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per il giornalismo: il

libro-intervista curato da
Silvana Mazzocchi
a cura di redazione Cultura

Giovedì 10 novembre alle 17 la presentazione del


volume a Roma. Intervengono, oltre all'autrice,
il direttore dell'Ansa Luigi Contu, il segretario
generale Fnsi Raffaele Lorusso e Stefano Lepri.
Modera Giancarlo Tartaglia

C'è un nome che tutti i giornalisti, da almeno sessanta o


settant'anni a questa parte, conoscono bene. Perchè non ce
n'è uno che non abbia tratto insegnamenti da lui, di
presenza se è stato fortunato, oppure attraverso i libri che ha
studiato per conquistare l'agognato tesserino bordeaux,
quello da "professionista".

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Partigiano, difensore della libertà di stampa e maestro di


giornalismo, Sergio Lepri (Firenze, 24 settembre 1919 –
Roma, 20 gennaio 2022) - storico direttore dell'agenzia
Ansa – ha lasciato il segno e un'importante eredità culturale
a generazioni e generazioni di giornalisti. Non solo una
professione - giornalista professionista dal 1945 – ma una
vera e propria vocazione. «I giornalisti cambiano insieme
alla società in cui operano», dichiara il giornalista fiorentino

nell’intervista contenuta nel libro La mia vita da


giornalista, curato da Silvana Mazzocchi - scrittrice e
giornalista, firma storica di Repubblica.

Da sinistra Giancarlo Tartaglia, Segretario Generale della Fondazione Paolo Murialdi,


Sergio Lepri, Paolo Serventi Longhi già Segretario Generale della Federazione della
Stampa e Ra aele Lorusso, Segretario Generale Fnsi 

Di mutamenti di società, Sergio Lepri, ne ha vissuti davvero


molti. Entra nel mondo del giornalismo sin da giovane,
facendo parte di quella generazione che ha rinnovato con il
suo contributo la cultura e il giornalismo stesso. «Il
giornalismo ci attirava e ci appariva uno strumento
importante per contribuire al progresso. Il giornale poteva e
doveva assumersi il compito di far conoscere le idee dei
partiti». Questa generazione di giornalisti si poneva come
obiettivo quello di spiegare le ideologie, strane e
affascinanti, di cui la gente sapeva poco o niente. Scoprirono
che il giornalismo era un servizio per i cittadini e che questa
professione aveva delle responsabilità di carattere sociale e
politico.

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«L’ho intervistato quando aveva già compiuto cento anni –


racconta Silvana Mazzocchi – Per me, come per la maggior
parte dei giornalisti della mia generazione, Sergio Lepri era
un mito. Rigoroso e fedele ai principi di obiettività
dell’informazione, ma anche moderno e capace di guardare
al futuro senza pregiudizi e senza riserve. Ha risposto per
ore a ogni domanda, ha ripercorso la sua vita e la sua

ff

passione per il giornalismo, ha usato l’arte dell’ironia. Il suo


racconto è una cronaca dell’Italia del Novecento, dalla
Liberazione alla fine del Millennio, vista con l’occhio di un
maestro di professionalità e deontologia».

In La mia vita da giornalista - con l’introduzione di


Giancarlo Tartaglia (già direttore della Federazione
Nazionale della Stampa Italiana e segretario generale della
Fondazione sul giornalismo “Paolo Murialdi”) - Sergio Lepri,
tra ricordi e aneddoti, racconta della sua vita professionale
che non di rado tende a fondersi con quella personale.
Infatti, il giornalista fiorentino è il perfetto esempio di colui
che lavora, con e per passione, per una missione; questo lo
dimostra anche il fatto che ha continuato a insegnare alla
Luiss Guido Carli di Roma fino all’età di 86 anni e che fino a
quando ha potuto – muore all’età di 102 anni – ha
continuato a scrivere e aggiornare il suo sito.

Prima vicino al Partito d’Azione e poi al Partito Liberale,


l’amore di Sergio Lepri per il giornalismo trovò espressione
prima con il foglio clandestino L’Opinione durante la
Resistenza, di cui fu l’artefice, e poi con l’assunzione da
parte di un giornale finalmente libero, (anche se la guerra
non era ancora finita), che era la Nazione del Popolo,
quotidiano di informazione pubblicato dal Comitato di
liberazione nazionale toscano, avviato alle stampa il giorno
stesso della Liberazione di Firenze, l'11 agosto 1944.
Soprattutto dal 1961 al 1990 è stato il direttore responsabile
dell'Ansa e, in questi trent’anni, Sergio Lepri ha fatto
diventare questa agenzia una delle più prestigiose al mondo.
Quello dell’Ansa, nata solo nel gennaio del ’45, era ed è
tutt’ora un giornalismo differente dagli altri: un giornalismo

di informazione completa e imparziale. E questo era il vero


credo di Sergio Lepri: l’imparzialità dell'informazione.

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