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ISBN 978-88-3331-627-7
Ciò che turba gli uomini non sono le cose, ma i giudizi che essi formulano sulle
cose. Per esempio, la morte non ha nulla di temibile, altrimenti sarebbe sembrata
tale anche a Socrate. Ma è il giudizio che noi formuliamo sulla morte. Pertanto,
quando incontriamo delle difficoltà o siamo turbati o tristi, non attribuiamone la
responsabilità a un altro, ma a noi stessi, cioè ai nostri giudizi: è proprio di chi non
è ancora stato educato, attribuire agli altri la responsabilità dei suoi mali; è proprio
di chi è all’inizio della propria educazione attribuirne la responsabilità a sé stesso;
è proprio di chi ha completato la propria educazione non attribuire la responsabilità
né ad altri né a sé stesso.
L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda
affollata, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi
comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro
la parola, e i vicini di solito ‘afferrano il messaggio’ e rispondono in modo adeguato
lasciandoli in pace. Questo ovviamente è proprio uno scambio di comunicazione
nella stessa misura in cui lo è una discussione animata.
Lei molto curata, amante dello sport e del tenersi in forma; lui più intellettuale e
meno incline allo sforzo fisico, tanto da essersi sempre vergognato di un corpo
magro e tutt’altro che atletico.
La serata è perfetta e culmina con un ultimo drink a casa di lui, preambolo di
quella che sarà una notte di passione.
La mattina successiva, mentre stanno facendo colazione, tra un gesto di affetto e
una battuta lei pronuncia questa frase: «Per me l’aspetto fisico è la cosa più
importante».
Per lui è come ricevere un colpo da k.o. da un peso massimo. Una doccia fredda.
Pensa al suo corpo, non proprio tonico, agli addominali inesistenti e ai pettorali
invisibili. Si blocca e non riesce a rispondere.
Dopo una cena meravigliosa e una notte stupenda sente di non meritare un tale
affronto. La colazione finisce e i due si salutano.
Lui decide di non richiamarla, ritenendo di non essere all’altezza degli standard di
lei; probabilmente, pensa, era abituata a uomini palestrati, e la notte trascorsa
insieme è stata solo divertimento. Al contrario, lei sta volando al settimo cielo,
idealizzando nel pensiero il suo fascinoso intellettuale. Non vede l’ora di ripetere
l’esperienza.
Nei giorni seguenti aspetta una chiamata di lui, che puntualmente non arriva.
Prova quindi a chiamarlo ma niente da fare: non riceve risposta.
Triste e delusa, decide di lasciar perdere: lui è come gli altri, pensa.
Se solo lui avesse capito che con la frase «Per me l’aspetto fisico è la cosa più
importante intendeva che aveva decisamente apprezzato gli abbracci e le carezze
della notte appena trascorsa, ovvero il contatto, non l’estetica bensì la relazione
fisica, si sarebbe comportato in modo totalmente differente.
Allo stesso modo, se lei avesse scelto con più cura le parole e i modi per
comunicare ciò che voleva trasmettere, il fraintendimento non avrebbe avuto luogo
e la relazione sarebbe continuata.
[…]
[…]
[…]
Psiche significa «anima», perciò si potrebbe pensare che trattamento psichico sia
il trattamento dei fenomeni patologici dell’anima. Ma il significato è diverso.
Trattamento psichico vuol dire trattamento a partire dall’anima, trattamento dei
disturbi psichici e somatici, con mezzi che agiscono in primo luogo e direttamente
sulla psiche umana. Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole
sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il
profano potrà comprendere come le «sole» parole del medico possano rimuovere
disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella
magia. E non ha tutti i torti; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo
magia attenuata.
Il signor Armando è dall’oculista per un controllo di routine. Nel corso della visita il
medico riscontra un leggero aumento della pressione oculare e prescrive
immediatamente delle gocce da mettere negli occhi vita natural durante,
indicazione che lascia Armando perplesso, dal momento che non ama prendere
farmaci, e certamente non per tutta la vita. Il dialogo si svolge su questi toni:
Medico: «La sua pressione degli occhi è alta e va trattata immediatamente, non
c’è tempo da perdere!»
Paziente: «Ma, dottore, i valori non sono così alti, sono al limite, magari scendono,
non potremmo aspettare e monitorare?»
Medico: «Io non ho bisogno di aspettare, la pressione non scende, casomai salirà
ancora».
Paziente (spaventato ed esitante): «Ma non potremmo fare altri esami, per
approfondire, che so, l’esame del campo visivo…»
Medico (irritato): «Senta, come le ho detto, io la diagnosi l’ho fatta e non ho
bisogno di altri elementi. Lei farebbe bene a preoccuparsi di più della sua vista, è
giovane e se non fa come dico io, tra qualche anno si troverà cieco!» (evocazione
negativa forte)
Il signor Armando ringrazia il dottore, lo saluta, e appena fuori dallo studio straccia
in mille pezzi il referto della visita, pensando: «Io da questo dottore non tornerò
mai più». Il giorno dopo prende appuntamento da un altro oculista.
Paziente: «Dottore, come è possibile che non mi sia mai accorta di avere la
fibrillazione?»
Medico: «Può capitare, signora… Sa, molti pazienti col suo problema hanno il
cuore che batte veloce e possono avere mancanza di respiro (evocazione
negativa), ma in molti casi la frequenza è normale e lei è una di questi.
Paziente (allarmata): «Allora potrebbe venirmi una fibrillazione rapida!»
Medico: «Non credo, ma tutto è possibile. Se capitasse, si faccia sentire che le
darò dei farmaci per rallentarla».
L’oculista riscontra solo minime alterazioni compatibili con l’età, e le consiglia una
nuova visita di controllo dopo un anno. Mentre saluta una Sara visibilmente
sollevata, l’oculista aggiunge, quasi come un ripensamento: «A proposito, se mai
dovesse vedere dei lampi di luce, si faccia rivedere immediatamente!» Tanto basta
perché Sara venga rigettata nella paura: «Se dice questo, è perché prevede che io
debba vedere dei lampi di luce. E se prevede questo, probabilmente ha visto
qualcosa di potenzialmente pericoloso che non vuole dirmi per non spaventarmi».
A nulla valgono le rassicurazioni del medico di non aver visto assolutamente nulla
di grave: il seme del dubbio è stato gettato e germoglia nella mente ipocondriaca
di Sara che, puntualmente, dopo qualche tempo, comincia a vedere occasionali
puntini luminosi.
Sara adesso è certa che le stia capitando qualcosa di grave, come predetto dal
medico, e vorrebbe tanto farsi controllare di nuovo, ma la paura della condanna è
troppo grande e quindi posticipa per ben tre anni, al termine dei quali finalmente
trova il coraggio di tornare dal medico e scoprire che la tanto temuta malattia
grave non c’è. Ancora turbata, chiede spiegazioni sul misterioso avvertimento; il
medico risponde di aver l’abitudine di avvisare in questo modo tutti i pazienti, dopo
una certa età, per essere sicura che non sottovalutino certi sintomi. Nel frattempo,
Sara ha vissuto tre anni di terrore.
Occorre quindi che il medico sia ben consapevole del potere della
sua comunicazione: al di là del contenuto del discorso, che parla alla
parte razionale della mente, le immagini negative suscitate dalle sue
parole, come il battito rapido o i lampi di luce, vanno direttamente al
paleoencefalo, la mente antica, colpendola come una lama,
suggestionando il paziente e gettandolo, a seconda dei casi,
nell’apprensione o nell’angoscia.
«La figura del medico è uno psicofarmaco, cui conseguono effetti
principali e secondari, ed è da scegliere e da dosare
individualmente. È il medicamento più nobile e più stabile, ma non è
facile da somministrare. La parola del medico può guarire ma può
anche fare ammalare» (Luban-Plozza, Pöldinger, 1971).
Le comunicazioni scritte
Il dilagare della comunicazione telematica ha fatto crescere in
maniera esponenziale le comunicazioni medico-paziente via e-mail o
tramite i vari servizi di messaggistica. Mentre questi ultimi sono
adoperati prevalentemente per concordare o rinviare appuntamenti,
le e-mail sono di solito utilizzate dal paziente per aggiornare il
medico sul suo stato di salute e dal medico per dare indicazioni e
prescrizioni.
In questo contesto, mancando totalmente sia la comunicazione
non verbale sia la paraverbale, tutto il significato della
comunicazione è caricato sulla parte verbale, che deve essere
quindi curata al massimo.
Prendiamo ad esempio il caso di Stefano, un ragazzo seguito dallo
psichiatra per un disturbo d’ansia legato alla paura di essere
depresso. Il medico prescrive un antidepressivo SSRI a dose ridotta
del 50%, e chiede a Stefano di mandare una e-mail dopo qualche
settimana per riferire il suo stato di salute ed eventuali effetti
collaterali del farmaco.
Alla comunicazione di Stefano di sentirsi meglio e di non aver
avuto effetti collaterali dal farmaco, lo psichiatra risponde dando
indicazione di aumentare la dose, gettando così Stefano nello
sconforto per la paura di essere peggiorato. Dopo diverse notti
insonni, Stefano contatta il medico telefonicamente e scopre che la
dose ridotta inziale era stata prescritta per saggiare la tolleranza al
farmaco, e che una volta appurato che questo era ben tollerato, è
stato portato alla dose piena.
Spesso questo tipo di equivoco, oltre a generare inutilmente ansia
nel paziente, porta a ridotta aderenza alle indicazioni.
«Il dottore è un esperto di relazioni umane», sosteneva Michael
Balint, e anche nel contesto telematico la comunicazione è uno
strumento terapeutico a tutti gli effetti. Non utilizzarne appieno il
potenziale equivale ad affrontare una battaglia con le armi spuntate.
Nonostante la sua indubbia e comprovata importanza, i medici non
vengono formati all’uso strategico della comunicazione, e devono
quindi acquisire questa competenza «strada facendo». Alcuni
professionisti non si pongono il problema o ritengono che le abilità
comunicative nel contesto medico siano «accessorie» e non
indispensabili, continuando a comunicare «spontaneamente»
secondo il loro stile personale.
Anche quando sono naturalmente empatici, la comunicazione di
questi professionisti non è gestita in maniera consapevole per
ottenere l’effetto desiderato. Può quindi capitare che anche frasi
apparentemente innocue preoccupino o spaventino il paziente,
spesso fungendo da seme per lo sviluppo di un disturbo d’ansia,
come nell’esempio della signora Donatella.
Per fortuna l’interesse per la comunicazione in medicina è molto
aumentato negli ultimi anni, complici anche gli sviluppi delle
neuroscienze e della medicina integrata che ogni giorno di più
dimostrano l’importanza degli atteggiamenti mentali nel
mantenimento della salute e chiariscono molti meccanismi alla base
delle interazioni mente-corpo.
Molti professionisti quindi stanno investendo tempo ed energie
nello sviluppo di competenze comunicative e relazionali, traendone,
insieme ai loro assistiti, enormi benefici nella pratica clinica.
La profonda modificazione cui stiamo assistendo, legata
all’implemento della cura a distanza nel contesto telematico,
aggiunge a questa sfida un nuovo livello di complessità: saper
comunicare telematicamente richiede al medico una particolare
attenzione per adattarsi al contesto.
«Ogni paziente dovrebbe sentirsi un po’ meglio dopo la visita del
medico, a prescindere dalla natura della sua malattia», diceva
Warfield Theobald Longcope. Possiamo aggiungere che di una
comunicazione efficace, anche nel contesto telematico, beneficerà
oltre al paziente anche il medico, perché nel rapporto terapeuta-
paziente si vince o si perde entrambi.
Capitolo 5
La psicoterapia telematica: le sfide del
setting a distanza
Il compito dello psicoterapeuta […] non è affatto quello di «trovare» cosa è che
non va nel paziente per poi poterglielo «dire» […] Il lavoro dello psicoterapeuta
non consiste nemmeno nell’imparare cose riguardo al paziente per poi
insegnargliele, bensì insegnare al paziente come imparare ciò che concerne sé
stesso […] e questo avviene sulla base di esperienze concrete e non verbali».
1 https://wearesocial.com/it/blog/2019/01/digital-in-2019.
2 «Erogazione di cura e assistenza, quando la distanza è un fattore critico,
attraverso tecnologie informatiche e della comunicazione» è la definizione
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
3 Frontiere ancora in esplorazione sono i chatbot, o assistenti virtuali, software che
analizzano tramite parole chiave i sintomi del paziente, e gli danno indicazioni di
comportamento (richiesta di aiuto, monitoraggio del sintomo, ecc.).
4 Il sistema percettivo-reattivo in psicoterapia breve strategica è la modalità
ridondante di percezione e reazione di un individuo nei confronti della realtà, che si
esprime nel funzionamento delle tre fondamentali tipologie di relazione
interdipendenti: la relazione tra il Sé e il Sé, la relazione tra il Sé e gli altri, la
relazione tra il Sé e il mondo.
5 La tentata soluzione definisce i tentativi fatti, sia dalla persona che presenta un
problema sia da quelle con cui è in relazione (inclusi i partner, gli amici, i
precedenti terapeuti, lo staff medico), per cercare di risolvere, ma
infruttuosamente, il problema stesso.
6 In alcuni casi si distingue il termine «aderenza», che indica un ruolo più attivo
svolto dal paziente nel prendersi cura della propria salute, da quello di
«compliance», che indica una condizione più passiva. In questa sede, per
semplicità, i due termini verranno utilizzati come sinonimi.
7 Altri meccanismi sono la riduzione dell’ansia, l’apprendimento e l’apprendimento
sociale.
8 MRGE: Malattia da Reflusso Gastro-Esofageo; BPCO: Broncopneumopatia
Cronica Ostruttiva.
9 https://web.stanford.edu/group/ipc/pubs/2002AmbadySurgery.pdf
10 La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca a decorso benigno che, spesso ma
non sempre, causa una frequenza cardiaca accelerata.
11 Il verificarsi di effetti negativi legati all’aspettativa mentale di un peggioramento
prende il nome di «effetto nocebo», ed è speculare all’effetto placebo, utilizzando
gli stessi meccanismi e le stesse vie neurali.
12 http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato9565072.pdf
13 Ne è un esempio woebot (da woe = dolore, dispiacere), programma progettato
dall’Università di Stanford che utilizza i principi della terapia cognitivo-
comportamentale, dando le prime indicazioni alle persone su come comportarsi
per gestire i disagi mentali.
14 Si definisce problem solving l’insieme di procedimenti orientati alla soluzione
dei problemi. Esistono vari modelli di problem solving, ma i più noti sono il problem
solving strategico e quello cognitivo.
15 Il linguaggio performativo si può suddividere in linguaggio evocativo, che evoca
sensazioni, e linguaggio ingiuntivo, che induce all’azione. Entrambe le forme
favoriscono il cambiamento.
16 Il «verdetto di Dodo» si riferisce all’episodio narrato da Lewis Carroll in Le
avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, in cui l’uccello Dodo indice una gara
tra i vari personaggi, senza specificare con quali parametri avrebbe attribuito la
vittoria. Alla fine della gara, per accontentare tutti, Dodo dichiara: «Tutti hanno
vinto e tutti devono essere premiati».
17 La meta-analisi è una tecnica statistica di analisi che permette di combinare i
dati di più studi condotti su di uno stesso argomento, generando un unico dato
conclusivo e permettendo così di dare significato a dati provenienti da un gran
numero di ricerche differenti.
18 Concetto introdotto da Franz Alexander nel 1946 per indicare le esperienze
emotive concrete che permettono al paziente di «correggere» l’influenza di
esperienze negative precedenti.
19 https://it.wikipedia.org/wiki/Non_è_mai_troppo_tardi_(programma_televisivo)
20 Frequently Asked Questions, ovvero domande frequenti.
21 Chat: servizio offerto da Internet, che permette a più interlocutori di conversare
in tempo reale tramite messaggi scritti.
22 Voice over IP (VoIP): tecnologia che rende possibile effettuare una
conversazione telefonica sfruttando una connessione Internet, anziché passare
attraverso la rete telefonica tradizionale.
23 Forum: servizio Internet che permette di inviare e leggere messaggi su un
argomento specifico, che restano a disposizione per i commenti altrui,
24 https://www.sanitainformazione.it/formazione/emergenza-coronavirus-picco-
della-formazione-a-distanza-40-burnout-il-corso-piu-seguito/
25 Il costruttivismo è un approccio che considera la conoscenza una costruzione
dell’esperienza personale anziché la rappresentazione di una realtà indipendente
dall’osservatore.
26 Questo processo prende spunto dal modo in cui il bambino costruisce i concetti
base e le forme del pensiero attraverso l’interazione con l’ambiente, come
brillantemente evidenziato da Jean Piaget, uno dei padri del costruttivismo.
27 Le strutture cerebrali coinvolte nel processo di memorizzazione sono
l’ippocampo e l’amigdala, parti del sistema limbico. L’ippocampo gioca un ruolo
primario nella formazione della memoria a breve termine, mentre l’amigdala
attribuisce il significato emotivo all’informazione ricevuta.
Indice
Introduzione
Capitolo 1. La realtà nello schermo
Capitolo 2. La pragmatica della comunicazione telematica
La forma crea il contenuto. Gli assiomi della comunicazione
umana e la loro applicazione digitale
La superficie è l’anticamera della profondità. La creazione della
prima impressione
Costruire il proprio palcoscenico. Il setting telematico
Il canto delle sirene. L’utilizzo strategico della voce
A me gli occhi, a te il sorriso. Lo sguardo e la mimica facciale
Il corpo come strumento. La prossemica, la postura e i gesti
Capitolo 3. La persuasione digitale
Fraintendimenti, ripetizioni e ridondanze
L’argomentazione, la retorica e la sintonia
All’inizio era il Verbo. La parola, il linguaggio e la struttura
dell’eloquio
Evocare sensazioni
Il dialogo strategico telematico
Capitolo 4. Ippocrate telematico: le cure mediche a distanza
La cura è un atto di relazione
La compliance
L’effetto placebo
Curare a distanza
L’anamnesi
L’esame obiettivo
Il colloquio
La comunicazione paraverbale
La creazione dell’accordo
La prescrizione
Le comunicazioni scritte
Capitolo 5. La psicoterapia telematica: le sfide del setting a distanza
«Non esiste salute senza salute mentale»
L’arte di curare con le parole
I fattori terapeutici
Adattarsi al contesto telematico
Capitolo 6. La formazione a distanza
La tecnologia incontra l’arte della persuasione: la formazione
strategica a distanza
Supervisioni cliniche
Consulenza, coaching e marketing
Conclusioni
Bibliografia
Note
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