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PERCHE’ LA CHIESA

COME RAGGIUNGERE OGGI LA CERTEZZA SUL FATTO DI CRISTO

«Con quale metodo ho la possibilità di essere ragionevole nell’aderire alla proposta cristiana?».

Tre sono gli atteggiamenti culturali da cui emergono risposte


diverse.

1 – Un fatto del passato 


Il primo atteggiamento dei tre preannunciati può essere riassunto
così: «Gesù Cristo è un fatto del passato, così come lo sono stati Napoleone e Giulio Cesare».

Chiamiamo questo primo atteggiamento razionalistico.

Il razionalismo è l’abolizione della categoria della possibilità: se


infatti è possibile solo quanto è misurabile, viene negata la vera
categoria del possibile.

L’atteggiamento razionalista riduce il contenuto del messaggio cristiano


prima di averlo preso in considerazione.

L’annuncio cristiano è che Dio si è reso presenza umana, carnale, dentro la


storia.
Affrontare tale annuncio con quello che abbiamo chiamato
atteggiamento razionalistico equivarrebbe a svuotare di contenuto
il messaggio cristiano; equivarrebbe a dire: per verificare se
veramente Gesù Cristo è Dio presente, il metodo è ributtarlo in
una lontananza così come era il divino prima che si facesse
uomo, ributtarlo in una assenza dal presente.

Cadono i termini del problema.

Se dunque l’annuncio cristiano dice:

«Dio si è reso presenza», l’atteggiamento razionalistico lavora


sull’ipotesi dell’assenza.

2 – Una illuminazione interiore 


Affrontiamo ora il secondo atteggiamento: si tratta della posizione
protestante, che è profondamente religiosa e come tale percepisce con
chiarezza la distanza sterminata che c’è fra l’uomo e Dio: Dio, il
diverso, l’altro, il Mistero.
Per questo l’uomo religioso vive intensamente la categoria della
possibilità.

(Per il protestantesimo) Dio si è reso presente solo in un punto,


Cristo.
Ma, allora, come oggi l’uomo potrà raggiungere la certezza di questa
presenza, la verità di tale esperienza?
L’uomo vi è impotente, trattandosi fatalmente di un mistero.

E’ lo Spirito stesso di Dio che illumina il cuore e, per ispirazione, fa “sentire” la
verità della persona Gesù.

Si tratta di un riconoscimento attraverso una esperienza interiore.

È questo il fulcro dell’atteggiamento protestante.


Del resto, questo atteggiamento culturale è quanto di più facile e
apparentemente più comprensibile anche per i cattolici.

Di fronte a ciò che non si «sente» si è freddi e perplessi, di


fronte a ciò che si «sente» si è sicuri e fiduciosi.

Se si assume questo criterio, ognuno è giudice di sé


stesso, ognuno è profeta di sé stesso.
Esiste una pericolosa identità tra i due atteggiamenti
(razionalismo e protestantesimo):

il denominatore comune è un ultimo soggettivismo.

L’annuncio cristiano è un fatto integralmente umano secondo tutti i fattori


della realtà umana, che sono interiori ed esteriori, soggettivi ed oggettivi.

L’atteggiamento protestante annulla questa integralità, riduce l’esperienza


cristiana a esperienza meramente interiore.

Lo sguardo ortodosso cattolico 


3 – 

Il terzo atteggiamento […] l’ho chiamato ortodosso-cattolico perché sia


l’ortodossia sia il cattolicesimo vivono la medesima convinzione.

È un atteggiamento che realizza tutta la tradizione.


L’avvenimento cristiano [ … ] si è presentato come la notizia,
l’annuncio di Dio, del Mistero che si è fatto «carne»,
presenza integralmente umana.

Un presenza integralmente umana perciò implica il metodo dell’incontro,


dell’imbattersi con una realtà esterna a sé, è presenza oggettiva
eminentemente incontrabile, che percuote il cuore, ma che si trova «fuori»
di sé:

il termine «incontro» ha un aspetto esteriore decisivo come quello


interiore.

Perfino quando Gesù era nel vivo della sua attività terrena, il suo
avvenimento assumeva una forma che non si identificava solo con la
fisionomia fisica della sua persona, ma anche con la fisionomia della
presenza di coloro che credevano in Lui, sì da essere inviati da Lui
a portare le sue parole, a ripetere i gesti portentosi,

a recare cioè la salvezza ch’era la Sua persona.


L’atteggiamento ortodosso-cattolico indica questo come il metodo
per raggiungere Gesù Cristo.

Perché la presenza di Cristo nella storia, proprio come fisionomia,


perdura visibilmente come forma incontrabile nella unità dei credenti.

Storicamente parlando questa realtà si chiama


«Chiesa», sociologicamente parlando «popolo di
Dio», ontologicamente parlando, cioè nel senso profondo del termine,
«Corpo misterioso di Cristo».

L’energia con cui Cristo è destinato a possedere tutta la storia e


tutto il mondo […]

afferra il credente in modo tale da assimilarlo come parte del


mistero della Sua stessa persona.
La verità diventata carne, un Dio fatto presenza che anche dopo settanta,
cento, duemila anni, ti raggiunge attraverso una realtà che si vede,
si tocca, si sente.

E questa è la compagnia dei credenti in Lui.

È incontrando l’unità dei credenti che ci si imbatte


letteralmente in Cristo;
incontrando la Chiesa, secondo l‘emergenza fissata dallo Spirito.
E per incontrare la Chiesa io devo
incontrare degli uomini, in un ambiente.
Non esiste la possibilità di incontrare la Chiesa universale nella
sua interezza, è una immagine astratta:

s’incontra la Chiesa nella sua emergenza locale e ambientale


(parrocchia, oratorio, scuola……).

L’atteggiamento ortodosso-cattolico concepisce


l’annuncio cristiano come invito a una esperienza
presente integralmente umana, un incontro oggettivo con la
realtà umana oggettiva, profondamente
significativa per l’interiorità
dell’uomo, provocativa a un senso e a un cambiamento della vita,
perciò invadente il soggetto, provocativa a un senso e a
un cambiamento secondo coerenza con l’esempio
originale.
Anche duemila anni fa l’avvenimento cristiano era l’imbattersi in una
realtà oggettiva.

Ecco perché esiste la Chiesa!!!

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