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Costanza Baldini (acura di) SOCIOLOGIA DELLA MODA Testi di Alberoni, Baldini, Baudrillard, Blumer, Bouthoul, Davis, Descamps, Fallers, Horowitz, Koenig, Kroeber, Lipoveisky, Sellerberg, Simmel, Smé Spencer, Sproles, Squicciarino, Sumner, Tarde, Veblen /” © As Y ARMANDO EDITORE Nel settembre del 1951 sul “Messaggero” di Roma comparve un articolo che conte- neva aleune considerazioni sulla decadenza dell’ abbigliamemto dei parigini. «Un tempo— seriveva il nostro autore —, anche nei Iuoghi di villeggiatura, l'abbigliamento degli womi- ni e delle donne era pitt severo. Non parliamo, poi, delle citta, dove gli uomini, anche in piena estate, non si separavano mai dalla giacca, dai guanti, dalla cravatta ¢ dal cappello. Oggi anche a Parigi si riscontra una certa trasandatezza nel vestite. Non vogliamo parla- re diSaint-Germain de Prés dove si pud dite che & obbligatorio indossare dei pantaloni di tela, delle camicie a quadrettoni largamente aperte sul petto ¢ calzare ai piedi scarpette di tela o sandali. Ma anche negli altri quarticri, sui Champs Elysées o in Faubourg Saint Ho- noré che sono, si sa, i punti pit eléganti della capitale francese, capita abbastanza spesso di incontrare giovani scamiciati ¢ trasandatin®. ‘A questo punto il giornalista si chiedeva quanta parte avesse questa «negligenza dei costumi nella inquietudine e nella instabilita politica e sociale che come un cancro cor- rodono la Francia contemporanea» ¢ concludeva nell’addossare tutta la colpa alla bor- ghesia che un tempo era stata “il fulcro e l’ossatura della Francia”, ma che ormai era «it~ rimediabilmente avviata sulla strada della rinunciay* Tra moda vestimentaria e situazione sociale sono sempre intercorsi streti rapport, che sono stati studiati, con attenzione, dai sociologi a partire dalla seconda m cento. Siffatti studiosi hanno, di volta in volta, sostenuto che la moda & frutto di imita- Zione e, nel contempo, della ricerca di distinzione. Tra loro, inoltre, vi € stato chi ha af- fermato che la moda & sempre moda di classe, ¢, cioé, il risultato della emulazione tra le classi e chi, di contro, ha ritenuto che essa sia solo il frutto del desiderio della novita, del desiderio cio’ di essere trendy. i Soa della sociologia allo studio della moda possono essere suddivisi_in due Sues periodo in ner, pubblicano opere e sagei dedicati alla moda che questo complesso fe colo scorso ai nostri giorni ed é caratterizzato da opere di studiosi contemporanei 3 (quali Bourdieu e Kroeber), opere che accanto ad osservazioni intuitive contengono anche ri- cerche empiriche sul fenomeno della moda. I sociologi, a differenza dei filosofi, si sono coccupati della moda senza esprimere nei suoi confronti condanne drastiche e sbrigative. % Mareo Franci, Per portare il cappella ocorrono cento franchi al giorno, ne “Il Messaggero”, 25 settembre 1951, p.3. Sli 23 1 filosofi avevano riconosciuto alla moda un potere ampio nei confronti della societa. Pa- seal nei suoi Pensieri aveva affermato addirittura che «la moda come determina il piace- vole, cosi il giusto»®, E sulla forza di questo potere i sociologi hanno concordato ampia- mente sforzandosi di individuare le leggi che regolano l’origine ¢ la diffusione della mo- da, nonché le conseguenze che essa ha sugli individui e sulla societa. a. Gabriel Tarde: Vimitazione-costume e l'imitazione-moda Nel 1890 Gabriel Tarde pubblica Les lois de l’imitation, un’opera questa in cui affronta anche il tema della moda. Tarde & un sociologo individualista, A suo avviso, la societa e_, siuna realta collettiva, ma essa non esiste al di fuori degli individui. Il sociologo deve in- dividuare le leggi che guidano i rapporti-che intercorrono tra gli individui e non teorizza- re su una astratta (¢ inesistente) coscienza collettiva. E le leggi che guidano tali rapporti no quelle dell’'imitazione. a ee 1. Linvenzione e Vimitazione. Secondo il nostro sociologo Vinvenzione el’ _ ng “T'atto sociale clementare”®. Infatti, «sociaimente tutto consiste in invenzioni e imita- ioni e queste sono i fiumi di cui quelle sono le montagne“. Oni invenzione é la risposta ad un problema ed ¢ un composto che ha «come element imitazioni antecedenti, salvo al- ‘euni apperti esterni in se stessi infecondi»®*, Ogni invenzione che non tab “son cialmente inesistente"® o, per diria in altre parole, ogni invenzione riuscita «si riduce al fe= Tice incrocio in un cervello intelligente di una corrente d"imitazione»*”. Limitazione, duu que, @ la “vera la energia sociale” e il grande veicolo di tutte le imitazioni ¢ il linguaggio™*. Il. Limitazione-costume e Vimitazione-moda, A detta di Tarde vi sono varie forme di imitazione: ['imitazione-simpatia, l'imitazione-obbedienza, |'imitazione-istruzione, ma le pid importanti in assoluto sono limitazione-costume ¢ l'imitazione-moda, Per il nostro sociologe la moda é Iimitazione nello spazio e il costume & l'imitazione nel tempo. In al- tre parole, la moda & Pimitazione dei contemporanei, menire il costume & Timitazione gli antenati, La moda prevale in quelle epoche e in quelle societi in cui domina il presti- “gio della noviti, in cui gli uomini cioé ritengono che “tutto cid che € nuovo e bello ed & © Crs Binise Pascal, Pensier, tad. it di Paolo Sern, Finudi, Torino, 1962, p. 136, n. 307. 6 Gabriel Tard, Le lege del imitacione, in ID, Sertt soeiologiet, a cura di Franco Ferraott 1976, p. 189. hide, pas. © thidem, p81. Ihidem,p. 194. © thidem, p. 275, © thidem, p36. Ute, Torino, 24 bueno”. II costume regna laddove il «prestigio degli antenati prevale ancora di gran lun- ‘ga su quello delle innovazioni recenti»®. Le societa in cui domina l’imitazione-moda sono “essenzialmente esteriorizzate””, ‘mentre le societi in cui vige la massima “tutto cid che & antico é buono ed é bello” vivo- no “una vita del tutto interiore”. Nelle societa dominate dall’imitazione-moda si passa dalla diversita nello spazio alla diversita nel tempo, E mentre nelle societa in cui domina Vimitazione-costume si imita il modello proprio ed antico, di contro in quelle in cui pre vale Pimitazione-moda si imitano modelli stranieri ¢ nuovi. In breve, «nelle epoche in cui prevale il costume si crede piti nel proprio paese che nel proprio tempo, poiché si esalt o soprattutto i tempi passati. Nei periodi in cui domina la moda si é pid fieri del contra- rio, del proprio tempo che non del proprio paesey”! IIL. Le caratteristiche della moda “sviluppata” ed “invadente” I suoi tempi, secor Tarde, crano caratterizzati da una presenza sempre pitt invadente della moda, tanto che non vi era ormai settore della societa che sfuggisse alle sue leggi. Le caratteristiche quella che egli chiama anche “grande moda” crano, a suo avviso, le seguenti: Yniformazione universale. La moda nella seconda meti dell’ Ottocento tende a diffon- ders egli osserva, in modo molto piu rapido che nei secoli precedenti, Supera i confini -nazionali e persino quelli continentali, Invade tutti i campi tanto quelli degli oggetti ma- teriali (@biti, alimenti gioielli, mobili, eee.) come pure quelli spiritual (are, letteratura, ecc.). Di fatto, si é in presenza di una vera e propria “inondazione cosmopolita””? che al Ja fine, forse, produrri «uno stesso tipo sociale, stabile e definitivo» che «coprira l'inte- ra superficie del globon’’. Certo & che gia oggi, come scrive Tarde, «lo stesso genere di comodita in fatto d'alimentazione, di vestiario, lo stesso genere di lusso, lo stesso gene- re Gi pulizia, tendono a conquistare Vintera Europa, l’America ed il resto del mondo» La soliditd é sconfitta dalla quantita, Nelle societa dominate dal “capriceio universa- Je @ dalla moda invadente™ Ta solidita non & cosi importante come la quantita, «Nelle epo- che~ serive Tarde ~ in cui regna la moda uniforme da un paese all’altro, ma mutevole da © idem, p. 263, ® idem. p. 266. vi * Ibidem, p. 410. ° Ibidem, p. 94. “bidem, p, 341, “Un trsta moderno ~ osserva Tarde ~ che percorresse tuto il continent europe, vedreb- be oninque, specie se guandass solo le capital e Te classi superon la tessa cucin, elo stesso seviio negli ho- te stesse eamere ammobiliate in identi manera, gi ses abi, gli stessgiokel per le donne, ites pro- rari sui manifest dei team, gi stss br nelle vine dei libra. idem. p. 342. 25 un anno all’altro, Pindustriale guarda alla quantita, non alla solidita dei prox periodi di costume c’é il flusso interiore, stretto e prolungato, mentre nei pet da ¢’é il flusso esteriore, ampio e breve che & ben accolto dal produttoren”®, La moda favorisce Vindividualita e Vuguaglianza. La moda che, secondo essere definita come la “propagazione ex! ione””® favorisce una uguaglianza sempre maggiore ¢ Vaffermarsi dell’individualismo. «ll regno della moda setive il nostro sociologo — in ogni caso si distingue per lo sboceiare di liberi e grandi in- dividuslistiv”’, E, a proposito dell’uguaglianza, osserva che «il gioco dell’imitazione dal- alto in basso, col passare del tempo porta a quella che si chiama uguaglianza democra- fica, cioé alla fusione di tutte fe classi in una sola in cui viene praticata ammirevolmente Fimitazione reciproca attraverso l'acctttazione delle rispettive superioritin»”® IN. Limitazione moda é simile al sonnambulismo, Tarde paragona lo stato sociale allo stato ijmotico ¢ trova che essi posseggono notevoli somiglianze. «Lo stato sociale — gli sctive ~ come lo stato ipnotico non & che una forma del sogno, un sogno su comando ¢ un sogno in azione, Non avere che idee suggerite e crederle spontanee: tale & lillusione propria del sonnambulo, cosi come dell’ uoma sociale». E poco dopo aggiunge: «La so- cieti 8 imitazione, ¢ I'imitazione é una specie di sonnambulismo»®®, gli parla di magnetizzazione moda e sostiene che tanto pitt una persona é stata ma- gnetizzata tanto pitt pronte ¢ facili saranno le magnetizzazioni suecessive. Da un lato, dunque, egli afferma che I'uomo é spesso passivo nel suo modo d’imitare. «Pensare spon. taneamente — egli osserva— € sempre pitt faticoso che pensare attraverso altri, Cosi ogni ix qualvolta un uomo vive in un ambiente animato, in una societ intensa e variata, che lo distrae con spettacoli ¢ concerti, conversazioni ¢ letture sempre nuove, dualmente da ogni sforz0 is sempre pid, la sua mente, Io ripeto, pula, Questo é Io stato mentale proprio ‘a molticittadini. [I moviment amor trade, le vetrine dei negozi, l’agitazione sfienata ed impulsiva della loro esistenza, fanno loro I'effetto di gesti magneticin’! Tuttevia, egli afferma anche che I'imitazione pud farsi nella societi moderna pil libera _-€-razionale rispetto al passato. Infatti, «quanto pitt si moltiplicano e si diversificano attorno all individuo le suggestioni dell’ esempio, quanto pitt debole é lintensita di ognuna di esse, dispensa gra- ttuale; e, ad un tempo intorpidendosi ¢ Sovraeccitandosi 5 Ibidem, p. 353. Ibidem,p. 386. dbidem, p. 361. * idem, p. 387 > diem, p. 120 © bier, 131 8 Bide, pp. 127-128 26 tanto pitt egli si determina nella scelta che deve operarvi, mediante preferenze tratte dal suo proprio carattere, da una parte, e, dallaltra, in virti di leggi logiche (...]. Cosi, & ben certo che il progresso della civilta ha per effetto di rendere nello stesso tempo sempre pit perso- nale ¢ razionale l’asservimento all'imitazione. Siamo asserviti agli esempi dell’ambiente tanto quanto i nostri antenati, ma ce ne appropriamo meglio, con la scelta pitt logica e pi eciamo, pili adatta ai nostri scopi e alla nostra natura particolaren™. cextfalogiche, fondate, ad esempio, sull' mmirazione e sl pe. wione dei bisogni “tanto fittizi quanto energici” della moda si fonder’ ra sul piacere passivo, ma gratificante dell’imitare per imitare®, ma talora anche sulla liberta e ta razionaliti innescate dalla moltiplicazione dei modelli da imitare e, quindi, dalla Joro debolezza magnetica o, Se si preferisce, suggestiva. ¥. Le leggi delta diffusione della moda. Un’ idea, un bisogno, una moda una volta lan- ciati tendono, secondo Tarde, a diffondersi sempre pi ¢ tale diffusione avrebbe luogo se~ condo «una vera progressione geometrica [...] se potessero propagarsi senza urtarsi fra loro»*4, Ad ogni buon conto, grazie alla «diminuzione delle distanze ottenuta attraverso Ja rapidita dei mezzi di locomozione ¢ attraverso la densiti della popolazione ta diffu- sione delle mode finiri col divenire «pressoché istantanea, come la propagazione di un’onda in un mezzo perfettamente clastico»®®, Di fatto, la moda, secondo il nostro sociologo, si diffonde attr: dali:a imitativ a z mare Limitazione procede sempre dall'interno verso l'esterno. Ogni imitazione avviene ab inierioribus ad exteriora spesso grazie alla molla della curiosita e dell invidia, «Quando una classe di un paese — egli afferm: isi, ad arredare, a divertirsi, pren- dendo come modelli gli abiti, i mobi un’altra classe, significa che ave- 1 gid preso da questa i sentimenti ed i bisogni, di eui questi modi d’agire non sono che Ta manifestazione esterioren®®. Liimitazione procede,. sso ¢ passa senipre dagli stati mo- ‘mentaneamente superiori a quelli momentaneamenie inferiori. La moda, secondo Tarde, ® tbidem, pp. 126-1 ' aMettersi a proprio agio ~ osserva Tarde ~, in una societi vuol dire seguie il tono e la mode di quell'am- Diente, parlare il suo gergo, copiare i suoigesti, vuol dire infine abbandonarsi senza resistenza a quelle moltep cic stil corrent d’inflnenza ambiental contro le quali inutilmente si nuotava poco prima, e abbandonarvisi al ‘Punto da perdere ogni coscienza di questo abbandono». Ibidem, p. 129 tbidem, p. 159. Jbidem, p. 388. * phidem, p. 210. nasce nelle classi alte ¢ poi da queste scende nelle classi inferiori. «Le persone o le clas- si—egli afferma — che si € portati ad imitare sono in effetti quelle a cui si obbedisce pit facilmente. Le masse hanno sempre avuto una certa tendenza ad imitare i re, la corte, le classi superiori, nella misura in cui esse hanno accettato il loro dominio. Negli anni che hanno preceduto la Rivoluzione Francese, Parigi non copiava pit le mode della corte, non applaudiva pit le opere teatrali che piacevano a Versailles; il fatto & che lo spirito dinsy- bordinazione aveva fatto rapidi progressi. In tutti i tempi le classi dominanti sono state © hanno cominciato con l"essere Je classi modellon’ Secondo Tarde, dunque, la moda si diffonde «per propagazione imitativa dall’alto ver- so il basso» ¢ in questo processo le donne hanno sempre avuto un ruolo centrale. Esse, {nfatti, sono le pitt pronte ad adottare fogge straniere e ad imitare, «per elevarsi di un nul- Ja (...), Vabbigliamento di una ‘classe superioren™, Certo le novita possono diffondersi anche a partire dai pitt bassi strati del popolo, ma per diffondersi «e"é bisogno di un esempio sociale in grande evidenza, una specie di cha- teau d'eau da cui proviene il continuo flusso del? imitazione. In tutti i tempi ed in tutti i pacsi, la classe aristocratica & stata aperta alle novita straniere ed € stata pronta ad im- portarlen®. E questo il contrassegno della sua vitalita, quando invece la nobilt’ «si ripie- ga sulla tradizione, vi s’attacca gelosamente» allora si pud dire che «la sua grande opera € compiuta e il suo declino avanzatoy?! Inoltre, a proposito della moda Tarde patla di imitazione irradiante ed anche di imita~ zione non pit solo unilaterale, ma reciproca. Nell Ottocento, a suo avviso, si é verificato un nuovo fenomeno «non é solo il superiore che si fa imitare dall"inferiore, il patrizio dal plebeo, il nobile dal suo servo, il clericale dal laico, pit tardi il parigino dal provinciale, il cittadino dal villico, ecc., ma é anche l’inferiore che, in una certa misura, ben minore, @ vero, viene imitato o tende a venir imitato dal superiore, Quando due individui sono in_ presenza o a contatto prolungato I'uno dell’altro, per quanto in alto possa essere uno ed in basso altro, finiscono per imitarsi reciprocamente, ma uno un po’ di piil, Paltro un po" di meno» Nell’Ottocento, inoltre, le capitali hanno preso «il ruolo delle antiche corti»® e la clas- sedi riferimento della moda non € piu Paristocrazia ereditaria, ma «un"aristocrazia del tutto sociale [...] scelta mediante elezione spontanea»™, ¥ tbidem. p. 217 © tbidem, p. 231. Wi °° thidem, p. 240. vi °° fbidem, p. 233. °° tbidem, p. 247 " Ibidem, pp. 251-252. ». Herbert Spencer: la moda favorisce Vuguaglianza e lo sviluppo dell'individualita Lopus magnum di Herbert Spencer (1820-1903) & costituito dai Principles of Socio- Jogy. il cui primo volume apparve nel 1877 ¢ l'ultimo il terzo, nel 1896. Per Spencer la legge dell’evoluzione guida i mutamenti delI’intero universo in ogni sua parte e non gi, come per Darwin, i soli esseri viventi. A suo avviso, dunque, la legge dell’evoluzione so- oluzione organica, In altre parole, Tuni- il meglio. Levoluzione per Spencer consiste in un passaggio da forme semplici ed omogenee a forme complesse ed eterogenee, da forme meno coerenti e definite a forme pitt coerenti e definite, é, inoltre, un passaggio dalla confusione e dall’indeterminatezza all’ordine e alla determinatezza. Egli afferma che levoluzione ha portato la societa, attraverso uno sviluppo graduale, dal regime milizare (in cui il potere dello stato domina suglt individui) al regime industriale (caratterizzato dall’attivita indipendente degli individui). Tra le molte tematiche affrontate dal nostro autore nei Principi di sociologia vi & an- che quella della moda. Spencer ¢ stato tra i primi a “socializzare” questo fenomeno ti- scattandolo dall’ambito dell’irrazionalitA o, se si preferisce, della follia vanitosa dei sin- goli. 1. La moda é una forma di controllo sociale La moda, esordisce Spencer, @ un feno- meno sociale che é “difficile” da trattare ie al pari delle istituzioni del cerimoniale ¢ una «forma di controllo sociale» 8 La moda & presente an- che nel regime militare (in-cui domina in verita il cerimoniale)_ma é nel regime indu- striale che essa ha Ja sua massima affermazione. Anche per Spen- a», Tuttavia, egli afferma che suscitata dalla ri- verenvza per la persona imitata, ovvero dal desiderio di affermarseeli uguale»%®. Limita- zione emulativa nasce anch’essa in epoche «non meno antiche»”” di quella reverenziale. Tuttavia, mentre le imitazioni reverenziali sono proprie in modo preeipuo del regime mi- Jitare, cio’ di quel regime che privilegia una grande subordinazione e, quindi, la coope- 2 Herbert Spencer, Princip di sociologia, cura di Pranco Feerarot, Uet, Torino, 1967, p. 1042.1 primo sito di Spencer sulla mods risale al 1854, si inttola Manners and Fashion ed& stato ripubblicato in The Hers of Herbert Spencer, Osnabrueck, Oto Zeller, 1966, vl. XV, pp. I-51 °Hetbert Spencer, Princip! di sociologia, cit, p. 104, Biden, p. WS. 29 vazione coatta, di contro I'imitazione emulativa ¢ tipica dell” industrialismo, di quel regi: me in cui si privilegia uno stato di relativa indipendenza e, quindi, una cooperazione vo- lontaria, Di fatto, osserva Spencer, «sempre e dappertutto v’é stata una tendenza degli inferio- “tad affermarsi in contrasto alle restrizioni loro imposte, ed un modo __tuarsi & stato quello di adottare gli usi, le comodita, i vestiti dei loro super “Mati di solito alcuni di rango inferiore, ai quali, per una ragione o per ’altra, si é permesso di sconfinare e di imitare i ranghi pit elevati; e di solito si 8 prodotta la tendenza a mol- iplicare i precedenti per P'imitazione, e quindi ad estendere alle classi pit larghe la liberta di vivere e di vestitsi a somiglianza delle classi pili ristrette. Cid & accaduto specialmen- te quando il fasto ¢ la ricchezza non sono stati pitt coincidenti; quando, cioe, dall’indu- strialismo sono sorti uomini tatito ricchi da competere nel tenore di vita con persone di tango superioren’, IIL. La moda: un compromesso tra liberta e restrizione_Con V'avvento dell’industria- lismo si @ lentamente passati dall @utoritd del governo di classe (che prescriveva coatta- mente i segni di distinzione) all: auoritd dell opinione sociale (che ¢ fondata su una mag- siore liberta imitativa). E Vimitazione emulativa, che si é affermata col venit meno delle leggi suntuarie, diffondendosi sempre pid in ogni strato sociale ha finito con l’avere qua- Ji suoi_unici freni il sarcasmo e il ridicolo”. Sul finire dell" Ottocento, la moda, constata Spencer, 8 divenuta «una forma di regi- na sociale analoga al governo costituzionale, come forma di regime politico; perché l'u- na ¢ Maltra consistono in un compromesso tra la coazione governativa e la liberta indi- Viduale»'®, E questo «compromesso sempre mutevole tra la restrizione e la liberta ten- de verso l’incremento della liberta. Infatti, mentre, in media, diminuisce il controllo go- Yernativo alle azioni individuali, diminuisce pure la rigidita della moda; come si rivela calla maggiore larghezza lasciata al giudizio di ciascuno in certi limiti vagamente se- ‘gnatin'!®! In breve, la moda, favorendo limitazione dei superiori, ha sempre avuto «la tendenza all‘eguaglianzay. Tnoltre, «servendo ad offuscare, o perfino a cancellare, i segni di di- stinzione di classe, ha favorito lo sviluppo dell"individualita; e cosi facendo ha aiutato a indebolire il cerimoniale, nel quale é implicita la subordinazione dell’individuo»!®2, °% Ibidem, p. 1046, vi, 20" idem, p, 1047, 291 Jhidem, p. 1048, 1V. Gli abiti, 'eleganza e la morte dell utile, SulV origine degli abiti Spencer, riprende tesi ampiamente diffuse tra gli studiosi del suo, tempo. «Gli uomini — eg «Gli uomini rono originariamente spinti a vestirsi dal bisogno del calore o dalla preoecupazione della decenzay, ma «dal desiderio dell’ammirazio1 stiti, al pari delle insegne e dei trofei, furono usati come mezzi di distinzione sociale. «Le differenze di quantita, qualit’, forma e colore ~ gli afferma ~ convergono a produrre abiti che distinguono le varie clas- si sociali. Questo carattere & pitt evidente dove pitt dispotico & il governo, come in Ci- Nella societa industriale, come abbiamo gid detto, vengono meno, poco a poco, le re- gole del cetimoniale , quindi, le restrizioni esterne che normavano in modo minuzioso, ad exempio, cid che si poteva indossare. Tattavia, dalla decadenza “prematura” delle re~ gole del cerimoniale, secondo Speriver, possono derivare mali “considerevoli”, in quanto «il progresso normale verso quello stato ottimo, in cui i pit piccoli atti degli uomini tra loro, come quelli pitt grandi, saranno controllati da restrizioni interne al punto di rendere superflue le restrizioni esterne si pud verificare!® se, ¢ solo se, gli uomini saranno ca- paci sia di sentimenti che di una intelligenza pit elevati. Cosa questa su cui il nostro au- tore sembra nutrire non pochi dubbi. _Egli inottre, osserva che per gli uomini e le donne del suo tempo «i fini estetici oceu- ano un’area assai troppo ampia della coscienza»'®®, E poco prima aveva sostenuto che ‘«v'E una oecupazione che quasi tutti suppongono possa essere proseguita senza limite la ricerca della bellezza; o piuttosto, la ricerca delleleganza. Le donne specialmente, col- Pimpiego che fanno ogni giorno del loro tempo, mostrano di credere che Paffare pitt im- portante della vita sia quello di appagare la vista. Dalla signora americana la cui idea sem- ‘bra essere — Gli uomini devono lavorare perché le donne possano vestire ~ fino alla cuo~ ca inglese, il cui piacere durante la settimana € nel pensiero di gareggiare con la sua pa~ drona la domenica, I"ambizione che precede tutte le altre ¢ quella di soddisfare il bisogno estetico; o piuttosto ottenere l'ammirazione che lo accompagna, o che si aspetta che lo accompagni»!”, La ricerca dell’ammirazione nella societa industriale fa si che per gli uomini e le don- ne l’apparenza tenda «di continuo a diventare l’utilita un fine secondario»!®®. E la ricer- ca dell’ammirazione riguarda ormai non solo gli abiti (facendo si che il vestiario diventi una cosa «da parer belli anzi che una cosa da conservarsi caldin), ma anche l’arredamen- "© ier, p. 1021, "8 idem. p. 1028 © Pers, . 1061 "Hebert Spencer, Fate comment ait di Guglielmo Salvadori, Bocca, Milan, 1903p. 84 © Ioidem, p 8 dems, p82 31 A ARE to della casa e persino la cottura dei cibi (anche le pictanze, infatti, devono essere ele- ganti, cio’ belle a vedersi e, quindi, le verdure vengono presentate in tavola poco cotte per conservare il loro bel colore verde), Tuttavia, la ricerca assessiva e totalizzante dell’eleganza, ¢ cioé dell'apparenza a d: no dellutile, € dannosa e per di pili consegue effetti p : fa indo conforievoli, costringe a mangiare pietanze maleotte, induce ad arredare la propria casa © con sedie “incomode a sedervi”. In ultima analisi, «una troppo avida ricerea di soddisfa- Zioni estetiche fallisce al suo scopo»', in quanto coloro che sono mossi da un esagera- to desiderio di suscitare ammirazione finiscono col falsare Ia loro vita perché distrag- gono “T'attenzione dall’essenziale”. Dj fatto, la bellezza non si raggiunge con l"indossare molti ommamenti o con il riempi- re «una stanza di cose belle. Leffetto totale di una stanza cosi riempita é distrutto dagli effetti separati delle cose contenutevi. Queste distraggono l’attenzione dall’una e all’al- ‘ra, ¢ nella loro totalita distraggono ’attenzione dalla stanza. Voi potete avere un interno artistico 0 potete avere un museo, ma non potete avere I’uno e ’altro». Infine, una inten sa ricerca di fini estetici «palesa una attitudine morale di specie inferiore. La smania di ottenere lodi, quando @ resa cospicua, abbassa nella mente degli altri la stima di uno il quale la mostray! ©. Georg Simmel: le caratteristiche della moda nella societa moderna Georg Simmel (1858-1918) é stato uno dei pid important filosofi e sociologi della Germania guglielmina ed é stato definito da Lukacs come «il pit grande filosofo della crisi della nostra epoca». Egli ha influenzato autori quali Walter Benjamin ed Ernst Blo- ch e fu amico personale di Max Weber. Simmel concepi la sociologia come una scienza autonoma che doveva descrivere i modi ¢ le forme di associazione tra gli individui. Tra i suoi molti seritti due sono quelli dedicati alla moda: il primo apparve su “Die Zeit”, un seitimanale viennese di politica, economia, scienza ed arte, ed era intitolato Zur Psycho- logie der Mode. Soziologische Studie. Nel 1905 pubblichera di questo articolo una pit ampia redazione, questa volta col titolo Die Mode. Simmel é uno degli autori piit citati da quanti, nel corso degli ultimi decenni, si sono cecupati della moda ed a lui, in genere, viene attribuita la paterniti della Trickle down Theory. In realta, come abbiamo visto, siffatta teoria era gid stata avanzata due secoli frima da Mandeville ¢, alla fine del Settecento, era stata riproposta da Kant. Tuttavia, al Gili della querelle sulla paterniti di tale teoria, una cosa & certa, e cio che Simmel ha " Tbidem, p83. Ni fornito un’analisi di questa problematica di grande originaliti, una analisi che costituisce una autentica svolta negli studi del settore. Infatti, egli ha fornito, trai primi, una analisi approfondita ed esauriente della moda nella fase in cui si stava democratizzando. Ecco in dieci punti quelle che, a mio avviso, sono le sue riflessioni pi cora oggi illuminanti I. La moda é imitazione e distinzione. La moda, afferma Simmel, é «una struttura com- plessa in cui Sono rappresentate tutte Te fondamentali tendenze opposte dell’ anima»!!! Essa, ad esempio, se da un lato é imitazione di un modello dato e, quindi, soddisfa il bi- sogno di cocsione, nel contempo soddisfa anche il bisogno di distinzione, Essa, dunque, connstte e distingue, unisce e separa. La moda, inoltre, non ha nessun*confine, non concerne solo gli abiti, ma detta legge anche in fatto di religiosita, di scienza, di scelte politiche e filosofiche. Inoltre, essa pos- siede un potere fascinatorio particolare legato alla rapidita della sua diffusione e alla sua altrettanto rapida morte. Il. La nascita e limprobabile morte della Moda. Per il nostro autore, la Moda sta- ta presente, sia pure a dosi omeopatiche, in quasi tutte le societi sin dai tempi pitt anti- chi. Anche i popoli allo stato di natura, egti afferma, hanno delle mode, solo che queste “sono molto pid stabili” di quelle tipiche dell’era contemporanea, Inoltre, presso tali po polazioni, avendo queste una struttura sociale priva di strati sovrapposti, si creano delle «mode fortemente separate tra gruppi contigui e sottoposti alle stesse condizioni di vi- ta, con cui esse accentuano la propria coesione interna ¢ la differenza rispetto all’ester- no»! 2, ‘All'interrogativo se vi potranno essere in futuro societi prive della Moda, Simmel ri- sponde affermando che la moda potrebbe morire come fenomeno sociale se, e solo se, uno dei due bisogni di cui é figlia (il bisogno di coesione o quello di distinzione venisse meno). Ma un tale evento, egli conclude, é altamente improbabile che possa verificarsi. Il. La moda non ha quasi mai motivazioni pratiche 0 estetiche. La moda ha solo miotivazioni sociali e psicologiche ¢ non, come pottebbe di primo acchito sembrare, stetiche, né tantomeno pratiche. In generale, scrive Simmel, «i nostri vestiti si ade- guano alle nostre necessita pratiche, ma nelle decisioni con cui la moda stabilisce che Te gonne devono essere larghe o strette, i eapelli lunghi 0 corti, le cravatte nere 0 colo- eorg Simmel, La moda, in ID. La moda e alr saggi di cultura filosofca, trad. it. i Marcello Mona, Longenesi, Milano, 1985, p. 48, " dbidem, p. 33. 33 rate non vi é alcuna traccia di finalita. Talvolta vanno di moda cose talmente brutte ¢ sipugnanti che la moda sembra voler dimostrare il suo potere facendoci indossare quan- ‘0 vi @ di pidi detestabile: proprio la casualiti con cui una volta essa impone Futile, un“altra l'astruso, una terza cid che é indifferente da un punto di vista pratico ed este. tico, mostra la sua completa noncuranza verso le norme oggettive della vita e rimanda ad altre motivazioni, cio’ a quelle tipicamente sociali, dato che sono le uniche a rima- nerey!!3, IV. Le mode sono sempre mode di classe. La tesi pit nota di Simmel é quella secondo 4a quale «le mode sono sempre mode di classe». Infatti, «le mode della classe pitt eleva- ‘a si differenziano da quelle della classe inferiore e vengono abbandonate nel momento in cui quest’ultima comincia ad appropriarsene»!!*, # questa in estrema sintesi la Trickle down Theory. Le mode “gocciolano” dalle classi pid elevate a quelle inferiori e ovvia- mente quanto piit «i ceti sono ravvicinati tra loro, tanto pid diventa frenetica la caccia al- Timitazione in quelli inferiori e la fuga verso il nuovo in quelli superiorin'5, Un tempo la classe leader della moda cra la nobilta (con la sola eccezione dei nobili Yeneziani in quanto una legge «li obbligava a vestire in nero per non rendere visibile alle masse l’esiguité del loro numero»)!"*, ma sul finire dell’Ottocento questa classe si 8 fat- {a «conservatrice ¢ quasi arcaizzante» cosi come le classi inferiori. Tuttavia, mentre la no- bilta & conservatrice «in modo consapevole € deliberator, Ie seconde lo sono in modo soscuramente inconscioy!!7, Lo scettro della moda, per Simmel, é passato nelle mani della borghesia, del fiers état Questa classe che & per natura variabile ed inquieta ha contribuito a far si che la moda, a sua volta, si facesse “agitata” e “diffusa”. Di fatto, Simmel sostiene che la classe media @ quella classe che ai suoi tempi consacrava una moda, che aveva I’ultima parola in fatto di moda, ma solo raramente ne era anche la scolta avanzata. Questo ruolo, spettava, in= fatti, al demi-monde. «Che il demi-monde — egli scrive ~ sia spesso il battistrada della nuova moda dipende dalla forma di vita sradicata che gli 2 propria: I'esistenza da paria he gli assegna la societd produce in lui un odio aperto o latente verso tutto cid che @ le- galizzato ¢ fermamente stabilito, un odio che nel premere verso sempre nuovi looks tro- va la sua espressione relativamente pitt innocente. Nel continuo aspirare a mode nuove ¢ inaudite, nella disinvoltura dell’entusiasmo con cui abbraccia la moda opposta a quella che aveva adottato fino a quel momento, si manifesta una forma estetica di quell’impul- "8 Dbidem, p. 32. "8 Ihidem, p31 8 Ibidem, p33 9 biden, 9.35, "7 Ibidem, p. $8, so di distruzione che sembra essere proprio di tutte le esistenze da paria, nella misura in cui non sono interiormente del tutto schiavizzate»"'® In altre parole, per Simmel, alla fi- ne dell’Ottocento Ie classi leader della moda sono divenute quelle borderline, ma perché una moda si affermi e trionfi ha bisogno del placet della classe media. V.La moda, !'uomo ¢ la donna. Nei secoli passati, sottolinea Simmel, l’uomo ¢ la don- na hanno intrattenuto con Ta moda rapporti completamente diversi da quelli che hanno nell’Ottocento, Infatti, 'uomo del diciannovesimo secolo ha assunto nei confronti dei cambiamenti della moda una indifferenza maggiore di quella palesata dalle donne. E cid per motivi psicologici e sociali profondi. «E dalla debolezza della posizione social scrive Simmel ~ a cui le donne sono state condannate per la gran parte della storia che deriva il loro strétio rapporto con tutto cid che “costume”, con “cid che con la forma dell’esistenza generalmente valida e approvatay)®. La moda é stata per le donne la valvola con cui hanno sfogato il bisogno di distinzio- nee dirilievo personale quando l’appagamento di siffatto bisogno era «maggiormente ne- gato in altri campi». O, per dirla in alire parole, la moda per le donne, a differenza degli uomini, ha costituito a lungo, «in un certo senso il surrogato di uno status professiona- Jen! conviene”, Vi. Laccelerazione frenetica della moda moderna. Nella societh contemporanca le grandi eitta hanno sostituito Te corti quali luoghi in cui si afferma e si diffonde la moda e, per ci pit, la moda ha invaso territori che non le erano mai stati propri in passato. Inol- tre, il ritmo del suo cambiamento si é fatto sempre piti frenetico, sempre pit terribilmen- te fedbrile. Infatti "epoca moderna & caratterizzata da un'accentuazione della dimensié- ne temporale del presente e da un privilegiamento parossistico del mutamento. «ll caratteristico ritmo “impaziente” della vita moderna — osserva Simmel ~ spiega non soltanto il desiderio di un rapido cambiamento qualitativo dei suoi contenuti, ma an- che intensita del fascino formale del confine, dell’inizio e della fine, del venire e del- Tandare. Sintetizzando all’estremo questa forma, la moda, con il suo gioco fra la tenden- zaa.una generale diffusione e ’annientamento del suo senso che questa diffusione com- porterebbe ha [...] il fascino della novita ¢ nello stesso tempo della caducita. TI suo pro- blema non é essere o non essere; la moda & contemporaneamente essere € non essere, es- sa sta sempre sullo spartiacque di passato e futuro ¢ ci da, finché in voga, una cosi forte sensazione del presente come pochi altri fenomeni riescono a darcin!2! Thidem,p. 43, 1 Dbidem, pL "2 Pbidem, p.A2. "2 Poidem, . 37 In altre parole, ogni singola moda si presenta caduca e insieme eterna, appare come femporalmente fragile, ma dichiara di voler aspirare all’ etemnita. E radicata pit di quan- to, di primo acchito, non sembri nel passato («la moda — osserva ‘Simmel — ritorna sem- pir @ forme precedenti»), vuole dominare il futuro, ma é solo la regina del presente, Di fatto, a moda raggiunge il suo acme in quelle soviet che amano tra tutte Ie dimenciong ‘temporali quella del presente, Il. La moda e I'economia moderna. 11 itmo sincopato ¢ surriscaldato della vita co femporanea & perfettamente incarnaio dalla moda ed & dovut breviazion. i dell'imitazione, dall'asces “dell indus sett mod ttocento lideavione della mo- da ¢ i suoi comandamenti risentono sempre pid dei sistem produttivi indestralh Nel Seicento ¢ nel Settecento fa moda era Proposta da singole personalita, ma_nel- L'Otocento «ideazione della moda viene integrata sempre di pit n citiva del lavoro tipica dell’ economia compare solo sporadicamente: al contrario si producono degli articoli perché diventino di moda. In certi periodi si avanza a Priori Ja richiesta di una nuova moda: vi sono creatori € industrie che lavorano esclusivamente in questo settoren'2? Ma 2°® qualcosa di pit. I cambiamenti rapide febbrili della moda impongono la nac Scity di mode meno costose ¢ (aggiunge ottimisticamente Simmel) meno sttavaganti di nelle del passato. Tutavia, sebbene la razionalizeazione produttiva guadagn «sempre pal terreno nei confront delle causalita delle congiunture, delle oscillazioni non pismahy Cate di domanda ¢ offerta, ttto cid non vale, sempre e comangue, per la moda i evi cara biamenti sono difficilmente prevedibili Nill Luomo alla moda, il demodé ¢ i maniaco della moda, La moda la si pud segui- Fe Son franguilla moderazione, ma la si pud anche vigorosamente rffutare oppure, inf ne, la si pud talmente adorare oltremisura da enfatizzarne le indicazioni. L’uome all ni 44a @ gratificato non solo dal fatto che molti si vestono come lui, ma anche dal fatio ce molt altri aspirano a vestirsi come Iu. Di fatto, «l'uomo alla moda & una mistura vigibr, mente piacevole di approvazione e invidia»!23, Oltreall'uomo alla moda e's, come abbiamo appena detto, anche il maniaco della moe da che @ a’ben guadare la carcatura del primo. La moda é il convergere i du teadone da un lato Pobbedienza e Puguaglianza edall‘altro la differenziazione individale tens niaco della moda solitamente spinge «le tendenze della moda oltre la misura comune. 36 mente osservata: se vanno di moda le scarpe a punta, le sue terminano con una punta da Jancia, se vanno i colletti alti, lui li porta fino alle orecchie, se va di moda ascoltare con- ferenze scientifiche, non sapreste trovarlo in nessun altro posto, ecc. Egli rappresenta co- si qualcosa di perfettamente individuale che consiste nell’ accrescimento di quei dementi che, per la loro qualita, sono un bene comune della cerchia sociale in questione. Egli pre~ cede gli altri ma sulla loro stessa strada. Rappresentando le punte piti estreme del gusto pubblico, sembra marciare alla testa della collettivita ma, in realta, vale pet lui cid che in mille occasioni vale per il rapporto tra singolo e gruppo, il fatto cio’ che in fondo chi gui- da @ in realta guidato»", Infine, nella societi non solo vi & chi obbedisce alla moda, ma anche chi ad essa si op- pone: il demodé. Quest’ ultimo che si veste deliberatamente fuori dalla moda, non sfugee, tuttavia, come taluni possono pense, all'imitazione. La sua, infatti, & una imitazione in negativo. Tanto che tra il demodé e il maniaco della moda il passo molto breve. «ll de- modé ~ sctive Simmel ~ accetta per scelta il contenuto sociale esattamente come il ma- niaco della moda, solo che gli da forma nella categoria della negazione; altro invece in quella dell’intensificazione. Vestirsi fuori moda pu6 diventare di moda persino in una in- tera cerchia di una vasta societa. ~& una delle pit notevoli complicazioni psicologico- ciali in cui l'impulso a distinguersi individualmente si accontenta dapprima di una sem- plice inversione dell’imitazione sociale e in un secondo tempo trae di nuovo la sua forza dall appoggiatsi a una cerchia pit ristretta, caratterizzata allo stesso modo»', E molto difficile, a detta di Simmel, comprendere le reali motivazioni che stanno die- tro la scelta del demodé. E cid poiché, in primis, «é spesso impossibile decidere se siano imomenti della forza o della debolezza personale ad avere il sopravvento nel complesso di cause di questo non essere alla moda. Un simile atteggiamento pud derivate dal biso- gno di non confondersi alla massa, un bisogno che ha alla sua base non tanto Pindipen- denza dalla massa, quanto una posizione intimamente sovrana nei suoi confronti. Ma l'es- sere demodé pud anche essere proprio di una sensibilita malaticcia, se Pindividuo teme di non poter conservare quel suo poco dindividualita, adattandolo alle forme, al gusto al- le norme della collettiviti. Lopposizione a quest’ultima non é sempre un segno di forza personalen'?5, IX. [1 ruolo dell ornamento e lo statuto dell eleganza. L'ornamento sia ess0 un giviel- 6, un tatuaggio 0 un abito assolve essenzialmente, secondo Simmel, a due funzioni. E un «qualcosa di egoistico, in quanto mette in evidenza il suo portatore, sorregge e aumenta Them, p39. 25 biden, p40. © gbidenn, p41 Al suo senso di sé a spese di altri (poiché un ornament eguale per tutti non ornerebbe pitt Findividuo); e nello stesso tempo @ qualcosa di altruistico, perché la soddisfazione che procura é destinata appunto a questi altriy'””. In breve, gli uomini si adomnano per se stes~ si (per piacersi), ma al contempo anche per gli altri (per piacere). Lornamento & «di stanziamento e connivenza in un unico ato. Percid esso é cosi particolarmente utile alla vanita, che ha bisogno degli altri per poterli disprezzaren'** Gili ornamenti costituiscono una estensione dell’io, servono, proprio perché sono a jutamente superflui, ad accentuare Ia propria personalita anche quelli che possono ¢s- “Sere fortemente impersonali. «Tutto cid che “adorna” I'uomo in generale si dispone lun 'g0 una scala a seconda del suo stretto legame con la personalita fisica, ornamento pit incondizionatamente aderente ad essa & tipico dei popoli primitivi: il tatuaggio. Lestremo cpposto & ornamento dei metalli e delle pietre, che @ assolutamente non-individuale ¢ che ciascuno pud mettersi addosso. Tra i due estremi si pone Pabbigliamento, non cost privo di possibilita di scambio e non cosi personale come il tatuaggio, ma anche Tui non. privo di carattere individuale e separabile come quell”“ornamento” vero e proprio. Ma proprio nella sua impersonalita risiede la sua eleganza»!?, Leleganza &, dunque, legata all’a-temporalita, alla sovra-individualita, Elegante & cid cho «evita di mettere in risalto Pindividualita», che «pone sempre una sfera di pill gene- rale, di stilizzato, per cosi dire di astratto intorno alla persona. [...] Il fatio che gli abitt ‘auovi facciano un'impressione particolarmente elegante dipende dalla circostanza che es- si sono ancora piuttosto “rigidi”, cio’ non si adattano ancora cosi incondizionatamente a tutte le modificazioni del corpo delT’indivicuo come gli abiti portati da lungo tempo, che sono gil stiracchiati e piegati dai movimenti particolari di chi li porta e quindi tradisco- 10 in maniera pitt completa la sua peculiarity. In poche parole, I'eleganza é figlia di una certa qual «uniformita sovraindividuale nel- abbigliamento»™", uniformita che figlia dei vestiti nuovi € degli abiti a-temporali ‘Guali ad esempio il frac). Per questi motivi, l’eleganza, aggiungiamo noi, non sempre si sposa felicemente con I: la che talora é troppo presa dal tempo, troppo frenetica nei cambiamenti, troppo amica della seduttivit’. 127 Georg Simmel, Sociologia, Eéizioni di Comunita, Milano, 1989, p. 316. 128 Fide, p. 318, "2 pbidem, p 1 fyi, eQuesta immodificabilita in base all individualita —osserva Simmel ~ ¢ propria, in massiaa misura, {ellornamenio metallico: ess € sempre nuovo, se nesta con fredda impeturbabilita al di sopra della singolarita e {del destino del suo portatore, il che non avvieae con 'abbigliamento. Un capo di abbistiamento portato lunge & ‘ome ereseiuto col corpo, possiede un intimitd che contasta con V'essenze dellelewanza, Infats'eleganza & qual- ona pet ai “altri”, & un coneetto che tre il suo valore dal riconoseimento generale. ‘Georg Simmel, La moda, in ID, La moda e altri saggi di cultura flosofca, cit p. 35. X. La moda é uno strumento di schiavitit per molti, di liberta per pochi, La moda ci rassicura dicendoci che non siamo soli, ci acquieta, ma anche ci pud deresponsabilizzare ‘Sollecitandoci a delegare ad altri Ie nostre scelte vestimentarie, ideologiche e persino re- Jigiose. A ben guardare, Simmel non nulie net confront della moda una particolare sti ‘ma. Egli afferma che «la moda & una palestra adeguata per individui che sono intima: ‘mente non autonomi e bisognosi di appoggion™, che la moda possiede «uno speciale po- tere aitrattivo agli occhi di quelle nature sensibili messe in imbarazzo dalla durezza della realtin!S5, che essa serve ad integrare «l’in inza della persona, incapacita di in- dividualizzare la propria esistenza'™ ed, infine, aggiunge che «le frequenti variazioni . Anche le case si sono fate strutturalmente leggere e so- no arredate in uno stile che Sombart definisce “da campeggio”™™. Le abitazioni delle citi egli scrive, «sono un cubo vuoto nel quale noi piantiamo la nostra “tenda”. Non vi pitt spazio per grandi armadi nei quali immagazzinare vestti e biancheria, e come i no. Radi, dopo breve pausa, cerchiamo un nuovo posto per la nostra tenda, [cangoscia del {{tasloco” soffoca in noi ogni desiderio di possedere beni ed oggetti duraturi, Il mobilio delle nostre case viene prodotto in vista del furgone dei trasportiy!”” LHSECCAEMEAD 2. moda del Novecento & so, cambiamento ¢ tale i Sia0 ad allora impiegati con altri, talora di qualita inferiore- I progressi della tecnica da tur lato e gli interessi dei produttoridall’altro fanno si che non vi sia «materiale prezicse © forma tanto raffinata da non poter essere riprodotiaimmediatamonie in materiale pit Seadente ad un decimo del prezzo originarion'’®.E eid al fine di soddisfare, a buon wer. ato, le aspirazioni delle masse alle apparenze del lusso ¢ dell’eleganza, La nascita della figura del produttore impersonale e la scomparsa siva dell’ar- tigiano_che aveva invece un rapporto personale con la clientela, € per Semmbart eater ‘numerose conseguenze negative: dalla burocratizzazione dei bisogni all uniformazion dei consumi. Per il nostro autore, siffatta volonta di uniform bisogni dei singoli consumatori € rafforzata «in modo essenziale dalla dipenden ‘odin 7, Ma alla sua affermazione contribuisce anche in modo significative al apira. Zicne delVindividuo, isolato¢ orfano nella societa decomposta, verso una qualche forma, anche se puramente esteriore, di legame comunitario, il suo desiderio di immergersi Scomparire e nascondersi nella massa per non dover andare attraverso la vita in eterna so, Uitudine. Quel legame che gli antichi vincoli gli garantivano dalVinterno, eg lo ritova, inconsapevolmente, negli aspetti esteriorin!*®, 1 idem, pp. 757-758, 8 them, p. 158 "6 thidem, p. 759, " Ibidem, p. 760. "8 Jbidem,p. 764, Ibidem, p. 772 © Ibidem, p. 773, 48 cambiamenti delle mode. Egli, infatti, misurd Te variazioni che, a partire dal 1844, si era- tori socio-culturali. Noi, egli scrisse, «non neghiamo che possano intervenire anche sif- g. Alfied L. Kroeber: Vordine nei mutamenti della moda Le prime analisi quantitative sui mutamenti della moda risalgono al 1918 quando il so- ciologo statunitense Alfred L. Kroeber cered di trovare un ordine nel flusso continuo dei no verificate negli abiti femminili da sera, variazioni relative, ad esempio, alla tunghezza della gonna, alla larghezza del busto, allagprofondita della scollatura. Eqg@BlijSOprigeHs initali Variazioni(Vileralun|GAUIHE ben nascost9) Ad escmpio che «il periodo ritmico rela~ tivo alla Tunghezza della gonna corrisponde soltanto ad un terzo di quello relativo al- Vampiezza: circa trentacinque anni invece di un secolo». Inoltre, osservé che I'ultimo quarto di secolo nel periodo temporale da lui preso in esame rivelava «variazioni di mo- da nettamente pit rapide e radicali dé quelle del mezzo secolo precedente. Infine, alla luce della sue scoperte notd che gli uomini di fronte ai cambiamenti della moda sono, in genere, molto colpiti dalle oscillazioni secondarie che si suecedono frene- ticamente e non riescono a cogliere le grandi pulsazioni primarie (ad esempio: gonna lun ga — gonna corta) che si celano dietro tali superficiali cambiamenti, «Noi tutti — egli ha scritto — abbiamo l’abitudine di parlare del modo cui la moda di quest’anno ha sconvolto quella dell’anno scorso. E fuori di dubbio che i dettagli, le passamanerie, le pieghe, le guarnizioni increspate, forse anche i colori e le stoffe ~ cioé tutti i cospicui elementi ester- ni dell’abbigliamento ~ si modificano con una certa rapidita e fa parte della natura stes- sa dela moda porli in primo piano. Questi particolari, vengono imposti alla nostra atten- zione e fanno si che prevalga in noi limpressione, sia pure oscura, di fluttuazioni caoti- cche che si sottraggono al calcolo, inversioni di tendenza che appaiono nello stesso tempo sconcertanti c prive di significato, di una specie di fulmine 0 gioco di prestigio di fronte al quale ci inchiniamo nel muto riconoscimento dell’ impossibilita di controllarlo. Ma al di sotio di questo scintillante labirinto, le dimensioni o le misure fondamentali degli abi- tii modificano con maestosa lentezza, secondo periodi che spesso superano la durata di ‘una vita umana»!*!, Per spiegare Ia moda e i suoi mutamenti @ibebersfiutGetnTstiiAONpSIColouehe allora correnti, quali Pimitazione, 'emulazione OF Competizione, per privilegiare i fat- atte motivazioni psicologiche; ma riteniamo che, come spiegazioni, siano congetturali € scientificamente inutili, perché, almeno finora {@ipendonolda faHoriineOnimenstarabib incetinibili, Riteniamo invece di aver dimostrato che, mediante procedimenti di ipo m- Wuitivelelcomportamentistico) i quali operano interamente nell’ambito det fivellorsocio- "8 Alffed L. Kroeber, L'ondine nei mutamentinefla moda, in 1D, La natura della cultura il Mulino, Bologna, 1974, pp. 625-625, 49 culturale, possono essere stabilite correlazioni funzionali per quelle manifestazioni cul- surali— come i mutamenti dello stile e della moda ~ ritenute refrattarie a questo cambia- mento»!*?, E, in particolare, egli aveva osservato che le accelerazioni nella moda o, per usare le sue parole, le tension e le deformazioni nei modelli solitamente si verificano durante i grandi mutamenti sociali, quali ad esempio 1a Rivoluzione francese o la Prima guerra mondiale. A tale proposito egli affermé di ritenere altamente probabile che sui mutamenti dello stile della moda agissero «influenze storiche o culturali in senso generale: tensione ¢ instabilita socio-culturali sembrano produrre tensione ¢ instabilit nella moda, Esse tut- ‘avia esercitano la loro influenza su un modello stilistico gia esistente, in cui provocano disordine o inversionin. Mentre, nei periodi cosiddetti normali abbigliamento & «relativa- mente stabile nelle sue proporzioni e caratteristiche di base: le sue variazioni tendono ad essere blande ¢ transitorie ~ fluttuazioni di moda pid che mutamenti di stiley"™3, h. Jean Baudrillard: la moda come strumento di manipolazione di classe Tra gli studiosi della moda dal secolo scorso, Jean Baudrillard, docente di sociologia presso l'universita di Parigi X, ha goduto di una grande fama grazie soprattutto all’appli- cazione delle teorie sirutturaliste delseano alla sfera dei consum;.(BBH €oieepiNcell Com sumatore di moda come la vittima di una manipolazione sistematiea dei segni, [n slice pa role, a suo avviso, dictrdlltapparente democraticiti della moda si cela una raifinata ma- “upolazione politica in quanto Ja moda, nonostante le apparenze, @ORSRNerSbbEnAIn- Zione di discriminazione sociale. Per Baudrillard Ja moda non é un fenomeno di tutti i tempi e di tutte le societa, essa compare solo nelle societa che sono caratterizzate dalla mobilita sociale. Anche per il no- stro autore come per Simmel la moda porta Je stimmate della differenziazione di classe. «La moda ~ egli scrive {iOHlrispeechia Un biSogno nailirale di cambiamento il piacere i cambiare gli abiti, ali oggetti, automobile sancisce in realtA psicologicamente costri- Zioni di altro genere:(@idifferenziazione sociale edi prestipios Gili oggetti posseduti certifieano, dunque, il destino sociale delle persone e, nel con- tempo, talora, palesano anche «le aspirazioni sociali non realizzaten. That cola mist ‘1 in cui ci si eleva nella seala sociale, gli oggeiti si moltiplicano, si diversificano, si rin- "8 Jane Richardson - A.L. Kroeber, re secoli di moda femminile: un wnalist quanritativa, in Alfred L. Kroe- ber, La natura della cultura, ct, pp. 695-696, 18 Shidem, p. 694-695, 5 Jean Baudrillard, Per ana critica della economia politica del segno, tad, it. di Mario Spinella, Mazzotta, Miano, 1978, p. 34, Di Baudrillard si veda anche: La socteud dei consumi, I sui mitt ele sue siruttre, ad. it. di Gustavo Gozzi Piero Stefani, il Mulino, Bologna, 1974 3D novano. Ma quolio presto la loro circolazione accelerata sotto il segno della moda pervie- ne asignificare, a lasciare intendere, una mobilita sociale che in realt nom esisten™5 Per Baudrillard, la moda nella societi contemporanea € una forma dijautil Ine fatti, spesso il possesso dei beni alla moda non sarebbe la certificazione di una effettiva Conquista di uno status sociale superiore, ma solo la compensazione dell’ «inerzia sociale diun certo gruppo o di-un certo individuo, il cui desiderio di mobilita, frustrato ¢ osta~ cola, finisce per esprimersi neli’artificiale mobilita di cid di cui si cireonda» lire parole, «la fogica formale dolla moda impone una crescente mobilita di tutti a ‘Soul di distinzione», maa questa mobilita formale dei segni non corrisponde ‘sempre una mobiliti reale delle strutture sociali. In breve, «la moda — e, pit in generale, il coasumo, che é inseparabile dalla moda — maschera un”inerzia sociale profonda, ed & cessa stessa un fattore di inerzia sociale in quanto nella moda, attraverso i cambiamenti ra- Pid e spesso ciclici degli oggetti, degli abiti e delle idee, viene tentata e frustrata lesi- genza di una reale mobilita sociale. All’illusione del cambiamento si aggiunge I'illusio- ne democraticay'*”, Teonsumo di moda, per il nostro autore, & troppo spesso solo la compensazione di una astrazione frustrata di progresso sociale, & la consacrazione di una occulta discriminazio- ne 0, se si preferisce, di una dorata segregazione di classe. In breve, «la moda, come la cultura di massa, parla a tutti per rimettere ciascuno al suo posto. B tina delle istituzioni che meglio ricostruisce e fonda, facendo le viste di abolirla, Pineguaglianza culturale ¢ la discriminazione sociale. Pretende di essere al di la della logica sociale, una specie di se- conda natura: in realta é retta interamente dalla strategia sociale di classen"™, Pet Baudrillard, 'ypper class, la classe superiore nel Novecento, continua, come nel- VOttocento, a esereitare il suo dominio sulle classi inferiori, solo che nel ventesimo se- colo la sua preminenza non si fonda pid sui segni del prestigio e del lusso, ma sulla «ma- nipolazione dei segni ¢ degli uomini»', i. Herbert Blumer: la moda ¢ la teoria della selezione collettiva Nel 1969 il sociologo Herbert Blumer (1900-1987) diede alle stampe un volume (Sym- bolie Interactionism) ed un saggio (Fashion: from Class Differentiation to Collective Se~ lection) in cui affrontava tematiche tra loro embricate. Blumer, che era stato allievo di George Herbert Mead ¢ a Berkeley era stato direttore del Dipartimento di sociologia, gi 8 idem, p. 35, 8h. ° Ihidem, pp. 35-36. "5 Dhidem, p. 36 ° Thidem, . 51 st nel 1937 aveva coniato l'espressione interazionismo simbolico. Infatti, in un suo saggio apparso nel volume di autori vari Man and Society, pubblicato appunto nel 1937, aveva scritto: «Gli interazionisti simbolici vedono linterazione sociale principalmente come un Proceso comunicativo nel quale Ie persone condividono le espericnze piti che una mera ripetizione o una iterazione di stimolo e risposta»!”, Tre erano, a suo dire, le premesse sulle quali si fondava siffatta posizione teorica: «La prima é che gli esseri umani agiscono verso le cose sulla base del significato che queste hanno per loro. [...] La seconds [...] & che il loro significato é derivato da, 0 sorge, dal- Pinterazione sociale di ciascuno con i suoi simili. La terza & che questi significati sono ‘tattati e modificati lungo un processo interpretativo usato dalla persona nel rapporto con le cose che incontra»!"" In altre parole, egli sosteneva che tanto-gli psicologi quanto i sociologi avevano sino ad allora misconosciuto il fatto chélll sign ficato ilu OgeHGaSSda Ein)prOCeSo di ‘interazione tra le persone e)HON|elinitrinseCO All Oggetto Siesso, né ¢ i! frutto di una fu- sione di elementi psicologi dati una volta per tutte che si attivano automaticamente sen- za alcun intervento delle persone. Opponendosi a tali tesi gli interazionisti simbolici so- stenevano che i significati degli oggetti erano solo dei prodotti sociali, delle «creazioni formate e determinate dalle attivitd di definizione svolte dalle persone nel loro interagi- Tey! Per Blumer, dunque, gli oggetti hanno un significato che @ creato, confermato, tra- smesso € modificato attraverso un processo sociale. In alize parole, il destino det signifi- cati degli oggctti pud, ad esempio, essere earatterizzato da un rapido consolidamento, ma anche da un’altrettanto veloce insoddisfazione e, quindi, da un precipitoso abbandono. ‘Su queste riflessioni poggia la teoria della selezione collettiva della moda, ‘Teoria se- Condo la quale Ja moda ¢ il frutto. di_un_processo continuo ¢ intenso di selezione coll va tra modelli in competizione, selezione collettiva che non &, quindi, compito esc! di luna élite, né € mossa solo dalla ricerca di status e di prestigio, Per il nostro autore, il processo di selezione collettiva nei suoi meccanismi pit minuti ¢ “ancora un mistero”, come egli stesso riconosce, ma cid non gli impedisce di sostenerne la complessiva vali- dita, 9° Herbert Blumer, Social Psychology, in E.R Schmidt (acura di), Man and Society, Prentice Hall, New York, 1937, p. 171, Su Blumer si veda: Raffaele Rauly,Inrodizione a Herbert Blumer, La metodologia deit'intensmio. nismo simbotico, Armando, Roma, 2006, pp. 7-23; Fred Davis, La moda. Culnur, ident, linguagaio, trad. it di Fabsizia Macchia, Baskerville, Bologna, 1993, pp. 110-116; Ciaeci M. (acura di), Linterazionismo simbolico iL Mulino, Bologna, 1971; ID., Contestoe intertestuaitd dell interazionismo simbolico, in R. Gubert -L. Tomasi (a cura di), Teoria sociologica ed investigazione empirica. La tradizione socialogica di Chicago e le prospettive del- ‘a sociologia contemporanea, Angeli, Milano, 1995. "8! Herbert Blumer, La metodologia del! 'interaztonismo simbolico, cit, p. 38. "2 thidem, p. 42. 2 Avanzando una siffatta teoria Blumer si pone come un critico severo tanto della teoria, i da Simmel quanto di quella proposta A suo avviso, le teorie da Toro” proposte rendono conto solo di quanto, nel mondo della moda, ¢ accaduto nella societa europea nei secoli che vanno dal diciassettesimo al diciannovesimo, ma sono ormai dive- nute inutilizzabili per comprendere cid che sta accadendo nel Novecento. Infati, in que- sto secolo, 2 suo avviso, prestigio della fcace solo nella misura in te & rie essa della tendenza. Gelpemsone di rango classe elitaria, pit che indirizzare Ia conoseiuta come simbolo e rappre Per il nostro sociologo I’unico scopo della moda non é pitt, come era per Simmel e V blen, la differenziazione di classe, questo & divenuto ormai uno scopo tra tanti, Inoltre, i cambiamenti della moda non sono determinati meccanicamente da processi quali l'imi- tazione e la distinzione, ma sono il frutto di una selezione collettiva. Su questo punto le riflessioni pid illuminanti di Blumer sono quelle da lui affidate alla voce Fashion che serisse per I’Tnternational Encyclopedia of the Social Sciences. « gusti ~ egli scrive i per sé un prodotto dell’esperienza; generalmente si sviluppano partendo da uno ‘stato iniziale di indeterminatezza per arrivare ad uno stato di definizione ¢ stabilit una volta formati, possono decaderee disntegrarsi. Si formano nel contesto delle inter Capilano in aree di comune inierazione ¢ che hanno simili percorsi di esperienza svilup- _pano gusti comuni. Il processo della moda implica sia la formazione che Iespressione del ‘gusto collettivo nell’area della moda prestabilita_Inizialmente, il gusto é un insieme con- fuso di inclinazioni ¢ insoddisfazioni provocate dalle nuove esperienze nel campo della moda ¢ nel piti vasto mondo circostante. ‘A questo stadio iniziale, il gusto collettivo & amorfo, inarticolat agamente equilibrato ¢ in attesa di trovare una direzione specifica, assumere una forma definita. al tempo stesso, essendo attaccato a specifiche © Herbert Blumer, Fashion: from Class Differentiation to Collective Selection, in «Sociological Quarterly» .969, 10, pp. 281-282, Trad. it, di Anna Pellegrino. 3 forme sociali, ¢ da esse rappresentato, subisce un processo di affinamento e strutturazio- ne. Lorigine, Ia formazione e i percotsi del gusto collettivo costituiscono l'enorme area problematic della moda»!™, Per il nostro sociologo 1a moda non ¢ un avvenimento sociale aberrante e irracionale, né @ una forma di pazzia sociale, né, infine, € un fenomeno social le marginale 0 irrilevan=~ ‘e, Esso. infatti, & presente in ampi settoti dell agire umano: dalla musica al teatro sino al. le medicina e ala filosofia. Ta moda, inoltre, € una alleata della modernita, poiché favori. sce apertura al nuovo ¢ allenta la forza del passato. Infine, cosa non secondatia, essa win. troduce ordine in un presente potenzialmente anarchico». Infatti, «nello stabilize modelli appropriati che portano il timbro dell'adeguatezza e che spingono all’adesione, la moda li. inita il taggio di variazione ed incoraggia all’uniformitae all’ordine. Rispetto a eid la mo. da ha in una societa aperta la funzione che il costume ha in una societa consevatrices!™™ J: GilleSEAPOVESEP 1a moda & una opportunitd per le democrazie Nellopera L'empire de I’éphémére. La mode et son destin dans les sociétés modernes Gilles Lipovetsky esordisce affermando che «il problema della moda non & di mods fra at intellettualin'®® e che questi, le poche volte che se ne sono occupati, hanno seltanto prodotto un fastidioso piagnisteo. In particolare, egli sostiene che la moda non @ pii nel, jo nostra socict’ uno svazo estetico, un accessorio meramente decorativo, madi MGhiave iivolta dellaWvitalcollettivas!?. |e nostre sono societa-moda, socielA cio’ in cut Ja mo- da ha ragginio il suo acme e da perifetica & diventata egemonica plasmando a sua im- magine lintera societi. Di fronte a questo cambiamento epocale, gli intellettuali si sono soffermati, in genere, a sottolineare le perversioni della moda, non cogliendo quanto di Positivo essa contiene e promuove. 1. Le caraneristiche della moda “matura”. A partire dagli anni Sessanta del secolo Scorso la moda, secondo Lipovetsky, ha cambiato-pelle-ontrando in quella fise che sali chiama moda matura. Le caratteristiche di questa fase della moda sono presto dette: ac-_ centuazione dell individualismo estetico entail asolita del présente (rspetto al pas. sato ¢al futuro) i presente &cosi T'unico tempo legittimo, sessualizzazione dll'espetto, tng Ered Davis, La moda, Cultura, idemtita,linguaggio, eit, pp. 111-112, an Hevoer Blumer, askion: from Clas Diferentation to Collective Selection, cit p. 289, Tad, it dt Amma Pellegrino, s apiles Lipovetshy, Ltmperodel‘efmero, La moda nee socets moderne, a. it Sergio Atzoni, Gar= Zand, Milano, 1989, p 7. Su quest’opera si vedano le rflesionieitche contentte nel seguente volumes Alaa ie Fie Linaitteo Rifessint sult oof del soxzen, tad. dt Guido Vitel, Ipermediun, Napali 200 9 Shes " Ibidem, p.10, 54 vetrinizzazione del corpo, (HOS EIEMMERIEHED) svestizione del corpo femminile, culto della modernita, eccitazione del desiderio, Ceara @2R20R€ GEIARIEK cc. In questi ultimi cinquant’anni la moda «si & vestita da ragazzinan', si sono fram- ‘mentati i canoni e mescolati gli stil, si & passati dall’omogeneitd al patchwork, Nella mo- da matura tutti i modi di vestire sono cosi diventati legittimi: «il modernismo (Courré- _ges)¢ il sexy (Alaia), abiti larghissimi e abiti atillat, corti e lunghi, l'eleganza classica (Chazel) ¢ la vamp bollywoodiana (Mugler). lo stile monacale esotico (Rei Kawakubo) Ja donna monumentale (Montana), il “look dei vagabondit” (Comme des Garcons, World's End) la ratfinatezza (Saint-Laurent, Lagerfeld), le misure ironiche di stili differenti (Gaultier) il “look giapponese” (Miyake, Yamamoto), i colori esotici e squillanti (Ken- zo) ele tinte polvere. Nulla & proibito, tutti gli stili hanno diritto di cittadinanza e avan- ordine sparso, Non “una” moda ma “le” moden™. -onseguenze di questo stato di cose sono molteplici. Ad esempio quando vi era una sola tendenza le frontiere tra cid che era di moda e cid che non era di moda erano molto neite, con Ia moda matura e, quindi, il moltiplicarsi degli stli tali confini si sono fatti sem- pre pit sfumati, sempre pid incerti, In alire parole, la moda si é fatta «sempre pits simile a lun insieme sfuocato conosciuto da lontano e con incertezza. Il fuori-moda ha perduto ra- ical; non é sparito ma é pit impreciso, meno subitaneo, rende meno ridicolin®™, IL. Contro Veblen, Simmel ¢ Baudrillard. Con la moda matura le tesi di Veblen ¢ di Simmel come pure quelle avanzate da Baudrillard risultano avere per il nostro autore uno scarso potere esplicativo, Egli ammette che la moda non sia totalmente estranea ai feno- ‘meni di rivalita sociale, ma sostiene anche ché le rivalita di classe non sono il principio dda.cui derivano le variazioni incessanti della moda; Ie rivalita fe accompagnano, determi- nano alcuni aspetti, non forniscono la chiave di lettaray=". In oltre la moda non é la con- seguenza dello spreco 0 del consumo vistoso, ma jl corollario di «un nuovo ray - Pio ET mondo circostante e del desiderio di affermare il valore della personaliti del sin- m > Ibidem, p. 123, 2" Ibidem, p. 127. 2 idem, p. 4S. ™ Ibidem, p. 57. 2" Jhidem,p. 58. la fine del Medioevo ~ egli scrive ~ individualizzazione del’aspetto ha conquistto il srto di cittadinanza; nel mondo delle corti diventaaspirazione e passione leyitima il farsi notae esibendo la dif- ferenz, il sembrare tici il non essere come ali alts (...] Tale tasformazione nei comportamenti dll'éitete- stimonia Pingiltrarsi di una nuova immagine sociale dell individualita nel mondo aristocratico. Contrariamente al- Je apparenze non si tratta di un fenomeno “di classe” ma della penetrazione fra le classi superiori dei nuoviidea- Ii dell singolarita della persona, che contribuiscano a scardinare 'immobilittadizionale e permettono alle dif- forenze individual di diventare simboli d’eccellenza sociale». [bidem, p. 59. 98 In realta, Lipovetsky con queste sue riflessioni non vuole contestare il fatto che degli ‘oggetti possono avere talora e per qualcuno una valenza di status, cid che egli vuole ne- gare & idea cara a Simmel, Veblen ¢ Baudrillard che «il consumo di massa sia guidato_ prineipalmente dai meceanismi di differenziazione sociale e si identifichi con la produ- zione di valori onorifici e di emblemi sociali. La grande originalita storica dello svilup- po dei bisogni sta proprio nell’aver avviato la tendenza alla (@eNoetalizetaiOne eLGONSID lavorendo il valore, oggi dominante, dell’uso ¢ del piacere individuale. Questo capovol- gimento strutturale definisce specificamente l'azione della moda compiutdl{ABeade Seni HRS EHO | CHE Gli/ORWCttisiano, acquistatisponottenerSlprEstigio, per segnare la differenza da gruppi di ceto inferiore e@-attiliare’ @-eruppr Superior. Si ected Ulla soddisfizions pr Sia ind ATETENE IAAI Mo pid che legittimita e differenziazione sociale. Il consumo non pit regolato dalla ricerca del riconoscimento di classe, ma da quella del benessere, della funzionalita, del piacere; ha smesso in gran parte d’essere finalizzato la conquista di simboli di casta e ondeggia fra Pordine dell’ utilitarismo ¢ quello del \Vatismo individualistay?™, Con la uomo si é liberato dalle costrizioni mimetiche e dallo s; altrui, Solitamente non ci si veste pi per farsi guardare, ma per guardarsi. La nostra é una societd che porta le stimmate di un neonarcisismo di massa. Ein questo contesto cultu- ale il simbolo di classe, con buona pace di Simmel, Veblen ¢ Baudrillard, & diventato nel maigliore dei casi un angolo del quadro»*, La moda, dunque, ¢ un mezzo che non ten- ce a uniformare o a riprodurre differenze di classe e segregazioni sociali, ma a potenzi re autonomia degli individui attraverso un parossistico aumento delle occasioni di scel- ta, Lattuale caleidoscopio delle merci a disposizione, liperscelta in cui ci troviamo quan- ¢o entriamo in un qualsiasi negozio ha fatto si che la moda da strumento manipolatore sia civentata «affermazione dell”individualita privatay? e asete di nuovo», Ill. I paradossi della moda e la societa contemporanea. La moda secondo Lipovetsky «non é angelo né demone»””, é, di fatto, un insieme di male e di bene, di opportunita ¢ i pericoli tanto per gli individui quanto per la societd. A suo avviso, la moda matura & Vapoteosi della seduzione, della giovinezza ¢ dell’estetizzazione della persona, la cele- trazione del presente sociale, la febbre per la novita, ma anche l’elogio dell’effimero. Le nostre sono democrazie “frivole” centrate sul presente perché I’eletiore é in primo Iuogo 2 Ibidem, pp. 177-178. 2 Ioidem, p. 179. 2 Ibidem, p. 181 2 Tider, p. 187. 2 bide, 9.297. 56 un corsumatore. «Il comportamento dell’elettore — scrive il nostro autore — si avvia a coincidere con quello del consumatore, Gli individui atomizzati, assorti nell autocon- templazione, sono poco disposti a considerare linteresse collettivo e a rinunciare a privi- legi acquisiti; si tende a sacrificare la costruzione del futuro per ottenere nel presente sod- disfazioni corporative e personaliy™’. Liindividuo-moda vive per sé stesso, ha una personalita liquida, non ha legami profon- di, possiede una mentalita disancorata, é un neoindividualista che ha dissolto «le identita di gruppo ¢ la solidaricta di classe”. Ma é anche un individuo che ha accettato in toto Ja positivita del cambiamento e che ha rinunciato «alle visioni del mondo rivoluzionario- manicheey?!°, A questo proposito, occorre sottolineare il fatto che Lipovetsky & decisa- mente convinto che «il sistema della moda alla lunga rappresenti un’opportunita per le democrazie, liberate da febbri estremiste, conquistate bene o male al mutamento, alla ri- comversi ente e al riconoseimento delle realti economiche nazionali e interna- ors Soa, id Ia seduzione si dispiega, pit le co- scienz2 diventano realiste; pitt prevale l’aspetto ludico e pit é riabilitato ethos econo- mico; tornate ai loro principi plu- ralisti e meno dilaniate da contrasti profondi La moda, dunque, vive di paradossi («la sua incoscienza favorisce la coscienza, le sue follie lo spirito di tolleranza, il suo mimetismo Vindividualita, la sua frivolezza ill rispetto dei diritti umani»)""? e produce risultati ambigui. In altre parole, la moda ma- tura ha legato insieme conformismo e liberti, autonomia ¢ mimetismo, ha celebrato il principio dell’autonomia estetica individuale, ma net far cié ha contribuito in modo de- cisivo a leucimizzare le relazioni sociali e a liquefare le identita sociali, in tal modo ha fatto precipitare gli individui in una crisi comunicativa senza precedenti, La societi- ‘moda ha fatto conoscere agli individui la dimensione tragica della frivolezza. «Oggi si comincia a intuire — cosi conclude la sua opera Lipovetsky — che per lo spettacolo so- vraeccitato della storia moderna la moda é lo scenario peggiore soltanto se si escludo- no tutti gli altri?! 28 pidem, p. 1. 2° jpidem. p. 183. 210 jpidem: p12. Ni 22 jpidem, p17. 21° jhidem, p. 297. E poco prima aveva serio: «Contrariamente agli stereotpi di cui la si ammanta, ’eth del- a moda ha contribuito pit delle precedent a strappare le colletivita umane dalloscurantismo ¢ dal fanatismo, a creare una spazo pubblico aperto, a modellace un umn pis amante delle lege, pil matura, pi scetica. hi- dem, p.217. 7 . GORRCRiy: dalla moda “di classe" a quella di “consumo” Nel 2000 Diana Crane, sociologa presso I’University of Pennsylvania ha pubblicato un xnteressante volume dal titolo Fashion and its social Agendas. Class, Gender and Identity in Clothing. Testo questo quanto mai uile per cercare di capie gli sviluppi evolutivi pitt recenti della moda. Per la Crane evento piti importante che & accaduto nel mondo della ‘moda negli ultimi due secoli & statgiljpassalegio dalla mica SUiGse allaimodalsaieon- EGON Tra altro quest'ultima forma di moda € molto pitt imprevedibile, passegeera, amorfa, fluida, disomogenea della precedente, Nel regno della moda di consumo non esistono pit luoghi privilegiati di creazione del- \a moda, Parigi, Londra, Milano e New York regnano, ma non governano. Il sistema mo- dda si & fatto complesso ¢ si & disperso geograficamente.SGH0 Mati BIISMEENSETES. «La ‘moda di consumo ~ scrive la nostra autrice ~ é rivolta a distinti stili di vita e “tribu” al- Tinterno delle classi sociali. In ogni specifico momento é “in” una varieti di look, spes- so incoerenti ¢ contraddittori. Invece di dettare la moda, sia gli stlisti, ~abbigliamento offrono un'ampia gamma di opzioni da cui ci si aspetta ch re combini un look che sia compatibile con la sua identitay™, in alize parole. 1a. moda. di. consumo, sixé-faita pluralista, edg@ijeonsuMatOr'SOnONIVED- {ati dei bricoleur, dei sacchegeiatort pitt o meno raffinati, pill o meno convenzionall. Da quando la Moda ¢ morta ed ¢ stata soppiantata dalle fendences, Tentrare in un negozio equivale a partecipare ad una “pesca miracolosa”. 1. Dal “top-down” al CBGHOREIBD Anche Crane, al pati di molti altri studiosi con- \Giporael, non condivide le test Simme sla diffusion della moda, Essa non goc- ciola pit dalle classi superiori verso quelle inferiori (top-down), ma sempre piti spesso ri- sale dal basso verso 'alto (bottom-up). Secondo la nostra autrice, infatti a partire dalla se- conda meta del Novecento l'abbigliamento alla moda non viene pitt scelto per emulare la classe superiore, ma, in primo luogo, per palesare un’immagine di sé. In altre parole, gli abiti hanno cominciato a rivestire un ruolo sempre pitt importante nella costruzione del- Pidentita personale ed hanno cessato di essere segnali di appartenenza ad una classe. «ll modello top-down di Simmel ~ afferma Diana Crane ~ fu la forma dominante di 4iffusione della moda nelle societa occidentali fino agli anni Sessanta, quando i fattori demografici ed economici accrebbero l’influenza dei giovani a tutti livelli di classe so- ciale. enorme dimensione numerica della generazione dei “baby boom” ¢ la sua condi- zione di agiatezza, rispetto alle precedenti generazioni di giovani, contribuirono alla sua Diana Crane, Question’ di moda. Classe, genere e identtd ne abbigliamento, a cura di Emanuele Mora, Angeli, Milano, 2004, p. 193, influenza sulla moda. A partire dagli anni Sessanta, il modello bottom-up, secondo cui i nuovi stili emergono in gruppi di status sociale inferiore e sono successivamente adottati da gruppi di status sociale superiore, ha offerto una chiave di spiegazione per un impor- tante segmento di fenomeni di moda. In questo modello, I’eta sostituisce lo status socia- le come variabile che conferisce prestigio all’innovatore di moda. Gli stili che emergono da gruppi socioeconomici inferiori sono spesso generati da adolescenti e giovani adulti che appartengono a subculture o “stili tribali”, con peculiari modi di vestire che attirano Pattenzione e che infine portano all’imitazione da parte di persone che appartengono ad altre fasce di etd e ad altri strati socioeconomici. Nuovi stili emergono anche dalle sub- culture all’interno della classe media, quali le comunita artistiche ¢ omosessualin!5, I. La moda ¢ la costruzione dell ‘identita. Labbigliamento ¢ stato, per secoli, «uno de- gli indicatori pid visibili del genere e dello status sociale. [...] A Seconda dei periodi, ih ‘Europa ¢ negli Stati Uniti, gli abiti esprimevano vari aspetti dell’identita, tra cui I’attivita avorativa, l’appartenenza regionale, la religione e la classe sociale. Particokarmente im- portan:i erano alcuni capi di vestiario indossati da tutti, come ad esempio i cappelli, che segnalavano immediatamente lo status sociale al quale si apparteneva o si aspiravan?!* ‘Tutto questo & venuto meno, come in parte abbiamo gia anticipato, nella seconda meti del Novecento, quando la classe sociale & diventata per la scelta deli abiti meno impor- tant fi sé e, inoltre, i vestiti si sono fatti talora unisex rendendo in tal modo pitt sfumati i confini vestimentari di genere. In altre parole, gli abi- 1 sone stati usati a lungo come una forma di controllo sociale (di status ¢ di genere), ma con Ia democratizzazione della moda sono, poco a poco, divenuti una forma di autopro- mozione dell’individuo. ‘A lungo i vestiti, si pensi alle uniformi che indicano con estrema precisione i diversi livelli gerarchici occupati, palesavano, di primo acchito, i confini di status dei singoli e/o Ja loro identitd occupazionale. Tuttavia, nelle societa post-industriali questi abiti sono sta- +i progressivamente abbandonati (tranne che in ambito militare) poiché essi nascondeva-. ‘no, anzi annullavano l'identita degli individui. Alle divise, agli abiti che indicano con pre~ cisione la classe, si sono, dunque, preferiti vestitii cui significati sono relativamente aper~ tie con i quali singoli possono costruire il pid liberamente possibile fa propria identi. 25 bidem, pp. 42-43, A Simmel la Crane rivolge anche alte critiche, «Per Simmel ~ essa osserva~, Ja moda ‘era uno sfogo che soddisfaceva il desiderio delle donne di una preminenza che non era alla loro portata in alti ‘campi. A Simmel sfuggiva il fatto che gli abiti sono important per entrambi i gener, poiché essi costtuiseono un fattoresilevante nella presentazione di sénello spazio pubblico», [bidem, p. 4. 26 jhidem, p.29. 59 IIL I inguaggio dei vestii. Alla luce di quanto abbiamo sinora detto appare ovvio che senelle societa classiste del diciannovesimo secolo i codici dell’abbigliamento erano re- lativamente semplici, nelle societa frammentate del ventesimo secolo si sono fatti di pit difficile decodifica, E i codici hanno proliferato perché gli abiti non sono pit espressio- ne, di una appartenenza di classe, ma un veicolo di autoespressione, perché gli abiti di ge- “here si sono fatty pitt sfumati e imprecisi in quanto le donne hanno saccheggiato l'intero guardaroba maschile e, talora, si sono preferiti abiti unisex e, infine, perché gli uomini a partire dagli anni Settanta, sulla scia di David Bowie, hanno portato «un attacco radicale al modo in cui abbigliamento codifica e stabilisce il genere». Se nelle societi ottocentesche @lijabitt erano SOStanZiaIMeNte UCPC, dai si- nificati precisi, nelle societ “kl enems secolo prevalgono li abiti ehe SonONeiNe® SPERM abiti che posseggono'significati molteplici, che sono talora dei significanti pu- Ti come, ad esempio, i jeans. «l testi “chiusi”, ~ scrive Diana Crane ~ abiti con significa ti preeisi, erano tipici delle societa di classe. Quelli “aperti”, abiti che di continuo acqui- siscono nuovi significati appaiono con piti probabilit nelle societd frammentate, per _gruppi sociali diversi desiderano esprimere significati diversi utilizzando lo stesso tip indumenti, Durante if ventesimo secolo i jeans hanno costantemente assunto nuovi signi- Ficati, ogni volta che differenti gruppi sociali se ne appropriavano e li indossavano in con- testi sociali diversi. Tuttavia, i testi chiusi non sono scomparsi. Per esempio i jeans signi- ficano sia conformismo, sia opposizione, al contrario invece di capi come la giacca di pel- le nera. Quest'ultima ha proiettato infatti un solo significato, di resistenza alla cultura dominante, fino a poco tempo fa, quando la sua diffusa adozione a tutti i livelli di classe sociale hia smorzato le sue implicazioni controculturaliv?"”, Nel Novecento sono scomparsi molti elementi del’abbigliamento che erano dei testi chiusi: dal cappello al panciotto. E sono stati soppiantati da abiti che sono dei testi aper- : dai jeans alle t-shirt. Inoltre, nelle societi post-industriali non esistono pitt precisi co- ici di abbigliamento aziendale, né abiti che indichino una egemonia di genere. In tal mo- do, l'abbigliamento come forma di comunicazione é finito col divenire «un insieme di sialett pitt che un linguaggio universaley"!%, se non addirittura una vera e propria babe- le. A.un tale stato di cose, secondo Diana Crane, ha contribuito anche Ia crescita delle di- modeme. Fsse, infatt, a differenza del passato offrono ambienti che sono . «La natura dello spazio urbano ~ essa osserva — & muta ta, rendendo gli abiti meno importanti come indice di status o identiti sociale, La mag- ior parte delle transazioni negli spazi pubblici avviene fra estranei, La presentazione del- 27 idem, pp. 263-264. 2 idem, p. 268. lo status sociale tramite ’abbigliamento & meno importante di altri tipi i Eas Rear ae ee qualt carte di credito, paienii automobilistiche, codice di previdenza sociale, passa- port, carie di indentta, indirizzi e-mail, Nello spazio elettronico si conservano ¢ tra- smettono identita senza volto. Di conseguenza, & meno probabile che noi i peteeiama nostri abiti come soggetti agli Sguardi critic: degli altri per strada. Uno dei s ta la diffusione della pratica del “vestirsi alla buona”, indossando sual, ‘in gorere associat al tempo libero pit che al lavoro, in ambienti in eui un tempo una per sona si sarebbe sentita costretta a dichiarare il proprio status sociale attraverso un modo di vestire pit formale. Le eccezioni a questo trend sono gli spazi marginali ¢ liminali ne- gli ambienti urbani che sono “colonizzati” da gruppi specifici, spesso minoranze razzia~ ie sociali, nei quali la presentazione dell’io tramite l’abbigliamento diventa una preoc- cupazione importante. Per esempio, ¢lub e bar di certi quartieri inventano codici di abbi- gliamento che sono una sfida all’espressione della sessualiti e degli orientamenti sessua- Tinel vestiarion?!?. 20 (bidem, p. 266. 61

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