gaetano Pagano, Stampe devote e immagini sacre nella
La mattanza, 1977 Valle del Belice, 1988
3. Antonino Buttitta, Michele Figurelli, 20. Antonino Buttitta, Salvatore D’Onofrio,
Salvatore D’Onofrio, Il lavoro contadino I colori del fùoco, 1989
nei Nebrodi, 1977 21. Antonino Buttitta, Antonino
4. Antonino Buttitta, Renato Guttuso, Cusumano, Lo specchio della memoria,
Forma e colore del carretto siciliano: I 1992
fratelli Ducato, 1978 22. Gabriella D’Agostino, Segni e simboli
5. Antonino Cusumano, Mestieri e lavoro nell’arte popolare siciliana, 1996
contadino nella Valle del Belice, 1978 23. Antonio Pasqualino, L’opera dei pupi a
6. Anonimo, Lu curtigghiu di li Raunisi, Roma a Napoli e in Puglia, 1996
1978 24. Salvatore Palazzotto, Antonio
7. Antonio Pasqualino, I pupi napoletani Pasqualino, La commedia dell’arte e il
8. Antonino Cusumano, Pani e dolci nella teatro di figura, 1997
Valle del Belice, 1981 25. Antonio Pasqualino, The Sicilian
9. Antonino Cusumano, La tessitura puppets, 2003
popolare nella Valle del Belice, 1982 26. Rosario Perricone, (a cura di), Mori
10. Antonino Buttitta, L’isola ritrovata, e cristiani nelle feste e negli spettacoli
1982 popolari, 2005
11. Antonino Buttitta, I colori del sole, 1982 27. Pier Luigi José Mannella, Il sussurro
magico. Scongiuri, malesseri e orizzonti
12. Antonino Buttitta, Salvatore D’Onofrio, cerimoniali in Sicilia, 2015
La terra colorata, 1982
28. Igor Spanò, Akṣamālā: studi di
13. Antonino Cusumano, Arti e mestieri indologia, 2016
nella Valle del Belice. Il cuoio, il legno, il
ferro, 1984 29. Agata Pellegrini, Sguardo sull’India:
filosofie e religioni nella storia dell’India,
14. Antonino Buttitta, Antonio Pasqualino, 2016
Il Mastro di campo a Mezzojuso, 1984
30. Rosario Perricone, (a cura di), La
15. Salvatore D’Onofrio, Janne Vibaek, Il cultura tradizionale in Sicilia: forme,
Museo Civico di Bisacquino, 1984 generi, valori, 2016
16. Salvatore D’Onofrio, Le arti del fuoco. I
carbonai dei Nebrodi, 1984
17. Antonino Cusumano, Arti e mestieri
nella Valle del Belice. La canna, la corda,
l’intreccio, 1985
Mostre
1. AA. VV., Marionetas en el mundo, 1992 9. Rosario Perricone, (a cura di), KERALA,
2. AA. VV., Au bout du fil, 1993 un pact avec les dieux, fotografie di
Johnathan Watts, 2006
3. AA. VV., Opra dei pupi, 1996
10. Rosario Perricone, (a cura di), Festa in
4. AA. VV., Historical Sicilian Marionettes, immagine, fotografie di Bordonaro, De
1997 Dlasi, Maggio, Russo, 2007
5. AA. VV., Les pupi exposition sur le théâtre 11. Rosario Perricone, (a cura di), I mercati
des marionnettes siciliennes,1998 storici di Palermo, fotografie di Giacomo
6. AA. VV., Opera dei pupi, the art of Bordonaro, 2008
sicilian puppetry, 2000 12. Alessandro Napoli, (a cura di),
7. Rosario Perricone, (a cura di), L’epos Immaginare Ariosto in Sicilia. Orlando
appeso a un filo, 2004 e Peppininu, Astolfo e Rodomonte, 2008
8. Rosario Perricone, Le vie dei santi. 13. Rosario Perricone, (a cura di), Immagini
Immagini di festa in Sicilia, fotografie di devote del popolo indiano, 2008
Angelo Maggio, 2005

Biblioteca di Morgana. Scene, corpi, immagini, figure


1. Italo Calvino, Andrea Zanzotto, 2. AA.VV., Oggetti e macchine del teatro di
Roberto Andò, La foresta-radice- Tadeusz Kantor, 1987
labirinto, 1987

Testi e atti
1. Mario Giacomarra, (a cura di), I 4. Rosario Perricone, (a cura di), Etnografie
cavalieri della memoria, 2005 del contemporaneo in Sicilia, 2016
2. Antonio Pasqualino, Le vie del cavaliere. 5. Caterina Pasqualino, Rosario
Epica medievale e memoria popolare, Perricone, (a cura di), Des marionnettes
2016 aux humanoïdes, 2016
3. M.A. Balsano, P.E. Carapezza, G. 6. Rosario Perricone, (a cura di), Dal
Colisani, P. Misuraca, M. Privitera, Furioso all’Innamorato: indagine
A. Tedesco, (a cura di), Le cadeau du multidisciplinare sull’epica cavalleresca,
village. Musiche e Studi per Amalia 2016
Collisani, 2016

Nuovi quaderni del Circolo semiologico siciliano


1. Gianfranco Marrone, a cura di,
Zoosemiotica 2.0. Forme e politiche
dell’animalità, 2017
2. Ilaria Ventura, La TV per i più piccoli,
2017
Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari

Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino

Consiglio direttivo
Rosario Perricone (Presidente)
Guglielmo Pasqualino (Vicepresidente)
Ignazio Buttitta (Segretario Generale)
Giuseppe Aiello (Economo)
Davide Camarrone (Consigliere)
Caterina Pasqualino (Consigliere)
Lia Pasqualino (Consigliere)
Giovanni Ruffino (Consigliere)
Marianne Vibaek (Consigliere)

Collegio dei revisori


Girolamo Cusimano (Presidente)
Mario Giacomarra (Revisore)
Fatima Giallombardo (Revisore)

Comitato scientifico
Sergio Bonanzinga, Pietro Clemente, Gabriella D’Agostino,
Salvatore D’Onofrio, Francesco Faeta, Gianfranco Marrone,
Alessandro Napoli, Vincenzo Padiglione, Berardino Palumbo

Comitato patrocinatore
Roberto Andò, Marc Augé, Roberto De Simone,
Paolo Fabbri, Dacia Maraini, Carlo Severi, Gianni Riotta
Finito di stampare nel mese di dicembre 2016
da Fotograph S.r.l. - Palermo

Potrebbero piacerti anche