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Crescita personale

C'è sempre un momento per la gioia

È davvero singolare la decisione con la quale noi teniamo aggiornato il computo dei
lati negativi della vita, mentre siamo così solerti nel dimenticare quelli positivi.

Durante il mio Corso d'Amore, ho imposto che ogni singolo allievo esternasse una
sua esperienza di massimo sconforto e una di somma felicità. Ebbene: ho dovuto
prendere atto con sbalordimento della facilità con la quale erano pronti a riferire della
propria disperazione (spesso con dovizia di particolari) e per contro della difficoltà che
incontravano nel rievocare i momenti più lieti della vita. Ma forse la cosa non deve
sorprenderci troppo, quando si consideri che le nostre vite sono bombardate da notizie di
sventure e di devastazioni. La storia che tutti noi abbiamo studiato a scuola è quasi in
esclusiva una cronaca di guerre, catastrofi, oppressioni, carestie. Ben poco vi si narra di
pace e di serenità.

La mamma ci esortava a immagazzinare il maggior numero possibile di ricordi lieti.


E ci assicurava che sarebbero tornati utili nei momenti in cui le cose non fossero andate
altrettanto bene. D'altronde, metteva in pratica quello che predicava. Nelle ore difficili, ci
invitava a tener presente che davanti a noi avevamo certamente dei giorni più sereni.
Aveva inoltre un talento veramente straordinario nel saper trasformare gli eventi dolorosi
in esperienze positive. Per moto automatico mi riaffiora alla mente una circostanza. Una
sera papà ci ha informati che il suo socio in affari aveva tagliato la corda con tutti i loro
fondi, lasciandolo senza un soldo e oberato di debiti. Inutile precisare che la notizia ci ha
fatto piombare tutti nella costernazione. Come avremmo pagato i nostri conti? Dove
avremmo potuto consumare il nostro pasto successivo?
La sera dopo, la mamma ha risposto al secondo di questi due interrogativi. Ha
preparato il banchetto più sontuoso che avessimo visto per mesi. Papà era furente. “Sei
impazzita, forse?” ha gridato in un impeto di collera. “Neanche per sogno,” ha risposto lei
“anzi, ho pensato che fosse il momento di festeggiare. Sono questi i momenti in cui
dobbiamo sentirci più contenti! Sopravvivremo, vedrai.”
E siamo sopravvissuti. E la mamma, oltre alla sua lezione di vita pratica, ci ha fatto
dono di un bellissimo ricordo che ha continuato ad allietarci nei molti anni trascorsi.
Nessuno in famiglia potrà mai dimenticare quella cena.

Tenete nota dei momenti in cui avete trionfato sulle avversità. Varrà ad assicurarvi

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che potrete rivivere quelle stesse emozioni. Non dimenticate i vostri momenti di letizia e di
felicità: vi serviranno da provvista di forza morale nei momenti in cui ne avrete più bisogno.

Sappiate che nelle ore più liete c'è sempre un motivo valido per festeggiare, ma
forse è ancora più importante che ve ne ricordiate nei momenti più bui della vita.

Imparate a ridere dei vostri guai, e non sarete mai privi del motivo per una buona
risata.
(Lyn Karol)

Fallimento o successo?

Non c'è nulla di simile al fallimento, ci sono solo risultati. Quasi ognuno di noi è
stato programmato a temere quella cosa chiamata fallimento. Inoltre non c'è nessuno di
noi che non abbia avuto un momento in cui desiderava una cosa e ne ha avuta un'altra.
Noi tutti abbiamo fatto cilecca a un esame, sofferto per un amore infelice, avviato un affare
solo per vedere andare tutto storto. Se da un capo all'altro di questo libro parlo di “esito” e
“risultato”, è perché ciò scorgono gli individui di successo, i quali non prendono neppure in
considerazione il fallimento. Non ci credono. Non rientra nel conto.
Gli uomini riescono sempre a ottenere qualche risultato. Le persone che hanno il
massimo successo nella nostra cultura non sono quelle che non falliscono, ma
semplicemente coloro i quali sanno che, se tentano di ottenere qualcosa e non riescono
ad averla, hanno comunque avuto un'esperienza istruttiva: utilizzano ciò che hanno
appreso e tentano un'altra strada, intraprendono nuove azioni, ottengono nuovi risultati.
Pensateci un momento: qual è l'unica risorsa, l'unico vantaggio di cui disponete
oggi rispetto a ieri? La risposta, come ovvio, è: esperienza. Gli individui che temono il
fallimento si fanno anticipatamente rappresentazioni interne di ciò che potrebbe non
funzionare, ed è questo che li trattiene dall'intraprendere proprio quell'azione capace di
assicurare l'attuazione dei loro desideri. Avete paura del fallimento? E che cosa ne
pensate dell'apprendimento? Potete imparare da ogni esperienza umana, e pertanto
riuscire, qualsiasi cosa facciate.
Ha scritto Mark Twain: “Non c'è nulla di più triste di un giovane pessimista”, e aveva
perfettamente ragione. Le persone che credono nel fallimento quasi sempre hanno in
serbo una esistenza mediocre. Il fallimento è qualcosa che non viene percepito da coloro
che attingono alla grandezza. Costoro non attribuiscono emozioni negative a ciò che non
funziona.

Mi sia permesso di riferirvi un esempio.


È la biografia sintetica di un uomo che:

a 31 anni è fallito come uomo d'affari


a 32 anni è stato bocciato a un'elezione
a 34 altro fallimento
a 35 gli è morta la donna amata

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a 36 ha avuto un crollo psichico
a 38 ha perduto un'altra elezione
a 43 non è riuscito a farsi eleggere al Congresso
a 46 ci ha riprovato ed è stato bocciato un'altra volta
a 48 stessa esperienza
a 55 non è riuscito a farsi eleggere senatore
a 56 ha perduto la corsa per la vicepresidenza
a 58 non ha avuto un seggio senatoriale
a 60 è stato eletto Presidente degli Stati Uniti.

Il nome del personaggio è Abraham Lincoln. Sarebbe potuto diventare presidente


se avesse considerato alla stregua di fallimenti le sue “trombature” elettorali? Assai
improbabile.

C'è anche un celebre episodio di Thomas Edison. Dopo che per 9999 volte aveva tentato
di perfezionare la lampadina elettrica senza riuscirci, qualcuno gli ha chiesto: “Hai forse
intenzione di andare incontro a 10.000 fallimenti?” La risposta di Edison è stata: “Io non
fallisco, semplicemente ho scoperto un altro modo di non inventare la lampadina elettrica.”
Edison in realtà aveva scoperto che considerando in modo diverso le azioni si ottiene un
risultato differente.

“I nostri dubbi sono traditori, e ci fanno perdere il bene che potremmo ottenere perché
abbiamo paura di tentare.”
William Shakespeare

I cicli

Sommario:

 i cicli: non tutti i cicli vengono terminati


 esempi di cicli aperti
 la comunicazione
 la parola e il dizionario
 i problemi con lo studio
 il pericolo delle attività non concluse
 chiudete i vostri cicli
 i dieci lebbrosi
 mettiti presto d'accordo con il tuo nemico
 anche le attività spirituali sono dei cicli
 noi soli siamo i padroni del nostro destino
 conclusione

Legenda:

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Ciclo: attività che presenta una fase iniziale, una centrale ed una finale. Un ciclo si
definisce "chiuso" quando tutte le attività che lo costituiscono sono giunte a termine.

Carica emotiva: le emozioni sono come la corrente elettrica, perciò possono essere
immagazzinate nei ricordi, così come la corrente viene immagazzinata nella batteria
dell'automobile.

Impiegati della mente: detti anche "punti di attenzione". È una rappresentazione figurata
per parlare della mente in modo che tutti possano capire. Si immagina la mente come un
grande ufficio dove vi sono tanti impiegati: ognuno con un suo compito specifico. I compiti
più complessi, come la sopravvivenza, sono svolti da più impiegati uniti tra loro.

I cicli

Una qualsiasi attività, per essere completa, deve consistere delle seguenti fasi ben
definite:
1. Inizio
2. Durata
3. Conclusione.

Tutta la vita si regge sui cicli: è infatti contraddistinta da attività che iniziano, continuano
per un certo tempo e quindi finiscono. Vi sono cicli enormi ed altri piccolissimi, il più
grande, dal punto di vista del nostro universo, è quello che la filosofia indù chiama vita di
bhrama (dio del nostro universo): 3.110.400.000.000 anni. Dal punto di vista umano uno
dei più piccoli cicli che possiamo riconoscere è rappresentato dal battito del cuore.
Anche le stagioni non sono altro che quattro cicli completi che si alternano tra loro; infatti
iniziano, continuano per tre mesi e quindi terminano, lasciando il posto alla successiva.

Non tutti i cicli vengono terminati

Tutto ciò che noi facciamo ha sicuramente un inizio, una durata ma non sempre ha una
fine. Se osserviamo la nostra vita troveremo infatti che, in più di un'occasione, siamo
partiti pieni di entusiasmo per una data cosa, l'abbiamo seguita per qualche tempo, e poi
l'abbiamo abbandonata senza terminarla. Un classico esempio lo possiamo trovare nei
libri di cui abbiamo iniziato la lettura ma non l'abbiamo mai completata.

Quando decidiamo di fare qualche cosa, già a livello di idea, diamo inizio ad un ciclo che,
in seguito, tenteremo di realizzare. Se il tentativo riesce otterremo un certo risultato,
l'azione finisce ed il ciclo si chiude. Se, invece, troviamo delle difficoltà, siano esse esterne
(ambiente, persone, ecc.) od interne (dimenticanza, pigrizia, educazione ricevuta, principi
morali, disponibilità finanziaria, ecc.), non riusciremo a tradurre l'idea in pratica ed il ciclo
non verrà terminato.

I cicli non conclusi, sono da considerarsi alquanto negativi per coloro che desiderano fare
una vita serena e produttiva. Perché?, chiederete; perché per ogni ciclo aperto vi sono
alcuni "impiegati" della mente che si sono presi in carico tutto ciò che riguardava quel ciclo
e quindi non sono più disponibili per altre attività mentali.

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Vediamo di chiarire con un semplice esempio

Supponiamo che la porta del nostro garage sia arrugginita e ci convinca di darle una
verniciata. Da quel momento, nella nostra mente, vi sarà un "impiegato" impegnato a
ricordarci che c'è la porta da verniciare. Infatti la cosa ci verrà in mente saltuariamente,
magari mentre lavoriamo, mangiamo, guardiamo la tv o sbrighiamo altre faccende.

Esempi di cicli aperti

Caso n. 1
Un amico ci telefona, chiedendoci se possiamo procurargli e spedirgli della
documentazione riguardante un certo argomento. Noi facciamo la ricerca del materiale, lo
troviamo, provvediamo a farne delle fotocopie, andiamo alla posta e lo spediamo. A questo
punto, giustamente, ci aspettiamo che lui, ricevuto il materiale, non dico ci ringrazi ma
almeno ci avvisi di averlo ricevuto. Spesso, purtroppo, ciò non avviene. Il nostro amico ha
aperto un ciclo, nella nostra mente si sono impegnati alcuni impiegati per soddisfarlo e, in
mancanza della conferma del ricevimento, tali impiegati resteranno in attesa di chiudere il
ciclo; attesa che può durare dei mesi o magari anche degli anni.
A riprova di quanto sopra ci può capitare che, dopo parecchio tempo, maneggiando del
materiale simile a quello che abbiamo spedito, ci ritorni in mente l'amico, la sua richiesta e
la sua poca precisione.
Ovviamente a questo ricordo sarà associato un certo disappunto, ovvero un'emozione
negativa. Questo significa che nella nostra mente il fatto è tuttora ricordato, e la carica
emotiva negativa accumulata nel ricordo di quell'episodio ancora attiva e presente.
Questa energia, sommata a quella di episodi similari, può portare a serie problematiche,
come vedremo più sotto nel capitoletto "le corazze caratteriali".

Caso n. 2
Tra i nostri parenti c'è una vecchia zia che, quando eravamo giovani, ci ha ospitato nel
periodo delle vacanze o comunque ci ha fatto del bene. La zia vive sola e sarebbe più che
felice di ricevere una lettera o una telefonata. Ogni giorno attende con ansia la lettera o la
telefonata che non arrivano mai. Dal canto nostro noi, giorno dopo giorno, ci ripromettiamo
di telefonare o scrivere alla vecchia zia, ma i giorni passano e il proponimento non viene
soddisfatto.
Anche questo è ciclo in sospeso che costringe alcuni impiegati della mente a ricordarci il
fatto e farci sentire un po' in colpa: altra energia negativa che ci portiamo appresso nel
tempo.

Caso n. 3
Muore un parente che avevamo ospitato in casa nostra negli ultimi anni della sua vita e
lascia qualche soldo ma non un testamento. Noi pensiamo che i soldi spettino solo a noi,
ma i parenti ritengono che sia giusta la spartizione come previsto dalla legge e ci
costringono a dividere i soldi in questo modo. Noi consideriamo questo come un affronto e
da quel momento togliamo il saluto ai parenti. Da questo momento tutte le volte che ci
vengono in mente proviamo per essi un sentimento di ostilità. Altra energia negativa
memorizzata nel ricordo di quel fatto, che non mancherà di sommarsi a quella già
esistente nei ricordi visti più sopra.

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In questo caso si rende evidente il grande potere del perdono, infatti bisognerebbe evitare
di avere dei cicli aperti che contengono odio o rancore. Le persone interessate, se non le
perdoniamo, diventeranno i nostri padroni, ci verranno in mente quando mangiamo,
rovinandoci il pasto; quando siamo a letto, guastandoci il sonno; quando ci rilassiamo,
riportandoci ansia ed agitazione.

Dice Catherine Ponder: "Vi è un vecchio proverbio che dice: Colui che non riesce a
perdonare agli altri rompe il ponte su cui lui stesso deve passare. Quando la nostra salute
od il nostro benessere, tardano ad arrivare, è necessario concedere il nostro perdono. Il
perdono, infatti, può spazzare via tutti gli ostacoli che hanno impedito al benessere ed alla
salute di arrivare fino a noi. Il perdono è un potente magnete da cui nessun bene può
evitare di essere attratto".

Se riuscirete a perdonare e dimenticare le offese che vi sono state fatte, non solo vivrete
serenamente, ma creerete intorno a voi una valida protezione nei confronti di eventuali
pensieri non buoni inviati da altri. Sta scritto nella bibbia: "se il tuo nemico ha fame dagli
da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, così facendo, radunerai dei carboni accesi
sul suo capo". (proverbi 25, 21)

La comunicazione

Un sorriso che non dai è un sorriso che non avrai.

La comunicazione verbale è una cosa che diamo per scontata, ma non conosciamo a
sufficienza. Una comunicazione completa si sviluppa secondo queste tre fasi:

1. tizio inizia la comunicazione e manda un messaggio a caio,


2. caio riceve il messaggio e risponde a tizio che lo ha ricevuto,
3. tizio chiude la comunicazione.

Vediamo un esempio pratico:

1. tizio: che giorno è oggi?


2. caio: venerdi'.
3. tizio: grazie.

Se tizio non avesse risposto "grazie" la comunicazione sarebbe stata incompleta, ovvero
un ciclo non concluso. Questo fatto, viene visto dal "bambino in noi" (subconscio o
emisfero destro), come un disagio, e viene registrato tra i brutti ricordi, ovvero quelli che
hanno una carica emotiva negativa.
Pertanto, nel dialogo con gli altri, cercate sempre di chiudere i cicli che avete aperto.

La parola e il dizionario

Ogni parola è un piccolo mondo a sé stante. Essa indica qualcosa di concreto e ben

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definito (oggetto, stato, sentimento, persona, ecc.). Ciò è però possibile solo se, in
precedenza, a quella parola è stato assegnato un significato o le sono stati attribuiti più
significati.
Tra le parole che si comprendono pienamente (mamma, mela, pera, ecc.), e quelle che
non si comprendono affatto, ve ne sono altre il cui significato non è compreso pienamente.
Le parole non conosciute e quelle con significato incompleto (es. esempio: collegare
"calcio" al gioco del pallone, ma non con il corrispondente sale minerale), rendono più
difficile l'apprendimento dell'argomento in cui vengono utilizzate.

I problemi con lo studio

È stato verificato che gli studenti che più hanno problemi con lo studio hanno un dizionario
mentale povero ed insufficiente. I problemi nascono dal fatto che una parola sconosciuta
rappresenta, per la mente, un ciclo di lavoro che potrà essere concluso solo trovando la
parola in oggetto. Paragonando la mente ad un grande ufficio, possiamo dire che, in
questo caso, alcuni impiegati si riuniranno intorno ad un tavolo cercando di dare un
significato alla parola in oggetto. Appare chiaro che dopo alcune parole non comprese vi
saranno molti impiegati impegnati in questo tipo di lavoro e, ovviamente, ve ne saranno di
meno per imparare e memorizzare.

Chi legge, o ascolta, si abitua nel tempo a superare le parole più o meno sconosciute.
Questo è assai dannoso per le ragioni viste in precedenza ed è pertanto di somma
importanza che tali parole vengano "scoperte" man mano che vengono incontrate.

Se la persona sta attenta a ciò che succede in lei può rendersi conto di aver superato una
parola di questo tipo perché, nella sua mente, si crea una specie di insoddisfazione
mentale, una specie di vuoto simile a quello provato da chi, ricevendo una scatola in
regalo, scoprisse che è vuota.

Questi principi non andrebbero mai sottovalutati: se avete difficoltà nello studio o nella
lettura, un motivo potrebbe essere dovuto al fatto che attribuite a qualche parola un
significato sbagliato o incompleto. Ponete perciò la massima attenzione alle parole che
leggete ed usate un buon dizionario ogni volta che ne incontrate una il cui significato non
vi è completamente chiaro.

Il pericolo delle attività non concluse

Se volete avere successo nella vita, farete bene ad iniziare solo le cose che siete sicuri di
poter terminare.

Come abbiamo visto, ogni volta che qualcuno inizia un'attività e poi non la termina, oppure
continua a pensare di dovere fare una certa cosa e non la fa mai, blocca alcuni impiegati
della sua mente. Questi impiegati, necessariamente, resteranno impegnati a richiamare,
ogni tanto, all'attenzione cosciente il fatto che quell'attività deve essere terminata.
È ovvio che più sono le attività in sospeso, più saranno gli impiegati impegnati, e meno
quelli a disposizione per fare altre attività mentali. Risulterà pertanto facile capire perché

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alcune persone, con il passare degli anni, perdono la lucidezza mentale: molti impiegati
sono rimasti bloccati e non sono più disponibili per ragionare, ricordare, studiare, ecc.

Le corazze caratteriali

Le terapie centrate sul corpo devono le loro idee fondamentali a Wilhelm Reich. Reich fu
un allievo di Freud da cui, ad un certo momento, si separò perché preferiva studiare
l'energia vitale, da lui definita "orgonica", ed il modo in cui scorre nel corpo umano.

Con i suoi studi sull'energia vitale, Reich arrivò a considerare l'orgasmo come la massima
espressione dell'energia vitale e le tensioni muscolari inconsce come "sacche" dove la
stessa era stata "congelata". La sua grande intuizione fu quella di capire che nella nostra
società siamo tutti prigionieri di una vera e propria "corazza muscolare caratteriale",
dovuta a tutti quei muscoli che, essendo in perenne tensione, diventano apportatori di
problematiche emotive ed energetiche.

Reich condivise con Freud il fatto che i traumi non risolti creano la stragrande
maggioranza delle turbe emozionali. Nel 1933 pubblicò infatti il saggio “L'analisi del
carattere” in cui sostiene, tra l'altro, che tutto il passato di ciascun individuo lo si ritrova
non soltanto nel suo carattere attuale ma anche nel corpo sotto forma di rigidezza cronica
di alcune fasce muscolari. La collera, per esempio, viene "congelata" come tensione dei
muscoli profondi del collo, mentre altre emozioni possono causare una certa rigidità del
torace.

Si legge nella "Funzione dell'orgasmo" di Reich: "possiamo dire: ogni rigidità muscolare
contiene la storia e il significato della sua origine. La corazza stessa è la forma sotto la
quale l'esperienza infantile continua ad esistere come agente nocivo. La nevrosi non è
soltanto l'espressione di un equilibrio psichico turbato; più esattamente è l'espressione di
un turbamento cronico dell'equilibrio vegetativo e della motilità naturale".

Chiudete i vostri cicli!

I dieci lebbrosi

"Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando


in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la
voce, dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Appena li vide, Gesù disse: "Andate a
presentarvi ai sacerdoti". E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi
guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo.
Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove
dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo
straniero?". E gli disse: "Alzati e va; la tua fede ti ha salvato!". (Luca 17:11-19)

In questo brano è possibile vedere come solo una persona su dieci si sia sentita in dovere

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di chiudere un ciclo che aveva iniziato, chissà quando, contraendo la malattia. Egli aveva
creato le cause della sua malattia, Gesù con il suo amore ha illuminato la sua aurea
rimuovendo le cause, ed egli, che aveva aperto il ciclo, lo chiude ringraziando il Signore.

Mettiti presto d'accordo con il tuo nemico

Vi è un altro brano interessante nel Vangelo di Luca, anche qui possiamo vedere la
grande importanza della chiusura dei cicli.

Racconta il brano: "Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada
procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti
consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non
avrai pagato fino all'ultimo spicciolo". (Luca 12, 58-29).

La frase "lungo la strada procura di accordarti con lui", in senso esoterico, significa
"mentre sei ancora in questa vita", ed insegna che è proprio in questa vita che possiamo e
dovremmo, chiudere tutti i conti aperti per poter avanzare nel cammino spirituale senza
"cicli aperti" che rallenterebbero il nostro cammino.

Anche le attività spirituali sono dei cicli

Ricordatevi che è giusto chiudere qualsiasi attività spirituale con un saluto ed un


ringraziamento. Questo non perché gli esseri invocati o il rituale effettuato impongano il
saluto, no. Il ringraziamento viene dato per riconoscenza mentre il saluto serve ad
incanalare tutte le energie in eccesso verso la terra onde evitare che possano arrecare
qualche disturbo (calore, ecc.).

In questo modo l'energia in eccesso ritorna verso la terra lasciando una condizione di
grande equilibrio. È bene fare il saluto inchinandosi verso terra, in questo modo il chakra
alla sommità della testa verrà posto di fronte al suolo e potrà riversarvi il sovrappiù.

Noi soli siamo i padroni del nostro destino

Con il controllo dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti, siamo liberi di attirarci cause
armoniche o disarmonie in ogni istante della nostra vita. Se impariamo ad osservare noi
stessi e gli altri scopriremo ben presto che ognuno raccoglie ciò che semina. Controllando
le nostre reazioni verso il mondo esterno, noi diventiamo padroni completi della nostra
vita. Vivendo in armonia qui e ora, noi siamo in grado di equilibrare le energie negative
che abbiamo creato nel passato e prepararci un futuro di pace e benessere.

Quando comprendiamo cos'è che genera le cause e gli effetti, cambia completamente la
nostra attitudine verso coloro che provocano disarmonia in noi. Comprendiamo che essi
stanno seminando una causa, mentre noi stiamo soltanto raccogliendo il frutto di ciò che
abbiamo seminato nel passato.

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Dovremmo sempre ringraziare coloro che ci fanno del male, perché in questo modo ci
permettono di "chiudere un ciclo" che abbiamo aperto tempo fa, magari in una vita
passata. Dice Richard Bach: "Quando hai davanti un problema, guardagli nelle mani:
vedrai che ha un regalo per te".

Conclusione

A qualcuno, il materiale proposto in questa lettera potrà sembrare più adatto per un libro di
fantascienza che non per coloro che desiderano camminare su un sentiero spirituale. A
queste persone posso dire che lavoro da anni nel campo della psicoterapia ed ho avuto
modo di verificare personalmente la validità dei concetti qui esposti. Molte forme di
psicoterapia tendono infatti, talvolta senza saperlo, a recuperare gli impiegati della mente
che non sono più disponibili in quanto "bloccati" in qualche episodio del passato.
Le tecniche della regressione della memoria, ad esempio, con cui il paziente viene aiutato
a ritornare indietro e rivivere le esperienze traumatiche, non fanno altro che liberare tali
impiegati e renderli disponibili per altre attività mentali. In questo modo viene liberata
anche l'energia emotiva negativa (tristezza, terrore, choc, rabbia, odio, rancore, ecc.), che
era bloccata nei ricordi del passato, ridando cosi' al paziente gioia di vivere e serenità.

(non è noto l'autore, se tu lo conosci, puoi trasmetterne il nome, p.f.?)

La lezione della farfalla

Un giorno, apparve un piccolo buco in un bozzolo; un uomo che passava per caso
si mise a guardare la farfalla che, per varie ore si sforzava per uscire da quel piccolo buco.
Dopo molto tempo sembrava che essa si fosse arresa ed il buco fosse della stessa
dimensione.
Sembrava che la farfalla ormai avesse fatto tutto quello che poteva, e che non
avesse più la possibilità di fare niente altro.
Allora l’uomo decise di aiutare la farfalla: prese un temperino ed aprì il bozzolo.
La farfalla uscì immediatamente.
Però il suo corpo era piccolo e rattrappito e le sue ali erano poco sviluppate e si
muovevano a stento.
L’uomo continuò ad osservare perché sperava che, da un momento all’altro le ali
della farfalla si aprissero e fossero capaci di sostenere il corpo, e che essa cominciasse a
volare.
Non successe nulla!
La farfalla passò il resto della sua esistenza trascinandosi per terra con un corpo
rattrappito e con le ali poco sviluppate.
Non fu mai capace di volare.
Ciò che quell’uomo, con il suo gesto di gentilezza e con l’intenzione di aiutare non capiva,
era che passare per lo stretto buco del bozzolo era lo sforzo necessario affinché la farfalla
potesse trasmettere il fluido del suo corpo alle sue ali, così che essa potesse volare.
Era la forma con la quale Dio la faceva crescere e sviluppare.

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A volte, lo sforzo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita.
Se Dio ci permettesse di vivere la nostra esistenza senza incontrare nessun
ostacolo, saremmo limitati.
Non potremmo essere così forti come siamo.
Non potremmo mai volare.

Chiesi la forza…
e Dio mi ha dato la difficoltà per farmi forte.
Chiesi la sapienza…
e Dio mi ha dato problemi da risolvere.
Chiesi la prosperità…
e Dio mi ha dato cervello e muscoli per lavorare.
Chiesi di poter volare…
e Dio mi ha dato ostacoli da superare.
Chiesi l’amore…
e Dio mi ha dato persone con problemi da poter aiutare.
Chiesi favori…
e Dio mi ha dato opportunità.

Non ho ricevuto niente di quello che chiesi…


Però ho ricevuto tutto quello di cui avevo bisogno.

Vivi la vita senza paura, affronta tutti gli ostacoli


e dimostra che puoi superarli.

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La parabola del ranocchio

Si svolgeva, qualche tempo fa, una gara di ranocchi.

L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre.

Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.

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Cominciò la gara.

In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi


raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo:

"Che pena, non ce la faranno mai!"

I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima

La gente continuava a dire:

“Che pena, non ce la faranno mai!"

E i ranocchi, uno ad uno, si stavano dando tutti per vinti,

tranne il solito ranocchio testardo,

che continuava ad insistere.

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Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo,
raggiunse alla fine la cima.

Gli altri volevano sapere come avesse fatto.

Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la
prova.

E scoprirono che...

era sordo!

Non ascoltare le persone con la pessima abitudine di essere negative:

derubano le migliori speranze del tuo cuore!

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Ricorda sempre il potere che hanno le parole che ascolti o leggi.

Per cui, preoccupati di essere sempre

POSITIVO !

Riassumendo :

Sii sempre sordo quando qualcuno ti dice che non puoi realizzare i tuoi sogni.

Stai bene, sii felice, buon futuro!

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Non rinunciare

Quando le cose vanno male, come spesso accade,


quando la tua strada sembra tutta in salita,
quando i fondi sono pochi e i debiti molti,
e volevi sorridere, ma hai dovuto sospirare,
quando le responsabilità ti opprimono,
fermati un attimo, se devi, ma non rinunciare.

La vita è strana, con i suoi cambiamenti e le sue svolte,


come ognuno di noi ha dovuto imparare
e spesso si ha un fallimento,
quando sarebbe bastato avere costanza per vincere.
Non rinunciare, anche se sembra che tutto sia fermo,
potresti vincere al prossimo colpo.

Spesso la meta è più vicina


di quanto non sembri ad un uomo che lotta.
Spesso il lottatore si è arreso
quando avrebbe potuto ottenere la coppa del vincitore.
E troppo tardi si è accorto, al calare della notte,
quanto era vicino alla corona d'oro.

Il successo è l'insuccesso rovesciato,


la tenda argentea delle nubi del dubbio,
e non puoi mai accorgerti di quanto sia vicino,
potrebbe esserlo proprio quando sembra tanto lontano.
Quindi continua a lottare quando sei colpito più duramente,
è quando tutto sembra perduto che non devi rinunciare.

Principio del vuoto

Hai l'abitudine di accumulare oggetti inutili, credendo che un giorno, chi sa quando, ne
avrai bisogno?
Hai l'abitudine di accumulare denaro solo per non spenderlo, perché pensi che nel futuro
potrà mancarti?
Hai l'abitudine di conservare vestiti, scarpe, mobili, utensili domestici ed altre cose che già
non usi da molto tempo?

E dentro di te?
Hai l'abitudine di conservare rimproveri, risentimenti, tristezze, paure ed altro?
Non fare questo! Vai contro la tua prosperità!
È necessario che lasci uno spazio, un vuoto, affinché cose nuove arrivino alla tua vita.
È necessario che ti liberi di tutte le cose inutili che sono in te e nella tua vita, affinché la

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prosperità arrivi.
La forza di questo vuoto è quella che assorbirà ed attrarrà tutto quello che desideri.
Finché stai, materialmente o emozionalmente, caricando sentimenti vecchi ed inutili, non
avrai spazio per nuove opportunità.

I beni devono circolare!


Pulisci i cassetti, gli armadi, la stanza degli arnesi, il garage.
Dai via quello che non usi più.
L'atteggiamento di conservare un mucchio di cose inutili incatena la tua vita.
Non sono gli oggetti conservati quelli che stagnano la tua vita, bensì il significato
dell'atteggiamento di conservare.
Quando si conserva, si considera la possibilità di mancanza, di carenza, si crede che
domani potrà mancare, e che non avrai maniera di coprire quelle necessità.
Con quell'idea stai inviando due messaggi al tuo cervello e alla tua vita: che non ti fidi del
domani, e che pensi che il nuovo e il migliore non sono per te.
Per questo motivo ti rallegri conservando cose vecchie ed inutili.

Liberati di quello che perse già il colore e la lucentezza, lascia entrare il nuovo in casa tua,
e dentro te stesso.

Che la prosperità e la pace ti raggiungano presto.

Priorità

Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vaso di
marmellata, vuoto, e cominciò a riempirlo con dei sassi di circa 3 centimetri di diametro.
Una volta fatto chiese agli studenti se il contenitore, a loro avviso, fosse pieno, ed essi
risposero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vaso e lo
scosse delicatamente.
Ovviamente i piselli si infilarono negli spazi vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vaso, secondo loro, fosse
pieno, ed essi, nuovamente, dissero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vaso.
Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vasetto fosse pieno e questa
volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, due lattine di birra, e le versò
completamente dentro il vaso, inzuppando la sabbia. Gli studenti risero.
“Ora” disse il professore non appena cessarono le risate, “voglio che voi capiate
che questo vaso rappresenta la vostra vita. I sassi, sono le cose importanti - la vostra
famiglia, i vostri figli, i vostri amici, la vostra salute - le cose per le quali, se tutto il resto
fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena.
I piselli sono le altre cose, per voi importanti - il vostro lavoro, la vostra casa, la
vostra auto -.
La sabbia è tutto il resto, le piccole cose, spesso insignificanti”.
“Se mettete dentro il vaso per prima la sabbia”, continuò il professore “non ci
sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la vostra vita. Se dedicate tutto

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il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per
voi sono importanti. Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli,
portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per
lavorare, per pulire la casa, per lavare l'auto. Prendetevi cura dei sassi per prima cosa - le
cose che veramente contano -. Fissate le vostre priorità .... il resto, è solo sabbia”.
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore cosa rappresentasse la
birra.
Il professore sorrise.
“Sono contento che me l'abbia chiesto. Era giusto per dimostrarvi che non importa
quanto piena possa essere la vostra vita, perché c'è sempre spazio per qualcos'altro”.

Ma c'è un'altra morale.


Per risolvere un problema non bisogna cedere al primo impulso, occorre esaminare bene
la situazione e pianificare i passi da fare fino alla soluzione.
Il problema di riempire il vasetto poteva essere risolto subito, al primo passo, con la birra.
Ma per questo occorre conoscenza ed esperienza. Conoscenza utile.

Uno su mille

Se sei a terra non strisciare mai.


Se ti diranno “sei finito” non ci credere.
Devi contare solo su di te.
Uno su mille ce la fa.
Quanto è dura la salita, in gioco c'è la vita.
Il passato non potrà tornare uguale mai,
forse è meglio, perché no, tu che ne sai.
Non hai mai creduto in me, ma dovrai cambiare idea.
La vita è come la marea, ti porta in secca o in alto mare,
com'è la luna, va.
Non ho barato né bluffato mai,
e questa sera ho messo a nudo la mia anima.
Ho perso tutto ma ho ritrovato me.
Uno su mille ce la fa.
Com'è dura la salita, in gioco c'è la vita.
Tu non sai che peso ha, questa musica leggera.
Ti ci innamori e vivi ma, ci puoi morire quando è sera.
Io di voce ce ne avrei, ma non per gridare aiuto.
Nemmeno tu mi hai mai sentito, mi son tenuto il mio segreto,
tu sorda, e io ero muto.
Se sei a terra non strisciare mai.
Se ti diranno “sei finito” non ci credere.
Finché non suona la campana vai.
Uno su mille ce la fa.
Tu dovrai cambiare idea.
La vita è come la marea.
Uno su mille ce la fa.

(Migliacci - Fia)

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