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ALIMENTAZIONE, DISBIOSI

INTESTINALE E
PARASSITOSI
Come centinaia di patologie fisiche e mentali possono essere guarite a partire dal
risanamento dell’intestino

MATERIALI RACCOLTI E TRADOTTI DA CORRADO PENNA


E-BOOK GRATUITO
Prima edizione: ottobre 2015
ALIMENTAZIONE, DISBIOSI INTESTINALE E PARASSITOSI è il
secondo libro della collana “Dalla salute negata alla salute ritrovata”,
proseguimento ideale del libro “I pilastri della salute e la rete di
interconnessioni” (http://scienzamarcia.altervista.org/pilastri.doc).

NB: questo è un libro in divenire, con aggiunte e modifiche continue. Il


sommario non riesco ad aggiornarlo continuamente, (qualche capitolo
potrebbe trovarsi ad una o due pagine prima o dopo rispetto a quanto
segnato). I prossimi aggiornamenti saranno sempre pubblicati al link
http://sci en za marcia.altervista.org/disbiosi.doc

Versione 7.0: 24 dicembre 2016

“Alimentazione, disbiosi intestinale e parassitosi” è un e-book gratuito


È possibile ripubblicarne i contenuti purché la citazione sia testuale e sia
specificata la fonte e l’autore.

Questo documento contiene materiali raccolti, scritti e (ove non altrimenti specificato)
tradotti da Corrado Penna, già traduttore dei libri “La Sindrome Psico-Intestinale” (della
dottoressa Natasha Campbell-McBride) e “Guarire i sintomi noti come autismo”
(dell’omeopata Kerri Rivera). Corrado Penna ha inoltre collaborato alla seconda edizione
del libro “Il mal di glutine” di Lorenzo Acerra curandone l’impaginazione e scrivendo per
esso un’apposita appendice.
In questo libro è presente anche un contributo di Lorenzo Acerra sull’epilessia.

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Dichiarazione di non responsabilità (disclaimer)

Quanto trovate scritto qui sotto non costituisce in nessun caso una indicazione terapeutica. La
lettura delle seguenti informazioni non può sostituire un processo di diagnosi e di valutazione
accurata dello stato di salute da parte di uno o più medici di base o medici specialisti. Chi scrive è
convinto che non esiste la malattia bensì il malato, ovvero che non esistono rimedi sempre uguali
per la stessa malattia, ma percorsi di cura differenziati in base alle caratteristiche peculiari del
singolo malato. Qui di seguito trovate semplicemente informazioni, in base alle quali potete
rivolgervi presso un professionista qualificato (medico, odontoiatra, naturopata, nutrizionista,
osteopata) avendo voi stessi, si spera, una maggior conoscenza di causa. Un paziente informato,
secondo chi scrive, ha delle possibilità molto maggiori di guarigione, anche perché (è ben noto) due
professionisti con la stessa specializzazione a volte danno della stessa sintomatologia (e delle stesse
analisi di laboratorio) un’interpretazione differente, oppure a parità di interpretazione consigliano
due percorsi terapeutici molto differenti.
C’è da rimarcare anche che alcune tecniche di risanamento dell’intestino o del fegato, o altre
terapie, per quanto naturali, possono creare dei problemi in persone con la salute particolarmente
cagionevole; per esempio la pulizia intestinale con clisteri o con il lavaggio ayurvedico (acqua e
sale marino integrale), o con l’idrocolon-terapia, oppure la pulizia del fegato col metodo Clark-
Moritz potrebbero essere controindicate per le persone che soffrono di particolari malattie, e quindi
occorre sempre una supervisione medica. Persino le tecniche di respirazione del metodo Buteyko
(per quanto possano sembrare del tutto sicure, essendo basate sulla semplice respirazione), possono
creare problemi in persone particolarmente debilitate secondo la dottoressa Fiamma Ferraro.
Si precisa altresì che alcune terapie qui illustrate sono pesantemente osteggiate dalle istituzioni
sanitarie, che sconsigliano per esempio l’assunzione di biossido di cloro. Tale sostanza viene
considerata tossica nonostante gli esperimenti scientifici che mostrano il contrario e nonostante
centinaia di casi di guarigione dall’autismo con il protocollo di Kerri Rivera (che include appunto
l’assunzione di basse dosi di biossido di cloro). Siccome nessun ente istituzionale ha indagato su
queste guarigioni né tanto meno le ha certificate, non ci sono prove accertate dell’effetto terapeutico
del biossido di cloro, almeno non nel senso che la “scienza ufficiale” attribuisce a questo termine.
L’autore di conseguenza non si prende alcuna responsabilità per eventuali effetti avversi di una
qualsiasi terapia adottata senza un consulto ed una prescrizione medica.
Lo scopo di questo libro è quindi informativo e le informazioni in esso contenuto non vanno
intese come consiglio medico o terapeutico. Qualsiasi terapia, anche la più apparentemente
semplice e banale può comportare dei rischi; anche una semplice aspirina, è noto, può avere in
taluni casi dei gravi effetti collaterali. Le terapie naturali cui qui si accenna possono avere degli
“effetti collaterali” dovuti alla disintossicazione; guarire significa anche uccidere dei patogeni e/o
dei parassiti e causare il rilascio di tutte le tossine in essi contenuti, con un temporaneo
aggravamento di molti sintomi già presenti e la comparsa (temporanea) di sintomi nuovi. Nessuno
può dire a priori quale sarà la risposta di una singola persona a questo processo e quanto ciò possa
essere debilitante, per temporaneo che sia.
Consultatevi quindi con medici di base, specialisti, biologi nutrizionisti prima di fare qualsiasi
cambiamento dietetico particolarmente rilevante o di intraprendere un qualsiasi percorso curativo.
Per quanto sforzo abbia fatto l’autore del presente e-book, non può garantire in maniera assoluta
della correttezza e della completezza di quanto qui scritto, e (lo ripeto) si tratta di un testo
informativo; se volete provare a mettere ad utilizzare praticamente alcune delle informazioni in esso
contenuto vi prendete la piena responsabilità delle vostre azioni. Se un uso improprio delle
informazioni qui contenute, senza previo consulto con medico o altro professionista qualificato
dovesse arrecarvi del danni, l’autore non si assume di conseguenza alcuna responsabilità e non offre
nessuna garanzia. Lo stesso dicasi per tutti i libri ed i siti internet citati.

2
Sommario
Dichiarazione di non responsabilità (disclaimer).................................................................................... 2
Sommario.............................................................................................................................................. 3
Introduzione ....................................................................................................................................... 6
I1. Disbiosi intestinale (e non solo) ....................................................................................................... 7
Un approfondimento sulla Candida e in particolare sulla Candida albicans ...................................... 23
I2. I parassiti intestinali (ed anche gli altri) .......................................................................................... 25
I3. Analisi per il riscontro di disbiosi, parassitosi, intossicazione da metalli pesanti, intolleranze ........ 27
I4. La maggior parte dei trattamenti utilizzati dalla moderna medicina occidentale non sono basati su
valide prove scientifiche...................................................................................................................... 29
I5. Conflitti d’interesse e scienza poco scientifica: conferme ad alti livelli............................................ 30
I6. La chemioterapia funziona … al 2 per cento! ................................................................................. 33
I7. Un mondo di cavie per la sperimentazione della medicina allopatica............................................... 35

1. Tonsillite, otite e disbiosi ................................................................................................................ 39


2. Colite, colite ulcerosa, appendicite e morbo di Crohn ...................................................................... 40
3. Microflora intestinale e sistema immunitario: la disbiosi è correlata a infiammazione intestinale,
malattie autoimmuni, allergia e cancro.................................................................................................. 44
4. Il rapporto tra celiachia e disbiosi.................................................................................................... 45
5. Glifosato, celiachia, intolleranza al glutine e disbiosi ....................................................................... 48
6. Danni causati dall’intolleranza al glutine – una piccola raccolta di studi scientifici............................ 51
7. Infertilità, celiachia, disbiosi, veleni chimici e focus dentali .............................................................. 54
8. Glutine, caseina, autismo e “malattie mentali” ................................................................................. 57
9. La pillola anticoncezionale può causare allergie ed altre malattie nelle donne e nei loro figli .............. 58
10. Cancro alla gola e cancro alla cervice dell’utero: la vera causa è il papilloma virus o la disbiosi?...... 60
11. Prostatite, dismenorrea, ovarite, vaginite, cistite, uretrite e disbiosi................................................ 63
12. Sindrome premestruale, disbiosi e intolleranza al glutine................................................................ 64
13. Disbiosi, allergia e debolezza del sistema immunitario ................................................................... 66
14. I probiotici e la reazione di Herxheimer (die-off)............................................................................ 67
15. Ansia attacchi di panico, disbiosi e candida ................................................................................... 69
16. Disbiosi, parassitosi, focus dentali, alimentazione, “disturbi psichiatrici” e “problemi
psicologici”......................................................................................................................................... 71
17. Il legame tra l’intestino e la dipendenza da sostanze (alcool e altre droghe) .................................... 82
18. Le strutture dei biofilm e la loro importanza per la salute umana ................................................... 83
19. La chelazione farmacologica e la chelazione naturale ..................................................................... 85
20. Svenimenti, anemia, disbiosi, candidosi, respirazione..................................................................... 84
21. Endometriosi, psiche, alimentazione, focus dentali e disbiosi intestinale ........................................ 86
22. Dermatite, eczema, psoriasi, rosacea, micosi della pelle e delle unghie............................................ 88
23. Disbiosi, spondilosite anchilosante, artrite reumatoide .......................................................... 96****
24. Epilessia, disbiosi, parassitosi, denti del giudizio, inquinamento elettromagnetico.......................... 98
25. La correlazione tra la disbiosi, il mal di testa e molti altri malesseri .............................................. 103
26. Anoressia, bulimia, disbiosi intestinale e trattamento nutrizionale ............................................... 104
27. Ipocloridria, gastrite, ulcera gastrica, reflusso esofageo, tumore allo stomaco e disbiosi intestinale 107
28. La parassitosi, un problema sottostimato: i parassiti spesso sono presenti, nonostante le analisi
specifiche risultino negative .............................................................................................................. 109

3
29. I parassiti e le fasi lunari.............................................................................................................. 111
30. Il parassita intestinale Ascaris suum produce morfina ................................................................. 112
31. Tumori e parassiti (intestinali e non) ........................................................................................... 113
32. I parassiti e il declino delle attività cognitive................................................................................ 114
32.1 Stupidità o i parassiti?............................................................................................................. 114
32.2 I parassiti, malattie tropicali e abilità cognitive ........................................................................ 115
32.3 I vermi parassiti danneggiano le abilità cognitive dei bambini.................................................... 116
32.4 Gli effetti dei vermi intestinali sui risultati scolastici................................................................ 117
33. Il parassita a corda (ropeworm) ed i suoi stadi di sviluppo .......................................................... 121
34. Un brevetto russo contro i parassiti ............................................................................................ 122
35. Riassunto del protocollo antiparassitario Kalcker-Maceda .......................................................... 124
36. Dall’autismo si può guarire, decine di testimonianze, prove documentate e articoli scientifici ...... 126
37. Anche l’omeopatia può curare l’autismo ..................................................................................... 133
38. È curabile la sindrome di Rett? .................................................................................................... 134
39. Anche i disturbi dell’apprendimento si possono guarire............................................................... 135
40. Asma, allergie, intolleranze, malattie autoimmuni e parassitosi .................................................... 137
41. La sindrome di Down non si può curare, ma si può spesso migliorare lo stato di salute fisico e
mentale con vitamine e integratori, oppure guarendo il concomitante disturbo dello spettro autistico. 140
42. Antiparassitari naturali................................................................................................................ 141
43. L’ecosistema del cavo orale e la carie........................................................................................... 144
44. Effetti benefici per la salute della terra diatomacea....................................................................... 146
45. La dottoressa Campbell sui parassiti ........................................................................................... 148
46. La dieta senza carboidrati, una precisazione della dottoressa Campbell........................................ 150
47. Prove scientifiche e logiche della sicurezza dell’assunzione di bassi dosi di biossido di cloro........ 150
47.1 Studio scientifico dimostra la sicurezza dell’assunzione orale del biossido di cloro................... 150
47.2 Altri studi scientifici sul biossido di cloro................................................................................ 151
47.3 Il biossido di cloro ed i brevetti relativi al suo utilizzo ............................................................. 152
47.4 A che dosi può essere tossico il biossido di cloro?................................................................... 154
47.5 Il biossido di cloro non è candeggina ........................................................................................ 154
48. Non solo la dieta paleolitica combatte la disbiosi ......................................................................... 154
49. L-glutamina e intestino ................................................................................................................ 160
50. Diabete, dieta e disbiosi............................................................................................................... 162
51. Tiroide, intestino, disbiosi........................................................................................................... 167
52. Iodio, carenza di iodio, alghe e lugol............................................................................................. 169
53. Funghi, microrganismi patogeni, malattie neurodegenerative (demenza, morbo di Alzheimer,
morbo di Parkinson, parkinsonismo, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla) .......................... 174
54. Approfondimento sulla sclerosi multipla e su alcuni metodi di cura proposti dai medici
Campbell, Wahls, Zamboni, Coimbra................................................................................................ 184
54.1 Sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica e focus dentali ................................................... 184
54.2 Sclerosi multipla e disbiosi ...................................................................................................... 184
54.3 La cura del dottor Zamboni ..................................................................................................... 193
54.4 La cura del dottor Coimbra a base di alte dosi di vitamina D .................................................... 185
54.5 Il crudismo.............................................................................................................................. 185
54.6 Il digiuno................................................................................................................................. 185
54.7 Amalgama di mercurio e sclerosi multipla ................................................................................ 186
54.8 GcMAF .................................................................................................................................. 189
4
54.9 Albert e il biotron.................................................................................................................... 189
54.10 Cellule staminali … e ossigeno-terapia iperbarica................................................................... 189
55. Ipertensione e disbiosi................................................................................................................. 190
56. 6 medici testimoniano la degenerazione della razza umana causata dall’alimentazione moderna .... 191
57. La degenerazione della salute umana alla luce del progressivo deterioramento dei denti in epoca
moderna............................................................................................................................................ 194
58. Il dottor Price testimonia la forte salute fisica e mentale delle popolazioni che nel 1900 non
avevano ancora abbandonato lo stile di alimentazione tradizionale..................................................... 195
59. La perfezione fisica e mentale degli aborigeni australiani e la loro degenerazione causata dalla
dieta dell’uomo bianco ...................................................................................................................... 200
60. Sale marino integrale, cloruro di sodio e cloruro di potassio) ........................................................ 201
61. Zucchero e altri dolcificanti ......................................................................................................... 202
62. L’aspartame e altri dolcificanti artificiali...................................................................................... 205
62.1 La malattia di Rumsfeld........................................................................................................... 208
62.2 Il sucralosio è una valida alternativa allo zucchero? .................................................................. 213
63. Il glutammato monosodico .......................................................................................................... 214
64. Le microonde distruggono il cibo?................................................................................................ 214
65. I risultati dell’indagine del dottor Price mostrano come il consumo di farina raffinata, zucchero
raffinato e latte scremato, sia una causa dell’insorgenza di carie, infertilità ed altre malattie................ 216
66. I cereali e la salute ....................................................................................................................... 217
67. Fibromialgia, parassiti, disbiosi e dolcificanti artificiali................................................................. 221
68. Sindrome dell’intestino irritabile, disbiosi, parassitosi e Blastocisti.............................................. 226
69. Ipertiroidismo e altre malattie guarite con la dieta crudista ........................................................... 227
70. La questione della fibra nel crudismo e negli altri percorsi terapeutici incentrati sulla dieta........... 229
71. Esempio di cucina paleo: pane di cocco alle zucchine................................................................... 230
72. Latte di cocco fatto in casa semplice e fermentato (yogurt e kefir di cocco).................................. 232
73. Latte di mandorla semplice e fermentato, “formaggio” di mandorle .............................................. 233
74. Kefir d’acqua, di frutta, di riso e di latte… .................................................................................. 235
75. Dieta paleolitica e respirazione col metodo Buteyko ................................................................... 236
76. I denti cariati possono essere guariti dalla sola dieta?................................................................... 236
77. Microrganismi effettivi per la cura degli animali, degli uomini e delle piante ................................. 238
78. Carenze di vitamina D, un problema tanto diffuso quanto sottostimato, che può causare anche
malattie degenerative......................................................................................................................... 240
79. Carenza di zolfo, zolfo puro e zolfo organico .............................................................................. 247
79.1. Introduzione ........................................................................................................................... 247
79.2 Carenza di Zolfo, un possibile co-fattore di obesità, malattie cardiache, morbo di Alzheimer e
sindrome da fatica cronica ................................................................................................................. 249
79.3 Piccolo addendum su rame, alluminio, zolfo, morbo di Parkinson e di Alzheimer ...................... 255
80. L’importanza del magnesio (e del cloruro di magnesio) per la nostra salute .................................. 256
81. La trementina e la sua efficacia contro Candida, batteri, patogeni e parassiti ................................ 259
82. AIDS, disbiosi, parassitosi, oppiacei e altri veleni ....................................................................... 265
83. Cuore, alimentazione, grassi e colesterolo.................................................................................... 269
84. Fegato e disbiosi.......................................................................................................................... 271
85. Cancro, disbiosi e cure naturali .................................................................................................... 258
85.1. Cancro e disbiosi .................................................................................................................... 273
85.2. Cancro e psiche...................................................................................................................... 277
5
85.3. Le “tossine di Cooley” ........................................................................................................... 278
85.4. La tisana di René Caisse ed altri rimedi ................................................................................... 280
85.5. Il dottor Pantellini e l’ascorbato di potassio............................................................................ 280
85.6. Cancro e alimentazione........................................................................................................... 282
85.7. La pervinca del Madagascar.................................................................................................... 286
85.8. La vitamina B-17 (amigdalina), ............................................................................................... 286
85.9. La proteina GcMAF .............................................................................................................. 286
85.10. Dicloroacetato, una cura contro il cancro nascosta perché su di essa non si possono fare
soldi a palate? ................................................................................................................................... 287
85.11. Resveratrolo e N-Acetil-Cisteina, un brevetto per la prevenzione del cancro e di altre
malattie degenerative......................................................................................................................... 288
85.12. Proprietà anti-tumorali dell’olio di canapa (e tumori cerebrali) .............................................. 288
85.13. David Servan ha sconfitto il cancro (al cervello) .................................................................... 289
85.14. Il Lugol e il melanoma........................................................................................................... 290
85.15. Campi elettromagnetici per la cura del tumore?..................................................................... 290
85.16. tumori che guariscono da soli e potenziali effetti avversi della diagnostica precoce................ 295
86. Artrosi ........................................................................................................................................ 296
87. Obesità ....................................................................................................................................... 296
88. Boro per l’atrite, l’osteoporosi e molto altro ............................................................................... 297
89. Osteoporosi, disbiosi intestinale e glutine.................................................................................... 298
90. C’è una speranza per i malati di distrofia muscolare?................................................................... 306
91. Fibrosi cistica e disbiosi intestinale.............................................................................................. 307
92. Malattie neuromuscolari e atrofia muscolare spinale: c’è un legame con l’intestino?..................... 309
93. Il glaucoma, la vitamina D e l’intestino ........................................................................................ 310
94. L’agricoltura del non fare: la vera agricoltura naturale che rispetta l’ambiente e permette di
ottenere ottimi risultati con pochi sforzi ........................................................................................... 311
95. I vaccini come gli antibiotici con-causano la disbiosi intestinale?.................................................. 312
96. Bill Gates e i vaccini per la riduzione della popolazione mondiale................................................ 312
97. Il controllo mentale della popolazione attraverso l’alimentazione ed i farmaci.............................. 315
98. Clisteri per la pulizia dell’intestino e per la rimozione dei parassiti.......................................... 317**
99. Possibili protocolli per la cura della disbiosi ................................................................................ 332
100. Appendice: ulteriori approfondimenti ....................................................................................... 336
101. Acufene .................................................................................................................................... 337
102. Tunnel carpale: glutine, infiammazione e meridiani energetici .................................................... 337
103. Una cura per il morbo di Alzheimer (e di Parkinson?)................................................................ 338

6
I.1 - Disbiosi intestinale (e non solo)

Come il paguro e l’attinia vivono in perfetta simbiosi, aiutandosi l’un l’altro (il paguro porta in
giro l’attinia che ne approfitta per trovare cibo, mentre l’attinia offre al paguro la difesa dei propri
tentacoli urticanti), così succede per il rapporto di simbiosi tra gli animali pluricellulari (dagli
insetti1 ai mammiferi) e vari ceppi di batteri, detti per l’appunto batteri “simbionti”: l’animale ospita
i batteri che si trovano al sicuro in una “casa” che corrisponde al corpo dell’animale, ed i batteri in
cambio aiutano a digerire ed assimilare il cibo, e persino a fornire alcune sostanze nutritive (nel
caso dell’uomo si tratta di vitamine del gruppo B, vitamina K e alcuni aminoacidi). Nell’uomo
queste popolazioni di batteri popolano le varie mucose del corpo, la mucosa dell’intestino (la più
estesa e quindi anche la più popolata dai batteri), quella della bocca e della cavità faringea, delle
tonsille, delle orecchie, dei polmoni2, del tratto uro-genitale (e quindi anche della vagina), della pelle.
Scrive il dottor Massimo Caporossi, su un articolo sulla disbiosi intestinale3:
Tutte le superfici del corpo dalla pelle al tratto genito-urinario, alla cavità orale,
all’apparato respiratorio, all’orecchio e, soprattutto, all’apparato
gastrointestinale, sono colonizzati da batteri. L’intestino, in quantità progressive
dallo stomaco al colon-retto, ne contiene circa il 70% del totale, suddiviso in più di
500 specie, costituendo così il microbiota.
Se qualcuno volesse una eventuale conferma cito l’articolo A brave new world: the lung
microbiota in an era of change (“Un mondo nuovo: il microbiota dei polmoni in un’era di
cambiamento”)4 che spiega come con le nuove tecniche di individuazione dei microbi (indipendenti
dalla loro coltura) sta permettendo di fare sempre maggiori e più dettagliate scoperte sul microbiota
delle varie zone del corpo umano; la presenza di una particolare comunità microbica sulla mucosa
pomonare è ormai un dato assodato. Anche lo stomaco, che prima si pensava fosse un organo
praticamente sterile, adesso viene studiato sotto il profilo del suo particolare microbioma, come
mostra l’articolo Gastric Microbiota5.
In realtà nel nostro organismo il rapporto tra il numero di cellule che contengono il nostro DNA
(e che quindi possiamo considerare dal punto di vista genetico prettamente umane) ed il numero di
cellule dei microbi simbionti è di uno a dieci, sebbene poi questi esseri unicellulari che noi
ospitiamo sono molto più piccoli delle nostre cellule umane; il rapporto in peso tra le due
componenti di conseguenza è invertito, e per ogni chilogrammo di microbi simbionti ci sono circa
20 chili di cellule umane. Il repertorio genetico di questi microbi (detto microbioma) è circa 100
volte maggiore di quello dell’uomo che li ospita; in particolare nell’intestino umano ci sono circa
1000 differenti specie batteriche.
Così come per analizzare il comportamento e le abitudini del paguro legato con l’attinia non è
possibile considerarli l’uno isolato dall’altro ma occorre considerare la loro unione simbiotica, così
a ben vedere anche il nostro corpo umano dovrebbe essere studiato come quel super-organismo

1
Per esempio l’articolo Implication of the mosquito midgut microbiota in the defense against malaria parasites,
pubblicato su PLoS Pathog. 2009;5(5):e1000423 (autori Dong Y, Manfredini F, Dimopoulos G), mostra che i batteri
benefici dell’intestino della zanzara anofele l’aiutano a difendersi dal plasmodio della malaria, e che una cura di
antibiotici le espone ad un maggiore rischio di infezione da parte di questo parassita unicellulare;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19424427.
2
Vedi anche il dizionario http://www.corriere.it/salute/dizionario/mucosa_polmonare/index.shtml.
3
http://www.proctocastelli.it/disbiosi_intestinale.html.
4
Pubblicato su Annual of American Thoracic Society. 2014 Jan;11 Suppl 1:S21-7, autori Segal L N, Blaser M J;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3972973/.
5
Pubblicato su Helicobacter 2015 Sep;20 Suppl 1:68-71, autori Ianiro G, Molina-Infante J, Gasbarrini A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26372828.
7
simbiotico rappresentato dall’interazione tra le nostre cellule e quelle del nostro microbioma6. Da
notare che differenze genetiche e/o ambientali possono influire sulla particolare composizione di
questo super-organismo, vedi per esempio la differenza tra la comunità microbica vaginale delle
donne sane caucasiche e quella delle donne nere7.
È importante notare che la complessa ecologia di questa interrelazione tra microbi e corpo
umano è oggetto di studi piuttosto recenti, che anno dopo anno svelano sempre maggiori segreti di
questo super-organismo e permettono una comprensione più approfondita dei meccanismi che
permettono di mantenere una buona salute e di quelli che portano alla malattia. Alcune informazioni
erano già state ottenute con mezzi più rudimentali agli inizi del 1900, e molti medici avevano
attribuito alla cosiddetta “tossiemia” e alle “endotossine” (tossine che vengono dall’interno
dell’organismo stesso) la causa di molte se non tutte le malattie, facendo loro la massima del
medico greco Ippocrate (“tutte le malattie hanno orgine nell’intestino”) ma purtroppo alcuni medici
avevano pensato di “risolvere” il problema alla radice in una maniera a dir poco cruenta, ovvero
togliendo tonsille e denti in maniera indiscriminata e asportando persino chirurgicamente parti del
colon (in un’epoca in cui non erano ancora disponibili farmaci per la prevenzione delle infezioni
chirurgiche con tutte le drammatiche conseguenze del caso, decessi compresi). Fu anche a causa di
questo insensato accanimento chirurgico che venne gettato via, come si suol dire, il bambino
assieme all’acqua sporca, e per circa 60 anni la ricerca medica si dedicò ad indagare sugli effetti
intestinali di certe patologie piuttosto che sulla causa intestinale delle stesse malattie, confondendo
sostanzialmente la causa e l’effetto. Adesso invece la mole di ricerche scientifiche che si accumula
sullo squilibrio del microbiota intestinale (l’insieme dei microrganismi contenuti nel nostro
intestino) e del microbiota di altri organi e tessuti mostra fin troppo spesso non solo la correlazione
tra patologia e squilibrio del microbiota, ma dimostra anche in maniera incontrovertibile che
correggendo lo squilibrio intestinale (ad esempio con la somministrazione di fermenti lattici, cibi
fermentati, in poche parole di probiotici) si osservano notevoli miglioramenti delle condizioni di
salute dei pazienti.
Se qualcuno ha voglia approfondire la questione del microbiota umano e del rapporto simbiotico
tra microrganismi ed essere umano può leggere l’articolo Composition of the adult digestive tract
bacterial microbiome based on seven mouth surfaces, tonsils, throat and stool samples
(“Composizione del microbioma batterico del tratto digestivo dell’adulto basato su sette superfici
della bocca, tonsille, gola e campioni di feci”)8, ma soprattutto il libro Metagenomics of the
human body (“Metagenomica del corpo umano”), un libro con contributi di vari studiosi, edito
dalla dottoressa Karen E. Nelson per la Springer9. A pagina vii, nella premessa al libro scritta da
Jane L. Peterson e Susan Garges, leggiamo che:
Relman e Falkow (2001), quasi contemporaneamente, hanno lanciato l’idea di un
“secondo progetto genoma umano” che “faccia un’inventario completo dei geni
microbici dei quattro più importanti siti di colonizzazione nel corpo umano: bocca,
intestina, vagina e pelle.”
Interessante è anche l’articolo è Role of intestinal bacteria in nutrient metabolism (“Il ruolo

6
Vedi Role of the gut microbiota in defining human health, pubblicato su Expert review of anti-infective therapy
2010 Apr;8(4):435-54. doi: 10.1586/eri.10.14, autori Fujimura K E, Slusher N A, Cabana M D, Lynch S V;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2881665/.
7
Differences in the composition of vaginal microbial communities found in healthy Caucasian and black
women, pubblicato su ISME Journal 2007;1(2):121–133, autori Zhou X, Brown CJ, Abdo Z, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18043622.
8
Pubblicato su Genome Biology, autori Nicola Segata, Susan Kinder Haake, Peter Mannon, Katherine P Lemon, Levi
Waldron, Dirk Gevers, Curtis Huttenhower, Jacques Izard; http://www.genomebiology.com/2012/13/6/r42.
9
Sul sito della Springer è possibile leggere gli abstract dei vari capitoli, http://link.springer.com/book/10.1007/978-
1-4419-7089-3, nonché l’introduzione http://link.springer.com/content/pdf/bfm%3A978-1-4419-7089-3%2F1.pdf.
8
dei batteri intestinali nel metabolismo dei nutrienti”)10 che argomenta come la proliferazione dei
batteri benefici e di quelli patogeni dipenda dalla dieta, e mostra come i batteri benefici aiutano a
digerire ed a produrre vitamine e aminoacidi.
Una mancanza dei normali batteri simbionti può essere causata dall’assunzione di molti tipi di
farmaci (antibiotici, antidolorifici, antinfiammatori, anticoncezionali, cortisonici, neurolettici
chemioterapici), stress, mancanza di allattamento, parto cesareo (l’intestino del feto è praticamente
sterile, senza alcun microrganismo, e in condizioni normali inizia ad essere popolato da quei
microrganismo che incontra nel canale del parto) e per finire anche dalla nascita da una madre con
una carenza di questi batteri benefici (dovuta a sua volta ad una delle cause summenzionate).
Riguardo all’azione negativa dello stress sui batteri benefici vedi l’articolo Investigating the
role of perceived stress on bacterial flora activity and salivary cortisol secretion: a possible
mechanism underlying susceptibility to illness11 che mostra come gli alunni sotto stress per gli
esami mostrano una riduzione di acido lattico (prodotto dai batteri benefici) nelle feci.
Sull’effetto degli antibiotici vedi per esempio lo studio scientifico Prospective study of the
impact of large spectrum antibiotics on the human gut (“Studio prospettico dell’impatto degli
antibiotici a largo spettro sull’intestino umano”)12 che mostra come gli antibiotici causino infezioni
da lieviti come la Candida albicans, e l’Amoxicillina-clavulonato causi un maggiore aumento di tali
patogeni. Anche l’articolo Incomplete recovery and individualized responses of the human
distal gut microbiota to repeated antibiotic perturbation13 mostra che la microflora intestinale,
dopo due cicli di ciproflaxina, in alcuni casi non ritorna allo stato pre-esistente ma mantiene una
parziale alterazione che si è sviluppata nel corso del trattamento14.
Sui danni delle pillole anticoncezionali vedi più avanti il capitolo specifico.
Sull’effetto negativo dei chemioterapici nei confronti dei microrganismi benefici dell’intestino vedi
l’articolo Chemotherapy-driven dysbiosis in the intestinal microbiome (“Disbiosi del
microbioma intestinale causata dalla chemioterapia”)15 nel quale leggiamo due cose interessanti, la
prima delle quali è che
La chemioterapia causa diversi effetti collaterali, e la mucosite gastrointestinale è
uno dei più frequenti. Gli attuali modelli di mucosite gastrointestinale non tengono
generalmente conto del ruolo del microbioma intestinale.
E la seconda che
Il nostro studio identifica un grave squilibrio composizionale e funzionale nella
comunità microbica dell’intestino, associato alla mucosite gastrointestinale indotta
dalla chemioterapia.

10
Pubblicato su Journal of parenteral and enteral nutrition, 1997 Nov-Dec;21(6):357-65., autori Cummings J H,
Macfarlane G T; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9406136.
11
Pubblicato su Biological Psychology 2008 Feb;77(2):132-7, autori Knowles S R, Nelson E A, Palombo E A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18023961.
12
Pubblicato su European Journal of Clinical Microbiology and Infectious Diseases, August 1994, Volume 13, Issue
8, pp 665-667, autori G. Samonis, A. Gikas, P. Toloudis, S. Maraki, G. Vrentzos, Y. Tselentis, N. Tsaparas, G.
Bodey; http://link.springer.com/article/10.1007%2FBF01973996.
13
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences March 15, 2011, vol. 108, suppl. 1 4561, autori Les
Dethlefsen, David A. Relmana; PNAS-2011-Dethlefsen-4554-61.pdf.
14
Ciò nonostante troviamo diversi studi scientifici che indicano, in una maniera un po’ troppo semplicistica e
rassicurante, come dopo un po’ che la cura antibiotica viene sospesa la microflora intestinale si riequilibra da sola; alla
luce di quanto detto nell’introduzione (e specialmente nel capitolo I5) è fin troppo comprensibile come si possano
“ottenere” questi risultati e la loro pubblicazione su giornali specialistici.
15
Pubblicato su Alimentary pharmacology & therapeutics 2015 Sep;42(5):515-28. doi: 10.1111/apt.13302., autori
Montassier E, Gastinne T, Vangay P, Al-Ghalith G A, Bruley des Varannes S, Massart S, Moreau P, Potel G, de La
Cochetière M F, Batard E, Knights D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26147207.
9
Ma è difficile tenere il conto di quali e quanti farmaci hanno un effetto negativo sull’ecosistema
dei microrganismi che vivono in simbiosi con l’uomo; per esempio l’articolo Tumor necrosis
factor inhibition and invasive fungal infections (“Inibitori del Tumor Becrosi Factor e infezioni
fungine invasive”)16 mostra l’assunzione di un farmaco piuttosto recente (un inibitore della
citochina TNF, utilizzato per gestire i sintomi dell’artrite reumatoide e di altre malattie autoimmuni)
è associata al’aumento di varie infezioni opportunistiche per esempio di Candida albicans e
Aspergiullus fumigatus (un fungo molto pericoloso per la salute dell’uomo17).
Il microbiota intestinale contiene di regola oltre ai batteri benefici anche modeste quantità di
batteri potenzialmente nocivi, che sono però limitatate dalla presenza dei batteri simbionti. Questi
ultimi infatti rendono l’ambiente della mucosa sfavorevole alla proliferazione dei batteri patogeni,
costituendo quindi una prima linea di difesa da molte infezioni; essi producono sostanze simili agli
antibiotici che tengono a bada i microbi patogeni, e rendono acido l’ambiente della parete
intestinale impedendone ancora di più la proliferazione.
Quanto detto a riguardo del microbiota intestinale vale sostanzialmente anche per gli altri gruppi
di microrganismi che troviamo in altri organi e tessuti del corpo; anche se la composizione di ogni
specifico microbiota è differente, l’elemento fondamentale alla base della condizione di salute di è
il giusto l’equilibrio tra i vari tipi di microrganismi: all’equilibrio i batteri “amici” (o simbionti)
sono molti e tengono a bada quelli patogeni, i quali a volte nelle piccole quantità in cui sono
presenti possono anche svolgere una funzione utile all’interno dell’ecosistema complesso della
mucosa. Ma quando i fattori summenzionati sconvolgono l’equilibrio della microflora i batteri
patogeni proliferano in maniera indiscriminata; in particolare nell’intestino gli organismi
unicellulari della Candida Albicans, quando sfuggono al controllo del sistema immunitario e
aumentano di numero, possono aggregarsi e integrarsi in una forma pluricellulare con ramificazioni
(come le ife dei funghi pluricellulari, dal momento che la Candida è lievito, ovvero un particolare
tipo di fungo) che penetrano addirittura nella mucosa intestinale e ne forano la parete contribuendo
a causare la cosiddetta “sindrome dell’intestino poroso” (ma anche altri patogeni e parassiti posso
essere concausa di tale problema).
A questo punto occorre precisare che sono nel corpo umano tre cosiddette “barriere”
(denominate con termine tecnico “barriere tissutali”) il cui funzionamento è critico ai fini della
corretto svolgimento di alcune delle più importanti funzioni vitali. In realtà al posto di “barriera”
forse dovremmo utilizzare la parola “filtro”, o ancor meglio la locuzione “filtro intelligente”, dal
momento che si tratta di superfici di separazione altamente sofisticate (che consistono di cellule
specializzate) e che servono soprattutto a far passare le sostanze nutritive ed a lasciar fuori le
tossine. La prima barriera è quella intestinale, ovvero quel sistema di filtraggio che, in condizioni
ottimali, fa passare il nutrimento dall’intestino nel sangue, evitando che passino al contempo anche
tossine o molecole mal digerite. La seconda è la barriera emato-encefalica, un sistema di filtraggio
che, in condizioni ottimali, fa passare le sostanze nutritive dal sangue al cervello inibendo il però il
passaggio ad eventuali tossine o altre molecole che potrebbero danneggiare la funzionalità
cerebrale. La terza è la barriera emato-liquorale (che si trova tra il liquido cerebro-spianale ed il
sangue).
La cosa notevole (e per certi versi disturbante, sia per il paziente che per molti medici che ancora
non si sono abituati all’idea) è che l’eccessiva porosità intestinale non è necessariamente connessa a
dei sintomi di malessere gastrointestinale18; tali sintomi potrebbero non esserci o essere poco
16
Pubblicato su Clinical Infectious Diseases 2005 Aug 1;41 Suppl 3:S208-12, autori Filler S G, Yeaman M R,
Sheppard D C, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15983902.
17
Vedi Pathogenesis of Aspergillus fumigatus in Invasive Aspergillosis pubblicato su Clinical Microbiology
Reviews 2009 Jul; 22(3): 447–465, autori Taylor R. T. Dagenais, Nancy P. Keller;
http://cmr.asm.org/content/22/3/447.full.
18
Vedi l’articolo Abnormal intestinal permeability in children with autism pubblicato su Acta Paediatrica 1996
Sep;85(9):1076-9, autori D’Eufemia P. et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8888921.
10
evidenti, quanto meno rispetto ai problemi che si manifestano invece alla pelle, al cuore, alla
tiroide, alle articolazioni (per non parlare di depressione, disturbi mentali ed autismo).
Da tempo sono note possibili cause e meccanismi che portano all’alterazione del funzionamento
di tali barriere, con tutti i danni che ne possono conseguire. L’eccessiva porosità della barriera
intestinale porta nel sangue elementi estranei, con conseguente iper-reazione del sistema
immunitario che finisce per aggredire persino molecole del proprio corpo scatenando reazioni
allergiche e autoimmuni. L’eccessiva porosità delle altre due può portare varie tossine a
contaminare alcuni degli apparati più importanti per la regolazione ed il controllo dei movimenti e
del pensiero (tossine generate all’interno del corpo umano da funghi, lieviti, batteri patogeni,
parassiti, per non parlare del cibo di scarsa qualità, dei pesticidi, degli additivi alimentari, e delle
sostanze inquinanti che assumiamo attraverso l’aria, l’acqua e il cibo inquinato).
Di recente sono stati eseguiti degli studi sugli effetti delle citochine, molecole proteiche che
svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione dei processi infiammatori, il cui eccesso è legato
ad una disfunzione delle tre barriere citate. Di tali citochine pro-infiammatorie si è visto che sono
coinvolte nella genesi di alcune malattie croniche e autoimmuni, che vengono prodotte dall’osso
infetto e infiammato delle cavitazioni (e quindi possibilmente anche in corrispondenza di denti
devitalizzati19). Gli studi in questo campo sono ad uno stadio abbastanza iniziale, ma già si
prospetta finalmente una spiegazione comprensibile del fatto che problemi essenzialmente
gastrointestinali da una parte e focus dentali dall’altra, possano portare a sintomi molto simili. Se
assumiamo che la disbiosi, ed in particolare la carenza di bifidobatteri è una delle cause
dell’infiammazione, e che porta alla produzione di citochine pro-infiammatorie, e che i focus
dentali sono un’altra causa di infiammazione e produzione di citochine pro-infiammatorie, il
cerchio si chiude.
Per giustificare quanto appena detto cito l’abstract dell’articolo Intestinal Epithelial Barrier
Dysfunction in Disease and Possible Therapeutical Interventions (“La disfunzione della barriera
epiteliale intestinale nella malattia e possibili interventi terapeutici”)20 che afferma il legame tra la
permeabilità intestinale e diverse patologie intestinali (celiachia, morbo di Crohn colite ulcerosa) e
non intestinali. In particolare in esso leggiamo che:
Essa regola l’assorbimento dei nutrienti, il flusso di acqua e dioni, e
rappresenta la prima barriera difensiva contro le tossine ed i patogeni enterici.
(…)
In vitro leggeri irritanti, citochine proinfiammatorie, tossine e patogeni, e
condizioni ambientali avverse aprono le giunzioni occludenti ed aumentano la
permeabilità paracellulare, un effetto spesso accompagnato dall’attivazione degli
enterociti del sistema immunitario. Al contrario, l’inibizione del citochine pro-
infiammatorie, l’esposizione a fattori di crescita e probiotici, tra le altre cose,
esercitano un effetto protettivo. La disfunzione della barriera è conseguenza
dall’attivazione di percorsi di segnalazione che portano all’alterazione
dell’espressione delle proteine delle giunzioni e/o della loro distribuzione.
Di recente si è scoperto che anche la vitamina D è importante per il mantenimento dell’integrità
delle barriere corporee, la qual cosa aiuta a comprendere l’enorme importanza di vitamina D per il
nostro corpo. Un articolo del 2013, Vitamin D, vitamin D receptor and tissue barriers21, fa il
punto della situazione e ci informa che

19
Vedi il libro I pilastri della salute e la rete di interconnessioni; http://scienzamarcia.altervista.org/pilastri.doc.
20
Pubblicato su Current Medicinal Chemistry 2011;18(3):398-426, autori Catalioto R M, Maggi C A, Giuliani S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21143118.
21
Pubblicato su Tissue Barriers. 2013 Jan 1; 1(1): e23118. autori Yong-guo Zhang, Shaoping Wu, Jun Sun;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3865708/.
11
Le barriere tissutali sono critiche nella patogenesi delle malattie umane, quali le
dermatiti atopiche, i disturbi infiammatori dell’intestinoe varie forme di cancro.
(…). Una crescente messe di prove indica che la vitamina D ed i recettori della
vitamina D giocano un ruolo chiave nella patogenesi delle malattie umane. In
particulare, notiamo un legame interessante tra le segnalazioni che intercorrono
tra vitamina D ed i suoi recettori da una parte e le barriere tissutali dall’altra.
(…). Discutiamo inoltre le potenziali funzioni terapeutiche della vitamina D nella
cura delle barriere tissutali mal funzionanti che coinvolgono la pelle, l’intestino, i
polmoni, il fegato, i reni ed altri organi.
Anche l’inquinamento ambientale può concorrere alla disfunzione delle barriere tissutali, come
mostra l’articolo Disruption of the mucus barrier by topically applied exogenous particles
(“Danneggiamento della barriera mucosa a causa dell’applicazione di particelle esogene”)22, al cui
interno leggiamo che:
inquinanti assunti respirando, aereosol ambientali, e sistemi di rilascio dei
farmaci possono compromettere la barrier mucosa per mezzo della forte
associazione dei biopolimeri con la superficie delle particelle che porta
all’apertura di nuovi canali di diffusione attraverso la barriera. Tenendo presente
questo, I potenziali effetti della barrier compromessa possono essere importanti
nelle malattie infettive, nella nano tossicologia e nel rilascio di farmaci
Fra i possibili agenti tossici che influiscono sulla permeabilità delle barriere troviamo anche i
due pericolosissimi metalli pesanti mercurio e alluminio come mostrano gli articoli Blood-brain
barrier dysfunction in experimental mercury intoxication (“Disfunzione della barriera emato-
encefalica nell’intossicazione sperimentale da mercurio”)23, e nell’articolo Aluminum enhances
inflammation and decreases mucosal healing in experimental colitis in mice24, nel quale si
legge che l’alluminio danneggia la funzione della barriera intestinale.
Ma le barriere tissutali pare che possano essere alterate anche da campi elettromagnetici (o dal
calore emesso localmente dai cellulari), e questo ci porta al triste problema dell’esposizione ormai
intollerabile a campi elettromagnetici di cellulari, smartphone, tablet e PC collegati via etere ai
ripetitori ed ai router, una fitta selva di radiazioni elettromagnetiche dalla quale è difficile stare
lontani. In realtà ci sono evidenze chiare che le radiazioni che riscaldano i tessuti, possono alterare
la barriera emato-encefalica, mentre gli studi sugli effetti delle radiazioni non termali sono al
momento poco chiari, ma è pur vero che siamo appena agli inizi di uno studio di tale fenomeno e
che certi studi che tendono a tranquillizzare la popolazione sono promossi a volte da istituzioni che
hanno tutto l’interesse a nascondere eventuali danni. Vedi per esempio Effects of Electromagnetic
Fields on Organs and Tissues (Effetti dei campi elettromagnetici sugli organi ed i tessuti)25, uno
studio governativo sui possibili effetti negativi di un network di ripetitori di segnali elettromagnetici
realizzato in ambito militare (ministero della difesa) oppure Electromagnetic fields and the blood-
brain barrier (“I campi elettromagnetici e la barriera emato-encefalica”)26, un articolo realizzato
all’interno di un laboratorio di quello stesso ministero della salute olandese che è sempre stato
22
Pubblicato su Molecular Pharmacology 2010 Dec 6; 7(6): 2280–2288, autori Shayna L. McGill, Hugh D. C. Smyth;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3654807/.
23
Pubblicato su Acta Neuropathologica 1972;21(3):179-84, autori Chang L W, Hartmann H A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/5056005.
24
Pubblicato su Mucosal Immunology 2014 May; 7(3): 589–601, autori G Pineton de Chambrun, M Body-Malapel et
al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3998638/.
25
Pubblicato su Assessment of the Possible Health Effects of Ground Wave Emergency Network, National Academies
Press 1993; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK208983/.
26
Pubblicato su Brain Research Review 2010 Oct 5;65(1):80-97, autore Stam R;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20550949.
12
alquanto permissivo lasciando fiorire un selva di antenne in ogni angolo del paese (né più né meno
che da noi).
Questa correlazione tra barriere tissutali e campi elettromagnetiche forse permette di
comprendere come ci siano persone con una estrema sensibilità ai campi elettromagnetici che
spesso si accompagna ad una sensibilità chimica multipla27. Nell’opinione di chi scrive i
meccanismi già evidenziati (disbiosi, parassitosi, focus dentali, tossine ambientali, deficit di
vitamina D) contribuiscono ad una eccessiva permeabilità delle tre barriere tissutali e le onde
elettromagnetiche sono la goccia che fa traboccare il vaso e rende impossibile sopportare qualsiasi
emanazione di onde elettromagnetiche e la presenza nell’ambiente di prodotti chimici artificiali.
Questo dipende quindi probabilmente da un problema di salute pre-esistente che, in alcune persone
particolarmente predisposte, causa anche queste altre particolari forme di sensibilità. Vedremo
infatti nel corso di questo libro come cause molto simili determinano malattie alquanto differenti in
persone differenti, e come la predisposizione genetica possa avere un suo ruolo.
Il fatto che le barriere tissutali possono mal funzionare in presenza di certi campi
elettromagnetici spiega ad esempio come l’epilessia28 (e probabilmente anche altre malattie
neurologiche) possa essere collegata anche all’invadenza di questi segnali che viaggiano per l’etere
e come essi possano generare anche problemi a livello cognitivo. Ovviamente i danni causati dalle
radiazioni elettromagnetici possono essere anche causati da ben altri meccanismi come viene ben
spiegato nell’articolo The implications of non-linear biological oscillations on human
electrophysiology for electrohypersensitivity (EHS) and multiple chemical sensitivity (MCS)29,
il quale afferma giustamente:
Il ‘ contenuto informazionale’ dei segnali elettromagnetici terrestri è come un
insieme di istruzioni operative per la vita umana. (…) L’oscillazione è inoltre un
fenomeno universal, e sistemi biologici come il cuore, il cervello e l’intestino sono
dipendenti dalle azioni cooperative delle cellule che funzionano secondo principi di
oscillazioni biologiche accoppiate non-lineari per la loro sincronicità. (…) Campi
elettromagnetici pulsanti e radiazioni a radiofrequenza possono avere effetti
biologici devastanti rompendo l’omeostasi e de-sincronizzando i normali ritmi
biologici che mantengono la salute.
È interessante notare che l’articolo indichi un legame tra sensibilità elettromagnetica e sensibilità
chimica multipla e che in entrambe le condizioni patologiche si evidenziano eccessi di istamina,
indicatori di stress ossidativo (che può anche essere causato dai vermi parassiti), auto-anticorpi (che
ritroviamo in molte patologie che nel presente libro si dimostrano correlate alla disbiosi), e porosità
della barriera emato-encefalica … come volevasi dimostrare.
In realtà oltre alle tre barriere su cui ci siamo soffermati fino ad ora ci sono altre barriere30 la cui
funzione è grosso modo simile, alcune delle quali sono connesse all’apparato riproduttivo (sia

27
“Vari esperti provenienti da diversi paesi europei concordano sul fatto che l’Ipersensibilità Elettromagnetica sia una
vera e propria malattia fisica e, per alcuni di loro, questa condizione sarebbe strettamente legata alla Sensibilità Chimica
Multipla (MCS)”; http://www.infoamica.it/ipersensibilita-elettromagnetica-e-sensibilita-chimica-multipla-due-
facce-della-stessa-medaglia/. Mezzo milione di italiani allergici a Tv e telefonini - Italiani intolleranti a campi
elettromagnetici. Sono almeno 500mila coloro che sviluppano la Sensibilità chimica multipla, o Mcs che rende
allergici o sensibili alle sostanze chimiche e i campi elettromagnetici, articolo pubblicato su La Stampa
dell’8/04/2013; http://www.lastampa.it/2013/04/08/scienza/benessere/lifestyle/mezzo-milione-di-italiani-allergici-a-
tv-e-telefonini-16pv0j5TazRnw37EebQgRJ/pagina.html.
28
Vedi l’articolo What is the impact of electromagnetic waves on epileptic seizures? (“Qual è l’impatto delle onde
elettromagnetiche sugli attacchi epilettici?”), pubblicato su Medical Science Monitor Basic Research 19: 141–145,
autori Nilgun Cinar, Sevki Sahin, Oguz O, Erdinc; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3659130/.
29
Pubblicato su Review of Environmental Health. 2015 Sep 12, autori Sage C;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26368042.
30
http://ilmedicodifamiglia.altervista.org/barriere-del-corpo-umano.html.
13
femminile che maschile), agli occhi, alla milza, al timo, ai reni. Dal momento che i meccanismi che
danneggiano queste barriere sono generalmente simili (se non identici) a quelli appena discussi per
le altre, la disfunzione di tali barriere può causare dei sintomi patologici agli organi interessati.
Per sincerarcene possiamo leggere l’articolo The blood-epididymis barrier and inflammation
(“La barriera emato-epididimo e l’infiammazione”)31 il quale ci informa che tale barriera è di
centrale importanza per la protezione della fertilità maschile; essa infatti protegge lo sperma
tenendolo separato dal sistema immunitario, e la sua funzionalità è inibita dalle citochine rilasciate a
seguito di una infiammazione. La disfunzione di tale barriera, afferma l’articolo, induce una risposta
del sistema immunitario, una diminuzione di fertilità dello sperma e quindi contribuisce
all’infertilità maschile. Questo meccanismo potrebbe spiegare molte cose, per sempio come il
rilascio di citochine pro-infiammatorie a causa dei focus dentali (denti devitalizzati, cavitazioni,
etc.) possa inibire la fertilità, o come la disbiosi possa indurre infertilità (le endotossine LPS che
entrano in circolo nel sangue modificano la funzione delle barriere e creano infertilità) o come i
campi elettromagnetici utilizzati per le comunicazioni via etere (in cui purtroppo siamo immersi)
possano creare lo stesso tipo di danno inducendo per l’appunto una disfunzione delle barriere.
Per inciso l’associazione tra disfunzione della barriera emato-epididimo è confermata
dall’articolo The blood-epididymis barrier and human male fertility (“La barriera emato-
epididimo e la fertilità maschile”)32, ed inoltre il rapporto tra citochine e permeabilità è stato
dimostrato almeno nel caso di una certa classe di citochine, come mostra l’articolo TGFβs
modulate permeability of the blood-epididymis barrier in an in vitro model33.
Sul già citato ruolo dei bifidobatteri (un tipo di batteri benefici) nella protezione
dall’infiammazione (e quindi sul rapporto tra disbiosi ed infiammazione), vedi l’articolo
Bifidobacterium strains suppress in vitro the pro-inflammatory milieu triggered by the large
intestinal microbiota of coeliac patients (“I ceppi di bifidobatteri sopprimono in vitro il mezzo
pro-infiammatorio innescato dal microbiota del grande intestino dei malati di celiachia”)34, ed anche
l’articolo Anti-inflammatory effects of the genus Bifidobacterium on macrophages by
modification of phospho-IκB and SOCS gene expression35.
Tornando ai lieviti patogeni, cìè da notare che la Candida albicans, e le altre specie del
medesimo genere Candida, non causano solo problemi intestinali, ma danni anche ad altri organi.
Come scrive il dottor Alessandro Caporossi nel suo articolo Disbiosi intestinale36:
La candida è un micete che normalmente si insedia nell’intestino fin dalla
nascita e vi rimane sempre presente per lo più in forma silente ed anzi benefica.
Infatti contribuisce con il pool batterico al lavoro metabolico dell’organismo. In
alcune condizioni, quali squilibri alimentari a favore di carboidrati e lieviti,
terapie chemio-antibiotiche, condizioni di stress o patologie debilitanti, la Candida
si trasforma da simbionte in aggressiva. In questa condizione cambia anche la
sua struttura e diventa in grado di diffondersi ed infettare per contiguità altri
organi vicini all’intestino come l’utero, la vagina e la prostata, ma anche,
31
Pubblicato su Spermatogenesis. 2014 Dec 31;4(2):e979619, autori Gregory M, Cyr D G;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26413391.
32
Pubblicato su Advances in Experimental Medicine and Biology 2012;763:218-36, autori Dubé E, Cyr D G;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23397627.
33
Pubblicato su PLoS One 2013 Nov 13;8(11):e80611, autori Stammler A, Müller D, Tabuchi Y, Konrad L,
Middendorff R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24236189.
34
Pubblicato su Journal of Inflammation (London). 2008 Nov 3;5:19, autori Medina M, De Palma G, Ribes-Koninckx
C, Calabuig M, Sanz Y; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18980693.
35
Pubblicato su Internal Journhal of Experimental Pathology 2009 Apr; 90(2): 131–140. autori Yoshikiyo Okada,
Yoshikazu Tsuzuki, Ryota Hokari, Shunsuke Komoto, Chie Kurihara, Atsushi Kawaguchi, Shigeaki Nagao, Soichiro
Miura; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2676698/.
36
http://www.proctocastelli.it/disbiosi_intestinale.html.
14
attraverso il circolo ematico, organi molto distanti come l’encefalo, il cuore e i
polmoni.
Lo stesso concetto viene espresso dal dottor Stefano Ciappi nel suo articolo Disbiosi: sindrome
intestino irritabile37, laddove conclude che la Candida in realtà può attaccare moltissimi tessuti.
L’eccessiva permeabilità della barriera intestinale causata da candida, patogeni e parassiti, a sua
volta permette sia alle tossine dei patogeni e dei parassiti che a frammenti di cibo indigerito di
raggiungere il sangue con tutte le conseguenze negative del caso: le tossine alterano molte funzioni
vitali, sia fisiche che mentali, mentre i frammenti di cibo indigerito possono scatenare reazioni
anomale del sistema immunitario. L’una cosa e l’altra indeboliscono il sistema immunitario e portano
a reazioni autoimmuni, allergie ed intolleranze in primis (vedi anche quanto scritto da Iantorno,
Lozio, Paganelli nel libro Disbiosi e immunità38).
Ma la candida non è l’unica che può migrare dall’intestino e causare diverse patologie. Il
fenomeno della cosiddetta “traslocazione batterica” è da tempo noto in medicina e consiste nel
trasferimento di batteri dal tratto intestinale ad altri siti ed organi anche lontani: i batteri, a causa di
un barrera intestinale non intatta e troppo permeabile, come accade appunto in presenza di
disbiosi/parassitosi “possono finire nel circolo sanguigno, nel sistema linfatico e da lì nei linfonodi
mesenterici, nel peritoneo, nel fegato, nei reni, nella prostata etc.
I fattori che contribuiscono alla permeabilità intestinale sono diversi: la presenza di vermi
parassiti, di candida e batteri patogeni (in breve disbiosi e parassitosi), l’età (la permeabilità
intestinale è maggiore nella prima infanzia e nell’età anziana39), i cambiamenti ormonali che si
verificano nei giorni del ciclo mestruale40, e l’assunzione del glutine. L’articolo Gliadin, zonulin
and gut permeability: Effects on celiac and non-celiac intestinal mucosa and intestinal cell
lines (“Gliadina, zonulina e la permeabilità intestinale: Effetti sulla mucosa intestinale dei celiaci e
dei non celiaci e sulle linee cellulari intestinali”)41, ci informa infatti che in presenza di gliadina (un
componente del glutine) le cellule producono un eccesso di zonulina, la quale a sua volta innesca un
aumento della permeabilità intestinale. È da notare che l’effetto è notevole nel caso dei malati di
celiachia, e limitato e temporaneo nei soggetti non celiaci.
In realtà anche alla luce della correlazione tra disbiosi intestinale e celiachia (vedi più avanti il
capitolo relativo) è da pensare ad un’influenza del microbiota intestinale sulla corretta regolazione
di tale meccanismo, come del resto indicano due studi. Il primo42 è stato compiuto sui roditori, ed è

37
http://www.dottorstefanociappi.com/consigli-pratici/disbiosi-sindrome-intestino-irritabile/.
38
Disbiosi e immunità, Rossella Iantorno, Luciano Lozio, Paolo Paganelli, Tecniche Nuove Edizioni, 2005.
39
Vedi l’articolo Age-Associated Remodeling of the Intestinal Epithelial Pubblicato su Barrier The Journals of
Gerontology, Series A : Biological Sciences and Medical Sciences 2013 Sep; 68(9): 1045–1056, autori Lee Tran,
Beverley Greenwood-Van Meerveld; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3738030/ che mostra come la
permeabilità intestinale dei più anziani tenda ad aumentare esponendoli così al rischio di disturbi gastrointestinali . Ci
sarebbe da capire se questo avviene per tutti i soggetti anziani o solo in quelli che sono assuefatti ad un cibo poco
salutare come avviene ormai di regola nella nostra società moderna; essendo ben poche le persone che hanno un regime
alimentare salutare, ricco di cibi vivi ed in particolare di di magnesio (una delle chiavi per una vita lunga e piena di
salute, L’aumento della permeabilità nei più anziani potrebbe anche essere correlato all’accumularsi di cure
farmacologiche che assieme al perdurare di cattive abitudini alimentari crea danni al microbiota intestinale.
40
Non a caso durante i giorni del ciclo si aggravano i sintomi di malattie intestinali correlate alla disbiosi intestinale,
come mostra ad esempio l’articolo Pattern of gastrointestinal and somatic symptoms across the menstrual cycle,
pubblicato su Gastroenterolgy 1992 Feb;102(2):505-13, autori Heitkemper M M, Jarrett M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1732122.
41
Pubblicato su Scandinavian Journal of Gastroenterology 2006 Apr;41(4):408-19, autori Drago S, El Asmar R, Di
Pierro M, Grazia Clemente M, Tripathi A, Sapone A, Thakar M, Iacono G, Carroccio A, D’Agate C, Not T, Zampini
L, Catassi C, Fasano A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16635908.
42
Role of Intestinal Bacteria in Gliadin-Induced Changes in Intestinal Mucosa: Study in Germ-Free Rats
(“Ruolo dei batteri intestinali nei cambiamenti della mucosa intestinale indotti dalla gliadina: uno studio nei ratti
15
quindi di parziale rilevanza, mentre il secondo43 è stato condotto sugli atleti che compiono un
allenamento molto intenso, eccessivo, che innesca un aumento di permeabilità intestinale (e di
sintomi gastrointestinali correlati, dalla diarrea all’emorragia). Si è scoperto infatti che l’assunzione
di probiotici impedisce che si manifesti l’aumento della permeabilità intestinale (e dei sintomi
correlati): i probiotici rallentano la produzione di citochine infiammatorie e contemporaneamente
diminuisce anche la produzione di zonulina. Come emerge anche dal contenuto dei capitoli
successivi del libro la capacità di digerire correttamente il glutine, dopo un secolo di alimentazione
sempre meno naturale e oltre 60 anni di antibiotici ed altri farmaci, sta diminuendo di generazione
in generazione, di pari passo con l’aggravarsi dello squilibrio del microbiota intestinale. Forse
anche quei soggetti “non celiaci” che mostrano un aumento di permeabilità intestinale solo lieve e
temporaneo hanno una qualche forma (seppur minore) di disbiosi. È quindi lecito ipotizzare che chi
soffre di una qualsiasi delle patologie di cui si parla in questo libro potrebbe sperimentare un certo
miglioramento delle proprie condizioni di salute escludendo il glutine dalla dieta (soprattutto se si
esclude anche il mais44 e se ci si orienta verso il consumo di cibi non processati, non artefatti, non
trasformati dall’industria alimentare).
Concludo questa breve digressione sul rapporto gliadina-zonulina citando l’articolo Zonulin,
regulation of tight junctions, and autoimmune diseases (“Zonulina, regolazione della giunzione
occludente e malattie autoimmuni”), che mostra in dettaglio i meccanismi bio-chimici che legano la
zonulina alla permeabilità intestinale e quindi allo sviluppo di malattie autoimmuni45, tra le quali
viene compreso anche il diabete, e l’articolo Zonulin and its regulation of intestinal barrier
function: the biological door to inflammation, autoimmunity, and cancer (“La Zonulina e la sua
regolazione della funzione della barriera intestinale: la porta biologica all’infiammazione,
all’autoimmunità ed al cancro”)46. Sebbene gli articoli siano alquanto tecnici e complessi, mostrano
un inequivocabile nesso causale tra glutine, infiammazione, immunità e cancro, offrendo una
ulteriore giustificazione alla scelta di una dieta senza glutine (e possibilmente senza caseina)
quando si soffre di certe patologie.
La disbiosi intestinale e l’eventuale eccessiva permeabilità dell’intestino a loro volta
contribuiscono al proliferare dei parassiti (vermi) sia nell’intestino che altrove; infatti le tossine dei
microrganismi patogeni alterano la capacità del sistema digestivo e di quello immunitario di tenere a
bada questi ospiti indesiderati. Come dice la dottoressa Campbell-McBride, “i parassiti seguono
sempre la tossicità”. Del resto l’articolo Parasites in patients with malabsorption syndrome: a
clinical study in children and adults47 mostra che in caso di malassorbimento intestinale (tipica

senza germmi”), pubblicato su PLOS one January 13, 2011, autori Jana Cinova, Giada De Palma, Renata
Stepankova, Olga Kofronova, Miloslav Kverka, Yolanda Sanz, Ludmila Tuckova
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0016169. Pubblicato su Journal of the
International society of sports nutrition autori Manfred Lamprecht, Simon Bogner, Gert Schippinger, Kurt
Steinbauer, Florian Fankhauser, Seth Hallstroem, Burkhard Schuetz and Joachim F Greilberger
http://www.jissn.com/content/9/1/45.
43
Probiotic supplementation affects markers of intestinal barrier, oxidation, and inflammation in trained
men; a randomized, double-blinded, placebo-controlled trial (“L’integrazione di probiotici influisce sugli
indicatori della barriera intestinale, ossidazione ed infiammazione negli uomini che si allenano: un esperimento a
doppio cieco randomizzato col gruppo di controllo”), pubblicato su Journal of the International society of sports
nutrition autori Manfred Lamprecht, Simon Bogner, Gert Schippinger, Kurt Steinbauer, Florian Fankhauser, Seth
Hallstroem, Burkhard Schuetz and Joachim F Greilberger http://www.jissn.com/content/9/1/45.
44
Vedi più avanti, nel capitolo sulla celiachia laddove si discute della celiachia refrattaria.
45
Pubblicato su Annals of the New York Academy of sciences 2012 Jul; 1258(1): 25–33, autore Fasano Alessio;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3384703/.
46
Pubblicato su Physiological Reviews 2011;91:151–175, autore Fasano Alessio;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21248165.
47
Pubblicato su Digestive Diseases and Sciences 2008 Mar;53(3):672-9, autori Behera B, Mirdha BR, Makharia G K,
Bhatnagar S, Dattagupta S, Samantaray J C; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17763958.
16
conseguenza di disbiosi e/o celiachia, condizione la quale a sua volta è collegata alla disbiosi come
vedremo in un capitolo successivo) l’organismo è più soggetto alle infezioni da parassiti, sia
unicellulari come l’ameba e la giardia, che elminti (vermi parassiti) come gli anchilostomi.
A loro volta i parassiti generano tossine che perturbano l’equilibrio del microbiota (detto a volte
anche “microflora”) rendendo ancora più difficile la correzione del problema: per farla breve la
disbiosi intestinale (lo squilibrio della microflora dell’intestino) apre la strada ai parassiti, ma anche
la presenza dei parassiti facilita la proliferazione di certi microrganismi patogeni come la Candida e
quindi predispone alla disbiosi intestinale.
Uno squilibrio del microbiota intestinale (il microbiota più importante e più numeroso, che arriva
a pesare circa due chilogrammi in una persona adulta) corrisponde generalmente ad uno squilibrio
anche degli altri microbiota (soggetti alle stesse cause, ovvero all’effetto sistemico degli stessi
farmaci, allo stesso stress, etc.), ed a volte lo influenza direttamente per semplice diffusione dovuta
alla contiguità (come succede per l’apparato gastrointestinale e quello genito-urinario).
Questa potrebbe essere una delle cause profonde di molte malattie diventate sempre più
frequenti nel mondo moderno, e non solo quelle specifiche dell’intestino come la sindrome
dell’intestino irritabile o le intolleranze (celiachia compresa), la diarrea e la costipazione, ma anche
le allergie (alimentari e non), le malattie autoimmuni (comprese certe dermatiti, il lupus eritematoso
e la sclerosi multipla), le patologie cosiddette psichiatriche (iperattività, disturbo dell’attenzione,
mania ossessivo compulsiva, depressione, schizofrenia), la disprassia (difficoltà a coordinare i
movimenti dei muscoli), e persino autismo, dislessia ed altri “disturbi specifici dell’apprendimento”
(discalculia, disgrafia, disortografia), nonché “disturbi a-specifici dell’apprendimento” (come per
esempio l’estrema lentezza nello svolgere compiti scritti anche a causa dell’incapacità patologica di
mantenersi concentrati su un qualsiasi compito per più di pochi minuti di seguito).
Ma quali sarebbero le cause di questa sempre più vasta diffusione della condizione di disbiosi
intestinale? La dieta a base di farine raffinate (quelle integrali, come ci fa sapere anche il professor
Franco Berrino48, sono molto più salutari), di alimenti sempre meno genuini e sempre più
manipolati a livello industriale, l’uso (ed abuso) di zucchero, una dieta povera di frutta e verdura,
l’uso (ed abuso) di antibiotici ed altri farmaci (antidolorifici, anti-infiammatori, neurolettici,
chemioterapici, anticoncezionali, cortisonici) che danneggiano la microflora benefica del nostro
intestino. È sintomatico il fatto che le donne che assumono la pillola anticoncezionale sono più
soggette alle infezioni da Candida, e che rischiano di generare figli con diversi problemi di salute
(vedi più avanti il capitolo relativo).
Da ricordare anche l’effetto nocivo per il nostro microbiota intestinale dell’uso di antibiotici ed
ormoni nell’allevamento (anche del pesce) e dell’uso di pesticidi ed antibiotici in agricoltura
(ebbene sì, anche in agricoltura talora si usano antibiotici a livello preventivo).
Per comprendere a fondo la relazione tra dieta e stato del microbiota possiamo discutere il
risultato di una piccola serie di articoli scientifici.
Il primo è Novel probiotic candidates for humans isolated from raw fruits and vegetables
(“Nuovi candidate come probiotici per gli esseri umani isolati da frutta e verdura fresca”)49, che
mostra come il 35% dei batteri che producono acido lattico isolati in frutta e verdura fresca possono
sopravvivere all’acidità dello stomaco e quindi arrivare vivi nel nostro intestino.
Il secondo è Comparison of the fecal microflora in rural Japanese and urban Canadians
(“Comparazione della microflora fecale della popolazione rurale giapponese con quella della

48
Medico che ha lavorato per molto tempo all’Istituto Nazionale Tumori di Milano e che ha scritto i libri Il cibo
dell’uomo e Alimentare il benessere entrambi editi da Franco Angeli Editore.
49
Pubblicato su Food Microbiology. 2012;31:116–125, autori Vitali B, Minervini G, Rizzello C G, Spisni E,
Maccaferri S, Brigidi P, Gobbetti M, Di Cagno R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22475949.
17
popolazione urbana canadese”)50, che mostra un più elevato livello di clostridi e di altri batteri
patogeni tra la popolazione urabana canadese, ed un maggiore numero di bifidobatteri e di
lattobacilli (dei batteri benefici) tra la popolaizone rurale giapponese; anche la biodiversità del
microbiota della popolazione urbana è ridotta rispetto a quello della popolazione rurale. Similmente
l’articolo Comparison of fecal microflora of elderly persons in rural and urban areas of Japan
(“Comparazione della microflora fecale delle persone più anziane nelle aree rurali ed urbane del
giappone”)51 rileva una maggiore quantità di bifidobatteri ed una maggiore biodiversità nel
microbiota fecale di chi vive nelle zone rurali e segue una dieta più vicina a quella ancestrale, ed un
maggiore numero di clostridi nel microbiota di chi vive nelle zone urbane.
Similmente altri due articoli hanno confrontato le popolazioni che vivono in villaggi africani o
sud-americani con le popolazioni occidentali (europee e statunitensi) ottenendo ancora una volta il
risultato che il microbiota di chi si alimenta seguendo una dieta più vicina alla tradizione ancestrale
ha una maggiore diversità di batteri benefici. Si tratta di Impact of diet in shaping gut microbiota
revealed by a comparative study in children from Europe and rural Africa52, e Human gut
microbiome viewed across age and geography53.
Oltre alla dieta, anche l’ambiente in genere, ovvero il “macrobiota” che ci circonda è importante
nel modellare le caratteristiche del microbiota umano. Si è infatti scoperto che vivere in una fattoria
o comunque vicino ad animali da compagnia, fa sì che l’intestino umano si popoli di ceppi di batteri
benefici che altrimenti vengono a mancare, e che sono utili nel proteggere da allergie, dermatiti e
asma. come comprova ad esempio l’articolo Perinatal Pet Exposure, Faecal Microbiota, and
Wheezy Bronchitis: Is There a Connection? (“Esposizione perinatale agli animali da compagnia,
microbiota e bronchite asmatica: c’è una connessione?”)54. Ma anche le piante hanno il loro ruolo,
come mostra l’articolo Environmental biodiversity, human microbiota, and allergy are
interrelated (“La biodiversità ambientale, il microbiota umano e l’allergia sono correlati”) il quale
descrive una correlazione tra la minore biodiversità delle piante nella zona in cui si risiede e la
diminuzione della biodiversità dei gammaproteobatteri rilevati sulla pelle di malati di dermatite
atopica55.
Oltre a tutto ciò dobbiamo menzionare l’avvelenamento da metalli pesanti, in primis il mercurio
(la cui presenza nel corpo umano può essere causata dalle otturazioni dentali in amalgama, dai
vaccini conservati con thimerosal, dalla vicinanza di una centrale a carbone, dal consumo di pesce
di grossa taglia in cui si accumulano i metalli pesanti) e l’alluminio (contenuto nelle pentole, nelle
lattine, nei vaccini, nei farmaci anti-acidità, in certi additivi alimentari, in molti deodoranti spray, a
volte persino nel processo di flocculazione56 per la potabilizzazione dell’acqua, per non parlare di

50
Pubblicato su Microbiology and Immunology 1986;30:521–532, autori Benno Y, Suzuki K, Suzuki K, Narisawa K,
Bruce W R, Mitsuoka T; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3747865.
51
Pubblicato su Applied Environmental Microbiology 1989;55:1100–1105, autori Benno Y, Endo K, Mizutani T,
Namba Y, Komori T, Mitsuoka T; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC184260/.
52
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science USA. 2010;107:14691–14696 ; autori De Filippo C,
Cavalieri D, Di Paola M, Ramazzotti M, Poullet JB, Massart S, Collini S, Pieraccini G, Lionetti P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2930426/.
53
Pubblicato su Nature. 2012;486:222–227, autori Yatsunenko T, Rey F E, Manary M J, Trehan I, Dominguez-Bello
M G, Contreras M, Magris M, Hidalgo G, Baldassano R N, Anokhin A P, Heath A C, Warner B, Reeder J, Kuczynski
J, Caporaso J G, Lozupone C A, Lauber C, Clemente J C, Knights D, Knight R, Gordon J I;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3376388/.
54
Pubblicato su ISRN Allergy 2013; 2013: 827934, autori Merja Nermes, Katri Niinivirta, Lotta Nylund, Kirsi
Laitinen, Jaakko Matomäki, Seppo Salminen, , Erika Isolauri;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3658390/.
55
Pubblicato su Proceedings of the National academy of Sciences USA, autori Hanski I, von Hertzen L, Fyhrquist N,
Koskinen K, Torppa K, Laatikainen T, Karisola P, Auvinen P, Paulin L, Mäkelä M J, Vartiainen E, Kosunen T U,
Alenius H, Haahtela T; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22566627.
56
Vedi a riprova l’articolo Removal of Coxsackie and bacterial viruses in water by flocculation. II. Removal of
18
quello rilasciato dagli aerei57). Anche i cosmetici e certi coloranti per tatuaggi possono concorrere
all’intossicazione da metalli pesanti. Un capitolo a sé (vedi più avanti) merita l’uso di diserbanti, in
particolare del glifosato (spesso associato alle coltivazioni transgeniche), che utilizzato in maniera
sempre più massiccia, contamina gli alimenti di cui ci cibiamo e l’acqua che beviamo.
Ma la lunga lista nera non è finita, perché dobbiamo aggiungere il cloro nell’acqua potabile, le
emozioni negative (periodi prolungati di stress, paura, angoscia), il parto cesareo (che impedisce al
feto di entrare in contatto con i batteri benefici presenti nel canale del parto) e soprattutto
l’allattamento con latte artificiale, che impedisce la normale trasmissione della flora intestinale dalla
madre al neonato. Come troviamo scritto nell’articolo scientifico The causes of intestinal
dysbiosis: a review (“Le cause della disbiosi intestinale”)58, basato su ben 104 altri studi citati nelle
referenze:
Al giorno d’oggi si pensa che le alterazioni nella flora intestinale contribuisca a
molte malattie croniche e degenerative. Sindrome dell’intestino irritabile, disturbi
infiammatori dell’intestino [ovvero colite ulcerosa e Morbo di Crohn – N.d.T.],
artrite reumatoide e spondilosite anchilosante sono condizioni patologiche che
sono state collegate ad alterazioni della microflora intestinale. Si ipotizza che un
certo numero di fattori associati allo stile di vita occidentale moderno abbiano un
impatto negativo sulla microflora dell’apparato gastrointestinale. Si è scoperto
che fattori quali antibiotici, stress fisico e psichico, e certi componenti della dieta
contribuiscono alla disbiosi intestinale.
Un altro articolo che potete leggere a conferma di quanto detto negli ultimi paragrafi è Role of
the gut microbiota in defining human health (“Il ruolo del microbiota nel definire la salute
umana”)59. Molto interessante è, in questo articolo, una dimostrazione (seppure indiretta) che
diverse patologie di cui si tratta nel presente libro, siano realmente causate dalla disbiosi, piuttosto
che esserne la causa. Vengono infatti riportati diversi studi che hanno dimostrato come
l’allattamento al seno protegge contro la manifestazione di malattie allergiche, diarrea neonatale60,
colite necrotizzante61, obesità62 e diabete di Tipo II63. Ciò è comprensibile se si pensa che il latte
materno stimola un corretto accrescimento della microflora sulla mucosa intestinale oltre ad essere

Coxsackie and bacterial viruses and the native bacteria in raw Ohio River water by flocculation with
aluminum sulfate and ferric chloride, pubblicato su American Journal of Public Health Nations Health. 1958
Feb;48(2):159-69, autori Chang S L, Stevenson R E et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/13521063.
57
Si va dagli additivi a base di alluminio (Al-Ice) a quelli a base di bario (Stadis 450) fino al programma di diffusione
di nanoparticolato di alluminio e bario attraverso false “scie di condensa”, come confermato dagli studi del dottor
Russell Blaylock (http://www.thenhf.com/chemtrails-nanoaluminum-and-neurodegenerative-and-
neurodevelopmental-effects-2/) e della dottoressa Hildegarde Staninger (http://1cellonelight.com/index-4.html).
58
Pubblicato su Alternative Medicine Review, 2004 Jun;9(2):180-97, autori Hawrelak J A, Myers S P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15253677.
59
Pubblicato su Expert review of anti-infective therapy 2010 Apr;8(4):435-54. doi: 10.1586/eri.10.14, autori Fujimura
K E, Slusher N A, Cabana M D, Lynch S V; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2881665/.
60
Protection of breast-fed infants against Campylobacter diarrhea by antibodies in human milk. Journal of
Pediatrics 1990;116(5):707–713., autori Ruiz-Palacios G M, Calva J J, Pickering L K, et al.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2329419.
61
Donor human milk versus formula for preventing necrotising enterocolitis in preterm infants: systematic
review. Archives of Disease in Childhood Fetal & Neonatal Edition 2003;88(1):F11–F14., autori McGuire W,
Anthony MY. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1756003/.
62
Effect of infant feeding on the risk of obesity across the life course: a quantitative review of published
evidence. Pediatrics. 2005;115(5):1367–1377., autori Owen C G, Martin RM, Whincup P H, Smith G D, Cook D G.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15867049.
63
Does breastfeeding influence risk of type 2 diabetes in later life? A quantitative analysis of published
evidence. American Journal of Clinical Nutrition. 2006;84(5):1043–1054., autori Owen CG, Martin RM, Whincup
PH, Smith GD, Cook DG. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17093156.
19
portatore esso stesso dei batteri benefici e degli anticorpi che provengono dalla madre (entrambi
assenti nelle formulazioni di latte artificiale per l’infanzia).
Alla luce di quanto su esposto, una tipica situazione che predispone alla malattia potrebbe essere
quella di una madre che non ha allattato al seno sua figlia, la quale si è trovata così con una flora
intestinale già difettosa; se poi questa figlia ha usato la pillola anticoncezionale e si è trovata con
una disbiosi ancora più accentuata, quando a sua volta partorirà un figlio questo erediterà dalla
madre una flora non ottimale. Se questo bambino a pochi mesi dalla nascita viene sottoposto alle
vaccinazioni la sua reazione ad esse potrebbe essere particolarmente accentuata; dal momento che
nessuna autorità sanitaria prevede degli accertamenti prima di effettuare le vaccinazioni, dal
momento che nessun medico si preoccupa di vagliare quali bambini potrebbero essere (proprio a
causa della condizione del proprio intestino) particolarmente vulnerabili alle vaccinazioni, i vaccini
potrebbero essere la goccia che fa traboccare il vaso. Oppure se questo bambino viene sottoposto ad
una o più cure di antibiotici (magari quando non sarebbero necessarie, come nel caso delle otiti che
spesso si possono trattare con gocce antibiotiche locali64) la situazione già delicata del suo intestino
potrebbe precipitare.
Chiarite quelle che potrebbero essere le cause che portano l’intestino umano ad avere una flora
squilibrata ed una permeabilità eccessiva, innescando tutta una serie di patologie, una dieta molto
particolare e molto rigida (ma tutto sommato temporanea, da protrarre per uno/due anni a seconda
delle situazioni) messa a punto dal dottor Haas65 per la cura della celiachia, e poi riscoperta da
Elaine Gotschall66 quindi dalla dottoressa Natasha Campbell McBride67, potrebbe curare l’intestino
e con esso anche le patologie innescate dalla disbiosi.
Tale dieta elimina tutti i cibi contenenti amidi, carboidrati, disaccaridi. Ciò significa eliminare
cereali e pseudo-cereali, patate, pastinaca, tapioca, quasi tutti i legumi con l’eccezione di alcuni tipi
di fagioli, quasi tutti i derivati del latte con l’eccezione dei latticini fermentati a casa (da introdurre
eventualmente in un secondo tempo quando l’intestino è pronto), permette il consumo di semi di
vario tipo specie se previo ammollo in acqua (mandorle, noci, nocciole, semi di zucca, semi di
sesamo, noci di cocco) e consiglia l’assunzione di cibi fermentati (come i crauti o lo yogurt/kefir
anche di cocco e di mandorla) e di alcuni integratori naturali (per lo più a base di probiotici, i
famosi “batteri buoni”); unico dolcificante permesso il miele (o eventualmente la stevia pura).
Il fatto è che a causa della carenza di batteri buoni, che aiutano a digerire e ad assorbire le
sostanze nutritive, e della proliferazione degli agenti patogeni che producono tossine, il processo di
digestione dei carboidrati complessi (e quindi di cereali e verdure amidacee) è mal funzionante, e
tali carboidrati complessi mal digeriti alimentano i patogeni (e i parassiti). Per chi avesse bisogno di
prove a supporto di tale affermazione cito l’articolo Il microbiota intestinale e la sindrome
metabolica68, che mostra tra le altre cose che i batteri simbionti dell’intestino sono utili per digerire
i polisaccaridi (anche i carboidrati complessi sono polisaccaridi). Questo spiega come la dieta
paleolitica (o dieta dei carboidrati specifici che dir si voglia), possa aiutare a risanare l’intestino e
quindi a guarire da molte malattie correlate alla disbiosi.
Secondo la dottoressa Natasha Campbell Mc-Bride, autrice del libro La Sindrome Psico
Intestinale (Medinform, 2013), i seguenti disturbi possono essere correlati alla disbiosi e quindi
trattabili con dieta paleolitica e fermenti lattici: dipendenza (da alcool, droghe o altre sostanze),

64
O se si preferisce un rimedio naturale con gocce di “olio di aglio”, come suggerisce la dottoressa Natasha Campbell-
McBride nel suo libro “La Sindrome Psico-Intestinale”.
65
Vedi il libro The management of celiac disease (“La gestione della celiachia”) scritto dai coniugi Sidney Valentine
Haas e Merrill Patterson Haas
66
Autrice del libro Guarire l’intestino con la dieta dei carboidrati specifici, Macro Edizioni.
67
Autrice del libro La sindrome psico-intestinale, Medinform.
68
Pubblicato su Internal and Emergency Medicine (2013) 8 (Suppl 1): S11–S15, autori Francesca D’Aversa, Annalisa
Tortora, Gianluca Ianiro, Francesca Romana Ponziani, Brigida Eleonora Annicchiarico, Antonio Gasbarrini;
http://www.progettoasco.it/numero-13-maggio-2013-il-microbiota-intestinale-e-la-sindrome-metabolica/.
20
disturbo dell’attenzione/iperattività, alcoolismo, allergie, anemia, anoressia, ansietà, artrite, asma,
problemi autoimmuni (inclusa quindi sclerosi multipla), infezioni da candida e da altri lieviti, colite,
costipazione, morbo di Crohn, cistite, problemi dentali, depressione, disordini digestivi, dislessia,
infezioni auricolari, eczema, epilessia, intolleranze alimentari (e quindi anche celiachia), FPIES
(sindrome da enterocolite indotta dalle proteine del cibo), riflusso gastro-esofageo, allergie da
inalanti (oculo-riniti, asma e faringiti allergiche), perdita di capelli, mal di testa, iperattività,
problemi di cuore, sindrome dell’intestino irritabile, infertilità, malattia di Kawasaki, Lupus,
problemi mestruali, cefalea, narcolessia, disturbo ossessivo compulsivo, PANDAS (disordine
autoimmune pediatrico associato con infezione da streptococchi), attacchi di panico, PDD-NOS
(disordine dello sviluppo pervasivo non altrimenti specificato), PMS (sindrome pre-mestruale),
psoriasi, riflusso, rosacea, schizofrenia, sinusite, apnea durante il sonno, insonnia, attacchi di
collera, problemi alla tiroide, tic, colite ulcerosa, problemi urinari, vomito. Ma come vedremo nelle
pagine successive (portando le dovute prove) anche diabete, prostatite, vertigini, svenimenti
ricorrenti, tonsillite, uretrite, appendicite ed altri problemi di salute possono essere originati dalla
disbiosi.
Per fornire ulteriori giustificazioni a quanto appena affermato possiamo citare per esempio
l’articolo scientifico Microbial ecosystems therapeutics: a new paradigm in medicine? (“Le
terapie incentrate sull’ecosistema microbico: un nuovo paradigma per la medicina?”)69 nel quale
non solo si afferma l’utilità dell’integrazione di vari ceppi di batteri benefici per combattere
l’infezione da Clostridium difficile e per curare colite ulcerosa, colite necrotizzante, obesità,
autismo regressivo, ma si ipotizza che anche altre malattie potrebbero essere curate nella stessa
maniera.
Altro articolo esemplare è Investigating the biological and clinical significance of human
dysbiosis (“Indagando il significato biologico e clinico della disbiosi umana”)70, nel quale si indica
la disbiosi come una delle concause (se non la causa principale) di tutta una serie di malattie quali:
diarrea associata agli antibiotici, vaginosi batterica, celiachia, cancro del colon retto, fibrosi cistica,
disturbi esofagei, morbo di Crohn, colite ulcerosa, sindrome del colon irritabile, enterocolite
necrotizzante, prostatite non batterica, parto prematuro, obesità, borsite e psoriasi. L’articolo
fornisce una serie di referenze, ovvero di altri lavori scientifici che mostrano come ogni singola
sunnominata malattia sia correlata ad uno squilibrio della microflora intestinale.
Anche l’articolo Dysbiosis of the gut microbiota in disease (“Disbiosi del microbiota
intestinale e malattie”) illustra le stesse connessioni71. In esso leggiamo che:
C’è una crescente evidenza che la disbiosi del microbiota intestinale sia associata
con la patogenesi sia di disturbi intestinali che extra-intestinali. I disturbi
intestinali includono colite ulcerosa, morbo di Crohn, sindrome del colon irritabile
e celiachia, mentre i disturbi extra-intestinali includono allergia, asma, sindrome
metabolica, malattie cardiovascolari ed obesità. (…)
I microrganismi che vivono nel sistema digestivo come risultato della loro attività, producono
delle sostanze (dei metaboliti, come si dice in termine tecnico); per esempio ogni cellula usa delle
sostanze che trova nel suo ambiente, le modifica chimicamente per trarne energia e quindi rilascia i
residui di tali reazioni chimiche. L’articolo succitato spiega che tali metaboliti possono essere
correlati per esempio all’infiammazione o alla riduzione dell’infiammazione (a seconda del fatto

69
Pubblicato su Beneficial Microbes 2013 Mar 1;4(1):53-65. doi: 10.3920/BM2012.0039, autori Petrof E O, Claud E
C, Gloor G B, Allen-Vercoe E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23257018.
70
Pubblicato su Trends Microbiol. 2011 Sep; 19(9): 427–434, autori Daniel N. Frank, Wei Zhu, R. Balfour Sartor,
Ellen Li; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3164499/.
71
Pubblicato su Microbial Ecology & Health Disease. 2015; 26: 10.3402/mehd.v26.26191, autori Simon Carding,
Kristin Verbeke, Daniel T. Vipond, Bernard M. Corfe, Lauren J. Owen;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4315779.
21
che siano prodotti da batteri benefici o patogeni), oppure all’arresto della crescita o all’apoptosi
delle cellule (quel meccanismo protettivo per cui le cellule in certe condizioni si “suicidano”
(meccanismo benefico quando riesce a funzionare nelle cellule cancerogene), e che alcuni prodotti
del metabolismo batterico sono stati associati a malattie del fegato, dei reni e malattie
cardiovascolari. Anche questo articolo si fonda su circa cento altri studi scientifici nel corso dei
quali sono stati analizzati i microbiomi dei soggetti malati e confrontati con quelli delle persone
sane (gruppo di controllo). Molti di questi studi saranno richiamati nel seguito quando si discuterà
delle specifiche patologie.
Del resto se quanto sopra esposto è corretto, le persone che soffrono di disbiosi intestinale
dovrebbero manifestare spesso più di una delle patologie ad essa correlate, ed in effetti diversi studi
scientifici attestano questa realtà. Tra questi citiamo Psychological disturbance in atopic eczema:
the extent of the problem in school aged children (“Disturbi psicologici nei malati di eczema
atopico: l’estensione del problema nei bambini in età scolare”)72 nel quale si afferma che i bambini
che soffrono di eczema soffrono di disturbi psicologici in misura doppia dei bambini del gruppo di
controllo; ne segue una sensibile correlazione tra le due condizioni.
Poi abbiamo tre articoli che descrivono i legami clinici e biologici tra autismo e schizofrenia:
Autism and schizofrenia (“Autismo e schizofrenia”)73, Gene gut and schizophrenia (“Gene,
intestino e schizofrenia”)74 e The gluten connection, the association between schizofrenia and
celiac disease (“La connessione del glutine, l’associazione tra schizofrenia e celiachia”)75.
Abbiamo ancora Childhood autism, a complex disorder (“Autismo infantile, un disordine
complesso”)76, che mostra come bambini autistici e psicotici hanno in comune la presenza di
particolari peptidi77 nelle urine. La stessa condizione di peptiduria (peptidi riscontrati nelle urine) è
stata rilevata nei soggetti con disturbo dell’attenzione, nei pazienti psichiatrici e nelle persone
dislessiche, come confermano gli articoli Attention deficit disorders: a study of peptide-
containing urinary complexes (“Disturbi da deficit dell’attenzione: uno studio su complessi
urinari contenenti peptidi”)78 e Urine patterns, peptide levels, and IgA/IgG antibodies to food
proteins in children with dislexia (“Analisi delle urine, livelli di peptidi ed anticorpi IgA/IgG alle
proteine del cibi nei bambini dislessici”)79. Questi ultimi articoli in particolare segnalano la
presenza di anticorpi a glutine e caseina (intolleranza a queste due proteine contenute in grano,
frumento, orzo, farro, segale, avena, latte e derivati) e rimandano alla difficoltà di digerire
completamente tali sostanze, alla conseguente produzione di peptidi, e al ritrovamento di questi
peptidi nelle urine. La dottoressa Campbell segnala nel suo libro che tale condizione di peptiduria è
72
Pubblicato su British Journal of Dermatology, Volume 137, issue 2, pp 241-245, august 1997, autori Absolon C M,
Cottrell D, Eldridge S M, Glover M T; http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1046/j.1365-
2133.1997.18121896.x/abstract.
73
Pubblicato su Psychiatric times, March 15, 2011, autori Yael Dvir, Frazier J A;
http://www.psychiatrictimes.com/autism/autism-and-schizophrenia.
74
Pubblicato su Medical Hypoteses, 2005; 64(3): 547-52, autori Wei J., Jemmings J P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15617864
75
Pubblicato su Acta Psychiatrica Scandinava, 2006 Feb; 113(2): 82-90, autori Kalaydijan A E, Eaton W, Cascella
N, Fasano A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16423158.
76
Pubblicato su Biological Psychiatry, 1986 Nov; 21(13):1279-90, autori Reichelt K L, Saelid G, Lindback T, Bøler J
B; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3756276.
77
Una proteina è costituita da una lunga catena di aminoacidi (molecole organiche a loro volta alquanto complesse,
basate su legami dell’atomo di carbonio). Una proteina correttamente digerita si smembra e vengono ottenuti i tanti
singoli aminoacidi che la componevano; se il processo di digestione è imperfetto si possono restare delle catene più
piccole di aminoacidi, detti peptidi.
78
Pubblicato su Journal of developmental and behavioural pediatrics, 1988 Aug;9(4):205-12., autori Hole K,
Lingjaerde O, Mørkrid L, Bøler J B, Saelid G, Diderichsen J, Ruud E, Reichelt K L;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3216000
79
Pubblicato su Pediatric Rehabilitation, 1997 Jan-Mar;1(1):25-33., autore Knivsberg A M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9689235.
22
stata rilevata anche nelle persone sofferenti di iperattività, psicosi post-parto, epilessia, sindrome di
Down, depressione, artrite reumatoide e altre malattie autoimmuni. Tra questi peptidi
particolarmente importanti sono le caeomorfine e le gluteomorfine (vedi più avanti nel presente
libro).
Menziono ancora un interessante articolo intitolato Management of menstrual problems in
adolescents with learning and physical disabilities80 il quale ci informa che i disturbi mestruali
tra le adolescenti con disabilità fisica o disturbi dell’apprendimento sono più frequenti rispetto alla
media delle donne. Per esempio la sindrome premestruale è più frequente tra le donne disabili, la
sindrome da ovaio policistico è più frequente tra le donne epilettiche, l’iperprolattinemia con
mestruazioni irregolari è comune nelle donne con sindrome di Down (a causa della maggiore
frequenza tra di loro delle malattie tiroidee)81.
Molti altri articoli scientifici che giustificano quanto finora scritto sono mostrati nel seguito del
libro; rimando per altro coloro che ne volesse consultare altri a fare una ricerca sul web82 o a
consultare la lunghissima sezione finale dei riferimenti scientifici del libro “La Sindrome Psico-
Intestinale”.
Per terminare segnalo alcuni articoli che confermano e approfondiscono quanto appena scritto
sul rapporto salute/flora batterica/intestino/psiche:
- Il nostro (secondo) cervello che funziona «a batteri» La flora intestinale svolge un’azione
decisiva di comunicazione fra l’apparato digerente e il sistema nervoso centrale83.
- I batteri e l’intestino umano: nuove evidenze sperimentali della complessità delle
popolazioni batteriche intestinali84.
- Uomini e batteri intestinali, storia di un destino evolutivo85.
Ad esempio sin dai primi giorni della vita l’organismo umano è popolato da alcuni ceppi
fisiologici (benefici per l’organismo, a differenza dei più noti ceppi portatori di malattie) di
Escherichia Coli che hanno la funzione di digerire il lattosio, produrre le vitamine K2, B1, B2, B6 e
B12, e produrre le colicine, sostanze che impediscono la proliferazione dei ceppi patogeni dello
stesso E. Coli. Altri batteri producono acido folico (detto anche vitamina B9), acido pantotenico,
vitamine B1, B2, B3, B6 e B12 ed anche altre sostanze nutritive per il nostro organismo.

Un approfondimento sulla Candida e sulla Candida Albicans in particolare


La candida è un genere di lievito che comprende molte specie, delle quali la Albicans è il più
noto (e spesso anche il più dannoso). Pur essendo un lievito, la Candida Albicans è in realtà un
essere vivente polimorfico, che possiamo trovare nel nostro corpo sotto forma di lievito vero e
proprio, con cellule staccate, isolate (organismo saprofita), e sotto forma più propriamente fungina,
con una organizzazione pluricellulare e ramificazioni dette ife, che penetrano negli organi e nei
tessuti. In questa pericolosissima forma si comporta come un parassita e può realmente avvelenare

80
Pubblicato su The Obstetrician & Gynaecologist 2013 - Vol 15, Issue 2; autori Elizabeth Jeffery, Salma Kayani,
Anne Garden; http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/tog.12008/abstract.
81
La dottoressa Simona Pelotti, come vedremo meglio in seguito, attribuisce molti di questi problemi non solo alla
disbiosi, ma all’intolleranza al glutine, ipotizzando che una delle cause della disabilità possa essere l’intolleranza al
glutine (mai diagnosticata) delle loro madri, che ha causato dei problemi anche all’ovulo fecondato ed al feto.
82
Scrivendo su un motore di ricerca il nome inglese della patologia, la parola “dysbiosis” ed eventualmente anche
“pubmed”.
83
Pubblicato su Corriere della Sera - salute, 14 gennaio 2013, autore Danilo di Diodoro;
http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/13_gennaio_14/dossier-secondo-cervello-intestino-batteri_7cb8d1ee-
5a6c-11e2-b3af-cb49399e516b.shtml.
84
Pubblicato su LSWN, autori Marco Ventura, Francesco Turroni; http://www.lswn.it/biologia/i-batteri-e-
lintestino-umano-nuove-evidenze-sperimentali-della-complessita-delle-popolazioni-batteriche-intestinali/
85
Pubblicato su Le Scienze;
http://www.lescienze.it/news/2012/06/08/news/flora_batterica_intestinale_metabolismo_ripercussioni_sulla_salut
e_a_lungo_termine_prima_infanzia_allattamento_parto-1076260/
23
tutto il nostro corpo. La candidosi sistemica, o candidosi disseminata (il nome scientifico di questa
problematica) è sempre più diffusa. E se cento anni fa la si poteva trovare (in forme più o meno
gravi) nel 3% della popolazione, adesso siamo arrivati al 30% circa della popolazione (come è stato
verifica dalle autopsie).
Ma le varie specie di candida possono trovarsi anche sotto forma di biofilm (delle complesse
strutture di microorganismi che aderiscono alla superficie dell’intestino – e non solo – e che
vengono descritte più avanti nel presente libro86) e possono formare anche delle spore87, motivo per
il quale non si può ragionevomente di eradicare una volta per tutte la candida dal nostro organismo,
ma di ridurne la quantità e la virulenza riequilibrando il sistema immunitaria e la microflora
intestinale nel suo complesso.
Le tossine della candida possono concorrere a una quantità incredibile di situazioni patologiche,
dalla fatica cronica alle allergie, può concorrere allo scatenarsi di malattie autoimmuni, tumori etc.
etc. Bisogna comprendere che la candida in genere non è solo un problema localizzato alla pelle
(piede d’atleta) alla vagina (mughetto) o altrove. Questi spesso sono sintomi di una problematica
più vasta e complessa. E sebbene spesso la proliferazione della candida parta dall’intestino (in
seguito all’utilizzo di antibiotici, anticoncezionali, chemioterapici, anti-infiammatori, antidolorifici,
esposizione a prodotti chimici tossici, a metalli pesanti, per non menzionare lo stress), quando la
candida si è ramificata nei tessuti e negli organi, eliminarla dall'intestino può non essere sufficiente.
La carenza di batteri buoni e l’abbondanza di batteri patogeni sono intimamente legate alla
proliferazione della candida, e spesso è difficile eradicare la candida se non si riequilibra la
microflora intestinale. Viceversa diminuire la presenza della candida aiuta a riequilibrare
l’organismo nel suo complesso (ed anche la microflora) dal momento che le tossine della candida
danneggiano anche il funzionamento del sistema immunitario.
Non sarà mai sufficiente ripetere il concetto che nelle persone con una flora intestinale equilibrata
ed un sistema immunitario efficiente, le cellule di C. albicans si trovano normalmente (ma in
piccole quantità) come componenti del microbioma intestinale, ma sebbene si trovino in un posto
dove possono avere facile accesso al nutrimento, la competizione con i batteri buoni rende
impossibile la proliferazione di questo lievito, come ci ricorda l’articolo Fungal metabolism in
host niches88.
Uno degli articoli scientifici più precisi che descrivono in dettaglio il molteplice aspetto della
candida albicans appena descritto è Candida albicans pathogenicity mechanisms89. Da tale
articolo apprendiamo che ci sono circa 600 specie di funghi patogeni (per l’essere umano) da quelli
che causano leggere infezioni alla pelle a quelli che causano gravi infezioni alla pelle (come la
specie Sporotrix schenkii) a quelli che possono addirittura causare gravissimi problemi di salute e
porre a rischio la vita umana (tra i quali Aspergillus fumigatus, Cryptococcus neoformans,
Histoplasma capsulatum e Candida albicans).
Il fatto che la specie Candida albicans (spesso assieme ad altre specie di Candida) sia presente
nella cavità orale del 75% circa della popolazione non significa necessariamente che le stesse
persone soffrono di un grave problema infettivo al cavo orale, dal momento che un sistema
immunitario efficiente impedisce che la candida proliferi.
Altre statistiche invece sono più preoccupanti, perché un conto è la presenza, e un conto è

86
Vedi anche l’articolo Candida albicans Biofilms and Human Disease, pubblicato su Annual Review of
Microbiology. 2015; 69: 71–92, autori Nobile CJ., Johnson AD;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4930275/.
87
Vedi l’articolo Candida albicans pathogenicity mechanisms, pubblicato su Virulence. 2013 Feb 15; 4(2): 119–
128, autori Mayer FL, Wilson D, Hube B; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3654610/.
88
Pubblicato su Current Opinion in Microbiology. 2009;12:371–6; autore Brock M;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19535285.
89
The consistent formation of chlamydospores by Candida tropicalis Volume 9, Issue 2, pp. 164-166, autore
H.F. Hasenclever http://sabouraudia.oxfordjournals.org/content/9/2/164.abstract.
24
l’infezione conclamata da candida. L’incidenza delle vulvovaginiti da candida (tra le donne) è del
75% se teniamo conto anche di chi ha contratto l’infezione solo una volta in tutta la propria vita (la
percentuale scende al 45% circa tra le donne che ne hanno sofferto almeno due volte) e c’è anche
uno “zoccolo duro” di donne che ne soffrono almeno 4 volte all’anno (5–8%). L’articolo conferma
quanto leggerete più di una volta nel presente libro, ovvero che antibiotici, pillole anticoncezionali e
terapia ormonale possono essere cause di una proliferazione di candida e spiega anche come mai sia
così difficile liberarsi dalla candida, perché in certe circostanze possa risultare così aggressiva.
La Candida albicans è “mutaforme”, adattabile a diversi ambienti, si adatta rapidamente a
variazioni del pH ambientale, è dotata di meccanismi per resistere ad innalzamenti della
temperatura, ed è ben equipaggiata per succhiare nutrienti essenziali al nostro corpo (anche metalli
come ferro e zinco, e in misura minore manganese e rame); a tale scopo può secernere enzimi
proteasi, fosfolipasi e lipasi. Alcuni meccanismi che regolano la transizione da una forma all’altra
(lievito a fungo e viceversa) sono il pH (con un pH acido minore di 6, per lo più la albicans si
comporta come lievito, mentre per valori del pH maggiori di 7 assume la forma fungina con ife) la
quantità di cellule presenti (quando prolifera oltre la densità di 107 cellule al millilitro assume la
forma fungina). Anche il contatto con una superficie può indurre il mutamento di forma e lo
sviluppo di ife, o in altri casi la svilupparsi di un biofilm; in particolare in colntatto con una mucosa
le ife possono svilupparsi anche nello strato inferiore (e quando questo succede nell’intestino si
genera una dannosa porosità). Ma anche una situazione di pericolo, come la carenza di nutrimento,
può indurre la Candida albicans a d assumere la forma fungina con le ife, le quali più facilmente si
traggono nutrimento dai tessuti del nostro organismo.
Tale organismo può infatti letteralmente penetrare (sotto forma di ife) dentro le cellule
dell’organismo in cui prolifera tramite speciali proteine detta invasine. Inoltre quando le sue cellule
sono racchiuse nelle strutture di biofilm sono molto più resistenti a qualsiasi tipo di farmaco o di
aggressione del sistema immunitario90.
La capacità della Candida Albicans di migrare all’interno del corpo umano (quando il sistema
immunitario non riesce a tenerla a bada) è semplicemente spaventosa: dall’intestino che rende
poroso può passar enel sangue (ricco di glucosio) ed anche se lì si confronta con le cellule del
sistema immunitario che possono fagocitarla, non solo si riesce ad adeguare rapidamente a
sopravvivere in questo nuovo ambiente, ma riesce a bloccare l’azione dei macrofagi e a sviluppare
delle ife che penetrano nelle cellule del sistema immunitario, aprendo un varco che permette loro di
scappare. A questo punto, una volta raggiunti altri organi e tessuti, la Candida albicans ha
un’enorme capacità di adattamento, e riesce ad adattarsi a cibarsi di diversi tipi di nutrimento.
La candida possiede anche altri meccanismi per eludere, ingannare, sopprimere il sistema
immunitario, come mostrano per esempio gli articoli scientifici Two mechanisms of inhibition of
human lymphocyte proliferation by soluble yeast mannan polysaccharide91, e Candida
albicans suppresses nitric oxide (NO) production by interferon-gamma (IFN-γ) and
lipopolysaccharide (LPS)-stimulated murine peritoneal macrophages92.
Questo significa che quando la candida da pochi micro-organismi isolati diventa una presenza
invadente93, il sistema immunitario è sempre più indebolito, e a un certo punto la proliferazione di
questo lievito candida arriva a mettere il sistema immunitario in uno stato di stallo: allora le nostre

90
Vedi ad esempio l’articolo Fungal Biofilms, pubblicato su PLoS Pathogens 2012 Apr; 8(4), autori Fanning S,
Mitchell A P; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3320593/.
91
Pubblicato su Infection and Immunity 1984 Mar;43(3):1041-6, autori Nelson RD, Herron MJ, McCormack RT,
Gehrz RC; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6365780.
92
Pubblicato su Clinical & Experimental Immunology. 1999 Mar; 115(3): 491–497, autori T Chinen, M H Qureshi, Y
Koguchi, K Kawakami; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1905260/.
93
A causa di antibiotici, neurolettici, ormoni “per la donna” ovvero pillole anticoncezionali e terapia ormonale
sostitutiva, anti-infiammatori, antidolorifici, cortisonici, immunosoppressori, chemioterapici, vaccini, cattiva dieta,
carenza di allattamento al seno materno, allattamento al seno di una madre sofferente di candidosi.
25
difese immunitarie non riescono più ad affrontare la candida stessa, ed hanno difficoltà anche a
contrastare altri micro-organismi patogeni (per non parlare dei vermi parassiti).
Il dottor Truss, autore di due libri sulla Candida (The missing duiagnosis, e The missing
diagnosis II) afferma che ci vuole un lungo lavoro (lungo a volte un anno e più) per ridurre
l’infezione della candida oltre una certa soglia, e permettere finalmente che il nostro sistema diventi
“competente”, ovvero che riesca a riprendere le sue funzioni anche contro la candida stessa. È
questo un momento in cui è possibile sperimentare reazioni di detox anche se non si assumono più
prodotti specifici contro la Candida. Tali reazioni corrispondono a un aumento momentaneo di
sintomi fisici e mentali (reazioni di Herxheimer): eczemi, dermatiti, sconforto gastrointestinale,
flautulenza, diarrea, sonnolenza, confusione, nebbia mentale, depressione, irritabilità, etc.
Una cosa importantissima è che il passaggio da un ambiente neutro ad un ambiente alcalino può
causare gravi danni alla C. albicans, ed è questo il motivo per il quale contro tale organismo (e
contro gli altri lieviti del genere Candida) può essere utile una dieta alcalinizzante o un protocollo
alcalinizzante94.
Importante è anche il contributo della vitamina A alla difesa contro la Candida albicans ed altri
funghi dannosi, come mostra l’articolo Modulatory role of vitamin A on the Candida albicans-
induced immune response in human monocytes95, mentre più controverso appare quello della
vitamina D; tuttavia l’articolo Association among Vitamin D, Oral Candidiasis, and
Calprotectinemia in HIV96, riporta una significativa correlazione tra carenza di vitamina D e
candidosi nel cavo orale.
** Alcuni dei sintomi più curiosi della candidosi sistemica sono legati indirettamente alla candida
stessa. Quando nel nostro corpo ci sono molte tossine della candida, e permeabilità intestinale
causata da candida,, ci sono influssi negativi diretti su cervello, intestino ormoni, sistema
immunitario, ma succede anche che il nostro organismo manifesta reazione allergiche a lieviti e
muffe diversi dalla candida, nonchè a profumi e sostanze chimiche. Questo significa che nei giorni
molto umidi, nebbiosi, nei giorni piovosi o poco prima che piova, quando nell'aria ci sono molte
spore di muffe e funghi, si possono avere brutte reazioni: stanchezza, sonnolenza, sensazione di
fastidio, problemi intestinali (finanche diarrea continua nei casi più gravi). Similmente il solo
entrare in un supermercato o in un centro commerciale può, a causa della sensibilità chimica indotta
dalla candida, portare a reazioni allergiche che danno molto fastidio; può essere tipico il sentirsi un
po’ straniti, confusi, come reazione a sostanze chimiche profumi, prodotti per l'igiene personale e
per l'igiene della casa, etc
Oltre ai libri del dottor Truss è molto interessante anche il libro The yeast connection del dottor
Crook
Uretrite, prostatite, cistite, sono possibili sintomi di infestazione da candida albicans. In
particolare l'uretrite è spesso causata dalle tossine di tale lievito, che vengono eliminate con le urine
e danno una sensazione di bruciore al transito. Tutto ciò lo leggete nei libri di Truss e Crook ma ho
anche esperienze di prima persona. Utilizzando prodotti che uccidono la candida ho avuto anche
episodi di forte uretrite (reazione di Herxheimer). Inutile dire che non ho seguito il consiglio del
medico che prescriveva antibiotici, ma ho preferito bere un litro e mezzo d'acqua. Il medico non
sospettava che l'uretrite fosse da tossine in transito invece che da infezione batterica.
Uno dei sintomi più curiosi descritti dal dottor Crook è quello delle ragazzine con problemi di
candidosi che hanno un seno che non si sviluppa. Il problema si risolve, assieme a molti altri,
quando la Candida albicans viene debellata. Altre testimonianze curiose sono quelle delle donne la
94
Vedi ad esempio l’articolo How human pathogenic fungi sense and adapt to pH: the link to virulence, pubblicato su
Current Opinion in Microbiology. 2009;12:365–70; autore Davis DA; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19632143.
95
Pubblicato su Medical Microbiology Immunology. 2014; 203(6): 415–424, autori Klassert TE, Hanisch A,et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4232755/.
96
Pubblicato su Journal of dental research 2012 Jul; 91(7): 666–670, autori H.Y. Sroussi, J. Burke-Miller, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3383847/.
26
cui irritabilità (specialmente premestruale) è causata dalla candida, che fanno letterlamente
impazzire il marito causando la rottura del matrimonio, e che poi , sconfitta la candida si ritrovano
di nuovo felicemente spostate, senza più i problemi di un tempo. In un caso la donna, guarita, torna
felicemente assieme all’ex marito, sposandolo di nuovo. Persino l’infedeltà coniugale, in un caso, è
descritta dalla donna come un effetto collaterale dell'intossicazione da candida97.

I.2 - I parassiti intestinali (ed anche gli altri)

La presenza di disbiosi intestinale spesso causa una proliferazione di vermi parassiti. A causa
della disbiosi intestinale si genera un flusso di tossine rilasciate dagli agenti patogeni che rendono
più difficile tutto il processo digestivo (a partire dal livello di acidità dello stomaco che viene
diminuito), le difese del sistema immunitario perdono efficienza, e quando le uova dei parassiti si
schiudono, i vermi che ne vengono fuori riescono facilmente a diventare adulti e a riprodursi. La
dottoressa Campbell afferma che i vermi parassiti seguono sempre la tossicità, e per quanto le
infestazioni da parassiti dipendano un poco anche dall’igiene dell’ambiente in cui si vive, occorre
ricordare che potremmo ingerire uova di vermi parassiti non solo mangiando alimenti non troppo
bene lavati, ma anche semplicemente respirandole (tanto sono piccole e leggere alcune di esse).
I carboidrati mal digeriti sono uno dei cibi preferiti dai vermi, motivo per il quale la dieta dei
carboidrati specifici può servire anche a togliere il terreno sotto i pieni a tali parassiti, riducendo
quantomeno l’intensità dell’infezione (in certi casi la dottoressa Campbell suggerisce l’uso del
farmaco mebendazolo nelle notti di luna piena).
È importante notare che i vermi parassiti non si trovano solo nell’intestino, ma possono trovarsi
anche nel fegato (fasciole epatiche) e in altri organi e tessuti, per cui il danno che possono causare
tali ospiti indesiderati è davvero notevole. In certi casi le tenie allo stadio larvale, per esempio,
formano delle cisti anche nel cervello, causando una malattia detta cisticercosi. Alcuni parassiti
tropicali (assunti in genere mangiando carne o pesce crudo, ma talora anche verdure non bene lavate
cui restano attaccate le uova) possono anche muoversi sotto la pelle, muoversi all’interno del
cervello e causare tutta una serie di problematiche.
La lista dei problemi di salute che possono essere causati dai parassiti è davvero lunga, e spesso
si tratta di sintomi comuni alla disbiosi intestinale. È anche per questo che spesso occorrerebbe
considerare i due disturbi come un’unica manifestazione (disbiosi/parassitosi).
Una caratteristica peculiare dei disturbi causati dalla parassitosi è quella di accentuarsi nei giorni
(e nelle notti) di luna piena, talvolta anche nei giorni e nelle notti di luna nuova. Ogni plenilunio i
vermi parassiti ritornano tutti nell’intestino per accoppiarsi; per essere più precisi essi si accoppiano
nelle notti di luna piena (specialmente in un orario tra le 2 e le 3 di notte), motivo per il quale in
quei giorni ed in quelle notti intorno al plenilunio ci si può sentire particolarmente agitati, nervosi,
si può soffrire di insonnia, si possono accentuare i sintomi di una dermatite o di una fibromialgia
etc. Alcuni indicatori della presenza di parassiti sono: livelli elevati di immunoglobuline (IgE),
livelli elevati di eosinofili (un tipo di globuli bianchi), livelli elevati di ammoniaca ed ossalati, bassi
livelli di ferro (anemia) e di vitamina B12 (di cui si cibano sottraendola al nostro organismo).
Una lista parziale di sintomi, disturbi, patologie riconducibili alla parassitosi (secondo Andreas
Kalcker), è la seguente: scarso sviluppo fisico ed intellettuale nei bambini, eruttazione cronica, fame
esagerata, brama di dolci e latticini, rabbia, irritabilità, nervosismo, ansia, depressione, confusione,
scarsa memoria, scarsa coordinazione, sbalzi d’umore, ossessioni, dolori alle giunture, crampi
muscolari, fibromialgia, pancreatite, colite, gonfiore addominale, emorroidi, intestino poroso,

97
Esitono anche testimonianze aneddotiche di persone omosessuali che diventano eterosessuali dopo avere curato una
candidosi sistemica.

27
malassorbimento, torpore delle mani e dei piedi, tachicardia, epilessia, anoressia, autismo,
digrignamento dei denti, crampi, diarrea alternata a costipazione, mal di testa, prurito nella zona
anale, pianto o riso incontrollato, impotenza, problemi mestruali, psoriasi, dermatite, secchezza
della pelle, orticaria, alito cattivo, cattivo odore del corpo, vista offuscata, debolezza, stanchezza
cronica, disturbi del sonno, addormentamento delle estremità, difficoltà ad inghiottire, salivazione
eccessiva, accumulo o ritenzione di liquidi durante la luna piena, peritonite, anemia.
Le larve dei parassiti, transitando nei polmoni (ebbene sì, i parassiti si muovo all’interno del
nostro corpo, anche da un organo all’altro) possono causare anche sintomi a livello respiratorio,
asma, bronchite, tosse cronica irritativa, polmonite, crisi respiratoria.
Uno dei motivi per cui i parassiti possano essere diventati in epoca moderna un problema di
notevole rilevanza è anche la loro “globalizzazione” causata dalla facilità con cui gli uomini e le
merci possono spostarsi nel mondo moderno (per mezzo di navi treni ed anche aerei
intercontinentali) che ha portato nel giro di pochi decenni ad essere presenti un po’ ovunque sul
pianeta dei parassiti una volta diffusi solo localmente, e per i quali le popolazioni indigene avevano
sviluppato dei meccanismi di difesa immunitaria. Similmente a come cinque secoli fa gli indigeni
delle Americhe furono falcidiati dal vaiolo e da altri virus portati dagli europei, adesso molte
persone (ed anche molti animali) sono vittime di parassiti che appena qualche secolo fa erano
completamente sconosciuti ai loro antenati98.
Per giustificare sin da subito alcune delle affermazioni su esposte cito l’articolo Parasite stress
promotes homicide and child maltreatment (“Lo stressa da parassiti promuove l’omicidio ed il
maltrattamento dei bambini”)99 che mostra come la violenza, il maltrattamento dei bambini e
persino l’omicidio sono più frequenti da parte delle persone infettate dai parassiti; ci sarebbe da
aggiungere che se i parassiti si sono insediati in un ospite umano è anche perché esso soffre di
disbiosi, la quale a sua volta contribuisce ad uno squilibrio mentale (vedi più avanti il capitolo
relativo).
Il protocollo antiparassitario Kalcker-Maceda100 utilizza un’associazione di erbe e di farmaci
secondo un calendario basato sul ciclo lunare, per debellare la parassitosi (non sempre basta una
dieta paleolitica per sbarazzarsi di questi scomodi inquilini). I principi attivi farmacologici utilizzati
sono pirantel pamoato e mebendazolo (più noti con i nomi commerciali Vermox e Combantrim, che
però è possibile farsi preparare da una farmacia galenica in modo da avere solo il principio attivo e
non altre inutili e tossiche sostanze chimiche utilizzate come eccipienti), sostanze che danno ben
poco assorbimento sistemico al di fuori del tratto intestinale. Trovate una particolare versione del
protocollo Kalcker nel libro Guarire i sintomi noti come autismo di Kerri Rivera. Alcune
informazioni riassuntive su tale protocollo, e su altri procedimenti utili a liberarsi dai parassiti, le
trovate più avanti nel presente libro.

I3 - Analisi per il riscontro di disbiosi, parassitosi, intossicazione da


metalli pesanti, intolleranze

A mio giudizio non esistono analisi di routine (eseguibili nei laboratori convenzionati con il
sistema sanitario) abbastanza affidabili per identificare la presenza di eventuale disbiosi, parassitosi,
intolleranze, e su questo concordano molti specialisti del settore che spesso si rivolgono a laboratori

98
Vedi anche quanto scrive il noto paleontologo Robert T. Bakker nell’appendice scientifica a pagina 262 del suo
romanzo Raptor Red – Le avventure di una dinosaura innamorata, Rizzoli, Milano, 1995. Anche il dottor Andrea
Kalcker si eprime in tal senso, vedi http://www.andreaskalcker.com/en/health/parasite/116-parasite.html.
99
Pubblicato su Philosophical Transactions B Biological Science 2011 Dec 12; 366(1583): 3466–3477, autori Randy
Thornhill, Corey L. Fincher, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3189353/.
100
http://www.andreaskalcker.com/en/health/parasite/116-parasite.html.
28
molto distanti dalla città in cui operano, a volte anche in un altro continente, pur di avere
informazioni davvero attendibili.
Per quanto riguarda la disbiosi ci sono alcuni esami indiretti che partono dalle analisi delle urine;
tali test della disbiosi si possono effettuare in diversi centri anche in Italia. Tali test rilevano delle
sostanze nelle urine la cui presenza e quantità è correlata alla disbiosi intestinale, ma non danno
indicazioni molto precise su quali siano i microrganismi benefici carenti e quali e quanti siano
quelli patogeni. Io per esempio, navigando su internet, ho trovati tre laboratori che eseguono questo
tipo di test (ma presumibilmente ce ne sono altri):
http://www.analisisanpaolo.it/Default.aspx?Id=390
http://www.oloslab.com/test-per-la-disbiosi-intestinale/,
http://www.centrodimedicinabiologica.it/test-disbiosi-intestinale-monza/.
Un’analisi più approfondita si può ottenere da campioni di feci per identificare più precisamente
le carenze di batteri benefici, la presenza di batteri patogeni, nonché di parassiti (vermi), sebbene
nemmeno in tale maniera si ottengano informazioni poi così dettagliate sul microbioma intestinale,
dal momento che non tutti i microrganismi residenti dell’intestino si possono ritrovare nelle feci.
Molto interessante è a tal proposito il risultato dello studio The treatment-naive microbiome in
new-onset Crohn’s disease101 nel quale le differenze significative tra il microbiota dei malati di
morbo di Crohn e quello dei soggetti sani (gruppo di controllo) sono state scoperte non osservando i
campioni di feci, ma campioni di mucosa ottenuti tramite biopsia.
Uno dei più attrezzati (ma anche più costosi) laboratori al mondo è il Great Plains Laboratory
(http://www.greatplainslaboratory.com/); sul sito esiste la possibilità di scegliere la
visualizzazione delle pagine anche in Italiano (purtroppo il costo si aggira sulle 600 euro).
In Italia è possibile rivolgersi (a prezzi più accessibili) al laboratorio universitario del progetto
microbioma (http://progettomicrobiomaitaliano.org/partecipa/page-2/), o anche ad un
laboratorio specializzato sulle analisi del microbioma intestinale all’ospedale del Bambin Gesù
(Roma). Appena possibile segnalerò anche altri centri italiani.
Se qualcuno vuole approfondire anche eventuali problematiche di origine genetica, può
sottoporsi al test 23 and me (https://www.23andme.com/en-int/) al costo di circa 150 euro; anche
se poi sia in questo caso che nel precedente ci vuole un medico (o biologo) bravo e capace di
interpretare i risultati. Per quanto sia giusto ridimensionare la pretesa origina genetica della
malattie, è anche vero che alcune differenze genetiche possono predisporre a sviluppare certe
problematiche di salute, come per esempio la mutazione MTHFR (metilen-tetraidrofolato reduttasi)
rende problematici certi processi del cosiddetto ciclo di metilazione, il che a sua volta rende difficile
e lento lo smaltimento delle tossine (e non solo, perché chi è portatore di questo gene è più a rischio
di depressione, osteoporosi, diabete, alzewimer e altre patologie). E siccome tale gene è difettoso
nel 40% circa della popolazione mondiale, non si tratta di una informazione di poco conto Genome
Project, nel quale si è scoperto che un gene molto importante per la salute, chiamato (per l’appunto,
l’MTHFR). Con una dieta più sana e alcuni integratori102 è possibile correggere gli squilibri causati
da questo problema di ordine genetico103.
Per quanto riguarda i parassiti anche le migliori analisi delle feci non sono abbastanza affidabili,
sia perché le analisi stesse non sono molto precise, sia perché non è sempre detto che nel campione
raccolto in quel determinato giorno si trovino uova, parassiti (in genere essi non lasciano l’intestino
a meno che non si assumano sostanze antiparassitarie) o frammenti di tali esseri. Per altro molti
genitori che hanno sottoposto i propri figli ad una cura antiparassitaria hanno trovato i vermi nelle

101
Pubblicato su Cell Host Microbe. 2014;15:382–92.; Gevers D, Kugathasan S, Denson LA, Vazquez-Baeza Y, Van
Treuren W, Ren B, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4059512/.
102
Metilfolato, trimetilglicina, vitamina B6 (ovvero piridossina) e vitamina B12 nella forma di metilcobalamina; ma
talora sono necessari anche glutatione, vitamina D, zinco, selenio e potassio.
103
Ulteriori informazioni su http://www.energytraining.it/mutazione-mthfr/.
29
feci dei bambini pur se gli esami delle feci eseguiti in precedenza risultavano negativi. Un
veterinario, abituato a cercare tracce di parassiti nelle feci degli animali con l’ausilio del
microscopio, potrebbe essere a volte più affidabile di un generico test di laboratorio. Una maniera
per cercare di rendere minimi i falsi negatici (ovvie i casi in cui non risultano parassiti dalle analisi
pure quando questi parassiti si trovano nel paziente) è quello di ripetere le analisi almeno tre volte.
L’articolo The need for three stool specimens in routine laboratory examinations for
intestinal parasites (“Il bisogno di tre campioni di feci nell’esame laboratoriale di routine per la
ricerca dei parassiti intestinali”)104 mostra infatti che su un consistente campione di pazienti cui
sono state esaminate per tre volte le feci per la ricerca di parassiti spesso uno dei tre esami è
risultato negativo. Ad esempio se ci si fosse fermata al primo esame di laboratorio, addirittura il
41,7% di loro sarebbe risultato esente da parassiti, ma la presenza di parassiti in questi pazienti è
stata riscontrata in almeno uno dei due esami successivi. È interessante notare che gli autori
concludono affermando che non solo occorrono le analisi di tre campioni di feci (ovviamente in
tempi diversi) per verificare l’eventuale presenza di parassiti, ma che anche così facendo non è
possibile garantire che non ci sia alcuna infestazione.
Similmente l’articolo Multiple Stool Examinations for Ova and Parasites and Rate of False-
Negative Results (“Esame multipli di uova e parassiti e pecentusali di falsi negativi”)105 mostra che
persino dopo l’analisi di tre campioni ci sono discrete probabilità di ottenere dei falsi negativi,
anche se in questo studio i risultati appaiono più confortanti (ad eccezione fanno dei test per le
amebe).
L’articolo A Case of Parasite Invasion of the Intestinal Tract: A Missed Diagnosis in
Irritable Bowel Syndrome106 descrive un caso di sindrome dell’intestino irritabile causata da un
parassita; la guarigione è avvenuta dopo un trattamento antiparassitario effettuato nonostante dagli
esami parassitologici non risultasse nulla; i medici infatti hanno considerato che i sintomi clinici
fossero più rilevanti dell’esito di tale analisi ed hanno proceduto ugualmente alla somministrazione
dei farmaci contro i parassiti.
L’articolo Detection of Pathogenic Protozoa in the Diagnostic Laboratory: Result
Reproducibility, Specimen Pooling, and Competency Assessment107 ci informa che i test di
laboratorio per il riscontro dei parassiti unicellulari della classe dei protozoi utilizzano anche
tecniche manuali che impediscono una standardizzazione e che poprtano ad interpretazioni
soggettive dei risultati.
Ad ogni modo c’è la possibilità di fare le analisi tramite un campione di saliva (utilizzando una
tecnologia ideata dalla dottoressa Clark) presso un laboratorio svizzero, Sanavital
(http://www.sanavital.ch); sul sito esiste la possibilità di scegliere la visualizzazione delle pagine
in Inglese, Francese, Tedesco ed altre lingue, ma non in Italiano. Queste analisi, basate su uno
strumento ideato dalla dottoressa Clark, dovrebbero identificare la presenza di patogeni, parassiti,
metalli pesanti, ma non danno indicazioni sulle eventuali carenze di batteri benefici. Diverse
persone che conoscono hanno ottenuto dei risultati attendibili da questi esami (il costo attualmente è
di circa 300 euro).
Per l’analisi dell’intossicazione da metalli ci sono sicuramente molti altri laboratori attrezzati,
uno che conosco e che mi pare affidabile è quello della mineral-test: http://www.mineral-test-
sas.com/.

104
Pubblicato su British Journal of Clinical Practice 1993 Mar-Apr;47(2):76-8 , autori Nazer H, Greer W, Donnelly
K, Mohamed A E, Yaish H, Kagalwalla A, Pavillard R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8334067.
105
Pubblicato su Journal of Clinical Microbiology Nov. 1993, p. 3044-3045 Vol. 31, No. 11 , autori Hanspeter
Marti, Jacob C. Koella http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC266208/pdf/jcm00023-0218.pdf.
106
Pubblicato su Clinical Endoscopy 2013 Nov; 46(6): 671–674, autori Kang Hun Koh, Sang Wook Kim et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3856272/.
107
Pubblicato Journal of Clinical Microbiology 2008 Jul; 46(7): 2200–2205, autori M. D. Libman, T. W. Gyorkos, E.
Kokoskin, J. D. MacLean ; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2446938/.
30
Per quanto riguarda le intolleranze, la dottoressa Campbell nel suo libro “La Sindrome Psico-
intestinale” osserva giustamente che si tratta di fenomeni che spesso si modificano nel tempo; per
esempio si può perdere l’intolleranza ad un cibo quando migliorano le condizioni di salute
dell’intestino, o si può diventare intolleranti a qualche nuovo cibo dopo un ciclo di cura con famraci
che danneggiano il microbiota. Un mezzo molto semplice da lei consigliato nel libro è quello di
mettere un poco della sostanza da testare (sotto forma fluida, eventualmente sminuzzato finemente e
mescolato con un poc d’acqua) sull’interno del polso la sera prima di andare a letto, quindi ricoprire
con una striscia di tessuto (anche per non sporcare) e verificare se l’indomani si nota una reazione
cutanea (arrossamento, rigonfiamento, puntini).

I4 - La maggior parte dei trattamenti utilizzati dalla moderna medicina


occidentale non sono basati su valide prove scientifiche

Se, come si è iniziato a mostrare, e come verrà ancor più argomentato in seguito, una grande
parte delle malattie “hanno orgine nel sistema digestivo”, come diceva Ippocrate, va da sé che la
gran parte dei rimedi farmacologici e dei trattamenti comunemente utilizzati dalla nostra medicina
moderna non affrontano la radice del problema ed è quindi ragionevole essere scettici sulla loro
reale efficacia e sicurezza.
Una ulteriore prova di questo sospetto viene dal Clinical Evidence (“Evidenza Clinica”), una
sezione del sito del prestigioso British Medical Journal (una delle riviste più rinomate in ambito
medico-scientifico assieme a The Lancet, New England Journal of Medicine, Journal of American
Medical Association). In un recente articolo pubblicato su tale sito e intitolato What conclusions
has Clinical Evidence drawn about what works, what doesn’t based on randomised controlled
trial evidence? (“Quali conclusioni ha tratto Clinical Evidence su quello che funziona, su quello
che non è basato su esperimenti randomizzati col gruppo di controllo?”)108 vengono tirate le somme
di un lavoro di indagine sulla validità delle terapie in uso nel nostro occidente moderno.
Il risultato è decisamente sconsolante: su 3.000 trattamenti sottoposti a valutazione tramite
esperimento randomizzato con gruppo di controllo (ovvero valutando l’efficacia del trattamento
paragonando un gruppo di pazienti che vengono trattati ed uno - di simile numero e composizione -
che non vengono trattati) è stato verificato che:
Il 50% dei trattamenti è di sconosciuta
efficacia.
Il 24% pare che siano benefici.
L’11% sono benefici.
Il 7% stanno in una zona limbica tra
l’effetto benefico ed il danno.
Il 5% probabilmente non sono benefici
Il 3% pare che siano inefficaci o dannosi.
Al di là di alcune sottigliezze su cui si
potrebbe arzigogolare per arrampicarsi sugli
specchi nel tentativo di difendere questo tipo
di medicina poco scientifica, abbiamo qui
l’ennesima conferma che i trattamenti
medici sono ben poco basati sulla solida
scienza, e che i vaccini non sono l’unico tipo di terapia mai sottoposta a verifica seria (analisi
comparativa di un gruppo di persone sottoposte ed uno di persone non sottoposte al trattamento).

108
http://clinicalevidence.bmj.com/x/set/static/cms/efficacy-categorisations.html.
31
I5 - Conflititti d’interesse e scienza poco scientifica: conferme ad alti livelli

Se a questo aggiungiamo l’enorme conflitto di interessi che coinvolge molti medici di alto livello
e professori universitari, per non parlare di vere e proprie forme di corruzione, si evidenzia come
questo tipo di medicina ufficiale moderna sia una costruzione alquanto inconsistente.
Marcia Angell non è un medico qualunque, ma è stata vice-direttrice e direttrice nientemeno che
del New England Journal of Medicine, uno dei più famosi e rispettati giornali medico-scientifici del
mondo (assieme a The Lancet, British Medical Jorunal, Journal of the American Medical
Association). Lei stessa è stata una delle più famose e rispettate giornaliste medico-scientifiche.
La sua indiscussa esperienza sul campo l’ha lasciata delusa e fortunatamente anche piena di una
gran voglia di fare chiarezza e di dire la verità. E così ha scritto il libro The Truth About the Drug
Companies: How They Deceive Us and What to Do About It (La verità sulle aziende
farmaceutiche: come ci ingannano e cosa fare al riguardo)109 ed alcuni lunghi articoli di denuncia
della moderna medicina farmaceutica e specialmente della psichiatria quali The illusions of
psychiatry (L’illusione della psichiatria)110 e Drug companies & doctors: a story of corruption
(Aziende farmaceutiche e dottori: una storia di corruzione)111.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla veridicità di quanto appena asserito, può avere
l’ennesima conferma leggendo l’articolo del New York Times A doctor put the drug industry
under microscope (“Un medico mette l’industria dei farmaci sotto il microscopio”)112 e leggendo
la recensione del suo libro proprio sul sito del New England Journal of Medicine113.
Detto questo, e quindi fornite abbondanti prove che la notizia è assolutamente reale, vediamo
cosa dice Marcia Angell nelle prime righe dell’articolo succitato Aziende farmaceutiche e dottori:
una storia di corruzione. Partendo da un’indagine del senatore repubblicano Charles Grassley “sui
legami finanziari tra l’industria farmaceutica e i medici accademici” la Angell racconta il caso del
Dr. Joseph L. Biederman, professore di psichiatria dell’Harvard Medical School, nonché primario di
psicofarmacologia pediatrica del Massachusetts General Hospital (Harvard), e scrive:
Grazie soprattutto a lui, bambini in giovane età, perfino di appena due anni,
vengono adesso diagnosticati come sofferenti di disordine bipolare e trattati con
un cocktail di potenti farmaci, molti dei quali non sono stati approvati dalla Food
and Drug Administration (FDA) per quello scopo e nessuno dei quali è stato
approvato per l’uso in bambini di meno di dieci anni.
(…). Gli stessi studi di Biederman sui farmaci che egli promuove per trattare il
disordine bipolare nei bambini erano, secondo il The New York Times che ha
riassunto le opinioni delle proprie fonti esperte “così mal congegnati da essere
largamente inconcludenti”. (1)
A giugno il Senator Grassley ha rivelato che le aziende farmaceutiche (…) hanno
pagato a Biederman 1,6 milioni di dollari in pagamenti per consulenze e
conferenze tra il 2000 ed il 2007. Due suoi colleghi hanno ricevuto simili somme
[di denaro]. Dopo la rivelazione, il presidente del Massachusetts General
Hospital ed il dirigente della sua organizzazione dei medici hanno spedito una
lettera ai medici dell’ospedale esprimendo non lo sgomento riguardo all’enormità
109
Editrice Random House, http://www.amazon.com/The-Truth-About-Drug-Companies/dp/0375760946.
110
http://www.nybooks.com/articles/archives/2011/jul/14/illusions-of-psychiatry/.
111
http://www.nybooks.com/articles/archives/2009/jan/15/drug-companies-doctorsa-story-of-corruption/.
112
Articolo scritto da Claudia Dreifus, e pubblicato il 14 settembre 2004;
http://www.nytimes.com/2004/09/14/health/policy/14conv.html?_r=0
113
New England Journal of Medicine 2004; 351:1580-1581 October 7, 2004;
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJM200410073511522.
32
dei conflitti di interesse, ma la simpatia per i beneficiari [di quelle somme].

(1) Gardiner Harris e Benedict Carey, Researchers Fail to Reveal Full Drug Pay
(“Ricercatori non rivelano per intero i pagamenti da parte delle aziende
farmaceutiche”) The New York Times, 8 Giugno, 2008114.
Qualcuno potrebbe pensare che Marcia Angell sia un caso isolato, ma non è assolutamente così.
Anche Richard Horton, direttore della rivista Lancet (un’altra delle riviste mediche peer-reviewed115
più famose e blasonate) in un suo editoriale intitolato Offline: what is medicine’s 5 sigma?116 ha
dichiarato che una grande quantità della ricerca scientifica pubblicata è inaffidabile, se non
completamente falsa, fraudolenta:117
Il caso contro la scienza è semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse
la metà, può essere semplicemente falsa. Studi inconsistenti, analisi non valide,
conflitti di interesse, oltre all’ossessione di perseguire delle mode alquanto
dubbie, la scienza ha deciso di percorrere una strada buia.
Per ultimo cito Randy Schekman, premio Nobel per la medicina denel 2013, il quale ha
affermato: “Le principali riviste scientifiche distorcono il processo scientifico e rappresentano una
«tirannia» che va spezzata”. Queste parole compaiono su un suo articolo scritto per il quotidiano
The Guardian118 il giorno stesso in cui ha ricevuto il premio Nobel. Come se non bastasse pochi
giorni prima, sempre in una intervista al The Guardian, Peter Higgs119, noto per avere teorizzato il
famoso bosone aveva denunciato il sistema delle pubblicazioni scientifiche.
La dichiarazione di Schekman è passata quasi sotto silenzio, fanno eccezione un trafiletto su Il
Corriere della Sera (Schekman: «Le principali riviste scientifiche danneggiano la scienza»120) e
un articolo su l’Unità (Il Nobel Shekman: “Boicottiamo Science e Nature”121). Gli altri giornali e
persino riviste di settore come Le Scienze, Oggiscienza, Focus, sempre pronte a scagliarsi contro la
“scienza-spazzatura” e contro i paladini delle terapie naturali si sono “dimenticati” di segnalare
simili vicende.
Perché succede tutto questo? Semplicemente le riviste scientifiche in ambito medico, per quanto
all’apparenza sottopongano a controllo e revisione gli articoli che vengono loro proposti, in realtà
non possono far funzionare questo filtro in maniera equanime, per il semplice fatto che esse (come i
nostri quotidiani) prendono una consistente parte dei propri guadagni dalla pubblicità, e la
pubblicità prevalente sulle pagine di tali riviste (come è facile immaginarsi) è quella pagata dalle
aziende farmaceutiche. Di conseguenza una ricerca che valuta positivamente l’effetto di un

114
http://www.nytimes.com/2008/06/08/us/08conflict.html.
115
Cioè riviste nelle quali gli articoli vengono pubblicati dopo che dei colleghi stimati e quindi dotati (almeno sulla
carta) di una certa autorità in campo medico, verificano la correttezza del metodo adottato.
116
Lancet Vol 385 11 aprile 2015; http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-
6736%2815%2960696-1.pdf.
117
Fonte http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736%2815%2960696-1.pdf; vedi anche
http://www.vacciniinforma.it/?p=2750.
118
How journals like Nature, Cell and Science are damaging science, The Guardian, 9 dicembre 2013, articolo di
Randy Schekman; http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/dec/09/how-journals-nature-science-cell-
damage-science.
119
Peter Higgs: I wouldn’t be productive enough for today’s academic system, The Guardian, 6 dicembre 2013,
articolo di Decca Aitkenhead; http://www.theguardian.com/science/2013/dec/06/peter-higgs-boson-academic-
system.
120
Corriere della sera, 10 dicembre 2013, articolo di Paolo Virtuani
http://www.corriere.it/scienze/13_dicembre_10/schekman-le-principali-riviste-scientifiche-danneggiano-scienza-
554ac088-61b7-11e3-9835-2b4fbcb116d9.shtml.
121
L’unità, 11 dicembre 2013, autrice Cristiana Pulcinelli; http://www.unita.it/scienza/notizie/il-nobel-sheckman-
boicottiamo-science-e-nature-1.539190.
33
farmaco, o che considera innocuo un eccipiente o un principio attivo, sarà più facilmente accettata
per la pubblicazione, mentre una ricerca che valuta negativamente l’effetto di un farmaco o che
mostra la tossicità di un eccipiente o di un principio attivo, incontrerà sicuramente delle resistenze
maggiori ad essere pubblicata. Nel nostro mondo occidentale ormai le farmacie sono capillarmente
diffuse al pari dei panifici, il giro d’affari complessivo delle aziende farmaceutiche è da capogiro, e
ci vuole poco a capire quali enormi conflitti di interesse ci possono essere in ballo
E ancora Richard Smith, direttore del British Medical Journal, in un articolo intitolato Peer
review: reform or revolution? (“Revisione autorevole: riforma o rivoluzione?”)122 demolisce la
pratica corrente della “revision autorevole” (il processo che in teoria permettebbe un controllo della
serietà degli studi scientifici pubblicati da parte di altri esperti incaricati dalla singola rivista
scientifica). Egli afferma infatti che:
Il problema con la revisione autorevole è che abbiamo buone prove delle sue
carenze e poche prove dei suoi benefici. Sappiamo che è costosa, lenta, soggetta ad
errori di bias, aperta all’abuso, possibilmente anti-innovativa, e incapace di
individuaree la frode. Sappiamo anche che gli articoli pubblicati che vengono fuori
da questo processo sono spesso carenti esageratamente carenti. (…) che le revisioni
di routine hanno raramente metodi adeguati e sono fortemente influenzate dal
pregiudizio sulla specialità e la geografia nelle referenze che esse citano
Detto questo nel presente libro vengono citate centinaia di ricerche scientifiche, e il lettore
potrebbe essere confuso al riguardo; ma per l’appunto si tratta di ricerche che mostrano come i
farmaci possano causare disbiosi intestinale, e come la carenza di microrganismi benefici ed il
proliferare di quelli patogeni possa causare varie malattie. Si tratta di ricerche quindi che più
difficilmente passano al vaglio dei curatori di una rivista medica, perché, direttamente o
indirettamente, puntano il dito sugli effetti collaterali dei farmaci (molti dei quali causano disbiosi);
inoltre le cure della disbiosi passano più per le scelte dietetiche che per i rimedi farmacologici. È
vero, il risultato di queste ricerche potrebbe portare al “business dei probiotici”, ma si tratta di un
business che non va nel senso della perpetuazione del circolo vizioso (sintomo-farmaco-effetto
collaterale-altro farmaco), ma nel senso di un intervento che mira ad affrontare la radice del
problema (per quanto un probiotico da solo non possa fare miracoli), ed inoltre è possibile ottenere
degli ottimi integratori di probiotici anche mangiando cibi fermentati (come i crauti per esempio),
che volendo si possono imparare a fare da soli (è facile anche preparare il kefir d’acqua, di succo di
frutta, di latte di riso, mandorla o cocco).

I6 - La chemioterapia funziona … al 2 per cento!

A ulteriore conferma di quanto su esposto vediamo il risultato di un’indagine sull’efficacia della


chemioterapia contro il cancro, che si è scoperto funzionare … al 2%!
Si tratta dell’articolo The contribution of cytotoxic chemotherapy to 5-year survival in adult
malignancies (“Il contributo della chemioterapia citotossica ad una sopravvivenza di 5 anni nei
tumori maligni degli adulti”), redatto da Morgan G, Ward R, Barton M, del Dipartimento di
radiazioni oncologiche, Centro per i Tumori di Sydney Nord, Royal North Shore Hospital, Sydney,
Australia), e pubblicato sulla rivista scientifica Clinical Oncololgy [2004 Dec;16(8):549-60]123.
La cosa sconcertante (almeno per chi non si ancora informato sull’argomento) è che la
conclusione dell’articolo indica un effetto benefico della chemioterapia citotossica (ovvero di quei
farmaci anticancro che dovrebbero uccidere più rapidamente le cellule tumorali delle cellule sane)
attorno al 2 per cento! Chi mai assumerebbe un simile farmaco costosissimo e dai devastanti effetti

122
Pubblicato su British Medical Journal 1997;315:759; http://www.bmj.com/content/315/7111/759.
123
L’articolo è disponibile in lingua originale sul sito scientifico governativo pubmed al link
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15630849.
34
collaterali sapendo che l’eventuale beneficio apportato è così esiguo?
Se poi pensiamo che l’effetto benefico non è quello di guarire dal tumore, ma al massimo di
assicurare una sopravvivenza per i 5 anni successivi c’è da rabbrividire. Non c’è niente che assicuri
il paziente contro il pericolo che il sesto anno sopravvenga una recidiva del tumore stesso o
l’insorgenza di un tumore di altro tipo (giacchè uno dei possibili effetti collaterali di molti
chemioterapici è proprio il cancro).
E se pensiamo che l’effetto placebo è spesso dello stesso ordine di quel misero 2 per cento (sono
documentati i casi di guarigione dal cancro dopo assunzione di un placebo, vedi quanto riportato nel
libro “La mente che guarisce”124), possiamo concludere che l’efficacia della chemioterapia nella
guarigione del cancro è pressoché nulla.
Nell’abstract (riassunto) dell’articolo, gli autori affermano di avere fatto
una ricerca nella letteratura [scientifica] su esperimenti clinici randomizzati che
riportino una sopravvivenza di 5 anni attribuibile unicamente alla chemioterapia
citotossica negli adulti con tumori maligni.
Dopo di che hanno calcolato il numero di persone che hanno beneficiato della chemioterapia
come il prodotto di (a) il numero totale di persone con quel particolare tipo di
cancro; (b) la proporzione del/dei sottogruppo/i di tale forma di cancro che hanno
avuto un beneficio; e (c) l’aumento percentuale nella sopravvivenza a 5 anni
dovuta unicamente alla chemioterapia citotossica.
Di conseguenza i calcoli da loro effettuati hanno portato ai seguenti risultati ed alle seguenti
conclusioni:
Il contributo complessivo della chemioterapia citotossica curativa e coadiuvante
alla sopravvivenza di 5 anni negli adulti è stato stimato pari al 2,3% in Australia
ed al 2,1% negli USA (…)
è chiaro che la chemioterapia citotossica apporta solo un contributo minore alla
sopravvivenza al cancro.
A conferma di quanto appena riportato, leggiamo sul sito dell’agenzia di stampa ANSA125 che la
chemioterapia utilizzata contro il cancro alla prostata, al seno ed alle ovaie, può avere:
un effetto inverso al desiderato, ossia aumentare i rischi di una ‘ricrescita veloce’
della neoplasia che a quel punto non risponde piu’ ai trattamenti” (…)
i ricercatori hanno osservato che la chemioterapia non solo come è noto uccide le
cellule che si dividono velocemente - ossia quelle cancerose - ma crea al tempo
stesso danni nelle cellule sane,inducendo la secrezione della proteina WNT16B che
‘sostiene’ la crescita delle cellule tumorali.
Lo studio orginale è disponibile in lingua inglese su nature.com126.
Un altro studio molto significativo viene segnalato dall’agenzia ADN Kronos in un articolo
intitolato “Chemioterapia può nuocere fino a metà pazienti”, l’allarme su Lancet127, da

124
La mente che guarisce, Douglas Colligan, Steven Elliot Locke, Giunti.
125
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2012/08/06/Tumori-sa-chemioterapia-puo-
aumentare-ricorrenze_7303228.html
126
Treatment-induced damage to the tumor microenvironment promotes prostate cancer therapy resistance
through WNT16B, pubblicato su Nature Medicine 18,1359–1368 (2012), autori Yu Sun, Judith Campisi,
Celestia Higano, Tomasz M Beer, Peggy Porter, Ilsa Coleman, Lawrence True, Peter S Nelson;
http://www.nature.com/nm/journal/v18/n9/full/nm.2890.html.
127
Pubblicato il 31-08-2016; http://www.adnkronos.com/salute/medicina/2016/08/31/chemioterapia-puo-nuocere-
fino-meta-pazienti-allarme-lancet_QRDRRMeDk2xKgUb4pRQx5J.html.
35
Repubblica in un articolo intitolato Lancet: in Gran Bretagna troppi morti da chemioterapia128
(un titolo che forse ha lo scopo di cercare di ridimensionare una tragica realtà) e da molti altri
giornali nazionali ed esteri. Lo studio originale si intitola 30-day mortality after systemic
anticancer treatment for breast and lung cancer in England: a population-based,
observational study129
In tale studio si è indagato sul numero di malati morti entro 30 giorni dall'inizio della
chemioterapia, evento che fa propendere per una morte da effetti collaterali della curta piuttosto che
per effetto del cancro. Lo studio, portato avanti dalle stesse istituzioni sanitarie inglesi, ha
esaminato oltre 23.238 donne con cancro al seno e 9.634 uomini con “cancro polmonare non a
piccole cellule”. A seconda dei diversi ospedali e del tipo di tumore curato, la mortalità entro 30
giorni risulta molto varia, arrivando a toccare punte del 50%. Nelle conclusioni dell’articolo si legge
che bisogna porre maggiore attenzione nello scegliere i pazienti sui quali vale la pena di utilizzare
un trammento così aggressivo e quelli per i quali tale terapia è troppo rischiosa.

I7 - Un mondo di cavie per le sperimentazioni della medicina


allopatica

Nonostante quanto appena mostrato, la maggior parte dei medici hanno piena fiducia nelle
terapie che prescrivono, e a nessuno dei propri pazienti dicono “guardate che stiamo utilizzando su
di voi tecniche sperimentali, che allo stato attuali possono risultare più dannose che benefiche”. Ma
la triste realtà è che chi assume farmaci o si sottopone a terapie chirugiche, molto spesso fa da cavia
umana, senza averne ovviamente coscienza, senza avere mai firmato un modulo di consenso
informato.
Quando i danni della medicina allopatica (basata sui farmaci di sintesi) vengono messi a nudo, il
sistema sanitario si difende dicendo che si tratta degli inevitabili errori che commette qualsiasi
scienza sperimentale, ma che i nuovi ritrovati, i nuovi farmaci, i nuovi vaccini, i nuovi protocolli
chirurgici, sono (a differenza di quelli vecchi) sicuri e affidabili. Ma in realtà se i vecchi farmaci e
le vecchie terapie erano stati sperimentati per decenni sulla pelle delle persone, e quindi se ne
conoscevano perfettamente i possibili effetti tossici, di quelli nuovi ben poco si sa, anche perché
vengono approvati dopo una sperimentazione su cavie animali che, per quanto possano essere
vagamamente simili all’uomo, presentano sempre delle notevoli differenze, anche solo per il
corredo enzimatico che differisce da una specie all’altra. Basti pensare al fatto che le cavie non
tollerano gli integratori di vitamina C mentre gli esseri umani spesso ne traggono grande beneficio.
Se uno stesso farmaco da effetti differenti da persona a persona, tanto che in qualcuno causa gravi
effetti collaterali ed in altri no, cosa può significare una sperimentazione “positiva” su un gruppo di
sventurati animali?
In realtà servono sempre delle sperimentazioni successive su ristretti campioni di esseri umani, e
quindi si finisce sempre e comunque per fare da cavie umane. Ma anche quando la sperimentazione
su cavie umane fornisce (almeno sulla carta) risultati positivi, non per questo possiamo stare sicuri,
e per due buoni motivi. Il primo è che il campione di persone sottoposte all’esperimento potrebbe
essere troppo esiguo per potere riscontrare tutti i possibili effetti avversi, mentre il secondo è che
molti degli effetti collaterali potrebbero essere nascosti al pubblico da manovre fraudolente delle

128
Pubblicato il 31-08-2016 e scritto da Irma d’Aria;
http://www.repubblica.it/oncologia/news/2016/08/31/news/chemioterapia_su_lancet_in_inghilterra_muore_fino_
al_50_dei_pazienti-146951332/.
129
Pubblicato su Lancet Oncology Volume 17, No. 9, p1203–1216, September 2016, autori Michael Wallington,
Emma B Saxon, et al.; http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(16)30383-7/abstract.
36
aziende produttrici le quali, ovviamente, hanno qualche difficoltà ad ammettere tutti i possibili
effetti avversi del proprio prodotto.
La riprova di quanto affermato ce la fornisce una recente sentenza sui danni da vaccini, che ha
portato alla condanna definitiva del Ministero della sanità a versare un risarcimento nei confronti
dei genitori di un bambino divenuto autistico in seguito alla somministrazione del vaccino
esavalente. Nell’articolo del quotidiano Repubblica ititolato Il Tribunale: “Bimbo autistico per
colpa del vaccino”130 leggiamo non solo che il Ministero non fa appello e che la sentenza è quindi
definitiva (evidentemente non c’era speranza di ribaltare, in seguito ad un ricorso, una sentenza
solidamente fondata), ma anche che nella sentenza del medico legale si fa riferimento a:
“un poderoso documento riservato della GlaxoSmithKline” sui “cosiddetti side
effects del vaccino Infanrix Hexa Sk emersi nel corso della sperimentazione clinica
pre-autorizzazione o successivamente, fra l’ottobre 2009 e lo stesso mese 2011”.
In particolare - come scrive il perito - ci sarebbero “cinque casi di autismo
segnalati durante i trial, ma rimasti unlisted, ossia omessi dall’elenco degli effetti
avversi sottoposto alle autorità sanitarie per l’autorizzazione al commercio”.
Del resto anche nel migliore dei casi succede fin troppo spesso che, dopo diversi anni di utilizzo,
anche dei nuovi farmaci si scoprono nuovi “effetti collaterali” devastanti, magari un poco differenti
da quelli dei farmaci vecchi ed il balletto ricomincia.
Ma perché il balletto ricomincia? Semplice, perché i brevetti scadono, e una volta scaduto il
brevetto di un farmaco la sua commercializzazione diventa ben poco redditizia. Ecco il vero motivo
per la continua ricerca di nuovi farmaci, per la continua richiesta di donazioni per la ricerca su
questa o quella malattia, o come si suole dire per la “lotta alle malattie”; si chiedono contributi ai
cittadini per fare soldi con le loro malattie.
La ricerca di nuovi farmaci per altro avviene per lo più tramite studi basati sulla vivisezione,
sulla tortura sistematica di innocenti cavie animali, studi che, come appena rimarcato, spesso non
forniscono informazioni valide anche per la specie umana. Basti ricordare la storia del talidomide,
farmaco approvato anche per l’uso in gravidanza dopo sperimentazione su cavie animali131, che
però nell’uomo ha prodotto migliaia di bambini focomelici (con le mani o con i piedi direttamente
attaccati al tronco)132.
Come esempio particolarmente valido ricordiamo brevemente la storia dei vaccini antipolio:
siamo già al terzo tipo di vaccino dopo che i primi due sono stati ritirati a causa dei loro (a volte
tragici) “effetti collaterali”. Ovviamente il vaccino attuale viene considerato “sicuro ed affidabile”,
né più né meno di come venivano considerati “sicuri ed affidabili” dal sistema sanitario quei due
tipi di vaccini che sono stati poi abbandonati. Se e quando le statistiche sui suoi effetti negativi si
accumuleranno e non sarà più possibile nascondere gli effetti collaterali di tale vaccino, verrà forse
anch’esso ritirato dal commercio (solo dopo che le sue scorte saranno esaurite, non si possono certo
danneggiare le multinazionali del farmaco) non prima che un nuovo vaccino “sicuro e affidabile”

130
Pubblicato su Repubblica del 25 novembre 2014, autori Alessandra Corica e Franco Vanni;
http://www.repubblica.it/salute/medicina/2014/11/25/news/il_tribunale_bimbo_autistico_per_colpa_del_vaccino
-101357013/.
131
“Dopo tre anni di prove su animali era stato ritenuto così innocuo che ne era stata approvata la libera vendita
senza alcuna prescrizione medica in tutta la Germania occidentale”, articolo su The Times del 23.2.1962;
http://www.vegetariani-roma.it/50-anni-dal-talidomide-il-riscatto/.
132
Vedi l’articolo È focomelico, ministero condannato - La madre assunse il farmaco Talidomide durante la
gravidanza: il dicastero della Salute gli risarcirà 4 mila euro al mese, pubblicato il 7 luglio 2013 su Il mattino di
Padova, autore Carlo Bellotto; http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2013/07/07/news/e-focomelico-
ministero-condannato-1.7383825. Nell’articolo si precisa che “Il giudice del Lavoro Umberto Dosi ha ritenuto che
non esistano dei dubbi sul fatto che la focomelia che ha colpito il ricorrente sia dovuta all’assunzione della mamma
dell’imputato (nata nel 1933 e deceduta nel 1998) del Talidomide, un farmaco che veniva prescritto all’epoca per
combattere le nausee.”
37
verrà messo in commercio. Così il balletto ricomincia daccapo (e non si perdono nemmeno i soldi a
causa della scadenza dei brevetti).
Ma parliamo anche di elettroshock, che una volta veniva eseguito senza somministrazione di
anestetici, e provocava convulsioni così forti che spaccavano letteralmente la schiena a molti
pazienti; ciò non ostante lo si continuò a praticare per un po’ di tempo, fino a che si iniziò ad
utilizzare i farmaci anestetici. Le schiene non si spezzavano più, ma le scosse erano più forti per
garantire l’insorgere di quello che doveva essere “l’effetto terapeutico delle convulsioni”. Adesso
hanno modificato ancora la procedura e c’è chi vuol farci credere che, se nel passato l’elettroshock
poteva anche fare del male, adesso invece è finalmente utilizzabile in sicurezza in alcuni casi in cui
gli psicofarmaci non riescono a dare sollievo ai sintomi della “malattia mentale”. Ma gli stessi
psichiatri ammettono che fra gli effetti collaterali continua ad esserci la perdita della memoria, cioè
la distruzione di quanto più sacro ci può essere per l’uomo, la sua essenza, la sua storia, il proprio
sé, i suoi ricordi. Il balletto va avanti e tutti tacciono sul fatto che, anche se volessimo davvero
ammettere che la tecnica odierna possa a volte essere benefica, la “scienza medica” ha torturato
migliaia di persone con una tecnologia crudele e mutilante.
Un altro esempio illuminante è quello dell’AZT, farmaco per la cura dell’AIDS (vedi il capitolo
relativo) riguardo al quale nel 2000 i medici hanno sostanzialmente affermato che “nel passato ha
fatto più male che bene perché somministrato a dosi troppo forti”133. Per 10 anni lo si è usato sui
malati con effetti dannosi per la loro salute, si sono trattate migliaia di persone come cavie per la
“ricerca scientifica” (o per i profitti delle multinazionali?). Adesso ovviamente dicono che i nuovi
farmaci in cui l’AZT è a dosaggio minore o in cui è presente insieme ad altre sostanze chimiche
sono “efficaci nella terapia”, ed in fondo è facile convincere la gente, in quanto per l’AIDS siamo
all’inizio del balletto, in effetti siamo ancora al secondo giro. Curiosamente però quelli che la
medicina ortodossa denomina “malati di AIDS” hanno un’aspettativa di vita più lunga da quando i
dosaggi di AZT sono diminuiti, ma pochi sono quelli che si chiedono cosa succederebbe se
provassimo ad eliminare del tutto quel veleno chimico. Per chi non lo sapesse ricordo che l’AZT è
una molecola brevettata come farmaco contro i tumori (chemioterapico) che non era stato
commercializzato perché le autorità sanitarie lo avevano ritenuto troppo tossico; ma lo stesso
farmaco che era stato considerato troppo tossico per un malato di cancro è stato improvvisamente
riesumato e considerato terapeutico per un malato di AIDS, con conseguenti grandi profitti per la
sua casa produttrice.
Come si costruisce un simile apparato di menzogne? Semplice, si fa pensare alla gente che la
medicina ufficiale vada avanti con un rigore scientifico che semplicemente non c’è (come abbiamo
appena visto) e poi ci si ostina a chiedere la verifica sperimentale di tutti quei procedimenti non
ortodossi, di tutte quelle terapie non farmacologiche che danno tanto fastidio ai profitti delle
multinazionali; ma nel frattempo gran parte delle terapie ufficiali vengono utilizzate seppure non
siano mai state correttamente testate.
È quello che è successo con le vaccinazioni: nessun gruppo di controllo è mai stato utilizzato per
verificarne l’utilità, si sono sempre fatte punto e basta, e si afferma che siano utili e sicure non
perché è stato effettuato un qualche controllo scientifico, ma per un dogma della fede. È quello che
avviene ad esempio con la chirurgia che cerca di recuperare un sistema arterioso con interventi
locali (by-pass e altro). Il confronto con chi, pur soggetto alla stessa patologia, non è stato operato, è
stato fatto solo decenni dopo l’utilizzo di tale tecnica chirurgica: il risultato, che tale tecnica non
allunga la vita ed è altamente rischiosa (vedi quanto documentato dalla cardiologa Jillie Collins nel
133
Affermazione ascoltata con le mie orecchie ad una conferenza tenuta da un primario del reparto malattie infettive. Ad
ogni modo lo studio “Concorde” ha stablito definitivamente che l’AZT non migliora le speranze di vita dei cosiddetti
“malati di AIDS”, come ci informa l’articolo Altro terremoto nella ricerca sull’ AIDS “l’AZT non aiuta i pazienti
sieropositivi”, pubblicato sul Corriere della sera del 3 aprile 1993 e scritto da Loretta Bondì. Vedi anche la
trasmissione di RAI Report, L’affare AIDS; http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-449b136a-
f3a4-4d34-a176-2277a629ade0.html.
38
suo libro Il cuore senza chirurgia, Spirali Edizioni), non ha certo posto fine a tali interventi, non
ha aperto la strada alle alternative non chirurgiche (intervento dietetico, ozonoterapia, terapia
chelante).
Ovviamente quando qualcuno suggerisce di abbandonare certe inutili tecniche chirurgiche o
farmacologiche l’apparato della medicina ufficiale rilancia il suo dogma che “bisogna sperimentare
ancora” (sempre ovviamente su cavie umane disinformate), che si deve “finanziare e far progredire
la ricerca scientifica”, che i “fondi per la ricerca sono insufficienti” e non una parola viene spesa per
la prevenzione primaria (per esempio alimentazione sana basata su cibi non processati, privi di
pesticidi, conservanti e di qualsiasi altra sostanza sintetica) che potrebbe eliminare il bisogno di
qualsiasi intervento; molto scarsi per altro sono i finanziamenti per la ricerca ed la sperimentazione
di terapie naturali o alternative.
Sembra la stessa lamentela che fanno i questori e i ministri dell’interno quando non si riesce a
tenere sotto controllo la cosiddetta criminalità: “ci vogliono più poliziotti, più fondi per le forze di
polizia, agenti più preparati, scuole di polizia migliori” e mai che si dica che bisogna eliminare
l’alienazione nel nostro sistema di vita e di consumo, che bisogna eliminare le cause socio-
economiche del malessere sociale, che bisogna eliminare la disoccupazione, la precarietà e la
povertà, che bisogna ridefinire i rapporti di lavoro, gli orari di lavoro e di vita, che bisogna
ridefinire il ruolo stesso del lavoro all’interno della società (vedi più avanti il capitolo sulla
“agricoltura del non fare”).
In tutti e due casi si punta sull’eliminazione del sintomo invece che sulla comprensione e
prevenzione del malessere. Pillole e chirurgia invasiva sono il corrispondente in campo medico dei
poliziotti e delle carceri: eliminiamo i sintomi del nostro malessere individuale come eliminiamo il
sintomo del malessere sociale, senza in realtà mai affrontare il problema alle radici.
Un sistematico lavaggio del cervello duranto ormai per quasi un secolo ha fatto sì che la gente
tenda ormai a confondere la malattia con i sintomi che la rendono manifesta: in tal modo si possono
spacciare pillole e interventi chirurgici per terapie risolutive, quando sono terapie per l’appunto
sintomatiche, a volte molto dannose. Si rimuove un sintomo, si rimuovere un dolore, si disinnesca
un campanello di allarme che ci avverte di uno squilibrio, di una disarmonia, di uno stato patologico
su cui intervenire, ma non si affronta il male alla radice. Tranne pochissimi casi la moderna
“scienza” farmaceutica e chirurgica elimina il sintomo senza aggredire la causa, elimina le
sentinelle biologiche che gridano e che ci avvertono di un malessere profondo. Si toglie un pezzo
del nostro corpo invece di aggredire la causa che ha generato il tumore che lo ha invaso, si avvelena
un nervo affinché noi non percepiamo il dolore che esprime un importante avvertimento, si prende
un antibiotico nella falsa illusione che la “causa” del male sia l’agente infettivo invece che lo
squilibrio della microflora intestinale e del sistema immunitario.
Tutto questo si costruisce anche in base alla paura, un terrorismo psicologico messo in atto dalla
classe medica in combutta con le case farmaceutiche: paura del dolore, paura del microbo, paura del
cancro, paura dell’attacco cardiaco. Una paura finalizzata a continue esasperazioni farmacologiche,
a continui controlli medici che instillano altra paura, una paura che genera ipocondria.
Eppure per liberarsi da questi pericoli e da queste paure basterebbe un’opera seria di prevenzione
primaria: evitare le malattie con un sano stile di vita ed una sana alimentazione. Ma un tale compito
è fuori dalla logica del nostro sistema sanitario: con la prevenzione primaria la gente guadagnerebbe
salute, e sulla salute non c’è niente da speculare, nessuna pillola da vendere, nessuna chirurgia da
proporre. Allora è più comodo che la gente conduca una vita malsana, che mangi malissimo, che
viva una vita stressante, così poi si realizzano lauti guadagni con le pillole e le altre tecniche
mediche che ci tolgono il dolore e spengono i nostri sintomi, ma non per questo ci regalano la
salute.
Per comprendere fino a che punto siamo stati ingannati chiunque può leggere, oltre al presente
documento, i libri del dottor Mendelson, del dottor Tilden, del dottor Moerman, della dottoressa
Kousmine, della dottoressa Campbell-McBride, del dottor Chopra, di Linus Pauling, di Jean Valnet,
39
tutte persone che hanno saputo fare un percorso che li ha portati a liberarsi dal peso del pregiudizio
installato dal sistema dominante. Il percorso per liberarsi dal pregiudizio è lungo, lo so perché l’ho
vissuto in prima persona, e non è facile, ma dobbiamo piano piano aprire le nostre menti per non
essere schiavi, nel corpo oltre che nell’anima, delle logiche di profitto dei potenti della terra.

40
1 - Tonsillite, otite e disbiosi

Qui di seguito una breve rassegna di articoli sul rapporto tra tonsillite e disbiosi intestinale, ai
quali ovviamente si somma quanto scritto nel libro “La Sindrome Psico-Intestinale” della dottoressa
Natasha Campbell-McBride, la quale spiega in maniera dettagliata come la disbiosi intestinale
generi uno squilibrio di tutta la microflora del cavo orale ed anche della microflora del sistema
uditivo, predisponendo così l’organismo a tonsilliti ed otiti. Nel suo libro la dottoressa Campbell
consiglia infatti la dieta paleo/GAPS e quindi l’assunzione di probiotici (fermenti lattici e cibi
fermentati come i crauti) per prevenire il ripetersi di queste affezioni; per le otiti consiglia anche di
mettere nell’orecchio dolorante un paio di gocce di “olio d’aglio” ottenuto schiacciando uno
spicchio d’aglio, aggiungendo un poco d’olio e lasciando riposare il composto per un paio d’ore.
Dal canto suo il dottor Saverio Buccieri, medico olistico, con laurea in medicina e chirurgia,
odontoiatra, omeopata e agopuntore, nel suo interessante articolo Disbiosi intestinale, le nostre
difese134, afferma che mantenere in buone condizioni la flora eubiotica intestinale, permette di
evitare:
le otiti, le bronchiti, le tonsilliti, le faringiti, le laringiti e la maggior parte dei
problemi a carico dell’apparato respiratorio, fino ad episodi di asma, in seguito
all’assunzione di alimenti quali latte di scarsa qualità e glutine.
Similmente la dottoressa Fabiola Menon, nutrizionista, nel suo articolo L’intestino135, scrive
che:
Tonsilliti e otiti ricorrenti, presenti soprattutto nei bambini, hanno spesso la loro
origine in un sistema immunitario intestinale inefficiente
Ulteriori conferme le troviamo sul sito dietology,136 ove troviamo scritto che:
le conseguenze di carattere sistemico della disbiosi sono molteplici e assai
importanti: predisposizione alle infezioni, perdita di energia, cistiti ricorrenti,
manifestazioni allergiche, aumento delle affezioni del cavo orale (tonsilliti,
faringiti, tracheiti, bronchiti), difficoltà a perdere peso e perdita di capelli.
Anche sul sito mednat.org137, del naturopata Vanoli, leggiamo di un rapporto tra disbiosi,
carenze di zolfo e tonsillite.
Ulteriori informazioni e conferme si trovano nell’articolo: Nasopharyngeal microbiota in
infants with acute otitis media138, che mostra come il microbiota nasofaringeo degli infanti
cambia in maniera significativa nel corso di una otite media acuta, ma anche dopo ad esposizione
agli antibiotici ed al vaccino eptavalente “conjugated pneumococcal polysaccharide vaccine”
(PCV7). Da notare un riscontro scientifico sul danneggiamento della popolazione di batteri amici da
parte di un vaccino.
L’articolo The otologic microbiome: a study of the bacterial microbiota in a pediatric
patient with chronic serous otitis media using 16SrRNA gene-based pyrosequencing139,
rappresenta un altro studio che ci informa di come le nuove tecniche di indagine sul microbiota
permettano di scoprire tutto un proliferare di batteri in ogni zona dell’orecchio, del naso, della
faringe.

134
http://www.ilcambiamento.it/voglia_di_stare_bene/disbiosi_intestinale_flora_eubiotica.html.
135
http://www.fabiolamenon.it/sisimm/body.pe.
136
http://www.dietology.it/index.php/area-diagnostica/disbio-test/disbiosi-intestinale?jjj=1439385880313.
137
http://www.mednat.org/cure_natur/fiori_zolfo.htm.
138
Pubblicato su Journal of infectious diseases, 2012 Apr 1;205(7):1048-55, autori Hilty M, Qi W, Brugger SD, Frei
L, Agyeman P, Frey P M, Aebi S, Mühlemann K; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22351941.
139
Pubblicato su Archives of Otolaryngology -- Head & Neck Surgery 2011 Jul;137(7):664-8, autori Liu C M, Cosetti
M K, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21768410.
41
L’articolo Aspergillus Otitis140 ci informa del fatto che le otiti possono essere causate da
infezioni fungine, le quali sono conseguenti anche a trattamenti con antibiotici e cortisonici,
l’ennesima conferma di quanto più volte ribadito in questo libro.

2 - Colite, colite ulcerosa, appendicite, diverticolite e morbo di Crohn

Chi conosce i già citati libri La Sindrome Psico-Intestinale (scritto dalla dottoressa Campbell-
McBride), Intestino sano con la dieta dei carboidrati specifici (scritto dalla biologa Elaine
Gotschall)141, ed il libro The management of celiac disease (“La gestione della celiachia” - scritto
dai coniugi Sidney Valentine Haas e Merrill Patterson Haas), dovrebbe avere pochi dubbi sul fatto
che colite e appendicite siano correlate alla disbiosi intestinale. Ad ogni modo ecco alcune ulteriori
informazioni desunte da alcune ricerche recenti, reperibili sul sito pubmed (database governativo
statunitense che raccoglie moltissime ricerche scientifiche in ambito medico e biologico).
Iniziamo con Dysbiosis of the faecal microflora in patients with Crohn’s disease and their
unaffected relatives (“La disbiosi della microflora fecale nei malati di morbo di Crohn e nei loro
parenti sani”)142, nel quale si evidenzia una differenza tra la microflora intestinale di chi soffre di
tale malattia e quella dei soggetti sani.
Consideriamo quindi l’articolo Intestinal dysbiosis in inflammatory bowel disease (“Disbiosi
intestinale nei disturbi infiammatori dell’intestino” – dove per tali disturbi si intendono per
l’appunto morbo di Crohn e colite ulcerosa)143, nel cui abstract leggiamo che:
Abbondante letteratura suggerisce che uno squilibrio tra batteri nocivi e batteri
benefici dell’intestino, ovvero disbiosi, è largamente responsabile per l’aumento
dell’incidenza dei disturbi infiammatori dell’intestino. In questo studio vengono
presentati i dati che supportano la tesi della disbiosi come causa di disturbi
infiammatori dell’intestino.
Molto interessante è anche la riflessione sul fatto che negli Stati Uniti si fa molta meno ricerca
sulla disbiosi e sulla composizione del microbiota rispetto a quello che succede in Europa, fino ad
ammettere che:
Il trend in aumento del consumo di antibiotici negli Stati Uniti fornisce ulteriore
prova della mancanza di preoccupazione per l’effetto della disbiosi sulla salute
umana.
Per comprendere se davvero la disbiosi è una causa piuttosto che un effetto del quadro
sintomatologico della colite ulcerosa basta consultare l’articolo VSL#3 probiotic-mixture induces
remission in patients with active ulcerative colitis (“La miscela di probiotici VSL 3 induce
remissione in pazienti con colite ulcerosa attiva”)144 che tratta della somministrazione per sei
settimane di un particolare insieme di probiotici145 a pazienti sofferenti di colite ulcerosa attiva (di
intensità da media a moderata). Il risultato è stata la remissione (guarigione, almeno temporanea)

140
Capitolo del libro Aspergillosis: From Diagnosis to Prevention, autori Alexandro Bonifaz , Rogelio Chavolla-
Magaña, Javier Araiza; http://link.springer.com/chapter/10.1007%2F978-90-481-2408-4_58.
141
Edito per la Macro Edizioni.
142
Pubblicato su Gut, 2011 May;60(5):631-7. doi: 10.1136, autori Joossens M, Huys G, Cnockaert M, De Preter V,
Verbeke K, Rutgeerts P, Vandamme P, Vermeire S; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21209126.
143
Pubblicato su Gut Microbes 2011 Jul-Aug;2(4):211-6, autori Kaur N, Chen C C, Luther J, Kao J Y;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21983063.
144
Pubblicato su American Journal of Gastroenterology 2005 Jul;100(7):1539-46, autori Bibiloni R, Fedorak R N,
Tannock G W, Madsen K, Gionchetti P, Campieri M, De Simone C, Sartor R B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15984978.
145
Bifidobacterium breve, Bifidobacterium longum, Bifidobacterium infantis, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus
plantarum, Lactobacillus paracasei, Lactobacillus bulgaricus, Streptococcus thermophilus.
42
nel 53% dei casi, il miglioramento nel 24%, nessuna variazione nel 9%, peggioramento nel 9% e
mancanza di dati nel restante 5%. Le biopsie hanno mostrato che alcuni ceppi di probiotici
somministrati si erano impiantati nella mucosa di alcuni soggetti guariti. Per quanto riguarda il 9%
dei pazienti peggiorati bisognerebbe forse avere dati più significativi riguardanti l’effetto a lungo
termine, dal momento che una reazione di Herxheimer (vedi il capitolo relativo) potrebbe spiegare
il temporaneo acutizzarsi del disturbo (se così fosse dopo qualche tempo la situazione alla lunga
potrebbe addirittura essere migliorata), ma è pur vero che ci sono dei casi particolari (forse alcune
forme di “proliferazione batterica nel piccolo intestino” e/o persone che doffrono di qualche focus
dentale che complica la situazione) nei quali i soggetti disbiotici non riescono a tollerare i probiotici
e rispondono solo ad una dieta dei carboidrati specifici (SCD). Alcuni tollerano solo i cibi
fermentati come i crauti, altri nemmeno quelli, mentre alcuni riescono a tollerare solo la
somministrazione di probitici “morti”, ovvero fermenti lattici o cibi fermentati fatti cuocere; per
quanto possa sembrare strano, anche così i probiotici esplicano una funzione positiva. Ad ogni
modo un risultato positivo nel 90% circa dei pazienti è decisamente significativo.
È importante notare a questo punto che i farmaci spesso utilizzati per dare sollievo ai sintomi di
queste patologie sono farmaci che squilibrano il microbiota intestinale e rendono l’organismo
suscettibile ad infezioni opportunistiche. Ce lo conferma l’articolo Opportunistic infections due to
inflammatory bowel disease therapy (“Infezioni opportunistiche dovute alla terapia dei disturbi
infiammatori dell’intestino”)146. Tra le infezioni opportunistiche (che ricordo, sono infezioni che
avvengono quando qualcosa deprime il sistema immunitario) segnalate in questo articolo troviamo
infezioni da herpes, papillomavirus, influenza, tuberculosi, nocardiosi, infezioni da Clostridium
difficile, da pneumococco, da funghi e lieviti (per esempio Aspergillus e Candida) e vermi parassiti
(come lo Strongyloides stercoralis).
Altro articolo significativo è Acute appendicitis is characterised by local invasion with
Fusobacterium nucleatum/necrophorum (“L’appendicite acuta è caratterizzata dall’invasione
locale di Fusobacterium nucleatum/necrophorum”)147; in tale articolo come mostra già il titolo, si
evidenzia come l’attacco di appendicite acuta sia caratterizzato (nella maggior parte dei casi) da
un’invasione di questi batteri patogeni nell’appendice.
Ma come possono questi batteri superare le normali difese dell’organismo e causare un tale
danno? Nell’organismo sano i batteri patogeni presenti nell’apparato digerente vengono tenuti a
bada dai batteri simbionti, i “batteri amici” che ci aiutano a digerire e assimilare il cibo, che
producono vitamine a noi utili, e la cui presenza impedisce ai germi cattivi di attecchire. Solo uno
squilibrio della flora intestinale (disbiosi), che spesso si accompagna ad una proliferazione
incontrollata della Candida, può indebolire le difese nel nostro intestino e far sì che i Fusobatteri
infettino l’appendice. Di quanto appena detto troviamo conferma nell’articolo Gut microbiota:
next frontier in understanding human health and development of biotherapeutics (“Il
microbiota dell’intestino: la prossima frontiera nella comprensione della salute umana e nello
sviluppo di terapie biomediche”)148, nel quale si fa cenno a casi di colite causate da batteri patogeni
che riescono a infettare il colon quando c’è una condizione di squilibrio della microflora
dell’intestino.
Dei seguenti due articoli purtroppo non sono disponibili on line gli abstract ma solo i titoli, che
tuttavia sono indicativi:
Local appendiceal dysbiosis: the missing link between the appendix and ulcerative colitis?
146
Pubblicato su Inflammatory Bowel Disases. 2014 Jan;20(1):196-212, autori Dave M, Purohit T, Razonable R,
Loftus E V Jr; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24051931.
147
Pubblicato su Gut, 2011 Jan;60(1):34-40, autori Swidsinski A, Dörffel Y, Loening-Baucke V, Theissig F, Rückert J
C, Ismail M, Rau W A, Gaschler D, Weizenegger M, Kühn S, Schilling J, Dörffel W V.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19926616.
148
Pubblicato su Biologics 2011; 5: 71–86 doi: 10.2147/BTT.S19099, autori Satya Prakash, Laetitia Rodes, Michael
Coussa-Charley, Catherine Tomaro-Duchesneau; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3156250.
43
(“Disbiosi locale dell’appendice; l’anello mancante tra l’appendice e la colite ulcerosa?”)149.
Gut microbiota: Diet promotes dysbiosis and colitis in susceptible hosts (“Microbiota
dell’intestino: la dieta promuove disbiosi e colite in pazienti suscettibili”)150.
Anche l’articolo Phylogenetic analysis of dysbiosis in ulcerative colitis during remission
(“Analisi filogenetica della disbiosi nella colite ulcerosa durante la remissione”)151 testimonia
l’alterazione della microflora intestinale (ovvero la disbiosi) dei pazienti che soffrono di colite
ulcerosa.
L’articolo Enteric microbiota leads to new therapeutic strategies for ulcerative colitis (“Il
microbiota enterico porta a nuove strategie terapeutiche per la colite ulcerosa”)152 partendo dalla
constatazione della presenza di una disbiosi associata alla colite, suggerisce nuove strategie di cura
basate su integrazione di probiotici, assunzione di prebiotici e trapianto di microbiota fecale153.
Per quanto basato su uno studio su cavie, e quindi non troppo affidabile, cito anche l’articolo
The murine appendiceal microbiome is altered in spontaneous colitis and its pathological
progression (“Il microbioma dell’appendice dei topi è alterato nella colite spontanea e nella sua
progressione patologica”)154 che rivela la medesima associazione tra disbiosi e colite.
Dulcis in fundo abbiamo l’articolo Dysbiosis in inflammatory bowel disease (Disbiosi nelle
malattie infiammatorie croniche intestinali - denominazione che comprende morbo di Crohn, colite
ulcerosa ed altre malattie simili)155.
Una ricerca del 2016 ha fatto ulteriore luce su una delle possibili cause del morbo di Crohn. Si
tratta di Bacteriome and Mycobiome Interactions Underscore Microbial Dysbiosis in Familial
Crohn’s Disease156. In tale ricerca i malati di morbo di Crohn non solo risultano soffrire di disbiosi,
con carenza di batteri simbionti (i “batteri amici”) ma che presentano una proliferazione notevole di
tre patogeni, un fungo (Candida tropicalis) e due batteri (Serratia marcescens ed Escherichia coli)
presenti soprattutto in una particolare aggregazione simbiotica detta “biofilm”157 nella quale i tre
organismi si aggregano e si aiutano l’un l’altro (a danno però dell’organismo umano).
Ma non è ancora finita, giacchè molti pazienti col morbo di Crohn risultano infetti da
Mycobacterium avium paratuberculosis (MAP)158, un batterio molto particolare, difficile da
individuare con test di laboratorio (la sua coltura non è per niente facile) che si può trasmettere per
mezzo della carne e soprattutto del latte dei bovini infetti, anche perchè non viene distrutto dal
processo della pastorizzazione. In realtà ci sono molte altre malattie descritte in questo libro che
149
Pubblicato su Gut 2012 Apr;61(4):635-6, autori Roblin X, Neut C, Darfeuille-Michaud A, Colombel J F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21737859.
150
Pubblicato su Nature reviews, Gastroenterology & Hepatology. 2012 Oct;9(10):561-2, autori Sartor R B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22890110.
151
Pubblicato su Inflammatory bowel diseases 2013 Mar;19(3):481-8, autori Rajilić-Stojanović M, Shanahan F,
Guarner F, de Vos W M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23385241.
152
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology, 2014 Nov 14; 20(42): 15657–15663, autori Wei-Xu Chen, Li-
Hua Ren, Rui-Hua Shi; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4229530/.
153
Tecnica che consiste nell’innesta tramite clistere delle feci di un donatore sano (con microbiota intestinale bene
equilibrato) in un paziente malato. Un’alternativa secondo me più sensata è la dieta paleolitica associata all’assuinzione
di probiotici e cibi fermentati, per non parlare dei clisteri con fermenti lattici suggeriti dalla dottoressa Campbell nel
suo libro.
154
Pubblicato su Gut Pathogens, 2014; 6: 25, autori Sultan Alkadhi, Dale Kunde, Rajkumar Cheluvappa, Sarron
Randall-Demllo, Rajaraman Eri; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4085080/.
155
Pubblicato su Gut 2004 Jan; 53(1): 1–4, autori C P Tamboli, C Neut, P Desreumaux, J F Colombel;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1773911/.
156
Pubblicato su mBio 7(5):e01250-16; autori G. Hoaraua, P. K. Mukherjeeb, et al.;
http://mbio.asm.org/content/7/5/e01250-16.
157
Vedi più avanti il capitolo relativo.
158
Mycobacterium avium subspecies paratuberculosis causes Crohn's disease in some inflammatory bowel
disease patients, pubblicato su World Journal of Gastroenterol. 2014 Jun 21; 20(23): 7403–7415, autori Naser SA,
Sagramsingh SR, Naser AS, Thanigachalam S; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4064085/.
44
potrebbero essere concausate da tale Micobatterio, e vi consiglio di leggere i pregevoli articoli che
Giancarlo Luzzi ha scritto sulla questione. In particolare gli autori dell’articolo Causation of
Crohn's disease by Mycobacterium avium subspecies paratuberculosis159 riferiscono che
farmaci particolarmente attivi contro il micobatterio come rifabutina e claritromcina possono
portare un profondo miglioramento e, in pochi casi, ad un-apparente eradicazione della malattia.
Riguardo all’appendice c’è da segnalare che di recente alcuni scienziati del Duke University
Medical Centre (Carolina del Nord), hanno ipotizzato che essa sia una sorta di contenitore di
microfolora intestinale di riserva, utile a ripopolare l’intestino in caso di diarrea o altre malattie
come il colera, che depauperano l’intestino dei suoi batteri simbionti; se questo fosse vero,
avremmo un motivo in più per cercare di riequilibrare la microflora intestinale in caso di occorrenza
di un’infiammazione all’appendice ed evitarne (finché possibile) la rimozione chirurgica. Per lungo
tempo la scienza medica ha considerato l’appendice un organo inutile, e 30/40 anni fa la rimozione
di tonsille ed appendice veniva eseguita di routine al minimo segno di infezione/infiammazione dei
due organi; secondo la medicina olistica invece anche l’appendice fa parte del sistema immunitario,
e la rimozione delle tonsille sovraccarica il sistema immunitario rischiando di causare anche
un’infiammazione all’appendice.
Dal sito dell’ABC riporto queste informazioni tratte dall’articolo Scientists discover true
function of appendix organ (“Scienziati scoprono la vera funzione dell’appendice”)160.
Essa fungerebbe da riparo per i batteri benefici, che possono essere utilizzati in
maniera efficace per ripristinare la flora microbica intestinale in seguito ad un
episodio di dissenteria o di colera (…) Ma il professor Bill Parker afferma che
questo non vuol dire che dobbiamo tenerci stretta le nostra appendice ad ogni
costo.
Nicholas Vardaxis, professore associato del Dipartimento di Scienze Mediche
dell’Università RMIT afferma che la teoria degli scienziati della Duke University è
sensata e precisa che secondo lui gli esseri più evoluti nel regno animale sono
onnivori, e che questa dieta porta ad una minore necessità dell’appendice
Per quanto riguarda la diverticolite innanzitutto ricordiamo che il libro Intestino sano con la
dieta dei carboidrati specifici di E. Gotschall (Macro Edizioni) include la diverticolite tra le
patologie che possono essere risolte da questo tipo di dieta paleolitica; siccome tale dieta mira ad
affamare patogeni e parassiti, risulta evidente il ruolo della disbiosi intestinale, e possibilmente
anche della parassitosi.
A parte questo consideriamo l’articolo Diagnostic criteria for different clinical variants of
diverticular disease (“Criteri diagnostici per diferenti varianti cliniche della diverticolite”)161,
nel quale leggiamo che dopo avere analizzato da una parte un gruppo di 77 persone senza
diverticolite (25 soggetti sani e 35 malati di una forma di colite cronica) e dall’altra un gruppo di 33
malati di diverticolite affermano che:
Un criterio diagnosticamente significativo nei pazienti con diverticolite si è rivelato
una disbiosi intestinale di grado II-III
Passiamo quindi all’articolo Diverticular disease as a chronic illness: evolving epidemiologic
and clinical insights (“Diverticolite come malattia cronica: evoluzione epidemiologica e

159
Pubblicato su Canadian Journal of Gastroenterology 2000 Jun;14(6):521-39, autori Hermon-Taylor J, Bull TJ,
Sheridan JM, Cheng J, Stellakis ML, Sumar N; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10888733.
160
ABC News, 10 ottobre 2007, articolo di Barbara Miller; http://www.abc.net.au/news/2007-10-10/scientists-
discover-true-function-of-appendix-organ/693946.
161
Pubblicato su Klinicheskaja Meditsi (Mosk). 2009;87(10):46-50., autori Kozlova IV, Mialina IuN;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20017351.
45
approfondimenti clinici)162 nel quale leggiamo innanzitutto che tale malattia è particolarmente
diffusa nelle società occidentali e industrializzate, e questo già fa comprendere come una delle
possibili cause possa essere la dieta standard occidentale, a base di farine raffinate, vecchie,
processate, addizionate con lo zucchero (o dannosi dolcificanti sintetici), nonché di prodotti vegetali
e animali provenienti da un’agricoltura e da un allevamento intensivi, e quindi poveri di sostanze
nutritive (ma spesso ricchi di sostanze chimiche artificiali). Ma, si afferma nell’articolo, secondo le
nuove ricerche è importante nello sviluppo della malattia il ruolo della disbiosi, per cui da una
terapia con antibiotici ci si sta spostando verso nuovi approcci con probiotici. Uno dei motivi per
cui ci si sta muovendo su questa nuova strada è che spesso i sintomi della diverticolite si
manifestano assieme ad altri sintomi che sono tipici della colite ulcerosa, del morbo di Crohn (in
lingua inglese accomunati nella signla IBD, ovvero Inflammatory Bowel Disease) e della sindrome
del colon irritabile; inoltre la qualità della salute dei malati di diverticolite è minore rispetto a quella
dei soggetti di controllo.
La diverticolite può essere associata alla proliferazione batterica del piccolo intestino (SIBOuna
forma un po’ particolare di disbiosi nella quale l’integrazione di probiotici risulta, come vedremo
più problematica). A tal proposito cito i due articoli Assessment of small intestinal bacterial
overgrowth in uncomplicated acute diverticulitis of the colon163 e Small intestinal bacterial
overgrowth syndrome164.

3 - Microflora intestinale e sistema immunitario: la disbiosi è correlata a


infiammazione intestinale, malattie autoimmuni, allergia e cancro

Per comprendere fino a che punto l’equilibrio della microflora intestinale può incidere sulle
condizioni di salute e di malattia dell’essere umano, riporto qui alcune righe della traduzione del
riassunto (abstract) dell’articolo The gut microbiota shapes intestinal immune responses during
health and disease (“Il microbiota intestinale modula le risposte immunitarie durante la salute e la
malattia”)165.
L’errata regolazione immunologica è la causa di molte malattie umane non
infettive quali autoimmunità, allergia e cancro. Il tratto gastrointestinale è il sito
primario di interazione tra il sistema immunitario dell’ospite [l’essere umano
N.d.T.] ed i microrganismi, sia quelli simbiotici che quelli patogeni. In questa
rassegna discutiamo le scoperte che indicano che gli aspetti dello sviluppo del
sistema immunitario adattivo sono influenzati dalla colonizzazione batterica
dell’intestino. (...) Infine presentiamo prove recentemente scoperte che sostanziano
l’ipotesi che gli squilibri nel microbiota batterico causano un’errata regolazione
delle cellule adattive del sistema immunitario, e questo può sottostare a disordini
quali le infiammazioni dell’intestino. Ciò porta a considerare la possibilità che il
sistema immunitario dei mammiferi, che sembra essere stato creato per
controllare i microrganismi, sia in realtà controllato dai microrganismi.

162
Pubblicato su Amican Journal of Gastroenterology 2012 Oct;107(10):1486-93. doi: 10.1038/ajg.2012.194, autori
Strate L L, Modi R, Cohen E, Spiegel B M.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22777341.
163
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology v.11(18); 2005 May 14, autori Tursi A, Brandimarte G,
Giorgetti GM, Elisei W; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4305914/.
164
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology 2010 Jun 28; 16(24): 2978–2990, autori Bures J, Cyrany J, et
al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2890937/.
165
Pubblicato su Nature Reviews Immunology 9, 313-323 (Maggio 2009), autori June L. Round e Sarkis K.
Mazmanian, del dipartimento di biologia del Caltech (Istituto californiano di tecnologia);
http://www.nature.com/nri/journal/v9/n5/abs/nri2515.html.
46
Sul rapporto tra disbiosi e malattie autoimmuni, vedi anche l’articolo Alterations in intestinal
microbial flora and human disease (“Alterazioni nella flora microbica intestinale e malattie
umane”)166, nel quale si afferma che lo squilibro del microbiota intestinale porta ad aumento della
permeabilità intestinale e attivazione del sistema immunitario (ovvero predisposizione ad allergie,
intolleranze, malattie autoimmuni). Lo stesso viene affermato nell’articolo The role of gut
microbiota in immune homeostasis and autoimmunity (“Il ruolo del microbiota nell’omeostasi
immunitaria e nell’autoimmunità”)167 nonché nell’articolo Does the microbiota play a role in the
pathogenesis of autoimmune diseases? (“Il microbiota gioca un ruolo nella patogenesi delle
malattie autoimmuni?”)168. Nell’abstract di quest’ultimo si legge che col procedure della ricerca si
accumulano sempre più prove del ruolo causativo della disbiosi intestinale rispetto ad alcune
malattie autoimmuni, per esempio “diabete di Tipo 1, celiachia e artrite reumatoide”.
Altre informazioni più particolareggiate sul rapporto tra disbiosi e cancro verrano fornite più
vanti nel capitolo relativo.

4 - Il rapporto tra celiachia e disbiosi

Per chi non ritenesse sufficiente quanto viene affermato al riguardo nei libri citati nel capitolo 3
(in particolar modo in quello dei coniugi Hass sulla celiachia), ecco alcune informazioni desunte da
alcune recenti ricerche scientifiche.
Il primo è Duodenal-Mucosal Bacteria Associated with Celiac Disease in Children (“Batteri
della mucosa duodenale associati con la celiachia nei bambini”)169. Gli autori dello studio hanno
raccolto la microflora del duodeno attraverso la biopsia ed hanno scoperto che
la malattia è associata alla proliferazione eccessiva di possibili patogeni che
escludono i batteri simbionti o i commensali che sono caratteristici di quello che è
il microbiota del piccolo intestino in una condizione di salute.
Detto in altre povere viene scoperto che sono diminuiti i batteri simbionti (quelli “amici”, che ci
aiutano a digerire, ad assorbire il cibo, a difenderci dalle infezioni, che producono vitamine) e sono
aumentati quelli patogeni (quelli “cattivi”, apportatori di malattie, produttori di tossine). Questo
studio indica chiaramente la presenza della disbiosi intestinale nei soggetti celiaci.
Il secondo è Intestinal dysbiosis and reduced immunoglobulin-coated bacteria associated
with coeliac disease in children (“Disbiosi intestinale e riduzione dei batteri ricoperti da
immunoglobuline associata con la celiachia nei bambini”)170. A conclusione di questo studio si
legge che “nei soggetti celiaci la riduzione i batteri ricoperti di Ig-A è associata alla disbiosi
intestinale”.
Il terzo è Altered duodenal microbiota composition in celiac disease patients suffering from
persistent symptoms on a long-term gluten-free diet (“Composizione alterata del microbiota dei
pazienti celiaci sofferenti di sintomi persistenti dopo una dieta senza glutine protratta per molto

166
Pubblicato su Current opinion in gastroenterology, autori Othman M, Agüero R, Lin H C.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18043226.
167
Pubblicato su Gut Microbes. 2012 Jan 1; 3(1): 4–14, autori Hsin-Jung Wu, Eric Wu;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3337124/.
168
Pubblicato su Gut 2005 Feb;64(2):332-41. doi: 10.1136; autori McLean M H, Dieguez D Jr, Miller L M, Young H
A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25416067.
169
Pubblicato su Applied environbmental biology 2013 Sep; 79(18): 5472–5479., autori Ester Sánchez, Ester Donat,
Carmen Ribes-Koninckx, Maria Leonor Fernández-Murga, Yolanda Sanz;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3754165/.
170
Pubblicato su BMC Microbiology 2010 Feb 24;10:63. doi: 10.1186/1471-2180-10-63., autori De Palma G, Nadal
I, Medina M, Donat E, Ribes-Koninckx C, Calabuig M, Sanz Y; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20181275.
47
tempo”)171. In questo caso le conclusioni sono che i soggetti celiaci che soffrono ancora di sintomi
persistenti dopo un lungo periodo di dieta senza glutine hanno una manifesta disbiosi intestinale.
Il quarto è Non-celiac gluten sensitivity triggers gut dysbiosis, neuroinflammation, gut-brain
axis dysfunction, and vulnerability for dementia (“Sensibilità al glutine non celiaca innesca la
disbiosi, la neuroinfiammazione, la disfunzione dell’asse intestino-cervello, e la vulnerabilità per la
demenza”)172. In questo caso si rileva ancora una volta la correlazione tra disbiosi ed intolleranza al
glutine (non celiaca, ovvero in assenza di danno ai villi intestinali), anche se, curiosamente, si
suppone che sia l’intolleranza la causa scatenante della disbiosi piuttosto che il contrario. Del resto
tutte i sintomi e le patologie che in tale articolo vengono indicate come correlate alla sensibilità al
glutine non celiaca (dal mal di testa alla depressione passando per i disturbi dell’apprendimento),
sono proprio le stesse che la dottoressa Campbell-McBride indica come manifestazioni della
disbiosi intestinale. È pur vero che una reazione di intolleranza al glutine, sebbene scatenata dalla
disbiosi, posso avere a sua volta un effetto negativo sull’equilibrio della microflora intestinale,
creando un circolo vizioso.
Il quinto è Imbalance in the composition of the duodenal microbiota of children with coeliac
disease (“Squilibrio nella composizione del microbiota duodenale dei bambini celiaci”)173 nel quale
si legge che i bambini celiaci hanno un numero significativamente più alto del carico totale di
batteri, in particolar modo dei microrganismi gram-negativi, rispetto ai pazienti asintomatici ed ai
soggetti sani, che i batteri delle specie del genere Bacteroides e l’Escherichia coli sono
significativamente più numerosi nei celiaci rispetto alle persone sane.
Simili risultati sono stati ottenuti nello studio The metabonomic signature of celiac disease174,
mentre l’articolo Symptom overlap and comorbidity of irritable bowel syndrome with other
conditions (“La sovrapposizione di sintomi e la comorbidità della sindrome dell’intestino irritabile
con altre condizioni”)175 mostra come spesso i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile ed
altri disturbi gastrointestinali si sovrappongono spesso alla condizione celiaca.
Di particolare rilievo ai fini di quanto su esposto è l’articolo Antibiotic exposure and the
development of coeliac disease: a nationwide case-control study (“L’esposizione agli antibiotici
e lo sviluppo della celiachia: uno studio caso-controllo esteso a tutta la nazione”)176 le cui
conclusioni sono:
L’associazione positiva dell’uso degli antibiotici co il successivo manifestarsi
della celiachia ma anche con le lesioni che possono rappresentare un primo
stadio della celiachia suggerisce che la disbiosi intestinale può giocare un ruolo
nella patogenesi della celiachia. Tuttavia, una spiegazione non causale per
questa associazione positive non può essere esclusa.
L’articolo scientifico The HLA-DQ2 genotype selects for early intestinal microbiota
composition in infantsat high risk of developing coeliac disease (“Il genotipo HLA-DQ2
seleziona precocemente una composizione del microbiota intestinale in infanti ad alto rischio di

171
Pubblicato su The american Journal of gastroenterology, autori Wacklin P, Laurikka P, Lindfors K3, Collin P4,
Salmi T5, Lähdeaho ML, Saavalainen P, Mäki M, Mättö J, Kurppa K, Kaukinen K;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25403367.
172
Pubblicato su CNS & neurological disorders drug targets, autori Daulatzai MA;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25642988.
173
Pubblicato su Journal of Medical Microbiology, 2007;56(12):1669–1674. autori Nadal I, Donant E, Ribes-Koninckx
C, Calabuig M, Sanz Y; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18033837.
174
Pubblicato su Journal of Proteome Research. 2008;8(1):170–177, autori Bertini I, Calabrò A, De Carli V, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19072164.
175
Pubblicato su Current gastroenterolgy reports 2005 Aug;7(4):264-71, autori Frissora C L, Koch K L;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16042909.
176
Pubblicato su Biomedical center gastroenterology 2013 Jul 8;13:109, autori Mårild K, Ye W, Lebwohl B, Green P
H, Blaser M J, Card T, Ludvigsson J F; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23834758.
48
sviluppare la celiachia”)177 mostra che chi possiede quel particolare un fattore genetico (considerato
un fattore di rischio per il successivo sviluppo della celiachia) sviluppa una composizione alterata
del microbiota intestinale (per esempio con una quantità inferiore di bifidobatteri ed altre alterazioni
rispetto al gruppo di controllo), anche se è stato allattato al seno ed ha avuto un parto naturale. Ciò
potrebbe significare che quel fattore genetico (sebbene il meccanismo non sia per niente chiaro)
influenza la creazione di un microbiota alterato che a sua volta predispone alla celiachia. Sebbene in
questo caso potrebbe essere un fattore genetico a indurre realmente la celiachia, pare che lo faccia
perturbando l’equilibrio del microbiota intestinale, e quindi trattare la disbiosi può essere il mezzo
migliore per evitare tutte le complicazioni e le patologie correlate alla disbiosi che spesso si
manifestano nei pazienti celiaci. Per altro è possibile che la predisposizione alla celiachia indotta da
quel gene si manifesti solo quando è presente qualche altro fattore (alimentazione, stile di vita,
sostanze tossiche inalata o assimilate) ed in questo caso sarebbe difficile attribuire alla celiachia una
causa puramente genetica, tanto più che sappiamo ormai come anche l’alimentazione e lo stile di
vita della madre contribuisca all’espressione genetica. Da un po’ di tempo ormai, sebbene questa
rivoluzione epocale non sia stata ancora recepita dai libri di testo scolastici e quindi non sia ancora
stata recepita dalle masse, la genetica come causa delle malattie è stata messa in un angolo dalla
scoperta che i geni si possono esprimere in maniera differente a seconda dell’ambiente in cui si
trovano le cellule che li portano, e che questa espressione dipende a volte persino dall’ambiente
della madre durante la gravidanza (in certi casi addirittura si può risalire indietro anche di 3 o 4
generazioni). Questo nuovo campo di studi, detto epigenetica, fa vedere sotto una luce
completamente differente il legame supposto tra alcune patologie ed i geni, non per negarlo, ma per
ridurlo a volte ad una semplice predisposizione che si manifesta solo in particolari condizioni.
Un discorso particolare va fatto sulla cosiddetta Celiachia refrattaria, un disturbo che si
differenzia dalla celiachia per il fatto che l’adesione rigida ad una dieta senza glutine non porta alla
guarigione. Innanzitutto bisogna puntualizzare che, sebbene nella maggior parte dei casi di
intolleranza al glutine basti appena un mese per notare dei netti miglioramenti, certe volte
occorrono persino 18 mesi per una remissione dei sintomi. A parte questo, rimuovere il glutine non
fa certo scomparire la pre-esistente disbiosi, un certo grado di danno alla mucosa intestinale ed ai
villi può forse essere spiegato da una grave forma di disbiosi su cui bisogna ancora intervenire dopo
avere rimosso il glutine. Inoltre c’è da tenere conto non solo dell’intolleranza al glutine, ma anche
di possibili intolleranze alla caseina (una persona potrebbe essere intollerante a glutine o caseina pur
se gli esami di laboratorio risultano negativi, dal momento che nessun esame potrà mai rilevare tutti
i possibili anticorpi a peptidi originatisi dalla cattiva digestione di queste proteine) nonché di
reazioni incrociate. Esiste infatti la possibilità che una persona celiaca risulti intollerante anche a
delle sostanze la cui struttura molecolare assomiglia a quella di certi peptidi derivati dalla digestione
del glutine. Alcuni alimenti in particolare come latte, mais, soia, uova, lieviti, caffè, sesamo,
cioccolata, persino riso (ed altri ancora) possono causare queste reazioni incrociate facendo sì che
gli anticorpi al glutine restino elevati anche dopo l’adesione rigida ad una dieta senza glutine. Una
dieta paleolitica, che escluda tutti i cereali e gli pseudo-cereali (eventualmente se necessario anche
gli altri alimenti summenzionati), potrebbe essere la soluzione a questo particolare disturbo?
Sarebbe auspicabile che la ricerca si indirizzasse anche in questa direzione.
Probabilmente il primo alimento che si potrebbe eliminare dalla dieta in caso di celiachia
refrattaria (e a dirla tutto anche in molti altri casi) è il mais. Questo perché, per quanto possa
sembrare strano, il fatto che il mais sia sempre e sicuramente “senza glutine” non è ancora assodato,
come fa notare il dottor Osborne178 in un suo articolo. In effetti, anche se il mais originario forse di
glutine non ne conteneva, cosa possiamo dire del mais moderno, in un’epoca in cui la coltivazione

177
Pubblicato su Gut 2015 Mar;64(3):406-17, autori Olivares M, Neef A, Castillejo G, Palma GD, Varea V, Capilla
A, et al.;http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24939571.
178
https://www.glutenfreesociety.org/corn-maize-gluten-causes-antibody-response-in-celiac-patients/.
49
di varietà transgeniche si fa sempre più largo, soprattutto nel continente americano? La
contaminazione del mais orginale con quello transgenico è un dato di fatto, sebbene si possa sperare
che non sia ancora così massiccia da noi come in America; ad ogni caso, sebbene sia sicuramente
una ulteriore cautela, acquistare mais di coltivazione biologica non è detto che sia una garanzia
assoluta. Del resto anche il dottor Nacci nel suo libro Mille piante per guarire dal Cancro senza
CHEMIO179 afferma che le proteine del mais moderno risultano alterate rispetto a quelle del mais
originario.
Riguardo alla celiachia è interessante anche la lettura dell’articolo Why everyone with celiac
disease needs vitamin d (“Perchè tutti i celiaci hanno bisogno di vitamina D”)180, articolo
corredato da una discreta bibliografia. Non credo sia un caso che la dottoressa Campbell consigli
l’integrazione di olio di fegato di merluzzo (ricco in vitamina D e vitamina A) ai soggetti che
presentano disbiosi intestinale.

5 - Glifosato, celiachia, intolleranza al glutine e disbiosi

Il glifosato, sostanza erbicida contenuta nel famigerato Round-up della Monsanto, viene adesso
usato anche come essiccante (da spruzzare sui cereali al raccolto per farli seccare); tale sostanza è
quella che viene utilizzata in abbinamento agli Organismi Geneticamente Modificati “Round-up
ready”, semi geneticamente modificati per svilupparsi nonostante l’azione di tale sostanza, che
risulta quindi selettiva. L’utilizzo sempre più diffuso, dapprima negli Stati Uniti e poi anche nelle
altre nazioni, ha portato ormai ad avere tracce di tale sostanza chimica un po’ ovunque nelle acque
potabili anche in Italia. La Monsanto è un’azienda famosa per avere prodotto sia i tossici PCB, che
il defoliante “agent orange” (agente arancio) utilizzato a profusione dall’esercito statunitense nel
corso della guerra del Vietnam (allo scopo di ridurre la possibilità dei guerriglieri di nascondersi tra
la lussureggiante vegetazione di quel paese). L’eredità che tale guerra con agenti chimici ha lasciato
a quella sfortunata nazione consiste in centinaia di bambini deformi, alcuni nati morti, altri
sopravvissuti e condannati ad una vita tragica e miserevole. Il documentario “Il mondo secondo
Monsanto” illustra egregiamente questi ed altri episodi a dir poco imbarazzanti nei queli è stata
coinvolta tale azienda multinazionale.
Di recente il glifosato è stato considerato un sospetto cancerogeno181.
A proposito di tale sostanza la dottoressa Campbell-McBride scrive sul suo blog182:
• Il glifosato persiste nel suolo, nel cibo e nella flora intestinale di uomini ed animali.
Esso causa la crescita di Clostridium difficile nell’intestino umano. Esso agisce come un
antibiotico nel corpo e distrugge il normale equilibrio della flora intestinale di uomini ed
animali.
• Il glifosato causa carenza di vitamina D negli esseri umani, dal momento che
interferisce con la sua attivazione nel fegato.
• C’è una forte correlazione tra l’uso del glifosato e l’epidemia di obesità.
• C’è una correlazione perfetta tra l’uso del glifosato e l’epidemia mondiale di
autismo.
• Il glifosato si trasforma nel composto chimico tossico P-cresolo nell’intestino di un

179
http://www.pedras.it/nacci.pdf.
180
http://scdlifestyle.com/2012/07/why-everyone-with-celiac-disease-needs-vitamin-d/.
181
Vedi l’articolo Il diserbante più usato al mondo è cancerogeno] Il diserbante più usato al mondo è
cancerogeno, pubblicato sul Corriere della sera dell’8 aprile 2015, scritto da Valeria Balboni;
http://www.corriere.it/ambiente/15_aprile_08/glifosato-erbicida-cancerogeno-ogm-dcc46586-dde0-11e4-9dd8-
fa9f7811b549.shtml.
182
http://www.doctor-natasha.com/dangers-of-glyphosate.php.
50
soggetto autistico, passa nel flusso sanguigno e viene espulso con l’urina.
• La maggior parte dei bio-marcatori dell’autismo possono essere spiegati dall’uso del
glifosato.
• Il glifosato induce bassi livelli di serotonina e dopamina negli esseri umani, causando
depressione ed altri problemi mentali.
• Il glifosato causa la proliferazione nell’intestino umano di un microbo patogeno
detto Pseudomonas aeruginosa, il quale produce formaldeide ed altre sostanze molto
tossiche.
• Recentemente la nostra agricoltura occidentale intensive ha iniziato a utilizzare il
glifosato come dessiccante per i semi [ovvero per i chicchi dei cereali e di altre piante
commestibili – N.d.T.]: il grano, la soia la colza ed altre granaglie e semi, una volta maturi,
vengono spruzzati con il glifosato appena prima della raccolta per farli essiccare e per
rendere semplice separare i semi dal resto della pianta. Questo significa che i semi sono
coperti dal glifosato appena spruzzato.
• Il suolo viene distrutto dal glifosato; la comunità microbica presente nel suolo viene
alterata e danneggiata.
• Le popolazioni delle api soffrono a causa dell’uso del glifosato dierettamente a causa
dell’avvelenamento degli insetti e indirettamente attraverso la distruzione di piante
necessarie per la sopravvivenza delle api, dalle quali esse traggono nutrimento.
• Il glifosato causa infezioni fungine negli animali e negli uomini. Le infezioni fungine
sono una delle cause più importanti dell’estinzione degli animali.
• Il glifosato causa danneggiamento degli ormoni negli uomini e negli animali.
• Il glifosato danneggia la capacità delle piante di assorbire il carbone dall’aria
contribuendo al riscaldamento globale.
• Il glifosato si lega ai minerali presenti nel suolo rendendoli indisponibili per le piante
e per i microbi del suolo. I cibi coltivati con l’utilizzo del glifosato hanno una
composizione molto povera in minerali.
Qui di seguito invece la traduzione del riassunto (abstract) dell’articolo Glyphosate, pathways
to modern diseases II: Celiac sprue and gluten intolerance (“Glifosato, sentieri per nuove
malattie II: celiachia e intolleranza al glutine”)183.
La celiachia, e più in generale l’intolleranza al glutine, è un problema crescente in tutto
il mondo, ma specialmente in Nord America ed in Europa, dove si stima che adesso ne
soffra il 5% della popolazione. I sintomi possono includere nausea, diarrea, eruzioni
cutanee, anemia macrocitica e depressione. È una malattia multifattoriale associata a
numerose carenze nutritive e problemi riproduttivi, all’aumento del rischio di malattie
della tiroide, alla disfunzione renale e al cancro.
Qui proponiamo che il glifosato, l’ingrediente attivo dell’erbicida Roundup®, sia il
più importante fattore causale in questa epidemia. I pesci esposti al glifosato sviluppano
problemi digestivi che ricordano quelli della celiachia. La celiachia è associata con uno
squilibrio della flora batterica che può essere pienamente spiegato dagli effetti noti del
glifosato sui batteri intestinali.
Le caratteristiche della celiachia fanno puntare in direzione del danneggiamento di
molti enzimi del citocromo P450, che sono coinvolti nella disintossicazione dalle tossine
ambientali, nell’attivazione della vitamina D3, nella catabolizzazione della vitamina A,
183
Pubblicato su Interdisciplinary Toxicology 2013 Dec; 6(4): 159–184, autori Anthony Samsel e Stephanie Seneff;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3945755/.
51
nel mantenimento della produzione degli acidi della bile e del rifornimento di solfati
all’intestino. È noto che il glifosato inibisce gli enzimi del citocromo P450. Carenze di
ferro, cobalto, molibdeno, rame ed altri metalli in traccia associati alla celiachia possono
essere attribuite alla forte abilità del glifosato di chelare questi elementi. Carenze di
triptofano, tirosina, metionina, e selenometionina associati con la celiachia
corrispondono alla nota azione di esaurimento di questi aminoacidi da parte del glifosato.
I pazienti celiaci hanno un rischio aumentato di sviluppare linfomi non-Hodgkin, che
sono stati pure implicati nell’esposizione al glifosato. Problemi riproduttivi associati con
la celiachia, come l’infertilità, l’aborto spontaneo, ed i difetti congeniti possono pure
essere spiegati dal glifosato. Di recente i residui di glifosato nel grano e nelle altre piante
stanno verosimilmente aumentando a causa della crescente pratica di disseccare le piante
appena prima della raccolta. Supponiamo che la pratica di “far maturare” la canna da
zucchero con il glifosato possa spiegare la recente impennata di disfunzioni renali tra i
lavoratori agricoli nell’America Centrale. Concludiamo con un appello ai governi a
riconsiderare le politiche riguardanti la sicurezza dei residui di glifosato nei cibi.
Per completezza discuto qui anche delle critiche al presente articolo, prendendo come
riferimento un articolo di Peter Olins pubblicato su un sito che difende gli OGM184. La prima è che
chi l’ha scritto non è medico, né tossicologo. Ma è forse proibito leggere articoli scientifici e farsi
un’opinione, specie in un mondo in cui tutto ruota intorno al dio danaro e non ci si può fidare più di
nessun esperto del settore, visti i colossali conflitti di interesse? Del resto l’articolo in questione non
è opera di fantasia, ma si fonda su ben 271 pubblicazioni citate come fonti. Al contrario gli articoli
citati per “smontare” il suo lavoro sono appena una manciata.
Ancora più importante è la riflessione sugli autori e sui loro conflitti d’interesse. Stephanie
Seneff non sembra legata a nessuna organizzazione che possa “lucrare” sul rispetto dell’agricoltura
naturale e delle sementi naturali (l’autore dell’articolo citato riesce a scoprire solo un finanziamento
da parte di un’azienda di computer, il che la dice lunga), mentre Peter Olins che viene presentato
come “esperto indipendente” è in realtà una persona che “ha lavorato per la maggior parte della sua
carriera nelle industrie farmaceutiche e biotecnologiche”, come mostra il suo curriculum185 presente
sul medesimo sito.
Non è un caso che anche uno degli articoli citati da questo biochimico viene da un’altra fonte
non troppo indipendente. Se l’articolo di S. Seneff punta molto sul fatto che il glifosato danneggi gli
enzimi del gruppo detto “citocromo P450”, P. Olins ribatte che questa affermazione basilare
verrebbe smentita dalla ricerca Functional Expression and Comparative Characterization of
Nine Murine Cytochromes P450 by Fluorescent Inhibition Screening (“Espressione funzionale
e caratterizzazione comparativa di nove citocromi P450 dei topi per mezzo di un controllo con
l’inibizione fluorescente”)186. L’esperimento è stati condotto su un modello animale, e quindi già di
per sé non troppo affidabile, in più uno degli autori, come viene specificato in una nota, è affiliato
ad una azienda che si occupa anche di biotecnologia (la Amgen, Inc., di Seattle, in procinto di
trasferirsi in Massacchussets - http://www.amgen.com/). La situazione mi ricorda molto le ricerche
che dimostrerebbero l’innocuità dell’adiuvante vaccinale squalene realizzate (guarda caso) da una
nota azienda produttrice di vaccini. Faccio notare anche che la Amgen sta studiando un rimedio
farmaceutico187 che spera possa portare beneficio ai pazienti celiaci (verrebbe da pensare che la
prevenzione di una malattia non interessa certo a chi vuole vendere farmaci ad essa dedicata).

184
https://gmoanswers.com/studies/ultimate-gluten-free-does-glyphosate-cause-celiac-disease-actually-no.
185
https://gmoanswers.com/experts/peter-olins-phd.
186
Drug metabolism and disposition 2008, Vol. 36, No. 7, 21261/3354389, autori Lesley A. McLaughlin, Leslie J.
Dickmann, C. Roland Wolf, Colin J. Henderson; http://dmd.aspetjournals.org/content/36/7/1322.full.pdf.
187
https://www.amgenbd.com/specific-article?Id=FBE228C6-8D92-4024-8B9A-F9B1CBD0A759.
52
Ma per capire fino in fondo quanto i conflitti di interesse pesino sulla cosiddetta ricerca
scientifica, credo che occorra leggere le dichiarazioni di chi è stato direttore di alcune tra le più
prestigiose ricerche scientifiche (vedi il capitolo I.5).
Ritornando agli enzimi del citocromo P450, c’è da tenere conto dello studio del 1988 citato da
Seneff, Glyphosate Is an Inhibitor of Plant Cytochrome P450: Functional Expression of
Thlaspi arvensae Cytochrome P45071B1/Reductase Fusion Protein in Escherichia coli188,
Benché lo studio non sia su un soggetto umano, mostra dei danni causati dal glifosato.
Tra gli altri articoli scientifici che vengono presentati da Peter Olins per screditare l’articolo
della Seneff vi sono:
- Un articolo svedese in cui si mostra che il linfoma non Hodgkin sta diminuendo tra i pazienti
celiaci (forse per la maggiore attenzione alle loro problematiche?); tale citazione non smentisce il
fatto che la celiachia predisponga al linfoma. Non si poteva trovare di meglio?
- Un articolo che conferma quanto detto dalla Seneff sull’aumento dei casi di celiachia ma non
sull’aumento dei casi di sensibilità al glutine (che sarebbero rimasti costanti). Il che corrisponde
appena ad una mezza smentita (sebbene sia solo un aneddoto, ricordo la testimonianza di una
signora intollerante a latte e glutine che miracolosamente riesce però a mangiare queste due
sostanze quando vengono va in vacanza in Bolivia, dove l’agricoltura segue ancora modalità più
legate alla tradizione189).
Peter Olins concorda con la Seneff sul fatto che il glifosato possa legarsi ad una varietà di
metalli, ma afferma che “non viene presentata alcuna prova che questo fatto sia rilevante nelle reali
condizioni che si incontrano nel sistema digestivo umano”; questo non è sicuramente un pensiero
consolante, in quanto l’unico dubbio che resta è su quanto negativo sia l’effetto. Di certo si può
sempre sperare che tale effetto negativo sia minimo, ma già l’agricoltura industriale sta da molti
decenni depauperando il suolo di sostanze nutritive essenziali: perché mai dovremmo rischiare di
aggiungere danno al danno?
Su un punto mi sento di dare ragione al signor Olins: l’esperimento sui pesci190 che viene citato
nel lavoro di Seneff e Samsel non sembra molto valido, e questo non lo dico solo perché sono
contrario alla vivisezione, ma perché non è stata utilizzata una formulazione specifica per l’uso in
ambiente acquatico, ma un’altra formulazione specifica per l’uso sulla vegetazione terrestre. Il fatto
che quest’ultima contiene un surfattante che non contiene la prima, lascia dei dubbi sul reale
responsabili del danno mostrato dal sistema digestivo dei pesci: il glifosato o il surfattante? Tra
l’altro i pesci sono stati esposti a livelli davvero massicci di prodotto, cosa che difficilmente si
potrebbero verificare (almeno in tempi brevi) utilizzando normalmente il prodotto incriminato.

6 - Danni causati dall’intolleranza al glutine - una piccola rassegna di studi


scientifici

188
Pubblicato su Biochemical and Biophysical Research Communications, 244, 110-114.
http://dx.doi.org/10.1006/bbrc.1997.7988, autori Lamb D.C., Kelly D.E., Hanley S.Z., Mehmood Z., Kelly, S.L.;
http://www.unboundmedicine.com/medline/citation/9514851/Glyphosate_is_an_inhibitor_of_plant_cytochrome
_P450:_functional_expression_of_Thlaspi_arvensae_cytochrome_P45071B1/reductase_fusion_protein_in_Esch
erichia_coli_.
189
http://domorethanexist6.com/2014/09/13/i-can-eat-all-the-food-and-i-feel-awesome/.
190
http://www.science20.com/agricultural_realism/a_fishy_attempt_to_link_glyphosate_and_celiac_disease-132928.
53
Come descritto nei libri “Il mal di glutine” (Lorenzo Acerra) e “I pilastri della salute e la rete di
interconnessioni” (Corrado Penna), l’intolleranza/sensibilità al glutine può essere causa di decine di
patologie, anche molto gravi, che si possono accompagnare alla celiachia, che possono verificarsi
anche in assenza di essa, o che la possono precedere nel tempo (per dirla con termini tecnici,
esistono forme silenti e subcliniche di celiachia che possono poi evolversi in celiachia conclamata,
ma esistono anche casi in cui il principale bersaglio della reazione di intolleranza al glutine non è
l’intestino).
La valanga di studi sul glutine effettuati nel corso degli ultimi dieci anni fa sì che basti utilizzare
la funzione ricerca all’interno dell’archivio on-line di pubmed (o su un qualsiasi motore di ricerca)
per trovare decine e decine di ricerche scientifiche che correlano il glutine alle più svariate
patologie. Per esempio provate a collegarvi a http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/ e scrivere in
alto nella barra “search” le parole “gluten osteoporosis” (glutine osteoporosi) oppure “celiac disease
anemia” (celiachia anemia).
Occorre ben comprendere che oltre al tipo di intolleranza al glutine che va sotto il nome di
celiachia, esiste anche una “intolleranza al glutine non celiaca” che non causa problemi ai villi
intestinali, e che non necessariamente causa danni solamenteo primariamente a livello intestinale.
Questo tipo di intolleranza non viene diagnostica coi normali esami di laboratorio, ma si rivela
soprattutto dai sintomi. La consapevolezza della reale esistenza di una sensibilità al glutine non
celiaca è sempre più diffusa e gli studi nei tempi più recenti si moltiplicano.
Tra i tanti cito l’articolo Spectrum of gluten-related disorders: consensus on new
nomenclature and classification191 sul quale leggiamo che il piccolo intestino dei pazienti con
sensibilità al glutine non celiaca è generalmente normale, sebbene i sintomi dei pazienti con
sensibilità al glutine e quelli dei celiaci sono spesso indistinguibili; in sostanza quando tutto porta
all’intolleranza al glutine ma gli esami clinici non mostrano segni di celiachia, o quando i pazienti
(in uno studio nel quale si possa escludere l’effetto placebo) guariscono con una dieta senza
glutine, si può parlare di sensibilità al glutine non celiaca (generalmente indicata con GS, da gluten
sensitivity).
Tra l’altro molte delle problematiche che possono essere connesse ad una intolleranza celiaca al
glutine si sta scoprendo di recente che possono essere anche causate da una intolleranza al glutine
non celiaca. Per esempio, sde era già noto nella letteratura medica che la celiachia fosse correlata a
problemi mentali (“schizofrenia” in primis), adesso si scopre che lo è anche la sensibilità al glutine
non celiaca, come mostra l’articolo Celiac and non-celiac gluten sensitivity: a review on the
association with schizophrenia and mood disorders (“Sensibilità al glutine celiaca e non celiaca;
una rassegna dell’associazione con la schizofrenia e i disturbi dell’umore)192.
Esiste un articolo in particolare che può riassumere molte delle cose fin qui scritte, intitolato
Complications of celiac disease: are all patients at risk? (“Complicazioni della celiachia: tutti i
pazienti sono a rischio?”)193; in esso viene presa in considerazione la correlazione tra il glutine e
quasi tutte le patologie qui discusse, dall’osteoporosi alla dermatite erpetiforme, dalla carenza di
ferro ai problemi neurologici, dalla depressione al cancro, dalla stanchezza eccessiva ai problemi
dell’apparato riproduttivo femminile. Ad ogni modo qui sotto è presente una piccola rassegna di
studi sul rapporto tra intolleranza al glutine e diverse problematiche di salute.
Osteoporosi
191
BioMed Central Medicine 2012; 10: 13, autori Anna Sapone, Julio C Bai et a4l.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3292448/..
192
Auto-Immunity Highlights. 2014 Oct 16;5(2):55-61, autori Porcelli B, Verdino V, Bossini L, Terzuoli L, Fagiolini A;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26000156.
193
Pubblicato su Postgraduate Medical Journal, Nov 2008; 82(973): 705-712, autori C. J. R. Goddard, H. R. Gillett;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2660494/. La rivista ove è stato pubblicato l’articolo, precisiamo, è
una costola del prestigioso British Medical Journal.
54
Bone mineral density in patients with gluten-sensitivity celiac disease (“Densità minerale
dell’osso nei pazienti con intolleranza al glutine”)194.
Tiroide
Celiac Disease and Autoimmune Thyroid Disease (“Celiachia e disturbo autoimmune della
tiroide”)195.
Epatite
Celiac disease associated with autoimmune hepatitis and autoimmune hyperthyroidism
(“Celiachia associata con epatite ed ipertiroidismo autoimmune”)196.
Prevalence and clinical features of celiac disease in patients with hepatitis B virus infection
in Southern Brazil (“Prevalenza e caratteristiche cliniche dei celiaci con infezione da epatite B nel
Brasile del Sud”)197.
Linfoma
Update on the diagnosis and management of refractory coeliac disease (“Aggiornamento
sulla diagnosi e la gestione della celiachia refrattaria”)198. L’articolo spiega che la condizione di
Celiachia refrattaria di tipo II, caratterizzata da una popolazione di linfociti intraepiteliali con
fenotipo aberrante, può essere definita come un linfoma intraepiteliale di basso grado.
“Malattie mentali”, depressione, autismo
Autism and Schizophrenia: Intestinal Disorders (“Autismo e Schizofrenia: disturbi
intestinale”)199.
The gluten connection: the association between schizophrenia and celiac disease (“La
connessione del glutine: l’associazione tra schizofrenia e celiachia”)200.
Malattie autoimmuni
Celiac disease and autoimmune-associated conditions (“Celiachia e condizioni associate
all’autoimmunità”)201.
Epilessia
Celiac disease with neurologic manifestations in children (“Celiachia con manifestazioni
neurologiche nei bambini”)202.
Infertilità femminile
A risk factor for female fertility and pregnancy: celiac disease (“Un fattore di rischio per la

194
Pubblicato su Terapevtikeski arkhiv, 2010;82(2):43-8., autori Albulova E A, Drozdov V N, Parfenov A I, Viazhevich
Iu V, Petrakov A V, Varvanina G G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20387675.
195
Pubblicato su Clinical Medicine & Research Oct 2007; 5(3): 184-192, autori Chin Lye Ch’ng, M. Keston Jones, ,
Jeremy G. C. Kingham; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2111403/.
196
Pubblicato su Med Glas (Zenica). 2013 Aug;10(2):408-10., autori Milić S, Mikolašević I, Mijandrušić-Sinčić B,
Bulić Z, Giljača V, Štimac D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23892869.
197
Pubblicato su Revista de Sociedade Brasileirade Medicina Tropical 2013 Jul-Aug;46(4):397-402, autori Nau A L,
Fayad L, Lazzarotto C, Shiozawa M B, Dantas-Corrêa E B, Schiavon L de L, Narciso-Schiavon J L;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23982094.
198
Pubblicato su Gastroenterology Research and Practice. 2013;2013:518483., autori Nijeboer P, van Wanrooij R L,
Tack G J, Mulder C J, Bouma G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23762036.
199
Pubblicato su Nutritional Neuroscience 2000, 3: 1, 57 – 72, autori Robert Cade, Malcolm Privette, Melvin Fregly,
Neil Rowland, Zhongjie Sun, Virginia Zele, Herbert Wagemaker, Charlotte Edelstein;
http://www.fooddetective.pl/download/No%2038.%20Cade%20Autism%20and%20Schizophrenia%20Paper.p
df.
200
Pubblicato su Acta Psychiatrica Scandinava 2006 Feb;113(2):82-90, autori Kalaydjian A E, Eaton W, Cascella N,
Fasano A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16423158.
201
Pubblicato su Biomedical research International, 2013;2013:127589, autori Lauret E, Rodrigo L;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23984314.
202
Pubblicato su Revista medico-chirurgicală&a Societă&ţii de Medici ş)i Naturaliş)ti din Iaş)i 2013 Jan-Mar;117(1):88-
94, autori Diaconu G, Burlea M, Grigore I, Anton DT, Trandafir LM;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24505898.
55
fertilità femminile e la gravidanza: la celiachia”)203.
Reproductive changes associated with celiac disease (“Cambiamenti riproduttivi associate alla
celiachia”)204.
Ipertensione
Successful treatment of portal hypertension and hypoparathyroidism with a gluten-free
diet (“Successo nel trattamento dell’ipertensione della vena porta e dell’ipoparatiroidismo con una
dieta senza glutine”)205.
Tumori
Celiac disease and malignancy (“Celiachia e tumore maligno”)206.
Disappearance of Mesenteric Lymphadenopathy with Gluten-Free Diet in Celiac Sprue
(“Scomparsa della linfoadenopatia mesenterica con una dieta senza glutine in un paziente
celiaco”)207. L’articolo riferisce di un linfoma maligno in un paziente con celiachia fino ad allora
non diagnosticata, che regredisce e scompare dopo l’adesione ad una dieta senza glutine.
Affezioni cardiache
Death from ischaemic heart-disease and malignancy in adult patients with coeliac disease,
(“Morte a causa di ischemia cardiaca e tumore maligno in pazienti adulti celiaci”)208.

7 – Infertilità, celiachia, disbiosi, veleni chimici e focus dentali

Qui di seguito la traduzione di alcuni brani particolarmente significativi del riassunto (abstract)
dell’articolo A risk factor for female fertility and pregnancy: celiac disease (“Un fattore di
rischio per la fertilità femminile e la gravidanza: la celiachia”), scritto da Anna Velia Stazi e
Alberto Mantovani209.
A parte l’enteropatia manifesta, ci sono molte altre forme che appaiono più tardi
nel corso della vita; gli organi bersaglio non sono limitati all’intestino, ma
comprendono il fegato, la tiroide, la pelle, e l’apparato riproduttivo. È adesso
riconosciuto che la celiachia è una condizione relativamente frequente; la
prevalenza totale è di almeno 1 su 300 nell’Europa Occidentale. La celiachia può
compromettere la vita riproduttiva delle donne che ne sono affette, causando
pubertà ritardata, infertilità, amenorrea e menopausa precoce. Studi clinici ed
epidemiologici mostrano che le pazienti celiache hanno un rischio più alto di
aborti spontanei, minor peso alla nascita del neonato e ridotta durata
dell’allattamento. Non sono disponibili studi adeguati sul tasso di difetti congeniti
nei figli delle donne celiache; tuttavia, la celiachia induce malassorbimento e
carenza di fattori essenziali per l’organogenesi, per esempio ferro, acido folico, e
203
Pubblicato su Gynecological Endocrinology 2000 Dec;14(6):454-63, autori Anna Velia Stazi, Alberto Mantovani;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11228068.
204
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology Dec 14 2010, autore Hugh James Freeman
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3001971/.
205
Pubblicato su Journal of Clinical Gastroenterology. 2007 Aug;41(7):724-5., autori Kara B, Sandikci M.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17667060.
206
Pubblicato su Medicine (Baltimore) 1980 Jul; 59(4): 249-61, autori Cooper BT, Holmes GK, Ferguson R, Cooke
WT; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7392945.
207
Pubblicato su Journal of Clinical Gastroenterology, 1993; 16(4): 317-319, autori Wink A, De Boer.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8331266
208
pubblicato su Lancet 1976 Jul 17; 2(7977): 113-4, autori Whorwell PJ, Alderson MR, Foster KJ, Wright R;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/59182.
209
Pubblicato su Gynecological Endocrinology 2000 Dec;14(6):454-63, autori Anna Velia Stazi, Alberto Mantovani;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11228068.
56
vitamina K. Le evidenze complessive suggeriscono che i pazienti celiaci possono
essere un gruppo particolarmente suscettibile alle sostanze che risultano tossiche
per la riproduzione
Particolarmente interessante è anche l’articolo Risk of infertility in patients with celiac
disease: a meta-analysis of observational studies (“Rischio di infertilità in pazienti con celiachia:
una meta-analisi di studi di osservazione”)210, che passa in rassegna diversi lavori scientifici sulla
questione in modo da avere a disposizione una statistica più significativa. Nell’abstract di tale
articolo si legge che
Un’associazione significativa è stata trovata tra donne con una diagnosi di
infertilità e celiachia non diagnosticata [OR 3.09 (95% CI 1.74-5.49)]. Quando si
considerano gli studi che valutano l’occorrenza dell’infertilità in soggetti con
celiachia già diagnosticata, nessuna differenza è stata trovata tra i pazienti celiaci
ed i soggetti del gruppo di controllo [OR 0.99 (0.86-1.13)].
Un altro articolo in italiano sul medesimo argomento che potete leggere per approfondimento è
Fertilità, gravidanza e celiachia211 della dottoressa Anna Vitale; altre informazioni sono reperibili
in inglese sul sito Celiac Central212, e all’interno dell’articolo Reproductive changes associated
with celiac disease (“Cambiamenti riproduttivi associati con la celiachia”)213.
Che l’intestino non sia il solo organo bersaglio delle reazioni autoimmuni innescate dal glutine
viene ribadito anche nell’introduzione dell’articolo Malattia celiaca e riproduzione: possibili
modelli in vivo214 della dottoressa Anna Velia Stazi. Nell’articolo viene spiegato che le difficoltà
riproduttive causate da una intolleranza al glutine possono essere indirette (malassorbimento che
porta a carenze di micronutrienti e quindi ad infertilità) oppure dovute ad diretto un effetto negativo
del glutine sugli apparati riproduttivi maschile e femminile. Nell’articolo vengono riferiti anche i
risultati di studi precedenti che mostrano come la celiachia possa causare menopausa precoce,
ritardo del menarca, difficoltà ad allattare, amenorrea, infertilità, aborti spontanei, maggiore rischio
di peso basso alla nascita e maggiore rischio di ritardi di crescita.
L’articolo è molto interessante, sebbene io preciserei che:
1) La celiachia ha sicuramente una base genetica nel senso di predisposizione genetica, ma
occorrono secondo l’opinione e l’esperienza del dottor Haas e della dottoressa Campbell anche
fattori scatenanti che spesso sono identificabili con la disbiosi e la parassitosi intestinale, per non
parlare del ruolo di alcuni agenti tossici (prodotti chimici, metalli pesanti). Vedi a tal proposito il
capitolo 4.
2) Il malassorbimento (per quanto detto sopra) è presumibilmente un effetto della
disbiosi/parassitosi intestinale piuttosto che della celiachia in sé, ovvero celiachia e
malassorbimento possono rilevarsi solo due facce della stessa medaglia, che sono correlati in quanto
effetti della medesima causa.
Altre informazioni più dettagliate sull’argomento del presente capitolo sono reperibili all’interno
del libro “Il mal di glutine” di Lorenzo Acerra, leggendo il quale si evince come oramai si siano
accumulate numerose prove che legano al consumo di glutine non solo l’infertilità femminile, ma
anche gli aborti spontanei, i problemi mestruali, la sindrome premestruale, il minor peso del

210
Pubblicato su Arquivos de Gastroenterologia vol.51 no.2 São Paulo Apr./June 2014, autori Juan Sebastian Lasa ,
Ignacio Zubiaurre, Luis Oscar Soifer; http://www.scielo.br/scielo.php?pid=S0004-
28032014000200144&script=sci_arttext.
211
http://www.k1rules.com/alimentazione/alimentazione/579-celiachia-fertilita-e-gravidanza.
212
http://www.celiaccentral.org/newlydiagnosed/Related-Conditions/Infertility/41/.
213
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology 2010 Dec 14; 16(46): 5810–5814, autore Hugh James Freeman;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3001971/.
214
Pubblicato su Annali dell’ Istituto Superiore di Sanità 2005;41(4):523-531;
http://www.iss.it/publ/anna/2005/4/414523.pdf.
57
bambino alla nascita, il travaglio anticipato e la difficoltà di allattare.
Per esempio riporto che:
Eliakim [2001] sottolinea che sebbene siano stati ultimati numerosi lavori di
ricerca in merito e sebbene queste informazioni siano da considerarsi un dato
acquisito, molti specialisti in ostetricia e ginecologia non sono al corrente di una
tale correlazione. Gasbarrini [2000] effettua lo screening ematico della celiachia
in 44 donne con aborti spontanei ricorrenti, 39 con ritardo della crescita
intrauterina e 50 donne sane di controllo. Nessuna delle donne sane risulta
celiaca, mentre questa condizione viene trovata nell’8% delle donne con aborti
spontanei ricorrenti e nel 15% di quelle con ritardo della crescita intrauterina.
Concludo questo capitolo facendo notare che anche per l’infertilità (o più in generale alla
difficoltà di portare normalmente a termine una gravidanza) ci possono essere differenti cause, a
partire da una dieta scorretta ed una forma di disbiosi/parassitosi che sottrae alla madre le sostanze
nutritive che servono a far funzionare correttamente l’apparato riproduttivo ed a portare a termine la
gravidanza. Sul sito della dottoressa Wahls si trova la testimonianza di una donna, Genie
Maybanks215, cui era stata diagnosticata l’infertilità, ma che dopo appena un mese di adesione al
regime dietetico paleolitico della dottoressa è rimasta incinta. Anche la carenza di vitamina D
secondo alcuni studi recenti può essere concausa dell’infertilità216, così come l’intolleranza al
glutine217.
Ma causa di infertilità può anche essere l’endometriosi (vedi il capitolo relativo) un focus dentale
(per esempio un dente devitalizzato), nonché l’effetto avverso di una vaccinazione. Per
approfondimenti vedi anche i libri “I pilastri della salute e la rete di interconnessioni”, “Bonifica
dentale”, “La scienza marcia e il sistema di menzogne mondiale” 218.
Ma adesso occupiamoci anche di un altro problema, ovvero dei prodotti chimici tossici e
velenosi che ritroviamo nell’acqua che beviamo, nei cibi che mangiamo (per non parlare dell’aria
che respiriamo).
È noto da tempo che il mercurio, fino a poco tempo fa presente all’interno delle amalgame per le
otturazioni dentali, ma presente in notevole quantità anche nel mare e quindi nei pesci di taglia più
grossa (nonché rilasciato dalle emissioni delle centrali a carbone), è un metallo pesante che può
indurre sterilità (d’altronde esso causa disbiosi, e così facendo predispone l’organismo alla
parassitosi, lo espone a carenze nutritive ed all’intolleranza al glutine).
Ma oltre al mercurio c’è anche la diossina.
Su un articolo sul sito http://archivio.denaro.it dal titolo “Incubo diossina: in aumento la
sterilità per chi vive in aree inquinate”219 leggiamo le dichiarazioni di Massimiliano Pellicano,
ginecologo napoletano esperto nel campo della sterilità di coppia:
Sebbene ci sia ancora dibattito sono molti gli studi che indicano la diossina come
determinante nella caduta di fertilità. Le ragioni? Gli effetti dovuti all’azione simil-
estrogenica di questa molecola, con la relativa diminuzione del numero di
spermatozoi nell’uomo, mentre, d’altro canto, si assiste ad un incremento
dell’endometriosi nella donna.
Simile denuncia viene da un’altra dottoressa che potete ascoltare su un video visonabile sul sito

215
http://www.terrywahls.com/individual-success-stories/genie-maybanks.
216
The role of vitamin D in impaired fertility treatment, pubblicato su Neuro Endocrinology Letters.
2013;34(8):756-62, autori Grzechocinska B, Dabrowski FA, Cyganek A, Wielgos M. ;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24522025. ,
217
Vedi il libro Alimentazione, disbiosi intestinale e parassitosi; http://scienzamarcia.altervista.org/disbiosi.doc.
218
http://scienzamarcia.altervista.org/marcia.doc.
219
Sito purtroppo non più on-line.
58
vitachenasce.org220.
Anche l’arsenico, che troviamo in quantità sempre maggiori persino nelle acque che dovrebbero
essere potabili (vedi l’articolo del Corriere della sera Acque all’arsenico: l’Ue chiude i rubinetti
di 128 Comuni italiani corriere221) causa infertilità come possiamo verificare leggendo una pagina
web sul sito dell’associazione fatebenefratelli per la ricerca che descrive un progetto di ricerca di
cui è responsabile il prof Dario Manfellotto222:
Differenti studi hanno dimostrato che l’esposizione prolungata a basse
concentrazioni di arsenico può portare lesioni dermatologiche, neuropatie
periferiche, malattie cardio-vascolari, diversi tipi di cancro e infertilità (Hughes et
al. 2002; Schoen et al. 2004; ATSDR 2007). Per quanto riguarda l’infertilità, sia
studi su modelli animali che studi sull’uomo hanno osservato delle associazioni
significative tra i parametri di funzionalità degli spermatozoi e l’esposizione
all’arsenico (Meeker et al., 2008; Wirth and Mijal, 2010). In particolare, lo studio
di Meeker e collaboratori ha dimostrato che l’esposizione prolungata a basse
concentrazioni di arsenico provoca una riduzione significativa dei parametri di
funzionalità degli spermatozoi.
Da notare che l’arsenico si trova in alcuni tipi di pesticidi, erbicidi, insetticidi, e che di recente è
stato trovato in concentrazioni allarmanti in diversi alimenti specie negli Stati Uniti. D’altronde
negli USA è permesso utilizzare un prodotto a base di piombo e arsenico sulle coltivazioni223, tanto
che esiste persino un articolo scientifico pubblicato negli Archivi di contaminazione e tossicologia
ambientale e che si intitola Esposizione professionale all’arsenico nell’irrorazione delle
coltivazioni d’uva in Florida224. Da notare che (ma guarda un po’ la coincidenza!) il piombo è una
delle cause dell’infertilità maschile225.
Ecco da dove deriva l’arsenico che poi finisce nel succo d’arancia (come riporta il sito della rete
televisiva ABC226) o nel succo d’uva. Attraverso additivi presenti nel mangime per avicoli anche il
pollo statunitense diventa spesso sovraccarico di arsenico227, come ci conferma l’articolo pubblicato
su USA today intitolato FDA: Some chicken may have small amount of arsenic228.

8 - Glutine, caseina, autismo e “malattie mentali”

Nell’articolo Autism and Schizophrenia: Intestinal Disorders (“Autismo e schizofrenia:


disordini intestinali”)229 gli autori riferiscono che, dopo avere preso atto di lavori e ricerche
220
http://www.vitachenasce.org/video-riproduzione/la-diossina-nel-tarantino.html.
221
Pubblicato il 22 novembre 2010, autore Alessandro Fulloni;
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_novembre_22/arsenico-e-vecchi-acquedotti-ue-boccia-fulloni-
1804217682750.shtml.
222
Aplotipi del gene GSTO1 e infertilità maschile indotta da arsenico.;
http://www.fondazionefatebenefratelli.it/ricerca/it/component/content/article/58-neurosensoriale/452-aplotipi-
del-gene-gsto1-e-infertilita-maschile-indotta-da-arsenico.
223
http://www.mindfully.org/Food/Lead-In-Grapefruit.htm.
224
http://www.springerlink.com/content/g1g20672k01476mg/.
225
http://www.interpuntonet.it/article.php?id=976.
226
http://abcnews.go.com/Health/orange-juice-moms-secret-ingredient-
worries/story?id=15154617#.T4XtCoJaeHt.
227
http://www.naturalnews.com/032659_arsenic_chicken.html, http://grist.org/food-safety/2011-06-08-fda-
admits-supermarket-chickens-test-positive-for-arsenic/
228
Articolo pubblicato il 6/8/2011, scritto da Marie Clare Jalonick dell’Associated Press
http://www.usatoday.com/money/industries/food/2011-06-08-fda-chicken-arsenic_n.htm.
229
Pubblicato su Nutritional Neuroscience 2000, 3: 1, 57 — 72, autori Robert Cade, Malcolm Privette, Melvin
Fregly, Neil Rowland, Zhongjie Sun, Virginia Zele, Herbert Wagemaker, Charlotte Edelstein;
59
precedenti che identificavano nelle gluteomorfine e caseinomorfine una possibile causa sia di
schizofrenia che di autismo230, hanno “riscontrato dei pattern simili nei picchi dei peptidi”, ma non
solo. Infatti nella stragrande maggioranza dei pazienti schizofrenici e dei bambini autistici osservati
nel corso di questo studio sono stati trovati alti livelli di anticorpi al glutine ed alla caseina. Per
l’esattezza:
Alti livelli di anticorpi IgG alla gliadina sono stati trovati nell’87% dei pazienti
autistici e nell’86% degli schizofrenici, ed alti livelli di anticorpi IgG alla caseina
bovina sono stati trovati nel 90% dei bambini autistici e nel 93% dei pazienti
schizofrenici. Alti livelli di anticorpi IgA al glutine o alla gliadina sono stati trovati
nel 30% dei bambini autistici mentre nei pazienti schizofrenici l’86% aveva elevati
anticorpi IgA al glutine e il 67% alla caseina; alcuni bambini e adulti normali
hanno questi anticorpi ma solo in tracce.
I risultati di questo studio sono per davvero strabilianti, giacché con una dieta senza glutine e
senza caseina è scomparsa la presenza di peptidi nelle urine e sono diminuiti i comportamenti
anomali. L’ 81% dei bambini autistici dopo tre mesi di questo regime dietetico
hanno mostrato miglioramenti riguardo alla maggior parte delle categorie di
disturbi comportamentali.
E le conclusioni sono ovviamente che:
I nostri dati forniscono sostegno alla proposta che molti pazienti con schizofrenia
o autismo soffrono a causa dell’assorbimento di esorfine formate nell’intestino
dalla digestione incompleta del glutine e della caseina.
L’articolo The gluten connection: the association between schizophrenia and celiac disease
(“La questione del glutine: l’associazione tra schizofrenia e la celiachia”)231 consiste in un’analisi
della letteratura precedente sul rapporto tra schizofrenia e intolleranza al glutine; il risultato è che
una gran parte dei pazienti migliora passando ad una dieta senza glutine, ma non tutti.
Si legge infatti nell’abstract dell’articolo che:
È stata condotta una rivista della letteratura relativa all’associazione tra
schizofrenia e celiachia (intolleranza al glutine). (…)
Una drastica riduzione, se non una completa remissione dei sintomi
schizofrenici dopo che si è iniziato ad eliminare il glutine, è stata notata in vari
studi. Tuttavia ciò succede in un sottogruppo di pazienti schizofrenici.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3641836/
Interessante è anche l’articolo Neurologic and Psychiatric Manifestations of Celiac Disease
and Gluten Sensitivity (“Manifestazioni neurologiche e psichiatriche della celiachia e sensibilità al
glutine”)232 tra i cui autori ritroviamo ancora l’ottimo Alessio Fasano, uno dei più importanti
studiosi e ricercatori del settore. Nell’abstract dell’articolo leggiamo che
Sia la celiachia che la sensibilità al glutine possono presentari con una varietà di
co-morbidità neurologiche e psichiatriche, tuttavia, sintomi extraintestinali
possono essere i primi a manifestarsi nei malati di sensibilità al glutine. Tuttavia

http://www.fooddetective.pl/download/No%2038.%20Cade%20Autism%20and%20Schizophrenia%20Paper.p
df.
230
Dohan nel 1966 aveva osservato che la schizofrenia era molto rara e si manifestava in forma leggera nei paesi in cui
non si mangiavano cereali col glutine, mentre era più diffusa e si manifestava in forma più grave nei paesi in cui i cereali
contenenti glutine costituivano una larga parte della dieta.
231
Pubblicato su Acta Psychiatrica Scandinava 2006 Feb;113(2):82-90, autori Kalaydjian A E, Eaton W, Cascella N,
Fasano A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16423158.
232
Pubblicato su Psychiatric Quarterly 2012 Mar;83(1):91-102, autori Jackson J R, Eaton W W, Cascella N G,
Fasano A, Kelly D L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3641836/.
60
la sensibilità al glutine resta un fattore che non viene trattao e non viene
riconosciuto come concausa di manifestazioni psichiatriche e neurologiche.

9 - La pillola anticoncezionale può causare allergie ed altre malattie nelle


donne e nei loro figli

L’articolo The Contraceptive Pill: Its Relation to Allergy and Illness (“La pillola
contraccettiva: la sua relazione con l’allergia e la malattia”), scritto dalla dottoressa Ellen C. G.
Grant233 è l’ennesima conferma di quanto affermato dalla dottoressa Campbell nel suo libro “La
Sindrome Psico-Intestinale”, ovvero che la pillola anticoncezionale danneggia la flora intestinale
delle future madri predisponendo ad allergie ed altri problemi di salute anche la loro progenie.
Nell’abstract dell’articolo si legge che dal 1961 si accumulano sempre maggiori prove che le
pillole anticoncezionali stanno causano la diffusione di diverse malattie in donne precedentemente
sane, con un aumento definito “drammatico”
di emicranie, sbalzi d’umore con depressione e tentativi di suicidio, allergie al cibo
ed ai prodotti chimici e cancro al seno ed alla cervice dell’utero.
Nell’articolo si riferisce anche di alterazione della funzionalità epatica cui si accompagnano
reazioni ai cibi ed alle sostanze chimiche ed una ridotta abilità di affrontare le
sostanze cancerogene e mutagene.
Ma una delle cose più tragiche è che
Le donne che hanno assunto la pillola sono quelle che più frequentemente hanno
figli anormali o allergici e l’allattamento al seno può non offrire protezione se la
madre sta mangiando dei cibi nei confronti dei quali manifesta delle reazioni
allergiche.
L’articolo è corredato da oltre 30 citazioni (references) di altri articoli pubblicati su riviste
scientifiche specializzate tra i quali:
· Anti-ethinyloestradiol antibody activities in oral contraceptive users (“Attività
anticorporale contro l’etiniloestradiolo nei soggetti che usano i contraccettivi orali,”)234.
· Lead and cadmium levels in stillbirths (“Livelli di cadmio e di piombo nei nati morti”)235.
· Oral Contraceptives and Allergy (“Contraccettivi orali e allergia”)236.
· Changes in serum Vitamin A levels during and after oral contraceptive therapy
(“Cambiamenti dei livelli di vitamina A nel sangue durante e dopo la terapia contraccettiva”)237.
· Surfactant abnormalities in babies dying from sudden death syndrome (“Anormalità nei
relative ai surfattanti nei bambini morti di sindrome della morte improvvisa”)238.
· Relationship between headaches from oral contraceptives and the development of
endometrial arterioles (“Relazione tra mal di testa causato da contraccettivi orali e lo sviluppo
delle arteriole endometriali”)239.
233
Pubblicato su Nutrition and Health April 1983 2: 33-40, autrice Ellen C. G. Grant; http://intl-
nah.sagepub.com/content/2/1/33.refs?patientinform-links=yes&legid=spnah;2/1/33.
234
Pubblicato su Clinical and Experimental Immunology, 38, 445–452 (1979), autori Beaumont J. L., Lemort N.,
Lorenzelli-Edouard L., Delplanque B., Beaumont V; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/535183.
235
Pubblicato su Lancet, i, 1159 autori Bryce-Smith D, Deshpande RR, Hughes J, Waldron H A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/68261.
236
Pubblicato su Lancet, 2, 515 (1974), autore Falliers C. J.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4136963.
237
Pubblicato su Contraception (1973) 1, 13–25, autori Gal I., Parkinson C. E.;
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/0010782473901558.
238
Pubblicato su Lancet (1982) 1, 1320–1322, autori Morley C. J., Hill C. M., Brown B. D., Barson A. J., Davis J.
A.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6123636.
239
Pubblicato su British Medical Journal (1968) 3, 402–405 Grant E. C. G.);
61
· The effect of oral contraceptives on folate metabolism (“L’effetto dei contraccettivi orali sul
metabolismo dei folati”)240.
· Disturbed liver function in migraine patients (“Funzione epatica disturbata nei pazienti
sofferenti di emicrania”)241.
Del resto anche l’articolo Does the pill make a difference? Previous maternal use of
contraceptive pills and allergic diseases among offspring (“La pillola fa la differenza?
Precedente uso materno delle pillole contraccettive e malattie allergiche nei figli”)242 ci informa che
le donne che hanno assunto contraccettivi orali hanno una maggiore probabilità di mettere al mondo
bambini allergici”.
A tutto ciò possiamo aggiungere che Philippe-Gaston Besson nel suo libro Candidosi cronica
(Tecniche Nuove Edizioni, 2000) afferma che:
La diffusione degli ormoni sessuali di sintesi, impiegati nei contraccettivi orali, ha
favorito il massiccio sviluppo della candidosi vaginali. Uno studio effettuato negli
Stati Uniti rivela come il fungo sia stato individuato nel 61% delle donne che fanno
ricorso a questo tipo di contraccezione. La percentuale aumenta in proporzione
alla durata dell’assunzione della pillola.
Inoltre Sherrill Sellman nel suo libro La verità sugli ormoni (Gruppo editoriale futura) a pag 68
e 69, descrive una lunga serie di effetti collaterali negativi della pillola anticoncezionale (molti dei
quali si ritrovano non a caso nell’elenco delle malattie causate dalla disbiosi intestinale secondo la
dottoressa Campbell):
Reazioni allergiche, Diminuzione della funzionalità del sistema immunitario,
Disturbi della funzionalità epatica, Disturbi della vista come visione doppia,
rigonfiamento del nervo oculare, intolleranza alle lenti a contatto e infiammazione
della cornea, Crescita di peli sul viso e sul corpo, Ritenzione di fluidi e
rigonfiamento, Infezioni da funghi e tigna, Perdita di capelli, Febbre da fieno,
asma, eruzioni cutanee, Perdita di libido, Emicranie, Nausea, Disturbi psicologici
ed emotivi, depressione, cambiamenti d’umore, Secrezioni dalle mammelle,
Perdita di colorazione della pelle, Suicidio molto più frequente rispetto a chi non
utilizza la pilloa anticoncezionale, Aumento di peso, Infezioni del tratto urinario,
Verruche veneree, Infiammazioni vaginali, Vene varicose, Disturbi del
metabolismo dello zucchero nel sangue (con possibile comparsa di diabete o
ipoglicemia), Notevole aumento del rischio di ictus cerebrale (aumenta con l’età e
con la durata dell’uso della pillola), Maggior rischio di ispessimento delle arterie
e di ipertensione, Maggior rischio di trombosi, Maggior rischio di calcoli alla
cistifellea, Tumori del fegato (il rischio aumenta con la durata dell’uso della
pillola), Possibile legame con il cancro dell’endometrio, della cervice, delle ovaie,
del fegato e dei polmoni, Rischio significativamente maggiore di gravidanze
extrauterine, Forte probabilità di un più rapido sviluppo di tumori preesistenti e di
una accelerata trasformazione di cellule anormali in cancerose, Rischio di attacchi

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4875428.
240
Pubblicato su American Journey of Obstetric Gynaecology (1971), 3, 782–785, autori Shojanaia A. M., Hornady G.
J., Barnes P. H.; link a diversi articoli su argomento similare su pubmed:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed?term=%22The%20effect%20of%20oral%20contraceptives%20on%20folate
%20metabolism%22%20Shojania&itool=QuerySuggestion.
241
Pubblicato su Headache (1979) 19, 270–272, autori Capel I. D., Grant E. C. G., Dorrell H. H., Pinnock M. H.,
Rose F. C., Williams D. C; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/468533.
242
Pubblicato su Allergy 2006 Dec;61(12):1467-72, autori Keski-Nisula L, Pekkanen J, Xu B, Putus T, Koskela P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17073879.
62
cardiaci da 3 a 6 volte maggiore (in funzione dell’età), Osteoporosi.

10 - Cancro alla gola e cancro alla cervice dell’utero: la vera causa è il


papilloma virus o la disbiosi?

Lo studio Prevalence and significance of human papillomavirus in oral tongue cancer: the
Mayo Clinic experience (“Prevalenza e significatività del papilloma virus umano nel cancro orale
della lingua: l’esperienza della Clinica Mayo”)243, giunge alle seguenti conclusioni:
I nostri dati suggeriscoono che l’incidenza dell’HPV nel cancro orale della lingua
sia basso e che difficilmente giochi un ruolo significativo nell’eziologia, patogenesi,
e nell’insorgenza clinica del cancro orale della lingua. In oltre, l’HPV difficilmente
costituisce un fattore significativo nell’aumento del cancro orale della lingua nella
popolazione giovane.
Interessante è anche l’articolo Understanding the link between HPV and oropharyngeal
cancers (“Comprendere il legame tra il virus HPV e i tumori orofaringei”)244. In esso sebbene si
affermi che “la ragione per vaccinare sia ragazzi che ragazze contro l’HPV è il fatto che i tumori
orofaringei si verificano sia negli uomini che nelle donne”, si dichiara altresì che “Nonostante la
letteratura confermi che l’HPV sia un fattore di rischio, l’infezione non è né necessaria né
sufficiente affinché si manifesti il carcinoma squamoso del collo e della testa.”
Non c’è da stupirsi, visto che la correlazione tra cancro della cervice dell’utero ed infezione da
HPV è alquanto debole: secondo quanto riportano le statistiche ufficiali ci sarebbe un caso su 100 di
infezione da HPV che causerebbe alla lunga un cancro alla cervice. In effetti sebbene una infezione
da virus HPV colpisca in genere oltre il 75% delle donne, la percentuale delle donne che sviluppa
un tumore è decisamente molto minore. Secondo la medicina ufficiale infatti solo in una piccola
percentuale dei casi di infezione il sistema immunitario non riesce a liberarsi del tutto dal virus, che
invece persiste ed alla fine causa il cancro, con un tempo di latenza addirittura di decenni245. Ma se
anche dovessimo credere a questo nesso causale, non ci sarebbe da sospettare che il vero problema
sia la debolezza del sistema immunitario (che come dipende in gran parte dai microrganismi
simbionti, come viene precisato più avanti nel capitolo relativo)?
L’articolo Prevalent high-risk HPV infection and vaginal microbiota in Nigerian women246
mostra infatti che le infezioni da HPV ad alto rischio sono correlate ad una carenza di Lactobacilli
nel microbiota vaginale delle donne.
Sul fronte dei medici scettici sulla correlazione tra virus HPV e cancro alla cervice ci sono anche
dei medici come Peter Duesberg (virologo) e Sergio Stagnaro247. I medici che dissentono
dall’ipotesi di relazione causate tra HPV e cancro sospettano che una delle possibili cause o con-
cause sia l’abitudine (abilmente diffusa dalle solite campagne pubblicitarie) da parte di molte donne
occidentali di lavarsi con i cosiddetti “prodotti per l’igiene intima”, ovvero mettendo in contatto con

243
Pubblicato su Journal of oral and maxillofacial surgery 2008 Sep;66(9):1875-80. doi: 10.1016, autori Liang X H,
Lewis J, Foote R, Smith D, Kademani D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18718395.
244
Pubblicato su Journal of the American Academy of Physician Assistants 2009 Oct;22(10):42-6., autori Sedrak M,
Rizzolo D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19902832.
245
Vedi l’articolo Advances in prevention of cervical cancer and other Human Papillomavirus-related diseases,
pubblicato su Ped Infect Dis J 2006; 25:S65-81, autori Frazer IH, Cox JT, Mayeaux EJ, Franco EL, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16462611.
246
Pubblicato su Epidemiology and Infection 2015 Jun 11:1-15. [Epub ahead of print], autori Dareng E O, Ma B, et
al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26062721.
247
www.willi-maurer.ch/PDF/DonneVaccinoPapillo.pdf
http://sergiostagnaro.wordpress.com/tag/la-favola-dei-papillomavirus-causa-del-cancro-cervicale/

63
la mucosa vaginale delle sostanze chimiche artificiali.
La mucosa vaginale, come tutte le mucose del nostro corpo (e non solo quella intestinale) ospita
una microflora composta da batteri ed altri micro-organismi benefici che tengono sotto controllo la
presenza dei microorganismi patogeni. Quando una donna o una ragazza assume pillole
anticoncezionali, oppure quando assume antibiotici, anti-infiammatori, neurolettici (ed altri farmaci
ancora) la flora benefica viene decimata e quella patogena prende il sopravvento causando una
condizione patologica detta disbiosi, che si manifesta a livello delle varie mucose del nostro corpo)
predisponendo l’organismo a varie malattie; ovviamente più è lungo il periodo di utilizzo dei
farmaci che danneggiano la flora benefica più profondo è il danno, sia per la flora della vagina che
per quella dell’intestino.
Per di più, come mostra in maniera dettagliata la dottoressa Campbell-McBride nel suo libro, tale
condizione di squilibrio ha un effetto negativo sul sistema immunitario e quindi predispone allo
sviluppo di varie forme di cancro (vedi più avanti il capitolo ad esso relativo). Non è un caso che tra
le donne che assumono la pillola la candidosi sia un fenomeno alquanto frequente (come riportato
nel capitolo precedente).
La dottoressa Campbell afferma nel suo libro che quasi ogni farmaco assunto per via orale per
lunghi periodi di tempo rischia di danneggiare la flora benefica che si trova sulla mucosa
intestinale; che dire allora dell’effetto di frequenti lavaggi alle parti intime con prodotti chimici
artificiali che vanno a contatto con le mucose degli organi genitali e con la loro flora batterica?
E cosa dire di un’alimentazione scorretta, basata sul consumo di farine raffinate, ossidate,
processate, cibi zuccherati, ed altri prodotti assolutamente innaturali? Una tale alimentazione
concorre alla genesi della disbiosi e indebolisce a sua volta il sistema immunitario (per non parlare
dello stato di salute complessivo) predisponendo al cancro.
Adesso vogliono farci credere che l’HPV sia causa non solo del cancro al collo dell’utero, ma
anche dei tumori alla bocca e alla faringe, guarda caso altri organi dove si trovano mucose ricoperte
da batteri benefici, batteri che diversi farmaci danneggiano in maniera spesso irreversibile.
Come fare allora ad incolpare un virus come causa di questi tumori quando esso potrebbe essere
solo un agente opportunistico che si insedia quando, a causa della disbiosi, lo stato delle mucose (e
dell’organismo in generale) degenera e le difese immunitarie si abbassano?
In effetti dal punto di vista statistico la correlazione tra infezione da virus HPV e cancro al collo
dell’utero è quasi assente, e di prove di una relazione causale ce ne sono ben poche. Senza per
questo escludere la possibilità che diverse infezioni da parte di differenti ceppi di virus HPV possa
concorrere alla genesi di un tumore alla cervice, ci sarebbe da chiedersi come mai un virus che
convice con l’uomo da secoli (o forse da millenni) possa arrivare a causare un tumore così diffuso
solo in tempi moderni. Se anche tale virus fosse una delle possibili concause, solo una disbiosi,
causando un abbassamento delle difese immunitarie, può giustificare una inusitata aggressività e
pericolosità del virus; in fondo anche la Candida, in situazione di equilibrio della microflora
intestinale, è presente nei soggetti sani ma in piccole quantità del tutto innocue.
A riprova di quanto su esposto cito l’articolo scientifico The vaginal and gastrointestinal
microbiomes in gynecologic cancers: a review of applications in etiology, symptoms and
treatment (“Il microbioma della vagina e quello gastrointestinale nelle forme di cancro
ginecologico: una rassegna delle applicazioni in eziologia sintomi e trattamento”)248 nel cui abstract
leggiamo:
Recenti studi indicano che le alterazioni nel microbioma possono essere implicate
in un certo numero di malattie, incluso il cancro. Più specificatamente,
cambiamenti nei microbiomi dell’intestino e della vagina possono essere associati

248
Pubblicato in Gynecological Oncology, 2015 Jul;138(1):190-200. doi: 10.1016/j.ygyno.2015.04.036., autori Chase
D1, Goulder A2, Zenhausern F2, Monk B1, Herbst-Kralovetz M3;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25957158.
64
ad una varietà di tipologie di cancro ginecologico, tra i quali il cancro della
cervice, dell’utero e delle ovaie.
Tra l’altro la stessa medicina ufficiale pensa anche ad altri possibili fattori causali come la
pillola anticoncezionale (ed il meccanismo pillola-disbiosi-cancro è pure perfettamente logico). Se
una donna su 100 colpita da HPV sviluppa cancro alla cervice dell’utero, qual è la percentuale delle
donne che usano o hanno usato la pillola anticoncezionale prima di sviluppare la stessa malattia?
All’incirca venti volte di più, eppure si consiglia di somministrare il vaccino contro il Papilloma
virus invece che di smettere l’uso della pillola anticoncezionale.
Di fronte a questi dati e a queste considerazioni cosa si può pensare di certi organi di stampa che
sbandierano in maniera sensazionalistica la notizia che il sesso orale potrebbe provocare un cancro
nella regione orofaringea per tramite del papilloma virus?
Che siccome non si fanno abbastanza soldi (ed abbastanza danni) con le vaccinazioni alle donne
ed alle ragazze qualcuno ha bisogno di allargare il mercato e di fare altri soldi (ed altri danni)
vaccinando anche i ragazzi e gli uomini. La vaccinazione per altro, anche a causa delle sostanze
chimiche alquanto discutibili (per così dire) che contiene come eccipienti e adiuvanti, può aggravare
una condizione pre-esistente di disbiosi; lo dimostra ampiamente la dottoressa Campbell-McBride
nel suo libro. Il vaccino contro il papilloma virus allora previene il cancro? Per rispondere a tale
domanda consiglio anche la lettura dell’articolo della giornalista Gioia Locati249 intitolato “Il
vaccino anti HvP non previene il cancro” che risponde in maniera tassativamente negativa.
Altre informazioni sul vaccino contro papilloma virus ed i suoi potenziali effetti nocivi (talora
persino mortali) sono ampiamente disponibili sul mio libro “Dalla scienza marcia al nuovo ordine
mondiale” 250.

11 - Prostatite, dismenorrea, ovarite, vaginite, cistite, uretrite e


disbiosi
Anche nel caso di questi disturbi il ruolo dell’intestino appare essenziale nel causare o quanto
meno predisporre il terreno per l’insorgenza di tali patologie. Come già specificato nelle prime
pagine, il tratto urogenitale è una delle zone in cui i batteri simbionti sono presenti, ed in cui, a
seguito di diversi fattori (farmaci, alimentazione, stress) si può creare una disbiosi locale (spesso
correlata ad una disbiosi intestinale). Molti dei meccanismi che aiutano a preservare la salute o a
innescare un processo patologico, sono quindi similari a quelli visti per le malattie intestinali: la
disbiosi predispone alle infezione dei batteri patogeni che vengono dal’esterno perché la protezione
dei batteri simbionti viene meno, alle infezione dei batteri e degli altri microorganismi (lieviti,
funghi) opportunisti, che proliferano solo quando diminuisce la popolazione dei batteri benefici. Già
questa osservazione spiega abbastanza bene la correlazione tra la disbiosi e le affezioni citate nel
titolo del capitolo.
Segnalo ad ogni modo diversi articoli di approfondimento da cui traggo alcune citazioni, ma che
sarebbe utile leggere integralmente per rendersi conto appieno del rapporto tra la causa (un intestino
con permeabilità alterata, con flora batterica squilibrata) e l’effetto (i sintomi delle varie patologie).
Sul sito Arnold Ehret251 possiamo leggere che dopo una pulizia del colon con
l’idrocolonterapia252 Le cistiti, l’ovarite e la dismenorrea migliorano sempre e sovente si ottiene

249
http://blog.ilgiornale.it/locati/2011/05/21/il-vaccino-anti-hvp-non-previene-il-cancro/.
250
http://scienzamarcia.altervista.org/nuovo.doc.
251
http://www.arnoldehret.it/old/modules.php?name=Content&pa=showpage&pid=9
252
Lavaggio intestinale ottenuto con l’ausilio di una macchina che inserisce acqua a temperatura ottimale dall’ano e che
poi raccoglie e smaltisce quello che viene fuori dall’intestino, che viene così lavato da una sorta di “clistere” che va a
pulire un po’ più a fondo e un po’ più a lungo.
65
una guarigione definitiva dopo la cura. Segnalo qui che l’idrocolonterapia va generalmente
associata all’assunzione di probiotici sia prima che dopo il lavaggio nonché ad una dieta particolare,
vedi quanto scritto nel libro Guarire l’intestino con l’idro-colon terapiadi Flora Peschek-Bohmer
(Macro Edizioni). Da notare che tale procedura è sconsigliata in caso di malattie infiammatorie
intestinali in fase attiva, gravidanza, insufficienza cardiaca congestizia (NYHA grado II)253.
Il dottor Fortunato Loprete in un suo articolo intitolato La DISBIOSI INTESTINALE:
valutazione alla luce delle nuove scoperte ossigenoozono254 scrive che la dismenorrea è uno dei
tipici sintomi della disbiosi insieme ad allergie, mal di testa, astenia e tanti altri più specificamente
legati all’intestino.
Nella presentazione del dottor Marcello Romeo (direttore sanitario che si occupa di medicina
naturale ed integrata) intitolata disbiosi intestinale, oltre a prostatite e vaginite, anche il diabete
viene annoverato tra le conseguenze della disbiosi intestinale255.
In un articolo sulla disbiosi sul sito verbal256 leggiamo che:
Il colon può trattenere del materiale tra le sue pieghe, deformandosi in uno stato
di infiammazione cronica, oppure può subire un prolasso e premere sulle viscere
vicine, come la vescica, l’utero o la prostata, causando problemi anche in questi
organi.
In un articolo del dottor Stefano Ciappi intitolato Disbiosi: sindrome intestino irritabile257
leggiamo che la Candidosi (uno degli aspetti della disbiosi) spesso si trasmette dall’intestino alla
prostata (o alla vagina). Anche il dottor Massimo Caporossi in un suo articolo intitolato Disbiosi
intestinale258 afferma che la disbiosi può causare prostatite, vaginite, cistite, specificando che le
tossine prodotti dai patogeni possono avere effetti anche in organi e tessuti distanti dall’intestino.
Ennesima conferma di ciò è un articolo del dottor Marcello Romeo intitolato Disbiosi intestinale259
e una discussione su forumsalute260.
Lo zinco, presente ad esempio nel prezzemolo e nelle carote pare sia un valido aiuto per trattare
la prostatite. Sul sito della Leva di Archimede leggiamo dei suggerimenti dietetici riguardo
all’assunzione di cibi ricchi di zinco, magnesio, vitamina C, vitamina A e vitamine del gruppo B, la
cosa non meraviglia dal momento che la carenza di zinco, magnesio, vitamina C e vitamine del
gruppo B sono una caratteristica comune a tutte le persone sofferenti di disbiosi261.
Detto ciò occorre dire che alcuni casi di prostatite, cistite, vaginite possono essere dovuti alla
Candida (che degli antibiotici si fa un baffo, e che anzi prolifera in seguito ad un trattamento con
questi farmaci), mentre altre possono essere puramente batteriche e trattabili eventualmente con gli
antibiotici; se la ricorrenza di tali infezioni è correlata ad una disbiosi sottostante, con gli antibitoici
si rischia di entrare in un circolo vizioso, e per spezzarlo occorre ripristinare l’equilibrio, ovvero
l’eubiosi (la corretta e bilanciata presenza di batteri benefici il contrario della disbiosi).
Similmente l’uretrite che può essere batterica, ma può anche essere causata dall’irritazione
dovuta al transito delle tossine di una sottostante candidosi/disbiosi. L’urina è uno dei fluidi
attraverso il quale il corpo espelle le tossine, e se il corpo ha molte tossine da espellerere si possono
avvertire fortissimi bruciori all’uretra. Me ne sono accorto un giorno che ho avuto un episodio acuto
di uretrite in seguito ad una reazione di Herxheimer (vedi il capitolo relativo); a dispetto del
253
Vedi quanto scrive il dottor Caporossi sul suo sito al link http://www.proctocastelli.it/disbiosi_intestinale.html.
254
http://www.ossigenoozono.it/Relazioni%20Patologie/Ozono%20Terapia%20e%20disbiosi%20itestinale.pdf.
255
http://www.slideshare.net/marcelloromeo5/disbiosi-intestinale.
256
http://www.verbal.it/nature/disbiosi.htm.
257
http://www.dottorstefanociappi.com/consigli-pratici/disbiosi-sindrome-intestino-irritabile/.
258
http://www.proctocastelli.it/disbiosi_intestinale.html.
259
http://www.ambulatoriprivati.it/rimedi-naturali/disbiosi-intestinale.html.
260
http://www.forumsalute.it/community/forum_48_apparato_urinario_e_genitale_maschile/thrd_78836_correlaz
ione_tra_candida_cistite_e_prostatite_1.html.
261
http://www.laleva.cc/almanacco/prostatite.html.
66
suggerimento medico di iniziare subito un ciclo di antibiotici ho bevuto un litro e mezzo d’acqua e
piano piano tutto si è normalizzato. Infatti in caso di prostastite, cistite e uretrite, generalmente si
consiglia di bere molto per diluire l’urina e facilitare la minzione.
Altre informazioni sulla dismenorrea le trovate nel capitolo successivo, ma segnalo fin da adesso
che la dottoressa Daniela Pelotti262 collega tale problema all’intolleranza al glutine.

12 - Sindrome pre-mestruale, disbiosi e intolleranza al glutine

È davvero fuorviante il pensiero che la donna in occorrenza di alcuni giorni particolari del ciclo
mestruale, debba essere sempre nervosa, facile ad esplosioni di rabbia incontrollata, soggetta a mal
di testa ed altri dolori molto fastidiosi. In realtà la donna in buona salute, sebbene possa
sperimentare sicuramente alcune modificazioni psico-fisiche, non dovrebbe mai manifestare delle
sintomatologie di questo tipo, che si configurano invece come una vera e propria sindrome, detta
Sindrome Pre-Mestruale263.
In realtà tali problemi secondo alcune stime affliggono circa il 25% delle donne (almeno nei
nostri paesi occidentali), ma secondo altre stime264 si arriva sino all’80%; ovviamente alcune
discrepanze si possono comprendere ipotizzando ci sarà una certa percentuale con sintomi molto
evidenti, ed un’altra percentuale con sintomi meno marcati. Secondo un recente sondaggio della
Società Italiana di ginecologia e Ostetricia (eseguito su di un campione di 743 donne) la sindrome
premestruale colpirebbe l’80% delle donne, compromettendo la vita sociale di 43 donne su cento, la
vita di coppia di 53 donne su cento e la vita lavorativa/scolastica di 70 donne su cento.
Altra interessante statistica viene da uno studio sulle studentesse di una università egiziana
Nature and prevalence of menstrual disorders among teenage female students at Zagazig
University, Zagazig, Egypt265 che su un campione di 285 soggetti il 6,3% mostra oligomenorrea
(mestruazioni meno frequenti del normale, ogni 35-90 giorni), l’1.8%, polimenorrea (mestruazioni
più frequenti del normale, ogni 21-24 giorni), l’8,8% ipomenorrea (perdita di sangue molto ridotta
spesso correlata ad una breve durata delle mestruazioni), il 4,2% ipermenorrea (perdita di sangue
molto abbondante spesso correlata ad una durata più lunga delle mestruazioni), l’8,4% periodi
mestrauli irregolari, il 66% dimenorrea (dolori mestruali particolarmente forti), il 56,1% sindrome
premestruale. Gli autori riferiscono che tali dati sono in sintonia con quelli raccolti in altri studi e
mostrano una realtà davvero spaventosa. Ma possibile che in natura ci sia un essere così squilibrato?
Difficile da credersi, mentre è facile immaginare che tutto dipenda dallo stile di vita moderna:
alimentazione, tossine ambientali, farmaci, intolleranza a glutine e caseina.
Ma qual è la vera causa della sindrome pre-mestruale? La dottoressa Natasha Campbell-McBride
afferma che il suo protocollo GAPS (basato sulla dieta dei carboidrati specifici, ovvero su una dieta
paleolitica) è utile anche per guarire dalla sindrome pre-mestruale. La scopo del protocollo GAPS è
quello di curare la disbiosi intestinale, che evidentemente è alla base dei sintomi della sindrome pre-
mestruale, attraverso una dieta che esclude tutti i cereali (e quindi anche quelli che contengono
glutine).
In effetti la disbiosi è una delle cause dell’intolleranza al glutine e in certi giorni del ciclo si
manifesta un’alterazione della permeabilità intestinale, che può a sua volta intensificare i sintomi
della sensibilità al glutine. Possiamo quindi individuare nell’intolleranza al glutine una concausa
262
http://www.pelotti.altervista.org/index.php/le-mie-ricerche-mainmenu-30/215-sindrome-premestruale.
263
http://www.dica33online.it/art9.htm.
264

http://www.staibene.it/psicologia/articoli/single_news/article/la_sindrome_premestruale_mette_in_crisi_la_coppi
a/?refresh_cens
265
Pubblicato su Journal of Pediatric and Adolescent Gynecology 2015 Sep 3. pii: S1083-3188(15)00309-5., autori
Nooh A M, Abdul-Hady A, El-Attar N; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26343844.
67
della sindrome premestruale, come afferma per altro il dottor Jake Paul Fratkin266.
Non è un caso che la dottoressa Daniela Pelotti in un suo articolo intitolato Dismenorrea e
sindrome pre-mestruale267 indichi nella disbiosi intestinale e nella sensibilità al glutine la causa
della sindrome premestruale. La dottoressa precisa che il termine sindrome premestruale fu
introdotto negli anni ‘60 del secolo scorso (quando presumibilmente l’effetto cumulativo di
antibiotici, mancato allattamento al seno ed alimentazione scorretta aveva reso sempre più frequente
l’occorrenza di questo disturbo) e che la donna primitiva che seguiva la dieta paleolitica non
soffriva di certi problemi ed aveva una mestruazione contenuta.
Un’altra conferma in tale senso ci viene dalla biologa nutrizionista Lorella De Mariani268, che in
un suo articolo indica nella disbiosi intestinale la causa della sindrome premestruale. La stessa cosa
viene affermata da un articolo pubblicato sul sito dell’Istituto Tillotson269 (clinica di medicina
naturale), su un articolo pubblicato su di un giornale di medicina naturale del Sudafrica270,
nell’articolo pubblicato sul sito di un’altra clinica di medicina naturale271 ed altri ancora272.
Del resto un articolo del quotidiano La Stampa273 ci informa che delle possibili soluzioni sono
l’integrazione di magnesio e vitamina B6, proprio due di quelle sostanze di cui il nostro corpo è
carente quando si soffre di disbiosi.
Interessante infine è anche la testimonianza di Lauren Geertsen274, una ragazza che sta guarendo
dai suoi problemi di salute (colite ulcerosa) applicando il metodo GAPS (dieta paleolitica), che ha
visto risolversi anche i propri problemi premestruali ed ha scritto un libro “Quit PMS” (“Dire addio
alla sindrome premestruale”)275. Personalmente sono in contatto con diverse donne che passando ad
una dieta paleolitica hanno vissuto la stessa esperienza.

13 - Disbiosi, allergia e debolezza del sistema immunitario

Questo capitolo del libro si basa su tre studi scientifici, che rappresentano l’ennesima conferma
del fatto che disbiosi e/o parassitosi causano allergie, intolleranze, disfunzione e debolezza del
sistema immunitario.
Qui sotto la traduzione delle parti più interessanti dell’abstract dell’articolo Frequently ill
children (“Bambini che si ammalano frequentemente)276 che mostra come infezioni ricorrenti
all’apparato respiratorio, allergie e disbiosi intestinale vanno di pari passo.
I bambini che si ammalano frequentemente mostrano persistenza di infezioni nella
zona nasofaringea, disbiosi intestinale, malattie concomitanti e malattie allergiche.
Secondo i nostri risultati, i bambini che si ammalano frequentemente in età
266
http://drjakefratkin.com/articles/leaky-gut-syndrome-a-modern-epidemic.
267
http://www.pelotti.altervista.org/index.php/le-mie-ricerche-mainmenu-30/215-sindrome-premestruale.
268
http://www.demariani.it/aprofondimenti-test-nutrizione-genetica/ecologia-intestinale/disbiosi-candida-
intestinale-de-mariani-milano/.
269
http://www.tillotsoninstitute.com/diseases/intestinal-dysbiosis.html.
270
http://www.naturalmedicine.co.za/index.php?option=com_content&view=article&id=4692%3Atreating-
candidiasis&catid=1015%3Aimproving-health&tmpl=component&type=raw.
271
http://azimsolutions.com/wp-content/uploads/2014/11/PMS.pdf.
272
http://www.doctorschoicenaturally.com/pages/brain-fog-your-mind-is-writing-checks-your-body-cant-cash.
273
Sindrome premestruale svelato il ruolo degli ormoni, pubblicato il 14/10/2013
http://www.lastampa.it/2013/10/14/scienza/benessere/salute/sindrome-premestruale-svelato-il-ruolo-degli-ormoni-
DInz1I1nl0dgVbI8cLo3nL/pagina.html.
274
http://empoweredsustenance.com/.
275
http://empoweredsustenance.com/quit-pms/.
276
Pubblicato su Advances in experimental medicine and biology (2007;601:301-6), autori Markova T e Chuvirov D. ,
dell’Istituto per gli Studi Avanzati, Dipartimento Federale Educativo, FMBA, Mosca, Russia;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17713018
68
compresa tra i 2 ed i 15 anni, che manifestano frequenza delle malattie
respiratorie acute di 6-15 episodi all’anno e focus di infezione cronici, mostrano
nei periodi di remissione (ovvero quando non sono malati - N.d.T.) dei disordini
del sistema immunitario di natura eterogenea.
Una conferma viene dall’articolo Microbiota of the large bowel in patients with allergic
diseases (“Il microbiota del grande intestino nei pazienti con malattie allergiche”)277, nel cui
abstract leggiamo:
È stato indagato lo spettro dei microrganismi che vivono nel grande intestino dei
pazienti con malattie allergiche. (…) Sono stati esaminati 80 pazienti (31 adulti e
49 bambini di età inferiore a 14 anni). Nei bambini sono stati rilevati cambiamenti
molto prominenti nella parte obbligatoria ed in quella facoltativa della microflora.
La tipizzazione sierologica di 108 colture di enterobatteri nei bambini sotto esame
sofferenti di disbiosi hanno mostrato una varietà di gruppi che evidenzia la
presenza di varianti patogene.
Chiaramente quei cambiamenti molto prominenti della microflora significano una seria disbiosi
intestinale, e la presenza di varianti patogene indica per l’appunto la presenza di candida e di batteri
“cattivi” che secernono tossine e predispongono alla malattia.
L’articolo Probiotic Therapy as a Novel Approach for Allergic Disease ovvero (“La terapia
probiotica come un nuovo approccio alla malattia allergica”)278, è forse il più rilevante ai fini di
quello che viene qui mostrato. In esso all’inizio viene esposta la teoria dell’igiene:
secondo la quale la ridotta esposizione agli stimoli microbici nelle prime fasi della
vita inducono il sistema immunitario ad una risposta allergica del tipo Th-2279, si
pensa che sia un meccanismo rilevante per spiegare questo fenomeno nelle
popolazioni sviluppate280.
Ma l’affermazione più importante è la seguente:
È stato dimostrato che la disbiosi intestinale precede l’insorgere dell’allergia,
possibilmente perché altera la regolazione del sistema immunitario. I trattamenti
esistenti per le malattie allergiche come eczema, asma, ed allergie alimentari sono
limitati, e ci si è concentrati quindi su trattamenti alternativi o strategie preventive.
Negli ultimi 10 anni un vasto numero di studi clinici hanno investigato le
potenzialità dei batteri probiotici nel migliorare le condizioni patologiche delle
malattie allergiche. Questo nuovo approccio si è originato da numerosi dati che
hanno riportato gli effetti che hanno i probiotici su moltissime funzioni tra le quali
l’immunomodulazione, la correzione della disbiosi intestinale così come il
mantenimento dell’integrità della barriera epiteliale [dell’intestino - N.d.T.].
Come è possibile verificare facilmente scorrendo l’articolo fino alla fine, esso si basa sull’analisi

277
Pubblicato su Zhurnal mikrobiologii, epidemiologii, i immunobiologii [2007 May-Jun;(3):69-72] , autori Leonova
Alu, Romanenko E E, Baturo A P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17672135.
278
Pubblicato su Frontiers in Pharmacology (2012 Sep 21;3:171), autori Toh Z Q, Anzela A, Tang M L, Licciardi P
V, che lavorano per l’Allergy and Immune Disorders, Murdoch Childrens Research Institute Melbourne, VIC,
Australia (Istituto australiano di ricerca sulle malattie del sistema immunitario e sulle allergie, con sede a Melbourne);
abstract su http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23049509, articolo integrale su
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3448073.
279
Sistema immunitario sbilanciato con eccessiva presenza dei globuli bianchi T helper di tipo 2 ed insufficiente
presenza dei T helper di tipo 1.
280
Ciò significa che l’eccessiva igiene dell’ambiente in cui vive il neonato nelle nostra moderna civiltà occidentale non
fornirebbe il corretto addestramento al suo sistema immunitario in formazione, con conseguente predisposizione allo
sviluppo di malattie allergiche.
69
di ben 161 altri lavori scientifici e quindi non si tratta di pura speculazione.

14 - I probiotici e la reazione di Herxheimer (die-off)

In caso di disbiosi intestinale può essere molto utile assumere integratori di fermenti lattici ed
altri micro-organismi benefici, sia nella forma di cibo fermentato (crauti, yogurt e kefir) che nella
forma di pillole o bustine. L’assunzione di probiotici, seppur sempre benefica (purché si scelgano
dei prodotti validi e possibilmente specifici rispetto alle proprie carenze di questo o quel ceppo di
batteri benefici), spesso non può svolgere la sua massima azione benefica se non in concomitanza
con l’adozione di una dieta mirata ad “affamare” i microbi patogeni; anche la pulizia intestinale
(idrocolonterapia, clisteri, lavaggio ayurvedico con acqua e sale281) può aiutare sia a ripulire (e
letteralmente disincrostare) l’intestino che a potenziare di conseguenza l’azione dei batteri benefici.
In alternativa ci possono essere altri approcci per debellare i patogeni mentre si potenzia la flora
benefica dell’intestino (vedi il capitolo “Non solo la dieta paleo può combattere la disbiosi”).
In certi casi però (specialmente se si segue una dieta paleolitica oppure in persone
particolarmente sensibili che hanno un sistema di disintossicazione difettoso, vuoi per effetto della
stessa disbiosi, vuoi per caratteristiche genetiche), se non si inizia con piccole dosi per poi
aumentare con gradualità, l’azione positiva dei fermenti può causare un momentaneo
peggioramento di tutta la sintomatologia pre-esistente. Si tratta di una particolare reazione di
disintossicazione detta anche “reazione di Herxheimer” o “reazione di die-off”, in quanto avviene a
causa della morte dei microbi patogeni e del susseguente rilascio massiccio delle tossine in essi
contenuti. Se durante la loro vita questi patogeni infatti rilasciano continuamente dette tossine, una
volta morti i loro “cadaveri” le rilasciano tutte in una volta, esponendo il corpo umano ad una sorte
di overdose di quelle stesse tossine che sono responsabili delle patologie correlate alla disbiosi
intestinale.
Tale reazione esacerba per un po’ di tempo i vari sintomi delle patologie correlate alla disbiosi,
causando anche stanchezza, spossatezza, sonnolenza, eruzioni cutanee, disturbi digestivi (gonfiori,
flatulenza, diarrea o costipazione).
Per mitigare queste reazioni è meglio iniziare ad assumere probiotici in piccole dosi ed
aumentare pian piano tenendo sotto controllo l’insorgere di qualsiasi reazione (come consiglia
anche dalla dottoressa Campbell nel suo libro). Ma se si esagera e si soffre per la reazione di
disintossicazione vi dico alcune cose che, nella mia esperienza, hanno funzionato nell’espellere le
tossine: un semi-digiuno di una ventina di ore, la pulizia intestinale con acqua e sale o con
enteroclismi, l’assunzione di acqua con argilla ventilata e zeolite, bere e sudare molto (quindi anche
la sauna dovrebbe servire allo scopo). Il sito aerrepici invece consiglia il carbone attivo282, riguardo
al quale sul sito my personal trainer283 leggo che le dosi sarebbero di 1-2 grammi al giorno
lontano dai pasti. Il carbone attivo è però controindicato in presenza di ostruzioni intestinali o
appendicite, e può ridurre l’assorbimento di taluni farmaci (infatti elimina tantissimi prodotti
chimici e fa una grande pulizia nel nostro corpo, ma rischia di eliminare anche alcuni oligoelementi
utili); il sito riporta anche che
non va usato in concomitanza con altri antidoti somministrati per bocca, perché
ne vanificherebbe l’efficacia; per le stesse ragioni non va associato neppure allo
sciroppo emetico di ipecacuana o ad altri emetici”.
L’uso dell’argilla ventilata per depurarsi dalle tossine rilasciate nel corso della reazione di die-
off viene consigliato nel libro Guarire l’intestino con l’idro-colon terapia di Flora Peschek-

281
http://tuttocrudo.blogspot.it/2008/07/shankprakshalan-la-depurazione.html.
282
http://www.aerrepici.org/forum/topic.asp?TOPIC_ID=372.
283
http://www.my-personaltrainer.it/integratori/carbone-vegetale.html.
70
Bohmer (Macro Edizioni). In tale libro viene anche consigliata l’assunzione di aceto di mele per
staccare le spore di funghi e lieviti (alcuni dei più fastidiosi patogeni che proliferano in caso di
disbiosi intestinale). Dalla pagina 106 del suddetto libro cito testualmente:
Per ottenere dall’analisi delle feci risultati affidabili, beviamo la sera precedente
un bicchiere d’aceto di frutta o di mele diluito (tre cucchiai da minestra più acqua
fresca fino a riempimento). Questo liquido acidulo stacca, infatti, le spore dei
funghi dalla parete intestinale e riesce anche a snidare colonie molto ben nascoste,
per farle poi evacuare.
Per quanto riguarda l’acquisto di integratori di probiotici, la dottoressa Campbell consiglia di
scegliere dei fermenti in bustina, che si possono sciogliere e dosare a piacimento, purché
contengano in notevoli quantità sia batteri della famiglia Lactobacilli (Acidofilus, Bulgaricus,
Rhamnosus, Reuteri, Casei, etc.), sia batteri della famiglia dei Bifidobatteri (Bifidum, Breve,
Longum, Infantis, etc.) che Bacillus Subtilis (detto anche Batterio del suolo). Utili sono anche i
ceppi benefici dell’Escherichia coli come il ceppo di Nissle (i quali ci aiutano sia a digerire il
lattosio che a tenere alla larga i ceppi patogeni di E. Coli, ovvero quelli apportatori di malattie) e il
lievito Saccaromiceto Boulardii, che è un benefico antagonista della Candida. Tale microorganismo
si trova in molte formulazioni di probiotici facilmente reperibili anche in farmacia, è utile a
contrastare gli effetti nocivi degli antibiotici ed a ripristinare l’equilibrio dell’intestino dopo la
diarrea284.
Ma la reazione di Herxheimer non è solo un effetto dei probiotici, in quanto varie altre sostanze
(specie se abbinate ad una dieta paleolitica) possono indurre lo stesso fenomeno. Io ho sperimentato
reazioni di Herxheimer anche assumendo vitamina C, aglio e cloruro di magnesio, per non parlare
del biossido di cloro, e persino del digiuno. E non dobbiamo limitarci a considerare l’effetto della
morte di candida, funghi e batteri patogeni, perché anche infastidendo e/o uccidendo i vermi
parassiti si può sperimentare qualcosa di simile, al punto che a volte è difficile distinguere tra
eventuali effetti collaterali veri e propri di un protocollo antiparassitario ed effetti delle tossine
liberare dai parassiti quando vengono “attaccati”. Personalmente ho sperimentato per esempio
recidive di psoriasi e di allergia agli inalanti non solo quando ho assunto cloruro di magnesio o
vitamina C (efficaci contro i microrganismi patogeni), ma anche quando ho utilizzato alcuni metodi
per la rimozione dei parassiti descritti in questo libro. Più in generale con i protocolli antiparassitari
si può accusare un forte gonfiore (anche doloroso) all’addome (per il quale possono essere utili dei
delicati massaggi per sbloccare l’aria), ed un temporaneo aumento (ovvero un temporaneo
ripresentarsi) dei sintomi di tutte quelle patologie che sono correlate all’infestazione parassitaria.
Ma a volte, a causa di una reazione di Herxheimer potrebbero presentarsi anche sintomi (lievi e
temporanei) di patologie mai presentatesi in passato, o accusati solo in forma molto lieve ed
occasionale. Si tratta di tutte quelle patologie che possono essere causare da disbiosi/parassitosi e
che una persona potrebbe sviluppare in forma più grave con l’accentuarsi di tale condizione. Per
certi versi la reazione di Herxheimer, per quanto fastidiosa da gestire, è anche un evento che
chiarisce la causa di alcuni disturbi: se li vediamo riacuirsi in seguito alla somministrazione di
probiotici o di altre sostanze che mirano a combattere patogeni e/o parassiti, abbiamo la prova che
quei disturbi sono causati proprio da quegli agenti.

15 - Ansia, attacchi di panico, disbiosi e candida

Come detto nell’inroduzione, la dottoressa Campbell-McBride attribuisce alla disbiosi intestinale

284
Per approfondimenti vedi i due articoli:
http://www.holus.it/pages/articoli.cfm?anno=2000&numero=2&articolo=1 e
http://www.emergenzautismo.org/content/view/748/48/.
71
la causa degli attacchi di panico e dell’ansia eccessiva. Le tossine della candida (ma anche quelle di
altri batteri patogeni e dei parassiti) possono causare queste reazioni, una errata digestione di glutine
e caseina connessa alla condizione di disbiosi può portare caseomorfine e gluteomorfine (sostanze
morfinosimili) ad attraversare la barriera emato-encefalica causando ulteriori disturbi mentali.
Facendo una ricerca sul web si trovano molti siti che affermano la correlazione tra attcchi di
panico, ansia e disbiosi intestinale, vedi ad esempio il sito del dottor Lawrence Wilson che in un suo
articolo intitolato Anxiety and panic attacks – Their causes and correction (“Ansia e attacchi di
panico – le loro cause e la loro correzione”)285; sebbene egli non attribuisca tutte le cause alla
disbiosi/candidosi, menziona diversi fattori casuali che sono a loro volta fin troppo spesso correlati
dalla disbiosi (infiammazione, carenze nutrizionali, accumulo di metalli tossici, ipoglicemia).
Anche a pagina 169 nel libro di Sandra Scheimbum How to give clients the skills to stop Panic
attacks - Dont’ forget to breathe leggiamo che l’ipoglicemia (spesso causata da alimentazione a
base di farine raffinate e zuccheri, e dalla concomitante disbiosi intestinale) può condurre agli
attacchi di panico, così come la proliferazione della Candida. Il libro, molto interessante e completo,
discute anche degli esercizi di respirazione per calmare gli attacchi di panico, nonché dei rimedi
erboristici (molte parti del libro sono liberamente accessibili google books). Non molto diverso è
l’approccio al problema di Lorraine Mason nel suo libro Panick attacks - five steps to freedom;
(anch’esso parzialmente visonabile su google books).
Da una discussione su un forum286 traggo l’esperienza di un ragazzo che ha iniziato a tirarsi fuori
dai suoi problemi di ansia e attacchi di panico curando la disbiosi intestinale. Interessante è il fatto
che questa persona parla di due mesi di cura con psicofarmaci che gli hanno fatto ritornare la nausea
mattutina, segno che tali farmaci, influendo negativamente sulla microflora intestinale, hanno
tamponato il sintomo aggravando però la condizione di malattia:
Dico avvelenato perchè sono stato peggio, mi ha fatto risorgere un vecchio
problema di nausea mattutina, e mi sono cominciato a “farmela addosso”
(dimagrivo, faticavo a mangiare, ad uscire ...). Meno male che (…) sono arrivato
a fare una visita in un centro di naturopatia e tramite l’esame iridologico e quello
all’orecchio (non ricordo il nome, ma la dottoressa mi disse che quello che non
dice la lingua, lo dicono gli occhi e quello che non dicono gli occhi lo dicono le
orecchie) ho scoperto di soffrire di una FORTE DISBIOSI.
Bene da 20 giorni la mia vita alimentare è cambiata, da due settimane ho
smesso gli ansiolitici, da 7 giorni completamente l’inibitore.
Ora mi limito a: mangiare sano (niente più farine raffinate, zuccheri raffinati,
latte vaccino, fritture, carni rosse, lievito chimico), faccio i giusti abbinamenti
proteici (senza quantità perchè io ero dimagrito di brutto e non devo perdere
ulteriormente peso), e sto facendo una cura a base di integratori (inositolo,
tarassaco, carciofo e due integratori con iperico, vitamina b6, e altre piante per
rilassare il corpo).
La naturopata dice che è normale per ora che abbia alti e bassi perchè il corpo
si sta disintossicando (oltre all’intestino anche il mio fegato stava parecchio male
per tutte le schifezze prese).
A parte segnalare che c’è anche chi trova sollievo dagli attacchi di panico287 con la tecnica del
rebirthing e della respirazione consapevole, a conferma della testimonianza sopra riportata citiamo
anche un documento pubblicato sul sito genitori contro autismo288 che tra i sintomi della candidosi

285
http://drlwilson.com/Articles/ANXIETY.HTM.
286
http://theaurumdream.forumcommunity.net/?t=24723909.
287
http://it.paperblog.com/curare-attacchi-di-panico-271080/.
288
http://www.genitoricontroautismo.org/files/CANDIDA_FILE_GCA.pdf.
72
intestinale menziona:
depressione, irritabilità, difficoltà di concentrazione, ansietà, iperattività, deficit
dell’attenzione, manie ossessivo compulsive, attacchi di panico, insonnia.
Molta altra documentazione sul rapporto tra ansia e disbiosi la trovate nel capitolo
successivo.

16 - Disbiosi, parassitosi, focus dentali, alimentazione, “disturbi


psichiatrici” e “problemi psicologici”

Sul rapporto tra intolleranza al glutine e caseina e “malattia mentale” avete già letto numerose
informazioni nel capitolo 8; tale intolleranza, come è stato argomentato ampiamente
nell’introduzione, è a sua volta causata da disbiosi e/o parassitosi. Una dieta senza glutine e senza
caseina e senza zucchero (possibilmente anche senza soia e senza lievito di birra, sostanze che
spesso danno reazioni di intolleranza) a volte permette di ottenere dei buoni risultati nei confronti
dei cosiddetti “disturbi mentali”; in caso contrario è forse il caso di affrontare più a fondo la la
questione intestinale (disbiosi/parassitosi). Senza ovviamente negare l’importanza di eventuali
problemi di natura relazionale e psicologica, molto spesso alla base di tante problematiche di un
certo tipo ci sono problemi legati allo stato dell’intestino e/o dei denti. Sui focus dentali che
possono causare problemi mentali rimando al libro (anch’esso gratuito) Bonifica dentale289, mentre
in questo capitolo ci si concentra su alimentazione, carenze nutrizionale, disbiosi e parassitosi.
Come mostrato più avanti nel capitolo sullo zolfo, la carenza di tale fondamentale elemento
costitutivo del corpo umano può contribuire alla genesi di problemi cardiaci ma anche di
problematiche attenenti alla sfera psichica come la depressione. È pur noto da tempo che la carenza
di elementi nutrizionali come il ferro può concorrere alla manifestazione di quella che viene
etichettata come “sindrome da deficit dell’attenzione”290, così come l’abuso di caffeina (che
troviamo anche nella coca-cola) può concorrere alla manifestazione di quello che viene etichettato
come “iperattività”. Più in generale da un po’ di tempo si studiano i rapporti tra alimentazione e
“deficit di attenzione/iperattività”291. Del resto anche la disbiosi intestinale è causa di carenze di
zolfo e ferro, a causa della proliferazione di batteri patogeni che sottraggono al nostro corpo questi
due importanti elementi.
Alcuni ricercatori attenti all’influsso dell’alimentazione sulla psiche da tempo denunciano che
l’uso (ed abuso) di zucchero (vedi più avanti il capitolo relativo) nella dieta influisce negativamente
sull’equilibrio psichico degli esseri umani, ma già quasi un secolo fa il dottor W. A. Price mostrava
gli influssi negativi sia sul fisico che sulla mente di una dieta a base di farine raffinate, zucchero,
cibo in scatola.
Dal canto suo la dottoressa Campbell-McBride, nel suo libro La Sindrome Psico-Intestinale
spiega nel dettaglio come una dieta a base di alimenti preconfezionati, farine raffinate, zucchero
possa contribuire fortemente alla creazione di una disbiosi intestinale, che è causa a sua volta sia di
disturbi fisici che mentali. Nel suo libro la dottoressa menziona gli studi del giapponese Kaduzdo
Nishi secondo i quali una condizione psichiatrica su dieci è causata dalle tossine che provengono
dall’intestino a causa della disbiosi. Ad esempio, una disbiosi che causa una proliferazione della
Candida albicans nell’intestino (un lievito che è “goloso” di zuccheri e farine raffinate) fa sì che tale
ospite indesiderato (che in condizioni normali è presente nell’intestino in quantità minime e non
dannose) rilasci come prodotto della sua digestione l’etanolo (un alcool), oltre a diversi tipi di
candidotossine che hanno effetti negativi sia sul corpo che sulla mente.

289
http://scienzamarcia.altervista.org/denti.doc.
290
http://www.tuttosteopatia.it/wp-content/uploads/glm_articoliscientifici_allegato_79.pdf.
291
http://www.psicos.org/ADHD.html.
73
A causa della disbiosi e della presenza della Candida nell’intestino la digestione del glutine
(contenuto nel grano, nell’orzo, nel farro, nella segale) e della caseina (contenuta nel latte e nei
latticini) può venire compromessa, e come risultato di tale difficoltà digestiva si generano dei petidi
detti gluteomorfine e caseinomorfine, che sono state riscontrate anche in soggetti “schizofrenici”,
iperattivi, con deficit dell’attenzione, autistici ed epilettici. Tali sostanze sono (come dice il nome
stesso) morfinosimili, ed hanno un effetto negativo sul nostro sistema nervoso centrale.
A conferma di quanto su esposto riporto una citazione dall’articolo Intolleranze alimentari:
verità o pregiudizio?, dalla biologa nutrizionista Federica Mastronardo292:
Perché attribuire proprio a quel nutrimento di cui si è ghiotti la causa di un banale
mal di testa? Lo stesso vale per numerosi disturbi comuni che spesso sono
associati a momenti di stress psico-fisico: colon irritabile, reazioni cutanee,
attacchi di ansia, obesità, disbiosi e malassorbimento intestinale, carenze di
vitamine e minerali fino ad arrivare ai disturbi comportamentali quali epilessia,
schizofrenia, autimo, iperattività nei bambini, fotofobia o problemi di performance
fisica nello sport agonistico.
Anche nella pagina di presentazione di un test delle urine (uro-digestiv test293) leggiamo come la
permeabilità intestinale possa essere correlata alla cosiddetta schizofrenia.
Sul sito scienza e salute leggiamo una interessante dichiarazione della Dott.ssa Fiamma
Ferraro294:
Il fatto che molti soggetti affetti da schizofrenia o depressione siano carenti di
vitamina B6 e zinco potrebbe essere una delle scoperte più significative della
medicina nutrizionale/ortomolecolare. In questo contesto potrebbe non trattarsi di
carenze dovute ad un’errata alimentazione, ma di difetti innati del metabolismo,
tra i quali la criptopirroluria.
La criptopirroluria è una condizione non ancora ben compresa dalla medicina che risulta presente
nel 30% dei soggetti classificati come schizofrenici e nell’11% della popolazione. Secondo alcuni si
tratterebbe di una disfunzione metabolica, ma essendo in realtà molto diffusa, sebbene manifestata
spesso ad un livello molto basso, a me viene il sospetto che tale condizione potrebbe essere in
qualche modo correlata alla disbiosi, innanzi tutto perché e le carenze di zinco e di vitamina B6
sono tipiche nei soggetti sofferenti di disbisosi intestinale, e inoltre certi farmaci che danneggiano la
flora intestinale come gli antidolorifici sono stati indicati come fattori scatenanti di una
criptopirroluria latente295. In effetti le persone che manifestano questa condizione manifestano
anche una serie di sintomi296 molti dei quali sono correlati anche alla disbiosi.
Per quanto riguara il rapporto tra la disbiosi intestinale ed i disturbi del sistema nervoso centrale,
leggiamo sul già citato articolo Dysbiosis of the gut microbiota in disease297:
La disbiosi dei microbi intestinali è stata osservata anche in malattie extra-
intestinali ed in particolare in quelle che possono essere correlate all’ asse
intestino-cervello e colpire il Sistema Nervoso Centrale e quindi il
comportamento e le funzioni cognitive.

292
http://www.federicamastronardo.it/articoli_9.html.
293
http://www.gheos.it/sitogheos/liv1/urotest.php.
294
http://scienzaesalute.blogosfere.it/2007/06/schizofrenia-depressione-o-carenze-nutrizionali.html.
295
http://www.laleva.cc/phpBB2/viewtopic.php?f=1&t=512.
296

http://www.micomedicina.com/index.php?option=com_content&view=article&id=289:criptopirroluria&catid=3
5:archivio&Itemid=93.
297
Pubblicato su Microb Ecol Health Disease. 2015; 26: 10.3402/mehd.v26.26191, autori Simon Carding, Kristin
Verbeke, Daniel T. Vipond, Bernard M. Corfe, Lauren J. Owen;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4315779.
74
Diversi studi si sono concentrate sulla possibilità che il microbiota intestinale
possa influenzare le funzioni cognitive ed il comportamento attraverso una diretta
riprogrammazione dell’asse ipotalamo - ghiandola pituitaria - ghiandola
surrenali, una via attivata in risposta all’infezione e perturbata da fattori di stress
psicologico. (…)
Batteri commensali possono causare cambiamenti cerebrali attraverso la
molecola GABA (…) che è il principale neurotrasmettitore inibitore del sistema
nervoso centrale ed è coinvolto nella regolazione di processi fisiologici e
psicologici. Alterazioni nell’espressione del recettore centrale del GABA sono
implicati nella patogenesi di ansietà e depressione298.
L’articolo Normal gut microbiota modulates brain development and behavior (“Normal gut
microbiota modulates brain development and behavior”)299, mostra che la prima colonizzazione
dell’intestino da parte dei microbi influenza fortemente il futuro sviluppo del sistema nervoso
enterico (il famoso “secondo cervello” dell’intestino), e che il microbiota intestinale può influire
anche sullo sviluppo e sul funzionamento del sistema nervoso centrale.
Che la disbiosi possa essere alla base di differenti problemi mentali viene indicato da diversi
studi su modelli animali citati nel già citato articolo Dysbiosis of the gut microbiota in disease
(con tutti i limiti che possono avere tali esperimenti) ma soprattutto importanti sono due esperimenti
condotti sull’uomo che mostrano come la somministrazione di probiotici possano servire a regolare
l’umore.
L’articolo Impact of consuming a milk drink containing a probiotic on mood and cognition
(“L’effetto sull’umo re e sulle capacità cognitive dell’assunzione di una bevanda a base di latte
contenente un probiotico”)300, mostra che persone depresse che assumevano Lactobacillus casei
hanno avuto significativi miglioramenti nell’umore, rispetto al gruppo di controllo che assumeva un
placebo.
L’articolo Assessment of psychotropic-like properties of a probiotic formulation
(Lactobacillus helveticus R0052 and Bifidobacterium longum R0175) in rats and human
subjects, ovvero “Verifica delle proprietà simil-psicotrope di una formulazione di probiotici
(Lactobacillus helveticus R0052 e Bifidobacterium longum R0175) in ratti e soggetti umani”301,
afferma che dopo la somministrazione di quei due ceppi di probiotici sono stati osservati riduzione
dell’ansia ed altri positivi effetti psicologici, oltre alla diminuzione del livello di cortisolo (l’ormone
dello stress) nel sangue.
Se a tutte queste informazioni aggiungiamo l’effetto negativo delle tossine dei vermi parassiti
(vedi il capitolo relativo), che possono a loro volta causare molti problemi mentali e
comportamentali (tra i quali rabbia, aggressività, autolesionismo) comprendiamo che, in un modo o
nell’altro, molti disturbi etichettati come “patologie psichiatriche” o “problemi psicologici” sono in
realtà la manifestazione di uno squilibrio a livello dell’intestino (disbiosi e/o parassitosi), e che
come tale andrebbe trattato.

298
Ingestion of Lactobacillus strain regulates emotional behavior and central GABA receptor expression in a
mouse via the vagus nerve (“Ingestione di ceppi di Lactobacillus regola il comportamento emozionale e l’espressione
del recettore centrale del GABA attraverso il nervo vago in un topo.”) Pubblicato su Proceedings of the National
Academy of Science USA 2011;108:16050–5, autori Bravo JA, Forsythe P, Chew MV, Escaravage E, Savignac HM,
Dinan TG, et al.. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3179073/.
299
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science USA. 2011;108:3047–52., autori Diaz Heijtz R,
Wang S, Anuar F, Qian Y, Bjorkholm B, Samuelsson A, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3041077/.
300
Pubblicato sull’European Jornal of clinical nutrition 2006;61:355–61, autori Benton D, Williams C, Brown A.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17151594.
301
Pubblicato su British Journal of Nutrition 2011;105:755–64, aumttori Messaoudi M, Lalonde R, Violle N, Javelot
H, Desor D, Nejdi A, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20974015.
75
Un’attenta lettura del libro di Natasha Campbell potrebbe aiutare a comprendere quando le
condizioni etichettate come psichiatriche o psicologiche sono il sottoprodotto di una disfunzione
intestinale; laddove la disbiosi si rivelasse la causa profonda di problemi altrimenti classificati come
“psichiatrici” e “psicologici” la dieta paleolitica potrebbe portare ad una guarigione con metodi del
tutto naturali e consoni alla filosofia di Ippocrate (“fa che il cibo sia la tua medicina”).
E se anche fosse difficile mettere in atto tale dieta molto restrittiva (esclude anche ogni sorta di
cereali e di cibi ricchi di carboidrati, anche i cibi amidacei come le patate) forse una dieta GFCF
(ovvero senza glutine e senza caseina) potrebbe portare almeno in certi casi ad un sensibile
miglioramento. Laddove si trovassero prove di infezioni di Candida, eliminare quegli alimenti che
più di tutti alimentano la proliferazione di tale lievito (come zucchero, latticini e cibi lievitati con
lievito di birra) sarebbe sicuramente utile.
Una delle cose che più fa comprendere la reale eziopatogenesi della maggior parte dei casi di
cosiddetta “malattia mentale” è il fatto che fin troppo spesso questi pazienti manifestano svariati
sintomi fisici correlati alla disbiosi/parassitosi, che si sovrappongono ai loro “disturbi mentali”.
Dei farmaci antipsicotici, utilizzati come “rimedio” per la schizofrenia la dottoressa Campbell
afferma:
essi sono sintomatici, il che significa che essi riducono solo i sintomi senza curare
la malattia. In media i farmaci anti-psicotici riducono i sintomi solo del 15-25% il
che significa che il 75-85% dei sintomi restano irrisolti.
Tali farmaci, così come qualsiasi altro psicofarmaco, hanno pericolosi effetti collaterali, spesso
permanenti, come mostra lo psichiatra Peter Breggin nei suoi libri ed in particolare in Brain
disabling treatments in Psychiatry: Drugs, Electroshock, and the Role of the FDA
(“Trattamenti psichiatrici che danneggiano il cervello: Psicofarmaci, Elettroshock e il ruolo della
FDA”)302. Consiglio a tal proposito anche la lettura dell’opuscolo Effetti Collaterali del Telefono
Viola contro gli abusi psichiatrici di Milano (Nautilus edizioni303).
Peter R. Breggin è un medico psichiatra, ma fa parte del piccolissimo gruppo di psichiatri che
critica aspramente - con precise argomentazioni scientifiche - i classici sistemi di “trattamento”
psichiatrici (contenzione, psicofarmaci, elettroshock). Ha già scritto diversi libri304 sui danni causati
da simili “terapie” ed ha anche messo a punto un’alternativa basata sul rapporto umano e l’ascolto
che egli chiama “terapia empatica” (con tutti i limiti di chi non affronta di pari passo eventuali
problemi intestinali o focus dentali). Nel libro succitato egli scrive che tutti i trattamenti psichiatrici
a base di farmaci:
hanno in comune la maniera in cui esplicano la loro azione, ossia il
danneggiamento e l’alterazione delle normali funzioni cerebrali. I farmacologi
parlano di un indice terapeutico delle medicine, il rapporto fra gli effetti benefici e
quelli tossici. In realtà i trattamenti biochimici sul cervello sono tali che l’effetto
tossico e quello terapeutico coincidono. Lo stesso dicasi per l’elettroshock e la
psicochirurgia.
(…) Da quello che sappiamo dalla neurologia appena una sostanza estranea
entra in contatto col cervello, i suoi effetti tossici si manifestano subito anche come
effetti psicoattivi. Senza tossicità il farmaco non avrebbe alcun effetto psicoattivo.
(…) esplicano i loro effetti “terapeutici” danneggiando le più alte funzioni
umane, inclusa la reattività emozionale, la sensibilità sociale, l’auto-coscienza e la
capacità di auto-comprensione, l’autonomia e l’autodeterminazione. Effetti più

302
1997, Springer Publishing Company.
303
Attualmente disponibile solo sul sito web
http://psicodissea.altervista.org/biblioteca/psicofarmaci/guida_effetti_collaterali_telviola/.
304
http://www.breggin.com/bookordrfrm.html.
76
drastici possono essere apatia, euforia e una sorta di indifferenza tipica delle
persone lobotomizzate. Se un disordine del cervello o della mente affligge già un
individuo, gli interventi biopsichiatrici attualmente disponibili peggiorano il
disordine.
Nel suo libro Psychiatric Drug Withdrawal A Guide for Prescribers, Therapists, Patients
and their Families (“Dismissione degli psicofarmaci, una guida per chi li prescrive, per i terapisti,
pe ri pazienti e le loro famiglie”) il dottor Breggin si è focalizzato sulla difficile opera di
dismissione degli psicofarmaci, dal momento che, se è pericoloso assumerli, è spesso altrettanto
pericoloso smetterli. Scrive egli sul suo sito:
La maggior parte degli psicofarmaci possono causare reazioni durante la loro
dismissione, che includono talvolta problemi fisici ed emozionali che possono
costituire un pericolo mortale. La sospensione degli psicofarmaci andrebbe fatta
attentamente sotto un’esperta supervisione clinica.
In maniera simile la dottoressa Campbell a tal proposito afferma che conviene prima ristabile
l’equilibrio della microflora intestinale e poi diminuire molto gradualmente il dosaggio degli
psicofarmaci.
È da tener presente che una volta gli psichiatri, quando non avevano ancora a disposizioni i
moderni farmaci, annotavano tutti i malesseri fisici che si associavano alle condizioni di “follia” ed
il risultato era che venivano riscontrati problemi digestivi, cardio-vascolari, diabete, infezioni
polmonari ed uro-genitali, malattie autoimmuni ed altri squilibri del sistema immunitario. Segnalo
anche quanto si trova scritto nel libro Textbook of Psychiatry di Henderson e Gillespie (1937):
un’approfondita indagine fisica è assolutamente essenziale in ogni caso – gli
schizofrenici sono generalmente soggetti scarsamente nutriti.
L’articolo Intestinal microbiota, probiotics and mental health: from Metchnikoff to modern
advances: Part I – autointoxication revisited (“Microbiota intestinale, probiotici e salute mentale:
da Metchnikoff alle scoperte moderne: Parte I – l’autointossicazione rivisitata”)305 mostra in
maniera molto estesa come questo legame (adesso denominato in termini scientifici “gut-brain axis”
ovvero asse intestino-cervello) fosse noto già cento anni fa, sebbene alcuni dei più convinti assertori
di questa correlazione pensarono purtroppo di risolvere il problema alla radice in una maniera
decsamente drastica e cruenta, ovvero con la rimozione chirurgica di parti dell’intestino, mettendo
coosì in cattiva luce anche gli altri medici che ipotizzavano invece altre strade più sensate per
ottenere il riequibrio dell’intestino.
In effetti le carenze vitaminiche (soprattutto niacina ovvero vitamina B3, e poi acido folico,
vitamine B6, B12, B1 e C) e di molti minerali (soprattutto magnesio, zinco, manganese) sono
tipiche delle persone etichettate schizofreniche. Non a casa il medico canadese Abram Hoffer, ha
ottenuto notevoli successi con migliaia di pazienti “schizofrenici” utilizzando integratori di
vitamine C, B3, B12 e acido folico. Similmente lo statunitense Carl Pfeiffer, che ha lavorato con
più di 20.000 pazienti ed ha quindi a disposizione una statistica di tutto riguardo, ha scoperto che
con la dieta e con gli integratori si ottengono migliori risultati che non con i farmaci. Anche la
dottoressa Campbell nel suo libro “La sindrome Psico-Intestinale” consiglia, ai pazienti sofferenti di
disturbi mentali, di associare alla dieta paleolitica ed ai probiotici anche degli integratori di vitamine
del gruppo B, particolarmente la B6.
A riprova di queste affermazioni posso citare l’articolo scientifico Status of vitamin B-12 and
B-6 (“Lo stato delle vitamine B12 e B6)306, che collega le carenze di queste due vitamine del
305
Pubblicato su Gut pathogens 2013 Mar 18;5(1):5; autori Bested A C, Logan A C, Selhub E M;
http://www.gutpathogens.com/content/5/1/5.
306
Titolo completo Status of vitamins B-12 and B-6 but not of folate, homocysteine, and the
methylenetetrahydrofolate reductase C677T polymorphism are associated with impaired cognition and
depression in adults, pubblicato su Journal of Nutrition 2012 Aug;142(8):1554-60, autori Moorthy D, Peter I, Scott
77
gruppo B alla depressione ed alle difficoltà cognitive, e l’articolo Misdiagnosed vitamin
deficiency (“Carenza vitaminica non diagnosticata”)307, nel quale si collegano alla carenza di
vitamina B12 confusione, depressione e perdita di memoria,
Se il francese Philippe Pinel ha scritto circa 200 anni fa che “La sede primaria della follia è nella
regione dello stomaco e degli intestini”, il professor Curtis Donohan, statunitense, ha scoperto che i
sintomi della schizofrenia possono essere notevolmente ridotti togliendo cereali e pseudo-cereali
dalla dieta (ciò è molto ben comprensibile in base a quanto scritto nel capitolo 8 sulle caeomorfine e
gluteomorfine).
Citando ancora la dottoressa Campbell:
Egli ha scoperto pure che presso alcuni popoli del Pacifico del Sud, che non
avevano mai consumato cereali e pseudo cereali, non esistevano casi di
schizofrenia. Solo quando essi hanno adottato una dieta occidentale ricca in
cereali si sono iniziati a manifestare casi di schizofrenia. Un altro buon esempio è
l’Irlanda, dove la gente non ha consumato grano fino alla carestia delle patate del
1845. Prima di allora in Irlanda non era stato registrato alcun caso di celiachia o
di schizofrenia. Dal momento in cui hanno adottato il grano come alimento di
base, gli irandesi hanno una delle più alte incidenze al mondo di celiachia e
schizofrenia.
La presenza di certe carenze nutrizionali sono confermate nell’articolo intitolato “Matti”,
depressi, o carenti di vitamina B6 e zinco308 In tale articolo si legge che molti soggetti depressi e
“schizofrenici” (o cosiddetti tali) hanno carenze di zinco e di vitamina B6.
La stessa informazione la si trova nel libro di Linus Pauling (fondatore della medicina
ortomolecolare e due volte vincitore del premio nobel) intitolato Come vivere più a lungo e
sentirsi meglio, sebbene Pauling evidenzi anche il ruolo della carenza di vitamina C e di vitamina
B3 nell’insorgenza della depressione e della carenza di vitamina B12 nell’insorgenza di molti casi
di cosiddetta “malattia mentale”. In tale libro scopriamo pure l’esistenza di studi che legano il
deficit di vitamina B6 all’insorgenza di crisi convulsive (epilessia).
In quest’ottica i tentativi di psichiatri psicoterapisti e psicologi di trovare rimedio ai problemi di
un gran numero di loro pazienti con droghe chimiche (psicofarmaci) o con estenuanti quanto dubbie
analisi introspettive, potrebbero sembrare decisamente goffi se non addirittura patetici in tutti quei
casi in cui la causa principale del problema è fisica piuttosto che psicologica.
Non è un caso che secondo la dottoressa Campbell le persone che soffrono di disbiosi intestinale
hanno bassi livelli di zinco e di diverse vitamine del gruppo B (tra le quali anche la B6), il che fa
sospettare che dietro a molti casi di problemi definiti mentali psichiatrici o psicologici, ci possano in
realtà essere dei problemi intestinali trascurati o mai evidenziati da una scienza medica che (come
conferma Linus Pauling nel suo libro) sembra avere dimenticato la scienza dell’alimentazione e
della nutrizione.
Le vitamine del gruppo B309 si trovano anche nella frutta e nei semi commestibili (frutta secca);
in particolare le nocciole contengono la vitamina B12. Sono essenziali per la regolazione di
tantissime funzioni del nostro organismo e la loro carenza è correlata a tantissime patologie (dal
Morbo di Crohn, alla prostatite al morbo di Parkinson ...), malattie che, come viene mostrato in
questo libro, sono per lo più causate dalla disbiosi. Lo zinco invece lo si trova anche nei semi di

T M, Parnell L D, Lai C Q, Crott J W, Ordovás J M, Selhub J, Griffith J, Rosenberg I H, Tucker K L, Troen A M;


http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22739363.
307
Titolo completo Misdiagnosed vitamin B12 deficiency a challenge to be confronted by use of modern
screening markers, pubblicato su Journal of the Pakistan Medical Association 2012 Nov;62(11):1223-9, autori
Iqtidar N, Chaudary M N; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23866416.
308
http://guide.supereva.it/patologie_croniche/interventi/2006/10/271236.shtml.
309
http://www.medicinaecologica.it/Vitamina%20B.htm.
78
papavero, di zucca, di girasole e nella frutta secca (oltre che nelle uova e in altri alimenti310).
Secondo l’Almanacco della nutrizione311, un elenco di sostanze che potrebbero aiutare le persone
che soffrono di depressione o che sono classificate “schizofreniche” o “bipolari” include anche il
magnesio e l’aminoacido L-triptofano (precursore della serotonina).
Su un forum on line ho letto un interessante intervento di una donna312 che ha smesso di
prendere la pillola anticoncezionale perché la rendeva depressa; il suo medico le ha poi riferito che
“la pillola brucia vitamina B6, così come alcool, fumo e caffeina”.
Il sito dell’istituto Watson313 (psicologia e psicoterapia cognitivo comportamentale) segnala
come cibi antidepressivi i pesci ricchi di omega 3 come le sardine, i semi di zucco e di lino
(anch’essi ricchi di omega 3), spinaci, riso nero, broccolacee (broccolo, cavolo e cavolfiore), kiwi e
frutti di bosco, ed altro ancora (come ad esempio l’avenza che però contiene il glutine).
L’articolo Effect of zinc supplementation on mood states in young women: a pilot study
(“Effetto sell’integrazione di zinco sull’umore delle giovani sonne: uno studio pilota”) mostra che la
somministrazione di integratori di zinco riduce la rabbia e la depressione.
L’articolo Longitudinal association of vitamin B-6, folate, and vitamin B-12 with depressive
symptoms among older adults over time314 mostra l’importanza delle vitamine B6 e B12 e la loro
azione di contrasto della depressione; tale studio mostra che per ogni incremento giornaliero di 10
milligrammi sia della vitamina B6 che della vitamina B12, il rischio di depressione diminuisce del 2%
all’anno.
Cito a questo punto anche una sorta di curiosità, ovvero che secondo uno studio cinese315
Chi consumava pomodori da due a sei volte a settimana, aveva il 46 per cento in
meno di probabilità di soffrire di depressione e malumore rispetto a chi mangiava
il frutto rosso meno di una volta alla settimana.
Impossibile terminare questa rassegna di informazioni senza citare i famosissimi acidi grassi
Omega 3, che secondo lo psichiatra David Servan (autore dell’ottimo libro Guarire, ed Pickwick,
in cui descrive metodi naturali per affrontare i problemi cosiddetti “mentali”) possono risolvere
alcuni casi di depressione.
Di recente uno studio italiano, Long chain omega 3 polyunsaturated fatty acids
supplementation in the treatment of elderly depression: Effects on depressive symptoms, on
phospholipids fatty acids profile and on health-related quality of life316 ha confermato l’effetto
antidepressivo di tali acidi grassi317.
Nel suo libro David Servan, oltre a suggerire l’integrazione di omega 3, il ricorso all’agopuntura
ed alle erbe curative, parla diffusamente dell’effetto curativo dello sport: andando in palestra,
pedalando sulla cyclette o facendo attività all’aria aperta si producono endorfine naturali che
possono servire (almeno in certi casi) a sostituire in maniera del tutto naturale gli psicofarmaci. Un
altro curioso metodo descritto da Servan nel suo libro è quello della sveglia che simula il sorgere
del sole: si tratta di una sveglia che, all’incirca mezz’ora prima dell’orario in cui viene predisposta
la suoneria, inizia ad irradiare una luce che gradatamente aumenta di intensità, simulando così la
venuta dell’alba. Si tratta di un metodo per aiutare in maniera del tutto naturale l’organismo a
310
http://www.valori-alimenti.com/cerca/zinco.php.
311
http://www.laleva.cc/almanacco/depressione.html.
312
http://forum.alfemminile.com/forum/contra/__f15372_contra-Depressione-e-pillola-una-spiegazione.html.
313
http://blog.iwatson.com/20110224105/area-benessere/depressione-e-cibi-antidepressivi.html.
314
Pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition 2010 Aug; 92(2): 330–335, autori Kimberly A Skarupski,
Christine Tangney, Hong Li, Bichun Ouyang, Denis A Evans, Martha Clare Morris;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2904034/.
315
http://www.mondobenessereblog.com/2012/12/06/depressione-malumore-benefici-pomodori/.
316
Pubblicato su The Journal of Nutrition, Health & Aging (2010), autori M. Rondanelli, A. Giacosa, A. Opizzi;
http://www.jacn.org/content/29/1/55.full.pdf)
317
http://www.mettersiadieta.it/alimenti/omega-3-riduce-depressione.
79
gestire lo stress del risveglio forzato.
L’ennesima conferma di quanto su asserito sul rapporto tra disbiosi e “malattie mentali” è
l’articolo del daily mail intitolato Eat more yogurt! Low levels of healthy gut bacteria could be
the cause of mental health issues such as ‘anxiety and schizophrenia’ (“Mangiate più yogurt!
Bassi livelli di batteri benefici nell’intestino potrebbero essere la causa di problemi mentali quali
“ansietà e schizofrenia”)318. I sottotitoli sono particolarmente significativi:
Una persona adulta porta in media 2 kg di batteri
I batteri benefici sono noti come probiotici, e si trovano comunemente nello yogurt
di latte, yogurt di soia, e sotto forma di integratori alimentari
I probiotici sono anche somministrati nei trapianti di feci, nei quali le feci di un
donatore sano vengono somministrate per via anale ad un paziente infetto
Gli Streptococchi sono legati al disordine ossessivo compulsivo
I batteri intestinali regolano i livelli di dopamina
Un accumulo di dopamina causa agitazione e stress nel corpo
I batteri intestinali ‘parlano al cervello’ per mezzo del sistema immunitario o di
parti del sistema nervoso
Per quanto interessante, l’articolo però non dice che gli yogurt vaccini (o caprini) andrebbero
fatti a partire da latte intero, di sicura provenienza biologica, di mucche (o capre) in ottima salute,
che dovrebbero fermentare 24 ore, e quando possibili preparati a partire da latte crudo, non
pastorizzato e non omogeneizzato; questo è almeno quanto asserisce la dottoressa Campbell (e non
solo lei).
Ma esiste poi un latte così?319 … forse quello degli animali
allevati sul proprio pezzettino di terra? Vista anche la
correlazione tra consumo di latte e latticini e tubercolosi320
nonché paratubercolosi321 c’è da stare molto attenti.
Personalmente ritengo che la migliore alternativa vegetale sono
gli yogurt fatti in casa a partire per esempio dal cocco o dalla
mandorla (vedi più avanti).
Ad ogni modo l’articolo del Daily Mail riferisce di studi di
scienziati che correlano lo stato della microflora intestinale a
disturbi quali l’ansietà, la schizofrenia e l’autismo, ed in
particolare di uno studio pubblicato sul giornale Nutritional Neuroscience da parte del laboratorio
statunitense The Great Plains Laboratory (uno dei migliori e più attrezzati al mondo, cui si
appoggia la stessa dottoressa Campbell-McBride). Questo studio mostra che i livelli della molecola
HPHPA (un sottoprodotto chimico dei batteri del genere clostridium) sono molto più alti nelle urine
dei bambini autistici e di altri soggetti con problemi mentali. In particolare in una nota ad una foto
dell’articolo il giornale riferisce che
il dottor James Greenblatt, un psichiatra dell’area di Boston, dice che tutti i dottori
dovrebbero adottare come una procedura standard l’esame degli acidi organici
nelle urine per il controllo dei livelli di HPHPA.
Questa molecola (HPHPA) secondo Greenblatt
causa la disattivazione di un enzima che impedisce alla dopamine di essere

318
http://www.dailymail.co.uk/news/article-2419418/Low-levels-healthy-gut-bacteria-cause-mental-health-issues-
anxiety-schizophrenia-say-scientists.html.
319
http://www.boorp.com/libri_gratis_pdf/libro_Tbc_Tisi_quale_Verita%27_in_pdf_gratis.php.
320
http://integrazionebenessere.it/alimentazione/406-lo-sapete-che-dietro-al-commercio-di-latte-e-latticini-si-
nascondono-temibili-verita.html.
321
http://www.izsler.it/izs_bs/ftp/doc/CREF_paratubercolosi/compiti/Mybacterium%20avium.pdf.
80
convertita nel neurotrasmettitore neuroepinefrina, dice Greenblatt, e questo causa
un accumulo di dopamina.
L’accumulo di dopamina, è noto, induce agitazione.
Per quanto inaccettabile dal punto di vista etico, e di incerta trasposizione all’uomo, è
interessante anche quanto riferisce l’articolo su una ricerca in cui i topi sono stati privati dei microbi
intestinali, i quali mostravano livelli più alti del cortisolo (l’ormone dello stress) rispetto ai topi sani
del gruppo di controllo; i topi privati della microflora intestinale mostravano anche
livelli alterati della molecola cerebrale BDNF, che è stata correlata all’ansietà ed
alla depressione negli esseri umani.
Nell’articolo si parla anche di PANDAS, una malattia causata dagli streptococchi
che si manifesta come una combinazione di tic, ossessioni, compulsioni ed altri
sintomi che possono essere abbastanza gravi per giustificare diagnosi come
disordine cronico da tic, disturbo ossessivo compulsivo, e sindrome di Tourette .
Un bambino di 10 anni della Virginia è stato curato con probiotici dopo essere
stato erroneamente diagnosticato come sofferente di PANDAS dopo che aveva
sviluppato dei sintomi da disturbo compulsivo in seguito ad un’infezione da
streptococchi e ad un lungo ciclo di antibiotici.
(…) Dopo i probiotici, ‘c’è stato un cambiamento totale’, ha detto ad ABC
News. ‘I suoi sintomi sono scomparsi e si è rimesso del tutto.’
Quanto ai trapianti di feci di donatori sani, per quanto possa essere un interessante campo di
ricerca, mi sembra molto più logico ripristinare la corretta flora con una dieta paleolitica ed i
probiotici, o magari provare semplicemente a fare dei clisteri con sciolti dentro dei probiotici,
secondo quanto suggerisce la dottoressa Campbell.
Per spiegare meglio il legame intestino-cervello e comprendere come si possano originare i
cosiddetti disturbi mentali, consiglio la lettura dell’articolo Intestinal microbiota, probiotics and
mental health: from Metchnikoff to modern advances: Part II – contemporary contextual
research (“Microbiota intestinale, probiotici e salute mentale: da Metchnikoff alle scoperte
moderne: Parte II – ricerca contestuale contemporanea”)322 che presenta forse la più ricca mole di
dati sul rapporto tra equilibrio del microbiota intestinale e salute mentale. Gli autori ricordano
innanzitutto come agli inizi del 1900 gli scienziati indagassero già tale questione discutendo del
fenomeno della cosiddetta autointossicazione (tossine prodotte dai patogeni che arrivano al cervello
anche a causa di una aumentata permeabilità dell’intestino), ma dal 1930 in poi la questione fu
abbandonata e si iniziò al contrario ad indagare sulla relazione causale inversa: l’effetto di
depressione, ansia e stress nella genesi dei disturbi gastrointestinali.
Gli autori stessi, prima di lavorare a questo articolo di rassegna degli studi del settore, hanno
fatto dei lavori di indagine mostrando il ruolo potenziale dei probiotici per combattere stati di fatica
cronica e di depressione. Col progredire delle tecniche di analisi ormai sappiamo che i cosiddetti
disturbi mentali sono associati con un basso grado di infiammazione, stress ossidativo e aumento
delle citochine infiammatorie (delle molecole denominate per esempio TNF-α, IL-1, IL-6, etc) tutti
fattori che possono regolati dall’assunzione dei probiotici.
Uno dei fattori intestinali che può causare disturbi mentali, e su cui si sofferma il succitato
articolo, sono le endotossine lipopolisaccaridi (LPS), la cui somministrazione (anche in basse dosi)
ha innescato ansia, depressione, deficit cognitivi. Tali molecole fanno parte della membrane esterna
dei batteri gram-negativi, microrganismi che (sotto normali condizioni) sono presenti in quantità di
almeno un grammo nel nostro intestino (una minuscola porzione del microbiota intestinale quindi).
Se la barriera intestinale è sana e funzionante, solo una minuscola quantità di endotossine LPS può

322
Pubblicato su Gut Pathogens. 2013; 5: 3, autori Alison C Bested, Alan C Logan, Eva M Selhub;
http://www.gutpathogens.com/content/5/1/3.
81
passare nel sangue, mentre alti livelli di tali tossine vengono rilevate nel sangue di persone obese,
con alti livelli di insulina e che manifestano altri segni che predispongono alle malattie
cardiovascolari ed al diabete. Ma le tossine LPS inducono anche produzione di citochine che a loro
volte sovra-eccitano il sistema limbico e portano ad una diminuzione di triptofano, la molecola a
partire dalla quale viene costruita nel nostro corpo la serotonina, un neurotrasmettitore essenziale
per il normale funzionamento del cervello, e la cui carenza induce ansia e depressione.
Tra l’altro l’ingresso nel circolo sanguigno delle tossine LPS può danneggiare la barriera emato-
encefalica323, ovvero quel sistema che agisce da filtro per evitare che certe molecole indesiderabili
arrivino fino al cervello; sostanzialmente aumenta la permeabilità di questa barriera e aumenta il
carico di patogeni e di tossine che riescono a raggiungere il cervello, comprese le stesse LPS, e
diminuisce al contempo la capacità della barriera di espellere le tossine, come quelle che delle beta-
amiloidi, peptidi tossici che nel cervello nei malati di Alzheimer accumulano e si aggregano
formando addirittura delle placche che ricoprono le cellule nervose (e che, secondo recenti ricerche,
hanno un qualche ruolo anche nel morbo di Parkinson324). Il nostro organismo però è dotato di un
sistema di regolazione della permeabilità di questa barriera per mezzo di certi cannabinoidi (detti
endocannabinoidi, in quanto prodotti dal corpo stesso) che compensano l’effetto negativo delle
LPS. Questo suppongo che possa spiegare l’effetto terapeutico dei cannabinoidi nel mitigare i
sintomi della sclerosi multipla e forse anche quello curativo nei confronti dei tumori cerebrali.
Affinché le tossine LPS (ed anche altre) possano giungere in circolo nel sangue in dosi
sufficienti a creare dei disturbi mentali occorre un aumento della permeabilità intestinale (e
possibilmente a volte anche un aumento di numero degli stessi batteri gram-negativi), e sempre più
ricerche scientifiche lo stanno dimostrando. Interessante ad esempio è il risultato dello studio
Alterations of the intestinal barrier in patients with autisms pectrum disorders and in their
first-degree relatives (“Alterazioni della barriera intestinale in pazienti con disturbo dello spettro
autistico e nei loro parenti di primo grado”)325 che mostra come l’eccessiva permeabilità
intestinalesi riscontri nel 36.7% dei bambini autistici, nel 21.2% dei loro parenti di primo grado (tra
i quali ci sono anche le madri ed i fratelli, che condividono una simile microflora, dal momento che
viene trasmessa da madre a figlio) e nel 4.8% dei soggetti sani del gruppo di controllo. L’aumento
della permeabilità intestinale non è però legata solo al passaggio nel sangue delle tossine LPS, ma
anche di molte altre tossine, veleni ambientali, nonché particelle di cibo maldigerito. Tra i veleni
ambientali che causano sintomi depressivi ci sono i PCB, i quali a loro volta compromettono la
funzionalità di entrambe le barriere di cui qui si è discusso, quella intestinale e quella emato-
encefalica. Anche in questo caso il corpo è dotato di meccanismi di riequilibrio, i batteri benefici,
ed in effetti la somministrazione di probiotici aiuta a disintossicare l’intestino.
Mentre l’assunzione di acidi grassi Omega 3 ha un effetto positive sulla barriera intestinale ed
aiutano a limitare il passaggio di LPS tossine nel sangue, il fruttosio aumenta la quantità di LPS in
circolazione rispetto al saccarosio ed al glucosio. La sempre maggiore diffusione dello sciroppo di
mais ad alto contenuto di fruttosio può quindi contribuire all’aumento dei casi di ansia e
depressione.
Un altro fattore a volte importante nei problemi mentali, che viene fatto notare nel succitato
articolo, è quello dell’acido D-lattico, un isomero del’acido lattico che viene prodotto da alcuni

323
Direct effects of endotoxin on the endothelium: barrier function and injury, pubblicato su Laboratory
investigation 1999 Oct;79(10):1181-99., autori Bannerman D D, Goldblum S E;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10532583.
324
Motor deficits associated with changes in β-amyloid in Parkinson’s disease, pubblicato su Journal of
Neurology Neurosurgery & Psychiatry, nov 2012, autrice Glenda M Halliday;
http://jnnp.bmj.com/content/early/2012/11/08/jnnp-2012-304177.extract.
325
Pubblicato su Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition. 2010;51:418–424, autori De Magistris L,
Familiari V, Pascotto A, Sapone A, Frolli A, Iardino P, Carteni M, De Rosa M, Francavilla R, Riegler G, Militerni
R, Bravaccio C; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20683204.
82
batteri (come il Lactobacillus delbrueckii) e che si può accumulare nell’intestino, passare nel
sangue e quindi contribuire ad uno squilibrio psichico. L’assorbimento di acido D-lattico nel sangue
viene aumentato dalle tossine LPS, dalla permeabilità intestinale, ma anche dallo stress; l’eccesso di
fibra può incoraggiare la crescita delle specie che producono questo isomero dell’acido lattico.
Alcune altre informazioni (e conferme di quanto su scritto) le troviamo nell’articolo Serotonin,
tryptophan metabolism and the brain-gut-microbiome axis326 (“Serotonina, metabolismo del
triptofano e l’asse microbioma intestinale-cervello”) nel cui abstract troviamo scritto che uno dei
meccanismi con cui asse e microbioma interagiscono può dipendere
dalla capacità del microbiota intestinale di controllare il metabolismo del
triptofano (…) riducendo simultaneamente la frazione disponibile per la sintesi
della serotonina ed aumentando la produzione di metaboliti neuroattivi
È noto che bassi livelli di serotonina a possono provocare ansia, depressione nonché problemi
sessuali, e aggressività; si può fare qualcosa per aumentare la produzione di serotonina facendo
attività fisica e prendendo il sole, oppure mangiando alcuni alimenti che ne stimolano la produzione
(frutti di bosco, patate, cacao, zucca, e lasciamo perdere il latte che ormai è tutto pastorizzato e nn
fa certo bene alla salute) attività fisica e luce solare).
Come già accennato all’inizio del libro, sono emerse di recente molte informazioni sul possibile
ruolo del parassita unicellulare toxoplasma nella depressione e in altri “problemi mentali”.
L’articolo New findings: depression, suicide, and Toxoplasma gondii infection (“Nuove
scoperte: depression, suicidio ed infezione da Toxoplasma gondii)327 ci informa che non solo la
presenza di anticorpi al Toxoplasma è correlate a vari disturbi mentali (tra i quali schizofrenia,
depressione, tentativo di suicidio) ma che è stato individuato un possibile meccanismo: la reazione
di difesa dell’organismo contro questo protozoo ha come effetto collaterale una diminuzione di
produzione di serotonina nel cervello. Un’altra affermazione importante dell’articolo è che mentre
generalmente un’infezione da toxoplasma non può riattivarsi una seconda volta, questo può invece
succedere nei soggetti con un sistema immunitario squilibrato.
L’articolo Effects of Toxoplasma gondii infection on plasma testosterone and cortisol level
and stress index on patients referred to Sina hospital328, mostra che nelle persone infette da
toxoplasma c’è un misurabile aumento dei livelli di testosterone e di cortisolo (l’ormone dello
stress) ed è stata misura una correlazione tra toxoplasmosi stress ed ansia.
L’articolo Reconceptualizing major depressive disorder as an infectious disease (“Ripensare
la depressione maggiore come una malattia infettiva”)329, per quanto si presenti come puramente
speculativo, mostra diverse argomentazioni a favore di tale punto di vista, per esempio la presenza
di indicatori di un processo infiammatorio (anche nel cervello). Per esempio i suicidi mostrano
livelli più elevati di alcune interleuchine in un’ area del cervello già in precedenza associata ala
formulazione di idee suicide. Ovviamente è una speculazione asserire che tali indicatori di un
processo infiammatorio dipendano dall’attivazione del sistema immunitario in risposta ad
un’infezione da virus, batteri o parassiti, ma è una speculazione molto sensata. L’articolo ci informa
che il Toxoplasma gondii infetta circa un terzo della popolazione mondiale e che tale infezione è
associata alla produzione di quelle citochine pro-infiammatorie riscontrate nei pazienti depressi e
che è stata riscontrata una correlazione tra diffusione dell’infezione da toxoplasma e tassi di
suicidio; inoltre le persone che hanno tentato il suicidio hanno più alti livelli di anticorpi al
326
Pubblicato su Behavioural Brain Research 2015 Jan 15;277:32-48, autori O’Mahony S M, Clarke G, Borre Y E,
Dinan T G, Cryan J F.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25078296.
327
Pubblicato su Journal of American Association of Nurse Practicioners 2014 Nov;26(11):629-37, autori Hsu P C,
Groer M, Beckie T; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24715687.
328
Pubblicato su Jundashapur Journal of Microbiology, autori Tehran Shahnaz Shirbazou, Laila Abasian, Fatemeh
Talebi Meymand; http://jjmicrobiol.com/2399.fulltext..
329
Pubblicato su Biology of Mood and Anxiety Disorders 2014; 4: 10, autore Turhan Canli;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4215336/.
83
toxoplasma. Del resto se il toxoplasma riesce a modificare il comportamento dei topi da esso
infettati fino a far loro percepire l’odore dell’urina del gatto come qualcosa di sessualmente
attraente, il sospetto che possa causare anche nell’uomo delle forte modificazioni a livello cerebrale.
Altri dati finora appurati sono quelli della correlazione tra virus come l’herpes simplex-1 o il virus
di Epstein-Barr; ma è noto che la correlazione non è abbastanza per definire un rapporto di causa ed
effetto.
Argomentazioni molto simili le ritroviamo nell’articolo Could depression be the result of a
brain infection?(La depressione potrebbe essere causata da un’infezione al cervello?)330.
Ma come fare a liberarsi da una infezione da toxoplasma se il proprio sistema immunitario è
debole? Ovviamente ristabilendo l’equilibrio del sistema immunitario risanando l’intestino, e poi
probabilmente possono venire in aiuto zinco, melatonina e lattoferrina; sebbene i seguenti studi
siano stati compiuti su animali, è risaputo che lo zinco aiuta a potenziare il sistema immunitario e
che la lattoferrina ha un’azione antibattericaed antifungina. Vedi Effect of zinc and melatonin
supplementation on cellular immunity in rats with toxoplasmosis331 e Toxoplasma gondii:
inhibition of the intracellular growth by human lactoferrin332. Maggiori informazioni su dei
percorsi natuali di cura della toxoplasmosi potete trovarle (in inglese) sul sito di Greg Lee333.
In realtà il numero dei parassiti (anche unicellulari) che possono causare problemi a livello
mentali (ma anche attacchi epilettici) è piuttosto vasto, sebbene molti si trovino solo in aree
tropicali; chi vuole controllare l’elenco può leggere l’abstract dell’articolo Parasitoses of the
human central nervous system334. Persino alcuni vermi parassiti possono penetrare nel cervello,
ma perché ciò succeda occorre ingerire carne cruda.
Molto altro materiale sulla questione psichiatrica sarà presto disponibile non appena riordino i
miei scritti. Sul rapporto tra “malattia mentale” e carenze di vitamina D, vedi il capitolo relativo.
Per l’intanto vi suggerisco di leggere anche (nonostante tutti i limiti di un approccio che non
riconosce la follia come problema legato a disturbi nutritivi, intestinali o di focus dentali) i libri di
Giuseppe Bucalo (disponibili anche gratuitamente on line) e l’articolo Le voci dentro la loro
testa”, approccio di Gail Hornstein alla comprensione della follia335.

17 - Il legame tra l’intestino e la dipendenza da sostanze (alcool e altre


droghe)

La dottoressa Natasha Campbell-McBride afferma che il suo protocollo GAPS (basato sulla dieta
paleolitica e sui probiotici) è utile anche per risolvere i problemi legati alla dipendenza da sostanze
(alcool e altre droghe). La scopo del protocollo GAPS è quello di curare la disbiosi intestinale che
evidentemente concorre (assieme a una serie di problematiche sociali e psicologiche) all’instaurarsi
di una dipendenza.
Non è un caso che il metodo Gerson336 (nato allo scopo di curare tumore e tubercolosi, e basato
330
Pubblicato su Journal Biology of Mood and Anxiety Disorder 2014, 4:10, autore Turhan Canli;
http://www.biolmoodanxietydisord.com/content/4/1/10.
331
Pubblicato su Biological Trace Elememnt Research 2003 Winter;96(1-3):237-45, autori Baltaci A K, Bediz C S,
Mogulkoc R, Kurtoglu E, Pekel A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1471610326.
332
Pubblicato su Polish Journal of Microbiology 2007;56(1):25-32, autori Dzitko K, Dziadek B, Dziadek J, Długońska
H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17419186.
333
Why Chronic Depression Can Be Aggravated By a Hidden Toxoplasmosis Infection;
http://goodbyelyme.com/free_articles/coinfections/toxoplasmosis.
334
Pubblicato su Journal of Helminthology. 2013 Sep;87(3):257-70, autori Finsterer J, Auer H;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23046708.
335
http://www.italiah24.it/italia/notizie/46291/le-voci-dentro-la-loro-testa-approccio-di-gail-hornstein-alla-
comprensione-della-follia.html.
336
Vedi anche più avanti il capitolo sul cancro.
84
sul risanamento dell’intestino e del fegato) ha dato buoni risultati anche nel risolvere problemi di
dipendenza da sostanze. Se la dieta GAPS (una versione della dieta dei carboidrati specifici)
abolisce del tutto i carboidrati complessi (e quindi tutti i cereali, gli pseudo-cereali e i tuberi
amidacei), la dieta associata al metodo Gerson del resto prevede ben pochi carboidrati, ben poco
glutine (un po’ di avena) e tantissima frutta e verdura biologica cruda, sotto forma di spremute.
Non è un caso che l’articolo Role of intestinal permeability and inflammation in the
biological and behavioral control of alcohol-dependent subjects (“Ruolo della permeabilità
intestinale e dell’infiammazione nel controllo biologico e comportamentale dei soggetti alcol-
dipendenti”)337 mostra una aumento della permeabilità intestinale negli alcolisti, permeabilità che
permette alle endotossine (ed eventualmente anche a caseomorfine e gluteomorfine) di penetrare nel
circolo sanguigno. Ovviamente non è abbastanza per indicare che lo squilibrio intestinale sia causa
e non effetto del consumo di alcool e/o altre droghe (probabilmente il nesso causale esiste in tutte e
due le direzioni) ma è sicuro che, una volta nota la correlazione tra le due cose, non ci si può
limitare a curare il problema psicologico alla base della dipendenza, perché altrimento lo squilibrio
intestinale rischia di influire negativamente sulla psiche ed alimentare un circuito chiuso.
Altro articolo che illustra la correlazione tra danno al microbioma intestinale ed alcool (sebbene
non chiarisca in che senso vada il nesso causale) è The intestinal microbiome and the leaky gut
as therapeutic targets in alcoholic liver disease (“Il microbioma intestinale e l’intesino poroso
come un obiettivo terapeutico nella malattia epatica da alcool”)338.
Abbiamo appena visto al capitolo precedente che una dieta senza glutine e caseina apporta
notevoli miglioramenti nei soggetti autistici e nei cosiddetti schizofrenici. La disbiosi intestinale
impedisce una corretta digestione di diverse sostanze; in particolare l’incompleta digestione di
glutine e caseina genera la produzione di gluteomorfine e caseomorfine, sostanze morfinosimili che
innescano una vera e propria dipendenza da latticini e da farinacei contenenti glutine. Forse anche
questo fenomeno (specie alla luce di quanto appena riportato) potrebbe contribuire a spiegare il
legame tra intestino e dipendenza da sostanze.
Ma vediamo infine le informazioni che ci porta l’articolo Intestinal permeability, gut-bacterial
dysbiosis, and behavioral markers of alcohol-dependence severity (“Permeabilità intestinale,
disbiosi dei batteri intestinali e indicatori comportamentali della gravità della dipendenza da
alcool”)339, il quale ci informa che alcuni (ma non tutti) i soggetti alcolizzati soffrono di eccessiva
porosità intestinale, e che questi soffrono più degli altri di ansia, depressione e desiderio
incontenibile dell’alcool dopo un lungo periodo di astinenza. Tra l’altro i soggetti alcolizzati con
intestino permeabile analizzati in questo studio mostrano una composizione alterata del microbiota
intestinale (ovvero una disbiosi) e gli autori concludono che questa, alterando la funzionalità della
barriera intestinale contribuisce ai disturbi del comportamento; di conseguenza si propone l’idea di
considerare il microbiota un aspetto datenere in considerazione nella gestione della dipendenza da
alcool, ovvero si propone lo stesso approccio fin qui da me discusso (e che ci crediate o no, ho
scoperto questo articolo solo dopo avere scritto il resto del capitolo).

18 - Le strutture dei biofilm e la loro importanza per la salute umana

In tempi relativamente recenti la scienza, la medicina e la microbiologia hanno scoperto le

337
Pubblicato su Brain, behavior and immunity 2012;26:911–918, autori Leclercq S, Cani PD, Neyrinck A M, Stärkel
P, Jamar F, Mikolajczak M, Delzenne N M, de Timary P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22521198.
338
Pubblicato su Frontiers in physiology 11 October 2012, autori Phillipp Hartmann, Wei-Chung Chen, Bernd
Schnabl; http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fphys.2012.00402/full.
339
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science U S A. 2014 Oct 21;111(42):E4485-93, autori
Leclercq S, Matamoros S, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25288760.

85
strutture dei cosiddetti “biofilm”, ovvero aggregazioni di organismi unicellulari che spesso
divengono così complesse da poter essere considerate quasi come un unico organismo vivente, in
maniera non molto differente da come avviene per le spugne.
Si tratta di particolari strutture che aderiscono a superfici sia biologiche (come per esempio le
pareti dell’intestino) che artificiali (come ad esempio la parete interna di un catetere), costituite di
una matrice polimerica composta di polisaccaridi all’interno della quale vivono colonie di micro-
organismi. Quando il numero delle cellule presenti nella colonia supera un certo livello (quorum)
tra le diverse cellule vengono scambiati persino molecole chimiche che hanno funzione di
trasmettitori, ma vengono scambiati anche materiali genetici. A tale scopo i biofilm presentano
spesso dei veri e propri canali che potremmo anche vedere come un rozzo apparato circolatorio,
nervoso, escretore.
La matrice a base di polisaccaridi del biofilm è caricata negativamente, ed ai polisaccaridi sono
frammisti degli ioni metallici positivi di calcio, manganese e ferro, che ne permettono la coesione.
Si crea così una struttura che protegge gli organismi unicellulari da radiazioni e agenti chimici, ma
anche dall’effetto degli antibiotici e dall’azione del sistema immunitario dell’organismo che li
ospita.
Ed è proprio questo aspetto che rende importantissima la presenza dei biofilm nell’organismo
umano quando essi sono formati da batteri patogeni oppure da batteri commensali che, in soggetti
immunodepressi, subiscono una proliferazione eccessiva. Lo stesso batterio nella sua forma libera
(o planctonica) può essere abbastanza facilmente identificato e colpito da un sistema immunitario
efficiente o dai farmaci (come gli antibiotici), ma all’interno del biofilm può diventare 100 volte più
resistente.
Ciò vuol dire che a volte i focolai infettivi responsabili di una certa patologia non sono esterni
ma interni, e che non possono essere eliminati fintanto che non vengono eliminati i biofilm. In
effetti sebbene molte cellule trovino rifugio all’interno del biofilm esse vivono in equilibrio con un
numero variabile di individui liberi (forme planctoniche) dello stesso batterio che si staccano dal
biofilm. Di conseguenza molte malattie croniche e/o autoimmuni possono essere causate da agenti
patogeni che, riparati nella struttura del biofilm, non si riescono ad eliminare. La struttura del
biofilm, che ripara i patogeni, è quindi fortemente correlata al problema della disbiosi intestinale e
della sua risoluzione, ma anche a problematiche dentali, dal momento che anche la famosa placca
dentale è stata recentemente riconsiderata come una struttura a base di biofilm340.
I biofilm non hanno una membrana esterna proteica e proprio per questo motivo il sistema
immunitario non li riconosce come un pericolo e non li attacca. Da notare per altro che
l’integrazione di calcio ferro e manganese (elementi cardine della struttura del biofilm) può essere
controproducente se si vogliono attaccare tali strutture.
Un metodo chimico-farmaceutico per aggredire il biofilm (un metodo che presenta diversi effetti
collaterali ovviamente) è quello di rompere i legami a base di ioni metallici con il chelante EDTA,
in modo che i batteri non siano più protetti e di somministrare quindi un antibiotico per eliminarli.
Secondo quando scritto da Kerri Rivera nel suo libro (che descrive un protocollo per la
guarigione dall’autismo, ma anche da molte malattie causate da disbiosi e parassitosi), il biossido di
cloro somministrato per via orale e per via rettale (in opportune basse diluizioni) ha la duplice
funzione di distruggere la coesione della matrice del biofilm e di aggredire i patogeni che ne
fuoriescono. La conferma di questa affermazione avviene dalla Lenntech, azienda che si occupa di
trattamento e purificazione dell’acqua, la quale nel suo sito341 riferisce espressamente:
È stato dimostrato oltre ogni dubbio che il biossido di cloro rimuove il biofilm dai
sistemi acquosi e ne impedisce la formazione una volta dosato ad un basso livello

340
http://www.dentalcare.it/formazione-dentale-
professionale/biofilm.aspx?ModuleName=coursecontent&PartID=3&SectionID=-1.
341
http://www.lenntech.it/biblioteca/clo2/diossido-di-cloro.htm.
86
continuo. L’ipoclorito d’altra parte si è rivelato avere scarso effetto sui biofilm.
Si tratterebbe quindi di un’alternativa molto più naturale e che presenta come effetti collaterali
solo una eventuale reazione di Herxheimer. Da notare che la reazione di Herxheimer non è un vero
e proprio effetto collaterale, ma è una sorta di reazione di disintossicazione, che però a volte può
essere anche molto pesante; è possibile evitarla iniziando con dosi molto ma molto basse, per poi
andare ad aumentare piano piano.
Ma ovviamente la dieta SCD (paleo) affamando i patogeni alla lunga dovrebbe contribuire allo
smantellamento della struttura dei biofilm, ci sono poi vari tipi di enzimi utili per aggredirlo (ad
esempio Biofilm Defense di Kirkman Labs, Intenzyme Forte di Biotics Research, MetabolicZyme
di Allergy Research Group), anche la lactoferrina esplica un’azione positiva contro il biofilm342,
così come l’N-Acetilcisteina343 (però a volte ci possono essere reazioni avverse forti, sebbene
potrebbero essere correlate proprio ad una reazione di Herxheimer).
Per approfondimenti sui biofilm vedi anche i documenti seguenti
Biofilm microbici, formazione e funzioni
http://www.sciunisannio.it/doc/appunti/lm_biol/201011/microb_virol_m_03.pdf
Biofilm batterici
http://www.microbiologiatorvergata.it/approfondimenti/biofilmbatterici.htm
Biofilm, una nuova visione della placca dentale
http://www.dentalcare.it/formazione-dentale-
professionale/biofilm.aspx?ModuleName=coursecontent&PartID=3&SectionID=-1
Meccanismi di resistenza del biofilm agli antimicrobici
http://www.renalgate.it/biofilm_antib3.htm
Colon irritabile e colite recidivi? Il problema è il biofilm
http://www.codicepaleo.com/biofilm/

19. La chelazione farmacologica e quella naturale secondo la dottoressa


Campbell-McBride (e le virtù salutari delle bacche di sambuco nero)

La dottoressa Natasha Campbell-McBride nel suo libro “La Sindrome Psico-Intestinale” parla
anche dei chelanti farmacologici (farmaci che legano a sé i metalli pesanti e li espellono
dall’organismo), in particolare dell’Acido Dimercaptosuccinico (DiMercaptoSuccinic Acid -
DMSA) e dell’EDTA (acido etilendiamminicotetracetico), farmaci utilizzati dalle forze armate per
trattare militari esposti a tali sostanze tossiche.
Sebbene ci siano persone che asseriscono di avere avuto giovamento dalla terapia con farmaci
chelanti, la dottoressa Campbell è molto scettica. In effetti chi decide di assumerli deve essere
sottoposto a costante monitoraggio medico e regolari analisi del sangue, dal momento che tali
farmaci hanno effetti collaterali di un certo rilievo, come danni al midollo osseo: diminuzione del
numero di globuli bianchi neutrofili, diminuzione delle piastrine che servono alla coagulazione del
sangue, distruzione dei globuli rossi. Tutto ciò causa una riduzione della funzionalità del sistema
immunitario che può portare a sua volta ad infezione di batteri e funghi patogeni nell’intestino; un
parziale rimedio è l’assunzione d’integratori di fermenti lattici sia prima che durante il trattamento.
Oltre ad eliminare i metalli pesanti questi farmaci eliminano anche metalli ed altri minerali utili
al corpo umano, come lo zinco. I farmaci chelanti non vanno usati in pazienti con malattie renali, e
durante la chelazione farmacologica andrebbero monitorate sia la funzionalità renale che quella
342
Iron-binding compounds impair Pseudomonas aeruginosa biofilm formation, especially under anaerobic
conditions, pubblicato su Journal of Medical Microbiology 2009 Jun;58(Pt 6):765-73, autori O’May C Y, Sanderson
K, Roddam L F, Kirov S M, Reid D W; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19429753.
343
N-acetylcysteine inhibit biofilms produced by Pseudomonas aeruginosa, pubblicato su Biomedcentral
Microbiology 2010, 10:140v, autori Tiemei Zhao, Youning Liu; http://www.biomedcentral.com/1471-2180/10/140.
87
epatica (del fegato).
Insomma, soprattutto se si utilizzano su soggetti particolarmente vulnerabili come i bambini
autistici, o altri soggetti con forte disbiosi intestinale, il gioco potrebbe non valere la candela.
Qual è allora il rimedio suggerito dalla dottoressa Campbell? Un rimedio semplicissimo: succhi
(fatti in casa, possibilmente con un estrattore, o anche con una centrifuga) di frutta e verdura.
Personalmente ho acquistato una centrifuga ed ho preparato il succo di ogni sorta di frutta e
verdura fresca, sperimentando anche associazioni decisamente gustose come arancia carota e mela,
ananas banana e arancia, arancia zucca e mela, limone arancia e pera.
La dottoressa Campbell-McBride fornisce una serie di indicazioni e suggerimenti tra i quali:
ingerire i succhi a due ore e mezzo di distanza dai pasti, bere succhi (rigorosamente fatti in casa)
almeno due volte al giorno, aggiungere alla frutta ed alla verdura da cui estrarre il succo anche un
cucchiaio di bacche di sambuco344, potente antivirale345 efficace anche contro molte infezioni
batteriche, anti-infiammatorio, stimolante del sistema immunitario. Sul http://takecareblog346
leggiamo che:
Le bacche cotte posseggono anche proprietà depurative per reni, sangue e
stomaco; stimolano il ricambio metabolico ed aiutano nel caso di disturbi
reumatici e di sciatica.
Inoltre la dottoressa Campbell consiglia:
- il succo di carote mele sedano e barbabietola rossa per depurare il fegato.
- il succo di verza, sedano e mela per stimolare il sistema digestivo e depurare i reni
- il succo di verdura fresca (spinaci, lattuga, cime di barbabietola, bieta, cime di carota e ortica)
con un pomodoro e succo di limone per chelare i metalli pesanti e integrare magnesio e ferro
- il succo di ananas carota e poca barbabietola rossa da bere al mattino per stimolare la
produzione di enzimi pancreatici e di succhi gastrici (e migliorare quindi la digestione).
Detto questo come sostanze chelanti naturali ci sonola vitamina C (naturale), l’aglio, la curcuma,
l’acido alfa lipoico (finchè si resta entro basse dosi347), lo zolfo organico (vedi anche il capitolo
relativo), il glutatione, il magnesio, la zeolite, la tintura madre di coriandolo (che però va associata a
zeolite – non micronizzata - oppure ad alga clorella, altrimenti i metalli pesanti reintossicano
l’organismo348).
Di metodi naturali per chelare i metalli pesanti ce ne sono anche altri: l’assunzione di vitamina C
e acido alfa lipoico (in particolare gli esteri della vitamina C come l’ascorbil palmitato, passano
attraverso la barriera emato encefalica e arrivano fino al cervello, permettendo di depurarlo), il
metil-sulfonil-metano (MSM, zolfo organico), il silicio organico (oppure più semplicemente
dell’enterosgel, un prodotto reperibile in farmacia), il Lugol (in piccole dosi ovviamente), la pectina
di agrumi modificata, il metodo coriandolo + clorella (clorella mezz’ora prima dei pasti principali e
gocce di tintura madre di coriandolo subito prima dei pasti). Per ulteriori approfondimenti potete
leggere anche il libro di Fiamma Ferraro La Terapia Chelante: Disintossicarsi dai metalli tossici.

20 - Svenimenti, anemia, disbiosi, candidosi, respirazione

Secondo quanto si legge su un sito ispirato al lavoro del dottor Buteyko, gli svenimenti si
possono prevenire con gli esercizi di respirazione (metodo Buteyko per l’appunto, vedi anche il

344
http://www.mr-loto.it/sambuco.html.
345
http://www.riza.it/benessere/sos-salute/2756/infezioni-addio-con-il-sambuco.html.
346
http://takecareblog.iljournal.it/2009/il-sambuco-nero-per-depurare-il-sangue/28949.
347
Fino a 50 mg per gli adulti; integratori di acido alfa lipoico e vitamina C sono in vendita anche in farmacia senza
alcuna ricetta.
348
Zeolite o clorella mezz’ora prima dei pasti e coriandolo all’inizio dei pasti.
88
capitolo relativo)349.
Secondo gli studi e la pratica clinica del dottor Buteyko e della sua scuola, l’iperventilazione
causa tutta una serie di patologie, diminuendo l’ossigenazione di organi e tessuti, danni cui si
rimedia appunto con gli esercizi di respirazione che, aumentando il tasso di anidride carbonica del
sangue, spingono maggiore ossigeno dai capillari ai tessuti. A conferma di quanto appena scritto c’è
la diffusione della moda di procurarsi lo svenimento da soli utilizzando l’iperventilazione forzata, a
volte con lo scopo di saltare la scuola (ma non solo). Si tratta di una pratica insensata e pericolosa
che ha già causato molte morti350. Sta di fatto che viene confermato il legame tra svenimento e
respirazione.
A parte questo occorre ricordare che la dottoressa Campbell menziona vertigini e svenimenti
ricorrenti tra le malattie causare da candidosi e disbiosi intestinale. Facendo una ricerca su internet
si trovano infatti testimonianze di persone sofferenti di candidosi/disbiosi e di svenimenti
frequenti351.
Inoltre è ben noto che gli svenimenti possono essere conseguenza della pressione bassa, la quale
a sua volta può essere concausata dalle tossine della Candida, la cui proliferazione causa un eccesso
di istamina nel corpo; tale eccesso di istamina (detto anche istadelia) a sua volta può causare
alterazione della pressione oltre che contribuire all’innesco di reazioni allergiche e infiammatorie,
(dalla rinite allergia a varie forme di dermatite). Per quanto appena detto un possibile rimedio al
problema degli svenimenti ricorrenti, oltre che la cura della disbiosi/parassitosi, possono essere utili
gli esercizi di respirazione Buteyko, che aiutano a normalizzare la pressione.
Anche l’anemia spesso causa svenimenti352. La dottoressa Campbell nel suo libro La Sindrome
Psico-intestinale scrive che le persone con disbiosi intestinale (e quindi anche molte delle persone
etichettate come depresse, schizofreniche, iperattive, o sofferenti di una delle molte patologie
correlate alla disbiosi come celiachia, morbo di Crohn etc.) hanno una forma più o meno accentuata
di anemia.
L’anemia del può essere sia una conseguenza immediata della disbiosi, dovuta alla proliferazione
di batteri patogeni che sottraggono al corpo il ferro che viene introdotto con l’alimentazione (ad
esempio Attinomiceti, Micobatteri, e Corinebatteri), sia una sua conseguenza indiretta: le tossine
accumulatesi nel corpo a causa della disbiosi aprono la strada alle infestazioni da parassiti, e la
parassitosi causa spesso una forma di anemia.
Gli integratori di ferro ben poco possono fare per contrastare una carenza causata dalla disbiosi
intestinale, in quanto essi rafforzano la crescita dei batteri patogeni che assorbono il ferro. Gli studi
più recenti del resto mostrano che fornire integratori senza affrontare globalmente il problema
apporta ben pochi benefici, mentre al contempono causano diversi effetti collaterali negativi a
livello digestivo.
Un fattore importante di cui tenere conto quando si soffre di una forma di anemia
apparentemente inspeigabile è la possibilità di avere una forma non ancora diagnosticata di
celiachia o di sensibilità al glutine non celiaca (una forma di intolleranza al glutine che non causa il
danneggiamento dei villi intestinali). L’articolo Refractory iron-deficiency anemia and gluten
intolerance - Response to gluten-free diet (“Anemia refrattaria da carenza di ferra e intolleranza al
glutine – risposta ad una dieta senza glutine”)353 ci informa tale forma di anemia

349
http://www.buteykoclinic.it/achi.htm.
350
http://www.tgcom24.mediaset.it/skuola/2013/notizia/modi-per-saltare-la-scuola-arriva-lo-svenimento-
indotto_2007714.shtml.
351
http://www.medicitalia.it/consulti/archivio/13789-svenimenti_infezioni.html, http://o.elobot.it/categoria/denti-
della-bocca-e-la-salute-orale/candida/sintomi.
352
http://www.cibo360.it/cibo_salute/altrepatologie/anemia.htm.
353
Pubblicato su Revista espanola de enfermedades digestivas 2011 Jul;103(7):349-54, autori Sáez LR, Álvarez DF,
Martínez IP, Mieres NA, García PN, García Rde F, Menéndez SR, Alegre SV, Goñi JL;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21770680.
89
ha un’origine multifattoriale correlate a varie condizioni gastrointestinali, tra le
quali celiachia più malassorbimento e disturbi infiammatori intestinali assieme
all’intolleranza al glutine.
In un campione di 98 pazienti (per lo più donne) studiato dagli autori dell’articolo
Un totale di 67 casi (68%) erano persone con aplotipo HLA-DQ2 o -DQ8
(+)354]. Abbiamo trovato atrofia dei villi (Marsh III) nel 13% dei pazienti, ed un
pattern infiammatorio (Marsh I o II) nel 13%. Tutti i restanti 72 pazienti (74%)
non presentavano alterazioni duodenali riscontrabili istologicamente355
(…) La risposta [ad una dieta senza glutine] è stata positiva nel 92% dei
soggetti. (…) L’intolleranza al glutine in assenza di lesioni istologiche è rilevata in
circa il 75% dei pazienti , e di conseguenza gioca un ruolo rilevante nello sviluppo
della malattia.
Detto questo segnalo che il mais di adesso è spesso contaminato da OGM e non c'è più certezza
che non contenga tracce di glutine. Alcuni medici che si occupano della intolleranza al glutine
consigliano di evitare il mais o assumerlo solo di origine veramente biologica. In alternativa, se si
segue già per motivi medici una dieta senza glutine, escludere pure il mais può essere un tentativo
da prendere in considerazione. Va da sé che in una dieta senza cereali il problema non si pone.

21 - Endometriosi, psiche, alimentazione, focus dentali e disbiosi


intestinale

Una mia amica mi ha raccontato tempo fa di essere guarita dall’endometriosi anche grazie alla
meditazione. In effetti l’endometriosi è una malattia autoimmune e come tale il ruolo della psiche
può essere molto forte, ma generalmente è la presenza di disbiosi e di parassitosi ad innescare uno
squilibrio del sistema immunitario.
La disbiosi può essere la causa che innesca una intolleranza al glutine, alla caseina e ad altre
sostanze, intolleranze queste che possono a loro volta essere cause di varie malattie. Per altro le
tossine generate dai batteri patogeni e dalla candida, predispongono il corpo ad essere infestato dai
vermi parassiti. Secondo la dottoressa Clark l’endometriosi è causata dai trematodi nell’utero.
Sul rapporto tra disbiosi ed endometriosi ho reperito in rete un articolo intitolato Disbiosi
intestinale, intolleranze alimentari, cistiti ricorrenti e endometriosi356, e due ricerche
scientifiche che correlano l’endometriosi alla sindrome d’intolleranza al glutine. La prima e l apiù
importante è Gluten-free diet: a new strategy for management of painful endometriosis related
symptoms? (“Dieta senza glutine: una nuova strategia per la gestione dei sintomi dolorosa correlati
all’endometriosi?”)357. Dopo 12 mesi di dieta senza glutine il 75% delle donna malate di
endometriosi manifestavano una significativa riduzione dei sintomi dolorosi della malattia e tutte
(anche quelle non erano miglirate sotto questo aspetto) mostravano un miglioramento delle
condizioni generali di salute fisica, con maggiore vitalità, maggiore propensione alla vita sociale e
un migliore equilibrio mentale.
La seconda è Celiac disease and endometriosis: an insidious and worrisome association
hard to diagnose: a case report (“Celiachia ed endometriosi: un’associazione insidiosa e

354
Dei marcatori genetici che indicano la predisposizione alla celiachia, ma non la certezza che la malattia si svilupperà.
355
Dopo analisi del tessuto prelevato con una bioscopia.
356
http://sabrinaseveri.it/donne/.
357
Pubblicato su Minerva Chirurgica 2012 Dec;67(6):499-504 autori Marziali M, Venza M, Lazzaro S, Lazzaro A,
Micossi C, Stolfi V M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23334113.
90
preoccupante difficile da diagnosticare: un rapporto su un caso clinico”)358.
Ad ulteriore conferma porto diversi articoli e pareri medici, vedi per esempio il sito infoceliachia
ed il sito dell’associazione italiana endometriosi:
http://www.infoceliachia.com/169/endometriosi-e-celiachia-sono-in-correlazione.html
http://www.endoassoc.it/HOME/Inprimopiano/announce_20140708.aspx
La dottoressa Daniela Pelotti addirittura intitola il suo articolo “L’endometriosi è sempre causata
dal glutine”359.
Ma come fare a dimenticarsi del legame tra l’intolleranza al glutine e disbiosi intestinale, già
evidenziato nel capitolo 7? Una mia amica infatti mi ha segnalato che la sua cisti endometriosica di
4 cm, dopo un digiuno detossificante si è riassorbita e i dolori sono spariti, che sta continuando con
un alimentazione tendenzialmente crudista e pare che il processo di guarigione stia progredendo
positivamente. Tenendo conto che il digiuno fa letteralmente morire di fame patogeni e parassiti
così come una dieta tendenzialmente crudista, questa testimonianza rientra perfettamente nel quadro
fin qui delineato.
Secondo un’interpretazione psicologica l’endometriosi è una delle malattie causate dal blocco
del 2° chakra (quello collegato al sesso) in seguito ad trauma di natura sessuale. Lei afferma di
avere trovato molto utile fare dei lavaggi energetici emozionali per risolvere questo problema. Sulla
tecnica succitata vedi i due link seguenti:
http://naturopatia.over-blog.it/pages/Lavaggio_Energetico-1202528.html
http://www.spiritoliberomag.it/2013/02/lavaggio-energetico-emozionale-di-nader-butto/
Claudia Rainville nel suo libro Metamedicina - ogni sintomo è un messaggio (Amrita editore)
afferma invece che:
Questa malattia è caratterizzata da presenza di mucosa uterina fuori dal luogo in
cui si trova naturalmente. Questa affezione è quasi sempre collegata al timore
delle conseguenze della nascita di un bambino. Le donne che ne soffrono hanno a
volte paura che un bambino venga a prendere il loro posto, a spezzare l’armonia
di coppia, oppure temono di condurre il bambino in un mondo che, a loro volta,
non hanno accettato.
La naturopata Obberhammer360 sostiene che una giusta circolazione sanguigna attivata attraverso
la ginnastica intima dia molto beneficio a questo disturbo, mentre il dottor Perugini Billi (ottimo
medico che usa la dieta, i prodotti erboristici ed altri rimedi naturali) ha scritto un interessante
articolo361 citando anche vari rimedi naturali. Significativo il fatto che egli scriva: ”È stato visto che
le donne con endometriosi hanno un’assunzione ridotta di antiossidanti, segnatamente le vitamine
C, E e i minerali Zinco e Selenio”. Come già evidenziato più volte in precedenza questo è un tratto
comune ai pazienti sofferenti di disbiosi intestinale.
Riguardo all’endometriosi è molto interessante l’esperienza pubblicata dal dentista Federico
Avesani sul suo sito (Denti devitalizzati Disbiosi intestinale e Endometriosi)362, di una donna
che, tramite un omotossicologo che la sottopone al Vega-Test, scopre di avere un problema ai denti.
Casualmente in occasione di quella visita è presente il dottor Avesani che propone il test della
procaina, ovvero una iniezione in corrispondenza di un molare devitalizzato. Il risultato è che:
in 5 minuti mi passa il dolore alle ovaie e alla schiena che da sempre mi

358
Pubblicato su Clinical and experimental obstetrics & gynecology 2014;41(3):346-8, autori Caserta D, Matteucci E,
Ralli E, Bordi G, Moscarini M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24992792.
359

http://pelotti.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=73:endometriosi&catid=3:archivi
o&Itemid=30.
360
http://simonaoberhammer.com/ginnastica-intima/.
361
http://www.dottorperuginibilli.it/patologie/496-endometriosi-cure-complementari.
362
http://www.studioavesanifederico.it/le-testimonianze.
91
attanagliano durante l’ovulazione a causa dell’endometriosi. Dopo anni di pillola,
antidolorifici, corse in ospedale, due laparoscopie importanti nel giro di 5 mesi, la
prospettiva di una menopausa precoce artificiale, l’incubo dell’infertilità, mi
ritrovo ad avere speranza, speranza in una visione più naturale e vivibile per
convivere e magari risolvere il mio problema trovandone la causa reale. (…) mi
affido al dottor Avesani per bonificare alcune vecchie amalgame in sicurezza, ma
soprattutto per estrarre alcuni denti devitalizzati che scopro essere spesso “il
nascondiglio” di infezioni che possono scatenare l’endometriosi. Nonostante il
disagio di togliere dei denti “buoni” e anche le spese per affrontare un percorso di
questo tipo, (in realtà in confronto a tutte le precedenti spese fatte in farmacia e per
le visite dai vari specialisti non sono niente), mi butto in questo percorso e la mia
vita ricomincia. A fine 2011 concludo i controlli con lo specialista
Omotossicologo. Da allora ovulazione e ciclo li supero con del semplice
paracetamolo. Da novembre 2012 sono una mamma.
Concludo questo capitolo con un link di approfondimento su endometriosi ed alimentazione, un
articolo della biologa nutrizionista Maria Stella Cacciola in cui si cita uno studio sull’integrazione
di omega-3 che ha diminuito i sintomi della malattia di circa il 22%:
http://nutritievivibene.blogspot.it/2010/12/endometriosi-e-alimentazione.html.

22 - Dermatite, eczema, psoriasi, rosacea, micosi della pelle e delle unghie

Anche la pelle, come già evidenziato nell’introduzione, ospita un vasto numero di


microorganismi, come mostra l’articolo The skin microbiome (“Il microbioma della pelle”)363, nel
cui abstract leggiamo che la pelle è l’organo più esteso del corpo, colonizzato da diversi
microrganismi, la maggior parte dei quali è innocua o persino benefica. La composizione di questo
microbiota dipende da fattori interni ed esterni al corpo; il sistema immunitario epiteliale influenza
il microbiota ma a sua volta ne è influenzato. Gli autori in particolare scrivono che:
Lo sviluppo di metodi molecolari per identificare I microrganismi ha portato
all’emergere di una nuova visione dei batteri residenti sulla pelle come altamente
diversificati e variabili. Una migliore comprensione del microbioma della pelle è
necessaria per acquisire maggiori informazioni sul coinvolgimento microbico nei
disordini cutanei e per permettere nuovi approcci terapeutici probiotici ed
antimicrobici per il loro trattamento.
L’articolo The Human Skin Microbiome in Health and Skin Diseases, Pubblicato su
Metagenomics of the human body, autore Huiying Li, Karen E Nelson editore;
http://link.springer.com/chapter/10.1007/978-1-4419-7089-3_8#page-1, ci informa che la pelle
È colonizzata da un ecosistema microbico unico e complesso, che include
batteri, funghi, e batteriofagi, alcuni dei quali potrebbero divenire patogeni in certe
circostanze. Il microbiota della pelle è complesso. Diverse centinaia di specie
microbiche differenti risiedono sulla pelle. La sua composizione e distribuzione
differiscono in maniera peculiare da quella dalla flora degli altri organi.
In effetti le affezioni della pelle di cui si discute in questo capitolo sono, a parere di quasi tutti i
medici naturopati, correlate a disbiosi e parassitosi intestinale per diversi motivi: le tossine della
microflora patogena e dei parassiti concorrono direttamente al problema, alcuni patogeni ed anche

363
Pubblicato su Natural Reviews, Microbiology 2011 Apr;9(4):244-53, autori Grice E A, Segre J A.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21407241.
92
alcuni parassiti concorrono ad una esagerata permeabilità intestinale (sindrome dell’intestino
poroso) che permette il passaggio nel circolo sanguigno di tossine che altrimenti verrebbero
eliminate tramite l’apparato escretore, ed infine sulla pelle è presente una microflora, che risente
degli squilibri della microflora intestinale (che costituisce la parte maggioritaria della microflora
dell’intero organismo). Una microflora squilibrata a livello intestinale predispone ad una microflora
epiteliale squilibrata, e la carenza dei batteri simbionti (quelli benefici) rende più deboli le difese del
sistema immunitario nei confronti di microrganismi patogeni ed opportunisti, tra i quali anche quei
funghi unicellulari che causano la micosi alla pelle.
Le seguenti righe sono tratte dal sito http://leakygut.co.uk/ e sono state scritte dalla dottoressa
Gloria Gilbère:
Gli esperti concordano sul fatto che la maggior parte dei disturbi cronici della
pelle, in particolare la psoriasi, siano la manifestazione esterna del tentativo del
corpo di eliminare le tossine interne che si sono accumulate all’interno dei vasi
linfatici e del sangue da “infiltrazioni” attraverso le pareti intestinali in una
condizione nota come sindrome dell’intestino permeabile (leaky gut syndrome).
Lavorando direttamente con i pazienti in tutto il mondo, si è visto che i
protocolli che sono stati più efficaci sono quelli che includono la riparazione delle
pareti intestinali prima di iniziare l’eliminazione da candida e parassiti.
Il protocollo di pulizia più efficace si ottiene sgombrando questi microrganismi
indesiderati al fine di diminuire la pressione accumulata sul fegato e sull’intestino,
permettendo il libero passaggio e così la riduzione del carico tossico complessivo.
Scrive a sua volta il dottor Edward F. Group III sul sito www.parasite-cleanse.com364:
Malattie della pelle
La presenza di parassiti intestinali, a volte, si manifesta come allergie, tumori e
varie altre malattie della pelle.
I parassiti intestinali inducono il corpo umano a rilasciare ormoni e difensori
del sistema immunitario, che a loro volta irritano la pelle causando varie malattie
epiteliali come acne, orticaria, eruzioni cutanee, prurito, eczema, ulcere, gonfiore,
ferite, lesioni, vesciche sulle labbra e dermatiti. Ciò priva anche la pelle della sua
solita lucentezza.
I parassiti intestinali causano irritazione e infiammazione al ventre rendendo
difficile la digestione di certi tipi di alimenti. La presenza di particelle di cibo non
digerito nel tubo digerente obbliga l’organismo a produrre una quantità eccessiva
di eosinofili, un difensore del sistema immunitario. Questi eosinofili infiammano il
tessuto del corpo e causano eruzioni cutanee.
Quanto su scritto viene confermato dai casi clinici mostrati nel capitolo 34 (Un brevetto russo
contro i parassiti) e dalla mia personale esperienza, oltre che da alcuni studi scientifici.
L’articolo Skin manifestations in parasite infection (“Manifestazioni epiteliali nell’infezione
parasitica”)365 ci informa su alcuni meccanismi specifici che legano la presenza di parassiti sia alle
manifestazioni allergiche epiteliali che alle oculo-riniti allergiche agli inalanti. È noto infatti
(riferisce l’abstract dell’articolo) che i parassiti intestinali stimolano la produzione di IgE e la
degranulazione dei mastociti e quindi possono indurre manifestazioni allergiche. Nello studio di
questi autori si sono osservati 55 pazienti con infestazione da parassiti intestinali, tutti sofferenti di

364
http://www.parasite-cleanse.com/intestinal-parasite-symptoms.html.
365
Pubblicato su Roumanian Archives of Microbiology and Immunology 2001 Oct-Dec;60(4):359-69, autori Varga M1,
Dumitraşcu D, Piloff L, Chioreanu E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12561678.
93
eruzioni cutanee, orticaria o angioedema366 causato dai parassiti, manifestazioni che sono
scomparse dopo trattamento con farmaci antiparassitari. Fra tutti i pazienti il 30% circa terzo è
risultato allergico ad almeno un inalante (pollini, polvere, pelo degli animali domestici).
L’articolo Chronic urticaria and blastocystis hominis infection: a case report367 ci informa
che “un vasto numero di parassiti sono stati correlati all’orticaria” e riporta il caso di una donna in
cui la malattia era causata da un protozoo parassita, Blastocystis hominis.
Vediamo adesso cosa si può leggere su alcune ricerche scientifiche riguardo al rapporto tra
squilibrio della microflora e malattie della pelle
Nell’articolo Microbioma and the skin diseases (“Il microbioma e le malattie della pelle”)368 si
trova scritto tra l’altro:
Recentemente stanno emergendo delle relazioni che valutano le strategie per
manipolare il microbioma della pelle con l’intento di modulare le malattie e/o i
loro sintomi.
Il microbioma della normale pelle umana si è scoperto che ha un’alta diversità
e variabilità da persona a persona. La composizione della microflora delle lesioni
della pelle malata (nella dermatite atopica e nella psoriasi) ha mostrato precise
differenze rispetto a quella della pelle sana. E’ stata riportata la funzione della
colonizzazione microbica nello stabilire l’omeostasi del sistema immunitario,
mentre sia le interazioni tra il corpo umano ed i microbi che ospita, che la
variazione geneticamente determinata dello strato corneo potrebbero essere legati
alla disbiosi della pelle. Entrambe le cose sono rilevanti per le malattie cutanee
con risposta immunitaria aberrante e/o funzionalità disturbata della barriera
epiteliale. La modulazione della composizione della microflora della pelle per
restaurare l’omeostasi del sistema corpo-microbioma potrebbe essere la strategia
del futuro per trattare o prevenire la malattia.
A questo punto ci si pone il solito problema se la disbiosi è causa oppure effetto di certe
condizioni patologiche, e la risposta viene da articoli come Allergy development and the
intestinal microflora during the first year of life (“Microflora intestinale durante il primo anno di
vita e sviluppo dell’allergia”) 369. Nello studio cui si riferisce l’articolo, oltra a verificare una
carenza di batteri simbionti del genere Enterococcus e Bifidobacterium si è appurata anche la
successione temporale, ed infatti nella conclusione leggiamo
Differenze nella composizione della flora intestinale tra infanti che svilupperanno
ed infanti che non svilupperanno l’allergia sono dimostrabili prima dello sviluippo
di qualsiasi manifestazione clinica di atopia.
Interessante è anche l’articolo Complement modulates the cutaneous microbiome and
inflammatory milieu370 che tratta della correlazione tra funzionamento del sistema immunitario
epiteliale e microflora della pelle. In esso tra l’altro si afferma che tale microflora può regolare
l’espressione di alcuni geni; qui di sotto riporto la traduzione di alcune informazioni addizionali su
tale studio371:
366
Manifestazione simile all’orticaria caratterizzata dal gonfiore della zona di pelle interessata.
367
Pubblicato su European Review for Medical and Pharmacological Sciences 2004 May-Jun;8(3):117-20, autori
Pasqui AL, Savini E, Saletti M, Guzzo C, Puccetti L, Auteri A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15368795.
368
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science vol. 110 no. 37 15061–15066, autori Christel
Chehouda, Stavros Rafailb, Amanda S. Tyldsleya, John T. Seykoraa, John D. Lambrisb, Elizabeth A. Gricea;
http://www.pnas.org/content/110/37/15061.abstract,.
369
Pubblicato su Zeischrift fur Versuchstierkunde. 1990;33(2):91-6., autori Engelen D P, Koopman J P, van der Brink
M E, Bakker M H, Stadhouders A M, de Boer H.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2353549.
370
http://www.pnas.org/content/early/2013/08/21/1307855110.abstract.
371
http://www.uphs.upenn.edu/news/News_Releases/2013/08/grice/.
94
La diminuita diversità microbica è stata associata a malattie della pelle come la
dermatite atopica, un tipo di eczema (...) sta diventando sempre più evidente che
molte malattie sono causate (o quanto meno esacerbate) non dai patogeni di per
sè, ma dalla disbiosi, uno squilibro nella comunità microbica. (...) Questo
equilibrio è probabimente altamente evoluto in maniera tale che la salute della
nostra pelle si mantiene quando questi due fattori [sistema immunitario e
popolazione microbica - N.d.T.] sono in equilibrio ed in comunicazione. E quando
si perturba uno dei due si può innescare o esacerbare una malattia od
un’infezione della pelle.
L’articolo Immune System, Skin Microbiome “Complement” One Another, Finds Penn
Medicine Study (“Studio della Penn Medicine scopre che il sistema immunitario ed il microbioma
della pelle “si complementano” l’uno con l’altro”)372 sul sito della Perelman school of medicine
afferma che la diminuita diversità microbica è stata associata a malattie della pelle come la
dermatite atopica, e che sta diventando sempre più evidente che molte malattie sono causate (o
quanto meno esacerbate) non dai patogeni di per sè, ma dalla disbiosi, uno squilibro nella comunità
microbica.
Ma cosa può influire negativamente sulla microflora della pelle? A parte la presenza di una
disbiosi a livello intestinale e altre alterazioni a livello sistemico che si riflettono anche sulla pelle
(parliamo quindi anche di antibiotici, anticoncezionali, antiinfiammatori, neurolettici,
chemioterapici, cortisonici ed altri farmaci che danneggiano il microbiota umano), c’è da prendere
in considerazione tutta quella miriade di prodotti per la pelle, saponi e detergenti che rischiano di
perturbare l’equilibrio della popolazione microbica similmente a quanto fanno molti farmaci
(antibiotici, pillole anticoncezionali, neurolettici, antidolorifici etc.) nell’intestino. Non è un caso
che la dottoressa Campbell consiglia di usare pochi prodotti, e sceglierli il più naturali possibili.
Alcune persone affermano che la vera sicurezza deriva dall’utilizzare prodotti a base di sostanze che
siano anche commestibili, anche perché la pelle assorbe tutto quello che le si pone sopra; per altro
ciò che si ingerisce può subire un processo di filtraggio da parte del fegato, mentre ciò che si
assorbe attraverso la pelle passa all’interno del nostro corpo senza filtro di sorta.
L’articolo The skin Brigade (“La brigata della superficie”)373, è un altro articolo che riporta i
risultati di studi effettuati su pazienti sofferenti di psoriasi al quale è stata analizzata la microflora
epiteliale sia di una zona di pelle affetta dalla malattia che di una zona di pelle sana, e su persone
senza alcun segno di psoriasi. Abbiamo quindi degli studi in cui il paragone tra pelle malata e pelle
sana è stato effettuato utilizzando due diverse tipologie di soggetti di controllo.
I risultati di questo tipo di studi, sebbene per il momento ancora ad uno stadio embrionale, sono
ugualmente interessanti, in quanto hanno mostrato differenze nella popolazione dei propionibatteri.
Il confronto ha mostrato che tali batteri erano presenti in notevole quantità nei campioni di pelle
sana analizzata, in moderate quantità nei campioni di pelle sana dei pazienti psoriasici, ed in
quantità ancora minori nei campioni di pelle con lesioni da psoriasi.
Altra notizia interessante è quella riguardante i gemelli sofferenti di psoriasi: nel 30% dei casi
solo uno dei due gemelli omozigoti manifesta la malattia, a conferma del fatto che la psoriasi non è
una malattia genetica, sebbene si potrebbe ipotizzare una predisposizione genetica.
Ma se pensiamo che i gemelli identici oltre ai geni hanno in comune la flora intestinale (ereditata
dalla madre durante il parto, e durante l’allattamento al seno, e acquisita dallo stesso ambiente
esterno), l’alimentazione della casa in cui abitato fino al raggiungimento dell’indipendenza, tale
372
L’articolo riferisce di una ricerca effettuata da Grice, Lambris et al., pubblicata su Proceedings of the National
academy of science http://www.uphs.upenn.edu/news/News_Releases/2013/08/grice/.
373
Pubblicato su Nature. 2012 Dec 20;492(7429):S60-1, autore Trivedi B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23254975,
http://www.nature.com/nature/journal/v492/n7429_supp/full/492S60a.html.
95
ipotetica predisposizione genetica si potrebbe spiegare in ben altro modo.
Visto il gran numero di numerose persone guarite definitivamente dalla psoriasi grazie
all’alimentazione paleo, si può facilmente immaginare come la disbiosi sia una delle cause più
importanti della malattia e come tale fattore, che si trasmette di madre in figlio, possa apparire
ingannevolmente ereditario. Con questo ovviamente non si può negare la possibile esistenza di
predisposizioni genetiche, ma ritengo che l’influenza dell’ambiente sia predominante; d’altronde
come potrebbero essere puramente dovute a predisposizioni genetiche le tante le malattie che si
sono largamente diffuse in epoca moderna e che erano molto rare 100 o 200 anni fa?
Le più moderne tecniche di ricerca374 stanno permettendo di identificare le specie di funghi e di
batteri presenti nelle varie zone della pelle umana, che dimostra quindi di essere, al pari della
mucosa intestinale, un sito che ospita una complessa microflora. L’articolo Microbiome dynamics
of human epidermis following skin barrier disruption375, mostra gli esisti di un’analisi del
microbiota dell’epitelio (quello profondo e quello superficiale) e le loro intereazioni, discutendo
l’analisi del microbiota tipico di 4 differenti regioni della pelle.
Grazie a questi nuovi metodi (spesso basati sul riconoscimento genetico) è stato possibile un
nuovo filone di ricerca nuovi filone di ricerca, grazie al quale si sono potute evidenziare le
differenze significative tra il microbioma epiteliale della pelle malata e di quella sana, come mostra
ad esempio l’articolo Molecular analysis of fungal microbiota in samples from healthy human
skin and psoriatic lesions (“Analisi molecolare del microbiota fungino in campioni prelevati da
pelle umana sana e da lesioni psoriasiche”)376.
Sul rapporto tra microrganismi intestinali ed affezioni cutanee segnalo anche l’articolo Effect of
saccharomyces on the eubiosis of intestinal flora and the significance of dysbiosis in
dermatoses “L’effetto dei saccaromiceti nell’eubiosi della flora intestinale e la sua importanza nelle
dermatiti”)377.
Una presentazione della dottoressa Heidi H. Kong, del dipartimento di dermatologia del Centro
per la ricerca sul Cancro (CCR) del National Cancer Institute, che verte su eczema, sistema
immunitario e microbioma della pelle378 ci offre numerose informazioni che concordano col quadro
sin qui delineato.
Apprendiamo poi che le eruzioni della dermatosi atopica sono associate con la colonizzazione e
le infezioni da Staphylococcus aureus, che le tipiche cure includono la somministrazione di
antimicrobici e coricosteroidi sia locali (sulla pelle sotto forma di pomate, creme unguenti) che
sistemici. Se come tutto mi fa supporre questa malattia è correlata alla disbiosi (intestinale ed
epiteliale), si tratta di due categorie di farmaci che a lungo andare contribuiscono proprio alla
disbiosi (e quindi potrebbero cronicizzare la situazione). Non meraviglia infatti che il 40/70 per
cento dei pazienti che soffrono di questa malattia sviluppano asma o rinite allergica; infatti secondo
quanto afferma la dottoressa Capbell-McBride la disbiosi è la causa comune di queste tre patologie.
Per altro mi viene da pensare che se si inizia con la dermatite atopica e si assumono quei farmaci si
peggiora la disbiosi e si comprende come si possa sviluppare anche qualche altro problema di
salute.
Non desta quindi meraviglia il fatto che negli ultimi 30 anni l’incidenza di tale malattia è
raddoppiata, dato che dimostra categoricamente che non si tratta di una malattia genetica ma
ambientale.

374
http://www.genomeweb.com/sequencing/nih-team-presents-findings-fungi-focused-study-skin-microbiome.
375
Pubblicato su Genome Biology 2012, 13:R101, autori Patrick LJM Zeeuwen et al.;
http://genomebiology.com/2012/13/11/R101.
376
Pubblicato su Journal of Clinical Microbiology. 2006;44:2933–2941, autori Paulino LC, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16891514.
377
Pubblicato su “Zeitschrift für Haut- und Geschlechtskrankheiten 1971 Oct;46(19):607-9, autore Máramarosi G;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/5137243.
378
http://www.genome.gov/Multimedia/Slides/HumanMicrobiomeScience2013/21_Kong.pdf .
96
La presentazione della dottoressa Kong mostra che la biodiversità della microflora batterica della
pelle è correlata con la gravità dei sintomi di dermatite atopica, e che tale diversità diminuisce
quando si sviluppano le eruzioni cutanee, mentre al contempo aumenta la presenza delle specie di
Stafilococchi. Viene segnalato infine che i pazienti con immunodeficienza primaria con malattie
eczematose hanno in genere infezioni da Candida (ennesima conferma di quanto affermato dalla
dottoressa Campbell sulla genesi di tale patologia) e che tali pazienti hanno una microflora
epiteliale atipica.
Vista la presenza di una microflora alterata sulla pelle di chi soffre di eczema, psoriasi e
dermatite atopica, viene da pensare al possibile utilizzo dei probiotici da spalmare sulla pelle in caso
di psoriasi. Questa è solo una mia supposizione, ma concorda con quanto scritto da alcuni
ricercaotori e riportato all’inizio del capitolo. Ricordo che la pelle assorbe le sostanza alla pari
dell’intestino, quindi anche in questo caso se si volesse provare sarebbe il caso di provare con
piccole dosi e piano piano aumentare, e visto che non ci sono al momento sperimentazioni di
nessuna sorta, chi volesse provarlo la faccia a proprio rischio e pericolo.
Ma ci sono altri due fattori che possono risultare importanti nel causare problemi della pelle,
come dovrebbe essere chiaro a chi ha ben letto il mio libro “I pilastri della salute e la rete di
interconnessioni”: i focus dentali e la respirazione.
Già in una pubblicazione del 1939 (Piorrea alveolare e infezione focale. La Stomatologia, n.6
1939) il professor Paolo Albanesi aveva riportato che:
da una casistica di centinaia di casi abbiamo potuto desumere che una riduzione
delle paradontopatie arrecava dei risultati positivi rispetto allo stato di salute
generale.
Il miglioramento delle paradontopatie secondo quanto riporta questo illustre medico italiano
poteva in certi casi risolvere problemi a carico dell’apparato digestivo e respiratorio, ma anche
angina, asma e psoriasi. Le parodontopatie sono quel fenomeno di degenerazione di ciò che sta
“intorno al dente”, a partire da una gengiva che si infetta e si infiamma per arrivare poi, col
progredire delle infezioni batteriche (che si rafforzano costruendo una struttura biofilmica, vedi il
capitolo relativo) all’indebolimento della funzione di sostentamento dei denti ed alla piorrea (con
eventuale caduta del dente. Il biossido di cloro in opportune piccole diluizioni, potrebbe essere utile
per fare dei risciacqui volti a disinfettare la zona gengivale e parodontale, smantellare gli eventuali
biofilm presenti, e quindi prevenire o combattere tali problemi.
Tra le persone che hanno affrontato la bonifica dentale (rimozione con protocollo sicuro delle
amalgame, estrazione di denti devitalizzati, pulizia curettaggio e disinfezione delle cavitazioni,
rimozione di residui radicali e denti del giudizio inclusi nell’osso mascellare) ci sono testimonianze
di guarigione dalla psoriasi, come del resto riporta anche il dentista Ernest Adler nei suoi libri.
Personalmente conosco una persona che dopo medi di dieta paleo non riusciva a guarire dalla
psoriasi, ma che poi si è decisa a rimuovere le sue (molte) otturazioni in amalgama di mercurio; la
guarigione è arrivata dopo la rimozione dell’ultima amalgama. Ma le cavitazioni ed i denti
devitalizzati possono essere più subdoli sebbene meno evidenti, anche perché le cavitazioni nel sito
di estrazione dei molari, sono in connessione diretta con gli organi del sistema digestivo.
Nel suo libro “Attacco all’asma e non solo” la dottoressa Fiamma Ferraro, sebbene scriva che gli
esercizi di respirazione Buteyko non servano a guarire la psoriasi, riporta pure la testimonianza di
una donna che guarisce da una forma di dermatite grazie anche all’attenzione posta sul respiro.
Segnalo infine che il dottor Angilé parla del rapporto tra dermatiti e ombelico e dei buoni
risultati ottenuti con la neural-terapia379.
Prima di passare alla mia personale esperienza con questo tipo di problemi, vorrei segnalare
l’importanza della vitamina D per la prevenzione cura di questa malattia; il capitolo sulle carenze da
vitamina D dovrebbe spiegare bene il perché.
379
Per esempio qui http://www.giovanniangile.it/index.php/neuralterapia/40-neurodermatiti.
97
Personalmente ho sofferto per molto tempo di psoriasi ed eczemi, anche a causa delle numerose
otturazioni in amalgama di mercurio che avevo (e che ho rimosso seguendo una procedura protetta,
eseguita da un dentista esperto). Ma ad alcuni mesi di distanza dalla rimozione delle otturazioni
velenose i disturbi restavano quasi invariati. Col senno del poi si potrebbe pensare da una parte che
ci vogliono diversi anni per smaltire tutto quel mercurio, e dall’altra parte che il mercurio aveva
innescato una disbiosi intestinale con proliferazione di Candida, la quale non va via solo perché il
mercurio è stato rimosso.
È stato a questo punto che ho scoperto il libro di John Pagano Guarire la Psoriasi (Macro
Edizioni, Diegaro di Cesena, 2003) ed ho messo in pratica i consigli che esso dà: eliminare dalla
dieta tutta una serie di cibi istaminizzanti o allergizzanti come le solanacee (pomodoro, patata,
melanzana, peperoncino, peperone), i frutti di mare e i crostacei, eliminare zucchero (saccarosio, sia
bianco che integrale), vino ed ogni bevanda alcolica, eliminare le bibite gasate (che siano dolcificate
con lo zucchero o peggio ancora con dolcificanti artificiali), eliminare té e caffé, limitare il
consumo di carne, bere due litri d’acqua al giorno e seguire una dieta alcalinizzante [devo dire che
io già avevo smesso di assumere zucchero sia bianco che di canna, ero già vegetariano e
praticamente astemio].
Nonostante l’entusiasmo con cui ho provato a seguire la strada indicata da John Pagano i
miglioramenti sono stati relativi, e quando ho provato ad eseguire persino la idro-colon terapia
(lavaggi dell’intestino) consigliata dal libro non sono mancati gli effetti collaterali negativi. Questo
impatto negativo forse è stato dovuto al fatto che il medico che mi seguiva non mi ha fornito
nessuna indicazione dietetica da seguire nei giorni prima durante e dopo il lavaggio, né suggerito di
prendere al contempo dei probiotici; l’unico consiglio che mi aveva dato è stato di seguire la già
citata dieta alcalinizzante e quindi di bere molto, cosa che ho fatto coscienziosamente. Purtroppo
però era inverno, faceva freddo, ed una delle maniere con cui introducevo ingenti quantità di liquidi
nel mio organismo erano i brodi caldi, che preparavo aggiungendo un preparato granulare
contenente lievito (ma privo del pericoloso glutammato monosodico, tengo a precisare). Ma chi me
lo aveva mai detto che il lievito poteva essere una delle cause principali dei miei mali giacché la
candida se ne nutre?
E così ho convissuto col mio inferno personale ancora per qualche mese fino a quando, in
maniera del tutto casuale, ho scoperto due persone che operavano vicino a casa mia: una
pranoterapeuta ed un medico naturopata che integrava il sapere della medicina tradizionale cinese
con l’uso di un modernissimo strumento computerizzato per valutare lo stato energetico dei diversi
meridiani.
La prima a visitarmi è stata la pranoterapeuta, della quale ho sperimentato subito l’enorme
energia che emanava dalle mani; quando infatti lei ha passato una mano vicino all’articolazione
infiammata del mio ginocchio ho sentito una vampata enorme di calore, e l’ho sentita
esclusivamente quando le mani della pranoterapeuta sono passate sopra quella zona. Per farla breve
posso dirvi che dopo pochi minuti arriva la diagnosi: “tu hai la Candida nell’intestino, e
probabilmente anche dei vermi parassiti”.
Il secondo è stato il medico naturopata, che (senza sapere niente di quanto detto dalla
pranoterapeuta) mi ha diagnosticato una parassitosi da candida e prescritto un cambiamento di dieta
unito all’assunzione di alcuni estratti vegetali (tramite il prodotto erboristico Leucand, che contiene
pau d’arco, echinacea angustifolia, acido caprilico, melaleuca alternifolia,) ed alla digitopressione
su alcuni punti specifici (che ho praticato da solo su me stesso). Ed ecco il miracolo: dopo anni ed
anni di tentativi più o meno infruttuosi in tre settimane sono praticamente rinato, dopo anni di
sofferenze tre settimane di dieta avevano praticamente cancellato i devastanti pruriti e permesso il
rimarginarsi della maggior parte delle lacerazioni.
Ciò che nutre la candida infatti sono gli zuccheri semplici (saccarosio, ma in misura minore
anche fruttosio e quindi miele) gli zuccheri del latte vaccino ed il lievito di birra abitualmente
utilizzato per la panificazione (pasta e pane), oltre agli alimenti a base di farina raffinata, ai funghi,
98
alla frutta secca (il naturopata mi ha concesso di fare un’eccezione solo per le mandorle, e così
almeno quelle me le sono mangiate).
Ho quindi tolto dal mio menù anche questi cibi ed il risultato non si è fatto attendere, anche se la
situazione non si era risolta del tutto: i sintomi (pur se molto attenuati) persistevano, ed in
primavera, quando l’allergia ai pollini scatenava una reazione istaminica nel mio corpo, anche la
psoriasi si riaffacciava.
Ci sono voluti un paio d’anni di consulti con alcuni erboristi ma soprattutto di studi, letture
personali, ricerche su internet, per scoprire degli ottimi antagonisti della candida: estratto di semi di
pompelmo, aglio, acido caprilico, fermenti lattici acidophilus, magnesio. Con queste armi ho
finalmente ottenuto una prima vittoria contro una malattia per la quale la medicina ufficiale ancora
non sa spiegare bene né quale sia la causa né quale sia il rimedio.
Nel mio caso ciò che ha fornito un contributo fondamentale alla guarigione sono stati (dopo il
cambio di dieta) i fermenti lattici ed il magnesio, ma ciò non vuol dire che debba essere così per
tutti i malati di candidosi e/o di psoriasi. Per quanto ne so il magnesio è utile per la risoluzione dei
problemi di psoriasi anche se essi non sono causati dalla candida, ed i fermenti lattici possono
essere utili per correggere una disbiosi, che spesso è una delle con-cause della psoriasi, ma la
“malattia” è spesso un’etichetta che serve a camuffare una realtà molto più profonda, e come dicono
alcuni medici naturopati non esiste la malattia, ma la singola persona malata. Un’altra cosa che è
stata utilissima per la guarigione è stato … il buon umore, ma quello non sempre si può a comando,
per quanto si possa meditare due volta al giorno, fare sport o attuare altre strategie. Lo stress genera
la produzione dell’ormone cortisolo il quale a sua volta contribuisce a peggiorare i sintomi della
psoriasi (e non solo). Infatti dopo quella prima guarigione nei periodi di stress ho avuto delle
ricaduta, a dimostrazione che il problema non era stato risolto del tutto.
Un elemento che pare dia buoni risultati nella cura della psoriasi (ma anche dell’artrosi e di altre
afflizioni) è il silicio organico (che si può assumere come integratore orale, ma anche spalmare sulla
zona della cute interessata), ma questo è un rimedio che non ho ancora provato, sebbene molte
persone me ne abbiano parlato bene. Può essere utile anche lo zolfo organico e il magnesio,
soprattutto nella forma di cloruro di magnesio. Ovviamente bisogna attenersi a dosi ragionevoli e
occorre sapere che il magnesio è vietato in caso di disfunzionei renali.
Meditate voi infine se seguire i consigli che trovate sul dossier di medicina380 ortomolecolare
redatto dal dottor Mondini (l’autore di Kankropoli) seguendo magari le discussioni ad esso relative
sull’apposito forum381. Come descritto più avanti la vitamina C associata ai probiotici può avere
buoni effetti nel contrastare la disbiosi (specie se la si assume dalla frutta direi, o da integratori
naturali).
Personalmente, un ottimo ed economico rimedio che ho scoperto per dare sollievo alle pelli
secche e piene di croste in desquamazione è quello di usare del normalissimo olio di oliva. C’è chi
dice che l’olio di mandorle o quello di iperico siano migliori, c’è chi consiglia estratti di aloe, io li
ho provati tutti e devo dire che su di me questi lenimenti non hanno avuto molto effetto; e a questo
punto l’olio di oliva - magari extravergine e biologico se proprio volete - a parità di effetto è
sicuramente molto più economico.
Un altro trucco che a volte può funzionare è quello di passare l’olio sulla zona della pelle in cui
si manifesta la psoriasi e poi avvolgerla con quella pellicola trasparente che si usa per avvolgere gli
alimenti; si tiene quindi la pellicola lì sopra per alcune ore, magari per una notte intera. Questo
consiglio l’ho letto sul libro citato di John Pagano e devo dire che spesso funziona, specie per le
mani e per i piedi. Attenzione però, è un trucco che dovete imparare ad usare e che certe volte (a
seconda delle condizioni della pelle) potrebbe essere controproducente; quello che intendo dire è
che se la psoriasi è secca in genere funziona bene, se la psoriasi è purulenta o se avete troppe

380
http://www.aerrepici.org/istruzionistampa.htm.
381
http://www.aerrepici.org/forum.
99
lacerazioni la situazione potrebbe aggravarsi. Insomma non vi sto dando un’indicazione terapeutica,
ma vi sto riferendo un trucco che ho imparato e che va usato con cognizione di causa magari dopo
alcune prove fatte su voi stessi per periodi di tempo relativamente limitati. Tra l’altro la plastica a
contatto con la pelle non è il massimo, si rischia di assumere tramite la permeabilità epiteliale
qualche sostanza chimica, e allora si potrebbe mettere sotto un telo o un indumento leggero e sopra
la pellicola (a volte ho fatto così).
Nella mia esperienza le cose che hanno funzionato nel tempo contro la psoriasi, oltre a quelle
sopra menzionate, sono state la dieta senza glutine prima e la dieta paleolitica dopo. In seguito
all’estrazione di un dente ed agli antidolorifici ed antibiotici che ho dovuto prendere, ho avuto una
ricaduta, che però questa volta ho affrontato in maniera differente: cucina energetica senza glutine
(cereali e pseudo-cereali integrali senza glutine cotti a risotto dopo una tostatura di 2 o 3 minuti,
oppure ridotti in farina e utilizzati il giorno stesso) e dei farmaci antiparassitari in corrispondenza
della luna piena ed a volte anche della luna nuova. Dopo 5 mesi di questa cura la psoriasi è quasi
totalmente scomparsa.
Ma la storia non è finita, perché le recidive non sono terminate, sono quindi ritornato ad una
dieta paleolitica con grande difficoltà perché ho scoerto che nel frattempo ero diventato intollerante
al cocco ed anche ad alcuni frutti che prima mangiavo. Eliminati i cibi che mi facevano male piano
piano tutto sta passando di nuovo (anche grazie all’uso della trementina) ma i miei studi e l’analisi
di certi sintomi da me provati, oltre che un consulto con un bravo dentista, mi hanno fatto capire che
alla base della mia psoriasi c’erano anche 4 cavitazioni in corrispondenza dei molari, che sto
trattando con il protocollo “casalingo” della dottoressa Clark (vedi il libro Bonifica dentale382)
NB: sembra che anche l’intossicazione da alluminio possa concorrere ad esacerbare o con-
causare problemi come la psoriasi e gli eczemi; di sicuro l’alluminio crea problemi anche a livello
di pelle ed è un materiale da cui tenersi alla larga (io evito cibi e bevande in lattina così come cibi
cotti in pentole di alluminio e non uso la pellicole metalliche per avvolgere gli alimenti). Purtroppo
da qualche anno l’alluminio è stato (senza giustificazione apparente) addizionato nei carburanti
degli aerei e viene sparso a piene mani con scie tanto bianche quanto tossiche.
Fortemente consigliato a tutte le persone sofferenti di queste malattie è il libro Psoriasi la nostra
rivoluzione (di Paolo Antolini e Jacopo Paolucci), il sito http://www.psoriasimetodoapollo.com/
ed il gruppo Facebook ad esso collegato. Il libro, il sito e le linee guida (diffuse gratuitamente) per
la cura naturale di queste ed altre malattie sono uno strumento davvero potente, e la scienza su cui si
basano coincide in gran parte con quanto esposto in questo libro (ma c’è anche molto di più).

Un piccolo approfondimento su dermatite atopica e la sua correlazione col glutine (e altri


alimenti
L’articolo Gluten-sensitive enteropathy associated with genital lichen simplex chronicus383
relaziona su un caso di una devastante malattia simile all’eczema (una neurodermatite detta “lichen
simplex”) che portava una donna a grattarsi a sangue la zona perianale. Gli esami del sangue hanno
mostrato gli anticorpi tipici della celiachia, e nel corso dei mesi successivi, adottando una dieta
senza glutine, la donna è guarita dall’insopportabile prurito ed ha normalizzato i suoi livelli di
ferritina nel sangue.
L’articolo Serum IgG antibodies to gliadin and other dietary antigens in adults with atopic
eczema384 riferisce di un piccolo studio che ha riscontrato nel 30% degli adulti sofferenti di eczema
atopico la presenza di anticorpi IgG alla gliadina (un componente del glutine) quando la percentuale

382
http://scienzamarcia.altervista.org/denti.doc.
383
Journal of the Royal Society of Medicine Short Reports. 2010 Oct; 1(5): 43; autori Joanna E Gach, Henry Francis
Seddon; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2984362/.
384
Clinical and Experimental Dermatology. 1985 May;10(3):222-8, autori Finn R, Harvey MM, Johnson PM, Verbov
JL, Barnes RM.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4006283/.
100
media nella popolazione è di appena il 6,5%.
L’articolo Chronic urticaria: A cutaneous manifestation of celiac disease385 ci informa che la
celiachia oltre che con classici sintomi gastrointestinali si può presentare inizialmente con problemi
di malassorbimento (e quindi di carenza) di ferro, acido folico, vitamina B12 e vitamina D, con
sintomi di osteoporosi precoce o refrattaria, ma occasionalmente con manifestazioni cutanee; una
delle più frequentemente collegate alla celiachia è la dermatite erpetiforme, ma bisogno tenere
conto anche di alopecia, stomatite angolare386 e afte. L’articolo descrive il caso di una donna con
che presentava urticaria intermittente e sintomi gastrointestinali, entrambi scomparsi con la
rimozione del glutine dalla dieta (in seguito alla conferma clinica della condizione di celiachia).
L’articolo Acupuncture and a gluten-free diet relieve urticaria and eczema in a case of
undiagnosed dermatitis herpetiformis and atypical or extraintestinal celiac disease: a case
report387 riporta un caso di guarigione dalla dermatite erpetiforme grazie all’agopuntura ed alla
dieta senza glutine, in una paziente senza segni clinici di celiachia.
L’articolo Diet and Dermatitis: Food Triggers388, oltre ad essere una interessante e lunga
disamina dei possibili cibi che innescano una dermatite (per chi volesse approfondire la questione),
ci informa che in un esperimento ben il 43% dei pazienti sofferenti di dermatite atopica hanno
mostrato una reazione allergica a una dieta con latte bovino, uova, glutine, e soia, con alcuni
sintomi immediati seguiti più tardi dallo scatenarsi di un eczema. Skin manifestations of food
allergy389 riferisce di simili reazioni anche in seguito all’assunzione di cibi quali noci, nocciole,
mandorle, arachidi, pesce e frutti di mare. Personalmente conosco anche persone i cui sintomi
dermatologici sono fortemente correlati all'assunzione di carne di maiale.
L’articolo Gluten intolerance and skin diseases390 conferma l’accumularsi di prove scientifiche
relative al legame tra malattie autoimmuni, psoriasi, dermatiti e le due condizioni di intolleranza al
glutine (celiachia e sensibilità al glutine non celiaca), come conferma lo studio di un’équipe italiana
descritto nell’articolo Cutaneous Manifestations of Non-Celiac Gluten Sensitivity: Clinical
Hystological and Immunopathological Features391.
Cito infine l’articolo Breast-feeding and the onset of atopic dermatitis in childhood: a
systematic review and meta-analysis of prospective studies392, che consiste in una meta-analisi di
18 studi sull’argomento, e conclude che l’allattamento esclusivo al seno per almeno 3 mesi ha una
valida azione protettiva contro l’insorgenza della dermatite atopica nei bambini che hanno casi di
atopia in famiglia.

23 - Spondilite anchilosante, artrite, artrite reumatoide, artrite psoriasica

Qui di seguito la traduzione del riassunto (abstract) dell’articolo scientifico The causes of
385
Canadian Journal of Gastroenterol. 2006 Apr; 20(4): 291–293; autori Jessica Haussmann, Arni Sekar,
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2659909/.
386
Infiammazione agli angoli della bocca con fessurazione della pelle, che spesso è causata dalla candida o da un
eccesso di batteri coliformi nell’intestina, ma che può essere causata o con-causata da carenza di ferro e di vitamina B2;
queste ultime due carenze possono essere a loro volte causate dal malassorbimento dovuto alla celiachia.
387
Journal of Chiropractic Medicine. 2011 Dec; 10(4): 294–300; autore Bahia A. Ohlsen;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3315874/.
388
Journal of Clinical Aesthetic Dermatology 2014 Mar; 7(3): 30–36; autori Rajani Katta, Megan Schlichte;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3970830/.
389
Pediatrics. 2003 Jun;111(6 Pt 3):1617-24, autore Burks W; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12777601/..
390
European Journal of Dermatology 2006 Jan-Feb;16(1):4-11, autori Humbert P, Pelletier F, Dreno B, Puzenat E,
Aubin F; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16436335.
391
Nutrients 2015, 7, 7798, 7805, autori V Bonciolini, B Bianchi, et al.; www.mdpi.com/2072-6643/7/9/5368/pdf.
392
Journal of American Academy of Dermatology 2001 Oct;45(4):520-7, autori Gdalevich M, Mimouni D, David M,
Mimouni M; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11568741.
101
intestinal dysbiosis: a review (“Le cause della disbiosi intestinale: una rassegna”)393, basato a sua
volta su una vasta bibliografia scientifica (104 referenze).
Le cause della disbiosi intestinale: una rassegna
Adesso si pensa che le alterazioni nella flora dell’intestino e le attività di tale
flora siano dei fattori che contribuiscono a molte malattie croniche e degenerative.
Sindrome dell’intestino irritabile, morbo di crohn, colite ulcerosa, artrite
reumatoide e spondilosite anchilosante sono tutte patologie che sono state
collegate ad alterazioni della microflora intestinale.
(…) Si è scoperto che fattori quali antibiotici, stress fisico e psichico, e certi
componenti della dieta contribuiscono alla disbiosi intestinale. Se queste cause
possono essere eliminate o almeno attenuate, allora le cure mirate a modificare la
microflora possono essere più efficaci.
Un altro articolo che indica una causa o concausa della spondilite anchilosante (una sorta di
artrite che colpisce lo scheletro) nella disbiosi intestinale è Update on ankylosing spondylitis:
current concepts in pathogenesis (“Aggiornamento sulla spondilite anchilosante: correnti concetti
nella patogenesi”)394 nel quale si discute del ruolo della microflora, dell’infiammazione e
dell’autoimmunità (nei malati di tale disturbo si sono infatti scoperti autoanticorpi); ben sapendo
che, come mostra questo libro, infiammazione ed autoimmunità sono causati a loro volta da disbiosi
e parassitosi, è evidente la conclusione che la causa della malattia la si trova nell’intestino. Nella
stessa direzione vanno gli articoli Spondyloarthritis and the gut: a new look (“Spondilosite
anchilosante ed intestino, una nuova prospettiva)395, Microbes, the gut and ankylosing spondylitis
(“I microbi, l’intestino e la spondilite anchilosante”)396 e soprattutto The role of the gut and
microbes in the pathogenesis of spondyloarthritis (“Il ruolo dell’intestino e dei microbi nella
patogenesi della spondilosite anchilosante”)397, nel cui abstract leggiamo che:
Esistono significative sovrapposizioni cliniche, genetiche, immunologiche e
microbiologiche tra le malattie infiammatorie dell’intestino e la spondilo site
anchilosante, il che indica che ci sono meccanismi patofisiologici condivisi tra
queste malattie e possono dipendere dal microbiota intestinale.
Nel corso del libro trovate diversi altri riferimenti ad articoli che correlano l’artrite reumatoide
alla disbiosi, ma qui ne aggiungo ancora alcuni Fecal microbiota in early rheumatoid arthritis
(“Microbiota fecale nell’artrite reumatoide recente”)398, Microbiome and probiotics: link to
arthritis (“Il microbioma ed i probiotici: il legame con l’artrite”) 399, ma soprattutto l’articolo The
Microbiome, Autoimmunity, and Arthritis: Cause and Effect: An Historical Perspective (“Il

393
Pubblicato sulla rivista Alternative medicine review: a journal of clinical therapeutic, 2004 Jun;9(2):180-97, autori
Hawrelak J A, Myers S P della School of Natural and Complementary Medicine, Southern Cross University, Lismore
NSW, Australia; abstract su http://www.ncbi.nlm.nih.gov/18326290, articolo integrale su
http://www.altmedrev.com/publications/9/2/180.pdf.
394
Pubblicato su Current Allergy and Asthma Reports. 2015 Jan;15(1):489, autore Smith A J;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25447326.
395
Pubblicato su Joint Bone Spine 2015 Mar;82(2):77-9, autori Wendling D, Vuitton L, Koch S, Prati C,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25572015.
396
Pubblicato su Arthritis Research & Therapy. 2013;15(3):214, autori Costello M E, Elewaut D, Kenna T J, Brown
M A, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4060176/.
397
Pubblicato su Best Practice & Research. Clinical Rheumatology 2014 Oct;28(5):687-702., autori Asquith M,
Elewaut D, Lin P, Rosenbaum J T, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25488778.
398
Pubblicato su The journal of rheumatology 2008 Aug;35(8):1500-5, autori Vaahtovuo J, Munukka E, Korkeamäki
M, Luukkainen R, Toivanen P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/18528968.
399
Pubblicato in Current Opinion in Rheumatology 2014 Jul;26(4):410-5, autori Bedaiwi M K, Inman R D;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24841227.
102
microbioma, l’autoimmunità e l’artrite: causa ed effetto: una prospettiva storica”)400, interamente
fruibile sul web.
Che la causa dell’artrite reumatoide sia effettivamente la disbiosi è provato dal fatto che
l’integrazione di probiotici porta ad una mitigazione dei sintomi (probabilmente anche a causa di
una correlata diminuzione di produzione di citochine pro-infiammatorie) come mostra l’articolo
Probiotic supplementation improves inflammatory status in patients with rheumatoid
arthritis401 (“L’integrazione di probiotici migliora lo stato infiammatorio nei pazienti con artrite
reumatoide”). Del resto se tale malattia ha anche molti aspetti in comune con la celiachia, cosa ci si
potrebbe mai aspettare402? È interessante notare che riguardo all’artrite reumatoide ritroviamo come
fattore di rischio le periodontiti ed il microbiota sottogengivale403 (vedi il capitolo precedente). In
effetti se trovassi il tempo dovrei dedicare più spazio ai possibili effetti negativi di queste
alterazioni del microbiota della bocca che possono essere correlati a problemi molto gravi, dal
diabete404 al cancro (secondo quanto scrive la dottoressa Clark nel suo libro La cura di tutti i
cancri avanzati).
Nell’abstract dell’articolo The bacterial skin microbiome in psoriatic arthritis, an
unexplored link in pathogenesis: challenges and opportunities offered by recent technological
advances (“Il microbioma betterico della pelle nell’artrite psoriasica, un legame inesplorato nella
patogenesi: sfide ed opportunità offerte dai recent progressi tecnologici”)405 leggiamo
L’artrite psoriasica rappresenta una malattia infiammatoria modello per
l’esplorazione del ruolo del microbioma perché il coinvolgimento della pelle e la
sovrapposizione con le malattie infiammatorie intestinali [morbo di Crohn e colite
ulcerosa] implicano che sia la pelle che il tratto gastrointestinale possano essere
fonti microbiche di innesco per la’artrite psoriasica.
L’articolo Decreased bacterial diversity characterizes the altered gut microbiota in patients
with psoriatic arthritis, resembling dysbiosis in inflammatory bowel disease (“Diminuita
diversità batteriale caratterizza il microbiota intestinale alterato in malati di artrite psoriasica, che
somiglia a quello dei disturbi infiammatori intestinali”)406 mostra che sia nei malati di psoriasi
epiteliale che nei malati di artrite psoriasica è presente una disbiosi intestinale, con diminuzione dei
livelli dei batteri benefici, ma nei soggetti sofferenti di artrite psoriasica lo squilibrio del microbiota
intestinale è più forte, ed è molto simile a quello dei malati di morbo di Crohn e colite ulcerosa.
Come un po’ tutte le malattie di cui si discute in questo libro, l’artrite rumatoide (come le altre
patologie discusse in questo paragrfo) è fortemente legata ad una carenza di vitamina D. L’articolo

400
Pubblicato su Transactions of the american Clinical and climatological association; autore S. A. Paget;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3540616/.
401
Pubblicato su Nutrition. 2014 Apr;30(4):430-5, autori Vaghef-Mehrabany E, Alipour B 2, Homayouni-Rad A,
Sharif S K, Asghari-Jafarabadi M5, Zavvari S; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24355439.
402
Vedi l’articolo Rheumatoid arthritis-celiac disease relationship: Joints get that gut feeling pubblicato su
Autoimmun Reviews 2015 Nov;14(11):1038-47., autori Lerner A, Matthias T;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26190704.
403
Vedi l’articolo Periodontal disease and subgingival microbiota as contributors for rheumatoid arthritis
pathogenesis: modifiable risk factors? pubblicato su Current Opinion in Rheumatology 2014 Jul;26(4):424-9, autori
Scher J U, Bretz W A, Abramson S B; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24807405.
404
Vedi l’articolo Association of periodontitis with insulin resistance, β-cell function, and impaired fasting
glucose before onset of diabetes pubblicato su Endocrine Journal 2015 Sep 1., autori Islam S A, Seo M, Lee Y S,
Moon S S; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26329671. La periodontite viene considerata un fattore di rischio
perchè rilevata significativamente prima dell’insorgenza del diabete.
405
Pubblicato su Rheumatology (Oxford). 2014 May;53(5):777-84, autori Castelino M, Eyre S, Upton M, Ho P,
Barton A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24067887.
406
Pubblicato su Arthritis & Rheumatology 2015 Jan;67(1):128-39, autori Scher J U, Ubeda C, Artacho A, Attur M,
Isaac S, Reddy SM, Marmon S, Neimann A, Brusca S, Patel T, Manasson J, Pamer E G, Littman D R, Abramson S B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25319745.
103
Vitamin D level in rheumatoid arthritis and its correlation with the disease activity: a meta-
analysis407, pubblicato nel 2016, si basa su una meta-analisi, ovvero su un controllo che prende i
dati di diversi studi scientifici già pubblicati per ottenere dati stastistici più significativi, e mostra
che i livelli di artrite reumatoide sono significativamente bassi nei malati di artrite reumatoide, che
la carenza di vitamina D è più frequente nei malati rispetto ai soggetti sani, e che l’attività della
malattia è inversamente correlata con il livello di vitamina D nel sangue (ovvero che i sintomi della
malattia aumentano al diminuire del livello di vitamina D nel sangue). Simile risultato emerge da
un’altra meta-analisi analisi408 e dall’articolo scientifico Vitamin D and rheumatoid arthritis409,
che ci informa come la carenza di vitamina D sia stata anche collegata a dolore musco-schletrico
diffuso. Infine l’articolo Vitamin D deficiency in rheumatoid arthritis: prevalence,
determinants and associations with disease activity and disability410 mostra che non solo
l’attività della malattie, ma anche la gravità della disabilità sono inversamente correlate ai livelli di
vitamina D nel sangue.

24 - Epilessia, disbiosi, parassitosi, denti del giudizio, inquinamento


elettromagnetico
Scritto con la collaborazione di Lorenzo Arcerra

Presentiamo qui un quadretto d’inizio novecento in cui interagiscono tre punti cardinali
dell’America di allora: il milionario e potente lobbista Charles Prentice Howard, Rockefeller Jr. che
produsse grandi sforzi e finanze per trasformare la gestione della salute in un monopolio sforna-
soldi (al Dr. John Howland andò la cattedra del primo dipartimento universitario di pediatria), e il
salutismo germanico che era approdato in maniera particolarmente forte dalle parti della California
(Macfadden e Conklin).
Febbraio 1916: la sventura volle che Charles P. Howland e consorte dovettero iniziare a
confrontarsi quotidianamente con lo strazio degli attacchi epilettici del figlio. Charles, fondatore
della Howland, Murray & Prentice Associati, era nelle commissioni politiche ed economiche più
importanti a livello nazionale insieme con i suoi amici John D. Rockefeller Jr., Frederick Strauss e
Vernon Kellogg. Suo fratello, il prof. John Howland, era uno dei padri fondatori della pediatria
americana. Ma né i consulti con lui né quelli con i migliori specialisti della nazione potettero
migliorare la situazione del piccolo malato. Presi dalla disperazione, i genitori si rivolsero al Dr.
Conklin, medico del Midwest che si era convertito ai metodi di fitness e salute olistica del
famosissimo Bernarr Macfadden. La terapia Conklin-Macfadden per l’epilessia consisteva in un
digiuno ad acqua. La cosiddetta “terapia” durò tre settimane. Fu così che per la prima volta gli
attacchi epilettici smisero.
Sulla scia di Conklin e Macfadden molti altri autori potettero riscontrare che la guarigione
dall’epilessia rimaneva stabile dopo i digiuni se si seguiva una dieta senza amidi e senza zucchero
di canna (McMurray 1916). Il Dr. Geyelin era un famoso medico ed endocrinologo del New York
Presbyterian Hospital che ebbe l’opportunità di osservare la guarigione di un giovane cugino che
aveva avuto epilessia per quattro anni. Il dottore ebbe modo di riportare in vari congressi della

407
Pubblicato su Clinical and Experimental Rheumatology 2016 Sep-Oct;34(5):827-833, autori Lee YH, Bae SC;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27049238.
408
Serum Vitamin D Level and Rheumatoid Arthritis Disease Activity: Review and Meta-Analysis, pubblicato
su PLoS One. 2016; 11(1): e0146351, autori Lin J, Liu J, Davies ML, Chen W;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4709104/.
409
Pubblicato su Therapy Advances in Endocrinology and Metabolism 2012 Dec; 3(6): 181–187, autori Kostoglou-
Athanassiou I, Athanassiou P, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3539179/.
410
Arthritis Research and Therapy 2010; 12(6): R216, autori Rossini M, Maddali Bongi S, et al;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3046526/.
104
American Medical Association molti altri casi di guarigione se il digiuno veniva seguito dalla dieta
chetogenica. La questione quindi era anche capire cosa fare dopo i digiuni.
Fu così che venne ideata una “dieta chetogenica” sviluppata negli anni venti alla Mayo Clinic
negli Stati Uniti. Tale dieta è basata su una forte riduzione del consumo di carboidrati e proteine a
vantaggio dei grassi. Con i bambini si ottennero ottimi risultati, con una mitigazione degli attacchi
epilettici nel 95% dei pazienti, ed una totale cessazione nel 60%. La dieta chetogenica411 fu
accettata dalla comunità medica fin tanto che non iniziò l’era della farmacopea chimica. Con la
scoperta dei farmaci anticonvulsivi nel 1938, i forti interessi economici delle aziende farmaceutiche
riusciro a far dimenticare la dieta.
Tuttavia i farmaci anticonvulsivi non funzionano per circa un 30% dei pazienti, e così restò
ancora un certo interesse per la dieta chetogenica che fu ulteriormente affinata. In tempi recenti
anche la Dieta Atkins Modificata412 ha portato a dei buoni risultati per il trattamento dell’epilessia.
Un’altro tipo di dieta fu pubblicizzata qualche decennio più tardi da Elaine Gottschal, madre di
una ragazza malata di epilessia sin dall’adolescenza, che guarì quando, motivata da disturbi
intestinali persistenti, adottò un radicale cambiamente alimentare. La cosiddetta dieta SCD (Specific
Carbohydrate Diet, ovvero Dieta dei Carboidrati Specifici), ideata molti anni prima dal dottor Haas,
che con questa dieta senza amidacei e senza carboidrati complessi (in sostanza una dieta paleolitica
senza cereali, pseudo cereali, tuberi, e gran parte dei legumi).
Ancora più chiaro ed esplicativo è il libro della dottoressa Campbell-McBride che individua
nella disbiosi intestinale la causa di moltissimi casi di epilessia (soprattutto tra i bambini), e spiega
come una dieta paleolitica (un’adattamento della dieta SCD denominato dieta GAPS) possa portare
alla guarigione.
Il fatto che l’infiammazione intestinale vada ad abbassare nettamente il valore soglia degli
attacchi epilettici è stato dimostrato da Dufour (1984) e Riazi (2004). Le evidenze cliniche per
Conklin erano tali che egli definì l’epilessia pediatrica semplicemente una “epilessia digestiva”.
Cioè aveva le sue origini negli intestini ed era curabile. Conklin vedeva guarigioni del 90% dei casi
con il digiuno e con la dieta igienista germanica quando i pazienti avevano meno di 10 anni. Per
coloro che avevano tra i 15 e i 25 anni di età la percentuale di successi scendeva al 60% e per coloro
che avevano da 40 anni in su le probabilità che il digiuno apportasse miglioramenti sostanziali
erano ridotte al lumicino.
Secondo alcuni autori la teoria focale giustificava queste grosse differenze con l’età. Per esempio
costituiscono un grosso campo di disturbo i denti del giudizio impattati o con carenza di spazio413.
A tale campo di disturbo si aggiunge negli anni il progressivo peggioramento della salute degli altri
denti, con infezioni e necrosi varie nel cavo orale che diventerebbero il cofattore principale delle
malattie degenerative e nel caso specifico delle epilessie resistenti a trattamenti (Cotton HA, 1921).
La discussione si aprì in ogni parte d’America. Il fatto che il digiuno liberasse temporaneamente
i piccoli pazienti dalle convulsioni non era messo in discussione. L’informazione fu riportata su tutti
i manuali di neurologia. L’unico modo in cui questo fenomeno poteva essere attaccato erano
focalizzare il discorso sulla pochezza dei risultati registrabili un paio di mesi dopo essere tornati
all’alimentazione solida senza regole. Il digiuno evidentemente poteva costituire un varco verso un
miglioramento definitivo solo se il medico era in grado di dare istruzioni precise al paziente sulla
chetogenica o un’alimentazione igienista. Altrimenti, se il medico ignorava ciò, gli attacchi
epilettici sarebbero tornati nel giro di un paio di mesi quasi ai livelli precedenti.
Cinquant’anni dopo però l’ultimo dei manuali di neurologia pediatrica che ancora conteneva un
accenno sulle possibili manipolazioni dietetiche per controllare l’epilessia era il Livingston (1972):
“Comprehensive Management of Epilepsy in Infancy, Childhood and Adolescence”, che si

411
http://dietachetogenica.blogspot.it/.
412
http://dietachetogenica.blogspot.it/2013/05/la-dieta-atkins-modificata-mad.html.
413
www.youtube.com/watch?v=R2xYj9AZvfI.
105
occupava però solo della variante chetogenica post-digiuno.
Nel film Non nuocere (1997 interpretato da Meryl Streep), basato su una storia vera, la
neurologa dell’ospedale dice che un libro del genere, altrimenti perfetto in ogni sua parte, aveva
quell’unica pecca dell’accenno ad una possibilità terapeutica così poco scientifica come un cambio
di alimentazione.
La dottoressa Natasha Campbell-McBride parla estesamente della relazione tra disbiosi ed
epilessia, rimarcando il fatto che Gluteomorfine e Caseomorfine sono presenti nelle urine dei
pazienti epilettici come di quelli autistici (e non solo) 414. Queste due sostanze derivano dal fatto che
la disbiosi provoca una digestione difettosa del glutine e della caseina, la quale genera a sua volta la
produzione di questi due oppiacei, che interferiscono con il sistema nervoso. Questa prima
informazione fa pensare che l’adozione di una dieta paleo/SCD come la dieta GAPS potrebbere
risolvere il problema alla radice, e che una dieta senza glutine e senza caseina potrebbe quanto
meno ridurre la gravità delle crisi epilettiche.
La dieta GAPS della dottoressa Campbell e la dieta chetogena, assomigliano (per la loro
proibizione/restrizione dell’assunzione di carboidrati) alla dieta vegetariana crudista, che in realtà è
ancora più restrittiva persino della dieta GAPS. È infatti possibile seguire una dieta con alimenti
permessi dalla dieta GAPS ma esclusivamente crudi e di orgine vegetale, oppure seguire una dieta
anche solo tendenzialmente crudista415.
A confermare il legame epilessia-intestino è anche la biologa nutrizionista Federica
Mastronardo416. Vedi anche la testimonianza della ricercatrice Elaine Gottschall417 sul rapporto tra
sintomi di patologie intestinali da una parte e sintomi di sofferenza psichica e mentale (compresa
l’epilessia) dall’altra.
Nella discussione sul forum di Italia Salute intitolata “epilessia e celiachia”418 il dottor Paolo
Mainard, Neurochimico del Centro Epilessia dell’Università di Genova, Consulente del Centro di
Nutraceutica Applicata, afferma:
Per quanto riguarda l’epilessia, Dephour riporta un’aumentata risposta
convulsiva in animali nei quali è stata provocata un’infiammazione intestinale con
un olio urticante, l’olio di crotontiglio. Pertanto un’infiammazione intestinale
riduce la soglia convulsiva.
La prova non è decisiva in quanto basata su un esperimento di vivisezione (i topi per quanto
simili all’uomo sono pure per molti aspetti differenti). Più interessante è il seguito del discorso:
Sospendere il glutine elimina i processi infiammatori legati alla risposta
anticorpale, in analogia a qualsiasi altra intolleranza alimentare o allergia. In tutti
questi casi si ha un intestino troppo permeabile che lascia passare grossi peptidi,
frazioni di proteine, “clandestini”. Contro questi peptidi si attiva una risposta
anticorporale che si risveglia ogni qualvolta entriamo in contatto con la proteina
progenitrice. Se questi peptoni rimangano in circolo abbiamo un processo
infiammatorio, tipico delle allergie, ma se questi peptoni vanno ad accumularsi
presso frazioni di proteine dei nostri tessuti a loro simili, simile cerca simile, la
tolleranza degli anticorpi, che si portano dietro, non sarà in grado di distinguere

414
Come conferma l’articolo Biochemistry and psychophysiology of autistic syndromes pubblicato su Tidsskrift
for den Norske lægeforening 1994 May 10;114(12):1432-4, autore Reichelt K L;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8079233.
415
http://www.nonsoloanima.tv/valdovaccaro/index.php?m=11&y=11&d=28&entry=entry111128-123248,
http://valdovaccaro.blogspot.it/2010/10/epilessia-chiarita-uguale-epilessia.html,
http://valdovaccaro.blogspot.it/2011/09/epilessia-rolandica-ansie-ed-amnesie.html
416
http://www.federicamastronardo.it/articoli_9.html.-
417
http://www.emergenzautismo.org/content/view/231/48/.
418
http://www.italiasalute.it/forum/forum_posts.asp?TID=6238.
106
tra il peptone clandestino e il pezzo di proteina del nostro tessuto. Se l’accumulo
avviene in prossimità delle articolazioni avremo l’artite rematoide, se nella
mielina le patologie autoimmuni.
Sempre il dottor Mainardi in una sua lettera critica nei confronti della trasmissione “dica 33” ha
scritto419:
In base ai risultati dei miei studi ho realizzato un integratore alimentare a base
di alfa-lattoalbumina che è entrato nei programmi di screening nuovi farmaci
anticonvulsivi dell’NIH (USA) per i risultati ottenuti sia pre-clinici che clinici.
Questa molecola agisce principalmente a livello intestinale come prebiotico, riduce
la disbiosi e la permeabilità intestinale. I risultati ottenuti con le diete a restrizione,
non noti forse al solo autore dell’articolo su dica-33, confermano l’importanza del
ruolo dell’intestino in diverse patologie neurologiche. Compreso l’autismo, il cui
aumento esponenziale dell’incidenza (da 1 su 10000 a 1 su 130) rende altamente
improbabile una natura genetica, ma quanti fondi vengono impiegati oggi in
questa improduttiva ricerca?
D’altronde la curcumina, la dieta chetogenica e l’alfa-lattoalbumina mostrano
ampi spettri d’azione, difficilmente attribuibili a specifiche azioni a livello
cerebrale, più facilmente dovuti alle loro azioni intestinali (...) ad ulteriore
conferma del collegamento intestino-cervello, provocare processi infiammatori
intestinali porta a stati ansiosi e riduce la soglia convulsiva.
La dieta chetogenica è una dieta ricca in grassi e povera in carboidrati, che sembrava ormai quasi
dimenticata dalla comunità scientifica nonostante la produzione del film “Non nuocere”
(testimonianza di una guarigione dall’epilessia per mezzo della dieta). Di recente la sua validità nel
per ridurre la frequenza delle crisi epilettiche è stata scientificamente dimostrata come riporta un
articolo del New York Times420 che menziona uno studio scientifico effettuato col gruppo di
controllo.
Rimarchevole è un altro articolo scritto dal dottor Mainardi in collaborazione col dottor
Gianluigi Pesce e la dottoressa Silvia Bornia421. In esso leggiamo che:
È sorprendente come l’intestino nell’antichità fosse considerato l’organo
responsabile di molte patologie neurologiche sin dai tempi della bibbia, quando le
crisi di epilessia venivano curate con il digiuno, da cui ebbe origine la dieta
chetogena, ricca di grassi e povera di carboidrati, ampiamente usata nell’epilessia
sino agli anni 30.
Oggi [la dieta chetogenica] viene applicata anche in altre patologie
neurologiche, ad esempio depressione Alzheimer, Parkinson etc., dimostrando
come una dieta possa ridurre significativamente i sintomi di patologie
neurologiche complesse. (…) La disbiosi intestinale riducendo l’assorbimento di
triptofano, può rendere più fragile il cervello, meno capace di autoripararsi.
Interessanti sono anche le proprietà del Serplus menzionato dal dottor Mainardi che regolando la
flora intestinale avrebbe ricadute positive anche sull’umore delle persone e sulla normalizzazione
del ciclo sonno-veglia422. Altra informazione che potrebbe essere interessante è quella della

419
http://www.emergenzautismo.org/content/view/1031/68/.
420
Evidence a High-Fat Diet Works to Treat Epilepsy, pubblicato il 6 maggio 2008 sul New York Times, autore
Aliyah Baruchin; http://www.nytimes.com/2008/05/06/health/research/06epil.html.
421
Articolo non più presente sulla rete internet, non più attivo il link http://www.det.it/pdf/ottobre10/int.pdf.
422
http://www.mangiaconsapevole.com/forum/T-Alfa-Lattoalbumina-Serplus%C2%AE-BioZzz%C2%AE.html.
107
relazione tra melatonina ed epilessia, vedi l’articolo “Melatonina in aiuto degli epilettici”423.
Per comprendere alcuni meccanismi che portano allo scatenarsi delle crisi epilettiche occorre
anche studiare il ruolo delle barriere tissutali cerebrali
L’articolo Mechanisms underlying blood-brain barrier dysfunction in brain pathology and
epileptogenesis: role of astroglia424 ci informa che l’apertura della barriera emato-encefalica nel
corso di uno status epilepticus425 ha effetti pro-epilettici nel breve termine, dal momento che la
composizione ionica del siero interferisce con l’eccitabilità neuronale.
L’articolo Brain inflammation as a biomarker in epilepsy (“L’infiammazione cerebrale come
indicatore dell’epilessia”)426 conferma ancora una volta il probabile ruolo causale dei mediatori
dell’infiammazione (citochine pro-infiammatorie) nell’insorgenza delle malattie affermando che
prove sperimentali e cliniche hanno dimostrato che nel cervello epilettico c’è un’aumentata sintesi
di specifici mediatori dell’infiammazione ed una sovra-regolazione dei loro recettori il che fa
pensare ad una componente infiammatoria nella genesi della malattia.
A questo punto (alla luce di quanto detto nel capitolo I.1) risulta comprensibile anche la recente
scoperta di casi di crisi epilettiche che si scatenano in seguito all’uso del cellulare, come riportato
nell’articolo Rischio epilessia col telefonino sul sito italiasalute427.
Interessante pure il resoconto di un’esperienza di guarigione di una bambina epilettica nella
quale la malattia era scatenata dalla presenza di parassiti nematodi. La testimonianza è della
dottoressa Rosanna Qualizza, specialista in Allergologia e Immunologia Clinica428.
Per quanto riguarda la correlazione tra epilessia e parassiti, vi propongo qui la traduzione di
alcune righe dell’abstract dell’articolo Helminthic parasites and seizures (“Parassiti elmintici e
crisi epilettiche”)429:
Un grande numero di parassiti elmintici sono noti per la loro azione sul
sistema nervoso centrale e causano sintomi neurologici inclusi gli attacchi
epilettici. La Taenia solium (verme solitario) è probabilmente il più diffuso e
conosciuto per la sua associazione con gli attacchi epilettici. Molte altre malattie
elmintiche sono prevalentemente diffuse in aree geografiche relativamente ristrette
e la loro manifestazione in gran parte della restante parte del mondo è limitata a
casi rari tra i viaggiatori e gli immigrati.
La cisticercosi è un’altra condizione correlata alle infestazioni da parassiti; si tratta di cisti (uno
stadio di sviluppo del parassita Tenia) che si possono annidare anche nel cervello causando crisi
epilettiche; in effetti la cisticercosi è una delle cause preminenti di epilessia nel terzo mondo (ma
potrebbe verificarsi anche nel ricco occidente). Vedi a tal riguardo l’articolo Antiparasitic
Therapy for Viable Cysts May Help Seizure Control in Patients with Neurocysticercosis
(“Terapia antiparassitica può aiutare a controllare le crisi epilettiche in pazienti con
neurocistercosi”)430, nonché l’articolo La rubrica del medico - la neurocistercosi431.

423
http://www.italiasalute.it/News.asp?ID=78.
424
Pubblicato su Epilepsia. 2012 Nov;53 Suppl 6:53-9, autori Kovács R, Heinemann U, Steinhäuser C;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23134496.
425
Un tipo di grave crisi epilettica, piuttosto pericolosa.
426
Pubblicato su Biomarkers in Medicine 2011 Oct;5(5):607-14, autori Annamaria Vezzani, Alon Friedman;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22003909.
427
http://www.italiasalute.it/News.asp?ID=8871.
428
http://www.airett.it/studi-clinici-quando-i-problemi-possono-essere-causati-anche-dai-parassiti.
429
Pubblicato su Epilepsia. 2008 Aug;49 Suppl 6:25-32, autori Garcia H H, Modi M, del Departimento di
Microbiologia (Facoltà di Scienze) dell’Università Peruana “Cayetano Heredia”, Lima;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18754958.
430
Pubblicato su Epilepsy Currents 2004 Sep; 4(5): 202–203, autore Bassel W. Abou-Khalil,;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1176373/.
108
Invece l’articolo Infectious agents and epilepsy (“Agenti infettivi ed epilessia”)432 mostra come
in certi casi l’epilessia possa essere causata da diversi agenti infettivi (virus, batteri e parassiti),
molti dei quali diffusi soprattutto (se non esclusivamente) nel terzo mondo, come la malaria e la
cisticercosi. C’è da chiedersi se, vista la connessione tra disbiosi e stato del sistema immunitario,
anche certe forme di epilessia mediate da agenti infettivi, non possano essere prevenute (e guarite)
ripristinando l’equilibrio del microbiota intestinale.
Come trascurare infine il legame tra vaccini ed epilessia? La stessa dottoressa Campbell
denuncia come l’abitudine di vaccinare indiscriminatamente i bambini a prescindere da uno
screening che verifichi l’eventuale presenza di alterazioni intestinali espone molti soggetti vaccinati
al rischio di contrarre una serie di malattie più o meno gravi. Secondo quanto da lei riportato nel
libro “Sindrome della Psiche e dell’Intestino” un intestino già sofferente può non sopportare lo
stress delle vaccinazioni che in tal caso aggravano lo stato patologico pre-esistente.
Sul rapporto vaccini-epilessia (e non solo) vedi la bibliografia a cura di P. Vanoli433 dalla quale
traggo un piccolissimo estratto:
Measles vaccination and risk of SSPE (“La vaccinazione contro il morbillo ed il rischio di
SSPE”)434.
On the neurological complications of vaccination, with special reference to epileptic
syndromes (“Complicazioni neurologiche delle vaccinazioni, con particolare riferimento alle
sindromi epilettiche”)435.
Epilepsy and mental retardation following febrile seizures in childhood (“Epilessia e ritardo
mentale a seguito di attacchi febbrili nell’infanzia”)436.
Pertussis immunization and characteristics related to first seizures in infants and children
(“La vaccinazione contro la pertosse e le caratteristiche correlate ai primi attacchi epilettici nei
neonati e nei bambini”)437.
Risk of seizures after measles-mumps-rubella immunization (“Rischio di attacchi epilettici
dopo la vaccinazione morbillo orecchioni rosolia”)438.
Effectiveness and safety of an Haemophilus influenzae type b conjugate vaccine (PRP-T) in
young infants (“Efficacia e sicurezza di un vaccino coniguato (PRP-T) anti-Haemophilus influenza
tipo b”). La cosa davvero incredibile di questo studio sono le conclusioni, ovvero che i vaccini di
cui si dichiara la sicurezza e l’efficacia hanno causato febbri, iritabilità, pianti ed attacchi
epilettici439.

431
http://www.medicusmundi.it/it/comunicazione/la-rubrica-del-medico/51-la-rubrica-del-medico-la-
neurocisticercosi.html.
432
Pubblicato all’interno della relazione congressuale The Infectious Etiology of Chronic Diseases, libro edito dalla
National Academies Press (US); 2004, autore Josemir W. Sander; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK83677/.
433
http://www.mednat.org/vaccini/1000_studi2.htm.
434
Pubblicato su Indian Pediatics. 1999 Mar;36(3):317, autore Agarwal R K;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10713848.
435
Pubblicato su Rivista di Neurologia, luglio-agosto 1973, 43:254-258, autori Ballerini Ricci B, Bilancia G,
Cherubini E, Maccagnani F, Ricci G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4782469.
436
Pubblicato su Acta Paediatrica Scandinava, marzo 1989; 78(2):291-295, autori Wolf S M, Forsythe A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2929352.
437
Pubblicato su Journal of Pediatrics 1993 Jun;122(6):900-3, autori Cherry JD1, Holtzman AE, Shields WD, Buch
D, Nielsen C, Jacobsen V, Christenson PD, Zachau-Christiansen B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8501566.
438
Pubblicato su Pediatrics 1991 Nov;88(5):881-5, autori Griffin MR, Ray WA, Mortimer EA, Fenichel GM, Schaffner
W; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1945626.
439
Pubblicato su Pediatrics, 1993 Aug; 92(2):272-279, autori Vadheim C M, Greenberg D P, Partridge S, Jing J,
Ward J I; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8337029.
109
25 - La correlazione tra la disbiosi, il mal di testa e molti altri malesseri

Sebbene le cause del mal di testa possano essere molte, da un problema al fegato ad un focus
dentale (cavitazione, dente devitalizzato, dente del giudizio incluso nell’osso mascellare, residuo
radicolare, vedi il libro “Bonifica dentale”) all’infestazione dei parassiti, in questo capitolo ci
concentriamo sul possibile ruolo causale della disbiosi intestinale.
Sul suo sito la dottoressa Gabriella Lesmo evidenzia il fatto che i soggetti autistici soffrono di
regola di disbiosi, e fa un’affermazione a nostro parere molto interessante, ovvero che la disbiosi,
che pur può essere innescata anche dall’accumulo di metalli pesanti, porta a sua volta alla ritenzione
di metalli pesanti. Una ennesima conferma di quanto scritto dalla dottoressa Campbell nel suo libro.
Scrive la dottoressa Lesmo440:
La disbiosi persistente porta all’infiammazione intestinale, alla maldigestione e
malassorbimento, quindi apre la porta alle allergie, alle intolleranze alimentari,
alla ritenzione di metalli pesanti e di altre tossine ambientali, ai disturbi
dell’umore, della concentrazione e dell’attenzione, alla cefalea, alla disfunzione
immunitaria, oltre che al dolore addominale ricorrente e ai tanti sintomi
genericamente indicati come dispepsia che tanto disturbano milioni di persone.

Il già citato dottor Paolo Mainardi, scrive a tal proposito sul forum italia salute441 che le cause
delle varie forma di mal di testa (o emicrania o cefale che dir si voglia) sono da rintracciarsi
nell’intestino, al di là delle sottili distinzioni tra una forma e l’altra di questa patologia e cita
l’eccesso di istamina correlato alla disbiosi (spesso determinato infatti dalla proliferazione
intestinale della Candida) come una causa di tale problema. Afferma testualmente il dottor
Mainardi:
Una disbiosi intestinale che coinvolge il triptofano produce un aumento della
decarbossilazione di questo ammino acido a indolo e scatolo, determinabili nelle
urine quali marker della disbiosi. Scarsi livelli di triptofano conducono a scarsi
livelli cerebrali di neuropeptidi, quali l’NPY responsabile della soglia convulsiva e
della soglia del dolore.
Sul sito del dottor Giovanni Angilè442 troviamo scritto che oltre alla cefalea e ad altre condizioni
patologiche già menzionate, anche l’ipertensione può essere indotta dalla disbiosi, sia a causa del
sovraccarico del fegato che a causa delle patologie circolatorie indotte dalla disbiosi. Egli annovera
tra le patologie correlate alla disbiosi anche le emorroidi, il diabete, la perdita di concentrazione e di
memoria, la vulvo-vaginite e la cistite.
Altri siti che confermano il legame tra disbiosi, mal di testa e molte altre malattie (comprese
allergia, asma, otite) sono i seguenti (il primo è particolarmente interessante e ne consiglio la lettura
integrale):
http://alimentarmente.altervista.org/mal-di-testa-grasso-obesita-intolleranze-alimentari-
tutto-causato-dalla-disbiosi/
http://www.armonianaturale.com/allergie-e-intolleranze-alimentali/flora-batterica-disbiosi-
intestinale-e-sistema-immunitario/
http://www.realwayoflife.com/2012/07/02/pancia-gonfia-cattiva-digestione-intolleranze-
stanchezza-tutta-colpa-della-disbiosi/
http://www.ondabio.it/news/disbiosi.htm
http://www.viveremeglio.org/0_guarire/guar_fisica/alimsalu/disbiosi.htm

440
http://www.lesmomd.com/Disbiosi.aspx.
441
http://www.italiasalute.it/forum/forum_posts.asp?TID=7359.
442
http://www.giovanniangile.it/apparato_d_002.htm.
110
Un libro interessante sull’argomento che può essere utile a complemento di questo capitolo è
Mal di testa cure e terapie naturali Ramón Roselló e Pepe Landázuri, Macro Edizioni.

26 - Anoressia, bulimia, disbiosi intestinale e trattamento nutrizionale

L’esperienza clinica della dottoressa Natascha Campbell-McBride ha mostrato una fortissima


correlazione tra i cosiddetti disturbi dell’alimentazione (anoressia e bulimia ed altre ossessioni
alimentari variamente denominate) e lo squilibrio della flora intestinale a vantaggio dei microbi
patogeni (apportatori di malattie).
Secondo l’esperienza di questa dottoressa (che tramite una dieta particolare ed alcuni integratori
naturali ha curato persino l’autismo del figlio) al di là dei problemi psicologici e di relazione
familiare (che possono contribuire anch’essi al sorgere del problema) c’è un problema di flora
intestinale benefica danneggiata con sopravvento di microbi patogeni (particolarmente batteri,
muffe e lieviti) e parassiti.
Sarebbero quindi le carenze nutrizionali innescate dall’incapacità di assorbire i principi nutritivi
dai cibi (conseguenza della disbiosi) e le tossine prodotti dai microbi patogeni (che vengono
assorbite dal sangue a causa di una parete intestinale porosa che non riesce a filtrarle) a causare dei
veri e propri squilibri mentali che sfociano nei cosiddetti disturbi dell’alimentazione.
Questi disturbi per altro spesso vengono accompagnati da altri problemi come difficoltà di
concentrazione ed attenzione, iperattività, manie ossessivo-compulsive, attacchi di panico, ansia,
abuso di alcool e droghe, ed altri problemi cosiddetti mentali o psichiatrici (persino appartenenti a
quel vasto ed ambiguo contenitore di problematiche che viene denominato “schizofrenia”).
Per chi volesse avere conferme ufficiali di quanto suddetto può consultare gli articoli Gut
feelings: A role for the intestinal microbiota in anorexia nervosa?443, Gut microeukaryotes
during anorexia nervosa: a case report444 e Monitoring bacterial community of human gut
microbiota reveals an increase in Lactobacillus in obese patients and Methanogens in
anorexic patients445. In particolar modo l’ultimo studio, oltre ad una variazione della composizione
del microbiota intestinale delle persone obese da una parte ed anoressiche dall’altra, mostra la
presenza del batterio metanogeno Methanobrevibacter smithii nei malati di anoressia. Significativo,
soprattutto in rapporto a quanto scritto in questo libro, il fatto che nelle famiglie in cui c’è un figlio
autistico è più facile trovare anche un figlio anoressico446, ed il fatto che l’anoressia si accompagna
spesso a diversi problemi mentali (ansia, disturbi dell’umore, disturbo ossessivo-compulsivo447),
tutte correlazioni che richiamano quanto scritto nel captiol introduttivo sulla disbiosi.
Cito infine l’articolo The Intestinal Microbiota in Acute Anorexia Nervosa and During
Renourishment: Relationship to Depression, Anxiety, and Eating Disorder Psychopathology
nel cui abstract si legge in maniera chiarissima:

443
Pubblicato su Internation Journal of Eating Disorders 2015 Jul;48(5):449-51, autori Kleiman S C, Carroll I M,
Tarantino L M, Bulik C M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25639767.
444
Pubblicato su BMC Research Notes. 2014 Jan 13;7:33, autori Gouba N, Raoult D, Drancourt M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24418238.
445
Pubblicato su PLoS One. 2009 Sep 23;4(9):e7125, autori Armougom F, Henry M, Vialettes B, Raccah D, Raoult D;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19774074.
446
Vedi Autism spectrum disorder in individuals with anorexia nervosa and in their first- and second-degree
relatives: Danish nationwide register-based cohort-study, pubblicato su British Journal of Psychiatry 2015
May;206(5):401-7, autori Koch S V, Larsen J T, Mouridsen S E, Bentz M, Petersen L, Bulik C, Mortensen P B,
Plessen K J; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25657359.
447
Vedi Etiological overlap between obsessive-compulsive disorder and anorexia nervosa: a longitudinal
cohort, multigenerational family and twin study, pubblicato su World Psychiatry. 2015 Oct;14(3):333-8., autori
Cederlöf M, Thornton L M, Baker J, Lichtenstein P, Larsson H, Rück C, Bulik C M, Mataix-Cols D;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26407789.
111
Abbiamo fornito prove di una disbiosi intestinale nell’anoressia nervosa e di
un’associazione tra l’umore ed il microbiota enterico in questi pazienti.
La dottoressa Campbell ascrive molti casi di anoressia a ragazzi (più spesso ragazze) che hanno
optato per una dieta vegetariana o vegana, dal momento che in assenza di proteine il corpo umano
non può sintetizzare ormoni, enzimi, neurotrasmettitori e molte altre sostanze essenziali al suo
funzionamento. Anche carenze di zinco (presente nella carne, soprattutto quella rossa) hanno lo
stesso effetto negativo dato che lo zinco è coinvolto in un numero enormi di funzioni enzimatiche.
Personalmente ritengo che occorre anche analizzare esattamente cosa si intenda per dieta
vegetariana o vegana, dal momento che ben diversa è la situazione di mangia frutta verdura e molti
carboidrati (patate e cereali, magari raffinati o con l’aggiunta di zucchero) dalla situazione di chi
mangia quasi esclusivamente frutta e verdura cruda, un po’ di cereali integrali (magari in chicco e
non sotto forma di farinacei macinati mesi prima di venire utilizzati) magari mangiando anche
qualche uovo (preferibilmente alla coque, col tuorlo quasi crudo).
L’assunzione di carne o soprattutto di pesce, purchè siano sani (non allevati, ovvero
cacciati/pescati, o in alternativa alimentati con il loro cibo specifico e non con una dieta a base di
cereali448), può essere essere utile e finanche indispensabile dal punto di vista nutrizionale (vedi le
testimonianze riportate dal dottor Price dopo i suoi incontri con i popoli primitivi di ogni parte del
mondo che erano in perfetto stato fisico e che integravano sempre la propria dieta con carne o con
pesce, quando non erano tendenzialmente carnivori) ma occorre anche considerare che
probabilmente non tutti gli uomini sono uguali e che la differenziazione delle razze (e dei gruppi
sanguigni) può avere portato anche a diversità non indifferenti nel funzionamento dei sistemi
digestivi.
Fatto sta che, al di là della scelta vegetariana/carnivora, se ci si fissa per un motivo o per l’altro a
seguire una dieta a basso contenuto di grassi, si rischia di sviluppare carenze delle vitamine
liposolubili (A,D,E e K), e se a queste carenze si associa una dieta a base di farine raffinate e cibi
zuccherati, qualche cicli di antibiotici, l’uso della pillola anticoncezionale o di altri farmaci che
danneggiano la flora benefica (neurolettici, chemioterapici, antidolorifici, antinfiammatori) si
danneggia la flora intestinale che vive in simbiosi nel nostro intestino. Questi microbi benefici
producono vitamine del gruppo B, vitamina K, alcuni aminoacidi, alcune sostanze simili agli
antibiotici che tengono a bada i microbi patogeni, e rendono l’ambiente della parete intestinale
acido impedendo ancor più la proliferazione dei patogeni.
Tutto ciò spiega chiaramente come la distruzione anche parziale della flora microbica benefica
rende facile la proliferazione di microbi come i ceppi dannosi dei batteri Escherichia Coli, i batteri
Clostridi, i lieviti come la Candida albicans. Questi patogeni hanno due effetti negativi, il primo è di
rendere porosa la parete dell’intestino, il secondo è quello di produrre tossine che, proprio perché la
parete intestinale è porosa e non riesce più a filtrare le impurità (cibo parzialmente digerito e
tossine) passano nel sangue e tramite esso arrivano a tutti i tessuti e gli organi del corpo, cervello
compreso.
Non stupisce quindi che oltre a causare sbalzi di umore, difficoltà di concentrazione, iperattività,
possano anche distorcere la percezione sensoriale, in particolare l’auto-percezione. Succede così
non solo che il sapore e la consistenza di certi cibi vengano percepiti in maniera alterata, ma che
una ragazza anoressica possa guardarsi allo specchio senza rendersi conto del suo stato
terribilmente emaciato, o addirittura vedendovi una persona con del grasso da perdere. Similmente
posso venire danneggiate altre percezioni, persino il senso del pericolo, la percezione delle
emozioni altrui, la percezione di ciò che è giusto e sbagliato, e tutto ciò ovviamente danneggia
anche la capacità di relazionarsi con le altre persone.

448
Anche i pesci allevati mangiano spesso mangime poco costoso a base di cereali, così come gli animali da macello;
spesso il mangime è a base di mais, poco costoso ma transgenico o transgenicamente contaminato; questa carne e
questo pesce hanno troppi omega-6 e pochi omega-3, diventando un cibo che predispone all’infiammazione dei tessuti.
112
La disbiosi intestinale e la percezione alterata del gusto spingono ad accettare come fonte di cibo
quasi esclusivamente carboidrati (per lo più prodotti a base di farina bianca o comunque cereali
raffinati) eventualmente dolcificati con lo zucchero, ovvero alimenti che l’intestino danneggiato non
riesce a digerire correttamente proprio per la mancanza dei batteri benefici. Il glutine (presente in
molti cereali) e la caseina (presente in latte e derivati) non vengono scissi negli aminoacidi che li
compongono ma in molecole dette gluteomorfine e caseomorfine, ovvero molecole del gruppo degli
oppiacei che di conseguenza hanno effetti negativi sul cervello.
Anche a causa di questa tossicità che parte dall’intestino a arriva al cervello attraversando la
barriera emato-encefalica, succede che, come riferisce la dottoressa Campbell nel suo libro:
Essi [i pazienti che soffrono di disturbi dell’alimentazione] possono essere
abbastanza bravi nel manipolare le persone intorno a loro e assumendo una
posizione di “povera vittima” dei vigorosi genitori o altre persone che si
prendono cura di loro, mettendo le persone una contro l’altra. Le famiglie di
questi ragazzi persone spesso attraversano un inferno di constante conflitto e
confusione a causa del disturbo del proprio figlio.
Per altro se la dieta di queste persone è carente di proteine ne consegue anche una carenza
ormonale che rende difficile al corpo persino sfruttare le calorie dei carboidrati, che vengono quindi
accumulate sotto forma di grasso. Quando le persone anoressiche in un modo o nell’altro vengono
convinte a mangiare di nuovo, se la dieta è a base di carboidrati riprendono peso rapidamente, e
siccome la loro paura di ingrassare non è scomparsa, è facile che si verifichi una ricaduta.
È molto difficile di conseguenza riuscire a trattare questi disturbi, se non con un corretto
approccio nutrizionale. Secondo la dottoressa Campbell oltre a seguire il Protocollo Nutrizionale
GAPS descritto nel suo libro (con qualche trucco per adattare la dieta alle fobie che queste persone
sviluppano per i cibi grassi) occorre somministrare integratori di alcune sostanze di cui
generalmente questi pazienti sono particolarmente carenti:
- gamma completa di aminoacidi nella loro forma libera, 15-20 grammi al giorno.
- picolinato di Zinco, 45-50 mg al giorno
- tre altri aminoacidi: triptofano, glutamina e asparagina: 500 mg di ognuno di essi tre volte al
giorno assunti a una certa distanza di tempo dagli altri integratori di aminoacidi
- gamma completa di vitamine del complesso B, vitamina C, calcio, magnesio, ferro e iodio.
Da notare che, ovviamente, il Protocollo Nutrizionale GAPS prevede già di per sé integratori di
probiotici.

27 - Ipocloridria, gastrite, ulcera gastrica, reflusso esofageo, tumore allo


stomaco e disbiosi intestinale

La disbiosi intestinale ha fra i suoi tanti effetti una scarsa produzione di succhi gastrici. Ciò
succede perché il lievito Candida ed altri microbi patogeni producono delle tossine che causano una
riduzione della la secrezione dei succhi gastrici, la cosiddetta ipocloridria.
Siccome lo stomaco ha bisogno di un ambiente molto acido per digerire le proteine questa
condizione patologica ha tutta una serie di conseguenze dannose, non ultima quella di contribuire in
molti soggetti all’imperfetta digestione di glutine e caseina, che può portare anche alla produzione
caseomorfine e gluteomorfine (vedi il capitolo iniziale sulla disbiosi),
La bassa acidità gastrica rende difficile tutto il processo di digestione perché impedisce la
secrezione di due ormoni, la secretina e la colecistochinina, che servono a regolare l’attività di
fegato, pancreas e cistifellea sincronizzandola correttamente.
La cattiva digestione di molte sostanze alimentari, dovuta all’ipocloridria come alla carenza di
batteri benefici nell’intestino, può innescare dei fenomeni di allergia e intolleranza, anche perché la
disbiosi (e la concorrente parassitosi) generalmente si accompagna ad un condizione di porosità
113
dell’intestino, che permette a questi frammenti non completamente digeriti di essere assorbiti nel
sangue. A questo punto il sistema immunitario (che ha moltissime delle sue cellule nel sangue), già
squilibrato dalle tossine dei microbi patogeni presenti nell’intestino, si deve confrontare con la
presenza nel circolo sanguigno di sostanze che sono completamene estranee a quell’ambiente.
La condizione di ipocloridria, ovvero la bassa acidità dei succhi gastrici sguarnisce una delle
nostre prime linee di difesa, per l’appunto l’alta acidità dello stomaco, che in condizioni normali
stronca ogni invasione microbica; la condizione di bassa acidità permette invece che nello stesso
stomaco proliferino microbi patogeni come il lievito Candida e l’Helicobacter pylori (notoriamente
correlato a ulcere gastriche, gastriti, tumore allo stomaco449). L’Helicobacter pylori è stato
classificato come “carcinogeno di gruppo I per l’insorgenza del cancro allo stomaco”.
Che tali sgradite presenze siano sostanzialmente un effetto, un sintomo dello squilibrio della
microflora, lo mostra l’articolo The role of probiotics in the treatment and prevention of
Helicobacter pylori infection (“Il ruolo dei probiotici nel trattamento e nella prevenzione
dell’infezione da Helicobacter Pylori”)450, una rassegna dei precedenti studi sulla questione che
mostra come certe volte i probiotici da soli possano eradicare tale infezione, e che la loro
assunzione apporta sempre dei benefici aggiuntivi a qualsiasi altra terapia in uso. Ben sapendo che i
probiotici da soli poco possono fare per correggere una disbiosi (specie se piuttosto marcata) se non
si agisce anche per affamare o uccidere i patogeni (per esempio con la dieta paleolitica) il fatto che
in certi casi i probiotici da soli sconfiggano l’H. Pylori è un risultato di notevole importanza.
Per chi avesse ancora dei dubbi l’articolo The gastrointestinal microbiome - functional
interference between stomach and intestine (“Il micro bioma gastrointestinale – interferenza
funzionale tra lo stomaco e l’intestino”)451 esprime il concetto che la perdita dell’equilibrio del
microbioma gastrico causa l’infezione da H. Pylori, la quale a sua volta ha delle ripercussioni
sull’ecosistema microbico dello stomaco che si estendono poi anche al microbioma intestinale.
Da notare che in uno stomaco col giusto grado di acidità vengono digerite solo le proteine, ma
quando l’acidità è insufficiente nello stomaco i carboidrati fermentano, e la conseguente produzione
di gas causa rutti e rigurgiti.
Anche il famoso reflusso gastro-esofageo può essere causato dalla disbiosi con conseguente
ipocloridria e proliferazione di microbi patogeni nello stomaco. Alcuni patogeni infatti possono
proliferare intorno al muscolo sfinterico che separa lo stomaco dall’esofago, emettendo tossine che
paralizzano parzialmente tale muscolo. La sensazione di sentirsi risalire del cibo acido non è certo
piacevole, ma se a questo punto si interviene con degli antiacidi si finisce, almeno sul lungo
termine, ad acutizzare il problema. Vedi a riprova di quanto suddetto l’articolo scientifico Bacterial
biota in reflux esophagitis and Barrett’s esophagus (“Biota batterico nel reflusso esofageo e
nell’esofago di Barrett”)452.
L’ipocloridria può essere una causa importante anche di un disturbo noto come “proliferazione
batterica del piccolo intestino (Small Intestinal Bacterial Overgrowth, ovvero in sigla SIBO); in
genere infatti, quando nello stomaco i succhi gastrici raggiungono il corretto grado di acidità, nella
seguente porzione dell’intestino si crea un ambiente sfavorevole alla colonizzazione batterica, ma in
caso di ipocloridria possono traslocare nel piccolo intestino (detto anche intestino tenue, e formato
da duodeno, digiuno e ileo) alcune forme batteriche che di norma non si trovano in quel sito (e che
lo più provengono dal colon), causando una particolare forma di disbiosi associata tra l’altro a
gonfiori addominali (altri sintomi sono eruttazioni, dolori addominali, diarrea, costipazione, reflusso
449
http://robertoinsoliascienza.wordpress.com/2010/08/26/cancro-allo-stomaco-e-infezione-da-helicobacter-pylori.
450
Pubblicato su International Journal of Antimicrobial Agents 2003;22:360-366, autore Hamilton-Miller J M;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14522098.
451
Pubblicato su Best Practice & Research Clinical Gastroenterology 2014 Dec;28(6):995-1002, autori Lopetuso L R,
Scaldaferri F, Franceschi F, Gasbarrini A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25439066.
452
World Journal of Gastroenterology. 2005;11:7277–7283, autori Pei Z, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16437628.
114
gastrico, acne rosacea, artrite e persino anemia453).
È notevole segnalare che sia la dottoressa Campbell-McBride sia il dottor Gerson (all’interno del
protocollo da lui ideato per la cura del cancro e di altre malattie croniche), propongono in certi casi
di ipocloridria, l’integrazione di succhi gastrici sotto forma di Betaine HCl con aggiunta di pepsina.
Ma se volete un rimedio casalingo all’ipocloridria c’è il cavolo (da assumere all’inizio dei pasti):
succo di cavolo, cavolo crudo, cavolo fermentato (crauti), succo dei crauti.
Anche un po’ di aceto di mele mescolato con l’acqua o del limone spremuto in un bicchiere
d’acqua (se ben tollerati), possono essere utili specie se bevuti la mattina al risveglio.
Se la condizione di ipocloridria è causata dalla disbiosi intestinale una dieta paleolitica (dieta dei
carboidrati specifici) può aiutare a ristabilire una flora intestinale equilibrata e risolvere il problema
alla radice.
Se invece volete perdervi nella spirale senza fondo dei farmaci potete prendere degli antiacidi
(magari a base di idrossido di alluminio, e quindi neurotossici), che fanno sì che il reflusso sia meno
fastidioso, ma non risolvono il problema alla base, anzi riducono ulteriormente la bassa acidità
gastrica che generalmente ne è la causa, oppure degli inibitori di pompa protonica i quali si è
scoperto ormai, con prove sostanziali, che inducono lo stesso sintomo che dovrebbero fare
scomparire, come afferma l’editoriale di Gastroenterology intitolato per l’appunto Evidence That
Proton-Pump Inhibitor Therapy Induces the Symptoms it Is Used to Treat454.

28 - La parassitosi, un problema sottostimato: i parassiti spesso sono


presenti, nonostante le analisi specifiche risultino negative

Abbiamo un tremendo problema causato dai parassiti proprio qui negli Stati Uniti.
Semplicemente non viene affrontato - Dottor Peter Wina, Pato-Biologo capo all’Istituto di Ricerca
Militare Walter Reed 1991455.

Un mio amico tempo fa mi ha detto che aveva scoperto la presenza di parassiti nelle proprie feci,
ma nonostante ciò il medico a cui si era rivolto negava l’evidenza. La cosa, per quanto possa
apparire strana, non è poi così inusuale. Come afferma l’omeopata Kerri Rivera nel suo libro, e
come confermano decine e decine di genitori di bambini autistici che stanno utilizzando il
protocollo antiparassitario Kalcker-Maceda, le analisi per la ricerca dei parassiti riportano fin troppo
spesso dei falsi negativi: il referto indica assenza di parassiti quando invece questi fastidiosi ospiti
sono stati rilevati da un’osservazione diretta.
D’altronde molti parassiti normalmente non fuoriescono dall’intestino, anche perché non hanno
alcuna intenzione di lasciare un ambiente dove si trovano bene e hanno di che nutrirsi, e per quanto
rilascino moltissime uova, anche queste ultime non vengono rilasciate ogni giorno nelle feci. Anche
per questo motivo gli esami di laboratorio disponibili per la ricerca dei parassiti non sono molto
affidabili, ed anche a causa dei molti falsi negativi i nostri medici spesso si cullano nell’illusione
che, vivendo in un paese dove c’è un discreto rispetto delle norme igieniche, le infezioni
parassitiche siano alquanto rare.
Come si legge nel brevetto per l’eliminazione dei parassiti di Gubarev et al. (vedi il capitolo
relativo)
Molti dottori, molte diagnosi e molti trattamenti delle malattie non tengono

453
Vedi l’articolo del dottor Francesco Perugini-BIlli intitolato Sindrome da proliferazione batterica intestinale
(SIBO) http://www.dottorperuginibilli.it/patologie/4060-sindrome-proliferazione-batterica-intestinale-sibo.
454
Pubblicato su Gastroenterology, 2009 Jul;137(1):20-2, autori McColl K E, Gillen D;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19482105 , http://www.gastrojournal.org/article/S0016-
5085%2809%2900780-X/abstract.
455
http://www.aboutclay.com/info/Uses/parasite_removal.htm.
115
conto della possibilità della presenza di infestazioni parassitiche intestinali, e in
questo caso utilizzare un lungo e snervante singolo specifico trattamento non offre
sollievo alle sofferenze del paziente e non porta ad una cura della malattia, che è
anzi spesso complicata dagli effetti collaterali dei farmaci.
La difficoltà risiede nel fatto che nell’esame al microscopio delle feci le uova
degli elminti spesso non vengono riscontrate, a causa del ciclico sviluppo a stadi
degli elminti e dell’imperfezione dell’attrezzatura del laboratorio.
Un articolo che mostra come un particolare parassita unicellulare (non quindi un verme in questo
caso) sia ben più diffuso di quanto si potesse pensare è Neglected Parasitic Infections in the
United States: Toxoplasmosis (“Infezioni parassitiche trascurate negli Stati Uniti: toxoplasmosi”)
456
che mostra come tale malattia sia ancora particolarmente diffuse presso le minoranze etniche e
gli strati sociali più poveri della popolazione, o comunque in quei contesti in cui c’è povertà e
mancanza di igiene. Toxoplasma gondii. Sporcizia, contaminazione da feci di gatto, carne poco
cotta e trasmissione da madre a figlio sono le fonti principali di infezione; tra le tante conseguenze
dell’infezione di questo protozoo pare ci sono anche alcuni studi interessanti sulla correlazione di
tale infezione con sintomi mentali che vanno dalla cosiddetta schizofrenia all’autolesionismo ed al
suicidio fino al danneggiamento della memoria nelle persone più anziane457.
Tra l’altro le uova dei vermi possono essere così piccole da non essere distinguibili da un
granello di polvere, possono essere facilmente portate dal vento, e quando finiscono su un substrato
che offre cibo e riparo si schiudono; se il sistema immunitario e quello digestivo non sono in
perfetta efficienza, se non sono pronti a difendere l’organismo da questi “invasori”, e se nel sistema
digestivo vengono introdotti dei cibi graditi ai parassiti, le loro larve crescono e proliferano. Non è
necessario vivere in mezzo alla sporcizia sviluppare una parassitosi, può bastare inalarle, oppure
non lavare sufficientemente bene gli alimenti che mangiamo crudi (frutta e verdura).
Ma il fatto che un uovo di parassita finisca nel nostro organismo, non vuol dire per questo che si
schiuda e cresca fino a diventare adulto e deporre le uova. Se noi siamo è in condizioni di salute
ottimali, i parassiti hanno vita dura anche se sono riusciti ad introdursi nel nostro organismo.
Viceversa se si segue un regime alimentare a base di alimenti processati e cibo industriale, ricco di
zucchero bianco e altre pseudo sostanze alimentari (ormai purtroppo di uso comune) si trasforma il
nostro intestino e il nostro corpo in un luogo molto accogliente per i parassiti. Inoltre da tre
generazioni almeno siamo in contatto con tutta una serie di farmaci che indeboliscono la flora
intestinale benefica (antibiotici, anticoncezionali, anti-infiammatori, antidolorifici, chemioterapici,
neurolettici, etc.) causano la proliferazione di candida e batteri patogeni. In questa situazione nel
nostro intestino si trovano residui di cibo maldigerito (conseguente alla cattiva digestione indotta
dalla disbiosi), si ha un accumulo di tossine rilasciate dai microrganismi patogeni, si ha una
diminuzione delle capacità di disintossicazione dell’organismo, nonché molto spesso una
condizione di maggiore o minore ipocloridria; come conseguenza anche il sistema immunitario si
indebolisce ed il corpo umano diventa suscettibile alla proliferazione dei parassiti. A tutto ciò va
aggiunto il fatto che:
a) i parassiti possono essere trasmessi dalle madre al figlio nel corso della gestazione
b) secondo quanto afferma la dottoressa Clark alcune sostanze chimiche (che purtroppo ormai

456
Pubblicato su American Journal of Tropical Medicine and Hygiene 2014 May 7; 90(5): 794–799, autori Jeffrey L.
Jones, Monica E. Parise, Anthony E. Fiore, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4015566/.
457
Non c’è ancora un’accettazione definitiva in ambito medico del fatto che infezioni di Toxoplasma causino sintomi
mentali, perché qualcuno (facendo giustamente l’avvocato del diavolo) afferma che il nesso causale potrebbe essere
invertito: le problematiche mentali potrebbero portare ad essere trascurati anche nell’igiene e quindi ad essere più
facilmente infettati. In realtà, come vedremo in seguito, le ultime ricerche indicano che un sistema immunitario debole
(tipico effetto della disbiosi intestinale) può far sì che infezioni latenti da Toxoplasma si riattivino e causino anche
grossi problemi fisici e mentali.
116
respiriamo, beviamo, o ingeriamo coi cibi) predispongono anch’esse alla parassitosi
c) Andreas Kalcker, in base alla sua esperienza, sostiene che i vaccini predispongono alla
parassitosi, tanto da definire l’autismo una sorta di “parassitosi vaccinale”
c) anche quando i parassiti vengono individuati, non bastano un paio di pillole di farmaci
antiparassitari per debellarli, giacchè molti parassiti depongono migliaia di uova al nostro interno e
si riproducono con scadenza mensile o bimensile, sicché per debellarli bisogna intraprendere una
vera e propria lotta senza quartiere che si protrae per un periodo di 6-9 mesi, ma a volte (nei casi più
gravi) anche per un periodo doppio. A conferma almeno parziale si quanto su scritto segnalo
l’articolo Factors associated with parasitic infection amongst street children in orphanages
across Lima, Peru458, nel quale si mostra che il tentativo si affrontare la parassitosi endemica tra i
bambini di strada della capitale peruviana, basato su una singolo dose di farmaco antiparassitario è
stato sostanzialmente inefficace (anche se si può immaginare come causa dell’insuccesso anche una
grande facilità direinfezione).
Particolare attenzione va posta al fatto che i parassiti si riproducono durante la luna piena (e a
volte durante la luna nuova); il protocollo antiparassitario Kalcker-Maceda (incluso nel libro di
Kerri Rivera e di cui qui è presente un riassunto) tiene conto di tale ciclo.
Del resto si fa presto a pensare di vivere in un ambiente pulito ed igienico. Quanti di noi si
tolgono le scarpe entrando in casa per evitare di portare dentro microbi e uova di parassiti che
possono restare attaccati alle suole? In Giappone è un’usanza comune, ma in Italia ed in molti altri
paesi non lo è. Quanti di noi lavano e rilavano la frutta e la verdura che poi mangiano cruda? E
quanti di noi si rendono conto che ci vuole anche un po’ di igiene intestinale oltre che di igiene
domestica? Se il nostro intestino è riempito di pseudo-alimenti, di cibi industriali, o se è saturo di
scorie accumulate nel tempo ed aventualmente rimaste incrostate nelle pareti del tubo digerente,
parassiti e patogeni trovano terreno fertile per proliferare.
La tradizione yogica conosce diverse tecniche di pulizia interna, una delle quali, denominata
Shank prakshalan (lavaggio ayurvedico con acqua e sale marino integrale) permette di depurare il
tratto gastrointestinale per tutta la sua lughezza, dall’esofago all’ano. Dal momento che i parassiti
intestinali odiano il sale, questo metodo ha anche una valenza antiparassitaria. Una descrizione
abbastanza esauriente del Shank prakshalan la trovate al seguente link (ove trovate pure un video
delle posizioni yoga che servono ad implementare correttamente il metodo):
http://tuttocrudo.blogspot.it/2008/07/shankprakshalan-la-depurazione.html
Un altro link su tale metodo è
http://salutenaturale.forumattivo.com/t321-shank-prakshalana

29 - I parassiti e le fasi lunari


Lunatico significa un po’ matto, svitato, con l’umore ballerino, con degli sbalzi d’umore che
seguono i cicli lunari. Non credo sia una coincidenza il fatto che i cicli dei vermi parassiti sono
regolati sui cicli lunari. La parola “lunatico” in fin dei conti nasconde il concetto che fin troppo
spesso la follia è causata o concausata dai parassiti intestinali (che spesso si sommano ad una
concomitante disbiosi, giacché un intestino privo della flora benefica è spesso facilmente
colonizzato dai vermi parassiti).
Molte persone, a partire da 2/3 giorni prima del verificarsi della luna piena per finire a 2/3 giorni
dopo, sentono acuirsi i sintomi dell proprie condizioni patologiche. Si tratta delle persone che
soffrono di vari tipologie di parassitosi.

458
Pubblicato su Pathogens and Global Health. 2013 Mar; 107(2): 52–57, autori Chris Bailey, Sonia Lopez, Anahí
Camero, Carmen Taiquiri, Yanina Arhuay, David A J Moore,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4001478/.
117
I parassiti hanno dei cicli vitali sincronizzati con quelli della luna, ed hanno una vita
essenzialmente notturna, ragione per la quale la parassitosi può indurre risvegli notturni, pruriti
notturni, oltre a stanchezza, irrequietezza, rabbia, aggressività, autolesionismo, etc. Nelle notti di
luna piena i parassiti si danno convegno nell’intestino del loro ospite/vittima per riprodursi, e questa
può essere l’occasione per lanciare un attacco mirato contro di loro, per esempio assumendo rimedi
antielmintici (farmaceutici o naturali). Alcuni parassiti, come ad esempio l’Enterobius vemricularis
(detto anche ossiuro) si riproducono ogni due settimane, rendendo critici (per l’acuirsi dei sintomi
sia fisici che emotivi, mentali, comportamentali) anche i giorni intorno alla luna nuova. Secondo
alcuni medici però il miglior modo di intervenire sui parassiti, per ottimizzare l’azione
antiparassitaria, è quello di farlo ogni quarto di luna459. L’orario di massima attività dei parassiti in
questi giorni (di luna piena e/o di luna nuova) è tra le 2 e le 3 della notte (ora solare).
Non ci sono migliori parole per chiudere questo capitolo di quelle pronunciate da un bambino
che ha seguito il il protocollo di Kerri Rivera per la guarigione dall’autismo, il quale usava dire che
quando fa un clistere che lo aiuta ad eliminare i parassiti, la sua follia “va via con la cacca”.
Per conoscere le fasi della luna potete consultare i link sottostanti
http://www.calendario-365.it/luna/fasi-della-luna.html
http://www.calendario-365.it/luna/calendario-lunare.html

30 - Il parassita intestinale Ascaris suum produce morfina

Nel 2000 è stata pubblicata, da medici e ricercatori del Neuroscience Research Institute
dell’Università statale di New York, l’articolo scientifico Ascaris suum, an Intestinal Parasite,
Produces Morphine460.
Ciò è l’ennesima conferma di quanto affermato da Kerri Rivera nel suo libro Guarire i sintomi
noti come autismo. La produzione di morfina da parte dei parassiti (ma non è il solo sottoprodotto
del metabolismo di questi ospiti indesiderati, che producono spesso anche ammoniaca), oltre ai
facilmente immaginabili effetti a livello mentale ha anche delle ripercussioni sul sistema
immunitario, la cui efficacia viene indebolita dalla morfina e dagli altri oppioidi, come conferma
l’articolo Depression of monocyte chemotaxis in intravenous drug abusers (IDA): cell
alteration461.
Del fatto che gli oppioidi deprimano il sistema immunitario potetete trovare conferma anche
consultando diversi articoli reperibili on line quali per esempio:
http://www.dronet.org/sostanze/sos_pdf/Eroina.pdf
http://www.stefanocanali.com/PUBalterFar.htm

Del resto la stessa presenza di tale articolo su un giornale specializzato in immunologia dovrebbe
chiarire che in ambito medico l’associazione tra oppioidi (come morfina ed eorina) e indebolimento
del sistema immunitario è un fatto dato per scontato.
Nell’articolo viene specificato che la presenza di morfina nel parassita è stata verificata in
maniera ineccepibile utilizzando diversi metodi, che la quantità rilevata è di 1168 +/- 278
nanogrammi per ogni grammo di verme (ciò significa che il valore indicativo è di 1168 con un
459
Vedi il libro La medicina dell’informazione di Urbano Baldari;
http://www.scienzaeconoscenza.it/riviste/scienza_e_conoscenza_gold7_2014.php.
460
Pubblicata sul Journal of Immunology 2000 Jul 1;165(1):339-43, autori Goumon Y, Casares F, Pryor S, Ferguson
L, Brownawell B, Cadet P, Rialas CM, Welters ID, Sonetti D, Stefano GB; abstract
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10861070, articolo intero
http://www.jimmunol.org/content/165/1/339.long#fn-1.
461
Pubblicato su Allergologia et Immunopathologia 1988 Nov-Dec;16(6):403-5, autori Pérez Castrillón J L, García
Palomo J D, Pérez Arellano J L, Jiménez López A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3242378.
118
margine di errore di 278 in più o in meno); in sostanza si tratta di circa un milionesimo di grammo
di morfina per ogni grammo di verme. Inoltre, viene specificato nell’abstract (riassunto)
dell’articolo, l’ascaride in questione, mantenuto in vita per 5 giorni, ha continuato a possedere una
significativa quantità di morfina, così come il mezzo nel quale era mantenuto in vita, il che ha
dimostrato l’abilità di tale parassita di sintetizzare la morfina.
Per determinare se la morfina fosse attiva la si è aggiunta ad una coltura di monciti (i globuli
bianchi di maggiori dimensioni), ed essi hanno immediatamente reagito rilasciando ossido nitrico.
Ulteriori analisi hanno verificato l’assenza dei recettori mu, e la presenza della morfina nella
subcuticola (ovvero in prossimità dello strato di “pelle” più esterno del verme) e nei cordoni nervosi
dell’animale. Tutto ciò, dicono gli autori di questo articolo, “suggerisce che la morfina endogena sia
prodotta per essere secreta nel microambiente” (in cui vivono i vermi).
NB: sebbene la quantità di morfina rilevata, possa apparire a prima vista modesta, occorre
ricordare che possono essere presenti diversi esemplari di ascaridi in um medesimo ospite, e che un
ascaride adulto misura circa 15 cm di lughezza. Inoltre non si può dimenticare il fatto che le pur
piccole quantità rilevate vengono riversate dal parassita nel suo micro ambiente fin tanto che resta
in vita, e che le femmine adulte di ascaride depongono fino a 200.000 uova al giorno, alcune delle
quali possono svilupparsi nuovamente all’interno del corpo umano aumentando l’intesnità
dell’infestazione e perpetuando il problema all’infinito.

31 - Tumori e parassiti (intestinali e non)

Tutti i nostri padri praticavano il trattamento antiparassitario come parte della


loro pratica culturale. Ce ne siamo allontanati perché ci siamo affidati alla pratica
moderna. Faremmo bene a re-imparare queste pratiche dei nostri antenati per
mantenerci sempre in buona salute. - Capo Due Alberi
A conferma di quanto affermava già molti anni fa la compianta dottoressa Clark, che individuava
nei parassiti intestinali (e non) una delle cause principali delle malattie (anche croniche e
degenerative) diffuse al giorno d’oggi, e che asseriva che in caso di tumore sono sempre presenti
dei parassiti che lo concausano, vi presento la traduzione di alcune righe scritte dal dottor Edward F.
Group III (DC, ND, DAC BN, DABFM) estratte dal sito http://www.parasite-cleanse.com462
Tumori
I parassiti intestinali attivano il sistema immunitario del corpo per sviluppare
una massa tumorale nota come granuloma al fine di incorporare larve di
parassiti o uova. Di solito, i granulomi si sviluppano nel colon, nella parete
rettale, nei polmoni, nel fegato, nel peritoneo e nell’utero.
Nell’articolo citato sono elencate molte altre condizioni atribuibili ai parassiti intestinali, che
prima o poi colpiscono, secondo l’autore, un cittadino statunitense su due: costipazione, diarrea,
formazione di gas e gonfiore di stomaco, sindrome del colon irritabile, dolori ai muscoli e alle
giunture, anemia, allergie, disordini del sonno, bruxismo (digrignare i denti), fatica cronica,
disfunzione del sistema immunitario.
Le tossine dei parassiti hanno un effetto negativo sull’apparato circolatorio umano che causano
una forma di anemia che risulta a volte così grave da essere diagnosticata come tumore del sangue
(EE Kornakova “Parassiti umani”, San Pietroburgo, 2002 - Muller R. “Worms and human
diseases”, Oxon - New Jork, 2001).
Quanto alla dottoressa Clark, seppure reputo i suoi libro molto interessanti, essi sono un po’
carenti sul lato dell’alimentazione (i latticini, benché cotti, non li considero un alimento salutare) e

462
http://www.parasite-cleanse.com/intestinal-parasite-symptoms.html.
119
non affrontano adeguatamente il problema della disbiosi intestinale. Dal canto suo il libro della
dottoressa Campbell affronta in dettaglio la disbiosi ma poco si dilunga sulla parassitosi, fidando
nel fatto che una dieta che affami i parassiti e che restauri il giusto PH nel tratto intestinale col
tempo permetta di risolvere anche il problema dei parassiti (anche se in altri scritti suggerisce di
utilizzare all’occasione dei rimedi naturali contro i parassiti, in corrispondenza della luna piena, o
eventualmente anche il farmaco mebendazolo).
L’articolo Carcinogenic Parasite Secretes Growth Factor That Accelerates Wound Healing
and Potentially Promotes Neoplasia (“Il parassita carcinogeno produce un Fattore di Crescita che
accelera la guarigione delle ferrite e può promuovere la neoplasia”)463, ci informa che l’infezione da
parte della fasciola epatica Opisthorchis viverrini (un verme parassita del fegato) può causare una
forma di tumore nei condotti biliari; nutrendosi questo verme causa estese lesioni che nel corso
degli anni guariscono e poi si riaprono. Una delle sostanze che tale parassita secerne promuove la
guarigione delle ferite ma anche, paradossalmente la creazione di un microambiente che agevola la
formazione del cancro.
Già nel 1900 il dottor Askanazy ha segnalato un legame tra un altra fasciola epatica,
Opisthorchis felineus, ed il cancro del fegato, ed il dottor Goebel ha segnalato un rapporto tra
l’infezione di Bilharzia (un verme degli schistosomi) ed il cancro al fegato464.
L’articolo An interesting finding in the uterine cervix: Schistosoma hematobium calcified
eggs (“Una scoperta interessante nella cervice dell’utero: uova calcificate di Schisostoma
hematobium”)465 racconta di un caso di una donna africana il cui pap test mostrava valori
esageratamente anomali (e che quindi possono fare sospettare una lesione cancerosa o pre-
cancerosa) e nella cui cervice uterina sono state trovate per l’appunto le uova di uno schisostoma.
L’articolo aggiunge che i medici hanno poca familiarità con questo parassita dell’apparato genial
femminile, nonostante la sua presenza endemica in quella regione.
L’articolo Distinct microbiological signatures associated with triple negative breast
cancer466 illustra un’analisi di virus batteri e parassiti associati ad un particolare tipo di tumore al
seno, la quale ha mostrato una presenza del verme parassita Trichuris trichuria (verme a frusta) nel
93% dei casi; in realtà tale studio ha mostrato una notevole presenza anche di agenti batterici, virali,
fungini, che potrebbero essere anche la manifestazione di una forma di disbiosi che causa
l’abbassamento delle difese immunitarie nei confronti di tutti questi ospiti indesiderati. .

32 - I parassiti e il declino delle abilità cognitive

32.1 - Stupidità o i parassiti?


Nell’abstract dell’articolo “Stupidity or worms”: do intestinal worms impair mental
performance (“Stupidità o vermi” i vermi intestinali inficiano le prestazioni mentali?”)467, gli

463
Pubblicato su PLoS Pathogens 2015 Oct 20;11(10):e1005209, autori Smout M J, Sotillo J et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26485648.
464
Vedi Howley PM. Infectious agents and cancer. In: Mendelsohn J, Gray JW, Howley PM, Israel MA, Thompson
CB, editors, The Molecular Basis of Cancer. 4th ed. Philadelphia, PA: Elsevier Saunders; 2015. pp. 79–102 - zur
Hausen H. Infections Causing Human Cancer. Mol Carcinogen. 1988;1:147–150; entrambi gli studi sono citati in
Gordon Wilson Lecture: Infectious Disease Causes of Cancer: Opportunities for Prevention and Treatment,
pubblicato su Transactions of the Amercian Clinical and Climatological Association 2015; 126: 117–132, autore
Peter M Howley; www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4530691.
465
Pubblicato su Autopsy & Case Reports 2015 Jun 30;5(2):41-4, autori Toller A, Scopin A C et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26484333.
466
Pubblicato su Scientific Reports 2015 Oct 15;5:15162, autori Banerjee S, Wei Z et al.; abstract su
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26469225. articolo completo su http://www.nature.com/articles/srep15162.
467
Pubblicato sulla rivista Psychological bulletin, 1997 Mar;121(2):171-91; autori W E Watkins, E. Pollitt -
Dipartimento di Pediatria dell’Università di Davis, California; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9100486.
120
autori concludono che
esistono le prove che un’alta intensità di vermi può inficiare le prestazioni mentali,
ma non tutte le persone sverminate mostrano un miglioramento delle prestazioni.
Gli autori discutono i meccanismi per mezzo dei quali i vermi possono
danneggiare la mente.
Che non tutte le persone sverminate mostrano un miglioramento sul piano intellettivo è
facilmente comprensibile non solo perché ci sono differenze di intelligenza dovute ai geni ed alla
maggiore o minore stimolazione che i bambini possono ricevere, ma anche perché:
1) a volte le infestazioni parassitarie sono così intense che per debellare i parassiti non bastano
nemmeno quei 6/9 mesi di cura che vengono generalmente prescritti
2) una volta eliminati i vermi parassiti non vengono automaticamente eliminati altri ospiti
indesiderati del nostro corpo e del nostro intestino quali lieviti del genere Candida, batteri del
genere Clostridium, batteriodi ed altri patogeni. La carenza di batteri benefici ed il sopravanzare
degli agenti patogeni crea una condizione di malassorbimento di tanti nutrimenti essenziali per il
corretto funzionamento della mente, nonché porta alla produzione di molte tossine che possono
inficiare le prestazioni mentali.

32.2 – Parassiti, malattie tropicali e abilità cognitive


L’articolo Parasite prevalence and the worldwidw distribution of cognitive ability (“La
prevalenza e la diffusione a livello mondiale dell’abilità cognitiva”)468 mostra una significativa
correlazione tra infestazione da parassiti e malattie infettive molto diffuse nella zona tropicale.
Da notare la presenza di indici di correlazione alquanto significativi. Se l’indice r è nullo
abbiamo la mancanza di qualsiasi correlazione, quando tale valore è 1 abbiamo il massimo della
correlazione positiva (ovvero all’aumentare del primo fattore aumenta nella stessa maniera anche il
secondo), quando è -1 abbiamo il massimo della correlazione negativa (all’aumentare del primo
fattore diminuisce nella stessa maniera anche il secondo). I valori sotto riportati, prossimi a -0,8
sono indici di una correlazione negativa alquanto forte che suggerisce l’ipotesi che le parassitosi
(così come altre malattie infettive non parassitiche tropicali) siano un importante fattore che
danneggia le abilità cognitive portando ad un minore Quoziente Intellettivo (QI). Inoltre
nell’articolo in oggetto vengono citati anche altri studi i cui risultati portano a conclusioni analoghe.
Le ipotesi che vengono fatte per spiegare il rapporto tra parassitosi e diminuzione del QI, per
ammissione stessa degli autori, si limitano alla carenza di nutrimento e di energia necessarie alla
crescita ed allo sviluppo del cervello. In realtà i parassiti producono anche varie tossine che possono
inibire le funzioni neurologiche e cerebrali.
Gli autori affermano che lo sviluppo del cervello e lo sforzo di combattere le malattie infettive
sono due compiti molto dispendiosi dal punto di vista energetico. I dati da loro rilevati sono che tra
quoziente intellettivo (QI) e stress da parassiti c’è una correlazione descritta da un indice r che varia
da 0,76 a 0,82. I meccanismi attraverso quali i parassiti possono causare una perdita di sostanze
nutritive ed un eccessivo dispendio energetico che influisce sul QI sono:
(i) Alcuni organismi parassiti di nutrono dei tessuti dell’ospite: la perdita deve
essere rimpiazzata a spese energetiche dell’ospite stesso. Tali organismi
includono soprattutto fasciole e molti tipi di batteri.
(ii) Alcuni parassiti abitano il tratto intestinale o causano diarrea, limitando
nell’ospite l’assorbimento di nutrienti altrimenti disponibili. Tra questi vanno
considerati soprattutto le tenie, i batteri, la giardia e le amebe.
468
Articolo tratto da The Causes and Impacts of Neglected Tropical and Zoonotic Diseases: Opportunities for
Integrated Intervention Strategies, libro pubblicato da National Academies Press (US); 2011, autori Eppig C,
Fincher CL, Thornhill R. – Dipartimento di biologia dell’Università del New Mexico, Albuquerque;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK62514/.
121
(iii) I virus utilizzano le macromolecole e gli apparati cellulari dell’ospite per
riprodursi, a spese energetiche dell’ospite.
(iv) L’ospite deve attivare il suo sistema immunitario per combattere le
infezioni. Tra queste la diarrea può imporre il costo più serio sul bilancio
energetico della persona colpita. (…) Se sono esposti alla diarrea durante i loro
primi cinque anni, gli individui possono manifestare effetti negativi che durano per
tutta la vita rispetto allo sviluppo del loro cervello, e quindi dell’intelligenza. I
parassiti possono influenzare negativamente le funzioni cognitive in altre maniere,
ad esempio infettando direttamente il cervello, ma noi ci concentriamo solo sul
costo a livello energetico.
Tale articolo si basa anche su studi precedenti i quali mostravano che le zone degli Stati uniti del
sud nelle quali è stata portata a termine la campagna di eradicazione degli anchilostomi, i redditi
medi delle persone (presumibilmente correlati a QI più elevati e maggiore avanzamento negli studi),
che i bambini brasiliani con parassitosi da anchilostomi hanno ottenuto risultati peggiori nei test
cognitivi rispetto ai bambini sani, e che i bambini infettati da più di un tipo di parassiti hanno
ottenuto risultati peggiori dei bambini infettati da un tipo di solo di elminti. In più ci sono diversi
studi che mostrano come i bambini sottonutriti non solo abbiano minore QI, ma persino a volte teste
più piccole, e come abbiamo visto la parassitosi può causare anche sottonutrizione, specie nei paesi
poveri dove già si soffre la fame.

32.3 – I vermi parassiti danneggiano le capacità cognitive dei bambini


School-based deworming (“Sverminazione basata sulla scuola”)469, è
il titolo di un documento che si propone come una sorta di linea-guida per
sviluppare un percorso di trattamento antiparassitario di massa effettuato
su tutti gli studenti. In tal modo sarebbe facile (specialmente in certe
nazioni africane) raggiungere la gran parte dei bambini e degli
adolescenti di una certa età.
In esso si propone la somministrazione di appositi farmaci contro i
parassiti ai bambini che frequentano la scuola. È molto interessante
vedere come a livello istituzionale si ammette la grande rilevanza del
problema delle infezioni parassitiche e come tale problema sia causa di
difficoltà dell’apprendimento (anche in età adulta) e di abbassamento del
quoziente intellettivo.
Tale guida è stata realizzata dall’associazione “Deworm the World”
(Sverminare il mondo) con contributi da parte di organismi come la
Banca Mondiale (World Bank), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health
Organization), i Ministeri della Sanità e dell’istruzione di Gambia, Kenya, Liberia, Nigeria e Sierra
Leone, il Kenya Medical Research Institute.
La parte più interessante è l’introduzione (intitolata Why a school-based deworming? ovvero
Perché un programma di sverminazione basato sulla scuola?), nella quale vengono fornite
prove sostanziali della correlazione tra parassitosi e difficoltà di apprendimento.
In essa si afferma che oltre 400 milioni di bambini in età scolastica in tutto il mondo soffrono di
infezioni a vermi parassiti che ne danneggiano la salute, lo sviluppo e le capacità di apprendimento.
Un trattamento eseguito a scuola, secondo questo documento, potrebbe essere semplice, ci

469
http://www.schoolsandhealth.org/Shared%20Documents/Downloads/School%20based%20deworming%20-
%20A%20planners%20guide%20to%20proposal%20development%20for%20national%20school-
based%20deworming%20programs.pdf.
122
sarebbero pochi pazienti che saltano la terapia, e l’intervento in sé sarebbe poco costoso (meno di
50 centesimi di dollaro all’anno per ogni bambino trattato).
Nell’introduzione di questo documento si afferma che le infezioni di vermi parassiti sono
particolarmente frequenti nei bambini in età scolastica (Bundy et al. 1992a; Bundy et al. 1992b). Per
lo più si tratta di schistosomi e di vermi trasmessi attraverso le uova che vengono depositate nel
suolo quali ascaridi, trichuris e anchilostomi.
Tali vermi possono causare Anemia, malnutrizione e danneggiamento dello sviluppo fisico e
mentale (Hotez et al. 2006; Stephenson 1987).
Sempre nell’introduzione vengono segnalati effetti a breve, medio e lungo termine della presenza
di vermi parassiti nei bambini.
Gli effetti a breve termine sono che i bambini possono essere troppo malati o troppo stanchi per
andare a scuola o per concentrarsi.
Gli effetti a lungo termine, oltre alla sottonutrizione (i parassiti intestinali rubano letteralmente le
sostanze nutritive della persona che li ospita) sono:
Danneggiamento dello sviluppo cognitivo e peggioramento dei risultati scolastici (Simeon and
Grantham-McGregor 1990; Mendez and Adair 1999).
Cattivi riultati nei test sulle funzioni cognitive, con tempi di risposta maggiorati (Watkins and
Pollitt 1997).
Scarsa memoria a breve termine (Jukes et al. 2002).
Sui tempi ancora più lunghi si stima che ci siano poi i seguenti effetti:
La parassitosi da vermi causa una perdita media del Quoziente Intellettivo (QI) di 3,75 punti
per bambino.
I bambini infettati persistentemente con anchilostomi hanno meno probabilità di essere istruiti
ed imparano di meno da adulti di quelli che sono cresciuti senza vermi (Bleakley 2007).

32.4 – Gli effetti dei vermi intestinali sui risultati scolastici

Sulla scorta dell’articolo Parasites in the classroom: the effects of intestinal helmints on
educational attainment and the value of school deworming programs (“I parassiti in aula: gli
effetti dei vermi intestinali sui risultati scolastici ed il valore dei programmi di sverminazione nella
scuola”), scritto da Katherine Hoffmann e pubblicato sul sito dell’Università statunitense di
Stanford470, analizzo adesso alcuni possibili effetti dei parassiti intestinali sulla capacità di
apprendimento.
Alcuni ricercatori stimano che oltre il 25% della popolazione mondiale sia infetta da qualche
verme intestinale, ma secondo altre stime si arriva all’80%; in realtà come già mostrato gli esami di
laboratorio riescono ad individuare solo una parte delle persone infettate da parassiti e ciò spiega
bene tali discrepanze, giacchè se si osservano vermi nelle feci dei bambini trattati anche laddove gli
esami delle feci fatti in laboratorio davano esito negativo, si comprende che la percentuale reale di
persone sofferente di parassitosi è molto maggiore di quella fornita da molti enti istituzionali. I
vermi che risultano più diffusi sono ascaridi, anchilostomi e vermi a frusta (Trichuris trichiura), i
quali, secondo le statistiche ufficiali (che, come appena detto, probabilmente sottostimano l’entità
del problema) infettano rispettivamente 1,47 - 1,05 e 1,3 miliardi di persone. I bambini sono
particalrmente esposti ad infezioni parassitiche perché il loro sistema immunitario non è ancora
completamente sviluppato, e perché vivono spesso giocano con la terra e non osservano tutte le

470
http://web.stanford.edu/group/parasites/ParaSites2010/Katherine_Hoffmann/Hoffmann%20-
%20ParaSites%20Webpage.htm.
123
norme igieniche ottimali.
Molto interessanti al riguardo sono le informazioni che ci vengono dalla già citata campagna di
eradicazione degli anchilostomi finanziata dalla fondazione Rockefeller (1910, Stati Uniti del sud).
Qui di seguito due resoconti che provengono dalle scuole coinvolte nel programma471:
I bambini che erano svogliati e apatici adesso sono attivi e vigili; bambini che
un anno fa non potevano studiare, adesso non solo stanno studiando, ma provano
gioia nello studiare per la prima volta nella loro vita le loro guance mostrano la
luce della salute. (…)
Come risultato del vostro trattamento ... le lezioni non sono più così difficili per
loro: essi pongono maggiore attenzione in classe e hanno più energia … per farla
breve nelle nostre aule abbiamo adesso circa 120 bambini brillanti, dalla faccia
colorita, mentre se non li aveste fatti trattare qui ci sarebbero molti bambini
stupidi col viso pallido.
Qualcuno magari potrà pensare che simili commenti siano troppo entusiastici, visto che sono
stati raccolti dalla fondazione Rockefeller in seguito ad una campagna organizzata dalla fondazione
stessa. Ma si tratta di osservazioni del tutto conformi a quelle che vengono da altre fonti, per
esempio da due ricercatori di Porto Rico472:
Oltre a tutti i vari sintomi di cui soffre lo sfortunato jibaro [contadino], infetto dagli
anchilostomi, c’è la condizione di avere un intelletto intorpidito, una mente che ha
ricevuto un terribile colpo ... C’è un’espressione senza speranza, ipocondriaca,
malinconica, che in certi casi gravi diventa addirittura una vera e propria apparente
stupidità, con indifferenza a quanto succede intorno e mancanza di ogni ambizione.
Ma come possono fare i parassiti a creare un simile danno? Come dice la dottoressa Hoffman
(nell’articolo citato in apertura di paragrafo), noi sappiamo che l’infezione da parassiti intestinali è
associata a:
carenze vitaminiche, arresto della crescita, anemia, carenza di calorie e proteine,
che a sua volta influiscono negativamente sull’abilità cognitiva e sullo sviluppo
intellettuale. Questa relazione è particolarmente allarmante perché è graduale e
spesso relativamente asintomatica.
Sebbene rubino letteralmente il cibo agli esseri umani che li ospitano nel proprio sistema
digestivo, alcuni parassiti sono troppo piccoli per causare direttamente una malnutrizione per
carenza di cibo, a meno che non siano davvero numerosi. Ma esistono anche le tenie, che da adulte
possono arrivare a misurare persino diversi metri di lunghezza, ed i vermi a corda (ropeworm) che
da adulti possono misurare circa un metro. I vermi a corda si nutrono del sangue umano, così come
alcune gli Anchilostomi, e siccome i primi sono grandi ed i secondi possono essere anche numerosi,
il “furto” energetico può anche essere notevole, fino a causare anemia da carenza di ferro473. La
carenza di ferro a sua volta ha diversi effetti negativi, sia sulla crescita dei bambini che sulla loro
capacità cognitiva, misurato anche da minori risultati nei test sullo sviluppo mentale e motorio, ma
anche aumento delle paure, disattenzione, stanchezza, apatia e diminuita interazione sociale.474
471
Affermazioni tratte dall’articolo Disease and Development: Evidence From Hookworm Eradication in the
American South pubblicato su The Quarterly Journal of Economics (2007), pag 78-79, autore Hoyt Bleakley;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3800113/. Le due affermazioni riportate sono tratte da Rockefeller
Sanitation Committee (1915) e Rockefeller Sanitation Committee (1912).
472
Tratto dall’articolo già citato ‘Stupidity or Worms’: Do Intestinal Worms Impair Mental Performance?, che
cita a sua volta Ashford e Igaravidez (1911).
473
Ne parla anche il rapporto del comitato di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1987, intitolato
Prevention and Control of Intestinal Parasitic Infections (Prevenzione e controllo delle infezioni parassitiche) -
World Health Organization, Technical Report Series 749. Ovviamente non fa cenno all’esistenza dei vermi a corda.
474
Nutrition, Health, and Learning: Current Issues and Trends School Nutrition and Health Network
124
Ma a parte il furto diretto di macronutrienti e di sangue, a causa della parassitosi si può avere un
furto di micronutrienti o un loro malassorbimento, a causa delle tossine che essi emettono o a causa
di un danno diretto alle pareti dell’intestino475. Nel già citato articolo ‘Stupidity or Worms’: Do
Intestinal Worms Impair Mental Performance, Watkins and Pollitt avanzano l’ipotesi che il
rilascio di inibitori della protease da parte dei vermi parassiti può danneggiare anche la digestione di
altre sostanze nutritive; la protese è un enzima che serve a digerire le proteine, che i parassiti
secernono per non farsi digerire. In ultimo abbiamo anche la diarrea, uno degli effetti collaterali
delle infezioni parassitiche, che rimuove anzitempo il cibo dall’intestino impedendo all’organismo
di nutrirsi.
Le infezioni da elminti possono causare a volte una fame insaziabile ed a volte una diminuzione
dell’appetito, sintomi che scompaiono dopo l’eradicazione dei parassiti, come dimostrato in uno
studio eseguito su quasi 500 bambini di Zanzibar476, le cui madri hanno notato un ritorno
dell’appetito in seguito all’applicazione di un programma antiparassitario con cadenza trimestrale.
La connessione tra il carico di vermi e la
malnutrizione è ulteriormente supportata dagli studi
che indicano che i programmi di sverminazione
portano a bruschi aumenti della crescita; la presenza di
tale effetto anche nei bambini più grandi ha portato
alcuni ricercatori a concludere che “risolvere il
problema dell’arresto di crescita nei bambini più grandi
può essere più semplice di quanto si pensava in
precedenza”.
Del resto quale che siano i meccanismi siamo certi
Il “verme a frusta” (Trichuris trichiura) degli effetti negativi dei parassiti sulle facoltà cerebrali.
L’articolo Parasitic Helminth Infection and
Cognitive Function in School Children (“Infezioni da
elminti parassiti e funzione cognitiva nei bambini che
frequentano la scuola”)477 riferisce del miglioramento della memoria uditiva a breve termine nonché
della scansione e del recupero di dati nella memoria a lungo termine dopo il trattamento
antiparassitario contro i vermi a frusta; in questo studio condotto in Giamaica si è scoperto che sono
bastati due mesi ai bambini sottoposti al trattamento per mettersi alla pari dei propri coetanei nei
risultati dei test di prestazione. Questa reversibilità porta ad ipotizzare meccanismi differenti da
quelli della semplice malnutrizione indotta dalla parassitosi.
Altri ricercatori hanno scoperto impatti negativi della parassitosi non solo sulla memoria ma
anche sulla fluidità nel parlare, vedi l’articolo Evidence for an association between hookworm
infection and cognitive function in indonesian school children (“Evidenza dell’associazione tra
infezione da anchilostomi e funzione cognitiva nei bambini indonesiani che frequentalo la
scuola”)478.
Detto questo si comprende facilmente come oltre ad apatia, svogliatezza, difficoltà di
concentrazione, insonnia, i parassiti possono causare malessere fisico e vere e proprie condizioni

Monograph Series, #1 (1992), autori Levinger, Beryl.


475
Vedi il rapporto dell’OMS citato in una nota precedente.
476
Low Dose Daily Iron Supplementation Improves Iron Status and Appetite but Not Anemia, whereas
Quarterly Antihelminthic Treatment Improves Growth, Appetite, and Anemia in Zanzibari Preschool Children
The Journal of Nutrition. 2004 Feb;134(2):348-56; autori Stoltzfus R J, Chway H M, Montresor A, Tielsch J M, Jape
J K, Albonico M, Savioli L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14747671.
477
Pubblicato su Proceedings of the Royal Society of London (1992) 247, 77-81, autori Nokes C, Grantham-McGregor
S M, Sawyer A W, Cooper E S, Bundy D A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1349184.
478
Pubblicato su Tropical Medicine and International Health, Vol. 4, No. 5, 1999, 322-334; autori Sakti H, Nokes C,
Hertanto W S, Hendratno S, Hall A, Bundy D A, Satoto.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10402967.
125
patologiche, non solo dell’intestino; ad esempio la migrazione delle larve degli ascaridi attraverso il
sistema respiratorio (movimento che fa parte del loro normale ciclo vitale) può causare una crisi
asmatica ed altri sintomi respiratori. Inoltre il sistema immunitario,
Come scrive la dottoressa Hoffmann nell’articolo citato all’inizio del paragrafo:
Le condizioni associate con l’infezione di elminti intestinali comprendono
l’ostruzione intestinale, l’insonnia, il vomito, la debolezza, ed i dolori allo
stomaco; mentre il naturale movimento dei vermi ed il loro attaccamento
all’intestino può essere genericamente fastidioso per i loro ospiti. La migrazione
delle larve degli ascaridi attraverso il sistema respiratorio può anche causare un
accesso temporaneo di asma ed altri sintomi respiratori. Questi effetti collaterali
possono tutti concorrere alla distrazione degli studenti e ridurre la loro lucidità
mentale e produttività intellettuale. (..) È anche importante considerare il fatto che
la risposta del sistema immunitario innescata dall’infezione elmintica può esaurire
la capacità del corpo di combattere altre malattie, rendendo le persone colpite più
soggette a co-infezioni.
Tutto ciò, unito alle scarse risorse economiche della famiglia (che rende difficile la cura delle
complicazioni legate alla parassitosi), fa sì che i bambini con infezioni parassitiche siano spesso
assenti, abbiano difficoltà cognitive ed eventualmente abbandonino la scuola precocemente
conseguendo risultati più bassi se confrontati a quelli degli altri coetanei. L’articolo Worms:
identifying impacts on education and health in the presence of treatment externalities479
mostra che i programmi di sverminazione aumentano la frequenza scolastica del 25%, similmente
l’articolo Disease and Development: Evidence From Hookworm Eradication in the American
South480 mostra trovato che la frequenza scolastica aumentava e l’abbandono scolastico diminuiva
significativamente nelle popolazioni scolastiche che più hanno beneficiato dei programmi di
verminazione della Fondazione Rockefeller, portando sul lungo termine ad un aumento delle entrate
monetarie così come dei livelli di acculturazione.
Altre conferme ci vengono dall’articolo Treatment for Schistosoma japonicum, reduction of
intestinal parasite load, and cognitive test score improvements in school-aged children
(“Trattamento dello Schistosoma japonicum, riduzione del carico dei parassiti intestinali, e
miglioramenti nel punteggio dei test cognitivi nei ragazzi in età scolastica”)481, che riferisce dei
risultati di un’osservazione durata 18 mesi su un gruppo di studenti: non solo il punteggio degli
alunni curati (sterminati) e di quelli rimasti senza parassiti per 12 mesi sono stati significativamente
più alti per quanto riguarda memoria, apprendimento, fluidità del linguaggio e intelligenza non
verbale, ma (cosa ancora più significativa) gli alunni sverminati hanno mostato dei significativi
miglioramenti dopo la cura. Da notare l’estrema accuratezza dello studio nel corso del quale gli
autori di questo studio hanno continuamente verificato la presenza/assenza/riduzione di parassiti.
Altri studi che non ha ottenuto gli stessi risultati a mio parere non sono altrettanto accurate, ad
esempio l’articolo Cluster-randomised trial of the impact of school-based deworming and iron
supplementation on the cognitive abilities of schoolchildren in Sri Lanka’s plantation
sector482, parla di trattamento contro i vermi parassiti associato a 6 mesi di integratori di ferro, ma

479
Pubblicato su Econometrica, Vol. 72, No. 1 (January, 2004), 159–217, autori Miguel E., Kremer M.,
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1468-0262.2004.00481.x/abstract.
480
Pubblicato su The Quarterly Journal of Economics (2007), pag 78-79, autore Hoyt Bleakley;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3800113/.
481
Pubblicato su PLoS Neglected Tropical Disease 2012;6(5):e1634, autori Ezeamama A E, McGarvey ST, Hogan J,
Lapane K L, Bellinger D C, Acosta L P, Leenstra T, Olveda R M, Kurtis J D, Friedman J F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22563514.
482
Pubblicato su Tropcial Medicine & International Health. 2013 Aug;18(8):942-51, autori Ebenezer R,
Gunawardena K, Kumarendran B, Pathmeswaran A, Jukes M C, Drake L J, de Silva N; abstract
126
non viene verificata l’effettiva riduzione del carico di parassiti e non è specificato quante volte è
stato ripetuto il trattamento antiparassitario (è stato fatto solo una volta? Sappiamo bene che
occorrono spesso diversi mesi per otttenere dei risultati validi).
I programmi di sverminazione in cui si coinvolgono le istituzioni scolastiche per la
somministrazione periodica dei farmaci antiparassitari sono quindi un intervento economico, pratico
ed utile a garantire migliore salute, migliore qualità della vita ed un migliore futuro soprattutto in
certi paesi del terzo mondo ove la prevalenza dei parassiti è maggiore, ma (da quanto esposto nel
presente libro sulla diffusione della disbiosi e della parassitosi) sicuramente anche nel nostro mondo
occidentale.

33 - Il parassita a corda (ropeworm) ed i suoi stadi di sviluppo


La recente scoperta di un nuovo parassita umano
detto “parassita a corda” o in inglese “ropeworm” ha
sollevato un vespaio di polemiche tra gli specialisti del
ramo che non riescono a credere alla scoperta. Eppure
non solo uno degli autori, ma centinaia e centinaia di
altre persone negli ultimi anni hanno scoperto di avere
questi indesiderati ospiti nel proprio corpo e grazie ad
internet confrontano le proprie esperienze (e le foto dei
vermi a corda espulsi con i clisteri). In particolare molti
vermi a corda sono stati ritrovati dalla comunità dei
genitori di bambini autistici che sta curando i propri
figli con il biossido di cloro ed il protocollo
antiparassitario Kalcker. L’articolo Development
Foto di Al ex Voli nsky prima e dopo stages of the “rope” human intestinal parasite (Stadi
l’espulsione dei parassiti a corda di sviluppo del parassita intestinale umano “a corda”)
pubblicato sul prestigioso sito scientifico arxiv.org483,
ha tra i suoi autori Alex Volinsky, un ingegnere meccanico484 che lavora e studia le nanotecnologie
e che ha quindi dimestichezza con la microcopia ad alta risoluzione. Volinsky è per altro uno dei
pazienti che ha riguadagnato uno stato di prestanza fisica e di salute invidiabile proprio dopo avere
espulso questi parassiti a corda. Indicative e particolarmente eplicite sono le sue foto prima e dopo
la cura. Altri autori dell’articolo sono i medici Nikolai V. Gubarev, Galina M. Orlovskaya, Elena V.
Marchenko.
Secondo quanto scrivono gli autori tali parassiti sono capaci di muoversi all’intenro del corpo
umano rilasciando bolle di gas che usano come propulsione a getto e possono arrivare fino ad un
metro di lunghezza, si evolvono lentamente impiegando decine di anni per passare dallo stadio
iniziale a quello finale. Il nome proposto per questo nuovo verme parassita che non ricade in
nessuna delle categorie finora note è Funis parasitus (verme a corda) perché assomiglia alle fibre
intrecciate di una corda ed hanno un colore che può variare del nero al bianco, a seconda
dell’alimentazione dell’uomo che li ospita. Sull’articolo succitato leggiamo che
I vermi a corda possono essere localizzati praticamente ovunque all’interno del
corpo umano, ma preferiscono il canale digerente, specialmente il piccolo ed il
grosso intestino. (…)

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23837404, articolo integrale


http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/tmi.12128/epdf.
483
http://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1301/1301.2845.pdf.
484
http://ropeworms.com/alex-volinsky/
127
Essi sono attivi soprattutto la notte, tra l’una e le sei antimeridiane. Una forte
attività di tali parassiti ed il conseguente rilascio di tossine possono alterare
l’attenzione e le reazioni umane.
Lo stadio adulto dei vermi a corda può essere espulso
per mezzo di clisteri con decotto di eucalipto a cui vanno aggiunte diverse gocce di
olio essenziale di eucalitpo, e successivo clistere con il succo di limone appena
spremuto (Gubarev et. al. 2007).
Negli stadi finali di sviluppo questi parassiti si possono nutrire di sangue, e per questo la loro
eliminazione richiede molta attenzione, perché possono venire lasciate ferite aperte all’interno
dell’intestino.
Secondo quanto scritto nell’articolo il terzo stadio dei vermi a corda ha un aspetto medusoide e si
può espellere per esempio cone dei clisteri con il bicarbonato. Il primo ed il secondo stadio hanno
l’aspetto inusuale di un muco viscido e si può trovare in qualsiasi zona del corpo umano, e possono
essere espulsi con dei clisteri con il latte salato.
Tra i motivi per i quali non sarebbeor stati scoperti che di recente possiamo annoverare il fatto
che il loro sviluppo è molto lento, che raramente fuoriescono dal corpo umano come adulti, che i
primi stadi ben poco rassomigliano a dei parassiti, che hanno una forma che rammento le feci
umane.

34 – Un brevetto russo contro i parassiti

Qui di seguito un riassunto della descrizione del brevetto della federazione Russa n.
RU2250111485. A seguire la mia esperienza con tale metodo (da me leggermente modificato).
Ricordo che Gubarev è uno degli autori dell’articolo tradotto nel capitolo precedente. Si tratta del
METODO PER ELIMINARE GLI ELMINTI dal corpo umano, di cui sono inventori e
detentori Nikolai V. Gubarev, Sergey Lebedev, Orel Lyudmila Petrovna, Pakulina Olga
Per prima cosa si tratta di far eun clistere di 2 litri d’acqua a temperatura 20 ° - 22 ° C per
operare una pulizia preventiva dell’intestino e permettere la massima efficacia del clistere
terapeutico successivo.
Per il secondo clistere bisogna preparare il liquido con notevole anticipo, utilizzando 30 gr di
foglie di eucalipto aggiunte ad un litro di acqua bollente fatte bollire per 15 minuti. Si chiude quindi
la pentola con un coperchio e si lascia riposare il liquido per 2 o 3 ore. Appena prima della
somministrazione alla temperatura di 40° - 42° C., si aggiungono 15-30 gocce di olio essenziale di
eucalipto (di qualsiasi marca) trattenendo il liquido nell’intestino per 15-20 minuti. Tale procedura
andrebbe eseguita per 5-7 giorni di seguito, sempr iniziando con il clistere con sola acqua per la
pulizia dell’intestino. L’eucalipto ha un’azione antiparassitaria e l’olio essenziale fa sì che i vapori
di eucalipto risalgano l’intestino in modo che l’azione non sia limitata alla prima parte del colon.
Come leggiamo nell’articolo
Gli oli essenziali volatili, grazie alla piccola dimensione delle loro molecole,
tendono a penetrare rapidamente e profondamente nella mucosa intestinale, e
quindi a passare nel circolo sanguigno e nel circolo linfatico, a partire dai quali
essi esercitano lo loro azione sulla grande lunghezza del sistema gastrointestinale.
Gli esteri volatili, a causa delle loro caratteristiche, penetrano rapidamente e

485
La traduzione è stata eseguita da un orginale inglese che corrisponde ad una traduzione dal russo non ottimale, ma
non ostante ciò solo alcuni aspetti secondari del testo appaiono poco chiari. Fonte inglese:
http://en.shram.kiev.ua/top/patents_medicine/medicine_13/medicine_4.shtml

128
profondamente nei tessuti del corpo degli stessi elminti, causando rilassamento
neuromuscolare, contribuendo a staccarli dalla mucosa intestinale e facendoli
quindi espellere assieme al liquido quando si svuota l’intestino.
Nell’introduzione al brevetto gli autori sottolineano che i parassiti sono alla base di
molti disordini gastrointestinali (costipazione, diarrea, nausea, vomito, dolore allo
stomaco causato da enterite o enterocolite), malattie dell’apparato respiratorio
(dalla malattia respiratoria acuta fino alla polmonite), malattie neurologiche (dal
nervosismo al mal di testa, passando per vertigini, tic e persino epilessia),
sindrome da fatica cronica, reazioni allergiche sotto forma di eruzioni cutanee, e
disturbi mentali troviamo spesso la presenza dei vermi parassiti. (…) Le tossine
degli elminti indeboliscono il sistema imunitario, aggravando il decorso di molte
malattie.
In appendice al brevetto sono descritti alcuni casi di guarigione da
1) Orticaria, dopo 6 giorni di trattamento con l’espulsione in successione di: grandi quantità
macroscopiche di muco, grandi quantità di enterobi e pochi ascaridi, segmenti di tenia e grandi
quantità di muco. tre teste di tenia, 2 spire di ascaridi.
2) Distonia vascolare vegetativa di tipo ipertensivo, vertigini, mal di testa, perdita di
memoria, stanchezza ed irritabilità, problematiche scomparse dopo 7 giorni di
trattamento con la fuoriuscita in successine di, niente , 8 ascaridi, 4 tenie con la testa e grande
quantità di muco medusoide (vermi a corda), 2 spire di ascaridi, 1 spira di ascaride, 2 teste
senza i corpi dei vermi, alcuni ascaridi.
3) Sindrome da fatica cronica, perdita di memoria, mal testa persistente, e dolore alle
articolazioni delle ginocchia, problematiche molto diminuite dopo l’espulsioni di muco
ascaridi e tenie.
Sebbene gli autori del brevetto siano contrari ai farmaci antiparassitari per i loro possibili effetti
collaterali, segnalano l’osservazine di alcuni effetti collaterali del trattamento da loro ideato, con
disturbi del sistema gastrointestinale e delle funzioni biliare ed urinaria: Nel complesso essi
affermano però che che il trattamento è stato ben tollerato dai pazienti.

La mia personale esperienza con questo metodo


Personalmente ho utilizzato questo metodo con discreti risultati sebbene temporanei (come già
detto la lotta contro i parassiti non si vince in un solo round). Ricordando che quanto qui sotto
riportato non costituisce consiglio terapeutico alcuno (non esiste la malattia in sé, ma il singolo caso
clinico che è spesso unico e che va valutato appunto singolarmente da un medico di fiducia) ma
solo la descrizione della mia esperienza, descrivo quanto ho fatto.
Innanzitutto ho notato nella mia esperienza che fare i clisteri a stomaco vuoto è molto meglio, e
di conseguenza li ho fatti o la mattina appena sveglio o il pomeriggio tardi dopo una giornata di
digiuno. Fare questo tipo di pulizia intensa il pomeriggio tardi o peggio la sera rischia di causare
una sorta di “insonnia” (anche se forse dovremmo parlare di aumento di energie che impediscono di
cadere addormentati). In ogni caso anche il giorno dopo ho sperimentato un’energia incredibile,
durata fino a quando non ho pranzato.
Per potenziare il clistere preparatorio ho usato due litri di acqua fatta bollire e poi raffreddata a
37 gradi (non a 20-22 come nel metodo descritto) aggiungendo un cucchiaio di sale marino
integrale per litro. I parassiti odiano il sale e quindi anche questo clistere ha valore antiparassitario.
Questo primo clistere l’ho trattenuto per 12/15 minuti.
Mentre preparavo l’acqua calda per il primo clistere facevo bollire per 15 minuti le foglie di
eucalipto (30 grammi in un litro d’acqua - ho provato successivamente anche ad usare sempre 30
grammi in due litri d’acqua ma non sono riuscito a trattenerli quasi per niente). Poi ho messo il
129
coperchio sulla pentola, ho lasciato riposare per 2 o 3 ore, ho filtrato, fatto in modo che la
temperatura fosse 37 gradi (e non 40/42 gradi come descritto nel metodo qui sopra riportato, che mi
sembrano decisamente troppi), versato il tutto nel contenitore dell’enteroclisma, aggiunto 25 gocce
di olio essenziale di eucalipto, somministrato e trattenuto il più a lungo possibile (la seconda volta
sono arrivato a circa 10 minuti).
Una volta che mi ero dimenticato di aggiungere le gocce di olio essenziale di eucalipto ho però
potenziato il clistere con 10 gocce di Mix antiparassitario Clark potenziato486 (l’idea di usare
estratto di mallo di noce nera come antiparassitario in un clistere è ovviamente della stessa
dottoressa Clark).
Siccome non sapevo quali potessero essere gli effetti di queste sostanze assunte per via rettale sul
mio corpo ho iniziato con dosi un po’ più piccole (parlo dell’olio essenziale di eucalipto e del Mix
antiparassitario) e poi piano piano ho aumentato per verificare se e fino a che punto potevo
tollerarle. Personalmente non ho rilevato nessun effetto collaterale. Non ho però mai provato a
ripeterli ogni giorno per 6 giorni di seguito.

35 - Riassunto del protocollo antiparassitario Kalcker-Maceda

NB: in questo protocollo il giorno zero corrisponde a tre giorni prima della luna piena, il giorno
1 a due giorni prima della luna piena, il giorno 2 al giorno prima della luna piena, il giorno 3 al
giorno della luna piena, etc.
Qui di seguito le sostanze utilizzate, la tempistica e i dosaggi indicativi
- Terra diatomacea: durante i 18 giorni del trattamento (dal giorno 1 al giorno 18), se ne
prendono da ½ ad 1 cucchiaino da tè (5 ml) due volte al giorno per i bambini più piccoli, 1
cucchiaino da tè tre volte al giorno per gli adulti ed i bambini più grandi. Si mescola la polvere di
terra diatomacea (solo di grado alimentare) con un po’ di acqua e la si beve; la terra diatomacea
non si scioglie, resta in sospensione, e quindi si agita vigorosamente e si beve subito. Non si può
mai assumere senza che la si mescoli con l’acqua. La terra diatomacea raramente causa
costipazione, ed in tal caso si riduce la dose a metà (o a un quarto, o ad un ottavo), ma se il
problema persiste meglio non usarla più. La si assume in corrispondenza dei pasti
- Estratto di Lepidium Latifolium (detta anche Rompepiedras o Pepperwort) o Chanca
Piedra: si tratta di due sostanze vegetali che attaccano il rivestimento esterno dei parassiti; si può
utilizzare l’una o l’altra, oppure la prima la mattina e la seconda la sera. Va presa durante i 18 giorni
del trattamento (dal giorno 1 al giorno 18), in corrispondenza di colazione e cena. Le dosi sono 15
gocce per un bambino di 45 kg, sette gocce per i bambini più piccoli, che si possono anche
mescolare con l’acqua in cui si scioglie la terra diatomacea.
- Pirantel pamoato (Trilombrin®/Combantrin®): è un farmaco a largo spettro contro i
parassiti che causa un blocco neuromuscolare ai parassiti causandone la morte ed impedendone la
migrazione verso altri organi o tessuti. Esso viene scarsamente assorbito dal tratto intestinale e
viene eliminato dal corpo per mezzo delle feci e delle urine nel giro di tre o quattro giorni. Gli
effetti avversi del Pirantel Pamoato possono essere collegati più alle tossine emesse dai parassiti
morenti che ai veri e propri effetti collaterali del principio attivo; quasi tutti i rimedi contro i
parassiti, naturali o farmaceutici, possono causare gonfiore, diarrea ed altri sintomi gastrointestinali;
man mano che si va avanti, mese per mese, tali sintomi dovrebbero diminuire. Se ne assumono 10
mg per chilo, di conseguenza una persona che pesa 50 kg ne deve assumere 500 mg (corrispondente
a due tavolette, se si assume in quella forma). La sua azione viene bloccata dalla piperazina
(contenuta in alcuni rimedi contro i parassiti e contenuta anche nei semi di zucca, sostanza naturale
ad azione antiparassitaria). Il Pirantel pamoato viene assunto una volta durante la colazione il

486
http://www.ecosalute.it/depurativi/mix_bilanciato_clark_potenziato_sc_191.htm.
130
giorno uno, e nuovamente durante la colazione il giorno cinque. La migliore formulazione di
Pirantel pamoato è quella realizzata dal farmacista (in una farmacia galenica) su richiesta del cliente
in modo da evitare coloranti, aromi ed altri eccipienti tossici. NB: non assumere farmaci che
combinano Pirantel Pamoato e Mebendazolo.
- Mebendazolo (Vermox®/Lomper®) è un farmaco che viene scarsamente assorbito nel tratto
gastrointestinale (approssimativamente il 5-10%) e viene poi eliminato con le feci e (in maniera
minore) con le urine; l’assunzione aumenta se viene assunto assieme a cibi grassi. Gli effetti avversi
del mebendazolo sono alquanto rari a causa dello scarso assorbimento di tale sostanza. Tuttavia
esso può causare nausea, vomito, dolore addominale e diarrea, ma questi effetti spesso sono dovuti
al risultato del rilascio di tossine conseguente alla morte dei parassiti. La dose più frequentemente
raccomandata è di 100 mg per i bambini, 200 mg per gli adulti, due volte al giorno per sette giorni
dei primi nove del protocollo.
Dosaggio: (Le quantità indicate dovrebbero essere considerati solo come una guida indicativa.)
Bambini piccoli (9-18 kg): nei giorni 2, 3, 4, 6, 7, 8 e 9 si assumono 25 mg di mebendazolo a
colazione e a cena, e NON si assumono dosi maggiori il giorno 9.
Bambini (19-32 kg): nei giorni 2, 3, 4, 6, 7 e 8 si assumono 50 mg a colazione e a cena, e il
giorno 9 invece se ne assumono 50 mg a colazione, 50 mg a pranzo e 25 mg a cena.
Adolescenti (33-45 kg): nei giorni 2, 3, 4, 6, 7 e 8 si assumono 100 mg a colazione e 100 mg a
cena. Il giorno 9 è il “giorno dell’attacco col mebendazolo” in cui somministrare UNA dose da 200
mg a colazione; UNA dose da 200 mg a pranzo, e una dose finale di 100 mg a cena.
Ragazzini e adulti (da 46 kg in su): nei giorni 2, 3, 4, 6, 7 e 8 si assumono 200 mg a colazione e
200 mg a cena. Il giorno 9 è il “giorno dell’attacco col mebendazolo” nel quale si somministra UNA
dose da 500 mg a colazione e nessuna dose a pranzo o a cena per il resto del ciclo.
La migliore formulazione di Mebendazolo è quella realizzata dal farmacista (in una farmacia
galenica) su richiesta del cliente in modo da evitare coloranti, aromi ed altri eccipienti tossici. NB:
non assumere farmaci che combinano Mebendazolo e Pirantel Pamoato.
I farmaci antiparassitari possono essere somministrati molto efficacemente diluendoli in acqua,
mettendo la mistura in una piccola pompetta per il clistere e somministrandoli per via anale. Questo
è specialmente indicato in caso di ossiurasi. Per prevenire i pruriti anali causati dagli enterobi, i
risvegli notturni, etc., potete utilizzare una peretta per il clistere con una diluizione di 50 mg di
mebendazolo in 10/15 ml d’acqua per bambini piccoli, o 100 mg di mebendazolo in 15/20 ml
d’acqua per i figli più grandi, i ragazzini e gli adulti. La migliore maniera per farlo è introdurre il
farmaco mescolato all’acqua nel retto, immediatamente prima che vadano a letto, e farlo trattenere
per tutta la notte. Se state usando questo “impianto,” è obbligatorio fare un clistere alla mattina.
- Olio di ricino: è un lassativo vegetale. Con un trattamento antiparassitorio avvenire delle
paralisi spastiche nei parassiti che possono formare dei “nodi” di vermi che ostruiscono l’intestino;
è quindi importante aiutare il corpo a espellerli utilizzando l’olio di ricino, la mattina, due ore dopo
la colazione e dopo i farmaci antiparassitari. La dose tipica per un bambino è tra 1/2 e 1 cucchiaino
da tè (5 ml). Il dosaggio per un adulto è da 15 a 30 ml (due cucchiai), due ore dopo la colazione e
dopo i farmaci antiparassitari. Queste dosi sono indicative, e dipendono dalla tolleranza personale:
in caso di diarrea diminuire le dosi fino a trovare quella ottimale). Se non viene tollerato a causa di
fastidi a livello intestinale si possono usare i Sali di Epsom (solfato di magnesio), o lassativi
vegetali come le foglie di senna. L’Olio di ricino è disponibile anche in capsule gelatinose per quelli
a cui non piace il suo sapore.
- Neem (Azadirachta indica), capsule o tisane: sono foglie di una pianta originaria dell’India.
Il neem è da sempre utilizzato per combattere ogni forma di parassiti del corpo, sia esterni che
interni. Per preparare il neem, bollire quattro foglie (normalmente il contenuto di una bustina) in un
litro d’acqua per cinque minuti. Si beve questa tisana nel corso della giornata nel corso dal giorno
10 al giorno 18. La tisana ha un sapore sgradevole, ma esistono anche le capsule. Se si utilizzano
delle capsule da 475 mg, un adulto ne prende sei al giorno, tre volte due capsule ai pasti. In ogni
131
caso seguire le indicazioni sulla confezione. Ragazzi di almeno 13 anni e adulti che pesano almeno
45 kg possono assumere la dose piena, mentre per i bambini a seconda dell’età occorre ridurre
opportunamente le dosi fino ad un quarto di quella degli adulti.
Tisana: date quattro dosi nel corso della giornata. Preparate una tisane con le foglie, un bustina in
un litro d’acqua (aggiungete stevia se necessario per coprirne un poco il sapore amaro). Una bustina
usualmente contiene approssimativamente quattro foglie. Se usate foglie sciolte, allora fate un litro
di tisana con quattro foglie di neem. Se utilizzate foglie spezzettate, allora usatene
approssimativamente un cucchiaino da tè leggermente ricolmo.
Dosaggio delle tisane di neem
9 – 15 kg 100 ml 16 – 22 kg 200 ml 23 – 29 kg 300 ml
30 – 38 kg 400 ml 39 – 49 kg 500 ml dai 50 kg in su 600 ml
®
- Probiotici. THERALAC è un probiotico che aiutare a ristabilire la flora intestinale. È quello
scelto da Kerri Rivera nel suo protocollo di cura dell’autismo. Secondo lei l’ideale sarebbe
utilizzare a mesi alterni questo prodotto ed il THERALAC® TruFlora®, assumendone una capsula
ogni sera prima di andare a letto, indipendentemente dall’età e dal peso. Questo probiotico si può
continuare a prendere anche al di fuori dei 18 giorni del protocollo antiparassitario. Alcune persone
però non tollerano i probiotici, ed in tal caso si può provare con crauti o altre verdure fermentate per
fornire batteri benefici. Se si segue una dieta paleo, l’effetto dei probiotici potrebbe essere troppo
forte e le dosi minimizzate in base alla tolleranza personale (iniziare da piccole dosi e salire
gradualmente). Ovviamente si possono utilizzare anche altri fermenti, per esempio una
formulazione che mi sembra molto buona (e che è senza tracce di glutine e derivati del latte) sono le
bustine proflora della ditta Guna. Per altre informazioni sui probiotici vedi quanto già scritto al
capitolo relativo.

36 - Dall’autismo si può guarire, decine di prove, testimonianze


documentate e prove scientifiche

Ci sono ancora persone che stentano a credere che l’autismo sia curabile, e che stentano a
credere che mass media ed istituzioni sanitarie possano commettere un errori così macroscopico e
grossolano come ripetere continuamente che l’autismo NON È CURABILE. Qui di seguito una lista
di video-testimonianze che provano senza ombra di dubbio invece che l’AUTISMO È CURABILE
(per chi ha occhi per vedere, queste sono anche prove granitiche che il sistema in cui viviamo è
marcio fin dalle fondamenta).
Per altro alcune testimonianze riprendono bambini di pochi anni di età prima e dopo la cura:
pensate forse che siano dei bravissimi e precocissimi attori? Per la maggior parte dei casi i video
che ho trovato e qui elencato si riferiscono alla cura col metodo della dottoressa Campbell (dieta
GAPS), alcuni sono guariti con altri interventi bio-medici (dieta senza glutine e caseina, integratori,
disintossicazione dai metalli pesanti, sostanzialmente il protocollo DAN! di Bernard Rimland487),
uno con il metodo omeopatico CEASE, e uno col programma educativo Son-Rise488. Alcune
testimonianze si riferiscono invece alla cura dell’autismo con il metodo di Kerri Rivera (basato
sull’uso del biossido di cloro contro i patogeni e del protocollo antiparassitario Kalcker).
Una delle testimonianze più granitiche è l’incredibile collezione di filmati del canale youtube

487
http://www.emergenzautismo.org/content/view/15/48/.
488

http://www.autismando.it/autsito/Segnala_doc/ConvManerbio/Atti%20Congresso%208%20Novembre%202003
.pdf.
132
Brandon’s window489, centinaia di video che raccontano la guarigione di un bambino, seguito
passo passo nei suoi progressi mentre vengono fornite informazioni sulla dieta GAPS.
Si tratta della video-documentazione (370 video!) messa on line da una nonna che testimonia la
guarigione del nipote. Sull’omonimo sito (Brandonswindow.com)490 si legge che Brandon è stato
diagnosticto autistico all’età di 17 mesi ed è guarito dall’autismo dopo 4/5 mesi di cura naturale
basata sulla dieta, integratori naturali, disintossicazione, cambiamento dello stile di vita, un
particolare tipo di educazione personalizzata.
I video disponibili sul canale youtube491 testimoniano i progressi del bambino dall’età di 5 anni e
4 mesi fino all’età di cinque anni e nove mesi; sul sito viene precisato che il bambino è guarito
grazie all’implementazione della dieta GAPS492.
Ovviamente a queste testimonianze si aggiunge quella della dottoressa Natasha Campbell
McBride che con la dieta GAPS ha guarito il figlio autistico.
Altra testimonianza granitica è quella dei seguenti video di un bambino non più autistico dopo la
cura https://www.youtube.com/watch?v=xfW8zkeZ37o
Lo stesso bambino, ancora visibilmente autistico prima della cura, lo potete vedere qui:
parte 1: https://www.youtube.com/watch?v=KA3nxGYzDoo
parte 2: https://www.youtube.com/watch?v=I36YQVBjUEE
parte 3: https://www.youtube.com/watch?v=4sqKnaiBSUU
Da notare che i sintomi facilmente identificabili in questo bambino (sbattere le mani, correre
avanti e indietro), sono descritti come tipici dell’autismo in siti come
http://www.nhs.uk/Conditions/Autistic-spectrum-disorder/Pages/Symptoms.aspx (sito del
sistema sanitario della Gran Bretagna) e
http://www.autismosardegna.org/index.asp?ID=56&ETR=&FG=&AC=

Prima di passare ad un’altra carrellata di testimonianze mostro anche alcune ricerche scientifiche
che confermano la validità dell’interpretazione dell’autismo come di una malattia causata da
disbiosi intestinale, parassitosi intestinale (e concomitante aumento della permeabilità intestinale) e
che si sommano a quelle già citate nell’introduzione.
La prima è Abnormal intestinal permeability in children with autism (“Permeabilità
intestinale anomale in bambini autistici”)493, che mostra come sia stata riscontrata una permeabilità
intestinale anormale in bambini autistici (che non mostravano altri segni di disturbi intestinali).
La seconda è Attention deficit/hyperactivity disorder (ADHD) in children: rationale for its
integrative management (“Disturbo del deficit dell’attenzione/iperattività nei bambini: una guida
per la sua gestione con gli integratori”)494 nella quale si mostra come l’integrazione omega 3 e
omega 6, vitamine del gruppo B e correzione della disbiosi intestinale aiutano a mitigare sintomi
quali iperattività e difficoltà di concentrazione, problematiche che affliggono gran parte delle
persone sofferenti di autismo. Da notare che questo articolo si fonda anche su 141 altri studi citati
nella bibliografia.
Il già citato articolo Role of intestinal bacteria in nutrient metabolism (“Ruolo dei batteri
intestinali nel metabolismo dei nutrienti”)495, nell’affermare che la proliferazione dei batteri benefici

489
https://www.youtube.com/channel/UCN4IuWDguA1PwdKD_kq0gGA.
490
http://www.brandonswindow.com/page/page/6577201.htm.
491
http://www.youtube.com/user/lynneanthonybrandon.
492
http://www.brandonswindow.com/page/page/6577202.htm.
493
Pubblicato su Acta Paediatrica 1996 Sep;85(9):1076-9, autori D’Eufemia P, Celli M, Finocchiaro R, Pacifico L,
Viozzi L, Zaccagnini M, Cardi E, Giardini O.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8888921.
494
Pubblicato su Alternative Medicine Review 2000 Oct;5(5):402-28, autore Kidd P M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11056411.
495
Pubblicato su Journal of Parenteral and Enteral Nutrition 1997 Nov-Dec;21(6):357-65., autori Cummings J H,
Macfarlane G T ; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9406136.
133
e di quelli patogeni dipenda dalla dieta, e che i batteri benefici aiutano a digerire ed a produrre
vitamine e aminoacidi, mostra per converso come la disbiosi intestinale porti a carenze nutritive che
sono tipiche del quadro clinico dell’autismo (e non solo).
L’articolo Il microbiota intestinale e la sindrome metabolica496 mostra tra le altre cose che i
batteri simbionti dell’intestino sono utili per digerire i polisaccaridi (anche i carboidrati complessi
sono polisaccaridi); per converso la mancanza o la scarsità di questi batteri rende difficile la
digestione dei carboidrati complessi (cereali, pseudo-cereali, verdure amidacee). A conferma cito
l’articolo Impaired carbohydrated digestion and transport and mucosal dysbiosis in the
intestines of children with autism and gastrointestinale disturbances (“Digestione dei
carboidrati difettosa e disbiosi della mucosa nell’intestino dei bambini autistici e con disturbi
gastrointestinali”)497, nel quale leggiamo che
negli autistici sono comuni i disturbi intestinali. In tali soggetti è stata riscontrata
la carenza di disaccaridasi (enzima che serve a digerire gli zuccheri disaccaridi
come lo zucchero di canna) mentre sono stati ottenuti buoni risultati con gli
integratori di probiotici e con le diete.
Che i bambini autistici abbiano una microflora intestinale anomala viene dimostrato dallo studio
Differences between the gut microflora of children with autistic spectrum disorders and that
of healthy children (“Differenze tra la microflora intestinale dei bambini che soffrono di disturbi
dello spettro autistico e quella dei bambini sani”)498, nel quale si afferma che i bambini autistici
tendono a soffrire di gravi disturbi intestinali, che la loro flora intestinale benefica è danneggiata e
la flora patogena al contrario prolifera.
Lo stesso concetto viene espresso dallo studio Intestinal microflora of autistic children
(“Microflora intestinale nei bambini autistici”)499 nel quale si legge che il comportamento autistico
si accompagna spesso a numerosi sintomi fastidiosi del sistema gastrointestinale, come dolore
addominale, costipazione o diarrea, problemi spesso connessi con uno squilibrio della microflora
intestinale; l’articolo riporta pure che nelle feci degli autistici sono stati trovati clostridi,
enterococchi, oltre a differenze quantitative di stafilococchi e candida.
Anche l’articolo Anaerobic intestinal microflora in pathogenesis of autism? (“Microflora
intestinale anaerobica nella patogenesi dell’autismo?”)500 esprime lo stesso concetto, fornendo
informazioni sulle differenze nella microflora intestinale tra i bambini autistici ed i bambini non
autistici con speciale attenzione al alcune specie di clostridi e cetobatteri.
L’articolo Autism and Clostridium tetani (“L’autismo ed il clostridium tetani”)501, mostra in
particolare che:
Una significativa percentuale degli individui autistici hanno una storia di ripetuti
cicli di antibiotici che hanno causato la proliferazione del Clostridium tetani.
L’inoculazione delle tossine del Clostridium in cavie animali ha causato
comportamenti tipici dell’autismo.
Anche l’articolo Therapy and epidemiology of autism – clostridial spores as a key element

496
Pubblicato su Internal and Emergency Medicine (2013) 8 (Suppl 1): S11–S15, autori Francesca D’Aversa et al.;
http://www.progettoasco.it/numero-13-maggio-2013-il-microbiota-intestinale-e-la-sindrome-metabolica/.
497
Pubblicato su PLoS One. 2011;6(9):e24585, autori Williams B L, Hornig M, Buie T, Bauman M L, Cho Paik M,
Wick I, Bennett A, Jabado O, Hirschberg D L, Lipkin W I; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21949732.
498
Pubblicato su Journal of Medical Microbiology 2005 Oct;54(Pt 10):987-91 autori Parracho H M, Bingham M O,
Gibson G R, McCartney A L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16157555.
499
Pubblicato su Medicina Doswiadczaina i Mikrobiologia 2010;62(3):237-43, autori Ekiel A, Aptekorz M, Kazek B,
Wiechuła B, Wilk I, Martirosian G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21114016.
500
Pubblicato su Post py higieny i medycyny doświadczalnej (Online) 2004;58:349-51, autore Martirosian G;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15459553.
501
http://www.medical-hypotheses.com/article/S0306-9877%2898%2990107-4/abstract.
134
(“Terapia ed epidemiologia dell’autismo – le spore del clostridio come un elemento chiave”)502,
mostra una correlazione tra clostridi e autismo, specificando che:
Quando si somministra un farmaco anti-clostridi gli autistici migliorano, per
peggiorare subito dopo la sospensione del farmaco.
In effetti i farmaci disponibili in farmacia non hanno mai dimostrato di riuscire a debellare i
batteri patogeni senza uccidere anche quelli benefici, per cui qualsiasi trattamento espone a rischi di
recidiva, almeno fino a quando non si riequilibra la microflora intestinale.
A questo punto ci si potrebbe chiedere se davvero la disbiosi intestinale è una delle cause
dell’autismo, o se invece è una sorta di conseguenza. La risposta ci viene da due articoli, il primo è
The potential role of probiotics in the management of childhood autism spectrum disorders
(“Il potenziale ruolo dei probiotivi nella gestione del disturbo dello spettro autistico”)503, che mostra
come la somministrazione di probiotici mitighi i sintomi dell’autismo, e il secondo è Short-term
benefit from oral vancomycin treatment of regressive-onset autism (“Beneficio a breve termine
della vancomicina orale sull’autismo regressivo”)504, che mostra come l’uso dell’antibiotico
Vancomicina, un farmaco utilizzato soprattutto per combattere le infezioni dei clostridi e di alcuni
streptococchi, porti dei miglioramenti nel quadro clinico dei bambini autistici, miglioramente che
però svaniscono poco tempo dopo la sospensione del farmaco. Se postuliamo che la vancomicina
riduce il carico di clostridi presenti nell’intestino senza però eradicarlo, si riesce a spiegare bene il
risultato di questo studio: l’autismo è concausata dalla disbiosi intestinale, in particolar modo da
una proliferazione dei batteri patogeni del genere Clostridium, che però non può essere sconfitto in
maniera definitiva da un antibiotico; solo il riequilibrio del microbiota intestinale può portare al
massimo le difese interne dell’organismo contro questi patogeni.
L’articolo Gastrointestinal flora and gastrointestinal status in children with autism --
comparisons to typical children and correlation with autism severity505 mostra che i sintomi
gastrointestinali sono correlati alla gravità del disturbo autistico e conclude che i problemi
gastrointestinali a quanto pare sono una concausa dell’autismo. Da notare il fatto che sebbene gli
autori minimizzino i dati nella discussione, la presenza di lieviti (Candida albicans ed altri) nei
bambini autistici è significativamente più alta (vedi tabella 5 dell’articolo).
L’articolo Epidemiology and control of enterobiasis in a developmental center506 mostra
come in un centro di accoglienza che accoglie bambini ritardati o sofferenti di autismo, epilessia,
paralisi cerebrale, la diffusione dell’Enterobius vermicularis (ovvero dei vermi parassiti detti anche
ossiuri) sia passata dal 30% all’1% grazie ad uno screening seguito da un trattamento con
membendazolo (due dosi a 14 giorni di distanza, visto che il ciclo vitale di questi parasisti è per
l’appunto di due settimane circa). Sebbene non fossero tutti bambini autistici il dato può apparire
indicativo, anche perché in questo studio no si sono presi in considerazione tutti gli altri possibili
parassiti.
Se qualcuno vuole ulteriori informazioni può sempre leggere l’articolo Gastrointestinal
Microflora Studies in Late-Onset Autism (“Microflora gastrointestinale nell’autismo

502
Pubblicato su Post py higieny i medycyny doświadczalnej 2004;58:349-51, autori Martirosian G;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17904761.
503
Pubblicato su Gastroenterology Research and Practice 2011;2011:161358, autori Critchfield JW, van Hemert S,
Ash M, Mulder L, Ashwood P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3205659/.
504
Pubblicato su Journal of Child Neurology 2000 Jul;15(7):429-35 autori Sandler R H, Finegold S M, Bolte E R,
Buchanan C P, Maxwell A P, Väisänen M L, Nelson M N, Wexler H M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10921511.
505
Pubblicato su Western Journal of Medicine 2000 May; 172(5): 305–308, autori Ghan-Shyam Lohiya,Lilia Tan-
Figueroa, Francis M Crinella, Sonia Lohiya; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1070873/.
506
Pubblicato su BioMedCentral Gastroenterology 2011; 11: 22, autori James B Adams, Leah J Johansen, Linda D
Powell, David Quig, Robert A Rubin; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3072352/.
135
regressivo”)507, che consiste in una rassegna di studi che concordano con quelli fin qui enunciato, ed
anche la serie di due articoli Autism, an extreme challenge to integrative medicine (“L’autismo,
una sfida estrema per la medicina integrative”)508 con tutte le loro referenze.

Ed ecco i link alle altre testimonianze di guarigione dell’autismo:

Autism yesterday (autismo ieri) documentario sui bambini guariti dall’autismo


Parte 1: https://www.youtube.com/watch?v=m2PyRhOSYBY
Parte 2: https://www.youtube.com/watch?v=p01G0V4d-Kw
Parte 3: https://www.youtube.com/watch?v=suQ1Mtl3D3Q

Finding the words, altro breve documentario sulla guarigione dall’autismo


https://www.youtube.com/watch?v=tsjx0Lo05z4

Altro bambino non più autistico dopo la cura


https://www.youtube.com/watch?v=DfzQx2ZAnow
Lo stesso bambino prima della cura
https://www.youtube.com/watch?v=bAse3Apfjo8

Video di un’altra storia di guarigione


https://www.youtube.com/watch?v=w0FBBHx1fog

Telegiornale testimonia la guarigione di un bambino dall’autismo


https://www.youtube.com/watch?v=fh3QfFP_yCM

Jenny McCarthy intervistata sulla guarigione del figlio ex autistico (con l’appplicazione del
metodo DAN)
https://www.youtube.com/watch?v=qGW4a96GqGc

Preston guarisce con l’omeopatia


https://www.youtube.com/watch?v=ivIiZfkOUc8

Altra storia di guarigione narrata da una televisione locale


https://www.youtube.com/watch?v=pQgA70twx3g

La storia di una guarigione raccontata dalla madre con video del bambino prima e dopo la cura
(nel video vengono mostrati anche analisi e referti)
Parte 1: https://www.youtube.com/watch?v=tt_QIFURDO4
Parte 2: https://www.youtube.com/watch?v=816is_DMwns

Video di bambino guarito dall’autismo con testimonianze video di come’era prima della cura
https://www.youtube.com/watch?v=ze_Hlkz8dDs

Altro bambino guarito con foto di com’era prima di ammalarsi, e dopo essere guarito
https://www.youtube.com/watch?v=lurd9Di86aY
507
Pubblicato su Clinical Infectious Diseases Volume 35, Issue Supplement 1Pp. S6-S16, autori Finegold et al.;
http://cid.oxfordjournals.org/content/35/Supplement_1/S6.long.
508
Parte 1, pubblicato su Alternative Medicine Review 2002 Aug;7(4):292-316., autore Kidd P M;
http://www.altmedrev.com/publications/7/4/292.pdf. Parte 2, pubblicato su Alternative Medicine Review 2002
Dec;7(6):472-99, autore Kidd P M; http://www.altmedrev.com/publications/7/6/472.pdf.
136
Bambino guarito col protocollo DAN di Bernard Rimland
https://www.youtube.com/watch?v=XL4W7gLVRIw
https://www.youtube.com/watch?v=DjFCBfOn1os

Ragazza autistica sin dall’età di due anni testimonia la propria guarigione


https://www.youtube.com/watch?v=gax-fCgvoJo

Ragazzo non più autistico guarito grazie all’applicazione del programma Son-Rise testimonia la
propria guarigione https://www.youtube.com/watch?v=OCSoM6BJhxk

Madre testimonia la guarigione del figlio con il biossido di cloro (una delle 10 testimonianze
presenti sullo stesso canale youtube) https://www.youtube.com/watch?v=ljCOxgcARKY

Altra testimonianza (questa volta scritta) è quella di un padre che descrive il regresso dei sintomi
autistici del figlio dopo 8 medi di dieta GAPS, vedi
http://www.takesatown.com/our-story-gaps-and-autism/
Di testimonianze scritte ne trovate a decine, spesso corredate di foto e firme dei genitori, nel
libro “Guarire i sintomi noti come autismo” di Kerri Rivera.

La storia di Hannah: 2 anni con la dieta GAPS hanno curato l’autismo (traduzione
dell’articolo Hannah’s story: 2 years on GAPS diet reverse autism509, scritto da Cara Faus).

Ho scoperto che mia figlia Hannah aveva l’autismo quando aveva solo 12 mesi sebbene non sia
stata diagnosticata professionalmente fino all’età di 4 anni.
Adesso che ha 6 anni, dopo avere seguito una dieta GAPS per due anni e mezzo, Hannah non si
porta più dietro una diagnosi di autismo ed i progressi che ha fatto sono stati decisamente notevoli.
Inoltre Hannah negli ultimi mesi ha compiuto una transizione dalla dieta GAPS alla tradizionale
dieta che include granaglie [sia i cereali che gli pseudo-cereali come grano saraceno, amaranto e
quinoa] ed amidi senza alcuna regressione o ricomparsa dei vecchi sintomi!
Per quelli che non sanno cosa sia GAPS, ricordo che si tratta dell’acronimo di Gut and
Psychology Syndrome. GAPS è una dieta temporanea ideata dalla dottoressa Dr. Natasha Campbell-
McBride per risolvere il problema di autismo del proprio figlio. GAPS lavora curando le pareti
intestinali, riequilibrando la flora intestinale, ed aiutando l’assorbimento dei principi nutritivi.
In sintesi, la dieta GAPS elimina semi, zucchero ed amidi ed aggiunge cibi ricchi di probiotici,
grassi benefici, ed aminoacidi necessari per curare le pareti intestinali. Una volta che le pareti
intestinali sono state curate, molti problemi cronici di salute vanno via magicamente – dalle malattie
autoimmuni ai problemi comportamentali all’eczema.
E sì, persino l’autismo!

La storia di Hannah
La diagnosi formale di autismo è stata formulata quando aveva 4 anni, ma io sapevo che dovevo
intervenire il più presto possibile per darle le migliori possibilità di una piena guarigione.
Ho iniziato facendole seguire una dieta tradizionale con cibo biologico e nutriente secondo i
dettami di Weston A. Price mentre la stavamo svezzando, ma quando non ho visto alcun
miglioramento abbiamo provato con la dieta senza glutine e senza caseina, che migliorò
temporaneamente la sua capacità di apprendimento. Dopo un poco, tuttavia, lei ripiombò nel suo
509
http://www.thehealthyhomeeconomist.com/hannahs-story-2-years-on-gaps-diet-reverses-autism/.
137
autismo.
Come madre disperata di un bambino autistico, ed in più il fratellino appena nato, ho continuato a
cercare delle strade per aiutare il mio bambino. Facendo una ricerca sul motore di ricerca google con
le parole chiave ‘cosa fare quando la dieta senza senza glutine e senza caseina smette di funzionare
per l’autismo’ ho scoperto la dieta GAPS – era il 2009, quando la dieta GAPS stava appena
iniziando ad essere conosciuta su internet.
Mi ci sono voluti pochi mesi per maturare la motivazione necessaria per decidermi ad adottare
una dieta così restrittiva per mia figlia, ma lo svegliarmi ogni due ore la notte, il vedere che lei non
faceva progressi né nel parlare né nelle altre cose perché non era capace di apprendere, e volendo
così disperatamente migliorare la sua qualità di vita, mi ha spinto a provare la dieta GAPS. Appena
dopo il terzo compleanno di Hannah ho detto che avremmo provato GAPS solo per 30 giorni. E l’ho
provata assieme a lei, per essere sicura che sarebbe stata bene seguendo una dieta così differente
dalla dieta tradizionale americana.

Iniziare la dieta GAPS


Abbiamo iniziato la GAPS con la dieta
introduttiva nel Novembre 2009. Ho visto un
un tale grande progresso con lei (e me stessa -
GAPS ha rimosso un’allergia ai latticini che
avevo sin dall’infanzia, in appena 6 settimane
di dieta introduttiva) che mi sono impegnata
ad andare avanti.
Tutto questo cibo è permesso dalla dieta Lei fu capace nuovamente di imparare, e
sembrava un’affamata di cibo GAPS; stava
realmente mangiando persino più di me, che pure stavo allattando!

Continuare con la GAPS, visto che necessario


Abbiamo continuato GAPS per 2 anni e mezzo, lavorando per curare le pareti intestinali. La
digestione di Hannah è migliorata, ed ha iniziato a mangiare di meno dopo avere seguito la dieta per
alcune settimane - il suo corpo all’inizio era così affamato di sostanze nutritive che avrebbe mangiato
qualsiasi cosa le si piazzava davanti, ma poi l’appetito è diminuito fino a raggiungere livelli normali
dopo alcune settimane di GAPS.
La cosa più esalante del miglioramento di Hannah dopo l’inizio della dieta GAPS fu che era
capace nuovamente di imparare. Ha iniziato a fare progressi nel parlare e nelle terapie fisiche ed
occupazionali. Iniziò ad interessarsi agli altri bambini, dormiva bene la notte, ed era più felice
durante il giorno. GAPS le aveva dato un tale miglioramento nella qualità della vita che non vi furono
dubbi sul fatto che dovessimo continuare la dieta fintanto che l’avrebbe aiutata.
Mente continuavamo sono diventata più brava a cucinare cibi GAPS. All’inizio mangiavamo
zuppe vegetali, pollo, hamburger, ed uova strapazzate quasi ogni giorno. GAPS mi ha spinto a
diventare più creativa e sono stata capace di espandere la varietà di cibi e cucinare piatti gustosi!
Hannah sapeva che la sua dieta era differente, ma era contenta del proprio cibo. Altri genitori
potrebbero guardare a me con gelosia dal momento che lei si ingozzava di uova, carne, frutta e
vegetali. Ci vollero degli sforzi per continuare con la dieta, ma una volta che l’avevamo seguita per 6
mesi era diventata una routine.

La transizione per uscire dalla dieta GAPS dopo 2 anni


138
GAPS è stata ideata come una dieta temporanea, e quindi dopo che Hannah l’ha seguita per due
anni e mezzo stando bene, ho iniziato a provare alcuni cibi che non appartenevano alla dieta GAPS
circa una volta al mese. Abbiamo iniziato con le patate, i popcorn, ed il latte intero crudo e lei è stata
bene. Abbiamo continuato introducendo nuovi cibi non permessi dalla GAPS e controllato
attentamente ogni eventuale reazione (il grano è stata l’ultima cosa che abbiamo introdotto). Se il suo
intestino non fosse stato guarito del tutto e non avesse tollerato qualche cibo avrei visto delle
reazioni come eruzioni cutanee, terrori notturni, o perdita del contatto con gli occhi - sebbene le
reazioni possano essere differenti per e dipendano da persona a persona.
A giugno siamo andati in California al matrimonio di mio fratello minore. Lei stava compiendo la
sua transizione per uscire dalla GAPS ormai da 6 mesi e quindi ho deciso di provare a vedere se
poteva mangiare ciò che mangiavano tutti gli altri. Lei stette bene! Assolutamente nessuna reazione
al cibo. Avevamo ufficialmente finito (con successo) con la nostra dieta GAPS e col nostro viaggio
nell’allergia alimentare!

Non più autistica!


Sebbene Hannah abbia ancora delle difficoltà di apprendimento (credo che dipenda dal lungo
periodo di tempo in cui il suo cervello era bombardato dalle tossine prima che adottasse la dieta
GAPS, e stiamo tentando altre terapie per continuare ad aiutarla), è stata appena controllata questo
autunno ed è stato stabilito che non soddisfa più i criteri necessari per diagnosticare l’autismo [in
realtà è possibile che i problemi residui siano dovuti alla parassitosi che spesso si accompagna
all’autismo, per risolvere la quale a volte ci vuole un intervento mirato - N.d.T.].
Ha ricevuto così tanti benefici dalla dieta GAPS, ed è cambiata così tanto da quando all’età di 12
mesi non sapeva fare altro che agitarsi e guardare fissa nel vuoto tutto il giorno. Adesso fa a meno
del pannolino, interagisce coi coetanei, impara nuove cose, ha un ottimo contatto oculare, e sta
diventando più facile per lei accettare i cambiamenti di abitudine.
Noi mangiamo ancora soprattutto cibi GAPS a casa, dal momento che è una dieta così densa di
sostanze nutritive che sono salutari per la nostra famiglia. Ma avere smesso la dieta GAPS significa
che non dobbiamo stressarci quando siamo fuori e che possiamo mangiare ciò che mangiano tutti gli
altri.
Alcune altre informazioni sulla dieta GAPS e anche alcune ricette (fare click in alto sul sito per
scegliere la lingua!) sono disponibili in italiano sul sito della dottoressa Campbell-McBride,
http://www.gaps.me/.

37 - Anche l’omeopatia può curare l’autismo

Sono entrato in contatto con un genitore che sta avendo buoni risultati nella cura dell’autismo del
proprio figlio con il metodo CEASE, indirizzato a riequilibrare l’organismo per annullare i danni da
vaccino (e non solo). Dopo quanto è stato esposto in precedenza dovrebbe risultare evidente che tale
metodo è sempre meglio associarlo ad una dieta senza glutine, caseina, zucchero e lievito di birra,
sebbene la cosa più importante secondo Tinus Smits è l’eliminazione dello zucchero e degli altri
dolcificanti.
Dal momento che le cause profonde dell’autismo sono disbiosi, parassitosi, intossicazione da
metalli pesanti, una terapia che è capace di guarire l’autismo potrebbe essere un utile strumento
(con le dovute differenze) anche per tutte quelle altre patologie di cui si occupa questo libro.
Vi lascio qui sotto due link per approfondire la questione, il primo è quello del libro del
fondatore della terapia, il secondo quello del sito italiano, dove potete trovare informazioni sui
139
medici italiani che applicano questo metodo:
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__autismo-oltre-la-disperazione-omeopatia-ha-la-
risposta.php
http://italia.cease-therapy.com/
Dal primo sito riporto le seguenti righe:
In quest’opera di avanguardia, il Dr. Tinus Smits, omeopata olandese, rivela,
passo dopo passo, il metodo che ha utilizzato su più di 300 bambini autistici. In
molti casi i genitori hanno dichiarato che i loro bambini erano guariti al 100%,
mentre in altri casi il processo è ancora in atto con miglioramenti significativi. La
sua terapia si basa principalmente sull’Isoterapia, una forma di Omeopatia che è
in grado di diagnosticare e di curare le cause dell’autismo.
Ma come funzione in sostanza questo metodo? Innanzitutto ci sono alcuni rimedi omeopatici
generici, che vanno bene per quasi tutti i bambini autistici e che vengono utilizzati per inziare il
percorso di guarigione. Poi ci sono gli integratori: zinco associato a magnesio, ascorbato di potassio
(ovvero una forma della vitamina C) ed ascorbil-palmitato (una forma liposolubile della vitamina C
che riesce ad altrepassare la barriera emato-encefalica ed arrivare fino al cervello). La vitamina C,
in dosi relativamente alte aiuta a disintossicare dai metalli pesanti, lo zinco ed il magnesio sono
spesso carenti nei bambini autistici ed la loro integrazione supporta sia la funzionalità del sistema
immunitario che quella cerebrale. Infine, in basi ad una certosina analisi delle sostanze che hanno
causato la malattia, sia nell’infanzia che durante la gestazione o a volte persino durante il periodo
pre-gestazionale, si somministrano dei rimedi omeopatici mirati ad annullare il campo di
interferenza di un particolare farmaco, vaccino o altro agente nocivo, preparati a partire dalla stessa
sostanza che ha creato il danno somministrata in diluizioni omeopatiche; è questa la tecnica
dell’isoterapia. In particolare il dottor Smits ha notato che molti bambini autistici migliorano
notevolmente dopo la disintossicazione dai vaccini infantili.

38 - È curabile la sindrome di Rett?

La sindrome di Rett è, secondo la definizione ufficiale, un disturbo molto simile all’autismo, ma


che da esso si distingue per due fattori: la presenza di alterazioni nel gene MECP2 presente sul
cromosoma X, ed il fatto che per lo più si manifesta nelle femmine, e solo in rarissimi casi nei
maschi. Al contrario l’autismo si manifesta più spesso nei maschi, ma c’è anche una considerevole
percentuale di bambine che sviluppano l’autismo (o “Disturbo dello spettro autistico”, come
sarebbe meglio definirlo, vista la multiformità di tale problema).
Questi dati evidentemente indicano una componente genetica nello sviluppo di entrambi i
disturbi (Sindrome di Rett e Disturbo dello spettro autistico), ma di che tipo è questo fattore
genetico?
La possibilità di curare l’autismo con interventi di vario tipo, benché nascosta dai mass-media e
dalle istituzioni sanitarie, mostra che non si tratta di una malattia legata ad un gene difettoso che una
volta presente causa inevitabilmente una malattia inguaribile, ma di una malattia nella quale gioca
un ruolo il fattore epigenetico. L’epigenetica è quella branca della scienza che studia l’espressione
del gene in rapporto all’ambiente, dal momento che si è scoperto che lo stesso gene attiva
comportamenti differenti a seconda di quello che è l’ambiente in cui vive la cellula (si dice che
l’espressione del gene cambia in rapporto all’ambiente). Uno dei fattori ambientali più importanti
per le cellule del nostro corpo è il fattore nutrizionale (il cibo che assumiamo), altro fattore
importante è l’inquinamento ambientale (compreso quello elettromagnetico).
L’importanza dell’epigenetica è ancora fin troppo sottovalutata da molti medici sebbene
ampiamente riconosciuta in ambito scientifico; si sa bene, per esempio, che topolini con geni

140
difettosi possono non sviluppare il disturbo genetico cui sarebbero predisposti, se le loro madri
vengono nutrite in una maniera particolare durante la gravidanza. Vedi a tal proposito l’articolo
Topini gialli e macachi dominanti redatto da due ricercatrici dell’Istituto Superiore di sanità510.
Risulta quindi fondato il sospetto che sia la sindrome di Rett che il disturbo dello spettro autistico
siano legati ad un danno epigenetico più che genetico in senso stretto.
Personalmente ho avuto modo per puro caso di conoscere una bambina che soffriva di questa
sindrome, e devo dire che il suo comportamento era fin troppo simile a quello di uno dei tanti
bambini guariti con il metodo GAPS che si vedono nei video segnalati in uno dei capitoli
precedenti. Ma ciò che più conta è una interessantissima testimonianza (riportata sul sito
dell’Associazione Italiana Rett511) di una dottoressa che è riuscita a migliorare di molto il quadro
clinico di una bambina affetta da sindrome di Rett dopo avere riconosciuto in lei una forte infezione
da parassiti. L’utilizzo di un farmaco antiparassitario (Combantrim, ovvero Pirantel Pamoato)
assieme all’integrazione di fermenti lattici, ha permesso in questo caso di risolvere molti problemi
gastro-intestinali della bimba e di tenere sotto controllo le sue crisi epilettiche.
Guarda caso la cura della disbiosi intestinale con dieta e fermenti lattici è l’intervento cardine del
protocollo nutrizionale GAPS messo a punto dalla dottoressa Campbell-McBride, mentre la
centralità delle infezioni da vermi parassiti nello sviluppo dell’autismo è stato messo a fuoco
soprattutto dal lavoro di Andreas Kalcker e Miriam Maceda (ideatori dell’apposito protocollo
antiprassitario).
Il sospetto (ovvero la speranza) è che lavorando per risolvere il problema di disbiosi e di
parassitosi, si possano guarire anche le bambine affette da Sindrome di Rett così come si sono
guariti i bambini autistici. Su un forum in lingua spagnola ci sono testimonianze di genitori che
riferiscono di stare guarendo le proprie figlie affette da questo disturbo grazie all’applicazione del
protocollo CD (biossido di cloro) e del trattamento antiparassitario, secondo le indicazioni
contenute nel libro Guarire i sintomi noti come autismo, di Kerri Rivera.

39 - Anche i disturbi specifici dell’apprendimento si possono curare (e così


pure l’iperattività ed il disturbo dell’attenzione)

Che la dislessia512, la discalculia, la disgrafia, il disturbo della comprensione del testo513, o altri
simili disturbi dell’apprendimento possano essere defintivamente curabili lo si può dimostrare
guardando i video segnalati nel capitolo 35.
Se un bambino di 4 anni può guarire da una forma grave di autismo, perchè non può farlo una
persona dislessica? Se quel bambino ripreso nel video può passare da una situazione di
incontenibile movimento delle mani e della test, con versi e urla, ad uno stato di tranquillità in cui
riesce a relazionarsi con le persone intorno a lui, non è forse qualcosa di relativamente più semplice
risolvere un problema di decodifica e comprensione del testo o di difficoltà con certi meccanismi
del calcolo numerico?
È vero che la dottoressa Campbell afferma che il suo metodo GAPS funziona ottimamente con i
bambini più piccoli (da cui l’importanza di una diagnosi precoce) e più difficilmente con quelli più
grandi, ma è pur vero che il protocollo messo a punto da Kerri Rivera, che si affianca ad un
protocollo antiparassitario, ha dimostrato di dare ottimi risultati anche con ragazzi più grandi
(persino di 30 anni). Le testimonianze contenute nel suo libro Guarire i sintomi noti come

510
Topini gialli e macachi dominanti, pubblicato su Epidemiologia & Prevenzione 2012; 36 (3-4), Periodo:
maggio-agosto, pagine: 213-214, autori Antonia Stazi, Sonia Brescianini; http://www.epiprev.it/rubrica/topini-
gialli-e-macachi-dominanti.
511
http://www.airett.it/studi-clinici-quando-i-problemi-possono-essere-causati-anche-dai-parassiti.
512
Vedi http://www.maestrantonella.it/dislessia.html.
513
http://www.airipa.it/wp-content/uploads/2013/04/CornoldiDeBeniSanmMarino17IX10.pdf.
141
autismo mostrano che nei ragazzi più grandi il livello di infestazione da parassiti è spesso fin
troppo elevato. Forse questo può rendere conto del fatto che il solo regime GAPS (dieta paleolitica
e integratori di fermenti lattici) non basta per eradicare il problema e che occorre prestare maggiore
attenzione al problema dei parassiti?
Il problema dei bambini autistici e delle persone dislessiche è nel cervello, chiaramente, ma
cos’è che causa esattamente la disfunzione a livello cerebrale? Decine di medici, ricercatori,
biologi, da tempo indicano la causa nelle tossine che patogeni (Candida, Clostridium, Batteroidi
etc.) e parassiti (ossiuri, fasciole, ascaridi, vermi a corda ed altri vermi intestinali) rilasciano
nell’intestino e che poi (complice spesso l’eccessiva permeabilità intestinale) arrivano fino al
cervello. Come quando si beve una birra, le tossine passano dall’intestino al cervello, causando una
disfunzione, un’alterazione del funzionamento cerebrale.
Tra l’altro queste problematiche (disbiosi/parassitosi) causano fin troppo spesso una difficoltà a
digerire correttamente glutine e caseina, lasciando come sottoprodotto della digestione dei peptidi
oppioidi: il glutine e la caseina mal digeriti generano caseomorfine e gluteomorfine, sostanze simili
alla morfina e che quindi possono causare anch’esse alterazioni a livello mentale.
Del resto queste condizioni (disbiosi/parassitosi) sono sempre più spesso messe in relazione
dagli esperti del settore a: irritabilità, aggressività ansia, attacchi di panico, disturbo dell’attenzione,
iperattività, allergie agli alimenti e agli inalanti, asma, dermatiti eczemi e psoriasi.
L’ipotesi di una causa genetica per queste malattie del resto non regge, visto il continuo aumento
di casi sia di autismo, che di dislessia, che di tutte le altre malattie sopra menzionate. Ci possono
eventualmente essere geni che predispongono ad un certo problema, ma che si attivano solo se c’è
qualche fattore ambientale scatenante. Del resto le analisi delle urine mostrano spesso alti livelli di
peptidi (come le caseomorfine e le gluteomorfine) nei soggetti che soffrono di questo tipo di
malattie/sindromi/disturbi, come già mostrato a pagina 12 del presente libro.
Per affrontare l’autismo e molti problemi ad esso correlati è possibile anche utilizzare due
approcci che vanno nella stessa direzione del protocollo GAPS, sebbene si basino su una dieta meno
rigida. Il primo è il protocollo CD di Kerri Rivera, ed il secondo è il metodo CEASE (basato su un
tipo di omeopatia detta isoterapia) applicato anche in Italia da un piccolo numero di medici (vedi il
capitolo relativo).
Nel libro di Kerri Rivera ci sono anche testimonianze di genitori i cui figli, seguendo il
protocollo descritto nel suo libro, risolvono problemi di dislessia e di iperattività; dal canto suo
anche la dottoressa Campbell riporta guarigioni con suo protocollo nutrizionale GAPS fondato sulla
dieta paleolitica ed i probiotici.
Del resto, se anche ci fossero problemi a livello di “circuiti cerebrali bloccati su funzionamenti
anomali” che causano i disturbi dell’apprendimento come non valutare positivamente gli
entusiasmanti risultati ottenuti nella sperimentazione del GcMAF (una proteina del tutto naturale)
nella cura dell’autismo? Tale proteina ha sorprendentemente potenziato i neuroni e le loro
interconnessioni in esperimenti in vitro, e contribuito alla guarigione o a notevoli miglioramenti
persino su soggetti autistici (vedi a tal proposito il capitolo dedicato al GcMAF dal dottor Marco
Ruggero514 e presente nel libro di Kerri Rivera). Su tale sostanza non ci sono troppe informazioni
disponibili in italiano. Purtroppo il GcMAF al momento costa un po’ troppo, ma per chi fosse
interessato il sito relativo è: www.gcmaf.eu.
Molto interessante è anche la testimonianza515 di una madre che afferma di avere risolto i
problemi di iperattività, disgrafia e discalculia seguendo i consigli contenuti nel libro di Abram
Hoffer Curare i disturbi di attenzione e di comportamento dei bambini516, ovvero per mezzo di

514
https://www.youtube.com/watch?v=_QH67gAXWS4.
515
http://forum.alfemminile.com/forum/enfants1/__f4783_p2_enfants1-Mio-figlio-aveva-ladhd.html.
516
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__curare-i-disturbi-d-attenzione-e-di-comportamento-dei-bambini-
libro.php?pn=2631&gclid=CMiXgbnMhMECFc7HtAodWnAA9A
142
una dieta (non troppo rigida in verità) e di alcuni integratori alimentari (vitamina C, calcio, fosforo,
magnesio, zinco, Omega 3, tutte le vitamine del gruppo B, con dosaggi particolarmente alti di B3).
Questa testimonianza mostra che non molto diversa è la causa del cosiddetto disturbo
dell’attenzione e dell’iperattività: carenze nutrizionali (ferro, magnesio, zinco, vitamine del gruppo
B) causate dalla disbiosi e dalla parassitosi. Per chi non fosse soddisfatto da questa testimonianza
ricordo la già citata ricerca scientifica che va nella stessa identica direzione, ovvero Attention
deficit/hyperactivity disorder (ADHD) in children: rationale for its integrative management
(“Disturbo del deficit dell’attenzione/iperattività nei bambini: una guida per la sua gestione con gli
integratori”)517 nella quale si mostra come l’integrazione omega 3 e omega 6, vitamine del gruppo B
e correzione della disbiosi intestinale aiutano a mitigare sintomi quali iperattività e difficoltà di
concentrazione, problematiche che affliggono gran parte delle persone sofferenti di autismo.
Segnalo infine un articolo sul possibile uso dei fiori di Bach per aiutare la concentrazione e
gestire gli stati d’animo dei ragazzi e bambini con disturbi dell’apprendimento:
http://www.cure-naturali.it/i-fiori-di-bach/1913/dislessia-bambini-fiori-di-bach/4742/a

40 - Asma, allergie, intolleranze, malattie autoimmuni e parassitosi

Nel suo interessantissimo libro Mille piante per guarire dal Cancro senza CHEMIO
(distribuito gratuitamente su internet in formato pdf518) il dottor Giuseppe Nacci (medico chirurgo
specialista in medicina nucleare) afferma il ruolo fondamentale che possono avere per la genesi di
molte malattie i batteri patogeni (che proliferano in seguito a molte cure farmacologiche, dagli
antibiotici agli anti-infiammatori passando per le pillole anticoncezionali) ed i parassiti, eprimendo
il concetto (qui ribadito più volte) che la carenza di batteri benefici apre la strada a quelli patogeni
ed alla candida, la quale a sua volta apre la strada ai vermi parassiti. Scrive egli infatti:
La presenza dei parassiti (vermi) intestinali è un fenomeno molto diffuso nella
popolazione italiana attuale, benché notevolmente sottostimata. Un valore ematico
facilmente ottenibile è quello della percentuale di EOSINOFILI presenti nell’
“Ematocrito con formula”.
Intolleranze alimentari, allergie (asma compreso) e gran parte delle malattie
auto-immuni (o forse tutte) hanno, o avrebbero, come unica causa (ezio-
patogenesi) la presenza di parassiti (vermi) nell’intestino. Nell’ASMA, nelle
malattie allergiche, nelle intolleranze alimentari sono presenti percentuali di
EOSINOFILI superiori al 2% (valore limite che non si dovrebbe superare)
(...)
Personalmente si ritiene, in contrasto con la linea di molti allergologi, che sia le
intolleranze alimentari che le allergie (compreso l’Asma) siano riconducibili ad un
unico quadro eziopatogenetico: squilibrio immunitario da disbiosi intestinale.
In questo l’opinione del dottor Nacci coincide sia quanto ha scritto la dottoressa Natasha
Campbell-McBride nel libro La Sindrome Psico-Intestinale sia con quanto ha scrtito l’omeopata
Kerri Rivera nel libro Guarire i sintomi noti come autismo.
Anche la dottoressa Clark nel suo libro La cura di tutte le malattie, pone l’accento sui parassiti
come causa di tantissimi problemi, anche del cancro.
Personalmente sono rimasto stupito quando, dopo tre mesi di dieta paleolitica (vegetariana) ho
eseguito la tecnica di pulizia yoga dell’intestino con acqua e sale ed ho visto quasi scomparire i

517
Pubblicato su Alternative Medicine Review 2000 Oct;5(5):402-28., autore Kidd P M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11056411.
518
http://www.pedras.it/nacci.pdf.
143
sintomi della mia allergia al polline. Sul momento ho pensato che fosse la pulizia dell’intestino in sé
a recare un tale beneficio, ma a ripensarci bene, ed alla luce anche delle esperienze successive, ho
capito che era il merito andava attributo alla valenza antiparassitario di quel metodo (i parassiti non
sopportano il sale). In seguito ho sperimentato che, quando pongo attenzione ai parassiti
(utilizzando vari metodi naturali, per esempio ripetendo quella stessa tecnica una volta a settimana
per diverse settimane di seguito) i sintomi dell’allergia diminuiscono, e quando invece trascuro la
questione dei parassiti i sintomi aumentano nuovamente. Del resto i parassiti si riproducono
mensilmente nelle notti di luna piena, ed è quindi un percorso lungo quello che porta alla
liberazione da simili indesiderati ospiti. Il dottor Andreas Kalcker, ideatore con Miriam Maceda
dell’omonimo protocollo antiparassitario, afferma che occorre insistere per 12-18 mesi.
Il già citato articolo Skin manifestations in parasite infection (“Manifestazioni epiteliali
nell’infezione parasitica”)519 oltre ad informare su alcuni meccanismi specifici che legano la
presenza di parassiti anche alle oculo-riniti allergiche, precisa che su 55 pazienti con infestazione da
parassiti intestinali il 30% circa terzo è risultato allergico ad almeno un inalante (pollini, polvere,
pelo degli animali domestici).
L’articolo Eosinophils promote allergic disease of the lung by regulating CD4(+) Th2
lymphocyte function520 ci informa che i globuli bianchi eosinofili (il cui livello si innalza a causa
delle infezioni parassitarie) promuovono l’allergia a livello polmonare. Ed io mi chiedo: studi
analoghi sulle riniti allergiche mostreranno una correlazione simile?
Che poi ci siano alti livelli di eosinofili nel sangue sia in presenza di parassitosi che in presenza
di asma ed allergia è noto, ma non è del tutto chiara l’eventuale correlazione tra queste
condizioni521. In effetti i vari studi sul rapporto tra parassitosi, asma e allergia, sono a volte
contraddittori522, ma prima di cercare di dirimere questo problema analizziamo due studi che
mostrano una correlazione positiva tra i due fenomeni. L’articolo Bronchial asthma associated
with intestinal parasites (“Asma bronchiale associato con i parassiti intestinali”)523 riferisce di uno
studio con 50 malati di asma bronchiale e 50 soggetti del gruppo controllo (non sofferenti di tale
malattia): nelle feci del 40% dei pazienti con asma bronchiale sono stati rintracciati i vermi ascaridi
a confronto del 14% dei soggetti del gruppo di controllo. Non si può che concordare con quanto
affermano gli autori dello studio nelle loro conclusioni:
La differenza significativa in questi due gruppi indica che si dovrebbe fare una
ricerca di parassiti intestinali nei pazienti con asma bronchiale.
L’articolo Ascaris lumbricoides infection and parasite load are associated with asthma in
children (“L’infezione da Ascaris lumbricoides ed la quantità dei parassiti sono associati con
l’asma nei bambini”)524 è il primo che aiuta a dirimere i risultati contraddittori di altri articoli
precedenti (l’articolo, faccio notare, è del 2014). Le conclusioni dello studio infatti sono che una
quantità modesta di Ascaris lumbricoides costituisce un fattore protettivo dall’asma mentre un
maggiore carico di parassiti è un fattore di rischio.
Un articolo che aiuta a fare chiarezza sul problema è Parasite infections and the risk of asthma

519
Pubblicato su Roumanian Archives of Microbiology and Immunology 2001 Oct-Dec;60(4):359-69, autori Varga M1,
Dumitraşcu D, Piloff L, Chioreanu E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12561678.
520
Pubblicato su Journal of Immunology 2001 Sep 15;167(6):3146-55, autori MacKenzie J R, Mattes J, Dent L A,
Foster P S; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11544300.
521
Eosinophils: role in asthma, allergy and parasite immunity Pubblicato su New England and Regional Allergy
Proceedings 1985 Fall;6(4):341-5, autore Kay A B, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3870502.
522
Parasites and asthma--predictive or protective? Pubblicato su Epidemiologic Reviews 1985;7:49-58 , Masters S,
Barrett-Connor E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4054238. .
523
Pubblicato su American Journal of Gastroenterology 1978 May;69(5):605-6, autori Kayhan B, Telatar H,
Karacadag S; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/685969.
524
Pubblicato su Journal of infection in developing countries. 2014 Jul 14;8(7):891-7, autori Bragagnoli G, Silva M
T; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25022300.
144
and atopy (“Infezioni parassitarie e rischio di asma ed atopia”)525. Innanzitutto tale articolo ci
informa che
I comuni allergeni ambientali stimolano la risponsta delle IgE e producono
malattie allergiche, ma gli allergeni che producono la più potente risposta delle
IgE hanno origine in natura dai parassiti elmintici. (…) l’infezione parassitaria è
endemic nella maggior parte della popolazione mondiale (…) Reazioni locali di
IgE possono creare nell’intestino condizioni sfavorevoli per i parassiti intestinali,
e le IgE possono mediare l’attività citotossica degli eosinofili contro le larve dei
parassiti. Queste osservazioni hanno portato al concetto che, da una prospettiva
evolutiva, la funzione primaria della risposta allergic può essere parte di un
meccanismo protettivo anti-parassitario, e che la malattia allergica possa essere
l’indesiderabile reazione verso sostanze ambientali altrimenti inoffensive.
A parte questo l’articolo mostra che ci sono diversi tipi di Ige e diverse cause che portano alla
loro produzione: c’è una produzione di un tipo di Ige dell’organismo contro i parassiti, ed una
produzione di Ige che non è specifica contro i parassiti, ma che al contrario è stimolata dai parassiti
per confondere il sistema immunitario ed abbassare la quantità di Ige specifiche. L’articolo
suggerisce anche che ci siano diversità nella risposta alle infezioni parassitiche da parte di diversi
sottogruppi della popolazione umana, a seconda di certe predisposizioni genetiche.
A questo punto tutto diventa chiaro, ovvero si capisce come mai ci siano studi sull’effetto
protettivo di certi parassiti nei confronti di malattie allergiche, e si capisce anche come mai gli studi
precedenti lasciassero nel lettore una grande confusione. La soluzione è che ci sono diversi tipi di
parassiti, alcuni dei quali possono modulare la risposta delle Ige in modo che la risposta allergica
sia mitigata, ed inoltre il funzionamento di certi meccanismi di interazione tra il parassita ed il
corpo che lo ospita possono dipendere dal carico totale di parassiti da una parte, e da una differenza
di genetica che influisce sulla risposta del sistema immunitario.
Adesso si spiega anche il contenuto dell’articolo Helminth therapy or elimination:
epidemiological, immunological, and clinical considerations (“Terapia con gli elminti o loro
eliminazione: considerazioni epidemiologiche, immunologiche e cliniche”)526 che riferisce anche
dei recenti studi per utilizzare i parassiti come possibile trattamento per le malattie infiammatorie: ci
sono infatti diversi studi per valutare la sicurezza ed efficacia della somministrazione di uova di
Trichuris suis (Trichuris Sus Ova – TSO) per contrastare le allergie, morbo di Crohn, colite ucerosa,
sclerosi multipla, artrite reumatoide psoriasi ed autismo oppure delle larve di Necator americanus
larvae per le riniti allergiche, l’asma, la celiachia e la sclerosi multipla. In effetti l’uso dell’uovo di
Trichuris suis è già possibile e conosco persone che l’hanno utilizzato con successo per il
trattamento delle allergie del proprio figlio (il parasita in questione d’altronde non può sopravvivere
a lungo nel corpo umano, ma solo nel corpo dei suini527) mentre il Necator americanus è una delle
specie che causano l’anchilostomiasi (anemia, disturbi gastrointestinali, a volte problemi cutanei e
mentali) ed il suo utilizzo mi lascia alquanto perplesso.
A completamento di questo capitolo ricordo che anche denti devitalizzati e cavitazioni
predispongono a malattie infiammatori ed autoimmuni, allergie comprese, ma anche altri campi di
interferenza possono essere a volte rilevanti. Da un articolo del dottor Franz Hopfer pubblicato sul
sito biological dental health528 si apprende che ci sono casi di persone il cui ombelico (quando

525
Pubblicato su Thorax. 1999 Aug; 54(8): 659–660, autori N. Lynch, J Goldblatt, P N Le Souef;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1745543/.
526
Pubblicato su Lancet Infectious Diseases 2014 Nov;14(11):1150-62, autori Wammes L J, Mpairwe H, Elliott AM3,
Yazdanbakhsh M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24981042.
527
Vedi anche l’articolo Malattie autoimmuni: un parassita dei suini potrebbe essere la chiave di cura pubblicato
su La Stampa del 24/06/2014 ; http://www.lastampa.it/2014/06/24/scienza/benessere/medicina/malattie-
autoimmuni-un-parassita-dei-suini-potrebbe-essere-la-chiave-di-cura-3XiI5XBb2jHqh22GIpvTcL/pagina.html.
528
www.biologicaldentalhealth.com/dr-verigins-biodental-library/79.html.
145
sono nate) tardava a cicatrizzarsi e sanguinava spesso, che hanno sviluppato prima una forma di
eczema ed in seguito l’asma bronchiale. Trattando l’ombelico con la neural-terapia (iniezioni di
procaina diluita all’1%) si registrano casi di guarigione.
Su 100 soggetti nei quali è stata trattata solo la cicatrice dell’ombelico, nel 18 % dei casi viene
rilevata la sparizione di diversi disturbi, quali asma, dolori addominali, cistiti croniche, cefalee e
lombalgie. Vedi l’articolo di Weinschenk S. Campo interferente en ombligo (“Il campo
d’interferenza dell’ombelico”)529 e l’articolo Nostre esperienze nel trattamento del dolore
cronico benigno mediante infiltrazione di cicatrici con anestetico locale530.

41 - La sindrome di down non si può curare, ma si può spesso migliorare lo


stato di salute fisico e mentale con vitamine e integratori, oppure guarendo il
concomitante disordine dello spettro autistico

Alle pagine 198-201 del libro di Linus Pauling Come vivere più a lungo e sentirsi meglio viene
descritto il protocollo a base di integratori vitaminici per migliorare le condizioni (mentali,
cognitive e persino fisiche) dei bambini down, uno dei tanti studi pionieristici sull’enorme valore di
vitamine ed altri micronutrienti.
Per chi non volesse credere a queste informazioni può consultare l’articolo scientifico Can
nutritional supplements help mentally retarded children? an exploratory study (“Gli
integratori possono aiutare i bambini ritardati? uno studio esploratorio”)531.
Le conclusioni di tale articolo sono che:
3 bambini down su 4 hanno guadagnato tra i 10 e i 25 punti di quoziente
intellettivo ed hanno anche mostrato cambiamenti fisici in direzione della
normalità. Oltre prove suggeriscono che l’integrazione ha migliorato l’acume
visivo in due bambino ed ha aumentato il tasso di crescita. Questi risultati
supportano l’ipotesi che il ritardo mentale sia in parte di origine genetotrofica.
Per ulteriori informazioni oltre al libro di Pauling segnalo anche due articoli in inglese
http://www.down-syndrome.org/perspectives/144/
http://www.healthresearch.com/height.htm
Come al solito le cure per i nostri figli ci vengono nascoste da un mostruoso apparato
istituzionale; come per l’autismo abbiamo la conferma che il sistema gestito dall’élite occulta lavora
contro l’uomo, e non certo per il suo bene.
Un’altra cosa che occorre dire rispetto alla sindrome di Down è che, secondo alcune statistiche
recenti (non certo realizzate dalle nostre istitutuzioni sanitarie) spesso si accompagna con una forma
più o meno grave di sindrome dello spettro autistico. Uno dei primi sospetti viene riflettendo sul
fatto che il protocollo sviluppato per trattare i bambini Down è molto simile al protocollo Defeat
Autism Now! (DAN!), uno dei primi tentativi di intervento per i bambini autistici (poi di gran lunga
superato dal metodo GAPS della dottoressa Campbell-McBride e dal protocollo di Kerri Rivera).
Ma è stata proprio Kerri Rivera a rilevare il fatto che un numero pari circa all’80% dei bambini
down soffre anche di una forma più o meno gravi di disturbo dello spettro autistico, che tante volte
non viene riconosciuta in quanto nascosta dall’altro problema, molto più facilmente riscontrabile e
diagnosticabile. Ciò vuol dire che tanti bambini down stanno migliorando di molto la propria salute
529
http://terapianeural.com/index.php?option=com_content&view=article&id=82:campo-interferente-en-
ombligo&catid=22:memorias-de-los-encuentros&Itemid=100010&lang=de.
530
Pubblicato su La clinica terapeutica 2009; 160 (6): 445-449, autori Paolo Bargagli, Renza Bollettin;
http://neuralterapia-in-italia.webs.com/cicatrici-campi-perturbanti.
531
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science U.S.A. Jan 1981; 78(1): 574-578, autori R.F.
Harrell, R. H. Capp, D. R. Davis, J. Peerless, L R Ravitz;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC319096/.
146
generale e la propria capacità di autogestione, grazie ad un protocollo che “guarisce i sintomi noti
come autismo”.
È da rimarcare anche quanto la dottoressa Campbell afferma riguardo alla presenza di
caseomorfine e gluteomorfine nelle urine (condizione generalmente associata alla disbiosi ad alla
conseguente incorretta digestione di glutine e caseina) dei soggetti con sindrome di Down. Un
particolare che avvalora quanto scritto in questo capitolo e che suggerisce come tali persone (o
almeno un vasto numero di essi) potrebbero beneficiare da una dieta priva di glutine e caseina (in
modo che l’incompleta digestione di quelle proteine non generi caseino-morfine e gluteo-morfine).
Così come la disbiosi/parassitosi che rappresenta una delle cause più importanti dell’autismo, è
almeno parzialmente ereditata dalla madre (sebbene i vaccini sono spesso la goccia che fa
traboccare il vaso532 così la sindrome di Down secondo alcuni critici della medicina ufficiale533, non
sarebbe causata dalla tarda età della madre in sé, ma dal fatto che la donna di età più avanzata è
stata, nel corso degli anni, esposta ad un maggiore quantitativo medio di radiografie.
Personalmente mi sembra molto plausibile l’ipotesi che la trisomia 21 possa essere correlata
anche ad altri tipi di problemi di salute della madre, specialmente la disbiosi/parassitosi intestinale.
Se viene perturbato il delicato equilibrio ecologico della microflora intestinale (con cui viviamo in
perfetta simbiosi) il processo di assimilazione dei nutrienti viene compromesso, il sistema
immunitario indebolito, il sistema di disintossicazione viene rallentato fin quasi a venire bloccato,
metalli pesanti, composti chimici dannosi ed altre tossine si accumulano nei tessuti grassi, e a volte
si sviluppano forme più o meno gravi di malattie autoimmuni. Il fatto che in queste condizioni di
squilibrio sistemico si possa manifestare un difetto genetico nel nascituro, non è difficile da
immaginare. Sarà un caso che di recente ho conosciuto una madre che ha due figli, uno autistico ed
uno down?
PS: ho letto un articolo sul sito del quotidiano La Stampa534 che riferisce di una bambina nata
con leucemia e sindrome di Down e poi miracolosamente guarita da entrambe le patologie; sembra
ben poco credibile, eppure la notizia viene riportata dalla stampa mainstream, ma qui siamo al
limite del fantastico ...

42 – Antiparassitari naturali

Contro i parassiti le ho provate un po’ tutte e devo dire che ho avuto buoni risultati mangiando
100/150 grammi di semi di zucca (per qualcuno questa doese potrà essere sicuramente eccessiva, e
può causare un’altrettanto forte reazione dei parassiti morti o morenti con conseguenti disturbi
gastrointestinali, per quanto temporanei). Per buoni risultati intendo che ho avuto
momentaneamente un’esacerbazione dei problemi correlati ai parassiti (ad esempio crisi allergica)
che poi sono passati del tutto nel giro di uno o due giorni.
La lotta contro i parassiti non è facile, e può capitare che, utilizzando solo rimedi naturali
(soprattutto quando l’infestazione è forte ed il sistema immunitario è indebolito) si riesca solo a
infastidire i parassiti senza causarne la morte. I parassiti, quando si sentono attaccati reagiscono
rilasciando nell’ambiente in cui vivono ammoniaca ed altre tossine, e certe volte un attacco blando
ai parassiti può causare più fastidi che benefici.
Ricordo ad ogni modo che l’aglio è un potente antiparassitario, c’è chi lo usa anche per ripulire
l’intestino tramite i clisteri535 e chi lo usa a mo’ di supposta contro i parassiti536.

532
http://autismovaccini.org/2014/11/28/autismo-da-vaccino-esavalente-indetta-conferenza-stampa/.
533
Vedi Ciò che i dottori non dicono, Lynne McTaggart, Macro Edizioni.
534
http://www.lastampa.it/2013/04/22/scienza/benessere/gravidanza-parto-pediatria/la-bambina-miracolo-
guarisce-improvvisamente-da-leucemia-e-sindrome-di-down-ReG4aQDYB66GgN8EDGHEQI/pagina.html.
535
http://www.spaziosacro.it/interagisci/blog/blog2.php/clistere-casalingo-dai-rimedi-della.
536
http://fiocco59.altervista.org/aglio.htm , http://www.blogmamma.it/ossiuri-cosa-fare-con-i-vermi-intestinali/.
147
Per giustificare l’uso antiparassitario dell’aglio segnalo l’articolo Evaluation of the
anthelmentic activity of garlic (Allium sativum) in mice naturally infected with Aspiculuris
tetraptera537 che mostra come l’aglio si sia dimostrato più efficiente dei farmaci nel debellare un
certo tipo di parassiti dei topi: L’efficacia è stata comprovata utilizzando tre gruppi: gruppo che
assume aglio, gruppo che assume il farmaco, gruppo che non assume niente. L’efficacia dell’aglio e
del farmaco sono state rispettivamente del 91.24 % e del 78.03 %. Detto questo l’esperimento lo
trovo orribile e disumano perchè il conteggio dei parassiti è avvenuto uccidendo i topi e
dissezionandoli. E aggiungo che non ci dovrebbe essere bisogno di questi esperimenti sui topi,
l’aglio è una sostanza naturale e utilizzata sin dalla notte dei tempi, avrebbe molto più senso
utilizzarla direttamente sull’uomo giudicando il valore del trattamento dal miglioramento
dei sintomi.
L’articolo Antioxidant and schistosomicidal effect of Allium sativum and Allium cepa
against Schistosoma mansoni different stages538 mostra i risultati di una ricerca che è stata fatta
in vitro e mostra che l’aglio e la cipolla hanno funzione antiparassitara sullo Schisostoma mansoni.
Ma sull’efficacia antiparassitaria dell’aglio di studi scientifici ce ne sono in quantità, qui sotto
una piccola, e sicuramente incompleta, rassegna di articoli in cui si discute la funzione
antiprassitaria anche di altre sostanze naturali:
Effetto paralitico dell’estratto alcoolico di aglio e di pepe lungo sull’Anfistoma del fegato
(sperimentazione in vitro)539, effetto della Nigella sativa (sesamo nero) e della cipolla sul parassita
Trichinella spiralis nei topi540, effetto dell’aglio e dei suoi derivati su un parassita flagellato541,
effetto antiparassitario dell’aglio in soluzione acquosa contro i parassiti Giardia e Hymenolepis
nana542.
Come ultimo cito l’articolo Garlic (Allium sativum) and traditional medicine543 nel quale si
ammette si ammette la validità dell’uso dell’aglio contro batteri virus, funghi e parassiti, come è
noto da secoli nella medicina tradizionale (ovvero naturale).
e segnalo questo elenco di sostanze naturali antielmintiche (che combattono i vermi parassiti):
http://www.erbemagiche.altervista.org/anti%20elmintici.html
Spesso viene consigliato di prendere qualche blando lassativo come l’olio di ricino dopo un
trattamento antiparassitario (alcuni vermi, specie quelli più lunghi, possono morire e formare dei
grovigli che tappano letteralmente l’intestino), sebbene a volte l’effetto del trattamento (la morte dei
parassiti) possa causare da solo una forma di diarrea. Come quando si debellano i batteri patogeni e
la Candida, anche quando si debellano i parassiti di possono avere sul momento alcuni problemi più

537
Pubblicato su Recent Patents on Anti-infective Drug Discovey 2008 Jun;3(2):149-52, autori Ayaz E, Türel I, Gül A,
Yilmaz O; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18673129.
538
Pubblicato su European Review for Medical and Pharmacological Sciences 2012 Jul;16 Suppl 3:69-80, autori
Mantawy M M, Aly H F, Zayed N, Fahmy Z H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22957420.
539
Paralytic effect of alcoholic extract of Allium sativum and Piper longum on liver amphistome, Gigantocotyle
explanatum, pubblicato su Indian Journal of Pharmacology 2008 Mar-Apr; 40(2): 64–68, autori Singh T U, Kumar
D, Tandan S K; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3025128/.
540
Effect of Nigella sativa and Allium cepa oils on Trichinella spiralis in experimentally infected rats
Pubblicato su Journal of Egyptian Society of Parasitology 2005 Aug;35(2):511-23, autore Abu El Ezz N M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16083064.
541
Effect of garlic and allium-derived products on the growth and metabolism of Spironucleus vortens,
pubblicato su Experimental parasitology 2011 Feb;127(2):490-9, autori Millet C O, Lloyd D, Williams C, Williams
D, Evans G, Saunders RA, Cable J, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21056027.
542
Evaluation of the antiparasitic effect of aqueous garlic (Allium sativum) extract in hymenolepiasis nana
and giardiasis, pubblicato su Journal of Egyptian Society of Parasitology 1991 Aug;21(2):497-502, autori Soffar S
A, Mokhtar G M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1875077.
543
Pubblicato su Türkiye parazitolojii dergisi 2007;31(2):145-9, autori Ayaz E, Alpsoy H C,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17594659.

148
o meno gravi, per lo più transitori. Per minimizzarli una possibile strategia che alcune persone
adottano è quella di ripetere alcuni trattamenti antiparassitari a distanza di giorni o di settimane
utilizzando all’inizio dosi minori, per poi piano piano arrivare alla dose ottimale. Ma il tipo di
infestazione e l’intensità, ampiamente variabile da persona a persona, non permette di dare
indicazioni universalmente valide.
Secondo Kerri Rivera, “l’aglio, mangiato regolarmente, trasforma lo stomaco e l’intestino in un
ambiente letale per i parassiti, fornendo costante protezione (...) Il trattamento più semplice consiste
nel mangiare tre spicchi di aglio ogni mattina o di prendere un cucchiaino da tè di olio di aglio. In
alternativa mescolate aglio sminuzzato in un poco di acqua fresca e bevete immediatamente la
mistura.”
Personalmente ho scoperto che l’aglio è veramente potente e che addirittura con la dieta
paleolitica può anche causare reazioni di Herxheimer (l’aglio ha una potente funzione di contrasto
della Candida e dei batteri patogeni). Quindi se proprio volete utilizzarlo forse è meglio iniziare con
dosi piccole (come un quarto o mezzo spicchio al giorno) e poi vedere se ne tollerate pian piano
dosi maggiori (alcune persone non riescono proprio a tollerarlo). In ogni caso attenti a non
esagerare, a non forzare il vostro organismo (e come al solito se parlate col vostro medico curante è
sempre meglio). Attenzione, l’aglio contiene delle sostanze che smuovono il mercurio delle
amalgame e può essere controindicato se ne avete in bocca.
Una delle tante possibilità di fare un antiprassitario naturale è quello di utilizzare due spicchi
d’aglio, un cucchiaio di semi di zucca e un paio di foglie di menta, pestare assieme e mangiare o
sciogliere nell’acqua. Anche la carota cruda può avere una blanda valenza antiparassitaria, mentre
più forte è l’effetto dei chiodi di garofano e del mallo di noce nera (utilizzato nel protocollo
antiparassitario della dottoressa Clark, descritto in dettaglio nei suoi libri). Altre sostanze naturali
antiparassitarie sono lo zenzero, il propoli, la corteccia di melograno, il succo di papaya acerba, i
semi di papaia, la corteccia del melograno. Un piccolo contributo alla lotta ai parassiti può venire
anche da spezie quali peperoncino di cayenna, cannella, paprika, pepe, dragoncello, timo e
curcuma, ma ci sono anche altre sostanze, per esempio foglie ed erbe con le quali fare decotti contro
i parassiti (ad esempio il neem). Sull’azione antiparassitario della trementina rettificata vedi il
capitolo relativo.
A base di aglio (e anche di altre erbe544) è un rimedio fitoterapico dell’azienda Labor Villa
Stoddard N° 32, LVS 32N ALLIUM SATIVUM COMPOSITUM (facilmente ordinabile on-line o
presso la locale farmacia). Si tratta di un rimedio che non uccide i parassiti direttamente, ma crea un
ambiente inospitale, li debilita e a lungo andare può causarne la morte o l’allontanamento. Oltre
all’azione antiparassitica Lvs 32 preso prima dei pasti ha un forte effetto depurativo.
Ciclo completo per tutti i parassiti:
durata: almeno tre lune (tre cicli lunari completi) - consente l'eliminazione anche delle uova
inizio: a partire dalla prima luna piena, iniziare con la luna calante
posologia standard: 30gtt (gocce) in poca acqua mezz'ora prima dei 2 pasti principali (pranzo e
cena)
posologia intensiva: 30gtt (gocce) in poca acqua mezz'ora prima dei 3 pasti principali (colazione,
pranzo e cena)
tempistica standard: a partire dalla luna calante assumere le gocce per 14 giorni, poi pausa,
riprendere la luna calante seguente e così via per tre lune.
tempistica intensiva: a partire dalla luna calante assumere le gocce tutti i giorni per tre lune
544
Allium sativum (aglio), allium ceppa (cipolla) bulbo fiori e semi, triticum repens (gramigna), timus serpillus (timo),
cucurbita pepo (zucca), tanacetum vulgare fiore (tanaceto) berberis vulgaris (crespino), genziana lutea radice (genziana),
pruno spinosa fiore (prugnolo selvatico), pruno spinosa frutto (prugnolo selvatico), equisetum arverse (equiseto),
betonica officinalis (erba betonica), licium verum (anice stellato), cinnamonum canfora (cannella), alcool biologico
etanolo purissimo (senza traccia di glutine), acqua pura di sorgente.

149
almeno.
nota importante: accertarsi di andare di corpo almeno una volta al giorno (aiutarsi con
enteroclismi all'occorrenza) e possibilmente controllare nelle evacuazioni la presenza di parassiti
Solo per i parassiti a corda:
Ciclo completo valido per tutti i parassiti con posologia e tempistica intensiva protratto ad
oltranza sino a quando i parassiti a corda non saranno terminati (non ci saranno più espulsioni)
L’utilizzo degli enteroclismi è consigliato (anche giornalmente) per sfrattare i parassiti indeboliti
(o per indebolirli ancora di più se si fanno clisteri con sostanze antiparassitarie)
Dasaggi per i bambini
10-15 anni: 20gtt
5-10 anni: 15gtt
3-5 anni: 10gtt
Per i bambini usare acqua tiepida o calda e lasciare evaporare l'alcool, il gusto risulterà meno
forte.

Sull’aglio potete leggere anche:


Cura dell’aglio http://altrarealta.blogspot.it/2011/06/cura-dellaglio.html
Aglio, antica ricetta tibetana http://risvegliodiunadea.altervista.org/?p=7483
L’aglio e il sistema immunitario http://www.macrolibrarsi.it/speciali/proprieta-aglio.php
Come utilizzare l’aglio contro i parassiti del giardino
http://www.greenme.it/abitare/orto-e-giardino/5644-usare-aglio-contro-i-parassiti-giardino
Come eliminare i parassiti delle piante con l’aglio
http://bogomillahoppkids.blogspot.it/2013/08/come-eliminare-i-parassiti-delle-piante.html

43 – L’ecosistema del cavo orale e la carie

L’articolo Maturation of Oral Microbiota in Children with or without Dental Caries


(“Maturazione del microbiota orale in bambini con o senza carie dentali”)545 riferisce di uno studio
sulla composizione dell’ecosistema microbico del cavo orale, e più precisamente della saliva e dei
biofilm. I risultati mostrano che la composizione del microbiota orale a tre mesi di età non permette
di prevedere l’eventuale avanzare delle carie, ma che nei bambini in cui tale degenerazione del denti
si manifesta, il microbiota orale è significativamente differente da quello dei bambini senza carie; in
particolare associati alla carie sono batteri dei generi Actinobaculum, Atopobium, Aggregatibacter e
Streptococcus.
L’articolo Analysis of oral microbiota in children with dental caries by PCR-DGGE and
barcoded pyrosequencing546, oltre a riportare risultati simili, riferisce che:
I risultati hanno mostrato che non c’è nessuno specific patogeno ma piuttosto una
popolazione patogena nella placca che si correla significativamente con le carie
dentali.
Di articoli che confermano ulteriormente la connessione tra squilibrio del microbiota orale e
carie ce ne sono tanti547 ma riferisco in dettaglio solo dei più interessanti. L’articolo Solving the
545
, Pubblicato su PLoS One 015 May 28;10(5):e0128534, autori Lif Holgerson P, Öhman C, Rönnlund A, Johansson
I; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26020247.
546
Pubblicato su Microbial Ecology 2010 Oct;60(3):677-90, auotri Ling Z, Kong J, Jia P, Wei C, Wang Y, Pan Z,
Huang W, Li L, Chen H, Xiang C; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20614117.
547
Ad esempio Pyrosequencing analysis of oral microbiota shifting in various caries states in childhood,
pubblicato su Microbial Ecology 2014 May;67(4):962-9, autori Jiang W, Ling Z, Lin X, Chen Y, Zhang J, Yu J,
Xiang C, Chen H, http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24504329, Analysis of Oral Microbiota in Children
with Dental Caries by PCR-DGGE and Barcoded Pyrosequencing, pubblicato su Microbial Ecology (2010)
150
etiology of dental caries (“Risolvendo il problema dell’eziologia delle carie dentali”)548 ,
analizzando i dati delle ricerche più recenti offre una interpretazione della carie in linea con quella
dell’articolo precedente, che supera il vecchio concetto di un singolo batterio come agente
causatore:
Ciò supporta il concetto che dei consorzi formati da multipli mircrorganismi
agiscano collettivamente, probabilmente sinergicamente, per formare ed
espandere la cavità [della carie]. Di conseguenza non ci si può aspettare che le
terapie antimicrobiche [antibiotici] siano effettive nel trattamento della carie e di
altre malattie polimicrobiche549
Alcuni degli articoli citati come referenze da quest’ultimo lavoro sono molto interessanti,
particolarmente l’articolo Candida and other fungal species: forgotten players of healthy oral
microbiota (Candida ed altre specie fungine: attori dimenticati di un sano microbiota orale”)550.
Altro articolo che conferma la visione della carie come l’effetto di una complessa comunità
microbica e non di un singolo agente infettivo è The oral metagenome in health and disease (“Il
metagenoma orale nella salute e nella malattia”)551.
Di importanza centrale è poi l’articolo Sequencing ancient calcified dental plaque shows
changes in oral microbiota with dietary shifts of the Neolithic and Industrial revolutions552, ci
informa su uno studio di reperti fossili (placche dentali calcificate) tramite sequenziamento del
DNA. Il risultato è fin troppo chiaro, (e fin troppo imbarazzante per tutti quelli che considerano i
cereali un cibo davvero sano e nutriente)
I dati provenienti da 34 antichi scheletri europei indicano che la transizione dalla
condizione da cacciatori-raccoglitori a quella di agricoltori ha innescato un
cambiamento della comunità microbica orale verso una configurazione associata
alla malattia. La composizione del microbiota orale è rimasta inaspettatamente
costante tra il neolitico ed i tempi medioevali, dopo i quali i batteri della carie
(adesso ubiquitari) sono diventati dominanti, apparentemente durante la
rivoluzione industriale. Gli ecosistemi microbiotici sono marcatamente meno
diversificati di quelli delle popolazioni antiche, il che potrebbe contribuire alle
malattie croniche del cavo orale (e non solo) associate alle società postindustriali.
A conferma di ciò posso citare anche l’abstract dell’articolo , The oral microbiome in dental
caries (“Il microbioma orale nelle carie dentali”)553 laddove si legge che:
Le carie si sviluppano come risultato dei uno squilibrio ecologico nel microbioma
stabile orale. I microrganismi formano una placca dentale sulla superficie dei
denti, che è la causa del processo della carie, e mostra la classica struttura del

60:677–690, autori Zongxin Ling, Jianming Kong, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20614117.


548
Pubblicato su Trends in Microbiology Volume 23, Issue 2, February 2015, Pages 76–82, autori Aurea Simón-Soro,
Alex Mira; http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0966842X1400225X.
549
In effetti l’articolo Effect of Antimicrobial Intervention on Oral Microbiota Associated with Early Childhood
Caries (pubblicato su Pediatric Dentistry 2015; 37(3): 226–244, autori Yihong Li, Anne Tanner,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4485441/) mostra che una revisione complessiva delle ricerche che
dimostrerebbero una certa validità delle terapie antibiotiche per la prevenzione della carie non sono per niente probanti.
550
Pubblicato su Journal of Dental Research 2014 May;93(5):445-51, autori Krom BP1, Kidwai S, Ten Cate JM:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24487378.
551
Pubblicato su ISME Journal 2012 Jan; 6(1): 46–56, autori Pedro Belda-Ferre, Luis David Alcaraz, Raúl Cabrera-
Rubio, Héctor Romero, Aurea Simón-Soro, Miguel Pignatelli, Alex Mira1;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3246241/.
552
Pubblicato su Nature Genetics 45, 450–455 (2013), autori Christina J Adler, Keith Dobney et al.;
http://www.nature.com/ng/journal/v45/n4/abs/ng.2536.html.
553
Pubblicato su Polish Journal of Micorbiology 2014;63(2):127-35, autore Struzycka I,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25115106.
151
biofilm. (…) I microrganismi cariogeni producono acido lattico, formico, acetico e
proprionico, che sono un prodotto del metabolismo dei carboidrati. La loro
presenza causa una diminuzione del livello del pH al di sotto di 5.5, che induce la
demineralizzazione dei cristalli di idrossipatite dello smalto e lo sgretolamento
proteolitico della struttura del tessuto duro del dente.
A quanto pare quindi, l’eccesso di carboidrati, tipo della nostra dieta occidentale predispone alla
carie, sebbene probabilmente occorre fare dei distinguo; ci si riferisce all’effetto del metabolismo
dei carboidrati nei soggetti con un microbiota (intestinale ed orale) veramente sano o alle odierne
popolazioni occidentali che dopo tre o quattro generazioni di antibiotici, vaccini e cibi industriale
hanno ormai una microflora squilibrata? Abbiamo già visto che nei soggetti disbiotici il
metabolismo dei carboidrati non funziona come dovrebbe e quindi il sospetto è legittimo, specie
alla luce della buona salute dentale di molte popolazioni che agli inizi del 1900 (vedi i capitoli
successivi) mangiavano anche farinacei (ma macinati a base di farina integrale macinata di recente,
cotti nel forno a legna e lievitati con pasta madre). Ma come potrete notare leggendo attentamente i
capitoli successivi, e come mostra l’articolo summenzionato, la salute delle popolazioni che
adottavano una dieta paleolitica (incentrata su caccia e raccolta) sembra leggermente migliore di
quella delle popolazioni dedite all’agricoltura ed all’allevamento stanziale.

44 - I benefici per la salute della terra diatomacea (combatte i parassiti,


depura l’intestino, elimina l’alluminio, ringiovanisce la pelle, rinforza i vasi
sanguigni, e le ossa, combatte l’osteoporosi e ...)

La terra diatomacea è costituita in gran parte di silice (biossido di silicio), deriva dagli
esoscheletri di esseri unicellulari acquatici chiamati diatomee, e contiene anche un 3% di magnesio
e un 2% di ferro. Sempre più studi scientifici mostrano come il silicio sia importante per prevenire e
combattere l’osteoporosi, e non solo per quello. Vedi per esempio l’articolo The chemistry of silica
and its potential health benefits (“La chimica della silice ed i suoi potenziali benefici per la salute
umana”)554.
La silice stessa (biossido di silico) contenuta in notevole quantità nella terra diatomacea, è
importante per la salute umana in generale, vedi ad esempio l’articolo Biosilica-based strategies
for treatment of osteoporosis and other bone diseases (“Strategie per il trattamento
dell’osteoporosi e di altre malattie dell’osso basate sull’uso della silice organica”)555, nel quale si
legge che:
Dati molto convincenti suggeriscono che ila silice sia essenziale per la salute
sebbene per essa non sia stata stabilita una dose raccomandata. Tuttavia la sua
carenza induce deformità nel teschio e nelle ossa periferiche, articolazioni
malformate, ridotto contenuto di cartilagine e di collagene, e rottura dell’equilibrio
dei minerali nel femore e nelle vertebre.
Il dottor Andreas Kalcker suggerisce di utilizzare la terra diatomacea all’interno del suo
protocollo antiparassitario. L’uso di tale sostanza richiede piccole dosi (per gli adulti al massimo un
cucchiaino da té tre volte al giorno), ed in caso di costipazione è meglio ridurre ulteriormente il
dosaggio (se poi il problema persiste forse è meglio evitarne l’assunzione); c’è però chi consiglia
dosi maggiori (fino a due/tre cucchiai al giorno) e tutto dipende anche dalla tolleranza personale. Si
tratta di un prodotto approvato per l’uso umano persino dall Food and Drug Administration

554
Pubblicato su Journal of Nutrition Health and Aging, 2007 Mar-Apr;11(2):94-7, autore Martin K R;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17435951.
555
Pubblicato su Progress in molecular and subcellular biology 2011;52:283-312, autori Schröder H C, Wiens M,
Wang X, Schloßmacher U, Müller W E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21877270.
152
statuintense, e gli studi finora effettuati non hanno evidenziato effetti tossici da sovradosaggio; ciò
non toglie che è meglio non eccedere e possibilmente farsi consigliare dal proprio medico.
Come qualsiasi altra sostanza anche la terra diatomacea va presa con criterio ed evitata in certi
casi: alcuni consigliano di inziare con piccole dosi ed aumentare gradualmente, di non usarla se si
soffre di stitichezza a meno che non la si abbini ad un lassativo (preferibilmente naturale, come
l’olio di ricino); occorre fare attenzione se si soffre di irritazione al colon (l’assunzione di terra
diatomacea in tal caso potrebbe essere controproducente). Lo zolfo organico (altra sostanza utile a
disintossicare il corpo dai metalli pesanti, e non solo) andrebbe preso almeno mezz’ora dopo
l’assunzione della terra diatomacea e di stare attenti se si assume contemporaneamente anche lo
zolfo organico (MSM)
Tra i numerosi benefici della terra diatomacea vengono menzionati556 l’abbassamento della
pressione sanguigna (per chi è iperteso), la rimozione di residui di farmaci, di metalli pesanti e
pesticidi, per non parlare dei benefici per la pelle e per i polmoni. Essa si può utilizzare anche come
antiparassitario per gli animali domestici557 e come insetticida naturale558, anche contro le zecche e
le pulci degli amici a quattro zampe559.
Il dottor Dee McCaffrey del CDC nel suo articolo I benefici per la salute della terra
diatomacea560, afferma che
Alcuni degli studi più recenti mostrano che può rafforzare ossa e le giunture,
che previene l’osteoporosi e risana le ossa se già soffrite di osteoporosi, che
potenzia il sistema immunitario, previene lo sviluppo dell’Alzheimer, previene
l’invecchiamento prematuro della pelle, previene il prematuro formarsi di rughe
sulla pelle, e rafforza le pareti delle arterie promuovendo la salute cardiaca. Un
altro beneficio della silice è che aiuta a distruggere i grassi cattivi all’interno del
corpo. Utilizzata come trattamento quotidiano, la terra diatomacea può alleviare i
rischi potenzialmente mortali del colesterolo alto, della pressione alta e
dell’obesità.
Inoltre, a causa della sua struttura fisica, la terra diatomacea è altamente
efficace come anti-infiammatorio e come sostanza per la pulizia interna del corpo.
Esso può rimuovere batteri intestinali, parassiti, e-coli, virus, pesticidi, metalli
pesanti, e altre tossine. È da tempo nota anche per il sollievo che può dare a chi
soffre di vertigini mal di testa, tinnitus e insonnia.
Il problema con la silice, e con altre sostanze come il magnesio e lo zolfo, è che con l’agricoltura
industriale ed i cibi processati la nostra assunzione si è progressivamente ridotta. I cibi che la
contengono sono alfalfa, barbabietole, riso integrale, avena, peperoni, verdure a foglia verde, ed in
misura minore asparagi, topinambur, prezzemolo, semi di girasole e la parte esterna dei cereali;
molto ricco invece è il miglio bruno.
A causa di un minore approviggionamento molti uomini adesso sono carenti si silice,
specialmente nel’età avanzata, e tale carenza oltre ad un declino generale delle condizioni di salute,
causa stanchezza ed un’accelerazione del processo di invecchiamento. Oltre che per la salute delle
ossa la silice è utile per la disintossicazione dall’alluminio, che a sua volta aiuta a prevenire il
morbo di Alzheimer, per la salute di cuore e dei polmoni.
556
Pubblicato su Journal of Nutrition Health and Aging, 2007 Mar-Apr;11(2):94-7, autore Martin K R;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17435951.
557
http://www.golden-forum.it/index.php?topic=16198.0.
558
http://it.wikihow.com/Eliminare-le-Formiche.
559
http://www.integratorialimentarisani.com/disintossicare-il-corpo/i-benefici-della-terra-diatomacea-di-grado-
alimentare/.
560
http://www.processedfreeamerica.org/resources/health-news/793-health-benefits-of-diatomaceous-earth-.
153
Il dottor McCaffrey afferma a tal riguardo che
la silice può contrastare gli effetti delle malattie coronariche fortificando i vasi
sanguigni. Alcuni studi confermano che con l’età la silice scompare dall’aorta, il
vaso sanguigno principale del cuore, indebolendo così il suo tanto critico tessuto
connettivo, e causando un aumento del rischio di malattie cardiache. Altri studi
hanno mostrato che la terra diatomacea abbassa in maniera significativa il
colesterolo rimuovendo la placca e mantenendo flessibili le vene e le arterie. Essa
inoltre aiuta a regolare la pressione sanguigna. La silice aiuta inoltre a riparare e
mantenere in buona salute i vitali tessuti dei polmonari difendendoli
dall’inquinamento.
A parte questi effetti salutari ci sono anche quelli estetici, come un’azione antagonista della
formazione delle righe, e dell’afflosciarsi della palle grazie alla sua azione di rinforzamento del
tessuto connettivo, di tendini e legamenti, che sono composti anche di silice.
Per finire abbiamo un effeto di rinforzo del sistema immunitario e un’azione di pulizia del canale
digestivo da tossine e prodotti chimici dannosi.
Bisogna però stare molto attenti che solo la terra diatomacea di grado alimentare (food grade) è
sicura per l’assunzione umana, mentre quella calcinata, ovvero riscaldata a 1000°, è addirittura
pericolosa. Ad ogni modo quella di grado alimentare è una polvere bianca, mentre altre forme sono
marroni o rossicce. La terra diatomacea migliore è quella che viene da diatomee depositatesi in
acqua dolce che contiene soprattutto la forma non cristallina (o amorfa) di tale sostanza; la silice
cristallina invece può essere pericolosa, specialmente per i polmoni se viene inalata.
Essendo stata approvata dalla FDA, la terra diatomacea non ha assolutamente pericolosi effetti
collaterali, ma ovviamente è meglio non esagerare con le dosi e provare inziando con dosi più basse
e valutare la reazione del proprio organismo.

45 - La dottoressa Campbell sui parassiti

Traduzione a cura di Paolo Donati


Non penso che sia giustificato creare paura riguardo ai parassiti (e purtroppo questo è ciò che sta
accadendo su Internet). Certo, non hanno un bell’aspetto e il pensiero che vivano dentro di noi è
ripugnante, ma sono nel corpo per un motivo. Non c’è modo di evitarli, sono ovunque in Natura,
non esiste nessun essere umano su questo pianeta che non ne abbia - Tutti ne abbiamo! Il ciclo vitale
di molti parassiti attraversa i nostri organi interni a tappe, per poi terminare nei polmoni e dalla gola
ed essere inghiottiti di nuovo. Ci sono altri parassiti che vivono al di fuori del tratto digestivo, nel
cervello, nei muscoli, nel grasso, ecc .
La parassitologia è una scienza Cenerentola, non esiste molta ricerca attualmente. Sono contenta
che qualche ricerca sia stata fatta in paesi come la Russia, dove un altro parassita è stato
recentemente scoperto (rope worm - verme a corda) che va a fare compagnia ad altre centinaia che si
conoscono già. Alcuni parassiti sono lunghi più di un metro, altri sono microscopici. Ma ancora non
sappiamo abbastanza su di loro e perché compaiano. Molte idee sono solo supposizioni e
sostanzialmente si basano sul principio che siano esseri del tutto negativi, senza alcun aspetto
positivo. Personalmente ritengo che la loro funzione nel corpo sia depurativa. Si nutrono dei rifiuti
del nostro metabolismo e del cibo rimasto nel nostro apparato digerente. Ingoiano anche le tossine
(sostanze chimiche, radioattive, tessuti alterati da inquinamento elettromagnetico e altri prodotti
artificiali). Più tossica una persona è, più parassiti avrà. I bambini autistici sono molto tossici a
causa del loro stato intestinale, e perciò il loro carico parassitario è elevato. Non solo i soggetti
autistici, ma anche le persone con altri sintomi GAPS sono molto tossiche. Anche loro avranno un
154
elevato carico parassitario.
Ovviamente se i vermi e parassiti sono troppo numerosi causeranno dei problemi. Questo è il
motivo per cui così tante persone notano un miglioramento dei loro sintomi quando cercano di
rimuovere dei parassiti. Le loro esperienze sono generalmente condivise su Internet o altrove, ma
tutti notano un effetto immediato dopo la rimozione dei parassiti. Cosa succede a queste persone
dopo 2-3-4 mesi o dopo un anno è pressochè sconosciuto. Nella mia esperienza i parassiti ritornano
e molto rapidamente. Finché il corpo di quella persona conterrà un sacco di sostanze tossiche, così
‘deliziose’ per questi parassiti, questi si rifaranno rivedere. E questa situazione è molto comune in
persone che involontariamente sono esposte a queste tossine. Ad esempio, il gruppo per l’autismo
che utilizza il protocollo MMS segue tendenzialmente una classica dieta SGSC (senza glutine e
caseina), contenente cereali e altri tipi di amidi. Finché assumeranno questi alimenti i parassiti
torneranno.
Nel protocollo nutrizionale GAPS si trattano vermi e parassiti, ma non all’inizio, un po’ più tardi
nella dieta, quando il tratto digestivo è più forte. Esistono molti rimedi efficaci, da quelli tradizionali
a base di erbe ad altri più moderni. Circa 10-20 anni fa diverse persone bevevano acqua ossigenata al
35% con ottimi risultati. Il sapore è terribile e molte persone non riuscivano a continuare, e appena
smettevano i parassiti ritornavano. Ora è il turno del MMS [biossido di cloro – N.d.T.], anche
questo con un sapore altrettanto sgradevole. Sono sicura che usciranno altri prodotti simili. Esse
sono efficaci in un numero di persone (non per tutti), ma esistono metodi più sicuri da utilizzare
regolarmente e in maniera costante. Prodotti erboristici - noce nera, origano, neem, ecc. I clisteri
all’aglio funzionano molto bene. Il mebendazolo assunto intorno alla luna piena è molto efficace. O
alcune erbe potenti, da assumere come infusi freschi durante una luna piena o semplicemente
mangiate (l’Artemisia è una di queste). Ho discusso in passato di un rimedio a base di olio di ricino e
brandy per i parassiti, che deve essere assunto in corrispondenza della luna piena nelle prime ore del
mattino (2-3 am), perché è questo l’orario in cui i parassiti entrano nel tratto intestinale per nutrirsi,
e possiamo colpirne il più possibile. Funziona! Tutti questi interventi sono utilissimi in aggiunta ad
un rimedio erboristico anti-parassitario assunto per 3-4 mesi (i più comuni contengono noce nera,
neem, estratto di semi di zucca, assenzio, etc.)
Il metodo suggerito dal Dott Gubarev è interessante e penso valga la pena provare: clisteri con
eucalipto – un rimedio naturale che può essere utilizzato regolarmente. Molti vermi e parassiti sono
molto più attivi in corrispondenza della luna piena, cioè quando ritornano nel tratto intestinale per
riprodursi e deporre le uova. È questo il momento per fare questi clisteri o per gli altri rimedi che
abbiamo discusso. Anche il clistere all’eucalipto deve essere fatto intorno alle 2 del mattino (…). E
questo è un altro metodo. Se avete la possibilità di parlare con qualsiasi persona anziana depositaria
delle tradizioni di un’antica cultura, vi parlerà di altri rimedi tradizionali, molti dei quali funzionano.
Ciò che si deve capire è che eliminare i parassiti non si può fare ‘una volta per tutte’, sono
impossibili da rimuovere. Fanno parte integrante della nostra fisiologia umana. Quando il corpo
umano è pulito dentro e ben nutrito, il sistema immunitario è forte, e i parassiti rimarranno in
equilibrio con il resto del corpo. Questo è ciò che cerchiamo di raggiungere nel lungo termine con il
protocollo nutrizionale GAPS. Nel breve termine invece, in caso di persone tossiche, è utile
‘schiaffeggiarli’ occasionalmente quando escono fuori a giocare nella luna piena.
Spero che questo porti qualche spunto di riflessione.

PS: conosco famiglie di bambini autistici che non sono riusciti a guarire del tutto i propri figli
con la dieta paleo/GAPS fino a quando non hanno intrapreso con tanta pazienza la strada del
protocollo antiparassitario mensile in occorrenza della luna piena. Questo non lo scrivo per togliere
155
valore alle parole qui sotto riportate, ma per far notare che il problema dei parassiti a volte è più
importante di quanto si possa pensare, e non è detto che una dieta paleolitica (che pur dovrebbe
affamarli) riesca da sola a risolvere la parassitosi ed in tempi ragionevoli. Tra l’altro ci sono
parassiti che si nutrono del sangue umano e che riescono ad agganciarsi così bene alla ventosa che
anche molti prodotti naturali contro i parasiti non rieescono ad eliminarli. Il digiuno (condotto sotto
supervisione di un medico esperto) può essere un’arma efficace contro i parassiti, ma non contro
quelli che si cibano del nostro sangue come gli anchilostomi o gli stadi adulti del verme a corda.

46 - La dieta senza carboidrati, una precisazione della dottoressa Campbell

Molti genitori vengono messi in guardia dai pediatri secondo i quali la dieta GAPS (ovvero senza
amidacei e carboidrati) ha troppo pochi carboidrati e può mettere a rischio il bambino. La dottoressa
Natasha Campbell-McBride così risponde.

Traduzione a cura di Paolo Donati


I medici sono le ultime persone al mondo con le quali parlare quando si tratta di nutrizione. Il
medico generico non ha fatto studi su questo argomento e spesso ne sa come qualunque altra
persona che trae informazioni nutrizionali dalla pubblicità dell’industria alimentare. Il dogma
nutrizionale “scientifico” propagandato dal’industria alimentare ha demonizzato le proteine e i grassi
e quindi non restano altro che i carboidrati. La gente è stata bombardata per decenni sull’importanza
dei carboidrati e i medici sono stati condizionati come chiunque altro. Tecnicamente parlando i
carboidrati sono macro-nutrienti senza i quali l’umanità può vivere in perfetta salute. Lo stesso non
potremmo dire in mancanza di proteine e grassi che sono stati diffamati dall’industria alimentare.
E d’altronde l’uomo è forse nato con la padella in mano? Gli uomini primitivi sappiamo bene non
coltivavano i cereali, e quindi i cereali sono un cibo per molti versi artificiale, almeno per l’uomo.

47 – Prove scientifiche e logiche della sicurezza dell’assunzione di


bassi dosi di biossido di cloro

47.1 - Studio scientifico dimostra la sicurezza dell’ingestione orale del


biossido di cloro
Qui di seguito la traduzione del sommario (abstract) dell’articolo Controlled clinical
evaluations of chlorine dioxide, chlorite and chlorate in man (“Valutazioni cliniche controllate
del biossido di cloro, del clorito e del clorato nell’uomo”)561. Tra parentesi quadre alcune note
esplicative aggiunte dal traduttore.
Uno studio controllato [per controllato qui si intende condotto con un gruppo di controllo che
non ha assunto la sostanza] è stato intrapreso per stabilire la sicurezza relativa per l’uomo dei
disinfettanti a base di cloro che vengono continuamente utilizzati per l’acqua. La valutazione clinica
è stata condotta in tre fasi similmente alle indagini compiute per studiare i farmaci.
La fase I, un’indagine sulla tolleranza a dosi crescenti, ha esaminato gli effetti acuti conseguenti al
progressivo aumentare delle singole dosi di disinfettanti a base di cloro somministrate a normali
volontari sani, maschi, adulti.
La fase II ha considerato l’impatto sui soggetti normali dell’ingestione giornaliera dei disinfettanti
ad una concentrazione di 5 mg/l. per dodici settimane consecutive. Ci si potrebbe aspettare che le
561
Pubblicato su Environmental Health Perspectives (Dec 1982; 46: 57–62), autori J R Lubbers, S Chauan, e J R
Bianchine; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1569027/.
156
persone con bassi livelli di glucosio-6-fosfato deidrogenase [un enzima che serve come catalizzatore
per la prima reazione della cosiddetta “via dei pentoso fosfati”, che è un processo metabolico
citoplasmatico] siano specialmente suscettibili allo stress ossidativo; di conseguenza nella fase III, il
clorito ad una concentrazione di 5 mg/l. è stato somministrato giornalmente per dodici settimane
consecutive ad un piccolo gruppo di soggetti a rischio in quanto carenti di glucosio-6-fosfato
deidrogenase.
L’impatto fisiologico è stato determinato valutando una batteria di analisi qualitative e
quantitative. Le tre fasi di questa valutazione con gruppo di controllo in doppi cieco del biossido di
cloro e dei suoi potenziali metaboliti in soggetti umani maschi volontari è stata completata senza
eventi di rilievo.
Non ci sono state evidenti sequele cliniche [per sequele si intende “alterazioni organiche o
funzionali”] notate da alcuno dei soggeti partecipanti o dal team di osservatori medici. In molti casi,
delle tendenze statisticamente significanti nei valori di certi parametri biochimici o fisiologici sono
state associate al trattamento; tuttavia nessuna di queste tendenze è stata giudicata avere alcuna
conseguenza fisiologica [ciò vuol dire che ci sono state delle modifiche rilevate riguardo a questi
parametri ma non sono state tali da causare alcuna conseguenza dannosa].
Non si può escludere la possibilità che, nel corso di un periodo più lungo di trattamento, queste
tendenze potrebbero in realtà arrivare a livelli di importanza clinica. Tuttavia, dall’assenza di
risposte fisiologicamente dannose nei limiti dello studio, è stata dimostrata la sicurezza relativa
dell’ingestione orale del biossido di cloro e dei suoi metaboliti, clorito e clorato.

47.2 – Altri studi scientifici sul biossido di cloro

Sull’archivio pubmed562, si trovano 831 articoli che menzionano il biossido di cloro, per lo più
come agente disinfettate ed antimicrobico. Qui di seguito il resoconto di una minuscola parte di tali
studi scientifici.
Nell’articolo Chlorine Dioxide Is a Size-Selective Antimicrobial Agent563, leggiamo che
ClO2, il coiddetto “biocide ideale”, potrebbe anche essere utilizzato come
antisettico se fosse compresa la ragione per la quale la solution nell’uccidere
rapidamente i microbi non cauda alcun danno agli esseri umani o agli animali.
Gli autori dell’articolo concludono che l’efficienza con cui vengono uccidi i batteri dipende dalla
dimensione degli stessi.
L’articolo Inhibition of Tongue Coat and Dental Plaque Formation by Stabilized Chlorine
Dioxide Vs Chlorhexidine Mouthrinse: A Randomized, Triple Blinded Study564, riferisce di
uno studio nel quale si sono messi a confronto due principi attivi validi come colluttori, la
clorexidina e il biossido di cloro; i risultati di tale studio mostrano che la clorexidina, uno dei
principi attivi più diffusi nell’uso come colluttorio, ha la stessa efficacia nel ridurre il carico dei
batteri patogeni orali del biossido di cloro. Quello che non menziona l’articolo è che la clorexidina
ha come effetti collaterali565: ulcere aftose, gengive bianche, ulcerazione, eritema, desquamazione,
lingua patinata, nonché l’alterazione nella percezione del gusto degli alimenti (che però scompare
smettendo di utilizzare il prodotto. Quanto su riportato viene segnalato anche da uno studio

562
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=chlorine+dioxide.
563
Pubblicato du PLOSone del 5 novembre 2013, autori Zoltán Noszticzius, Maria Wittmann , Kristóf Kály-
Kullai, Zoltán Beregvári, István Kiss, László Rosivall, János Szegedi;
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371%2Fjournal.pone.0079157.
564
Pubblicato su Journal of Clinical and Diagnostic Research. 2015 Sep;9(9):ZC69-74, autori Yadav S R, Kini V V,
Padhye A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26501017.
565
http://www.denti360.com/igiene-orale/collutorio-clorexidina-effetti-collaterali-interazioni.html.
157
scientifico che mostra come il 31% dei pazienti che hanno utilizzato tale colluttorio hanno riportato
effetti collaterali Adverse events associated with chlorhexidine use: results from the
Department of Veterans Affairs Dental Diabetes Study566.
L’articolo Meta-analysis of the Effects of Sanitizing Treatments on Salmonella, Escherichia
coli O157:H7, and Listeria monocytogenes Inactivation in Fresh Produce567, ci informa che il
più potente disinfettante nei confronti di Salmonella, Escherichia coli O157:H7, e Listeria
monocytogenes, risulta il biossido di cloro, al pari di clorito di sodio acidificato e acqua
elettrolizzata leggermente acida (l'ambiente acido è ostile ai microrganismi patogeni, e nell'intestino
tale ambiente acido è garantito dai batteri amici, quelli simbionti).
L’articolo Chloroxyanion Residues in Cantaloupe and Tomatoes after Chlorine Dioxide
Gas Sanitation568, mostra che il biossido di cloro può essere efficacemente utilizzato per
disinfettare le verdure senza che si vengano a formare residui dannosi a causa della sua azione
chimica.
L’articolo Comparison of commercial analytical techniques for measuring chlorine dioxide
in urban desalinated drinking water569, ci informa che il biossido di cloro è un promettente
agente per la disinfezione dell’acqua potabile.
L’articolo Fighting Ebola with novel spore decontamination technologies for the military570,
ci informa come i laboratori dell’esercito statunitense abbiano sviluppato un brevetto per la
decontaminazione degli ambienti dalle spore di Ebola utilizzando il biossido di cloro.
L’unico articolo che fa il resoconto di un effetto avverso è del tutto particolare: un bambino di 1
anno che beve un prodotto per la pulizia della casa a base di biossido di cloro571. A parte il
problema del dosaggio, che presumibilmente sarà stato almeno 100 volte quello utilizzato nel
protocollo di Kerri Rivera, non è dato sapere quali altre sostanze chimiche fossero presenti in quel
prodotto. L'articolo spiega che dopo ricovero in ospedale e intubazione temporanea, il bambino si è
ripreso del tutto senza alcuna conseguenza né sul piano fisico né su quello mentale. La malattia
causata temporaneamente da quell'avventata ingestione (metemoglobinemia) sembra in effetti
collegata a qualche eccipiente di quel prodotto572.

47.3 - Il biossido di cloro (MMS) ed i brevetti relativi al suo utilizzo

Sul sito statunitense ufficiale dei brevetti possiamo trovarne diversi che mostrano l’efficacia del
biossido di cloro (il principo attivo denominato MMS da Jim Humble, che lo ha ri-scoperto come
anti-batterico, anti-fungino, anti-candida, se utilizzato in opportune e basse concentrazioni).
Uno dei tanti è il brevetto “Therapeutic, production and immunostimulatory uses of biocidal
compositions”, ovvero Terapeutica, produzione ed utilizzo immunostimulatorio di composizioni
biocide visionabile al link http://patents.com/us-5830511.html
In esso leggiamo che:

566
Pubblicato su Journal of the American Dental Association 2008 Feb;139(2):178-83.; McCoy L C, Wehler C J,
Rich S E, Garcia R I, Miller D R, Jones J A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18245686.
567
Pubblicato su Applied and Environmental Microbiology 2015 Dec 1;81(23):8008-21, autori Prado-Silva L,
Cadavez V, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26362982.
568
Pubblicato su Journal of agricultural and food Chemistry 2015 Nov 4;63(43):9640-9, autori Smith D J, Ernst W,
Herges G R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26496046.
569
Pubblicato su Journal of Water Health. 2015 Dec;13(4):970-84, autori Ammar T A, Abid K Y, El-Bindary A A, El-
Sonbati A Z; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26608759.
570
Pubblicato su Frontiers in Microbiology 2015 Aug 12;6:663, autori Doona C J, Feeherry F E, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26322021.
571
First case of methemoglobinemia caused by a ClO2 -based household product, pubblicato su Pediatric
International 2015 Sep 3., autori Hagiwara Y, Inoue N; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26338044..
572
http://www.treccani.it/enciclopedia/metemoglobinemia_%28Dizionario-di-Medicina%29/.
158
Molti brevetti mostrano che il biossido di cloro è un effettivo microbicida ed
anche che è un potente ed efficace agente ossidante utile nell’uccidere vari
microrganismi. Quindi c’è un’ampia varietà di brevetti e ci sono referenze
precedenti che decfrivono la produzione di biossido di cloro e/o l’utilizzo di
soluzioni stabilizzate di biossido di cloro.
Nel brevetto in questione vengono citati come referenze (e forniti di link
cliccabile in modo che si possa subito verificare) circa 25 brevetti di prodotti a
base di cloro, ma solo alcuni si riferiscono espressamente al biossido di cloro.
Quanto segue é un estratto dalla newsletter di Jim Humble del 21 novembre 2012:
Il dottor Andreas Kalcker ha parlato di brevetti ottenuti da differenti aziende farmaceutiche
multinazionali per ottenere proventi da tale prodotto o per prevenire la sua messa sul mercato.
Alcuni di questi brevetti sono:
• Antisettico non tossico (Pat 4035483/1977)
• Per combattere le amebe umane (Pat.4296102/1981)
• Contro la demenzia indotta dall’AIDS (Pat.5877222/1999)
• Per curare tutti i tipi di malattie della pelle (Pat 4737307/1988)
• Per disinfettare il sangue vivo (Pat. 5019402/1991)
• Per curare le ferite più rapidamente (Pat. 5855922/1999)
• Per ogni tipo di cura del cavo orale (Procter & Gamble) (Pat. 6251372B1/2001)
• Contro le infezioni causate da batteri (Pat. 5252343/1993)
• Per il trattamento di ustioni gravi (Pat.4317814/1982)
• Per la rigenerazione del midollo osseo (Pat. 4851222/1989)
• Trattamento dell’Alzheimers, demenzia etc. (Pat. 8029826B2/2011)
• Per stimolare il sistema immunitario negli animali (Pat. 6099855/2000)
• Per stimolare il sistema neurologico (Bioxy. Inc.) (Pat. 5830511/1998)
(...) Il pericolo può presentari se qualcuno per errore utilizza una forma altamente concentrata.
Forme altamente concentrate o dosi troppo elevate di quasi ogni sostanza possono causare la morte.
Nella sua conferenza il dottor Andreas Kalcker fa notare che anche 70 grammi del semplice sale da
cucina possono causare la morte. (...)
Ci sono molti prodotti che contengono biossido di cloro (ClO2) che sono stati approvati dalla
Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti. Essi sono prodotti da Frontier
Farmaceutical, Alcide, Bioxy, ed altre aziende per la cura della pelle del cavo orale. Un certo numero
di questi prodotti sono elencati qui sotto:
• DioxiRinse™ Mouthwash
• DioxiBrite™ Toothpaste
• DioxiWhite™ Pro Teeth Whitener
• WhiteLasting™ Maintenance Gel
• BioClenz™ Dental Unit Waterline Cleaner
• Penetrator™ Periodontal Gel
• Simply Clear™ Acne Treatment
• DioxiWhite™ Home Teeth Whitener
• Cankers Away™ Canker Sore Cure
• DX7™ Skin Protectant Gel
• Periodontitis Treatment
• DioxiSmooth™ Facial Exfoliant
• Gingivitis Treatment Surface Disinfection
159
• Fire Fighter™ Burn Pain Reliever
• DioxiGuard™ Spray Disinfectant
• Nail-It™ Nail Protector

47.4 - A che dosi può essere tossico il biossido di cloro?

Anche il sale da cucina, in dosi di 70 grammi al giorni (circa 100 volte la dose giornaliera
assunta da una persona comune) può essere mortale. Ciò non vuol dire che il sale sia una sostanza
tossica, messa sulla lista nera dalle istituzioni sanitarie di tutto il mondo. Per il biossido di cloro ci
vorrebbe una quantità 1000 volte maggiore di quella utilizzata in un trattamento giornaliero
(secondo le dosi indicate da Jim Humble, Andreas Kalcker o Kerri Rivera) per raggiungere la dose
tossica per un essere umano, come indica il “Profilo tossicologico del diossido di cloro e del clorito
di sodio”573. In particolare i ricercatori Shi and Xie (1999) hanno indicato che un valore LD50 per
l’assunzione orale (una dose che dovrebbe causare la morte del 50% degli animali cui è stata
somministrata) per una forma stabile di diossido di cloro sia maggiore di 10.000 mg/kg nei topi.

47.5 – Il biossido di cloro non è candeggina

Per screditare la sicurezza del biossido di cloro si insiste nel dire che esso è candeggina ed è
quindi tossico. Jim Humble, che lo ha riscoperto in tempi recenti dandogli il nome MMS (Miracle
Mineral Solution) ribadisce che tale composto chimico non viene correntemente utilizzato come
candeggina, per pulire i sanitari o per altri usi domestici. Come al solito è una questione di dosi, di
concentrazione: solo in concentrazioni mille volte maggiori di quelle indicate per l’assunzione orale
potrebbe essere utilizzato come candeggina. Ed anche se il biossido di cloro effettivamente toglie il
colore dai tessuti, bisogno ricordare che lo stesso fanno i raggi caldi del sole; non per questo il sole
viene chiamato candeggina.
Il cloro (Cl) e l’ipoclorito di sodio (NaOCl, candeggina a base di cloro) distruggono i patogeni
attraverso un meccanismo detto clorinazione, mentre il biossido di cloro (ClO2) attraverso un
processo detto ossidazione. I sottoprodotti della clorinazione si possono legare ad altre molecole e
formare dei trialometani potenzialmente cancerogeni, mentre gli unici sottoprodotti dell’ossidazione
(ovvero dell’azione del biossido di cloro) sono due atomi neutri di ossigeno ed uno ione Cloro, che
si può legare con il sodio del nostro corpo per formare la molecola del sale da cucina (NaCl).

48 - Non solo la dieta paleolitica può combattere la disbiosi

NB: questo capitolo fornisce solo informazioni e non costituisce assolutamente un consiglio
terapeutico, il quale può essere fornito solo un medico competente. Ci si augura che la scienza
medica ufficiale possa prima o poi orientarsi verso la sperimentazione di metodi naturali simili a
quelli descritti ed ipotizzati nel presente articolo, onde sottoporli a un controllo clinico. Purtroppo
però, per i motivi espressi nei primi capitoli del libro, è illusorio pensare che le istituzioni sanitarie
si dedichino a trovare soluzioni che favoriscano la salute delle persone invece che il profitto delle
multinazionali del farmaco.
Il già citato articolo Intestinal microbiota, probiotics and mental health574 indica che alcune
573
Toxicological Profile for Chlorine Dioxide and Chlorite. U.S. Department of Health and Human Services. Public
Health Service. Agency for Toxic Substances and Disease Registry. September 2004. Pg 25. 3.2.2 Oral Exposure.
3.2.2.1 Death. Web. 11 May 2013.
574
Pubblicato su Gut Pathogens. 2013; 5: 3, autori Alison C Bested, Alan C Logan, Eva M Selhub;
http://www.gutpathogens.com/content/5/1/3.
160
dei più forti antiossidanti come cacao, caffé, tè verde mirtilli e curcumina sono correlate a bassi
livelli di depressione e declino delle abilità cognitive, ma che ci sono studi (su uomini e su animali)
che indicano che queste sostanze hanno effetti benefici sul microbiota intestinale, per esempio
promuovendo la crescita di lactobacilli e bifido batteri. In particolare la curcumina (sostanza
contenuta nella curcuma, e la cui azione viene potenziata da un pizzico di pepe) previene la
permeabilità intestinale indotta dalle tossine LPS, il tè verde riduce i problemi comportamentali e la
permeabilità della barriera emato-encefalica causata da queste tossine.
L’amido-resistente (contenuto per esempio nelle banane verdi) assunto assieme ai probiotici li
aiuta a proliferare, ma se ci sono grosse carenze di batteri buoni è inutile integrare amido resistente,
ragione per la quale lo si assume generalmente in concomitanza con i probiotici. L’amido resistente
si può “creare” in casa se si cucina del riso bianco e lo si mette in frigo appena cotto. Ovviamente se
si segue un regime rigidamente paleo questa scelta è preclusa e restano solo gli integratori di amido
reistente estratto da patata o banane verdi575.
L’integrazione di probiotici è generalmente utile, ma in condizioni di proliferazione batterica del
piccolo intestino i probiotici che contengono batteri produttori di acido lattico arebbe meglio
evitarli, e molti dei probitoici in commercio contengono per esempio Lactobacillus acidophilus.
Il limone è un frutto miracoloso, bere mezzo limone o un limone intero (a secondo di quello che
si riesce a tollerare) spremuto al mattino a digiuno è, secondo molti medici, una delle migliori
maniera per iniziare la giornata. La curcuma e l’origano utilizzati per condire i piatti (e così magari
mettervi meno sale) hanno una funzione positiva sull’equilibrio della flora intestinale; un pizzico di
pepe (se ben tollerato) potenzia l’attività della curcuma, mentre l’olio essenziale di origano
selvatico è un estratto molto potente che può essere efficace contor i patogeni dell’intestino, ma
proprio per la sua potenza va utilizzato con moderazione, con periodi di sospensione del
trattamento, e possibilmente sotto supervisione medica.
L’aglio, come abbiamo già visto, è una panacea al pari del limone, combatte i microrganismi
patogeni dell’intestino così come combatte i parassiti; aglio limone curcuma e origano da soli
possono apportare grossi benefici all’intestino ed all’organismo in generale. Il cloruro di magnesio è
un altro prodotto del tutto naturale (se utilizzato in dosi appropriate ovviamente, e sempre che non
sia presente una insufficienza renale) che potenzia il sistem immunitario ed aiuta a debellare i
patogeni.
Nei casi più semplici di disbiosi/parassitosi, un’alimentazione a base di prodotti genuini, e di
cereali integrali (possibilmente senza glutine) cotti a risotto, unita all’integrazione di probiotici e
fibre prebiotiche può essere di aiuto in tantissime patologie, specie se ci si fa aiutare anche da aglio,
limone, curcuma (eventualmente un pizzico di pepe) e origano. Anche la cannella ed il peperoncino
possono fare la loro parte (se ben tollerati, per esempio il peperoncino è una solanacea e per chi
soffre di eczemi o psoriasi è generalmente controindicato). Ma la cannella è un potente
antibatterico, antimicotico, anti Candida576 (la Candida, lo ricordo, è un lievito) non per niente lo
troviamo come componente del rimedio Demicos577 ed è degno di nota che essa veniva utilizzata
dagli antichi Egizi per imbalsamare i corpi.
Per i probiotici però non ci sono ricette universali e ci sono anche persone che non tollerano
l’integrazione di probiotici vivi, ma solo di probiotici morti (nonostante tutto anche dei fermenti
lattici ricaldati o dei crauti cotti, esplicano degli effetti positivi); come già detto in caso di SIBO
certi probiotici possono essere controindicati. Questo per ricordare che anche nelle cose più banali
serve un’analisi precisa della situazione iniziale, e per questo può essere indispensabile il contributo
di un medico capace di di fare una diagnosi ben precisa e/o delle analisi dettagliate (per quanto,

575
http://www.codicepaleo.com/amido-resistente/.
576
http://www.alimentazione-benessere.it/categorie/lalimento-di-oggi/393-la-cannella-antibatterica.html.
577
http://www.mysalus.com/alimentazioneedietetica/integratorialimentari/apparatodigerente/demicos-integratore-
30cps.
161
come già detto nei primi capitoli, siano ben pochi i laboratori affidabili).
Detto questo io penso che una dieta a base dei reali alimenti che la natura mette a disposizione
dell’uomo (dieta paleo, ovvero GAPS o SCD che dir si voglia), il meno processati possibile, è una
delle scelte migliori che si possa fare per recuperare e mantenere la salute.
Però so bene che una dieta senza cereali è a volte dura da implementare (più che altro è dura
iniziare, perché una volta che la si fa da un paio di settimane si finisce per abituarsi) e sicuramente è
più costosa (sebbene ci sia il vantaggio economico di ridurre a zero le spese per pseudo-cibi
confezionati, pseudo-bevande processate, dolciumi che predispongono a carie e diabete).
Può essere quindi utile studiare possibili alternative alla dieta paleolitica per ripristinare la
corretta microflora intestinale. Alcune mie osservazioni, alcune mie esperienze, alcune letture, oltre
a talune esperienze raccontatemi da alcuni amici, mi hanno indotto a ragionare su tale problema e a
scrivere le seguenti righe.
La prima osservazione è che, nel corso della mia esperienza con la dieta paleolitica (senza
cereali, amidacei, latticini, ma vegetariana) ho provato diverse volte delle reazioni di Herxheimer
anche piuttosto pesanti. Quando si uccidono troppi patogeni in una volta le loro cellule si aprono e
liberano di colpo tutte le tossine presenti all’interno, con l’effetto di aggravare almeno
momentaneamente i sintomi pre-esistenti. A volte gli effetti di questa re-intossicazione sono anche a
lungo termine, e quindi ho scoperto (col senno di poi) che oltre a mettere in atto alcuni
comportamenti che posso aiutare a smaltire le tossine (vedi il capitolo relativo), è meglio in certi
casi “tornare indietro” con la dieta alla primissima fase, quella senza fibre (la dieta introduttiva con
frutta e verdura senza buccia, senza semi e bollita). Nel suo libro “Sindrome psico-intestinale” la
dottoressa Campbell non tocca tale questione, ma ne ha fatto cenno durante le sue conferenze.
Queste reazioni all’effetto benefico dei probiotici in alcune persone possono essere fortissime
anche se si assume una goccia di fermenti lattici o una punta di cucchiaino di crauti (o yogurt o altro
cibo fermentato). Nei primi giorni della dieta può non succedere (personalmente all’inzio ho
mandato giù una o due bustine di fermenti lattici al giorno senza che mi succedesse alcun ché), ma
man mano che i patogeni hanno sempre meno cibo (a causa della dieta) l’effetto dei probiotici è
enormemente amplificato rispetto a quel blando effetto che potrebbero avere (almeno per chi ha una
disbiosi intestinale) quando li si assume continuando a mangiare cereali ed amidacei.
Ma lo stesso incredibile effetto l’ho sperimentato con altre sostanze: l’aglio, la vitamina C,
l’acqua ossigenata al 35% (di grado alimentare, ovvero senza nessun altro composto chimico che
serva a stabilizzarla)578, il biossido di cloro (detto anche MMS, che ha aiutato, assieme ad una dieta
specifica e ad un protocollo anti-parassitario, a guarire dall’autismo moltissimi bambini). Pare che
anche l’ipoclorito di sodio possa avere lo stesso effetto (il primo libro sul metodo Ruffini579 tratta
dell’uso topico di ipoclorito di sodio, mentre il prossimo libro dovrebbe trattare dell’uso sistemico
di tale sostanza, opportunamente diluita). Per quanto riguarda acqua ossigenata (al 35%), e biossido
di cloro esistono sperimentazioni (al di fuori però dei circuti medici ufficiali) dell’utilizzo di queste
sostanze in opportune e piccole dosi; fra tutte però solo il biossido di cloro è stato testato e trovato
innocuo per l’uomo, mentre acqua ossigenata di grado alimentare ed ipoclorito di sodio potrebbero
avere anche qualche effetto avverso. Anche la trementina (vedi pià avanti) secondo alcuni medici e
secondo le testimonianze di alcune persone può essere uno strumento nella risoluzione della
disbiosi, purchè utilizzata pura in opportune e piccole dosi (ma per le istituzioni sanitarie non è
esattamente così).
Quanto all’aglio, non so dire quanto può essere potente rispetto alle altre sostanze, ma di certo è
la più semplice da procurare e la più naturale, assieme alla vitamina C, che si può assumere anche
bevendosi una bella spremuta di limone. Una dieta a base di cereali in chicchi o appena macinati
(possibilmente senza glutine) o ancor meglio una dieta paleolitica, associata ad una assunzione

578
Vedi anche http://ecocreando.weebly.com/perossido-di-idrogeno-h2o2-acqua-ossigenata-alimentare.html.
579
http://www.metodoruffini.it/.
162
ragionata di queste due sostanze (ovviamente senza esagerare nemmeno con aglio e limone)
potrebbe essere una soluzione davvero semplice a molti problemi (purchè la disbiosi non sia troppo
marcata, e non siano coinvolti focus dentali o forti problematiche di ordine psichico).
La cosiddetta “cura del limone” consiste nel bere il succo di un limone intero a digiuno appena
svegliati (con l’aggiunta di un po’ di acqua tiepida se non ce la fae a berlo puro) aspettando poi
mezz’ora prima di fare colazione; il secondo giorno si passa a due limoni e così via fino a …
qualcuno dice 7, qualcuno addirittura 15! Poi si dovrebbe andare a scalare , diminuendo di un
limone al giorno fino ad interrompere la cura. In caso si riesca ad arrivare ad almeno 4 limoni si
potrebbe eventualmente suddividere la somministrazione in due o tre dosi purché a stomaco vuoto
(insomma quanto meno molto lontano dall’ultimo pasto, mezz’ora prima del successivo), anche se
al mattino credo sarebbe meglio. Se si fa questa cura unitamente ad una dieta paleolitica l’effetto
della vitamina C contro i patogeni potrebbe essere molto maggiore e quindi le dosi potrebbero
essere da ridurre in base alla tolleranza individuale. In ogni caso qualsiasi percorso curativo vogliate
intraprendere imparate ad ascoltare il vostro corpo, e prima di iniziare parlatene col vostro medico
curante o altro medico di fiducia.
Detto questo conosco chi è guarito dall’allergia proprio usando l’acqua ossigenata di grado
alimentare con il metodo del libro The One Minute Cure580 di Madison Cavanaugh, ed ho pure
letto il libro, che è abbastanza documentato e interessante. Questo mio conoscente del resto oltre ad
uccidere i patogeni con l’ossigeno attivo liberato dal perossido ha anche integrato fermenti lattici
con yogurt/kefir fatto in casa, riequilibrando così la flora intestinale. L’ossigeno attivo (per esempio
sotto forma di ozono) viene attualmente utilizzato come disinfettante sia in medicina che nelle
migliori piscine, e chiunque può rendersene conto facendo una ricerca su pubmed581. Inoltre il
perossido di ossigeno (acqua ossigenata) al 35% ha anche una valenza antiparassitaria.
Quanto alla guarigione dall’autismo con il biossido di cloro ed il protocollo antiparassitario
Kalcker, l’ultima edizione del libro di Kerry Rivera Guarire i sintomi noti come autismo riporta
molte testimonianze di persone che si firmano con nome e cognome e spesso autorizzano la
pubblicazione della propria foto.
La vitamina C in alte dosi è noto che può essere un’antogonista della Candida582 (quanto meno
perché rafforza e potenza le difese immunitarie mettendole in grado di ridimensionare questa
infezione fungina) e che quindi potesse essere d’aiuto nel trattamento della disbiosi intestinale, ma
non avevo mai sperimentato davvero tale azione fino a quando non l’ho provata associandola alla
dieta senza carboidrati complessi (cereali, pseudo-cereali ed amidacei).
L’idea che mi viene è che quindi l’abbinamento tra una dieta opportuna (magari senza zucchero,
glutine, soia e caseina, come nella dieta descritta da Kerry Rivera, sicuramente meno restrittiva, più
semplice e meno costosa da implementare della dieta paleo) un qualche metodo naturale per
debellare i patogeni intestinali, all’occorrenza un protocollo anti-parassitario e l’integrazione di
fermenti lattici/cibi fermentati, potrebbe essere un’alternativa all’associazione dieta
paleolitica+probiotici.
Una conferma a tale idea mi è venuta anche dalla storia di Norman Cousin, ex redattore del
programma radio Saturday Review, che sostiene di avere sconfitto un male che i medici ritenevano
incurabile, la spondilosite anchilosante (che è poi una delle tante conseguenze della disbiosi)
utilizzando come arma il sorriso e la vitamina C, e nel 1979 ha narrato la sua esperienza nel libro
Anatomy of an Illness (“Anatomia di una malattia”). L’unica cosa che i medici gli avevano
prescritto per una malattia secondo loro incurabile e mortale era la morfina come antidolorifico. Ma
Norman si era fatto portare in ospedale televisione, video registratore e una valanga di videocassette

580
http://www.amazon.com/The-One-Minute-Cure-Virtually-Diseases/dp/0977075141.
581
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=ozoned+water.
582
Vedi http://www.naturopataonline.org/medicina-alternativa/cure-naturali/101-candidosi-infezione-da-
candida-albicans-causa-cure-e-i-rimedi-naturali.html.
163
di film comici. Tutte le risate che si faceva hanno dato fastidio ai medici dell’ospedale, così l’hanno
dimesso. Norman Cousin si è quindi trasferito in un albergo con tv, registratore e film comici,
aggiungendo alla cura delle risate dosi massicce di vitamina C: dopo un anno egli era guarito.
In realtà, come si evince dalla lettura di uno dei capitoli precedenti, la spondilosite anchilosante è
una delle tante malattie correlate alla disbiosi intestinale, e se è vero che la vitamina C distrugge
alcuni patogeni correlati alla disbiosi (come la Candida) e che il benessere psichico aiuta anch’esso
a ristabilire l’equilibrio (i batteri benefici possono persino essere danneggiati dallo stress, ed è facile
ipotizzare che il sorriso e la gioia abbiano un effetto opposto), la “miracolosa” guarigione di
Norman Cousin potrebbe essere fondata su un meccanismo chiaro e comprensibile: la vitamina C
debella alcuni patogeni intestinali, e coadiuvata dal benessere psicofisico indotto dalla cura delle
risate la disbiosi regredisce e con essa il suo sintomo più evidente (la spondilosite anchilosante). Del
resto il buon umore riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, concausa di molte malattie.
Ovviamente l’idea di utilizzare alte dosi di vitamina C a scopo terapeutico è osteggiata dalla
medicina ufficiale, per quanto il lavoro pionieristico di Linus Pauling dovrebbe bastare a mio
giudizio a smentire questo pregiudizio. Consiglio a tutti la lettura del suo libro Come vivere più a
lungo e sentirsi meglio583.
Un’altra esperienza interessante sulla guarigione da candidosi/disbiosi e quindi da diverse
patologie fisiche e mentali che ne rappresentano i sintomi, è quella del dottor Truss584, il quale dopo
aver notato il livello di patologie apparentemente correlate alla disbiosi indotta da trattamento
antibiotico, ha iniziato a trattare numerosi pazienti con un rimedio contro la Candida. Egli aveva
infatti letto che per curare un’infestazione da candida nel sangue era possibile impiegare una
soluzione di ioduro di potassio, quindi prescrisse ai suoi pazienti da 6 a 8 gocce di soluzione di
Lugol, 4 volte al giorno per 3 settimane. Molti dei suoi pazienti guarirono straordinariamente dalle
più varie, fra cui problemi mestruali, iperattività, disturbi dell’apprendimento, autismo,
schizofrenia, sclerosi multipla nonché malattie autoimmuni come il morbo di Crohn e lupus
eritematoso. Non stupirà trovare in questo libro abbondanti prove che collegano tutte queste
problematiche alla disbiosi intestinale.
Riguardo al Lugol è da tenere presente che esistono persone allergiche allo iodio, e che adesso in
Italia il Lugol (a scopo farmacologico, giacché lo si trova come reagente chimico tra i prodotti per
laboratorio) non viene più prodotto dalle aziende farmaceutiche ma lo si può ancora far preparare su
richiesta dalla farmacie galeniche (attrezzate con un piccolo laboratorio). Ovviamente con nessun
elemento chimico, e nessuna sostanza, per naturale che sia, si può scherzare e imporvvisare in
quanto a dosi e tempi di utilizzo. Sebbene sia propenso a credere che le dosi di assunzione,
raccomandate dalle istituzioni sanitarie, di iodio, vitamina C e vitamina D siano davvero molto più
basse del dovuto, l’assunzione di un prodotto a base di iodio per via orale si può intraprendere solo
se seguiti da un medico esperto; l’eccesso di iodio, così come la sua carenza, possono danneggiare
infatti il funzionamento della tiroide585.
Altre interessanti testimonianze di guarigione da disbiosi/parassitosi, che ci giungono sia dai libri
di medicina dell’800 che da alcuni medici moderni, sono quelli relativi all’impiego di dosi
opportunamente basse di trementina pura (rettificata), rispetto alla quale potete consultare il
capitolo relativo, mentre più recenti sono le informazioni sull’uso del borace (che nell’intestino si
trasforma in acido borico) come antifungino, e quindi anche anti-candida (vedi il cpaitolo sul boro).
Sicuramente merita un cenno anche la dieta macrobiotica, in particolare alcuni regimi un po’ più
restrittivi come la dieta Ma-Pi 2, ideata da Mario Pianesi ed applicata con successo per la cura del
diabete; si tratta di una dieta semplice basata sul consumo di riso integrale, cibi fermentati come il
583
Lo si trova anche on line in formato pdf, ma credo ci siano problemi di copyright, ed infrangere il copyright è reato.
584
http://www.miraclemineral.info/DOC/morte_per_trattamento_alimentare.html#1.
585
Vedi più avanti nel medesimo libro e vedi Il ruolo dello Iodio, benefici e controindicazioni;
http://www.alleanzadellasalute.info/forum/Medicina-Ortomolecolare/7236-Il-ruolo-dello-Iodio-benefici-e-
controindicazioni.html.
164
miso, poche verdure, e ogni tanto anche pesce o carne. In certi casi sicuramente un tale approccio
può dare alcuni risultati, vedi le interessanti ricerche svolte a Cuba sull’applicazione di tale dieta ai
malati di diabete, ma ci sono casi più gravi per i quali tale approccio può non essere sufficiente.
Per chi volesse approfondire l’argomento o volesse avere le prove di quanto su scritto, consiglio
la lettura degli articoli Medium- and Short-Term Interventions with Ma-Pi 2 Macrobiotic Diet
in Type 2 Diabetic Adults of Bauta, Havana586, Ma-pi 2 macrobiotic diet intervention in adults
with type 2 diabetes mellitus587, Ma-Pi 2 macrobiotic diet and type 2 diabetes mellitus: pooled
analysis of short-term intervention studies588.
Quanto al resto, quasi ogni provincia d’Italia ha il suo negozio/ristorante del circuito “Il punto
macrobiotico” dove potete trovare cibo di ottima qualità ( a parte i farinacei, che sono di buona
qualità come materie prime, ma per forza di cose ossidati) e persone preparate che possono
ragguagliarvi sulla dieta macrobiotica
Più o meno nello stesso senso della dieta macrobiotica si muove il regime della cucina energetica
di Ferenc Holecz589: zuppe di cereali integrali e verdure nelle quali per prima cosa si tostano i
cereali per tre minuti, però i farinacei sono ammessi solo se preparati partendo da farina macinata
sul momento. In effetti le antiche popolazioni agricole che si mantenevano in buona salute
macinavano i cereali al massimo ogni due settimane; oltre tale termine le farine si ossidano e non
sono più molto nutrienti, per quanto possano essere integrali e biologiche. Il metodo di Holecz
punto molto anche sugli esericizi di respirazione. Vedi anche quanto scritto nel libro “I pilastri della
salute e la rete di interconnesioni”.
In ultimo ci sono esperienze di risoluzione di alcuni problemi correlati alla disbiosi intestinale
attraverso l’uso di antibiotici per rimuovere alcuni patogeni, ed il successivo uso di probiotici per
ripopolare l’intestino. Per quanti successi possano essere riportati dalla letteratura scientifica, come
abbiamo visto all’inizio sono proprio gli antibiotici uno dei farmaci più responsabili dello squilibrio
della microflora intestinale, e se si risolve uno squilibrio relativo ad alcuni batteri, se ne può acuire
un altro relativo ad altri ceppi con possibili conseguenze negative nel medio o lungo termine. Ciò
non toglie che in certi casi si riesca ugualmente a ripristinare l’equilibrio della microflora
intestinale, specialmente se si utilizzano i farmaci in maniera oculata (alcune procedure
contemplano la somministrazione di antibiotico per mezzo di un clistere, per evitare eventuali effetti
collaterali sistemici del farmaco, o di un antibiotico a bassissimo assorbimento sistemico come la
rifaximina).
Ad ogni modo segnalo l’articolo Chronic bacterial prostatitis and irritable bowel syndrome:
effectiveness of treatment with rifaximin followed by the probiotic VSL#3 (“Prostatite batterica
cronica e sindrome del colon irritabile: efficacia del trattamento con rifaximina seguito dal
probiotico VSL#3”)590, nonché l’esperienza del dottor James Greenblatt591, uno psichiatra dell’area
di Boston, che ha curato una ragazzina sofferente di una grave forma di disordine ossessivo-
compulsivo, di un disordine dell’attenzione e iperattività (ADHD) e di diversi problemi digestivi.
Dopo avere riscontrato un alto livello di clostridi (batteri patogeni) nella paziente, le ha

586
Pubblicato su Nutritional Metabolism 2012; 2012: 856342, autori Porrata C, Hernández-Triana M et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3477773/.
587
Pubblicato su MEDICC Reviews 2009 Oct;11(4):29-35, autori Porrata C, Sánchez J et al.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21483296.
588
Pubblicato su Diabetes/metabolism research and reviews 2014 Mar;30 Suppl 1:55-66, autori Porrata C,
Hernández-Triana M et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24532293.
589
Vedi Ferenc Holecz, Cucina energetica e curativa, edizioni Tecniche Nuove.
590
Pubblicato su Aisan Journal of Andrology, autori Enzo Vicari, La Sandro Vignera ,Roberto Castiglione, Rosita A
Condorelli, Lucia O Vicari, Aldo E Calogero; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4215680/.
591
Descritta nel già citato articolo Eat more yogurt! Low levels of healthy gut bacteria could be the cause of
mental health issues such as ‘anxiety and schizophrenia’; http://www.dailymail.co.uk/news/article-
2419418/Low-levels-healthy-gut-bacteria-cause-mental-health-issues-anxiety-schizophrenia-say-scientists.html.
165
somministrato degli antibiotici ed un ciclo di potenti probiotici. La guarigione completa è avvenuta
in un anno. Da notare che la rifaxima non ha effetti sistemici (ovvero non agisce al di là del tratto
intestinale) e che questo metodo di intervento risulta utile particolarmente nel caso di SIBO
(proliferazione batterica nel piccolo intestino).
Il decotto di foglie di ulivo funziona nel combattere disbiosi/parassitosi? Secondo la mia
esperienza sì. Come faccio ad esserne certo? Secondo me se si assume una sostanza a dosi man
mano maggiori fino ad incontrare una dose che dà una reazione di Herxheimer, che sia
CHIARAMENTE una reazione di Herxheimer (e non una intossicazione da parte del prodotto
stesso) allora il prodotto funziona.
Ho avuto così la conferma nel tempo che funzionano biossido di cloro, acqua ossigenata di grado
alimentare, trementina, fermenti lattici, kefir d’acqua e per ultimo anche il decotto di foglie di ulivo.
Le ho raccolte, da alberi possibilmente poco trattati, le ho fatto bollire per 15 minuti (io ci ho
aggiunto anche qualche fogliolina di eucalipto contro i parassiti) e poi ho filtrato il decotto e l’ho
bevuto.
Io ho iniziato da 4/5 foglie fino ad arrivare a 20 e poi a 30 e infine ad oltre 50. È stato a questo
punto che , presumibilmente per l’uccisione di candida e batteri patogeni (forse anche di qualche
parassita) ho avuto una giornata di raffreddore allergico a livelli mai visti (tenete presente che la
mia allergia è era quasi scomparsa), e poi stanchezza incredibile per altri due giorni. Pur bevendo
due litri di acqua al giorno mi ci sono voluti tre giorni per rimettermi, per smaltire le tossine dovute
ai microrganismi “cattivi” uccisi dal decotto che letteralmente scoppiano e rilasciano nel corpo tutte
le tossine che hanno dentro.
Nell'utilizzare questo come altri prodotti dall'azione similare, bisogna tenere conto che una
persona molto intossicata e con difficoltà a smalitre le tossine potrebbe avere problemi ad assumere
anche dosi molto basse, e quindi se qualcuno volesse provare l’unico consiglio che posso dare è
iniziare con una o due foglie e poi eventualmente aumentare molto lentamente.
L'alternativa alla preparazione casalinga è quella di comprare il decotto già pronto dalla
evergreenlife.it; in questo prodotto purtroppo c’è un po’ di fruttosio, mentre io quando lo preparo a
casa aggiungo solo la stevia purissima (il decotto di foglie di ulivo è alquanto amaro). Ovviamente
con gli estratti standardizzati è più facile ottenere dosi sempre ugualmente concentrate.

49 - L glutamina e intestino

La L glutamina è uno dei tanti aminoacidi che viene prodotto da una flora batterica normale592, e
la cui produzione può venir meno in caso di disbiosi; ultimamente si sta studiando il suo ruolo nella
salute dell’intestino, e pare che serva a combattere l’eccessiva porosità dell’intestino.
Le autorità europee593 però, dopo avere valutato l’effetto della glutamina hanno negato
l’esistenza di tale effetto curativo. Ma leggete le testuali parole594 relative alla questione glutamina e
permeabilità intestinale e osservate quanto siano ambigue:
Nel valutare gli elementi di prova il gruppo di esperti ha preso in considerazione
che gli studi sul ratto e in vitro forniscono prove limitate a sostegno dell’effetto
sostenuto negli esseri umani, e che i risultati di due studi non possono essere
estrapolati alla popolazione generale.
Quando un nuovo farmaco mostra di funzionare sulle cavie lo si approva, in questo caso invece
si dice che i risultati non sono estrapolabili alla popolazione generale. Fra l’altro queste parole

592
http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/flora-batterica.html.
593
http://www.nutrizionesport.com/EFSA.html.
594
http://www.europass.parma.it/page.asp?IDCategoria=584&IDSezione=3349&ID=341839.
166
nascondono l’implicita ammissione che i risultati positivi ci siano.
Per esempio l’articolo L-glutamine edema attenuate mucosal injury in experimental
colitis595 riferisce di risultati positvi nel curare una colite indotta nei ratti con clisteri di glutamina (e
stendiamo qui un velo pietoso su questi crudeli esperimenti sugli innocenti ratti):
Tra l’altro non si capisce perché, essendo la L glutammina un aminoacido naturale e non una
molecola sintetizzata chimicamente, non la si sia testata in vivo sui pazienti piuttosto che sui ratti,
ed a me viene il sospetto che ci sia in atto delle manovre per insabbiare l’efficacia di un integratore
naturale con buone potenzialità. Sarà un caso che le bacche di goji (ricche di L-glutamina) siano
utilizzate in Asia per combattere le allergie596? Abbiamo infatti visto nei capitoli precedenti come
l’allergia sia correlata a disbiosi ed intestino poroso.
Detto questo i risultati degli studi condotti fino ad esso appaiono inconclusivi o contraddittori,
vedi per esempio l’articolo Glutamine prevents parenteral nutrition-induced increases in
intestinal permeability597, che indica una prevenzione della permeabilità intestinale indotta dalla
nutrizione parenterale, l’articolo Possible Links between Intestinal Permeablity and Food
Processing: A Potential Therapeutic Niche for Glutamine598 che descrive i possibili meccanismi
benefici di curcumina e L-glutamina sull’intestino, mentre l’articolo Effect of long-term oral
glutamine supplements on small intestinal permeability in patients with Crohn’s disease599,
riferisce che, alle dosi somministrate per via orale, la L-glutammina non ha apportato miglioramenti
alla porosità intestinale dei malati di morbo di Crohn.
Forse la L-glutamina ha più effetto se somministrata tramite clistere? L’articolo Effect of
retention enema with combination of compound glutamine entero-soluble capsule and
glucocorticoids for treatment of ulcerative colitis600 per esempio mostra che l’aggiunta di tale
aminoacido ad altri medicamenti ne potenzia nettamente l’azione benefica.

50 – Diabete, dieta e disbiosi

Una prima notizia specifica che viene da fonte ufficiale su tale correlazione è l’articolo
scientifico A case of an effective application of probiotics in the complex therapy of severe type
1 diabetes mellitus and intestinal disbacteriosis, (“Un caso di efficace applicazione dei probiotici
nella complessa terapia di un grave caso di diabete mellito di tipo 1 e disbatteriosi intestinale”)601.
Qui sotto la traduzione dell’abstract dell’articolo:
L’articolo presenta un caso che mostra l’associazione tra la gravità del diabete
mellito di tipo 1 ed il disordine del microbiota intestinale. Gli autori sottolineano
che i segni clinici della disbiosi si manifestano soprattutto come disturbi del
595
Pubblicato su Diseases of the colon & rectum September 1999, Volume 42, Issue 9, pp 1209-1215, autori Ekrem
Kaya, Esma Sürmen Gür, Halil Özgüç, Ahmet Bayer, Rifat Tokyay;
http://link.springer.com/article/10.1007/BF02238577.
596
http://www.bacchedigoji.it/cosa-sono-le-bacche-di-goji/sistema-immunitario/.
597
Pubblicato su Journal fo Parenteral and Enteral Nutrition 1994 Jul-Aug;18(4):303-7, autori Li J, Langkamp-
Henken B, Suzuki K, Stahlgren L H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7933435.
598
Pubblicato su Clinics (Sao Pailo) 2010 Jun; 65(6): 635–643., autori Jean Robert Rapin, Nicolas Wiernsperger;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2898551/.
599
Pubblicato su Journal of Parenteral and Enteral nutrition 1999 Jan-Feb;23(1):7-11, autori Den Hond E, Hiele M,
Peeters M, Ghoos Y, Rutgeerts P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9888411.
600
Pubblicato su Zhongguo Zhong Xi Yi Jie He Za Zhi. 2008 Jul;28(7):645-7, autori Tan H, Sun MY, Yang J;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18822919.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2898551/.
601
Pubblicato su Klinicheskaia meditsina 2008;86(1):67-8, autori Rozanova G N, Voevodin D A;
http:/www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18326290.
167
processo metabolico. Viene mostrata l’efficacia clinica della terapia con probiotici
nel complesso trattamento della malattia.
Anche un articolo602 del Dr. Ruggero Grazioli, Medico chirurgo Specialista in Scienza
dell’Alimentazione, conferma il legame diabete mellito e disbiosi. In esso infatti leggiamo che tra i
sintomi della disbiosi si annoverano:
stanchezza, stato confusionale, cefalea, insonnia - dermatosi (acne, eczemi) -
intolleranze ed allergie alimentari - epatopatie e sintomi da ipertensione portale -
diabete mellito - infezioni croniche mucose (cisititi, vaginiti, prostatiti) - alterazioni
psichiche
Anche il dottor Fortunato Loprete segnala il diabete mellito come conseguenza della disbiosi603.
Ulteriore conferme della stessa relazione causale la troviamo nel già citato articolo del dottor
Caporossi604 ed anche sul sito del centro medico di medicina biologica di Monza605 nel quale ci si
riferisce all’insorgenza di “malattie metaboliche (diabete mellito, obesità, calcoli della colecisti,
malattie cardiovascolari)” come conseguenze della disbiosi intestinale.
A conferma di quanto su affermato abbiamo l’articolo Gut microbiota, probiotics and diabetes
(“Microbiota intestinale, probiotici e diabete”)606 nel quale leggiamo che la causa del diabete risiede
almeno in parte nel microbiota intestinale e che, come conferma di tale ipotesi, l’utilizzo di
probiotici nei pazienti diabetici porta a dei miglioramenti (aumento della resistenza insulinica,
riduzione delle reazioni autoimmuni, anche in seguito alla diminuzione della permeabilità
intestinale).
Nel suo libro del Come affrontare il diabete il dottor Giuseppe Nacci individua nella disbiosi la
causa del Diabete Mellito e scrive che607:
Nei pazienti diabetici in trattamento farmacologico, però, dove la terapia
medica è mirata soltanto al mantenimento di livelli controllati di Glicemia e dove,
quindi, i medicinali non rivestono alcun fine di guarigione dalla malattia, la
questione è più delicata, poiché in questi casi bisognerebbe iniziare a sostituire i
farmaci chimici di sintesi con particolari piante officinali mirate al ripristino delle
normali funzionalità biochimiche dell’organismo.
Fra queste azioni di recupero è compresa anche, per i pazienti affetti da
Diabete Mellito di Primo Tipo, la rigenerazione delle stesse cellule Beta del
Pancreas: fatto questo non ancora dimostrato ma ritenuto teoricamente possibile,
come pure, anche se non ancora provata, la possibile ripresa funzionale dei
Glomeruli renali nei casi di Insufficienza Renale Cronica ai primi stadi, patologia
presente in circa 1/3 di tutti i casi di Diabete Mellito.
Sul sito del dottor Giovanni Angilè608 troviamo scritto che il diabete può svilupparsi come
conseguenza della disbiosi intestinale, ed anche la naturopata Laura Quinti609 menziona il diabete
tra le malattie causate dalla disbiosi (oltre ad acne, mal di testa, malattie cardiovascolari, debolezza,
malattie del fegato e delle vie biliari, insonnia, osteoporosi, reumatismi, disturbi ormonali).
In effetti questi professionisti si basano su una discreta letteratura scientifica, come mostrano i
seguenti articoli.
602
http://www.dydnaturalbirth.it/naturopatia/articolo1.html.
603
http://www.ossigenoozono.it/Relazioni%20Patologie/Ozono%20Terapia%20e%20disbiosi%20itestinale.pdf.
604
http://www.proctocastelli.it/disbiosi_intestinale.html.
605
http://www.centrodimedicinabiologica.it/idrocolonterapia-problemi-intestinali-iridologia-monza/.
606
Pubblicato su Nutrition Journal 2014, 13:60 autori Aline Corado Gomes, Allain Amador Bueno, Rávila Graziany
Machado de Souza, João Felipe Mota ; http://www.nutritionj.com/content/pdf/1475-2891-13-60.pdf.
607
Editoriale Programma, maggio 2011; http://www.ilgiardinodeilibri.it/autori/_giuseppe-nacci.php?pn=439.
608
http://www.giovanniangile.it/apparato_d_002.htm.
609
http://www.lauraquinti.net/Articoli/disbiosi_e_patologie.htm.
168
- Gut microbiota in human adults with type 2 diabetes differs from non-diabetic adults (“Il
microbiota in umani adulti con diabete di tipo 2 differisce da quello degli adulti non diabetici”)610.
- A metagenome-wide association study of gut microbiota in type 2 diabetes611 (altro studio
che conferma la presenza di disbiosi del microbiota intestinale nel diabete di tipo 2)
- Gut metagenome in European women with normal, impaired and diabetic glucose
control612 (“Metagenoma intestinale intestinale in donne europee con controllo del glucosio
normale, insufficiente e diabetico”).
- Gut microbiota in children with type 1 diabetes differs from that in healthy children: a
case-control study (“Il microbiota intestinale dei bambini con diabete di tipo 1 differisce da quello
dei bambini sani: uno studio caso-controllo”)613. Nelle conclusioni di questo articolo leggiamo:
Le differenze significative osservate tra I due gruppi nel numero dei Bifidobatteri,
Lactobacilli e Clostridi e nel rapporto tra Firmicutes e Bacteroidetes, può essere
correlata al livello glicemico nel gruppo dei diabetici. Inoltre la quantità dei batteri
essenziali per il mantenimento dell’integrità dell’intestino è risultata
significativamente più bassa nei bambini con diabete che non nei bambini in buona
salute.
- Transfer of intestinal microbiota from lean donors increases insulin sensitivity in
individuals with metabolic syndrome (“Trasfermento del microbiota intestinale da donatori sani
aumenta la sensibilità all’insulina negli individui con sindrome metabolica”)614. Questo articolo in
particolare permette di chiarire il dubbio sul tipo di correlazione presente tra diabete e disbiosi,
giacchè si potrebbe pensare che la disbiosi sia una conseguenza delle alterazioni innescate dal
diabete, ma tale esperimento mostra esattamente il contrario, visto che ripopolando l’intestino con
microbi benefici si ottiene un miglioramento.
A proposito di cure naturali per il diabete (nonché per il tumore, la tubercolosi ed altre malattie
considerate pressoché incurabili dalla medicina moderna) segnalo il libro Guarire il cancro con il
metodo Gerson ed il video-documentario allegato Se solo avessimo saputo - guarire con il
metodo Gerson. Il metodo Gerson si basa su un’alimentazione povera di carboidrati complessi e
ricca di spremute di frutta e verdura, un’alimentazione quindi che può aiutare a riequilibrare la
disbiosi intestinale (vedi anche più avanti nel capitolo sul cancro).
Sebbene la fonte sia puramente aneddotica, è significativo che vi siano testimonianze di un
effetto curativo dei microrganismi effettivi (Vitabiosa) anche riguardo al diabete (vedi più avanti
nel capitolo relativo). Interessante anche la testimonianza della famiglia Boutenko, uno dei cui
membri afferma di essere guarito dal diabete cibandosi per l’appunto solo di frutta e verdura cruda
(vedi più avanti il capitolo relativo al crudismo ed alla storia di tale famiglia).
Un conferma indiretta, ma ugualmente importante del legame tra diabete e disbiosi, viene dalla
lettura dell’articolo scientifico Early feeding and risk of type 1 diabetes: experiences from the
Trial to Reduce Insulin-dependent diabetes mellitus in the Genetically at Risk (TRIGR)
(“Alimentazione nella prima infanzia e rischio di sviluppo del diabete di tipo 1: esperienze
dall’Esperimento per ridurre il diabete mellito insulino-dipendente nelle persone geneticamente a
610
Pubblicato su PLoS One. 2010;5:e9085. Autori Larsen N, Vogensen F K, van den Berg FW, Nielsen DS,
Andreasen AS, Pedersen BK, et al. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2816710/.
611
Pubblicato su Nature. 2012;490:55–60., autori Qin J, Li Y, Cai Z, Li S, Zhu J, Zhang F, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23023125.
612
Pubblicato su Nature. 2013;498:99–103., autori Karlsson FH, Tremaroli V, Nookaew I, Bergstrom G, Behre CJ,
Fagerberg B, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23719380.
613
Pubblicato su Biomedical center medicine 2015, autori Mora Murri, Isabel Leiva, Juan Miguel Gomez-Zumaquero,
Francisco J Tinahones, Fernando Cardona, Federico Soriguer, María Isabel Queipo-Ortuño;
http://www.biomedcentral.com/1741-7015/11/46.
614
Pubblicato su Gastroenterology 2012;143:913–16, e7., autori Vrieze A, Van Nood E, Holleman F, Salojarvi J,
Kootte RS, Bartelsman JF, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22728514.
169
rischio”)615.
Da esso risulta evidente che allattare al seno il più a lungo possibile sembra la maniera migliore
per evitare la comparsa di diabete mellito nei bambini; in ogni caso lo svezzamento con latte di
mucca viene indicato da questo studio come fattore di rischio per l’insorgenza del diabete di tipo 1 e
viene suggerita una innovativa formula di latte artificiale con caseina altamente idrolizzata.
Anche questa informazione può inquadrarsi nell’interpretazione del diabete come effetto della
disbiosi, in quanto l’allattamento artificiale è una delle cause della disbiosi, perché manca il
passaggio dei batteri benefici dal latte della mamma al neonato.
Chi considera il latte un alimento poco salutare può prendere in considerazione (almeno da una
certa età in poi, a seconda anche del consiglio del pediatra) le alternative vegetali (dipende
ovviamente dall’età del bambino e dalla valutazione del pediatra), ma attenzione alla soia, cibo che
andrebbe mangiato solo se fermentato o cotto a lungo in pentola sotto forma di semi interi (molti
derivati della soia sono super processati, e contengono dei dannosi fitoestroegeni e degli
antinutrienti).
Il consiglio che sicuramente si può dare è che se ci si impegna e se lo si vuole fortemente, e se si
è in buona salute, è difficile non allattare un bambino per un anno o due (come abbiamo visto le
difficoltà di allattamento possono venire da una intolleranza al glutine o da altri disturbi come i
focus dentali). Ciò che impedisce o fa interrompere l’allattamento materno sono a volte dei blocchi
psicologici, a volte l’impreparazione della madri nel gestire alcune naturali “crisi” durante le quali il
bambino si attacca con maggior frequenza (non perché il latte materno non basta ma per stimolarne
la produzione in momenti in cui ne ha maggior bisogno per crescere). Altra causa di interruzione
dell’allattamento materno è spesso un immotivato pregiudizio secondo il quale 6 mesi di
allattamento potrebbero bastare, poi ci sono le difficoltà e la scomodità di conciliare allattamento e
lavoro, ma incidono anche il riscorso immotivato al taglio cesareo (quando ci vuole ci vuole, ma in
questi anni si registra un uso spropositato di tale tecnica) e all’epidurale, una forma di anestesia
durante il parto, generalmente evitabile a meno che non serva appunto per un intervento come il
taglio cesareo, ma adesso più utilizzata anche per l’innaturale paura che hanno alcune madri di non
potere sopportare i dolori del parto (quel dolore che hanno naturalmente sopportato tutte le nostre
antenate). Un aiuto a tutte le mamme che hanno qualsiasi tipo di difficoltà ad allattare può venire
dai consigli e dalle consulenze della lega del latte (www.lllitalia.org/).
Ed ecco la traduzione di alcune righe dell’articolo succitato:
L’allattamento al seno di breve durata e la precoce esposizione alla presenza di
proteine complesse nella dieta, come proteine del latte di mucca e dei cereali, o alla
frutta, ai frutti di bosco, e alle radici o tuberi, è stato implicato come fattore di
rischio per l’autoimmunità delle cellule β, per il diabete del tipo clinico 1, or per
entrambi. (…)
Nel nostro studio pilota lo svezzamento con una formula altamente idrolizzata
ha diminuito di circa il 50% l’incidenza cumulativa dell’occorrenza di uno o più
auto-anticorpi associati col diabete ad un’età media di 4,7 anni. Questo risultato è
stato confermato in una recente analisi di controllo proseguito fino a 10 anni di
età.
Altra conferma è l’articolo (già citato nell’introduzione) Does breastfeeding influence risk of
type 2 diabetes in later life? A quantitative analysis of published evidence (“L’allattamento al
seno influenza il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 nella vita futura? Un’analisi quantitativa di
prove pubblicate”)616.
615
Pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition dell’ 8 giugno 2011, autori Knip M, Virtanen SM, Becker D,
Dupré J, Krischer JP, Akerblom HK; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21653795.
616
Pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition 2006;84(5):1043–1054., autori Owen CG, Martin RM,
Whincup PH, Smith GD, Cook DG. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17093156.
170
Se è vero che il diabete è correlato alla disbiosi intestinale (ma non solo, come dovrebbe essere
chiaro dalla lettura del libro “I pilastri della salute e la rete di interconnessioni”) tutti i metodi che
possono servire a riequilibrare l’equilibrio della microflora intestinale potrebbero risultare utili. Uno
tra questi è una dieta basata essenzialmente sul consumo di cereali in chicco (cucinati a mo’ di
risotto con le verdure) secondo i dettami della cucina energetica di Ferenc Holecz o secondo i
dettami della macrobiotica, uniti alla somministrazione di probiotici. In particolare si sono rivelati
efficaci alcuni regimi un po’ più restrittivi come la dieta Ma-Pi 2, ideata da Mario Pianesi ed
applicata con successo per la cura del diabete (come abbiamo visto in un capitolo precedente);
tenete presente che la dieta macrobiotica prevede anche il consumo regolare di cibi fermentati, che
aiutano a riequilibrare la flora intestinale.
Questo può significare anche che una dieta crudista (naturalmente priva di carboidrati complessi)
può essere utile nella guarigione del diabete. A tal proposito segnalo una testimonianza di un ex
malato italiano che è guarito mangiando per alcuni mesi solo frutta e verdura cruda617.
E adesso parliamo di veleni chimici che causano diabete (ma anche obesità e sterilità)
Il quotidiano francese Le Monde ci avvisa nell’articolo Des produits chimiques favorisent
obésité et diabète (“Dei prodotti chimici favoriscono obesità e diabete”)618 che alcune sostanze
chimiche favoriscono l’insorgenza dell’obesità e del diabete.
È la conclusione di un rapporto del CHEM Trust britannico (Fondazione di Sorveglianza sui
prodotti chimici, la sanità e l’ambiente). Miquel Porta (Istituto di ricerca dell’Ospedale del Mare di
Barcellona, in Spagna) et Duk-Hee Lee (Università statale di Kyungpook, Daegu, Coréa del Sud)
hanno passato in rivista più di 240 pubblicazioni scientifiche al riguardo.
Nell’articolo leggiamo che:
Differenti sostanze chimiche sono state identificate come agenti che favoriscono
il diabete e l’obesità, particolarmente gli inquinanti organici persistenti (POP)
come le diossine, i PBB e certi pesticidi organoclorati
Dagli studi compiuti negli anni ‘90 sui veterani della guerra del Vietnam, si sa
che le vecchie diossine sono diabetogene. Lo stesso vale per l’arsenico. La
scoperta è più recente nel caso del Bisfenolo A, uno dei prodotti chimici prodotti in
quantità maggiore nel mondo, dice Miquel Porta.
Tale articolo ci informa pure che, a dispetto di un piano nazionale (plan Ecophyto) che prevede
la riduzione del 50% dei pesticidi entro il 2018 l’associazione France Nature Environnement
denuncia che “tra il 2008 e il 2010, l’uso dei pesticidi in Francia è aumentato del 2,6 % per i
trattamenti foliari e del 7 % per il trattamento delle semenze”619.
Alla luce di tutta questo approfondimento sul rapporto tra prodotti chimici utilizzati
nell’agricoltura e malattie, diabete in particolare, è maggiormente comprensibile come una dieta a
base di cibi crudi e biologici possa servire a correggere questa malattia. Basta infatti passare una
settimana mangiando solo cibi biologici per vedere ridursi del 90% la quantità i prodotti chimici
(utilizzati nell’agricoltura) presenti nel nostro corpo.
Crudo e semplice620 è un documentario indipendente che testimonia la guarigione di un gruppo
di persone che passano ad una “dieta naturale basata su cibo biologico, frutta e verdure crude”,
eliminando alcool, sigarette, caffè e soda; anche chi non è guarito del tutto ha ridotto di molto il
tasso di glicemia e di conseguenza la necessità di assumere farmaci. Alex Ortner, produttore
esecutivo del film, ha vinto secondo premio al “Festival cinematografico della vita consapevole”.

617
http://frontelibero.blogspot.gr/2013/07/testimonianza-di-angelo-palomba-una.html.
618
Autore Paul Benkimoun, pubblicato il 23/03/2012; http://www.lemonde.fr/planete/article/2012/03/23/des-
produits-chimiques-favorisent-obesite-et-diabete_1674620_3244.html.
619
http://www.fne.asso.fr/fr/les-pesticides-sont-dangereux-y-compris-pour-les-
agriculteurs.html?cmp_id=33&news_id=12684.
620
http://www.macrolibrarsi.it/video/__crudo-semplice-film-documentario-dvd.php.
171
Sul web potete trovare altre informazioni sulla cura naturale del diabete con la dieta senza muco
del dottor Arnold Ehret621 (una dieta essenzialmente crudista), ed altre informazioni622, alcune delle
quali in francese623.
E dopo il film ecco un libro sulla cura del diabete: Curare il diabete in 21 giorni, di Gabriel
Cousens, medico omeopata che tiene seminari sulla nutrizione e lo stile di vita in ogni parte del
mondo.
Il libro è un po’ troppo generico, non spiega in dettaglio quale sia la dieta da adottare, sebbene ci
si riferisca sempre ad una dieta basata su cibi naturali, essenzialmente una dieta vegan. Cousens
asserisce che il suo programma “Albero della Vita” è in grado di:
invertire il processo degenerativo del diabete di tipo II sino a completa guarigione
e di apportare miglioramenti significativi rispetto ai disturbi generati da quello di
tipo I, grazie a un approccio naturale a 360° che tiene conto di alimentazione,
emozioni, stile di vita e rimedi naturali.
Termino queato capitolo riportando alcune brevi informazioni in ordine sparso su varie questioni
connesse al diabete ed a una sua possibile cura naturale. La prima è secondo l’articolo nell’articolo
Glycated haemoglobin and blood pressure-lowering effect of cinnamon in multi-ethnic Type 2
diabetic patients in the UK: a randomized, placebo-controlled, double-blind clinical trial624
(sperimentazione in doppio cieco randomizzato con gruppo di controllo che assume placebo) la
cannella assunta da su persone affette da diabete di tipo 2, abbassa la glicemia, contrasta
l’ipertensione arteriosa e riduce il peso in eccesso. Si tratta nella fattispecie della cannella della
specie Cinnamomum Cassia detta anche cannella cinese.
La seconda invece riguarda la L-Carnitina, un aminoacido la cui carenza, secondo alcune
ricerche, potrebbe essere implicata in patologie come encefalopatia mialgica/sindrome da
stanchezza cronica e diabete. Questo non garantisce però che una sua integrazione possa essere dare
un contributo significativo alla cura di queste patologie (se e quando avrò informazioni più precise
aggiornerò il libro).
Un’altra informazione riguarda i cicli di metilazione, una serie di reazioni biochimiche che sono
essenziali per la disintossicazione del nostro organismo, ma anche per il bilanciamento dell’umore,
il controllo dell’infiammazione ed il cui danneggiamento può condurre a problemi come diabete,
autismo, morbo di Alzheimer. È noto che il mercurio danneggia i cicli di metilazione così come una
mutazione genetica dell’enzima MTHFR (in tal caso può essere utile assumere metilcobalamina, la
forma metilata della vitamina B-12).
Bob Sands, in un capitolo scritto per il libro Guarire i sintomi noti come autismo di Kerry
Rivera, riferisce l’esperienza di una persona da lui trattata per 5 volte in camera iperbarica che così
risolse un problema neurologico (causatogli da un colpo apoplettico) ma ottenne da quel trattamento
anche una stabilizzazione della pressione sanguigna ed un miglioramento sensibile del diabete, che
gli permise di diminuire la quantità di medicine per il diabete che era costretto ad assumere.
Sul medesimo libro si possono leggere due testimonianze di cura del diabete con il biossido di
cloro (protocollo di Kerry Rivera), da parte di parenti dei bambini autistici che hanno provato ad
utilizzare tale prodotto anche per le proprie patologie.
L’articolo Fat intake and the development of type 2 diabetes625 ci informa che non esiste
621
http://www.arnoldehret.it/modules.php?name=News&file=print&sid=63. il libro del dottor Ehret si può
acquistare anche presso macrolibrarsi.
622
http://www.facebook.com/notes/erboristeria-semi-di-luna/diabete-cannella-cromoacido-
lipoico/126812814054117.
623
http://soleilvert1.blogspot.com/2010/09/diabete-on-peut-guerir.html.
624
Pubblicato su Diabetic Medicine 2010 Oct;27(10):1159-67., autori Akilen R, Tsiami A, Devendra D, Robinson N.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20854384.
625
Pubblicato su Endocrinology Journal 2015;62(7):561-72, autori Nagao M, Asai A, Sugihara H, Oikawa S;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25924665.
172
alcuna prova che il grosso aumento nel consumo di grassi in Oriente sia la causa scatenante
dell’impennata di casi di diabete.
In realtà per quanto riguarda il diabete possiamo spingerci più in là, per il semplice motivo che la
curva glicemica con un picco maggiore, la si ha dopo avere assunto carboidrati, una curva invece
meno pronunciata la si ha quando si mangiano le proteine, ed una curva quasi appiattita quando si
mangiano i grassi. Quindi i grassi (sani) parrebbero un alimento ideale per i malati di diabete.
L’articolo A low-carbohydrate, ketogenic diet to treat type 2 diabetes626 ci informa infatti che
prima che fosse disponibile insulina a buon mercato, la dieta raccomandata per la cura del diabete
era a bassissimo tenore di carboidrati (5%), alto tenori di grassi (75%), e medio tenore di proteine
(20%). L’articolo passa in rassegna alcuni studi recenti che mostrano buoni risultati ottenuti con
diete simili e passa quindi a descrivere i risultati positivi ottenuti dagli autori stessi con una dieta
chetogenica a basso tenore di carboidrati per il trattamento di persone obese con diabete di tipo 2.
Gli autori concludono che tale dieta può essere molto efficace nell’abbassare i livelli di glucosio nel
sangue e che i pazienti che usano farmaci per il diabete nel seguire una simile dieta devono essere
seguiti da un medico o devono essere capaci di aggiustare di volta in volta le dosi delle medicine
che assumono.
Sebbene i risultati ottenuti fino ad ora non sono definitivi, ci sono i primi studi che mostrano
come la vitamina D possa aiutare a prevenire, controllare il diabete e contenere gli effetti collaterali
della malattia, come mostrano gli articoli Vitamin D replacement and type 2 diabetes mellitus627
e Vitamin D deficiency and type 2 diabetes628. Il fatto che in alcuni studi l’integrazione di
vitamina D mostri effetti positivi, e in altri nessun effetto, ovviamente può signifiare sia che bisogna
indagare più a fondo, sia che non tutti i casi di diabete siano sensibili ad una integrazione629. Tra i
tanti che mostrano l’efficacia della vitamina D nel migliorare le condizioni dei pazienti sofferenti di
diabete (di tipo 2, anche mellito) cito l’articolo The effect of vitamin D on insulin resistance in
patients with type 2 diabetes630.
L’articolo Role of vitamin D in the pathogenesis of type 2 diabetes mellitus631 mostra anche
delle buone ragioni che potrebbero spiegare la correlazione del diabete con la carenza di vitamina
D, ovvero
La presenza nel tessuto pancreatico dei recettori della vitamina D (VDR) e delle
proteine che si legano alla vitamina D (DBP) e le relazioni tra certe variazioni
degli alleli nei geni di VDR, tolleranza al glucosio e secrezione dell’insulina.

51 – Tiroide, intestino, disbiosi

NB: Molte delle informazioni qui sotto riportate sono tratte dal sito di Chris Kresser
(https://chriskresser.com/the-thyroid-gut-connection/) dal quale potete scaricarvi un intero libro
(in inglese) sulla guarigione delle malattie della tiroide.
626
BioMed Central Nutrition & Metabolism 2005; 2: 34, autori William S Yancy Jr, Marjorie Foy, Allison M Chalecki,
Mary C Vernon, Eric C Westman; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1325029/.
627
Current Diabetes Review 2015;11(1):7-16, autori Issa CM, Zantout MS, Azar ST;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25495839.
628
Postgraduated Medical Journal 2010 Jan;86(1011):18-25; quiz 24, autori Ozfirat Z, Chowdhury TA.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20065337.
629
Vitamin D and type 2 diabetes: a systematic review, European Journl of Clinical Nutrition 2011 Sep;65(9):1005-
15, autori Mitri J, Muraru MD, Pittas AG; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25495839.
630
Diabetology & Metabolic Syndrome 20135:8, autori Afsaneh Talaei, Mahnaz Mohamadi, Zahra Adgi;
https://dmsjournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/1758-5996-5-8.
631
Diabetes Obesity & Metabolism 2008 Mar;10(3):185-97, autori Palomer X, González-Clemente JM, Blanco-Vaca F,
Mauricio D; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18269634.
173
Già all’inizio del 1900 era stato ipotizzato un tale legame, come mostra l’articolo the influence
of intestinal bacteria upon th thyroid gland632 , ma è in tempi molto più recenti che, grazie a
innovative tecniche di sequenziamento, si è scoperto come individui con ipertiroidismo hanno
livelli più bassi di Bifidobacteria e di Lactobacilli e livelli più alti di Enterococchi rispetto ai
soggetti sani del gruppo di controllo633.
Non ci sono ancora studi simili per quanto riguarda l’ipotiroidismo, ma il 90% dei casi di
ipotiroidismo sono di natura autoimmune, come mostra l’articolo Autoimmunity and
hypothyroidism634, ed il presente libro mostra con abbondanza di prove come le malattie
autoimmuni siano legate alla disbiosi intestinale. Per avvalorare ulteriormente questa tesi si può
citare l’articolo Does the Gut Microbiota Trigger Hashimoto’s Thyroiditis?635, nel cui abstract
leggiamo
Una crescente mole di prove ha dimostrato che fattori ambientali, quali ad
esempio le infezioni, sono critici nell’innescare la tiroidite di Hashimoto in
individui geneticamente predisposti. Non solo i patogeni ma anche i
microrganismi simbiotici intestinali possono influenzare risposte extra intestinali
del sistema immunitario e quindi la disbiosi nell’intestino potrebbe portare alla
perdita della tolleranza agli auto- antigeni tra i quali si annoverano la tiro
globulina e l’autoimmunità che sta alla base della tiroidite di Hashimoto. I
microbi riconoscono un certo numero di differenti molecole endocrine dell’ospite,
inclusa adrenalina, noradrenalina, ormoni sessuali e omoni tiroidei, e possono
persino cambiare la virulenza ed alcuni aspetti del proprio metabolismo in
risposta a questi segnali. Inoltre i ratti private di batteri, allevati in condizioni
sterili e privi di batteri intestinali, hanno ghiandole tiroidee più piccole dei ratti
allevati convenzionalmente, il che suggerisce un ruolo cruciale per questi
microbi nella salute della tiroide.
C’è da aggiungere che la disbiosi intestinale porta ad un malassorbimento del cibo, e quindi ad
una carenza di varie sostanze nutritive come per esempio iodio e selenio, che sono essenziali per il
buon funzionamento della tiroide. Sebbene siano dati che derivano da un (crudele) esperimento su
animali, può essere indicative il fatto che ratti sottoposti ad un ciclo di antibiotici ad ampio spettro
hanno mostrato un minore assorbimento di iodio da parte della tiroide636.
I lipopolisaccaridi (LPS)637, in caso di disbiosi ed aumentata porosità intestinale possono
giungere nel sistema sanguigno e causare problemi alla tiroide. In particolare tali sostanze
inibiscono l’enzima iodotironina deiodinasi, un enzima che contiene selenio e che è responsabile
della conversione dell’ormone THS (ormone stimolante della tiroide) dalla forma inattiva T4 alla

632
Pubblicato su British Medical Journal 1923; 1:834; http://www.bmj.com/content/1/3254/834.3.
633
Gut Microbe Analysis Between Hyperthyroid and Healthy Individuals, Pubblicato su Current Microbiology
November 2014, Volume 69, Issue 5, pp 675-680, autori Lei Zhou, Xinli Li,et al;
http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00284-014-0640-6.
634
Pubblicato su Baillière's Clinical Endocrinology and Metabolism Volume 2, Issue 3, August 1988, Pages 591–61¸
autore Nobuyuki Amino; http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0950351X88800557.
635
Pubblicato su Discovery Medicine 14(78):321-326, November 2012. Kouki Mori;
http://www.discoverymedicine.com/Kouki-Mori/2012/11/27/does-the-gut-microbiota-trigger-hashimotos-
thyroiditis/.
636
Effect of Changing Intestinal Bacterial Flora on Thyroid Function in the Rat Pubblicato su Hormone and
Metabolic Research 1972; 4(1): 43-47, autori R. L. Vought , F. A. Brown , K. H. Sibinovic, E. G. Mc Daniel;
https://www.thieme-connect.de/DOI/DOI?10.1055/s-0028-1094095 ,
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4110893.
637
Come già detto sono una delle sostanze che compongono la membrana esterna di certi batteri.
174
forma attiva T3638. Si è scoperto che nei ratti questa conversione avviene in buona parte (per circa il
20%) nel sistema gastrointestinale grazie alla presenza dei batteri simbionti e dell’enzima sulfatasi,
ed è facile immaginare che sia così anche negli esseri umani639. Inoltre in seguito alla produzione
degli acidi biliari da parte della cistifellea (per la digestione dei grassi) i batteri dell’intestino
producono gli acidi biliari secondari che a loro volta aumentano l’attività della iodotironina
deiodinasi640.
Inoltre se mancano i recettori della tiroide si possono soffrire sintomi di ipotiroidismo anche in
presenza di una produzione ottimale dell’ormone tiroideo; l’articolo Sick euthyroid syndrome is
associated with decreased TR expression and DNA binding in mouse liver641 mostra che i
lipopolisaccaridi diminuiscono l’espressione dei recettori tiroidei nel fegato.
I lipopolisaccaridi possono anche indurre una eccessiva acquisizione di iodio nelle cellule della
tiroide da parte di quel meccanismo denominato simporto sodio-ioduro642; lo iodio è essenziale al
buon funzionamento della tiroide, ma un eccesso di tale elemento (specie se associato da una
carenza di selenio) può contribuire all’ipotiroidismo autoimmune (tiroidite di Hashimoto), come
mostra l’articolo Supplemental Selenium Alleviates the Toxic Effects of Excessive Iodine on
Thyroid (“L’integrazione di selenio allevia gli effetti tossici dell’eccesso di iodio sulla tiroide”)643.
A conferma di quanto su esposto ci sono alcuni studi che mostrano come l’integrazione di
lattobatteri aumenti i livelli di ormoni tiroidei nel plasma sanguigno dei polli644, e similmente che
l’integrazione di Lactobacillus reuteri migliori la funzionalità tiroidea nei topi.
Un altro servizio che ci rendono i nostri batteri simbionti è quello di produrre acidi grassi a catena
corta fermentando alcuni cibi ricchi di fibre come cassava, patata dolce, banana platano
(piantaggine). A loro volta gli acidi grassi a catena corta sono dei regolatori delle espressioni
genetiche ed hanno un’azione positiva sui recettori della tiroide645.
È interessante notare la connessione tra SIBO (proliferazione batterica nel piccolo intestino) e
tiroide. L’articolo Association between Hypothyroidism and Small Intestinal Bacterial
638
Regulation of Hepatocyte Thyroxine 5′-Deiodinase by T3 and Nuclear Receptor Coactivators as a Model of
the Sick Euthyroid Syndrome Pubblicato su Journal of Biological Chemistry, autori Jingcheng Yu, Ronald J.
Koenig; http://www.jbc.org/content/275/49/38296.full.
639
On the enterohepatic cycle of triiodothyronine in rats; importance of the intestinal microflora pubblicato su
Life SciencesVolume 45, Issue 9, 1989, Pages 849-856, autori W.W. de Herder, M.P. Hazenberg, A.M. Pennock-
Schröder, A.C. Oosterlaken, M. Rutgers, T.J. Visser; www.sciencedirect.com/science/article/pii/0024320589901793.
640
Bile acids induce energy expenditure by promoting intracellular thyroid hormone activation, pubblicato su
Nature 439, 484-489 (26 January 2006), autori Mitsuhiro Watanabe1,6, Sander M. Houten, et al.;
www.nature.com/nature/journal/v439/n7075/full/nature04330.html.
641
Pubblicato su American Journal of Physiology - Endocrinology and Metabolism Published 1 January 2003 Vol.
284 no. 1, E228-E236, autori A P Beigneux, A H Moser, J K Shigenaga, C Grunfeld, K R Feingold;
http://ajpendo.physiology.org/content/284/1/E228.
642
NF-κB p65 Subunit Mediates Lipopolysaccharide-Induced Na+/I− Symporter Gene Expression by
Involving Functional Interaction with the Paired Domain Transcription Factor Pax8 pubblicato su Molecular
endocrinology 2010 Sep;24(9):1846-62, autori J P Nicola, M Nazar, I D Mascanfroni, C G Pellizas, A M Masini-
Repiso; http://press.endocrine.org/doi/10.1210/me.2010-0102, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20667985.
643
Pubblicato su Biological Trace Element Research, June 2011, Volume 141, Issue 1, pp 110–118, autori Jian Xu,
Xiao-Li Liu, Xue-Feng Yang, Huai-Lan Guo, Li-na Zhao, Xiu-Fa Sun;
http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs12011-010-8728-8,
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20517655.
644
Alleviation of cyclic heat stress in broilers by dietary supplementation of mannan-oligosaccharide and
Lactobacillus-based probiotic: Dynamics of cortisol, thyroid hormones, cholesterol, C-reactive protein, and
humoral immunity, pubblicato in Poultry Science Volume 89, Issue 9Pp. 1934-1938 , autori M. U. Sohail, A. Ijaz. et
al.; http://ps.oxfordjournals.org/content/89/9/1934.
645
Short-chain fatty acids enhance nuclear receptor activity through mitogen-activated protein kinase activation
and histone deacetylase inhibition, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Science USA 2004 May
4;101(18):7199-204, autori Jansen MS, Nagel SC, et al.; www.pnas.org/content/101/18/7199,
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15103026.
175
Overgrowth646, mostra che il 54% delle persone con ipotiroidismo autoimmune hanno tale
sindrome, a dispetto del 5% delle persone del gruppo di controllo. Non è chiaro se ci sia una
correlazione di causa ed effetto (ed in che senso), però è anche noto che gli ormoni tiroidei
influenzano la motilità intestinale ed anche la funzionalità della barriera intestinale (e quindi la loro
disfunzione può indurre porosità intestinale).
Un cenno infine va fatto alle radiazioni elettromagnetiche, in cui purtroppo ormai siamo immersi
a causa delle antenne per la telefonia e delle radio-trasmissioni, dei wi-fi, dei cellulari. L’articolo
Effects of 900 MHz electromagnetic field on TSH and thyroid hormones in rats647 mostra
infatti che, almeno nei ratti, le radiazioni da 900 MHz emesse dai telefoni cellulari diminuisce i
livelli nel siero sanguigno degli ormoni TSH (ormone stimolante della tiroidee) e degli ormoni
tiroidei T3 e T4.

52 – Iodio, carenza di iodio, alghe e lugol

In questo capitolo del libro presento anche molte informazioni desunte dall’ascolto di alcune
conferenze il cui video è presente su internet. La prima è quella del dottor Jorge Flechas648.
La carenza di iodio è noto che può causare il gozzo; chi soffre di gozzo causato da carenza di iodio
ha una maggiore probabilità di sviluppare diversi tipi di tumori, in particolare alla tiroide, al seno,
allo stomaco, all’esofago, alle ovaie, all’endometrio. Ci sono zone della terra in cui lo iodio è più
carente (come nella regione americana dei grandi laghi), ed è per questo che si è deciso di aggiungere
iodio al sale. La carenza di iodio causa anche cretinismo, basso quoziente intellettivo, bassa statura.
Ci sono popolazioni che vivono alcune zone montuose della Bolivia che a causa della carenza di
iodio hanno bassa statura e basso Q.I.
Le donne sono molto più soggette dell’uomo a malattie della tiroide (9 a 1) e al gozzo (6 a 1),
perché gli estrogeni rendono più difficile l’assorbimento dello iodio.
Tutte le cellule del nostro corpo contengono e utilizzano iodio. I globuli bianchi non posso
difenderci dalle infezioni in assenza di iodio. Lo iodio si concentra nelle ghiandole e soprattutto nella
tiroide. Troviamo livelli relativamente alti di iodio nel seno, nelle ghiandole salivari, nelle ghiandole
paratiroidee, nel pancreas, nel fluido cerebrospinale, nel cervello, nello stomaco, nella pelle, nelle
ghiandole lacrimali. L’assenza di iodio promuove il cancro. La carenza di iodio in casi estremi può
quindi causare difficoltà a produrre saliva (bocca secca) difficoltà a fare funzionare anche le ghiandole
sudorifere della pelle (pelle secca che quando fa troppo caldo si arrossa senza sudare); In questi
casi dopo 3 o 4 settimane di integrazione i problemi si risolvono.
Le ovaie sono un altro organo che concentra iodio e che lo utilizza per produrre ormone tiroideo
(T2). Per questo alle donne con ipertiroidismo si fa un’indagine per verificare lo stato delle ovaie. La
carenza di T2 (collegata quindi a una disfunzione delle ovaie) può causare aumento di peso. Anche i
globuli bianchi del midollo osseo possono produrre l’ormone tiroideo.
Lo iodio presente nel cervello lo rende più vigile, più attivo, ecco perché non si da mai a nessuno
dello iodio prima di andare a letto. Lo iodio nella gravidanza è importantissimo, è utile fornire alla

646
Pubblicato su Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism2007 Nov;92(11):4180-4 , autori Lauritano EC,
Bilotta AL, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17698907.
647
Pubblicato su Toxicology Letters 2005 Jul 4;157(3):257-62, autori Koyu A, Cesur G, Ozguner F, Akdogan M,
Mollaoglu H, Ozen S; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15917150.
648
https://www.youtube.com/watch?v=ZBM2qWKkFxE.
176
donna gravida la stessa quantità di iodio che viene assunta da una donna giapponese (13,8 mg)649. Lo
iodio per il feto è come la caffeina per noi, lo rende attivo, si muove nell’utero, scalcia, come se la
madre avesse bevuto 10 tazzine di caffè. Lo iodio stimola molto i tessuti cerebrali.
E adesso parliamo del sistema di trasporto dello iodio nei tessuti, ma prima puntualizziamo che
noi assumiamo iodio sotto due forme: ioduro (il sale) e iodio. Il sistema di trasporto difettoso è
quello che causa la nascita di bambino con ipotiroidismo, o che è coinvolto nello sviluppo del cancro
al seno. Ci sono mezzi per verificare l’efficace di questo sistema di trasporto dello iodio (senza il
quale lo iodio non può arrivare nei tessuti e nelle ghiandole che ne hanno bisogno) e ci sono metodi
per rimetterlo in funzione. Il sistema di trasporto lavora contro il gradiente di concentrazione, per
esempio di fronte ad un livello 1 nel sangue, si può avere un livello 28 nelle ghiandole salivari, che
assorbono e concentrano lo iodio.
Ci sono tessuti che assorbono solo iodio e tessuti che assorbono solo ioduro (il sale) mentre alcuni
tessuti li assorbono tutti e due. Per esempio prostata e stomaco assorbono solo iodio, la pelle, le
ghiandole salivari e la tiroide assorbono solo ioduro, mentre il seno entrambi. Ecco perché è
importante assumere un integratore che contiene al suo interno sia l’una che l’altra forma dello iodio.
Lo iodio è essenziale nel periodo di sviluppo del feto e nei primi 3 anni di vita per un corretto
sviluppo del sistema nervoso centrale. Fornendo alla madre 12,5 mg di iodio al giorno durante la
gravidanza, si svilupperò un bambino con un quoziente intellettivo di circa 20-30 punti maggiore di
quello dei genitori. Ho due pazienti, entrambi dottori, che avevano già 4 figli brillanti, e su mio
consiglio la madre ha assunto 12,5 mg di iodio durante la quinta gravidanza. Il quinto figlio è risultato
assolutamente superiore agli altri per sviluppo intellettivo. Ho visto 10 bambini nella mia pratica
medica la cui madre ha assunto integratori di iodio in gravidanza, e tutti sono intellettivamente più
avanti della loro età secondo i normali parametri, uno di questi, anche se va in seconda elementare
svolge già esercizi della quinta, l’altro a quattro anni già sa contare e sommare i numeri, riconosce le
lettere e le sa scrivere.
È una cosa molto importante questa, a cui fare attenzione, 12,5 mg di iodio al giorno per le donne
incinte sotto forma di pillole o sotto forma liquida di lugol650. La carenza di iodio può causare di
cretinismo e ritardo mentale, ritardo nello sviluppo fisico e intellettuale.
Lo iodio è essenziale pure per il corretto sviluppo delle ossa, dello scheletro. Leggere carenze di
iodio nei primi anni di vita si possono manifestare come disturbo dell’attenzione. Una volta si
metteva iodio nel sale, nel latte e nel pane, adesso nel latte e nel pane non si mette più, resta lo iodio
nel sale ma ci dicono di diminuire la quantità di sale che assumiamo e questo parta anche a carenza di
iodio nelle madri ed all’aumento di disturbo dell’attenzione. Il problema è che i dottori spesso
consigliano alle donne incinte di diminuire le dosi di sale assunto con l’alimentazione, ma non dicono
mai di assumere contemporaneamente integratori di iodio. Negli anni tra il 1970 e il 200 i livelli di
iodio assunti dalla popolazione americana si sono dimezzati, ed al contempo sono aumentati
problemi quali malattie della tiroide, cancro al seno, alla prostata, alle ovaie e all’endometrio (tutte
patologie spesso associate al gozzo, malattia causata dalla carenza di iodio).
L’inefficienza del trasporto dello iodio nei tessuti, negli organi e nelle ghiandole si può verificare
misurando quale percentuale dello iodio assunto viene escreta dal corpo con le urine; se una persona
che assume pochissimo iodio ne butta fuori per esempio il 90%, (o in certi casi addirittura più del

649
Secondo alcuni studi scientifici tale quantità potrebbe essere esagerata, perché il contenuto di iodio delle alghe
(consumate almeno due volte al giorno nelle zuppe secondo la tradizione culinaria giapponese) si perde in parte nel
corso del processo di cottura che ne causa l’evaporazione (lo iodio bolle a 184° C).
650
Va sottolineato che ci sono situazioni in cui l’integrazione dello iodio può essere pericolosa, come già discusso nel
capitolo precedente.
177
100%, ovvero ne eliminano più di quanto ne assumano) quando in condizioni normali un corpo
carente di iodio dovrebbe trattenerne il più possibile, abbiamo un’indicazione chiara che è il sistema
di trasporto dello iodio a non funzionare.
L’80% dei vegani soffre di carenza di iodio [lo iodio è presente in discreta quantità anche nei pesci
– N.d.T.], io sono vegetariano, ma il problema è che bisogna mangiare anche le piante marine, le alghe
. dovete imparare a mettere le alghe nelle vostre zuppe di vegetali, a mangiarle con il riso, a mangiarle
ogni giorno, non ogni tanto. In Giappone mangiano alghe tre volte al giorno, essi mettono le alghe in
ogni cibo, e invece di mettere il sale mettono le alghe che sono salate (e contengono iodio). La tiroide
ha bisogno di 6 mg al giorno, il seno ha bisogno di 5 mg al giorno (per le donne sui 50 kg, ma le donne
di maggiore peso o con seno più abbondante hanno bisogno di una quantità proporzionalmente
maggiore); ovviamente gli uomini hanno mammelle più ridotte e meno bisogno di iodio in quella parte
del corpo. Altri tessuti (ghiandole surrenali, timo ovaie, ipotalamo, etc.) hanno bisogno
complessivamente di 2 mg al giorno. Il corpo nel suo complesso può contenere 1500 mg di iodio; la
tiroide al massimo può contenere 50 mg di iodio; il 20% dello iodio si trova nella pelle; il 32% dello
iodio si trova nei muscoli, e se manca lo iodio …
Nei vari organi, ghiandole e tessuti in cui manca lo iodio si possono creare dei noduli,
ingrossamento, disfunzione, tessuto fibroso, disfunzione dell’organo/tessuto, e anche dolore. La
carenza di iodio nelle ovaie e nel seno può causare dolore, può causare anche ovaio policistico.
Anche nei muscoli la carenza di iodio oltre ai sintomi già citati può causare dolore, e quindi dolore,
debolezza (disfunzione del tessuto muscolare) tessuto fibroso, noduli … ritroviamo i sintomi della
fibromialgia. Le donne che conosco che soffrono di fibrocisti al seno mi dicono che quando
assumono lo iodio per questo problema (e per contrastare anche il conseguente dolore al petto)
sentono scomparire anche i dolori muscolari (dei sintomi che per loro erano di secondaria
importanza). L’80% delle donne con dolori muscolari da fibromialgia ottengono un notevole
miglioramento di questo sintomo con la sola integrazione dello iodio. Ovviamente lo iodio non può
curare tutti i casi di fibromialgia, alcuni dei quali hanno una origine meccanica, la compressione delle
vertebre della spina dorsale. La fibromialgia è essenzialmente una diagnosi da cestino della
spazzatura, un po’ come il mal di testa, dal momento che posso avere il mal di testa per colpa di un
tumore cerebrale, perché ho ricevuto una botta in testa … fibromialgia significa che si hanno dei
muscoli che fanno male, ma bisogna andare al di là del sintomo e capire perché fanno male, ed una
delle possibili cause è la carenza di iodio. Allora si può assumere iodio assieme a dei cofattori,
ovvero vitamina B2 e B3, che aiutano ad assorbire lo iodio e a trattenerlo, e si vedrà che molto del
dolore scomparirà piuttosto rapidamente. Le dosi giornaliere raccomandate (negli USA) sono
indicate solo per evitare il gozzo, e non per andare incontro ai bisogni del resto del corpo, delle
singole ghiandole, organi e tessuti menzionati in precedenza, ed il sistema sanitario non menziona il
problema delle sostanze che causano il gozzo perché essendo simili allo iodio si sostituiscono ad
esso inibendone l’assorbimento: cloro, fluoruro, bromo651.
I composti del bromo li hanno messi nel pane la posto dello iodio e li ritroviamo nelle bevande
analcoliche. È il caso di controllare sul dizionario il significato dalla parola “bromismo”; molti dei
nostri ragazzi soffrono di bromismo652. Ci sono paesi nei quali i ragazzini bevono anche 4/5 di
queste bevande al giorno, che contengono un olio vegetale brominato. Uno dei problemi che può
causare il bromismo è il comportamento schizoide, e poi vi chiedete perché i ragazzini che vanno a
651
E qui entra in gioco anche il fluoruro contenuto nei dentifrici e negli integratori che purtroppo ancora si danno ai
bambini, con grave danno per la salute.
652
Intossicazione da bromo che causa disturbi del sistema nervoso e gastro-intestinale, nonché di tutti i tessuti, gli
organi, le ghiandole che hanno bisogno di iodio.
178
scuola hanno comportamenti paranoidi e si uccidono a vicenda e uccidono i professori. Nella scuola
di mio figlio 14 distributori automatici vendono quasi esclusivamente bevande brominate e molti
ragazzi ne bevono anche 3 al giorno. L’integrazione di iodio può eliminare piano piano (nel giro
eventualmente di 3-4 anni) fino al 90% del tessuto fibroso che si è formato nel seno (in questo lo
iodio molecolare I2 è più efficace dello ioduro). Durante l’allattamento il seno cattura più iodio che
non la tiroide.
Il trattamento con lo iodio del tumore benigno al seno è accompagnato dalla riduzione del volume
del seno e remissione dei sintomi della malattia.
Una bassa assunzione di iodio causa uno stato iper-estrogenico (il quale a sua volta riduce la
capacità di assorbimento dello iodio). L’ipotiroidismo è associato con livelli di estrogeni liberi che
arrivano fino all’80%-90%, quando i valori normali sono tra il 40 e il 60%. L’ipertiroidismo è
associato a livelli di estrogeni liberi del 20% circa. L’ormone della tiroide induce la globulina di
legamento dell’ormone sessuale
C’è una interazione di fondo tra gli estrogeni ed i livelli di iodio nel corpo umano, gli estrogeni
inibiscono l’assorbimento dello iodio. Quando si somministra iodio a cellule di tumore si induce
apoptosi, lo iodio combatte il tumore, elimina l’immortalità delle cellule tumorali, significa che
somministrando iodi le cellule tumorali ricevono il segnale che è il loro momento di morire.
Di fronte alla domanda “come è possibile ripristinare la funzionalità del sistema di trasporto dello
iodio nei vari tessuti?” il dottor Flechas risponde che sul suo sito http://www.helpmythyroid.com ci
sono articoli sulla ricerca sullo iodio che sta conducendo nella sua clinica privata ed in particolare ci
sono tre articoli che spiegano come ripristinare tale funzione. Si tratta degli articoli intitolati:
“vitamin C”, “fibromyalgia” , “sodium iodide symporter”.
Il primo metodo consiste nella somministrazione di 3 grammi di esteri - vitamina C653.
Il secondo nella somministrazione di alte dosi di iodio.
Il terzo nella somministrazione delle vitamine B2 e B3
Ci sono differenti modi di restaurare la funzionalità del sistema di trasporto e siamo adesso in
grado di documentare che ciò è possibile
Rispondendo ad una domanda sulla cura della fibromialgia il dottor Flechas afferma che bisogna
valutare la storia clinica e i sintomi del paziente. Con la somministrazione di iodio nel giro di un
mese si riducono notevolmente i sintomi del dolore muscolare dell’80% di chi soffre di questa
patologia. Ma bisogna ricordare che una compressione a carico della colonna vertebrale, uno
schiacciamento, di qualche disco, può essere causa di fibromialgia, e in questo caso spesso i malati
soffrono di mal di testa su base giornaliera.
Altre informazioni e riferimenti scientifici sul problema della carenza dello iodio si trovano al link:
http://www.helpmythyroid.com/iodine.htm.

Qui di seguito invece alcune informazioni desunte da una conferenza della dottoressa Sherry
Tenpenny654.
Lo iodio è presente nelle uova, ma ci hanno convinto a mangiarne poche per paura del colesterolo,
è presente nel sale iodato, ma se si mette nell’acqua di cottura evapora sotto forma di gas, e se il sale
iodato è conservato dove c’è alta umidità può perdere fino al 50% del suo contenuto di iodio. In più
l’agricoltura industriale ha spesso deprivato il terreno di iodio.

653
Una formulazione della vitamina C di facile assorbimento come per esempio questi prodotti
http://www.solgar.it/prodotti/item/574-ester-c-plus-500 ; http://www.solgar.it/prodotti/item/575-ester-c-plus-
1000#, http://arganiascorbile.it/materie-prime/469-ascorbil-palmitato-esteri-della-vitamina-c-100g.html.
654
https://www.youtube.com/watch?v=hMjKmi12UX0.
179
Le autorità sanitarie non hanno mai predisposto uno studio per stabilire la dose giornaliera di iodio
che è necessaria all’intero corpo umano, ma solo alla tiroide, o meglio spesso viene raccomandata una
dose appena necessaria a impedire lo sviluppo del gozzo.
Il sistema di trasporto dello ioduro di sodio serve a portare iodio in: pancreas, fegato, mucosa
gastrica e intestinale, le ghiandole del cavo nasofaringeo, ghiandole lacrimali, corpo ciliare degli occhi,
plesso coroideo, ghiandole salivarie, mammarie, sudorifere della pelle. Ma non sappiamo quanto è il
bisogno di iodio per tutti questi organi.
L’ormone della tiroide (TSH) aumenta l’attività del sistema di trasporto dello iodio
In caso di problemi con la tiroide a volte si utilizza iodio radioattivo per uccidere le cellule della
tiroide, ma forse quello di cui ci sarebbe bisogno è dello iodio non radioattivo per rimettere in
funzione la tiroide in caso di carenza di iodio.
Il selenio è fortemente correlato con lo iodio, io non prescrivo mai ai miei pazienti lo iodio da solo,
ma lo associo sempre al selenio.
La carenza di selenio può avere un profondo effetto sul metabolismo dell’ormone tiroideo e sul
metabolismo della tiroide stessa, ciò dipende dall’enzima deiodinase di tipo 1, che contiene il selenio,
e che ha un ruolo nel convertire la forma T4 dell’ormone tiroideo nella forma T3. Per questo alcune
forme di “ipotiroidismo” in realtà corrispondono a carenza sia di iodio che di selenio.
Una prolungata carenza di selenio e di iodio può portare a una forma di ipotiroidismo dei tessuti e
danneggiare la funzionalità cerebrale655.
La carenza di selenio impedisce la disintossicazione della tiroide, ed in presenza di concomitante
carenza di iodio ciò può portare alla morte delle cellule, oppure può portare a tutti gli alti e bassi
della tiroidite di Hashimoto. Anche leggere carenze di selenio possono contribuire allo sviluppo di
patologie autoimmuni della tiroide (Hashimoto). Secondo alcuni studi scientifici il 40% dei malati di
tiroidite di Hashimoto può guarire con l’integrazione di selenio.
Anche una intossicazione di mercurio può causare problemi alla tiroide
I livelli considerati normali dell’ormone TSH sono tra 0,5 e 5, ma quelli ottimali in realtà sono tra
0,3 e 3,3, e quelli davvero eccellenti tra 0,1 e 1,5.
Qui finisce per adesso la trascrizione degli elementi più importanti della conferenza della
dottoressa Tenpenny (che forse porterò avanti in una prossima edizione del libro). Adesso
continuiamo la trattazione sullo iodio partendo da alcuni articoli scientifici.
Le analisi statistiche mediche ufficialmente condotte da enti governativi negli Stati Uniti656,
hanno mostrato una continua e preoccupante diminuzione dei livelli medi di iodio assunti dalla
popolazione, il che porta a pensare che il cambiamento nello stile di vita, nell’alimentazione, ma
anche nella coltivazione dei vegetali commestibili (abbiamo visto come la coltivazione intensiva su
largi appezzamenti di terra con l’utilizzo di sostanze chimiche come fertilizzanti e pesticidi abbia
ridotto il tenore di zolfo e boro nei nostri alimenti) possa essere responsabile di questa
problematica.L’articolo citato, pur facendo riferimento a dosi raccomandate giornaliere alquanto
basse (0,15 mg per gli adulti in genere e 0,2 mg per le donne incinte) riferisce che oltre ad un
aumento di gozzo, si deve alla carenza di iodio un aumento del rischio di sviluppare una scarsa

655
La dottoressa si riferisce al seguente studio compiuto su ratti: Effects of selenium and iodine deficiency on
thyroid hormone concentrations in the central nervous system of the rat, pubblicato su European Journal of
Endocrinology 1997 Mar;136(3):316-23, autori Campos-Barros A, Meinhold H, Walzog B, Behne D;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9100558.
656
Iodine nutrition in the United States. Trends and public health implications: iodine excretion data from
National Health and Nutrition Examination Surveys I and III (1971-1974 and 1988-1994) , Journal of Clinical
Endocrinology and Metabolism. 1998 Oct;83(10):3401-8, autori Hollowell JG, Staehling NW, et al;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9768638 .
180
intelligenza.
L’articolo What’s Happening to Our Iodine? (“Cosa sta succedendo al nostro iodio?”)657 ci
informa che attualmente circa un terzo della popolazione mondiale vive in zone dove c’è una
carenza di iodio e che tale problematica non è diffusa solo tra i paesi poveri, ma anche nelle ricche
nazioni occidentali. L’articolo può essere un buon punto di partenza per comprendere il perché lo
iodio possa essere essenziale e perché la sua carenza possa essere così preoccupante. Gli ormoni
secreti dalla ghiandola tiroide658, indicati con i simboli di T4 e T3, sono composti di iodio
rispettivamente per il 65% ed il 59% del loro peso molecolare, e a tal scopo la tiroide deve
concentrare lo iodio presente nel sangue prima di utilizzarlo per sintetizzare tali ormoni. A loro
volta gli ormoni agiscono attivando dei recettori specifici, che possono essere attivati solo da tali
molecole, come se il recettore fosse una serratura che viene aperta solo da quella chiave. Tali
recettori attivano l’espressione dei geni nelle cellule dei tessuti dove i recettori sono presenti,
ovvero inducono la produzione di specifiche proteine secondo le istruzioni contenute nel DNA. I
recettori per gli ormoni T4 e T3 si trovano soprattutto nel fegato, nella ghiandola pituitaria nei
muscoli e nel cervello in via di sviluppo. Già questo dovrebbe metterci tutti in allerta: il cervello che
si sviluppa, prima nel feto e poi nel bambino, dipende fortemente dal rifornimento di iodio nel
nostro organismo.
Per quanto detto in precedenza una carenza di iodio può portare ad una impossibilità materiale di
produrre gli ormoni della tiroide e alla lunga al malfunzionamento di tutti quei tessuti in cui sono
presenti i recettori, portando ad una condizione patologica detta ipotiroidismo, che porta ad un
generale diminuzione dell’attività metabolica del corpo ad un suo “rallentamento psico-fisico”. I
sintomi dell’ipotiroidismo sono da stanchezza, spossatezza, debolezza, pressione bassa, aumento di
peso, depressione, problemi con la memoria, sensazione di freddo, pelle secca, ruvida, e fragilità del
capello. Tra gli effetti collaterali della carenza di iodio ci sono anche il gozzo (la prima
problematica studiata in relazione alla carenza di iodio circa un secolo fa), il ritardo mentale, il
danneggiamento delle facoltà riproduttive, e persino una diminuzione delle speranze di
sopravvivenza dei bambini, tutti problemi connessi con il malfunzionamento della tiroide, e spesso
causati da una carenza di iodio.
Giornalmente circa il 90% dello iodio viene eliminato dal nostro organismo attraverso l’urina, e
la concentrazione di iodio nell’urina fornisce una misura indiretta dei livelli di iodio assunto.
Nell’articolo citato si fa riferimento ancora alle dosi raccomandate di 0,15 mg di iodio ma si legge
un’affermazione importante che è il caso di riportare testualmente
Il limite superiore per una sicura assunzione dello iodio è incerto e varia
largamente tra gli individui e tra le popolazioni (…). Assunzioni fino ad 1 mg di
iodio al giorno sono sicure per la maggior parte della popolazione, e quantità molto
maggiori sono generalmente tollerate senza problemi.
L’eccesso di iodio, è noto, può portare ad una forma di ipertiroidismo (detta anche tireotossicosi),
altra condizione patologica, con sintomi per lo più diametralmente opposti a quelli
dell’ipotiroidismo, dal momento che l’eccessiva produzione di ormoni tiroidei porta ad
un’accelerazione (eccessiva e preoccupante) del metabolismo del corpo: perdita di peso, magrezza,
nervosismo, eccessiva sudorazione, sensazione continua di calore, battito cardiaco accelerato. ansia,
insonnia, tremore alle mani, alcune forme di gozzo.
La carenza di iodio non incide solo sulla tiroide o sui tessuti connessi alla tiroide per mezzo degli
specifici recettori tiroidei. Per esempio il seno fibrocistico (formazione di tanti piccoli noduli
correlata spesso a dolore al seno) è una condizione che risponde spesso positivamente
all’integrazione di iodio, soprattutto nella forma molecolare (I2) piuttosto che nella forma di ioduro.
657
The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2011, Volume 83, Issue 10, autore Dunn J T;
http://press.endocrine.org/doi/10.1210/jcem.83.10.5209.
658
Una ghiandola a forma di farfalla che si trova nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea.
181
Il motivo di tale correlazione non è chiaro, ma gli studi scientifici a tal proposito sono abbastanza
chiari659.
In generale è il caso di stare attenti all’integrazione di iodio quando si soffre di ipertiroidismo
(per i motivi su esposti), ma anche in caso di morbo di Addison (insufficienza corticosurrenale
primaria cronica), problemi cardiaci, miotonia congenita, tubercolosi, bronchite acuta, o
danneggiamento della funzionalità renale. Curiosamente in certi pazienti l’uso prolungato di ioduri
può causare ipotiroidismo. È controindicato utilizzare lo iodio assieme a litio o farmaci antitiroidei,
farmaci contenenti potassio, alcuni diuretici e ACE inibitori (ci possono essere gravi ripercussioni a
livello cardiaco). Tutto questo spiega come il fai da te possa essere rischioso soprattutto se si soffre
di qualche patologia o si assumono dei farmaci, e dovrebbe motivare il paziente che vorrebbe
integrare lo iodio a consultarsi con un proprio medico di fiducia.
Detto questo andiamo ad analizzare alcune ricerche recenti che vanno un poco oltre le linee guida
ufficiali, pubblicate su una rivista poco conosciuta, per quanto menzionata anche su pubmed, che si
chiama The Original Internist660.
Iniziamo con l’articolo Optimum Levels of Iodine for Greatest Mental and Physical Health
(“Livelli ottimali di iodio per il maggiore benessere fisico e mentale”)661, che riporta studi compiuti
già all’inizio del 1900, riguardo alla prevenzione del gozzo. Il primo di essi è stato compiuto su una
campione di popolazione studentesca femminile (10-18 anni) in una città statunitense dove il gozzo
era endemico tra la popolazione (e particolarmente diffuso tra le ragazze nell’età della pubertà); la
dose somministrata era di 0,2 grammi di ioduro di sodio (NaI) al giorno per dieci giorni per un
primo ciclo in primavera, seguito da un secondo ciclo dopo sei mesi. Si tratta quindi di una dose
circa 1000 volte maggiore di quella attualmente raccomandata, anche se bisogna dire che facendo la
media giornaliera, ovvero suddividendo la quantità totale di 4 grammi per 365 giorni, si arriva 12
mg al giorno di ioduro che corrispondono a 9 mg di Iodio. Il risultato è stato che dopo due anni e
mezzo ci sono stati 495 casi di gozzo nel gruppo di controllo, e soli 5 nel gruppo di ragazze che
hanno assunto l’integratore di iodio662, e lo iodismo (effetto collaterale dovuto all’eccessiva
assunzione di iodio) è stato registrato nello 0,5 % dei soggetti.
Uno studio simile, condotto in Svizzera con dosi molto ridotte di 10-15 mg di iodio alla
settimana, ovvero circa 2 mg di iodio al giorno663, ha portato ad una valido risultato in termini di
prevenzione del gozzo, e nessun caso di iodismo.
L’articolo Optimum Levels of Iodine for Greatest Mental and Physical Health cita quindi il
fatto che in Giappone per tradizione vengono consumate alghe nelle zuppe (spesso anche due volte
al giorno) per un consumo totale di iodio che aumenta nella popolazione che vive lungo la costa e
diminuisce nella popolazione che vive nelle zone interne. E in se queste ultime è stato misurata
un’assunzione di iodio di circa 4 mg al giorno (dedotti dai 3,4 mg al litro mediamente escreti
nell’urina)664, è evidente che i giapponesi che vivono sulla costa assumono circa 100 volte la dose
di iodio raccomandata dalle nostre autorità sanitarie (una decina di mg al giorno). Secondo gli autori
659
Iodine replacement in fibrocystic disease of the breast. Canadian Journal of Surgery 1993 Oct;36(5):453-60,
autori Ghent WR, Eskin BA, Low DA, Hill LP; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8221402.
660
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/nlmcatalog?term=The%20original%20internist%5BTitle%5D; vedi anche
http://www.worldcat.org/title/original-internist-a-scientific-publication-on-natural-health-care/oclc/43303604.
661
The Original Internist, 9:5-20, 2002, autori Abraham, G.E., Flechas, J.D., Hakala, J.C.
662
Prevention and treatment of simple goiter Atlantic Journal of Medicine 1923 26:437-442, autore Marine D; non
ritracciabile per esteso sul web ma citato da numerosi altri articoli.
663
The prevention of simple goiter in man The Journal of Laboratory and CLinical Medicin 1917, vol 3 n. 1: 40-
49, autori Marine D. Kimball O. P.; http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1753-
4887.1975.tb05112.x/abstract.
664
Clinical evaluation of the iodide/creatinine ratio of casual urine samples as an index of daily iodide
excretion in a population study Endocrinology Journal 1993 Feb;40(1):163-9; autori Konno N, Yuri K, Miura K,
Kumagai M, Murakami S; abstract su https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7951490, articolo completo su
https://www.jstage.jst.go.jp/article/endocrj1993/40/1/40_1_163/_pdf .
182
dell’articolo l’assunzione media di iodio da parte delle persone che vivono sulla costa del Giappone
arriva a 13 mg, sebbene altri autori contestano tale dato (la quantità di iodio presente nelle alghe
prima della cottura in genere diminuisce perché lo iodio sotto forma di I2 è un gas ed in parte
evapora).
È importante notare che dosi giornaliere di 0,1 ml Lugol al 5% (una soluzione a base di iodio
puro e ioduro di potassio, un tipico integratore di iodio) vengono consigliate nella 19a edizione
(1995) del libro Remington’s Science and Practice of Pharmacy, e tale dose corrisponde per
l’appunto a 12,5 mg di iodio.
Una cosa molto importante da notare, evidenziata da Ghent et al.665, è che si è passati da una
incidenza di appena il 3% del seno fibrocistico nel 1928 ad una incidenza dell’89% nel 1973666. Nei
primi anni del 1900 il Lugol era molto più conosciuto e utilizzato, ogni farmacia poteva procurarlo
ai propri clienti (oggi invece bisogna cercare una farmacia galenica, attrezzata un piccolo
laboratorio per la preparazione del farmaco), in seguito con l’avvento di linee guida (diramate dai
vari ministeri della sanità) che si basavano su dosi giornaliere raccomandate molto più basse, è
possibile che la carenza di iodio abbia portato alla diffusione di tale patologia.
Finito di descrivere la lunga (ma interessantissima) introduzione dell’articolo, veniamo al piccolo
studio su 10 pazienti di sesso femminile che in esso viene descritto, utilizzando delle pastiglie
contenenti 5 mg di iodio e 7,5 mg di ioduro di potassio. I risultati sono stati quelli di normalizzare il
livello ematico di piastrine e in due soggetti di normalizzare i livelli dell’ormone TSH (che prima
erano a livelli di ipotiroidismo subclinico, ovvero fase che può facilmente preludere
all’ipotiroidismo vero e proprio) . L’integrazione di iodio ha portato alla scomparsa dei sintomi di
dolore al seno, tremore e “sindrome delle gambe senza riposo” 667.
In conclusione nell’articolo si passano in rassegna diversi studi che collegano il tumore al senso
alla carenza di iodio, forse anche a causa della mancata esplicazione dell’attività antiossidante degli
ioduri.
L’articolo The thyroid, iodine and breast cancer668 ci informa sulla maggiore probabilità di
ammalarsi di malattie autoimmuni della tiroide (e altri problemi tiroidei) per le donne con cancro al
seno e ci ricorda che le malattie della tiroide e il cancro al seno (nonché l’osteoporosi) hanno in
comune un picco di incidenza dopo la menopausa). Inoltre è particolarmente importante la
conclusion dell’abstract dell’articolo:
Un’area nella quale le funzioni della tiroide e il seno si sovrappongono e
l’utilizzazione dello iodio assunto con la dieta. I risultati sperimentali che mostrano
l’abilità dello iodio o delle alghe ricche di iodio di inibire lo sviluppo dei tumori del
seno è supportata dalla relativamente bassa percentuale di tumori al seno nelle
donne giapponesi che consumano una dieta ricca di alghe contenenti iodio.
Un possibile meccanismo esplicativo dell’azione curative/preventiva dello iodio rispetto al
tumore al seno sono alcune ricerche che mostrano che lo iodio inibisce la promozione del cancro

665
Iodine replacement in fibrocystic disease of the breast Canadian Journal of Surgery, 1993; 36:453-460; autori
Ghent W, Eskin B, Low D, and Hill L; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8221402.
666
Pathologico-anatomical and clinical investigations of fibroadenomatosis cystica mammae and its relations
to other pathological conditions in mammae especially cancer, Acta Chiropratrica Scandinava, 1928; 10:1-48,
autore Sem BC. Mammary duct proliferation in the elderly: A histopathologic study, Cancer, 1973; 31:130-137,
autori Kramer WM, Rubin BF; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4345607.
667
Condizione che porta alla necessità di muovere le gambe per trovare sollievo a formicolii o brividi, e che porta a
muoversi continuamente durante il sonno, interrompendo il sonno stesso), nonché un aumento del ph delle urine da 6 a
7 (che passa quindi da debolmente acido a neutro.
668
Breast Cancer Research. 2003; 5(5): 235–238, autore Peter PA Smith;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC314438/.
183
attraverso la modulazione della via metabolica degli estrogeni669.
Di questa connessione parla anche l’articolo Iodine and mammary cancer670, che afferma in
maniera molto chiara come lo iodio sia essenziale per la normale funzionalità del seno nei
mammiferi e che la sua mancanza può portare a diverse problematiche, incluso il tumore. Pur se
questo articolo come altri non si sbilancia troppo, conclude che ci sono grandi potenzialità per
l’utilizzo dello iodio nella prevenzione e nella cura del cancro al seno.
Per ulteriori approfondimenti cito il libro Breast Cancer and Iodine : How to Prevent and
How to Survive Breast Cancer (“Cancro al seno e iodio: come prevenire e come sopravvivere al
tumore al seno”) del dottor David Darry, l’articolo Transdermal Breast Cancer Treatments671 del
dottor Sircus che parla anche di applicazioni transdermiche di iodio sul seno; l’articolo Iodine
prevents breast cancer su Natural News672.
E adesso trattiamo un po’ più in dettaglio il rapporto tra selenio iodio e tiroide. L’articolo
Selenium and the thyroid gland: more good news for clinicians673 ci informa che la tiroide è
l’organo del nostro corpo a più alto contenuto di selenio (per grammo di tessuto) e che nei pazienti
col morbo di Hashimoto e nelle donne incinte con anticorpi contro la tiroide perossidasi
l’integrazione di selenio porta ad una diminuzione dei livelli di questi anticorpi (che sono
l’espressione del carattere auto-immune della malattia, ovvero dell’aggressione del sistema
immunitario contro ciò che non dovrebbero aggredire) e porta ad un miglioramento della ghiandola
tiroidea (per quanto visualizzato con una rilevazione tramite ultrasuoni). L’articolo afferma anche
che l’integrazione di selenio diminuisce significativamente la percentuale di tioriditi post partum,
come riporta più rapidamente allo stato di equilibrio la funzionalità della tiroide nel morbo di
Graves ed è utile anche nei casi di orbitopatia674.
Anche l’articolo Selenium and thyroid autoimmunity675 riferisce di una diminuzione
dell’infiammazione e del livello di anticorpi contro la tiroide ossidasi, ovvero di un miglioramento
del quadro clinico della tiroidite autoimmune, in seguito a integrazione di selenio.
Sebbene vi siano in letteratura anche articoli che mostrerebbero effetti dubbi dell’integrazione di
selenio, il motivo è presto chiarito da uno studio molto accurato, Selenium treatment in
autoimmune thyroiditis: 9-month follow-up with variable doses676 che mostra come solo dosi di
200 mg di seleniuometionina sono riusciti a far diminuire i livelli degli anticorpi contro la tiroide
perossidasi.

53 - Funghi, microrganismi patogeni, malattie neurodegenerative


(demenza, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, parkinsonismo,
sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla)

669
Iodine Alters Gene Expression in the MCF7 Breast Cancer Cell Line: Evidence for an Anti-Estrogen Effect
of Iodine, Journal of Medical Science 2008; 5(4):189-196, autori Frederick R. Stoddard II1,2, Ari D. Brooks1,
Bernard A. Eskin3, Gregg J. Johannes; www.medsci.org/v05p0189.htm.
670
Advances in Experimental Medicine and Biology. 1977;91:293-304, autore Eskin BA;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/343535.
671
http://drsircus.com/cancer/transdermal-breast-cancer-treatments/.
672
http://www.naturalnews.com/027530_iodine_breast_cancer.html.
673
pubblicato su Clinical Endocrinology, 2013 Feb;78(2):155-64, autori Drutel A, Archambeaud F, Caron P,
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23046013.
674
Per quanto venga segnalato anche un rischio di diabete correlato all’uso per lungo tempo di integratori di selenio,
l’articolo precisa che ci sono al momento pochi dati disponibili sugli effetti collaterali dell’integrazione del selenio.
675
Pubblicato su Biologics 2008 Jun; 2(2): 265–273, autore Nigro R;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2721352/.
676
Pubblicato su Journal of Endocrinol July 1, 2006 190 151-156 autori Omer Turker, Kamil Kumanlioglu, Inanc
Karapolat, Ismail Dogan; http://joe.endocrinology-journals.org/content/190/1/151.full..
184
Dopo quanto letto nei capitoli precedenti dovrebbe essere comprensibile come la causa delle
malattie succitate possono essere la disbiosi intestinale, l’eventuale concomitante parassitosi, il
proliferare di candida ed altri lieviti o funghi, i focus dentali, le infezioni opportunistiche, le tossine
delle muffe. Si tratta di diversi fattori che però hanno molte cose in comune, ovvero causano
produzione di tossine, causano squilibrio e debolezza del sistema immunitario, innescano processi
infiammatori e possono contribuire a modificare il funzionamento delle barriere tissutali (barriera
intestinale, barriera emato-encefalica, barriera emato-liquorale).
Ad esempio l’articolo Disruption of central nervous system barriers in multiple sclerosis 677
sebbene escluda che la disfunzione delle barriere tissutali cerebrali possa essere la causa della
sclerosi multipla, ci informa che tale disfunzione accompagna regolarmente la malattia (chissà se
ulteriori studi potranno mostrare che un danno alle suddette barriere sia in realtà un evento che
causa l’insorgere della patologia).
Detto questo gli indizi e le prove si stanno moltiplicando a ritmo serrato, ed infatti inizio a
presentarle iniziando dall’articolo Potential role of gut microbiota and tissue barriers in
Parkinson’s disease and amyotrophic lateral sclerosis (“Ruolo potenziale del microbiota
intestinale e delle barriere tissutali nel morbo di Parkinson e nella sclerosi laterale amiotrofica”)678.
Passiamo quindi all’articolo Gut microbiota are related to Parkinson’s disease and clinical
phenotype (“Il microbiota intestinale è correlate al morbo di Parkinson ed al fenotipo clinico”)679
L’abastract dell’articolo parte dallo stato delle ricerche precedenti e ci informa che
I disturbi gastrointestinali, in particolare la costipazione, sono un importante
sintomo non-motorio nel morbo di Parkinson e spesso precedono di anni l’inizio
dei sintomi motori. Ricerche recenti hanno mostrato che il microbiota intestinale
interagisce con il sistema nervoso autonomo e con quello centrale per mezzo di
differenti vie di comunicazioni, tra le quali il Sistema Nervoso Enterico ed il
nervo vago.
E dato che qui abbiamo una netta separazione temporale tra la possibile causa (disturbi
gastrointestinali) ed il probabile effetto (il morbo di Parkinson), questo indizio è molto rilevante.
Ma gli autori dell’articolo sono andati avanti ed hanno analizzato il microbiota dei malati di
Parkinson mettendolo a confronto con un gruppo di controllo (soggetti sani) riscontrando una forte
riduzione delle Prevotellaceae ed una relativa abbondanza delle Enterobacteriaceae; l’aumento di
questi ultimi batteri, come se non bastasse si è dimostrato positivamente correlato all’instabilità
posturale ed alle difficoltà nel camminare.
L’articolo Parkinsonism secondary to bilateral striatal fungal abscesses680 descrive il caso di
un paziente di 24 anni con una forma di parkinsonismo che si è scoperto essere legato allo sviluppo
di ife fungine che penetravano nell’encefalo; solo la biopsia ha permesso di scoprire tale fatto ed ha
portato a dei miglioramenti graduali dopo la somministrazione di un antifungino (anfotericina B).
Ma non si tratta assolutamente di un caso isolato, come mostra l’articolo Chronic polysystemic
candidiasis as a possible contributor to onset of idiopathic Parkinson’s disease (“Candidosi
cronica polisistemica come un possibile fattore che contribuisce all’insorgere del morbo di

677
Pubblicato su Biochimica et Biophysica Acta - Molecular Basis of Disease Volume 1812, Issue 2, February 2011,
Pages 252–264, autori Jorge Ivan Alvareza, Romain Cayrola, Alexandre Prata;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3641836/.
678
Pubblicato su International Journal of Neuroscience 2015 Sep 18:1-18, autore Fang X;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26381230.
679
Pubblicato su Moviment disorders 2015 Mar;30(3):350-8, autori Scheperjans F, Aho V, Pereira P A, Koskinen K,
Paulin L, Pekkonen E, Haapaniemi E, Kaakkola S, Eerola-Rautio J, Pohja M, Kinnunen E, Murros K, Auvinen P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26381230.
680 ,
Pubblicato su Movement disorders 1989;4(4):333-7, autori Charles H. Adler Dr. Matthew B. Stem, Tmichael L.
Brooks; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2811892.
185
Parkinson idiopatico”)681 nel quale leggiamo che i sintomi mentali della candidosi cronica
polisistemica sono molto simili a quelli del morbo di Parkinson; gli autori illustrano un possibile
effetto causale nell’eccesso di produzione di acetaldeide causata da tale forma invasiva di
proliferazione della candida.
Per finire l’articolo Peripheral aetiopathogenic drivers and mediators of Parkinson’s disease
and co-morbidities: role of gastrointestinal microbiota682, descrive un tentative di interpretare
morbo di Parkinson in maniera molto simile a quanto si è fatto in questo capitolo, correlandolo a
quei problemi gastrointestinali che spesso esordiscono prima dell’insorgere della malattia ed a
sintomi mentali come la depressione. In esso si descrivono anche i risultati di uno studio che mostra
i pazienti con infezione da Helicobacter Pilori (verificata tramite biopsia) trattati con antibiotici
specifici contro tale batterio manifestano un miglioramento per quanto riguarda l’ipocinesia
(rallentamento o riduzione dell’ampiezza dei movimenti) ed un peggioramento della rigidità. Ciò
mostra come gli antibiotici possono migliorare alcuni sintomi debellando alcuni patogeni, ma al
contempo aggravare la disbiosi riducendo i batteri benefici e facilitando l’insorgenza e la
proliferazione di altri patogeni, compresa la candida ed altri organismi fungini. Sintomatico il fatto
(riportato dall’articolo) che i lassativi possano tamponare l’aumento della rigidità, che si può
spiegare in termini di diminuzione del bioaccumulo delle tossine dei patogeni causato dalla
costipazione. L’articolo ci informa infine che ben due terzi dei malati di Parkinson esaminati mostra
proliferazione batterica nel piccolo intestino (una particolare forma di disbiosi). Il legame causale
tra disbiosi e Parkinson è quindi fondata sebbene non si possa dire che sia sempre la sola ed unica
causa della malattia.
L’articolo Fungal-derived semiochemical 1-octen-3-ol disrupts dopamine packaging and
causes neurodegeneration683 descrive l’azione tossica di una sostanza chimica prodotta dalle
muffe e da cui si può essere colpiti anche semplicemente respirando l’aria di una stanza umida e
ricoperta di muffa; tale sostanza produce degli effetti che possono essere una delle cause del morbo
di Parkinson.
L’articolo Pathogenic microbes, the microbiome, and Alzheimer’s disease (“Microbi
patogeni, il micro bioma ed il morbo di Alzheimer”)684, è un articolo che è integralmente fruibile
via internet, e che discute in dettaglio alcune possibili cause di tale malattia, citando ovviamente
altri articoli e studi scientifici. Tra tali cause troviamo infezioni fungine del Sistema Nervoso
Centrale, infezioni da herpes simplex virus-1, infezioni da Chlamydophila pneumoniae (sono
sospettati anche altri patogeni come Borrelia, Helicobacter pylori, nonché alcuni patogeni
responsabili della parodontopatie come Treponema denticola, Tannerella forsythia, Porphyromonas
gingivalis), infezioni da Cytomegalovirus, ed infine (fattore come notano gli autori stessi molto
importante) la eccessiva permeabilità delle barriere tissutali negli anziani, in particolar modo quella
intestinale (intestino poroso) e la barriera emato-encefalica.
Questo rende il cervello più suscettibile alle neurotossine prodotte dai patogeni presenti nel
microbiota intestinale o che si trovano nell’ambiente (come è il caso già citato delle muffe). Anche

681
Pubblicato su Bratislavské lekárske listy 2006;107(6-7):227-30, autori Epp L M, Mravec B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17051898.
682
Pubblicato su Journal of Neurovirology 2015 Jun 20 (non ancora pubblicato su carta, ma solo sul web), autori
Dobbs S M, Dobbs R J, Weller C, Charlett A, Augustin A, Taylor D, Ibrahim M A, Bjarnason I;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26092111.
683
Pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences USA, 2013 Nov 26; 110(48): 19561–19566, autori
Arati A. Inamdar, Muhammad M. Hossain, Alison I. Bernstein, Gary W. Miller, Jason R. Richardson, Joan
Wennstrom Bennetta; http://www.pnas.org/content/110/48/19561.abstract.
684
Pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience 2014; 6: 127, autori James M. Hill, Christian Clement, Aileen I.
Pogue, Surjyadipta Bhattacharjee, Yuhai Zhao, Walter J. Lukiw;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4058571/.
186
la dieta può influenzare la funzionalità della barriera emato-encefalica, così come infezioni croniche
batteriche (e qui vengono in mente le silenti quanto insidiose infezioni croniche delle cavitazioni e
dei denti devitalizzati) e virali; a sua volta l’alterazione della permeabilità di tale barriera oltre a far
arrivare al cervello delle tossine può permettere persino il passaggio di microrganismi patogeni che
colonizzano il cervello.
Sebbene sia uno studio compiuto su cavie animali, l’articolo Leaky intestine and impaired
microbiome in an amyotrophic lateral sclerosis mouse model (“Intestino poroso e microbioma
danneggiato in un modello murino di sclerosi laterale amiotrofica”)685 va nella direzione di un
legame tra disbiosi ed intestino poroso e lo sviluppo di tale malattia.
L’articolo Alzheimer’s disease and the microbiome (“Il morbo di Alzheimer ed i
microbioma”)686, dopo avere mostrato in dettaglio quali possono essere i legami tra cervello e
microbioma, e come il morbo di Alzheimer possa essere correlato ad uno squilibrio del microbioma
stesso, conclude ipotizzando nuove forme di cura per tale malattia basate sui probiotici. Per chi
volesse approfondire i meccanismi che possono agevolmente spiegare (in base alle conoscenze
attuali della biochimica e della medicina) come uno squilibrio del microbiota possa causare la
neuro-degenerazione, consiglio la lettura dell’articolo The Gastrointestinal Tract Microbiome
and Potential Link to Alzheimer’s Disease (Il microbiota del tratto gastrointestinale ed il suo
potenziale legame con il morbo di Alzheimer)687.
L’articolo Bacterial Neurotoxicity and Parkinson’s Disease688 benché non ancora pubblicato
su nessuna rivista specializzata appare molto serio e fondato su precise basi (è utile a tale scopo
verificare la letteratura scientifica citata come referenza). Esso riferisce dell’azione neurotossica
degli inibitori del proteasoma, che causano una perdita di dopamina, e mettono questo fatto in
relazione con la produzione di tale sostanza da parte di alcuni ceppi batterici degli Actinomiceti (o
Micobatteri, un gruppo di incerta classificazione, molto simili per certi versi ai funghi).
Tra i microrganismi che possono essere agenti causativi delle malattie di cui mi occupo in questo
capitolo ci sono i cianobatteri. Vedi l’articolo Blue-green algae or cyanobacteria in the intestinal
micro-flora …689 il cui lunghissimo titolo si traduce in italiano: “Le alghe verdi-verdi o cianobatteri
nella micro-flora intestinale possono produrre neurotossine come la Beta-N-Metilammino-L-
Alanina (BMAA) che può essere correlata allo sviluppo della sclerosi laterale amiotrofica, del
morbo di Alzheimer e del complesso Parkinson-Demenza negli esseri umani ed al disturbo dei
neuroni motori nei cavalli”. In effetti si è alfine scoperto che la malattia endemica nell’isola di
Guam (il complesso Parkinson-Demenza-SLA) è dovuto proprio alle neurotossine BMAA che gli
abitanti assumevano per tramite della carne dei pipistrelli di cui sono ghiotti (quei pipistrelli
mangiavano dei semi di cicadacee contenenti la tossina)690.
Similmente nell’articolo Cyanobacterial neurotoxin BMAA in ALS and Alzheimer’s disease

685
Pubblicato su Physiological Reports 2015 Apr; 3(4): e12356, autori Shaoping Wu, Jianxun Yi, Yong-guo Zhang,
Jingsong Zhou, Jun Sun; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4425962/.
686
Pubblicato su Frontiers in Cellular Neuroscience 2013; 7: 153., autori Surjyadipta Bhattacharjee, Walter J.
Lukiw; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3775450/. .
687
Pubblicato su Frontiers in Neurology 2014; 5: 43, autori James M. Hill, Surjyadipta Bhattacharjee, Aileen I.
Pogue Walter J. Lukiw; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3983497/.
688
Autori Jeana Blalock, Jafa Armagost ; http://www.bama.ua.edu/~joshua/archive/aug06/Jeana%20Blalock.pdf.
689
Pubblicato su Medical Hypotheses. 2013 Jan;80(1):103, autore Brenner S R;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23146671/.
690
Vedi Return of the cycad hypothesis - does the amyotrophic lateral sclerosis/parkinsonism dementia complex
(ALS/PDC) of Guam have new implications for global health? pubblicato su Neuropathology and Applied
Neurobiology 2005 Aug;31(4):345-53, autori Ince P G, Codd G A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16008818.
187
(“La neurotossina dei ciano batteri BMAA nella SLA e nel morbo di Alzheimer”)691 si legge:
Abbiamo riscontrato e quantificato la BMAA nelle neuroproteine dei tessuti
cerebrali dei pazienti statunitensi morti con morbo di Alzheimer sporadico e nella
sclerosi laterale amiotrofica sporadica.
Ma da dove possono provenire quelle neurotossine? La risposta ce la offre l’articolo
Cyanobacterial blooms and the occurrence of the neurotoxin, beta-N-methylamino-l-alanine
(BMAA), in South Florida aquatic food webs (“Fioritura di ciano batteri e la presenza della
neurotossina BMAA nel cibo acquatico della Florida del Sud”)692 che riferisce di concentrazioni
variabili di questa neurotossina riscontrate in Florida nel cibo di provenienza marina; di recente ci
sono state forti proliferazioni di questi microrganismi con possibili alterazioni dei piccoli ecosistemi
e con ricadute sulla salute umana.
L’articolo Alzheimer’s disease and disseminated mycoses (“Il morbo di Alzheimer e le micosi
disseminate”)693, ci informa che:
I risultati di queste analisi indicano che c’è una infezione fungina disseminate nella
maggior parte dei malati di morbo di Alzheimer sottoposti ad esame. É
interessante notare che diversi malati di Alzheimer mostrano alti livelli di
polisaccaridi fungini nel sangue periferico, sintomo di una infezione fungina
disseminata.
Similmente l’articolo Fungal infection in patients with Alzheimer’s disease694, afferma che
L’analisi proteomica fornisce evidenza schiacciante per l’esistenza di proteine
fungine nei campioni di cervello dei malati di morbo di morbo di Alzheimer.
Inoltre le analisi con la PCR hanno rivelato una varietà di specie fungine in
questi campioni, che dipendono dal paziente e dal tessuto testato.
Anche per la sclerosi multipla questo tipo di infezioni sembra essere una concausa come ci
informa l’articolo Fungal infection in cerebrospinal fluid from some patients with multiple
sclerosis (“Infezione fungina nel fluido cerebrospinale di alcuni malati di sclerosi multipla”)695, nel
quale ritroviamo ancora una volta una situazione appena vista: infezioni fungine disseminate che
interessano anche il fluido cerebro-spinale, e dovute a differenti specie.
L’articolo Fungal infection in a patient with multiple sclerosis696 descrive sostanzialmente la
stessa situazione riscontrata in un singolo paziente (presenza disseminata di specie di Candida
ritrovate anche nel fluido cerebro-spinale).
Nell’articolo Increased IL-17, a Pathogenic Link between Hepatosplenic Schistosomiasis
and Amyotrophic Lateral Sclerosis: A Hypothesis697 si discute della citochina pro-infiammatoria

691
Pubblicato su Acta Neurologica Scandinava 2009 Oct;120(4):216-25, autori Pablo J, Banack S A, Cox P A,
Johnson T E, Papapetropoulos S, Bradley W G, Buck A, Mash D C,
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19254284.
692
Pubblicato su Harmful Algae Volume 9, Issue 6, September 2010, Pages 620–635, autori Larry E. Branda, John
Pablo, Angela Comptona, Neil Hammerschlaga, Deborah C. Mash;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21057660.
693
Pubblicato su European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Disease 2014 Jul;33(7):1125-32, autori
Alonso R1, Pisa D, Rábano A, Carrasco L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24452965.
694
Pubblicato su Journal of Alzheimer’s Disease. 2014;41(1):301-11, autori Alonso R, Pisa D, Marina AI, Morato E,
Rábano A, Carrasco L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24614898.
695
Pubblicato su European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Disease 2013 Jun;32(6):795-801, autori
Pisa D, Alonso R, Jiménez-Jiménez F J, Carrasco L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23322279
696
Pubblicato su European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Disease 2011 Oct;30(10):1173-80, autori
Pisa D, Alonso R, Carrasco L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21533622.
697
Pubblicato in Case reports in immunology 2014;2014:804761, autori Moling O, Di Summa A, Capone L, Stuefer J,
Piccin A, Porzia A, Capozzi A, Sorice M, Binazzi R, Gandini L, Rimenti G, Mian P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25379310.
188
IL-17, che sembra sia correlata alla reazione del sistema immunitario all’infezione dei parassiti
schisostomi (dei vermi platelminti) e che è stata di recente messa in relazione con la sclerosi laterale
amiotrofica. La conclusione dell’abstract dell’articolo è che
Una moltitudine di fattori ambientali, tra i quail infezioni, sostanze xenobiotiche,
microbiota intestinale, e carenza di vitamina D, che sono capaci di indurre una
polarizzazione della risposta immunitaria pro-infiammatoria, potrebbero favorire
lo sviluppo della sclerosi laterale amiotrofica in individui predisposti.
Ovviamente non bisogna dimenticare il ruolo di alcune tossine ambientali come i pesticidi come
mostra l’articolo Environmental pollutants as risk factors for neurodegenerative disorders:
Alzheimer and Parkinson diseases (“Inquinanti ambientali come fattori di rischio per le malattie
neurodegenerative: il morbo di Alzheimer e quello di Parkinson”)698.
Sebbene non sia necessariamente la causa principale, l’intossicazione da alluminio (ma anche da
mercurio, specie quello delle vecchie amalgame per otturazioni dentali) appare legata alle malattie
neurodegenerative, delle quali pare essere un importante cofattore causale. In particolare l’articolo
Aluminium as a risk factor for Alzheimer’s disease699 conclude che:
I risultati hanno mostrato che l’alluminio è associato a diversi processi
neurofisiologici che sono responsabili della caratteristica degenerazione del
morbo di Alzheimer. A dispetto delle polemiche esistenti in tutto il mondo sul ruolo
dell’alluminio come un fattore di rischio, negli anni più recenti l’evidenza
scientifica ha dimostrato che l’alluminio è associato all’insorgenza del morbo di
Alzheimer.
Anche altre malattie neurodegenerative sono correlate ad alti livelli di alluminio nel corpo, come
mostra l’articolo The relevance of metals in the pathophysiology of neurodegeneration,
pathological considerations700. Del resto come si fa ad indurre la demenza nelle cavie da
laboratorio? Inoculando alluminio, come mostrano diversi studi tra i quali riporto Protective effect
of a calcium channel blocker “diltiazem” on aluminum chloride-induced dementia in mice701,
un esperimento (crudele) in cui si valuta l’effetto protettivo di un farmaco nei confronti della
demenzia indotta con il cloruro di alluminio.
Ma per meglio comprendere il ruolo dell’alluminio in molte (se non tutte) malattie
neurodegenerative è il suo rapporto con il sistema immunitario. È noto infatti che l’aluminio,
nonostante la sua tossicità, ed anzi forse proprio a causa della sua tossicità, viene impiegato nei
vaccini come “adiuvante” ovvero per potenziare la risposta immunitaria dei vaccini702. Il guaio è
che questo potenziamento della risposta anticorporale, oltre ad essere ottenuto con un agente
notoriamente tossico per il corpo umano e per il sistema nervoso in particolare, crea dei grossi guai,
perché, come si suol dire “il troppo stroppia” ed il sistema immunitario eccessivamente stimolato
oltre a formare una maggiore quantità di anticorpi contro un agente infettivo, può finire per
produrne anche contro alcuni tessuti della persona vaccinata.
A tal proposito cito due articoli, il primo dei quali è Aluminum Vaccine Adjuvants: Are they

698
Pubblicato su Frontiers in Cellular Neuroscience, 2015 Apr 10;9:124;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25914621.
699
Pubblicato su Revista Latino-Americana de Enfermagem 2008 Jan-Feb;16(1):151-7, autori Ferreira PC, Piai Kde
A, Takayanagui AM, Segura-Muñoz SI; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18392545.
700
Pubblicato su Naunyn Schmiedebergs Archives of Pharmacology 2015 Jul 5. [pubblicato on line prima che su carta]
, autori Rani A, Neha, Sodhi R K, Kaur A.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26142889.
701
Pubblicato su International review of Neurobiology, autore Jellinger K A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24209432.
702
Come già spiegato nel libro I pilastri della salute e la rete di interconnessioni si realizza così un risparmio per le
aziende produttrici sulla pelle dei comuni cittadini che ricevono una sostanza tossica assieme al vaccino.
189
Safe? (“Adiuvanti per i vaccini a base di alluminio: sono sicuri?”)703, nel cui abstract leggiamo:
La ricerca sperimentale, tuttavia, mostra chiaramente che gli adiuvanti a base di
alluminio hanno il potenziale di indurre gravi disordini immunologici negli esseri
umani. In particulare, l’alluminio negli adiuvanti porta un rischio di
autoimmunità, infiammazione a lungo termine del cervello e complicazioni
neurologiche associate e può quindi avere profonde e diffuse conseguenze negative
sulla salute.
Il secondo è ‘ASIA’ - autoimmune/inflammatory syndrome induced by adjuvants (“ASIA
sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da adiuvanti”)704, nel quale si discute delle
conseguenze in termini di patologie autoimmuni/ infiammatorie degli adiuvanti vaccini come quelli
a base di come alluminio (e non solo).
E adesso veniamo alla componente autoimmune delle malattie neurodegenerative (po almeno di
molte di esse). Una recente ricerca ha messo in evidenza il fatto che il morbo di Parkinson ha anche
una componente autoimmune, come riferisce anche il quotidiano La stampa in un articolo intitolato
Il Parkinson è una malattia autoimmune?705 In esso si fa riferimento all’articolo scientifico
MHC-I expression renders catecholaminergic neurons susceptible to T-cell-mediated
degeneration706. Ma già molti anni prima, nel 1988, era stata avanzata l’ipotesi del Parkinson come
di una malattia autoimmune, vedi l’articolo Parkinson’s disease: an autoimmune process707.
Similmente riguardo al morbo di Alzheimer abbiano l’articolo scientifico Add Alzheimer’s
disease to the list of autoimmune diseases (Aggiungere il morbo di Alzheimer alla lista delle
malattie autoimmuni)708 che illustra la scoperta di particolari anticopi e danni alle cellule nervose
stesse che si producono quando la barriera emato-encefalica diventa eccessivamente permeabile e
permette a tali anticorpi di arrivare al cervello. Altro articolo che va nella stessa direzione è Is
Alzheimer’s Disease Autoimmune Inflammation of the Brain That Can be Treated With
Nasal Nonsteroidal Anti-Inflammatory Drugs?709 nonché (sebbene sia un articolo di studio su un
“modello animale” ovvero su cavie) l’articolo Alzheimer’s Disease: A Pathogenetic Autoimmune
Disorder Caused by Herpes Simplex in a Gene-Dependent Manner710 che mostra un esempio di
come un’infezione da Herpes simplex possa innescare la produzione di anticorpi contro le cellule
nervose del cervello.
Anche per la demenzia ci sono studi che mostrano come almeno un suo sottoinsieme sia
correlato ad un problema di natura autoimmune come mostra l’articolo IgA NMDA receptor
antibodies are markers of synaptic immunity in slow cognitive impairment711.

703
Pubblicato su Current Medicinal Chemistry 2011;18(17):2630-7 , autori L. Tomljenovic, C.A. Shaw;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21568886 ,
http://www.meerwetenoverfreek.nl/images/stories/Tomljenovic_Shaw-CMC-published.pdf.
704
Pubblicato su Journal of autoimmunity 2011 Feb;36(1):4-8, autori Shoenfeld Y, Agmon-Levin N;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20708902..
705
Pubblicato il 22/04/2014; http://www.lastampa.it/2014/04/22/scienza/benessere/medicina/il-parkinson-una-
malattia-autoimmune-1ycG9B5gDK0MEBsOAf5FIL/pagina.html.
706
Pubblicato su Nature Communications (2015) 5, Article number: 3633, autori Carolina Cebrián, Fabio A.
Zucca et al.; http://www.nature.com/ncomms/2014/140416/ncomms4633/abs/ncomms4633.html.
707
Pubblicato su International Journal of Neurosciences 1988 Nov;43(1-2):1-7, autori Barker R A, Cahn A P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3215724.
708
Pubblicato su Medical Hypotheses. 2005;64(3):458-63, autore D’Andrea M R;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15617848.
709
Pubblicato su American Journal of Alzheimer’s Disease and Other Dementias 2015 May;30(3):225-7, autori Lehrer
S, Rheinstein P H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25100747.
710
Pubblicato su International Journal of Alzheimer’s Disease Volume 2010 (2010), Article ID 140539, 17 page,
auotre Carte C J; http://www.hindawi.com/journals/ijad/2010/140539/.
711
Pubblicato su Neurology. 2012 May 29;78(22):1743-53, autori Prüss H, Höltje M et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22539565.
190
Del resto una volta che abbiamo scoperto la disbiosi come denominatore comune delle malattie
neurodegenerative tutto sembra avere senso; abbiamo già visto per tutto il libro come molte malattie
autoimmuni siano correlate alla disbiosi. La disbiosi dal canto suo blocca i processi di
disintossicazione e quindi predispone al bio-accumulo di metalli pesanti, pesticidi ed altre tossine.
Ma da dove deriva un così rilevante bio-accumulo di alluminio? Bevande in lattina e pentole di
alluminio sono una fonte, così come vaccini e farmaci antiacidi all’idrossido di alluminio, ma tutti
questi prodotti esistevano già da tempo e negli ultimi tempi ci sono stati incrementi dei casi di
Alzheimer dell’ordine del 60% in appena 6 anni712, e si è inoltre abbassata la soglia di età a cui in
genere ci si ammala713. Il dottor Russel Blaylock, dopo avere constatato l’inusuale immissione di
nano particolato nell’aria, attribuisce questo rapido aumento delle malattie degenerative alla
diffusione di alluminio (ma anche bario, stronzio, biossido di titanio) per mezzo delle scie
chimiche714.
Per comprendere bene alcuni meccanismi che possono collegare i vari aspetti fin qui trattati,
occorre parlare della disfunzione della barriere tissutali cerebrali (di cui è stato già discusso nel
capitolo I.1).
L’articolo Disruption of central nervous system barriers in multiple sclerosis (“Disfunzione
delle barriere del sistema nervoso centrale nella sclerosi multipla”)715 ci informa che in occasione di
condizioni neuroinfiammatorie come la sclerosi multipla il funzionamento improprio delle barriere
tissutali del cervello (emato-encefalica ed emato-liquorale, vedi il capitolo I.1) facilita
l’infiltrazione dei leucociti (globuli bianchi) portando alla morte degli oligodendrociti, al
danneggiamento degli assoni, alla de-mielinizzazione e allo sviluppo di lesioni.
L’articolo Breakdown of the blood brain barrier and blood-cerebrospinal fluid barrier is
associated with differential leukocyte migration in distinct compartments of the CNS during
the course of murine NCC716 (relativo ad un crudele esperimento su cavie animali) discute
dell’accesso dei leucociti nel sistema nervoso centrale dopo un’infezione parassitaria artificialmente
provocata nel cervello stesso, e afferma che l’infiltrazione di tali cellule dipende anche dal
“microambiente delle citochine”.
L’articolo Blood-cerebrospinal fluid barrier dysfunction for high molecular weight proteins
in Alzheimer disease and major depression: indication for disease subsets717, mostra che in un
sottoinsieme (20% circa) di malati di depressione maggiore e di morbo di Alzheimer è stata rilavata
una disfunzione della barriera emato-liquorale ed in un altro sottoinsieme sono stati riscontrati

712

http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/315601_aumentano_i_casi_di_alzheimer_nel_2011_ha_colpito_1720
_persone/.
713
http://www.bastamag.net/Alzheimer-Parkinson-a-qui-profite.
714
L’insigne medico, nonché professore universitario Russel L.Blaylock della National Health Federation parla
specificatamente delle particelle dei composti di alluminio di dimensioni nanometriche che vengono diffusi attraverso
queste scie anomale, affermando come sia dimostrato scientificamente che tali particelle siano infinitamente più reattive
e che inducano ad intense infiammazioni in uno svariato numero di tessuti. Egli afferma che le nanoparticelle di
alluminio stanno causando un aumentanto delle malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, il morbo di
Parkinson e la malattia di Lou Gehrig (S.L.A.); http://www.thenhf.com/chemtrails-nanoaluminum-and-
neurodegenerative-and-neurodevelopmental-effects-2/.
715
Pubblicato su Biochimica and Biophysica Acta. 2011 Feb;1812(2):252-64, autori Alvarez J I, Cayrol R, Prat A;
abstract su http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20619340 articolo completo su
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0925443910001274.
716
Pubblicato su Journal of Neuroimmunology 2006 Apr;173(1-2):45-55, autori Alvarez J I, Teale J M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16406118.
717
Pubblicato su Alzheimer Disease and Associated Disorders 1997 Jun;11(2):78-87, autori Hampel H, Kötter H U,
Möller H J; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9194954.
191
elevati valori di IgG718. Gli autori affermano in conclusione che
La barriera emato-liquorale è critica per il mantenimento dell’omoestasi
all’interno del tessuto del sistema nervoso. Suggeriamo che la sua funzione
alterata può risultare da eventi immuno-mediati come la presenza in circolo di
livelli alterati di mediatori infiammatori. Inoltre supponiamo che nei sottogruppi di
malati di depressione maggiore e morbo di Alzheimer la disfunzione della
barriera emato-liquorale per le proteine ad alto peso molecolare permetta
l’accesso di componenti del sistema immunitario all’interno del Sistema Nervoso
Centrale, la qual cosa può contribuire alla patologia.
Come vediamo, ancora una volta abbiamo la presenza di citochine pro-infiammatorie
(“mediatori infiammatori”) come causa della disfunzione delle barriere tissutali (a conferma di
quanto scritto nel capitolo I.1), la qual cosa può chiamare in causa diversi fattori, dai focus dentali,
alle endotossine LPS (e quindi a sua volta la porosità della barriera intestinale, o sindrome
dell’intestino poroso).
L’articolo Tight junctions in brain barriers during central nervous system inflammation
(“Le giunzioni occlusali nelle barriere cerebrali nel corso dell’infiammazione del sistema
nervoso”)719, dopo avere ricordato ancora una volta l’importanza di un funzionamento corretto delle
barriere tissutali encefaliche afferma che
In occorrenza di molti disturbi infiammatori del sistema nervosa centrale come la
sclerosi multipla, l’infezione da HIV o il morbo di Alzheimer, la produzione di
citochine pro-infiammatorie, metalloproteasi della matrice e compositi reattivi
dell’ossigeno causa l’alterazione delle barriere del sistema nervoso centrale. La
disfunzione delle barriere può contribuire ai disturbi neurologici in maniera
passiva per via della perdita vascolare di molecole provenienti dal sangue che
finiscono nel sistema nervoso centrale e in una maniera attiva guidando la
migrazione delle cellule infiammatorie nel sistema nervoso centrale.
Sulla correlazione tra questo tipo di malattie e la carenza di vitamina D vedi il capitolo relativo
(del resto abbiamo già visto che la carenza di vitamina D facilita la disfunzione della barriera
emato-encefalica), e non è un caso che Ettore Cavalieri (vedi il paragrafo 81.12) nelle sue pillole
per la prevenzione delle malattie degenerative (cancro, Parkinson, Alzheimer etc) oltre a
resveratrolo ed N-acetil-cisteina abbia inserito anche la vitamina D.
In ultimo, come ormai dovrebbe aspettarsi ogni lettore, c’è da affrontare il possibile
cointeressamento di celiachia e sensibilità al glutine non celiaca (ovvero le due forme di
intolleranza al glutine che non causano danni solo al sistema digestivo).
L’articolo Psychosis revealing a silent celiac disease in a young women with trisomy 21720, ci
informa che la sindrome di Down è caratterizzata da una maggiore frequenza della celiachia ma
anche di disordini neurologici come una forma di demenza simile al morbo di Alzheimer. However,
psychosis is rare in Down’s syndrome. Nel caso in esame una donna di 41 anni ha improvvisamente
manifestato una forma di psicosi con allucinazioni, depressione, e persino comportamento autistico:
le analisi effettuate hanno mostrato anticorpi al glutine in assenza di atrofia dei villi (una condizione
che viene denominata “celiachia latente”). I sintomi mentali sono quasi scomparsi dopo 12 mesi di

718
Le IgG (immunoglobuline G) costituiscono il 75% degli anticorpi plasmatici di una persona adulta ed hanno un
ruolo centrale nella risposta immunitaria secondaria, ovvero quella che si attiva quando si è già verificato un precedente
incontro con l’antigene.
719
Pubblicato su Antioxidants & Redox Signaling 2011 Sep 1;15(5):1285-303, autori Coisne C, Engelhardt B;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21338320.
720
Pubblicato su Presse Médicale 2002 Oct 12;31(33):1551-3, autori Serratrice J, Disdier P, Kaladjian A, Granel B,
Azorin J M, Laugier R, Berenguer M, Weiller P J; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12422480.
192
dieta senza glutine. Gli autori suggeriscono di effettuare gli stessi controlli su tutti i pazienti con
sindrome di Down che presentano sia psicosi che demenza simile al morbo di Alzheimer perché una
dieta senza glutine potrebbe in certi casi migliorare grandemente il quadro clinico di questi
problemi neuro-psichiatrici.
L’articolo Celiac disease diagnosed in the elderly721 dopo avere precisato che la celiachia è
ancora spesso sotto-diagnosticata negli anziani mostra che su 7 anziani celiaci 3 soffrivano di
patologie neurologiche: due presentavano un quadro sintomatico attribuito al morbo di Alzheimer
ma che è migliorato dopo l’adozione di una dieta senza glutine, mentre il terzo soffriva di una
neuropatia periferica che è completamente scomparsa con il passaggio ad una dieta senza glutine.
L’articolo Possible gluten sensitivity in multiple system atrophy (“Possibile sensibilità al
glutine in atrofia sistemica multipla”)722 discute del possibile contributo di una sensibilità al glutine
non celiaca nell’insorgere dell’atrofia sistemica mutlipla, una malattia neurodegenerativa
caratterizzata parkinsonismo e insufficienza del sistema autonomo (cardiovascolare, urinario).
Dramatic improvement of parkinsonian symptoms after gluten-free diet introduction in a
patient with silent celiac disease723 relaziona per l’appunto sull’ “Incredibile miglioramento dei
sintomi parkinsoniani dopo l’adozione di una dieta senza glutine in un malato di celiachia latente”.
L’articolo CD8(+)/perforin/granzyme B(+) effector cells infiltrating cerebellum and inferior
olives in gluten ataxia724 ci informa che
Fino all’8% dei malati di sensibilità al glutine sviluppano sintomi neurologici
come atassia, demenzia, attacchi epilettici o neuropatia periferica.
L’articolo Non-celiac gluten sensitivity triggers gut dysbiosis, neuroinflammation, gut-brain
axis dysfunction, and vulnerability for dementia (“Sensibilità al glutine non celiaca innesca
disbiosi intestinale, infiammazione dei nervi, disfunzione dell’asse intestino-cervello e vulnerabilità
alla demenza”)725 mostra chiaramente una correlazione tra glutine e demenza726.
L’articolo Does cryptic gluten sensitivity play a part in neurological illness? (“La sensibilità
al glutine nascosta gioca un ruolo nella malattia neurologica?”)727 mostra che su 53 pazienti con
disfunzioni neurologiche di causa ignorata, (25 casi di atassia728, 20 di neuropatia periferica, 5 di
mononeurite multipla, 4 di miopatia, e di neuropatia motoria, 2 di mielopatia) ben 30 (oltre il 56%!)
mostravano anticorpi al glutine. In particolare l’analisi approfondita dello stato del duodeno e dei
villi (tramite biopsia) dei pazienti neurologici con anticorpi al glutine ha permesso di accertare una
percentuale la presenza di celiachia conclamata nel 35%, di duodenite nel 38%, e di assenza di
lesioni nel 26%. Se consideriamo il fatto che le analisi attualmente in uso controllano solo 5 dei
possibili anticorpi al glutine su un totale di 28 fino ad ora isolati (vedi il libro I pilastri della salute
e la rete di interconnessioni), si comprende come molti altri casi di problemi neurodegenerativi e
di altri problemi neurologici possano essere collegati al glutine e possano quindi migliorare con

721
Pubblicato su Journal of Clinical Gastroenterology 2008 Jan;42(1):59-61, autori Lurie Y, Landau D A, Pfeffer J,
Oren R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18097291.
722
Pubblicato su Neurology. 2002 Oct 8;59(7):1114-5, autori Pellecchia M T, Ambrosio G, Salvatore E, Vitale C, De
Michele G, Barone P; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12370481.
723
Pubblicato su Journal of Neurology 2014 Feb;261(2):443-5, autori Di Lazzaro V, Capone F, Cammarota G, Di
Giuda D, Ranieri F; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24464413.
724
Pubblicato su Neuropathology. 2010 Feb 1;30(1):92-6, autori Mittelbronn M, Schittenhelm J, Bakos G, de Vos RA,
Wehrmann M, Meyermann R, Bürk K; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19622110.
725
Pubblicato su CNS Neurological Disorders Drug Targets. 2015;14(1):110-31, Daulatzai M A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25642988.
726
Sebbene a mio giudizio confonda un poco la causa con l’effetto nel rapporto tra celiachia e disbiosi, vedi il capitolo
relativo.
727
Pubblicato su Lancet. 1996 Feb 10;347(8998):369-71, autori Hadjivassiliou M, Gibson A, Davies-Jones G A, Lobo
A J, Stephenson T J, Milford-Ward A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8598704.
728
L’Atassia cerebellare, è una malattia molto grave che rende incapaci di coordinare i movimenti con conseguenze
negative anche sul linguaggio e sull’equilibrio. È molto forte la sua correlazione con l’assunzione di glutine.
193
l’assunzione di una dieta senza glutine.
Concludo qui con un cenno alla carenza di vitamina D e di magnesio, che possono essere co-
fattori delle varie malattie di cui si è discusso in questo capitolo, anche perché si tratta di due
sostanze che aiutano il corpo nel suo processo di disintossicazione (vedi i capitoli relativi). Anche la
vitamina C aiuta il corpo a disintossicarsi (e a rafforzare il sistema immunitario, mettendo in grado
di lottare meglio contro le infezioni da batteri patogeni, da Candida e da aspergillus). Ulteriori
informazioni sulle malattie neurodegenerative e la loro possibile cura le trovate in fondo al libro,
nella descrizione di un nuovo metodo di trattamento (basato su quanto fin qui descritto).

54 – Approfondimento sulla sclerosi multipla e su alcuni metodi di cura


proposti dai medici Campbell, Wahls, Zamboni, Coimbra

Come abbiamo appena visto la sclerosi multipla è una malattia autoimmune che può essere
causata/concausata da disbiosi intestinale (con conseguenti reazioni autoimmuni e concomitante
carenza di vitamina D) da una intossicazione da mercurio (il quale causa a sua volta disbiosi
intestinale, oltre a colpire direttamente alcuni tessuti ed alcuni processi vitali), da un focus dentale.
In particolar modo cavitazioni o denti devitalizzati causano la produzione di alcune citochine
(RANTES ed FGF-2) che predispongono alle infiammazioni ed alle reazioni autoimmuni, e quindi
anche alla Sclerosi Multipla ed alla Sclerosi Laterale Amiotrofica.

54.1 – Sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica e focus dentali


L’articolo Increased serum and cerebrospinal fluid FGF-2 levels in amyotrophic lateral
sclerosis729 mostra l’alto livello della citochina FGF-2 nel sangue e nel fluido cerebrospinale di chi
soffre di Sclerosi Laterale Amiotrofica. L’articolo RANTES and fibroblast growth factor 2 in
cavitations: triggers for systemic disease?730 mostra invece che alti livelli di RANTES e di FGF-2
sono stati trovati nelle cavitazioni (dei denti) di persone sofferenti di varie patologie tra le quali
anche malati di sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica.
Per approfondimenti vedi gli e-book gratuiti I pilastri della salute e la rete di interconnessioni
e Bonifica dentale, oltre ai seguenti documenti:
http://www.bobbiebeckman.it/studiodentistico2/wp-content/uploads/2013/04/CURA-
CANALARE_protect.pdf
http://www.arnoldehret.it/denti-devitalizzati-e-malattie-degenerative

54.2 – Sclerosi multipla e disbiosi


Sia la dottoressa Campbell che la dottoressa Wahls (autrice di The Wahls protocol) propongono
nei propri libri di affrontare la sclerosi multipla con una dieta paleolitica che serve a correggere la
disbiosi; la dottoressa Campbell suggerisce anche di assumere cibi ricchi di vitamina D tra i quali
l’olio di fegato di merluzzo.
Potetete vedere la dottoressa Wahls in una conferenza spiegare come è guarita dalla sclerosi
multipla grazie alla dieta (video sottotitolato in italiano): http://youtu.be/TsVVtHo7H64
La dottoressa Wahls, dopo avere provato le cure mediche convenzionali ha deciso di studiare a
fondo da sola le pubblicazioni più recenti disponibili su pubmed che potevano essere correlate alla
sua grave malattia. Ma dopo delle sperimentazioni di farmaci innovativi con scarso risultato ha
deciso di provare con l’alimentazione, ed ha scoperto pian piano che una delle migliori fonte di

729
Pubblicato su Neuroreport. 2003 Oct 6;14(14):1867-9, autori Johansson A, Larsson A, Nygren I, Blennow K,
Askmark H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14534437.
730
Pubblicato su Internation Journal of General Medicine 2013; 6: 277–290, autori Johann Lechner, Volker von
Baehr; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3636973/.
194
sostanze utili per riequilibrare il metabolismo cellulare sono gli alimenti non processati, frutta
verdura, carne. In sostanza ella ha seguito una forma di “dieta paleolitica”, la dieta delle antiche
popolazioni di cacciatori e raccoglitori, che è ricchissima di moltissime sostanze preziose per una
corretta alimentazione. Adesso lei cammina sul palco mentre tiene una conferenza, mentre prima
era su una sedia a rotelle.
Maggiori informazioni sulla dottoressa e sulle sue scoperte sono disponibili in inglese sul suo
sito http://www.terrywahls.com/, dove trovate anche diverse testimonianze di guarigione731 di
altre persone che hanno trovato enorme giovamento dall’applicazione del protocollo dietetico della
dottoressa.
Alla base di un possibile intervento di cura basato sul riequilibrio della flora intestinale ci sono
diverse riceche scientifiche. Ricercatori del Brigham and Women’s Hospital (BWH), per esempio,
hanno compiuto uno studio che mostra come il microbioma intestinale sia, a differenza dei soggetti
sani, più ricco di quei batteri che sono coinvolti nell’infiammazione e nell’autoimmunità. L’articolo
Alterations of the human gut microbiome in multiple sclerosis732 riferisce di uno studio nel
quale si sono messi a confronto 60 pazienti sofferenti di sclerosi multipla con 43 soggetti sani. Si è
scoperto che i malati di sclerosi multipla hanno maggiori quantità di certi batteri come Akkermansia
e Methanobrevibacter, e minori quantità di altri quali Butyricimona; ma si è scoperto anche che tale
alterazione del microbiota è correlata con variazioni nell’espressione dei geni coinvolti nella
maturazione dei dendriti (prolungamenti plasmatici che partono dalle cellule nervose), e anche di
altri geni che potrebbero essere correlati alla malattia (per tramite della loro influenza sui globuli
bianchi, che nei soggetti malati attaccano la guaina della mielina, fondamentale per la conduzione
dei segnali nervosi)
Ma questo è solo uno dei tanti studi sull'argomento (sebbene occorre riconoscere, tutti alquanto
recenti, resi possibili dalle moderne tecniche di sequenziamento). Per esempio cito Gut microbiota
dysbiosis in patients with Multiple Sclerosis (“Disbiosi intestinale nei pèazienti con clerosi
multipla”)733, Multiple sclerosis patients have a distinct gut microbiota compared to healthy
controls (“I malati di sclerosi multipla hanno un microbiota differente rispetto alle persone sane del
gruppo di controllo”)734. Ma ce ne sono molti, molti altri735.
Nell’articolo Multiple Sclerosis, Gut Microbiota and Permeability: Role of Tryptophan
Catabolites, Depression and the Driving Down of Local Melatonin736 oltre al ruolo del
microbiota viene evidenziato quello dello stress ossidativo e nitrosativo, della permeabilità
intestinale e delle risposte immunitarie pro-inflammatorie. L’articolo Nutrition Facts in Multiple

731
http://www.terrywahls.com/success-stories.
732
Pubblicato su Nature Communications 7, 12015 (2016), autori Sushrut Jangi, Roopali Gandhi, et al;
www.nature.com/articles/ncomms12015.
733
Pubblicato su Journal of Immunology 2016 vol.196 (1 Supplement) 118.13, autori Ashutosh K Mangalam,
Nicholas Chia, et al.; http://www.jimmunol.org/content/196/1_Supplement/118.13.short.
734
Pubblicato su Science Report 2016; 6: 28484, autori Jun Chen, Nicholas Chia, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4921909/.
735
Dysbiosis in the Gut Microbiota of Patients with Multiple Sclerosis, with a Striking Depletion of Species
Belonging to Clostridia XIVa and IV Clusters; Plos One. 2015 Sep 14;10(9):e0137429., autori Sachiko Miyake
,Sangwan Kim, et al.; http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0137429 The Gut
Microbiome in Multiple Sclerosis, Current Treatment Options in Neurology 17(4):344 · April 2015, autori Mielcarz
D W, Kasper L H;
https://www.researchgate.net/publication/274571565_The_Gut_Microbiome_in_Multiple_Sclerosis. Multiple
sclerosis and microbiota. From genome to metagenome? Der Nervenarzt. 2015 Aug;86(8):925-33, autori Hohlfeld
R, Wekerle H; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26099498.
736
Pubblicato su Current Pharmaceutical Design. 2016 Sep 15 [Epub ahead of print], autori Rodriguez M, Wootla
B, Anderson G; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27634184.
195
Sclerosis737 approfondisce ulteriormente le questioni su esposte, specialmente dal punto di vista
dell’alimentazione, spiegando come l’alimentazione può influire sia sull’infiammazione che
sull’equilibrio della microflora intestinale.
Non va dimenticato il possibile ruolo del MAP (Mycobacterium avium paratuberculosis) e del
virus Epstein-Barr come concause della Sclerosi Multipla, vedi gli articoli Are Mycobacterium
avium subsp. paratuberculosis and Epstein-Barr virus triggers of multiple sclerosis in
Sardinia? 738. Anche il virus Epstein-Barr è un microrganismo su cui si stanno facendo delle
importanti scoperte e sul quale andrebbe scritto probabilmente un paragrafo a aprte su questo libro.

54.3 – La cura del dottor Zamboni


Ma interessante è anche la cura del dottor Zamboni, basata su un intervento chirurgico
relativamente poco invasivo. Il dottor Zamboni (la cui moglie era ammalata di Sclerosi Multipla) ha
scoperto come i malati di Sclerosi Multipla siano soggetti ad un restringimento (stenosi) di alcune
vene che causano un nocivo accumulo di ferro nel cervello. Curando con un banale intervento
chirurgico la stenosi molte persone hanno avuto grandi benefici. Il lettore avrà ormai compreso che
questo procedimento, che ha pure ottenuto dei successi significativi, è stato boicottato come tutte le
terapie che arrivano a curare realmente le malattie senza trasformare i malati in dipendenti cronici
da sostanze farmacologiche. Per approfondimenti vedi gli articoli ed i video seguenti:
http://www.osservatoriomalattierare.it/sclerosi-multipla/1103-sclerosi-multipla-da-praga-
una-conferma-per-il-metodo-zamboni
https://www.youtube.com/watch?v=31pecDVUkgY
https://www.youtube.com/watch?v=yqvR9lXmi_0
https://www.youtube.com/watch?v=gyAuG5Dphhs
https://www.youtube.com/watch?v=THczvfzRlx0
https://www.youtube.com/watch?v=npwhf3zRnxw
https://www.youtube.com/watch?v=FxROh4iTeuQ
https://www.youtube.com/watch?v=tmxtC34j9-Y

54.4 – La cura del dottor Coimbra a base di alte dosi di vitamina D


La carenza di vitamina D (e di certe forme particolari di tale vitamina, come la vitamina D3
solfatata) è una tipica conseguenza della disbiosi, della carenza di zolfo, dello stile di vita; il sostare
per m olto tempo all’interno di case, negozi ed uffici fa sì che sia troppo poca l’esposizione al sole
mentre l’uomo primitivo viveva presumibilmente nella fascia tropicale e non certo al riparo di
edifici di cemento. Come vedremo nel capitolo ad essa relativa, sono diverse le patologie per le
quali l’integrazione di vitamina D risulta benefica. Un medico brasiliano, il dottor Coimbra, ha
messo a punto una cura per la sclerosi multipla basata su alte dosi di vitamina D somministrate sotto
rigoroso controllo medico.
Per approfondimenti vedi i seguenti articoli e video:
http://www.lastampa.it/2014/01/21/scienza/benessere/medicina-naturale/la-vitamina-d-pu-
rallentare-la-progressione-della-sclerosi-multipla-9nYJqFpM7jJlpJ4lDY900M/pagina.html
http://www.codicepaleo.com/vitamina-d-dosaggi/
https://www.youtube.com/watch?v=qNYs65dStcI
https://www.youtube.com/watch?v=KWN_JkpmPUA

737
Pubblicato su ASN Neuro. 2015 Jan-Feb; 7(1), autori Paolo Riccio, Rocco Rossano;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4342365/.
738
Pubblicato su Multiple Scelrosis. 2012 Aug;18(8):1181-4, autori Cossu D, Masala S, Cocco E, Paccagnini D,
Frau J, Marrosu MG, Sechi LA.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22261119.
196
54.5 – Il crudismo
Il crudismo, come viene precisato più volte in questo libro, può aiutare a risolvere i problemi di
disbiosi, e quindi non ci si deve meravigliare se con questo regime dietetico si guarisce dalla
sclerosi multipla. Ecco i link a due video-testimonianze:
https://www.youtube.com/watch?v=ZFhjBmENTHM
https://www.youtube.com/watch?v=HlXXg49vzMU
Altre informazioni nel capitolo sul crudismo.

54.6 – Il digiuno
Nel suo libro “Il digiuno può salvarti la vita”, l’igienista Shelton descrive le guarigioni e/o i
notevoli miglioramenti da lui riscontrati nelle persone da lui assistite nel corso del digiuno. Alcune
di queste persone soffrivano di malattie che sono ritenute ufficialmente incurabili, croniche, o
progressivamente degenerative, come la sclerosi multipla. Se consideriamo tale malattia una
reazione autoimmune scatenata dalla disbiosi (e possibilmente da una concomitante parassitosi), è
comprensibile come il digiuno, togliendo ai parassiti ed ai patogeni (batteri lieviti e muffe) quasi
ogni sorta di cibo, ne riduca fortemente il numero fino a farli quasi sparire, riequilibrando così il
microbiota intestinale.

54.7 – Amalgama di mercurio e sclerosi multipla


Cristiana Di Stefano e Matteo dall’Osso sono guariti dalla sclerosi multipla rimuovendo le
amalgame (otturazioni metalliche contenenti mercurio) e utilizzando dei metodi per chelare
(eliminare) i metalli pesanti. Del resto il mercurio causa disbiosi, ed è difficile correggere la disbiosi
fintanto che ci si porta il mercurio in bocca.
Cristiana Di Stefano è una persona che ha lottato con grande tenacia e forza d’animo contro la
sclerosi multipla, contro la diagnosi infausta dei medici, non arrendendosi, non fidandosi della
sentenza di irreversibilità del processo degenerativo, leggendo, studiando, informandosi, fino a
quando non è arrivata alla scoperta che l’avrebbe portata ad invertire il corso della sua malattia: le
otturazioni dentali in amalgama (e quindi a base di mercurio) che aveva in bocca erano state la
causa scatenante del suo problema, rilasciando quotidianamente il velenoso metallo pesante.
Da questa scoperta è passata alla rimozione protetta delle amalgame con sostituzione delle
otturazioni con resine bio-compatibili (attenzione non tutti i dentisti sono attrezzati per farlo,
servono diga, respiratore per evitare di respirare frammenti e vapori di mercurio, altrimenti
l’organismo rischia una, seppure momentanea, intossicazione ancora più massiccia).
Ha quindi disintossicato (per quanto possibile) l’organismo dal mercurio presente nel suo corpo
tramite l’assunzione di alcuni integratori e finalmente ha assistito al miracolo: la sua malattia,
“inarrestabile e difficilmente curabile” secondo la medicina ufficiale, si è bloccata senza più
progredire.
Esistono terapie più o meno valide, ufficiali e non, il cui scopo sarebbe quello di fermare o
rallentare il processo degenerativo, anche se una volta che si è passati dalla fase R/R e si entra nella
fase SP nessuno mai è riuscito a fermare la degenerazione in alcun modo; i farmaci ufficiali sono
molto costosi e a carico della sanità pubblica, la percentuale di chi riesce a vedere rallentata la
patologia non supera il 30% ed in più hanno forti, a volte gravissimi effetti collaterali, dato che si
parla di interferoni e dei mortali chemioterapici739; si tratta di cure di cui diffido fortemente, anche
perché ho conosciuto una collega che ha avuto notevoli giovamenti da una cura naturale a base di
integratori, consigliatale da un medico che segue le orme del prof. Di Bella.
Cristiana di Stefano ha realizzato un sito internet (http://www.cristianadistefano.it/) per
condividere le sue informazioni con tutti quelli che sono nelle sue condizioni, per raccogliere e
divulgare materiale informativo sulla tossicità delle amalgame, su come rimuoverle e come

739
Vedi anche http://www.aerrepici.org/campagna.htm.
197
disintossicarsi dal mercurio e da altri metalli pesanti, ed ha collaborato alla stesura di un proposta di
legge. Il sito di Cristiana è stato attaccato dagli hacker per ben 3 volte e per 3 volte lei si è
rimboccata le maniche e ha ricominciato, anche se ogni volta è stata costretta a partire da zero con
gli iscritti ai forum ... chi lotta per la giustizia, la salute, la libertà di cura è sempre soggetto ad ogni
sorta di attacco, repressione, minaccia.
Fino a pochi anni fa continuavano a circolare negli studi dei dentisti documenti sulla presunta
innocuità delle amalgame, nonostante i dentisti stessi siano i primi a rischiare, dal momento che
quelli che utilizzano le amalgame si intossicano respirando vapori di mercurio (vittime indottrinate
ed inconsapevoli di un sistema nel quale recitano al tempo stesso la parte degli avvelenatori).
La sua sclerosi multipla “miracolosamente” secondo il neurologo, è rimasta ferma a più di 6 anni
fa, e la sua qualità di vita è migliorata tantissimo, perché ha recuperato delle funzioni che credeva
perse per sempre, è più forte, e cosa importantissima non assume chemioterapici che hanno
gravissimi effetti collaterali, ma solo Tiobec che non è un farmaco ma un antiossidante (acido alfa
lipoico + acido folico) perché i ricercatori mondiali hanno provato che blocca i linfociti T,
responsabili dell’attacco alla mielina, impedendo loro di oltrepassare la barriera ematoencefalica.
Purtroppo deve farselo preparare galenicamente per risparmiare, poiché il prodotto “Tiobec400
Retard” che si trova in farmacia costa 23 euro a scatola, le dura una settimana, dato che ha una dose
precisa da rispettare. Questo “integratore”, che ovviamente non essendo un farmaco con effetti
collaterali, non viene passato dal sistema sanitario, deve assumerlo continuamente, altrimenti i
linfociti T tornano ad attaccare la mielina e la malattia potrebbe riprendere a degenerare.
Devo dire che la storia di Cristiana è molto simile alla mia; anche se le mie malattie erano un po’
meno gravi, l’iter è stato lo stesso. Medici che non sanno come affrontarle, mille consulti
inconcludenti, pareri discordi, e poi piano piano il faticoso lavoro di studio delle menzogne della
scienza ufficiale e di scoperta della medicina naturale, fino a quando non ho scoperto anche io la
velenosità delle amalgame (ne avevo 8 in bocca!), le ho rimosse pian piano e poi ho scoperto che
dovevo anche cambiare dieta ed assumere qualche sostanza naturale (semi di pompelmo, fermenti
lattici, magnesio) per intervenire sulla disbiosi.
Mi fa notare Cristiana che per evitare fraintendimenti ed illusioni è giusto precisare che dopo
aver rimosso le amalgame non si guarisce per questo da qualsiasi malattia. Tutto dipende dal
tipo preciso di patologia, da quanto è grave, da quanto tempo perdura ... per il momento non sono
note delle tecniche per invertire certi processi e se tutto va bene si riesce ad arrestare il decorso della
malattia e (disintossicando l’organismo) a recuperare alcune delle funzionalità perse.
Ci sono degli studi in atto che fanno ben sperare nel futuro sul fatto che in caso di
danneggiamento di alcune cellule che avevano alcuni compiti specifici, il cervello è capace di
creare dei percorsi alternativi, cioè utilizzare altre cellule per supplire alle funzioni dei neuroni
danneggiati.
Dice Cristiana:
La cosa certa è che l’avvelenamento e l’intossicazione cronica da elementi tossici sono deleteri
per l’organismo e quindi vanno evitati. Le amalgame sono fonti tossiche continue e quindi devono
essere rimosse in protocollo protetto, per non peggiorare e soprattutto perchè non è possibile
disintossicarsi se si hanno fonti tossiche nel corpo.
Addirittura assumere chelanti o disintossicanti aiuta la fuoriuscita dalle amalgame e manda in
circolo ancora più elementi che si andranno a fissare nel cervello, negli organi, nelle ossa, dato che
il nostro corpo può espellere solo piccole quantità di elementi tossici e nel nostro corpo non ci sono
solo quelli entrati a causa delle amalgame, ma anche quelli entrati con aria, cibo e acqua... viviamo
in mezzo ad un totale inquinamento.
Nel corso dei miei studi ho scoperto di essere intossicata cronicamente dai metalli tossici e non
solo dell’amalgama, ma anche quelli entrati nel mio organismo a causa del cibo, aria, acqua ...
contaminazione ambientale.
198
La mia disintossicazione è stata totale e completa. Il mio organismo, grazie all’integrazione
mirata personalizzata di oligoelementi si è riequilibrato. Ora come ora, devo solo fare attenzione ad
evitare di accumulare di nuovo gli elementi tossici, che giornalmente ci contaminano, poiché tutto ciò
che ci circonda è inquinato e ci contamina. Quindi, una volta all’anno, faccio il mineralogramma a
cui segue l’integrazione mirata di oligoelementi che mi evita di intossicarmi di nuovo. Questo lo
faccio per prevenzione.
Ho sempre dichiarato che sono affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva a stadio
avanzato, quindi disabile, ma che poi dopo aver scoperto che ero intossicata cronicamente, una
volta eliminate le fonti tossiche, ho iniziato ad avere miglioramenti, sempre maggiori poi una volta
disintossicata completamente, ma i medici non credono che il merito sia della disintossicazione ed io
non posso provarlo, dato che nessun ricercatore ha mai fatto studi in questo senso. Per i medici
sono un caso a sé stante che non fa testo e non credono che una persona possa ammalarsi
gravemente a causa dell’intossicazione cronica... anche perché ancora oggi si rifiutano di credere
agli esiti del test chiamato mineralogramma... quindi fondamentalmente i miei medici non credono,
nonostante i referti del mineralogramma, riconosciuto dall’OMS, ma non da loro, che ero
intossicata da metalli pesanti.
Siccome il neurologo non trova una spiegazione scientifica, parla di intervento divino ...
quindi questo prova che anche i medici, che sono i più laici in assoluto, preferiscono credere ai
miracoli di Dio che ai risultati del mineralogramma, esame ripeto usato da sempre, con il quale si è
scoperto anche che Napoleone è morto avvelenato da arsenico, test che usano i RIS da sempre, ecc.
...però i medici e gli specialisti non ci credono... che dobbiamo fare se non ci credono? Aspetto che il
ministro lo renda uguale come importanza, alle analisi ematochimiche e spero che passi la legge...
Io non ho mai detto e non ho nessuno strumento per dire o provare PURTROPPO che la mia
sclerosi multipla è stata causata dall’intossicazione cronica, ma è scientificamente provato il
contrario, cioè che l’intossicazione cronica da metalli tossici può causare anche una patologia come
la mia; nessuno ha mai scientificamente provato il contrario... nessuno ha fatto ricerca in questo
senso... non è assurdo tutto ciò?
Ad occhi profani e semplici può sembrare la stessa cosa, ma per la scienza non è così, perché
mentre per la prima non ci sono studi scientifici, per la seconda ci sono. Quindi io non potrò mai
affermare che la causa della mia sclerosi multipla è stata l’intossicazione cronica... non potendolo
mai provare non potrò mai fare causa a nessuno per avermi avvelenato fin da piccola coi vaccini al
thiomersal, proseguendo con le amalgame, i cibi contaminati da elementi tossici “in misura
ammessa dalla legge” per i quali non si tiene mai conto del pericolo accumulo però, dato che la
maggior parte una volta entrati nel corpo non possono essere eliminati.
Io non ho assistito a un miracolo... per me il miracolo è avvenuto quando il Padre Eterno mi ha
aiutato a trovare digitando su internet molte risposte alle mie domande, quando mi ha aiutato a
studiare, a capire e a trovare le persone giuste per disintossicarmi.
Quello che si può affermare senza che nessuno possa fare nessuna obiezione è che
l’intossicazione cronica da elementi tossici è causa di tantissime malattie anche neurodegenerative e
nessuno può più negare che le amalgame siano la fonte principale dell’intossicazione cronica da
mercurio.
NB: non mi occupo solo di amalgame, anche se devo ammettere che è il motivo principale per il
quale vengo contattata.

La storia della guarigione di Matteo Dall’Osso la racconto con alcune righe tratte dall’home page
del suo sito internet www.matteodallosso.org da cui, tra le altre cose, è possibile scaricare o
199
acquistare il suo libro.
Mi chiamo Matteo Dall’Osso. Quando avevo 19 anni mi diagnosticarono
malato di sclerosi multipla. Ho avuto quasi tutti i sintomi fino ad arrivare alla
sedia a rotelle. Ho scoperto l’origine della malattia e ora diplopia (visione
sdoppiata), sensibilità di tutte le parti del corpo, tensione alle gambe, difficoltà di
coordinazione arti superiori, mancanza di concentrazione, inimmaginabile
stanchezza, sensazione improvvisa di fare pipì, impossibilità di movimento arti
inferiori sono solo un brutto ricordo.
Per approfondimenti vedi
https://www.youtube.com/watch?v=J0AWieD-T90
https://www.youtube.com/watch?v=MjrRirLTBZk
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-9cd64464-6082-4894-88f1-
f0cecaa22e3a.html
https://books.google.it/books?id=0HuD97BIQdIC&printsec=frontcover&dq=denti+tossici
&hl=it&sa=X&ei=JEmIVPWjIMH3O_6IgMgE&ved=0CDUQ6AEwAA#v=onepage&q=denti
%20tossici&f=false

54.8 - GcMAF
L’articolo Therapeutics effects of highly purified de-glycosylated GCMAF in the
immunotherapy of patiens with chronic diseases740 riferisce degli ottimi risultati ottenuti
somministrando questa molecola del tutto naturale (si tratta di una proteina naturalmente presente
nel nostro corpo) a malati sofferenti di malattie croniche, tra i quali anche un malato di sclerosi
multipla.

54.9 Albert e il biotron


Traggo dal sito mednat.org le seguenti righe su una invenzione sulla quale però so poco e niente
e della quale riporto solo quello che altri hanno scritto; di conseguenza non mi sento di giurare sulla
sua presunta validità. L’unica cosa che posso dire è che ho una buona opinione dell’associazione
ARPC, e che nel capitolo sul cancro (vedi più avanti) sono presenti diverse informazioni che fanno
pensare alla possibilità di curare diverse malattie anche tramite l’utilizzo di opportuni campi
elettromagnetici.
Abert è uno pseudonimo sotto il quale si nasconde l’ingegnere italiano
inventore del BIOTRON - Biosystem, una macchinetta grande come un pacchetto
di sigarette che invia messaggi elettromagnetici ai tessuti permettendo loro di
ricostruirsi in modo normale e dunque di eliminare le cellule tumorali.
Numerosissime sono le sue relazioni sui casi clinici trattati e le sue comunicazioni
scientifiche che sono costantemente ignorate. Un dossier su di lui è pubblicato
dalla Associazione ARPC (Associazione Ricerca e Prevenzione del Cancro,
presidente Alberto Mondini, www.aerrepici.org).
È un metodo che, oltre che per in tumori e le leucemie, opportunamente
personalizzato, ha dato splendidi risultati in varie malattie, quali sclerosi multipla,
distrofia muscolare, SLA, ecc... e perfino in gravi malattie mentali (psicosi).
Si basa essenzialmente sulla ricerca ed eliminazione di virus, funghi, parassiti e
batteri dall’organismo; secondo nuove, avanzatissime scoperte.
Potete scaricare la descrizione del test clinico necessario per poter iniziare il

740
Pubblicato su American Journal of Immunology 9: 78-84. 2013, autori Lynda Thyer, Emma Ward, Rodney Smith,
Jacopo J.V. Branca; http://thescipub.com/PDF/ajisp.2013.78.84.pdf.
200
trattamento e i moduli per richiederlo al link
http://www.aerrepici.org/Moduli%20Biosystem.PDF. Se volete saperne di più,
potete consultare il link http://www.aerrepici.org/Biohelp/006-
antiagenti_patog.html o contattare l’ARPC.

54.10 - Cellule staminali … e ossigeno-terapia iperbarica


L’articolo iPSC-derived neural precursors exert a neuroprotective role in immune-
mediated demyelination via the secretion of LIF741 descrive i risultati positivi della
sperimentazione di cellule staminali su di un cosiddetto “modello animale” della sclerosi multipla;
al di là del fatto che ritengo immorale far ammalare gli animali per poi curarli, e al di là del fatto
che noi on siamo topi, certi meccanismi biologici sono pur sempre condivisi tra qussi tutti i
mammiferi, e quindi il risultato è incoraggiante.
Ma c’è bisogno di complicate procedure biologiche e poi chirurgiche per avere dei risultati
positivi utilizzando le cellule staminali? Forse no, dal momento che l’ossigeno-terapia iperbarica
induce la rapida mobilitazione delle cellule staminali aumentando di otto volte il numero delle
staminali che circolano nel corpo del paziente come mostra l’articolo Stem cell mobilization by
hyperbaric oxygen (“Mobilitazione delle cellule staminali per mezzo di ossigeno iperbarico”)742.

55 - Ipertensione e disbiosi

L’articolo Gut dysbiosis is linked to hypertension (“La disbiosi intestinale è legata


all’ipertensione”)743 riferisce di studi sia su pazienti umani che su topi sofferenti di ipertensione, nei
quali è stata riscontrata una minore diversità della flora intestinale ed un’alterazione del rapporto tra
il numero di Firmicutes e di Bacteroidetes. Nei topi la somministrazione di un antibiotico detto
Minociclina ha normalizzato tale rapporto portando ad una diminuzione dei valori della pressione.
Sembra così dimostrato il legame casuale tra disbiosi e pressine alta. Da notare però che l’uso
prolungato della può causare la sindrome DRESS (Drug Reaction with Eosinophilia and Systemic
Symptoms, reazione al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici), una reazione molto grave che
nel 10% dei pazienti che ne vengono colpiti può causare persino la morte744.
Lo stesso tipo di squilibrio della flora intestinale è stato riscontrato nello studio descritto
nell’articolo Hypertensive patients exhibit gut microbial dysbiosis and an increase in TH17
cells (““)745. In aggiunta tale articolo ci informa che nei pazienti ipertesi si rileva un aumento molto
notevole delle cellule Th17 (linfociti T Helper 17, un particolare tipo di globuli bianchi) e che
An increase in the Th17 cells is extremely relevant finding since levels of these
cells are regulated by gut-intrinsic mechanisms that generate pro-inflammatory
cytokines such as TGF-β1, TNF-α, IL-1β and IL-6.
Sebbene si riferisca ad uno studio condotto sui ratti, l’articolo Antihypertensive effects of
probiotics Lactobacillus strains in spontaneously hypertensive rats (“L’effetto anti-ipertensivo

741
Pubblicato su Nature Communications (2013) 4: 2597, autori Cecilia Laterza, Arianna Merlini et al.;
http://www.nature.com/ncomms/2013/131022/ncomms3597/abs/ncomms3597.html.
742
Pubblicato su American Journal of Physiology - Heart and Circulatory Physiology Published 1 April 2006 Vol.
290 no. 4, H1378-H1386, autori Stephen R. Thom, Veena M. Bhopale, Omaida C. Velazquez, Lee J. Goldstein, Lynne
H. Thom, Donald G. Buerk; http://ajpheart.physiology.org/content/290/4/H1378.long.
743
Pubblicato su Hypertension. 2015 Jun;65(6):1331-40, autori Yang T, Santisteban M M et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25870193.
744
http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/NII_AIFA_MINOCIN.pdf.
745
Pubblicato su Journal of Hypertension 2015 Jun;33 Suppl 1:e77-8, autori Kim S, Rodriguez V, Santisteban M,
Yang T, Qi Y, Raizada M, Pepine C; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26102930.
201
di ceppi di Lactobacillus su ratti spontaneamente ipertensivi”)746 mostra che i probiotici utilizzati
non solo hanno causato una riduzione della pressione alta, ma hanno apportato anche benefici
cardiovascolari. Ma ci sono anche studi simili condotti sull’uomo, come mostra l’articolo The
effect of probiotic soy milk and soy milk on anthropometric measures and blood pressure in
patients with type II diabetes mellitus: A randomized double-blind clinical trial747 che riferisce
di uno studio randomizzato a doppio cieco con gruppo di controllo. Nei malati di diabete mellito
(che come abbiamo visto è una malattia correlata alla disbiosi) è stata somministrato del latte di
soia, con probiotici e senza. Il gruppo che ha assunto la bevanda con probiotici ha mostrato una
significativa riduzione della pressione.
Infine l’articolo Nutraceuticals for blood pressure control (“Nutriceutici per il controllo della
pressione sanguigna”)748 ci informa che
Un insieme di prove davvero numeroso supporta l’uso di potassio, L-arginina,
vitamine C e D, flavonoidi del cacao, succo di barbabietola, alcuni probiotici,
coenzima Q10, melatonina e rilascio controllato, estratto di aglio stagionatoe caffè
Si potrebbero aggiungere il peperoncino, il kiwi749 e la cannella (ma solo quella della specie
Cinnamomum Cassia detta anche cannella cinese). La valenza di tale alimento contro la pressione
alta (e la glicemia alta) è stata dimostrata da uno studio rigoroso a doppio cieco randomizzato con
gruppo di controllo descritto nell’articolo Glycated haemoglobin and blood pressure-lowering
effect of cinnamon in multi-ethnic Type 2 diabetic patients in the UK: a randomized, placebo-
controlled, double-blind clinical trial750.
La pressione alta può essere causata da una carenza di vitamine del gruppo B, e non è un caso il
fatto che la disbiosi causa una carenza di vitamine del gruppo B751 e non stupisce quindi che i
cereali integrali (che contengono vitamine del gruppo B) aiutino a regolare la pressione752.
Siccome la pressione aumenta se si beve molto e diminuisce se si beve poco o si urina tanto, un
diuretico naturale (come per esempio la cipolla) può contribuire ad abbassare la pressione.

56 - 6 medici testimoniano la degenerazione della razza umana causata


dall’alimentazione moderna

Quasi un secolo fa il dottor Alexis Carrel nel suo trattato Man the Unknown (“L’uomo questo
sconosciuto”)753 affermava:
la medicina è ben lontana dall’aver diminuito così tanto le sofferenze umane così
come tenta di farci credere. In realtà il numero delle morti causate dalle infezioni è
grandemente diminuito ma lo stesso si muore in misura ancora maggiore a causa

746
Pubblicato su Molecolar Nutrition & Food Research 2015 Aug 10 [per adesso pubblicato solo sul web], autori
Gómez-Guzmán M, Toral M, Romero M, Jiménez R, Galindo P, Sánchez M, Zarzuelo M, Olivares M, Gálvez J,
Duarte J.
747
Pubblicato su Annals of Medicine 2015 Sep;47(6):447-56, autori Sirtori C R, Arnoldi A, Cicero A F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26362125.
748
Pubblicato su Annals of Medicine 2015 Sep;47(6):447-56, autori Sirtori C R, Arnoldi A, Cicero A F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26362125.
749
Ricercatori del Mette Svendsen University Hospital di Oslo (Norvegia) hanno scoperto che mangiare kiwi tre volte
al giorno diminuisce rapidamente la pressione sanguigna;
http://www.staibene.it/salute/articoli/single_news/article/pressione_alta_prova_con_3_kiwi/?refresh_cens.
750
Pubblicato su Diabetic Medicine 2010 Oct;27(10):1159-67., autori Akilen R, Tsiami A, Devendra D, Robinson N.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20854384.
751
http://www.inerboristeria.com/rimedi/pressione-bassa-rimedi.html.
752
http://www.benessereblog.it/post/7959/cereali-integrali-per-prevenire-lipertensione.
753
http://www.amazon.com/Man-Alexis-Carrel/dp/B00005WCQU.
202
delle malattie degenerative.
Nel seguito egli afferma che, benché siano diminuite le morti causate dalle malattie infettive la
salute dell’uomo moderno è sempre più malferma (“l’uomo moderno è fragile”) e, a parte
l’aumento dei casi di malattie degenerative come il cancro, si ammala molto più spesso a causa di
malanni meno gravi.
Uno dei più importanti dirigenti del sistema sanitario nazionale statunitense, il dottor Parran, in
un rapporto del 1938 (T. PARRAN, “Sickness survey” Time, 31:22, 1938) ci informa che:
Pare che la dieta inadeguata, le abitazioni scadenti, i problemi di instabilità
lavorativa creino immediati problemi di salute. (...) i più anziani che passano 35
giorni all’anno a letto malati, si trovano in tale condizione per un decimo del loro
tempo (...) Il problema del progressivo aumento percentuale degli individui afflitti
da malattie cardiache e cancro è una comprensibile fonte di allarme. Sono state
pubblicate delle statistiche dal Dipartimento della Sanità Pubblica di New York
City che mostrano come l’aumento dell’incidenza di problemi cardiaci è
aumentata in maniera progressiva e continua durante gli anni che vanno dal 1907
al 1936. Le cifre fornite dai loro rapporti rivelano un aumento da 203,7 morti
ogni 100.000 abitanti nel 1907 a 327,2 morti ogni 100.000 abitanti nel 936.
Questo significa un aumento del 60 per cento. I casi di cancro sono aumentati del
90 per cento dal 1907 al 1936.
Sir Arbuthnot Lane, eminente chirurgo inglese ha affermato (nella prefazione al libro Maori
Symbolism di Ettie A. Rout. Londra, Paul Trench Trubner, 1926):
Una lunga esperienza come chirurgo mi ha dato la certezza che c’è qualcosa di
radicalmente e fondamentalmente errato nello stile di vita civilizzato, e credo che,
a meno che vengano riorganizzate le abitudine alimentari delle Nazioni Bianche, il
decadimento sociale ed il deterioramento della razza sono inevitabili.
Ancora più approfondita è l’analisi contenuta nel libro Nutrition and Physical Degeneration -
A Comparison of Primitive and Modern Diets and Their Effects (“La nutrizione a la
degenerazione fisica – Una confronto tra le diete dell’uomo primitivo e di quello moderno e tra i
loro effetti”) scritto dal dentista statunitense Weston A. Price (autore anche del libro Dental
Infections, Oral and Systemic, ovvero “Infezioni dentali, orali e sistemiche”). Questo medico ha
compiuto, durante gli anni ‘30 del secolo scorso, un’estesa indagine sullo stato di salute delle
popolazioni native da una parte e degli occidentali dall’altra, partendo dalla conformazione dei denti
e del viso per poi indagare sullo stato di salute generale. Già allora (quasi un secolo fa) questa
indagine mostrava le prove di una degenerazione dello stato di salute delle persone che vivevano (e
soprattutto mangiavano) secondo le usanze della moderna società occidentale.

203
Indiani che s eguono
l’alimentazione tradizionale e
che hanno dentature perfette
Il paragone tra le persone dell’occidente moderno e le popolazioni indigene che avevano ancora
conservato uno stile di vita tradizionale ha lasciato il dentista Weston A. Price senza alcun dubbio
sul fatto che la dieta sempre più artificiale (per esempio farine raffinate e consumate settimane dopo
la macina, consumo di zucchero raffinato) abbia causato una degenerazione che, in maniera
preoccupante, peggiora di generazione in generazione ad un ritmo crescente. L’osservazione dei
popoli cosiddetti “primitivi” è particolarmente indicativa quando si confrontano i membri di tali
popolazioni che hanno ceduto alle lusinghe della società e dell’alimentazione occidentale con quelli
che invece hanno mantenuto uno stile di vita e di alimentazione tradizionale, basato su una
tradizione millenaria e su una saggezza sedimentata nel corso dei secoli: se i primi manifestano
presto carie, deformazione dell’arcata dentaria, affollamento dei denti, degenerazioni a livello
scheletrico e salute malferma, i secondi hanno una dentatura ancora perfetta, una perfetta
conformazione scheletrico ben visibile anche a livello del volto, ed una salute invidiabile. Le foto
incluse nel libro del resto parlano da sole.
Non deve meravigliare il fatto che lo sviluppo mentale segue di pari passo quello fisico, e se le
popolazioni che seguono ancora le consuetudini alimentari tradizionali hanno capacità intellettive
ottimali, non altrettanto si può dire delle popolazione che seguono uno stile di vita ed
un’alimentazione tipico della società occidentale moderna. A tal riguardo in particolare il dottor
Price afferma:
Applicando questi metodi di studio alle nostre famiglie americane, scopriamo
prontamente che una considerevole percentuale delle nostre famiglie mostrano lo
stesso deterioramento nei membri più giovani. La percentuale degli individui così
colpiti nelle nostre comunità americane nelle quali ho condotto i miei studi variano
entro un range piuttosto vario, dal 25 al 75 per cento.
Una percentuale di questo gruppo non solo presenta queste evidenze di danni a
livello fisico, ma anche disturbi della personalità, il più comune dei quali è una
efficienza ed acutezza mentale più bassa del normale, principalmente osservata
come cosiddetta ritardo mentale che incluse quel gruppo di bambini che a scuola
non sono in grado di stare al passo coi propri compagni di classe. I loro quozienti
intellettivi sono generalmente più bassi del normale ed essi sviluppano
rapidamente complessi di inferiorità che originano dal loro handicap. In questo
gruppo o parallelamente ad esso una certa percentuale sviluppa disturbi della
personalità che trovano principalmente la propria espressione nei tratti asociali.
Questi includono i delinquenti che di questi tempi stanno causando così tanti
problemi a causa dell’evidenza del loro aumento. La spiegazione per la presenza
di questo gruppo di individui era stata soprattutto che ci fosse stata qualche
esperienza condizionante.
Lo stesso tipo di osservazioni sono state fatte indipendentemente dalla dottoressa Kousmine
appena qualche anno più tardi (vedi per esempio il libro Salvate il vostro corpo - Tecniche Nuove
Editrice). Catherine Kousmine infatti, dopo avere scoperto che il cancro e le altre malattie
degenerative erano causate da una scorretta alimentazione è riuscita a curare tantissimi pazienti
orientandoli verso un’alimentazione naturale (assieme alla pulizia dell’intestino con clisteri alla
camomilla e iniezione rettale di olio di semi di girasole spremuto a freddo, ricco di vitamina F).

204
Nel corso della sua lunghissima carriera la dottoressa Kousmine non solo ha visto come è
possibile curare le malattie croniche degenerative che si manifestano sempre più spesso nella nostra
società moderna (e che sono assenti nei popoli primitivi che ancora seguono uno stile di
alimentazione tradizionale) ma che lo stato di salute degenera rapidamente passando da una
generazione all’altra, anche perché i figli prodotti dall’unione di due genitori malati hanno già dei
deficit congeniti; per non parlare di un’alimentazione la cui qualità peggiora nel corso degli anni,
sempre più orientata verso il cibo processato, confezionato, pre-cotto, dolcificato, ossidato, con
additivi chimici conservanti e pesticidi.
In tempi più recenti la dottoressa Natasha Campbell-McBride ha notato a sua volta una simile
degenerazione che progredisce nel passare da una generazione all’altra. Il suo campo di
osservazione è la disbiosi intestinale come causa di moltissime malattie fisiche e mentali. Anche lei
sostiene che un’alimentazione sempre più artificiale ha condotto al crescente diffondersi di malattie
degenerative, disturbi dell’apprendimento e disturbi mentali. Nel suo libro “La Sindrome Psico-
Intestinale” descrive come la flora microbica dell’uomo in buona salute venga alterata dall’azione
di molti farmaci (antibiotici, anticoncezionali, anti-infiammatori, antidolorifici, anti-tumorali,
neurolettici) e dall’adozione di un’alimentazione sbagliata. Questi fattori portano alla carenza dei
batteri e degli altri microbi benefici ed alla proliferazione di quelli patogeni (apportatori di malattie)
e se a causare questo squilibrio possono bastare poche settimane o pochi mesi, recuperare lo stato di
salute è difficilissimo se non impossibile fintanto che si continuano ad assumere gli alimenti
sbagliati (soprattutto cibi innaturali a base di farine processate).
Di conseguenza, dal momento che è la madre a fornire al figlio la flora intestinale attraverso
l’allattamento, i figli ereditano spesso il cattivo stato della flora della madre e poi, nel corso degli
anni, a causa degli stessi fattori (alimentazione e farmaci) non possono che peggiorarlo a meno che
decidano di operare un cambio drastico delle abitudini alimentari. E così se una nonna può avere
solo qualche problema digestivo, la mamma magari sviluppa qualche forma di allergia, e il bambino
può ammalarsi di asma, eczema, o peggio diventare autistico.
Il dottor Price ha notato non solo che una buona salute dei genitori (soprattutto delle madri) è
indispensabile affinché si generino figli sani, ma che le popolazioni native che ancora conservano le
abitudini alimentari dei loro antenati sono ben coscienti di questo fatto. Egli ha infatti scoperto che
in molti gruppi le ragazze prima di sposarsi devono sottostare ad un periodo di speciale
alimentazione, che in alcune tribù dura sei mesi, che serve a preparare la donna a generare figli in
buona salute. Per esempio presso molte tribù native vengono tenute in grande considerazione le
uova di certi pesci.

57 - La degenerazione della salute umana alla luce del progressivo


deterioramento dei denti in epoca moderna

Nel capitolo precedente ho esposto diversi pareri autorevoli di medici che denunciano il
deterioramento della razza umana (sia sul piano della salute, che delle piccole o grandi
malformazioni strutturali, che dell’intelligenza e dell’equilibrio mentale).
Ulteriori prove a sostegno di questa tesi vengono dall’osservazione dello stato di salute dei denti:
se nella nostra società occidentale moderna una percentuale altissima di individui soffre di carie
dentale o altra forma di decadimento dei denti (il dottor Price circa 70 anni fa forniva già
l’allarmante stima dell’80 per cento) gli uomini primitivi praticamente non conoscevano la carie e
risultano gli esseri viventi meno soggetti a tale malattia nelle recenti ere geologiche.
Il paleontologo T.F. Dryer nel suo articolo “Dental caries in prehistoric South Africans
(“Carie dentali nel Sud africa preistorico”)754 scrive:

754
Pubblicato su Nature (136:302, 1935); http://adsabs.harvard.edu/abs/1935Natur.136..302D.
205
Nemmeno un dente all’interno di una collezione molto grande di denti appartenenti
a teschi reperiti nel Matjes River Shelter (Olocene) mostra il benché minimo segno
di carie (…) la carie è una malattia relativamente moderna e nessun teschio che
mostra tale condizione può essere considerato antico.
Il dottor Earnest A. Hooton, dell’Università di Harvard nel capitolo 7 del suo libro Apes, Men
and Morons (“Scimmie, uomini e idioti”)755 afferma:
Credo fermamente che la salute dell’umanità sia al palo e che, a meno che non
vengano intraprese delle azioni per scoprire come prevenire le infezioni dentali e
correggere le deformazioni dei denti, il corso dell’evoluzione umana sarà un
commino in senso inverso che porterà all’estinzione. I fatti con cui dobbiamo
confrontarci sono, in breve, che i denti e la bocca degli uomini sono diventati,
probabilmente sotto l’influenza della civilizzazione, dei focus di infezioni che
minano l’intera salute del corpo della nostra specie e che le tendenze degenerative
nell’evoluzione si sono manifestate così estesamente nell’uomo moderno che le
nostre mascelle sono troppo piccole per i denti che vi dovrebbero alloggiare, e
che, come conseguenza, questi denti spuntano in maniera così irregolare che la
loro fondamentale efficienza è spesso distrutta interamente o quasi. (…) Il dentista
dovrebbe prepararsi ad essere l’agente di un intelligente controllo dell’evoluzione
umana, per quanto viene determinata dalla dieta. Dovremmo andare dal
selvaggio ignorante, considerare la sua maniera di mangiare ed essere saggi.
Smettiamo di pretendere che lo spazzolino e il dentifricio siano in qualche maniera
più importanti della spazzola e della pasta che servono a pulire le scarpe. È il cibo
da negozio che ci ha dato denti da negozio.
Simile testimonianza viene dal già citato dentista Weston A. Price, il quale nel corso di una serie
di viaggi in ogni parte del mondo (Isole Ebridi, Svizzera, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Africa,
Perù) ha notato delle differenze ricorrenti tra individui che seguono un’alimentazione tradizionale e
individui che sono stati corrotti dai beni di lusso della modernità (pane bianco, prodotti a base di
farina bianca e zucchero, cibi in scatola): il consumo di alimenti naturali e cereali integrali
predispone alla salute fisica, mentale e dentale, mentre il passaggio al cibo moderno predispone alla
malattia, fisica, mentale e dentale, nonché alle deformazioni delle arcate dentarie, allo sviluppo di
problemi ortodontici (denti affollati, denti sporgenti, etc.), allo sviluppo di volti innaturalmente
assottigliati, narici troppo strette che impediscono una regolare respirazione (e costringono a volte a
respirare per mezzo della bocca, con tutte le conseguenze negative che ne derivano), per non parlare
di difetti scheletrici della struttura scheletrica in generale. Tali aberrazioni nello scheletro e nelle
arcate dentarie in particolari, sono state riscontrate dal dottor Price nella seconda generazione dei
popoli che hanno adottato lo stile alimentare dell’uomo bianco, segno che le carenze nutrizionali
delle madri sono la vera causa di queste ed altre deformità (ed il pensiero corre anche a tante
malattie congenite rare che una volta non si conoscevano).
Notevoli sono le osservazioni del dottor Price sugli abitanti della famosa località di St. Moritz,
famosa località turistica, dove agli inizi del ‘900 era diffuso uno stile di vita e di alimentazione
moderno (ovvero incline al consumo di cibi a base di farina bianca, zucchero, marmellate e cibi in
scatola). Quando andò a visitare gli alunni della scuola pubblica ecco cosa scrisse sul suo libro
contenuta nel suo libro Nutrition and Physical Degeneration:
I denti erano splendenti e puliti, dando eloquente testimonianza dell’accuratezza
delle istruzioni ricevute sull’uso dei moderni dentifrici per un’efficiente profilassi
orale. Le gengive apparivano migliori ed i denti più belli per il fatto che frammenti

755
New York, Putnam, 1937; http://www.amazon.com/Apes-morons-Earnest-Albert-Hooton/dp/B00085HI20.
206
di cibo e depositi erano stati rimossi. Sicuramente questo clima superbo, questo
magnifica collocazione della cittadina, combinata con i migliori scoperte della
moderna scienza della profilassi, dovrebbe fornire un’immunità del 100 per cento
al decadimento dei denti. Ma, in uno studio dei bambini dagli otto ai quindici anni,
il 29,8 per cento dei denti erano già stati attaccati dalle carie dentali (…) Nella
maggioranza dei casi la dieta era perfettamente moderna, e gli unici bambini che
sono stati trovati senza carie erano bambini che si alimentavano con cibi naturali,
pane di segale integrale e molto latte (...) Al contrario nell’isolata vallata di
Loetschental, dove venivano seguite le antiche consuetudini alimentari, lo stato di
salute della popolazione era davvero invidiabile: non si riscontravano casi di
tubercolosi mentre i casi di carie o di altra forma di decadimento dentale erano
davvero rari.

58 - Il dottor Price testimonia la forte salute fisica e mentale delle


popolazioni che nel 1900 non avevano ancora abbandonato lo stile di
alimentazione tradizionale

Negli anni 1931 e 1932 il medico dentista statunitense Weston A. Price condusse un viaggio in
Svizzera per studiare l’alimentazione delle popolazioni che vivevano in alta montagna, e per
confrontare lo stato dei denti (e lo stato della salute più in generale) degli svizzeri che avevano
adottato uno stile di vita e di alimentazione moderna (pane bianco fatto con farina raffinata,
zucchero, marmellate, cibi in scatola) con quello delle popolazioni isolate che vivevano in alcune
vallate isolate della svizzera e conservavano stili di vita e di alimentazione ancestrali.
Fu così che si decise a visitare la vallata di Loetschental, situata a circa mille metri di altezza,
dove risiedevano circa duemila persone che vivevano quasi esclusivamente di quanto produceva la
propria terra, fatta eccezione per il sale marino e pochissime altre cose.
Tale valle è limitata su tre lati da alte montagne ricoperti di neve e di ghiacci, mentre sul terzo
lato l’unico altro accesso è attraverso la ripida fenditura di un fiume che scende verso la valle del
Rodano. Non esistono quindi agevoli strade di accesso alla vallata la cui popolazione è rimasta in
stato di quasi totale isolamento per un migliaio di anni, periodo di tempo in cui mai nessuno ha
potuto conquistare quel territorio.
Quando il dottor Price visitò la vallata di Loetschental la popolazione era suddivisa in diversi
villaggi disposti lungo il corso del fiume, e le abitazioni (alcune delle quali avevano un’età secolare)
erano tutte fatte di legno.
Lo stato di salute della popolazione era davvero invidiabile: non si riscontravano casi di
tubercolosi mentre i casi di carie o di altra forma di decadimento dentale erano davvero rari. In
quella piccola comunità, così come non c’erano né dottore né dentista, non c’erano nemmeno
poliziotti né c’era una prigione, cose di cui semplicemente non c’era bisogno dal momento che la
gente di Loetschental erano dotati di un’etica salda tanto quanto la propria salute.
Come mostrato nelle pagine precedenti, ciò deve mettersi in relazione con le buone abitudini
alimentari di questa gente, che continuava ancora all’inizio del 20° secolo, a nutrirsi del cibo
prodotto da loro stessi, a base di pane di segale integrale, latte burro e carne delle proprie bestie
(ovini e bovini), e verdure nella stagione estiva. Come dicevano i romani “mens sana in corpore
sano”; in effetti quando l’alimentazione fornisce tutti gli elementi nutritivi necessari al nostro corpo
ed è basata su cibi genuini, non trattati, non processati (a prescindere dal fatto che siano di origine
vegetale o animale), non si sviluppa correttamente né la struttura fisica (ossea e muscolare), né
quella cerebrale. Un cervello ben nutrito ed efficiente è la base indispensabile per avere una mente
agile, capace di concentrarsi e di imparare, una mente che funziona correttamente e che non è
207
soggetta a sbalzi di umore, depressioni, ossessioni, paranoie, accessi di violenza, comportamenti
asociali.
Gli abitanti della vallata erano molto orgogliosi della vita che conducevano e del senso di unità e
coesione che condividevano; quando durante l’annuale festa della vallata di Loetschental la notte si
riempiva dei fuochi di molti falò, essi cantavano una canzone le cui parole significano
sostanzialmente “uno per tutti e tutti per uno”.
Se l’alta rettitudine e gli alti valori morali di questa gente si potevano rilevare anche dall’assoluta
inutilità di qualsiasi “forza dell’ordine”, la prestanza dei loro corpi si poteva rilevare dal fatto che
svolgevano manualmente il loro lavoro, per quanto duro esso sia, senza fare assegnamento su
alcuna fonte di energia esterna: il terreno veniva rivoltato a mano senza uso alcuno di aratro
trascinato dagli animali, e lo stesso discorso vale per il trasporto di qualsiasi merce e per la
macinazione della segale (eseguita per mezzo di un mulino a mano). Gli uomini per lo più si
occupavano dell’agricoltura, le donne ed i bambini accudivano gli animali. La produzione del latte
serviva anche per fabbricare dei formaggi che costituivano un’importante riserva alimentare per
l’inverno.
Come scrive il dottor Price succitato libro:
La vita gagliarda che conducono i bambini permette loro di giocare e saltellare a
piedi nudi e a testa scoperta anche nell’acqua corrente che viene giù dal ghiacciaio
nelle brezze che spirano nel tardo pomeriggio, con un tempo che a noi ha fatto
indossare cappotti e guanti e fatto abbottonare i colletti.
Il sistema di istruzione della vallata era regolato secondo una perfetta alternanza di didattica
scolastica e lavoro pratico, di modo che i bambini uscissero dal percorso formativo non solo capaci
di leggere, scrivere e far di conto, ma anche di svolgere i lavori che gli competeranno. Di
conseguenza i bambini di Loetschental passavano sei mesi a scuola e sei mesi aiutando ad accudire
le bestie, mungere e produrre il formaggio. Alle ragazze veniva insegnato anche a tessere i vestiti e
a tingerli; gli abitanti della vallata vestono solo abiti realizzati dalla proprie donne a partire dalla
lana delle capre e delle pecore.
L’alimentazione usuale della gente di Loetschental agli inizi degli anni 30 del secolo scorso era
ancora un pezzo di pane di segale integrale e un pezzo altrettanto grande di formaggio assunti
assieme al latte fresco di capra o di mucca; la carne viene mangiata all’incirca una volta a settimana.
Dal punto di vista della degenerazione dentale e dell’ortodonzia nei bambini di 6/7 anni il
dentista Price osservò meno di un caso di carie ogni tre bambini (che significa poco più di un dente
cariato ogni 100), volti ben proporzionati, arcate dentarie perfettamente sviluppate, nessun
problema di ortodonzia.
Il contraltare della situazione di Loetschental fu
analizzato successivamente dal dottor Price in una simile
ricognizione a St. Moritz, famosa località turistica dove
era assieme allo uno stile di vita e di alimentazione
moderno si era diffusa anche la caire (vedi capitolo
precedente).
Nel suo libro il dottor Weston Price segnala che
furono fatti dei tentativi per rinforzare la salute dei denti
degli abitanti di queste comunità, sia integrando lo iodio
che esponendo i bambini e gli adolescenti ai raggi del
sole (in modo che i loro corpi sintetizzassero
naturalmente la vitamina D), ma entrambi i tentativi
Deformazione delle arcate dentali e furono infruttuosi.
affollamento dei denti. “Qu esta In seguito il dottor Price visitò altre vallate, sia quelle
deformazione non è dovuta più in alto e più isolate, dove si conservavano le antiche
all’eredità” afferma il dottor Price.
208
tradizioni alimentari, che quelle più basse e più accessibili dove i cibi moderni sono arrivati più
facilmente. Questo è quanto egli ha riscontrato:
Un altro cambiamento che si vede passando dai gruppi isolati col loro sviluppo
facciale sostanzialmente normale, ai gruppi delle vallate inferiori, è la marcata
irregolarità dei denti con restringimento delle arcate e di altre strutture della
faccia (…) Mentre nei gruppi isolati non è stato trovato un singolo caso di
persona che respira con la bocca, molti di tali casi sono stati osservati tra i
bambini del gruppo delle vallate inferiori.
Quando ho chiesto ad un ufficiale governativo quali fossero le principali
malattie della comunità, egli ha risposto che il più grave e più universale era la
carie dentale, seguito per importanza dalla tubercolosi, e che entrambi erano in
larga parte malattie moderne in quella regione.
Alta immunità alle carie dentali, nessuna deformità delle arcate dentali e del
volto, fisici vigorosi con un’alta immunità nei confronti delle varie malattie sono
stati tutti riscontrati in associazione con l’isolamento fisico [che ha permesso di
mantenere le usanze alimentari tradizionali - N.dT.], e con forzata limitazione
della scelta dei cibi. Questo ha avuto come conseguenza un uso molto generoso di
latte e prodotti derivati e di pane di segale integrale, assieme a vegetali ed a carne
consumata all’incirca una volta a settimana.
Negli individui dei distretti moderni è stato riscontrata una grande diffusione di
decadimento dentale. Molti avevano deformità a livello delle arcate dentarie e
della faccia e maggiore suscettibilità alle malattie. Queste condizioni erano
associate all’uso di farine cereali raffinate, un alto consumo di dolci, cibi
inscatolati, frutta zuccherata, cioccolata; ed un uso fortemente ridotto di latte e
derivati.
È da notare che i prodotti caseari di cui parla il dottor Price non sono certo quelli di oggi,
processati, industrializzati, e per altro essendo ancora all’inizio dell’era farmaceutica, non erano
ancora diffusi quei farmaci che causano la disbiosi e quindi la difficoltà a digerire caseina e lattosio.
Le stesse differenze tra individui che seguono un’alimentazione tradizionale e individui che sono
stati corrotti dai beni di lusso della modernità (pane bianco, prodotti a base di farina bianca e
zucchero, cibi in scatola) sono state osservate dal dottor Price in ripetute osservazioni eseguite nel
corso di viaggi che lo hanno portato in quasi ogni parte del mondo (Isole Ebridi, Svizzera, Canada,
Australia, Nuova Zelanda, Africa, Perù). I risultati sono sempre gli stessi: il consumo di alimenti
naturali e cereali integrali predispone alla salute fisica, mentale e dentale, mentre il passaggio al
cibo moderno predispone alla malattia, fisica, mentale e dentale, nonché alle deformazioni delle
arcate dentarie, allo sviluppo di problemi ortodontici (denti affollati, denti sporgenti, etc.), allo
sviluppo di volti innaturalmente assottigliati, narici troppo strette che impediscono una regolare
respirazione (e costringono a volte a respirare per mezzo della bocca, con tutte le conseguenze
negative che ne derivano).
A maggior conferma di queste osservazioni il dottor Price riporta nel suo libro come i problemi
di ortodonzia fossero pressoché sconosciuti nelle generazioni passate, e come il loro apparire in
epoca moderna abbia indotto i medici e i dentisti a cercare una spiegazione per tale fenomeno. La
spiegazione che ha più ottenuto successo, per quanto possa apparire ridicola, è che le doformità
delle arcate dentarie e l’affollamento dei denti sono il risultato dell’incrocio tra due razze con
caratteristiche fisionomiche differenti (per esempio dall’incrocio della razza bianca con la razza
nera come è avvenuto in America).
Come scrive il dottor Price:

209
C’erano molti Eschimesi e Indiani di razza pura provenienti da comunità
modernizzate dove si erano alimentati di cibi moderni per tutta la propria vita.
Questo ha dato un’opportunità di studiare il ruolo delle carenze nutrizionali nello
sviluppo delle deformità e delle irregolarità delle fattezze del volto, nella
disposizione dei denti, e nelle interrelazioni tra le arcate dentali. Le tipiche
irregolarità e divergenze dalla normalità erano presenti tanto nei ragazzi
Eschimesi e Indiani di razza pura quanto in quelli di sangue misto. Alcuni dei
giovani con genitori appartenenti a razze differenti avevano bellissime fatture.
Va notato infine il ruolo delle madri in questo processo di alterazione della normale costituzione
degli individui, dal momento che molte deformità o anormalità dipendono dalle carenze nutrizionali
materne che si riflettono in carenze nutrizionali del feto che si sta sviluppando, e quindi in
anormalità sia della struttura fisica che di quella cerebrale del nascituro. La nutrizione della madre e
la nutrizione del bambino sono due dei principali cause dei casi di deformità strutturale e ritardo
mentale. A tal riguardo scrive il dottor Price:
Mentre i difetti fisici acquisiti dai genitori non saranno trasmessi come tali, si
possono verificare delle carenze prenatali a causa dei difetti fisici della madre che
sono il risultato della sua nutrizione scorretta, e queste carenze, assieme alla
nutrizione sbagliata nel corso della prima infanzia avranno un peso notevole nel
determinare se il bambino andrà incontro ad problemi fisici o se le normali difese
del corpo saranno adeguate a proteggerlo dalle varie infezioni alle quali potrà
essere esposto in futuro.
Non per niente il dottor Price nel suo libro racconta come le donne appartenenti a popoli nativi a
volte compiano lunghi viaggi pur di procurarsi cibi particolarmente nutrienti allo scopo di far
nascere un figlio in perfetta salute.
Sessanta anni più tardi la dottoressa Natasha Campbell-McBride confermerà molte delle
affermazioni del dottor Price individuando un programma alimentare per correggere molte malattie
e per dare alla luce bimbi particolarmente sani. Nel suo libro sulla disbiosi intestinale spiega come
la carenza di microbi benefici nel nostro intestino e la conseguente proliferazione di microrganismi
patogeni, oltre a generare un notevole carico di tossine, causa grosse difficoltà di assorbimento di
molte sostanze nutritive. Per altro la flora intestinale benefica (batteri ed altri microorganismi che
colonizzano il nostro intestino) è essenziale anche per la produzione di molte vitamine (ad esempio
i bifidobatteri producono le vitamine K, B1, B2, B3, B6, B12).
La scarsità di tali batteri, per quanto ci si possa sforzare di mangiare in maniera corretta ed
equilibrata, porta alla carenza di molti principi nutritivi. Una donna incinta che presenta disbiosi
intestinale non solo espone il proprio figlio a tali carenze durante la fase della gestazione, ma anche
nella vita futura; il figlio infatti riceve la flora intestinale anormale della madre nel corso
dell’allattamento. I microorganismi patogeni prolificano non solo a causa dell’effetto di molti
farmaci che fanno piazza pulita dei batteri benefici (antibiotici, pillole anticoncezionali, cortisonici,
antidolorifici, anti-infiammatori, neurolettici), ma anche grazie ad una dieta a base di farina
raffinata e cibi dolcificati con lo zucchero.

59 - La perfezione fisica e mentale degli aborigeni australialiani e la loro


degenerazione causata dalla dieta dell’uomo bianco

210
Gli aborigeni australiani (prima dell’arrivo dell’uomo bianco che ne ha rubato i territori e ne ha
modificato le abitudini di vita e di alimentazione) erano una popolazione con una costituzione fisica
eccezionale ed eccellenti abilità in ogni campo. Vista eccellente, capacità superba di scovare e
cacciare anche gli animali più veloci e più astuti, coraggiosi e temprati ad ogni difficoltà, sono
riusciti a mantenere un’eccezionale forma fisica anche vivendo nei territori dell’interno, laddove i
civilizzati bianchi fanno fatica a sopravvivere. La loro civiltà originaria ne ha sempre fatto degli
uomini onesti, rispettosi delle consuetudini tribali, deferenti e rispettosi nei confronti dei loro saggi
anziani. I bambini aborigeni allevati ancora secondo le antiche usanze tribali diventano ben presto
indipendenti a differenza dei figli della nostra civiltà occidentale, che spesso dipendono dai genitori
fino ai 30 anni e oltre.
Il dottor Weston A. Price, quando li visitò negli anni ‘30 del secolo scorso, fu impressionato
anche dall’eccezionale stato di salute dei loro denti e dalla perfetta regolarità delle loro arcate
dentarie. Come egli scrive nel suo libro Nutrition and Physical Degeneration:
Tali razze primitive come gli aborigeni dell’Australia si sono riprodotti
generazione dopo generazione per molti secoli, nessuno sa per quante migliaia di
anni, senza lo sviluppo di un cospicuo numero di irregolarità delle arcate dentali.
Eppure, nella generazione successiva a quella che ha adottato i cibi dell’uomo
bianco, una grande percentuale di bambini ha sviluppato irregolarità delle arcate
dentali con cospicue deformità facciali. Gli schemi di tali deformità sono simili a
quelli visti nelle civiltà dei bianchi.
I cibi dell’uomo bianco, che ha ormai rovinato la dentatura e più in generale la
salute di quasi tutti i popoli del mondo, è quello basato su prodotti da forno
realizzati con farina bianca e zucchero e cibi in scatola. L’effetto di questo cibo
povero di sostanze vitali (specie se la farina è stata macinata più di due settimane
prima del suo consumo) lo si vede subito dal confronto tra lo stato dei nativi che
seguono ancora l’alimentazione tradizionale e quelli che si sono fatti corrompere
dallo stile di vita e di alimentazione moderna.
Come scrive ancora il dottor Price nel medesimo libro:
Ci fu offerta l’opportunità di esaminare un gruppo di aborigeni nativi
dell’Australia che formavano l’equipaggio di 18 uomini di una nave per la pesca
delle perle. In questo gruppo il 5,7 per cento dei loro 554 denti erano stati attaccati
dal decadimento [ovvero dalla carie].
Questi individui potevano facilmente essere divisi in due gruppi; quelli che
erano stati allevati nei territori dell’interno e quelli che erano stati allevati nelle
missioni. Nei tredici allevati nella regione interna non uno solo dei loro 364 denti
era mai stato colpito dal decadimento e nemmeno un individuo aveva arcate
dentali deformate. In contrasto con questo, nei cinque allevati in missione il 19,3
per cento dei loro 140 denti era stato attaccato dal decadimento ed il 40 per cento
di questi individui avevano arcate dentali anormali.
Il cuoco sulla nave governativa era un aborigeno proveniente dal Nord
Australia. Egli era stato addestrato su una nave militare come dietista. Aveva
perso praticamente tutti i suoi denti. È interessante notare che mentre i nativi
aborigeni avevano denti praticamente perfetti, quest’uomo che era un addestrato
dietista per i bianchi aveva perso quasi tutti i suoi denti a causa del decadimento e
della piorrea.

211
Un interessante resoconto del dottor Price ci mostra di quale raffinata “tecnologia naturale”
disponesse tale popolo cosiddetto “primitivo”:
Una madre morì ed il suo bimbo che stava ancora allattando fu preso in carico
dalla nonna materna, la quale aveva dato luce ad un bambino, sebbene non di
recente. Questa donna mise in atto la soluzione primitiva per fornire latte dal seno
con un metodo artificiale. Il suo metodo era quello di preparare un unguento
partendo dai corpi freschi di un insetto che faceva il suo nido nelle foglie di un
certo albero. Quindi se lo spalmò sul seno e nel giro di poco tempo riuscì a
produrre latte abbondante per questo figlio adottivo.
I teschi degli antichi aborigeni, conservati nei musei, sono stati
esaminati dal dottor Price il quale ha rilevato una interessante
differenza:
i teschi che provenivano dalle zone costiere dove sono
disponibili cibi di origine marina, mostrano dimensioni
più massicce.
Quali sono i cibi che la natura ha reso disponibili per queste
popolazioni? Leggiamo ancora una volta il resoconto del dottor
Price:
I cibi disponibili per questa gente sono incredibilmente
limitati in varietà e quantità, a causa dell’assenza di
piogge e dell’infertilità del suolo. Come cibo vegetale essi
usano radici, gambi, foglie, bacche, semi di erbe ed un
tipo di pisello indigeno, che vengono mangiati assieme ai
Deformazioni negli aborigeni
che adottano il cibo tessuti di grandi e piccoli animali. I grandi animali
occidental e disponibili sono il canguro e il wallaby [specie di piccolo
canguro – N.d.T.]. Tra i piccoli animali ci sono una
varietà di roditori, insetti, coleotteri e bruchi, e quando sono disponibili varie
forme di vita animale dei fiumi e degli oceani. Uccelli ed uova d’uccello vengono
utilizzate quando sono disponibili.

60 – Sale marino integrale, cloruro di sodio e cloruro di potassio

Sono ormai 20 anni che quando uso il sale sulle pietanze uso solo ed unicamente sale marino
integrale. Il comune “sale da cucina” è composto solo ed unicamente di cloruro di sodio, e la sua
assunzione viene sconsigliata da gran parte (se non tutti) i professionisti che si occupano di
medicina naturale. Anche la dottoressa Campbell-McBride, specializzata in scienza della nutrizione,
afferma che dovremmo utilizzare solo sale marino integrale, giacché il cloruro di sodio sbilancia
tutta la nostra omeostasi, causa ritenzioni di liquidi e creazione di calcoli nella cistifellea e nei reni.
Secondo tale insigne medico (che ha curato l’autismo del figlio e scoperto come curare con la
dieta tantissime afflizioni moderne, incluse la sclerosi multipla e tante cosiddette malattie mentali) il
nostro corpo è fatto per ricevere il sale solo nella sua forma integrale, ovvero cloruro di sodio
assieme a tanti altri minerali ed elementi in traccia, così com’è se lo si estrae dal mare, dalle saline,
o da altri giacimenti (come quelli dai quali si estrae il famoso sale dell’Himalaya, dalle tante
reclamizzate virtù).
Anche per la pulizia dell’intestino con il metodo Shank prakshalan (vedi capitolo 27) va usata
tale forma di sale, e lo stesso vale per i clisteri (che si possono fare con acqua e sale, acqua e
camomilla, acqua e caffè, acqua e bicarbonato, acqua e olio …).
212
Quanto alle diverse qualità di sale pare che quello dell’oceano sia più ricco di sostanze utili (ed è
anche più costoso). Quello più accessibile come prezzo qui in Italia è forse il sale marino integrale
che proviene dalla Sicilia. Con una dieta paleolitica di sale se ne usa ben poco, specie se si
mangiano molta frutta e verdure crude, spremute/centrifughe fatte in casa.
Il corpo umano necessita di sodio e di potassio in determinati rapporti, ma il consumo del
comune sale da cucina, contenente solo sodio, è quanto di peggio possa esistere per contribuire ad
uno squilibrio. Non è un caso che il dottor Max Gerson nel suo metodo di cura naturale dei tumori
(ed altre malattie degenerative o croniche) prevedeva la totale astinenza dal cloruro di sodio assieme
alla somministrazione di integratori di potassio. La dottoressa Clark consigliava invece di utilizzare
una mistura di 50% in peso cloruro di potassio e 50% di sale marino integrale (disinfettato
lasciandolo per un po’ di tempo in un forno caldo, giacché il sale lasciato ad essiccare all’aperto può
contenere tracce di escrementi di uccelli marini e quindi essere portatore di batteri o parassiti di tali
uccelli). In effetti alcuni sali iposodici, reperibili per esempio in farmacia, hanno una composizione
simile.

61 - Zucchero e altri dolcificanti

Quanto allo zucchero la dottoressa Campbell dopo avere ricordato che è uno dei cibi preferiti del
lievito opportunistico Candida (microorganismo che contribuisce a causare molte malattie quando
prolifera nel nostro intestino) e di molti altri patogeni e parassiti, segnala anche che per digerirne
una sola molecola il nostro corpo utilizza 56 di molecole di magnesio, sostanza di grande
importanza per il corretto funzionamento del nostro sistema immunitario, per la regolazione della
pressione e per il funzionamento del sistema nervoso. Per essere precisi la dottoressa Campbell-
McBride, nel suo libro afferma che per metabolizzare lo zucchero “il corpo deve utilizzare una
quantità allarmante di minerali, vitamine ed enzimi disponibili, finendo per essere carente di tutte
queste sostanze vitali”.
Personalmente non assumo più zucchero da
molti anni (né bianco né integrale) e sto molto
meglio; di altri dolcificanti faccio un uso molto
rado (poco sciroppo di agave o miele biologico o
stevia o malto di riso). In realtà cerco di
accontentarmi della dolcezza che trovo nella
frutta ed in certa verdura; credo sia la cosa più
naturale.
Pensate che già nell’antico Egitto
Noti zia del l’agenzia ANSA che mostra come l’aristocrazia che si nutriva di dolcetti fatti con
lo zucchero fa male 756
datteri e miele soffriva di diabete (al contrario
dei poveri contadini). Qui da noi dal 1600, quando iniziò l’importazione a basso costo dello
zucchero di canna coltivato dagli schiavi negri in America, e quando in concomitanza si
utilizzarono nell’alimentazione cereali sempre più raffinati, vi fu una “epidemia” di diabete e di
carie (eh sì, lo zucchero danneggia il dente dall’interno favorendo la carie).
Uno dei danni peggiori dello zucchero di canna (ma anche degli altri zuccheri) è quello di
favorire la proliferazione della candida e di altri patogeni nell’intestino (disbiosi intestinale).
Lo zucchero bianco in particolare è il prodotto finale di una lunga trasformazione industriale che
uccide e sottrae tutte le sostanze vitali e le vitamine presenti nella barbabietola o nella canna da
zucchero: depurato con latte di calce che provoca la perdita e la distruzione di gran parte delle

756
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Tumori-mangiare-snack-zuccherati-aumenta-del-33-rischio-
cancro-utero_312376271836.html.
213
sostanze nutritive (sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio) e trattato con anidride
carbonica per togliere i residui della calce, quindi trattato con acido solforoso per schiarirne il
colore, cotto, raffreddato, cristallizzato e centrifugato.
Questo zucchero grezzo viene poi filtrato e decolorato con carbone animale, colorato (a volte
anche con un colorante derivato dal catrame, sospettato di essere cancerogeno).
Quel che resta è una sostanza che, per essere assimilata e digerita, ruba al nostro corpo vitamine
e sali minerali (oltre al magnesio anche il calcio); ne risulta un indebolimento di quei tessuti che più
necessitano di calcio, come denti ed ossa, con possibili “effetti collaterali” quali artrite, artrosi,
osteoporosi, carie ...
Lo zucchero bianco esercita un influsso negativo anche sul sistema nervoso e sul metabolismo:
assieme alla condizione di iperglicemia c’è una iniziale stimolazione, cui succede una risposta del
pancreas forzato a produrre insulina e quindi il calo, l’ipoglicemia, con instabilità di umore,
debolezza irritabilità e, ovviamente, il bisogno di prendere altro cibo zuccherato, che porta alla
creazione di forma di dipendenza. Quando si verifica una ipoglicemia infatti l’organismo risponde
anche mettendo in circolo degli ormoni quali l’adrenalina, ovvero l’ormone dell’aggressività.
Anche il sistema immunitario viene provato dall’assunzione dello zucchero. Mangiare 50
grammi di zucchero bianco, significa far diminuire la capacità fagocitaria dei globuli bianchi del
76% per circa 7 ore. Ma i danni sono a tutti i livelli: circolatorio, epatico, intestinale, cutaneo etc.
La seguente lista di effetti negativi dello zucchero è tratta dal libro Suicide by Sugar (Suicidio
per mezzo dello zucchero) scritto da Nancy Appleton, che ha conseguito un dottorato di ricerca in
“clinica della nutrizione”, e che all’argomento “zucchero” ha dedicato diverse pubblicazioni.
• Lo zucchero sopprime il sistema immunitario.
• Lo zucchero sconvolge l’equilibrio dei minerali nel corpo.
• Lo zucchero può causare delinquenza giovanile nei bambini.
• Lo zucchero mangiato durante la gravidanza e l’allattamento può influenzare la forza
muscolare dei neonati, influenzando negativamente la capacità di svolgere esercizio fisico.
• Lo zucchero può causare iperattività, ansietà, incapacità di concentrazione e irritabilità nei
bambini.
Per ulteriori approfondimenti vedi il sito di Nancy Appleton http://nancyappleton.com/

NB: Lo zucchero integrale (quella ottenuto direttamente dalla canna da zucchero senza
raffinazioni industriali, che deve essere di un colore marrone scuro, altrimenti è un “finto” zucchero
integrale) è meno dannoso dello zucchero bianco dal momento che oltre ad un 95% di zucchero
contiene anche un 5% di elementi nutritivi (tra i quali il ferro), inoltre non è sottoposto a tutti quei
processi industriali che servono a raffinarlo e non contiene residui di lavorazione; secondo la
maggior parte dei fautori della medicina naturale la sua assunzione fa un po’ meno male, però fa
male lo stesso. Sicuramente lo zucchero integrale, essendo cibo ambito per alcuni “invasori” del
nostro sistema digestivo come la candida, è da evitare in caso di disbiosi intestinale. Personalmente
ho abolito il suo uso da circa 14 anni e ne sono ben felice.
A conferma ulteriore di quanto su esposto segnalo un recente studio, pubblicato sulla famosa
rivista Nature (non certo nota per la sua eccessiva apertura nei confronti delle tesi della medicina
naturale) che afferma senza mezzi termini che lo zucchero fa male, sino a sentenziare che lo
zucchero e altri dolcificanti sono così tossici che i governi di tutto il mondo dovrebbero sottoporne
l’uso a serie restrizioni, come si fa con l’alcool.
In realtà l’articolo scientifico Public health: The toxic truth about sugar757 si riferisce
espressamente a tutti gli “Added sweeteners” ovvero ai dolcificanti aggiunti e non solo al
saccarosio, sebbene si occupi particolarmente proprio di questo composto (lo zucchero bianco).

757
Pubblicato su Nature 482, 27–29 (02 February 2012), autori Robert H. Lustig, Laura A. Schmidt, Claire D.
Brindis; http://www.nature.com/nature/journal/v482/n7383/full/482027a.html.
214
Da notare che gli autori di questa ricerca propongono di tassare cibi e bevande con zucchero
aggiunto, di vietarne la vendita vicino alle scuole e di introdurre dei limiti alla possibilità di
acquisto legati all’età (secondo la loro proposta occorrerebbe essere maggiorenni per acquistare cibi
dolcificati, così come per comprare alcolici).
Per quanto nutra seri dubbi sull’estendibilità all’uomo di esperimenti fatti su cavie animali, uno
studio realizzato dal dottor Bart Hoebel (Istituto di Neuroscienze di Princeton) mostra come lo
zucchero possa causare dipendenza e crisi di astinenza758 al pari di una droga; non credo certo che il
nostro metabolismo sia uguale a quello dei roditori, però ricordo che secondo i canoni della scienza
medica ortodossa questo esperimento dovrebbe portare ad un allarme internazionale. La
sperimentazione sugli animali è infatti quella che permette ad un farmaco di essere messo in
commercio e consumato anche da noi esseri umani. In base alla logica corrente lo zucchero bianco
dovrebbe essere ritirato dal mercato.
Quanto alle alternative allo zucchero, sicuramente la migliore è mangiare la frutta che è
naturalmente dolce, ed evitare di dolcificare alcunché. Le torte? Si possono anche dimenticare se si
apprezza il dolce della buona frutta, delle carote e delle cipolle cotte, della zucca, delle mandorle. E
caso mai c’è sempre il malto di riso (dolcificante tra i più delicati e naturali, ma da evitare se si
intraprende una dieta paleo) o la stevia, purché sia pura (essa viene infatti spesso venduto
addizionata a tutta una serie di sostanze che hanno ben poco di naturale759).
Il dott. Franco Berrino760, nutrizionista dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, suggerisce di
dare ai bambini, per la merenda, due noci e qualche fico secco, una vera manna per il nostro
organismo.
Sul sito del nationalgeographic761 si può leggere di un esperimento sui topi che mostra delle
gravi ripercussioni sul sistema nervoso centrale causate dall’assunzione di alte dosi di fruttosio. Di
sicuro non vi è certezza che ciò che succede ai topi succeda anche agli uomini, ed una cosa sono le
alte dosi, un’altra dosi basse o moderate. Però viene il sospetto che oltre allo zucchero bianco anche
il fruttosio faccia male, in quanto non si trova associato con tutti gli altri elementi nutritivi che
formano un cibo bilanciato come la frutta colta dagli alberi (naturalmente ricca in fruttosio, ma
contenente anche fibra, vitamine, bioflavonoidi etc). Insomma la nostra mania moderna di cercare a
tutti i costi il sapore dolce come se fossimo dei lattanti che rincorrono o agognano ancora il dolce
latte materno, è dieteticamente sbagliata.
Del resto già si era scoperto che le cellule tumorali del pancreas proliferano con l’assunzione del
fruttosio, e questo è un dato che non proviene da esperimenti sui topi, ma sugli uomini. Grazie alla
traduzione del sito saluteolistica762 adesso sappiamo che:
Le cellule tumorali del pancreas usano il fruttosio per proliferare e dividersi,
questo quanto hanno detto dei ricercatori USA di recente, in uno studio che ha
messo alla prova il sapere corrente che tutti gli zuccheri siano la stessa cosa.
La scoperta dei ricercatori, pubblicata nella rivista Cancer Research, può essere utile per
spiegare altri studi che hanno correlate l’uso del fruttosio con il cancro al pancreas, uno dei tipi più
mortali. Ha scritto il Dr. Anthony Heaney del UCLA’s Jonsson Cancer Center763:
Queste scoperte indicano che le cellule tumorali possono metabolizzare
prontamente il fruttosio per aumentare la proliferazione.
758
http://www.ilsentiero.net/2008/12/lo-zucchero-come-una-droga.html.
759
http://herberiadelcorso.blogspot.it/2012/03/stevia-finalmente-libera-ma-attenzione.html.
760
http://www.neversleep.it/index.php/a/salute-e-rispetto-del-fisico/al-supermercato-con-dottor-berrino.
761
http://www.nationalgeographic.it/scienza/2012/05/24/news/lo_zucchero_ci_rende_stupidi_-
1043563/?fb_ref=s%3DshowShareBarUI%3Ap%3Dfacebook-like&fb_source=timeline.
762
http://saluteolistica.blogspot.it/2011/09/le-cellule-tumorali-del-pancreas.html.
763
Pancreatic Cancers Use Fructose, Common in a Western Diet, to Fuel Growth (“Il cancro al pancreas us ail
fruttosio, commune nella dieta occidentale per accelerare la crescita”);
http://www.cancer.ucla.edu/index.aspx?recordid=385&page=644.
215
Queste scoperte sono determinanti per i pazienti di cancro a cui viene data una
dieta a base di fruttosio raffinato ed indicano che gli sforzi per ridurre
l’assunzione di fruttosio raffinato o inibire le azioni da esso mediate, possono
arrestare la crescita del cancro .
Troppo zucchero, di ogni tipo, non solo causa aumento di peso, ma anche diabete, disturbi
cardiaci e infarto, secondo l’American Heart Association.
Le cellule tumorali prosperano con lo zucchero ma usano il fruttosio per proliferare. Il team di
ricerca di Heaney afferma che
Il metabolismo del fruttosio e del glucosio, sono molto differenti.
Negli USA il consumo di fruttosio sotto forma di sciroppo di mais è salito del 1000 per cento tra
il 1970 e il 1990, hanno riportato dei ricercatori nel 2004 all’American Journal of Clinical
Nutrition.
Da notare che il fruttosio da mais viene a volte addizionato con un conservante al mercurio
(thimerosal, a base di metilmercurio), lo stesso usato nei vaccini, ed accusato di avere causato un
crescente numero di casi di autismo.
Non possiamo fare a meno di ricordare infine che chi beve regolarmente bevande zuccherate si
espone ad un rischio di cancro al pancreas all’incirca circa doppio rispetto al resto della
popolazione, come riporta anche l’agenzia reuters764. Lo studio è del dottor Pereira pubblicato sul
Journal of Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention.
Per finire due parole sul succo d’agave, che è dolce grazie al suo contenuto di inulina, una forma
di complesso di fruttosio; ho provato a fare delle ricerche su inulina e pancreas e ho scoperto che ad
esempio il carciofo risulta particolarmente indicato per i diabetici per il suo contenuto di inulina
che è in grado di controllare lo zucchero presente nel sangue765. Su altri siti leggo che l’inulina
stimola l’azione dei globuli bianchi766 e favorisce il proliferare dei batteri “amici” nel nostro
intestino767.
Ciò non toglie che, dopo quanto su esposto, ulteriori ricerche sull’uso frequente di sciroppo
d’agave potrebbe portare a spiacevoli sorprese. Anche perchè ci può essere una notevole differenza
tra l’assunzione dell’inulina all’interno del carciofo (o da altri vegetali), alimento naturalmente
bilanciato e complesso, e l’assunzione di un succo ad alto contenuto di inulina a scopi dolcificanti.

62 – L’Aspartame e gli altri dolcificanti artificiali

Qui di seguito un lungo capitolo sulla pericolosità dell’aspartame; chi legge queste righe penso
non avrà bisogno di leggere ancora molte altre informazioni per rendersi conto che è meglio evitare
anche altri dolcificanti sintetici (compresa la saccarina sodica).
La manovra per rendere commercializzabile l’aspartame fu gestita da Donald Rumsfeld, più noto
come ex Segretario della Difesa Statunitense, che nel 1977 fu nominato CEO (amministratore
delegato) dell’azienda “G.D. Searle” (la produttrice dell’aspartame o “nutrasweet”). Per chi non
abbia ancora capito di chi stiamo parlando è il caso di ricordare che Donald Rumsfeld ha sempre
combattuto la pace nel mondo. Sì, esattamente, lui ha combattuto la pace, l’ha avversata, l’ha
detestata, ha guidato l’esercito USA al massacro contro gli Iracheni, ha diretto quella guerra
ignominiosa che ha già causato la morte di un paio di milioni di persone e la contaminazione
radioattiva di tutti gli altri (tramite proiettili all’uranio impoverito ed al plutonio). Ecco chi ha
“lottato” per permetterci di consumare l’aspartame: vi fidereste dell’eticità delle azioni di

764
http://www.reuters.com/article/2010/02/08/idUSN07113352.
765
http://www.correrenelverde.com/cucina/verdure/verdureeortaggi.htm.
766
http://www.caisse.it/it/formula.cfm.
767
http://chimicamente.wordpress.com/category/inulina/.
216
quest’uomo?
A proposito dell’aspartame il Dottor Russel Blaylock afferma in un’intervista768:
Se si guarda alla ricerca Trocho condotto in Spagna un paio di anni fa, si vede
che ciò che scoprirono è che marcando radioattivamente l’aspartame si poteva
vedere la formaldeide legarsi al DNA. Noi sappiamo che quando la formaldeide si
lega al DNA, poi è molto difficile rimuoverlo. Può stare lì per molto tempo. Questo
significa che se tu bevi una sola Diet Coke o una qualsiasi cosa dolcificata col
Nutra Sweet oggi, accumuli giorno dopo giorno una sostanza dannosa. Stai
eventualmente mettendo su questa base per la formazione del cancro e una volta
che lo scopri, l’acido aspartico fa sì che il cancro si sviluppi molto più
rapidamente. Hai un doppio effetto: causa il cancro e lo fa sviluppare più
velocemente.
Ed ancora (sempre nella stessa intervista):
La pressione esercitata sui ricercatori è enorme. Il dottor Trocho si è affermato
con il suo studio sui danni sul DNA provocati dall’aspartame. Poi la sua carriera
è stata stroncata dai produttori di aspartame. Ha detto che non avrebbe mai più
fatto ricerche sull’aspartame. Ebbene, un certo numero di ricercatori ha fatto la
stessa cosa. Una volta pubblicati i loro risultati, queste compagnie sono piombate
loro addosso con tutto il loro peso. La G.D. Searle [produttrice dell’aspartame]
sosteneva con milioni di dollari la ricerca universitaria e minacciò di cessare le
donazioni se qualcuno non fosse stato messo a tacere (...). L’editore biochimico
del Chemical Abstract Service, il dottor Yiamounuyiannis, si affermò col fluoro. Lo
hanno licenziato perché si rifiutava di soprassedere sulla tossicità del fluoro e
avevano appena ricevuta una donazione enorme dalla Colgate-Palmolive. Il suo
supervisore disse: perderemo la donazione se non ti calmi col fluoro. Lui non lo
fece. Venne licenziato. I ricercatori questo lo sanno.
Qualcuno ha giustamente considerato l’aspartame un’arma di distruzione di massa inserita a
bella posta in decine di migliaiai di alimenti. Se proprio non vi piace questo quadro così fosco
potete sempre pensare che si tratti solo di una grossa occasione di guadagno che la Searle voleva
sfruttare (un dolcificante a zero calorie apre enormi prospettive di guadagno); e se ci limitassimo ad
osservare solo il caso dell’aspartame forse potremmo credere che si tratti di uno dei tanti effetti del
sistema sociale capitalistico. Ma vedendo che le stesse logiche si ripetono per i fluoruri, i vaccini e
tutto il resto, sembra di discernere una regia occulta e criminale dietro questa colossale opera di
avvelenamento e di aggressione genetica della razza umana. Del resto ognuno è libero di farsi la
propria opinione, o di cambiarla nel tempo man mano che raccoglie sempre più dati a sostegno di
una certa interpretazione.
Ma se volete dormire sonni tranquilli sappiate che un ente europeo (EFSA) ha pubblicato (o
forze dovremmo dire pubblicizzato?) uno studio sull’innocuità dell’aspartame769; se avete la
pazienza di leggere tale studio potrete però scoprire che tale innocuità però è più presunta che
dimostrata anche perchè gli esperimenti che vengono effettuati per tentare di dimostrare
l’innocuità dell’aspartame sono fatti su topi, mentre le righe seguenti si riferiscono a studi che
provano direttamente il danno di quella sostanza sull’uomo.
L’aspartame è stato collegato ad una moltitudine di malattie devastanti del sistema nervoso
centrale. Quando ne venne approvato l’uso, il Dott. H J Roberts, direttore del Palm Beach Institute

768
http://www.disinformazione.it/eccitotossine.htm.
769
http://www.disinformazione.it/aspartame5.htm.
217
for Medical Research, si era fidato dell’approvazione da parte della FDA. Poi confessò770:
Ma il mio atteggiamento cambiò dopo aver riscontrato ripetutamente serie
reazioni nei miei pazienti che sembravano ragionevolmente collegate
all’aspartame
E adesso egli sostiene che771:
Centinaia di migliaia di consumatori, più verosimilmente milioni, soffrono
correntemente di importanti reazioni ai prodotti contenenti aspartame. Oggi, ogni
medico probabilmente incontra la malattia da aspartame nella pratica
giornaliera, specialmente tra pazienti con malattie non diagnosticate o difficili da
trattare.
Nel suo libro Aspartame Disease: An Ignored Epidemic (“La Malattia da Aspartame:
un’epidemia ignorata”), Sunshine Sentinel Press, egli descrive nel dettaglio il trattamento di un
migliaio di persone che hanno avuto effetti avversi correlati all’assunzione di aspartame. La verifica
della correlazione la ottenne semplicemente escludendo l’aspartame dalla dieta e verificando che
dopo pochi giorni i pazienti cominciavano a stare meglio. Egli scoprì che l’aspartame aveva effetti
negativi sul sistema nervoso centrale e sul sistema immunitario, che l’aspartame può innescare i
sintomi di parecchie malattie e/o peggiorare la sintomatologia di altre malattie pre-esistenti. Qui di
seguito il suo elenco:
Sclerosi multipla, Morbo di Parkinson, Morbo di Alzheimer, Fibromialgia, Artrite,
Sensibilità chimica multipla, Sindrome da affaticamento cronico, Deficit di
attenzione, Attacchi di panico, Depressione o altri disturbi psicologici, Lupus,
Diabete, Difetti alla nascita, Linfoma, Morbo di Lyme, Ipotiroidismo.
A tutto questo possiamo aggiungere la testimonianza di quanto avvenuto nel corso della prima
guerra del Golfo (gli USA all’assalto dell’Iraq nel 1991) allorquando le multinazionali delle bibite
gassate mandarono gratis le loro bevande ai soldati statunitensi in Arabia; molti soldati bevevano
Coca Cola light tutto il giorno.
I risultati furono disastrosi in termine di salute; come cita un comunicato stampa dell’agenzia
Reuters del 8/1/1997:
Le analisi su un gruppo di veterani sofferenti di Sindrome della Guerra del Golfo
ha confermato che c’erano danni al cervello sintomatici di avvelenamento da
aspartame secondo le affermazioni del dottor Jim Horn del centro medico
universitario Texas Medical Center.
Ovviamente con ciò non su può affermare che la terribile “sindrome del golfo” sia dovuta solo
all’aspartame, in quanto altre cause molto importanti sembrano essere state l’iniezione di vaccini
sperimentali e l’esposizione ad agenti patogeni geneticamente modificati (guerra biologica); ciò non
toglie l’evidenza dei danni neurologici da avvelenamento da aspartame (per precisione di cronaca
ricordo che furono impiegati circa 700.000 soldati statunitensi nella guerra del golfo, e che 43.000
di essi soffrirono di quella orribile sindrome).
Un soldato in pensione di Hauntsville, Alabama, reduce dalla prima guerra del golfo, partecipò
nel 1995 alla trasmissione televisiva Sessanta minuti, raccontando la sua esperienza (terribili perdite
di memoria, mal di testa e affaticamento cronico); durante tale trasmissione riferì testualmente: “ora
che mi ricordo i soldati colpiti erano quelli che consumavano bevande gassate light”. Insomma
secondo questa testimonianza chi beveva solo acqua se la passava molto meglio, e una buona parte
del danno neurologico di cui soffrirono i militari USA era dovuto alla presenza del dolcificante
artificiale aspartame contenuto nelle bibite light.

770
Da una traduzione per http://www.comedonchisciotte.org/ a cura di PAT dell’orginale inglese
http://www.ecologist.cognita.info/archive_detail.asp?content_id=451.
771
Vedi nota precedente.
218
Altro dato inquietante è che ai piloti viene sconsigliato l’aspartame per i suoi effetti collaterali
avversi, perchè noi comuni cittadini invece dovremmo assumerlo?
Come riporta Lorenzo Acerra nel suo libro sui dolcificanti sintetici772:
Nel 1992, Flying Safety la rivista ufficiale della U.S. Air Force aveva avvertito i
piloti di non usare dolcificanti a base di aspartame o di non bere Diet Cola.
Anche la rivista ufficiale della Marina USA, Navy Physiology, pubblicò degli
articoli che mettevano in risalto i molti pericoli dell’aspartame, tra cui i deleteri
effetti cumulativi del metanolo e l’elevata incidenza di difetti alla nascita.
Gli articoli documentavano che ingerire aspartame poteva rendere i piloti più
suscettibili di epilessia e vertigini. Altri 20 articoli con simili avvertimenti relativi
all’ingerire aspartame durante il volo sono apparsi sulle seguenti riviste: The
National Business Aircraft Association Digest (NBAA Digest 1993), Aviation
Medical Bulletin (1988), The Aviation Consumer (1988), Canadian General
Aviation News (1990), Pacific Flyer (1988), General Aviation News (1989),
Aviation Safety Digest (1989), Plane and Pilot (1990) e un lavoro scientifico che
descriveva gli effetti dell’aspartame fu presentato al 57esimo Annual Meeting of
the Aerospace Medical Association (Gaffney 1986).
Recentemente, è stato messo in funzione un Numero Verde telefonico per piloti
vittime di acute reazioni a seguito dell’ingerimento di aspartame. Oltre 600 piloti
hanno riferito sintomi e attacchi come quelli provocati dall’aspartame nella cabina
di pilotaggio.
Qui di seguito la traduzione dell’articolo Rumsfeld’s disease (“La malattia di Rumsfeld”)773,
comparso sul giornale The Idaho Observer il 15 agosto 2005 e firmato da Don Harkins.

62.1 - La malattia di Rumsfeld


Un disastro biochimico di proporzioni globali politicamente indotto
Oggi Donald Rumsfeld è noto in tutto il mondo come lo zeloso Ministro della Difesa
Statunitense che sta portando avanti una “guerra al terrorismo” su scala globale in cerca di
“terroristi” ed “armi di distruzione di massa”.
La maggior parte della gente però non è a conoscenza del fatto che Rumsfeld stesso abbia
rilasciato un’arma chimica di distruzione di massa sul mondo nel 1981 e che tale arma sia ancora lì,
distruggendo esseri umani in tutto il mondo. Questa “arma di distruzione di massa” è l’aspartame,
una sostanza che è stata collegata (sia da studi scientifici che da testimonianze aneddotiche) a
milioni di malattie croniche e di morti.
L’evidenza mostra che, pur essendo perfettamente a conoscenza degli effetti neurotossici e
carcinogeni dell’aspartame, Rumsfeld, come CEO della G.D. Searle Company, ha fatto quanto in
suo potere per riuscire ad ottenere l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) per il
dolcificante artificiale aspartame, [negli USA] meglio noto col nome commerciale di “NutraSweet”.
Il difensore dei diritti del consumatore Jim Turner, che si attivò nel 1969 per ottenere la
proibizione della commercializzazione del ciclammato negli Stati Uniti (a causa dei suoi legami con
varie forme di cancro), ha incontrato nel 1974 i rappresentanti dell’azienda Searle che richiedeva
l’approvazione dell’aspartame. Il punto focale della discussione erano gli studi del neuroscienziato
Dr. John Olney del 1971 che mostravano come l’acido aspartico causasse lesioni nel cervello dei
piccoli di gatto. Secondo Turner, probabilmente la persona più informata sulla controversa storia
legale dell’aspartame, sembra che Rumsfeld sia stato ingaggiato dalla Searle per uno scopo
772
Lorenzo Acerra, Sugar blues 2 - nuovi veleni senza calorie aggiunte, aspartame, saccarina e altri dolcificanti
artificiali, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena, 2000, pag. 12-13.
773
http://www.rense.com/general67/rum.htm.
219
specifico: l’approvazione dell’aspartame da parte dell’FDA.
(...) Martini muove accuse più pesanti (…) all’ex assistente esecutivo del presidente Gerald Ford,
asserendo che egli fu pagato dalla Searle per fare sì che “Un veleno chimico mortale, l’aspartame,
fosse approvato come idoneo per l’assunzione umana”.

Gli antefatti
Nel dicembre del 1965 il chimico James Schlatter della Searle scoprì l’aspartame mentre
lavorava ad un farmaco per l’ulcera. La sostanza, composta al 50 % di fenilalanina sintetica, 40 % si
acido aspartico sintetico e 10 % di metanolo, aveva un potere dolcificante (a parità di peso) circa
200 volte più dolce dello zucchero e nessuna caloria. Nella primavera del 1967 la Searle iniziò a
condurre test per verificare la sicurezza del prodotto onde richiedere l’approvazione del prodotto da
parte dell’FDA.
Subito dopo l’inizio di tali test, gli animali di laboratorio (scimmie e gatti) iniziarono a
sperimentare effetti avversi [alla somministrazione dell’aspartame] che andavano dai tumori e dalle
lesioni cerebrali and fino agli attacchi cardiaci ed alla morte. Nonostante ciò la Searle richiese alla
FDA l’approvazione dell’aspartame nel Febbraio del 1973. Secondo Turner, la Searle fornì alla
FDA più di 100 studi che avrebbero dimostrato l’innocuità dell’aspartame. Analisi indipendenti di
tali studi provano invece in maniera decisiva che l’aspartame è in realtà un prodotto pericoloso,
carcinogeno, neurotossico, e che da forte dipendenza.
Fidandosi della promessa della Searle che l’aspartame fosse sicuro, la FDA approvò l’uso
limitato dell’aspartame nei dry goods [ovvero pasticche e basi alimentari] il 26 luglio del 1974.
Turner ed il dottor Dr. Olney si opposero formalmente a tale approvazione. La loro opposizione
indusse la FDA a compiere un’indagine delle pratiche di laboratorio della Searle che provarono
come la Searle avesse fornito alla FDA conclusioni non realistiche, che risultavano da dati
manipolati, i quali derivavano da studi progettati in maniera superficiale. La FDA ritirò la propria
decisione di approvare l’aspartame per l’utilizzo nei dry goods.
Il 10 gennaio 1977, la FDA richiese formalmente che il Dipartimento di Giustizia convocasse un
gran giurì federale per determinare se la Searle dovesse essere incriminata per “occultamento di fatti
materiali e rilascio di false affermazioni” in relazione alla sua richiesta dell’approvazione dell’uso
dell’aspartame.

Per dare un’idea di ciò che trovarono gli esperti della FDA in questa indagine che provocò
(almeno per un certo tempo) la sospensione della commercializzazione dell’aspartame riporto che
nel marzo del 1976 la commissione d’indagine stilò un rapportò di oltre 15.000 pagine (Schmidt
1976, pag 4, Atti del Senato USA, 1976) nel quale veniva elencata una serie interminabile di
scorrettezze compiute negli esperimenti, fra le quali ad esempio: non riportare tutti i casi degli
animali morti per tumore nelle statistiche finali, registrare come vivi animali che invece erano morti,
effettuare una serie di errori aritmetici o di trascrizione che hanno ridotto il numero dei tumori
riportati, condurre 329 esami teratologici in soli due giorni impiegando solo 3 persone (cosa che è
sembrata agli esperti fisicamente impossibile per cui è forte il sospetto che i dati siano inventati o
quanto meno falsati), fornire alla FDA schede patologiche degli animali differenti dalle versioni
orginali.
Chi volesse leggere un elenco più dettagliato può trovarlo alle pagine 13,14 e 15 del già citato
libro Sugar blues 2 di Lorenzo Acerra.

Fra le molte accuse che gli investigatori della FDA mossero alle pratiche di laboratorio della
Searle ci fu quella che i topi che sviluppavano tumori venivano sottoposti alla rimozione chirurgica
del tumore e quindi rimessi dentro l’esperimento come se a loro non fosse successo niente.
L’investigazione del gran giurì fu condotta dal procuratore Samuel Skinner. Il giorno 1 luglio del
220
1977, mentre l’indagine era ancora in corso, Skinner lasciò l’impiego presso il dipartimento della
giustizia e fu assunto dallo studio legale Sidley & Austin, lo studio legale che rappresentava la
Searle. A quanto pare le limitazioni statutarie riguardo al conflitto d’interessi furono ignorate ed il
gran giurì andò allo sbando senza raggiungere nessuna conclusione riguardo alla Searle ed alle sue
pratiche di laboratorio.
Nel mezzo di questa controversia, l’8 marzo del 1977, Rumsfeld accettò dalla Searle l’offerta di
ricoprire il ruolo di CEO ed immediatamente iniziò a riorganizzare molte cose nell’azienda.
Rumsfeld, che non aveva esperienze precedenti di direzione aziendale, riorganizzò diversi settori
della Searle e licenziò molti dei suoi manger di alto livello, rimpiazzandoli con altra gente ben
ammanigliata politicamente con Washington.
Sebbene (…) si accumulassero le prove della natura velenosa di quel prodotto dalla sua azienda,
Rumsfeld ed il suo team continuarono a premere per l’approvazione dell’aspartame da parte della
FDA.
Una squadra di investigatori della FDA diretta da Jerome Bressler cercò di bloccare l’azione del
team di Rumsfeld pubblicando l’1 agosto 1977 un documento divenuto noto come il “Rapporto
Bressler”. Tale rapporto citava diverse circostanze nelle quali la Searle aveva intenzionalmente
ingannato la FDA nella sua richiesta di approvazione della commercializzazione dell’aspartame. La
FDA formò quindi nel 1979 una commissione pubblica d’inchiesta per controllare la miriade di
problemi di sicurezza legati all’aspartame.
A quel tempo gli investigatori della FDA ed altri scienziati indipendenti avevano rivisto in
maniera dettagliata gli studi della Searle ed ulteriori studi erano stati condotti. Non c’era dubbio sul
fatto che, in base ad analisi oggettive ed in base alle evidenze che si erano accumulate per oltre un
decennio, l’aspartame fosse mortalmente velenoso per gli animali da laboratorio e che causasse loro
un numero statisticamente significante di tumori.
Il 30 settembre del 1980, la commissione pubblica d’inchiesta concluse che l’aspartame non
doveva essere approvato a causa di alcune ulteriori indagini in corso sui suoi sospetti legami con la
formazione di tumori cerebrali ed a causa del fatto che la FDA “non ha ricevuto ancora prove
ragionevolmente certe che l’aspartame possa essere sicuro come additivo alimentare”.

Il golpe
Ronald Reagan prestò giuramento come presidente il 21 gennaio 1981. Rumsfeld, mentre
ricopriva ancora la funzione di CEO dell’azienda Searle, divenne parte del primo di team di
transizione dell’esecutivo di Reagan, il quale a sua volta mise a capo della FDA il dottor Arthur
Hull Hayes Jr. Hayes, un farmacologo che non aveva alcuna esperienza con gli additivi alimentari
prima di essere designato direttore della FDA. Egli, come Rumsfeld, aveva tuttavia esperienza con
gli studi sulle armi chimiche quando lavorava in connessione col Dipartimento della Difesa.
Secondo il Washington Post, Hayes era, “uno di quei dottori che condussero per conto dell’esercito
degli esperimenti con farmaci su volontari per determinare gli effetti di un farmaco con effetti di
disorientamento mentale denominato in codice CAR 301,060”, esperimenti condotti a Fort Detrick,
Maryland.
Il Washington Post in seguito spiegava perché Hayes fosse la scelta perfetta per forzare
politicamente l’approvazione dell’aspartame: “Secondo un rapporto declassificato del 1976
preparato dell’Ispettore Generale dell’Esercito, Hayes aveva pianificato una ricerca per sviluppare
la droga per alterare le menti CAR 301,060 da utilizzare come agente per controllare le masse”.
Tale rapporto riporta come le attività di Hayes siano iniziate nel 1972, ed indica inoltre che egli
era stato coinvolto in simili studi ed esperimenti biochimici sul controllo mentale fino al momento
della nomina a direttore della FDA.
Uno dei primi atti ufficiali di Hayes, come presidente della FDA fu quello di approvare (il 18
luglio del 1981) l’uso dell’aspartame come dolcificante artificiale nei dry goods [pasticche e basi
alimentari]. Per riuscire a fare questo Hayes dovette ignorare l’indagine del gran giurì sulla Searle,
221
soprassedere sul Rapporto Bressler, ignorare le raccomandazioni della commissione pubblica
d’inchiesta, e fare finta che l’aspartame non abbia fatto morire od ammalare cronicamente migliaiai
di animali da laboratorio. Hayes lasciò la poltrona di presidente della FDA nel novembre del 1983,
mentre veniva accusato di accettare regali dalle aziende in cambio di favori politici. Appena prima
di lasciare la presidenza in un clima di scandalo, Hayes approvò l’uso dell’aspartame nelle bevande.
Secondo il Washington Post il successivo posto di lavoro di Hayes fu nel settore privato, dove
lavorò come un ben pagato consulente medico anziano [senior medical advisor] per la divisione di
pubbliche relazione della Searle.

Le conseguenze
Nel giro di poche settimane dall’approvazione da parte della FDA per l’uso di aspartame nelle
bevande, lattine di diverse bibite light, furono messe sul mercato. Per indurre gli americani all’uso
di quel dolcificante naturale, iniziò un’intensa campagna pubblicitari per indurre la popolazione a
pensare che lo zucchero ha molte calorie, che le calorie ci fanno ingrassare, e che NutraSweet
[l’aspartame] non ha calorie e quindi non ci fa ingrassare.
Sulla base di questa ultra-semplificazione della realtà biochimica, peraltro accettata
universalmente, l’aspartame ha goduto di 22 anni di successi commerciali e si stima che sia presente
in circa 7.000-9.000 prodotti di consumo comune in almeno 100 nazioni. Quando la Searle fu
assorbita dalla Monsanto nel 1985, si venne a sapere che Rumsfeld ricevette un bonus di 12 milioni
di dollari.
Non è molto sorprendente il fatto che le stesse reazioni avverse osservate negli animali negli anni
‘60 e ‘70 vengono adesso osservate nella popolazione. Nel suo primo libro sull’aspartame del 1990,
il dottor H.J. Roberts affermava che nel giro di 5 o 10 anni avremmo avuto la diffusione di un
flagello se non avessimo eliminato l’aspartame dai cibi. Con la stampa del successivo libro del 2001
“La malattia da aspartame: un’epidemia ignorata”, il dottor Dr. Roberts dichiarò che il mondo è in
realtà affetto da questo flagello, da un’epidemia globale di sintomi associati all’uso dell’aspartame.
L’aspartame viene sempre più spesso identificato da medici e ricercatori come la causa
fondamentale di diverse malattie croniche in America ed in tutto il resto del mondo.
Esso interagisce con altre sostanze come i farmaci di sintesi causando reazioni avverse.
Tutti i metaboliti dell’aspartame (formaldeide, metanolo, dichetopiperazina ed acido formico)
sono tossici per il corpo umano ed in particolare sono tossici per il cervello.
All’aspartame vanno ascritti più dell’80 % dei reclami alla FDA da parte dei consumatori.
La FDA ha prodotto una lista di 92 sintomi associati all’assunzione di aspartame che
includono nausea, vertigini, irritabilità, follia, cecità, sordità, acquisto di peso e morte.
Il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie [Centers for Disease Control and
Prevention, CDC] riferisce che 500.000 persone ogni anno semplicemente muoiono di colpo senza
che ci sia una ragione apparente e tale fatalità viene denominata “morte cardiaca improvvisa”.
La demenza a tutte le età (soprattutto fra i più grandi) e le difficoltà di apprendimento fra i
bambini negli Stati uniti ed all’estero sta andando alle stelle sin dal 1981.
Al giorno d’oggi il numero degli studi scientifici che mostrano come l’aspartame sia in realtà una
causa fondamentale di malattie croniche fisiche e mentali e di morte è maggiore del numero di studi
che prova la sua innocuità con un rapporto di almeno 400 ad 1. La prova di questo fatto può anche
essere determinata da cosa succede in molti casi quando la gente smette di utilizzare l’aspartame: i
loro sintomi cronici scompaiono.

Il retaggio
Il 19 gennaio del 1977 il Ministro della Difesa Rumsfeld ricevette la Medaglia Presidenziale
della Libertà dalle mani del Presidente Gerald Ford. Pochi mesi dopo, divenne il CEO della Searle
per assicurare l’appoggio politico per un prodotto che la scienza aveva dimostrato essere un
farmaco di sintesi neurotossico, che causa forte dipendenza, malattie croniche, tumori cerebrali e
222
persino la morte. L’evidenza indica che l’approvazione dell’aspartame da parte della FDA fu
progettata ad un alto livello politico e che fu decisa a causa della capacità di tale sostanza di
danneggiare le menti ed i corpi delle persone che l’assumono.
A causa del fatto che Rumsfeld abbia anteposto la politica alla sicurezza ed alla salute pubblica,
centinaia di milioni di persone in tutto il mondo non possono pensare chiaramente e soffrono di una
serie di malattie croniche. È per questo che delle persone che manifestano i sintomi associati con
l’aspartame si dovrebbe dire che soffrono della “malattia di Rumsfeld”.

Nota di Betty Martini774:


Proprio ieri abbiamo appreso dai media che le bibite light saranno lasciate nelle scuole dove
avveleneranno i nostri bambini. Ad esempio la Coca Zero è addizionata con aspartame.
L’aspartame è un agente chimico iper-sensibilizzante in quanto esso è un veleno neurotossico. Esso
non solo interagisce con tutti i farmaci, ma anche con tutti i vaccini ed altre tossine e dolcificanti
artificiali e pericolosi come lo Splenda, un veleno al cloro-carbonio. Così i nostri bambini non
hanno nessuna speranza. Solo poche settimane fa uno studio epidemiologico di Sharon Fowler
all’Università del Texas basato su studi durati 8 anni lega le bibite light all’obesità. L’aspartame
può anche aggravare il diabete, simulare ed aggravare la retinopatia e la neuropatia diabetica,
distruggere il nervo ottico ed interagire con l’insulina.
A luglio 2005 è stato pubblicato dalla Fondazione Europea per l’Oncologia e la Scienza
Ambientale uno studio italiano durato 3 anni intitolato Aspartame induces lymphomas and
leukaemias in rats (“L’aspartame induce linfomi e leucemie nei ratti”)775, che ha rivelato come
l’aspartame causi leucemia, linfoma e tumori cerebrali maligni. Il loro rapporto del 14 luglio 2005
afferma: “I risultati dimostrano ... che l’aspartame è un agente carcinogeno.” Quante madri a
conoscenza di questo fatto vorrebbero che i loro bambini bevessero un additivo carcinogeno?
L’aspartame libera [durante il processo digestivo] alcool metilico che causa un avvelenamento
cronico da metanolo, il quale a sua volta scompensa il sistema dopaminico del cervello e causa
dipendenza. Adesso comprendete perché le compagnie che vendono bibite vogliono piazzare nelle
scuole questo veleno che causa la malattia di Rumsfeld?
Il neurochirurgo Russell Blaylock, una delle maggiori autorità mondiali sulla neurotossicità
dell’aspartame, ha rivisto in maniera estensiva il rapporto Soffritti. “Questo studio ha confermato lo
studio precedente del dottor Trocho e dei suoi collaboratori (l998), che ha inoltre determinato come
la formaldeide, sottoprodotto del metabolismo dell’aspartame, danneggi il DNA cellulare e come
tale danno sia cumulativo. Il tipo di danno riscontrato è sostanzialmente uguale a quello associato
coi tumori. Questi due studi suggeriscono fortemente che bere una singola cola light dolcificata con
aspartame ogni giorno potrebbe aumentare in maniera significativa il rischio di una persona di
sviluppare linfoma o leucemia”.
Il dottor Blaylock ha detto inoltre “Questo studio dovrebbe terrificare le madri e tutti quelli che
consumano prodotti dolcificati con aspartame. Questo è stato uno studio condotto in maniera molto
accurata che a dimostrato un incremento statisticamente significativo in diversi tipi di linfomi e
leucemie nei topi. Entrambi queste malattie sono aumentate in maniera significativa in questa
nazione da quando si è diffuso l’uso dell’aspartame”.
Solo gli animali esposti all’aspartame hanno sviluppato tumori maligni al cervello e adesso
stiamo portando avanti una causa legale nei confronti dell’aspartame per i casi di tumore maligno
774
Direttrice di Mission Possible (un’organizzazione internazionale di difesa dei consumatori formata nel 1992 per dare
voce alle persone che richiedono che la FDA revochi l’approvazione dell’aspartame e ordini la sua eliminazione da cibi,
bevande e prodotti farmaceutici),
775
Pubblicato su European Journal of Oncology vol. 10, n. 2, pp. 107-116, 2005, autori Morando Soffritti, Fiorella
Belpoggi, Davide Degli Esposti, Luca Lambertini; http://www.ramazzini.org/wp-
content/uploads/2008/03/Aspartame-induces-lymphomas-and-leukaemias-in-rats_2005.pdf.
223
cerebrale in New York, New Jersey, nella Contea di Madison, in Illinois e Mississippi.
Il dottor Blaylock ha detto inoltre “Essi hanno trovato che persino dosi più basse di aspartame
potrebbero causare queste malattie, e più alta è la dose più alti sono i casi di tumore. Dal momento
che l’aspartame può aumentare l’obesità e può persino causare la sindrome metabolica che colpisce
48 milioni di Americani, non c’è nessuna ragione al mondo per assumere questo prodotto. Quanto
meno dovrebbe essere bandito da tutte le scuole”.
Ogni madre che legge questo articolo e che abbia un bambino che va a scuola dovrebbe
immediatamente portarlo al dirigente scolastico ed agli insegnanti (…) insieme al film Sweet
Misery776 e chiedere che i prodotti contenenti aspartame (denominato altresì
NutraSweet/Equal/Spoonful, E951/Canderel/Benevia, etc.) e specialmente le bevande contenenti
quel veleno siano rimosse senza alcuna esitazione. E la commissione per l’educazione dovrebbe
pure rimuovere i lobbisti e tutti quelli che offrono soldi per fare sì che bevande avvelenate restino
nelle nostre scuole. Sempre che a qualcuno stia a cuore il cervello dei propri figli. Ricordate che
questa è una causa della diffusione di ADD / ADHD [la cosiddetta “sindrome da deficit di
attenzione e/o iperattività”], autismo, sindrome di Tourettes, ed altri problemi comportamentali.

A conferma di questa affermazione potete leggere i libri degli esperti:


Aspartame Disease: An Ignored Epidemic (“La malattia da aspartame: un’epidemia ignorata”)
del dottor H. J. Roberts, www.sunsentpress.com.
Excitotoxins: The Taste That Kills (“Eccitotossine: il gusto che uccide”) e Health & Nutrition
Secrets (“I segreti della salute e dell’alimentazione”) del neuroxchirurgo Russell Blaylock,
http://www.russellblaylockmd.com.
Vedi anche i siti web http://www.wnho.net/ e http://www.dorway.com/.

62.2 - Il sucralosio, è davvero sicuro come alternativa allo zucchero?


Sarà vero che il dolcificante artificiale Sucralosio dell’azienda Johnson & Johnson (nome
commerciale utilizzato negli USA “SPLENDA”) è abbastanza sicuro da poter essere aggiunto al
cibo umano? Il sito italiano vegan Veganlink777 riferisce che sono morti 12.800 animali nel corso
delle sperimentazioni di questo prodotto. Tutto ciò, oltre a non piacermi per niente dal punto di vista
etico, lo trovo alquanto allarmante.
Johnson & Johnson ha comprato 211 domini internet quali Splendakills.com, Spendapoison.com,
Splendavictims.com per cercare di evitare la diffusione di informazioni negative sul sucralosio.
Il sucralosio deriva dal saccarosio tramite un processo chimico in cui alcuni gruppi idrossilici
che formano il saccarosio vengono sostituiti dal cloro; il risultato è una molecola dal nome
scientifico di 1,6-dicloro-1,6-dideossi-β-D-frutto-furanosil 4-cloro-4-deossi-α-D-galattopiranoside
(C12H19Cl3O8).
Questo dolcificante non calorico di nuova invenzione, è diventato estremamente popolare negli
Stati Uniti. Secondo un rapporto della Associated Press778:
Mentre le confezioni del dolcificante artificiale a base di sucralosio ‘Splenda’
dichiarano ‘Fatto da zucchero, cosicchè sa di zucchero’, un concorrente sostiene
che questa affermazione è a dir poco una forma di pubblicità ingannevole.
In realtà, questo rivale, il produttore Pari Merisant Co., ha presentato una
querela contro Splenda affermando che il messaggio pubblicitario dovrebbe
contenere qualcosa di più come, “Fatto da destrosio, maltodestrine e 4-cloro-4-

776
Facilmente reperibile come video su yotube, dove si trova anche qualche spezzone sottotitolato in italiano.
777

http://veganlink.antifa.net/hp/index.php?option=com_content&task=view&id=558&Itemid=0&limit=1&limitst
art=4
778
Caruso, D. B. 2004. Maker of Equal Sues Marketer of Splenda. Associated Press, December 1.
224
desossi-alfa, D-Galactopyranosyl- 1,6-dicloro - 1,6-didesossi-beta, D-
Fruttofuranoside” (Caruso 2004) 779.
Per spiegarla in maniera semplice, ricordate che i prodotti alimentari
contraffatti non sono alimenti, e che al corpo non piace essere ingannato.
Il sito web www.splendaexposed.com suggerisce esplicitamente che questa nuova sorta di
“zucchero artificiale” sia qualcosa di simile ad un nuovo aspartame; sembra che la storia si ripeta.
In effetti il sito web del sucralosio contiene una pagina780 che afferma la sicurezza di tale
prodotto utilizzando fra l’altro come fonte un articolo di un sito governativo781 nel quale
l’aspartame è considerato sicuro. Insomma, un sito web messo in piedi dall’azienda che produce il
prodotto, un articolo su un sito governativo che afferma che il sucralosio è sicuro come l’aspartame
e gli altri dolcificanti sintetici. Chi conosce la verità sull’aspartame difficilmente crederà a queste
affermazioni.

63 – Il glutammato monosodico

Un’altra sostanza ormai onnipresente nei cibi confezionati, nei cibi precotti e nei famosi dadi o
granulari per il brodo è il glutammato monosodico, un cosiddetto “esaltatore di sapidità” che però
molti medici coraggiosi sconsigliano assolutamente di ingerire. Il dottor Russell Blaylock lo
definisce eccito-tossina, in quanto sovraeccita il cervello, e si tratta di una delle tante sostanze che
sia Kerri Rivera che Natasha Campbell consigliano di evitare. Se troverò il tempo dedicherò
qualche riga in più a questa sostanza in una prossima revisione del libro, anche se, dopo tutte queste
informazioni sui dolcificanti artificiali, credo che nessuno dei lettori abbia voglia di continuare ad
assumere glutammato.
Ad ogni modo segnalo l’articolo Cognitive and biochemical effects of monosodium glutamate
and aspartame, administered individually and in combination in male albino mice782, che
sebbene sia uno studio su animali differenti dall’uomo, fa venire molti sospetti, in quanto sia la
somministrazione singola di aspartame o glutammato monosodico che la somministrazione abbinata
delle due sostanze ha causato effetti negativi sulla risposta cognitiva, sulla memoria e sulle capacità
di apprendimento. Ma la somministrazione associata delle due sostanze ha avuto un effetto ancora
peggiore della somma dei due effetti negativi appena descritti, in quanto si è misurato un calo dei
neurotrasmettitori dopamina e serotonina ed uno stress ossidativo a livello cerebrale.

64 - Le micro-onde distruggono il cibo?

Nello specificare come riscaldare il brodo da somministrare durante la dieta introduttiva (prima
di passare alla dieta paleo-GAPS vera e propria), la dottoressa Campbell scrive nel suo libro La
Sindrome Psico-Intestinale: “Non usate le microonde per riscaldare il brodo, usate un normale
fornello a gas (le microonde distruggono il cibo)”.
Dal momento che la dottoressa Campbell ha fatto miracoli con la dieta curando l’autismo del
figlio (che adesso va a scuola senza alcun sostegno, fa sport e compone musica al pianoforte), e

779
Vedi anche Artificial Sweetener Makers Reach Settlement on Slogan pubblicato il 12 maggio 2007 sul New York
Times, autore Lynnley Browning; http://www.nytimes.com/2007/05/12/business/media/12splenda.html?_r=0.
780
http://www.sucralose.it/questions/default.asp.
781
http://www.cancer.gov/cancertopics/factsheet/Risk/artificial-sweeteners.
782
Pubblicato su Neurotoxicology and Teratology 2014 Mar-Apr;42:60-7; autori Abu-Taweel GM1, A ZM, Ajarem JS,
Ahmad M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24556450.
225
dato che la dottoressa ha pure una spezializzazione in scienza dell’alimentazione, credo che la sua
sia una conferma autorevole della nocività della cottura dei cibi nel forno a microonde.
Da notare che la dottoressa sconsiglia persino di scaldare i cibi nel microonde, figuriamoci
cuocerli!
Simon Best direttore e produttore di Electromagnetic Hazard Therapy783, in un suo lungo
articolo sull’argomento784, afferma che nel 1989, un nutrizionista svizzero, Hans-Urich Hertel
scoprì che tutti i cibi che vengono cucinati o scongelati nel microonde possono causare dei
cambiamenti del sangue che indicano lo sviluppo di un processo patologico presente anche nel
cancro, ma nel marzo del 1993, il Tribunale per il Commercio di Berna, su una denunzia
dell’Associazione Svizzera dei Produttori di Apparecchi Elettrici Domestici ed Industriali, ha
vietato ad Hertel di dichiarare quanto da lui scoperto, pena una multa di 5000 Franchi Svizzeri o
addirittura un anno di prigione.
Nell’Agosto del 1998, La Corte Europea dei Diritti Umani stabilì che tale sentenza era contraria
al diritto di libertà di espressione ordinando alla Corte Svizzera di pagare un risarcimento di 40.000
franchi svizzeri, ma dopo due annni il Dottor Hertel aspetta ancora che il Tribunale svizzero annulli
la sentenza precedente.
Nel frattempo, riferisce Simon Best, sono emersi nuovi elementi:
- Il caso di un paziente che nel 1991 in un ospedale di Tulsa, Oklahoma, è morto per crisi
anafilattica dopo una trasfusione di sangue che era stato scaldato in forno a microonde.
L’irradiazione sembra avere alterato il sangue in qualche modo e avere causato la morte del
paziente (Journal of Natural Sciences, 1998; 1: 2-7).
- Una ricerca del governo britannico dell’Agosto 1989, che ha dimostrato che la Listeria ed
altri batteri potenzialmente mortali possonosopravvivere nel cibo cucinato a microonde,
anche se si seguono le istruzioni (Food Business, 1989; 20 :12)
- Una ricerca americana che ha dimostrato che l’uso di riscaldare avanzi di cibo nel forno a
microonde è potenzialmente pericoloso. I ricercatori che studiavano le cause di una serie di
casi di Salmonellosi fra le persone che facevano picnic nel 1992, scoprirono che delle trenta
persone che riportarono a casa della carne avanzata, i dieci che avevano usato il forno a
microonde si erano tutti ammalati. Nessuno dei dieci che avevano usato un forno normale o
una padella per riscaldare il maiale si era ammalato. I ricercatori conclusero che,
paragonando i metodi convenzionali di riscaldamento, il forno a microonde non dava nessuna
protezione all’insorgere di salmonella (American Journal of Epidemiology, 1994; 139 : 903-
9).

65 - I risultati dell’indagine del dottor Price mostrano come il


consumo di farina raffinata, zucchero raffinato e latte processato, sia
una causa dell’insorgenza di carie, infertilità ed altre malattie

Nella seconda parte del suo eccezionale libro Nutrition and Physical Degeneration, il dottor
Weston A. Price, dopo avere documentato l’eccezionale stato di salute delle popolazioni native che
avevano preservato le abitudini alimentari tradizionali, ed il cattivo stato di salute di quelle persone,
appartenenti alle stesse popolazioni, che avevano adottato la dieta dei colonizzatori bianchi (basata
su farina bianca, zucchero raffinato e cibi in scatola) tira le somme della sua inchiesta che lo ha
portato a girare il mondo per ottenere informazioni dettagliate sul rapporto tra cibo e salute.
A tale scopo oltre ad osservare le popolazioni con cui è entrato in contatto, scattando numerose
fotografie e realizzando delle interviste, egli ha ottenuto informazioni dalle autorità sanitarie locali

783
http://www.em-hazard-therapy.com/.
784
http://www.laleva.cc/ambiente/microonde.html.
226
ed ha raccolto numerosi campioni di cibo da sottoporre ad un’accurata analisi per verificarne il
contenuto nutrizionale in termini di minerali, vitamine ed altre sostanze nutritive essenziali. Mai al
mondo è stata realizzata un’analisi così accurata e mai probabilmente sarà possibile ripeterne una
simile dato che 70 anni fa (all’epoca dei viaggi del dotto Price) era ancora facile trovare molte
comunità che avevano preservato le abitudini alimentari tradizionali. Adesso il “progresso”
originatosi nel ricco e bellicoso occidente ha contaminato quasi tutto il mondo e le poche comunità
che ancora vivono secondo le antiche usanze vengono continuamente minacciate, espropriate dei
propri territori a beneficio delle multinazionali.
Secondo i risultati delle analisi compiute sui campioni raccolti dal dottor Price le diete delle genti
hanno che preservato l’antica saggezza in campo alimentare garantivano i principali fattori nutritivi
in grande abbondanza, mentre la dieta cosiddetta moderna (già alla fine degli anni ‘30 del secolo
scorso) non garantiva nemmeno le dosi minime raccomandate dalla medicina ufficiale.
Giusto per fare un esempio consideriamo il rapporto tra le sostanze contenute nell’alimentazione
tipica dei Maori della Nuova Zelanda e quella dell’uomo bianco “civilizzato”. La dieta tradizionale
dei Maori era:
- più ricca di calcio di un fattore 6,2 (ovvero 6,2 volte più ricca di calcio)
- più ricca di fosforo di un fattore 6,9
- più ricca di magnesio di un fattore 23,4
- più ricca di ferro di un fattore 58,3
- più ricca di vitamine ed altre sostanze vitali liposolubili di un fattore 10 (le vitamine A, D, E e
K sono liposolubili)
Per ottenere tutte le sostanze nutritive le differenti popolazioni sono ricorse a soluzioni differenti
a seconda del fatto che si trovassero a vivere vicino alla costa o nell’interno di un continente, e a
seconda che avessero o meno imparato a praticare l’agricoltura e la pastorizia. Ad ogni modo tutte
le popolazioni che manifestavano un perfetto stato di salute dei propri individui assumevano
prodotti vegetali (dalle radici delle piante alle cortecce degli alberi passando per le alghe, oltre
ovviamente a frutta, verdura e cereali) e prodotti animali (latte e derivati, sangue, carne, pesce,
crostacei e molluschi). Ad onor del vero tra tutte queste genti che il dottor Price ha trovato in
un’eccellente stato di salute, l’unica popolazione che faceva poco uso di carne (mediamente una
volta alla settimana) erano gli svizzeri della vallata di Loetschental, che però mangiavano quantità
abbondanti di latte (crudo e fresco, non quel succedaneo di latte che si usa bere adesso, pastorizzato,
scremato e spesso a lunga conservazione) burro e formaggio fatto in casa, oltre a segale integrale
macinata, cotta e mangiata non molto tempo dopo la macina.
Il dottor Price evidenzia come sia utile sostituire il latte “moderno” con quello crudo e intero,
ovvero latte ancora vivo, e come sia pieno di sostanze nutritive il burro della mucche che pascolano
laddove trovano l’erba fresca piena di clorofilla, un burro che ha un colore tendente all’arancio e
che ben poco assomiglia a ciò che producono le nostre industrie alimentari, dove le mucche sono
nutrite con ben altri alimenti (per non parlare della somministrazione di ormoni ed antibiotici).
Quanto alla farina raffinata ed allo zucchero bianco riporto qui la traduzione di alcune righe
particolarmente interessanti, nelle quali il dotto Price evidenzia come una dieta basata su tale
alimenti porti anche all’infertilità (uno dei sogni dell’élite globale da un po’ di tempo a questa
parte).
Il commercio moderno ha deliberatamente derubato alcuni dei cibi naturali di
molte delle sostanze utili alla costruzione del nostro organismo lasciando però i
fattori che soddisfano le nostre richieste di energia. Per esempio, nella produzione
della farina bianca raffinata approssimativamente l’80% ovvero i quattro quinti
del contenuto di fosforo e calcio vengono normalmente rimossi, assieme alle
vitamine ed ai minerali forniti nell’embrione ovvero nel germe [del cereale].
L’evidenza indica che questo un fattore molto importante nell’abbassamento
227
dell’efficienza riproduttiva delle donne è direttamente collegato alla rimozione
della vitamina E nel processo di lavorazione del grano. Il germe del grano è una
delle nostre fonti più rapidamente disponibili di questa vitamina. Il suo ruolo come
fattore nutritivo per la ghiandola pituitaria alla base del cervello, che controlla in
larga misura la crescita e la funzione di questo organo, è apparentemente
importante nel determinare la produzione delle tipologie mentali. Similmente la
rimozione della vitamina B con l’embrione del grano, assieme alla sua
ossidazione dopo la lavorazione, causa una carenza di attivatori utili per la
costruzione del nostro organismo.
Lo zucchero di canna raffinato porta con sé solo delle tracce trascurabili di
materiali per la costruzione e la riparazione del nostro organismo. Esso soddisfa
la fame fornendo calore ed energia oltre ad avere un gusto piacevole. I fattori di
produzione di calore ed energia presenti nel nostro cibo che non vengono bruciati,
sono generalmente conservati sotto forma di grassi. Nel capitolo precedente
abbiamo visto che approssimativamente metà dei cibi forniti dalle nostre diete
moderne forniscono poco o niente del materiale che serve alla costruzione ed alla
riparazione dell’organismo e non forniscono vitamine. Approssimativamente il 25
per cento del calore e dell’energia degli statunitensi sono forniti dal solo zucchero,
il quale ostacola notevolmente l’ordinato processo naturale della vita.
Sfortunatamente, il suo consumo pro capite sta aumentando. Quindi dobbiamo
iniziare col ridurre radicalmente i cibi che sono così ingannevoli e spesso dannosi
nel sovraccaricare il sistema. Anche questo grande cambiamento [la radicale
riduzione dell’assunzione di zucchero raffinato e di farina raffinata e macinata da
più di due settimane – N.d.T.] della moderna alimentazione aumenterà il fattore di
sicurezza in maniera sufficiente per fermare il decadimento dei denti [la carie] in
una grande percentuale delle persone. Non sarebbe sufficiente, però per la
maggior parte dei bambini per i quali deve essere soddisfatta una richiesta
addizionale dovuta alla rapida crescita.

66 - I cereali e la salute

Per quanto in passato sia stato possibile per molto tempo raggiungere un discreto livello di salute
anche mangiando cereali, persino mangiando grano, la situazione al giorno d’oggi è molto
differente: il grano è stato modificato con le radiazioni ed ha ben poco di naturale, i cereali si
mangiano per lo più sotto forma di farine vecchie e raffinate, il glutine ormai non viene più
correttamente digerito da molte persone. Inoltre, come credo si evinca dalla lettura dei capitoli
precedenti, ed in particolar modo quello sul microbiota del cavo orale, l’alimentazione a base di
cereali ha rappresentato sì un mezzo per sfamare più facilmente un crescente numero di persone, ma
anche un fattore involutivo che ha portato ad un peggioramento delle condizioni di salute a partire
da quella dei denti.
Inoltre i cerali contengono anche delle sostanze come le lectine che possono causare
infiammazione; la lectina del grano è quella che è stata studiata più estensivamente. L’articolo The
Dietary Intake of Wheat and other Cereal Grains and Their Role in Inflammation
(“L’assunzione con la dieta di grano ed altri semi di cereali ed il loro ruolo nell’infiammazione”) 785
785
Pubblicato su Nutrients. 2013 Mar; 5(3): 771–787, autori Karin de Punder, Leo Pruimboom;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3705319/, tradotto in italiano su
228
fa un’estesa trattazione delle ricerche sull’argomento.
Ciò non toglie che si possano sperimentare percorsi che portano a grandi miglioramenti della
salute anche mangiando dei cereali, specie se senza glutine, integrali, cotti in chicco (a risotto)
secondo le regole della macrobiotica o della cucina energetica di Holecz, o della dottoressa
Kousmine.
A volte, pure aderendo ad una dieta sostanzialmente paleolitica, può avere senso consumare
piccole dosi di riso bianco (possibilmente basmatri, a bosso indice glicemico), messo subito in
frigorifero dopo la cottura (ancora caldo) e lasciato riposare 12 ore per formare quell’amido
resistente che aiuta i batteri buoni ad attecchire (la cosa ha senso se si assumono
contemporaneamente probitoci e/o cibi fermentati).
Nel suo libro Salvate il vostro corpo! la dottoressa Catherine Kousmine punta il dito sulla
degenerazione della salute a causa di errate scelte alimentari sempre più frequenti nella nostra
società occidentale. La prima cosa che ricorda è che i semi dei cereali, ormai divenuti la base della
nostra alimentazione, vengono consumati in una forma altamente adulterata e processata.
Innanzitutto vengono macinati e raffinati, perdendo così molte proprietà nutritive presenti nella
parte esterna del chicco (che sono ancora presenti invece nei cereali integrali).
Inoltre vengono macinati alcune settimane (se non mesi) prima di essere consumati sotto forma
di pane, pasta o altri alimenti; in tal modo tale la farina risulta essere ormai priva di molti degli
elementi vitali che restavano (dopo una settimana la naturale ossidazione della farina la rende ben
poco nutriente). Non è un caso il fatto che il dottor Holecz nel suo libro sulla cucina energetica
consigli di mangiare soprattutto cereali integrali in chicco o prodotti a base di farina integrale
appena macinata.
Infine i cereali vengono cotti, cosa che li altera e li priva di alcune sostanze vitali presenti nel
seme crudo. Tra l’altro il chicco crudo può germinare trasformando gli amidi in zuccheri, un chicco
cotto non può svolgere più questa azione perché anche privato dei suoi enzimi vitali.
Una cosa che dimentica di segnalare la dottoressa Kousmine, ma che viene riportata dalla
dottoressa Campbell-McBride nel suo libro sulla disbiosi intesinale, è che alle farine vengono
aggiunti additivi chimici per impedire che si formino dei grumi e che si sviluppino larve di insetto.
Come se non bastasse spesso vengono aggiunte quelle vitamine che si perdono nei passaggi
summenzionati, ma vengono introdotte in una forma artificiale, non riconoscibile e non utilizzabile
dal corpo umano, a volte persino nociva per esso.
Un’esperienza in prima persona raccontata dalla dottoressa Kousmine è quella relativa allo stato
dei denti. Quando aveva 45 anni lo stato dei suoi denti era pessimo: erano tutti tremolanti e il
dentista le aveva predetto che in pochi mesi sarebbero caduti tutti. Allora ha pensato di mettere in
pratica quanto affermato da una scuola di alimentazione naturale tedesca: mangiare cereali crudi
appena macinati rafforza le gengive. Dopo due mesi di un’alimentazione basata sul consumo di
cereali crudi appena macinati lo stato dei suoi denti è ritornato normale.
Lo stesso concetto fu da lei applicato ad un caso di muscoviscidosi (ovvero fibrosi cistica)
infantile. Sostituendo la farina lattea somministrata al bambino con farina di grano saraceno appena
macinata e mescolata con l’acqua il bambino, secondo la testimonianza della dottoressa, riacquistò
la salute. Come piccola curiosità aggiungo che presso il negozio di alimenti biologici presente nella
mia zona va a fare la spesa anche una signora che usa mangiare i cereali crudi.
La dottoressa Campbell ricorda inoltre che i cereali (almeno quelli cotti, sui quali si concentra
nella sua dissertazione) una volta ingeriti formano nell’intestino una sorta di colla nella quale
trovano riparo e proliferano i parassiti. I carboidrati raffinati (spesso con l’aggiunta dello zucchero)
costituiscono un ottimo cibo per la Candida (un lievito molto pericoloso per la nostra salute) e per la
flora batterica opportunistica (ovvero quella nociva), per non parlare dei parassiti.

http://www.evolutamente.it/lassunzione-alimentare-di-grano-e-di-altri-cereali-e-il-loro-ruolo-nei-processi-
infiammatori/.
229
Lo stesso concetto viene espresso nel libro La dieta senza muco786 del dottor Ehret.
Globalmente parlando quindi i prodotti alimentari a base di cereali non sono un alimento molto
adatto per l’uomo, anche perché nei prodotti confezionati (siano essi biscotti, torte, merendine,
crakers o altro) spesso oltre alla farina raffinata (che il dottor Franco Berrino considera un vero e
proprio veleno787) troviamo zucchero bianco, conservanti e vitamine artificiali.
Di conseguenza il migliore metodo per mangiare cereali dovrebbe essere quello di mangiarli
direttamente in chicchi o appena macinati a casa, purché siano cereali integrali biologici (il chicco
di cereale se non è integrale è carente di molte sostanze nutritive, ma se è integrale e non biologico
conserva quella parte esterna del chicco che più viene a contatto con i prodotti chimici utilizzati in
agricoltura).
Detto questo resta pur vero che, se da una parte i cereali cucinati non sono un cibo molto naturale
(l’uomo non è certo nato con la pentola in mano) le popolazioni che per secoli hanno mangiato
prodotti a base di cereali integrali macinati abbastanza di fresco hanno mantenuto spesso una salute
invidiabile. Non a caso il declino della salute nel mondo occidentale è iniziato intorno al 1600,
quando da una parte è arrivato zucchero a buon mercato proveniente dalle piantagioni americane, e
dall’altra si è iniziata a diffondere l’abitudine di raffinare sempre di più i cereali. Dal punto di vista
epidemiologico è proprio in quel periodo storico che si osserva la sempre maggiore diffusione di
carie e diabete, malattie prima assai rare, e di cui si ammalavano per lo più quei ricchi che erano
sregolati col cibo ed eccedevano coi dolci (ad esempio nell’antico Egitto certe malattie di
manifestavano solo tra i ricchi che mangiavano in abbondanza dolci a base di miele e datteri).
Una dieta senza cereali e senza vegetali amidacei può in molti casi essere curativa (specie se
associata a frutta fresca, verdura e probiotici), ma secondo l’esperienza della scuola Kousmine,
molte malattie tipiche della nostra civiltà occidentale (e che sono assenti nelle popolazioni primitive
che conservano uno stile di alimentazione tradizionale) possono essere guarite anche se si
continuano a mangiare cereali, purché i cereali siano integrali, biologici, cucinati in chicco o appena
macinati a casa. Anche il dottor Ferenc Holecz d’altronde segue lo stesso principio, seppure con
alcune indicazioni particolari sul modo di cucinare i cereali (tostare i chicchi 2/3 minuti prima della
cottura in una zuppa con le verdure).
Secondo la dottoressa Kousmine e la sua scuola, per guarire dalle proprie patologie occorre una
dieta semplice a base di cibi freschi e genuini (niente cibi processati, confezionati), una buona
pulizia intestinale con gli enteroclismi (con acqua tiepida e camomilla), la regolazione del ph del
corpo (tramite controllo giornaliero del Ph urinario ed eventuale assunzione di citrati o bicarbonati)
e, soprattutto nei primi tempi, un’integrazione vitaminica.
Il consumo di cereali (integrali e biologici) è ammesso purché vengano mangiati:
· crudi e appena macinati in casa, come nella crema budwig788
· sotto forma di germogli
· appena macinati, aggiunti ad una zuppa di verdure e cotti per alcuni minuti
· sotto forma di pane fatto in casa con farina appena macinata
· messi a bagno in acqua prima della cottura a vapore; occorre metterli in ammollo in una
quantità d’acqua pari a due volte e mezzo il loro volume fino a quando ad assorbimento completo,
quando i cereali diventano molli, risciacquati e cotti a vapore per 10-20 minuti; i tempi di ammollo
indicati sono di 4 ore per il grano saraceno (che in realtà è uno pseudo-cereale), 6-8 ore per il
miglio, 12 ore per il grano la segale e l’orzo, 24 ore per il riso (segnalo però che io ho fino ad ora
provato solo col riso e sperimentato che, almeno con la varietà da me usata, 24 ore non sono state
sufficienti)
· sotto forma di bistecche, schiacciando con un passino i cereali già messi in ammollo e

786
http://www.dietasenzamuco.it/.
787
Vedi il suo libro Alimentare il benessere – come prevenire il cancro a tavola, Franco Angeli editore, 2010.
788
http://www.kousmine.net/cucinare/le-ricette/crema-budwig.html.
230
aggiungendo aromi, erbe o certi formaggi; a questo punto si possono modellare a forma di bistecca
e cuocere in padella, possibilmente senza aggiunta di grassi. Potrebbero essere valide a tal fine le
nuove pentole con fondo in pietra (purché il fondo sia fatto di sola pietra e non sia rivestito da
qualche strato ulteriore, non contenga nanoceramica e sia quindi relativamente ruvido al tatto), le
pentole in pietra ollare o (se le trovate), le pentole antiaderenti con rivestimento in polvere di
calcite, consigliate dalla scuola Kousmine.
· sotto forma di gallette o crêpes, mescolando la farina appena macinata con acqua e sale, erbe
aromatiche (o mandorle e uvetta se si vuole cucinare qualcosa di dolce) e cuocendo in forno o in
una pentola come quelle sopra specificate; l’impasto dev’essere più denso per realizzare delle
gallette e più liquido per fare le crêpes.
Per approfondimenti sul metodo Kousmine consiglio il sito http://www.kousmine.net/ (dove
trovate pure l’elenco dei medici della scuola Kousmine789 – sebbene l’elenco sia incompleto) e la
lettura dei libri
· Il metodo Kousmine, Association Médicale Kousmine Internationale, ed. Tecniche Nuove
· Salvate il votro corpo!, Catherine Kousmine, ed. Tecniche Nuove
· La tavola della salute, Catherine Kousmine, ed. Giunti
· La sclerosi a placche non è inguaribile, Catherine Kousmine, ed. Tecniche Nuove
Il limite più grosso della scuola Kousmine è quello di non avere focalizzato abbastanza
l’attenzione sulla disbiosi intestinale; infatti per certe malattie auto-immuni la dottoressa Kousmine
e la sua scuola utilizzano dei particolari vaccini (ben diversi da quelli abitualmente utilizzati come
prevenzione delle malattie, si tratta di una sorta di “vaccini” da utilizzare come terapia e non come
prevenzione). Le malattie per le quali questa cura dei vaccini sarebbe utile sono proprio quelle che
invece secondo gli studi della dottoressa Campbell si potrebbero guarire con la dieta paleolitica (che
esclude cereali e vegetali amidacei come le patate); per altro l’impiego di tali vaccini sarebbe utile
per quei casi che non rispondono totalmente agli altri quattro pilastri della cura Kousmine (dieta,
pulizia intestinale, integrazione vitaminica, riequilibrio del Ph urinario).
È facile immaginare come un percorso di guarigione che non preveda l’esclusione almeno
temporanea di cereali e vegetali amidacei (come le patate) difficilmente possa portare ad una totale
guarigione i casi più gravi di disbiosi intestinale. Le persone che soffrono di tale disturbo digestivo
infatti non riescono a digerire correttamente i cereali, e i residui incompleti di tale digestione
costituiscono fonte di nutrimento per i microbi patogeni, proprio quei microbi le cui tossine sono
spesso all’origine della malattia. Suppongo che associare il metodo Kousmine al consumo di soli
alimenti permessi dalla dieta paleo possa permettere una guarigione più rapida e rendere inutile la
pratica dei vaccini.
Del resto se la causa profonda della malattia è la disbiosi intestinale sarebbe più sensato guarire
tale disbiosi piuttosto che cercare di “insegnare” al sistema immunitario di non aggredire il proprio
stesso corpo, anche perché una disbiosi intestinale non perfettamente guarita può essere una
continua fonte di problemi. Si pone lo stesso problema con quei rimedi allopatici (vaccini contro
l’allergia) omeopatici o omotossicologici che possono limitare o eliminare alcune manifestazioni
fastidiose senza però risolvere la disbiosi intestinale che, come mostra in maniera documentata la
dottoressa Campbell, ne è quasi sempre la causa profonda.
Altre indicazioni utili per avviare un percorso di guarigione con metodi naturali potrebbero
venire dagli studi sulla correlazione tra dieta e gruppo sanguigno790, che nessuna delle due scuole
mediche (Kousmine e Campbell) hanno mai approfondito. Ovviamente non si contano gli esperti
della medicina ortodossa che tacciano di bufala queste ricerche sul rapporto tra dieta e gruppo
sanguigno, ma le critiche che ho letto sono molto generiche, sebbene sicuramente si aspettano studi
scientifici (che purtroppo l’establishment ufficiale difficilmente farà). Personalmente conosco

789
http://www.kousmine.net/chi-siamo/medici.html.
790
http://scienzaesalute.blogosfere.it/2013/03/la-dieta-del-gruppo-sanguigno-0-e-gli-alimenti-da-evitare.html.
231
diverse persone che adottando il regime dietetico consigliato dalla dieta del gruppo sanguigno sono
state molto meglio, recuperando energia e salute.
Intanto credo sia opportuno riflettere sul fatto che la dieta consigliata dalla dottoressa Campbell
(a base di frutta verdura e molte proteine e grassi animali) è fin troppo simile alla dieta
raccomandata per le persone di gruppo sanguigno 0, che è poi uno dei due gruppi sanguigni più
diffusi sulla terra, mentre la dieta consigliata dalla dottoressa Kousmine è alquanto simile alla dieta
consigliata per le persone di gruppo sanguigno A, l’altro gruppo maggioritario che sarebbe
tendenzialmente vegetariano. Il gruppo sanguigno B sarebbe invece quello che meglio tollera latte
e latticini (ma quelli di una volta, fatti in casa, non pastorizzati, non industrializzati, scremati,
mcirofiltrati, fatti con latte di mucca che vive libera all’aperto e mangia l’erba).
Per finire occorre ricordare che quasi tutti i cereali, come gli altri semi (noci, mandorle, nocciole,
legumi) ed altri cibi (soprattutto vegetali) contengono numerosi antinutrienti, ovvero sostanze che
impediscono al nostro organismo di assorbire altre sostanze vitali assunte col cibo. Quasi tutti i
semi contengono queste sostanze (acido fitico e fitati per esempio) che deprivano il nostro
organismo di minerali preziosi per la nostra salute, come ferro, zinco, magnesio, calcio). Semi,
cereali e legumi contengono anche inibitori della protease, un enzima che serve a digerire le
proteine; questo spiega perché mangiare nello stesso pasto cereali o legumi e proteine, può
appesantire la digestione. In genere si può ridurre il contenuto di antinutrienti mettendo i semi in
ammollo per una nottata (almeno 7 ore, possibilmente 12 o più791) meglio se con un po’ di sale
(marino integrale) e meglio ancora se dopo li si fanno essiccare (a temperatura minore di 40° in
forno, essiccatore, o al sole quando c’è). In alternativa c’è la fermentazione792 o in certi casi (ma
solo in certi casi) una lunga cottura. Anche la cottura della farina (fresca e integrale, possibilmente
biologica) dopo una fermentazione con lievito di pasta madre riduce la quantità di antinutrienti793.
Un articolo scientifico a conferma di quanto appena scritto è per esempio The Dietary Intake of
Wheat and other Cereal Grains and Their Role in Inflammation (“L’assunzione di grano e altri
cereali e il loro ruolo nell’infiammazione”) 794, nel cui abstract leggiamo:
I cereali contengono “anti-nutrienti,” come il glutine del grano e la lectina del
grano, che negli esseri umani possono suscitare disfunzione e malattia. In questa
rassegna discutiamo le prove ottenute tramite studi in vitro e in vivo che descrivono
come l’assunzione di grano, ma anche di altri cereal, può contribuire alla
manifestazione di infiammazione cronica e malattia autoimmune aumentando la
permeabilità intestinale ed innescando una risposta immunitaria pro-infiammatoria.
La presenza degli antinutrienti in legumi e cereali viene confermata anche dall’articolo
Antinutrients content of some locally available legumes and cereals in Nigeria795 all’interno del
quale si legge testualmente che “la presenza di questi antinutrienti rende le proteine vegetali
(specialmente i legumi) solo parzialmente disponibili e di scarsa qualità.”
Una piccolo quantità di acido fitico potrebbe però essere utile per l’organismo, dal momento che
se ne stanno studiando anche le possibili proprietà preventive e curastive nei confronti dei tumori.

791
Antinutrients and digestibility (in vitro) of soaked, dehulled and germinated cowpeas, pubblicato su Nutrion
and Health 2000;14(2):109-17, autori Preet K, Punia D; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10904935..
792
Vedi per esempio Effect of fermentation on the nutrient and antinutrient composition of baobab (adansonia
digitata) seeds and rice (oryza sativa) grains, pubblicato su Ecology of food and nutrition 2003;42(4-5):265-77,
autori Nnam NM, Obiakor PN; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22260173.
793
Per approfondimento vedi i link https://www.piuvivi.com/alimentazione/antinutrienti-cosa-sono-come-inibire-
ridurre-nei-cibi.html, http://www.codicepaleo.com/noci-semi/#.
794
Pubblicato su Nutrients. 2013 Mar; 5(3): 771–787, autori De Punder K, Pruimboom L;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3705319/.
795
Tropical Geogr** Medicine. 1992 Jul;44(3):260-3, autore Odumodu CU;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1455533.
232
67 - Fibromialgia, parassiti, disbiosi e dolcificanti artificiali

La dottoressa Gloria Gilbère racconta la sua esperienza di guarigione dalla fibromialgia e dalla
sensibilità chimica multipla nel proprio libro I was poisoned by my body (“Ero avvelenata dal mio
stesso corpo”), nel quale descrive come è riuscita a curarsi in maniera naturale partendo dal
riequilibrio dell’intestino. Nella copertina del libro, sopra il titolo si legge “L’odissea di un medico
che ha sconfitto la fibromialgia, la sindrome dell’intestino poroso e la sensibilità chimica multipla”,
mentre sulla sinistra del titolo si legge che le indicazioni contenute del della Gilbère valgono per
molte altre condizioni patologiche, che coincidono sostanzialmente con quelle descritte nel presente
documento. Sul sito di Amazon al momento è possibile leggere alcune gratuitamente alcuni estratti
del libro (fare click su look inside)796. In italiano è disponibile invece il libro di una paziente che
descrive il suo percorso di guarigione dalla stessa malattia: Fibromialgia si può guarire …, di
Marta Tutak797.
Il legame tra fibromialgia e disbiosi intestinale è provato direttamente nell’articolo Alterations
in intestinal microbial flora and human disease (“Alterazioni nella flora microbica intestinale e
malattie umane”)798, nel quale si afferma che una forma di disbiosi è stata trovata nei malati di
fibromialgia, ma anche nei malati di pancreatite, sindrome dell’intestino irritabile, encefalopatia
epatica. L’articolo puntualizza il fatto che è ormai noto che lo squilibro del microbiota intestinale
porta ad aumento della permeabilità intestinale e attivazione del sistema immunitario (ovvero
predisposizione ad allergie, intolleranze, malattie autoimmuni), come del resto già mostrato nel
capitolo 3.
L’articolo Fibromyalgia: the gastrointestinal link (“Fibromialgia: la connessione
gastrointestinale”)799, è un articolo che passa in rassegna la letteratura sull’argomento e ci informa
che i malati di fibromialgia manifestano frequentemente segni (ovvero modificazioni, alterazioni
clinicamente osservabili, come l’infiammazione di un tessuto) e sintomi gastrointestinali. In tale
articolo leggiamo che la proliferazione batterica nel piccolo intestino (detta anche SIBO,
dall’inglese small intestine bacterial overgrowth) è comune nella fibromialgia, e che risponde in
modo transiente alla terapia antimicrobica. Tale condizione patologia avviene quando i
microorganismi che si trovano nel grande intestino si diffondono anche nel piccolo intestino (dove
normalmente non risiedono) e lì interferiscono con i processi di digestione ed assorbimento del
cibo; essa viene identificata dall’aumento del numero di batteri presenti nel piccolo intestino e/o
dall’alterazione del locale microbiota: né più né meno una forma di disbiosi intestinale.
Come dovrebbe essere chiaro alla luce di quanto scritto nel corso di tutto questo libro, è la
disbiosi intestinale a permettere questa anomala diffusione e proliferazione di batteri nel piccolo
intestino, e del resto l’articolo Small intestinal bacterial overgrowth syndrome800 cita come cause
di tale condizione l’ipocloridria, l’insufficienza esocrina pancreatica e la carenza del sistema
immunitario, ovvero tutte condizioni che a loro volta sono causate dalla disbiosi, come mostrano nei
capitoli precedenti.
Nell’articolo Fibromyalgia: the gastrointestinal link, leggiamo che la SIBO si riesce a

796
Il libro è edito dalla Lucky press; http://www.amazon.com/Was-Poisoned-Body-Fibromyalgia-
Sensitivity/dp/0967605091#reader_0967605091.
797
Editore Youcanprint; lo si può acquistare facilmente dai siti Amazon, Mondadoristore, Feltrinelli, Youcanprint, IBS

798
Pubblicato su Current opinion in gastroenterology, autori Othman M, Agüero R, Lin H C.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18043226.
799
Pubblicato su Current pain and headache reports 2004 Oct;8(5):364-8, autori Wallace D J, Hallegua D S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15361320.
800
Pubblicato sul World Journal of Gastroenterology 2010 Jun 28; 16(24): 2978–2990; autori Jan Bures, Jiri Cyrany,
Darina Kohoutova, Miroslav Förstl, Stanislav Rejchrt, Jaroslav Kvetina, Viktor Vorisek, Marcela Kopacova;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2890937/.
233
combattere con gli antibiotici, ma solo in maniera temporanea (infatti come abbiamo visto, in
genere sono ben altri i mezzi per ristabilire in maniera definitiva l’equilibrio del microbiota
intestinale). L’articolo ci informa anche che i malati di fibromialgia soffrono in misura notevole di
affaticamento eccessivo, disturbi del sonno, ansia e attacchi di panica (circa un malato su quattro) e
che i farmaci utilizzati per gestire i sintomi della fibromialgia hanno effetti collaterali a ligello
gastrointestinale (si tratta infatti di analgesici, antinfiammatori, psicofarmaci e farmaci
miorilassanti). Se assumiamo (come dovrebbe risultare evidente dalla lettura di questo capitolo) che
disbiosi e parassitosi sono all’orgine della malattia ci troivamo quindi nella solita triste situazione in
cui i farmaci, nel tentativo di gestire (o forse dovremmo dire di “spegnere”) i sintomi finiscono per
aggravare le cause della malattia rendendola cronica o ancor peggio facendola peggiorare.
L’articolo The association of functional gastrointestinal disorders and fibromyalgia
(“L’associazione tra disordini funzionali gastrointestinali e fibromialgia”)801 discute di studi
epidemiologici che hanno confermato come questo tipo di disordini gastrointestinali si
sovrappongono alla fibromialgia. Per esempio la fibromialgia si manifesta nel 60% dei pazienti con
disordini funzionali dell’intestino, il 50% dei malati di fibromialgia lamentano sintomi caratteristici
della dispepsia funzionale e il 70% hanno sintomi di morbo di Crohn o colite ulcerosa. I malati
sofferenti di fibromialgia e di disordini funzionali gastrointestinale, aggiunge l’autore, soffrono di
un aggravarsi dei sintomi a seguito di eventi stressanti, e la maggior parte di loro ha il sonno
disturbato e soffre di stanchezza eccessiva. Altro studio che mostra la stessa correlazione tra
disturbi gastrointestinali e fibromialgia (ma anche in maniera minore tra problemi gastrointestinali e
degenerazione articolare è Bowel dysfunction in fibromyalgia syndrome (“Disfunzione
intestinale nella sindrome fibromialgica”)802.
L’articolo Altered intestinal permeability in patients with primary fibromyalgia and in
patients with complex regional pain syndrome (“Permeabilità intestinale in pazienti con
fibromialgia primaria ed in pazienti con sindrome complessa di dolore regionale”)803 mostra che su
40 malati di fibromialgia 13 mostrano un aumento della permeabilità a livello gastroduodenale, e 15
a livello del piccolo intestino (la somma porta ad un totale di 70% dei pazienti osservati); nel
gruppo di controllo formato da 57 volontari solo uno ha mostrato un aumento della permeabilità
gastroduodenale (meno del 2%). È interessante notare come 12 di questi pazienti con sindrome
dell’intestino poroso non avessero sintomi gastrointestinali, il che potrebbe spiegare come mai
spesso non si pensi all’intestino come alla causa profonda di questo ed altri problemi di salute.
Alla stessa maniera l’articolo A link between irritable bowel syndrome and fibromyalgia
may be related to findings on lactulose breath test (“Un legame tra la sindrome dell’intestino
irritabile e la fibromialgia può essere correlato a risultati del test del respiro del lattulosio”)804
mostra che in uno studio effettuato su 42 malati di fibromialgia, 42 (100%!) avevano una
condizione di proliferazione batterica nel piccolo intestino rilevata indirettamente attraverso questo
test, che mostrava valori più elevati nei soggetti con sintomi più gravi. Al contrario tale condizione
era presente nel 20% dei soggetti del gruppo di controllo (3 su 15) e nell’84% dei malati di
sindrome dell’intestino irritabile (93/11), dati che confermano come anche questa sindrome sia
collegata alla SIBO (proliferazione batterica nel piccolo intestino), e come lo squilibrio del
microbiota intestinale sia alquanto diffuso anche soggetti apparentemente sani (ovvero che non
hanno ancora manifestato sintomi troppo gravi o evidenti, ma che tanto sani poi non sono).

801
Pubblicato su The European journal of surgery. Supplement : = Acta chirurgica. Supplement 1998;(583):32-6.;
autore Chang L.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10027670.
802
Pubblicato in Digestive diseases and sciences 1991 Jan;36(1):59-64; autori Triadafilopoulos G, Simms R W,
Goldenberg D L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/0001985007.
803
Pubblicato su Rheumatology (Oxford) 2008 Aug;47(8):1223-7. doi: 10.1093, autori Goebel A, Buhner S, Schedel R,
Lochs H, Sprotte G.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18540025.
804
Pubblicato su Annals of the rheumatic diseases 2004;63:450-452 doi:10.1136 autori M Pimentel, D Wallace, D
Hallegua, E Chow, Y Kong, S Park, H C Lin; http://ard.bmj.com/content/63/4/450.full.
234
L’articolo Fibromyalgia in patients with irritable bowel syndrome. An association with the
severity of the intestinal disorder (“Fibromialgia in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile.
Un’associazione con la gravità del disturbo intestinale”)805, mostra che non solo la fibromialgia è
stata scoperta nel 20% dei soggetti sofferenti di sindrome dell’intestino irritabile (morbo di Crohn o
colite ulcerosa) presi in esame (130 in totale), ma che è stata rilevata anche una significativa
associazione tra la presenza di fibromialgia e la gravità del disturbo intestinale. Se, come si ipotizza
in questo libro, la fibromialgia è l’ennesima manifestazione di un problema di fondo che si chiama
disbiosi/parassitosi, il risultato di questo studio è facilmente interpretabile: la sindrome
dell’intestino irritabile, come è stato mostrato nel resto del presente libro, è causata dalla disbiosi
intestinale (cui spesso si sovrappone la parassitosi); a questo punto più grave è lo squilibrio della
microflora intestinale, più intenso è il carico parassitario, più grave è il disturbo intestinale, e più c’è
la possibilità che si manifesti un’altra (e più grave) patologia causata dallo stesso problema di
fondo.
L’articolo Primary fibromyalgia and the irritable bowel syndrome: different expressions of
a common pathogenetic process (“Fibromialgia primaria e sindrome dell’intestino irritabile:
differenti esperessioni di un comune processo patogeno”)806 mostra che il 70% (14 su 20) dei
pazienti sofferenti di fibromialgia primaria soffrivano anche di sindrome del’intestino irritabile e
che il 65% (13 su 20) dei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile soffrivano anche di fibromi
algia primaria. Tale risultato è particolarmente rilevante specie se si considerano anche i risultati di
altri due studi dello stesso Pimentel che mostrano come l’eradicazione della proliferazione batterica
normalizza i risultati del test del respiro del lattulosio e porta a miglioramenti nei sintomi della
sindrome dell’intestino irritabile807.
A questo punto per capire se davvero tale proliferazione batterica (che, alla luce di quanto
mostrato in questo libro, è una causa della disbiosi, della carenza di batteri benefici che difendono
dalle infezioni dei patogeni) è la causa della fibromialgia o una sua manifestazione collaterale
possiamo vediamo quanto scrivono due dei medici che abbiamo incontrato più volte come autori di
questi articoli su fibromialgia e disturbi intestinali, in un vero e proprio brevetto intitolato Methods
of treating fibromyalgia caused by small intestinal bacterial overgrowth (“Metodi per trattare la
fibromialgia causata da proliferazione batterica nel piccolo intestino”)808. Gli autori, il dottor M.
Pimentel e il dottor H. C. Lin, scrivono che i loro metodi sono validi per trattare la fibromialgia, la
sindrome dell’intestino irritabile, la sindrome da fatica cronica, la depressione, la sindrome da
deficit dell’attenzione e iperattività, le malattie autoimmuni (come sclerosi multipla, morbo di
Crohn e lupus eritematoso sistemico) nel caso in cui tali patologie siano collegate ad una
proliferazione batterica nel piccolo intestino. Ciò vol dire che i due medici sono così sicuri del fatto
loro da individuare nella SIBO una delle cause principali della fibromialgia e delle altre malattie
summenzionate, da depositare all’ufficio brevetti una procedura per il loro trattamento.
Il metodo presentato consiste nella somministrazione di un rimedio farmacologico che contiene
la rifaximina e/o altri antibiotici per eradicare la proliferazione dei bateri nel piccolo intestino ma
anche nella somministrazione di probiotici quali i Bifidobatteri e i Lactobacilli (acidophilus,

805
Pubblicato su International Journal of colorectal diseases, 2001 Aug;16(4):211-5, autori Lubrano E, Iovino P,
Tremolaterra F, Parsons WJ, Ciacci C, Mazzacca G.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11515679.
806
Br J Rheumatol1991;30:220–2, autori Veale D, Kavanagh G, Fielding JF, Fitzgerald O;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/0002049586.
807
Eradication of small intestinal bacterial overgrowth reduces symptoms of irritable bowel syndrome,
pubblicato su American Journal of Gastroenterol 2000;95:3503–6.; autori Pimentel M, Chow E J, Lin H C;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11151884. Normalization of lactulose breath testing correlates with symptom
improvement in irritable bowel syndrome: a double-blind, randomized, placebo controlled study, pubblicato su
American Journal of Gastroenterology 2003;98:412–19; autori Pimentel M, Chow E J, Lin H C;
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12591062.
808
Brevetto US7585838; http://www.google.com/patents/US7585838.
235
rhamnosus, plantarum, reuteri, paracasei, casei). In certi casi per esempio si prevede di
somministrare un clistere contenente anche antibiotici (in modo da avere un effetto quasi
esclusivamente locale) e poi di ripopolare l’intestino con dei batteri benefici. Al brevetto sono
allegati i grafici che mostrano come le persone che soffrono delle varie malattie trattate con questo
metodo non solo mostrano una minore intensità di proliferazione batterica nel piccolo intestino
(misurata indirettamente con il test del respiro del lattulosio) ma manifestano al contempo anche dei
sintomi di minore intensità; i grafici confrontano la situazione del paziente prima e dopo la cura e
sono fin troppo chiari. Con questo credo si possa dimostrare in maniera definitiva la causa
intestinale non solo della fibromialgia, ma anche di tante altre malattie, sebbene come metodi di
cura si possa optare per delle alternative più naturali come la dieta dei carboid rati specifici
associata alla somministrazione di probiotici e cibi fermentati (il metodo GAPS insomma), ed
eventualmente dei trattamenti antiparassitari, sebbene in caso di SIBO bisogna stare attenti alla
somministrazione di probiotici in quanto a volte (a seconda anche del ceppo di probiotici utilizzati)
si potrebbe avere un aggravamento dei sintomi.
A proposito della SIBO e del suo trattamento, sul sito scdlifestyle.com nell’articolo Everything
you need to know about SIBO809 leggiamo che ci possono essere (oltre alla dieta dei carboidrati
specifici, SCD) anche dei rimedi erboristici che possono essere utilizzati al posto della Rifaximina
(o altri antibiotici).
Uno dei punti critici di un protocollo naturale per contrastare la SIBO è lo smantellamento dei
biofilm di patogeni. Nell’articolo si fa cenno al prodotto Interfase di Klaire Labs810, ma ci sono
anche altri enzimi digestivi utili allo scopo come Intenzyme Forte di Biotics Research e
MetabolicZyme di Allergy Research Group811; inoltre anche il biossido di cloro è utile a rimuovere
il biofilm, sebbene considerato (a torto) una sorta di veleno simile alla candeggina (vedi il capitolo
relativo).
Quanto alle erbe utili nell’articolo succitato vengono indicate unghia di gatto (Uncaria
tomentosa), estratto di foglia di olivo, idraste (Hydrastis canadensis), aglio, cannella, crespino
(Berberis vulgaris), assenzio e olio di origano, ma viene precisato che l’olio di origano dovrebbe
essere utilizzato sotto la supervision di un professionista esperto dal momento che è molto potente
ed il suo uso prolungato può anche arrecare danni alla salute.
Un articolo scientifico che mostra dei possibili rimedi erboristici per curare la SIBO e che hanno
la stessa validità della procedura che usa prima la Rifaximina e poi i probiotici, è Herbal Therapy
Is Equivalent to Rifaximin for the Treatment of Small Intestinal Bacterial Overgrowth812; la
lista dei rimedi naturali è riportata nella tabella 5813.
In realtà per essere comprensivi occorrerebbe discutere oltre che di biofilm anche di intolleranza
ai cibi FODMAP (escludendo i quali a volte si possono ottenere notevoli miglioramenti di problemi
legati a disbiosi e SIBO in particolare) e di amido resistente (una sostanza contenuta in certi
alimenti che nutre i batteri buoni e che può essere utile assumere assieme a probiotici e cibi
fermentati), ma per il momento vi lascio dei link di approfondimento:
http://www.codicepaleo.com/biofilm/
http://www.codicepaleo.com/cibi-fodmap/
http://www.codicepaleo.com/amido-resistente/
http://www.codicepaleo.com/resistant-starch/

809
http://scdlifestyle.com/2014/01/everything-you-need-to-know-about-sibo-small-intestinal-bacterial-
overgrowth/.
810
http://amzn.to/1m4rzR4.
811
http://www.allergyresearchgroup.com/MetabolicZyme-900-tabs-p-267.html.
812
Pubblicato su Global Advance in Health and Medicine 2014 May; 3(3): 16–24, autori Victor Chedid, Sameer
Dhalla, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4030608/.
813
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4030608/table/T5/.
236
Segnalo infine che il dottor Rodger Murphree nel suo articolo Causes and treatment of
fibromyalgia (“Cause e trattamento della fibromialgia”)814 indica che nella sua esperienza clinica
ha trovato utile utilizzare per il trattamento dei sintomi della fibromialgia i seguenti integratori (che
ha anche messo assieme in alcune formulazioni già predisposte per la cura della fibromialgia e della
sindrome da fatica cronica):
- Idrossitriptofano (5HTP), un integratore che si estrae dalla pianta africana Grifonia
simplicifolia, e che nel corpo umano viene convertito in serotonina; una diminuzione di serotonina
nei malati di fibromialgia (e non solo) è correlata a diversi sintomi a livello mentale (come la
depressione) ed all’insonnia.
- DHEA (deidroepiandrosterone), un ormone prodotto dalla corteccia delle ghiandole surrenali,
la cui carenza è correlata a stress, carenza di energia fisica e mentale, carenza di desiderio sessuale,
abbassamento delle difese immunitarie.
- Enzimi digestivi da prendere ad ogni pasto.
- Integratori di magnesio, vitamina B2, B3, B6, acido malico, acidi grassi essenziali.
Termino questo capitolo ricordando che abbiamo già nominato la fibromialgia come una delle
malattie concausate dai parassiti (secondo l’esperienza del dottor Andreas Kalcker) e che nel libro
Aspartame Disease: An Ignored Epidemic (“La Malattia da Aspartame: un’epidemia ignorata”) il
dottor H.J. Roberts afferma che l’aspartame può innescare i sintomi della fibromialgia e/o
peggiorarne la sintomatologia se questa malattia è già in corso.
In calce all’articolo del dottor Chris Kresser sul rapporto tra fibromialgia e problematiche
intestinali815 vi sono alcuni commenti di malati di fibromialgia che hanno trovato giovamento da
una dieta senza glutine e senza latticini. In effetti l’articolo Gluten-free diet in the management of
patients with irritable bowel syndrome, fibromyalgia and lymphocytic enteritis (“Dieta senza
glutine nella gestione dei malati di sindrome dell’intestino irritabile, fibromialgia ed enterite
linfocitica”)816 afferma che dopo un anno di dieta senza glutine in malati di sindrome dell’intestino
irritabile e sindrome fibromialgica che mostrano enterite linfocitica si sono osservati modesti ma
significativi miglioramenti relativamente ai sintomi funzionali, il che suggerisce un ruolo
concausale del glutine nel determinare il quadro clinico della malattia.
Sempre sul sito del dottor Kresser si può leggere un commento di una persona che testimonia di
avere sofferto per anni di fibromialgia, lupus, artrite reumatoide, diabete, vitiligine, tachicardia,
ipertensione e reflusso gastroesofageo, che ha scoperto la connessione tra queste malattie e
l’intestino, si è dedicata a curare l’intestino (la vera causa) piuttosto che a gestire i sintomi, e nel
giro di due anni ha smesso di assumere i 16 farmaci che assumeva per le sue patologie (ed ha anche
perso 30 chili di peso). La testimonianza singola ovviamente non è un dato scientifico assumibile
come prova, ma il dottor Kresser ricorda nel suo articolo che oltre al dolore muscolare ed
all’affaticamento eccessivo, i malati di fibromialgia spesso soffrono di insonnia, confusione mentale
(difficoltà a concentrarsi), mal di testa, disturbi mestruali e mestruazioni dolorose, a volte anche di
depressione. Non stupisce per niente, alla luce della connessione con l’intestino, il fatto che tutti
questi sintomi sono di per sé correlati al problema disbiosi/parassitosi, come visto nelle pagine
precedenti di questo libro.
Sul rapporto tra fibromialgia e le carenze di vitamina D, nonché sulla gestione dei dolori di tale
patologia anche grazie all’integrazione di tale sostanza, vedi il capitolo relativo.

68 – Sindrome dell’intestino irritabile (IBS), disbiosi,


814
http://www.ei-resource.org/articles/fibromyalgia-articles/causes-and-treatment-of-fibromyalgia/.
815
Is Fibromyalgia Caused By SIBO and Leaky Gut? (La fibromialgia è causata da SIBO ed intestino poroso?);
https://chriskresser.com/is-fibromyalgia-caused-by-sibo-and-leaky-gut/.
816
Pubblicato su Arthritis Research & Therapy. 2014 Dec 23;16(6):505; autore Volta U.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25602179.
237
parassitosi e Blastocisti
Tra i problemi prettamente intestinali causati dalla disbiosi troviamo anche la cosiddetta
Sindrome dell’intestino irritabile (in inglese IBS, Intestinal Bowel Syndrome), caratterizzata da
dolori addominali con diarrea e/o costipazione. Dopo avere analizzato in dettaglio la fibromialgia e
le tante connessioni tra IBS, fibromialgia e SIBO probabilmente c’è poco altro da aggiungere.
Segnalo però la possibile causa o concausa della parassitosi (ma a questo punto del libro dovrebbe
essere chiaro che questo fattore, come quello dell’eventuale sensibilità a glutine, caseina, latte
pastorizzato è fin troppo spesso chiamato in causa), presentando il caso di una persona diagnosticata
come malato di Sindrome dell’intestino irritabile, ma che non ha risposto al trattamento standard.
L’articolo A Case of Parasite Invasion of the Intestinal Tract: A Missed Diagnosis in
Irritable Bowel Syndrome817 ci informa che solo dopo che ulteriori approfondimenti clinici hanno
portato al fondato sospetto dell’infezione da anchilostomi (ed al conseguente trattamento con
farmaci antiparassitari), si è avuto finalmente un miglioramento delle condizioni di salute del
paziente. Da notare che in questo caso, come spesso avviene, gli esami di laboratorio delle feci
risultavano negativi a dispetto della presenza dei vermi. Questo caso può essere importante e
potrebbe spiegare la causa nascosta di alcuni casi di “sindrome dell’intestino irritabile refrattaria”.
Altri parassiti, ma unicellulari possono essere rilevanti in caso di IBS, come per esempio i
Blastocisti, esseri di incerta classificazione, e rispetto ai quali si possono leggere articoli scientifici
contrastanti; alcuni lavori riportano la stessa frequenza di Blastocisti nelle persone sane e nei malati
di IBS, mentre altri (presumibilmente più accurati) riportano una prevalenza del 50% di infezione
da Blastocisti nei malati e valori molto minori nei soggetti sani. Anche sula pericolosità di tale
microrganismo molti autori esprimono opinioni differenti, sebbene la pratica clinica sembra
indicarne la pericolosità. Come mai, allora, tale ospite indesiderato in alcuni soggetti non causa
sintomi, mentre in altri può causare (o con-causare), sintomi gastrointestinali ed epiteliali?
Probabilmente dobbiamo considerare tre fattori, il primo è che la disbiosi intestinale abbassando le
difese immunitarie, potrebbe far sì che i Blastocisti possano proliferare a dismisura e causare danno,
un po’ come succede alla Candida; è il solito problema dell’agente infettivo o del parassita che non
riesce a fare troppo danno fin quando l’organismo è abbastanza forte da contenerlo. Il secondo
fattore è che le tecniche di laboratorio per l’identificazione del Blastocisti non sono ancora
abbastanza precise e affidabili (ed i risultati contrastanti ottenuti ne sono la prova), e il terzo è che
forse esistono delle specie o dei ceppi particolari di Blastocisti che risultano particolarmente
dannosi per la salute umana. Molto di quanto su esposto potete leggerlo nell’articolo Oh my aching
gut: irritable bowel syndrome, Blastocystis, and asymptomatic infection818.

69 - Ipertiroidismo e altre malattie guarite con la dieta crudista


Ho conosciuto una persona che fino a pochi mesi fa prima costretta a letto dalle conseguenze
dell’ipertiroidismo e che è guarita adottando una dieta incentrata sul consumo di cibi vegetali crudi
(che non vuol dire solo frutta e verdura, ma anche semi, germogli, frutta secca, il che include anche
frullati e “cracker” di semi di lino fatti con l’essiccatore, “fette biscottate” di germogli fatte sempre
con l’essiccatore, frullati, centrifughe o meglio ancora estratti realizzati con un apposito estrattore,
di cui esistono modelli più economici e modelli più cari ma realizzati tutti in acciaio inox (come

817
Pubblicato su Clinical Endoscopy 2013 Nov; 46(6): 671–674, autori Kang Hun Koh, Sang Wook Kim et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3856272/.
818
Pubblicato su Parasites & Vectors 2008, 1:40 autori Kenneth F Boorom, Huw Smith, et al.;
http://www.parasitesandvectors.com/content/1/1/40#B5.
238
quelli della Angel819) fino ad arrivare agli estrattori raccomandati per l’implementazione del metodo
Gerson che costano circa 2.000 euro.
La cosa non mi stupisce per niente dal momento che ho già fatto notare come la dieta crudista è
compatibile quasi completamente con la dieta paleolitica per curare la disbiosi intestinale; fanno
eccezione le carrube ed i succhi/centrifugati di patate, non ammessi dalla dieta paleolitiva. Non so
se i germogli di certi tipi di fagioli amidacei possono essere o meno compatibili con tale dieta, ad
ogni modo è possibile scegliere i fagioli non amidacei.
Di sicuro la dottoressa Campbell annovera i disturbi della tiroide tra le malattie correlate alla
disbiosi e guaribili con una dieta paleolitica. Sebbene gli studi per comprendere un eventuale
preciso legame tra il microbiota ed i disturbi della tiroide (tiroidite, ipotiroidismo e l’ipertiroidismo)
alcuni meccanismi causali che potrebbero spiegare tale legame sono noti, come mostrano gli
l’articoli Does microbiota composition affect thyroid homeostasis? (“La composizione del
microbiota influenza l’omeostasi della tiroide?”)820 e Does the gut microbiota trigger
Hashimoto’s thyroiditis? (“Il microbiota intestinale innesca la tiroidite di Hashimoto?”) 821. La
correlazione tra la presenza di Yersinia enterocolitica e l’esordio di malattie alla tiroide è in fase di
sutdio, e ci sono per il momento risultati contrastanti; lo stesso dicasi per il ruolo dell’Helicobacter
Pylori. In attesa di ulteriori ricerche che possano chiarire se la presenza di questi due batteri abbia
un ruolo causale nei disturbi della tiroide, è da rimarcare che certe infezioni si manifestano
generalmente in presenza di uno squilibrio del microbiota. In ogni caso le tiroiditi, come malattie
autoimmuni (per quanto detto nel resto del libro) sono facilmente collegate alla disbiosi (nonché a
focus dentali, glutine, aspartame, mercurio).
Tra le tante esperienze sulla validità di una dieta crudista, segnalo quella di una donna cui era
stato diagnostico l’ipertiroidismo ma che poi si è accorta (per una serie di circostanze casuali) che le
prime analisi erano semplicemente state fatte nell’orario in cui la tiroide funzionava a pieno regime
(secondo quanto le è stato poi confermato da un medico la tiroide alterna periodi di funzionamento
“nella norma” e periodi di lavoro più intenso). In questo caso la paziente ha semplicemente scoperto
che le terapie farmacologiche già prescritte (e fortunatamente mai assunte) non le erano affatto
necessarie822.
Riguardo alla dieta crudista riferisco la storia della famiglia Boutenko (ritratta nella foto qui
accanto) che è diventata famosa per avere sconfitto un gran numero di malattie più o meno
inguaribili secondo la medicina ufficiale, e che costringono ad assunzione di farmaci vita natural
durante. Stiamo parlando di diabete giovanile, obesità, ipertiroidismo, fatica cronica, aritmia, asma,
artrite, allergie varie, sparite adottando un regime crudista823. Dopo avere letto i precedenti capitoli,
e ben sapendo che il crudismo non prevede l’assunzione di cereali, è chiaro come questa dieta dia la
possibilità all’intestino di risanarsi, essendo una sorta di dieta paleo.

819
http://www.angel-italia.com/it/prezzi.
820
Pubblicato su Endocrine. 2015 Aug;49(3):583-7, autori Virili C, Centanni M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25516464.
821
Pubblicato su Discovery Medicine 2012 Nov;14(78):321-6, autori Mori K, Nakagawa Y, Ozaki H;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23200063.
822
http://www.paroleqb.it/amare-curare-corpo/guarire-tiroide-senza-farmaci.
823
http://www.bio-haus.it/index.php/ricerche-sul-campo-biologico-e-naturale/9-tesine/119-the-family-raw.

239
Essi affermeno che, dopo essere guariti da molti seri problemi hanno imparato a migliorare
ulteriormente la propria dieta e la propria condizione di salute imparando dagli scimpanzé, i primati
più simili all’uomo, ed integrando nella loro alimentazione sempre più germogli e vegetali crudi a
foglie verdi824, ma vi avverto che non tutti nell’ambito del crudismo concordano sul valore nutritivo
dei vegetali a foglie verdi, visto che i fruttariani (che mangiano solo ed esclusivamente frutta,
categoria nella quale includono i frutti degli ortaggi come cetrioli, peperoni e pomodori) ritengono
che certi diagrammi derivano dall’osservazione di scimpanzè in cattività825. In realtà a dirla tutta gli
scimpanzè sono onnivori, mangiano tantissime formiche e, quando sono carenti di proteine anche
piccoli mammiferi, a volte anche altri scimpanzé di altri clan con cui contendono le fonti di cibo
(ebbene sì, sono anche cannibali).
Le esperienze della famiglia Boutenko sono state pubblicate su alcuni libri nonché siti internet
quali www.rawfamily.com dove si possono trovare anche delle ricette. Altre informazione sul
regime crudista della famiglia Boutenko le potete trovare sul sito http://www.greenforlife.com/.
Un altro articolo interessante su ipertiroidismo e dieta crudista lo si trova sul sito di Valdo
Vaccaro826.
Per chi vuole approfondire l’argomento del crudismo ci sono anche diversi siti italiani (c’è
l’imbarazzo della scelta) 827. Sono disponibili anche diversi libri interessanti828 e tantissimi video
presenti sul web (basta cercare, o in italiano o in inglese digitando le parole “raw food” o
“crudismo” all’interno di un qualsiasi motore di ricerca).
Sul fatto che una dieta crudista con l’esclusione sia di proteine che di grassi animali possa a
lungo termine creare degli scompensi ci sarebbe da ragionare; io credo che qualche uovo ogni tanto
ed un po’ di burro chiarificato biologico aiuterebbero a bilanciare meglio il nutrimento di chi si
avvicina a questa dieta (del resto se l’uovo è veramente biolgocio, di gallina sana, si può magniare
anche crudo). Inoltre probabilmente l’esito di un certo regime dietetico dipende anche dal gruppo
sanguigno (i membri della famiglia Boutenko sono forse tutti del gruppo A?).

70 - La questione della fibra nel crudismo e negli altri percorsi


terapeutici incentrati sulla dieta
Per quanto una dieta crudista possa spesso essere benefica non è sempre detto che essa sia la
migliore opzione per guarire da una condizione patologica. Infatti nel caso in cui sia presente una
disbiosi intestinale, soprattutto nella prima fase del percorso di guarigione l’assunzione di cibi ricchi
di fibra può creare dei problemi. In condizioni di salute ottimale infatti le fibre vengono utilizzate
dai batteri benefici presenti nel nostro intestino i quali, come scrive la dottoressa Campbell-
McBride nel suo libro “La Sindrome Psico-Intestinale”:
se ne nutrono, producendo tanti ottimi nutrimenti per la parete cellulare e per
l’intero corpo, essi la utilizzano nell’assorbimento delle tossine, l’attivano per
prendere parte nel metabolismo dell’acqua e degli elettroliti, per riciclare gli acidi
della bile ed il colesterolo, etc.
Ma quando mancano o sono scarsi questi batteri benefici, e prendono il sopravento invece i
824
http://www.rawfoods.it/generale/dieta-ideale-limportanza-del-verde-imparando-dagli-scimpanze/.
825
http://www.fruttariani.it/luomo-non-discende-dalle-scimmie.
826
http://valdovaccaro.blogspot.it/2012/07/ipotiroidismo-eutirox-da-schivare-e.html.
827
Tra essi segnalo il sito http://www.arnoldehret.it, mentre sul sito http://www.cacaopuro.com è possibile
acqistare tanti prodotti crudisti e biologici: olio di cocco, burro di mandorle, alga spirulina, polvere di acai (possibile
rimedio contro i nanosensori aviodispersi), MSM ovvero zolfo organico a prezzi bassissimi (prodotto in Cina), fichi
secchi, essiccatori, persino tavolette di cioccolata e carruba dolcificate col succo d’agave (ricordo però che la carruba è
esclusa dalla dieta paleo-GAPS).
828
http://www.macrolibrarsi.it/_crudismo-e-raw-food_.php?pn=1739.
240
microbi patogeni succede che:
la fibra stessa diventa pericolosa per il sistema digestivo, fornendo un ottimo
habitat per i batteri patogeni ed aggravando l’infiammazione della parete
intestinale. Questo avviene quando i gastroenterologi devono raccomandare ai
loro pazienti una dieta povera di fibre. Di conseguenza la presenza della fibra
alimentare da sola, senza i batteri benefici presenti nell’intestino, può non essere
più tanto buona per la nostra salute.
Di conseguenza fino a quando non si ristabilisce, almeno parzialmente, una microflora
equilibrata nel nostro intestino, i cibi fibrosi, per quanto possano essere crudi e quindi pienamente
vitali, ricchi di enzimi benefici, sarebbero da evitare.
Come fare allora ad evitare di assumere la fibra se si vuole ugualmente basare la propria
alimentazione su cibi vegetali? I metodi sono due ovviamente: l’uso di succhi di frutta e verdure
fatti in casa (possibilmente realizzati con un buon estrattore e non con una centrifuga, in modo da
danneggiare il meno possibili tutti i principi nutrienti dei cibi freschi), la cottura prolungata della
verdura (e persino della frutta talora). Sia la dottoressa Campbell che il dottor Gerson (il medico che
ideò il famoso metodo di cura per il cancro, la tubercolosi e molte altre malattie, che poi da lui prese
il nome) si esprimono in tal senso; l’importante è non buttare via l’acqua di cottura, che è ricca di
minerali e altre sostanze nutritive. Si potrebbe anche cucinare la verdura a vapore, ma una parte di
queste sostanze finiscono ugualmente per essere perse (non per niente Gerson sconsigliava la
cottura a vapore). È il caso di puntualizzare qui che gli estrattori che rispondono alle specifiche del
dottor Gerson sono pochi e molto costosi, e sono reperibili solo ordinandoli dall’estero.
È da notare che anche la scuola della dottoressa Kousmine consiglia di iniziare un percorso
curativo con una settimana a base di frutta cruda o succhi di frutta freschi fatti in casa
(accompagnati da clistere ogni sera e successiva somministrazione rettale di vitamina olio di semi di
girasole spremuto a freddo ricco di vitamina F).
In ogni caso è facile accorgersi se e quando e quanto la fibra sia tollerata: se (pur avendo limitato
la propria dieta ad alimenti senza carboidrati, senza zucchero e senza amidi) i sintomi digestivi di
cui si soffriva invece che placarsi hanno una piccola o grande recrudescenza è segno che la fibra
non è ancora bene tollerata. Dopo i primi entusiasmi per l’adozione di una dieta quasi
completamente crudista mi sono reso conto che un po’ di verdura bollita può in certi casi essere
molto meglio dell’assunzione di cibi crudi ma fibrosi, e che mangiare la frutta senza buccia e semi
può in certe circostanze essere benefico. Se poi risulta noioso fare continuamente spremute di frutta
e verdura l’assunzione di verdura (e frutta) bollita non è da disprezzare (ma tenete a mente che
seguire il protocollo Gerson significa che, soprattutto per le prime 6 settimane occorre preparare un
succo di frutta e verdura ogni ora).
Detto questo sottolineo che il metodo della dottoressa Campbell (mirato a guarire la disbiosi
intestinale), quello del dottor Gerson (mirato soprattutto alla cura tubercolosi, cancro ed altre
malattie degenerative) e quello della dottoressa Kousmine sono nettamente differenti tra di loro.
Basti pensare che alla dieta ricca di grassi e di proteine della dottoressa Campbell si contrappone
una dieta con pochissime proteine vegetali e quasi senza grassi del dottor Gerson (secondo costui
una dieta - almeno temporaneamente - povera di proteine, senza sodio e con molto potassio agevola
l’eliminazione del sodio in eccesso dal nostro corpo ripristinando lo stato di salute delle singole
cellule e contribuendo alla guarigione).
Tutti e tre i medici summenzionati (soprattutto Gerson e Kousmine) prevedono come parte più o
meno importante del percorso curativo l’utilizzo degli enteroclismi, che hanno la funzione di
rimuovere dal colon la materia fecale che a volte resta attaccata alle sue pareti divenendo un
ricettacolo di microbi patogeni e di parassiti, e intossicando il corpo stesso; il dottor Gerson
consiglia l’utilizzo di clisteri al caffè che secondo lui hanno la virtù di accelerare i processi di
depurazione che hanno luogo nel fegato.
241
La dottoressa Campbell oltre a considerare positivamente l’effetto disintossicante degli
enteroclismi li consiglia particolarmente per risolvere i problemi di costipazione, abbinandoli ad
una dieta che risolva il sottostante problema della disbiosi intestinale; una sua innovazione è stata
l’aggiunta di probiotici all’enteroclisma che forniscono batteri benefici al colon per via diretta. A tal
fine si possono aggiungere all’acqua dell’enteroclisma degli integratori di fermenti lattici in polvere
(che non contengano eccipienti di nessuna sorta e che abbiano i Bifidobatteri come specie
predominante) o dello yogurt (o siero derivato dalla preparazione dello yogurt stesso); ovviamente
lo yogurt andrebbe utilizzato solo se e quando l’organismo lo tollera anche per via orale.

71 – Esempio di cucina paleo: pane di cocco alle zucchine

Anche se ho qualche remora sul cocco (considerato un alimento ben poco salutare per quasi tutti
i gruppi sanguigni) ecco una ricetta di “pane” di cocco e zucchine (in realtà forse non ho bilanciato
esattamente gli ingredienti ed è venuta una sorta di polpettone vegetale, però buonissimo, che ho
mangiato con gran gusto con il condimento di una dose abbondante di olio di oliva extravergine
spremuto a freddo). Fra gli ingredienti è presente anche il burro (chiarificato) che non contiene né
lattosio né caseina; quello biologico se proviene da animali che si nutrono di erba è di colore giallo-
arancio e contiene un’alta percentuale di vitamine liposolubili e di grassi benefici. Il burro
industriale non lo consiglio in quanto tutti i prodotti chimici, i residui di farmaci e le altre tossine
tendono ad accumularsi nel grasso; per altro le mucche allevate nelle “fattorie” intensive sono
trattate male (per non parlare dei loro vitellini).
Una possibile variante della ricetta prevede il miele al posto del sale (6 cucchiaini di miele
biologico) e la zucca al posto della zucchina; si possono così ottenere con un tempo di cottura
minore) dei dolcetti GAPS (una sorta di biscotti). Lo so che il miele viene rubato alle api e che
meno dolcificanti si usano e meglio è; però coi bambini non basta spiegare a parole quello che è
buono e salutare, bisogna anche scendere a compromessi.
La ricetta l’ho presa dal già citato sito http://empoweredsustenance.com dove potete trovare
non solo ricette, ma anche informazioni su come gestire l’igiene personale e la cura del corpo
usando solo sostanze naturali.
Altre ricette di “pani” senza cereali e pseudo-cereali potete trovare (in inglese) ai seguenti link.
http://www.healyrealfoodvegetarian.com/top-10-grain-free-bread-recipes/
http://www.mygutsy.com/coconut-flour-banana-bread/

Pane di cocco alle zucchine (o alla zucca)829


NB: negli Stati Uniti la tazza (cup) è una misura di volume che corrisponde precisamente a
0,237 litri.
Ingredienti:
6 uova di galline allevate a terra e libere di mangiare quello che vogliono (biologiche)
mezza tazza di burro sciolto (io ho usato burro chiarificato) o di olio di cocco (olio di cocco
veramente naturale, non idrogenato e non trattato)
mezzo cucchiaino da té di sale marino integrale più un altro poco per cospargere il prodotto a
fine cottura (io però non ne ho usato nemmeno un poco)
3/4 di tazza di farina di cocco (io ho usato cocco in scaglie)
2 tazze di zucchina grattugiata (o comunqe finemente triturata), ma ovviamente si puo’ usare
anche la zucca (io ho usato, oltre alla zucchina, un po’ di zucca delica, quella dalla buccia verde
scuro, che è veramente dolcissima)

829
http://empoweredsustenance.com/coconut-flour-zucchini-bread/#comment-8169.
242
1 cucchiaio da tavola di timo fresco (io non avendolo a casa ho provato con un po’ di origano)
mezzo cucchiaino di povere di aglio biologico (io non ne avevo ma piuttosto userei uno
spicchio d’aglio macinato/tagliuzzato al momento)
1 cucchiaino di bicarbonato (che però impedisce e/o rallenta la guarigione dell’ipocloridria, di
conseguenza è meglio evitarlo o usarne davvero poco, la dieta GAPS lo esclude dagli alimenti
consentiti, mentre la dieta SCD da cui ha preso spunto la dieta GAPS, lo include)
2 cucchiaini di aceto di mele
Instruzioni
Sbattete le uova, il burro (o l’olio di cocco), l’aceto di mele e la zucchina. In una scodella
separata mescolate la farina di cocco (io ho usato il cocco grattugiato che si acquista anche al
supermercato e che costa sicuramente molto meno del prodotto linkato nella ricetta originale) il sale
marino, il timo, la polvere d’aglio ed il bicarbonato di sodio. Mescolate assieme gli ingredienti
(nella ricetta originale c’è scritto di versare la parte liquida del composto nella scodella con la parte
solida, io invece ho preparato la parte liquida e poi man mano ho aggiunto gli ingredienti
mescolando il composto).
Mettete il tutto in una pirofila (o qualsiasi altra stoviglia coi bordi rialzati che possa andare nel
forno) ricoperta di carta forno (nella ricetta originale dice di ungere pure la teglia, ma se c’è la carta
forno a che sere? ad ogni modo credo si possa anche spalmare la pirofila/teglia di burro e
spolverizzarci sopra un po’ di scaglie/farina di cocco per evitare che il pane vi resti attaccato) e
spolverizzateci sopra un po’ di sale marino integrale.
Cuocete a 170 gradi centigradi (ovvero 350 °F, l’unità angolsassone) per 50-60 minuti o
comunque fino a quando non vi rendiate conto che sia perfettamente cotto. Fatelo raffreddare
completamente prima di mangiarlo (io l’ho cotto mezz’ora a 180 °C ma ho usato un terzo degli
ingredienti, era molto più piatto e sicuramente ha cotto più velocemente).
A me è piaciuto tanto condirlo con l’olio di oliva (extravergine spremuto a freddo).

72 - Latte di cocco fatto in casa semplice e fermentato (yogurt e kefir di


cocco)

Per quanto riguardo il latte di cocco l’ho preparato sia a partire dal cocco grattugiato (che si trova
in buste da 250 o 500 grammi in qualsiasi supermercato o negozio di generi alimentari) che a partire
dalla noce di cocco intera.
Gli strumenti necessari per la preparazione (se non avete un estrattore) sono solo un pentolino,
un pressa-patate (o in alternativa un colino metallico), un frullatore (se preparate il latte di cocco
direttamente dalla noce). In alternativa potete utilizzare il Vegan Star (un elettrodomestico che
permette di preparare anche latte di riso, di mandorle etc), o un buon estrattore.
Un procedimento possibile è il seguente.
Scaldare lentamente in un pentolino dell’acqua a circa 40 gradi (a tale temperatura gli enzimi
sopravvivono ancora, al di sopra dei 42 gradi invece vengono distrutti, quindi possiamo parlare
ancora di cucina crudista) e mettervi dentro le scaglie in modo che la consistenza del composto sia
molto densa (la quantità del cocco da utilizzare dipende da quanto latte volete preparare, le prima
volte potete anche provare con piccole dosi per imparare).
Lasciare riposare mezz’ora o più e strizzare il tutto con un pressa-patate o filtrare attraverso un
colino metallico a trama fine. Mettere da parte le scaglie di cocco “strizzate” e ripetere il
procedimento un’altra volta.
A questo punto io a volte ripeto il procedimento la terza volta facendo addirittura bollire l’acqua
per cercare di estrarre tutto il “latte” dal cocco. Questa terza “spremuta” è molto meno densa e
alquanto acquosa, e in genere la separo dalle altre due (che sono più dense e gustose) e la bevo al
momento.
243
Altra possibilità (per certi versi più rapida e di maggior rendimento) è quella di portare l’acqua
all’ebollizione, versarvi dentro le scaglie di cocco, spegnere il fuoco e coprire il pentolino.
Aspettare un’oretta che si raffreddi e filtrare. Riprovare una seconda volta per un’ulteriore
spremitura. A questo punto se il procedimento è stato eseguito al meglio le scaglie “spremute” sono
formate praticamente da fibra pura e si possono buttare. Ovviamente il latte di cocco estratto non
può dirsi “crudo”, ma è ugualmente buono e lo si può facilmente fare fermentare.
Partendo dalla noce occorre prima estrarre il grosso seme dal guscio830, quindi togliere la buccia,
tagliarla a dadini molto piccoli e metterla nel frullatore (ci vogliono un paio di minuti o più
partendo da velocità di rotazioni basse e pian piano aumentando). A questo punto si ottengono delle
scaglie (magari un po’ più grossolanamente tagliate che quelle che si acquistano nelle buste
confezionate) con le quali si può seguire uno dei procedimenti sopra riportati.
Se avete un estrattore basta versare un po’ di acqua tiepida assieme alle scaglie di cocco ed il
latte viene fuori subito, in maniera molto semplice.
Ottenuto il latte di cocco lo si può mettere in frigorifero e goderselo fresco così com’è. Lo si può
eventualmente dolcificare mettendoci a mollo qualche chicco di uva passa (possibilmente biologica,
infatti l’uva - come le banane - è uno dei frutti più irrorati da ogni genere di prodotti chimici, tanto
che il succo d’uva concentrato da agricoltura intensiva può contenere tracce di arsenico),
aggiungendovi malto di riso (ma non credo sia permesso dalla paleo-dieta GAPS) o miele
(permesso dalla dieta paleo ma inviso ai vegan).
A questo punto se si vuole preparare lo yogurt di cocco occorre riscaldare il latte a fuoco lento
girando continuamente fino a portarlo alla temperatura di 42 gradi centigradi, sciogliervi un po’ di
polvere di fermenti lattici per la preparazione dello yogurt (io l’ho trovata facilmente nei negozi di
alimenti biologici)831 e metterlo a fermentare per 24 ore in una yogurtiera o in un termos (di cui si
può realizzare una versione casalinga con un vasetto di vetro chiuso dentro una scatola di
polistirolo). Alla fine si ottiene un prodotto ricco di probiotici utilissimo per il benessere nel nostro
intestino.
Se invece si vuole realizzare il kefir basta partire dal latte di cocco a temperatura ambiente,
sciogliere i fermenti specifici per la preparazione del kefir d’acqua (anche questi li si trova
facilmente nei negozi di alimenti biologici oppure da siti specializzati) e lasciare per 24 ore in un
vaso di vetro col coperchio appena appoggiato in modo che resti semi-aperto (non chiuso
ermeticamente, deve “respirare” per fermentare meglio).
Alla fine sia con lo yogurt che con il kefir si otterrà anche del siero (la parte liquida del risultato
finale della nostra fermentazione). Si tratta di un prodotto anch’esso ricco di probiotici che on va
assolutamente scartato. Il siero può essere bevuto così com’è o aggiunto alle spremute di frutta fatte
in casa; una parte lo si può tenere da parte e riutilizzarlo per una nuova fermentazione (a tale scopo
si può anche tenere una parte dello yogurt o del kefir ottenuto).
NB: pare sia meglio prima sciogliere i fermenti in un pochino di liquido non riscaldato e quindi
aggiungerli al resto.
Che differenza c’è tra kefir e yogurt? Il mix di microbi benefici che fanno fermentare il kefir
contiene anche alcuni lieviti benefici (ben differenti quindi dalla Candida Albicans). Se si utilizza il
kefir come integratore probiotico associato ad una dieta GAPS, questo può indurre (causando la
morte dei batteri patogeni) una reazione di disintossicazione più forte che non lo yogurt; la reazione
di disintossicazione può in un primo momento aggravare alcuni sintomi, per cui è meglio introdurre
tali cibi con lentezza, e possibilmente introducendo prima lo yogurt del kefir (quest’ultimo innesca
830
Per aprire la noce di cocco con un cacciavite e un martello si fanno tre fori nelle tre piccole depressioni della noce che
si trovano ad una delle estremità, poi si fa scorrere il liquido filtrandolo col colino (per berlo subito o in un secondo
tempo). Quindi con un martello si danno dei colpi ben assestati lungo la linea che attraversa il cocco da cima a fondo
fino a che il si frammenta. Quindi con l’aiuto di un coltello o di un cacciavite si sollevano i pezzi della noce dal
guscio, e con il coltello si toglie la buccia esterna marroncina fino a lasciare solo la polpa bianca.
831
http://www.kefir.it/acquisti.asp?cat=39.
244
una reazione di disintossicazione più forte).
Col Kefir di cocco (come con altri cibi fermentati) è possibile fare una sorta di “formaggio832.

73 - Latte di mandorla, semplice e fermentato, “formaggio” di


mandorla

Gli strumenti necessari per la preparazione (se non avete un estrattore) sono solo un pentolino,
un frullatore e un colino metallico a maglie strette (o una garza a maglia fine). Anche in questo caso
potete in alternativa utilizzare il Vegan Star o un buon estrattore (magari dopo avere frullato le
mandorle sbucciate).
Innanzitutto occorre preparare le mandorle, se possibile partendo dalle mandorle nel guscio,
altrimenti dalle mandorle rivestite della loro pellicina marrone. Dopo avere schiacciato le mandorle
(o tirate fuori dal sacchetto se avete acquistato le mandorle sgusciate) occorre togliere la pellicina.
La maniera più semplice consiste nel tenere le mandorle in ammollo per 12/24 ore (così inizia la
fase di germinazione e gli amidi iniziano a trasformarsi in zuccheri, il seme è più digeribile, diventa
più morbido e facile da lavorare) e poi farle scottare un minuto (o poco più) in acqua bollente. A
questo punto la pellicina delle mandorle dovrebbe scivolare via facilmente schiacciando il seme tra
indice e pollice.
Mettere le mandorle nel frullatore con un po’ d’acqua (quanto basta per coprirle un po’ e
permettere al frullatore di lavorare senza fatica, se poi vi piace il latte più o meno denso vi
regolerete di conseguenza. Non occorre avere fretta in questa fase perché le mandorle sono piuttosto
dure e per sminuzzarle ci vuole un po’ di tempo, aumentando gradatamente l’intensità di rotazione
delle lame del frullatore.
A questo punto potete decidere se “strizzare” subito le mandorle o scaldare leggermente a fuoco
lento in un pentolino a circa 40 gradi (a tale temperatura gli enzimi sopravvivono ancora, al di sopra
dei 42 gradi invece vengono distrutti, quindi possiamo parlare ancora di cucina crudista) e lasciare
riposare mezz’ora o più, quindi filtrare il tutto con un colino metallico a trama fine o con una garza
(il pressa-patate in questo caso non funziona perché il frullato di mandorle è composto di particelle
solide molto piccole e vi passa attraverso). Io non ho mai provato a ripetere questo procedimento
per due volte di seguito, ma credo che si possa fare per estrarre una maggiore quantità di “latte”. Il
fatto è che uso un colino, la procedura è alquanto lunga e noiosa, e poi la parte solida che rimane (a
differenza delle scaglie del cocco) è molto gustosa da mangiare una volta separata dal liquido (certo
contiene un po’ di fibra e se state iniziando da poco un regime dietetico curativo come la dieta
GAPS o la dieta tendenzialmente crudista, la fibra all’inizio è da evitare).
Se avete un estrattore invece basta versare un po’ di acqua tiepida assieme alle mandorle tritate
(o forse anche intere se l’estrattore è potente) ed il latte viene fuori subito, in maniera molto
semplice.
Così come si prepara il latte di mandorle si può preparare il latte di noci, nocciole, pinoli, semi di
girasole, semi di zucca e semi di sesamo (sempre possibilmente previo ammollo di 12-24 ore). La
dottoressa Campbell segnala che per rendere più densi questi tipi di latte si possono aggiungere dei
semi di lino.
Ottenuto il latte lo si può mettere in frigorifero e goderselo fresco così com’è. Lo si può
eventualmente dolcificare mettendoci a mollo qualche chicco di datteri o uva passa (possibilmente
biologica, infatti l’uva - come le banane - è uno dei frutti più irrorati da ogni genere di prodotti
chimici, tanto che il succo d’uva concentrato da agricoltura intensiva può contenere tracce di
arsenico), aggiungendovi malto di riso (che però non è permesso dalla dieta paleo) o miele
(permesso dalla dieta paleo ma inviso ai vegan).
832
http://jasminesrecipebox.blogspot.it/2008/12/coconut-kefir-cheese.html.
245
A questo punto se si vuole preparare lo yogurt (di mandorla, noce, nocciola o altro, io per adesso
ho provato solo con il latte di mandorla) occorre riscaldare il latte a fuoco lento girando
continuamente fino a portarlo alla temperatura di 42 gradi centigradi, sciogliervi un po’ di polvere
di fermenti lattici per la preparazione dello yogurt (io l’ho trovata facilmente nei negozi di alimenti
biologici) e metterlo a fermentare per 24 ore in una yogurtiera o in un termos (di cui si può
realizzare una versione casalinga con un vasetto di vetro chiuso dentro una scatola di polistirolo).
Alla fine si ottiene un prodotto ricco di probiotici utilissimo per il benessere nel nostro intestino.
Se invece si vuole realizzare il kefir basta partire dal latte a temperatura ambiente, sciogliere i
fermenti specifici per la preparazione del kefir (anche questi li ho trovati facilmente nei negozi di
alimenti biologici) e lasciare per 24 ore in un vaso di vetro col coperchio appena appoggiato in
modo che resti semi-aperto (non chiuso ermeticamente, deve “respirare” per fermentare meglio).
Alla fine sia con lo yogurt che con il kefir si otterrà anche del siero (la parte liquida del risultato
finale della nostra fermentazione). Si tratta di un prodotto anch’esso ricco di probiotici che non va
assolutamente scartato. Il siero può essere bevuto così com’è o aggiunto alle spremute di frutta fatte
in casa; una parte lo si può tenere da parte e riutilizzarlo per una nuova fermentazione (a tale scopo
si può anche tenere una parte dello yogurt o del kefir ottenuto).
NB: pare sia meglio prima sciogliere i fermenti in un pochino di liquido non riscaldato e quindi
aggiungerli al resto.

“Formaggio” di mandorle (o di altri semi)


Questa ricetta è stata presa (e leggermente semplificata) dal libro “Manuale dei cibi fermentati”
di Michela Tevisan, Terra Nuova Edizioni, un libro che potrebbe essere molto utile per integrare
l’alimentazione con benefici probiotici (a basso costo in quanto fermentati in casa).
Preparare le mandorle come spiegato sopra (ammollo 12-24 ore e spelatura). Sciogliere in acqua
i fermenti dello yogurt o del kefir (le dosi dipendono dalla quantità di fermenti presenti nella bustina
di una determinata marca, per il resto preparare un ugual peso di acqua e di mandorle). Mettere tutto
nel frullatore, tirarlo fuori e fare una “polpetta”, dopo avere eventualmente fatto sgocciolare il
liquido in eccesso con l’aiuto di un colino o di una garza; ovviamente qui occorre fare sgocciolare
senza strizzare troppo. Ricordo che il liquido, siccome contiene i fermenti non va buttato ma
lasciato fermentare, o eventualmente tenuto da parte per qualche altra fermentazione, magari
conservandolo in frigorifero per qualche tempo).
Lasciare fermentare per qualche ora (fino a 10) mettere in frigo in un contenitore ermeticamente
chiuso, tenervelo altre 24 ore e poi consumarlo (nel giro di una settimana). In alternativa si lascia
fermentare il tutto per 36 ore ed è già pronto (magari è più gustoso se lo si fa raffreddare in
frigorifero prima di consumarlo).
In alternativa si può utilizzare il siero ottenuto da qualche fermentazione precedente: io ho fatto
così, è venuto ottimo, sembrava un formaggio spalmabile come la crescenza. Per essere preciso ho
preso la parte solida delle mandorle (quella che resta dopo che vengono strizzate per fare uscire il
latte), l’ho unita ad un po’ di siero di kefir che mi era rimasto, ho mescolato, tolto il siero in eccesso
(l’ho bevuto al momento) e poi ho messo il tutto in una tazza con un coperchio appena appoggiato
in modo che passasse l’aria. Dopo 5 ore l’ho messo in frigorifero e dopo altre 6 ore era già pronto
da mangiare.
È possibile al solito sostituire la mandorla con gli altri semi oleosi, ed è possibile inventare una
qualsiasi variante aggiungendo cipolle tritate, erba cipollina, timo, origano, peperoncino, pepe …

74 – Kefir d’acqua, di frutta, di riso e di latte

Con i granuli del cosiddetto kefir d’acqua si può ottenere una buona bevanda fermentata
partendo solo da acqua e zucchero (possibilmente integrale di canna). Lo zucchero è il cibo per i
246
microrganismi del kefir, che permette loro di riprodursi e quindi di generare una bevanda salutare,
mentre un po’ di limone spremuto può servire a fornire un po’ di sapore in più. Ma si possno
fermentare anche succhi di frutta, o ancora megli spremute o estratti fatti in casa; se non si ha altro
si possono sempre prendere della frutta e passarla in un frullatore. Un’accoppiata buonissima e che
fermenta rapidamente è quella di mandorle e banane, ma è buonissimo anche il kefir di fichi. Si può
anche fermentare il latte di riso (se fatto in casa è meglio, basta prendere del riso bianco, farlo
bollire a lungo in molta acqua, raffreddare e frullare per bene) purchè si aggiunga un po’ di
zucchero (e se volete magari anche qualche mandorla o qualche frutto frullato). È il caso di ribadire
che le mandorle e gli altri semi andrebbero sempre ammollati in acqua e sale (e possibilmente anche
fatti essiccare). A meno che non abbiate problemi col kefir (può succedere facilmente a chi soffre di
SIBO), con i granuli del kefir d’acqua si possono ottenere facilmente a casa a basso costo degli
ottimi integratori di probiotici.
Il kefir di latte si prepara a partire da specifici granuli per il kefir di latte, ed è più forte perché
sul substrato del latte proliferano anche altrir microrganismi salutari che non ritroviamo nei granuli
del kefir d’acqua. Se ci si può procurare del buon latte non pastorizzato veramente sano e biologico
(possibilmente da mucche che mangiano libere l’erba dei prati), il kefir di latte fatto in casa può
essere un alimento nutriente, e un buon integratore di probiotici, ma si può assumere solo un po’ di
tempo dopo che si è iniziato a risanare l’intestino (e per qualcuno ciò puòl significare anche qualche
mese). Lo stesso dicasi per lo yogurt di latte, ma il kefir di latte è molto più potente.

75 - Dieta paleolitica e respirazione col metodo Buteyko

Le prime volte che ho provato a seguire una sorta di dieta paleolitica (essenzialmente frutta,
verdura, semi e uova) ho dovuto abbandonare per il sopravvenire di pressione spaventosamente
bassa e conseguente stanchezza e carenza di energie. Poi ho avuto la fortuna di scoprire il libro
Attacco all’asma … e non solo della dottoressa Fiamma Ferraro (Bis Edizioni) e risolto quasi del
tutto i miei problemi di pressione bassa con gli esercizi di respirazione del metodo Buteyko, ideato
dall’omonimo medico russo che ha curato oltre 100.000 pazienti sofferenti di asma e altre malattie
concausate da una cattiva ossigenazione dei tessuti e degli organi. Due settimane di esercizi di
respirazione e finalmente ho potuto iniziare la mia esperienza (durata un anno) di dieta paleolitica.
Gli esercizi di respirazione del metodo Buteyko che ho messo in pratica sono davvero semplici,
vedi ad esempio la respirazione quadrata:
- inspirare respirare lentamente per x secondi (dove x= 2/3/4/5, a secondo della capacità della
persona)
- trattenere il respiro per x secondi
- espirare per x secondi
- trattenere il respiro per x secondi
Perché l’esericizio sia davvero utile, la respirazione dovrebbe essere diaframmatica. Per
verificare se la vostra respirazione è basata sul movimento del diaframma (una struttura composta
muscolo e tendine che divide la gabbia toracica dall’addome) mettete una mano sulla pancia mentre
respirate: se la pancia “si muove” seguendo l’insiprazione la respirazione è diaframmatica,
altrimenti no833.
L’esercizio precedente si può modificare facendo sì che le durate di ogni movimento siano libere
(non necessariamente tutte uguali), purchè si trattenga il respiro per un po’ dopo l’inspirazione e
dopo l’ispirazione
Per esempio puo’ andare bene anche:
- inspirare respirare lentamente per 3 secondi

833
http://www.my-personaltrainer.it/respirazione-diaframmatica.html.
247
- trattenere il respiro per 4 secondi
- espirare in 3 secondi
- trattenere il respiro per 2 secondi
A me è bastato ripetere questi semplici esercizi 2/3 volte al giorno per 5 minuti circa, e gli
esercizi si possono fare anche durante qualsiasi pausa forzata, come quando si aspetta il proprio
turno alla cassa di un supermercato o in un ufficio pubblico, o in qualsiasi altro frangente in cui si è
costretti ad aspettare ... insomma il tempo si trova ed i benefici si vedono piano piano. Il
professor Buteyko ha affermato che serve un mese di esercizi per recuperare una malattia che dura
da un anno, e tanti mesi di esercizi per guarire per ogni anno di malattia (sempre che si tratti di un
disturbo curabile con questo metodo), ma personalmente ho avuto benefici in tempi più rapidi.
Per avere risultati positivi dalle tecniche di respirazione messe a punto dal professor Buteyko
occorre a suo dire:
a) respirare SEMPRE col naso ANCHE DI NOTTE (eventualmente mettendo un cerotto
sanitario sulla bocca per qualche tempo, cosa che ovviamente va fatta con le dovute precauzioni su
un bambino)
b) fare attenzione a respirare col naso anche quando si parla
c) possibilmente dormire sul fianco sinistro (un trucco per abituarsi a farlo è appiccicare con il
nastro adesivo una pallina da tennis al retro del pigiama). Eventualmente se serve ad aiutare a
dormire con la bocca chiusa si possono usare due cuscini per sollevare un po’ di più la testa (ma
occorre anche trovare una posizione comoda ed ergonomica, altrimenti si risolve un problema e se
ne crea un altro alla schiena).
La dottoressa Fiamma Ferraro, che diffonde il metodo Buteyko in Italia, ricorda che ci sono
particolari patologie per le quali il metodo Buteyko non puo’ fare niente ed altre per le quali non si
può applicare se non sotto la supervisione di un istruttore esperto. Ci sono anche casi di particolari
malattie gravi in cui l’applicazione del metodo Buteyko è sconsigliata.

73 - I denti cariati possono essere guariti dalla sola dieta?


Sinceramente la lettura dell’articolo Teeth needing root canals can heal with diet alone
(“Denti che richiedono una devitalizzazione possono guarire con la sola dieta”)834 sul sito The
healthy home economist mi ha lasciato di stucco. Secondo quanto viene riportato un dente
seriamente danneggiato al punto di richiedere una canalizzazione può ripararsi senza che si
intervenga a livello dentistico. La soluzione, descritta nel libro Cure tooth decay di Ramiel Nagel e
raccomandata sin dal 1930 dal dentista Weston A. Price sarebbe persino semplice ed economica in
quanto basata sulla dieta. Una testimonianza di guarigione viene raccontata in dettaglio sempre
sullo stesso sito835 e potete leggere (in inglese) alcune informazioni direttamente sul sito
http://www.curetoothdecay.com/.
Ad ogni modo la base del metodo è una razione quotidiana di olio di fegato di merluzzo e burro
chiarificato (possibilmente abbinata ad una dieta paleolitica e anche al brodo di ossa). Il burro
chiarificato836 (che sarebbe da acquistare biologico, possibilmente prodotto a partire da latte di
mucche che mangiano erba) è un tipico alimento indiano ottenuto a partire dal burro, che contiene
solo i grassi salutari del burro mentre è privo di lattosio e di caseina. Lo si può anche preparare in
casa a partire dal normale burro837.
Quanto all’olio di fegato di merluzzo esso contiene un discreto ammontare di vitamina D ed A,
834
http://www.thehealthyhomeeconomist.com/teeth-needing-root-canals-can-heal-with-diet-alone/.
835
http://www.thehealthyhomeeconomist.com/how-i-healed-my-childs-cavity/.
836
http://www.dottorperuginibilli.it/il-burro-di-ghee-.
837
Vedi http://www.fragolelimone.com/2009/04/ghee-burro-chiarificato.html o
http://www.thehealthyhomeeconomist.com/video-how-to-make-ghee-butter-oil/.
248
omega 3 e Iodio. Di sicuro la vitamina D è correlata ai denti in quanto migliora (specie se associato
all’esposizione alla luce solare) l’assorbimento di calcio e fosforo e ne permette l’utilizzo nei denti
e nelle ossa.
Ricordo che anche l’alga kelp è ricca di iodio organico, mentre gli omega 3 si possono assumere
anche con l’olio di semi di lino spremuto a freddo, o ancora più semplicemente assumendone i semi
(un cucchiaio di semi di lino in 3/4 di bicchiere d’acqua tiepida, lasciare in ammollo tutta la notte e
assumere la mattina dopo). Tra l’altro i semi di lino contengono alcune sostanze (fitoestrogeni) che
proteggono dal tumore al seno, alla prostata ed al colon-retto838.
Detto questo non so ancora se ci sono alternative vegetali al burro chiarificato. Di sicuro so solo
che tale burro contiene vitamine A, D, K, E ed acido linoleicco coniugato (che si trova anche
nell’olio di girasole).
Segnalo brevemente, a proposito di cure naturali per la carie, anche la nuova tecnica ideata da
ricercatori del King’s College di Londra permetterebbe al contempo di evitare la presenza di
materiali estranei nel dente (anche le cosiddette “resine biocompatibili”, per quanto meno tossiche
sicuramente delle amalgame dentali, causano degli effetti indesiderati) e la somministrazione
dell’anestesia (che si realizza iniettando sostanze non certo benefiche per l’organismo). Ne da
notizia oltre al King’s college stesso839, il quotidiano The guardian840. Questa nuova tecnica è stata
denominata “Rimineralizzazione accelerata ed aumentata elettricamente” (Electrically Accelerated
and Enhanced Remineralisation). In sostanza delle scossettine elettriche indolori dovrebbero fare
regredire la carie fino a farla sparire, stimolando un processo di rimineralizzazione del dente da
parte di calcio e fosfati. Il costo della cura dovrebbe essere paragonabile a quello delle cure attuali
(basate sulla rimozione della carie e sull’otturazione del buco risultante), e forse in un futuro in cui
tale tecnica si riuscisse a diffondere capillarmente i costi potrebbero essere anche minori.
L’articolo sul sito del King’s College afferma che la tecnica potrebbe essere commercializzata
nel giro di tre anni, ed un anno è già passato. Il professor Nigel Pitts del Dental Institute del King’s
College ha detto: “Oltre che combattere il deterioramento dei denti, il nostro apparecchio può anche
essere utilizzato per sbiancarli.” E sebbene non sia specificatamente menzionato, è facilmente
immaginabile che possa essere utilizzato per prevenire la carie in maniera del tutto naturale sicura e
non tossica, senza l’utilizzo del tanto nocivo fluoro aggiunto al dentifricio (considerato venefico
anche dalla dottoressa Campbell-McBride).

77 - Microrganismi effettivi per la cura degli animali degli


uomini e delle piante

I microrganismi effettivi noti anche con l’acronimo EM sono un’apposita selezione di organismi
microscopici che hanno azioni benefiche sia in agricoltura che in zootecnica che per la salute umana
e che contrastano l’azione dei microrganismi negativi. I loro usi sono i più svariati,
decontaminazione ambientale841, pulizia ed igiene della casa, azione di contrasto delle muffe,
eliminazione dei cattivi odori, pulizia e rigenerazione dell’intestino. Sono stati sviluppati dal dottor
Teruo Higa e sono composti per la maggior parte da batteri lattici, lieviti e batteri fotosintetici.
Ci sono resoconti della loro efficacia per la risoluzione di grossi problemi di salute, e se è vero
possono essere utilizzati per riequilibrare la flora intestinale, alla luce di quanto scritto nei

838
http://obiettivobenessere.tgcom24.it/wpmu/2012/03/28/i-semi-che-sbloccano-il-metabolismo/.
839
http://www.kcl.ac.uk/newsevents/news/newsrecords/2014/June/Kings-spin-out-will-put-tooth-decay-in-a-time-
warp.aspx.
840
Vedi l’articolo No more fillings as dentists reveal new tooth decay treatment , 16 giugno 2014, Press
Association, http://www.theguardian.com/society/2014/jun/16/fillings-dentists-tooth-decay-treatment.
841
http://www.greeninnovations.it/cms/index.php.
249
precedenti capitoli la cosa avrebbe molto senso.
Ad ogni modo consiglio a tutti di leggere per intero (con il dovuto spirito critico) questo
documento in cui si parla di guarigioni o quanto meno grossi miglioramenti da morbo di Crohn,
cachessia, candidosi e altro ancora: http://www.biosa.it/it/RaumundZeitital.pdf842
Per quanto tali informazioni si trovino sul sito dell’azienda che produce il rimedio, ci sono anche
dati che provengono da enti ufficiali sull’efficacia di tale prodotto, per esempio esiste uno studio
universitario riguardo al solo uso in agricoltura843.
Dal summenzionato sito www.medicinetradizionali.com riporto le seguenti righe:
Molte sono le malattie per cui si è trovato giovamento con il Vitabiosa: malattie
intestinali, colite, ulcera allo stomaco, malattie epatiche, morbo di Crohn,
infiammazioni dell’intestino tenue, disturbi della prostata, candida, psoriasi,
eczema, neurodermatiti, allergie, fibromialgie, sinusite, infezioni micotiche dei
bronchi, asma, reumatismi, gotta, intossicazione da amalgama, diabete, pressione
alta, angina pectoris, aritmia cardiaca, cataratta, cancro, aids.
(…) Vitabiosa è un concentrato ricavato da un processo di fermentazione a
base di colture di fermenti lattici e melassa di canna, insieme a molte erbe
benefiche per l’organismo. I microrganismi presenti in questo prodotto fanno
parte del gruppo di preziosi fermenti lattici normalmente presenti in un intestino
ben funzionante.
(…) Inoltre le erbe contenute in Vitabiosa hanno un effetto benefico sulla
digestione e forniscono all’organismo importanti antiossidanti.
(…) Il processo di fermentazione trasforma tutto lo zucchero; il concentrato
pronto non contiene più zucchero e, quindi, è indicato anche per diabetici.
Per questo processo di fermentazione vengono utilizzate le seguenti erbe: anice,
basilico, semi di fieno greco, ortica, aneto, angelica vera, finocchio, sambuco,
zenzero, camomilla, cerfoglio, origano, menta piperita, prezzemolo, rosmarino,
salvia, radici di liquirizia, timo e ginepro.
Vitabiosa ha una lunga conservazione.
In Italia oltre al sito http://www.biosa.it/it/, presso il quale è possibile ordinare vitabiosa844,
esiste anche il sito http://www.em-italy.com tramite il quale reperire anche prodotti per la pulizia a
base di microrganismi effettivi.
Inoltre c’è il sito http://www.italiaem.it, di un’azienda specializzata in prodotti per la zootecnia
e l’agricoltura ma che produce anche prodotti per la salute umana845, il sito http://www.bionrg.it/,
e il il sito http://www.greeninnovations.it, azienda che si occupa di decontaminazione ambientale
(e non solo).
Dei fermenti molto potenti che si possono anche fare in casa (se si impara il metodo) sono i
“fervida”, dei fermentati che, a differenza del kefir o dello yogurt, si ottengono dopo una fase di
fermentazione lunga diversi mesi (almeno 6 in genere). Vedi il sito
https://fervida.jimdo.com/preparazione/.
Per approfondimenti sui microrganismi effettivi vedi gli articoli
http://www.terranauta.it/a1367/le_recensioni_di_terranauta/microrganismi_effettivi_una_s
oluzione_per_la_nostra_sopravvivenza.html
http://www.progettogaia.eu/1/microrganismi_effettivi_231728.html
842
Per chi non ha tempo di leggere l’intero documento segnalo che un più breve riassunto lo si trova al seguente link:
http://www.medicinetradizionali.com/archivio/archivio%20news%20per%20news/vitabiosa.htm.
843
http://www.italiaem.it/_WFC/Source/WFC_Dwn/Media/REALAZIONEfinaleEM.pdf.
844
Adesso lo si può ordinare anche presso www.macrolibrarsi.it.
845
http://www.italiaem.it/Applicazioni_EM/benessere_salute.html.
250
e i libri
Microrganismi effettivi, Teruo Higa, Tecniche Nuove Edizioni
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__microrganismi_effettivi.php
Guida pratica ai microrganismi effettivi, Anne Lorch, Tecniche Nuove Edizioni
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__guida-pratica-ai-microrganismi-effettivi.php

78 – Carenze di vitamina D, un problema tanto diffuso quanto


sottostimato, che può causare anche malattie degenerative

È già stato accennato al metodo Coimbra per la cura della sclerosi multipla, ma anche molte altre
malattie, dalla psoriasi al cancro passando per l’influenza, sono correlate ad una carenza di vitamina
D, la quale a sua volta è frutto di due fattori: la scarsa esposizione al sole, specie d’inverno, dal
momento che le popolazioni “progredite” passano gran parte del loro tempo all’interno di edifici
dove il sole non arriva, ed il fatto che le popolazioni che vivono nelle zone meno calde del pianeta
(dove c’è minore irraggiamento solare) hanno perso l’abitudine di cibarsi di cibi ricchi di vitamina
D. Ancora peggiore è la sorte della popolazione di pelle nera che, per colpa prima dello schiavismo
e poi delle migrazioni, si trova a vivere al di fuori della fascia equatoriale; la pigmentazione scura
della loro pelle filtra i raggi solari che aiutano a generare la vitamina D.
Di fronte all’emergere di sempre nuovi studi sull’efficacia della vitamina D nel proteggere dalle
infezioni, nel prevenire il cancro, l’osteoporosi, la depressione, il diabete, le malattie cardiache e i
disturbi renali, bel combattere psoriasi ed altre dermatiti e finanche la sclerosi multipla, ecco che
qualche istituzione sanitaria fa qualche passetto avanti nel raccomandare dosi giornaliere appena un
po’ maggiori di questa vitamina (che poi in realtà è un ormone, ma storicamente è stata denominata
così), ma pur sempre molto al di sotto di quello che dovrebbe essere un valore davvero sufficiente a
garantire la salute ai nostri corpi umani.
Negli Stati Uniti per esempio la dose giornaliera raccomandata dalle istituzioni sanitarie è
passata da 200 UI a 600 UI, lascia la maggior parte delle persone ancora gravemente carenti di
vitamina D. In tal modo alle industrie farmaceutiche resta garantito un vasto numero di clienti che si
ammalano (inconsapevolmente) per la carenza di tale sostanza e che sono costretti ad acquistare
farmaci vita natural durante. Negli Stati Uniti, secondo alcuni studi scientifici, il 70 per cento dei
bianchi e il 97 per cento degli afro-americani hanno carenza di vitamina D, e i neri si ammalano di
tumore molto più facilmente dei bianchi846.
Lo studio A Statistical Error in the Estimation of the Recommended Dietary Allowance for
Vitamin D847, ci informa che nel Nord America (ma un po’ in tutto il mondo) le persone hanno
sempre più bassi livelli di vitamina nel sangue nonostante le raccomandazioni di assumere 600 UI
di vitamina D al giorno (che in teoria avrebbero dovuto portare la quasi totalità della popolazione ad
avere livelli di vitamina nel sangue di almeno 20 ng/ml). La realtà è che è stato fatto un errore
statistico nella stima della dose raccomandata giornaliera di Vitamina D, e potrebbero essere
necessarie (per la popolazione del Nord America) ben 8.800 UI di vitamina D al giorno.
In effetti ormai diversi medici che si occupano di questo ormone del sole affermano che 10.000
UI al giorno, specie d’inverno (e specie nei paesi più lontani dall’equatore) sono una dose che non
può causare tossicità alcuna, dal momento che corrisponde a quanto la nostra pelle può produrre
stando esposta al sole per circa mezz’ora (nella stagione calda, e nelle ore centrali della giornata).
Se una persona non si intossica stando al sole (qui stiamo parlando ovviamente di esposizione che
non porti a scottature), perché mai dovrebbe risentire della tossicità di una simile dose di vitamina

846
http://www.naturalnews.com/030392_cancer_skin_color.html.
847
Pubblicato su Nutrients. 2014 Oct; 6(10): 4472–4475, autori Veugelers PJ, Ekwaru JP;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4210929/.
251
D3? Per altro la nostra pelle ha un sistema di regolazione che impedisce ulteriore produzione di
vitamina D innescata dalla radiazione solare quando si arriva, nel corso della giornata, a 20.000 UI
al giorno. C’è quindi da sospettare che ulteriori studi e ricerche possano ben presto portare a nuove
indicazioni, ben più alte, sulla dose considerata sicura.
L’articolo Risk assessment for vitamin D (“Valutazione del rischio per la vitamina D)848 ci
mostra che il limite massimo di assunzione giornaliera di vitamina D posto a 2.000 UI (ovvero 50
microgrammi) non è basato sui risultati delle ricerche più recenti, e che gli esperimenti condotti a
partire dal 1997 (anno in cui è stato stabilito quel limite) non hanno riscontrato, negli adulti,
tossicità per dosi maggiori o uguali a 10. 000 UI, che viene considerata dagli autori il nuovo valore
ottimale di limite massimo di assunzione di tale sostanza.
Detto questo ogni persona è differente, le statistiche ci danno dei valori medi che non
necessariamente sono ottimali per tutti, e molto dipende anche dai valori di vitamina D nel sangue
presenti quando si inizia una eventuale integrazione; ci sono persone per esempio che soffrono di
dolori al petto con dosi da 5.000 o più al giorno (anche se potrebbe dipendere da una carenza di
vitamina K2, che viene esaurita dagli alti livelli di vitmina D3). Ci sono persone che riescono ad
assorbire meglio degli altri la vitamina D3 e trasformarla nella forma attiva dell’ormone, anche
perché ci sono differenze genetiche (alcune di queste possono essere corrette dall’assunzione di
vitamina B2), e ci sono persone che hanno una dieta povera di grassi, che non assumono la vitamina
D3 coi grassi, o che hanno difficoltà ad assorbire i grassi (come per esempio i malati di fibrosi
cistica o di alcuni patologie intestinali). Ricordo infatti che la vitamina D3 e la vitamina K2 sono
vitamine liposolubili (che si sciolgono nei grtassi e che hanno bisogno dei grassi per l’assunzione).
Anche sui livelli di vitamina D nel sangue considerati normali c’è molto da discutere, dal
momento che attualmente si considera sufficiente un livello oltre il 30 ng/ml, ma ci sono diversi
studi che mostrano come l’effetto protettivo della vitamina D nei confronti di molte patologie si
vede solo quando il tasso di tale sostanza nel sangue sale oltre i 40/50 ng/ml. Il dottor Mercola è
uno di quelli che considera insufficiente qualsiasi concentrazione sotto i 50 ng/ml, ottimale la
concentrazione tra i 50 e i 70; egli inoltre considera una concentrazione tra 70 e 100 ng/ml come
quella utile a trattare il cancro e le malattie cardiache, e una concentrazione sopra i 100 come
eccessiva849.
Afferma Mike Adams in un suo articolo su naturalnew850:
I professionisti della salute bene informati nel campo della nutrizione, speravano
che lo IOM suggerisse un aumento del fabbisogno giornaliero di vitamina D che
effettivamente aiuterebbe a prevenire il cancro: da 2000 UI al giorno, fino a
raggiungere 4000 UI al giorno. La maggior parte dei nutrizionisti informati
consigliano da 2000 UI a 4000 UI al giorno per gli adulti. Le ricerche sulla
connessione tra cancro e vitamina D parlano chiaro: la vitamina D previene il 77
per cento dei tumori851.
Ma le istituzioni sanitarie fanno terrorismo sulle dosi alte di vitamina D così come lo hanno fatto
in passato sulla vitamina C, e considerano 4000 UI una dose eccezionale. Scrive ancora Mike
Adams a tal proposito852:
I media, prendendo la palla al balzo, hanno segnalato che 10.000 UI causano

848
Pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition. 2007 Jan;85(1):6-18, autori Hathcock JN, Shao A, Vieth R,
Heaney R; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17209171.
849
Vedi l’articolo Vitamin D Can Cut Your Flu Risk Nearly in Half
http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2011/12/14/study-shows-vitamin-d-cuts-flu-by-nearly-50.aspx.
850
New vitamin D recommendations promote nutritional deficiency, protect cancer industry
http://www.naturalnews.com/030598_vitamin_D_Institute_of_Medicine.html, traduzione a cura di Sabrina.
851
http://www.naturalnews.com/021892.html.
852
Vedi nota precedente n. 773.
252
danni ai reni. Tuttavia, i medici che si occupano di carenza di vitamina D,
prescrivono di routine 50.000 UI al giorno per aiutare i pazienti a recuperare e
ripristinare i corretti livelli di vitamina D. (Tale quantità è sicura solo per le
persone che ne hanno una grave carenza. NaturalNews ne conviene che non è una
dose sicura per chi ha già un livello sufficiente di vitamina D nel proprio corpo.)
Il dottor Michael Holick, esperto di vitamina D sistematicamente attaccato
dalla medicina convenzionale per il suo voler educare la gente sulla vitamina D,
ne prende 3.000 UI al giorno. È protagonista di un servizio speciale per
NaturalNews ‘‘Il potere curativo della luce solare e della vitamina D’’ che può
essere scaricato gratuitamente all’indirizzo: http://www.naturalnews.com/rr-
sunlight.html.
Il capitolo successivo contiene una lunga dissertazione sul valore della vitamine D nelle sue
varie forme (ed in particolar modo sulla vitamina D3 nella sua forma solfatata), che già spiega come
essa possa influire sul nostro stato di salute e come la sua carenza possa essere correlata a molte
patologie.
Qui di seguito una piccola rassegna di alcuni articoli sull’efficacia della vitamina D in relazione
alla prevenzione ed alla cura di diverse patologie.
L’articolo Parkinson: vitamina “D” riduce rischio di ammalarsi853 dell’agenzia di stampa
AGI ci informa su una ricerca effettuata in Finlandia (dove a causa della scarsa esposizione ai raggi
solari è molto diffusa la carenza di vitamina D nella popolazione) ci informa che
I ricercatori hanno scoperto che coloro che avevano alti livelli di Vitamina D (il
25% del gruppo) avevano il 67% di chance in meno di contrarre la malattia.
L’articolo Vitamina D, la vitamina delle meraviglie sul sito naturopatiaonline854, ci informa
su un articolo uscito sul quotidiano britannico The Independent che definisce la vitamina D
la wonder vitamin che ricopre un ruolo fondamentale per il benessere dell’intero
organismo (...) sono infatti sufficienti 15 minuti al giorno perché l’organismo
possa produrre la quantità necessaria, inoltre quella in “eccesso” prodotta nel
periodo estivo, viene immagazzinata ed utilizzata nei mesi invernali.
L’articolo La verità sull’influenza855 sul sito sottovoce360, ci informa dei medici come R.
Edgar Hope-Simpson che mettono in relazione le epidemie influenzali con la scarsa insolazione che
porta ad un minimo di vitamina D. Ma
Proprio questo anno, due importanti pubblicazioni mediche hanno pubblicato un
report firmato dal Dott. John Cannell, uno psichiatra dello Atascadero State
Hospital, California. Si tratta di una struttura di massima sicurezza riservata a
criminali infermi di mente. Nel suo resoconto, il Dott. Cannell ha notato che gli
altri reparti intorno al suo erano stati soggetti a un violento attacco d’influenza
nell’aprile 2005. Ma nessuno dei suoi 32 pazienti ha preso l’influenza, sebbene si
fossero anche mischiati con i reclusi infetti degli altri reparti.
In realtà negli ultimi anni l’idea che la scienza medica si era fatta un tempo856 della vitamina D,
ovvero di una sostanza utile solo per prevenire il rachitismo è completamente cambiata fino a
riconoscere che tale sostanza (che poi in realtà è un ormone) è coinvolta in quasi tutti gli aspetti
della fisiologia umana (e di conseguenza in quasi tutti i processi patologici). In maniera simile la

853
http://salute.agi.it/primapagina/notizie/201007130731-hpg-rsa1003-
parkinson_la_vitamina_d_riduce_il_rischio_di_ammalarsi.
854
http://www.naturopataonline.org/articoli/34-vitamine/545-vitamina-d-la-vitamina-delle-meraviglie/1.html.
855
http://sottovoce360.blogspot.com/2007/09/la-verit-sullinfluenza.html.
856
Sebbene il dottor W. A. Price avesse già compreso che le vitamine liposolubili come la vitamina D fossero molto
importanti per il benessere globale dell’organismo.
253
proteina GcMAF (vedi più avanti il capitolo relativo), componente essenziale del cosiddetto “asse
della vitamina D” col passare del tempo vede estendere i suoi campi di applicazione.
Un ottimo articolo che spiega tutto ciò in dettaglio (offrendo circa 140 referenze a comprova
delle varie affermazioni in esso riportate) è Does Vitamin D Make the World Go ‘Round? (“La
vitamina D fa girare il mondo?”)857 nel quale si afferma che adesso si vanno scoprendo effetti della
vitamina D su vari organi del corpo e persino a livello cellulare, che essa è è coinvolta nell’integrità
del sistema immunitario innato, che è legata tra l’altro a “patologie infiammatorie e a lunga latenza
come sclerosi multipla artrite reumatoide, tubercolosi, diabete e vari tipi di cancro”. Dal momento
che la carenza di vitamina D è “la più grande epidemia di carenze nutritive iniziata nel tardo
ventesimo secolo”.
Come possiamo leggere anche nell’abstract dell’articolo Metabolism and main effects of
vitamin D (“Il metabolismo e gli effetti principali della vitamina D”)858, la vitamina D in realtà (a
dispetto del nome che le è stato attribuito ai tempi della sua scoperta) non è una vitamina vera e
propria, quanto il precursore di un ormone; essa diventa realmente attiva solo dopo che viene
idrossilata nel fegato, ovvero dopo che vengono aggiunti ad essa dei gruppi OH (detto ossidrile o
gruppo idrossilico). A questo punto il composto, che viene descritto dalla formula 25(OH)D, viene
ulteriormente processato dai reni e da molti altri tessuti fino a diventare una molecola detta
calcitriolo, la cui formula chimica è 1,25(OH)2D.
L’articolo ci informa che una volta si conoscevano solo gli effetti della vitamina D come
regolatrice del metabolismo del calcio, del fosforo e dell’osso (e quindi è fondamentale per un
corretto sviluppo e mantenimento in buona salute di ossa e denti), ma che adesso è noto che i
recettori della vitamina D (VDR – dall’inglese vitamin D receptors) sono presenti in quasi tutti i
tessuti, che sono quindi equipaggiati con gli enzimi necessari ad effettuare la trasformazione finale
in calcitriolo (la forma attiva della vitamina D). L’articolo succitato afferma testualmente che ci
sono migliaia di studi che mostrano un’associazione tra la carenza da vitamina D e l’aumento
dell’incidenza di molte malattie o di una loro prognosi sfavorevole.
L’indicatore ormai internazionalmente utilizzato per valutare i livelli (e le eventuali carenze)
della vitamina D è la concentrazione nel sangue del 25(OH)D (che viene poi, come già detto,
processato e trasformato nel calcitriolo). Interessante è notare come in questo articolo si legga
testualmente “Non c’è assolutamente consenso sulla definizione di carenza di vitamina D”. Molti
esperti associano una grossa carenza di vitamina D ad una concentrazione nel sangue di 25(OH)D
minore di 50 nmol/L (ovvero 20 ng/ml)859 ed una insufficienza di vitamina D ad una concentrazione
del 25(OH)D compresa tra 50 e 75 nmol/L (tra i 20 e i 30 ng/ml), ma alcuni considerano ottimale
una concentrazione più alta.
Nell’articolo Vitamin D supplementation: what’s known, what to do, and what’s needed860,
per esempio si legge che una concentrazione ottimale sarebbe compresa tra i 30 e gli 80 ng/ml, e
che l’assunzione da parte di giovani adulti di vitamina D in dosi minori o uguali a 2000 UI (unità
internazionali) al giorno difficilmente può fare del male.
Ad ogni modo basandosi su queste stime (probabilmente prudenti) gli autori dell’articolo Low
vitamin D status: definition, prevalence, consequences, and correction (“Bassi livelli di

857
Pubblicato su Breastfeeding Medicine 2008 Dec; 3(4): 239–250. autori Carol L. Wagner, Sarah N. Taylor, Bruce
W. Hollis; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2981372/.
858
Pubblicato su Presse Médicale 2013 Oct;42(10):1343-50, autori Souberbielle J C, Maruani G, Courbebaisse M;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24051166.
859
Le misure qui utilizzate sono nanomoli al litro, e nanogrammi al millilitro, dove il prefisso nano corrisponde ad un
–12
milionesimo di milionesimo (10 ).
860
Pubblicato su Pharmacotherapy. 2012 Apr;32(4):354-82, autori Haines S T, Park S K;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22461123.
254
vitamina D: definizione, prevalenza, conseguenze e correzione”)861, risulta che circa i ¾ degli
statunitensi adulti hanno bassi livelli di vitamina D. Interessante è l’affermazione, contenuta in
questo articolo, che “per raggiungere un livello ottimale di vitamina D sono necessarie assunzioni
giornaliere di almeno 1000 Unità Internazionali di vitamina D”. Per quanto si sappia che un
eccesso di vitamina D possa essere pericoloso, gli autori affermano che le dosi indicate pongono un
basso rischio di tossicità, ma ricordano anche che la risposta all’assunzione di uguali dosi di
vitamina D è variabile, e quindi sarebbe il caso di monitorare i livelli di 25(OH)D nel sangue,
sebbene tale procedura finora “ha ricevuto poca attenzione”. Secondo gli autori “l’integrazione con
vitamina D3 è preferibile all’integrazione con vitamina D2”.
Se quindi nel corso del libro abbiamo visto come quasi tutte le malattie possono essere correlate
a fenomeni come disbiosi/parassitosi e disfunzione delle barriere tissutali, adesso iniziamo a vedere
che quasi tutte le malattie possono essere contemporaneamente correlate ad una carenza di vitamina
D, la quale non solo può inibire il corretto funzionamento delle suddette barriere, ma causare molti
altri problemi. Questo perché, come abbiamo appena visto, i recettori della vitamina D si trovano in
quasi tutti i tessuti, ma anche perché la vitamina D dal punto vista della sua struttura chimica
appartiene al gruppo dei seco-steroidi, ovvero molecole che hanno un’azione anti-infiammatoria. Se
più volte nel corso di questo libro è stata richiamata la funzione deleteria di una produzione
eccessiva e cronica di citochine pro-infiammatorie, ecco che la vitamina D appare come un naturale
modulatore di questi eccessi, e come una sostanza che può essere utile nel migliorare i sintomi delle
malattie croniche infiammatorie.
Se a questo aggiungiamo che la trascrizione di centinaia di geni dipende dalle interazioni tra la
vitamina D ed i suoi recettori862 e che tali interazioni sono collegate a diversi percorsi di
segnalazione863, ovvero di comunicazione all’interno del nostro organismo, ne consegue che
(similmente al quanto accade per il magnesio o per il microbiota simbionte) è difficile trovare una
funzione all’interno del corpo umano che non dipenda in un modo o nell’altro dall’azione di tale
molecola, la cui presenza in quantità ottimali nella circolazione sanguigna è quindi un prerequisito
fondamentale per la salute.
Questo vuol dire che la vitamina D per esempio, ed i suoi recettori VDR, sono implicati nella
regolazione dell’espressione di diversi enzimi (la grandissima parte degli enzimi sono proteine, e le
proteine vengono fabbricate in base alle istruzioni codificate nel DNA); un articolo tra i tanti che
illustra tale situazione è Vitamin D receptor regulation of the steroid/bile acid sulfotransferase
SULT2A1864.
Conseguentemente da un po’ di tempo a questa parte si studiano applicazioni dell’integrazione di
vitamina D per la cura e la prevenzione di moltissime malattie (quasi tutte in realtà), vedi per
esempio riguardo al cancro gli articoli Vitamin D signalling pathways in cancer: potential for
anticancer therapeutics (“I percorsi di segnalazione della vitamina D nel cancro: un potenziale per
le terapie contro il cancro”)865 Calcium and vitamin D. Their potential roles in colon and breast
cancer prevention (“Calcio e vitamina D. I loro ruoli potenziali nella prevenzione del cancro al

861
Pubblicato su Endocrinology and Metabolism clinics of North america 2010 Jun;39(2):287-301, autori Binkley N,
Ramamurthy R, Krueger D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20511052.
862
Large-scale in silico and microarray-based identification of direct 1,25-dihydroxyvitamin D3 target genes,
pubblicato su Molecular endocrinology 2005 Nov;19(11):2685-95, autori Wang T T, Tavera-Mendoza L E, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16002434.
863
The concept of multiple vitamin D signaling pathways, pubblicato su Journal of Investigative Dermatology
Symposium Proceedings, autore Carlberg C; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9627685.
864
Pubblicato su Methods in Enzymology 2005;400:165-91, autori Chatterjee B, Echchgadda I, Song C S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16399349.
865
Pubblicato su Nature Reviews Cancer. 2007 Sep;7(9):684-700, autori Deeb K K, Trump D L, Johnson C S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17721433.
255
colon ed al seno”)866. Sempre riguardo al cancro l’articolo Impact of oral vitamin D
supplementation on serum 25-hydroxyvitamin D levels in oncology867, ci informa che la risposta
all’integrazione con vitamina D è stata particolarmente buona nei pazienti con cancro ai polmoni ed
alla prostata ed in quelli che in partenza avevano una concentrazione di vitamina D compresa tra 20
e 32 ng/ml (che come abbiamo visto corrisponde ad una carenza non troppo grave). L’articolo
afferma che una concentrazione nel sangue di 36-48 ng/mL è ottimale per la prevenzione del
cancro, e che la carenza di vitamina D è associata, secondo alcune recenti ricerche, a molti tipi di
cancro, mieloma multiplo,cancro del colon retto, della prostata e del seno. La conferma deriva da
studi statistici che mostrano come la mortalità da cancro aumenti al diminuire dei livelli di vitamina
D misurati nel sangue e aumenti con la diminuzione dell’esposizione ai raggi UVB (legata alla
posizione geografica).
La vitamina D è importante anche per la corretta funzionalità del sistema nervoso (d’altronde
abbiamo già visto che la sua carenza favorisce la disfunzione della barriera emato-encefalica).
L’articolo Vitamin D, nervous system and aging868, dopo averci ricordato che bassi livelli di
vitamina D sono associati ad un aumentato rischio di contrarre diverse malattie croniche come
osteoporosi, cancro, diabete, malattie autoimmuni, ipertensione, arteriosclerosi e debolezza
muscolare, ci informa che i dati clinici finora raccolti suggeriscono che la carenza di vitamina D3
sia associata anche al rischio di sviluppare diverse patologie del sistema nervoso centrale, tra le
quali sclerosi multipla, morbo di Alzheimer e morbo di Parkinson, depressione stagionale e
schizofrenia. Le carenze di vitamina D, conclude l’articolo, sembra che causino un funzionamento
anomalo del sistema nervosa centrale ed un suo invecchiamento precoce.
L’articolo Vitamin D and the central nervous system869 ci conferma che la vitamina D regola
lo sviluppo ed il funzionamento del sistema nervoso e che una adeguata assunzione di vitamina D
nel corso della gravidanza e del periodo prenatale pare che sia cruciale in termine di prevenzione
delle malattie del sistema nervoso stesso.
L’articolo Disease relapses in multiple sclerosis can be influenced by air pollution and
climate seasonal conditions870, ci informa che il riacutizzarsi della sclerosi multipla coincide molto
spesso con giorni in cui aumenta l’inquinamento e (soprattutto nel primo pomeriggio) le nuvole
oscurano il sole; il che porta direttamente ad una coincidenza con i giorni in cui è minore la
produzione di vitamina D indotta dalla radiazione solare. Che l’inquinamento atmosferico,
riducendo il tasso di radiazioni che promuovono la produzione di vitamina D all’interno della pelle,
lo confermano numero studi, come per esempio The effects of air pollution on vitamin D status
in healthy women: A cross sectional study871.
L’articolo Vitamin D prevents hypoxia/reoxygenation-induced blood-brain barrier
disruption via vitamin D receptor-mediated NF-kB signaling pathways872, ci informa che
vitamina D3 ha effetti neuro protettivi in seguito ad un’ischemia e pare che possa aiutare a

866
Pubblicato su Annals of the New York Academy of Sciences 1999;889:107-19, autori Garland C F, Garland F C,
Gorham E D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10668487.
867
Pubblicato su Nutritional Journal 2010; 9: 60, autori Pankaj G Vashi,Kristen Trukova, Carolyn A Lammersfeld,
Donald P Braun, Digant Gupta; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3000371/.
868
Pubblicato su Psychoneuroendocrinology. 2009 Dec;34 Suppl 1:S278-86, autori Tuohimaa P, Keisala T, Minasyan
A, Cachat J, Kalueff A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19660871.
869
Pubblicato su Pharmacological Reports 2013;65(2):271-8, autori Wrzosek M, Łukaszkiewicz J, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23744412.
870
Pubblicato su Vojnosanitetski Pregled 2015 Jan;72(1):44-9, autori Vojinović S, Savić D, Lukić S, Savić L,
Vojinović J; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26043590.
871
Pubblicato su BioMedCentral Public Health. 2010; 10: 519, autori Farhad Hosseinpanah,Sima Hashemi pour, et
al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2940914/.
872
Pubblicato su PLoS One. 2015 Mar 27;10(3):e0122821, autori Won S, Sayeed I;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25815722.
256
prevenirla; tale azione positiva dipende dalla protezione della barriera emato-encefalica. La stessa
forma di vitamina D preserva la funzionalità della barriera epiteliale intestinale dal danno indotto da
alcune citochine pro-infiammatorie873.
L’articolo Vitamin D deficiency predisposes to adherent-invasive Escherichia coli-induced
barrier dysfunction and experimental colonic injury874 discute un esperimento in vitro che
indica come la carenza di vitamina D predispone al danno della barriera intestinale da parte ci ceppi
patogeni del batterio Escherichia coli (considerato un microrganismo corresponsabile del morbo di
Crohn).
L’articolo Vitamin D deficiency promotes epithelial barrier dysfunction and intestinal
inflammation (“La carenza di vitamina D promuove la disfunzione della barriera epiteliale e
l’infiammazione intestinale”)875 mostra che
la vitamina D è un importante mediatore delle difese epiteliali intestinali contro gli
agenti infettivi.
Vista la somiglianza tra le cellule dell’epitelio della barriera mucosa intestinale e le cellule della
nostra pelle, non meraviglia che la vitamina D abbia un effetto protettivo anche nei confronti di
quella stessa pelle dove (grazie alla radiazione solare) può venire prodotta. L’articolo
Microorganism-induced exacerbations in atopic dermatitis: a possible preventive role for
vitamin D? (“Esacerbazione indotta da microrganismi nella dermatite atopica: un possibile ruolo
preventivo della vitamina D?”)876 ci indica un possibile ruolo preventivo di tale vitamina nei
confronti della Stafilococco aureo e del fungo Massezia, due microrganismi correlati alla
manifestazione della dermatite atopica.
L’articolo 1,25-Dihydroxyvitamin D3 regulates genes responsible for detoxification in
intestine (“1,25 idrossivitamina D3 regola i geni responsabili per la disintossicazione
dell’intestino”)877 è il resoconto di un esperimento condotto su topi carenti di vitamina D, che ha
permesso di scoprire che nel giro di 6 ore dalla somministrazione della vitamina D è stata stimolata
l’espressione di diversi geni, tra i quali anche alcuni geni antiossidanti. Gli autori concludono
affermando che questi risultati “sostengono l’idea che la vitamina D sia un fattore significativo nella
disintossicazione e nella protezione dalle tossine ambientali.
L’articolo Vitamin D for the prevention of stroke incidence and disability: Promising but
too early for prime-time878, ci informa che la vitamina D potrebbe giocare un ruolo nella neuro
protezione (probabilmente attraverso dei percorsi di disintossicazione) e che potrebbe prevenire il
danno vascolare tramite l’abbassamento della pressione sanguigna (ed altri meccanismi); la
correlazione tra carenza di vitamina D e le demenze neurodegenerative e vascolari potrebbero
essere una dimostrazione di quanto appena affermato. L’articolo mostra quindi che ci sono diversi
indizi sul ruolo preventivo della vitamina D nei confronti dell’ischemia cerebrale.
Anche l’articolo Vitamin D prevents hypoxia/reoxygenation-induced blood-brain barrier

873
1,25-Dihydroxyvitamin D3 preserves intestinal epithelial barrier function from TNF-α induced injury via
suppression of NF-kB p65 mediated MLCK-P-MLC signaling pathway, pubblicato su Biochemical and
Biophysical Research Communications. 2015 May 8;460(3):873-8, autori Chen S, Zhu J, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25838204.
874
Pubblicato su Inflammatory Bowel Disease 2015 Feb;21(2):297-306, autori Assa A, Vong L et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25590952.
875
Pubblicato su Journal of Infectious diseases J Infect Dis. 2014 Oct 15;210(8):1296-305, autori Assa A, Vong L, et
al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24755435.
876
Pubblicato su Allergic Asthma Proceedings 2015 Jan-Feb;36(1):19-25, autori Benetti C, Piacentini G L, Capristo
C, Boner A L, Peroni D G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25562552.
877
Pubblicato su Toxicology and Applied Pharmacology 2007 Jan 1;218(1):37-44, autori Kutuzova G D, DeLuca H F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17123563.
878
Pubblicato su European Jorunal of Neurology 2013 Jan; 20(1): 3–4, autori Erin D. Michos, Rebecca F.
Gottesman; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3496842/.
257
disruption via vitamin D receptor-mediated NF-kB signaling pathways, Pubblicato su PLoS
One. 2015 Mar 27;10(3):e0122821, autori Won S, Sayeed I, Peterson B L, Wali B, Kahn J S, Stein
D G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25815722 discute di una efficacia preventive della
vitamina D nei confronti del danno causato da una ischemia cerebrale (il meccanismo è come
abbiamo visto altre volte, quello di prevenire la disfunzione della barriera emato-encefalica.
Anche l’articolo Vitamin D and Neurocognitive Dysfunction: Preventing “D”ecline? (“La
vitamina D e la disfunzione neurocognitiva: Prevenire il D-eclino?”)879 parla dei benefici della
vitamina D per la salute del cervello anche attraverso meccanismi di disintossicazione e meccanismi
antiossidanti; la vitamina D pare sia quindi importante per evitare il declino cognitivo.
L’articolo New clues about vitamin D functions in the nervous system (“Nuove informazioni
sulla funzione della vitamina D nel sistema nervoso”)880 ci informa della scoperta di recettori della
vitamina D nei neuroni e nelle cellule gliali, che i geni che codificano gli enzimi coinvolti nel
metabolismo di questo ormone (la forma attiva della vitamina D) sono espressi anche nelle cellule
del cervello e che dalla Vitamina D dipende persino la sintesi di un enzima coinvolto nella sintesi
dei neurotrasmettitori. Come se non bastasse la vitamina D aumenta i livelli di glutatione (la qual
cosa porta all’importanza della vitamina D per la disintossicazione).
L’articolo The vitamin D–antimicrobial peptide pathway and its role in protection against
infection881, oltre a ricordarci che l’esposizione al sole e l’olio di fegato di merluzzo (ricco
naturalmente di vitamina D) sono stati sin da tempi antichi indicati come metodi per la cura della
tubercolosi, l’articolo ci informa della recente scoperta del ruolo della vitamina D nell’espressione
genetica di peptidi antimicrobici che spiega almeno in parte l’effetto “antibiotico” di tale sostanza.
L’articolo Treatment of vitamin D deficiency due to Crohn’s disease with tanning bed
ultraviolet B radiation882 ci informa che dei malati di tale malattia dopo 6 mesi di trattamento con
raggi UVB hanno raggiunto livelli normali di 25(OH)D nel sangue smettendo di soffrire di
debolezza muscolare e di dolore muscolare ed osseo. Anche l’articolo Vitamin D and Crohn’s
disease in the adult patient: a review883 ci informa di una simile relazione, e del beneficio
dell’integrazione della vitamina D.
L’articolo Low serum vitamin D concentrations in patients with schizophrenia884 mostra che
I livelli di vitamina D nel sangue sono più bassi nei pazienti schizofrenici rispetto ai depressi ed ai
soggetti sani del gruppo di controllo.
L’articolo Correlation between total vitamin D levels and psychotic psychopathology in
patients with schizophrenia: therapeutic implications for add-on vitamin D augmentation885,
ci informa che valori particolarmente bassi di vitamina D sono stati osservati durante le crisi
psicotiche dei pazienti schizofrenici. Anche l’articolo Serum vitamin D levels in relation to
schizophrenia: a systematic review and meta-analysis of observational studies886, che opera una

879
Pubblicato su Molecular Aspects of Medicine 2008 Dec; 29(6): 415–422, autori Jennifer S. Buell, M S, Bess
Dawson-Hughes; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2829975/.
880
Pubblicato su Trend in Endocrinology and Metabolism 2002 Apr;13(3):100-5, autori Garcion E1, Wion-Barbot N,
Montero-Menei CN, Berger F, Wion D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11893522.
881
Pubblicato su Future Microbiology 2009 Nov; 4: 1151, autore Adrian F Gombart;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2821804/.
882
Pubblicato su Gastroenterology 2001 Dec;121(6):1485-8, autori Koutkia P, Lu Z, Chen T C, Holick M F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11729127.
883
Pubblicato su Journal of Parenteral and Enteral Nutrizion 2014 May;38(4):438-58, autore Basson A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24154811.
884
Pubblicato su The Israel Medical Association Journal 2012 Feb;14(2):88-92, autori Itzhaky D, Amital D, Gorden
K, Bogomolni A, Arnson Y, Amital H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22693787.
885
Pubblicato su Therapetic Advances in Psychopharmacol. 2014 Dec;4(6):268-75, autori Yüksel RN1, Altunsoy N2, et
al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pub\med/25489478.
886
Pubblicato su Journal of Clinical and Metabolism 2014 Oct;99(10):3863-72, autori Valipour G, Saneei P,
Esmaillzadeh A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25050991.
258
meta-analisi di diversi studi sull’argomento, mostra una significativa correlazione tra bassi livelli di
vitamina D e schizofrenia.
Gli autori dell’articolo Is Serum Hypovitaminosis D Associated with Chronic Widespread
Pain Including Fibromyalgia? A Meta-analysis of Observational Studies887, dopo avere preso in
considerazione i risultati di 12 studi sull’argomento, concludono che c’è un’associazione positiva
tra l’ipovitaminasi D e il dolore cronico diffuso, e che tale correlazione permane anche dopo
l’esclusione dei cosiddetti “fattori di confusione” . In particolare gli autori indicano un valore soglia
di (8 - 10 ng/mL) che separa le persone che soffrono di tale devastante sintomo da quelle che non ne
soffrono. Anche l’articolo Effects of vitamin D on patients with fibromyalgia syndrome: a
randomized placebo-controlled trial888, ci conferma che l’ottimizzazione dei livelli di vitamina D
ha un effetto positivo sulla diminuzione del dolore.
L’articolo Vitamin D deficiency in women with fibromyalgia in Saudi Arabia889, ci informa
che le donne sofferenti di fibromialgia spesso sono carenti di vitamina D (in Arabia Saudita anche
se non vanno in giro velate, le donne spesso sono molto coperte e prendono poco sole). L’autore
nella conclusione scrive addirittura che “un efficace trattamento con alte dosi di vitamina D
potrebbe portare alla risoluzione di quasi tutti i sintomi”.
L’articolo Protective effect of 1,25-dihydroxyvitamin D3 on ethanol-induced intestinal
barrier injury both in vitro and in vivo890 mostra l’azione protettiva della vitamina D nei
confronti della barriera intestinale rispetto al danno indotto dall’etanolo.
Infine anche il diabete mellito di tipo 1 nei bambini è correlato a bassi livelli di vitamina D,
come conferma l’articolo Correlation of serum vitamin D level with type 1 diebetes mellitus in
children: a meta-analysis891.
È da notare come, nel ristabilire livelli ottimali di vitamina D, siano importanti anche i cofattori
della vitamina D (magnesio, boro, vitamina K, zinco) che permettono al nostro corpo di utilizzarla
al meglio, nonché la vitamina A (che lavora per molti aspetti in sinergia con la D e che impedisce
danni da eccessi di vitamina D) 892.
L’articolo Epidemic influenza and vitamin D893 ci mostra che stagionalità dell’influenza mostra
un picco in corrispondenza del periodo dell’anno in cui normalmente calano i livelli della vitamina
D nel sangue delle persone a causa della mancata esposizione alla luce del sole, e spiega che la
vitamina D modula il sistema immunitario prevenendo l’eccessiva produzione di citochine
infiammatorie, aumentando la capacità di azioni antimicrobica dei macrofagi, e stimolando la
produzione di peptidi antimicrobici. La supposizione che i virus influenzali si diffondano in quei
periodi dell’anno in cui minore è il livello di vitamina D nel sangue, è stato dimostrato inoculando
(in soggetti volontari) virus influenzali in diversi periodi dell’anno e riscontrando come la febbre si
manifestasse soprattutto in inverno.

887
Pubblicato su Pain Physician. 2015 Sep-Oct;18(5):E877-87, autori Hsiao M Y, Hung C Y, Chang K V, Han D,
Wang T G; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26431141.
888
Pubblicato su Pain. 2014 Feb;155(2):261-8, autori Wepner F, Scheuer R, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24438771.
889
Pubblicato su Pain Medicine. 2012 Mar;13(3):452-8, autore Abokrysha N T;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22221390.
890
Pubblicato su Toxicology Letters 2015 Sep 2;237(2):79-88, autori Chen S W, Ma Y Y, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26068064.
891
Pubblicato su Nutrition Hospitalaria 2015 Oct 1;32(n04):1591-1594, autori Liu C, Lu M, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26545522.
892
Vedi https://www.evolutamente.it/la-supplementazione-di-vitamina-d-e-davvero-utile-o-puo-essere-addirittura-
dannosa-parte-terza/ .
893
Pubblicato su Epidemiology and Infection. 2006 Dec;134(6):1129-40, autori Cannell JJ, Vieth R, Umhau JC,
Holick MF, Grant WB, Madronich S, Garland CF, Giovannucci E;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16959053.
259
Nell’articolo Vitamin D for influenza894, il dottor Gerry Schwalfenberg discute all’inizio degli
inibitori della neuraminidase (un tipo di farmaci antivirali) affermando che apportano più danni che
benefici. Gli effetti collaterali elencati dall’autore vengono enumerate in base alla propria
esperienza clinica, ovvero all’osservazione di quanto rilevato nei propri pazienti: vomito, gravi
forme di diarrea, confusione acuta, allucinazioni, delirio; peggioramento delle funzioni cognitive.
Al contrario ci sono studi che hanno mostrato come persino dosi relativamente basse di vitamina D
(1.200 UI) somministrate ai bambini abbiano ridotto notevolmente i casi di influenza A e di attacchi
di asma (nei soggetti sofferenti di tale patologia) rispetto al gruppo di controllo che assumeva un
placebo895.
Ma la cosa più notevole dell’articolo è la dichiarazione che il dottor Schwalfenberg ed un suo
collega hanno fornito per qualche anno ai propri pazienti integratori di vitamina D in maniera tale
da raggiungere almeno il livello di 40 ng/ml, e adesso vedono pochissimi dei propri pazienti
ammalarsi di influenza o di sindromi para-influenzali. Per questi ultimi, quando la malattia si
manifesta, hanno utilizzato il “martello della vitamina D” (vitamin D hammer), ovvero 50.000 UI al
giorno di vitamina D3 in un’unica dose, oppure 10.000 UI 3 volte al giorno, per 2 o 3 giorni. I
risultati vengono descritti come eccezionali, con complete risoluzione dei sintomi in 2 o 3 giorni, e
viene precisato che dosi di questo tipo non sono mai state tossiche. Giustamente il dottor
Schwalfenberg insiste sul fatto che si tratta di una cura economicissima e afferma che serve
urgentemente uno studio su questa modalità di intervento, sia per ottimizzare la salute delle persone,
che per risparmiare sulle spese mediche.

79 - Carenza di zolfo, zolfo puro e zolfo organico

79.1 – Introduzione
Lo zolfo è l’ottavo elemento più abbondante che si trova nel corpo umano (dopo ossigeno,
carbonio, idrogeno, azoto, calcio, fosforo e potassio) eppure non esistono dosi minime
raccomandate per l’assunzione di tale elemento. Secondo l’analisi di Stephanie Seneff, PhD, c’è una
incredibile corrispondenza tra paesi vulcanici, il cui suolo è naturalmente ricco di zolfo, ed alti
livelli di benessere psicofisico. Il deficit di zolfo invece sarebbe correlato a diverse patologie, dai
problemi cardiaci al morbo di Alzheimer.
Lo zolfo si trova naturalmente in molti alimenti come aglio, cavolo, uova, arachidi, cipolle, ma
può essere utile in certe circostanze assumere degli integratori, anche perché molte sostanze
tendono a deprivare l’organismo di zolfo. La vitamina C invece aiuta l’assimilazione dello zolfo.
Secondo il sito www.centroaloe.it896 la lista delle sostanze antagoniste dello zolfo comprende:
alcoolici, tabacco (nicotina), bibite a base di cola, caffè e tè, cioccolato, zucchero
raffinato e dolcificanti artificiali, alimenti conservati, raffinati o cotti nel forno a
microonde, grassi saturi, esposizione a radiazioni, inquinamento atmosferico,
estrogeni sintetici, anticoncezionali, molti farmaci.
Sempre secondo il sito succitato la carenza di zolfo può essere correlata alle seguenti patologie:
acne, eczema, eruzioni e macchie cutanee, dermatiti, psoriasi, capelli fragili,
alopecia, unghie fragili, paronichia (patereccio), artrite, lupus eritematoso,
anemia falciforme ed altre malattie del collagene.

894
Pubblicato su Canadian Family Physician 2015 Jun; 61(6): 507, autore Gerry Schwalfenberg;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4463890/.
895
Randomized trial of vitamin D supplementation to prevent seasonal influenza A in schoolchildren,
Pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition 2010 May;91(5):1255-60, autori Urashima M, Segawa T,
Okazaki M, Kurihara M, Wada Y, Ida H; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20219962.
896
http://www.centroaloe.it/informazioni/zolfo.php.
260
Il costo dei “fiori di zolfo” o altri prodotti composti di zolfo puro (facilmente reperibili/ordinabili
in farmacia ed erboristeria oppure on line) è veramente modico (circa 3 euro all’etto) e la dose
giornaliera massima è una quantità veramente molto piccola. Un poco più elevato è il costo
dell’integratore MSM (metilsulfonimetano, ovvero zolfo organico), noto per la sua azione benefica
su artrosi e artrite reumatoide
Lo zolfo ha un alto potere detossificante ma occorre fare attenzione (come per qualsiasi altro
prodotto naturale o farmaceutico) dal momento che un eccesso di zolfo puro finisce per causare a
sua volta un’intossicazione. Come al solito è sempre consigliabile un consulto col proprio medico
prima di iniziare l’assunzione di un qualsiasi rimedio. Differente è il discorso per lo zolfo organico,
che si può assumere in quantità maggiori e per il quale non sono noti limiti massimi di assunzione
giornaliera (d’altronde si tratta di una sostanza contenuta nelle broccolacee, nell’aglio, nella cipolla
ed in altri alimenti).
Lo zolfo puro si può assumere solo in piccole dosi, pari a quel po’ di polvere che può stare su
mezza unghia del mignolo di chi lo assume (lo di assume sciolto nell’acqua o mescolato col miele);
non va assunto che per periodi limitati (da 7 a 20 giorni), la mattina prima di colazione,
eventualmente a giorni alterni.
Altre informazioni si possono reperire sul sito mednat.org897 dove si indica lo zolfo come un
possibile rimedio anche per mal di gola, tonsilliti faringiti e tracheiti, dolori reumatici, disturbi della
circolazione ... Leggiamo su tale sito che lo zolfo puro (fiori di zolfo) è un
elemento cardine della disintossicazione e per la disinfiammazione dei tessuti,
assieme al carbone vegetale, lo Zolfo, va assunto nella misura di una dose
giornaliera od a giorni alterni, a seconda dei casi, per un periodo massimo di 20
giorni. (…)
C’è inoltre da sottolineare che lo zolfo, è uno dei più importanti componenti
della molecola del Glutatione. L’integrazione lo zolfo può dunque risultare di
grande utilità per incrementare i livelli produzione del Glutatione nel nostro
organismo, soprattutto nei distretti nei quali esso riveste particolare importanza.
Il glutatione è una molecola essenziale al buon funzionamento del nostro sistema
di disintossicazione, tanto che esistono protocolli a base di glutatione e vitamina C
per la disintossicazione dai metalli pesanti.
Da notare che lo zolfo può essere associato all’argilla per fare degli impacchi, utili in caso di
dolori alle articolazioni e dei muscoli, contusioni, strappi, crampi, mal di testa torcicollo, dolori
reumatici. Per prepararlo secondo il sito centroaloe898 si versa l’argilla in un contenitore che non sia
né di metallo né di plastica, si aggiunge un cucchiaino di zolfo, si mescola e si aggiunge acqua fino
ad ottenere una pasta “densa, omogenea e malleabile applicabile al viso e al corpo con una spatola
o pennello”. Quindi si aspetta che la pasta secchi del tutto, e si risciacqua a lungo con acqua tiepida.
Per approfondimenti potete leggere gli articoli: disintossicarsi con lo zolfo899, crema allo zolfo
e all’acido salicilico per i problemi della pelle900, fior-di-zolfo901.
Su un lungo ed interessante articolo del sito dioni902 troviamo la conferma di quanto letto in un
sito in lingua inglese903, ovvero che lo zolfo organico (MSM) può servire come chelante naturale
per rimuovere i metalli pesanti. Una ulteriore conferma la troviamo sul sito erboristico

897
http://www.mednat.org/cure_natur/fiori_zolfo.htm.
898
http://www.centroaloe.it/informazioni/zolfo.php.
899
http://trashic.com/2012/08/disintossicarsi-con-lo-zolfo/.
900
http://www.dermaclub.it/EducationalSub.asp?ID=34.
901
http://www.centroaloe.it/argille-fanghi-e-polveri-minerali/l-aromoteca-fior-di-zolfo/flypage.tpl.php.
902
http://dioni.altervista.org/dioni_0374.html.
903
http://www.sulfurforhealth.com/.
261
http://www.erbeofficinali.it904 a riguardo dello zolfo organico, dove si legge:
Lo zolfo organico è inoltre in grado di legare i metalli pesanti come piombo,
cadmio e mercurio, e facilitarne l’espulsione dall’organismo. Questo processo
prende il nome di chelazione.
Secondo le testimonianze lette anche sul sito statunitense http://ymlp.com/zf5f9W l’assunzione
di zolfo organico evita l’accumulo di metalli causato dalle scie chimiche (in tale sito viene
consigliato il MSM in polvere e non in capsule).
Al MSM vengono attribuite le seguenti proprietà:
- mitigare le reazioni allergiche nei confronti degli inalanti (come i pollini ) e degli alimenti;
- controllare l’ipersecrezione gastrica;
- diminuire l’ipersensibilità nei confronti di farmaci come aspirina, agenti antiaritmici non
steroidei e antibiotici se questi vengono assunti per via orale in seguito all’assunzione dell’MSM
un’ora prima o contemporaneamente al farmaco;
- controllare la costipazione (in dosi di 100mg o 500mg al giorno);
- ridurre le disfunzioni polmonari;
- esercitare un’azione antiparassitaria;
- disintossicare ed energizzare il corpo;
- aiutare il fegato nella secrezione biliare e nella produzione di colina;
- rinforzare le pareti dei capillari, prevenendo la formazione di vene varicose;
- aiutare il metabolismo dei carboidrati;
- aiutare a tenere in buono stato di salute capelli, pelle e unghie;
- contribuire a tenere a bada i sintomi delle seguenti malattie: artrite, artrosi, lupus eritematoso,
dolori muscolari e crampi, stress, problemi cardiaci, diabete, acidità di stomaco, problemi articolari,
eczemi, psoriasi.
Tutto questo può spiegarsi pensando che l’agricoltura industrializzata e l’industria alimentare che
“produce” cibi sempre più artificialmente manipolati, assieme alle cattive abitudini alimentari e al
consumo eccessivo di farmaci hanno causato una generale mancanza di zolfo nella nostra dieta.
Secondo Stephanie Seneff (vedi più avanti) una lunga lista di malattie tra le quali diabete,
obesità, Alzheimer, malattie cardiache, depressione, morbo di Crohn, cancro, sindrome da fatica
cronica, colite ulcerosa, atrofia muscolare, potrebbero essere tutte con-causate da una mancanza di
zolfo. È da rimarcare però che tra i batteri patogeni che concausano la disbiosi intestinale ci sono
anche dei batteri solfo-riduttori, che rendono inutilizzabile lo zolfo che viene assunto tramite
l’alimentazione. Alla base di una carenza di zolfo ci potrebbe quindi essere molto spesso anche una
forma di disbiosi intestinale.
Qui di seguito un riassunto dell’articolo Sulfur Deficiency pubblicato da Stephanie Seneff
(PhD) sul sito della fondazione Weston A Price905.

79.2 - Carenza di Zolfo, un possibile co-fattore di obesità, malattie


cardiache, morbo di Alzheimer e sindrome da fatica cronica
Sebbene lo zolfo sia contenuto in uova, le cipolle, l’aglio, le verdure a foglie verde scuro come il
cavolo e i broccoli, carne, frutta secca e frutti di mare, la dieta occidentale basata sul consumo di
cereali sarà carente di zolfo, se poi le verdure e la frutta vengono dall’agricoltura intensiva, il suolo
su cui vengono coltivate sarà povero di zolfo. Lo zolfo si può trovare anche nell’acqua potabile, ma
le acque con basso residuo fisso presumibilmente ne contengono poca. Il fatto che le persone che
bevono acqua con basso residuo fisso hanno una probabilità più alta di soffrire di malattie cardiache
rispetto a quelle che bevono acqua più dura può dipendere da una minore assunzione di zolfo e di

904
http://www.erbeofficinali.it/?IngredienteErboristeria=595.
905
http://www.westonaprice.org/vitamins-and-minerals/sulfur-deficiency, la traduzione integrale la trovate su
http://scienzamarcia.altervista.org/zolfo.doc.
262
magnesio con l’acqua.
La fonte originaria dello zolfo sono le rocce vulcaniche, e le nazioni dove le eruzioni vulcaniche
hanno arricchito il suolo di zolfo godono di basse percentuali di malattie cardiache e di obesità, ed
elevata longevità.
Nel suo libro di recente pubblicazione, The Jungle Effect, la dottoressa Daphne Miller906 riporta
che gli Islandesi hanno una bassa percentuale di depressione, nonostante vivano alle alte latitudini e
che “Se paragonati ai nord americani, hanno percentuali circa dimezzate di casi di morte per attacco
cardiaco e per diabete, obesità molto minore, e una maggiore aspettativa di vita. In effetti, la vita
media di un Islandese è tra le più alte del mondo.”
Mentre la dottoressa Miller propone che il fattore benefico possa essere l’alto consumo di pesce
e l’associata alta assunzione di grassi omega-3, la sua interpretazione si scontra con il problema che
gli Islandesi che si trasferiscono in Canada e continuano a mangiare molto pesce non godono della
stessa bassa percentuale di depressione ed attacco cardiaco. Il ruolo dello zolfo nella vulcanica isola
del Nord-Europa potrebbe quindi essere centrale nello spiegare le insolite condizioni di salute
ottimale dei suoi abitanti. Il suolo dell’islanda è stato massicciamente “fecondato” dalle eruzioni
vulcaniche del tardo 1800, che costrinsero molte persone ad emigrare in Canada.

Per spiegare alcune funzioni del nostro organismo può essere di rilievo discutere di due molecole
che contengono lo zolfo: la D3 solfatata e il colesterolo solfatato. La vitamina che si forma in
seguito all’esposizione alla luce del sole è rpoprio la vitamina D3 solfatata, che è solubile
nell’acqua, e quindi può essere trasportata direttamente nel flusso sanguigno (invece di dovere
essere incapsulata all’interno del colesterolo LDL per il suo trasporto). Anche nel latte (crudo) dei
mammiferi troviamo la vitamina D3 solfatata, ma la pastorizzazione del latte distrugge tale
molecola.
Scrive S Seneff:
Anche il colesterolo solfatato viene sintetizzato nella pelle, dove forma una
parte cruciale della barriera che tiene lontani i batteri nocivi ed altri micro-
organismi come i funghi.
Il colesterolo solfatato regola il gene per una proteina detta profilaggrina,
interagendo come un ormone con il recettore nucleare ROR-alpha. La
profilaggrina è il precursore della filaggrina, che protegge la pelle da organismi
invasori. Una mancanza di filaggrina è associata con l’asma e con l’artrite.
Quindi il colesterolo solfatato gioca un ruolo molto importante nella protezione
dall’asma e dall’artrite. Questo spiega perché lo zolfo è un elemento curativo.
Come la vitamina D3 solfatato, il colesterolo solfatato è anche solubile in
acqua, ed anch’esso, a differenza del colesterolo, non deve essere incapsulato
dentro il colesterolo LDL per essere distribuito ai tessuti.
La vitamina D3 solfatata non è efficace nel trasporto del calcio ma ha un’azione preventiva nei
confronti del cancro e delle malattie cardiache, e potenzia l’azione del sistema immunitario contro
le malattie infettive.
Secondo la Seneff il colesterolo solfatato invece può proteggere le cellule del grasso e le cellule
dei muscoli dal danno dovuto all’esposizione al glucosio, un potente agente riducente, e
all’ossigeno, un forte agente ossidante; in mancanza di colesterolo solfatato le cellule grasse e le
cellule muscolari vengono danneggiate, incapaci di processare il glucosio fino al punto che le
cellule del grasso non riescono più a cedere il grasso che esse stesse accumulano.
Per entrare un poco nei dettagli cito la Seneff:
Lo zolfo è un elemento molto versatile, dal momento che può esistere in diversi

906
http://drdaphne.com/wordpress/writing/books/jungleeffect/.
263
stati di ossidazione, che variano da +6 (nei radicali solfati) a – 2 (nell’acido
solfidrico – detto altresì solfuro di idrogeno). Il glucosio, in quanto potente agente
riducente, può causare un significativo danno da glicazione alle proteine esposte,
che porta alla formazione di Prodotti Finali di Glicazione Avanzata Glicazione
[Advanced Glycation End Products (AGE)] che sono estremamente distruttivi per
la salute: si crede che essi siano uno dei fattori più importanti che aumentano il
rischio di sviluppare una malattia cardiaca. Io ipotizzo che, se lo zolfo (+6) è reso
disponibile per il glucosio come un’esca, il glucosio verrà dirottato piuttosto verso
la riduzione dello zolfo e non innescherà la glicazione di qualche vulnerabile
proteina come la mioglobina. (…) Questa spiegazione renderebbe conto
dell’osservazione che una carenza di zolfo causa dolore muscolare ed
infiammazione907.
In base a dei ragionamenti ed all’analisi di processi fisiologici alquanto complessi da trattare, la
Seneff considera che la sindrome metabolica sia correlata, oltre che dalla carenza di vitamina D (ed
in genere ad una dieta squilibrata) anche alla carenza di zolfo. La sindrome metabolica indica un
quadro che comprende i seguenti sintomi: insulino-resistenza, disfunzione del metabolismo del
glucosio nelle cellule muscolari; eccesso di trigliceridi nel siero sanguigno; alti livelli di LDL,
particolarmente del tipo più piccolo e denso (il peggiore), bassi livelli di HDL (il cosiddetto
colesterolo “buono”), ridotto contenuto di colesterolo all’interno delle singole particelle di HDL,
elevata pressione sanguigna, obesità.
Lo ione solfato del colesterolo solfatato è protettivo nei confronti dell’arteriosclerosi e S Seneff
ipotizza che il radicale solfato sia essenziale per il processo che fornisce colesterolo ed ossigeno al
muscolo cardiaco.
Ho recentemente scoperto un articolo molto interessante in una pubblicazione
del 1997 di FASEBnel quale si sviluppa una persuasiva teoria secondo la quale
bassi livelli nel siero sanguigno di due molecole contenenti zolfo sono un segno
caratteristico di una serie di condizioni patologiche. Tutte queste malattie sono
associate con il deterioramento muscolare, nonostante la presenza di una
nutrizione adeguata. Gli autori per indicare questa situazione hanno coniato il
termine “sindrome da basso CG”, dove “CG” sta per le iniziali dell’aminoacido
“cisteina” ed il tripetide “glutatione” entrambi contenenti un radicale solforico “-
S-H” che è essenziale per la loro funzione. Il glutatione viene sintetizzato a partire
dall’aminoacido cisteina, dal glutammato e dalla glicina, e la mancanza di
glutammato è parte del processo patologico come discuterò in seguito.
La lista delle condizioni patologiche associate con la sindrome da basso CG è sorprendente e
molto rivelatrice: cancro, sepsi (avvelenamento del sangue), morbo di Crohn, colite ulcerosa,
sindrome dell’intestino irritabile, sindrome da fatica cronica e sovraffaticamento atletico.
S Seneff ipotizza anche che il colesterolo solfatato si importante per la corretta funzionalità non
solo della pelle, ma anche di un’altra barriera, quella dell’intestino, e afferma che una dieta povera
di grassi finisce per essere povera anche di questa forma di colesterolo , con ripercussioni sul
sistema digestivo. Ella afferma:
Inoltre, se ho ragione sull’innesco dei raft lipidici da parte del colesterolo
solfatato, allora la mancanza di colesterolo solfato compromette l’ingresso sia del
glucosio che del grasso nella cellula muscolare.
Il glutatione, un potente antiossidante, è un’altra proteina contenente zolfo che risulta carente

907
Su tale argomento leggi anche Lo zolfo ed il metabolismo del glucosio;
http://www.mednat.org/cure_natur/glicazione.htm.
264
nella sindrome da basso GC, ed è ormai noto che la carenza di glutatione possa concorrere alla
genesi di diverse patologie; l’assunzione di zolfo organico, vuoi come integratore vuoi sotto forma
di alimenti ricchi di tale sostanza, potrebbe avere molti risvolti positivi.
La conclusione dell’articolo di S. Seneff è che:
Lo stile di vita moderna cospira nell’indurre una deficienza di colesterolo solfatato
e vitamina D3 solfatata. Siamo fortemente incoraggiati ad evitare l’esposizione al
sole e a minimizzare il consumo di cibi che contengono colesterolo. Siamo
incoraggiati a consumare una dieta ricca in carboidrati e povera in grassi, come
ho affermato precedentemente [34], che porta ad un diminuito assorbimento di
colesterolo da parte delle cellule. Fortunatamente correggere queste insufficienze
dietetiche a livello individuale è decisamente facile. Se semplicemente eliminate gli
schermi solari e mangiate più uova, fate due cose che da sole possono aumentare
notevolmente le vostre possibilità di vivere a lungo ed in buona salute.
L’articolo in oggetto è corredato da alcune appendici, una delle quali verte sul rapporto tra pelle,
sole e cuore. È stato dimostrato che chi vive in posti assolati è più protetto dalle malattie cardiache,
nonostante studi specifici sui livelli della vitamina D abbiano dato risultati inconcludenti; è per
questo che S Seneff ipotizza che il ruolo protettivo dalle malattie cardiache sia da attribuire alla
vitamina D3 solfatata, che si ottiene solo grazie all’esposizione alla luce solare (e ad un sufficiente
apporto di zolfo nella dieta); la Seneff ipotizza che anche il colesterolo solfatato si produca nella
stessa maniera, ma la motivazione di tale ipotesi è un po’ troppo tecnica. Riporto alcune righe
dell’appendice al suo articolo:
Sia il colesterolo che lo zolfo offrono protezione alla pelle dal danno che la
radiazione provoca al DNA cellulare, il tipo di danno che può causare il cancro
alla pelle. Il colesterolo e lo zolfo vengono ossidati dall’esposizione alle alte
frequenze dei raggi solari, agendo così come antiossidanti che permettono di
“prendere il sole” per così dire. L’ossidazione del colesterolo è il primo passo nel
processo col quale il colesterolo si trasforma in vitamina D3.
(…)
Bene, se ho ragione allora la pelle può essere vista come una batteria per il
cuore ricaricata dal sole, e questo è un concetto notevole. L’energia dei raggi del
sole viene convertita in energia chimica nei legami zolfo-ossigeno, e quindi
trasportata attraverso i vasi sanguigni al cuore ed ai muscoli dello scheletro. Il
colesterolo solfatato e la vitamina D3 solfatata sono portatori che liberano
l’energia (e l’ossigeno) “porta a porta” alle singole cellule del cuore e dei muscoli
scheletrici.
Se La Seneff avesse ragione, i dettami dietetici in voga, la paura del colesterolo (e quindi delle
uova che lo contengono), la carenza cronica di zolfo, l’abitudine a vivere al riparo della luce del
sole (o se lo facciamo a ricoprirci di abbondanti dosi di creme solari per filtrare i raggi), sono tutti
fattori che hanno un effetto negativo sulla nostra salute. Secondo l’autrice anche il consiglio di non
mangiare carne rossa porta ad una carenza di zolfo, così come l’uso degli Terzo, gli addolcitori di
acqua (che rimuovono lo zolfo dall’acqua che beviamo).
E che dire dell’eccesso di carboidrati complessi (ovvero dell’abitudine a nutrirsi per lo più di
cereali e tuberi amidacei)?
Un altro significante contributo è la dieta ad alto contenuto di carboidrati e basso
tenore di grassi, che porta ad un eccesso di glucosio nel sangue, che causa a sua
volta la glicazione delle particelle di colesterolo LDL e le rende incapaci di fornire
il colesterolo ai tessuti. Uno di questi tessuti è la pelle, e quindi la pelle diventa

265
ulteriormente sguarnita di colesterolo a causa del danno da glicazione subito dal
colesterolo LDL.

Carenza di zolfo ed morbo di Alzheimer


Mentre la medicina ufficiale ha sempre pensato che la placca beta amiloide fosse la causa
dell’Alzheimer, in realtà essa ne è piuttosto un segno e la Seneff ipotizza che una causa della
malattia (altre vengono analizzate in un capitolo specifico) siano i problemi nel metabolismo del
glucosio connessi con la carenza di zolfo. In effetti sulla pagina web pubblicata da Ronald Roth908
si può vedere un grafico coi livelli di vari minerali nelle cellule di un tipico malato di Alzheimer in
rapporto ai livelli normali. È notevole come lo zolfo sia quasi inesistente nel profilo dei malati di
Alzheimer.
Sul sito internet http://www.acu-cell.com/ della Clinical Research Resource for Cellular
Nutrition & Trace Mineral Analysis” (“Centro di ricerca clinica per la nutrizione cellulare e
l’analisi dei minerali in traccia”) si legge:
Mentre alcuni farmaci o antibiotici possono rallentare o eventualmente
arrestare la progressione del morbo di Alzheimer, l’integrazione di zolfo ha la
potenzialità non solo di prevenire, ma persino di invertire la condizione [ovvero il
processo degenerativo - N.d.T.], a patto che la malattia non sia progredita fino ad
uno stadio nel quale il danno al cervello è già abbastanza rilevante. Una delle più
importanti cause per l’aumento di casi di Alzheimer negli anni passati è la cattiva
reputazione che hanno avuto le uova in quanto importanti fonti di colesterolo, a
dispetto del fatto che l’assunzione del colesterolo tramite la dieta ha poca
importanza sul livello di colesterolo nel siero, cosa che è stata finalmente
riconosciuta dalla medicina ufficiale. Nel frattempo, una gran parte della
popolazione, seguendo la cattiva informazione diffusa sulle uova, ha perso
un’eccellente fonte di zolfo e di diversi altri nutrienti essenziali. Ovviamente cipolle
e aglio sono un’altra ricca fonte di zolfo, ma in rapporto al volume, essi non
possono stare a confronto con quanto di può ottenere consumando regolarmente
le uova.
(…)
Sia Zolfo che Selenio sono minerali importanti per il sistema nervoso, e
causano una reazione infiammatoria in caso di eccessiva ingestione o ritenzione
(come succede con la Sclerosi Laterale Amiotrofica), a provocando una risposta
degenerativa in caso di insufficiente ingestione o ritenzione (come succede con il
morbo di Alzheimer).
La risposta positiva ad una terapia basata sull’integrazione di zolfo che ho
osservato in pazienti sofferenti di morbo di Alzheimer è stata inversamente
proporzionale alla progressione della malattia.
Cosa interessante, lo zolfo è un potentissimo antagonista dell’alluminio, cosa
che dovrebbe soddisfare quanti affermano che l’alluminio sia un importante
fattore legato all’insorgenza della malattia. La maggior parte dei pazienti giovani
e vecchi che soffrivano di “confusione” problemi di concentrazione, e scarsa
memoria, mostravano livelli di zolfo al di sotto della norma, inclusi molti bambini
diagnosticati come sofferenti del “disordine di attenzione / iperattività” (ADD /
ADHD), e lo stesso dicasi per le persone intossicate da alti livelli di alluminio. I

908
http://www.acu-cell.com/dis-alz.html.
266
comuni che aggiungono alluminio all’acqua potabile [nel corso del processo di
flocculazione, una delle fasi della potabilizzazione dell’acqua - N.d.T.] oltre a
fluoro e cloro, non aiutano certo quelle persone che lottano per mantenere un
adeguato livello di zolfo.
Un altro antagonista dello zolfo che possiamo assumere con la dieta è il rame,
che si trova in una serie di alimenti e bevande quali caffè, cola, cioccolato e
prodotti a base di cacao, germe di grano, frutti di mare, soia, frutta secca e molte
altri. Una situazione con alti livelli di rame e bassi livelli di zolfo non solo può
essere la base per l’insorgenza del morbo di Alzheimer, ma può causare anche
alcune forme di artrite e di degenerazione vascolare

Come possibile integratore di zolfo sul sito http://www.acu-cell.com viene indicato lo zolfo
organico (MSM) che si trova in natura in negli alimenti succitati (oltre che nella carne e nel
pesce). Sul sito si raccomanda ove possibile, per le risolvere problemi legati a deficit di zolfo, a
non affidarsi solo all’integrazione di MSM ma di attingere anche alle naturali fonti commestibili.

Secondo la Seneff
La mancanza di sufficiente zolfo avrebbe un immediata ripercussione negativa
sulla capacità dei neuroni di portare efficacemente l’ossigeno, in una maniera
ancora una volta simile a quanto succede nelle cellule muscolari. Questo vorrebbe
dire che le altre proteine ed i grassi nel neurone soffrirebbero di danno ossidativo,
portando alla fine alla distruzione del neurone.
(…)
Io sospetto che una carenza di colesterolo si manifesterebbe se è insufficiente il
colesterolo solfatato,
Ma possibile, qualcuno dirà? Questa signora Seneff fa voli pindarici con la sua fantasia? E
invece no, tant’è che ci sono ricerche scientifiche che descrivono il morbo di Alzheimer come una
sorta di “diabete di tipo III”909.

Lo zolfo come un agente protettivo nei confronti del danno da radiazione


Su tale ruolo dello zolfo, dalla lunga dissertazione della Seneff riporto solo l’indicazione
dell’articolo Radiation Protection with Sulfur and Some Sulfur-containing Compounds
(“Protezione dalla radiazione con lo zolfo ed alcuni composti contenenti lo zolfo”), il cui titolo è già
di per sé molto significativo Pubblicato su Nature, Vol. 194, 782, May 26, 1962, autori A .
Charlesby, et al. Anche se ai vegetariani sicuramente non piacerà, ma secondo S Seneff
La migliore fonte di zolfo sono le proteine animali quali carne, pesce ed uova. Lo
zolfo sta scomparendo dal suolo coltivabile, e così i vegetali contengono persino
meno zolfo di quanto succedeva una volta. È quindi molto verosimile che i
vegetariani soffrano di deficit da zolfo, che può influire sulla loro suscettibilità al
danno da radiazione solare.

79.3 - Piccolo addendum su rame, alluminio, zolfo, morbo di


Parkinson e di Alzheimer
Nella precedente traduzione è stato messo in evidenza il ruolo del rame, elemento metallico che

909
Vedi l’articolo Studio italiano, l’Alzheimer è una specie di diabete pubblicato su La Stampa del 13/10/2012
http://www.lastampa.it/2012/01/13/scienza/studio-italiano-il-morbo-di-alzheimer-e-una-specie-diabete-
VQNP7xtCKZCNKHTqkddEVJ/pagina.html.
267
inibisce l’attività positiva dello zolfo organico, la cui carenza sembra correlata all’insorgere di varie
malattie tra le quali il morbo di Parkinson e di Alzheimer. Che l’eccesso di rame sia correlato al
rischi di sviluppare la malattia viene rivelato anche dall’articolo Value of serum
nonceruloplasmin copper for prediction of mild cognitive impairment conversion to
Alzheimer disease910. Ma da dove viene il rame, si chiederà qualcuno?
Ebbene il rame è utilizzato come pesticida / fungicida ed il suo uso entro certi limiti è persino
ammesso per legge nell’agricoltura biologica911. Forse questo spiega anche la correlazione tra
pesticidi e morbo di Parkinson sancita anche da una recente sentenza di un tribunale francese912.
Dall’articolo È ufficiale pesticidi causano il morbo di Parkinson sul sito quotidiano legale913
traggo le seguenti righe
Per prima in Europa, la Francia riconosce il Morbo di Parkinson come
malattia professionale per gli agricoltori entrati a stretto contatto con i pesticidi. Il
decreto francese è stato pubblicato lo scorso maggio ed è entrato in vigore di fatto
un mese fa. Alla base una serie di ricerche scientifiche che hanno evidenziato i
legami tra il Parkinson e l’esposizione professionale ai pesticidi.
Alle informazioni sul possibile ruolo dello zolfo nell’insorgenza del morbo di Parkinson (e
dell’Alzheimer) possiamo aggiungere quelle che vengono dalla lettura dell’interessante articolo
Morbo di Parkinson amici e nemici nel piatto914 pubblicato sul sito terranews dalla cui lettura si
evince che consumare molta frutta e verdura fresca possibilmente biologica aiuta a combattere la
malattia (d’altronde i vegetali provenienti da coltivazioni biologiche sono più ricchi di zolfo) e che
invece secondo una recente ricerca epidemiologica il consumo di latte e latticini aumenterebbe il
rischio di ammalarsi.
L’articolo Consumption of dairy products and risk of Parkinson disease (“Assunzione di
latte e latticini e rischio di contrarre il morbo di Parkinson”)915 indica un discreto aumento del
rischio di sviluppare il morbo di Parkinson tra le persone che assumono in notevole quantità latte e
latticini. Per i più alti consumatori di questi prodotti il rischio relativo è risultato 1,6 (con un
intervallo di confidenza del 95 percento) il che vuol dire un aumento del 60 per cento della
probabilità di sviluppare la malattia. Tale dato è però una media del valore 1,8 per gli uomini e 1,3
per le donne. Ovviamente i dati non tengono conto del fatto che latte e latticini assunti siano interi
magri o scremati, che il latte sia pastorizzato o crudo; personalmente condivido l’analisi del dottor
Perugini916 che invita piuttosto a preferire il latte intero, sebbene io mal vedo il consumo di latte (il
latte intero biologico è pur sempre pastorizzato e a volte sottoposto anche ad altri trattamenti che lo
rendono ben poco digeribile per l’uomo). Ad ogni modo reputo interessante anche l’analisi del
dottor Perugini sul mito del colesterolo917.
L’articolo morbo di Parkinson amici e nemici nel piatto (scritto da Silvia Carri e Paolo Giordo
per Terra Nuova) afferma che:

910
Pubblicato su Annals of Neurology Apr;75(4):574-8, autori Squitti R, Ghidoni R, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24623259.
911
Vedi http://www.giardinaggio.it/giardino/giardino-biologico/Rame-zolfo.asp e
http://www.compoagro.it/consumer/contents.asp?back=1&prodotto=FS13.
912

http://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do;jsessionid=F02B64383C21B5FF75E0565AE7309CB6.tpdjo17v_1?
cidTexte=JORFTEXT000025804441&categorieLien=id.
913
http://www.quotidianolegale.it/1240/notizie/e-ufficiale-pesticidi-causano-il-morbo-di-parkinson.htlm.
914
http://www.terranews.it/news/2011/11/morbo-di-parkinson-amici-e-nemici-nel-piatto.
915
Pubblicato su American journal of epidemiology, 2007, 1, 165, pag. 998-1006, autori Chen, O’Reilly, Mc
Cullough et al; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17272289.
916
Vedi http://www.dottorperuginibilli.it/index.php/articoli/186.
917
Vedi http://www.dottorperuginibilli.it/index.php/libri/75-mangia-grasso-e-vivi-bene.
268
Fino a pochi decenni fa il disturbo colpiva principalmente individui oltre i 60 anni,
ma oggi l’età d’insorgenza è scesa, con manifestazioni già attorno ai 40 anni; si
sono registrati addirittura casi di ventenni colpiti dal cosiddetto parkinsonismo
giovanile, frutto di inquietanti mutazioni genetiche. Colpa delle intossicazioni?
Gli autori sono quindi arrivati alla stessa mia conclusione quando valutando il fatto che i malati
di Alzheimer aumentano vertiginosamente nel giro di 6 anni918 ipotizzavo un forte contributo dato
dall’inquinamento ambientale, dall’accumulo di sostanze tossiche nell’organismo, anche perché
l’aumento del numero degli ultraottantenni non può bastare a spiegare tale aumento.
E adesso forse abbiamo un quadro completo quando osserviamo che alluminio e rame, due
metalli che con meccanismi differenti contribuiscono all’insorgenza delle due più famose malattie
neurodegenerative vengono riscontrati in ciò che “piove dal cielo” in seguito al passaggio degli
aerei con bianca scia al seguito.

80 - L’importanza del magnesio (e del cloruro di magnesio) per


la nostra salute

Il magnesio è stato utilizzato in passato prevalentemente sotto forma di “Sali di epsom” ovvero
solfato di magnesio eptaidrato (formula chimica MgSO4 7H2O) che ha anche una funzione lassativa
(qualcuno riporta anche un’efficacia nella riduzione della pressione), e come antiacido. Attualmente
viene utilizzato anche sotto forma di idrossido di magnesio, che ha funzione sia lassativa che
antiacida ed anche in altre forme. All’interno del corpo la quasi totalità del magnesio si trova
all’interno di cellule e tessuti (99%) e solo l’1% circola ne sangue. Per questo motivo è difficile
valutare le eventuali carenze di magnesio solo a partire dal livello di magnesio del sangue (invece è
attendibile la stima del magnesio intra-eritrocitario, ovvero del magnesio intracellulare dei globuli
rossi). Nelle ossa troviamo il 70% del magnesio presente nel corpo umano, il resto si distribuisce
principalmente tra tessuto muscolare e tessuto nervoso; già questo dovrebbe far comprendere
quanto sia importante il magnesio per una buona salute di ossa (denti compresi), muscoli (cuore
compreso), e sistema nervoso (cervello compreso).
Ma il magnesio è coinvolto nell’attività di circa 300 enzimi e quindi sostanzialmente non esiste
attività, non esiste funzione del nostro corpo per il quale il magnesio non sia importante. Per
esempio anche i calcoli delle vie urinarie possono essere una conseguenza della carenza di
magnesio. Il dottor Price nel su libro Nutrition and physical degeneration riporta che alcune
popolazioni “primitive” che ancora nei primi anni del 1900 si alimentavano secondo le usanze
tradizionali (caccia, raccolta e a volte un po’ di agricoltura o di allevamento) arrivavano ad
assumere quantità di magnesio fino a 20 volte maggiori degli occidentali “progrediti” che li
avevano conquistati. Adesso, dopo quasi cent’anni, la situazione è ancora peggiorata giacché
l’agricoltura industriale depriva regolarmente il suolo di magnesio, così come l’abitudine di cuocere
i cibi gettando l’acqua di cottura, così come il consumo di cereali raffinati. Le dosi di assunzione
che le nostre istituzioni sanitarie raccomandano per il magnesio sono riferite a quella che appare
una “normale” (ovvero diffusa) condizione di carenza. Non sorprende che le persone sofferenti di
disbiosi, e quindi di un maggiore o minore problema di malassorbimento dei nutrienti abbiano nei
loro corpi livelli di magnesio ancora minori, e che l’integrazione di magnesio apporti loro dei
918
Vedi l’articolo Aumentano i casi di Alzheimer - In sei anni casi più che raddoppiati pubblicato su L’Eco di
Bergamo del 22 settembre 2012;
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/315601_aumentano_i_casi_di_alzheimer_nel_2011_ha_colpito_1720
_persone/. Vedi anche http://dilloatutti.altervista.org/category/alzheimer-in-aumento-e-si-abbassa-leta/.
http://www.dottorperuginibilli.it/index.php/libri/75-mangia-grasso-e-vivi-bene.

269
particolari benefici. Qui di seguito una carrellata di articoli scientifici conferma di quanto appena
detto.
L’articolo The effectiveness of essential fatty acid, B vitamin, Vitamin C, magnesium and
zinc supplementation for managing stress in women: a systematic review protocol919 mostra
per esempio (come dice lo stesso titolo), l’efficacia dell’integrazione di acidi grassi essenziali
(omega 3), vitamina del complesso B, della vitamina C e magnesio nella gestione dello stress nelle
donne. E qui occorre aprire una parentesi per chiarire che, alla luce di quanto detto sugli effetti delle
pillole contraccettive e delle cure ormonali per la menopausa per comprendere come la donna sia
soggetta mediamente ad un maggiore carico di farmaci che danneggiano il microbiota con notevoli
conseguenze sullo stato mentale e la suscettibilità allo stress.
La carenza di magnesio nei malati di diabete di tipo 1 e di tipo 2 viene riportata dagli articoli
Chromium, zinc and magnesium status in type 1 diabetes920 e Magnesium and type 2
diabetes921. Il secondo in particolare ci informa che una diminuzione della concentrazione
intracellulare del magnesio inibisce parzialmente alcune funzioni biologiche che portano alla fine al
peggioramento della resistenza insulinica, e che oltre ai bassi livelli di magnesio assunti è da
considerare anche l’aumento della perdita di magnesio con l’urina.
L’articolo Oral magnesium supplementation decreases C-reactive protein levels in subjects
with prediabetes and hypomagnesemia: a clinical randomized double-blind placebo-
controlled trial922, ci informa che l’integrazione di magnesio (in soggetti pre-diabetici e carenti di
magnesio) porta alla diminuzione dei livelli di un indicatore dell’infiammazione.
L’articolo Addressing potential role of magnesium dyshomeostasis to improve treatment
efficacy for epilepsy: A reexamination of the literature923, ci informa che l’integrazione di
magnesio ha aumentato il livello di soglia per lo scatenarsi delle crisi epilettiche (rendendole quindi
meno frequenti).
L’articolo Effects of transdermal magnesium chloride on quality of life for patients with
fibromyalgia: a feasibility study924, riferisce della positiva efficacia dell’applicazione del cloruro
di magnesio sulla pelle delle gambe e delle braccia dei malati di fibromialgia
Infine l’articolo Role of fatty acids and micronutrients in healthy ageing: a systematic
review of randomised controlled trials set in the context of European dietary surveys of older
adults925 ci informa (a ulteriore conferma di quanto già scritto) che i livelli di acidi grassi essenziali
(omega 3) magnesio, vitamina D, zinco, potassio e rame nelle nostre popolazioni occidentali sono
spesso al di sotto dei livelli raccomandati, e che per invecchiare bene occorre integrarli.
Detto questo, i casi di eccesso di magnesio sono rarissimi (per quanto pericolosi) ed
essenzialmente legati ai casi di disfunzione renale; normalmente infatti una certa parte del magnesio
ingerito viene escreta con l’urina, ma se questo meccanismo è bloccato o mal funzionante si può
andare incontro ad un pericoloso accumulo di magnesio.

919
Pubblicato su JBI Database System Reviews and Implementations Report. 2015 Aug 14;13(7):104-18, autori
McCabe D, Colbeck M.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26455850.
920
pubblicato su Current opinion in clinical nutrition and metabolic care 2015 Nov;18(6):588-92, autori Lin C C,
Huang Y L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26406393.
921
Pubblicato su World Journal of Diabetes. 2015 Aug 25;6(10):1152-7, autori Barbagallo M, Dominguez L J;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26322160.
922
Pubblicato su Archives of medical research 2014 May;45(4):325-30; autori Simental-Mendía L E, Rodríguez-Morán
M, Guerrero-Romero F; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24814039.
923
Pubblicato su Journal of Clinical Pharmacology 2015 Aug 27, autori Osborn K E, Shytle R D, Frontera A T,
Soble J R, Schoenberg M R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26313363.
924
Pubblicato su Journal of Integrative Medicine 2015 Sep;13(5):306-13, autori Engen D J, McAllister S J, Whipple M
O, Cha S S, Dion L J, Vincent A, Bauer B A, Wahner-Roedler D L;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26343101.
925
Pubblicato su Journal of Human Nutrition Diet 2015 Aug 18, autori Ruxton C H, Derbyshire E, Toribio-Mateas
M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26286890.
270
Per avere dei livelli ottimali di magnesio occorre quindi cambiare abitudini alimentari: evitare i
cereali raffinati, non buttare mai via l’acqua di cottura dei cereali e delle verdure orientandosi
quindi verso la cottura di cereali in chicchi (cotti a risotto con le verdure) o ancora meglio verso una
dieta “ancestrale” (paleolitica) scegliendo dove possibile cibi biologici. In diversi casi di carenza di
magnesio può essere utile per un certo periodo assumere degli integratori.
Fra i tanti integratori uno dei più facilmente assorbibili e decisamente il più economico è il
cloruro di magnesio, che ha però il brutto inconveniente di avere un sapore decisamente amaro; per
gli adulti determinati a stare meglio questo può non essere un grosso problema, ma per i bambini sì.
È possibile pensare a sciroppi di cloruro di magnesio col miele (in tal caso dopo l’assunzione dello
sciroppo andrebbe bevuto un sorso d’acqua) ed esistono in commercio anche pillole di cloruro di
magnesio (per i bambini più grandi che riescono già ad inghiottirle, o per gli adulti schizzinosi e
frettolosi).
Il cloruro di magnesio ha una qualità in più rispetto a qualsiasi altro composto a base di
magnesio: rafforza il sistema immunitario e permette di affrontare le infezioni (batteriche e virali)
ed aiuta quindi anche a sbarazzarsi dei patogeni. Ciò vuol dire che il cloruro di magnesio può essere
un ottimo e naturalissimo alleato per sconfiggere la disbiosi intestinale specie se utilizzato assieme a
dei probiotici specifici (e magari a dell’amido resistente che permette ai probiotici di attecchire
meglio). Che ci crediate o no alcuni medici sin dai primi anni del 1900 utilizzarono con successo il
cloruro di magnesio sia per endovena che per via orale (oltre che applicato sulle ferite) per curare le
più disparate condizioni patologiche, curando persino casi di poliomielite, difterite ed altre malattie
infettive infantili. Se volete toccare con mano le prove di quanto appena riferito vi consiglio di
leggere il libro Curarsi con il magnesio di Raul vergini (Red Edizioni), dove sono riportate le
lettere che il dottor P. Delbet spedì al dottor A. Neveu per informarlo dell’incredibile ostruzionismo
posto dalle istituzioni sanitarie francesi alla cura col cloruro di magnesio a dispetto delle tante
sperimentazioni positive e della totale assenza di effetti collaterali alle dosi utilizzate.
Tale semplice, naturalissima e poco costosa cura non venne mai pubblicizzata per una precisa
volontà da parte di quelle stesse istituzioni sanitarie sanitari che proprio in quegli anni aprirono le
porte a un’altra strategia (questa volta più complessa, più artificiale, più rischiosa e decisamente più
costosa, ma proprio per questa apportatrice di maggiori profitti), quella delle vaccinazioni. Prima
dell’epoca delle vaccinazioni si prescrivevano farmaci solo ai malati, ma con l’invenzione dei
vaccini si realizzò il sogno segreto di qualsiasi azienda farmaceutica: inondare di farmaci tutti i
soggetti sani.
Di conseguenza il cloruro di magnesio, l’ennesimo rimedio miracoloso e di bassissimo costo, pur
essendo ancora disponibile come integratore in qualsiasi farmacia, è stato messo nel dimenticatoio
perché il suo utilizzo si scontrava con gli interessi delle case farmaceutiche. Nonostane tutto
troviamo alcune sporadiche ricerche sul suo utilizzo.
L’articolo Rescue treatment and prevention of asthma using magnesium throat lozenges:
Hypothesis for a mouth-lung biologically closed electric circuit926 riferisce dell’efficacia delle
patiglie al cloruro di magnesio per il trattamento e la prevenzione dell’asma. L’articolo Evaluating
the Effectiveness of Adding Magnesium Chloride to Conventional Protocol of Citrate Alkali
Therapy in Children with Urolithiasis927 riferisce dell’efficacia dell’aggiunta di cloruro di
magnesio alla terapia convenzionale per i calcoli delle vie urinarie. L’articolo Magnesium-
adenosine triphosphate in the treatment of shock, ischemia, and sepsis928 mostra che una
molecola ottenuta dalla combinazione di cloruro di magnesio e ATP ha degli effetti benefici nei casi
926
Pubblicato su Medical Hypotheses. 2006;67(5):1136-41, autore Eby G A;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16797866.
927
Pubblicato su International Journal of Preventive Medicine. 2012 Nov; 3(11): 791–797, autori Alaleh Gheissari,
Amin Ziaee et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3506091/.
928
Pubblicato su Critical Care Medicine 1992 Feb;20(2):263-75, autori Harkema J M, Chaudry I H;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1737460.
271
di shock, ischemia e sepsi.
Per assumere il cloruro di magnesio basta comprare il sale (anche in farmacia, sebbene ordinato
via internet spesso costi di meno) e scioglierne 25 grammi in un litro d’acqua. Per un adulto Raul
ergini nel suo libro Curarsi con il magnesio indica due dosi da 125 cc di tale soluzione (circa
mezzo bicchiere d’acqua) due volte al giorno nei casi più gravi e/o di maggiori carenze da mercurio,
per poi passare dopo un poco ad una dose di mantenimento di una dose sola (per i bambini di meno
di 5 anni le dose vanno opportunamente diminuite). In realtà, specie se l’assunzione di cloruro di
magnesio è associata ad una dieta paleolitica, potrebbe essere necessario iniziare con dosi molto
minori ed aumentare gradatamente, altrimenti si rischia di soffrire di una fastidiosa reazione di
Herxheimer (diarrea, gonfiore, flatulenza, il temporaneo acuirsi dei sintomi di alcuni disturbi
causati dalla disbiosi).

81 – La trementina e la sua efficacia contro Candida, batteri


patogeni e parassiti

L’articolo Cytokines inhibit the development of liver schizonts of the malaria parasite
Plasmodium berghei in vivo929 descrive un esperimento sui roditori, e mostra che l’iniezione
sottocutanea di olio di trementina prima dell’inoculazione di un parassita unicellulare (anche 24 ore
prima) ne inibisce la proliferazione. L’articolo attribuisce tale effetto protettivo ad una risposta del
sistema immunitario mediata dalle citochine. Parto da questo esempio apparentemente di secondaria
importanza per mostrare che la trementina, ben lungi dall’essere un potente veleno, può essere, in
opportune piccole dosi una sostanza medicamentosa, di cui non solo si studiano le applicazioni in
campo medico e veterinario, ma il cui utilizzo è noto e sperimentato sin dall’antichità
Persino il medico più famoso dell’antichità, Ippocrate, ne faceva uso.
Troviamo traccia di questo uso antico della trementina (un liquido che si ottiene dalla
distillazione della resina delle conifere) nel libro La scienza dei Magi di Giuliano Kremmerz
(Edizioni Mediterranee) dove a pagina 325 si legge dell’antico uso della trementina come
vermifugo, stimolante, antidoto per il tetano e per la peritonite puerperale (del libro si possono
leggere alcuni stralci su google books).
Dell’antico uso della trementina riferisce anche l’articolo scientifico The essential oil of
turpentine and its major volatile fraction (alpha- and beta-pinenes): a review (“L’olio
essenziale di trementina e la sua più importante frazione volatile, alfa e beta pineni: una
rassegna”)930, il quale spiega nel dettaglio l’azione di questa sostanza naturale contro molti
patogeni, portando come referenze molti altri articoli scientifici che ne corroborano le affermazioni.
Nell’articolo non viene però dettagliata nessuna procedura sul suo utilizzo terapeutico riguardo a
modi, tempi, dosi, ed eventuale tossicità (la quale indubbiamente esiste superata una certa soglia.
Sul web troviamo diverse testimonianze dell’uso di quesa sostanza (estratta dalla resina del pino)
non solo come agente contro candida e patogeni intestinali (e non), ma anche come antiparassitario.
Una testimonianza particolarmente rilevante è quella descritta dalla dottoressa Jennyfer Daniels nel
suo libro (un e-book gratuito) The candida cleaner931. La dottoressa Daniels ha subito una pesante

929
Pubblicato su European Journal of Immunology 1992 Sep;22(9):2271-5, autori Vreden S G, van den Broek M F,
Oettinger M C, Verhave J P, Meuwissen J H, Sauerwein R W; abstract su
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1516619, articolo complete su
http://www.researchgate.net/publication/41669083_The_essential_oil_of_turpentine_and_its_major_volatile_fra
ction_%28-_and_-pinenes%29_A_review.
930
Pubblicato su Internal Journal of Occupational Medicine and Environmental Health. 2009;22(4):331-42, autori
Mercier B, Prost J, Prost M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20197260.
931
http://candidacleaner.s3.amazonaws.com/The_Candida_Cleaner.pdf.
272
repressione da parte delle autorità istituzionali per il fatto che invece di imbottire i propri pazienti di
farmaci sintomatici si impegnava a curarli per davvero per mezzo di cambiamenti allo stile di vita e
all’alimentazione stato pesantemente (decidete voi se questo ne fa un professionista più o meno
attendibile, magari leggendo anche il suo libro di denuncia sul sistema sanitario moderno basato
sulla somministrazione di farmaci si sintesi che alla lunga risultano persino mortali. Il libro si
intitola The lethal dose (murder by medicine is no accident) ovvero “La dose letale (la morte a
causa della medicina non è un incidente)”932.
Il suo libro sulla trementina parte da una chiacchierata con un paziente la cui nonna utilizzava la
trementina e quindi descrive la sua esperienza di utilizzo di questa sostanza (in opportune e piccole
dosi) dapprima su se stessa e poi su alcuni pazienti disposti a sperimentare questo metodo di cura
una volta molto diffuso tra le persone meno abbienti, specialmente tra le comunità afro-americane.
La dottoressa spiega che l’uso tradizionale è quello di inzuppare letteralmente una zolletta di
zucchero nella trementina: lo zucchero rappresenta l’esca per la candida (ed altri patogeni e parassiti
che di esso sono ghiotti) mentre la trementina rappresenta il veleno che sta dentro l’esca. Queste
prime esperienze, l’hanno portata a dedurre che la dose massima per un adulto è di un cucchiaino da
tè (per l’esattezza 5 ml) di trementina per inzuppare tre cubetti di zucchero (piccoli però, di un cm3),
due volte alla settimana. Se fosse vero sarebbe un incredibile miracolo, una medicina da prendere
appena due volte a settimana, altro che protocolli complicati! Però la dottoressa afferma che per
funzionare per bene la cura comprede anche tutta una serie di passaggi preliminari di modifica della
dieta e di ottimizzazione delle funzionalità degli organi dedicati alla depurazione, giacchè (come
abbimao già visto in precedenza) uccidere i patogeni significa spesso esporsi a delle pesanti
reazione di disintossicazione e bisogna essere in grado di smaltire questo flusso di tossine.
In alternativa è forse ipotizzabile partire da dosi microscopiche espresse in gocce e piano piano
aumentare non superando mai le dosi di due cucchiaini da tè a settimana (per un adulto); di pari
passo ovviamente, in qualsiasi tentativo di riduzione della disbiosi intestinale, occorre integrare
probiotici e/o cibi fermentati. Ovviamente la dottoressa Daniels, quando parla di trementina, intende
puro olio di trementina di grado alimentare, e non una qualsiasi sostanza reperibile in ferramenta o
sullo scaffale di un supermercato o in un colorificio (dove è facile trovare trementina mescolata con
prodotti derivati dal petrolio). Ci si riferisce quindi a trementina purissima di grado alimentare, o a
trementina rettificata; la trementina rettificata è quella sottoposta a doppia distillazione, ed è anche
quella utilizzata in ambito medico per applicazioni topiche.
Purtroppo, a differenza del biossido di cloro, per la trementina non è possibile dire che il suo
utilizzo sia assolutamente sicuro, ma occorre anche qui non confondere tra effetto tossico (che si ha
anche con un antibiotico o un analgesico preso a dosi maggiori di quelle terapeutiche) e reazione di
Herxheimer (ovvero le tossine liberate dai patogeni uccisi dal rimedio). Sicuramente bere mezzo
bicchiere di trementina può essere alquanto rischioso, come è rischioso inghiottire tutte in una volta
le capsule di una confezione di farmaci; persino bere 5 litri di acqua in un giorno solo può costituire
un grosso rischio per la salute. Ugualmente pericoloso è assumere un etto di sale in un giorno solo,
quando un pizzico di sale non fa certo male (specie se è integrale).
In realtà spulciando diversi antichi libri di medicina si scopre che molte malattie citate in questo
libro e correlate a disbiosi/parassitosi si curavano un tempo con l’olio di trementina pura
(trementina rettificata) o con l’olio essenziale di trementina, sia per via orale che per via rettale
(clisteri) e le dosi in alcuni casi sono persino maggiori di quelle più prudentemente enunciate dalla
dottoressa Daniels. Sicuramente bisogna stare attenti e prendere con le dovute cautele alcune
informazioni che vengono da questi libri, scritti in un’epoca in cui non c’erano ancora gli studi in
doppio cieco con gruppo di controllo, ed in cui (appunto per questo) si utilizzavano anche pseudo-
rimedi inutili se non addirittura dannosi (vedi il ricorso al salasso o a rimedi a base del tossicissimo

932
http://www.amazon.com/Lethal-Dose-Murder-Medicine-Accident-
ebook/dp/B00DR6JPNW#reader_B00DR6JPNW.
273
mercurio). Quello che conforta è proprio il fatto che nella grande maggioranza dei casi si tratta di
testimonianze sulla cura di malattie che in questo stesso libro abbiamo visto essere legate alla
condizione di disbiosi/parassitosi.
Il primo libro che passo in rassegna è Instituzioni di materia medica933 di Domenico Bruschi
(con note del dottore Giovani Pozzi, Volume 2, Società Editrice, Milano 1837) nel quale troviamo i
seguenti riferimenti alla trementina.
A pagina 113 si discute dall’associazione di un olio animale (olio di DIppel) all’olio di
trementina, come mezzo antielmintico (contro i vermi parassiti); questa mistura al 75% di
trementina viene indicata dal dottor Chabert come valida anche per espellere le tenie, assumendone
un cucchiaio da caffè al giorno ed aumentando pian piano la dose.
A pagina 254 si afferma che la trementina, al pari di altre sostanze, ha una sorta di “affinità
elettiva” per i reni, ed ha effetto diuretico
A pagg 293-309 troviamo un lungo capitolo (circa 15 pagine) sugli usi medici della trementina.
Secondo l’autore la trementina in generale è stimolante, ed eccita a maggiore attività gli organi
secernenti; egli riporta il fatto che gli antichi medici conoscevano già la trementina come rimedio
antisettico,
e non dubitarono perciò di usare la trementina nella cura di quelle malattie, che
eglino riferivano alla classe dei morbi originati da stato di setticismo negli umori.
Della trementina si afferma la validità terapeutica per le affezioni dei reni, suppurazione dei reni,
piaga e catarro della vescica, di gonorrea acuta o cronica. Si segnalano le testimonianze nella
letteratura medica antecedente di casi cachessia cronica e di amenorrea curati con la trementina. Si
segnalano altri successi ottenuti nei confronti di malattie cutanee, nel reumatismo acuto e cronico,
nell’artrite e nella gotta,
Uno dei metodi di somministrazione della trementina (egli considera specificamente quella di
Venezia, ottenuta dalla distillazione della resina del Larice), anzi quello che l’autore considera il
migliore, consiste nel formare con questa sostanza dei boli, riunendola a sufficiente quantità di
zucchero polverizzato, di amido, di polvere di liquirizia e di gomma arabica. Altro metodo consiste
nello sciogliere la trementina nel tuorlo d’uovo. Le dosi indicate sono fino a 2 grammi, per due o tre
volte al giorno.
Notevole quanto riferito dei clisteri con la trementina, laddove va ricordato che un’oncia
corrisponde a circa 30 grammi.
Siccome contro alcune malattie intestinali si sono lodati da qualche medico
scrittore i clisteri colla trementina; cosi ci piace indicare che la dose di questa
sostanza da impiegarsi per ogni clistere può essere da mezz’ oncia ad un’ oncia.
(…) E infine d’avvertirsi che alcuni clinici si sono utilmente serviti della injezione
di clisteri preparati coll’ olio di trementina, tanto nei casi di verminazione, quanto
ancora nella cura di certe speciali malattie del tubo intestinale.
L’autore quindi inizia a discutere dell’olio di trementina che si ottiene dalla distillazione della
trementina stessa, il quale, oltre ad azione diuretica, ha una forte azione antiparassitaria, e che
secondo alcuni medici dell’epoca è considerato il rimedio d’elezione contro i vermi parassiti, più
forte anche del decotto di radici di melograno. Egli riporta che il dottor Pommer utilizza contro le
tenie da due a quattro once al giorno di olio di trementina suddivise in 4 somministrazioni ad
intervalli regolari nel corso della giornata. Detto questo alcuni amici che hanno sperimentato la
trementina non sono riusciti ad andare oltre i 10 ml in una volta sola, dose che ha procurato qualche
fastidio di un certo rilievo, come problemi emorroidari. Un altro medico inglese citato nel libro
consiglia l’assunzione di un’oncia di olio di trementina la mattina a digiuno, ripetendo la
somministrazione per 3/4 giorni, utilizzando una mistura di olio di trementina e olio di ricino nei
933
Questo libro, come il successivo che viene citato, assieme a decine di altri, si può consultare e/o scaricare
liberamente da google libri..
274
soggetti più sensibili ad irritazione intestinale (l’olio di ricino essendo un purgante, rallenta il tempo
in cui la trementina resta nel corpo del paziente).
Di seguito nel libro si passa a trattare di affezioni dei nervi curabili con la trementina, ovvero
certi casi di paralisi, di epilessia (che quanto meno migliorano in seguito alla somministrazione di
trementina), di ogni sorta di nevralgia, e persino di un caso di idiotismo (è presumibile che
l’idiotismo fosse in realtà il risultato di disbiosi e parassitosi, risolto per l’appunto dall’azione della
trementina contro la candida, i batteri patogeni ed i parassiti).
Dopo avere discusso dei problemi che pone l’uso della trementina in pazienti con irritazione
dell’intestino, che rischiano seri effetti collaterali se prima non si risolvono per altro mezzo questi
problemi, l’autore menziona 12 casi di guarigione dalla febbre gialla per mezzo dell’olio di
trementina.
Viene quindi menzionato l’uso delle frizioni con olio di trementina lungo la colonna vertebrale
contro dolori reumatici, artritici e gottosi, per risolvere le ecchimosi e trattare alcune specie di
tumori.
A pag 304 leggiamo persino della guarigione dal tetano per mezzo dell’olio di trementina!
Il dott. Hutehin son riferisce un’ osservazione dalla quale risulta, che l’olio di
trementina ha giovato in un caso di tetano; la quale malattia fu inutilmente trattata
in prima col salasso, coll’oppio, e con altri decantati rimedii antispasmodici: il
medico inglese ha in questa circostanza amministrato il rimedio alla dose di
mezz’oncia, mescolato ad una decozione di orzo in ogni due ore. Il dott. Toms
animato dall’ esito felice avuto da Hutchînson nella cura del tetano, mediante
l’olio di trementina, usò questo stesso rimedio in una giovane tetanica, nella quale
si ebbe in breve spazio di tempo un simile avventurato risultamento: nella giovane
di Toms il tetano tornò a svilupparsi, per particolari cagioni, ben altre quattro
volte,e sempre fu dissipato prontamente collo stesso rimedio.
A pagina 308 viene poi descritto un metodo per eliminare dall’olio di trementina il pessimo
sapore, lasciando intatto il principio medicamentoso:
Il dott. Nimmo di Glascow ha immaginato un particolare processo farmaceutico
per avere l’olio di trementina cosi depurato: egli propone di mescolare a questa
sostanza un’ottava parte di alcool purissimo, di agitare il miscuglio, di lasciarlo
in riposo per alcun tempo, e quindi di decantare diligentemente il liquido alcoolico
che sopranuota: ripetendo questa operazione per quattro o cinque volte, ed
usando sempre la stessa quantità di alcool, assicura il farmacista di Glascow, che
l’olio di trementina del commercio perde, con tal mezzo di depurazione, quasi ogni
sua sensibile qualità, e che si può far prendere a larga dose agl’infermi senza che
essi ne risentano alcun incomodo, e senza che si diminuisca l’ attività del rimedio.
A Pag 308 troviamo anche l’interessante parere di un altro medico britannico
Il dott. Money, che abbiamo già altre volte nominato in questo articolo, sostiene a
tutta possa, che l’olio di trementina deve prescriversi a dose forte, ed asserisce di
aver egli osservato che le piccole dosi di questo medicamento danno luogo allo
sviluppo di sintomi gravi, i quali non si veggono giammai avvenire in seguito
all’uso delle grandi dosi, e ciò perché amministrato a piccole dosi si trattiene esso
troppo lungo tempo nell’interno delle vie digerenti, il che non accade allorquando
il rimedio siasi fatto prendere in larga copia.
Queste parole vengono riportate sia per dovere di cronaca, sia per mostrare che uno dei problemi
più importanti riguardo alla trementina è proprio quello del dosaggio e del protocollo di utilizzo.
Probabilmente il suggerimento più sensato è quello di iniziare con poche gocce ed aumentare molto
lentamente per verificare se e quando compaiono reazioni di Herxheimer, o altri effetti collaterali.
275
Per quanto riguarda l’assunzione, come abbiamo visto lo si utilizzava da solo, mescolato allo
zucchero, all’olio di ricino, a grasso animale, mescolato al miele, ed anche associato a un po’ di
amaro (come il famoso amaro svedese, che pare ne potenzi l’efficacia).
Un altro libro che parla diffusamente della trementina è il Dizionario Compendiato di
terapeutica di Lad. A. Szerlecki di Varsavia (Minerva Sebezia editore, Napoli 1842).
Si parla di trementina utilizzata per problemi mestruali, per combattere la blenorragia (infezione
a trasmissione sessuale), per curare i calcoli biliari, i calcoli delle vie urinarie, il catarro vescicale, la
cefalea (sia clisteri che assunzione orale), il colera (frizioni di trementina – uso esterno- e
assunzione orale -10 30 gocce 3-4 volte al giorno nei bambini) , contro l’infestazione da tenia (varie
dosi nel giro di 12 ore fino ad evacuazione della tenia a pezzetti), corea. In alcuni casi si propone
l’utilizzo della trementina come cura per il diabete e la diarrea, l’epilessia causata da commozione
cerebrale (assunzione orale), contro il tifo, la cancrena secca, la sciatica, erisipela (assunzione orale
e clisteri nonché applicazione esterna), ritenzione urinaria, nevralgie, idropisia, ernie strangolate,
malattie mentali come il cosiddetto isterismo, leucorrea, emorragia uterina, alcuni casi di peritonite.
Si discute anche dell’uso esterno della trementina come antispasmodico, come rimedio per la
debolezza muscolare (frizioni lungo la colonna vertebrale), frizioni nella zona dei reni per
potenziarne l’attività, linimento per l’artrite, spugnature per l’idrocefalia, applicazione locale per
l’indurimento del tessuto cellulare del neonato e per la paralisi, balsamo di trementina per le ulcere
degli estremi inferiori. Altri utilizzi sono per il mal di denti (canfora e trementina, non è chiaro che
tipo di uso, ma suppongo locale), iridite (assunzione orale e vapori), oftalmia (vapori e un goccio
spalmata sul bordo della palpebra), reumatismi (assunzione orale e frizioni locali), scabbia
(unguento alla trementina).
Interessante anche una testimonianza sulla cura delle malattie infettive
Il dottor Delony adoperava con vantaggio l’olio di trementina alla dose di 10–60
gocce con 1–3 cucchiaiate di olio di ricino) durante un’epidemia di scarlattina
maligna, nei casi in cui la eruzione avveniva difficilmente. ( Boston Journ., t. x, p.
95)
Il dottor Cheyne faceva distillare per parecchie volte l’olio di trementina con parti eguali di
alcool, e lo somministrava 3 volte al giorno. Inoltre faceva dei cataplasmi coll’aggiunta della farina
di semi di lino, da applicare in caso di nevralgia
nel primo giorno dalla tuberosità dell’osso ischio fino alla metà della coscia,
per 6 ore; nel secondo giorno si ricovre il secondo terzo seguente della coscia, e
nel terzo, il terzo inferiore.
Questo pratico pensava che così amministrata, l’essenza serbava tutte le
proprietà antinevralgiche ed era esente dai suoi inconvenienti.
Sull’uso locale per le ustioni ecco due citazioni dal succitato libro
Quando vi ha formazione di vescichette, il sig. D. fa uso dell’olio caldo di
trementina, badando che questo non venga in contatto colla pelle sana;
VERGARI fece disparire una scottatura di primo grado per mezzo delle unzioni
di vernice composta di alcoole di trementina e di sandaracca. In meno di un
quarto d’ora il gonfiore ed il dolore erano scomparsi. (Osservatore medico,
Gennaio, 1810).
Continuando la lettura si trovano indicazioni della trementina per la cura del singhiozzo, la
stitichezza (clistere con 30 grammi di olio di trementina), indurimento del testicolo (spesso causato
dalla blenorragia, si parla in questo caso di assunzione orale), tic dolorosi alla faccia, tigna (pomata
con la trementina), malattie croncihe delle articolazioni e tumori indolenti (frizioni con un linimento
a base di trementina), le ulcere profonde (balsamo a base di trementina)
Contro il tetano si riferisce di successi ottenuti sia con l’assunzione orale che con i clisteri; in

276
alcuni casi con trementina mescolata ad olio di ricino
Contro la tenia c’è chi prescrive assunzione orale di due dosi di trementina e se il verme non è
ancora uscito, la sera un clistere con addirittura 90 grammi (tre once di trementina)
Un altro medico consiglia due once di trementina a digiuno, e dopo un poco una terza che agisce
come purgante.
Contro i vermi parassiti viene riportata la procedura di un certo Alexander
Dopo aver amministrato alcuni leggieri lassativi, adopera ordinariamente
l’essenza di trementina che alcune volte mescola all’olio di ricino. Egli continua
ordinariamente questa cura per una quindicina di giorni, avendo cura di unirvi
verso la fine alcune bevande amare, e l’uso delle polveri di carbonato di ferro, di
china, e di rabarbaro. (The Lond. med. Gaz., 1833, nov.)
Altro uso della trementina è quello dei vapori contro la tubercolosi e la tosse convulsiva :
Dopo aver ben umettato il petto o la gola colla trementina, covre la parte con
un pezzo di flanella per impedire l’accesso dell’ aria e nel tempo stesso per
aumentare la irritazione alla superficie. Quando si crede necessario accrescere la
proprietà antispasmodica , vi si aggiunge un poco di canfora o di laudano.
Raramente bisogna ripetere queste applicazioni più di una o due volte al giorno, a
meno che i sintomi fossero gravissimi.
Tra le tante citazioni raccolte in questo libro sne riporto ancora una relativa all’espulsione dei
calcoli biliari
RINNA DE SARENBACH amministrò in un caso con successo le pillole composte
di trementina, di sapone, di un poco di rabarbaro, e di polvere di cicuta acquatica
(Phelandr. aq.); egli inoltre dava l’acqua di lauro ceraso collo sciroppo di
rabarbaro, ed a capo di 8 dì, già uscirono, nelle evacuazioni ventrali, dei calcoli
della dimensione di 1 pollice e mezzo lunghi, e larghi un pollice. Durante
l’accesso, il signor R. DE S. sollevava l’infermo colle bevande acidolate, coi
fomenti sulla regione epigastrica, e soprattutto coll’unguento composto di estratto
di belladonna, 3j; e di sugna, 3ij. (R. de S. Repert. der vorz. Operat. meth.
KURARTEN, ec. Wien, 1835)

82 – AIDS, disbiosi, parassitosi, oppiacei e altri veleni

In questo capitolo verrà inquadrato il fenomeno dell’immunodeficienza all’interno del paradigma


disbiosi/parassitosi (con l’eventuale concorso dei focus dentali e delle solite intolleranze a glutine
caseina e latte pastorizzato). Dopo avere già mostrato la profonda connessione tra dipendenza da
sostanze e disbiosi, non è difficile pensare ai tossicodipendenti (una delle categorie a rischio di
sviluppare una immunodeficienza acquisita) come a dei soggetti con problemi intestinali; e se anche
non li avessero avuti prima di contrarre la dipendenza, l’uso di sostanze tossiche per l’organismo in
generale, che per altro deprimono il sistema immunitario (non è un caso che alcuni parassiti
producono morfina per indebolire le risposte del sistema immunitario del corpo che li ospita),
nonché le cattive abitudini di vita associate alla tossicodipendenza (scarsa cura per l’igiene e
l’alimentazione) faranno sì che questi problemi si presentino nella quasi totalità dei soggetti
dipendenti da eroina, cocaina e altre droghe derivate.
Verifichiamo quanto appena affermato riportando i risultati di alcuni articoli scientifici iniziando
da Pattern of co-infection by enteric pathogenic parasites among HIV sero-positive individuals

277
in a Tertiary Care Hospital, Mumbai, India934, che mostra come la diarrea sia uno dei problemi
più preoccupanti dei malati di AIDS, anche a causa della presenza di parassiti. La stessa cosa
mostra anche l’articolo Intestinal parasitic infections in relation to HIV/AIDS status, diarrhea
and CD4 T-cell count935.
E adesso parliamo di porosità intestinale nei pazienti malati di AIDS, rilevata dagli studi
Progressive proximal-to-distal reduction in expression of the tight junction complex in colonic
epithelium of virally-suppressed HIV+ individuals936 e Intestinal barrier dysfunction in HIV
infection: pathophysiology, clinical implications and potential therapies937. Quest’ultimo
articolo (come altri che vedremo in seguito) attribuisce una grande importanza nella genesi della
malattia alla “traslocazione microbica” (microbial translocation o in sigla MT) ovvero al fatto che
microrganismi, tossine ed altre molecole passino dall’intestino alla circolazione sistemica
(sanguigna e linfatica). Come già spiegato all’inizio del libro, tale traslocazione microbica (o
batterica) è una delle tante sfaccettature e conseguenze della disbiosi intestinale. Se infatti diamo
un’occhiata all’articolo Microbial Translocation and Infectious Diseases: What Is the Link?
(“Traslocazione microbica e malattie infettive: qual è il legame?”)938 scopriamo che tale disfunzione
è legata ad uno squilibrio del microbiota intestinale. Anche nell’articolo Microbial Translocation
in the Pathogenesis of HIV Infection and AIDS939 si parla del rapporto tra traslocazione
microbica e sintomi dell’AIDS.
Che i malati di AIDS soffrano di disbiosi intestinale, che questa causi la traslocazione microbica
(MT) il quale a sua volta è legato alla progressione della malattia viene confermato dallo studio
Dysbiosis of the gut microbiota is associated with HIV disease progression and tryptophan
catabolism940.
Nelle conclusioni dell’articolo Effect of probiotics (Saccharomyces boulardii) on microbial
translocation and inflammation in HIV-treated patients: a double-blind, randomized,
placebo-controlled trial941 leggiamo che il trattamento con il Saccaromiceto boulardii (un lievito
antagonista della candida) diminuisce la traslocazione microbica e porta ad una diminuzione degli
indicatori dell’infiammazione.
Altro articolo che mostra la presenza di disbiosi e la sua correlazione con la malattia è Gut
microbiota diversity predicts immune status in HIV-1 infection (“La diversità del microbiota
predice lo stato del sistema immunitario nell’infezione da HIV-1”)942.
Come abbiamo già visto più volte nei capitoli precedenti il danno sistemico è spesso un riflesso
934
Pubblicato su Indian Journal of Sexual Transmitted Diseases 2015 Jan-Jun;36(1):40-7, autori Ahmed N H,
Chowdhary A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26392653.
935
Pubblicato su BioMed Central Infectious Diseases 2009, 9:155 autori Shimelis Assefa, Berhanu Erko, Girmay
Medhin, Zelalem Assefa, Techalew Shimelis; http://link.springer.com/article/10.1186%2F1471-2334-9-155.
936
Pubblicato su PLoS Pathogens 2014 Jun 26;10(6):e1004198, autori Chung CY1, Alden SL2, Funderburg NT3, Fu
P4, Levine AD5, Chung CY1, Alden SL2, Funderburg NT3, Fu P4, Levine AD5;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24968145.
937
Pubblicato su Infection. 2014 Dec;42(6):951-9, autori Assimakopoulos S F, Dimitropoulou D, Marangos M, Gogos
C A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25070877.
938
Pubblicato su International Journal of Microbiology Volume 2012, Article ID 356981, autori Gabriella D’Ettorre,
Daniel Douek, Mirko Paiardini, Giancarlo Ceccarelli, Vincenzo Vullo;
http://www.hindawi.com/journals/ijmicro/2012/356981/.
939
Pubblicato su Clinical Microbiology Review January 2013 vol. 26 no. 1 2-18, autori Giulia Marchetti, Camilla
Tincati, Guido Silvestri; http://cmr.asm.org/content/26/1/2.
940
Pubblicato su Science translational medicine Jul 10;5(193):193ra91, autori Vujkovic-Cvijin I1, Dunham RM, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23843452.
941
Pubblicato su Journal of Acquired Immune Deficence Syndrome 2015 Mar 1;68(3):256-63, autori Villar-García J,
Hernández J J, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25469528.
942
Pubblicato su AIDS. 2015 Sep 9. [Epub ahead of print], autori Nowak P1, Troseid M et al;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26355675.
278
di una disfunzione della barriera intestinale (porosità dell’intestino) causata da disbiosi/parassitosi, e
i malati di AID non fanno eccezione, come conferma l’articolo Mucosal injury and disruption of
intestinal barrier function in HIV-infected individuals with and without diarrhea and
cryptosporidiosis in northeast Brazil943 che mostra che i malati di AIDS con diarrea hanno un
indice della permeabilità intestinale (test del lattulosio/mannitolo) 2,8 maggiore dei malati di AIDS
senza diarrea e ben 10,4 maggiore delle persone sane. Ciò vuol dire anche che i malati di AIDs
senza diarrea hanno un indice di permeabilità intestinale 3,7 volte maggiore dei soggetti sani del
gruppo di controllo944.
Infine segnalo l’articolo Effect of probiotic bacteria on microbial host defense, growth, and
immune function in human immunodeficiency virus type-1 infection945, che conferma come i
probiotici mitighino i sintomi della malattia, a conferma del fatto che la vera causa della sindrome
potrebbe essere la disbiosi e/o parassitosi intestinale.
Sull’altro versante troviamo l’articolo In vivo administration of ritonavir worsens intestinal
damage caused by cyclooxygease inhibitors946 che ci informa come i farmaci utilizzati per
“colpire il virus HIV” come l’inibitore della protease ritonavir alterano la permeabilità intestinale e
causa danni al piccolo intestino; e qui siamo di fronte ad un incredibile circolo vizioso: la malattia
ed i suoi sintomi dipendono in gran parte da uno squilibrio dell’intestino e per curarla si
somministrano proprio dei farmaci che aggravano quello squilibrio; l’articolo in questione afferma
inoltre che l’associazione di ritonavir con anti-infiammatori non steroidei è ancora più dannosa
della somministrazione singola dei due farmaci.
Dopo questa lunga introduzione corredata di riferimenti scientifici, è il caso di spiegare ancora
alcuni dettagli, ricordando innanzi tutto che l’immunodeficienza è un fenomeno esistito e descritto
nei testi medici molti anni prima che si parlasse dell’insorgenza di una sindrome poi denominata
AIDS (“Sindrome da immunodeficienza acquisita”). La denutrizione, endemica da sempre nei paesi
più poveri, causa una debolezza del sistema immunitario, e quindi porta le persone ad essere vittima
di “infezioni opportunistiche”, ovvero di malattie infettive che raramente si manifestano in un
individuo sano e ben nutrito. Ciò vuol dire che le persone povere e denutrite sono a rischio di
sviluppare una “immunodeficienza acquisita”.
Ce lo conferma l’articolo Quadruple burden of HIV/AIDS, tuberculosis, chronic intestinal
parasitoses, and multiple micronutrient deficiency in ethiopia: a summary of available
findings947 che spiega come la carenza di micronutrienti (che in quei paesi è dovuta spesso alla
malnutrizione correlata alla povertà, sebbene possa anche essere un effetto di alcune infezioni di
microrganismi e parassiti) porti alla suscettibilità alle infezioni (ovvero ad un sistema immunitario
depresso).
Anche la parassitosi intestinale cronica viene menzionata nell’articolo precedente come uno dei
quattro flagelli dell’Etiopia, ed in effetti la parassitosi, spesso endemica in certe comunità dove
regnano la povertà e la mancanza di l’ingiene, può contribuire ad un quadro di malessere generale
che può essere “rinominato artificialmente “ come AIDS. L’articolo HIV and schistosomiasis co-

943
Pubblicato su American Journal of Gastroenterology 1997 Oct;92(10):1861-6., autori Lima A A, Silva T M et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9382053.
944
Se AIDcon diar=2,8*AIDSsenza diar e AIDcon diar =10,4* SANI, allora sostituendo nella prima relazione si ottiene
10,4*SANI=2,8*AIDSsenza diar e quindi AIDSsenza diar=10,4/2,8*SANI ovvero AIDSsenza diar=3,714* SANI.
945
Pubblicato su Nutrients. 2011 Dec;3(12):1042-70, autori Cunningham-Rundles S1, Ahrné S, Johann-Liang R,
Abuav R, Dunn-Navarra AM, Grassey C, Bengmark S, Cervia JS; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22292110.
946
Pubblicato su European Journal of Pharmacology 2014 Jan 15;723:194-201, autori Renga B, Mencarelli A,
Cipriani S, D’Amore C, Francisci D, Santucci L, Baldelli F, Distrutti E, Fiorucci S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24315932.
947
Pubblicato su Biomed Research International 2015;2015:598605, autori Amare B, Moges B, Mulu A, Yifru S,
Kassu A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25767808.
279
infection in African children (“HIV e co-infezione da schisostomi nei bambini africani”)948
discute per l’appunto della concomitante infezione tra il cosiddetto HIV e i parassiti schisostomi
affermando che:
HIV/AIDS e schisostomiasi causano entrambe un considerevole carico di malattie
nell’Africa Sub-Sahariana e le due malattie spesso di sovrappongono nelle loro
caratteristiche epidemiologiche.
Ancora un articolo sulla parassitosi dei “malati di AIDS” Parasitic infection among HIV/AIDS
patients at Bela-Bela clinic, Limpopo province, South Africa with special reference to
Cryptosporidium949 ci informa che
I parassiti intestinali sono patogeni comuni tra i pazienti con HIV in tutto il mondo
e sono noti essere causa in questi soggetti di gravi forme di diarrea
potenzialmente mortali.
In tempi più recenti, da quando è possibile tenere sotto controllo i sintomi di alcune malattie con
trasfusioni di emoderivati, il continuo contatto del sistema immunitario con proteine estranee al
proprio corpo (per quanto compatibili in linea di massima) porta ad una reazione del sistema
immunitario che può finire per logorarsi. Ciò vuol dire che i soggetti politrasfusi sono a rischio di
sviluppare una “immunodeficienza acquisita”.
Negli anni ‘70 del secolo scorso il dilagare dell’eroina e della cocaina, due droghe oppiacee, ha
portato migliaia di persone ad avere:
a) un sistema immunitario depresso dall’effetto della droga
b) carenze nutritive, dal momento che lo stile di vita di un tossicodipendente raramente
consente di avere una dieta equilibrata (uno degli ultimi pensieri di chi si riduce ad avere
come pensiero ricorrente quello di come procurarsi la prossima dose); i tossicodipendenti,
spesso ridotti a pelle ed ossa, hanno ovviamente un sistema immunitario carente
c) i più disparati effetti negativi portati dalle sostanze con cui la droga viene “tagliata” dagli
spacciatori per trarre maggiore profitto
d) gli effetti negativi causati dal concomitante abuso anche di altre sostanze, come alcool o
psicofarmaci
In particolare alcool e psicofarmaci concausano disbiosi intestinale, così come una dieta
squilibrata. Se ricordiamo poi che le persone predisposte a sviluppare una dipendenza da sostanze
(vedi capitolo 16) hanno spesso una pre-esistente disbiosi intestinale, il cerchio si chiude, ed è facile
pensare che i tossicodipendenti sono una categoria a rischio di sviluppare una “immunodeficienza
acquisita”.
Quanto su detto trova conferma nell’articolo Depression of monocyte chemotaxis in
intravenous drug abusers (IDA): cell alteration950 che testimonia come gli eroinomani mostrino
“una importante disfunzione immunologica che gioca un ruolo nella patogenesi delle infezioni che
si vengono osservare in questi pazienti”. Non c’è quindi bisogno di ricorrere all’ipotesi di un
fantomatico virus che riduce le difesse immunitarie: basta l’eorina per fare questo.
Anche l’articolo Neurological basis of drug dependence and its effects on the immune
system951 parla degli effetti negativi dell’abuso di droghe sia sul sistema neurologico che su quello

948
Pubblicato su Lancet Infectious Diseases 2014 Jul;14(7):640-9, autori Bustinduy A, King C, Scott J, Appleton S,
Sousa-Figueiredo J C, Betson M, Stothard J R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24747019.
949
Pubblicato su The Southeast Asian journal of tropical medicine and public health 2014 Jul;45(4):783-95, autori
Samie A, Makuwa S, Mtshali S, Potgieter N, Thekisoe O, Mbati P, Bessong P O;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25427345.
950
Pubblicato su Allergologia y Immunopathol ogia 1988 Nov-Dec;16(6):403-5, autori Pérez Castrillón J L, García
Palomo J D, Pérez Arellano J L, Jiménez López A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3242378.
951
Pubblicato su Journal of Neuroimmunology 2004 Feb;147(1-2):106-8 autori Friedman H, Eisenstein T K.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14741438.
280
immunitario che e si riferisce esplicitamente anche alla “suscettibilità alle infezioni, incluse quelle
opportunistiche correlate all’AIDS”.
Per quanto riguarda l’altra “categoria a rischio”, quella occorre ricordare che negli anni ‘70 del
secolo scorso, quando arrivò la “liberazione sessuale”, gli omosessuali, specialmente negli Stati
Uniti, smisero di nascondersi e di vergognarsi (un fatto positivo), ma vissero questo periodo di
liberazione come una possibilità di vivere senza freni e senza limiti la propria sessualità, cambiando
continuamente partner e vivendo centinaia di rapporti sessuali occasionali. Questa promiscuità,
vissuta per lo più senza utilizzare alcuna precauzione, portò al diffondersi di malattie sessualmente
trasmissibili, come la gonorrea. Siccome il trattamento di elezione di queste malattie sono gli
antibiotici, è facile comprendere come si sia generato uno squilibrio della microflora di questa
categoria di persone. Ma non è tutto, perché visto il diffondersi delle malattie sessuali si è diffusa,
tra gli omosessuali, la tendenza a fare cicli di antibiotici come misura preventiva; un’abitudine
questa decisamente insensata che causa gravi compromissioni della microflora benefica intestinale.
Se aggiungiamo che lo sperma ha delle proprietà immunosoppressiva, che non si manifestano nella
vagina ma si manifestano quando si riversa nell’ano, che spesso per facilitare il rapporto sessuale in
quegli anni gli omosessuali utilizzavano il popper (un farmaco il cui abuso può causare danni al
polmone sino a facilitare infezioni opportunistiche) ci si fa un quadro ben preciso di come nella
comunità omosessuale si siano manifestati molti casi di “immunodeficienza acquisita”.
Checché ne dica la comunità scientifica ufficiale (per altro divisa al punto che i due cosiddetti
“scopritori dell’HIV”, Gallo e Montagnier, fanno affermazioni quasi antitetiche) la disbiosi
intestinale, le carenze nutrizionali, la possibile concomitante parassitosi, l’accumulo di sostanze
tossiche nell’organismo, l’effetto negativo diretto ed indiretto delle droghe, l’abuso di farmaci,
appaiono alla luce di quanto scritto in precedenza come le reali cause dei sintomi noti come AIDS.
Ed anche se davvero volessimo incolpare un virus della malattia, dovremmo pur capire che i fattori
suindicati sono proprio quelli che rendono l’organismo suscettibile a qualsiasi tipo di infezione.
Rafforzare l’organismo con una nutrizione adeguata, correggere l’eventuale presenza di disbiosi
e parassitosi, disintossicare il corpo a partire dalla pulizia del fegato e dell’intestino, potrebbe
risultare molto più utile che non assumere farmaci estremamente tossici come AZT o inibitori di
protease.
Per maggiori informazioni consiglio la lettura dei libri AIDS – il virus inventato di Peter H.
Duesberg (Baldini & Castoldi edizioni), AIDS, e se fosse tutto sbagliato? di Christine Maggiore
(Macro Edizioni) e dell’e-book gratuito AIDS un’inquietante verità952 all’interno del quale potete
trovare molte altre informazioni e precise e puntuali citazioni di altri articoli scientifici.

83 – Cuore, alimentazione, grassi e colesterolo

Quanto scritto in precedenza ha già fornito alcune indicazioni sulle malattie cardiache, sia a
livello di prevenzione; vedi i capitoli su terra diatomacea, zolfo, magnesio, vitamina D, nonché le
relazioni sul lavoro del dottor Price che mostra come la dieta moderna a base di cereali raffinati,
zucchero e cibi in scatola abbia causato un’epidemia di malattie cardiache. Nel trattare il problema
della disbiosi è stato già accennato a come essa possa essere causa o concausa di malattie cardio-
vascolari; ovviamente non vanno mai dimenticati i problemi di intolleranza al latte, quello die
parassiti, dei focus dentali, della malocclusione etc.
L’articolo The influence of the human microbiome and probiotics on cardiovascular health
(“L’influenza del microbioma umano sulla salute cardiovascolare”)953 rivisita la letteratura
scientifica pre-esistente ed è categorico nello stabilire l’associazione dello stato del microbioma con

952
L’e-book dovrebbe essere ospitato su diversi siti, anche sul mio http://scienzamarcia.altervista.org/aids.pdf.
953
Pubblicato su Gut Microbes. 2014;5(6):719-28, autori Ettinger G, MacDonald K, Reid G, Burton J P;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25529048.
281
i problemi cardiovascolari e quindi il potenziale utilizzo terapeutico dei probiotici. Chi avesse
ancora dubbi oltre all’articolo in questione può consultare tutti gli altri articoli in esso citati.
Similmente l’articolo Gut microbiota, diet, and heart disease954 condanna l’alimentazione
moderna per il suo influsso negativo sul microbiota intestinale, che a sua volta produce effetti
negativi anche a livello cardiocircolatorio,
Nell’articolo Far from the Eyes, Close to the Heart: Dysbiosis of Gut Microbiota and
Cardiovascular Consequences (“Lontano dagli occhi, vicino al cuore: la disbiosi del micro bioma
intestinale e le conseguenza cardiovascolari)955 leggiamo tra l’altro che il microbiota che si trova
tipicamente nel sangue delle persone diabetiche è statpo osservato anche a livello delle placche
ateerosclerotiche.
L’articolo Vitamin D levels predict hospitalization and mortality in patients with heart
failure, (“I livelli di vitamina D predicono l’ospedalizzazione e la mortalità nei pazienti con arresto
cardiaco”)956, mostra per l’appunto che la carenza di vitamina D è molto diffusa tra i pazienti che
vanno in arresto cardiaco, e che bassi livelli di vitamina C sono fortemente correlati con l’aumento
dei ricoveri in ospedale e con la mortalità dei pazienti. Ma altri studi sul rapporto tra salute del
cuore e vitamina D portano a risultati non altrettanto ottimistici957; la spiegazione potrebbe essere
quella data da S. Seneff ed illustrata in un capitolo precedente: dipende da quale forma di vitamina
D viene considerata. Forse sono proprio i livelli di vitamina D3 solfatata ad essere importanti e non
i livelli di vitamina D in sé e per sé; se fosse così la migliore soluzione sarebbe anche la più
semplice: mezz’ora di esposizione al sole ogni giorno (fin quanto è possibile).
La dottoressa Campbell-McBride, nel suo libro Put your heart in your mouth (“Affida il cuore
alla tua bocca”), consiglia per i problemi cardiaci la stessa dieta paleolitica che serve a risanare la
disbiosi intestinale, ponendo l’accento sull’utilità dei grassi buoni (burro chiarificato biologico, olio
di cocco, grassi animali non processati, olio di oliva estratto a freddo) per la salute del cuore. Già 70
anni fa il dottor Weston Price mostrava come i popoli che conservano ancora le abitudini alimentari
dei propri antenati, hanno incidenze pressoché nulle di problemi cardiaci. Una dieta paleo ed il
risanamento dell’eventuale disbiosi e parassitosi possono quindi essere due possibili punti di
partenza per affrontare anche i problemi cardiaci e cardiovascolari. L’integrazione di magnesio,
zolfo organico, terra diatomacea (ovviamente nelle dosi opportune) non può che essere utile anche a
livello di prevenzione a meno che non ci siano controindicazioni particolari (per esempio in caso di
disfunzione renale il magnesio è da evitare assolutamente). Ovviamente anche frutta e verdura
cruda possono essere utili per contrastare le malattie cardiache958, ed anche noci, mandorle, nocciole
(sebbene in caso di disbiosi certi cibi potrebbero contribuire a nutrire la Candida).
Se non si vuole o non si riesce ad approdare ad una dieta paleolitica si possono seguire i
suggerimenti del libro di Stephen Sinatra The Sinatra solution - Rinforza il tuo Cuore con la
Cardiologia Metabolica (Macro Edizioni). Molto interessante è anche la lettura del libro della
cardiologa Jillie Collings Il cuore senza chirurgia (Spirali edizioni), nel quale si parla delle
alternative non chirurgiche alla cura di molti problemi dell’apparato cardiocircolatorio (terapia
chelante, ozonoterapia) e si evidenziano le scarsità di dati scientifici a favore di molte tecniche
chirurgiche che vanno per la maggiore. L’ozonoterapia in certi casi può essere d’aiuto ed è una
tecnica assolutamente priva di effetti avversi; lo stesso dicasi della terra diatomacea, con la quale si
954
Pubblicato su Journal of AOAC International 2012 Jan-Feb;95(1):24-30, autori Wong JM, Esfahani A, Singh N,
Villa CR, Mirrahimi A, Jenkins DJ, Kendall CW; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22468338.
955
Pubblicato su Current Cardiology Reports 2014; 16(11): 540, autori Matteo Serino, Vincent Blasco-Baque, Simon
Nicolas, and Remy Burcelin; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4194023/.
956
Pubblicato su Scandinavian Cardiovasculary Journal 2015 Oct 15:1-6. [attualmente pubblicato solo online], autori
Belen E, Sungur A, Sungur M A; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26395845..
957
Vitamin D and heart: A not so sunny pathway Pubblicato su Anatolian Journal of Cardiology 2015; 15: 751-
752, autore Alessio Marra; http://www.anakarder.com/sayilar/121/buyuk/751-752.pdf.
958
http://www.yourself.it/cuore-frutta-verdura-cruda-per-contrastare-malattie-cardiache/.
282
potrebbe riuscire ad ottenere una pulizia delle arterie in maniera più dolce rispetto alla terapia
chelante.
La pressione alta è uno dei fattori che contribuiscono ad innescare problemi cardiovascolari, ed
è stato dimostrato in un capitolo precedente come tale condizione sia correlata alla disbiosi.
Una menzione va fatta al problemi degli alti tassi di omocisteina nel sangue, che sono spesso il
risultato di una infiammazione a livello intestinale, la quale può essere causata anche da una
sensibilità al glutine non celiaca. Livelli alti di omocisteina sono secondo alcuni studi o dannosi per
il cuore (ma non c’è ancora accordo nella comunità scientifica rispetto a tale ipotesi), e possono
essere regolati in tempi abbastanza rapidi (circa tre settimane) assumendo le vitamine del complesso
B, mentre in tempi più lunghi si può affrontare l’infiammazione intestinale.
L’articolo The relationship of dietary fat and cholesterol to mortality in 10 years: the
Honolulu Heart Program959 ci mostra che il grasso e il colesterolo assunti con la dieta hanno una
significativa correlazione inversa con la mortalità totale. Ciò vuol dire che meno se ne mangia e più
si rischia di morire, ovvero che una maggiore percentuale di calorie assunte sotto forma di grasso
diminuisce il rischio di mortalità complessiva. Per essere precisi aumenta il rischio di morire di
cancro o di ictus, ed aumenta il rischio di mortalità per cardiopatia coronarica.
L’articolo Differences in coronary mortality can be explained by differences in cholesterol
and saturated fat intakes in 40 countries but not in France and Finland. A paradox960 mostra
che ci sono evidentemente altri fattori che causano la mortalità per cardiopatia coronarica dal
momento che nelle popolazioni di Francia e Finlandia, a parità di livelli di assunzione di grasso e
colesterolo, non si osserva la stessa correlazione diretta tra l’assunzione di queste sostanze e la
mortalità per cardiopatia (gli autori sospettano che la differenza dipenda dal quantitativo di cibo
vegetale o di olio vegetale mediamente assunto da quelle popolazioni, ma non è detto che sia la
spiegazione corretta).
Anche il fatto che latte e burro siano associate con un’aumentata mortalità da cardiopatia
coronarica sarebbe forse da interpretare: quale latte? Da quali allevamenti? Da quali mucche?
Alimentate ad erba e lasciate libere di pascolare, o alimentate a mais (possibilmente transgenico),
vaccinate, ingravidate continuamente in maniera innaturale, per non parlare degli ormoni che negli
Stati Uniti si somministrano per aumentare la produzione del latte? Infine va notato che quando un
organismo non riesce a smaltire le tossine (e gli animali di allevamento industriale sono di regola
abbastanza carichi di tossine, per il cibo scadente che mangiano e la vita stressante che conducono,
per non parlare dei farmaci che assumono fin troppo spesso, a volte anche sommnistrati in maniera
preventiva) tende ad accumularlo nel grasso, per cui il grasso animale, che potrebbe essere sano di
per sé, si trasforma in qualcosa di potenzialmente pericoloso.
Sarebbe bello fare delle statistiche anche presso i Masai, o almeno quei Masai che vivono ancora
come una volta, basando gran parte della propria alimentazione su latte e sangue delle proprie
bestie, che pascolano libere e felici senza essere soggette a vaccinazioni o curate regolarmente con
antibiotici (e che hanno una salute invidiabile, come mostrava già quasi cento anni fa il dottor
Weston A. Price nel suo libro) .
Anche quando si parla di “grasso” e di “colesterolo” spesso non si fa distinzione tra grasso
naturale, e grasso processato, grasso derivante da un cibo che proviene in ultima istanza da una
catena di montaggio.
L’articolo Dietary fat and ischemic stroke risk in Northern Portugal961 mostra infatti che
all’aumentare del consumo di grassi e di colesterolo diminuisce il rischio di ictus; fa eccezione la
959
Pubblicato su International Journal of Epidemiology. 1985 Mar;14(1):97-105, autori McGee D, Reed D,
Stemmerman G, Rhoads G, Yano K, Feinleib M; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3988448.
960
Pubblicato su Circulation 1993 Dec;88(6):2771-9, autori Artaud-Wild SM , Connor SL, Sexton G, Connor WE.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8252690.
961
Pubblicato su Acta Medica Portuguesa 2007 Jul-Aug;20(4):307-18., autori Monteiro I, Vaz Almeid MD;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18198074.
283
quantità di assunzione di acidi grassi trans che invece fa aumentare il rischio. Gli acidi grassi trans
sono proprio i grassi idrogenati, che spesso troviamo nel cibo processato e confezionato.
Ed ecco che l’ossessione per un cibo senza grassi fa perdere di vista la qualità del cibo stesso,
come leggiamo nelle conclusioni dell’abstract dell’articolo Dietary fat consumption and health962
ci mostra. Gli autori sospettano anche che la carenza di energia materna sia esacerbata da diete
povere di grasso, ed è noto che la carenza energetica della donna porta ad un basso peso alla nascita.
L’articolo Dietary fat intake and risk of type 2 diabetes in women963 ci informa che la quantità
di grasso assunto con l’alimentazione non è associata con l’aumento del diabete di tipo 2 nelle
donne, ma che gli acidi grassi trans (idrogenati, ovvero processati) aumentano il rischio e gli acidi
grassi poli-insaturati diminuiscono il rischio. Un altro studio che mostra la differenza fondamentale
tra grasso sano e grasso malsano, tipicamente presente nei cibi industriali.
L’articolo Fat intake and the development of type 2 diabetes964 ci informa che non esiste
alcuna prova che il grosso aumento nel consumo di grassi in Oriente sia la causa scatenante
dell’impennata di casi di diabete.

84 – Fegato e disbiosi

L’articolo Microbiota and the gut-liver axis: Bacterial translocation, inflammation and
infection in cirrosi (“Il microbiota e l’asse intestino-fegato: traslocazione batterica, infiammazione
e infezione nella cirrosi”)965 analizza e descrive la complessa interazione tra i micro-organismi ed il
fegato dei soggetti cirrotici, con una particolare attenzione al rischio di traslocazione batterica,
all’infiammazione sistemica ed alla relazione con le infezioni sistemiche nei pazienti cirrotici.
Nell’articolo si legge che
La malattia epatica è associata con cambiamenti qualitativi e quantitativi nel
microbiota intestinale. Nei pazienti cirrotici l’alterazione nel microbiota intestinale
è caratterizzata da una crescita eccessiva di batteri potenzialmente patogeni (per
esempio, specie gram negativi) e di una diminuzione delle famiglie autoctone [i
batteri buoni – N.d.T.].
Secondo gli autori lo studio e la riflessione su queste tematiche può
aiutare a sviluppare nuove e innovative strategie per la prevenzione e la terapia
delle disbiosi intestinale e delle sue complicazioni nella cirrosi epatica.
Similmente l’articolo Gut microbiota and host metabolism in liver cirrhosis966, spiega che il
microbiota intestinale ha la capacità di produrre diverse sostanze che regolano l’attività di organi
anche distanti: acidi grassi a catena corta, acidi biliari, vitamine, poliammine, neurotrasmettitori e
composti neuro attivi. In particolare gli autori affermano
La disbiosi nella cirrosi epatica causa serie complicazioni, quail batteriemia ed

962
Pubblicato su Nutrition Reviews 1998 May;56(5 Pt 2):S3-19, autori Lichtenstein AH, Kennedy E, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9624878.
963
Pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition 2001 Jun;73(6):1019-26, autori Salmerón J, Hu FB, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11382654.
964
Pubblicato su Endocrinology Journal 2015;62(7):561-72, autori Nagao M, Asai A, Sugihara H, Oikawa S;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25924665.
965
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology 2014 Dec 7; 20(45): 16795–16810, autori Giannelli V, Di
Gregorio V, Iebba V, Giusto M, Schippa S, Merli M, Thalheimer U;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4258550/.
966
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology. 2015 Nov 7; 21(41): 11597–11608, autori Makoto Usami,
Makoto Miyoshi, and Hayato Yamashita; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4631963/.
284
encefalopatia epatica, accompagnati da proliferazione batterica nel piccolo
intestino [SIBO] ed aumentata permeabilità intestinale.
Nel sommario dell’articolo Gut microbiota and liver diseases967 leggiamo che:
Il fegato può essere gravemente colpito dai cambiamenti del microbiota
intestinale a causa dell’ingresso nel fegato di batteri intestinali o dei loro
metabolite [le sostanze da essi prodotte – N.d.T] attraverso la vena porta, e l’asse
fegato-intestino è importante per comprendere la patofisiologia di molte malattie
del fegato, specialmente la steopatite non alcolica e l’encefalopatia epatica. Inoltre
il microbiota intestinale gioca un ruolo significativo nello sviluppo dell’epatite
alcolica e del timore epatico.
Ma il fatto più importante è che gli autori mostrano come queste nozioni si possono applicare
nella pratica intervenendo, con buoni risultati, con una integrazione di probiotici sia a livello
preventivo che terapeutico.
Informazioni simili ricaviamo dalla lettura degli articoli Gut microbiota and liver disease968 e
Probiotics and Liver Disease969; anche ques’ultimo mostra come la somministrazione di probiotici
può migliorare il quadro clinico di alcune malattie epatiche. In alcuni casi, è vero, non sempre,
anche perché se non si tratta di una disbiosi qualsiasi ma di una SIBO l’integrazione di certi
probiotici può essere inutile o persino dannosa.
Nel sommario dell’articolo Role of Gut Microbiota in Liver Disease970 leggiamo infatti che:
Molte line di ricerca hanno stabilito un collegamento tra il micropbioma
intestinale ed i pazienti con malattie epatiche. Per esempio, i pazienti con cirrosi
hanno un’aumentata batteriemia, livelli aumentati di lipopolisaccaridi nel sangue,
ed aumentata permeabilità intestinale. I pazienti con la cirrosi hanno
proliferazione batterica nel piccolo intestino. (…) Come può allora il microbiota
intestinale influire sulle malattie del fegato? Possiamo identificare almeno 6
cambiamenti che possono generare nel fegato danno, infiammazione e/o fibrosi.
Questi cambiamenti sono: (1) cambiamento nel rendimento caloric della dieta; (2)
regolazione della permeabilità intestinale che porta al rilascio di prodotti batterici;
(3) modulazione del metabolismo della colina971; (4) produzione endogena di
etanolo; (5) regolazione del metabolismo degli acidi biliari; e (6) regolazione del
metabolismo dei lipidi.
Cito infine l’articolo Profile of Gut Microbiota Associated With the Presence of

967
Pubblicato su World Journal of Gastroenterology 2015 Feb 14; 21(6): 1691–1702, autori Masami Minemura and
Yukihiro Shimizu; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4323444/.
968
Pubblicato su Journal of Gastroenterology and Hepatology 2014 Jun;29(6):1139-48, autori Goel A, Gupta M,
Aggarwal R; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24547986.
969
Pubblicato su Permanent Journal 2013 Fall; 17(4): 62–67, autori Vishal Sharma, MD, DM, Shashank Garg, MD,
and Sourabh Aggarwal, MD; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3854811/.
970
Pubblicato su Journal of Clinical Gastroenterology 2015 Nov-Dec; 49 Suppl 1:S25-7, autori Brenner DA, Paik YH,
Schnabl B; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26447960.
971
Una scarsa assunzione con l’alimentazione di colina (di cui è ricco il tuorlo d’uovo, ma anche le noci), così come
una ridotta capacità dell’organismo di metabolizzarla possono portare a diversi problemi di salute a carico di vari
organi, tra i quail il fegato. La quantità di colina necessaria all’organismo umano dipende quindi dallo stato della
microflora intestinale, ed anche dal suo patrimonio geneticoì, come si può leggere nell’articolo The nutrigenetics and
nutrigenomics of the dietary requirement for choline, pubbblicato su Prograss in molecular biology and
translational science 2012;108:159-77, autori Corbin KD, Zeisel SH;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22656377.
285
Hepatocellular Cancer in Patients With Liver Cirrhosis972 i cui autori affermano:
Cambiamenti nel microbiota intestinale contribuiscono alla progressione di
malattie epatiche croniche. Secondo i risultati di diversi studi realizzati in modelli
animali, la disbiosi intestinale gioca un importante ruolo nella genesi del tumore
epatico.

85 – Cancro, disbiosi e cure naturali

Personalmente non ritengo che si possa attribuire l’insorgenza del cancro ad un’unica causa, e
quanto scritto nel libro “I pilastri della salute e la rete di interconnessioni” dovrebbe far capire che,
sebbene un grosso trauma psichico (specie se non viene stemperato dalla condivisione del dolore
con amici e parenti) possa essere all’origine di un tumore, non è detto che quella sia l’unica causa:
disbiosi, parassitosi, focus dentali, intossicazione da metalli pesanti ed altri veleni, possono essere
tutti fattori che contribuiscono alla genesi della malattia. Lo stesso si può dire del rapporto tra
disbiosi/candidosi e cancro: il nesso causale può esserci, ma non è detto che sia quella l’unica causa.
Conosco personalmente chi ha provato a curare le persone a sé più care intervenendo solo sul
fattore psichico ottenendo un fallimento totale (col senno di poi si è scoperto che i focus dentali
erano molto probabilmente parte del problema), ma sono a conoscenza altresì di persone che grazie
a quell’approccio sono guarite (in tal caso il trauma psichico era di gran lunga l’aspetto
preponderante del problema).
Lo stesso dicasi di chi ha cercato di affrontare il cancro solo con l’alimentazione e lo stile di vita
(dieta tendenzialmente crudista, pulizia dell’intestino coi clisteri, etc.) e che non sono riusciti ad
ottenere il risultato sperato fino a quando non hanno affrontato la bonifica dei focus dentali.
Altro esempio potrebbe essere il caso recente della fotomodella Candice, guarita dal cancro
mangiando solo cibi crudi (e quindi anche frutta in quantità) che oltre ad adottare un cambiamento
dietetico si è separata dal marito (evidentemente quel rapporto non idilliaco aveva il suo peso sulla
psiche della giovane donna).
La dottoressa Clark, non a caso, nei suoi libri “La cura di tutte le malattie” e “La cura di tutti i
cancri avanzati”973 (libri pieni di informazioni interessanti, anche se non ne condivido alcuni
suggerimenti dietetici) afferma che bisogna agire a 360 gradi: eliminare le otturazioni in amalgama,
togliere ogni frammento residuo di amalgama di mercurio rimasto incastonato nell’osso mascellare
(eventualmente con l’aiuto di un potente magnete), risolvere eventuali problemi di infezione
dell’osso (cavitazioni), debellare i parassiti, eliminare ogni possibile fattore di contaminazione
ambientale, disintossicare l’organismo e adottare una dieta specifica. Io aggiungerei che potrebbe
essere utile fare la neural-terapia a tutte le possibili cicatrici e intervenire anche sulle possibili cause
psicologiche della malattia. Se in qualche caso dimenticare uno dei possibili cofattori può essere
irrilevante, in certi casi purtroppo non lo è.

85.1 Cancro e disbiosi


Sulle testimonianza di guarigione dal cancro per mezzo della “bonifica dentale” vedi l’omonimo
libro, sulle testimonianze di guarigione con il metodo Gerson vedi il libro di Charlotte Gerson e
Beata Bishop intitolato Guarire il cancro con il metodo Gerson (Macro Edizioni) ed anche
l’allegato documentario Se solo avessimo saputo.
Quest’ultimo in particolare è un film che tutti dovrebbero vedere, e che mostra la validità di una

972
Pubblicato su Transplantation Proceedings 2016 Jun;48(5):1687-91, autori Grąt M, Wronka KM, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27496472.
973
Entrambi editi dalla Macro Edizioni.
286
cura per il cancro che è stata passata sotto silenzio a causa della pressione delle grandi case
farmaceutiche e di altri oscuri interessi (il medico che ha fatto la scoperta di questo metodo è stato
avvelenato ed è morto subito dopo la pubblicazione del libro che portava le prove documentate
della guarigione dei suoi assistiti).
Il metodo Gerson si basa su un’alimentazione povera di carboidrati complessi e ricca di spremute
di frutta e verdura, un’alimentazione quindi che può aiutare a riequilibrare la disbiosi intestinale, la
quale, come mostrato nel capitolo 3 predispone all’insorgenza del cancro. Il già citato articolo The
gut microbiota shapes intestinal immune responses during health and disease (“Il microbiota
intestinale modula le risposte immunitarie durante la salute e la malattia”)974 riporta infatti
L’errata regolazione immunologica è la causa di molte malattie umane non
infettive quali autoimmunità, allergia e cancro.
È da notare che il metodo Gerson prevede anche l’assunzione di integratori di potassio (in dosi e
con tempistiche opportune e personalizzate) uno dei quali è il Lugol (a base di ioduro di potassio),
che come abbiamo visto è uno dei tanti rimedi dimenticati (per non dire censurati) per combatterei i
microrganismi patogeni e riequilibrare quindi il microbiota intestinale.

Sul rapporto cancro-disbiosi cito anche gli articoli scientifici Microbial dysbiosis in colorectal
cancer (CRC) patients (“Disbiosi microbica nei pazienti malati di cancro del colon retto”)975 e
Culture-independent analysis of the gut microbiota in colorectal cancer and polyposis
(“Analisi indipendente dalle culture del microbiota intestinale nel cancro del colon retto e della
poliposi”)976 , Frequent Use of Antibiotics Is Associated with Colorectal Cancer Risk: Results
of a Nested Case-Control Study (“L’uso frequente degli antibiotici è associato con il rischi del
cancro al colon retto”)977.
Ma non pensiate che solo il cancro intestinale possa essere correlato alla disbiosi, per esempio è
stato già discusso il legame tra disbiosi e cancro delle ovaie, dell’utero, della cervice dell’utero
(vedi il capitolo relativo).
Come mostra in maniera dettagliata la dottoressa Campbell-McBride nel suo libro (e come
comprovato anche nelle pagine precedenti) la disbiosi intestinale ha un effetto negativo sul sistema
immunitario e quindi predispone allo sviluppo di varie forme di cancro. Basti pensare ad esempio
alla funzione dei lactobacilli (alcuni dei batteri benefici che popolano il nostro organismo e che
vengono decimati dall’uso di antibiotici, pillole anticoncezionali cortisonici, antidolorifici,
neurolettici, anti-infiammatori e – nota bene – farmaci chemioterapici); essi infatti stimolano il
funzionamento del sistema immunitario e stimolano in particolare l’attività di neutrofili e
macrofagi, quelle cellule deputate a distruggere (fagocitare) non solo gli agenti infettivi ma anche le
cellule tumorali. La carenza di batteri benefici rende anche molto più difficile l’eliminazione dal
nostro corpo non solo delle tossine che si producono per vie naturali, ma anche delle sostanze
chimiche artificiali cancerogene. Se poi pensiamo che i batteri benefici sopprimono il processo
iperplastico, uno dei meccanismi alla base della formazione del cancro, appare chiaro come la
carenza di tali batteri sia un fattore indirettamente cancerogeno.
Ma non è finita. Infatti in carenza dei batteri benefici, che tengono a bada i microorganismi
dannosi, questi ultimi prolificano in maniera indiscriminata e possono causare diversi problemi di

974
Pubblicato su Nature Reviews Immunology 9, 313-323 (Maggio 2009), doi:10.1038/nri2515, auori June L. Round e
Sarkis K. Mazmanian, del dipartimento di biologia del Caltech (Istituto californiano di tecnologia);
http://www.nature.com/nri/journal/v9/n5/abs/nri2515.html.
975
Pubblicato su PLoS One. 2011;6:e16393, autori Sobhani I, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21297998.
976
Pubblicato su Environmental Microbiology 2008;10:789–798., autori Scanlan PD, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18237311.
977
Pubblicato su Digestive diseases and sciences, 2015 Aug 20. [pubblicazione online precedente a quella stampata],
autori Dik V K, van Oijen M G, Smeets H M, Siersema P D; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26289256.
287
salute, sia per via delle tossine che secernono, sia perché rendono poroso l’intestino alterandone la
funzionalità.
Se la flora benefica è danneggiata l’organismo umano diventa facile terreno di sviluppo per la
Candida un lievito che produce tossine nocive per l’essere umano e che rende poroso l’intestino
agevolando così il passaggio delle tossine nel sangue e da lì al resto del corpo. Anche diversi batteri
che proliferano in una condizione di disbiosi, nonché diversi vermi parassiti, producono tossine
nocive, e possono contribuire a rendere eccessivamente porosa la barriera intestinale.
Se quasi ogni farmaco assunto per via orale per lunghi periodi di tempo danneggia la flora
benefica che si trova sulla mucosa intestinale; che dire allora dell’effetto di dei vari prodotti chimici
artificiali presenti all’interno di detersivi, detergenti, shampoo, bagno schiuma, prodotti per l’igiene
della casa? In particolare bisogna stare attenti a quelli che vengono a contatto con la pelle (la pelle
assorbe tutto, al punto che adesso si stanno sviluppando diversi farmaci che si applicano sotto forma
di cerotti) o con le mucose degli organi genitali.
Ovviamente tutto ciò che predispone alla disbiosi, a partire dall’alimentazione basata sul
consumo di farine raffinate, ossidate, processate, cibi zuccherati, ed altri prodotti assolutamente
innaturali, può concorrere alla genesi ed allo sviluppo del cancro.
È da ribadire il concetto che i chemioterapici causano disbiosi, e quindi possono causare come
effetto collaterale proprio il cancro. La Candida è un lievito, ovvero un tipo di fungo, che in
condizioni normali vive nell’intestino sotto forma di tante cellule staccate, ma che in caso di
disbiosi prolifera e passa alla forma pluricellulare creando ramificazioni che penetrano in profondità
e causano tra l’altro l’eccessiva porosità dell’intestino, con tutto ciò che ne consegue.
Interessante a tal proposito è la testimonianza di un medico che riferisce dell’autopsia di una
giovane donna che aveva assunto farmaci chemioterapici per un tumore al seno e che si era ritrovata
i tessuti letteralmente invasi da innumerevoli ramificazioni fungine978.
Mentre stavo stilando il referto finale, poco prima dell’autopsia, ho riesaminato
alcune sezioni degli organi rimossi in sede autoptica. Sebbene la causa presunta
del decesso fosse un’insufficienza d’organo dovuta allo stadio metastatico finale di
un tumore mammario, l’esame accurato dei suoi tessuti al microscopio ottico
rivelò minuscole strutture ramificate che interessavano quasi tutti i tessuti, la
prova di un’infezione fungina invasiva dovuta, verosimilmente, allo stato di
immunosoppressione in cui versava la paziente in seguito alla chemioterapia.
Sia il dottor Nacci (medico chirurgo specialista in medicina nucleare, che ha poi deciso di
abbandonare la cura invasiva della radioterapia) che il dottor Gerson, affermano che le proteine
animali andrebbero evitate dai malati di cancro, così come lo zucchero bianco, due cibi che
alimenterebbero il tumore979.
Sul rapporto tra squilibrio del microbioma e tumore si può leggere l’articolo Contribution of
gut microbiota to colonic and extracolonic cancer development (“Contributo del microbiota
intestinale al cancro del colon ed al cancro al di fuori del colon”)980 che spiega in dettaglio come la
disbiosi possa generare il cancro (non solo intestinale) attraverso la produzione di infiammazione e
la soppressione del sistema immunitario (che non aggredisce come dovrebbe le masse tumorali).
Interessante è anche l’articolo The microbiome and cancer (“Il microbioma e il cancro”)981; per

978
Il corpo sotto gli occhi http://download.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/2011/10/30/130628748-
ff450c01-4d53-435c-acd8-1c361e342735.pdf
979
Mille piante per guarire dal Cancro senza CHEMIO, distribuito gratuitamente su internet in formato pdf:
http://www.pedras.it/nacci.pdf.
980
Pubblicato Digestive Diseases 2011;29(6):554-61, autori Compare D, Nardone G;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22179211.
981
Pubblicato su Nature Reviews Cancer 13, 800–812 (2013); autori Robert F. Schwabe, Christian Jobin;
http://www.nature.com/nrc/journal/v13/n11/full/nrc3610.html.
288
quanto tale correlazione venga esposta sotto forma dubitativa, la mole di dati presenti nelle
referenze è impressionante; si tratta di 200 articoli tra i quali per brevità menziono solo alcuni.
L’articolo Epidemiology - identifying the causes and preventability of cancer?
(“Epidemiologia – identificare le cause e la prevenibilità del cancro?)982 tra le possibili maniere di
prevenire il cancro cita oltre all’aumento dell’attività fisica ed il controllo del peso corporeo anche
l’astenersi dall’assumere la terapia ormonale post-menopausa; ben sapendo (vedi il capitolo 9)
come tali preparati contribuiscano fortemente alla disbiosi intestinale, abbiamo l’ennesima
conferma del rapporto disbiosi-cancro.
L’articolo Variations of oral microbiota are associated with pancreatic diseases including
pancreatic cancer (“Variazioni del microbiota orale sono associati con malattie del pancreas
compreso il cancro”)983 mostra come alterazioni nel microbiota orale (leggi disbiosi del cavo orale)
siano legate all’aumento del rischio di contrarre sia la pancreatite che il cancro del pancreas. Nel
caso cancro del pancreas si è scoperto un aumento di numero di 31 tipi di batteri ed una
diminuzione di altri 25, mentre nel caso della pancreatite si è scoperto una variazione significativa
del numero di Neisseria elongata, Streptococcus mitis, Granulicatella adiacens.
L’articolo A prospective study of periodontal disease and pancreatic cancer in US male
health professionals (“Uno studio prospettico sulla malattia periodontale ed il cancro al pancreas
nei maschi statunitensi che lavorano nel campo della salute”)984, illustra uno studio compiuto su un
vastissimo campione (più di 50.000 soggetti) che dimostra un significativo aumento del rischio di
cancro al pancreas nelle persone che soffrono di periodontite. Siamo qui di fronte quindi al secondo
studio che collega alterazioni della microflora della bocca o infezioni nella cavità orale a cancro
pancreatico; per quanto non sia chiaro il meccanismo causale che collega le due cose siamo di
fronte all’ennesimo altro dato interessante.
L’articolo Regression of primary low-grade B-cell gastric lymphoma of mucosa-associated
lymphoid tissue type after eradication of Helicobacter pylori985 descrive la regressione di un tipo
di cancro (linfoma) dopo l’eradicazione dell’Helicobacter pylori. Similmente l’articolo Fifteen-
year effects of Helicobacter pylori, garlic, and vitamin treatments on gastric cancer incidence
and mortality986 descrive la regressione di lesioni pre-cancerose dopo l’eradicazione del medesimo
batterio. Ben sapendo come l’infezione da H. Pylori sia causata dalla disbiosi e dalla ipocloridria
(vedi il capitolo relativo), questi studi puntano ancor auna volta alla disbiosi come causa del cancro.
L’articolo Chlamydophila psittaci eradication with doxycycline as first-line targeted therapy
for ocular adnexae lymphoma: final results of an international phase II trial987 mostra i
risultati del tentativo di agire su una forma di tumore della zona oculare per mezzo di un antibiotico
mirato ad eradicare il batterio Chlamydophila psittaci. Tale patogeno è stato riscontrato, per mezzo
di biopsia, in 39 malati su 44 (89%) e con la somministrazione della doxiciclina si è ottenuta
regressione completa del tumore in 6 pazienti e regressione parziale in 16. È da notare da una parte
che tale batterio non è presente nel 10% circa dei malati, e quindi le cause o concause di questo tipo
di tumore sono differenti (come ipotizzato all’inizio del capitolo) e dall’altra che la
somministrazione di antibiotici predispone alla disbiosi, che possibilmente è una delle concause del

982
Pubblicato su Nature Reviews. Cancer 2006 Jan;6(1):75-83, autori Colditz G A, Sellers T A, Trapido E;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16372016.
983
Pubblicato su Gut 61, 582–588 (2012); autori Farrell, J. J. et al., http://dx.doi.org/10.1136/gutjnl-2011-300784.
984
J. Natl Cancer Inst. 99, 171–175 (2007), autori Michaud D S, Joshipura K, Giovannucci E, Fuchs C S;
http://dx.doi.org/10.1093/jnci/djk021.
985
Pubblicato su Lancet 342, 575–577 (1993); autori Wotherspoon, A. C. et al. http://dx.doi.org/10.1016/0140-
6736%2893%2991409-F.
986986
Pubblicato su J. Natl Cancer Inst. 104, 488–492 (2012); autori Ma, J. L. et al.;
http://dx.doi.org/10.1001/jama.291.2.187.
987
Pubblicato su J. Clin. Oncol. 30, 2988–2994 (2012), Ferreri, A. J. et al.;
http://jco.ascopubs.org/content/30/24/2988.
289
tumore, e che ha facilitato l’infezione da Clamidia psittaci. Senza osteggiare per partito preso la
somministrazione di antibiotici, si può però pensare che l’intervento per riequilibrare il microbiota
del nostro corpo, soprattutto a livello preventivo, sarebbe la scelta migliore; in caso si decida per il
trattamento antibiotico sarebbe opportuno associarlo ad una dieta paleolitica per minimizzare gli
effetti collaterali del farmaco, e poi proseguirla per riequilibrare il microbiota.
L’articolo Increased rectal microbial richness is associated with the presence of colorectal
adenomas in humans988 afferma che la differenza nel microbiota tra i malati di tale forma di
cancro del colon retto ed i soggetti sani, costituisce il parametro clinico più importante di
discriminazione tra pazienti col cancro e pazienti sani.
Anche l’articolo A human colonic commensal promotes colon tumorigenesis via activation
of T helper type 17 T cell responses (“Un commensale umano del colon promuove la formazione
del tumore per mezzo dell’attivazione della risposta dei linfociti T helper di tipo 17”)989 discute del
rapporto tra microbiota e cancro, analizzando il pareticolare l’azione patogena del batterio
Bacteroides fragilis.
Infine cito l’articolo Chronic active hepatitis and associated liver tumors in mice caused by a
persistent bacterial infection with a novel Helicobacter species (“Epatite cronica attiva e tumori
del fegato associati in topi causati da una persistente infezione batterica con una nuova specie di
Helicobacter”)990. Benchè dia poca valità agli esperimenti di visezione e li aborra dal punto di vista
etico, è interessante notare come un tumore al fegato possa essere scatenato in un mammifero
dall’infezione di quell’Helicobacter che di regola si manifesta solo in seguito ad uno squilibrio del
microbiota (vedi il capitolo sull’ipocloridria).

85.2 Cancro e psiche


Sul rapporto tra tumori e parassiti avete già letto in questo libro un capitolo specifico e quindi è
inutile ripetersi, ma potrebbe essere utili rileggersi quel capitolo, mentre sul rapporto tra glutine e
tumore ricordo i due articoli scientifici segnalati nel capitolo “Danni causati dall’intolleranza al
glutine”. Sul rapporto cancro-psiche consiglio la lettura dei due libri Metamedicina, ogni sintomo
è un messaggio di Claudia Rainville (edizioni Amrita) e Il capovolgimento diagnostico, la genesi
delle malattie e in particolare del cancro, di Ryke Geerd Hamer (edizioni Amici di Dirk).

988
Pubblicato su ISME J. 6, 1858–1868 (2012), autori Sanapareddy, N. et al.;
http://dx.doi.org/10.1038/ismej.2012.43.
989
Pubblicato su Nature Med. 15, 1016–1022 (2009), autori Wu, S. et al.;
http://www.nature.com/doifinder/10.1038/nm.2015.
990
Pubblicato su J. Natl Cancer Inst. 86, 1222–1227 (1994); autori Ward, J. M. et al.;
http://dx.doi.org/10.1093/jnci/86.16.1222.
290
A proposito del metodo dell’interpretazione psicologica del cancro del dottor Hamer (da lui
definito “Nuova Medicina Germanica” segnalo un documento ufficiale che ne attesta la validità
(riprodotto alla pagina precedente). Il testo recita
Nei giorni 8 settembre e 9 settembre 1998 presso l’istituto oncologico S. Elisabetta
a Bratislava e il dipartimento oncologico dell’ospedale di Trnava sono stati
esaminati sette casi di pazienti per un totale di oltre 20 singole malattie alla
presenza del Prorettore dell’università di Trnava, del decano della Facoltà di
Metodologie curative e sociali dell’università di Trnava e di un totale di 10 docenti
e professori.
Si doveva verificare il suo sistema in base ai test di riproducibilità. La verifica è
stata effettuata.
In mancanza di referti medici completi non è stato possibile controllare tutti i circa
cento elementi che possono essere presi in esame secondo le regole della Nuova
Medicina, ma quelli effettivamente esaminati hanno dimostrato di corrispondere
alle leggi naturali enunciate dalla Nuova Medicina.
Perciò i sottoscritti ritengono che il suo sistema, così come è stato presentato nei
due incontri di verifica, abbia un alto grado di attendibilità. Abbiamo massima per
l’impegno umano, etico e perseverante del dottor Hamer e del suo nuovo
approccio olistico al paziente. In base a tutti questi fattori, siamo giunti alla
conclusione che la questione di una rapida - per quanto possibile - applicazione
della Nuova Medicina vada urgentemente perseguita.
Trnava, il 11.09.1998

291
Prof. Dott. J. Pogàdy, professore in psichiatria, presidente della commissione
scientifica.
Prof. Dott. V Krcméry decano della facoltà di Metodologie curative.
Dott. J. Miklosko, Prorettore della facoltà di Ricerca.

85.3 - Le “tossine di Coley”

Alla fine del 1800, il dottor Coley, che lavorava come oncologo sui tumori delle ossa, vide
morire nel giro di poche settimane una ragazza di 17 anni affidata alle sue cure; l’amputazione
chirurgica di un avanbraccio non aveva fermato il tumore maligno alle ossa e la morte era
sopravvenuta ben presto a causa di una vasta diffusione di metastasi. Sconvolto per questo triste
caso, ma determinato a fare di tutto pur di trovare una cura efficace per il cancro, il dottor Coley si
dedicò allo studio delle cartelle cliniche del suo ospedale e scoprì il caso di un paziente che sette
anni prima aveva ottenuto una regressione apparentemente spontanea del tumore dopo avere
contratto l’erisipela, una malattia causata da un batterio della famiglia degli Streptococchi.
Rintracciatolo e verificato che il suo tumore (un tumore maligno al collo) non era più ritornato,
Coley scoprì poi, studiando la letteratura medica, altri 50 casi circa di regressione del tumore in
seguito ad una infezione, alcuni dei quali proprio in seguito all’erisipela.
Così provò a provocare lui stesso quella malattia iniettando lo streptococco in un primo paziente,
che effettivamente guarì, mentre il secondo ed il terzo morirono proprio a causa dell’infezione
streptococcica. Invece di perdersi d’animo Coley ci lavorò su fino ad approntare una preparazione
che conteneva sia lo streptococco morto (ucciso dal calore) che un batterio denominato Serratia
Marcescens (ma che allora era stato denominato Bacillus prodigiuosus); in tal modo restavano delle
tossine di un batterio morto oltre ad un batterio vivo (ma meno pericoloso dello streptococco). Tale
preparazione fu da allora in poi nota come “tossine di Coley”, e fu addirittura prodotta in serie da
un’azienda, anche perché oltre a Coley altri medici la utilizzarono, sebbene non ottennero sempre
risultati altrettanto positivi, ma questo avvenne presumibilmente anche perché non tutti avevano
maturato la sue stessa esperienza e capacità di analisi per comprendere in che modi ed in che tempi
somministrare il rimedio.
Le tossine di Coley però ben presto subito pesanti avversioni da parte di diversi membri
dell’establishment medico, e vennero abbandonate, sebbene figli e nipoti di W. Coley le
utilizzarono ancora. In particolare la nipote Helen Nauts ha pubblicato nel tempo 18 monografie
tabulando oltre mille dei casi da lei trattati; 500 di questi casi ottennero una regressione quasi
completa991.
Sebbene gli studi di Coley siano stati prima screditati e poi abbandonati, la ricerca prosegue
ancora nella direzione da lui segnata, vedi per esempio l’articolo Coley’s toxins in perspective
(“Le tossine di Coley in prospettiva”)992 nel quale si legge che “una più attenta selezione dei
pazienti ed un trattamento più appropriato potrebbe essere fruttuoso”, ad indicare che la strada
intrapresa più di cento anni fa dal dottor Coley può portare ancora dei frutti. Oppure l’articolo Dr
William Coley and tumour regression: a place in history or in the future (“Il dottor William
Coley e la regressione del tumore: un posto nella storia o nel futuro”)993 nel cui abstract leggiamo
che la regressione spontanea del tumore è avvenuta in seguito ad infezioni di batteri, funghi, virus e

991
Molte delle informazioni qui presentate sono tratte dall’articolo The Toxins of William B. Coley and the
Treatment of Bone and Soft-Tissue Sarcomas, pubblicato su Iowa Orthopaedic Journal 2006; 26: 154–158, autore
E. F. McCarthy; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1888599/.
992
Pubblicato su Nature 357, 11–12 (1992), autore Starnes, C. O.;
http://www.nature.com/doifinder/10.1038/357011a0
993
Pubblicato su Postgraduated medical journal 2003 Dec; 79(938): 672–680, autori S A Hoption Cann, J P van
Netten, C van Netten; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1742910/.
292
protozoi e che più volte nel corso dei secoli l’osservazione di questo fenomeno ha portato a mettere
a punto delle strategie per combattere il cancro. Gli autori scrivono inoltre che
Tumori che si accrescono rapidamente contengono un largo numero di leucociti. Queste cellule
svolgono un ruolo sia di difesa che di riparazione; tuttavia le funzioni riparative possono anche
sostenere la crescita del tumore. Le infezioni intratumorali possono riattivare le funzioni difensive,
causando regressione del tumore.
(…) l’approccio di Coley alla cura del cancro ha un posto nel passato, nel presente e nel futuro.
Esso offre una rara opportunità per lo sviluppo di una cura per il cancro largamente applicabile,
relativamente economica, eppure efficace. Anche per i casi intrattabili con la terapia convenzionale
esiste una speranza.
Ma da dove viene agli autori di questo articolo l’idea, non molto convenzionale, che il cancro
potrebbe essere curabile con una semplice somministrazione delle tossine di Coley? Se guardate in
fondo all’articolo potete trovare i cento riferimenti, ovvero i cento articoli e studi apportati per
giustificare le suddette parole. Il primo di questi articoli è A review of the influence of bacterial
infection and of bacterial products (Coley’s toxins) on malignant tumors in man; a critical
analysis of 30 inoperable cases treated by Coley’s mixed toxins, in which diagnosis was
confirmed by microscopic examination selected for special study (“Una rassegna sull’influenza
dell’infezione batterica e dei prodotti batterici (tossine di Coley) sui tumori maligni nell’uomo;
un’analisi critica di 30 casi inoperabili trattati con le tossine di Coley, nei quali la diagnosi è stata
confermata dall’esame microscopico”)994.
Di fronte a prove granitiche come queste appare decisamente pretestuoso il fatto che le
istituzioni sanitarie abbiano attribuito le guarigioni operate da Coley con le sue tossine ad “errori
nella diagnosi iniziale”. Quanto all’altra accusa mossa da Coley, ovvero che non avrebbe analizzato
attentamente il “follow up” dei pazienti, ovvero che non abbia documentato se e per quanto tempo
siano vissuti senza recidive del tumore curato dobbiamo ricordare ancora una volta che chi viene
trattato con chirurgia, chemioterapia o radiazioni viene considerato “guarito” se muore dopo 5 anni
e un giorno essere stato trattato. Sarebbe questa l’attenzione al follow up dei trattamenti
convenzionali? Per altro, come già mostrato in precedenza, uno degli effetti collaterali della
chemioterapia (spesso utilizzata anche in abbinamento con la chirurgia) è la disbiosi, la quale
predispone non solo ad eventuali altre forme di tumori, ma a tutta una serie di patologie che,
inserendosi nel quadro clinico di un paziente già debilitato può concorrere a causarne un decesso
che sulla carta potrebbe anche essere attribuito a patologia differente dal tumore, ma che in effetti
potrebbe essere l’effetto collaterale del trattamento contro il cancro.
Altre prove dell’efficacia delle tossine di Coley e più in generale di una tecnica basata
sull’induzione del sistema immunitario ad una lotta contro il cancro, si possono leggere nell’articolo
The Toxins of William B. Coley and the Treatment of Bone and Soft-Tissue Sarcomas995.

85.4 - La tisana di René Caisse ed altri rimedi


A parte il metodo Gerson, la risoluzione dei problemi di parassitosi, disbiosi e focus dentali, la
risoluzione di eventuali traumi psicologici, sono molto interessanti i metodi di cura del cancro
descritti nel libro di Lorenzo Acerra Cancro: puoi guarire -senza chemio, radiazioni o chirurgia
(Macro Edizioni).
Uno di questi è la tisana di René Caisse, denomina “Essiac”, un rimedio del tutto naturale, basata
su delle erbe curative in uso presso gli indiani d’America; anche se utilizzare solo tale rimedio non
994
Pubblicato su Acta Medica Scandinava Supplement 1953;276:1–103, autori Nauts H C, Fowler G A, Bogatko F H;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/13039964.
995
Pubblicato su Iowa Orthopaedic Journal 2006; 26: 154–158, autore E. F. McCarthy;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1888599/.
293
garantisce (per quanto detto all’inizio) una guarigione (ma ci sono testimonianze di persone guarite
con il solo utilizzo di Essiac abbinato ad un particolare regime dietetico), può essere un aiuto.
Sebbene in erboristeria sia possibile acquistare dei prodotti che contengono gli estratti erboristici
dell’Essiac, credo sia meglio finché possibile procurarsi le erbe e prepararsi la tisana a casa propria.

85.5 – Il dottor Pantellini e l’ascorbato di potassio


Un altro rimedio naturale (e poco costoso) per il cancro ed altre malattie degenerative potrebbe
essere l’ascorbato di potassio. Qui di seguito cerco di riassumere i risultati e gli studi del dottor
Pantellini e dell’omonima fondazione.

Nota bene: la fondazione Pantellini, alla domanda “Si possono fare dosaggi “fai da te” a livello di
prevenzione, conoscendo i principi di funzionamento di questo composto?” risponde sul suo
sito996:No, è sempre meglio ricorrere alla consulenza medica da parte della Fondazione o del
proprio medico di base (se è a conoscenza dei protocolli utilizzati) perché i dosaggi sono legati sia
all’anamnesi remota della persona (cioè alle informazioni relative alla storia sanitaria della
persona e dei propri familiari) che alla valutazione di particolari parametri clinici (emocromo ed
elettroliti)

L’uso dell’ascorbato di potassio contro il cancro trae origine da un fortuito fraintendimento. Nel
1947, il Dott. Pantellini consigliò ad un malato di cancro terminale allo stomaco (con un’aspettativa
di pochi mesi di vita) di bere limonate con bicarbonato di sodio per calmare i forti dolori di cui
pativa. Quando, a distanza di un anno, lo rivide e lo trovò in piena forma, potè verificare di persona,
anche attraqverso le radiografie, la sua effettiva guarigione ((il paziente morì infatti d’infarto
vent’anni più tardi). Indagando il dottor Pantellini scoprì che quel suo paziente, per errore, non
aveva usato il bicarbonato di sodio, ma quello di potassio.
Allora fece un primo esperimento di controllo, somministrando ad alcuni malati di cancro in fase
terminale, citrato di potassio, tartrato di potassio ed esperidato di potassio, senza ottenere alcun
effetto. Somministrando invece ascorbato di potassio (che è poi una forma della vitamina C, ovvero
un sale dell’acido ascorbico), ottenne i primi riscontri positivi, con miglioramenti apprezzabili
nell’arco di 10-15 giorni, scomparsa o attenuazione del dolore, nonché capacità di riprendere la
normale attività lavorativa.
Dopo questi risultati incoraggianti il dottor Pantellini proseguì le sue ricerche per quarant’anni,
scoprendo che l’ascorbato di potassio aveva una sua validità terapeutica anche in alcune malattie
degenerative ed autoimmuni, e cercò di informare la comunità medica delle sue scoperte, tenendo
conferenze, partecipando a vari congressi di oncologia, e pubblicando le sue scoperte su riviste
mediche (oltre a curare migliaia di persone).
Il risultato di tutto questo lavoro furono alcune denunce da parte dell’Ordine dei Medici
(terminate con l’assoluzione), continue diffamazioni ed altri problemi. Ma le sue ricerche, i suoi
studi, le sue scoperte non furono mai confutate; piuttosto venne denigrato o ignorato dalla grande
maggioranza dei suoi colleghi. Chiaramente le industrie del farmaco, che guadagnano almeno mille
euro per un ciclo di chemioterapia non vedono di buon occhio un prodotto che può costa pochi euro
e che non è nemmeno brevettabile.
Riporto qui sotto un breve stralcio di un’intervista997 fatta da qualche anno fa da Giuseppe Cosco
al dottor Pantellini (che nel frattempo è deceduto).
Cosco: Quali sono i dosaggi?
Pantellini: Per la prevenzione si possono somministrare due o tre dosi la
settimana, la mattina a digiuno, per quattro o cinque mesi consecutivi, poi
996
http://news.pantellini.org/?page_id=23&lang=it.
997
http://cosco-giuseppe.tripod.com/medicina/potassio.htm.
294
interrompere un mese e ricominciare. Per la cura, invece, di dosi bisogna
assumerne tre al giorno. Cioè occorre prendere la dose preventiva di gr. 0.15 di
acido ascorbico e gr. 0.30 di bicarbonato di potassio, tre volte al giorno.
Cosco: Posso scrivere che in caso di tumori definiti iniziali, con l’ascorbato, si
ottiene la guarigione completa?
Pantellini: Certamente, si ha il 100% di regressione del tumore.
Cosco: Le persone in cura preventiva dal 1970 hanno...
Pantellini: Nessuna di loro, e sono molte centinaia, è stata colpita da cancro o da
malattie virali.
Cosco: Professore lei è solo in questo lavoro?
Pantellini: Sono affiancato da molti altri ricercatori, italiani e stranieri e poi in
America diversi scienziati (tra cui Irwin Stone, Cameron e Pauling, N.d.R.)
portano avanti protocolli sperimentali simili (fondati sull’ascorbato di sodio).
Cosco: Ci sono dei medici in Italia che usano l’ascorbato?
Pantellini: Ci sono dei bravissimi medici in Italia, dei bravissimi chirurghi,
anche dei bravissimi oncologi che utilizzano l’ascorbato di potassio.
Nota bene: dai tempi di questa intervista ci sono stati diversi sviluppi nello studio dell’ascorbato
e delle modalità di utilizzo del medesimo, di cui trovate documentazione presso la fondazione
Pantellini. In particolare informandovi sul sito scoprirete che la formulazione dell’ascorbato più
ribosio sembra potenziare l’efficacia dell’ascorbato di potassio, così come l’associazione con la
vitamina B12.
Approfondimenti sull’ascorbato di potassio (disponibili sul web):
- Video: http://youtu.be/Oj2nf4U54t0
http://www.youtube.com/watch?v=q3-AmcG0XV0
- Fondazione Pantellini Onlus: http://news.pantellini.org/
- Domande frequenti (e risposte) sull’ascorbato di potassio:
http://news.pantellini.org/?page_id=23&lang=it
- Raccolta di studi e pubblicazioni sull’ascorbato di potassio:
http://www.naturpedia.net%2Fwiki%2FRaccolta_Studi_e_Pubblicazioni_Ascorbato_di
_Potassio&session_token=0WIIys87QcBRLvBbrPYSUA_IYY98MTMxMjIwNjAyOEA
xMzEyMTE5NjI4
- Proteggersi dalle radiazioni nucleari con l’ascorbato di potassio:
http://www.icansavetheplanet.com/proteggersi-dalle-radiazioni-nucleari/
- http://www.mednat.org/cure_natur/ascorb_potassio.htm
- http://www.mednat.org/cancro/pantellini.htm

85.6 – Cancro e alimentazione


I resoconti del lavoro di indagine del dottor Price dovrebbero avere già fatto comprendere come
l’alimentazione moderna sia una delle cause scatenanti del sempre maggiore numero di malati di
cancro. Ritornare ad una dieta a base di alimenti semplici, non processati, evitare zucchero e
dolcificanti artificiali è sicuramente importante, sebbene, come abbiamo visto, per riequilibrare
l’organismo può essere necessario passare ad una forma di dieta paleolitica; molti medici e
ricercatori che si interessano di cure naturali per il cancro (a partire dal compianto dottor Gerson)
insistono anche che si evitino le proteina, e ci sono diverse testimonianze che una dieta con tanta
frutta e verdura e senza proteine animali possa guarire dal cancro.
A tal proposito segnalo un breve ma interessantissimo articolo pubblicato il 19 settembre 2012
sull’edizione on line del sole 24 ore intitolato Guarisce dal cancro al colon cambiando dieta –

295
frutta e verdura lo salvano?998, che fornisce il resoconto della guarigione da un tumore al
colon inizialmente trattato con intervento chirurgico e chemioterapia. Dopo il fallimento
dell’approccio di queste terapie l’anziano malato britannico ha eseguito ricerche su internet ed ha
deciso di mangiare frutta e verdura crude in gran quantità, associando tale dieta ad integratori di
selenio e a semi di albicocca (fonti di vitamina B 17). Ad aprile l’uomo era stato dato ormai per
spacciato, ad agosto i medici hanno constatato la sua guarigione. Un risultato davvero eccezionale.
Vedi anche l’articolo Il selenio riduce il rischio di cancro al colon, pubblicato sul sito
italiasalute999 nel quale possiamo leggere che secondo un recentissio studio “il selenio favorirebbe
il processo di apoptosi, un meccanismo secondo cui le cellule malate si autoeliminano dal nostro
organismo”.
Su alcune riviste e giornali si leggono invece articoli che puntano il dito contro il selenio
considerandolo inutile se non dannoso. Contraddizioni di una ricerca ai primordi? O la longa manus
delle multinazionali del farmaco? La somministrazione di un ciclo di chemioterapia per tali aziende
significa un introito dell’ordine di qualche centinaia di euro, al contrario la somministrazione di una
dieta ricca di frutta, verdura e selenio non porta soldi nelle tasche di nessuno (fruttivendolo a parte,
ovviamente).
Sempre sul sito del sole 24 ore leggiamo di una nuova cura contro il melanoma basata proprio
selenio e sui broccoli1000, e per restare in tema potete leggere delle virtù terapeutiche ed antitumorali
della piante della famiglia del cavolo potete leggere sull’articolo prevenire il cancro mangiando ...
col cavolo!1001
Anche l’esperienza di Candice-Marie Fox, guarita dal cancro mangiando frutta e verdura crude
(in buona parte sotto forma di spremute, come con il metodo Gerson) è molto interessante. Del resto
si tratta di cibi che affamano patogeni e gran parte dei parassiti, e che anzi contengono molta
vitamina C, che potenzia il sistema immunitario e aiuta ad uccidere i patogeni; in più contengono
molti enzimi benefici. La sua esperienza è descritta nell’articolo Former model with cancer who
turned down chemo claims she cured herself by eating three PINEAPPLES a day... and she’s
also ditched her husband1002, ed è interessante notare che oltre all’alimentazione la donna
Britannica ha abolito l’uso di prodotti per la bellezza e per la pulizia del corpo imbottiti di sostanze
chimiche artificiali, si è dedicata allo yoga per lavorare sull’equilibrio psico-fisico, ed ha pure
divorziato dal marito (che non condivideva la sua scelta naturista). Non è peregrino pensare che
anche il divorzio da una persona che non condivide il proprio stile di vita (e con il quale
probabilmente c’erano anche altri attriti) possa avere risolto in maniera netta e definitiva alcuni
conflitti e contribuito alla guarigione.
È utile ricordare la possibile efficacia nella lotta contro il cancro del boro e dello iodio. Per il
primo vedi il capitolo relativo, per il secondo aspettate la prossima edizione di questo libro che
includerà delle informazioni aggiuntive.

A proposito di alimentazione utile sia per prevenire il cancro che per coadiuvare una cura di tale
malattia, riporto qui alcuni articoli della serie Pillole anti-cancro, ma senza effetti collaterali tratti
dal blog della biologa nutrizionista Tiziana Stallone, http://tiziana-stallone.blogspot.com/.

998
http://salute24.ilsole24ore.com/articles/14643-guarisce-dal-cancro-br-al-colon-cambiando-dieta-br-frutta-e-
verdura-lo-salvano?refresh_ce.
999
http://italiasalute.leonardo.it/news.asp?ID=10208.
1000
http://salute24.ilsole24ore.com/articles/3180-broccoli-e-selenio-una-nuova-terapia-contro-il-
melanoma?refresh_ce.
1001
http://www.giudiziouniversale.it/articolo/extra/prevenire-il-cancro-mangiando-col-cavolo.
1002
Pubblicato il 30 marzo 2015 sul Daily Mail, scritto da Caroline Mcguire;
http://www.dailymail.co.uk/femail/article-3017683/Former-model-cancer-turned-chemo-claims-cured-eating-
three-PINEAPPLES-day-ditched-husband-well.html.
296
AGLIO, CIPOLLA E SIMILI1003
Alimenti
Aglio (allium sativa), cipolle (allium cepa), porri (allium porrum), scalogno (allium ascalonium),
erba cipollina (allium schoenoprasum).
Ricerca
Studi epidemiologici: riduzione significativa nei soggetti studiati della probabilità di manifestare
cancro allo stomaco e alla prostata.
Molecole fitochimiche anti-tumorali e loro meccanismo d’azione
Le molecole responsabili di questi effetti anti-tumorali (sostanze fitochimiche contenenti zolfo -
es. alliina, da cui deriva allicina e da cui derivano altri composti contenenti zolfo) sono liberate in
seguito alla frantumazione di questi ortaggi.
L’aglio contiene anche quercitina, un inibitore della crescita tumorale (pro-apoptotico).
L’aglio e i suoi parenti frenano lo sviluppo del cancro, sia per l’azione protettrice nei confronti
dei danni causati dalle sostanze cancerogene (nitrosammine), sia per la loro capacità di impedire la
crescita delle cellule tumorali (pro-apoptotico).
Consigli in cucina
L’aglio crudo affettato (il cui effetto antitumorale è superiore a quello della cipolla), rappresenta
sicuramente la migliore fonte di sostanze anti-tumorali e va quindi preferito agli integratori.

Piccola nota dell’autore del libro: l’aglio è anche un alimento che contrasta i batteri patogeni e la
candida, e quindi la disbiosi intestinale, nonché i parassiti intestinali, aiuta anche grazie al suo
contenuto in zolfo organico e vitamina C, a chelare i metalli pesanti. I Coreani sono un popolo
presso il quale la diffusione del tumore è alquanto limitata; sarà un caso che i loro vicini Cinesi li
chiamano con il soprannome di “mangia-aglio”?

I FRUTTI DI BOSCO E LE ANTOCIANINE1004


Alimenti
Lampone, fragola, mirtillo nero, mirtillo rosso
Ricerca
Essendo frutti stagionali, non esistono studi epidemiologici, ma evidenze sperimentali in vitro e
su animali. In diversi animali un regime alimentare che comprende fragole e lamponi per il 5%
dell’alimentazione porta ad una riduzione significativa del cancro dell’esofago.
Molecole fitochimiche anti-tumorali e loro meccanismo d’azione
I frutti di bosco costituiscono una fonte privilegiata di polifenoli dal potenziale antitumorale:
acido ellagico, antocianidine, antocianine e proantocianidine.
L’antitumorale più potente è l’acido ellagico e si trova nei semi dei lamponi e nella polpa delle
fragole. L’acido ellagico inibisce la crescita dei vasi che auto alimentano il tumore (anti-
angiogenetico), inibisce la trasformazione delle sostanze cancerogene in agenti tossici per la cellula e
stimola i meccanismi di eliminazione delle sostanze cancerogene.
Le antocianidine si trovano nei lamponi e nei mirtilli, e sono potenti antiossidanti e promuovono
la morte delle cellule tumorali (pro-apoptotici).
Le proantocianidine sono abbondanti nei mirtilli rossi e in quelli neri. Sono dei potenti
antiossidanti, inibitori della crescita tumorale (pro-apoptotici) e della crescita dei vasi che auto-

1003
http://tiziana-stallone.blogspot.com/2010/01/pillole-anti-cancro-ma-senza-effetti_27.html.
1004
http://tiziana-stallone.blogspot.com/2010/07/pillole-anti-cancro-senza-effetti.html.
297
alimentano il tumore (anti-angiogenetici).
Consigli in cucina
Il prodotto fresco, stagionale rimane sempre il più valido.
È possibile consumare mirtilli rossi essiccati o succo concentrato, aggiungendoli per esempio ai
cereali al mattino, o a un mix di frutta secca.
I mirtilli neri e le altre bacche possono essere consumate tutto l’anno utilizzando i prodotti
surgelati (che mantengono le loro proprietà) in aggiunta allo yogurt, al gelato o altri dolci.

CURCUMA1005
Spezia curcuma, polvere di colore giallo intenso ottenuta dalla frantumazione della radice di una
pianta tropicale simile allo zenzero.
Ricerca
Al momento non è stato svolto alcuno studio epidemiologico sul legame potenziale tra consumo
di curcuma e sviluppo di cancro. Tuttavia, c’è un certo consenso sul fatto che la curcuma potrebbe
essere responsabile di significative differenze tra il tasso di alcuni tumori in India e quello dei Paesi
Occidentali. Esistono, invece, numerose evidenze sperimentali degli effetti antitumorali della
curcuma in vitro (tumori dello stomaco, dell’intestino, del colon, della pelle e del fegato). Il cancro al
colon è il tipo di tumore su cui la curcuma sembra essere più efficace.
Molecole fitochimiche anti-tumorali e loro meccanismo d’azione
La componente principale della curcuma è la curcumina. La biodisponibilità della curcumina è
relativamente bassa, può essere aumentata in maniera considerevole (più di mille volte!) se assunta
assieme al pepe.
La curcumina possiede attività antitrombotiche, ipocolesterolemizzanti e antiossidanti, altre ad
avere un grande potenziale anti-tumorale. La curcumina promuove la morte delle cellule tumorali
(effetto pro-apoptotico) e inibisce la formazione dei vasi che alimentano il tumore (effetto anti-
angiogenetico). La curcumina ha anche un effetto anti-infiammatorio (inibitore della ciclo-ossigenasi).
Consigli in cucina
L’aggiunta quotidiana di un cucchiaino da tè di curcuma assieme ad un po’ di pepe (sinergia
culinaria) a zuppe, condimenti o piatti di pasta rappresenta un modo semplice, rapido ed economico
per ottenere un apporto di curcuma sufficiente a prevenire lo sviluppo del cancro.

Articolo correlato: CURCUMA E CANCRO, NON SOLO PREVENZIONE1006

La cura dell’uva
Circa 100 anni fa due bianchi nel sud dell’Africa provarono sul proprio corpo il potere
disintossicante dell’uva e guarirono l’una da una forma di cancro e l’altro da dei calcoli renali.
Johanna Brandt, ha descritto la sua esperienza il suo metodo nel libro La cura dell’uva. Il libro è
stato ristampato (anche in italiano, per la Red Edizioni) con una prefazione del naturopata
Cristopher Vase.
Dal sito www.ilgiardinodeilibri.it1007 traggo queste righe:
Lo introduce un’ampia sezione, opera del famoso naturopata Cristopher Vasey
che, nel confermare le basi rigorosamente scientifiche della cura dell’uva, allarga
l’informazione alle monodiete in generale, strumenti naturali per disintossicare
l’organismo dalle scorie provenienti dall’alimentazione e dall’inquinamento
1005
http://tiziana-stallone.blogspot.com/2010/02/curcuma-spezia-curcuma-polvere-di.html.
1006
http://www.eurosalus.com/notizie/ultime/curcuma-e-cancro-non-solo-prevenzione.html.
1007
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__disintossicarsi_con_la_cura_dell_uva.php.
298
ambientale tipico dell’età moderna.
In cosa consiste la cura dell’uva? Essenzialmente nel mangiare solo uva (biologica) e basta,
masticando lentamente gli acini con tutta la buccia e i semi (se la dentatura lo permette, altrimenti si
potrebbe utilizzare un buon estrattore – non certo una centrifuga), e se proprio di uva non se ne
trova perché non è la stagione giusta, oltre che andare a svernare all’emisfero opposto si può
provare con l’uva passa biologica fatta rinvenire un poco nell’acqua (e bevendo l’acqua immagino
per non disperdere sostanze nutritive). Com’è possibile che la cura dell’uva, almeno in certi casi di
cancro, possa funzionare? Per prima cosa mangiare solo frutta come già rimarcato diverse volte,
affama i patogeni ed i parassiti, la vitamina C pura della frutta (assieme agli enzimi vivi che essa
contiene) ha un effetto disintossicante, aiuta a chelare i metalli pesanti, in più i semi dell’uva
contengono la vitamina B17 (o amigdalina) della cui validità antitumorale si discute in un prossimo
paragrafo.
La buccia del frutto dell’uva inoltre contiene resveratrolo, un antiossidante di cui, tra una
smentita e l’altra, si decantano molte virtù. Nell’articolo Resveratrol modulates the inflammatory
response via an estrogen receptor-signal integration network1008 si legge che tale sostanza
regola il metabolismo e contrasta l’infiammazione anche perché inibisce l’azione della citochina
pro-infiammatoria IL-6 (interleuchina 6). Nei capitoli precedenti abbiamo già visto più volte come
le citochine possano essere coinvolte nella genesi di molte situazioni patologiche.
Altri link per approfondire l’argomento della cura dell’uva sono:
http://antoniobigliardi.altervista.org/Uva.html
http://www.nutrirsidisalute.it/pdf/Settembre2010.pdf
http://valdovaccaro.blogspot.it/2013/09/la-cura-delluva-per-depurare-e.html
Altro libro interessante sulle cure naturali, che dedica ben 10 pagine alla cura dell’uva, è Il libro
delle tre cure - Limone, mele e uva. Per non parlar dell’aglio e del peperoncino (Giunti
Demetra Editore).
Se vi interessa approfondire la cura del limone potete leggere questo breve articolo:
http://www.traterraecielo.it/old/leggi_articolo.php?id=578

85.7 – La pervinca del Madagascar

Sul sito del museo della storia naturale di Marsiglia, si trova un


articolo sulla pervinca del Madagascar e sulle sue applicazioni contro
il cancro1009 intitolato per l’appunto La pervenche de Madagascar,
remède contre le cancer dal quale apprendiamo che tale pianta
ornamentale originaria del Madagascar era utilizzata dalle
popolazioni indigene sia per diminuire la sensazione di fame che per
le sue proprietà curative: “vermifughe, cura delle punture di insetti,
disinfettante di ferite, anti-malariche e diuretiche”.
Alcune ricerche condotte nel 1920 (Canada) e nel 1957 (USA) hanno dimostrato la sua efficacia
nella cura della leucemia. I suoi principi attivi sono la Vinblastinae la Vincristina possono venire
estratti, e a partire dalla vinblastina il team del professor Potier nel 1978 ha sintetizzato una
molecola che appare persino più efficace: la navelbina o virnorelbina. Queste sostanze agiscono
inibendo il processo di riproduzione delle cellule cancerose.
Nell’articolo succitato si legge che:
La vinblastina è particolarmente attiva nel trattamento della malattia di Hodgkin,

1008
Pubblicato su eLife. 2014; 3: e02057, autori Jerome C Nwachukwu, Sathish Srinivasan et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4017646/.
1009
http://www.museum-marseille.org/marseille_fiche_pervenche_madagascar.htm.
299
la vincristina invece è attiva nella leucemia acuta dei bambini, mentre la navelbina
è indicata nel trattamento dei tumori del polmone e della mammella.

81.8 La vitamina B-17 (amigdalina)

L’amigdalina, da taluni denominata vitamina B-17 è una sostanza che si trova in molti semi della
frutta, ma per assumerla occorre anche masticarli ben bene; è una sostanza amara che si trova in
abbondanza nelle mandorle amare e nelle “mandorle” di albicocca; un sovradosaggio è tossico, e
quindi come tante altri rimedi va assunta con paresimonia e sotto controllo medico. In attesa che io
abbia il tempo di scrivere un articolo specifico, vi invito a leggere ciò che scrive il dottor Nacci nel
suo libro sulla cura del cancro, o quello che si trova scritto in questo articolo:
http://tuttouno.blogspot.it/2009/01/semi-di-albicocca-contro-i-tumori.html

85.9 La proteina GcMAF


La molecola denominata GcMAF è una scoperta recente della medicina, anch’essa è una
sostanza del tutto naturale, che ha prodotto notevoli miglioramenti in alcuni bambini autistici ed in
alcuni malati di cancro, e non solo1010. Il dottor Marco Ruggero, che sta studiando gli effetti
terapeutici di tale molecola, riferisce di essere guarito da una forma di cancro alla tiroide assumendo
il GcMAF. Purtroppo su tale sostanza non ci sono troppe informazioni disponibili in italiano, ed al
momento costa un po’ troppo, ma per chi fosse interessato il sito tramite il quale la si può anche
acquistare è: www.gcmaf.eu
Il già citato articolo Therapeutics effects of highly purified de-glycosylated GCMAF in the
immunotherapy of patiens with chronic diseases1011 riferisce degli ottimi risultati ottenuti
somministrando questa molecola a malati di tumore. Tra i casi segnalati e guariti vi sono quello di
un uomo di 71 anni con cancro alla prostata e metastasi al fegato e di una donna con cancro al seno.

85.10 - Dicloroacetato, una cura contro il cancro nascosta alla popolazione


perché su di essa non si possonno fare soldi a palate?

Qui di seguito la traduzione (realizzata in collaborazione con


Marica Esposito) dell’articolo Scientists cure cancer but no one
takes notice (“Scienziati curano il cancro ma nessuno se ne
accorge”)1012 pubblicato sul sito http://hubpages.com/.

I ricercatori dell’Università di Alberta, a Edmonton, in Canada


hanno trovato la cura per il cancro, la settimana scorsa, ma se ne
parla pochissimo nei notiziari e alla TV.
È una tecnica semplice, si utilizza un farmaco molto semplice. Il
metodo impiega dicloroacetato, che è attualmente usato per trattare
i disordini metabolici. Quindi, non vi è alcuna preoccupazione per gli effetti collaterali o gli effetti a
lungo termine.
Questo farmaco non richiede un brevetto, per cui chiunque lo può utilizzare ampiamente ed è

1010
http://www.unifi.it/mod-MDNotizie-master-action-view-bid-2889.html.
1011
Pubblicato su American Journal of Immunology 9: 78-84. 2013, autori Lynda Thyer, Emma Ward, Rodney Smith,
Jacopo J.V. Branca; http://thescipub.com/PDF/ajisp.2013.78.84.pdf.
1012
http://hubpages.com/hub/Scientists_cure_cancer__but_no_one_takes_notice.
300
economico rispetto ai costosi farmaci antitumorali prodotti da grandi aziende farmaceutiche.
Gli scienziati canadesi hanno testato questo dicloroacetato (DCA) sulle cellule dell’uomo, ed ha
ucciso le cellule del cancro dal polmone, mammella e cervello ed ha lasciato intatte quelle sane. È
stato testato su topi con tumori gravi che si sono ridotti quando sono stati alimentati con acqua
integrata con DCA. Il farmaco è ampiamente disponibile e la tecnica è facile da usare. Perché le case
farmaceutiche più importanti non sono coinvolte? O i media non ne sono interessati?
Nel corpo umano c’è un elemento naturale che lotta contro il cancro: i mitocondri, ma hanno
bisogno di essere “spinti” per essere abbastanza efficaci [i mitocondri sono organi contenuti in ogni
cellula umana1013, con una struttura simile a quella dei batteri, e con un proprio DNA mitocondriale;
la funzione principale del mitocondrio è quella di produrre energia - N.d.T.]. Gli scienziati hanno
sempre pensato che i mitocondri venissero danneggiati dal cancro e quindi hanno pensato di
concentrarsi sulla glicolisi che è meno efficace e più dispensiosa. I produttori di farmaci si sono
concentrati solo su questo metodo della glicolisi per combattere il cancro. Questo DCA invece non si
basa sulla glicolisi ma sui mitocondri, “innesca” i mitocondri che combattono le cellule tumorali.
L’effetto collaterale di questo è che viene anche riattivato un processo chiamato apoptosi.
Vedete, i mitocondri contengono un fin troppo importante “pulsante di autodistruzione” che viene a
mancare nelle cellule tumorali. Senza di esso, i tumori diventano più grandi e le cellule rifiutano di
estinguersi.
I mitocondri pienamente funzionanti, grazie al DCA invece possono finalmente morire. Le
aziende farmaceutiche non investono in questa ricerca perché il metodo DCA non può essere
brevettato, senza un brevetto non possono fare soldi, come stanno facendo ora con le cure contro
l’AIDS.
Dal momento che le case farmaceutiche non se ne interesseranno, altri laboratori indipendenti
dovrebbero iniziare a produrre questo farmaco e fare ulteriori ricerche per confermare le conclusioni
di cui sopra e produrre i farmaci.
La ricerca originale1014 è disponibile sul sito della facoltà di medicina dello stato di Alberta
(Canada), ma adesso la visione dell’intero sito è ristretta ad utenti con un particolare account. La
funzione del dicloroacetato, a quanto si legge nell’articolo, è quella di bloccare una innaturale
“immortalità” delle cellule cancerogene che ricavano energia dalla glicolisi; questo processo ha
come effetto secondario il blocco dell’attività dei mitocondri e di conseguenza una inibizione della
apopstosi (che è il processo di “morte programmata” della cellula); il dicloroacetato a quanto pare
rimette in funzione i mitocondri, riattiva l’apoptosi e le cellule difettose (quelle del tumore) si
autodistruggono portando all’auto-eliminazione del tumore.

85.11 – Resveratrolo e N-Acetil-Cisteina, un brevetto per la prevenzione del


cancro e di altre malattie degenerative
Molto interessante è anche il brevetto di un ricercatore italiano sulle proprietà di resveratrolo e
N-Acetil-Cisteina nella prevenzione di varie malattie degenerative (cancro, alzheimer, parkinson).
Si tratta della scoperta di un ricercatore italiano Ettore Cavalieri, emigrato negli USA. Secondo il
suo brevetto, regolarmente depositato e intitolato Unifying mechanism and methods to prevent
cancer and neurodegenerative diseases, l’associazione di queste due sostanze (eventualmente
abbinate alla vitamina D) è utile per prevenire l’insorgenza delle malattie succitate. Prevenzione,
non cura, afferma Cavalieri, sebbene potrebbero rallentare il decorso della malattia.
Negli Usa è già disponibile sul mercato un integratore denominato Forza Vitale che contiene le
sostanze succitate: http://www.forzavitalehealth.com/

1013
http://www.mitocon.it/index.php?option=com_content&task=view&id=15&Itemid=31.
1014
http://www.dca.med.ualberta.ca/Home/Updates/2007-03-15_Update.cfm.
301
Per approfondire la questione per il momento (in attesa di una prossima edizione del libro), vi
lascio 4 link:
http://www.predazzoblog.it/il-ricercatore-italiano-ercole-cavalieri-scopre-le-sostanze-anti-
cancro/
http://www.4minuti.it/citta/lotta-cancro-nuove-speranze-integratore-0058645.html
http://www.4minuti.it/provincia/scienziato-dieci-anni-scudo-proteggerci-tumori-
0045272.html
http://www.google.com/patents/US8629174

85.12 - Proprietà antitumorali dell’olio di canapa (e tumori cerebrali)


Molto promettenti sono gli studi dell’olio di canapa come trattamento per i tumori cerebrali (e
non solo), come mostrano i seguenti due articoli: Cannabinoid action induces autophagy-
mediated cell death through stimulation of ER stress in human glioma cells (““L’azione dei
cannabinoidi induce morte delle cellule del glioma cerebrale umano mediata dall’autofagia
attraverso la stimolazione dello stress del reticolo endoplasmatico”)1015, e Marijuana chemical
may fight brain cancer (“Composti chimici presenti nella marijuana possono combattere il cancro
al cervello”)1016.
Il New York Daily News1017 ci informa della storia di un bambino di due anni, già sottoposto a
intervento chirurgico e chemioterapia per un tumore cerebrale, ormai in fin di vita dopo shock
settico, infarto ed emorragia polmonare, che ha ripreso a mangiare, a sopportare il dolore ed ha
iniziato a guarire dopo che suo padre di nascosto gli ha somministrato dell’olio di canapa tramite il
sondino di alimentazione. Altra fonte per la medesima storia è ABC News1018, la quale ci informa
che questo genitore ha fatto da sé l’olio alla canapa. Rick Simpson, che propaganda le proprietà
terapeutiche dell’olio di canapa, avvisa le persone di farselo da sé1019, perchè la qualità dell’olio
acquistato è altamente incerta.

85.13 – David Servan ha sconfitto il cancro (al cervello)


David Servan, che da psichiatra “classico” si è convertito all’uso di metodi naturali
nell’affrontare i problemi psicologici e mentali, come documenta nei suoi libri precedenti Guarire e
Vivere senza ansia, ha sconfitto una forma di tumore al cervello da cui era afflitto
Nel suo libro Anti cancro (Sperling & Kupfer, 2008) egli racconta la sua vicenda e non spiega
solo per mezzo di quali tecniche e terapie ha sconfitto quel male, da molti a torto giudicato
incurabile, ma fornisce anche una ricca appendice bibliografica in cui cita, a sostegno delle sue
affermazioni, centinaia di articoli scientifici pubblicati su riviste scientifiche ufficiali.
Dal sito macrolibrarsi1020 (presso il quale potete ordinare questo ed altri libri che trattano di
medicina naturale) traggo la seguente presentazione del libro.
Un medico che si ammala scopre più a fondo cos’è la sofferenza e cosa vuoi
1015
Pubblicato su Journal of Clinical Investigation. 2009;119(5):1359–1372., autori Maria Salazar et al;
www.jci.org/articles/view/37948
1016
Pubblicato su WebMd 1/04/2009, autrice Kelly Miller; www.webmd.com/cancer/brain-
cancer/news/20090401/marijuana-chemical-may-fight-brain-cancer.
1017
Dad says marijuana oil saved 2 years’s old cancer (“Padre afferma che l’olio di marijuana ha curato il cancro del
suo bambino di due anni”), articolo del 5 maggio 2011, scritto da Philip Caulfield;
http://articles.nydailynews.com/2011-05-05/news/29530229_1_medical-marijuana-medicinal-marijuana-cancer-
treatments.
1018
Montana dad gives cancer-stricken boy marijuana behind doctor’s back (“Padre del Montana somministra
marijuana al bambino distrutto dal cancro di nascosto dai dottori”), articolo pubblicato il 5 maggio 2011, scritto da
Susan Donaldson James; http://abcnews.go.com/Health/montana-father-medical-marijuana-cancer-stricken-
toddler-son/story?id=13529490.
1019
http://phoenixtears.ca/articles/whose-oil-can-you-trust/.
1020
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__anti_cancro.php.
302
dire “guarire”: ne è interessato in prima persona, non può più ritirarsi in una
zona neutra e asettica. (…)
Con questo nuovo libro, il grande neuroscienziato svela di aver vinto per ben
due volte un tumore al cervello, spiega quali sono i risultati dei suoi studi su come
rendere ancora più efficaci le difese del nostro sistema immunitario nel prevenire e
nel combattere questa malattia.
Tossine, alimentazione, emozioni e attività fisica sono i cardini di questo
metodo anticancro che costituisce la nuova frontiera della scienza e della ricerca.
Interessanti anche alcuni commenti e recensioni scritti sul medesimo sito macrolibrarsi da parte
dei lettori di cui riporto alcune righe:
Recensione per Anticancro scritta da: Elia
Diciamo che questo libro lo si dovrebbe regalare ad ogni medico di base, contiene un riassunto
formidabile di ottimi consigli sotto ogni aspetto, mentale, fisico e spirituale. (…) Non è un libro solo
per chi non sta bene. Lo consiglio a tutti veramente.
Recensione per Anticancro scritta da: Luca
(…) scritto in modo molto comprensibile. L’utilità del contenuto è straordinaria e può essere di
aiuto per iniziare realmente un nuovo stile di vita e comunque per aver un’opinione diversa su certi
automatismi del nostro quotidiano... da leggere e rileggere
Commento di Maurizio
Tutto quello che ho letto in un anno di malattia è contenuto in questo libro in modo ordinato e
scientifico facile da comprendere e di applicazione immediata, c’è pure un grande contenuto umano
e chi è in quella barca si immedesima immediatamente con l’autore, assolutamente indispensabile
per chi è colpito da questa malattia!

85.14 - Il Lugol e il melanoma


Molto interessanti sono le esperienze di guarigione dal melanoma con l’applicazione della tintura
di Lugol (a base di ioduro di potassio, che è possibile ordinare in una farmacia galenica con una
concentrazione del 5%) o di un’altra crema denominata Black Salve. Purtroppo si tratta di resoconti
non ancora accreditati da ricerche scientifici ufficialmente riconosciute, benché avvalorate
dall’esperienza clinica del dottor Simoncini (radiato dall’albo dei medici, presumibilmente perché
osa proporre delle cure naturali). Potete leggere alcune testimonianze di guarigione dal melanoma
con l’applicazione del Lugol al seguente link
http://www.mednat.org/cancro/melanoma_tintura.htm
Quanto alla Black Salve occorre dire che è una sostanza che scava e letteralmente distrugge sia il
tessuto malato che quello sano, e sebbene naturale, rischia di fare dei danni se applicata senza
criterio o senza il sostegno di un medico che segue la terapia; nella migliore delle ipotesi il cancro
viene estirpata lasciando una profonda cicatrice.

85.15 - Campi elettromagnetici per la cura del tumore?


L’articolo Effect of Magnetic Fields on Tumor Growth and Viability (“Effetto del campo
magnetico sulla crescita del tumore e sulla sopravvivenza ad esso”1021, descrive un esperimento
condotto su topi (con tutti i limiti quindi del caso) che mostra come l’effetto antitumorale del campo
magnetico sia maggiore negli animali sottoposti a campi più intensi e per un tempo maggiore. Il
generatore è stato modulato da un generatore di onda quadra e produceva un campo magnetico
alternato unipolare, il cui grafico nel tempo era una mezza sinusoide. La frequenza era di 1 Hz,

1021
Pubblicato su Comparative Medicine [2011;61(4):339-345], autori Tatarov I, Panda A, Petkov D, et al;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3155400/.
303
ovvero si alternava un campo magnetico che variava nel tempo come una mezza sinusoide per la
durata di mezzo secondo, ed un’assenza di campo magnetico per il restante mezzo secondo. Il
valore massimo del campo magnetico era di 0.1 ± 0.006 T.
Questo studio, assieme agli altri citati dagli autori, suggeriscono che l’attività antitumorale
aumenta con l’aumentare dell’intensità del campo magnetico e della durata giornaliera
dell’esposizione, e che tale effetto derivi sia dall’apoptosi (ovvero dal corretto funzionamento del
meccanismo di “suicidio” delle cellule malate, meccanismo che è inibito nelle cellule tumorali) sia
dalla soppressione della vascolarizzazione (angiogenesi) del tessuto tumorale (se il tumore non
viene più rifornito di sangue ovviamente perde nutrimento e perde forza). Lo studio precisa che
nessun effetto collaterale dannoso del campo magnetico è stato rilevato ai tessuti ed alle cellule, ma
solo un effetto terapeutico.
Per rendersi conto dell’importanza di questo campo di studi è consigliato consultare anche alcuni
studi citati dall’articolo in questione come per esempio
A 60-Hz sinusoidal magnetic field induces apoptosis of prostate cancer cells through
reactive oxygen species. (“Campo magnetico che induce apoptosis delle cellule del cancro alla
prostata”)1022.
Therapeutic electromagnetic field effects on angiogenesis and tumor growth (“Effetto del
campo elettromagnetico sull’angiogenesi e la crescita del tumore”)1023.
Extremely low frequency (ELF) pulsed-gradient magnetic fields inhibit malignant tumour
growth at different biological levels (“Campo magnetico pulsante inibisce la crescita di tumore
maligno a diversi livelli biologici”)1024.
A questo punto è il caso di aprire una lunga parentesi sul rapporto tra le frequenze
elettromagnetiche e la vita. Alcune informazioni sulla connessione tra determinate frequenze del
campo elettromagnetico e la regolazione dei fenomeni biologici le troviamo nel libro di Bruce
Lipton intitolato La Biologia delle Credenze. BruceLipton, è stato docente universitario di biologia
cellulare all’università del Wiscounsin nonché ricercatore presso la School of Medicine della
Standard University. Nel suo libro trovate scritto per esempio che1025:
Centinaia di studi degli ultimi cinquant’anni hanno costantemente rivelato che
“forze invisibili” dello spettro elettromagnetico hanno un impatto profondo su
ogni aspetto della regolazione biologica. Queste energie comprendono le
microonde, le frequenze radio, lo spettro della luce visibile, le frequenze
estremamente basse, le frequenze acustiche e persino una forza scoperta
recentemente chiamata “energia scalare”. Le frequenze e i modelli
elettromagnetici controllano il DNA, RNA e la sintesi delle proteine, alterano la
forma e la funzione delle proteine, e governano la regolazione dei geni, la
divisione e la differenziazione cellulare, la morfogenesi (il processo mediante il
quale le cellule si aggregano in organi e tessuti), la secrezione ormonale, la
crescita e il funzionamento del sistema nervoso.
Ciascuna di queste attività cellulari è un comportamento fondamentale che
contribuisce al dispiegarsi della vita. Benché questi studi siano stati pubblicati su
alcune delle più note riviste scientifiche biomediche tradizionali, le loro scoperte
rivoluzionarie non sono state incorporate nel curriculum scolastico degli studenti
1022
Pubblicato su International Journey of raidation biology 2008 Nov;84(11):945-55, autori Koh E K, Ryu B K,
Jeong D Y, Bang I S, Nam M H, Chae K S.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19016143.
1023
Pubblicato su Anticancer Research 2001 Nov-Dec;21(6A):3887-91, autori Williams C D, Markov M S, Hardman
W E, Cameron I L; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11911264.
1024
Pubblicato su Cell Biology International 2002;26(7):599-603, autori Zhang X, Zhang H, Zheng C, Li C, Zhang
X, Xiong W; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12127939.
1025
La biologia delle credenze, Macro Edizioni, 2007, Capitolo 4, pag. 125 e seguenti.
304
di medicina [Liboff 2004; Goodman e Blank 2002; Sivitz 2000; Jin et al. 2000;
Blackman et al. 1993; Rosen 1992; Blank 1992; Tsong 1989; Yen-Patton et al.
1988].
Appare chiaro quindi che le potenzialità curative legate all’uso di determinate frequenze
elettromagnetiche sono state a bella posta ignorate dalla medicina ortodossa, ed è facilmente
ipotizzabile che l’utilizzo negativo di tali conoscenze non può essere sfuggito ai demoniaci
scienziati che lavorano nei laboratori militari i quali, non contenti di avere concorso allo sviluppo di
armi chimiche e biologiche, devono avere colto questa occasione per i loro loschi disegni. Il
proliferare di antenne nascoste, che si aggiungono alla selva di radiazioni delle antenne per la
telefonia mobile ed il collegamento wi-fi, non è certo finalizzato al bene comune, visto i tanti effetti
negativi sulla salute già accertati.
Sempre dal libro citato di B. Lipton riporto queste altre righe:
In un interessante studio di quarant’anni fa dell’università di Oxford, il biofisico
C. W F. Mc Clare calcolò e mise a raffronto l’efficienza del trasferimento delle
informazioni tra segnali energetici e segnali chimici nei sistemi biologici.
Questo studio, “La risonanza nella bioenergetica”, pubblicato negli Annals of the
New York Academy of Science, rivela che i meccanismi di segnalazione energetica,
così come le frequenze elettromagnetiche, sono cento volte più efficienti nella
trasmissione di informazioni ambientali rispetto ai segnali fisici come gli ormoni, i
neurotrasmettitori, i fattori di crescita, e così via [McClare 1974].
A conferma di quanto su riportato, segnalo la storia di Royal Raymond Rice e del suo metodo di
cura delle malattie (cancro compreso) tramite l’uso di frequenze risanatrici. Sul web (se non l’hanno
cancellato di nuovo, visto che è un video molto scomodo) potreste avere la fortuna di vedere un
documentario (in inglese, eventualmente sottotitolato in italiano) intitolato Royal Rife Story.
Qui di seguito la traduzione dell’articolo correlato presente sul sito escapetheillusion.com1026.
Questo è l’affascinante video documentario The Royal Rife Story (2004) che ripercorre la vita di
un medico dimenticato, un pioniere nei campi della micro-ottica, della ricerca sui germi, e delle
terapie contro il cancro. Rife ricevette 14 riconoscimenti governativi per le sue ricerche scientifiche, e
ricevette una laurea honoris causa in medicina dall’Università di Heidelberg per il suo lavoro nel
campo della batteriologia. Egli è famoso soprattutto per avere costruito i più potenti microscopi
ottici che superavano i limiti dei microscopi standard e divenne la prima persona a vedere un virus
attivo. Durante la sua ricerca sui germi egli sviluppò un metodo per distruggere i microrganismi che
causano le malattie usando frequenze che furono in seguito applicate anche ai casi di cancro con
considerevole successo.
Le scoperte di Rife nel campo dei microscopi e della batteri furono pubblicate su molti rapporti
medici ufficiali e su centinaia di articoli di giornali in tutto il mondo. I medici usarono gli apparecchi
di Rice negli anni ‘30, ‘40 e ‘50 del secolo scorso e riportarono percentuali di successo molto alte. La
tecnica del dottor Rife fu dapprima abbracciata dalla comunità medica, utilizzata da molti dottori, ed
in seguito rigettata perché gli antibiotici promettevano grandi introiti finanziari anche se non
portarono nessun risultato medico. Adesso, a più di 50 anni di distanza, c’è stato un rinnovato
interesse per l’incredibile metodo da lui utilizzato .
Questo video rivela la dedizione e l’impegno del dottor Rife, e dei molti medici che lavorarono
con lui. Tutti i loro sforzi erano diretti ad aiutare il genere umano. Esso fornisce anche una
informazione accurata della sua vita e delle eccezionali scoperte che fece nel campo della
batteriologia. Il dottor Rife disse nel 1967, “Avendo speso ogni centesimo che ho guadagnato per

1026
http://www.escapetheillusion.com/blog/2009/07/the-royal-rife-story/.
305
finanziare la mia ricerca per il bene dell’umanità, ho finito per diventare povero ma ho ottenuto
l’impossibile, e lo farei di nuovo.” Questo documentario storico è assolutamente da vedere per
chiunque sia interessato al dottor Rife ed alle sue strabilianti scoperte dal momento che egli era già
riuscito a trovare una valida cura per il cancro nel 1934 grazie alla sua perizia nel campo dell’ottica
ed alle sue innovazioni: un microscopio specificamente progettato ed un generatore di frequenze.
Probabilmente voi non avete mai sentito parlare del dottor Royal Raymond Rife prima di adesso,
ma questo eccezionale documentario vi mostrerà tutto ciò che riguarda la vita di questo genio medico
dimenticato ed i suoi grandi risultati scientifici, che potrebbero essere utili a tutti se solo
imparassimo a utilizzarli.
Un altro ricercatore che ha indagato su tali questioni è Fritz Albert Popp1027, studioso prima di
fisica teorica, poi di fisica delle radiazioni, quindi di biofisica, finalmente professore di radiologia
all’università di Marburg. Studiando l’effetto delle radiazioni sui sistemi viventi, il professor Popp
si è imbattuto in alcune proprietà molto interessanti dei composti chimici cancerogeni: tali composti
infatti agiscono da “rimescolatori di frequenze” in un range molto preciso, quello dei 380
nanometri.
La luce che vediamo intorno a noi è generalmente composta da un insieme di infinite
componenti, ognuna con una frequenza e lunghezza d’onda ben precisa (la lunghezza d’onda è
uguale alla velocità della luce divisa per la frequenza, quindi una singola componente della luce si
può caratterizzare indifferentemente tramite uno qualsiasi dei due parametri).
Quello che ha scoperto Popp è che i composti cancerogeni come il benzo[a]pirene assorbono
luce sulla lunghezza d’onda dei 380 nanometri, ma la riemettono sotto un’altra lunghezza d’onda.
Ciò non succede con composti chimici, per quanto simili, che non sono cancerogeni, come ad
esempio il benzo[e]pirene, che presenta una differenza minima dal benzo[a]pirene in uno solo degli
anelli che lo compongono.
Indagando sulla particolare radiazione luminosa con lunghezza d’onda di 380 nanometri scoprì
che essa è associata al fenomeno della foto-riparazione. Se infatti una cellula viene rovinata (e
persino quasi totalmente distrutta) dalla luce ultra violetta, essa può ripararsi da sola nel giro di una
giornata se viene esposta ad una radiazione della stessa frequenza ma di intensità molto più bassa.
Questo fenomeno avviene con intensità massima proprio alla lunghezza d’onda di 380 nanometri.
Queste sue prime scoperte lo portarono per un po’ di tempo ad avere fama e notorietà, ed a
partecipare ad un congresso internazionale ove espose la sua convinzione che la spiegazione più
ovvia di quanto da lui scoperto fosse che i sistemi viventi emettessero della luce a determinate
frequenze e che i composti cancerogeni (in quanto rimescolatori di frequenze) ne bloccassero la
trasmissione ... e che proseguendo l’indagine su quella strada si potesse arrivare a scoprire una cura
naturale per il cancro basata sull’utilizzo di particolari frequenze elettromagnetiche.
A questo punto però si trovò di fronte alla sfida di dimostrare tale supposizione, ovvero di
provare che vi fosse luce nei corpi degli esseri viventi, e che tali organismi emettessero realmente
della luce (luce propria e non riflessa ovviamente).
Per fortuna Popp entrò in contatto con un dottorando, Bernhard Ruth, che costruì un apposito
strumento (basato su di un fotomoltiplicatore) permettendo a Popp di dimostrare senza ombra di
dubbio che i vegetali, anche se cresciuti e tenuti all’oscurità, emettono dei fotoni, ovvero delle
particelle di luce, da lui denominati i bio-fotoni.
Adesso ci troviamo nel 2015: quanti di noi sanno dell’esistenza di tale tipo di radiazione? Pochi,
pochissimi, quasi nessuno? Forse perché si tratta di un tipo di conoscenza che non deve essere
diffusa? Ben sappiamo come vengono osteggiati i medici che scoprono rimedi naturali contro il
cancro e le altre malattie, ed è facile immaginare anche il potenziale malefico di una simile scoperta
qualora venga studiata ed approfondita all’interno dai laboratori militari.

1027
Il cui sito ufficiale è http://www.fritzpopp.at/.
306
Ed infatti la fama, la notorietà, e la carriera di Fritz Albert Popp stavano per affrontare un blocco
improvviso, perché qualcuno molto in alto ben presto decise che i suoi studi non dovevano più
proseguire né avere ampia diffusione.
Quando infatti proseguì nelle sue ricerche e pubblicò gli strabilianti risultati ottenuti iniziò a
subire l’ostilità dell’ambiente accademico, e gli studenti che volevano studiare con lui i biofotoni
venivano ostacolati. Alla scadenza del contratto l’università decise di non rinnovarlo e due gironi
prima di tale scadenza i funzionari dell’università fecero irruzione nel suo laboratorio per
sequestrare la sua strumentazione (ufficialmente denigravano i risultati ottenuti con tali strumenti,
ma poi cercarono di accaparraseli). Per fortuna restarono a mani vuote perchè Popp, avvertito in
tempo del blitz, aveva nascosto i suoi preziosi strumenti.
Da notare che l’università si rifiutò persino di pagare a Popp una cifra di 40.000 marchi (circa
25.000 euro) che gli spettava di diritto, e che il professore ottenne solo dopo avere intentato una
causa civile.
Ma cosa aveva scoperto di tanto incredibile e di così fastidioso Fritz Albert Popp? Aveva
scoperto che l’emissione di biofotoni mostrava una caratteristica altamente inattesa, ovvero quella
della coerenza (fotoni che vibrano in sintonia, in concordanza di fase e con la stessa frequenza).
Tale coerenza è un fenomeno che si manifesta artificialmente nei laser ed era incredibile poterla
osservare come risultato di un processo biologico.
E andando avanti scoprì che le molecole all’interno delle cellule rispondono a determinate
frequenze, che le radiazioni bio-fotoniche sono collegate allo stato di malattia o di salute di un
organismo, che esse vengano utilizzate dalle cellule di un organismo vivente per una sorta di
efficientissima comunicazione elettromagnetica inter-cellulare, che vengono anche scambiate tra
organismi della stessa specie (dai batteri alle pulci d’acqua), che la molecola vivente che più di ogni
altra è deputata alla ricezione ed alla trasmissione dei bio-fotoni è il DNA.
Tutte queste scoperte messe assieme distruggevano l’intero costrutto assiomatico della biologia
ortodossa fondato sul primato del DNA ed aprivano la strada alla nuovo biologia fondata sulla
genetica ondulatoria e sull’epigenetica (come i geni si esprimono a seconda delle informazioni che
provengono dall’ambiente circostante, ovvero anche a seconda del tipo di alimentazione assunta,
delle sostanze tossiche con cui si entra in contatto e dello stress psico-fisico).
Il 90% del DNA non porta informazioni sulla codifica delle proteine e la “scienza” (o meglio
scie-menza) ha classificato questa parte maggioritaria del DNA come DNA-muto, o peggio DNA-
spazzatura (!).Per fortuna qualcuno in Russia (in particolare i biologi Garjajev e Poponin) ha
scoperto di recente come questa parte cosiddetta inutile del DNA sia implicata in una funzione
importantissima di sincronizzazione, ricezione, trasmissione di messaggi per mezzo di onde radio,
ed ha sperimentato che opportune frequenze possono persino riattivare i semi devitalizzati dalle
radiazioni di Chernobyl, i quali sono riusciti a germinare dopo essere stati esposti a particolari
frequenze rigeneratrici. Altri esperimenti sono serviti a determinare delle frequenze di onde
elettromagnetiche che hanno permesso crescite rapidissime di tuberi1028.
Secondo la biologia ortodossa nel DNA risiederebbero le istruzioni per la formazione di un
organismo, eppure per quanto se ne sapesse fino a pochi decenni fa i geni del DNA servivano solo a
determinare la costruzione di specifiche proteine; nessuno sapeva spiegare come tale proteine
venissero assemblate secondo uno schema ben preciso per creare nuove cellule né come le nuove
cellule che si venivano man mano formando potessero sincronizzare la loro crescita, il loro
sviluppo, la loro specializzazione. Nessuno sapeva spiegare, per esempio, come una certa cellula
potesse sapere che doveva dare inizio ad un arto mentre la cellula accanto doveva dare inizio ad un
organo interno.

1028
Per approfondimenti sulla genetica ondulatoria vedi:
http://www.edscuola.it/archivio/lre/era_post_genomica.htmomica.htm,
http://www.altrogiornale.org/news.php?item.390.11
307
La scoperta dei bio-fotoni permetteva di spiegare tramite quale mezzo avvenissero queste
comunicazioni e sincronizzazioni (fra cellule di uno stesso organismo, ma anche tra colonie o
branchi di esseri della stessa specie), anche se restava da comprendere dove fosse scritto il
programma di costruzione di un organismo, dato che al momento nessuno studioso del DNA ha
trovato in esso nessuna informazione codificata che corrisponda al piano di sviluppo di un essere
pluricellulare (e nemmeno monocellulare)1029.
Dal punto di vista della salute le scoperte di Popp sui bio-fotoni permettevano di giustificare
l’efficacia dell’omeopatia (informazione energetica memorizzata nei farmaci omeopatici sotto
forma vibrazionale e quindi trasmessa al corpo) ed apriva la strada ad importanti applicazioni
curative.
Una scoperta importantissima di Popp sui bio-fotoni è che gli organismi in buona salute
emettono bio-fotoni molto coerenti e gli organismi in cattiva salute emettono fotoni meno coerenti,
con l’eccezione dei malati di sclerosi multipla ove la coerenza bio-fotonica è spinta all’eccesso,
come se in quel caso l’eccessivo ordine risultasse fatale.
Forte di tali scoperte Popp riuscì a guarire una donna, malata terminale di cancro, utilizzando
dell’estratto di vischio. Il rimedio fu scoperto testando diversi estratti vegetali su un campione di
tessuto malato della donna e notando che il vischio tendeva a ripristinare lo stato di coerenza dei
bio-fotoni.
Per terminare ecco una citazione dello stesso F. A. Popp:
Oggi noi sappiamo che l’uomo è essenzialmente un essere di luce. E la scienza
moderna della fotobiologia ce ne sta fornendo le prove. Nel campo della salute ...
le implicazioni sono enormi. Adesso sappiamo, per esempio, che la luce può
generare, o arrestare, delle reazioni a catena nelle cellule, e che il danno genetico
cellulare può essere virtualmente riparato, nel giro di alcune ore, da deboli fasci
di luce.
Per approfondimenti sui biofotoni e l’opera di F. A. Poppo vedi i libri di Lynne McTaggart Il
campo di punto zero e La scienza dell’intenzione1030, e l’articolo La biofisica di Popp:
http://www.mednat.org/new_scienza/biofisica_popp.htm.

85.16 – Tumori che guariscono da soli e potenziali effetti avversi della


diagnostica precoce
È da notare che il continuo fare indagini, campagne di screening, mammografie (per altro a base
di raggi x, notoriamente cancerogeni), porta alla luce non solo tutti i tumori che prima o poi
degenerano fino a mettere a repentaglio la vita del paziente, ma anche quelli che normalmente
sarebbero stati riassorbiti dall’organismo. Se anche i casi di cancro che l’organismo potrebbe
sconfiggere da solo vengono trattati con chirurgia, radiazioni e chemioterapia (la quale è, come
abbiamo mostrato sopra, inutile e potenzialmente cancerogena), va da sé che in questi casi la cura è
sicuramente peggiore del male. L’abitudine ad utilizzare “cure” estremamente tossiche per eradicare
il tumore ha portato a identificare la malattia con una sentenza di morte, e di conseguenza
diagnosticare precocemente un cancro significa causare un forte trauma emotivo che può inibire il
naturale meccanismo di riassorbimento del tumore stesso. La “prevenzione secondaria” che
indentifica precocemente i tumori porta molte più persone a sottoporsi a cure invasive e rischiose
che potrebbero essere spesso inutil. Vedi queste righe tratte dal libro di Marcello Pamio “Cancro
SpA”.

1029
Un’ipotesi rivoluzionaria è quella del biologo R. Sheldrake che considera che tali programmi vengano depositati e
poi letti nei cosiddetti campi morfici che potrebbero da un punto di vista puramente fisico, essere contenuti nelle
vibrazioni del Campo di Punto Zero, ovvero in una struttura vibratoria del vuoto quantistico. Lo stesso Popp del resto
pensava che l’emissione dei bio-fotoni interagisse col Campo di Punto Zero.
1030
Entrambi editi dalla Macro Edizioni.
308
Luigi De Marchi, psicologo clinico e sociale, autore di numerosi saggi conosciuti
a livello internazionale, parlando con un amico anatomo-patologo del Veneto sui
dubbi dell’utilità delle diagnosi e delle terapie anti-tumorali, si sentì rispondere:
«Sì, anch’io ho molti dubbi. Sapessi quante volte, nelle autopsie sui cadaveri di
vecchi contadini delle nostre valli più sperdute ho trovato tumori regrediti e
neutralizzati naturalmente dall’organismo: era tutta gente che era guarita da sola
del suo tumore ed era poi morta per altre cause, del tutto indipendenti dalla
patologia tumorale»1031.
Notevole è il fatto che, come citato nel libro di Pamio, su migliaia di autopsie eseguite su
persone morte in incidenti stradali è risultato che:
- Il 38% delle donne (tra i 40 e 50 anni) presentavano un tumore (in situ) al seno;
- Il 48% degli uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ) alla
prostata;
- Il 100% delle donne e uomini sopra i 50 anni presentavano un tumore (in situ)
alla tiroide1032.
Intuile dire che non si riscontrano normalmente simili alte percentuali di tumori, segno che
quelle autopsie hanno rilevato tumori che fin troppo spesso regrediscono da soli.
A ulteriore conferma di quando su esposto, si può citare il risultato dello studio The Natural
History of Breast Cancer (“La storia naturale del cancro al seno”)1033 che mostra come l’incidenza
del cancro al seno sia aumentata in seguito all’introduzione dello screening con la mammografia. In
particolare nel gruppo di controllo non sottoposto a screening l’incidenza del cancro al seno è
minore rispetto al gruppo di chi si è sottoposto allo screening, e tale differenza viene identificata nei
tumori guariti spontaneamente. Secondo gli autori dello studio anche un cancro mammario invasivo
potrebbe regredire spontaneamente. Ulteriori fonti e approfondimenti a tale riguardo sono:
Un articolo su pillole.org
http://www.pillole.org/public/aspnuke/print.asp?print=news&pID=4363
Un articolo sul New York Times
http://www.nytimes.com/2008/11/25/health/25breast.html?_r=1&ref=health

86 - Artrosi

Nell’attesa di scrivere un capitolo un po’ articolato sull’artrosi, segnalo che, da quanto ho letto, i
malati di artrosi farebbero meglio ad evitare latte e latticini (e ovviamente, zucchero, per quanto già
scritto in precedenza). Se il loro corpo o la loro alimentazione è priva di magnesio, si può integrare
anche quello, ma soprattutto sono importanti (per i motivi che sono stati segnalati nei capitoli
precedenti) silicio organico e zolfo organico. Il silicio organico lo si trova in formulazione liquida e
lo si può anche spalmare sulla zona interessata; in alternativa si può assumere la terra diatomacea.
Anche il DMSO (dimetilsulfossido), particolarmente quello puro, (ovvero di grado alimentare)
secondo alcune testimonianze sarebbe efficace (come prodotto topico, ovvero da splamare diluito
sulla pelle della zona interessata) per dare sollievo sia in caso di artrosi che in caso di artrite. Per
quanto ne so non bisogna MAI SPALMARE SULLA PELLE IL PRODOTTO PURO, ma diluirlo
sempre (almeno al 50%). Se e quando avrò tempo dettaglierò le precedenti informazioni.
Mi sono giunte anche interessanti segnalazioni sulla cura dell’artrosi grazie all’ascorbato di

1031
http://www.disinformazione.it/chemioterapia2.htm.
1032
Vedi nota precedente.
1033
Pubblicato su Archives of Internal Medicine 2008 Nov 24;168:2302-2303, autori Kaplan R M, Porzsolt F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1847027/.
309
potassio, sotto forma di spremuta di limone con l’aggiunta di una punta di bicarbonato di potassio
(facilmente ordinabile in farmacia).
Ultima ma non meno importante è la vitamina D, la cui carenza predispone allo sviluppo
dell’artrosi. L’articolo Positive association between serum 25-hydroxyvitamin D level and bone
density in osteoarthritis1034, mostra infatti che tra l’artrosi (detta anche osteoartrite) al ginocchio è
molto più frequente tra le persone con carenza di vitamina D. Similmente l’articolo Vitamin D
status in patients with knee or hip osteoarthritis in a Mediterranean country1035 mostra che
anche in Grecia, nonostante sia un paese assolato, una grande percentuale di malati di artrosi al
ginocchio o all’anca. Conseguentemente gli autori dell’articolo Association between serum
vitamin D deficiency and knee osteoarthritis1036 suggeriscono una misurazione dei livelli
sanguigni di vitamina D nei malati di artosi, particolarmente nella fase iniziale della malattia.
Anche per le cartilagini, come per i tessuti ossei e muscolari, la vitamina D è importantissima, e
la sua carenza molto problematica. L’articolo Serum levels of vitamin D, sunlight exposure, and
knee cartilage loss in older adults: the Tasmanian older adult cohort study1037, mostra che una
minore la perdita di cartilagine nell’artrosi è correlata a livelli più alti di vitamina D. Similmente
l’articolo Does vitamin D affect femoral cartilage thickness? An ultrasonographic study1038
mostra che i livelli di vitamina D sono correlati con lo spessore della cartilagine del femore.
È sempre da ricordare come siano importanti anche i cofattori della vitamina D (magnesio, boro,
vitamina K, vitamina A e zinco)1039.
Ci sono poi persone che segnalano di trovare sollievo utilizzando integratori o unguenti a basi di
condroitina solfato e glucosammina, sebbene una recente ricerca scientifica lo smentirebbe.

87 - Obesità

Lo studio A core gut microbiome in obese and lean twins (“Il microbioma intestinale nei
gemelli obesi ed in quelli magri”)1040, mostra che i soggetti obesi hanno una composizione anomala
del microbiota intestinale, con un variazione del rapporto tra i batteri Firmicutesed i Bacteroidetes
di 35 ad 1 (invece del rapporto 3 ad 1 che si osserva nei soggetti ponderalmente nella norma). Lo
studio An obesity-associated gut microbiome with increased capacity for energy harvest (“Un
micro bioma intestinale associato all’obesità con maggiori capacità di raccolta di energia”)1041
mostra che questa microflora alterata è correlata ad un’aumento del ricavo energetico dai cibi

1034
Pubblicato su Arthritis and Rheumatism. 2005 Dec 15;53(6):821-6, autori Bischoff-Ferrari HA, Zhang Y, Kiel
DP, Felson DT; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16342101.
1035
Pubblicato su Journal of Orthopaedics amd Traumatology. 2015 Mar; 16(1): 35–39 autori Goula T, Kouskoukis
A, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25736606.
1036
Pubblicato su International Orthopaedics 2011 Nov; 35(11): 1627–1631, autori Heidari B, Heidari P, and
Karaim Hajian-Tilaki K; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3193973/.
1037
Pubblicato su Arthritis and Rheumatism 2009 May;60(5):1381-9, autori Ding C, Cicuttini F, Parameswaran V,
Burgess J, Quinn S, Jones G; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19404958.
1038
Pubblicato su Clinical Rheumatology 2014 Sep;33(9):1331-4, autori Malas FU, Kara M, Aktekin L, Ersöz M,
Ozçakar L; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24221506.
1039
Vedi https://www.evolutamente.it/la-supplementazione-di-vitamina-d-e-davvero-utile-o-puo-essere-
addirittura-dannosa-parte-terza/ .
1040
Pubblicato su Nature. 2009;457:480–4; 7. Turnbaugh P J, Hamady M, Yatsunenko T, Cantarel B L, Duncan A,
Ley R E, et al. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2677729/.
1041
Pubblicato su Nature 444, 1027–1031 (2006); autori Turnbaugh, P. J. et al.;
http://www.nature.com/doifinder/10.1038/nature05414.
310
ingeriti (con l’energia in eccesso che si deposita nel tessuto adiposo). Probabilmente si tratta di un
meccanismo naturale per accumulare calorie sotto forma di grasso (di scorta) durante i periodi di
cibo abbondante, e adesso che il cibo è fin troppo abbondante, anche se spesso di cattiva qualità,
l’obesità è sempre più diffusa.
Ad ogni modo si può ipotizzare che una dieta squilibrata (troppi zuccheri, cibi processati e farine
raffinate) contribuisca a modificare l’equilibrio della microflora intestinale che viene indotta a
ricavare più energia dai cibi e ad accumularla nel tessuto adiposo; a questo punto anche una dieta
ipocalorica non può avere grandi risultati fintanto che non si ripristina il corretto equilibrio tra i
microrganismi intestinali.
Non è casuale il fatto che molte persone che passano ad una dieta paleolitica oltre a migliorare il
proprio stato di salute perdono anche il grasso in eccesso
L’attenzione nei confronti di una suffiente assunzione di cibi contenenti zolfo o una integrazione
di zolfo organico, per i motivi elencati nel capitolo relativo, non posso che contribuire ad una
risoluzione del problema dell’obesità.

88 - Boro per l’artrite, l’osteoporosi e molto altro


L’autore dell’articolo THE INEXPENSIVE ARTHRITIS & OSTEOPOROSIS CURE 1042
riferisce di come conferenza sull’alimentazione di Sally Fallon (presidentessa della
Fondazione Weston A. Price) gli abbia cambiato la vita per il semplice fatto di avere
menzionato le virtù del Boro. Qui di seguito una traduzione dell’articolo in questione.
Alcune parti (evidenziate in corsivo) sono un riassunto dell’articolo succitato.

Il boro è un minerale che funziona come attivatore. Aiuta ad attivare molte funzioni essenziali
all’interno del nostro corpo. Il boro è uno dei minerali più importanti utilizzati all’interno del
processo di produzione delle ossa. Il boro ad esempio è importante per la produzione di estrogeno
contribuendo a convertire la vitamina D in uno stato attivo. L’estrogeno a sua volta aumenta
l’assorbimento del calcio. Il boro aiuta anche il metabolismo all’interno dell’osso e aiuta il corpo a
rimpiazzare il calcio perduto, contribuendo così a mitigare i sintomi dell’osteoporosi.
Il boro aiuta anche a prevenire l’artrite, la carie ed altri problemi di degenerazione dentale. Il
boro è uno dei minerali necessari per costruire e riparare la cartilagine delle articolazioni. Il boro è
essenziale per mantenere i corretti livelli di calcio, magnesio e fosforo nel corpo. Il boro aiuta a
regolare gli ormoni, specialmente gli estrogeni ed il testosterone. Il boro aiuta inoltre a mantenere
integra le funzionalità cerebrali, memoria inclusa.
La carenza di boro può far sì che le pareti cellulari divengano deboli e fragili, rendendo le cellule
incapaci di trasferire correttamente le sostanze nutrienti al proprio interno. Il corpo dipende dal boro
per effettuare la maggior parte delle sue funzioni. Con le sue interazioni con il calcio e gli altri
minerali, il boro gioca un ruolo molto importante in una lunga catena che interconnette tutti i
minerali necessari per la buona salute e la crescita delle singole cellule!
I boro è essenziale per TUTTA la vita delle piante e degli animali. Il boro è essenziale per
l’integrità e la funzionalità delle pareti cellulari e per la maniera nella quale i segnali vengono
trasmessi attraverso le membrane cellulari.
Quando viene ingerito reagisce con l’acido ipocloridrico nello stomaco per formare acido borico,
i composti del boro che vengono ingeriti sono rapidamente e quasi completamente escreti con le
urine.
I fertilizzanti chimici inibiscono l’assorbimento del boro dal suolo da parte delle piante. Una
mela biologica proveniente da un terreno ricco può contenere fino a 20 mg di boro, ma una mela

1042
http://cheflynda.com/2015/03/the-inexpensive-arthritis-osteoporosis-cure/.
311
cresciuta su un terreno fertilizzato può avere un solo mg di boro. L’assunzione media di boro nei
paesi sviluppati è di solo 1-2 mg di boro al giorno.
Tutto ciò crea dei problemi di salute dovuti alla carenza di boro che sono adesso molto
comuni, ma di cui pochissime persone sono a conoscenza.

SINTOMI DELLA CARENZA DI BORO


Il boro è necessario in tutto il corpo, con la più alta concentrazione nelle ghiandole paratiroidi,
nelle ossa, nelle articolazioni e nello smalto dei denti. È essenziale per un buono stato delle ossa e
delle articolazioni, è responsabile per la regolazione dell’assorbimento e del metabolismo del calcio,
del magnesio e del fosforo (tre elementi fortemente coinvolti nella formazione e nel consolidamento
delle ossa).
Alcuni sintomi della carenza di boro sono artrite, ossa fragili, tunnel carpale, degenerazione delle
articolazioni, squilibrio ormonale, perdita della libido, perdita della memoria, dolore muscolare,
osteoporosi, recessione gengivale, e debolezza della cartilagine articolare. La carenza di boro causa
un notevole aumento dei livelli di calcio e magnesio eliminate con le urine.
La carenza di boro fa sì che le paratiroidi divengano iperattive e stressate, il che causa un
eccessivo rilascio di ormone delle paratiroidi. Un eccesso di ormone della paratiroidi aumenta il
livello di rilascio del calcio nel sangue, calcio che a sua volta proviene dalle ossa, dalle articolazioni
e dai denti. Questo porta a sua volta all’osteoartrite e ad altre forme di artrite, come l’artrite
reumatoide, artrite giovanile, spondilosite, gotta, lupus osteoporosi, piorrea e carie.
Con l’avanzare dell’età alti livelli di calcio nel sangue portano alla calcificazione dei tessuti
molli, causando contrazione dei muscoli e rigidità; calcificazione degli occhi, delle ghiandole
endocrine, specialmente della ghiandola pineale e delle ovaie. Arteriosclerosi, calcoli renali, e
calcificazione dei reni che alla fine porta alla disfunzione renale. Quando i livelli del calcio
intracellulare diventano troppo elevate le cellule muoiono!
L’analisi delle ossa ha mostrato che le articolazioni artritiche e le ossa adiacenti hanno solo la
metà del contenuto di boro delle articolazioni sane. Ugualmente il liquido sinoviale che lubrifica le
articolazioni e fornisce nutrimento alla cartilagine è carente di boro nelle giunture artritiche.
L’artrite nelle sue varie forme e la sua parente stretta, l’osteoporosi, colpisce una percentuale
molto vasta della popolazione nelle nazioni sviluppate. L’osteoporosi è causa di cure ospedaliere a
lungo termine, che durano più a lungo di quelle necessarie per qualsiasi altra malattia. Questo è
dovuto alla grande incidenza delle fratture, e specialmente alla natura delle fratture dell’anca, la cui
cura si protrae per lungo tempo.
Vi prego di notare che questi ‘accidenti’ sono una ragguardevole fonte di introiti per il sistema
medico-farmaceutico!

EFFETTI SALUTARI DEL BORO


Un integratore di boro può ridurre la perdita di calcio di circa il 50%. Dal momento che il calcio
viene tolto principalmente dalle vostre ossa e dai vostri denti, la carenza di boro al giorno d’oggi
può essere il più importante agente causativo di artrite, osteoporosi e carie.
Il boro ha effetti sul metabolismo degli ormoni steroidi, e specialmente gli ormoni sessuali.
Integrando il boro si aumentano i livelli bassi di testosterone nell’uomo e i livelli bassi di estrogeni
nelle donne in menopausa. Il boro ha anche un ruolo importante nel convertire la vitamina D nella
sua forma attiva, aumentando così l’assorbimento di calcio ed il suo deposito nelle ossa e nei denti
piuttosto che causare la calcificazione dei tessuti molli. Inoltre altri effetti benefici sono stati
segnalati quali il miglioramento di problemi cardiaci, di vista, sporiasi, equilibrio, memoria e
facoltà cognitive.
Un ricercatore sul cancro tedesco di nome Paul-Gerhard Seeger ha mostrato che il cancro
comunemente inizia con il deterioramento delle membrane cellulari. Dal momento che il boro è
essenziale per le membrane cellulari e che la carenza di boro è molto diffusa, questo può essere un
312
importante fattore causativo per l’inizio della crescita tumorale. I composti del boro hanno proprietà
anti-tumorali e sono “potenti agenti anti-osteoporosi, anti-inflammatori, ipolipidemici, anti-
coagulanti e anti-neoplastici” 1043.

L’anello mancante
Negli anni ’60 del secolo scorso un botanico che si occupava anche delle proprietà del suolo,
Rex Newnham, Ph.D., D.O., N.D, si è ammalato di artrite.
Ha provato i farmaci convenzionali ma non l’hanno aiutato e quindi si è messo ad indagare la
chimica delle piante. Si è reso conto che le piante dell’area nella quale viveva erano carenti si
minerali. Sapendo che il boro sostiene il metabolismo del calcio nelle piante decise di integrare tale
sostanza assumendo BORACE. Sì, avete letto bene … borace. Potete trovare che sia una cosa
inimmaginabile che la borace, l’umile insetticida e detergente per lavatrice sembra sia l’anello
mancante!
Il dottor Newnham prese 30 mg di borace al giorno ed in 3 settimane TUTTO il dolore, il
gonfiore e la rigidità erano scomparsi!
Le denominazioni chimiche del borace sono sodio tetraborato, disodio tetraborato deca idrato, o
borato di sodio. Chimicamente è tutto lo stesso, è un minerale che si trova in natura comunemente
estratto dai laghi salati prosciugati. Non esiste borace “di grado alimentare” dal momento che
tutto il borace è uguale e “naturale”, viene usualmente estratto in California o in Turchia. Il
borace è comunemente utilizzato come prodotto per la pulizia della casa, non è tossico e non
contiene metalli pesanti (ad ogni modo è sempre meglio controllarne la purezza e la
composizione sull’etichetta). Un grado farmaceutico non è apprezzabilmente più puro o
migliore. Il borace ha proprietà antisettiche, antifungine ed antivirali, ma solo una leggera
azione antibatterica.

Ingredienti: Un MINERALE NATURALE.


La maggior parte della ricerca successive del dottor Rex Newnham fu dedicate alla relazione tra
I livelli di boro nel suolo e l’artrite. Egli ha pubblicato diversi articoli scientifici sulla borace e
l’artrite. Uno era uno studio a doppio cieco eseguito a metà degli anni ’80 al Royal Melbourne
Hospital che mostrava che il 70% di quelli che avevano assunto il borace erano migliorati
notevolmente. Non c’erano effetti collaterali negativi, alcuni partecipanti hanno riportato anche
miglioramenti dei loro problemi cardiaci, ed anche miglioramenti nelle condizioni generali di salute
e di energia1044.
Egli ha parlato con le autorità della sanità pubblica e delle scuole di medicina riguardo alla sua
scoperta ma questi erano più preoccupati di perdere i propri profitti e finirono per incitare
l’approvazione di una legge che dichiarasse il boro una sostanza velenosa a qualsiasi
concentrazione. Ciò ebbe come conseguenza che il dottor Newnham fu minacciato e multato, e il
borace non fu più reperibile nella nazione nella quale lui viveva. Prima di questo bando a livello
nazionale, molte persone sofferenti di artrite che avevano saputo della scoperta del Dr. Newnham
furono contenti dei notevoli miglioramenti ottenuti iniziando a integrare il borace. Altri avevano
paura di assumere qualcosa che veniva venduto per uccidere formiche e scarafaggi.

LIVELLI DI BORO NEL SUOLO


La ricerca del dottor Rex Newnham scoprì che le isole dove tradizionalmente si coltiva la canna
1043
In vivo and in vitro effects of boron and boronated compounds, pubblicato su Journal of Trace Elements in
Medicine and Biology 1998 Mar;12(1):2-7, autori Benderdour M, Bui-Van T, Dicko A, Belleville F;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9638606.
1044
Essentiality of boron for healthy bones and joints, Pubblicato su Environmental Health Perspective 1994
Nov;102 Suppl 7:83-5, autore Newnham R E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7889887, articolo completo su
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1566627/.
313
da zucchero, a causa dell’uso di fertilizzanti protrattosi per molto tempo, avevano livelli di boro nel
suolo molto bassi. La Giamaica ha i livelli più bassi di boro nel suolo e la percentuale di artrite nella
popolazione è del 70%, ed egli ha notato che persino la maggior parte dei loro i cani zoppicavano..
Le isole Mauritius, al largo delle coste sud-orientali dell’Africa hanno livelli di boro molto bassi
ed il 50% della popolazione soffre di artrite. L’assunzione giornaliera di boro in queste nazioni è
minore di 1 mg/ al giorno.
Un paragone interessante è quello tra l’India ed I native delle isole Fiji. Si stima che gli indiani
abbiano un tasso di artrite del 40% e mangiano molto riso coltivato con I fertilizzanti, mentre I
native delle isole Fiji hanno un tasso di artrite del 10% e mangiano soprattutto radici amidacee
cresciute senza l’aggiunta di fertilizzanti1045.
Gli Stati Uniti, l’Inghilterra, l’Australia e la Nuova Zelanda generalmente hanno livelli di boro
nel suolo che portano ad un’assunzione stimata di 1 o 2 mg di boro e il tasso di artrite è circa del
20%.
Israele ha alcuni dei migliori terreni del mondo e un contenuto di boro molto alto, con
un’assunzione giornaliera stimata di boro tra i 5 e gli 8 mg. Un controllo indipendente condotto
negli anni 1978-1980 al Kaplan Hospital ha mostrato che il tasso di artrite nell’intera nazione è
minore dell’1%.
Carnarvon nell’Australia occidentale ha livelli alti di boro sia nel suolo che nell’acqua, ed il
tasso di artrite è solo dell’1%.
Similmente avviene in un posto denominato Ngawha Springs nella Nuova Zelanda che ha alti
livelli di boro nell’acqua delle sorgenti termali e che è acclamata come curativa per l’artrite. Un
hotel a Ngawha ha una collezione di sedie a rotelle e stampelle che sono state lasciate dalle persone
che non avevano più bisogno di esse quando sono tornate a casa dopo un soggiorno in quel
posto. Incidentalmente TUTTE LE SORGENTI TERMALI che si ritiene curino l’artrite hanno
livelli molto alti di boro1046.
Forse avrete sentito parlare delle cozze dal becco verde della Nuova Zelanda che si dice diano
sollievo all’artrite e ad altri problemi di salute. Queste cosse sono state raccolte da un’isola
vulcanica con soffioni sotto il mare. Le cozze della Nuova Zelanda hanno assorbito il boro dal
mare; questo è il segreto delle loro proprietà curative. Le cozze raccolte in altre aree non hanno lo
stesso effetto perché mancano di boro.

INTEGRARE CON IL BORACE


La ricerca del dottor Newnham ha provato che dopo l’integrazione del borace le ossa
diventavano più dure e robuste. Con l’integrazione di boro, le fratture guarivano in metà del tempo
normale sia negli uomini che negli animali. Cavalli e cani con gambe rotte, ed anche con rottura del
bacino, pienamente guariti. Una ragazza di 9 anni, con artrite giovanile utilizzò l’integrazione del
boro e fu sostanzialmente “curata” dal Dr. Newnham in 2 settimane.
La ricerca di Rex Newnham indica che generalmente le persone guariscono dai propri sintomi
dell’artrite, dolore, gonfiore e rigidità, nel giro di uno o tre mesi.
Egli ha anche affermato che molti pazienti con artrite comunemente sperimentano una reazione
di Herxheimer, che è un’iniziale aggravamento dei sintomi con aumento del dolore per un
piccolo periodo di tempo (ci si può sentire peggio prima di sentirsi meglio). È comunemente
dovuto alle tossine rilasciate dalle cellule di Candida e di micoplasma uccise. Questo è molto
frequente con una terapia che uccide alcuni agenti patogeni, ed il borace è un fungicida
eccezionalmente potente. Il dottor Newnham considerava le reazioni di Herxheimer come un buon

1045
Agricultural practices affect arthritis, pubblicato su Nutrition and Health January 1991 7: 89-100, autore
Newnham R E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1645463.
1046
Boron and Arthritis, articolo pubblicato dalla Foundation for Eradication of Rheumatoid Disease, autori
Newnham R E et al.; http://www.arthritistrust.org/Articles/Boron and Arthritis.pdf.
314
segno indicative del fatto che il corpo stava guarendo.
È stato stimato che il 55% degli statunitensi al di sopra dei 50 anni hanno osteoporosi e l’80%
circa di essi sono donne. A livello mondiale 1 donna su 3 e un uomo su 12 soffrono di osteoporosi,
e questa malattia è la causa di milioni di fratture ogni anno. In studi scientifici ai ratti con
l’osteoporosi è stato dato un integratore di boro per 30 giorni con il risultato che lao stato di salute
delle loro ossa a quel punto era paragonabile a quelli dei ratti sani del gruppo di controllo e di un
gruppo che riceveva un’integrazione di estradiolo1047.
Gli effetti benefici del boro sulle ossa sembra che sia dovuto a due effetti correlati: un più alto
livello di boro nelle ossa che le rende più robuste, ed una normalizzazione degli ormoni sessuali che
stimola la crescita di nuovo osso. I bassi livelli di estrogeni dopo la menopausa si pensa che siano la
causa principale dello sviluppo dell’osteoporosi in così tante donne anziane. Negli uomini i livelli di
testosterone diminuiscono più gradualmente il che sembra sia all’origine della più tarda insorgenza
dell’osteoporosi.
La ricerca ha mostrato che l’integrazione di boro in donne che sono già entrate in menopausa
raddoppia il livello sanguigno della forma più attiva di estrogeno, il 17-beta estradiolo, rispetto ai
livelli misurati nelle donne più giovani. Ugualmente, i livelli sanguigni di testosterone sono più che
raddoppiati1048. Il boro sembra BILANCIARE i livelli degli ormoni sessuali. Con la Terapia
Convenzionale di Sostituzione Ormonale Sintetica c’è un rischio più alto di cancro al seno e
all’endometrio che NON si manifesta con gli ormoni prodotti dal corpo grazie all’integrazione con
il boro o con la Terapia di Sostituzione Ormonale Bio-Identica.
Il cancro al seno è correlate alla calcificazione del seno. Alcune analisi hanno mostrato che è
importante normalizzare il metabolismo del calcio e del magnesio, e le funzioni delle membrane
cellulari all’interno del corpo al fine di ridurre il rischio di cancro al seno.
Un recente studio negli uomini più giovani (29 – 50 anni) ha mostrato che il livello di
testosterone libero (la forma più importante) è aumentata di un terzo dopo una integrazione
giornaliera con il borace per una settimana1049. Questo può essere di speciale interesse per chi fa
body-building. La ricerca sul boro ha mostrato che livelli elevati di testosterone hanno l’effetto
benefico di ridurre i tumori alla prostata e i livelli di PSA, un indicatore del cancro e
dell’infiammazione della ghiandola prostatica.
Un significativo miglioramento della memoria e delle capacità cognitive in entrambi i sessi
possono essere parzialmente dovuti in parte all’aumento dei livelli di ormoni sessuali ed
all’aumento della funzionalità delle membrane delle cellule cerebrali1050.

FUNGHI E FLUORURO
Essendo un così eccellente funghicida, non è sorprendente che il fatto che il borace vanga
utilizzato con successo per trattare la proliferazione della Candida. C’è una grande quantità di
informazioni interessanti su un forum del sito Earth Clinic intitolato Borax Cures1051. Molti
partecipanti hanno scritto che il borace li ha completamente curati o che li ha aiutati molto.
In normali condizioni di salute la Candida esiste come innocue cellule ovali di lievito. Quando la
sua crescita viene stimolata, si sviluppano catene di cellule elongate dette pseudo-ife, ed alla fine si

1047
Comparative effects of daily and weekly boron supplementation on plasma steroid hormones and
proinflammatory cytokines, pubblicato su Journal of Trace Elements in Medicine and Biology 2011 Jan;25(1):54-8,
autori Naghii M R, Mofid M, Asgari A R, Hedayati M, Daneshpour M S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21129941.
1048
Vedi http://www.ithyroid.com/Boron.htm.
1049
Therapeutic effect of dietary boron supplement on retinoic acid-induced osteoporosis in rats, pubblicato su
Nan Fang Yi Ke Da Xue Xue Bao. 2006 Dec;26(12):1785-8, autori Xu P1, Hu W B, Guo X, Zhang Y G, Li Y F, Yao
J F, Cai Q K; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17259120.
1050
http://www.lef.org/magazine/mag2006/aug2006_aas_01.htm.
1051
http://www.earthclinic.com/Remedies/borax.html.
315
formano lunghi filamenti sottili e tubulari fortemente invasivi detti ife. Le ife danneggiano la parete
intestinale, e causano infiammazione e sindrome dell’intestino poroso.
Pseudo-ife e ife possono essere viste nel sangue di individui con cancro e malattie autoimmuni
and autoimmune. La Candida può formare anche spessi strati di biofilm. Lo stesso studio mostra
che il borace inibisce la formazione dei biofilm ed anche la trasformazione delle cellule innocue di
candida nella forma invasiva che produce ife. Altri articoli hanno mostrato che questo processo,
comunemente iniziato dagli antibiotici, è una causa fondamentale di molte delle nostre moderne
patologie, e questo rende boro e borace dei primari rimedi per la salute. Il boro viene anche
utilizzato per rimuovere il fluoruro accumulato e i metalli pesanti dal corpo1052.
Il fluoruro non solo causa il deterioramento di ossa e articolazioni ma anche la calcificazione
della ghiandola pineale e il ridotto funzionamento della tiroide. Il borace reagisce con gli ioni del
fluoruro per formare fluoruri di boro che vengono quindi escreti con l’urina.
Quando siamo in buona salute e specialmente nei nostri anni più giovani un rapporto
calcia/magnesio di 2 a 1 sia normale e benefico. Ma con l’aumento dell’età, con la carenza di boro e
con le condizioni patologiche che ne risultano noi ABBIAMO BISOGNO progressivamente di
meno calcio e più magnesio.
Il boro è un importante regolatore delle funzioni delle membrane cellulari, specialmente riguardo
al movimento del calcio e del magnesio. Nella carenza di boro una quantità eccessiva di calcio entra
nella cellula mentre il magnesio è incapace di entrare all’interno della cellula per rimpiazzare il
calcio.
Questa è la condizione dell’età anziana; e tutti i sintomi delle malattie causate dalla carenza di
boro vi ci portano.
Affinché il boro sia pienamente efficace nell’invertire la calcificazione dei tessuti è necessario
molto magnesio. Per gli individui più anziani servono da 400 a 600 mg di magnesio oltre
all’integrazione del boro, suddivisi in più dosi nel corso della giornata. Tuttavia occorre assumere la
corretta forma di magnesio per evitare l’effetto lassativo.
Alcune fonti dubitano fortemente che gli integratori di calcio siano necessari o persino benefici,
anche in caso di osteoporosi. Le analisi hanno dimostrato che la maggior parte degli individui hanno
una grande quantità di calcio (accumulata nei tessuti molli dove non dovrebbe esserci), e che
l’integrazione con boro e magnesio ri-deposita questo calcio direttamente nelle ossa.
La ricerca ha mostrato che il concentrarsi sull’integrazione di alte dosi di calcio
è una maniera per ACCELERARE L’INVECCHIAMENTO …
… POSSIAMO realmente trasformarci in una sorta di ‘barriera corallina ambulante’!
Gravi calcificazioni esistenti da lungo tempo non possono essere ridistribuite in un piccolo
periodo di tempo mentre di assume una integrazione di boro. L’aumento dei livelli di calcio nelle
zone sofferenti come le anche e le spalle possono causare problema per un tempo considerevole,
come la tendenza ad avere gravi crampi e dolore, o ad avere problemi con la circolazione
sanguigna, o con la trasmissione nervosa. Quantità più elevate di calcio fluoruro che passano
attraverso i reni possono causare dolore renale temporaneo. Inoltre il dolore ai reni appare causato
principalmente ai calcoli renali che vengono rilasciati, dopo un paio di giorni quando i calcoli sono
dissolti il dolore generalmente si arresta.
Tali reazioni di guarigione non possono essere evitate quando si mira ad un migliore livello
di salute, ma possono essere minimizzate aumentando solo gradualmente i livelli di boro. Ogni
volta che si manifesta un effetto spiacevole riducete o interrompete temporaneamente l’assunzione
di boro fino a che il problema scompare. Quindi gradualmente tornate ad aumentare. Ulteriori
misure da adottare sono una maggiore assunzione di liquidi, utilizzando maggiori quantità di acidi
organici come il succo di limone o l’aceto, ed aumentare il flusso della linfa per esempio
rimbalzando sul tappetino elastico, camminando o assumendo le posizioni invertite (o capovolte).

1052
http://www.earthclinic.com/CURES/fluoride.html.
316
La quantità di boro e/o borace o boro liquido ionico dalla propria condizione personale. È
importante sapere che i segnali di un eccesso di boro sono la mancanza di appetito, la nausea,
il vomito, la letargia la dermatite e la diarrea [ma questi sono anche segnali di una forte reazione
di Herxheimer e possono essere il segnale che si è aumentata la dose troppo rapidamente – N.d.T.].
Se smettete di assumere boro per un giorno o due tutti questi sintomi scompariranno.
*L’antidoto in caso di eccessiva assunzione di Boro è la vitamina B2.
Gli INTEGRATORI di boro possono essere acquistati in alcuni negozi e farmacie oppure via
internet, e normalmente contengono 3 mg di boro per pillola o tavoletta. Non è noto però quale sia
la loro efficacia, e i minerali chelati sono assorbiti solo per il 40% dal nostro corpo. La maggior
parte degli studi scientifiche e delle esperienze individuali riguardo all’artrite, all’osteoporosi o agli
ormoni sessuali e alla menopausa sono state fatte con il boro ionico puro derivato dall’assunzione di
borace. Non è ancora noto se gli integratori di boro non ionico siano efficaci quanto il borace1053.

L’autore specifica di avere sofferto di alcune reazioni fastidiose all’integrazione di borace, per
cui è passato per un paio di mesi all’assunzione di boro ionico liquido1054 senza soffrire di
NESSUN problema gastrointestinale, prendendo un cucchiaino da tè sotto la lingua due volte al
giorno, che corrisponde ad un totale di 3 mg al giorno. Il boro liquido ionico è quasi totalmente
assorbito dal nostro organismo e non vi si accumula giorno dopo giorno.
Per problemi di artrite osteoporosi e sintomi correlati e in caso di menopausa, l’autore riferisce
che si possono assumere, fino a 9 mg di boro suddivisi in diverse dosi (meglio non assumerne la
sera tardi, dal momento che il boro può causare insonnia) per un periodo sufficiente ad ottenere un
discreto miglioramento dei sintomi,e poi diminuire a 3-6 mg al giorno. Siccome il borace è un
composto chimico la cui formula è Na2B4O7-10H20, contiene in realtà più ossigeno che boro, e solo
l’11,3% di tale sostanza è fatta di boro. Questo vuol dire che ad esempio una dose da 3mg di boro
si ottiene con 26,5 mg di borace disciolti in acqua. In ogni caso l’estensore dell’articolo consiglia
di ascoltare il proprio corpo e regolarsi di conseguenza. In caso di reazioni di Herxheimer
conviene ridurre le dosi e provare ad aumentar lentamente.
L’autore afferma che dopo 2 mesi di integrazione con boro liquido è riuscito a passare al
borace senza più sperimentare “effetti collaterali”, e che ormai la sua artrite è solo un lontano
ricordo; infine afferma che le aziende multinazionali del farmaco faranno di tutto per impedire alla
gente di sapere che un prodotto così economico abbia simili proprietà benefiche per la salute
umana, demonizzando la borace per la sua pretesa tossicità, quando il sale da tavola è
decisamente più pericoloso1055. Per chi non disponesse di una bilancia di precisione che misura
almeno i centesimi di grammo è possibile utilizzare un cucchiaino raso da tè di borace (circa 3
grammi) disciolto in 225 ml di acqua. La soluzione così realizzata contiene 13,33 mg di borace
ovvero 1,5 mg di boro per ogni millilitro (si può dosare agevolmente con una siringa)

REFERENZE Non ancora inserite nelle annotazioni:


http://www.scribd.com/doc/133116926/The-Borax-Conspiracy-How-the-Arthritis-Cure-Has-
Been-Stopped
ARTHRITIS: THE MAINSTAY OF THE "HEALTH INDUSTRY"THE DISEASE THAT
"HEALTH" AUTHORITIES DON'T WANT CURED - http://www.whale.to/w/boron.html
1053
In realtà diversi integratori disponibili in Italia contengono boro sotto forma di borace (a dispetto delle pretese di
tossicità di tale sostanza chimica). Vedi l’integratore Olimentofer, http://www.starbene.it/parafarmaci/olimentofer-
bo-50ml-gtt-910467719. Anche l'integratore della Lognlife per il metabolismo osseo (ennesima conferma) contiene
boro da sodio borato, http://www.longlife.it/popup.asp?prodottoID=66. Ricordo che il sodio borato (o per essere
più preciso sodio tetraborato deca-idrato) non è altro che una delle denominazioni del borace.
1054
http://www.healthshop101.com/boron.htm.
1055
Il dottor Gerson per esempio considerava il sale un cofattore della genesi del cancro..
317
http://www.lef.org/magazine/mag2006/aug2006_aas_01.htm
http://www.earthclinic.com/Remedies/borax.html
http://jac.oxfordjournals.org/content/63/2/325.long
http://www.supergenial.ch/pi1/pd2.html
http://www.health-science-spirit.com/ultimatecleanse.html
http:/www.sciencelab.com/msds.php?msdsId=9927593
http://www.hillbrothers.com/msds/pdf/n/borax-decahydrate.pdf
http://www.atsdr.cdc.gov/toxprofiles/tp26-c2.pdf
http://www.regulations.gov/#!documentDetail;D=EPA-HQ-OPP-2005-0062-0004
http://en.wikipedia.org/wiki/Globally_Harmonized_System_of_Classification_and_Labelling_of
_Chemicals
http://echa.europa.eu/documents/10162/17230/supdoc_boric_acid_20100609_en.pdf
http://www.inchem.org/documents/sids/sids/15630894.pdf
http://www.sciencelab.com/msds.php?msdsId=9927258

Altri studi scientifici su boro e borace

Sul rapporto tra salute delle ossa e micronutrienti è interessante l’articolo scientifico di rassegna
Osteoporosis: the role of micronutrient1056, nel quale si tra le altre cose si segnala il rapporto tra
livelli di vitamina K, vitamina C e magnesio da una parte e di densità ossea dall’altra.
Esistono anche studi sull’importanza del boro per la salute delle ossa, in particolar modo in
associazione con il magnesio e la vitamina D (in effetti il boro è uno dei cofattori della vitamina D).
Per esempio Effect of dietary boron on mineral, estrogen, and testosterone metabolism in
postmenopausal women1057, che mostra come l’integrazione di boro abbia diminuito la perdita con
le urine di fosforo e magnesio, e nei soggetti con bassi livelli di magnesio ha ridotto anche
l’escrezione di fosforo (altro elemento basilare per la salute ossea); i risultati positivi di tale studio
inducono gli autori a suggerire una dieta naturalmente ricca di boro (sebbene non menzionino il
fatto che i fertilizzanti chimici impediscono alle piante di assorbire il boro presente nel suolo).
Nell’abstract dell’articolo Studies on the relationship between boron and magnesium which
possibly affects the formation and maintenance of bones1058 si legge che presumibilmente boro e
magnesio sono necessari per il metabolismo ottimale del calcio dal momento che
la carenza di boro e/o magnesio causa cambiamenti simili a quelli che si vedono
nelle donne con osteoporosi da menopausa.
Anche nell’articolo The relationship between boron and magnesium status and bone
mineral density in the human: a review1059, si discute l’importanza di boro e magnesio per
migliorare la densità delle ossa, e del rapporto che esiste tra boro, magnesio, calcio e vitamina D.
Interessante è anche l’articolo Boron1060, nelle cui conclusioni si legge
Sebbene gi studi che valutino l’importanza dell’uso del boro per l’osteoartrite e

1056
Pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition May 2005vol. 81 no. 5 1232S-1239S, autore Jeri W
Nieves; http://ajcn.nutrition.org/content/81/5/1232S.full.
1057
Pubblicato su FASEB J 1987;1:394–7, autori Nielsen FH, Hunter C D, Mullen L M, Hunt J R
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3678698, articolo completo su
http://www.fasebj.org/content/1/5/394.full.pdf .
1058
Pubblicato su Magnesium and Trace Elements 1990;9:61–9, autore Nielsen, F H;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2222801.
1059
Pubblicato su Magnesium research 1993 Sep;6(3):291-6, autori Volpe SL1, Taper LJ, Meacham S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8292503.
1060
Pubblicato su Journal of Dietary Supplements 2008;5(1):62-94;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22433045.
318
l’osteoporosi siano in uno stadio iniziale, i resoconti sono promettenti. Ci sono
prove contrastanti sull’utilizzo del boro per la regolazione ormonale e le funzioni
cognitive.
L’articolo In vivo and in vitro effects of boron and boronated compounds1061, ci informa che
tale minerale (associato alla pectina) è un componente essenziale per le pareti cellulari delle piante e
serve anche al trasporto di alcune sostanze attraverso la membrana stessa, sebbene concentrazioni
troppo alte siano tossiche ed alcuni composti del boro sono utilizzati come erbicidi. Inoltre in tale
articolo si afferma che gli esperimenti con l’integrazione o la privazione del boro mostrano che tale
minerale è coinvolto nel metabolismo del calcio e delle ossa, e che i sintomi della carenza di boro
sono particolarmente notevoli quando mancano anche vitamina D e magnesio. Nell’abstract
dell’articolo si legge testualmente
L’integrazione del boro aumenta la concentrazione nel sangue del 17 beta-
estradiolo e del testosterone ma livelli eccessivi di boro hanno effetti tossici sulla
funzione riproduttiva. Il boro può essere coinvolto nelle funzioni cerebrali per
mezzo dei suoi effetti sul trasporto attraverso le membrane. Esso influisce sulla
sintesi della matrice extracellulare ed è benefico per la guarigione delle ferite.
L’assunzione abituale del boro per mezzo della dieta negli esseri umani adulti è di
1-2 mg al giorno. (…) I composti del boro hanno mostrato di possedere potenti
effetti anti-osteoporotici, anti-inflammatori, ipolipidemici, anti-coagulanti e anti-
neoplastici negli animali.
L’articolo Essentiality of boron for healthy bones and joints1062, descrive un esperimento su
dei malati di osteoartrite; nel 50% dei malati che hanno ricevuto 6 mg di boro al giorno (sotto forma
di borace) si sono riscontrati miglioramenti dei sintomi, al contrario del nel 10% dei malati che
hanno ricevuto solo il placebo.
L’articolo Comparative effects of daily and weekly boron supplementation on plasma
steroid hormones and proinflammatory cytokines1063 ci informa che l’integrazione di dosi
relativamente alte di boro (10 mg al giorno) ha portato alla riduzione di citochine pro
infiammatorie, all’aumento dei livelli sanguigni di testosterone libero ed alla diminuzione dei livelli
sanguigni di estradiolo.
Che il borace abbia un’attività antifungina ad ampio spettro lo si deduce dal fatto che la
produzione industriale dell’acido borico (H3BO3) si basa sulla reazione di borace con acido
cloridrico (che produce per l’appunto acido borico e cloruro di sodio)1064, ovvero con l’acido che
normalmente viene prodotto dal nostro stomaco. Ingerire borace porta quindi alla produzione
endogena di acido borico il quale a sua volta si è dimostrato un potente effetto anti-fungino come
mostra l’articolo Boric acid for recurrent vulvovaginal candidiasis: the clinical evidence
(“Acido borico per candidiasi vulvovaginale ricorrente: l’evidenza clinica”)1065 nelle cui
conclusioni si legge che
l’acido borico acid è un’opzione alternativa sicura ed economica per le donne con
sintomi cronici e ricorrenti di vaginite quando i trattamenti convenzionali

1061
Pubblicato su Journal of Trace Elements in Medicine and Biology 1998 Mar;12(1):2-7, autori Benderdour M, Bui-
Van T, Dicko A, Belleville F; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9638606.
1062
Pubblicato su Environmental Health Perspective 1994 Nov;102 Suppl 7:83-5, autore Newnham R E;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7889887, articolo completo su
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1566627/.
1063
Pubblicato su Journal of Trace Elements in Medicine and Biology 2011 Jan;25(1):54-8, autori Naghii M R, Mofid
M, Asgari A R, Hedayati M, Daneshpour M S; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21129941.
1064
http://www.chimica-online.it/composti/acido-borico.htm.
1065
Pubblicato su Journal of Womens Health (Larchmt). 2011 Aug;20(8):1245-55, autori Iavazzo C, Gkegkes I D,
Zarkada IM, Falagas M E; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21774671.
319
falliscono a causa del coinvolgimento microrganismi differenti dalla Candida. O
di ceppi resistenti agli azoli.
Da notare che conseguenti all’uso di acido borico per la candidiasi vaginale ci sono state anche
segnalazioni di effetti collaterali di non grave entità: sensazione di bruciore vaginale, ed eritema
vaginale (arrossamento).
Interessante è anche l’articolo Boric acid: a potential chemoprotective agent against aflatoxin
b1 toxicity in human blood (“Acido borico: un potenziale agente chemoprotettivo contro la
tossicità dell’aflatossina b1 nel sangue umano”), pubblicato su Cytotechnology. 2010 Apr; 62(2):
157–165, autori Hasan Turkez, Fatime Geyikoglu;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2873987/.

89 – Osteoporosi, disbiosi e glutine

Nell’articolo Scientific evidence for health effects attributed to the consumption of


probiotics and prebiotics: an update for current perspectives and future challenges1066 si fa
cenno all’esistenza di diversi studi che mostrano come l’integrazione di probiotici e probiotici
aiutino a prevenire e/o a curare diversi problemi di salute, tra i quali anche l’osteoporosi, le malattie
periodontali, le cavitazioni.
Nell’articolo Gut Microbiota as a Target in the Pathogenesis of Metabolic Disorders: A New
Approach to Novel Therapeutic Agents1067, leggiamo che
Dal momento che i disordini metabolici aumentano drammaticamente, diventa
sempre più importante identificare i fattori ambientali che influiscono
negativamente sul controllo del metabolismo. Il microbiota intestinale (…) è uno di
questi potenziali fattori. Recentemente si sono raccolte le prove delle associazioni tra
un’alterazione della composizione del microbiota intestinale e l’obesità, il diabete e
l’osteoporosi. (…) Il microbiota dell’intestino gioca ruoli critici nel controllare
l’immunità, l’assorbimento del cibo, l’accumulazione dei grassi, la produzione di
acidi grassi a catena corta, la trasmissione dei segnali relativi all’insulina, e la
regolazione della massa ossea.
Nell’articolo Mechanisms underlying the effects of inulin-type fructans on calcium
absorption in the large intestine of rats1068 si fa cenno all’effetto positivo dell’assunzione di
inulina, oligofruttosio e frutto oligosaccaridi sull’assorbimento del calcio, anche grazie
all’aumentata produzione di acidi grassi a catena corta da parte dei batteri intestinali.
Nell’articolo Prebiotic and Probiotic Regulation of Bone Health: Role of the Intestine and its
Microbiome1069 leggiamo che:
L’osso è un organo rispetto al quale da tempo si sa che viene regolato
dall’intestino attraverso l’assorbimento del calcio, il minerale chiave dell’osso.
Tuttavia è chiaro che la modulazione del’intestino e del suo microbioma può
incidere sulla densità e la robustezza dell’osso in una varietà di modelli animali
(pesce zebra, pollo, roditori) e negli uomini. Questo viene dimostrato in studi in cui
si rimuove il microbioma con un trattamento antibiotico (…) così come in studi in cui

1066
British Journal of Nutrition, 2015 Dec 28;114(12):1993-2015, autori Martinez RC, Bedani R, Saad SM;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26443321.
1067
Hormone and Metabolic Research 2016 Jun;48(6):349-58, autori Ejtahed HS, Soroush AR, Angoorani P, Larijani
B, Hasani-Ranjbar S; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27203411.
1068
Bone. 2005 Nov;37(5):728-35, autori Raschka L, Daniel H; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16126464..
1069
Current Osteoporosis Report 2015 Dec;13(6):363-71, autori McCabe L, Britton RA, Parameswaran N;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26419466.
320
si modulano l’attività e la composizione del microbioma per mezzo di prebiotici e/o
probiotici
Anche l’articolo Effects of the gut microbiota on bone mass1070 indica che
Recenti studi dimostrano che il microbiota intestinale è anche un regolatore della
massa dell’osso e viene proposto che l’effetto del microbiota sulla massa ossea sia
mediato dagli effetti del sistema immunitario, che a sua volta regola
l’osteoclastogenesi. (…) Qui facciamo una rassegna delle conoscenze attuali sul
possibile ruolo del microbiota intestinale nella regolazione del metabolismo
dell’osso.
A questo punto passiamo ai primi studi che mostrano come l’intervento con prebiotici e
probiotici non è solo un’ipotesi come Diet, gut microbiome, and bone health1071 sul cui abstract
leggiamo:
Diversi prebiotici che raggiungono il basso intestino hanno portato ad una
[positiva] alterazione del microbioma intestinale che si suppone aumenti la
fermentazione delle fibre per produrre acidi grassi a catena corta. Questi
cambiamenti sono correlati positivamente con un aumento della frazione di calcio
assorbita negli adolescenti e con un aumento delle misure di densità e di robustezza
ossea in modelli animali.
Ma non tutte le forme di osteoporosi sono causate da una “normale” forma di disbiosi, perché a
volte il fattore scatenante è una forma di SIBO (proliferazione batterica nel piccolo intestino), nel
qual caso i normali probiotici posso creare persino maggiore sconforto. Vedi l’articolo Current
views on the etiopathogenesis, clinical manifestation, diagnostics, treatment and correlation
with other nosological entities of SIBO1072, spiega che quando i batteri fisiologici sono
rimpiazzati da batteri patogeni che risalgono dal grosso intestino, il sistema digestivo funziona male
e ci possono essere complicazioni sistemiche (ovvero a carico di tutto il corpo) come l’osteoporosi e
l’anemia macrocitica. Inoltre affermano gli autori che
L’infiammazione interferisce con l’espressione dei geni responsabili per la
produzione e secrezione del muco, e quindi viene postulata una correlazione tra
SIBO e fibrosi cistica, sindrome dell’intestino irritabile e dolore addominale cronico.
(…) Una tipica manifestazione clinica della SIBO comprende meteorismo,
enterectasia [dilatazione dell’intestino], fastido addominale e diarrea.
Tra le condizioni che possono concorrere alla manifestazione di una forma di SIBO gli autori
indicano tra l’altro anomalie congenite ed anatomiche del sistema digestivo, disturbi della motilità
intestinale o deficit immunologici.
Infine è da rimarcare il possibile legame con l’intolleranza al glutine, sia quella celiaca (che è ben
nota da tempo) che quella non celiaca, come possiamo leggere nell’areticolo Risk of low bone
mineral density and low body mass index in patients with non-celiac wheat-sensitivity: a
prospective observation study1073 (“Rischio di bassa densità minerale e bassa massa corporea in
pazienti con sensibilità al grano non celiaca: uno studio di osservazione prospettica”).
Come è noto da tempo la vitamina D è importante per il trattamento e la prevenzione

1070
Trends in Endocrinology and Metabolism 2015 Feb;26(2):69-74, autori Ohlsson C, Sjögren K;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25497348.
1071
Current Osteoporosis Repprts. 2015 Apr;13(2):125-30, autore Weaver CM;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25616772..
1072
Advances in Medical Sciences 2015 Mar;60(1):118-24, autori Miazga A, Osiński M, Cichy W, Żaba R;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25657082.
1073
BioMed Central Medicine. 2014 Nov 28;12:230, autori Carroccio A, Soresi M, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25430806.
321
dell’osteoporosi, vedi per esempio gli articoli The role of vitamin D in osteoporosis1074 e Vitamin
D: important for prevention of osteoporosis, cardiovascular heart disease, type 1 diabetes,
autoimmune diseases, and some cancers (“La vitamina D: impoprtante per la prevenzione
dell’osteoporosi, patologie cardiovascolari, diabete di tipo 1, malattie autoimmuni, ed alcuni tipi di
cancro”) 1075. Purtroppo le raccomandazioni correnti per quanto riguarda i dosaggi della vitamina D,
appaiono spesso troppo basse per dare risultati concreti.

90 - C’è una speranza per i malati di distrofia muscolare?

Il termine di distrofia muscolare rappresenta in realtà l’insieme di diversi tipi di malattie


neuromuscolari degenerative, nella quali la genetica è considerata ufficialmente la causa primaria;
tali malattie causano una progressiva atrofia dei muscoli, essenzialmente quelli scheletrici (e quindi
anche quelli che servono alla respirazione) ma talvolta anche di quello cardiaco (il cuore).
Ma dopo avere visto esempi di malattie che le autorità sanitarie si ostinano a considerare
genetiche e incurabili mentre non sono né l’una né l’altra (vedi il capitolo sull’autismo), mi è
venuto in mente che forse, e ripeto forse, oltre alla propensione genetica alla malattia ci potesse
essere qualche co-fattore, ed in particolar modo ho pensato alla disbiosi intestinale. Incredibilmente
la ricerca mi ha portato a trovare due articoli che lasciano aperta una porta alla speranza … forse …
Lungi da me l’idea di generare false illusioni, però indagare se un soggetto con distrofia
muscolare soffre anche di disbiosi e/o parassitosi ed eventualmente curare tali problemi intestinali
non può che far del bene, e lo stesso dicasi della valutazione e risoluzione di eventuali altri
problematiche che possono influire sullo stato di salute globale (vedi il libro “I pilastri della salute e
la rete di interconnesioni”).
L’idea che mi porta a sospettare su una causa epigenetica piuttosto che puramente genetica della
distrofia muscolare deriva dalla lettura di due articoli scientifici.
L’articolo Pathogenetic role of intestinal microbiocenosis in the pathogenesis of hereditary
myodystrophy (“Ruolo della microbiocenesi intestinale nella patogenesi della distrofia muscolare
ereditaria”)1076 afferma che la somministrazione di probiotici ha fatto migliorare il quadro clinico
dei pazienti, con miglioramenti su quasi tutti i fronti (elettromiografico, immunologico, biochimico,
ormonale) ed aumento della forza muscolare. Gli autori concludono che lo squilibrio del microbiota
“sembra giocare un certo ruolo nella formazione della patologia ereditaria”.
Il secondo articolo si basa su modelli animali (esperimento su cavie su cui viene indotta
artificialmente una condizione di distrofia muscolare) ed è quindi di rilevanza relativa, però vale la
pena citarlo Differences in the intestinal microflora of normal and dystrophic BIO 8262 Nij
Syrian hamsters (“Differenze nella microflora intestinale tra i criceti normali ed i criceti BIO 8262
Nij Syrian distrofici”)1077.
Questi articoli puntano curiosamente nella stessa direzione di un lungo ed interessante articolo
sul sito mednat.org1078, che fa la rassegna di tantissimi metodi di cura naturale delle malattie
(persino le più gravi) tutti osteggiati dal potere e dalle lobby farmaceutiche (tanto che molti dei loro

1074
Maturitas 2015 Mar;80(3):329-32, autori Brincat M, Gambin J, Brincat M, Calleja-Agius J;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25660912.
1075
Southern Medical Journal 2005 Oct;98(10):1024-7; autore Holick MF;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16295817.
1076
Pubblicato su Zhurnul mikrobiologii, epidemiologii i immunobiologii 2001 Sep-Oct;(5):68-70, autori Voevodin D
A, Sitnikov V F, Stenina M A, Rozanova G N, Skripnik AIu, Cheredeev A N;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11871307.
1077
Pubblicato su Zeitschrift für Versuchstierkunde, 1990;33(2):91-6. autori Engelen D P, Koopman J P, van der
Brink M E, Bakker M H, Stadhouders A M, de Boer H; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2353549.
1078
http://www.mednat.org/cancro/ricercatori_osteggiati.htm.
322
scopritori sono stati minacciati di morte) ho letto alcune informazioni che riguardano anche la
distrofia muscolare, specificamente quelle sul Biotron, l’apparecchio descritto nel capitolo sul
cancro, e che (secondo quanto riportato, ma purtroppo sono testimonianze aneddotiche e difficili da
vagliare) avrebbe permesso di ottenere buoni risultati anche sulla distrofia muscolare. Siccome
quella macchina dovrebbe avere un effetto distruttivo sui microbi patogeni, allora l’effetto positivo
che avrebbe su varie malattie sarebbe dovuto ad un riequilibrio dello squlibrio della microflora
intestinale.
Anche Valdo Vaccaro in un suo articolo sul sito medicina naturale1079 ipotizza che una dieta
tendenziamente crudista e che escluda latte e latticini potrebbe avere effetti positivi anche sulla
distrofia muscolare.
Infine ricordo ancora una volta la storia dei topolini agouti che non manifestano la malattia per
cui hanno una predisposizione genetica quando alle loro madri vengono somministrate apposite
sostanze nutritive. Forse studiando sull’epigenetica invece che sulla sola genetica della distrofia
muscolare potremmo almeno studiare una dieta che somministrata alle madri previene questa
malattia? Del resto casi di distrofia muscolare non vengono descritti nel libro di W.A. Price che
descrive lo stato di eccellente salute delle popolazioni che continuano a nutrirsi secondo le abitudini
ancestrali, sebbene si potrebbe anche pensare che chi soffre di certe malattie non sopravvive a lungo
in una società primitiva … o no?

91 – Fibrosi cistica e disbiosi intestinale

La fibrosi cistica è una malattia che accorcia notevolmente le speranze di vita, anche perché, pur
essendo una malattia che colpisce diversi organi, ha come uno dei “bersagli” principali i polmoni,
causando tosse persistente con muco denso, mancanza di fiato e infezioni ricorrenti ai polmoni
(polmonite compresa). La fibrosi cistica è considerata una malattia genetica a tutti gli effetti: un
bambino sviluppa tale malattia quando eredita da entrambi i genitori uno specifico gene difettoso.
Ci sono ben pochi dubbi che il modello genetico corrisponda alla realtà dei fatti. Infatti una persona
su 25 (in Italia e più in generale in Occidente) è portatrice di un singolo gene difettoso, e la
probabilità che i genitori siano entrambi portatori di questo gene è 1 su 625 (un venticinquesimo per
un venticinquesimo). In queste sfortunate condizioni c’è una probabilità su 4 (legge di Mendel) che
il bambino erediti tutti e due i geni difettosi. La probabilità che un bambino nasca con la fibrosi
cistica è quindi 1 su 2.500, che corrisponde esattamente alla frequenza riscontrata nella
popolazione.
Detto questo potremmo però trovarci in una condizione simile a quella dei bambini down o dei
bambini autistici. I primi, con un problema genetico assodato, rispondono bene ad una integrazione
nutrizionale o a delle terapie di riequilibrio del microbiota intestinale (debellamento di disbiosi e
parassitosi intestinale); i secondi, con una probabile predisposizione genetica (mostrata dal fatto che
la grande maggioranza dei bambini autistici è di sesso maschile) rispondono bene a delle terapie di
riequilibrio del microbiota intestinale (che siano basate sulla dieta o meno) e a volte anche ad una
integrazione.
Ancora una volta ribadisco che non è mio intento suscitare false illusioni su una possibile cura
della malattia, ma almeno aprire la porta alla speranza che, continuando a ricercare e investigare sul
rapporto tra fibrosi cistica e disbiosi, si possa trovare una strada per prevenirla e/o per affrontarne i
sintomi in maniera naturale allungando la speranza di vita (che adesso grazie a nuove scoperte in
campo terapeutico arriva fino a circa 40 anni).
Tra l’altro alcuni sintomi tipici della fibrosi cistica sono comuni a chi soffre di
disbiosi/parassitosi, per esempio la difficoltà a digerire i grassi, i disturbi intestinali, la difficoltà a

1079
http://www.medicinanaturale.biz/?p=2078.
323
mettere su peso nonostante l’appetito, le carenze vitaminiche. Detto questo bisogna capire se si
tratta di sintomi simili di due disturbi totalmente differenti, se c’è un substrato comune, o se il
danno a livello polmonare causato dalla malattia, e le ricorrenti infezioni polmonari, causano una
disbiosi per effetto delle cure di antibiotiche che si rendono necessarie.
Ciò vuol dire che, sebbene esiste una vasta letteratura che correla disbiosi e fibrosi cistica, questo
non basta ad assicurare che un intervento teso al riequilibrio del microbiota intestinale possa guarire
dalla malattia; la speranza ragionevole è che almeno si possa migliorare la qualità della vita.
Nell’abstract dell’articolo Escherichia coli dysbiosis correlates with gastrointestinal
dysfunction in children with cystic fibrosis (“La disbiosi dell’Escherichia coli è correlata a
disfunzioni gastrointestinali nei bambini malati di fibrosi cistica”)1080 si legge che
i disturbi gastrointestinali della fibrosi cistica includono malassorbimento dei nutrienti ed
infiammazione intestinale. Mostriamo che le quantità di Escherichia coli nel microbiota fecale sono
significativamente più alte nei bambini con fibrosi cistica che in quelli del gruppo di controllo e
sono correlati con le misure fecali di malassorbimento dei nutrienti e con l’infiammazione.
Che sia presente una disbiosi intestinale nei malati di fibrosi cistica, lo dimostrano le analisi
condotte nello studio Serum metabolomics indicate altered cellular energy metabolism in
children with cystic fibrosis1081, Nonché su su un articolo pubblicato dal giornale ufficiale
dell’associazione europea per la fibrosi cistica, Gut dysbiosis in cystic fibrosis (“Disbiosi
intestinale nella fibrosi cistica”)1082.
Nello stesso giornale è stato pubblicato l’articolo Dysbiosis of bifidobacteria and Clostridium
cluster XIVa in the cystic fibrosis fecal microbiota (“Disbiosi dei bifidobatteri e del Clostridium
cluster XIVa nel microbiota fecale della fibrosi cistica”)1083.
Sul piano delle complicanze polmonari della fibrosi cistica sono interessantissimi i risultato dello
studio Host–microorganism interactions in lung diseases (“Interazione tra l’ospite ed i
microorganismi nelle malattie polmonari” – dove per ospite si intende l’essere umano, sano o
malato che sia)1084.
Tale studio mostra le differenze tra il microbioma dei polmoni di 4 classi distinte di persone.
Rispetto alle persone sane i malati di fibrosi cistica hanno una proliferazione eccessiva di
Proteobatteri ed Attinobatteri (a scapito soprattutto dei Bacteroidetes), i malati di asma hanno una
proliferazione eccessiva di Proteobatteri ed un certo aumento degli Stafilococchi Firmicutes, i
malati di Broncopneumatia Cronica Ostruttiva (a scapito soprattutto dei Bacteroidetes) hanno una
proliferazione eccessiva di Proteobatteri ed un certo aumento degli Stafilococchi Firmicutes e degli
Streptococchi Firmicutes (a scapito soprattutto dei Bacteroidetes)
E adesso veniamo ad un articolo in cui si mostra che supplementando Lactobacilli GG, non solo
migliora lo stato dell’intestino del malato di fibrosi cistica, ma anche quello dei polmoni; l’articolo
quindi ci indica una possibile strada di intervento del tutto naturale, quella dell’integrazione di
probiotici, che permette di ottenere dei risultati positivi anche riguardo ad uno degli organi più
colpiti dalla malattia. Si tratta dell’articolo Disrupted Intestinal Microbiota and Intestinal

1080
Pubblicato su Clinical infectious diseases 2014 Feb;58(3):396-9, autori Hoffman LR, Pope CE, Hayden HS,
Heltshe S, Levy R, McNamara S, Jacobs MA, Rohmer L, Radey M, Ramsey BW, Brittnacher MJ, Borenstein E, Miller
SI.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24178246.
1081
Pubblicato su Journal of Pediatric Pulmonology, Vol 49 Issue 5 2014, pp 463-472, autori Joseloff E, Sha W, Bell
S C, Wetmore D R, Lawton K A, Milburn M V, Ryals JA, Guo L, Muhlebach M S;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23847148.
1082
Pubblicato su Journal of Cystic Fibrosis 2012 Sep;11(5):454-5, autori Scanlan PD, Buckling A, Kong W, Wild Y,
Lynch SV, Harrison F.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22538067.
1083
Pubblicato su Journal of Cystic Fibrosis 2013 May;12(3):206-15, autori Duytschaever G, Huys G, Bekaert M,
Boulanger L, De Boeck K, Vandamme P.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23151540.
1084
Pubblicato su Nature Reviews Immunology 14, 827-835 (2014), autori Benjamin J. Marsland, Eva S. Gollwitzer;
http://www.nature.com/nri/journal/v14/n12/fig_tab/nri3769_F4.html .
324
Inflammation in Children with Cystic Fibrosis and Its Restoration with Lactobacillus GG: A
Randomised Clinical Trial (“Microbiota intestinale alterato e infiammazione intestinale in
bambini con la fibrosi cistica e la sua restaurazione con il Lactobacillus GG: un test clinico
randomizzato”)1085.
In questo studio si legge che i livelli di Eubacterium rectale, Bacteroides uniformis, Bacteroides
vulgatus, Bifidobacterium adolescentis, Bifidobacterium catenulatum, e Faecalibacterium
prausnitzii sono ridotti nei bambini sofferenti di fibrosi cistica, e che una riduzione ancora più
marcata si osserva in quei bambini malati di fibrosi cistica che stavano assumendo antibiotici, e che
la riduzione della ricchezza della microflora intestinale era significativamente correlata con
l’infiammazione intestinale. La somministrazione di Lattobacilli GG ha parzialmente restaurato
l’equilibrio della microflora, riducendo l’infiammazione e l’incidenza delle esacerbazioni
polmonari.

92 – Malattie neuromuscolari e atrofia muscolare spinale: c’è un legame


con l’intestino?

Scrivo queste righe nella speranza che anche le malattie neuromuscolari ed il gruppo di malattie
raggruppate sotto la denominazione di “atrofia muscolare spianale”, considerate al momento
puramente genetiche, possano essere più epigenetiche che genetiche, ovvero che una certa
predisposizione si manifesti solo in particolari condizioni ambientali. In realtà alcuni ricercatori
hanno inizialmente sospettato un collegamento tra celiachia ed questo tipo di patologie, ma uno
studio successivo A population-based study of coeliac disease, neurodegenerative and
neuroinflammatory diseases1086, basato su un’ampissima casistica, tende ad escluderlo: solo la
polineuropatia pare abbia una certa correlazione con la celiachia.
Ciò nonostante un altro indizio che potrebbe far pensare ad un coinvolgimento intestinale nei
disturbi neuromuscolari lo troviamo nell’articolo Neuromuscular disease in patients with
steatorrhoea (“Disturbi neuromuscolari in pazienti con steatorrea”)1087, nel quale si discutono dei
casi di pazienti che soffrono di malattie neuromuscolari e che manifestano anche sintomi
gastrointestinali come la steatorrea (feci oleose per la presenza di grassi non digeriti, sintomo
associato a tutta una serie di malattie che in questo libro abbiamo visto essere correlate alla
disbiosi1088). Fino a che punto un disturbo neuromuscolare possa essere collegato ad una eventuale
disbiosi e/o intolleranza al glutine (magari nella forma non di una celiachia vera e propria, ma di
sensibilità al glutine non celiaca, forse potranno mostrarlo future ricerche. Ricordo però che i nervi
sono uno dei possibili bersagli della reazione al glutine. Come già riportato nel libro I pilastri della
salute e la rete di interconnessioni, il dottor Rodney Ford, MD, nel libro The Gluten Syndrome:
Is Wheat Causing You Harm (“La sindrome da sensibilità al glutine: è il grano a farti male”)
sostiene che si tratti per prima cosa di una malattia neurologica, che danneggia e rende silenti i
nervi, compromettendo la salute e la funzione dei tessuti da essi serviti. Per esempio egli cita una

1085
Pubblicato su PLoS One. 2014; 9(2): e87796, autori Eugenia Bruzzese, Maria Luisa Callegari, Valeria Raia,
Sara Viscovo, Riccardo Scotto, Susanna Ferrari, Lorenzo Morelli, Vittoria Buccigrossi, Andrea Lo Vecchio, Eliana
Ruberto, and Alfredo Guarino; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3929570/.
1086
Pubblicato su Alimentary Pharmacology & Therapeutics 2007 Jun 1;25(11):1317-27, autori Ludvigsson J F,
Olsson T, Ekbom A, Montgomery S M; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17509100.
1087
Pubblicato su Gut v.8(6); 1967 Dec, autori H J Binder, G B Solitare, H M Spiro;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1552748/.
1088
Sul rapport disbiosi-steatorrea vedi anche l’articolo Altered FXR signalling is associated with bile acid
dysmetabolism in short bowel syndrome-associated liver disease. Pubblicato su Journal of Hepatology 2014
Nov;61(5):1115-25, autori Pereira-Fantini PM, Lapthorne S et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24999016.
325
sua paziente che solo rimuovendo il glutine dalla dieta è riuscita a riprendere il controllo degli
sfinteri.

93 – Il glaucoma, la vitamina D e l’intestino

L’articolo Oral microbiome link to neurodegeneration in glaucoma (“Il legame tra il


microbioma orale e la neurodegenerazione nel glaucoma”)1089 ci informa che i malati di glaucoma
hanno un conteggio batterico orale maggiore dei soggetti sani del gruppo di controllo. Una cosa
importante (sebbene si tratti del solito triste esperimento sulle povere cavie animali) che la
somministrazione di basse dose di tossine Lipo-Poli-Saccaridi (LPS) ha causato un aumento di
degenerazione neuronale.
La tesi di laurea in medicina discussa nell’università di Pavia da Isacco Frizzi nel maggio del
1837 e intitolata Storia di un glaucoma trattato nella clinica oculistica a Pavia coll’olio di
trementina1090, discute per l’appunto di una paziente sofferente di un glaucoma che l’aveva resa
cieca da un occhio, che dopo dieci giorni di trattamento con 3,9 grammi di olio trementina (assunti
oralmente a piccole dosi durante la giornata) ricomincia a vedere dall’occhio malato, e che
continuando la cura ritorna persino a vedere da quell’occhio. Le informazioni fornite nel capitolo
sulla trementina, che indicano in tale sostanza un antidoto all’infestazione da candida ed altri
microrganismi patogeni, alla luce di quanto scritto nell’articolo succitato, porta ad identificare nella
disbiosi la vera causa se non di tutti, almeno di molti casi di glaucoma. In tale tesi di laurea
leggiamo addirittura che
L’ olio essenziale di trementina, la cui efficacia nelle malattie degli occhi, che
hanno per causa una lenta congestione è stata ormai riconosciuta dai medici di
pressoché tutte le nazioni, essersi applicato con reale vantaggio alla cura del
glaucoma incipiente o di recente sviluppato, malattia fin qui riputata insanabile.
L’articolo Serum vitamin D status is associated with the presence but not the severity of
primary open angle glaucoma1091 ci informa per l’appunto che la carenza di vitamina D è
associata con questa forma di glaucoma, sebbene la gravità di tale carenza non è proporzionale alla
severità della malattia.
Anche l’articolo Age-Related Vitamin D Deficiency Is Associated with Reduced Macular
Ganglion Cell Complex: A Cross-Sectional High-Definition Optical Coherence Tomography
Study1092 mostra che la carenza di vitamina D (negli anziani) porta ad un inizio di danno neuronale
che può rappresentare uno statdio iniziale della malattia.
L’articolo Metabolome-Wide Association Study of Primary Open Angle Glaucoma1093 infine
mostra la correlazione tra l’alterazione del metabolismo dei lipidi e questa forma di glaucoma.

94 - “L’agricoltura del non fare”: la vera agricoltura naturale che rispetta


l’ambiente e permette di ottenere ottimi risultati con pochi sforzi

1089
Pubblicato su PLoS One. 2014 Sep 2;9(9):e104416, autori Astafurov K, Elhawy E, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25180891.
1090
Reperibile su google libri.
1091
Pubblicato su Maturitas 2015 Aug;81(4):470-4, autori Goncalves A, Milea D;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26059919.
1092
Pubblicato su PLoS One. 2015 Jun 19;10(6):e0130879, autori Uro M, Beauchet O, et al.;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26090872.
1093
Pubblicato su Investigative Ophtalmology and Visual Science 2015 Jul;56(8):5020-8, autori Burgess L G, Uppal
K, et al.; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26230767.
326
Masanobu Fukuoka è un microbiologo giappponese che ha scoperto il classico “uovo di
Colombo” dell’agricoltura naturale: se in natura la frutta ed i vegetali di cui ci nutriamo crescono
spontaneamente, perché dovremmo lavorare sodo per arare, concimare, diserbare, potare?
Non sarebbe meglio copiare in tutto e per tutto la natura e ricreare nei nostri campi la
correlazione tra le specie viventi, la simbiosi che già esiste in natura?
E così si è dedicato a studiare ed a realizzare in concreto questa sua idea, che una volta realizzata
libera l’uomo dalla schiavitù del lavoro e permette di coltivare cibi genuini (irrorazioni clandestine
a parte).
Dopo gli studi di microbiologia si è occupato dello studio del suolo e delle patologie delle piante,
ma a 25 anni ha iniziato a dubitare di tutto ciò che aveva imparato fino ad allora, ha abbandonato il
suo posto di ricercatore scientifico ed è tornato alle radici, alla terra dei suoi genitori. Lì ha
sviluppato il suo sistema di “agricoltura del non fare”.
In che senso non fare? Nel senso che se si ricrea nel proprio terreno quella sinergia di piante che
si rafforzano a vicenda, se si lascia il terreno parzialmente coperto da paglia, erba, finanche
“erbaccia” c’è meno bisogno di irrigare, si può lasciare (specie dopo qualche anno in cui il terreno e
tutto l’ecosistema che vi vive sopra si riassesta) che la natura faccia il suo corso producendo cereali,
ortaggi, frutti, senza che l’uomo debba correre continuamente ad innaffiare, strappare, potare,
regolare alcunché: è la natura che si regola da sola se la si mette nelle condizioni di farlo. Ciò che si
produce, ovviamente, è biologico al cento per cento, ed è prodotto possibilmente senza consumare
energia differenta da quella delle mani dell’uomo.
A qualcuno potrà sembrare impossibile ma, per fortuna anche in Italia, ci sono sempre più
persone che si avvicinano a questi nuovi modi di “coltivare senza lavorare”, ovvero l’agricoltura del
non fare, ed anche io ne conosco alcuni personalmente.
Queste poche righe forse non bastano a rendere l’idea di quanto essenziale possa essere la lettura
di questo libro per comprendere la società in cui viviamo, e come ogni concetto di lavoro, di
agricoltura, di produzione con cui ci siamo finora cimentati sia stato distorto da una prospettiva
assurda, imposta dal potere, e che serve solo a renderci schiavi di un sistema in cui pochi tirano le
fila e le moltitudini dei popoli sono alla loro mercé. Se infatti ogni persona coltivasse un piccolo
pezzetto di terreno secondo le modalità descritte da questo microbiologo giapponese, che senso
avrebbe la “ricerca del posto di lavoro”? Come potrebbe esistere la “disoccupazione”? Come
potrebbe mai esserci l’accumulo di ricchezza, la povertà, la fame nel mondo, l’agricoltura intensiva
coi suoi veleni chimici, la malattia?
Le idee di Fukuoka e la sua esperienza sono state raccolte nel libro La rivoluzione del filo di
paglia (Libreria Editrice Fiorentina). Sul web sono presenti diversi articoli, interviste a Fukuoka,
video sulla rivoluzione del filo di paglia, ma interessanti sono anche le questioni dell’orto sinergico
e della permacultura, altri metodi di coltivazione ecologici ed in armonia con la natura

95 - I vaccini come gli antibiotici con-causano la disbiosi intestinale?

327
AxiBoulardi1094 è un prodotto a base di Saccharomyces Boulardii e Vitamina B6. Il
Saccaromiceto Boulardii è un lievito particolare, che invece di nutrire la candida ne è antagonista e
quindi ha azioni positiva sull’intestino e aiuta tanto a prevenire quanto a combattere la disbiosi,
mentre le vitamine del gruppo B (prodotte dai batteri che vivono naturalmente in simbiosi con
l’uomo nel suo intestino) vengono a spesso a mancare in caso di disbiosi intestinale.
Questo prodotto veniva un tempo pubblicizzato come rimedio utile per
• protezione durante terapia antibiotica;
• diarrea di origine infettiva o diarrea del viaggiatore conseguente a soggiorni in
paesi a clima tropicale o con bassi livelli igienici;
• intolleranze alimentari;
• protezione in caso di vaccinazioni.
Da quando ho pubblicizzato la cosa quest’ultima frase è scomparsa, fatto curioso.
Ma c’è anche lo studio già citato in precedenza, Nasopharyngeal microbiota in infants with
acute otitis media1095, che mostra come il microbiota nasofaringeo degli infanti cambia in maniera
significativa sia dopo esposizione agli antibiotici che dopo esposizione al vaccino eptavalente
“conjugated pneumococcal polysaccharide vaccine” (PCV7).

96 - Bill Gates e i vaccini per la riduzione della popolazione mondiale

Bill Gates e sua moglie Melinda hanno fondato la GAVI Alliance1096, organizzazione che si
pone come scopo quello di vaccinare la popolazione del terzo mondo (vedi la scritta accanto al logo
della fondazione). Di fronte ad una popolazione che muore di fame anche a causa del
neocolonialismo che ruba le terre alla popolazione indigena (costretti a coltivare terre date ad
aziende estere solo per produrre beni da esportare) e lascia tutti i profitti in mano ad una ristretta
oligarchia economica, questo supposto “benefattore” dell’umanità costroro non si preoccupano di
fornire acqua potabile, cibo, fognature, reali possibilità di autosussitenza, non si adoperano per una
seria riforma dell’economia dei paesei poveri tesa a liberare la popolazione dai vincoli imposto da
aziende multinazionali straniere.
No, essi non supportano nessuno di quei cambiamenti che contribuirebbero a far vivere le
persone del terzo mondo in un ambiente sano e ad avere accesso al cibo necessario, in modo da
avere la possibilità di combattere naturalmente le infezioni. Però supportano le campagne di
vaccinazione. È una strana forma di filantropia, specie se messa assieme agli altri progetti finanziati
da Gates: la creazione di zanzare geneticamente modificate (ufficialmente per combattere la
malaria), lo sviluppo di tecnologie per vaccinazioni occulte, gli esperimenti di geoingegneria (l’idea
è quella di spruzzare fosfati per raffreddare la terra, sommo esempio di disprezzo per natura).
E come se non bastasse si vanta del fatto che “i nuovi vaccini” sono utili per ridurre la
popolazione mondiale. Non ci credete? Ascoltate le sue testuali parole in questa registrazione di un
suo discorso: https://vimeo.com/65564895.
Dopo avere parlato di produzione di CO2 (in relazione al cosiddetto riscaldamento globale) egli
dice testualmente
somehow we have to make changes that will bring it down to zero
in qualche maniera dobbiamo fare dei cambiamenti che la portino a zero [l’emissione di
anidride carbonica]
In seguito egli mostra un’equazione che lega la produzione globale di anidride carbonica (CO2) a

1094
http://axiboulardi/.
1095
Pubblicato su Journal of infectious diseases, 2012 Apr 1;205(7):1048-55, autori Hilty M, Qi W, Brugger SD, Frei
L, Agyeman P, Frey P M, Aebi S, Mühlemann K; http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22351941.
1096
http://www.gavialliance.org/about/partners/bmgf/.
328
4 fattori: P, S, E, C, dove P è la popolazione, S sono i servizi (una media dei servizi di cui
usufruisce una singola persona) E l’energia (una media per ogni servizio di cui si usufruisce), la
CO2 prodotta per unità di energia.
A questo punto egli afferma
So look at each one of these and see how we can get this come to zero
“Quindi guardiamo ognuno di questi [fattori] e vediamo come possiamo a farlo tendere a
zero [l’emissione di anidride carbonica]”
Di seguito dice
First we got population, the world today has 6.8 billion people
“Per prima cosa abbiamo la popolazione, il mondo adesso ha 6,8 miliardi di persone”
Now if we do a really great job on new vaccines, health care and reproductive health services,
we can lower that perhaps of ten/fifteen per cent
Adesso se facciamo un lavoro davvero grande sui nuovi vaccini, la cura della salute ed i
servizi sanitari sulla riproduzione possiamo abbassare questo [fattore] del dieci/quindici per
cento.
Tale frase non è per niente ambigua: Bill Gates, fondatore di una fondazione che finanzia le
vaccinazioni nei paesi poveri, si vanta del fatto che i nuovi vaccini possono contribuire a fare un
lavoro davvero grande per ridurre la popolazione mondiale.
Forse nell’accennare a questi nuovi vaccini si riferisce forse quelli col polisorbato 80, sospettato
di essere un agente sterilizzante, inserito come coadiuvante in tutti i vaccini contro il papilloma
virus i quali sono somministrati - guarda caso - a tutte le ragazzine in età fertile o poco prima che si
sviluppino sessualmente. Il polisorbato 80 assieme allo squalene si trova nel composto MF-59,
inserito anche in molti dei nuovi vaccini anti-influenzali.
In ogni caso se qualcuno avesse dei dubbi residui sul significato della parole di Bill Gates faccio
notare che egli associa i vaccini ed i servizi sanitari riproduttivi (reproductive health services) che,
come possiamo leggere su un qualsiasi documento in lingua inglese sono legati a filo doppio alla
pianificazione familiare, overo alla riduzione demografica (vedi per esempio il sito
http://www.womenandchildrenfirst.org.uk1097).
In tale sito viene specificato la “salute riproduttiva” è sostenuta dai “diritti riproduttivi” quali, ad
esempio
• Decidere il numero dei bambini, il periodo e il luogo in cui metterli al mondo
• Essere informati ed avere accesso a metodi di contraccezione sicuri, efficaci, convenienti ed
accettabili.
Credete sia un caso che a proposito di diritti si rimarchi il diritto ad essere protette dal cancro alla
cervice dell’utero, quel cancro che secondo la dottrina ufficiale delle istituzioni sanitarie, sarebbe
correlato alle infezioni da Papilloma virus? È proprio la paura delle infezioni di questo virus a
trasmissione sessuale (che si vorrebbe incolpare del tumore alla cervice dell’utero) ad essere
utilizzata per giustificare la campagna di vaccinazione di massa con vaccini contenenti il
polisorbato 80.
E come non identificare nei “nuovi vaccini” cui fa cenno Bill Gates questi nuovi vaccini contro il
Papilloma virus tanto criticati, o come non pensare allo scandaloso comportamento del governo
d’Israele che ha sterilizzato con delle inizezioni anticoncezionali spacciate per vaccini obbligatori
le donne immigrate dall’Etiopia? Vedi l’articolo Israele, scoppia il caso della sterilizzazione
imposta agli immigrati ed anche la fonte israeliana Israel Admits Ethiopian Women Were
Given Birth Control Shots (“Israele ammette che alle donne etiopi sono state somministrate

1097
http://www.womenandchildrenfirst.org.uk/what-we-do/key-issues/reproductive-health-and-
planning?utm_source=google&utm_medium=cpc&utm_content=reproductive_health&utm_campaign=googlegr
ant.
329
iniezioni per il controllo delle nascite”)1098. Per non parlare delle campagne di sterilizzazione
forzata delle donne indiane, peruviane, uzbeche …
È notizia recente ad esempio che la Gran Bretagna abbia finanziato la sterilizzazione forzata
degli indiani poveri attraverso fondi del “ministero per lo sviluppo internazionale” Molte donne
sono morte a causa di operazioni condotte in maniera approssimativa, mentre altre sono stati lasciati
sanguinanti e agonizzanti. Un certo numero di donne incinte selezionate per essere sterilizzate
hanno avuto un aborto. Anche in Uzbekistan è stata praticata la sterilizzazione forzata, con
rimozione dell’utero, su decine di migliaia di donne1099, in Cina si pratica l’aborto forzato anche al
settimo mese e, per tornare ai vaccini,ricordo che negli ‘90 del secolo scorso l’ormone HCG fu
mescolato occultamente ad un vaccino antitetanico, curiosamente somministrato ALLE SOLE
DONNE del terzo mondo (Filippine, America Centrale). Tale vaccino ha causato la creazione di
anticorpi contro l’ormone stesso: il sistema immunitario delle donne così vaccinate aggrediva
l’ormone HCG impedendo di fatto il proseguimento della gravidanza.
Agli scettici fornisco alcuni riscontri, il primo è che la notizia della realizzazione di un simile
vaccino è stata diffusa anche dalla stampa, vedi l’articolo del Corriere Ecco il vaccino
anticoncezionale, sicuro e innocuo1100, poi c’è la testimonianza di una suora filippina1101 ed il
ripetersi della stessa strana vaccinazione anti-tetano in Kenya, un paese dove le emergenze sanitarie
sono ben altre d il tetano è l’ultimo problema; per di più la campagna di vaccinazione in Kenya
comprendeva 5 dosi vaccinali successive invece che le consuete tre; di fronte a tutte queste
stranezze la chiesa locale ha fatto analizzare campioni di vaccino e trovato tracce del famigerato
ormone HCG che, se inoculato assieme agli adiuvanti del vaccino, causa la creazione di anticorpi
all’ormone stesso. Mentre il governo ufficialmente smentisce (dicendo che il vaccino è sicuro
perché viene dall’OMS, argomentazione molto debole) ed i soliti giornali e siti di regime usano
questa debole smentita per negare l’accaduto, la campagna di vaccinazione anti-tetano in Kenya è
stata sospesa1102. Ciliegina sulla torta, nello smentire l’effetto anticoncezionale del vaccino il
ministro della sanità afferma che raccomanderebbe la somministrazione del vaccino a sua figia e a
sua moglie … segno che entrambe non l’hanno ancora ricevuto questa vaccinazione; dov’è finito il
buon esempio?1103
Ulteriori informazioni sui danni da vaccino e sull’utilizzo dei vaccini anticoncezionali sono
reperibili sui miei altri libri: I pilastri della salute e la rete di interconnessioni, La scienza
marcia e il sistema della menzogna mondiale, Dalla scienza marcia al nuovo ordine mondiale.

97 - Il controllo mentale e sociale della popolazione attraverso


l’alimentazione ed i farmaci

Come visto anche nell’introduzione, la “scienza medica istituzionale” si dedica sin troppo spesso
a falsificare i dati piuttosto che a raccoglierli, o li raccoglie sotto etichette contraddittorie e
1098
Vedi l’articolo UK help helps tu funso forced sterilization on India’s poor (“Il Regno Unito aiuta a finanziare
1098
la strilizzazione forzata sulle indiane povere”) scritto da Gethin Chamberlain e pubblicato il 15 aprile 2012 sul
quotidiano The Guardian http://www.guardian.co.uk/world/2012/apr/15/uk-aid-forced-sterilisation-india.
1099
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Uzbekistan-sterilizzazione-forzata-a-donne-inchiesta-Bbc-svela-
piano-del-governo_313199095764.html.
1100
Pubblicato il 1 settembre 1992
http://archiviostorico.corriere.it/1992/settembre/01/ecco_vaccino_anticoncezionale_sicuro_innocuo_co_0_9209019
779.shtml.
1101
http://www.ipsnews.net/1995/07/philippines-nun-charges-tetanus-vaccine-contains-abortion-agent/
1102
http://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/onu-vaccinazione-umanitaria-sterilizzazione-di-massa-
proditoria/ http://www.tempi.it/kenya-chiesa-cattolica-medici-oms-sterilizzare-2-milioni-donne#.ViR4miu Q9Rk
http://www.enzopennetta.it/2014/11/scandalo-omsunicef-il-caso-del-vaccino-abortivo/.
1103
Articolo pubblicato il 13 ottobre 2014 su BBC News; http://www.bbc.com/news/world-africa-29594091.
330
ingannatrici, basti pensare alle persone che risultano “guarite dal cancro” se non hanno recidive nei
5 anni seguenti alla cura; se poi al sesto anno sviluppano metastasi in tutto il corpo e muoiono, dal
punto di vista statistico tali persone risultano ammalate due volte e guarite una volta: il dato reale di
insuccesso totale si traduce quindi in un 50% di successo1104.
Questo inganno totale comprende anche la diramazione di linee guida per la prevenzione che
risultano spesso inefficaci, se non addirittura controproducenti, come nel caso dello screening per
“prevenire il cancro al seno” (che in realtà non previene niente perché in base all’esito dell’esame si
attivano degli interventi, ma solo se il il tumore c’è già) che viene effettuato tramite radiografie,
ovvero tramite uno strumento potenzialmente cancerogeno (soprattutto la leucemia, ma anche altri
tumori, possono essere causati dalle radiazioni). La vera prevenzione consiste in uno stile di vita ed
in una alimentazione sana, ma anche in uno stato di equilibrio del microbiota intestinale (per non
parlare della prevenzione dei focus dentali che si attua rifuggendo da molti trattamenti di uso
comune in odontoiatria ed utilizzando la neural-terapia).
Tale prevenzione semplicemente non esiste, e anche se ogni tanto si sente qualche consiglio
adeguato, nessuno mai informa la gente che il grano che si consuma al giorno d’oggi è quasi tutto
geneticamente modificato (già da qualche decina di anni, con irradiazione dei raggi gamma sui
semi), che la farina è un alimento povero di sostanze nutritive perché dopo due settimane dalla
macina si deteriorano, e che la farina raffinata è ancor più povera di quella integrale. La nostra
alimentazione occidentale, basata per lo più di farine raffinate, vecchie, ossidate, conservate, e per
lo più ottenute da grano artificialmente modificato, è quanto di peggio si possa immaginare, anche
perché spesso a questo alimento ormai impoverito si aggiungono i residui dei prodotti chimici
utilizzati in agricoltura nonché zucchero raffinato, cloruro di sodio, glutammato monosodico,
conservanti, aromi (che anche quando sono detti “naturali” vuol dire solo che si ottengono a partire
da sostanze naturali, attraverso eventuali processi industriali).
Tutto questo porta di conseguenza al proliferare delle malattie, ed alla vendita di una gran
quantità di farmaci sintomatici che, oltre a non affrontare il problema alla radice, possibilmente ci
regalano dei begli effetti collaterali da curare con altri farmaci; si innesca così un meccanismo che
può renderci definitivamente e cronicamente ammalati, ovvero dipendenti a vita da farmaci.
Siccome poi mente e corpo sono inscindibilmente legati, le terapie farmacologiche (specie se
prolungate nel tempo) finiscono per annebbiare anche le nostre capacità intellettuali ed il nostro
equilibrio psichico: “mens sana in corpore sana” dicevano gli antichi, e del resto questo libro
fornisce abbondante documentazione di questo legame.
Di conseguenza il business della malattia che porta miliardi nelle tasche di pochi grandi
imprenditori e azionisti delle case farmaceutiche ha l’effetto non indifferente di rendere l’umanità
malaticcia, alquanto debole nel fisico, spesso carente di energie e stanca, ma anche letteralmente
psico-labile, insicura, preda di paure, ossessioni, compulsioni, e di conseguenza altamente
manovrabile dal sistema di potere che spesso fa leva su queste debolezza. La paura e l’ansia in
particolare sono degli ottimi strumenti per condizionare le masse: il senso di insicurezza creato ad
arte rende le persone più (ingenuamente e stoltamente) solidali con il potere costituito (che è poi la
fonte primaria della violenza e dell’insicurezza).
Un popolo che lavora, si fa spremere dal sistema delle tasse, si fa comandare da una casta di
persone che pensa a tutto fuorché al benessere del popolo, ma è troppo debole psico-fisicamente per
reagire, o che quando reagisce lo fa utilizzando strategie inutili e inconcludenti, è quanto di meglio
potrebbe desiderare chi sta al potere. Quale potere potrebbe desiderare sudditi in piena efficienza
psico-fisica? Solo quell’ipotetico potere che si mette al servizio della popolazione e si proccupa del
suo benessere, ma dove avete mai visto un simile potere? Qualcuno ogni tanto, ha provato ad
esercitare il potere schierandosi davvero dalla parte della popolazione, come Patrick Lumumba

1104
Vedi il capitolo sulle statistiche truffaldine nell’e-book Kankropoli gratuitamente scaricabile da
http://fiocco59.altervista.org/images/Kankropoli_3ed.pdf.
331
(Congo), Thomas Sankara (Burkina Faso), o Salvador Allende (Cile), ma quando questo ha
significato nazionalizzare le imprese, le banche, le miniere, ecco che le potenze neocoloniali come
gli Stati Uniti ed i suoi alleati occidentali sono intervenute fomentando colpi di stato contro governi
democraticamente eletti (mentre dall’altra parte della cortina di ferro l’Unione Sovietica non ha mai
permesso che il governo di un paese satellite potesse reclamare una reale indipendenza dalla
superpotenza comunista, mandando anche i carri armati se necessario a reprimere le rivolte).
Per scendere un po’ più nel dettaglio occorre specificare che la disbiosi intestinale (con-causata
da un’alimentazione errata e dall’uso di moltissimi tipi di farmaci, come abbiamo già visto) può
portare a carenze di vitamine ed altre sostanze nutritive (in particolare la carenza di vitamine del
gruppo B crea gravi scompensi al nostro sistema nervoso centrale, ma anche la carenza di vitamina
C, zinco e magnesio). La proliferazione di microbi patogeni e di parassiti nell’intestino causa una
notevole produzione di tossine che influiscono anch’esse sul cervello, per non parlare dei residui
della digestione difettosa di molti alimenti (in particolare latticini non fermentati, cereali e verdure
amidacee).
Una dieta a base di farina raffinata (possibilmente macinata diverse settimane o mesi prima) e
soprattutto a base di farina di grano (ricco di glutine) e di zucchero, oltre ad essere povera di
sostanze nutritive indispensabile per la nostra salute psico-fisica, costituisce una fonte inesauribile
di nutrimento per i patogeni ed i parassiti intestinali ed ha l’effetto di mantenere in vita un circolo
vizioso che si può spezzare escludendo certi alimenti dalla dieta.
Le tossine prodotte da un intestino disbiotico vengono assorbite dal sangue (anche perché spesso
l’intestino disbiotico è oltremodo poroso e fa passare anche ciò che dovrebbe espellere con le feci)
superano la barriera emato-encefalica, arrivano al cervello e alterano sia percezione di sé che la
percezione in genere. Non è indifferente poi il ruolo dei batteri benefici (carenti in caso di disbiosi)
nella comunicazione tra l’intestino ed il sistema nervoso centrale, per non parlare del Sistema
Nervoso Enterico (ovvero residente nel’apparato gastrointestinale), secondo solo al Sistema
Nervoso Centrale. I collegamenti tra psiche e intestino sono molteplici e assodati, come per altro è
stato già mostrato.
La disbiosi intestinale (e la parassitosi spesso ad essa collegata) essendo causa di una gran parte
dei fenomeni cosiddetti “psichiatrici” (che in realtà dovremmo spesso definire disturbi gastro-
intestinali) può portare sia a una percezione errata della realtà, sia alle manie ossessive compulsive
che alle paure ed alle ansie esagerate e immotivate.
Ecco com’è possibile che viviamo in un mondo di “paranoici” che non vogliono riconoscere
l’orrore di questa realtà, e che sono bloccati dalla propria paura. Distruggere la flora intestinale con
ogni sorta di farmaco e imporre un’alimentazione scorretta innesca una serie infinite di condizioni
patologiche, porta a curarsi con farmaci sintomatici garantendo lauti profitti alle aziende del settore
farmaceutico, ma porta anche ad una fragilità psicologica che torna a favore di chi ci comanda.
La disbiosi intestinale ha anche un altro effetto non trascurabile, quello di ostacolare il
funzionamento del nostro sistema di disintossicazione da metalli pesanti, prodotti chimici e da altre
tossine ambientali. Di conseguenza la disbiosi favorisce il bioaccumulo di alluminio ed altri metalli,
ci trasforma in una sorta di antenne viventi ci rende più soggetti non solo allo sviluppo di patologie
neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, demenza in genere), ma anche alla sensibilità
elettromagnetica: l’accumulo di metalli pesanti potenzia l’effetto negativo delle radiazioni
elettromagnetiche in cui tutti ormai siamo immersi (wi-fi, cellulari, radio e TV). Il potere e le sue
sporche ed occulte manovre ci sta trasformando in tanti “teletubbies”, tutti dotati di antennine per il
telecomando1105, collegati in rete e con schermo incorporato (lo smart-phone o il tablet dal quale
ormai la gente non riesce più a vivere separata) Se a tutto questo aggiungiamo il consumo sempre

1105
Anche se non è questa la sede per una disanima approfondita, ma sono numerosi i brevetti sull’uso delle onde
elettromagnetiche per scopi di manipolazione mentale, vedi per esempio il Brevetto degli Stati Uniti n. 5.782.874
intitolato “Method and apparatus for manipulating nervous systems” http://www.google.com/patents/US5782874.
332
crescente di psicofarmaci, che esplicano un diretto effetto negativo sul cervello, causando anche
danni permanenti dopo un lungo periodo di assunzione, il cerchio si chiude.

98 - Clisteri per la pulizia dell’intestino e per la rimozione dei parassiti

Queste tre paginette sono state scritte da un mio amico che non vuol essere citato;
nella sua esperienza i clisteri al limone hanno avuto una buona azione antiparassitaria.
In particolare mi segnala buoni risultati con un cucchiaio raso di bicarbonato, uno di
sale, succo di un limone più 4 o 5 gocce di olio essenziale di timo, eucalipto o trementina
(dose per 500 ml – per un bambino - che ovviamente va aumentata in porporzione se
somministrata ad un adulto che può anche ricevere quantità maggiori di liquido per i
clisteri, o ridotta in proporzione per bambini particolarmente piccoli). A breve spero di
aggiornare queste informazioni.
Il lavaggio intestinale viene dato pur pulire e/o disintossicare il colon, a seconda la necessità del
momento, per cui se ne distingue l’uso in clistere di pulizia e clistere di ritegno.
Il clistere di pulizia risciacqua il colon nella sua parte finale, viene trattenuto soltanto per alcuni
minuti per essere subito dopo rilasciato, è impiegato per abbassare le febbri, per trattare la stipsi, per
decongestionare il retto e le emorroidi.
Il clistere di ritegno ha un effetto di pulizia e disintossicazione del colon e di riflesso sugli organi
interni, viene trattenuto per breve tempo, circa 15 minuti è utile per alleviare le emicranie connesse
con l’infreddatura o con il digiuno (digiunare causa il rilascio delle tossine le quali possono
provocare una potente emicrania).
Il lavaggio intestinale può essere effettuato ad una temperatura che varia dai 30°C sino a 45°C,
per cui l’acqua si ritiene essere:
Fredda dai 30°C ai 35°C
Calda dai 40°C ai 42°C
Molto calda dai 42°C ai 45°C
Le temperature sono relative all’acqua che viene versata nell’apparecchio al momento
dell’irrigazione, bisogna portarla a temperatura prima che entri nell’intestino.La temperatura viene
misurata con il termometro e può essere stimata attraverso gli organi sensoriali:
del tatto immergendo le dita nell’acqua, sistema di cui non bisogna fidarsi troppo del gomito
immergendolo nell’acqua, questo rilievo è già più affidabile del primo della lingua per rilevare
l’allineamento della temperatura dell’acqua con la temperatura corporea, è un riferimento
abbastanza sicuro
Provate a tenere in bocca l’acqua calda, quando sulla lingua non si percepisce alcuna variazione
di temperatura significa che è perfettamente allineata con quella del corpo, in ogni caso non
superare mai la temperatura di 45°C che provoca la scottatura del colon.

Soluzioni e ricette
L’acqua del rubinetto comunemente usata per le piccole irrigazioni degli adulti, non dovrebbe
essere mai usata per i bambini a causa del pericolo della diluizione dell’elettrolito, (sostanza che
conduce la corrente elettrica all’interno del corpo che è essenziale per la stessa vita).Gli
enteroclismi di acqua di rubinetto se ripetuti possono provocare la diluizione degli elettroliti nel
sangue, di conseguenza anche i vari tessuti del corpo assorbiranno acqua in eccesso causando
l’edema, il più temibile è l’edema cerebrale. Similmente agli enteroclismi salini se ripetuti possono
provocare un aumento dell’assorbimento degli elettroliti nella circolazione del sangue, provocando
sovraccarico cardiovascolare.Persone che ricevono enteroclismi frequenti, dovrebbero osservare i
sintomi del sovraccarico che includono capogiro, sudorazione o vomito.
La quantità di soluzione da somministrare varia in funzione dell’età e della taglia della persona
333
che riceve l’enteroclisma, gli orientamenti generali sono:
• Bambino infante: 125cc o meno • Bambino in prima età scolare: 250cc • Bambino in seconda
età scolare: 250cc 500cc • Adulto: 500cc sino a 2000cc

CLISTERE DI ACQUA CALDA


Negli adulti la semplice acqua di rubinetto può essere usata occasionalmente, anche se il colon
assorbendo molta acqua diluirà gli elettroliti del sangue conseguentemente anche i vari tessuti del
corpo assorbiranno acqua in eccesso, il cervello tenderà a gonfiarsi e non avendo posto per
espandersi può provocare un edema cerebrale. Un solo enteroclisma occasionale da 1 litro a 2 litri
di semplice acqua di rubinetto non provocherà alcun danno, ma se doveste prenderne diversi
enteroclismi in successione, aggiungere 1 cucchiaio di sale da tavola per ogni litro di acqua.
CLISTERE ISOGONICO: L’enteroclisma salino è formato da acqua calda con un cucchiaio di
sale da tavola disciolto in ogni litro di acqua, il sale previene e limita l’assorbimento di acqua dal
colon; portando i sali contenuti nella soluzione in equilibrio con quello dei fluidi del corpo si arresta
il trasferimento dei fluidi attraverso le pareti del colon.
CLISTERE DI ACQUA FREDDA E SALE: Utile per la riduzione della febbre, la temperatura
dell’acqua deve essere di 30°C – 35°C somministrata lentamente nel corpo e ritenuta il tempo
necessario per assorbire il calore.
CLISTERE DI BICARBONATO DI SODIO: La soluzione del bicarbonato di sodio è utile
durante la diarrea, l’enteroclisma di bicarbonato di sodio da ritenere per almeno 5 minuti. (nella
quale può aggiungere anche sale da tavola) è formato da acqua calda con 1 o 2 cucchiai da tavola di
bicarbonato di sodio disciolti in ogni litro di acqua. Oppure 1 cucchiaino da tè di sale ed 1 cucchiaio
da tavola di bicarbonato di soda per ogni litro di acqua.
CLISTERE DI SALI DI EPSOM: La soluzione di sale di epsom può essere calmante per il
colon. I sali di epsom hanno un grande effetto lassativo, aumentano la capacità del colon ad
assorbire acqua, 1 cucchiaio da tavola per ogni litro di acqua.
CLISTERE DI OLIO E GLICERINA: Questa è una buona soluzione di clistere per la pulizia del
colon, il sale limita al minimo l’assorbimento di acqua nel colon mentre l’olio e la glicerina lo
puliscono. Aggiungere in 1 litro e ½ di acqua calda, 2 cucchiai da tavola di sale, 2 cucchiai da
tavola di olio d’oliva e 2 cucchiai da tavola di glicerina.
CLISTERE DI OLIO D’OLIVA: L’enteroclisma di olio d’oliva è un’iniezione nel colon di
200cc 300cc di olio d’oliva, calma l’infiammo del colon e del rivestimento intestinale che un
clistere di acqua insaponata inevitabilmente produce, bisogna ritenerlo almeno 1 - 2 ore prima che
venga somministrato il clistere di acqua insaponata. L’olio rivestirà le rigature del colon, ed
ammorbidirà il contenuto intestinale, provocando una potente evacuazione.
CLISTERE DI ACQUA SAPONATA: Sapone all’olio di mandorla non profumato, nella misura
di15gr. di sapone per ogni litro di acqua, si può usare anche del sapone all’olio di oliva o sapone di
Marsiglia od altro sapone di origine vegetale non profumato. Gli enteroclismi di sapone irritano il
colon, per cui ad 1 enteroclisma di sapone segue sempre 1 o 2 enteroclismi di risciacquo di acqua e
sale.
CLISTERE DI SUCCO DI LIMONE: La soluzione della spremuta di limone è molto indicata
nella stipsi per rimuovere dal colon la materia fecale indurita, il succo di limone ammorbidisce e
discioglie la massa fecale. Spremere il succo di 1 o 2 limoni per ogni litro di acqua, è simile ad una
ricetta di limonata. Attenzione fa accrescere i crampi intestinali.
CLISTERE DI OLIO D’OLIVA E SUCCO DI LIMONE: L’unione dell’olio d’oliva e del succo
di limone provvederanno a lubrificare, ammorbidire e nel contempo a disciogliere la massa fecale,
da iniettare con la peretta e schizzettare ripetutamente per smuovere le feci indurite, spremere il
succo di 1 o 2 limoni in 1litro di acqua ed aggiungere 200cc di olio d’oliva.
CLISTERE DI ACETO: In sostituzione della spremuta di limone anche la soluzione di aceto
assicura gli stessi effetti, in 2 litri di acqua sterilizzata aggiungere 4 cucchiai da tavola di aceto di
334
vino.
CLISTERE ALLA CAMOMILLA: Soluzione delicata, la camomilla contribuisce a placare i
movimento dell’intestino e ripulisce il colon irritabile, infondere in 2 litri di acqua bollente
sterilizzata 6 cucchiai da tavola di camomilla oppure 4 bustine filtro, filtrare e raffreddare la
soluzione a 41°C
CLISTERE ALLA MALVA: Soluzione delicata, la malva contribuisce a rinfrescare e
decongestionare l’infiammo del colon, infondere in 2 litri di acqua bollente sterilizzata 6 cucchiai
da tavola di malva, filtrare e raffreddare a 41°C
CLISTERE DELL’ERBA DEL GATTO (Gataria nepeta): Soluzione calmante lenitiva e
febbrifuga, viene preceduto da un clistere di pulizia, fare un infuso in 2 litri di acqua bollente 6
cucchiai di erba del gatto, raffreddare e somministrare a 30-35°C. Ritenere da 10 a 20 minuti.
CLISTERE DI SEMI DI FINOCCHIO: Soluzione rinfrescante ottimo rimedio contro il gas
intestinale, flatulenza e gonfiore di pancia, infondere per 15 minuti 1 cucchiaino di semi di
finocchio in 2 litri di acqua bollente, filtrare e raffreddare a 41°C
CLISTERE DI AGLIO: Soluzione fungicida ed antibatterica ottimo per curare le infezioni da
ossiuri e da candida albicans, bollire per 5 minuti in ½ litro di acqua 4 spicchi di aglio, filtrare
raffreddare ed aggiungere 1 litro e ½ di acqua sterilizzata. Oppure utilizzare la formula ancora
più potente descritta nel paragrafo successivo.
CLISTERE DI LATTE DELICATO: Soluzione delicata contribuisce a calmare e pulire il colon,
aggiungere in 1 litro e ½ di acqua calda sterilizzata, ½ litro di latte caldo ed 1 cucchiaio da tavola di
olio di oliva. ( Non utilizzare se allergici alla caseina )
CLISTERE DI LATTE & MIELE: Soluzione delicata contribuisce a calmare le viscere irritabili
e pulire il colon, aggiungere in 1 litro e ½ di acqua calda ½ litro di latte caldo, 1 cucchiaio da tavola
di olio di oliva ed 1 cucchiaio da tavola di miele. ( Non utilizzare se allergici alla caseina )
CLISTERE DI LACTOBACILLIS ACIDOPHILUS:• Soluzione di enteroclisma mentre pulisce
il colon riequilibra la flora intestinale; indicato nella Candidosi, e nella sindrome dell’intestino
irritabile: 2 cucchiai da tavola di yogurt naturale o 4 - 5 capsule di acidophilus asciutto in 2 litri di
acqua sterilizzata. (Non utilizzare se allergici alla caseina oppure utilizzare fementi lattici milk-
free). Si possono utilizzare ovviamente anche altri fermenti benefici.
CLISTERE DI CAFFÈ SEMPLICE: La soluzione di caffé mentre pulisce il colon disintossica il
fegato, è utile per alleviare i sintomi del Mal di testa, Indisposizioni del fegato, Stipsi cronica,
Sindrome di intestino irritabile. Preparazione del caffè, in ½ litro di acqua bollente infondere per 20
minuti 4 cucchiaini di caffè macinato biologico (non usare caffè decaffeinato o caffè istantaneo),
filtrare ed aggiungere 1 litro e ½ di acqua sterilizzata alla temperatura di 41°C . Potreste preparare il
caffè nella macchinetta da cucina purchè questa sia di acciaio inossidabile, e versare il contenuto in
2 litri di acqua come sopra
CLISTERE DI MAE WEST: La soluzione di Mae West associa ai benefici del clistere di caffè
anche quello del bicarbonato di sodio. L’attrice degli anni trenta, Mae West affermava di ricevere
regolarmente ogni giorno questo clistere che le donava buon umore energia ed una pelle liscia e
luminosa anche in età molto avanzata. Preparazione aggiungere in 2 litri di acqua sterilizzata 2
tazzine di caffè, portare la soluzione alla temperatura di 41°C ed aggiungere 1 cucchiaio da tavola
di bicarbonato di sodio ed 1 cucchiaio da tavola di sale da cucina.

99 – Possibili protocolli per la cura della disbiosi

Collegandomi qui idealmente a quanto scritto nel capitolo 48 (ricordatevi la premessa al capitol!)
spiego un po’ meglio che l’idea di fondo, che soggiace sostanzialmente a tutti i metodi di cura della
disbiosi intestinale, è quella di utilizzare una sostanza naturale, con pochi o nulli effetti collaterali,
che sia efficace nell’uccidere la candida, gli altri funghi (come per esempio l’aspergillus), e i batteri
335
patogeni (come quelli della famiglia dei clostridi) e nel contempo fortificare i batteri buoni (ovvero
i batteri simbionti) assumendo integratori di probiotici e/o cibi fermentati.
Tenuto conto che probabilmente la maniera migliore e più dolce di uccidere patogeni e parassiti
è quella di affamarli con la dieta paleolitica e di utilizzare sostanze antimicrobiche naturali come
aglio, curcuma (e pepe), decotto di foglie di ulivo, è pur vero che in certi casi ciò non basta a
debellare completamente patogeni e parassiti.
Ricordo innanzi tutto che sia le sostanze che uccidono i microrganismi patogeni che l’insieme di
probiotici e cibi fermentati, possono causare reazioni di Herxheimer: quando i microrganismi
muoiono succede che essi scoppino letteralmente, e le tossine che avevano all’interno vengono tutte
riversate di colpo nell’organismo, che si trova ad affrontare un fastidioso eccesso di tossine. Queste
tossine per altro aggravano i sintomi di cui si soffriva a causa dei patogeni in questione (quando
sono vivi essi buttano fuori naturalmente ovvero queste stesse tossine), onde per cui è opportuno
iniziare da piccole dosi e aumentare piano piano.
Quindi per esempio si può iniziare con un cucchiaino appena di crauti al giorno, e poi piano
piano aumentare, oppure assumere solo mezza bustina di fermenti lattici e poi piano piano
aumentare, assumere solo un paio di cucchiaini di kefir (di cocco o di mandorla o d’acqua, di frutta
…) e poi piano piano aumentare. Non ci sono regole standard perché ogni essere umano ha
differenti gradi di disbiosi e maggiore o minore funzionalità del sistema di disintossicazione (a volte
danneggiato anche dalla carenza di vitamina D, vitamina C, magnesio, zinco, nonché dai focus
dentali e da altre carenze nutrizionali, per non parlare dell’intossicazione da mercurio o persino
problemi su basi genetiche relativi ai cicli di metilazione - processi biochimici fondamentali per la
disintossicazione dell’organismo). Ognuno deve sentire il suo organismo e regolarsi di
conseguenza, senza mai correre troppo veloce verso dosi più alte.
L’unica regola d’ora è che se un giorno ci si sente bene con una dose x ed il giorno successiva ci
si sente male con una dose maggiore, allora il terzo giorno dopo si riprende dalla dose che non
aveva creato problemi (o persino da una dose minore se il corpo non ha ancora smaltito l’effetto
delle tossine).
Lo stesso vale per qualsiasi prodotto si voglia assumere per combattere i microrganismi
patogeni, qualunque esso sia. Ovviamente ci sono delle differenze specifiche: per esempio chi
volesse avventurarsi ad utilizzare il lugol, dovrebbe tenere in contro che per i primi giorni la cronica
carenza di iodio nelle società occidentali probabilmente lo preserverà da qualsiasi effetto avverso,
ma a lungo andare l’eccesso di iodio potrebbe risultare pericoloso per la tiroide (il che significa che
o si segue un percorso con un medico che controlla monitorando la situazione, oppure se proprio si
vuole fare di testa propria è meglio fare cicli di assunzione molto limitati nel tempo).
Anche l’olio essenziale di origano selvatico ha una forte valenza antimicrobica, ma come tante
sostanze naturali, non è esente da rischi. Personalmente non ho esperienza di uso di questa sostanza
sebbene abbia letto del possibile utilizzo benefico (vedi la dottoressa Daniels) di olio essenziale di
origano selvatico per brevi periodi di tempo per eradicare qualche patogeno particolarmente
resistente. Io non incoraggio troppo il fai da te, e questo olio lo utilizzo soprattutto per disinfettare
la bocca e per curare le cavitazioni dell’osso mandibolare (sciacqui con 2 gocce di o.e. di origano
selvatico e DMSO al 50% secondo le indicazioni della dottoressa Clark).
Il biossido di cloro è ampiamente utilizzato come sostanza antibatterica nell’industria alimentare
e nei prodotti sanitari, e come già visto in un capitolo precedente è innocuo se utilizzato in dosi
crescenti, senza superare opportuni limiti. Molte persone però in passato hanno riportato brutti
“effetti collaterali” come nausea, vomito, diarrea, flatulenza, mal di testa, stanchezza cronica dopo
l’assunzione di tale sostanza. Ma quello che tali persone hanno considerato “effetti collaterali”
erano in realtà sintomi della reazione di Herxheimer), una reazione benefica che porta verso la
guarigione, ma che occorre minimizzare e diluire nel tempo per evitare spiacevoli inconvenienti.
Infatti in passato venivano diffusi via internet dei protocolli che portavano la gente a iniziare con
dosi già relativamente alte o ad aumentare le dosi nel tempo in maniera troppo rapida.
336
L’idea di Kerri Rivera è stata di iniziare con dosi molto basse ed aumentare molto lentamente.
Siccome il biossido di cloro nel nostro corpo agisce al massimo per un’ora le dosi (molto piccole
all’inizio) vanno somministrate ogni ora (tenendo possibilmente 45 o almeno 30 minuti di distanza
dai pasti) . Almeno otto ore sono l’ideale.
Si inizia con una goccia di biossido di cloro attivato diluita in 240 ml di acqua (non alcalina!
Possibilmente acqua depurata o comunque acqua leggermente acida, con PH leggermente minore di
7; sicuramente non acqua di lavandino addizionata con cloro. Si assumono quindi 30 ml alla volta
(8 dosi spaziate nel tempo a distanza di un’ora). Se si riescono ad assumere più di 8 dosi si può
preparare di nuovo la soluzione.
Per preparare una goccia di biossido di cloro attivato basta fare reagire una goccia di attivatore
(possibilmente acido cloridrico) con una goccia di clorito di sodio, sul fondo di una tazzina asciutta.
Dopo un minuto (se utilizziamo l’acido cloridrico) possiamo aggiungere un poco di acqua e versare
nella bottiglia. Che bottiglia direte voi? È possibile utilizzare un biberon graduato (molto utile allo
scopo) con un tappo in plastica (un tappo in gomma o in metallo a contatto con il biossido di cloro
si può degradare, ossidare). Se si conserva la bottiglia in frigo magari è meglio (col freddo il gas
biossido di cloro tende meno ad abbandonare l’acqua in cui si trova diluito), altrimenti l’importante
è non pensare che dopo 12 ore al caldo ci si ritrovi con una soluzione di biossido di cloro alla stessa
potenza iniziale.
A questo punto il secondo giorno, se tutto va bene si aumenta di una goccia di biossido di cloro
attivato (e quindi l’aumento è appena di un ottavo di goccia per ogni dose). Il terzo giorno si
aumenta ancora di una goccia e così via. Se un giorno ci si sente bene con una dose x ed il giorno
successiva ci si sente male con una dose maggiore, allora si smettono di assumere dosi per quel
giorno, e il giorno dopo si riprende dalla dose che non aveva creato problemi ( o persino da una
dose minore se il corpo non ha ancora smaltito l’effetto delle tossine). In certi casi difficili può
essere utile partire da mezza goccia o da un quarto di goccia e aumentare molto lentamente.
Ovviamente non si può andare avanti all’infinito, ma c’è un limite massimo che in genere
dipende dal peso corporeo, sebbene sia in una certa misura soggettivo. Ad ogni modo nel suo libro
Kerri Rivera indica per esempio
12 kg: 9 gocce 18 kg: 12 gocce 24 kg 15 gocce
30 kg: 18 gocce 36 kg: 21 gocce
e poi fintanto che il peso corporeo risulta inferiore a 40 Kg, per ogni kg di peso si aggiunge
mediamente mezza goccia; per pesi corporei inferiori a 40 Kg si può quindi utilizzare la formula
approssimata
N di gocce = 8 + (p – 10)*0,5
Per valori compresi tra 40 e 90 kg si può utilizzare la formula approssimata
N di gocce = 22 + (p–40)*0,28
Per valori compresi tra i 90 e i 112 Kg si può utilizzare la formula approssimata
N di gocce = 36 + (p–40)*0,18
NOTA BENE: il biossido di cloro è un OSSIDANTE, ovvero il contrario di antiossidante, per
cui tutti gli antiossidanti per il periodo della cura vanno eliminati, dagli integratori ai cibi
naturalmente ricchi di antiossidanti: limone, arancia e altri agrumi, ananas kiwi (tutti ricchi di
vitamina C antiossidante), frutti di bosco, cacao (e quindi ogni forma di cioccolata), succhi di frutta,
anche se fatti in casa (spremere due o tre mele porta ad un contenuto di vitamina C così alto da
inibire il potere del biossido di cloro). Ovviamente finito il ciclo di cura si ritorna ad assumere cibi
ricchi di antiossidanti e al massimo si utilizza il biossido di cloro come prevenzione una o due volte
la settimana (lontano nuovamente dall’assunzione di certi cibi).
Personalmente trovo più attraente la cura con la trementina che non essendo un antiossidante non
ha problemi di associazione con alcun cibo, e che mi permette anche di assumere al contempo tutta
la frutta e la vitamina C che voglio e persino il (il cacao è ricco naturalmente di magnesio,
l’importante è non dolcificarlo con lo zucchero, che ruba il magnesio dal corpo, e non mangiarne
337
troppo, dato che come tutti i semi contiene antinutrienti). Inoltre con la trementina (specie se si
raggiungono quantità un po’ più elevate) si dovrebbe potere anche fare a meno di assumere sostanze
specifiche contro i parassiti (sebbene non ci sia certezza che aiuti a rimuovere anche i parassiti a
corda). Io ho iniziato coin una goccia al giorno e sono aumentato molto lentamente. Ad ogni modo
al momento la assumo solo in alcuni giorni, e poi do tempo al mio organismo si smaltire le tossine;
dopo alcuni giorni in cui non la prendevo sono arrivato al massimo a 30/40 gocce in un giorno
suddivise in più dosi, che corrisponde a meno di un millitro di sostanza totale, e quindi sopno molto
lontano dai 10 ml a settimana indicati dalla dottoressa Daniels.
Nel mio sperimentare ho ovviamente incontrato delle reazioni di Herxheimer che mi hanno
portato a tornare indietro con le dosi ogni tanto, soprattutto all’inizio. Al momento sto prendendo
anche una o due gocce di lugol al 5% al giorno, e da quando lo predno ho ridotto di molto le dosi di
trementina, perché sommare due principi attivi causa ovviamente una più violenta reazione di
Herxheimer. Inoltre contro i parassiti prendo per tre giorni alla settimana chiodi di garofano (5/6 tre
volte al giorno), olio di neem puro (6 gocce 3 volte al giorno), olio di eucalipto (3 gocce 3 volte al
giorno), e l’ultimo giorno anche semi di zucca (dai 100 ai 150 grammi). Spesso prendo un po’ di
trmentina in uno di questi giorni. Questo mio personale protocollo contro i parassiti non so ancora
bene se e quanto funziona, né posso dire con certezza che sia del tutto innocuo e privo di effetti
collaterali; posso solo dire che ho sentito alcuni effetti di Herxheimer quando ancora prendevo dosi
più basse di queste sostanze (anche in questo caso sono partito da dosi molto basse per aumentare
piano piano, e sentire come reagiva il mio corpo).

La cura dell’aglio?
Qui di seguito una formula molto antica per creare un estratto di aglio (che non ho ancora
sperimentato di persona). Secondo quanto mi dice il solito amico succitato,
se dopo aver seguito le istruzioni prendete il prodotto e oltre che per il
protocollo allegato lo utilizzate nei clisteri vedrete un'espulsione 3 volte quella
ottenuta con qualsiasi altro rimedio. inoltre l'aglio preso per clistere attiva i
macrofagi e migliora il sistema immunitario. Quindi il nuovo clistere è 500 ml di
acqua 2 cucchiai di bicarbonato e 3 cucchiai di composto all'aglio. L'aglio preso
per via orale ad alcuni può fare male per via rettale sembra essere molto meno
fastidioso e comunque devo dire che sta facendo un forte effetto. Se fate i clisteri
iniziate sempre a dosi più basse di bicarbonato e di prodotto all'aglio perché
l'eliminazione dei parassiti e del muco è importante e crea stress.

Come fare a casa propria l’estratto di aglio (malattie intestinali, tumorali e del sangue)
Si tagliano a piccoli pezzi 350 gr di aglio pulito, e li si macina in un mortaio di porcellana con
battacchio in legno. A questa polpa si aggiungono 200 gr di alcool etilico per alimenti a 96°. Si
chiude bene il barattolo e lo si mette nel frigorifero per 10 giorni. L’undicesimo giorno si passa
filtra (colino, garza o altro mezzo). A questo punto alcuni dicono di tenere il liquido ottenuto per
altre 3 settimane in luogo buiioo fresco e ventilato, qualcuno invece suggerisce in modo molto più
semplice di riporlo in frigo per altri 2 giorni.
Quindi lo si assume secondo la seguente scaletta, venti minuti prima di ogni pasto principale (in
due dita d’acqua o – se occorre camuffare il sapore – di succo di frutta o latte vegetale).

Numero di gocce
Giorno Colazione Pranzo Cena
1 1 2 3
2 4 5 6
3 7 8 9
338
4 10 11 12
5 13 14 15
6 15 14 13
7 12 11 10
8 9 8 7
9 6 5 1
10 3 2 1
11 25 25 25

Si continua poi come l’undicesimo giorno fino a quando non il liquido non finisce e si ripete la
cura ogni 5 anni.

Il bicarbonato e l’alcalinizzazione contro la candida, i protocolli di Bill Thompson


Le varie specie di candida fanno fatica a sopravvivere in un ambiente alcalino, e quindi
l’alcalinizzazione del corpo, anche con il semplice ed economico bicarbonato di sodio, può essere
utile per combattere questo terribile invasore. Un possibile metodo di assunzione è quello di bere
(indicativamente almeno un’ora prima e due ore dopo i pasti) il succo di un limone con aggiunta di
un po’ d’acqua (fino a quasi riempire il bicchiere), un po’ di bicarbonato di sodio fino a quando il
composto smette di frizzare. Un’alternativa possibile, per quanto già visto, è quella di sostituire il
bicarbonato di sodio con quello di potassio: costa un po’ di più ma è sempre meglio in linea di
massima evitare il sodio e integrare il potassio.
Nei protocolli di Bill Thompson, da poco disponibili in italiano1106, l’uso di bevande
alcalinizzanti va di pari passo con l’utilizzo del lugol al 5% (iodio e ioduro di potassio), della borace
e della trementina. Bill Thompson è autore dell’interessante libro Candida, Killing so softly. Negli
ultimi tempi, prima ancora di scoprire questi protocolli, mi stavo muovendo verso l’utilizzo di un
protocollo simile. Sono però molto scettico sull’idea di potere preparare una “bevanda
alcalinizzante” mescolando succo di limone e bicarbonato di sodio (che porta alla creazione del
sale, ovviamente neutro, ascorbato di sodio). Cito qui una importante avvertenza, con cui si
conclude la descrizione dei protocolli:
Non assumete il protocollo a base di trementina contemporaneamente a nessuna delle
bevande speciali alcalinizzanti. Non mescolate mai borace e lugol in nessuna bevanda e
non assumetele mai contemporaneamente – non sono chimicamente compatibili.

100 – Appendice: approfondimenti ulteriori

Se riesco nei prossimi mesi oltre a correggere alcuni errori di battitura, aggiungo qualche pagina
su dimetilsulfossido, GcMAf, e magari anche sui danni arrecati dal latte pastorizzato (e dai suoi
derivati) e del latte industriale, spesso contaminato da Mycobacterium avium paratuberculosis
(MAP), nonché sui danni del MAP e sul fatto che tale infezione, spesso non riconosciuta, si trova
alla base di molti problemi di salute, anche dei quelli già discussi in questo libro. L’articolo
Mycobacterium avium ss. paratuberculosis Zoonosis – The Hundred Year War – Beyond
Crohn’s Disease1107 ci informa delle possibili correlazioni tra il MAP e diverse patologie oltre al
morbo di Crohn: sindrome di Blau, diabete di tipo 1, tiroidite di Hashimoto e sclerosi multipla1108.
Nel frattempo ho ultimato il libro “La scienza marcia” in cui si discute ampiamente di vaccini

1106
Gratuitamente scaricabile da http://scienzamarcia.altervista.org/protocolli.doc.
1107
Pubblicato su Frontiers in Immunology. 2015; 6: 96, autori Leonardo A. Sechi, Coad Thomas Dow;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4349160/.
1108
Giancarlo Luzzi ha scritto molti articoli su tale questione, potete leggerveli su internet.
339
aids e trapianti (http://scienzamarcia.altervista.org/marcia.doc), ho iniziato a scriverne anche la
continuazione, “Dalla scienza marcia al nuovo ordine mondiale”
(http://scienzamarcia.altervista.org/nuovo.doc), in cui si discute ancora di vaccini, di cura delle
malattie infettive con alte dosi di vitamina C (o di magnesio), di ecografie prenatali, dei danni
causati dal un parto ospedalizzato e tanto altro ancora, e ho tradotto un lungo e interessante articolo
sul possibile utilizzo della vitamina C ad alte dosi ((http://scienzamarcia.altervista.org/vitac.doc).
Lo studio delle barriere tissutali, che è entrato a far parte di questo libro, andrebbe espanso,
perché si tratta di un arogmento a mio pensare centrale, e potrebbe aiutare a spiegare le origini di
molte malattie, ma non so se avrò il tempo di occuparmene ancora.
Anche sul biossido di cloro e sul suo protocollo ci sarebbe da scrivere chissà quanto, ma per
fortuna chi vuole può acquistare il libro di Kerri Rivera tradotto in Italiano dalla pagina web
http://cdautism.org/shop/view/1:guarire-i-sintomi-noti-come-autismo-it-ebook.
NB: il costo del libro serve a coprire i costi di traduzione in altre lingue ed i costi di stampa delle
edizioni su carta; nessuna delle persone che ha lavorato alla traduzione ed alla impaginazione di
questa edizione italiana ha ricevuto un singolo centesimo di compenso, ma ha prestato il proprio
lavoro su base puramente gratuita e volontaria.

101 – Acufene

L’acufene (o tinnitus) può essere concausato dal glutine, tant’è che ci sono casi clinici di quasi
guarigione con una dieta senza glutine1109. Ma tra le cause dell’acufene troviamo pure i focus
dentali in particolare sul sito toothbody.com1110 si può leggere la testimonianza di guarigione dopo
la rimozione delle otturazioni in amalgama che creavano una micro-corrente per effetto galvanico.
Altrove1111 leggiamo che una infezione ad un dente (e quindi anche un dente devitalizzato) oppure
un dente del giudizio parzialmente o totalmente incluso possa causare infiammazione che influisce
negativamente sull'articolazione temporo-mandibolare (ATM) causando il tinnitus.
Sul rapporto tra cavitazioni (in seguito ad estrazioni dentali) tinnitus e altre patologie (neuropatia
facciale e del trigemino), si può consultare l’articolo Peripheral Neuropathic Facial/Trigeminal
Pain and RANTES/CCL5 in Jawbone Cavitation dell’ottimo dentista tedesco Lechner1112.

102 – Tunnell carpale, glutine infiammazione e meridiani


energetici

Una possibile relazione tra tunnel carpale e glutine si evidenzia dalla lettura dell’articolo
Neurological symptoms in patients with biopsy proven celiac disease1113, che ci mostra come
anche questa patologia sia molto diffusa tra i celiaci.
Problemi similari di ordine neurologico possono continuare a causa di tracce di glutine in certi
cibi di nome (ma non di fatto) “senza glutine”, secondo la testimonianza della dottoressa Jess

1109
The effect of a gluten-free diet on a patient complaining of severe tinnitus, pubblicato su The international
tinnitus journal. 2013;18(2):134-7, autori Barozzi S, Bo LD, Cesarani A;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25773105.
1110
http://toothbody.com/tinnitus-finally-gone/.
1111
http://farrellyfan.com/tinnitus-jaw-infection/.
1112
Pubblicato su Evidence Based Complementary and Alternative Medicine 2015; 2015: 582520. autori Lechner J,
Von Baehr V; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4481083/.
1113
Pubblicato su Movement Disorders. 2009 Dec 15;24(16):2358-62, autori Bürk K, Farecki ML, Lamprecht G, Roth
G, Decker P, Weller M, Rammensee HG, Oertel W; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19845007.
340
Madden (anch’essa celiaca)1114.
Sul web ci sono altre testimonianze personali1115 di come il glutine possa causare il tunnel carpale
e di come il problema possa sparire con una dieta strettamente senza glutine, anche in soggetti che
risultano negativi ai test per la celiachia (e questo porterebbe a pensare che anche la sensibilità al
glutine non celiaca possa causare il tunnell carpale, sempre che non si tratti di un falso negativo).
Una mia amica mi ha riferito che il tunnel carpale può essere dovuto anche a un blocco del
meridiano che passa per quel particolare dito, e quindi ad un problema che può avere orgine
dall’organo corrispondente. In tal caso shiatsu e altri trattamenti come l’agopuntura (nonché la
meditazione) possono essere d’aiuto.

103 – Una cura per il morbo di Alzheimer (e di Parkinson?)


Per il benessere del cervello si è scoperto che sono molto utili gli acidi grassi a catena media,
ovvero gli oli MCT, molto utili quindi per i soggetti sofferenti di Alzheimer, morbo di Parkinson e
altri problemi neurologici. In particolare quando si associa una dieta paleo ad una integrazione di
questi MCT (anche solo assumendo un po’ di olio di cocco, all’interno del quale sono presenti) il
cervello brucia grassi, la produzione di ketoni aumenta, e il cervello funziona meglio. Vedi a tal
proposito l’articolo Can Ketones Help Rescue Brain Fuel Supply in Later Life? Implications
for Cognitive Health during Aging and the Treatment of Alzheimer’s Disease (“I ketoni
possono aiutare a ripristinare la funzionalità cerebrale nella tarda età? Implicazioni per la salute
congitiva durante l’invecchiamento e il trattamento del morbo di Alzheimer”)1116 che spiega come
nel morbo di Alzheimer e altri problem neurologici una delle cause del malfunzionamento cerebrale
è ila sua carenza di energia: il cervello fa fatica ad utilizzare il glucosio per trarne energia, ma riesce
ancora senza problem ad utilizzare i ketoni (ketones (beta-idrossibutirrato e acetoacetato) per cui
l’integrazione orale di MCT può esser emolto utile.
In un articolo presente sul web, la dottoressa Mary Newport1117 descrive come nel giro di 37
giorni ha riportato alla quasi totale normalità neurologica il marito ammalatosi di Alzheimer
semplicemente somministrandogli giornalmente una dose di olio di cocco. La cosa interessante è
che se per qualche motiovo dimenticava di prendere la sua dose di olio di cocco, si manifestava un
momentaneo parziale ritorno della malattia.
Ma di particolare rilievo è l’articolo Reversal of cognitive decline: A novel therapeutic
program (“Inversione del declino cognitivo: un nuovo programma terapeutico”)1118, che descrive
l’esperienza di guarigione (o notevole miglioramento) di 9 pazienti su 10 malati colpiti dal morbo di
Alzheimer. Leggiamo sull’abstract che:
Tra i primi 10 pazienti che hanno utilizzato questo program ma ci sono pazienti
con perdita della memoria associata al morbo di Alzheimer (AD - Alzheimer's
Disease ), leggero danno cognitivo da a mnesia (aMCI - amnestic Mild Cognitive
Impairment), o danneggiamento cognitivo soggettivo (SCI - Subjective Cognitive
Impairment). Nove su dieci hanno mostrato un miglioramento soggettivo od
oggettivo che è iniziato nel giro di 3-mesi, con un caso di fallimento che corrisponde
ad un paziente ad uno stadio davvero avanzato di Alzheimer. Sei pazienti avevano
dovuto abbandonare il lavoro oppure avevano problemi nella gestione del proprio
lavoro nel momento in cui si sono presentati, e tutti sono stati in grado di ritornare a

1114
http://www.thepatientceliac.com/2012/12/13/the-effects-of-gluten-on-the-brain-and-nervous-system/.
1115
http://glutenfreeveganjourney.blogspot.it/p/journal-backwards-into-gluten.html.
1116
Pubblicato su Frontiers in Molecular Neuroscience 2016; 9: 53, autori Cunnane SC, Courchesne-Loyer A, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4937039/.
1117
https://www.sharpagain.org/how-a-doctor-reversed-her-husbands-alzheimers-disease-in-37-days/.
1118
Pubblicato su Aging Volume 6, Issue 9 pp 707-717, autore Dale E. Bredesen; http://www.aging-
us.com/article/NjJf3fWGKw4e99CyC/text.
341
lavorare o a continuare a lavorare migliorando le proprie prestazioni. I
miglioramenti sono stati duraturi, e fino ad ora il più lungo follow-up di questi
pazienti è di due anni e mezzo dall’inizio del trattamento, con miglioramento
marcato e duraturo.
Nell’articolo per altro leggiamo alcune informazioni preoccupanti sull’avanzare del morbo di
Alzheimer, che rappresenta ormai la maggiore causa di declino cognitivo negli anziani con 5,4
milioni di pazienti Americani e 30 milioni nel mondo, con prospettive per l’immediato futuro di una
crescita ancora maggiore che secondo l’autore potrebbe portare ad una bancarotta del sistema di
assistenza medica. Secondo recenti stime tale patologia è diventata la terza causa di morte negli
Stati Uniti.
Il programma utilizzato da questo medico per fare regredire i sintomi dell’Alzheimer (e che
probabilmente è utile, almeno in parte anche per il Parkinson o altre simili malattie
neurodegenerative) è un programma personalizzato, basato sull’analisi di 25 possibili concause
della malattie: cause metaboliche, infiammazione, disbiosi, carenze di nutrienti etc. L’idea di base è
che le cause della malattia risiedono nello squlibro di tutta una rete di funzioni, e che quindi bisogna
considerare e riequilibrare ogni singolo aspetto che concausa questa patologia.
Come dovrebbe risultare chiaro dalla lettura del presente libro, il primo approccio consiste nella
modifica dietetica (dieta a basso tenore di carboidrati, con pochissimi cereali permessi) per
minimizzare l’infiammazione e la resistenza insulinica, ma a questo si aggiunge un digiuno di 12
ore in corrispondenza della notte (12 ore tra il pasto serale e la colazione del giorno dopo),
riduzione dello stress per mezzo di yoga, meditazione, musica appropriata in modo anche da
regolarizzare la produzione di cortisolo, melatonina e triptofano per garantire un buon riposo
notturno (8 ore di sonno), esercizio fisico, stimolazione cerebrale (tenere allenata la mente),
integratori per regolare i livelli di l’omocisteina se necessari (metilcobalamina, pirossidale 5 fosfato
– forma attiva della vitamina B6 – metiltetraidrofolato, eventualmente trimetilglicina) ,
integrazione di vitamina B12 (sotto forma di metilcobalamina) se necessaria, curcumina e acidi
grassi DHA/EPA contro l’infiammazione, eventuale riequilibrio ormonale (ottimizzare i livelli di
T3 libera, T4 libera, estradiolo testosterone, progesterone, pregnenolone, cortisolo), riequilibrio
della microflora intestinale con prebiotici e probiotici, riduzione della beta amiloide con la
curcumina e la Ashwagandha (un’erba medicinale), Bacopa monniera (un’altra pianta medicinale) e
magnesio L-treonato per sostenere la memoria e l’attenzione, vitamina D3 e K2 se è necessario
regolarizzare i livelli di colecalciferolo nel sangue, mix di antiossidanti (tocoferoli e tocotrienoli,
selenio, mirtilli, N-Acetil-Cisteina, ascorbato, acido Alfa-Lipoico, che hanno anche la funzione di
ripulire dai metalli pesanti), verificare che ci sia una corretta ossigenazione notturna (eventualmente
trattando il problema delle apneee notturne), acidi grassi a catena media (sotto forma di olio di
cocco o dell’integratrore Axona), acido pantotenico (necessario alla produzione dell’acetilcolina)
per migliorare la concentrazione, verificare l’intossicazione da metalli pesanti ed eventualmente
affrontarla, ottimizzare il rapporto Zinco/Rame, aumentare i livelli di NGF (fattore di crescita
nervoso) con l’assunzione di Hericius erinaceus o ALCAR, fornire componenti strutturali per la
formazione delle sinapsi (citicolina, DHA), ottimizzare la funzione mitocondriale (Coenzima Q o
ubiquinolo, acido alfa lipoico, Pirro-Quinolin-Quinone, N-Acetil-Cisteina, ALCAR, Selenio, Zinco,
resveratrolo, ascorbato, tiamina), aumentare la funzione della sirtuina 11119 (resveratrolo).

104 – Le malattie autoimmuni e l’Epstein Barr

1119
Vedi l’articolo SIRT1: il gene che collega invecchiamento e Alzheimer
http://www.lescienze.it/news/2010/07/24/news/sirt1_il_gene_che_collega_invecchiamento_e_alzheimer-555255/.
342
Più si va avanti e più si scoprono possibili connessioni tra le malattie autoimmuni e le
infezioni/riattivazioni del virus Epstein–Barr, l’agente infettivo che causa la mononucleosi. Un
possibile meccanismo di attivazione è quindi che porta il virus a infettare un organo/tessuto e il
nostro sistema immunitario a identificare per errore tale organo/tessuto come una minaccia, a
“etichettarlo” come estraneo e pericoloso per mezzo degli anticorpi (che segnalano alle cellule del
sistema immunitario di attaccarlo). Un altro possibile meccanismo è quello del mimetismo
molecolare: quando un agente infettivo ha una sequenza proteica molto simile a quella di un tessuto
del nostro corpo, il nostro sistema immunitario potrebbe essere indotto erroneamente a etichettare
come estreno e pericoloso il nostro tessuto (oppure un cibo come il glutine). Qualcosa di simile può
succedere con l’intolleranza a certi cibi. Sebbene siamo ancora agli stadi iniziale di tale lavoro di
ricerca, già diversi articoli scientifici ci permettono di affermare che non si tratta di pura e astratta
speculazione. Se ciò dovesse essere ulteriormente confermato dalle ricerche future, potremmo
inizare a comprendere dei meccanismi fino ad ora poco chiari.
Molte volte le malattie autoimmuni si innescano dopo un evento particolarmente stressante, dallo
stress da superlavoro al trauma delle perdita di una persona cara, o della perdita del lavoro.
Similmente il virus Epstein-Barr colpisce un paziente, o si riattiva (causando non solo
mononucleosi, ma persino casi di meningo-encefalite) quando il sistema immunitario è
particolarmente basso, ed è ben noto che lo stress e i traumi psichici possono indebolire
momentaneamente il sistema immunitario. Ovviamente anche la disbiosi con la conseguenza
debolezza immunitaria (e quindi tutti i fattori che la possono causare) possono concorrere a
facilitare l’insorgenza di una infezione, non solo del virus Epstein-Barr. Anche altri fattori infettivi,
virali e batterici, possono innescare una malattia autoimmune, presumibilmente attraverso uno dei
meccanismi su indicati.
Il virus Epstein-Barr (spesso indicato con la sigla EBV) fa parte della famiglia dei virus
dell’Herpes (Herpesviridae), ed è infatti stato recentemente rinominato Human herpesvirus 4
(HHV-4). Sebbene sulle riviste specialistiche non ci siano molte informazioni sulla cura di questa
particolare specie di virus, ce ne sono molte sui virus erpetici in generale. In realtà la
manifestazione più nota dell’infezione da Esptein Barr è la mononucleosi infettiva (patologia che
può essere talora causata anche da altri virus e parassiti), una malattia a decorso benigno che si
risolve da sola nel giro di uno o due mesi, ma è nato da tempo che anche alcuni tumori (linfomi in
particolare) possono essere correlati all’infezione da EBV, mentre molto più recente è la scoperta
del suo ruolo potenziale in molte altre malattie, specialmente quelle autoimmuni. Inoltre in alcuni
rari casi la mononucleosi infettiva può portare a gravi complicazioni: convulsioni, encefalite,
meningite, mielite, sindrome di Guillain-Barré, diminuzione di piastrine, globuli bianchi e globuli
rossi, complicazioni polmonari (ostruzione delle vie aeree), epatite fulminante (molto rara ma
pericolosissima), ittero, ingrossamento del fegato e della milza (che in certi sfortunati casi può
addirittura letteralmente scoppiare).
È da notare che L’EBV è presente nel 95% degli esseri umani, sebbene solo in una piccola parte
di essi causi mononucleosi infettive o altre complicazioni. La maggior parte delle persone sviluppa
al massimo una banale febbriciattola in occasione dell’infezione e poi il sistema immunitario si
attiva per combattere il virus facendo sì che si “nasconda”, ovvero che passi alla fase latente, che
resti quindi “dormiente”, inattivo, inglobato in alcune cellule del nostro corpo senza però innescare
la replicazione che allerterebbe nuovamente il sistema immunitario. Quando il sistema immunitario
si abbassa, a causa dell’utilizzo di farmaci (farmaci immunosoppressori1120, o farmaci che
aggrediscono i batteri benefici inducendo disbiosi e proliferazione della Candida albicans) della

1120
Vedi un caso di riattivazione con l’utilizzo di un cosiddetto “farmaco biologico” con azione immunosoppressiva
descritto nell’articolo A case of acute disseminated encephalomyelitis associated with Epstein-Barr virus
reactivation during infliximab therapy, pubblicato su Rinsho Shinkeigaku. 2010 Jul;50(7):461-6, autori Ueda M,
Tateishi T, Shigeto H, Yamasaki R, Ohyagi Y, Kira J; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20681262.
343
carenza di vitamina D o di un forte stress psico-fisico, il virus può riattivarsi (anche solo
parzialmente) persino a distanza di anni, e nei soggetti predisposti (esistono anche predisposizioni
genetiche) causare complicazioni anche molto gravi, come encefalite, linfoma, cancro della
rinofaringe. Di recente si sta studiando il possibile ruolo del virus EB nella genesi delle malattie
autoimmuni.
Tale virus può contribuire a scatenare un tumore anche perché l’infezione dei linfociti B da parte
delll’Epstein-Barr rallenta uno dei nostri meccanismi di protezione dal tumore, come mostra
l’articolo Epstein-Barr virus down-regulates tumor suppressor DOK1 expression1121,
Un aspetto singolare del virus EB è la presenza di diversi stadi di latenza, un po’ come se esso si
possa risvegliare anche solo parzialmente, per cui esiste una latenza di tipo I, di tipo II (correlata a
linfoma di Hodgkin, carcinoma della rinofaringe, linfoma nasale a cellule NK/T) e di tipo III
(correlata ad alcuni altri tipi di linfoma). Curiosamente anche la forma latente in cui il virus è meno
attivo (latenza di tipo I) è correlata a un tipo di linfoma (linfoma di Burkitt). Se il virus si riattiva
completamente e si replica nelle cellule dell’organismo ospite finisce quindi per rompere le cellule
stesse (attuandone la lisi, ovvero rottura) ed infettarne di nuove, entrando nella cosiddetta fase litica.
L’articolo Relation of arginine-lysine antagonism to herpes simplex growth in tissue
culture1122, spiega che in esperimenti in vitro l’arginina aiuta la replicazione del virus herpes
simplex, ma che la lisina, una molecola analoga dell’arginina, funge da antagonista a tale azione.
Secondo gli autori questo potrebbe spiegare il fatto che i pazienti con ricorrenti lesioni da herpes e
altre infezioni virali correlate, particolarmente durante i periodi di stress, dovrebbero astenersi
dall’eccesso di arginina e potrebbero avere bisogno di integratori di lisina. Ci sono buoni motivi per
credere che anche il virus Epstein Barr venga inibito dalla lisina1123.
L’articolo Success of L-lysine therapy in frequently recurrent herpes simplex infection.
Treatment and prophylaxis1124, relaziona su un esperimento (con gruppo di controllo in doppio
cieco) in cui si è somministrata L-Lisina (1 grammo tre volte al giorno per 6 mesi). I pazienti che
assumevano la lisina subivano meno frequentemente episodi di reinfezione, e quando capitava i
sintomi erano molto meno marcati e la guarigione più rapida.
L’articolo Lysine as a prophylactic agent in the treatment of recurrent herpes simplex
labialis1125 ci relaziona su un altro esperimento simile al precedente (sempre in doppio cieco) in cui
per 12 mesi si è somministrato un grammo di 1-lisina; chi ha ricevuto l’integratore ha avuto meno
ricorrenze di herpes labialis e meno lesioni rispetto a chi ha assunto il placebo. Il dato fondamentale
è stata la concentrazione di lisina nel sangue: nelle persone in cui tale livello era sopra le 165
nmol/ml c’era una netta diminuzione della ricorrenza delle infezioni.
L’articolo Natural remedies for Herpes simplex1126, dopo avere ricordato che il farmaco
acyclovir, pur se efficace, può causare vari e gravi effetti collaterali (disfunzione renale, epatite e
anafilassi) segnala come rimedi naturali lisina, vitamina C, zinco, vitamina E, adenosina
monofosfato, e melissa officinalis. In particolare vengono portate le prove dell’utilità di iniezioni a
1121
Pubblicato su PLoS Pathog. 2014 May 8;10(5):e1004125, autori Siouda M, Frecha C, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24809689; precisamente l’infezione porta ad una sottoregolazione
dell’espressione del gene DOK1 indotta dall’oncoproteina virale LMP.
1122
Pubblicato su Chemotherapy 1981;27(3):209-13, autori Griffith RS, DeLong DC, Nelson JD;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6262023.
1123
Vedi l’articolo Role of the histone H3 lysine 9 methyltransferase Suv39 h1 in maintaining Epsteinn-Barr
virus latency in B95-8 cells pubblicato su FEBS Journal 2014 May;281(9):2148-58, autori Imai K, Kamio N, Cueno
ME, Saito Y, Inoue H, Saito I, Ochiai K; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24588869.
1124
Pubblicato su Dermatologica. 1987;175(4):183-90, autori Griffith RS, Walsh DE, Myrmel KH, Thompson RW,
Behforooz A; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3115841.
1125
Pubblicato su Oral Surgery, Oral Medicine & Oral Pathology 1984 Dec;58(6):659-66.; autori Thein DJ, Hurt
WC; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6438572.
1126
Pubblicato su Alternative Medicine Reviews 2006 Jun;11(2):93-101, autore Gaby AR;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16813459.
344
giorni alterni di adenosina monofosfato (9-12 dosi in tutto), dell’applicazione topica di crema alla
melissa officinale, dell’applicazione topica di vitamina E (olio alla vitamina E oppure il contenuto
della capsula di un integratore messo direttamente sulla lesione). Per quanto riguarda la vitamina C
si menzionano dosi fino a 10 grammi al giorno o anche più (a tolleranza intestinale) per 5-10 giorni
al fine di per trattare un episodio acuto ,e poi una dose di mantenimento da mezzo grammo fino a 3
grammi al giorno. Viene consigliato di mangiare cibi ricchi in lisina e poveri di arginina. Viene
specificato di mangiare proteine animali (ricche in lisina) ma evitare di arrostire e friggere, perché a
temperature troppo alte la lisina nei cibi si degrada; di limitare l’assunzione di cereali che sono
poveri di lisina, e di fare attenzione al fatto che la Candida albicans causa immunoppressione, la
quale a sua volta che agevola la proliferazione dei virus erpetici, al punto che alcuni pazienti con
infezioni da herpes ricorrenti trovano giovamento da una dieta anti-Candida.
A tal proposito cito l’articolo Systemic candidiasis with acute Epstein-Barr virus infection
(Candidosi sistemica con infezione acuta da virus Epstein Barr)1127, che relazione sul caso di due
bambini (2 – 9 anni) che hanno sviluppato una infezione da virus EB come complicazione della
candidosi. Inoltre è interessante leggere, sul libro del dottor Crook intitolato The yeast connection
le dichiarazioni di un suo collega che si interessa alla candidosi sistemica, e che afferma che circa
un quarto sofferenti di candidosi hanno anche problemi di riattivazione del virus Epstein Barr.
L’autore consiglia, in caso che si sospetti un ruolo del virus EB nella propria patologia, di fare
l’esame delle VCA-IgG (IgG contro gli antigeni della capside virale - Viral Capside Antigens) e
delle IgG contro l’antigene virale precoce che sarebbero indici della riattivazione del virus.
Ovviamente, nonostante i numerosi risultati benefici delle terapie naturali, spesso provate con
esperimenti che rispettano il massimo rigore scientifico (studio randomizzato in doppio cieco con
gruppo di controllo) ci sono diversi articoli che squalificano tali rimedi e dicono un gran bene degli
antivirali. Per amore di completezza segnalo quindi due articoli scientifici sui danni ai reni indotti
da farmaci antivirali: Oral acyclovir induced acute renal failure (Disfunzione renale indotta da
assunzione orale di acyclovir)1128, Acute renal injury induced by valacyclovir hydrochloride: A
case report (Danneggiamento renale acuto indotto da valacyclovir hydrochloride: rapporto su un
caso clinico)1129. Ma oltre ai danni ai reni sono stati segnalati anche danni neuropsichiatrici correlati
indotti da antivirali1130.
L’articolo Primary Adrenal Lymphoma Possibly Associated With Epstein-Barr Virus
Reactivation Due to Immunosuppression Under Methotrexate Therapy1131, relaziona su un
caso di linfoma alle ghiandole surrenali associato all’infezione da virus EB, in seguito a terapia con
farmaco chemioterapico/immunosoppressore. L’articolo ci informa che il tipo di tumore in
questione è notoriamente associato con l’uso del metotrexato per l’artrite reumatoide (per quanto
raro possa essere tale effetto collaterale), e che nel soggetto in esame una resezione chirurgica della
surrenale destra ha mostrato una proliferazione del virus EBV nell’organo. Sebbene risulterebbe il
primo caso del medesimo tipo è cmq una indicazione ulteriore del fatto che in un contesto di

1127
Pubblicato su Acta Paediatrica. 1997 Nov;86(11):1267-70. autori Hacimustafaoglu M, Ener B, Tarim O, Kiliç S,
Tanritanir A, Ildirim I; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9401527.
1128
Pubblicato su World Journal of Emerging Medicine 2011; 2(4): 310–313, autori Jian-biao Meng, Xia Zheng, Gen
Zhang, Qiang Fang; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4129723/.
1129
Pubblicato su Experimental and Therapeutic medicine 2016 Dec; 12(6): 4025–4028, autori Yanning Zhang, Yuxi
Cong, Yan Teng; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5228316/. L’articolo consiglia, a chi assume il
farmaco. di bere molto e di tenere sotto controllo il ph delle urine cercando di alcalinizzarlo.
1130
Vedi l’articolo High serum concentrations of the acyclovir main metabolite 9-
carboxymethoxymethylguanine in renal failure patients with acyclovir-related neuropsychiatric side effects: an
observational study, pubblicato su Nephrology Dialysis Transplantation 2003 Jun;18(6):1135-41, autori Helldén A,
Odar-Cederlöf I, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12748346.
1131
Pubblicato su Medicine (Baltimore). 2015 Aug;94(31):e1270, autori Ohkura Y, Shindoh J, Haruta S, Kaji D, Ota
Y, Fujii T, Hashimoto M, Watanabe G, Matsuda M; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26252293. .
345
immunosoppressione il virus EBV si riattiva e può causare/con-causare gravi danni1132, ma anche
che le ghiandole surrenali sono un bersaglio di tale virus; viene quindi il sospetto che anche altre
patologie correlate alle surrenali possano essere causate o con-causate da una riattivazione del virus.
In effetti l’articolo Adrenocortical insufficiency associated with Epstein-Barr virus infection
in a patient with the Wiskott-Aldrich syndrome1133, discute un caso di infezione delle surrenali
che porta a insufficienza surrenale manifestatasi contemporaneamente alla mononucleosi infettiva e
che gli autori presumono sia stata causata dal virus EBV.
L’articolo Detection of polyomaviruses and herpesviruses in human adrenal tumors1134, ci
informa che la presenza di virus come l’SV-40 e di virus della famiglia degli Herpes è più frequente
nel tessuto delle ghiandole surrenali colpite da tumore (anche quello benigno) e che le ghiandole
surrenali sono un luogo ideale per questi virus, dal momento che gli ormoni steroidi secreti dalle
ghiandole ne attivano la replicazione. Gli autori concludono che la sovrapproduzione di ormoni da
parte delle ghiandole surrenali potrebbe rappresentare un fattore di innesco per la riattivazione del
virus (i quali a loro volta potrebbero contribuire alla formazione di tumori).
Anche nelle malattie neurodegenerative il virus EB può essere implicato. L’articolo
Characteristics of Epstein-Barr virus transformed B cell lines from patients with Alzheimer’s
disease and age-matched controls1135 mostra che i linfociti B dei malati di Alzheimer sono più
soggetti alle infezioni da virus EBV rispetto a quelli dei soggetti sani del gruppo di controllo.
Similmente l’articolo Increased incidence of anti-beta-amyloid autoantibodies secreted by
Epstein-Barr virus transformed B cell lines from patients with Alzheimer’s disease1136, mostra
per l’appunto che i linfociti dei malati di Alzheimer producono più facilmente auto-anticorpi contro
la proteina beta amiloide.
L’articolo Herpes virus in Alzheimer’s disease: relation to progression of the disease1137
descrive i risultati di uno studio sul collegamento tra vari virus della famiglia degli Herpes e il
morbo di Alzheimer. Sono stati trovati effettuato studiando la presenza dei virus nel cervello e nei
leucociti sanguigni periferici; mentre non è stata trovata traccia di Citomegalovirus (CMV) l’EB è
stato trovato nel 6% dei cervelli dei malati di Alzheimer, nel 45% dei leucociti dei malati ( al
confronto del 31% dei soggetti sani del gruppo di controllo), e l’Human Herpes virus-6 è stato
scoperto nel 23% dei leucociti dei malati (contro il AD and 4% del gruppo di controllo) e nel 17%
dei cervelli dei malati. Inoltre, cosa particolarmente importante, in un gruppo di anziani seguiti per
5 anni, i casi di positività all’ EBV e all’HHV-6 sono aumentati nel gruppo dei malati di Alzheimer,
ed è aumentata la reazione del sistema immunitario sia al CMV che all’EBV.
L’articolo Hypothesis: a role for EBV-induced molecular mimicry in Parkinson’s disease1138
indica tra le cause del morbo fattori ambientali (tra cui fattori infettivi) e predisposizione genetica e

1132
Altro articolo sui linfomi alle surrenali associati all’infezione da EB è Synchronous Microscopic
Epstein-Barr Virus-Positive Diffuse Large B-Cell Lymphoma of the Adrenal and Lymphoplasmacytic
Lymphoma: De Novo Disease or Transformation, pubblicato su International Journal of Surgical Pathology. 2016
Dec 2. pii: 1066896916681843. [Epub ahead of print], autori Moonim MT, Nasir A, Hubbard J, Ketley N, Fields P;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27913781.
1133
Pubblicato su European Journal of Pediatrics. 1987 Nov;146(6):603-4, autori Hertel NT, Jacobsen BB, Pedersen
FK, Heilmann C; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3428294.
1134
Pubblicato su Oncogene (2008) 27, 857–864, autori L Barzon, M Trevisan, et al.;
http://www.nature.com/onc/journal/v27/n6/full/1210699a.html.
1135
Pubblicato su Mechanisms of Ageing and Development 1992 Mar 15;63(1):105-16, autori Ounanian A, Guilbert
B, Seigneurin JM; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1318479.
1136
Pubblicato su Mechanisms of Ageing and Development 1997 Mar;94(1-3):213-22, autori Xu S, Gaskin F;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9147373.
1137
Pubblicato Neurobiology of Aging. 2014 Jan;35(1):122-9, autori Carbone I, Lazzarotto T, Ianni M, Porcellini E,
Forti P, Masliah E, Gabrielli L, Licastro F; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23916950.
1138
Pubblicato su Parkinsonism & Related Disorders 2014 Jul;20(7):685-94, autori Woulfe JM, Gray MT, Gray DA,
Munoz DG, Middeldorp JM; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24726430.
346
ipotizza che l’aggregazione della proteina neuronale alfa-sinucleina (caratteristica della malattia),
potrebbe essere un fenomeno autoimmune indotto dal virus Epstein-Barr. Infatti gli autori hanno
scoperto la forte similitudine tra l’alfa-sinucleina e una proteina del virus, che potrebbe indurre un
fenomeno di mimetismo molecolare (ovvero di cross-reattività); in altre parole, in alcuni individui
geneticamente predisposti, gli anticorpi al virus causerebbero la suddetta aggregazione proteica. Ci
sono indizi che il fenomeno inizi nel sistema nervoso intestinale per poi propagarsi fino al cervello.
L’articolo The association between infectious burden and Parkinson’s disease: A case-
control study1139, mostra che il carico complessivo degli agenti infettivi cytomegalovirus, virus
Epstein-Barr, Herpes Simplex virus di tipo 1, Borrelia burgdorferi (il patogeno responsabile della
malattia di Lyme), Chlamydophila pneumoniae (che può causare polmonite atipica) ed Helicobacter
pylori è decisamente maggiore nei malati di Parkinson rispetto ai soggetti sani del gruppo di
controllo.
L’articolo Viral Parkinsonism1140, ricorda che ci sono numerosi virus che possono proliferare
nel sistema nervoso, e che possono causare encefalopatie, patologie che possono causare a loro
volta i sintomi del parkinsonismo, a volte persino in maniera permanente. Sono diversi i virus che
possono causare encefalopatie (anche i virus influenzali e il Coxsackie) e ci sono casi documentati
di encefalite letargica o di altre infezioni che causano sintomi molto simili a quelli del
parkinsonismo e del morbo di Parkinson vero e proprio, e del resto alcuni virus influenzali possono
aggredire il sistema nervoso. Gli autori mostrano che ci sono casi in cui l’agente scatenante di una
encefalite causa i suoi deleteri effetti anche a distanza di anni, forse per un prima attivazione del
sistema immunitario che predispone alla malattia, ed un successivo fattore scatenante che le da
origine. Gli autori osservano che molte virus aggrediscono il sistema nervoso e possono indurre una
“tempesta di citochine nel cervello” che a sua volta innesca dei cambiamenti (come l’attivazione
della microglia) che possono perdurare a lungo dopo che l’infezione iniziale è scomparsa. Un
secondo fattore, anche a distanza di anni, e anche di natura non virale, potrebbe portare all’insorgere
vero e proprio di una reazione autoimmune che porta alla malattia.
L’articolo Parkinson-like syndrome as the major presenting symptom of Epstein–Barr virus
encephalitis1141, oltre a segnalare che anche morbillo ed Herpes virus sono riconosciuti fra le
possibili cause di sindrome parkinsoniana, riferisce del caso di un ragazzino di 12 anni che ha
sviluppato tale sindrome in seguito ad infezione da Epstein Barr, i cui sintomi neurologici sono pian
piano spariti.
Più si va avanti e più si scoprono possibili connessioni tra le malattie autoimmuni e le
infezioni/riattivazioni del virus Epstein–Barr, l’agente infettivo che causa la mononucleosi. Un
possibile meccanismo di attivazione è quindi che porta il virus a infettare un organo/tessuto e il
nostro sistema immunitario a identificare per errore tale organo/tessuto come una minaccia, a
“etichettarlo” come estraneo e pericoloso per mezzo degli anticorpi (che segnalano alle cellule del
sistema immunitario di attaccarlo). Un altro possibile meccanismo è quello del mimetismo
molecolare: quando un agente infettivo ha una sequenza proteica molto simile a quella di un tessuto
del nostro corpo, il nostro sistema immunitario potrebbe essere indotto erroneamente a etichettare
come esterno e pericoloso il nostro tessuto (oppure un cibo come il glutine). Qualcosa di simile può
succedere con l’intolleranza a certi cibi. Sebbene siamo ancora agli stadi iniziale di tale lavoro di
ricerca, già diversi articoli scientifici ci permettono di affermare che non si tratta di pura e astratta
speculazione. Se ciò dovesse essere ulteriormente confermato dalle ricerche future, potremmo
iniziare a comprendere dei meccanismi che fino ad ora risultano poco chiari.
1139
Pubblicato su Parkinsonism & Related Disorders 2015 Aug;21(8):877-81, autori Bu XL, Wang X, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26037459.
1140
Pubblicato Biochimical and Biophysical Acta. 2009 Jul; 1792(7): 714–721. Haeman Jang, David A. Boltz, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4642437/.
1141
Pubblicato su Archives of Disease in Childhood. 2002 Oct; 87(4): 358, autori J Hsieh, K Lue, and Y Lee;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1763051/.
347
Molte volte le malattie autoimmuni si innescano dopo un evento particolarmente stressante, dallo
stress da superlavoro al trauma delle perdita di una persona cara, o della perdita del lavoro.
Similmente il virus Epstein-Barr colpisce un paziente, o si riattiva quando il sistema immunitario è
particolarmente basso, ed è ben noto che lo stress e i traumi psichici possono indebolire
momentaneamente il sistema immunitario. Come già detto anche la condizione di
disbiosi/candidosi/parassitosi , con la conseguenza debolezza immunitaria (e quindi tutti i fattori
che la possono causare) possono concorrere a facilitare l’insorgenza di una infezione, non solo del
virus Epstein-Barr. Anche altri fattori infettivi, virali e batterici, possono innescare una malattia
autoimmune, presumibilmente attraverso uno dei meccanismi su indicati.
Iniziamo quindi ad analizzare l’articolo scientifico Immune responses to Epstein-Barr virus in
individuals with systemic and organ specific autoimmune disorders (“Risposte immunitarie al
virus Epstein-Barr in individui con disturbi autoimmuni sistemici e legati a organi specifici”)1142,
nel quale si legge infatti che “sono diverse le infezioni virali (compreso il virus Epstein-Barr) che
sono implicate nella patogenesi dei disturbi autoimmuni”. Lo studio ha controllato la presenza nel
sangue di anticorpi contro tale virus nei malati di patologie autoimmune e nei soggetti di controllo
sani. Lo studio ha coinvolto 44 malati di artrite reumatoide, 25 di tiroidite di Hashimoto e poi un
pari numero di soggetti di controllo (campione simile per età, sesso e altre condizioni di salute) . Il
risultato è che tra i malati di artrite reumatoide il 52% aveva gli anticorpi al virus, stessa percentuale
per i malati di tiroidite di Hashimoto, a differenza del 30% dei soggetti sani del gruppo controllo.
Ma quel che più conta è che l’intensità degli anticorpi era decisamente più alta nei pazienti con
condizioni autoimmune rispetto alle persone del gruppo di controllo che pure avevano gli anticorpi
al virus EB.
L’articolo A possible link between the Epstein-Barr virus infection and autoimmune thyroid
disorders1143 ci informa che precedenti infezioni da virus EB sono associate con I linfomi e
possono causare anche malattie allergiche ed autoimmuni. Inoltre leggiamo nell’articolo che il
virus EB modifica la risposta del sistema immunitario della persona che lo ospita e che, sebbene
resti in uno stato latente per gran parte della vita della persona, a volte una grave malattia correlata
alla presenza del virus EB si può sviluppare a distanza di tempo dall’infezione, e questo potrebbe
anche spiegare i sintomi di esacerbazione di molte patologie autoimmuni. Le malattie attualmente
correlate ad infezioni da virus EB sono il lupus eritematoso sistemico, la sclerosi multipla, l’artrite
reumatoide, la sindrome di Sjögren e l’epatite autoimmune. Riguardo alle tiroiditi autoimmuni gli
auotori affermano che il virus EB, sebbene non sia necessariamente l’unica e sola causa, può essere
considerato uno dei fattori che contribuiscono alla genesi della malattia.
L’articolo Antiviral immune responses: triggers of or triggered by autoimmunity?
(“Risposta immunitaria antivirale: fattore scatenante o scatenata a sua volta dall’autoimmunità?”)
1144
, ci informa che la genetica può essere solo un fattore che predispone alla patologia autoimmune,
come ci mostrano le differenti condizioni di salute di gemelli identici e la distribuzione geografica
delle malattie, che mostrano la concausa di fattori ambientali, alcuni dei quali potrebbero essere di
natura infettiva.
L’articolo Epstein-Barr virus and systemic lupus erythematosus (“Il virus Epstein-Barr ed il
lupus eritematoso sistemico”)1145 discute della scoperta di nuovi meccanismi di mimetismo
molecolare collegati al virus EB che possono essere alla base dell’insorgere della malattia, e cita

1142
Pubblicato su Indian Journal of Medical Microbiology 2010 Apr-Jun;28(2):120-3, autori Kannangai R,
Sachithanandham J, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20404456.
1143
Pubblicato su Central European Journal of Immunology 2016;41(3):297-301, autori Dittfeld A, Gwizdek K,
Michalski M, Wojnicz R; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27833448.
1144
Pubblicato su Nature Reviews. Immunology 2009 Apr;9(4):246-58, autori Münz C, Lünemann JD, Getts MT,
Miller SD; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19319143/.
1145
Pubblicato su Current Opinion in Rheumatology 2006 Sep;18(5):462-7, autori James JA, Harley JB, Scofield RH;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16896283.
348
numerosi articoli recenti che hanno dimostrato come il carico virale da virus EB, l’aumentato
numero di linfociti B periferici con infezione latente, e la maggiore presenza del DNA del virus tra i
malati di lupus eritematoso sistemico rispetto ai soggetti sani del gruppo di controllo.
L’articolo Are Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis and Epstein-Barr virus
triggers of multiple sclerosis in Sardinia? (“Il Micobatterio avium paratuberculosis ed il virus
Epstein Barr sono fattori scatenanti della sclerosi multipla in Sardegna?”)1146 ci mostra che
Mycobacterium avium paratuberculosis (MAP) non solo è stato trovato nel 27,5% dei malti di
sclerosi multipla, ma che è stata pure trovate una risposta immunitaria estremamente alta contro una
proteina di questo micobatterio che è somigliante ad una proteina della mielina umana, il che porta
a sospettare un caso di reazione incrociata ovvero di mimica molecolare.
L’articolo Autonomic dysfunction: a unifying multiple sclerosis theory, linking chronic
cerebrospinal venous insufficiency, vitamin D(3), and Epstein-Barr virus1147 è un
interessantissimo articolo che cerca di esporre una visione unificata dei meccanismi che possono
causare la sclerosi multipla, compresa l’infezione/riattivazione del virus Epstein Barr. Un articolo
recente che ogni medico dovrebbe leggere per intero.
La capacità della vitamina D (quando è presente in quantità sufficiente nel nostro organismo) di
regolare il sistema immunitario (facendo sì che sia più forte contro gli agenti infettivi e meno diretto
contro i propri tessuti), nonché la sua capacità di diminuire l’infiammazione, fanno sì che le
malattie autoimmuni spesso sia correlate a bassi livelli di vitamina D nel sangue. Più va avanti la
ricerca e più si scopre che la carenza di vitamina D è spesso collegata all’insorgenza di tali malattie,
e che l’integrazione di vitamina D è utile nella cura. Questo può essere anche addebitato al fatto che
la vitamina D ha un potente effetto antimicrobico, anti fungino e anti infettivo in generale. Sono
alquanto recenti, alcune recentissime, le scoperte sulla capacità della vitamina D di potenziare le
nostre difese immunitarie e di permetterci di combattere efficacemente tutta una serie di patogeni
come Candida, Streptococco, Stafilococco e per l’appunto anche il virus Epstein Barr.
L’articolo Antimicrobial implications of vitamin D1148 per esempio ci informa che la vitamina
D aiuta a combattere le infezioni stimolando diversi meccanismi di protezione, per esempio
fortificando l’immunità innata producendo peptidi anti-microbici (AMP) e attivando i globuli
bianchi, col risultato di potenziare le difese immunitarie contro ogni tipo di infezione batterica
eccetto la Leismaniosi. Il vantaggio, sottolineano gli autori, di puntare su un normale livello di
vitamina D nel sangue invece che sugli antibiotici, è sia economico che sanitario, visto la crescita
del fenomeno della resistenza agli antibiotici dei nuovi ceppi batterici. L’articolo Antibacterial
effects of vitamin D1149, nel riportare informazioni molto simili al precedente, puntualizza che
molte informazioni sull’attività antibatterica della vitamina D sono apparse evidenti a partire dal
2005 (e quindi si tratta di informazioni spesso ignorate dai medici che non avuto voglia e tempo di
agigornarsi).
In particolare la Catelicidina uno dei peptidi summenzionati, è efficace contro batteri gram-
positivi e gram-negativi, ma anche funghi e micobatteri, che si trovano in diversi tessuti tra i quali
la pelle, e le mucose del sistema respiratorio e gastrointestinale1150. L’articolo Vitamin D3 a new

1146
Pubblicato su Multiple Scelrosis. 2012 Aug;18(8):1181-4, autori Cossu D, Masala S, Cocco E, Paccagnini D,
Frau J, Marrosu MG, Sechi LA.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22261119.
1147
Pubblicato su Autoimmunity Reviews 2012 Dec;12(2):250-9, autore Sternberg Z;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22564548.
1148
Pubblicato su Dermatoendocrinology 2011 Oct-Dec; 3(4): 220–229, autori Youssef DA, Miller CWT, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3256336/.
1149
Pubblicato su Nature Reviews Endocrinology 7, 337-345 (June 2011), autore Martin Hewison
http://www.nature.com/nrendo/journal/v7/n6/full/nrendo.2010.226.html.
1150
Vedi l’articolo Association between serum 25-hydroxyvitamin D level and upper respiratory tract infection
in the Third National Health and Nutrition Examination Survey, pubblicato su Archives of Internal Medicine.
2009 Feb 23;169(4):384-90, autori Ginde AA, Mansbach JM, Camargo CA Jr.
349
drug against Candida albicans (“Vitamina D3 un nuovo farmaco contro la Candida albicans”)
1151
, riferisce di un esperimento in vitro che mostra come la vitamina D3 contrasti la Candida (ad
una concentrazione però circa 1000 volte maggiore di quella che generalmente si trova nel sangue
degli esseri umani).
L’articolo Differential Effects of Vitamins A and D on the Transcriptional Landscape of
Human Monocytes during Infection1152, mostra l’importanza della vitamina D e della vitamina A
contro le infezioni da Aspergillus fumigatus, Candida albicans ed Escherichia coli.
L’articolo Association among Vitamin D, Oral Candidiasis, and Calprotectinemia in HIV1153
testimonia la correlazione tra bassi livelli di vitamina D e la Candidosi orale in pazienti
immunocompromessi.
L’articolo Bimodal Influence of Vitamin D in Host Response to Systemic Candida Infection-
Vitamin D Dose Matters1154 mostra che i pazienti sofferenti di candidosi sistemica hanno una
minore livelli di vitamina D nel sangue, e che topi con infezioni da candida che ricevono una
integrazione di basse dosi di vitamina D3 hanno una minore quantità di funghi nel proprio corpo e
sopravvivono più a lungo dei topi con infezioni da candida che non ricevono la vitamina D.
Curiosamente con dosi più alte di vitamina D i risultati sono stati scarsi; secondo gli autori la
risposta pro-infiammatoria indotta da basse dosi di vitamina D è utile nel contrastare la Candida, a
differenza della risposta anti-infiammatoria indotta da dosi più alte. Da notare sempre che questo
risultato è stato ottenuto con dei topi e non con degli esseri umani, sebbene un altro studio (in vitro)
su cellule umane ha determinato un simile cambiamento nelle citochine indotte dalla Candida
albicans1155.
Che anche il lupus eritematoso sia correlato alla carenza di vitamina D, come già abbiamo visto
per molte altre patologie autoimmuni, ce lo confermano diversi articoli scientifici. Sull’articolo
Vitamin D in systemic lupus erythematosus1156, leggiamo non solo che un certo numero di studi
recenti hanno dimostrato la correlazione tra il lupus eritematoso sistemico e la carenza di vitamina
D, che la malattie è più diffusa tra chi è carente di tale sostanza, che l’attività della malattia è
inversamente proporzionale ai livelli di vitamina D nel sangue, e che inoltre che esperimenti in
vitro hanno dimostrato che la vitamina D può guarire le anomalie immunologiche caratteristiche di
tale patologia.
Tornando al rapporto tra infezioni che innescano le malattie autoimmuni e la carenza di vitamina
D, l’articolo Association Between Acute Infectious Mononucleosis and Vitamin D
Deficiency1157 discute della carenza di vitamina D e dell’infezione da virus EB, entrambi fattori che
predispongono alla sclerosi multipla. Gli autori hanno scoperto che i pazienti che hanno contratto la

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19237723, articolo completo su


https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3447082/.
1151
Pubblicato Journal of Mycological Medicine 2016 Nov 16. pii: S1156-5233(16)30223-2 [Epub ahead of print],
autori Bouzid D, Merzouki S, Bachiri M, Ailane SE, Zerroug MM;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27865660.
1152
Pubblicato su Scientific Reports 2017 Jan 17;7:40599. autori Klassert TE, Bräuer J, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5240108/.
1153
Pubblicato su Journal of Dental Research 2012 Jul; 91(7): 666–670, autori H.Y. Sroussi, J. Burke-Miller, et al;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3383847/.
1154
Pubblicato su Journal of Infectious Diseases 2015 Aug 15;212(4):635-44, autori Lim JH, Ravikumar S, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25612733.
1155
Vedi 1,25-dihydroxyvitamin D3 modulates cytokine production induced by Candida albicans: impact of
seasonal variation of immune responses Pubblicato su Journal of Infectious Diseases 2011 Jan 1;203(1):122-30,
autori Khoo AL, Chai LY, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21148505.
1156
Pubblicato su Current Opinion in Rheumatology 2008 Sep;20(5):532-7, autori Kamen D, Aranow C;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18698173.
1157
Pubblicato su Viral Immunology 2016 Sep;29(7):398-400, autori Maghzi H, Ataei B, Khorvash F, Yaran M,
Maghzi AH.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27505106.
350
mononucleosi infettiva (malattia, ricordiamo, causata dall’infezione del virus EB) avevano livelli di
vitamina D molto più bassi rispetto alle persone del gruppo di controllo. I due fattori di rischio
potrebbero quindi anche essere correlati.
Similmente l’articolo Effect of high-dose vitamin D3 supplementation on antibody responses
against Epstein-Barr virus in relapsing-remitting multiple sclerosis1158 ci mostra come nei
pazienti di sclerosi multipla che assumono vitamina D (fino a raddoppiare il proprio livello ematico)
diminuisce la quantità di anticorpi al virus Epstein Barr, segno che l’infezione latente del virus
viene affrontata con successo dal sistema immunitario.
L’articolo The autoimmune risk gene ZMIZ1 is a vitamin D responsive marker of a
molecular phenotype of multiple sclerosis1159 mostra un legame tra la sclerosi multipla e certe
predisposizioni genetiche, che possono però essere inibite/mitigate da adeguati livelli di vitamina D,
ma che sono correlate anche alla presenza di anticorpi al virus EB.
Anche l’articolo The epidemiology of multiple sclerosis: insights to a causal cascade1160,
indica le cause della sclerosi multipla in una predisposizione genetica da una parte, e in due fattori
ambientali principali che la possono scatenare: la carenza di vitamina D e l’infezione da virus EB.
L’articolo What caused all these troubles, anyway? Epstein Barr virus in Sjögren’s
Syndrome re-evaluated1161 premette che alcuni virus della famiglia degli herpes causano una
infezione che dura per tutta la vita, che perdura sotto una forma cronica e latente. In tale forma
restano indisturbati senza che il sistema immunitario li identifichi e li distrugga, ma quando il virus
si riattiva il nostro sistema immunitario reagisce vigorosamente. Sebbene un’infezione latente si
possa trovare nel 95% delle persone, le manifestazioni cliniche del virus (quando si attiva o si
riattiva) quali la mononucleosi ed il linfoma di Burkitt, sono tutto sommato piuttosto rare. La
sindrome di Sjögren è una malattia infiammatoria autoimmune, che porta alla distruzione di alcune
ghiandole esocrine (ghiandole lacrimali e ghiandole salivari), e che presenta lacune somiglianze con
il lupus eritematoso sistemico, malattia per la quale già ci sono diversi indizi che sia correlata al
virus Epstein-Barr. Gli autori hanno scoperto che certe strutture ectopiche linfoidi, presenti nelle
ghiandole aggredite, possono essere un ambiente in cui il virus EB resta latente e poi si riattiva
innescando una reazione autoimmune a causa del meccanismo di mimetismo molecolare, e che il
virus (nei pazienti che soffrono di questa sindrome) tendono ad infettare proprio quei linfociti B che
producono gli anticorpi specifici all’interno delle suddette strutture.
L’articolo Inflammation and vitamin D: the infection connection1162 ci informa tra l’altro che i
recettori per la vitamina D (VDR, presenti in quasi ogni tipo di tessuto) possono essere sotto-
regolati a causa dell’azione di certi microbi che in tal modo abbassano le difese immunitarie
dell’organismo infettato: Mycobacterium tuberculosis, Mycobacterium leprae, virus Epstein Barr,
Aspergillus fumigatus (secerne una tossina capace di sotto-regolare i VDR dei macrofagi).
Anche gli altri virus della famiglia herpesviridae presentano generalmente fenomeni di latenza e
riattivazione, e sono “ottimi candidati” come possibili agenti causatori di malattie autoimmuni o
degenerative. Ed in effetti nella letteratura scientifica troviamo già alcuni studi in proposito.

1158
Pubblicato su Multiple Sclerosis 2016 Jun 20. pii: 1352458516654310. [Epub ahead of print], autori Røsjø E,
Lossius A, et al.; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27325604.
1159
Pubblicato su Journal of Autoimmunity. 2017 Jan 4. pii: S0896-8411(16)30284-0. [Epub ahead of print], autori
Fewings NL1, Gatt PN1, McKay FC1, Parnell GP1, Schibeci SD1;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28063629.
1160
Pubblicato su Handbook of Clinical Neurology 2016;138:173-206, autore Goodin DS;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27637959.
1161
Pubblicato su Arthritis Rheumatology. 2014 Sep; 66(9): 2328–2330, autori Harley JB, Zoller EE;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4203322/.
1162
Pubblicato su Inflammation Research 2014; 63(10): 803–819; autori Mangin M, Sinha R, Fincher K;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4160567/.
351
L’articolo Epstein-Barr virus and cytomegalovirus in autoimmune diseases: are they truly
notorious? A preliminary report1163, riferisce di uno studio su 1595 campioni sanguigni
provenienti da pazienti sofferenti da malati sofferenti di 23 differenti problematiche autoimmuni,
alla ricerca di antigeni contro EBV e CMV. Lo studio conferma l’importanza di tali agenti infettivi
nella genesi delle malattie autoimmune, in particolare viene proposta, in base ai dati ottenuti,
un’associazione tra EBV e polimiosite, oltre che Lupus Eritematoso sistemico, sindrome
antifosfolipidica, sclerosi multipla, pemfigo volgare, arterite gigantocellulare, granulomatosi di
Wegener e poliartrite nodosa. Nel sangue dei malati di Lupus Eritematoso Sistemico sono stati
trovati elevati anticorpi IgG al CMV.
L’articolo Cytomegalovirus reactivation after low-dose steroid treatment for hemolytic
anemia in a patient with primary Epstein-Barr virus infection1164. relaziona su un caso di
riattivazione del CMV dopo un trattamento con cortisonici a basse dosi, in un soggetto colpito da
una malattia autoimmune (anemia emolitica) sopravvenuta a sua volta come complicazione di una
mononucleosi dovuta ad infezione da EBV.
L’articolo Cytomegalovirus-induced immunopathology and its clinical consequences1165
afferma che il Cytomegalovirus umano (HCMV o CMV) può causare gravi malattie in pazienti con
sistema immunitario immaturo o depresso. Nel corso dell’infezione esso modula la risposta
immunitaria dalla persona infetta causando spesso disfunzioni del sistema immunitario,
dall’immunosoppressione a all’autoimmunità, e non sorprende che in diverse patologie autoimmuni
si osservi una infezione attiva da parte di tale virus; inoltre ci sono segnalazioni di malattie
autoimmuni il cui esordio è avvenuto in seguito ad una infezione primaria da CMV.
L’articolo specifica che questo virus della famiglia Herpesviridae può infettare molti tipi di
cellule umane, cellule endoteliali, muscolari, fibroblasti, neuroni, epatociti, trofoblasti,
monociti/macrofagi, e cellule dendritiche. A parte l’infezione primaria in un soggetto che non ha
mai contratto il virus, è possibile una reinfezione dovuta alla riattivazione del virus rimasto latente
dopo la risoluzione dell’infezione primaria, e una reinfezione causata da un ceppo differente di
CMV. Oltre alla riattivazione causata da una diminuita attività del’ sistema immunitario, è possibile
una riattivazione innescata dall’infiammazione, per esempio dal rilascio del fattore di necrosi
tumorali alfa (TNF)- α (come può succedere per esempio in malati di dermatite atopica). Altro
fattore che può innescare una riattivazione è la differenziazione di cellule progenitrici che
contengono il virus allo stadio latente.
Sempre il medesimo articolo ci informa che le malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn
e colite ulcerosa) possono essere correlate a infezioni da CMV, anche perché tale virus si replica
facilmente nelle cellule epiteliali della mucosa intestinale. Gli antigeni contro il CMV si trovano
abbastanza spesso nelle bioposie delle persone che soffrono di tali patologie, ma raramente le
analisi degli antigeni mostrano segni di replicazione del CMV (infezione/riattivazione), mentre è
abbastanza frequente una infezione attiva da CMV nel 20% - 40% dei casi di Colite Ulcerosa
refrattaria ai trattamenti con gli steroidi, il che mostrerebbe che il CMV peggiori lo stato
infiammatorio. Inoltre in una discrete percentuale di pazienti che soffrono di artrite reumatoide sono
state trovate trace di attività del virus CMV nel tessuto sinoviale.
L’articolo A high prevalence of cytomegalovirus antigenaemia in patients with moderate to
severe chronic plaque psoriasis: an association with systemic tumour necrosis factor alpha

1163
Pubblicato su Annals of the New York Academy of Sciences 2007 Jun;1108:567-77, autori Barzilai O, Sherer Y,
Ram M, Izhaky D, Anaya JM, Shoenfeld Y; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17894021.
1164
Pubblicato su Wien Klinische Wochenschrift 2007;119(13-14):435-7, autori Troselj-Vukic B, Milotic I, Milotic F,
Crnic-Martinovic M, Grahovac B; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17671826.
1165
Pubblicato su Herpesviridae. 2011; 2: 6, autori Stefania Varani, Maria Paola Landini;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3082217/.
352
overexpression1166 mostra che nei malati di psoriasi a placche medio-grave si sviluppa una
infezione subclinica sistemica da CMV che è associata ad alti livelli di TNF-α.
L’articolo Infections and autoimmunity: role of human cytomegalovirus in autoimmune
endothelial cell damage1167 suggerisce un meccanismo di mimetica molecolare tra proteine del
Cytomegalovirus e proteine delle cellule umane e ci informa che tale virus è correlato a patologie
quali la Sclerosi sistemica e l’aterosclerosi. L’abstract dell’articolo si chiude con la seguente frase:
Basandoci sui nostri dati, che dimostrano una relazione di causa-effetto tra CMV e
l’aggressione delle cellule endoteliali nella Sclerosi sistemica e nell’aterosclerosi
proponiamo che la risposta del sistema immunitario a particolari proteine del CMV
possa causare una autoaggressione per mezzo di un meccanismo di mimetismo
molecolare nei confronti di molecole normalmente espresse della superficie endoteliale
delle cellule.
Una conferma ci viene dall’articolo Induction of endothelial cell damage by hCMV molecular
mimicry1168 nel quale si precisa che l’infezione da CMV è stata implicata nell’insorgenza del danno
vascolare nella sclerosi sistemica e nell’aterosclerosi in base ad un meccanismo di mimetica
molecolare.
L’articolo Association of cytomegalovirus infection with autoimmune type 1 diabetes1169
relaziona sulla presenza di Cytomegalovirus nei globuli bianchi del 22% dei malati cui è stato
appena diagnosticato il diabete di tipo 1 e appena nel 2,6% di soggetti sani del gruppo di controllo.
Gli autori concludono che i loro risultati
suggeriscono che una infezione persistente di Cytmomegalovirus possa essere
rilevante nella patogenesi del diabete di tipo 1.
L’articolo The story of human cytomegalovirus and cancer: increasing evidence and open
questions1170 ci informa che il CMV può essere in qualche modo implicato in diversi tipi di cancro,
pur non essendone la causa scatenante. Secondo gli autori tale virus talora infetta le cellule tumorali
aumentandone la pericolosità.
L’articolo The Oncogenic Potential of Human Cytomegalovirus and Breast Cancer1171
asserisce che il CMV può causare gravi infezioni al feto e complicazioni acute e croniche in
individui con il sistema immunitario debilitato, e che il coinvolgimento di tale virus in
complicazioni infiammatorie può indicare anche un suo ruolo nella genesi del cancro.
L’articolo Cytomegalovirus and cancer of the prostate: in vitro transformation of human
cells1172, sebbene non si riferisca ad un esperimento in vivo, afferma che tale virus possa essere
oncogeno.
L’articolo Cytomegalovirus infection and cervical cancer: from past doubts to present
questions1173 ci informa di un’alta frequenza di cellule infettate dal virus nella cervice dell’utero di
1166
Pubblicato su British Journal of Dermatology 1999 Jul;141(1):94-102, autori Asadullah K, Prösch S, Audring H,
Büttnerova I, Volk HD, Sterry W, Döcke WD, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10417521.
1167
Pubblicato su Lupus. 2015 Apr;24(4-5):419-32, autori Dolcino M, Puccetti A, Barbieri A, Bason C, Tinazzi E,
Ottria A, Patuzzo G, Martinelli N, Lunardi C; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25801885.
1168
Pubblicato su Trends in Immunology 2005 Jan;26(1):19-24, autori Lunardi C, Bason C, Corrocher R, Puccetti A.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15629405/.
1169
Pubblicato su Lancet. 1988 Jul 2;2(8601):1-4, autori Pak CY, Eun HM, McArthur RG, Yoon JW;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2898620.
1170
Pubblicato su Neoplasia. 2009 Jan;11(1):1-9, autori Michaelis M, Doerr HW, Cinatl J;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4142708/.
1171
Pubblicato su Nanotoxicology. 2016; 10(5): 513–520, autori Wilding LA, Bassis CM, et al.;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4142708/.
1172
Pubblicato su Cancer Treatment Reports 1977 Mar-Apr;61(2):139-46, autori Geder L, Sanford EJ, Rohner TJ,
Rapp F; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/68820.
1173
Pubblicato su Acta Medica Portuguesa 2013 Mar-Apr;26(2):154-60, autori, Marinho-Dias J1, Sousa H;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23809748.
353
donne ammalate del relativo tumore, sebbene non vi siano ancora certezze se tale infezione sia
opportunistica o sia una possibile concausa della malattia.
Secondo l’articolo Detection of cytomegalovirus reactivation in cancer patients receiving
chemotherapy1174 la chemioterapia può essere facilmente causa di una riattivazione del CMV,
riattivazione non asintomatica, ma per fortuna auto-limitantesi nella maggior parte dei casi.

NB: alcuni siti menzionano come cura contro i virus erpetici


Echinacea 1 gr
Vita c fino a tolleranza
Zinco almeno 50 mg
L’echinacea però pouò creare problemi di squilibrio Th1/Th2 nelle persone che soffrono di
malattie autoimmuni. Inoltre c’è chi menziona l’efficacia dell’argento colloidale, sostanza alquanto
discussa (bisognerebbe innanzitutto procurarsi una forma di argento colloidale di buona
fabbricazione, ma ugualmente le naonoparticelle di argento potrebbero essere dannose per alcuni
tessuti e cellule del nostro organismo). Ci sono anche esperimenti in vitro sull’efficacia dell’estratto
di aglio contro alcuni virus erpetici, che ovviamente non garantiscono una analoga efficacia se il
principio attivo viene assunto per via orale; si tratta non di meno di risultati interessanti.

106 – La vitamina K2, i effetti benefici e danni da cerenza

Gli effetti benefici della vitamina K2 sono tanti quanto, al momento almeno, sconosciuti o non
riconosciuti (la ricerca scientifica che ne illustra l’importanza si sta accumulando sempre più negli
ultimi anni, ma le istituzioni non lo ammettono)
Se la vitamina D è notoriamente utile per l’assorbimento del calcio, servono infatti alcuni
cofattori di tale sostanza (particolarmente vitamina K2 e boro) per indirizzare correttamente il
calcio nelle ossa e nei denti invece che nei tessuti molli (come nei reni, con possibile effetto di
disfunzione dell’organo e/o di creazione di calcoli) e nelle pareti delle arterie. Di conseguenza
l’assunzione di vitamina K2 può essere una semplice quanto efficace chiave di volta per la gestione,
la prevenzione e la cura di problemi cardiovascolari e di varie problematiche relative alla salute di
denti ed ossa, e permette quindi di integrare meglio, più efficacemente e in maniera più sicura la
vitamina D (mantenendoci al sicuro da eventuali danni di eccessiva calcificazione).
Possiamo trovare prova di quanto su riportato nell’articolo scientifico Nutritional strategies for
skeletal and cardiovascular health: hard bones, soft arteries, rather than vice versa1175, e in
tutti gli articoli citati nelle referenze dell’articolo stesso. Gli autori consigliano tra l’altro di
assumere calcio dagli alimenti invece che dagli integratori, di assumere un adeguato ammontare di
proteine animali assieme ad un ammontare di 1 grammo di calcio al giorno preso però dagli
alimenti piuttosto che dagli integratori (anche perché occorre fare attenzione agli effetti dannosi che
può causare un eccesso di calcio). Viene consigliato inoltre,di aumentare l’assunzione di frutta e
verdura per alcalinizzare l’organismo e promuovere la salute delle ossa, aumentare il consumo del
potassio a scapito del sodio, mangiare cibi ricchi di vitamine K1 e K2, e possibilmente includere le
ossa nella dieta in quanto fonte di idrossipatite di calcio e di molti altri nutrienti necessari per la
costruzione dell’osso.
Quando si parla di assunzione di ossa, si intende di ossa di animali da derivazione biologica e
possibilmente che vanno al pascolo (ma non di maiale, anche se non viene specificato). Le ossa

1174
Pubblicato su Clinical Microbiology and Infection, 2008 Mar;14(3):221-7, autori Kuo CP, Wu CL, Ho HT,
Chen CG, Liu SI, Lu YT; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18070129.
1175
Pubblicato su Open Heart. 2016 Mar 22;3(1):e000325, autori O'Keefe JH, Bergman N, Carrera-Bastos P,
Fontes-Villalba M, DiNicolantonio JJ, Cordain L; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4809188/.
354
vanno bollite (in caso di pollo o coniglio circa 16-18 ore, in caso di manzo circa 24 ore) e verso la
fine si possono aggiungere cipolla e qualche verdura perr dare maggior sapore. La cosa migliore è
utilizzare una pentola pecifica per le cotture a fuoco lento e di lunga durata (slow cooker). Questo
brodo d’ossa è ricco di sostanze che aiutano a risanare l’intestino (la cresta e le zampe di gallina
contengono moltissimo collagene e sono utilissime per fare questo brodo).
Le vitamine del gruppo K sono ancora più importanti al giorno d’oggi soprattutto per due motivi.
Il primo è che una flora batterica benefica normalmente produce vitamina K,e trasforma la forma
K1 (assunta con i vegetali) nella forma K2, ma a causa di farmaci e cattiva alimentazione la disbiosi
intestinale è sempre più diffusa in tutto il mondo. Il secondo è che una delle tradizionali fonti di
vitamina K2, la carne, contiene tale vitamina solo se l’animale si nutre di erba o altri vegetali ricchi
della forma K1; se gli animali mangiano soia o mais, sono carenti di vitamina K1 e impossibilitati
quindi a compiere la trasformazione da K1 in K2 per mancanza di materia prima. È per questo che
una delle poche fonti di vitamina K2 rimangono attualmente le uova, ma ne servirebbero una
ventina al giorno per fornire una dose decente di tale sostanza. Questo spiega perché l’integrazione
di tale sostanza potrebbe diventare importante per molte persone.
L’unica fonte vegetale molto ricca è il natto, ottenuto dalla fermentazione della soia con il
bacillus subtilis1176. Purtroppo il natto ha un sapore decisamente ostico, e non si riesce a reperire
facilmente in Italia (è un prodotto tipico del Giappone); si può preparare una forma di natto anche
partendo da altri legumi come i fagioli oppure fermentando alcuni vegetali. Il natto è ricchissimo di
una forma di vitamina K2 detta MK-7, una molecola un po’ più lunga di quella della forma MK-4,
che tipicamente si trova nelle uova e nella carne degli animali che mangiano erba.
Ulteriori informazioni sono reperibili in inglese nell’articolo The ultimate K2 resource (che
suggerisce di utilizzare entrambe le forme di vitamina K2 per un maggiore beneficio)1177 o sui libri
Vitamin K2: The Missing Nutrient for Heart and Bone Health di Dennis Goodman, Vitamin
K2 and the calcium paradox di Kate Rheaume-bleue, e The Miraculous Results of Extremely
High Doses of the Sunshine Hormone Vitamin D3 di Jeff T. Bowles (dove si discute un
protocollo di assunzione di alte dosi di vitamina D3 e di dosi proporzionali di vitamina K2).
Una dose minima giornaliera è stimata intorno ai 100/200 microgrammi al giorno, ma c'è chi
consiglia 1000 microgrammi al giorno, specie se si assumono dosi relativamente alte di vitamina
D3 (10.000 al giorno), e c’è chi consiglia dosi proporzionalmente maggiori di K2 per chi assume
dosi ancora maggiori di D3. La vitamina K2 difficilmente può causare effetti collaterali se assunta
in dosi troppo alte, ma pare che assumendo vitamina D3 e K2 si possano avere problemi da carenza
di magnesio, e dal momento che questa sostanza è utilissima ed è per altro uno dei cofattori della
vitamina D, ha senso integrarlo assieme a vitamina D3, K2 e boro. Per mettere a posto problemi
articolari le suddette sostanze possono avere un ruolo importante, ma può essere necessario anche
un adeguato apporto di calcio. Ad ogni modo prima di affrontare una integrazione di qualsiasi tipo è
sempre consigliato consultarsi col proprio medico di fiducia.

1176
Ordinabile per esempio al seguente link http://www.nattostarter.com/nattostarter.php.
1177
Visionabile al link https://chrismasterjohnphd.com/2016/12/09/the-ultimate-vitamin-k2-resource/.
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