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Elettronica Delle Telecounicazioni
Elettronica Delle Telecounicazioni
Introduzione
Le condizioni per cui si hanno oscillazioni sono governate dal Criterio di Barkhausen:
AMPLIFICATORI A BJT
o Polarizzazione
Lo stadio di polarizzazione che adotteremo in questo amplificatore è quello ad alimentazione singola, ciò
significa che si utilizza l’alimentazione del circuito per polarizzare lo stadio di ingresso dell’amplificatore,
questo si fa attraverso un semplice partitore di tensione realizzato con due resistori.
La polarizzazione di un amplificatore bjt serve per stabilire il punto di funzionamento statico in una
determinata posizione della caratteristica in modo tale che la componente di segnale possa oscillare in
un range di valori tali da garantire una buona amplificazione del segnale di ingresso.
Lo schema di principio di questo amplificatore è il seguente:
Dove ed sono i resistori che realizzano il partitore di tensione in ingresso, è l’impedenza posta sul
collettore mentre è l’impedenza posta sull’emettitore. L'indipendenza e in particolare la resistenza
posta in emettitore consente di rendere la corrente di emettitore indipendente da β.
Lo scopo del partitore di tensione in ingresso è quello di garantire una corrente di ingresso calcolabile,
prevedibile, insensibile alle variazioni di temperatura ed alle variazioni del parametro β (guadagno di
corrente diretto).
Attraverso alcune considerazioni si può sostituire la maglia di ingresso con il suo equivalente di Thevenin.
Calcoliamoci la corrente
Sostituendo otteniamo
Affinché la corrente sia insensibile alle variazioni di temperatura e del parametro β il circuito deve
soddisfare le seguenti condizioni.
La condizione assicura che le piccole variazioni di siano assorbite dalla più grande tensione .
La però non può essere troppo elevata perché aumentando troppo la tensione sulla base si rischia di
polarizzare direttamente la giunzione base-collettore mandando il bjt in saturazione. Nel contempo si vuole
un guadagno elevato con una elevata. La condizione rende la corrente insensibile alle anche
grandi variazioni di β, tale condizione si soddisfa tenendo basi i valori di e , tali che la corrente che
circola nel partitore sia . Tutto ciò rende la ricerca del punto di funzionamento statico
abbastanza difficile perché bisogna accettare alcuni compromessi.
In queste condizioni la corrente di emettitore è pressoché insensibile alle variazioni di β, valori notevoli di
progetto impongono
Il modello in figura presenta il transistor come un generatore controllato in tensione include la resistenza
della base in ingresso . Le equazioni che governano il modello sono
L’analisi può essere condotta anche attraverso un modello equivalente che vede il transistor come un
generatore di corrente controllato da una corrente
Se allora si può
Notiamo che il guadagno dell’amplificatore è negativo quindi si tratta di una configurazione invertente.
Per avere un controllo indipendente tra guadagno e punto di lavoro il carico viene considerato come segue
Modificando il carico in questo modo abbiamo che nella condizione di ricerca del punto di lavoro e quindi in
regime di corrente continua il condensatore si comporta come circuito aperto e il blocco si riduce alla serie
tra . Il guadagno invece si calcola considerando la tensione di ingresso che è un segnale variabile nel
tempo, quindi a frequenze tali da rendere il condensatore come un corto. In queste circostanze la corrente
passa tutta in , il guadagno sarà quindi:
o Dinamica di uscita
Per valutare la dinamica di uscita bisogna considerare il funzionamento del transistore nelle due condizioni
limite: Interdizione e saturazione. Si calcola dapprima il a vuoto (unico carico la
). Da questa il calcolo con un carico esterno prevede l’applicazione della regola del partitore di
tensione. Siccome la dinamica a vuoto è uguale a valutiamo quest’ultimo termine ( ) nelle due
condizioni limite.
Il circuito semplificato per l’uscita consiste nel seguente
- Nella condizione in cui il BJT è in interdizione la corrente quindi non vi è caduta di tensione e
in uscita abbiamo la tensione .
In regime dinamico la tensione è il blocco composto da la serie tra il resistore e il parallelo tra
il condensatore (considerato come un generatore di tensione) , ed il resistore . In dinamica
il condensatore è considerato come un cortocircuito quindi la corrente passa tutta in quest'ultimo.
o Banda passante
Un amplificatore deve essere progettato in modo tale da limitare la banda passante alle sole frequenze di
interesse, questo per evitare di introdurre rumore o segnale fuoribanda. La scelta della banda passante va
fatta in base agli scopi di utilizzo e si ottiene introducendo elementi reattivi all’interno del circuito, bisogna
fare in modo altresì di utilizzare elementi reattivi introdotti appositamente per lo scopo senza dover basarsi
su gli elementi reattivi parassiti interni al dispositivo BJT i quali sono poco noti ed estremamente volubili.
In linea di principio per filtrare una componente a bassa frequenza c’è bisogno di un passa-alto mentre al
contrario per eliminare componenti in alta frequenza c’è bisogno di un filtro passa-basso.
I componenti reattivi responsabili della limitazione di banda del nostro amplificatore CE sono stati introdotti
come illustrato in figura.
Per differenziare ulteriormente il comportamento dei vari condensatori all’interno del circuito è opportuno
ricondursi a condensatori che hanno costanti di tempo separate e cioè quando sono posti in maglie differenti
(es: i condensatori e possono interagire tra loro per determinare per determinare la frequenza di taglio
inferiore perché entrambi passa-alto) o che originano costanti di tempo molto differenti tra loro. Le
condizioni di separabilità dipendono dalla:
1) Topologia del circuito
2) Dal valore dei singoli componenti e quindi dalla loro costante di tempo
Per determinare la frequenza di taglio di un condensatore bisogna individuare la resistenza equivalente vista
ai capi di quest’ultimo. La ricerca delle resistenze equivalenti viste rispettivamente da ogni condensatore
preso singolarmente si conduce attraverso lo studio del circuito equivalente a π.
- Si ragiona un condensatore per volta quindi si pongono le capacità degli altri condensatori a ∞
- Si cortocircuitano tutti i generatori di tensione e si aprono i generatori di corrente
- Si cerca la resistenza equivalente vista ai capi del condensatore in esame
Nel calcolo della resistenza equivalente vista da si è omessa la presenza della resistenza vista
dell’emettitore in base.
La corrente è pari a
Da cui
Ponendo
Passiamo alla ricerca della frequenza di taglio introdotta da , cerchiamo la resistenza equivalente vista ai
capi della capacità
(da finire)
Nel circuito adottato fin ora si è polarizzato l’ingresso con una corrente derivante da un partitore resistivo il
quale condizionava anche la corrente di emettitore attraverso la , il partitore resistivo oltre ad essere un
elemento passivo che consuma una discreta potenza statica, è anche molto ingombrante a livello circuitale, si
è pensato quindi di montare un generatore di corrente a livello dell’emettitore costruito con uno specchio di
corrente, costruito con due transistori.
Essendo le correnti di base di questi transistori tutte uguali e trascurabili rispetto a allora la di sarà
pari a ; ponendo la corrente di saturazione di allora avremo
Per costruzione gli altri transistori possiedono la medesima , quindi indicando con la corrente di
saturazione dell’i-esimo transistore avremo.
Abbiamo supposto però che la corrente di emettitore è indipendente dal parametro β questo è valido solo se
il numero di transistori utilizzati è di ordine inferiore al valore di β, ricordando la
Abbandonando l’ipotesi di linearità non possiamo più studiare il circuito in maniera classica, anche lo studio
delle frequenze non può essere svolto attraverso i diagrammi di Bode, ma dobbiamo studiare la risposta
spettrale e confrontare quindi lo spettro del segnale di ingresso con quello d’uscita.
Analizziamo adesso il funzionamento di un amplificatore ad emettitore comune rimuovendo l’ipotesi di piccolo
segnale che ci permetteva di utilizzare modelli lineari.
Quindi in assenza di segnale perché filtrata dal condensatore di bypass, la tensione all’emettitore sarà
Poniamo
Quindi la corrente di collettore sarà
Dove è una componente continua, una fondamentale e armoniche generate dal termine , possiamo
raggruppare la corrente continua in un unico termine.
Avremo quindi
L’ampiezza delle componenti che costituiscono la sommatoria dipende quindi dal rapporto
Ricaviamoci adesso la tensione di emettitore
La tensione sull’emettitore dipende anche dal segnale in ingresso, non perché compare una componente di
segnale in emettitore ma bensì perché la componente di segnale modifica la giunzione base-emettitore
influendo anche sulla tensione di emettitore in maniera non lineare, e di ciò ne abbiamo tenuto conto.
Ricordiamo che
E che la transconduttanza per piccolo segnale si definisce come
Dove
È la transconduttanza per ampio segnale, essa dipende dal punto di lavoro attraverso la e dall’ampiezza
del segnale di ingresso attraverso la x. Questo parametro non è lineare perché ad una variazione dell’ingresso
non corrisponde una variazione proporzionale dell’uscita.
Osservando il grafico la curva parte dal valore 1 e per valori di x<<1 il sistema si comporta come un
amplificatore e valgono le considerazioni fatte per piccolo segnale. La curva successivamente transita per un
tratto lineare che varia tra 1 e7 circa, tale zona è detta di “zona di compressione del guadagno” dove
all’aumentare della x il guadagno decresce in maniera inversamente proporzionale, cioè all’aumentare della
tensione di ingresso abbiamo una diminuzione del guadagno l’amplificatore si trasforma in un limitatore.
Un modo per mitigare la distorsione armonica presente in uscita, è quello di inserire un resistore in
emettitore
L’effetto che introduce tale resistore è quelli di abbassare la tensione sulla giunzione base-emettitore, e
quindi di abbassare la tensione di ingresso.
Dal momento che stiamo ragionando con componenti di segnale sappiamo che i generatori di tensione sono
cortocircuitati mente quelli di corrente sono staccati quindi possiamo scrivere , sostituendo
abbiamo
Un altro metodo per eliminare la distorsione armonica, permettendoci di selezionare la frequenza e quindi in
genere l’armonica fondamentale è quello di sostituire al semplice carico un gruppo RLC
Come sappiamo il segnale di uscita in questo caso avrà un contenuto di armoniche spurie i cui coefficienti sono
rappresentati dalle funzioni di Bessel del 1° ordine.
1) Semplice amplificatore: in questo caso il circuito risonante è accordato alla frequenza del segnale di
ingresso che viene amplificata eliminando le armoniche indesiderate
2) Come moltiplicatore di frequenza: in questo caso il circuito risonante è accordato su una delle
armoniche del segnale quindi l’amplificatore è progettato per introdurre una forte distorsione mentre il
filtro RLC si accorda alla frequenza dell’armonica desiderata attenuando le atre.
IL RUMORE ELETTRONICO
o Introduzione
Nei circuiti elettronici, soprattutto quando la potenza dei segnali in gioco è molto bassa, è necessario
condurre un'analisi sulle componenti di rumore.
In molti casi il rumore si studia come componente additiva al segnale, in questo caso studieremo anche le
circostanze per cui è il circuito stesso ad introdurre componenti di rumore.
Per rumore definiamo tutto ciò che si somma involontariamente al segnale di interesse, il rumore si aggiunge
al segnale attraverso le sorgenti esterne oppure viene introdotto dal circuito che stiamo analizzando. Lo
studio del rumore è di particolare interesse perché ci dice quale è l’ampiezza minima o limite inferiore di un
segnale che possiamo trattare, in pratica se l’ampiezza del segale di interesse è minore del livello di rumore
introdotto allora non sarà possibile manipolarlo. Il rumore determina anche un limite superiore per il
guadagno di un amplificatore, effettivamente se il rumore si somma al segnale utile, anche esso sarà
Sorgenti di rumore
L’effetto del rumore granulare può essere rappresentato, nel circuito equivalente del diodo per piccolo
segnale, attraverso un generatore di corrente in parallelo al diodo
2) Rumore termico
Il rumore termico si riscontra nei circuiti perché dovuto alla agitazione termica degli elettroni, i quali
generano calore. Il rumore termico è proporzionale alla temperatura T, tale fenomeno si modella in un circuito
attraverso un generatore di tensione serie al resistore o un generatore corrente parallelo al resistore.
3) Rumore Flicker
Si tratta di un rumore che si manifesta principalmente in tutti i dispositivi attivi e in alcuni elementi discreti
passivi, come i resistori al carbonio. Il rumore flicker si manifesta nei dispositivi a semiconduttore attivi
come il bjt specialmente nella giunzione base-emettitore dove si crea la regione di svuotamento, all’interno di
questa regione possono esserci contaminazioni cristalline chiamate “trappole” le quali intercettano e
rilasciano i portatori in maniera casuale, questo genera una forma di rumore la cui energia è concentrata alle
basse frequenze. Il rumore flicker è sempre connesso ad un passaggio di corrente e presenta una densità
spettrale della forma:
4) Rumore Buster
E’ un genere di rumore che si manifesta sempre a basse frequenza che si riscontra in alcuni circuiti integrati
e transistori discreti. Le cause di questo rumore non sono ancora completamente note, se bene è stato
dimostrato che la causa di questo rumore è generata dalla contaminazione di ioni di metalli pesanti, di fatti i
dispositivi drogati con oro mostrano livelli molto alti di rumore buster.
dove
C è una costante compresa nell’intervallo
è una costante caratteristica di un particolare dispositivo
è una particolare costante caratteristica di un determinato processo di rumore
Abbiamo sommato i contributi di tensione e corrente grazie all’ipotesi di bassa correlazione tra di essi.
La densità spettrale di potenza ci permette di calcolare il livello di potenza di un generatore di rumore
mediate una integrazione su tutte le frequenze:
Se vogliamo confrontare il rumore con il livello di tensione o corrente del segnale in uscita si passa al valore
efficace della potenza di rumore.
Dove al numeratore ci sono le sorgenti del segnale in ingresso alla rete, mentre al denominatore ci sono
contributi dovuti alla sorgente e alla rete stessa in uscita.
guadagno di potenza.
guadagno di tensione o corrente.
Nell’ultima abbiamo il numeratore che rappresenta il rumore prodotto dalla rete in uscita, mentre al
denominatore il rumore introdotto dalla sorgente in uscita quindi amplificato dalla rete. Questo rapporto è
sempre maggiore di uno, e più è grande il valore più è grande il rumore che la rete introduce. Capiamo che la
figura di rumore è un parametro intrinseco della rete, esso misura come la rete degrada il segnale. Di seguito
analizziamo una rete composta da n stadi in cascata ognuno con una propria figura di rumore e un proprio
guadagno:
In cui i guadagni indicati si riferiscono alle condizioni di adattamento, si tratta cioè dei guadagni di potenza
disponibile (stiamo ipotizzando una situazione di completo adattamento della rete). Dall’espressione si capisce
che nel calcolo della figura di rumore entrano in gioco maggiormente i primo stadi perché i successivi sono via
via attenuati di un fattore pari al quadrato del guadagno degli stadi precedenti.
Consideriamo una cascata composta da due stadi di cui il primo è un amplificatore ed il secondo un
attenuatore, quindi ed il secondo è un attenuatore con , la figura di rumore complessiva sarà:
Si capisce quindi che l’inserzione dell’attenuatore si ripercuote in maniera molto pesante sulla
figura di rumore complessiva, indipendentemente dal fatto che possa essere di per se rumoroso:
l’attenuazione da esso introdotta si traduce tutta in peggioramento della figura di rumore.
La posizione in cui viene messo lo stadio attenuatore risulta allora determinante per la resa in
termini di rumore dell’intera rete. Se quindi c’è una posizione dove lo stadio attenuatore potrà essere
collocato è dove il proprio effetto risulterà ridotto da un alto guadagno realizzato dagli stadi precedenti: in
genere più a valle è messo e meno effetti negativi avrà. Se quindi c’è una posizione dove
lo stadio attenuatore potrà essere collocato è dove il proprio effetto risulterà ridotto da un alto
guadagno realizzato dagli stadi precedenti: in genere più a valle è messo e meno effetti negativi
avrà.
In tale modello sono state incluse le sorgenti interne di rumore, definite come segue
[ ]
[ ]
[ ]
La rappresenta una sorgente di rumore di grande peso, si cerca per questo di lavorare con
processi a basso valore di (10 Ω÷50 Ω). La introduce il cosiddetto rumore shot della
corrente di base, rappresentato dal primo addendo della e di valore dominante, mentre
gli altri due addendi, determinanti rispettivamente il rumore flicker e il rumore burst, offrono un
contributo irrilevante alle alte frequenze; infine la , come la , dà luogo al rumore shot. Riportando le
sorgenti tutte in ingresso si ha:
Ovvero
Questa espressione mostra bene come la figura di rumore del transistore sia dipendente anche
dalla sorgente tramite la in effetti è una dipendenza molto forte e sarà sfruttata in seguito per
ottenere amplificatori a basso rumore.
Con queste reti possiamo variare la resistenza vista dal BJT ( ), ma allo stesso tempo anche
quella vista dalla sorgente ( ). Le reti sono infatti simmetriche e l’adattamento ad entrambi i lati è
automatico, se lo garantisco in uscita alla rete l’ho automaticamente garantito anche in ingresso e
viceversa, ovvero:
In queste reti vanno evitati gli elementi resistivi perché rumorosi di per se stessi, si usano allora
solo induttori e condensatori che tra l’altro debbono essere il più ideali possibili per contribuire
poco al rumore ( loss-less vuol infatti dire senza perdite, ovvero con elementi ideali) .
Con le reti loss-less modifichiamo la resistenza vista dal BJT che sarà adesso , garantendo
l’adattamento. Sostituendo dunque = nella e sapendo che si trova la
nuova figura di rumore che vale in queste condizioni:
Si nota subito che questa espressione è sicuramente maggiore di 3/2 , tradotto in dB abbiamo in
pratica un limite teorico inferiore di:
Questa è una figura di rumore medio-bassa, ma al di sotto della quale non possiamo scendere
con l’approccio dell’adattamento. Inoltre nel ricavarla abbiamo trascurato diverse componenti di
rumore come quelle ad alte frequenze (che possiamo stimare intorno ai 2 dB), quelle introdotte dalle
reti loss-less (altri 2 dB), ed altre dovute alla non idealità degli elementi (ulteriori 2 dB), per cui alla
fine difficilmente potremo raggiungere una figura di rumore inferiore 2.3 dB.
Questo è già un valore eccessivo per le applicazioni a basso rumore, dobbiamo allora cambiare
approccio e abbandoneremo momentaneamente il problema dell’adattamento.
Si nota che dipende tra l’altro da , questo è un parametro particolare che invece di
dipendere direttamente dalla corrente di collettore, dipende invece dalla densità di corrente:
Dove è l’area dell’emettitore, ovvero l’area attiva del dispositivo all’interno della quale scorre tutta la
corrente del BJT, troviamo quindi per la un grafico in funzione della densità di corrente che risulta
essere il seguente.
Con un coefficiente pari a 2/3 per MOS a canale lungo, ma maggiore per MOS a canale corto (ad esempio è
2.5 per canali lunghi 0.25mm).
Dove K dipende dal processo di fabbricazione ed è dell’ordine di 10-25 V2F, con banda di 1 Hz.
Il legame è inversamente proporzionale a WL, quindi si tende a progettare componenti ad ampia area di Gate.
o Introduzione
Nello studio di circuiti in RF ci si deve preoccupare delle situazioni in cui generatore e carico siano collegati
da una linea di trasmissione, intendendo con ciò una linea di lunghezza non trascurabile rispetto alla
lunghezze d’onda effettive che vi transitano. In tal caso diventano fondamentali i concetti di “adattamento
di impedenza” e “massimo trasferimento di potenza”.
o Linee di trasmissione
Nelle comuni applicazioni a bassa frequenza ci si è sempre preoccupati del trasferimento del
segnale da uno stadio al successivo cercando di preservare quanto più possibile l’ampiezza del
segnale di uscita. In altre parole, si è cercato sempre di far seguire ingressi ad alta impedenza a stadi
con uscite “in tensione” e ingressi a bassa impedenza ad uscite “in corrente”.
Per adempiere a questi scopi si è lavorato sempre in situazioni di massimo disadattamento,
almeno nel senso classico che viene dato a questo termine, con riferimento cioè al ben noto teorema
del “massimo trasferimento di potenza”. Si è separato quindi il concetto di trasferimento di segnale
da quello di trasferimento di potenza, anche perché nelle tipiche condizioni di lavoro a bassa
frequenza vi può essere trasferimento di segnale pur non essendovi assolutamente un trasferimento
di potenza (basta pensare ad un generico stadio di ingresso a mosfet che riceve e trasferisce un
livello di tensione senza per questo aver assorbito potenza dalla sorgente).
Tutte le volte che in una linea transitano dei segnali aventi lunghezze d’onda confrontabili con le dimensioni
della linea stessa, si è in presenza di linee di trasmissione e quindi di circuiti a parametri distribuiti. Questo
perché il campo elettromagnetico associato al segnale non si mantiene costante, ma varia lungo la linea, per
cui se calcoliamo la d.d.p. in due punti distinti della linea questa non sarà nulla come nel caso statico.
o La costante di propagazione
Considerata una linea di trasmissione, si definisce la costante di propagazione :
in cui è una costante di attenuazione, indice delle perdite nella linea, e è una costante di fase,
definita come:
Il parametro è la già citata lunghezza d’onda effettiva nel mezzo in esame, data da
Dove : lunghezza d’onda nel vuoto mentre : costante dielettrica del mezzo.
Dove
Δz: Unità di lunghezza della linea o
R: Resistenza per unità di lunghezza
L: Induttanza per unità di lunghezza
C: Capacità per unità di lunghezza (in una linea di trasmissione composta da due conduttori
interessati da campo elettromagnetico e separati da un isolante).
G: Conduttanza per unità di lunghezza (i conduttori sono isolati da un dielettrico che per sua
natura non è perfetto ed è soggetto a perdite e quindi ha una sua conducibilità)
R,L,C e G sono parametri distribuiti di una linea, essi prendo il nome anche di costanti primarie.
Il circuito a parametri distribuiti che abbiamo modellato in figura tiene conto del fatto che; all’aumentare
della distanza percorsa dal segnale per via dell’effetto resistivo e dell’isolamento non perfetto del
dielettrico, si ha un’attenuazione del segnale, mentre per via degli effetti capacitivo ed induttivo si ha uno
sfasamento del segnale. Questi effetti sono proporzionali alla lunghezza della linea, si dimostra che
l’ampiezza del segnale diminuisce esponenzialmente all’aumentare della lunghezza della linea, mentre lo
sfasamento in ritardo aumenta linearmente con la lunghezza.
Tornando al modello, abbiamo che:
Operando il differenziale rispetto a di queste equazioni otteniamo le Equazioni delle linee nel dominio dei
fasori.
Dove e sono coefficienti complessi incogniti che si determino una volta assegnate le condizioni al
contorno. Derivando l’equazione della tensione delle linee si ottiene un parametro fondamentale che è
l’impedenza caratteristica della linea
Da cui si ricava
Con questa possiamo quindi esprimere tensione e corrente ad una qualsiasi ascissa z, in funzione
dell’impedenza caratteristica della linea e dell’impedenza del carico .
Possiamo a questo punto ricavarci l’impedenza vista dal generatore ad ascissa z=0 attraverso:
Una linea di trasmissione è loss-less (senza perdite) quando cioè quando si possono
trascurare le conduttanze “parallelo” e le resistenze “serie” distribuite nella linea.
Nella pratica il valore di α è comunque talmente basso da poter essere trascurato (ma non per il
calcolo della figura di rumore), perciò la costante di propagazione diventa puramente complessa:
Se non si è in queste condizioni allora occorre valutare la potenza trasferita dalla sorgente alla linea
Se la linea è senza perdite la potenza trasferita ad essa non verrà in nessuna parte dissipata. Ci sarà però
un’onda riflessa e non tutta la potenza quindi verrà assorbita dal carico. Questo fenomeno è dovuto alla
presenza di onde stazionarie. In questo caso si genera un’onda regressiva che dal carico va verso il
generatore che si scontra con l’onda progressiva che viaggia verso il carico creando così un’interferenza, si
crea quindi un’onda stazionaria. La potenza che il carico non riesce ad assorbire giunge di nuovo alla sorgente
dove può essere dissipata o rispedita. Ovviamente la condizione da ricercare è quella per cui tutta la potenza
trasferita alla linea giunga al carico. La condizione ideale da creare è ovviamente quella di adattare la linea al
generatore e successivamente adattare la linea al carico. Al fine di quantificare l’adattamento, si introduce il
parametro ᴦ detto coefficiente di riflessione esso è dato dal rapporto tra la potenza riflessa e quella totale
che può essere associata alla sorgente o al carico .
Alcune volte, più che usare il parametro ᴦ, si utilizza il RETURN LOSS (perdita di ritorno) che indica di
quanto l’onda riflessa è attenuata rispetto a quella incidente:
potenza riflessa
potenza inviata
Valori accettabili per il RL sono all’incirca quelli maggiori di 10 dB. Un ultimo parametro usato per questa
caratterizzazione è il VSWR (Voltage Standing Wave Ratio) spesso noto anche come ROS (Rapporto d’Onde
Stazionarie):
A proposito delle problematiche dovute alle onde riflesse, la situazione che più interessa
studiare è quella relativa alla connessione tra l’antenna e l’LNA. Gli LNA sono amplificatori a basso rumore, la
realizzazione dei quali è legata all’esigenza di dover amplificare i segnali molto deboli che giungono all’antenna
(anche -110 dBm) cercando di non deteriorare il rapporto segnale-rumore, di per se già molto basso. L’LNA
presenta solitamente un’impedenza d’ingresso che è diversa da quella dell’antenna, allora si realizzano delle
reti di adattamento (reti di “matching”) passive e senza perdite
(“lossless net”) quindi puramente reattive che vengono interposte tra l’antenna e l’LNA:
L’LNA è quindi un in sostanza un amplificatore, e gli amplificatori hanno una resistenza di ingresso molto alta
a differenza della antenna che per costruzione hanno un’impedenza di 50Ω. Questo genera una discontinuità
che deve essere compensata attraverso una linea di connessione che adatta i due componenti, infatti in caso
di totale assenza di adattamento si possono generare due casistiche:
- l’antenna riceve un segnale a bassa potenza il quale in mancanza di un adattamento si deteriora nella
linea di connessione all’LNA.
- l’antenna riceve un segnale di adeguata potenza ma a causa di assenza di adattamento l’onda diretta
verso l’LNA genera un’onda riflessa che trasforma l’antenna da ricevente a emittente disturbando la
ricezione di altre antenne.
Per ottemperare quindi a questi inconvenienti, si crea una linea di trasmissione definita “lossless net” che non
introduce rumore perché fatta con componenti reattivi (capacità e induttanze) ed in oltre adatta l’impedenza
di uscita dell’antenna con quella di ingresso dell’LNA.
Le reti reattive hanno la proprietà che quando viene stabilito l’adattamento ad un estremo, allo
stesso tempo all’altro estremo vi sarà pure l’adattamento. Questa proprietà si può dimostrare
facilmente facendo un bilancio della potenza e ricordando che non viene dissipata potenza nella rete
reattiva. Le strutture che più si utilizzano per realizzare delle reti di matching sono indicate nella figura
seguente:
Possono essere utilizzati anche dei trasformatori, soprattutto per trasformazioni di resistenze:
FILTRI ATTIVI
o Introduzione
Filtri
Analogici Digitali
Passivi RLC
Utilizzati quando si
lavora per alte o richiede
realizzabile in
altissime frequenze conversione A/D versatile, SW
e D/A progetto
semiautomatico
Attivi
Utilizzati quando l'andamento
delle frequenze non è
eccessivamente elevato
(ordine dei KHz). Fanno uso di
OP-AMP e contengono
elemeni resistivi e capacitivi. errori per
campionamento
Per la realizzazione di tali filtri e quantizzazione
si adottano le approssimazioni
di:
- Butterworth
- Chebyshev
Filti a capacità
commutate
» analogico/digitale ?
» Con quale tecnica realizzare le celle ?
– Butterworth
– Chebyshev
– Bessel
– ….
I filtri sono circuiti lineari che possono essere rappresentati da una generica rete a due porte
La funzione di trasferimento del filtro T(s) è il rapporto tra la sua tensione di uscita e la sua tensione
d'ingresso :
Ponendo in funzione delle frequenze fisiche cioè , otteniamo la funzione di trasmissione del filtro
che essendo un numero complesso può essere rappresentata nella forma esponenziale seguente:
L'ampiezza della funzione di trasmissione (ampiezza di trasmissione) può essere espressa in decibel
tramite la funzione guadagno del filtro:
Un filtro modifica lo spettro di frequenze del segnale d'ingresso secondo l'ampiezza di trasmissione
, e fornisce in uscita un segnale con lo spettro di frequenza:
Anche le caratteristiche di fase del segnale d'ingresso sono modificate dal filtro secondo la funzione .
I filtri sono in grado di selezionare i segnali di ingresso in funzione della loro frequenza: passano i segnali con
frequenza appartenente a un livello determinato, e bloccano i segnali con frequenza al di fuori di questo
intervallo. Quindi la funzione di trasmissione di un filtro ideale a modulo unitario per certe bande di
frequenza (banda passante) e modulo nullo per determinare altre frequenze (bande di arresto). In figura
sono rappresentate le quattro principali tipologie di filtro
In ordine abbiamo: filtro passa basso, filtro passa alto, filtro passa banda ed infine filtro elimina banda.
Come s'intuisce si tratta di rappresentazioni di filtri ideali.
Per progettare un filtro reale occorre definire innanzitutto la sua caratteristica di trasmissione, un esempio
di caratteristiche di trasmissione di un filtro reale e precisamente di un filtro passa basso e rappresentato in
figura
La funzione di trasferimento Può essere rappresentata come rapporto tra due polinomi
Il grado N del polinomio a denominatore definisce l'ordine del filtro. Affinché il filtro sia stabile, il grado
del numeratore deve essere minore o uguale a quello del denominatore . I coefficienti dei due polinomi
e sono numeri reali. I polinomi a numeratore e a denominatore possono essere
fattorizzati ottenendo una nuova forma di :
Le radici del polinomio a numeratore sono chiamati zeri della funzione di trasferimento, le radici del polinomio
a denominatore sono chiamati poli della funzione di trasferimento o modi naturali.
I poli e gli zeri della funzione di trasferimento possono essere numeri reali o anche numeri complessi. Se sono
numeri complessi devono essere presenti in copie coniugate.
Affinché il circuito di un filtro sia stabile tutti i suoi poli devono trovarsi nella parte sinistra del piano s,
devono avere quindi parti reali negative.
- Operazionali
In figura abbiamo rappresentato il simbolo elettronico di un operazionale, esso possiede nella sua versione
semplificata, 5 piedini:
Le caratteristiche reali di questo circuito sono pressoché simili a quelle ideali, quindi si ha una estrema
facilità di calcolo con un bassissimo errore, ciò fa si che tale circuito sia molto utilizzato in svariate
applicazioni. Le caratteristiche di tale circuito sono:
La peculiarità di questo circuito è che non ha alcun collegamento fisico a massa, per questo si dice che la
massa è flottante.
L’amplificatore operazionale (che chiameremo OP) opera una differenza tra i segnali in ingresso e la moltiplica
per il fattore di amplificazione A, il risultato è conteggiato in uscita. Più precisamente avremo
(non è detto che il terminale ospiti una tensione negativa). Come abbiamo accennato l’impedenza di
ingresso dei due terminali e , molto elevata, non avremo quindi un assorbimento di corrente da parte
dell’OP. Il terminale di uscita si comporta come un generatore di tensione con una bassa resistenza d’uscita,
questo fa si che la tensione di uscita sia sempre la stessa anche in presenza di carichi collegati. L’uscita è in
fase con il morsetto e in opposizione di fase con il morsetto , per questi motivi il morsetto è detto
morsetto non invertente mentre il morsetto è detto morsetto invertente. L’amplificazione A può
assumere due forme che sono: guadagno ad anello chiuso questo qual’ora abbiamo una retroazione (che può
essere positiva o negativa a seconda del morsetto di ingresso coinvolto) e un guadagno ad anello aperto,
Nello specifico osserveremo la configurazione invertente, definita così perché la retroazione attraverso è
posta sul morsetto invertente.
Nella configurazione attuale il resistore costituisce un anello chiuso con il OP attraverso i collegamenti in
uscita sul nodo 3 e in ingresso all’OP sul nodo 1, il nodo 2 è collegato a massa. Al nodo 1 è collegato anche il
resistore che a sua volta è collegato al generatore di segnali .
Facendo riferimento ancora al circuito della figura avremo che il guadagno ad anello chiuso è dato da
Ragionando in termini ideali, abbiamo che la tensione di uscita all’OP (nodo 3) è da cui
possiamo ricavarci la tensione differenziale di ingresso
In quanto A è idealmente infinito, ciò implica che è pari a zero perché collegato a massa ma anche è
idealmente zero, questo si traduce dicendo che tra e c’è un corto circuito virtuale attenzione virtuale,
questo ragionamento ci permette di calcolare la corrente che circola in ed in . Essendo la resistenza di
ingresso dell’OP idealmente infinita, non avremo di conseguenza un ingresso di corrente, questo comporta che
la corrente che circola in è la stessa che circola in . Quindi
Il risultato ottenuto è di grande importanza perché si nota chiaramente che il guadagno non dipende più
dall’amplificazione dell’OP ma bensì dai componenti passivi collegati, questo ci permette di calcolare
agevolmente l’amplificazione, inoltre ciò ci svincola dalla idealità dell’infinito guadagno A.
Come osserviamo dalla figura, in questo caso il segnale di ingresso è posto sul morsetto non invertente (nodo
1), il blocco di retroazione è posto sul morsetto invertente (nodo 2) ed è collegato a massa attraverso il
resistore . Come al solito consideriamo una situazione ideale, e come prima avremo la tensione differenziale
in ingresso pari a
Come prima sfruttiamo la condizione di cortocircuito virtuale tra i morsetti 1 e 2, ciò ci permette di dire che
sul nodo 1 c’è e sul nodo 2 c’è . Possiamo calcolarci quindi la corrente che scorre nel
resistore che è pari a , a causa della resistenza infinita in ingresso al OP avremo che la
corrente scorrerà anche in . La tensione sarà quindi pari alla somma tra la tensione al nodo 2 più la
caduta sul resistore .
Tale topologia di filtri consente, per così dire, una transizione morbida tra banda passante e banda oscura, di
tipo monotono e, conseguentemente, priva di ondulazioni quindi avremo un andamento monotono decrescente
per ω che tende a ∞, quindi tutti gli zeri si troveranno in ω=∞, ciò rende tale filtro un filtro a soli poli.
Le funzioni approssimanti utilizzate sono sempre espressioni di tipo polinomiale, in quanto sono le più facili da
realizzare in termini circuitali; in particolare, i filtri di Butterworth si basano su polinomi definiti polinomi di
Butterworth, che sono caratterizzati dai 5 seguenti gradi di libertà:
3) Le funzioni che rappresenta hanno un andamento monotono decrescente per ω->∞ e ha quindi tutti gli
zeri in ω=∞. Il che rende questo filtro a soli poli (per filtri passa-basso??).
4) La diminuzione del guadagno ha inizio ad una frequenza tanto più prossima alla frequenza di taglio
tanto più è alto l'ordine del filtro, quindi tanto più alto è l’ordine del filtro tanto più raggiungeremo
una rappresentazione ideale della caratteristica di trasmissione.
5) Con le approssimazioni dei filtri di Butterworth si dimostra che al crescere dell’ordine N del filtro,
cresce il grado di pianezza della banda passante della risposta di ampiezza, avvicinandosi a quella
ideale. In oltre all’aumentare del grado N del polinomio al denominatore (quindi dei poli) si osserva un
andamento sempre più monotono nei dintorni della frequenza di taglio prescelta, si osservi la figura:
Per (con limite della banda passante) quindi il punto in cui l’ampiezza cala di 3dB è dato da
Quindi il parametro determina la variazione massima della ampiezza di trasmissione in banda passante .
I modi naturali (poli) di un filtro di Butterworth di ordine N possono essere determinati mediante una
costruzione grafica dove i poli si trovano su un cerchio di raggio
Per determinare una funzione di trasferimento di Butterworth che soddisfi determinate specifiche di
trasmissione, si segue la seguente procedura:
Ricordiamo che è il bordo che definisce il valore minimo della banda di transizione.
3) Determinazione degli N poli tramite la costruzione grafica descritta in figura.
4) Determinazione di T(s).
- Le funzioni che rappresenta hanno un andamento monotono decrescente per ω->∞ e ha quindi tutti gli zeri in ω=∞. Il
che rende questo filtro a soli poli (per filtri passa-basso??).
La prima espressione approssima il filtro prima bordo della banda passante, la seconda approssima il filtro
dopo il bordo della banda passante.
Anche per la determinazione dei filtri di Chebyshev si può adottare un procedimento simile a quello svolto nel
caso dei filtri di BW per la determinazione della funzione T(s).
A questo punto possiamo studiare le più comuni configurazioni e le relative funzioni di trasferimento per i più
comuni filtri del primo e del secondo ordine, ricordiamo che i filtri di ordine superiore possono essere
costruiti attraverso la cascata di questi due filtri base. Poiché i poli complessi di un filtro compaiono in forma
coniugata, una funzione di trasferimento può essere fattorizzata in prodotto di funzioni del secondo ordine,
nel caso di ordine dispari del filtro comparirà anche una funzione del primo ordine. Qualsiasi funzione del
primo e del secondo ordine all’interno di una funzione di trasferimento di un filtro potrà essere realizzata
con un circuito RC e amplificatore operazionale, sfruttando quindi le caratteristiche del OP, sarà possibile
porre in cascata i vari filtri realizzando cosi, attraverso il prodotto delle funzioni di trasferimento di ogni
singolo stadio, la funzione di trasferimento finale.
Passa Basso Si No
Passa Altro No Si
Passa Banda Si Si
Passa Tutto No Si ( )
I filtri del primo ordine, in generale possono ricondursi alla forma canonica in figura
In figura abbiamo un esempio di filtro passa basso del 1° ordine nella configurazione invertente
La generica funzione di trasferimento di un filtro del secondo 2° ordine (funzione biquadratica) è di solito
espressa nella seguente forma standard.
Dove pulsazione naturale del filtro e Q è fattore di qualità del polo o anche coefficiente di risonanza
del filtro, talvolta la funzione di trasferimento standard la troviamo in una forma in cui il fattore Q viene
sostituito con dove è detto coefficiente di smorzamento. I poli del denominatore si ricavano
attraverso le risoluzioni dell'equazione di secondo grado.
f.d.t.
Passa Basso Si No No
Passa Alto No No Si
Passa Banda No Si No
Elimina Banda Si No Si
Per la realizzazione dei filtri del II° ordine, adotteremo configurazioni ad amplificatore singolo, le quali
permettono un risparmio dal punto di vista dei componenti e quindi dei costi, studieremo quindi:
In questa sezione studieremo le celle areazione multipla o anche dette celle a guadagno infinito, il nome
“reazione multipla” deriva dal fatto che l’OP ha una doppia retroazione. Osservando la topologia in figura
notiamo che i rami e esercitano una doppia retroazione negativa, da qui il nome reazione multipla. L’am-
plificatore operazionale è connesso in configurazione invertente e a fianco dei bipoli è indicata la relativa
ammettenza, definita come l’inverso dell’impedenza: .
La dimostrazione di questo risultato si ottiene facendo una analisi delle correnti ai nodi X e Z.
Sfruttando la condizione di corto circuito virtuale tra i morsetti “+” e “-“ del OP, possiamo dire che il
nodo Z si trova allo stesso potenziale dell’ingresso “+” e cioè a massa, inoltre grazie all’elevata
impedenza di ingresso dell’OP , le correnti ed non entrano nell’operazionale. Da qui possiamo
operare le seguenti sostituzioni:
A questo punto la realizzazione delle varie configurazioni di filtro possono essere costruite attraverso la
sostituzione dei vari componenti passivi (in genere resistenze e condensatori), al posto delle ammettenze.
I poli si ricercano come le radici del polinomio di secondo ordine al denominatore, attraverso
Come abbiamo già accennato nella tabella precedente un filtro passa basso del secondo ordine presenta una
funzione di trasferimento in assenza di zeri, per tanto e nello topologia generale, non possono che
essere resistori anche perché se fossero condensatori bloccherebbero la componente continua in ingresso
all’OP.
Quindi la generica funzione di trasferimento per un passa basso del secondo ordine nella sua forma canonica
presenta una F.d.T. come segue
Dove , , , , quindi
Il circuito per passa alto è il duale rispetto al passa basso, infatti i componenti nella configurazione circuitale
sono invertiti cioè i condensatori prendono il posto dei resistori e viceversa.
A questo punto come in precedenza basterà sostituire le ammettenza dei componenti nella seguente
A questo punto ci siamo ricavati il guadagno normalizzato di un filtro passa alto del secondo ordine, al quale
può essere applicato il principio di identità con la generica funzione di trasferimento per un passa alto del
secondo ordine nella sua forma canonica
Nei filtri passa alto, la banda passante è costituita dalle alte frequenze e, perciò, l’amplificazione in banda
passante la si ottiene da:
La topologia per un passa banda del secondo ordine in reazione multipla è la seguente
In particolare abbiamo , , , ,
A questo punto ci siamo ricavati il guadagno normalizzato di un filtro passa banda del secondo ordine, al quale
può essere applicato il principio di identità con la generica funzione di trasferimento per un passa banda del
secondo ordine nella sua forma canonica che ritroviamo in tabella
??Per calcolarci l’amplificazione in banda passante dobbiamo agire in maniera diversa, osservando il
diagramma di Bode riportato in figura si osserva che la banda passante ha un picco, a questo punto si può
intuire di ricavare l’amplificazione attraverso una operazione di derivata del 1° ordine rispetto la s e portare
a limite che tende a zero. ??
???
o Celle di Sallen-Key
I filtri di S-K o anche detti VCVS (Voltage Controlled Voltage Souce) sono filtri del 2° ordine in
configurazione non invertente. Hanno il vantaggio di essere facilmente regolabili, però sono impiegati per
valori di Q medio-bassi, in quanto al crescere si Q le caratteristiche sono sempre più sensibili alle variazioni
dei componenti.
La topologia di Sallen-key o VCVS è caratterizzata dalla presenza di una linea di retroazione
negativa e da una linea di retroazione positiva.
Questa topologia è particolarmente adatta alla realizzazione di filtri passaBASSO e passaALTO e
anche di filtri costruiti utilizzando passaBASSO e passaALTO e cioè:
1) di filtri passaBANDA a banda larga, ottenibili come cascata di un LPF e di un HPF,
avente, quest'ultimo, frequenza di taglio più bassa di quella dell'LPF
2) di filtri eliminaBANDA, a banda oscura larga, realizzabili mediante la somma di un
LPF e di un HPF, avente, quest'ultimo, frequenza di taglio più alta di quella dell'LPF. La somma
viene implementata da un circuito sommatore ad operazionale che somma le uscite dell'LPF e
dell'HPF.
La topologia del circuito si presenta come in figura seguente
Come vediamo abbiamo due blocchi di retroazione, il primo sul morsetto invertente dell’OP che vedremo
servirà esclusivamente per stabilire un determinato guadagno, il secondo posto sul morsetto non invertente
che realizzerà la funzione di trasferimento del filtro. Come per la precedente tipologia di filtro, anche in
questa dobbiamo trovare la relazione che ci permette di calcolare il guadagno del filtro. In questo caso
avremo due relazioni, la prima riguarda il morsetto invertente e si tratta di una semplice retroazione positiva:
La seconda retroazione riguarda il morsetto non invertente del filtro e va calcolata sfruttando le
caratteristiche dell’operazionale ideale, applicando le leggi di Kirchhoff ai nodi X e Z.
Sfruttando la I° ipotesi di idealità dell’OP, e cioè l’impedenza infinita di ingresso, possiamo dire
che:
Sfruttando la seconda la II° ipotesi di idealità dell’OP, il corto circuito virtuale tra i morseti di
ingresso dell’OP abbiamo che:
A questo punto nella prima equazione portiamo tutto a secondo membro e mettiamo in evidenza ,
nella seconda equazione ci ricaviamo , per poi sostituirla nella prima equazione.
Sostituiamo
Mettiamo in evidenza
In figura è rappresentato il filtro passa basso nella configurazione S-K. Essendo un filtro passa basso esso
non deve filtrare la componente continua in ingresso per cui le ammettenze 1 e 3 sono necessariamente
resistori, l’ammettenza 2 può essere omessa.
Le ammettenze vengono così sostituite:
, , , ,
Andiamo sostituire le ammettenze di questa configurazione nei rispettivi posti della funzione di guadagno di
questo filtro
Per ricercare si può procedere come precedentemente ponendo il limite per s che tende a zero ma
sappiamo che per costruzione questo tipo di filtro ha come caratteristica il fatto di poter scegliere
l’amplificazione attraverso il partitore ed quindi
In figura è rappresentato il filtro passa alto nella configurazione S-K. Essendo un filtro passa alto esso deve
filtrare la componente continua in ingresso per cui le ammettenze 1 e 3 sono necessariamente capacitori,
l’ammettenza 2 può essere omessa, in sostanza si tratta del duale del precedente.
Le ammettenze vengono così sostituite:
, , , ,
Andiamo sostituire le ammettenze di questa configurazione nei rispettivi posti della funzione di guadagno di
questo filtro
Per ricercare si può procedere come precedentemente ponendo il limite per s che tende a infinito ma
sappiamo che per costruzione questo tipo di filtro ha come caratteristica il fatto di poter scegliere
l’amplificazione attraverso il partitore ed quindi
In figura è rappresentato un filtro passa banda del secondo ordine in configurazione S-K. Le ammettenze
vengono così sostituite:
, , , ,
A questo punto ci siamo ricavati la f.d.t. normalizzata di un filtro passa banda del secondo ordine, al quale può
essere applicato il principio di identità con la generica funzione di trasferimento per un passa banda del
secondo ordine nella sua forma canonica.
Il filtro S-K può essere costruito anche privo del partitore resistivo che determina la retroazione di
amplificazione, sostituendola con un cortocircuito in modo tale da costruire un buffer ad amplificazione
unitaria. Le configurazioni che si possono ottenere sono le medesime ovviamente ma il fattore di
amplificazione è il medesimo.
Come per la precedente tipologia di filtro, anche in questa dobbiamo trovare la relazione che ci permette di
calcolare il guadagno del filtro. In questo caso avremo due relazioni, la prima riguarda il morsetto invertente
e si tratta di una semplice retroazione positiva di un buffer:
La seconda retroazione riguarda il morsetto non invertente del filtro e va calcolata sfruttando le
caratteristiche dell’operazionale ideale, applicando le leggi di Kirchhoff ai nodi X e Z.
Sfruttando la I° ipotesi di idealità dell’OP, e cioè l’impedenza infinita di ingresso, possiamo dire
che:
Sfruttando la seconda la II° ipotesi di idealità dell’OP, il corto circuito virtuale tra i morseti di
ingresso dell’OP abbiamo che:
Questa in fine è il guadagno della cella S-K con circuito di guadagno buffer. Dal momento che in molte
circostanze l’ammettenza non è presente allora può essere omessa e il guadagno (f.d.t.) diviene la
seguente”
Un filtro passa banda presenta una banda passante tra le due frequenza di taglio e con . Tutte
le frequenze al di fuori di questa banda vengono attenuate, come abbiamo detto la f.d.t. del filtro è la
seguente:
Dove è il guadagno in banda passante mentre, è la frequenza in centro banda. Esistono due
differenti tipi di filtri passa banda essi sostanzialmente si differenziano in base al fattore di qualità Q:
Più grande è il Q più e selettivo il filtro, la relazione che lega il Q alla banda passante a -3dB è:
Come abbiamo visto è possibile realizzare questa f.d.t. attraverso un unico circuito, l’alternativa è quella di
utilizzare 2 filtri in cascata, un passa alto e un passa basso.
Per quanto riguarda filtri elimina banda, anche essi possono essere classificati in elimina banda larga ed
elimina banda stretta o anche detti filtri notch.
Un filtro elimina banda larga si può realizzare attraverso il parallelo di un filtro passa basso con un filtro
passa alto, il risultato è affidato ad un sommatore:
FIGURA
Il filtro notch invece può essere rappresentato attraverso un singolo circuito che prende il nome di filtro
twin-T.
FIGURA
Questo filtro è realizzato attraverso due reti a T, una di tipo passa basso e l’atra di tipo passa alto. Il buffer
in cascata server per accoppiare il filtro alla rete.
I filtri del secondo ordine incontrati sin qui sono costituiti da circuiti relativamente semplici che arrivano al
loro scopo con un minimo di componenti. Tuttavia, la semplicità non si ottiene senza sacrificare qualcosa e
questi circuiti, benché godano di larga diffusione, sono spesso difficili da accordare e in alcuni casi sono
troppo sensibili alle non idealità dei componenti, in particolare al prodotto amplificazione-larghezza di banda
degli amplificatori operazionali, che limitano il Q ottenibile. Inoltre la riduzione del numero di componenti,
soprattutto operazionali, era una preoccupazione quando questi dispositivi erano costosi. Ora i costi sono
scesi drasticamente e questi componenti hanno un prezzo competitivo con quello dei componenti passivi. Si
pone quindi la domanda se la versatilità e le prestazioni dei filtri possano essere migliorati inserendo più
componenti attivi. La risposta è data dai filtri ad amplificatori operazionali multipli del tipo a variabili di
stato e biquadratici che inoltre possono fornire più di una risposta simultaneamente e sono più facili da
accordare e meno sensibili alle non idealità dei componenti.
I filtri a doppio integratore sono filtri che adoperano due integratori connessi in cascata in un anello di
retroazione complessivo, essi sono noti anche come filtri biquad a doppio integratore (b.d.i.).
Volendo ricavare il circuito del b.d.i. partiamo dalla funzione di trasferimento del filtro passa alto del scodo
ordine
Dove K è il guadagno in alta frequenza, moltiplicando tra loro i termini incrociati dell’equazione e dividendo
per ambo i membri otteniamo la funzione di trasferimento di un integratore.
La funzione è realizzata attraverso un sommatore realizzato come in figura b. un circuito così realizzato
può essere suddiviso in tre stadi con tre differenti uscite. All’uscita del sommatore (1° stadio) abbiamo una
prima f.d.t. essa rispecchia la funzione utilizzata in precedenza appunto quella di un passa alto, in quanto il
sommatore non fa altro che sommare le due uscite dei due integratori e moltiplicarlo per il guadagno in
centro banda (questo lo vedremo meglio con la figura successiva che rappresenterà il circuito effettivo).
L’uscita del 2° stadio caratterizza un filtro passa banda, vediamo il perché: all’uscita del sommatore troviamo
il segnale
lo stadio integratore introduce un fattore moltiplicativo pari a (- perché è uno stadio invertente),
quindi
L’uscita del 3° stadio è caratterizzata da un filtro passa basso, vediamo perché: all’uscita del primo stadio
integratore troviamo il segnale
Il secondo stadio integratore introduce un ulteriore fattore moltiplicativo (- perché è uno stadio
invertente identico al precedente), quindi
- Passa alto
- Passa banda
- Passa basso
Per questi motivi questo filtro è chiamato anche filtro attivo universale.
Passiamo adesso alla realizzazione fisica del circuito che è mostrato in figura
Come possiamo vedere, i blocchi integratore sono stati sostituiti con gli integratori di Miller caratterizzati
da una pulsazione , mentre il blocco sommatore è sostituito con un amplificatore operazionale in
configurazione sommatore, dove sono poste le retroazioni di ogni blocco, nell’ingresso non invertente è
presente il partitore responsabile dell’amplificazione in continua. Il blocco risultante è chiamato biquad di
Kerwin-Huelsman-Newcomb o biquad KHN.
- Integratore di Miller
Sapendo che in ingresso all’OP abbiamo una impedenza infinita non avremo assorbimento di corrente da parte
dell’OP, quindi applicando la regola del cortocircuito virtuale tra i morsetti “+” e “-”, possiamo calcolare la
corrente che circola in R e C.
Sapendo che
In figura è rappresentato il dettaglio del sommatore, di seguito applicando le regole di funzionamento ideali
del OP calcoliamo la sua f.d.t.
Per trovarci la f.d.t. completa, applichiamo il principio di sovrapposizione degli effetti quindi lasciamo un solo
ingresso funzionante e alternativamente poniamo a massa i restanti due ingressi, in fine sommeremo tutti gli
effetti.
1) e a massa
2) e a massa
A questo punto è possibile sommare tutti gli effetti per ottenere la f.d.t. totale
Possiamo quindi scegliere arbitrariamente il valori di o fissato Q come vincolo di progetto, per esempio
possiamo ricavare scegliendo arbitrariamente.
.
Attraverso questo risultato possiamo ricavare il parametro k
o Introduzione
Gli oscillatori sono circuiti in grado di produrre un’oscillazione stabile, sia nello spettro che nell’ampiezza. Essi
vengono utilizzati come sorgenti di clock per le varie temporizzazioni del sistema. Esistono vari tipi di
oscillatori, diversi per modalità di funzionamento, per campo operativo e per stabilità. Una prima
classificazione li vede suddivisi in:
oscillatori LC (serie - parallelo - al quarzo);
oscillatori ad anello;
oscillatori a sfasamento;
oscillatori a rilassamento.
Usualmente, nell’ambito delle radiofrequenze, ci si sofferma sugli oscillatori del primo tipo.
Per gli oscillatori non è molto corretto parlare di poli in quanto si tratta di circuiti non lineari,
nonostante ciò, in prima approssimazione, essi possono essere visti come sistemi aventi poli
immaginari. Nel caso in cui esista una sola coppia di poli, gli oscillatori si diranno “sinusoidali”
altrimenti saranno detti “armonici”.
Gli oscillatori sono circuiti intrinsecamente non lineari: per essi la non linearità è una
condizione necessaria per il funzionamento. Per il loro studio si fa comunque uso di modelli lineari:
il modello retroazionato o quello ad impedenza (ammettenza) negativa.
Ciò significa che, per avere oscillazioni ad una data frequenza, il guadagno della maglia ad anello aperto Aβ
deve essere unitario.
Essendo A e β due numeri complessi, il Criterio di Barkausen può essere riscritto come
Il comportamento del sistema dipende dalla posizione dei poli nel piano s. Se a tale sistema pubblichiamo una
perturbazione come quella causata dalla chiusura dell'interruttore di alimentazione (considerato segnale di
rumore, ma necessario all'innesco delle oscillazioni). La risposta transitoria (chiusura interruttore), del
sistema modello retroazionato conterrà termini della forma:
La stabilità o l'instabilità del sistema è determinata dal modo in cui il guadagno di anello varia con la
frequenza. Ad esempio consideriamo la frequenza a cui l’angolo di fase assume valore zero. Tale
frequenza il guadagno di anello risulta un numero reale con segno positivo. Se per abbiamo
che allora il guadagno ad anello chiuso risulta maggiore di quello aperto è in tal
caso il sistema risulta stabile. Invece se la frequenza abbiamo che , e ciò
comporta che il circuito avrà una uscita non nulla in corrispondenza di un ingresso nullo, ovvero esso si
comporta come un oscillatore, è questa la condizione per la quale i poli si trovano sull'asse . Per capire come
ciò è possibile consideriamo il nostro sistema con ingresso I=0.
Come abbiamo detto, ogni perturbazione del circuito (come la chiusura dell'interruttore) produce un segnale
di rumore D al suo ingresso costituito in genere da svariate componenti considerando la componente con
frequenza , cioè il segnale , Esso genera un segnale di retroazione dato da:
Quindi la relazione fa sì che il segnale, D all'ingresso del amplificatore sia sostenuto. In queste condizioni, il
segnale di ingresso e di uscita dell’amplificatore A avrà un segnale sinusoidale di frequenza , cioè
l'amplificatore oscillerà alla frequenza . Se alla frequenza abbiamo che il circuito risulta
instabile, esso comincerà ad oscillare e le oscillazioni aumenteranno in ampiezza fino a quando intervengono le
non linearità del circuito (sempre presenti in qualche forma) e ridurranno a 1
Tale condizione ci permette di ottenere un guadagno di anello infinito ad una data frequenza.
In condizioni ideali abbiamo stabilito che attraverso la condizione di Barkhausen, riusciamo ad ottenere
oscillazioni auto sostenute imponendo il guadagno di anello per una determinata frequenza .
In condizioni reali non è semplice mantenere tali valori in quanto le grandezze in gioco sono molteplici, anche
una semplice variazione di temperatura può variare il prodotto , un aumento di tale prodotto farebbe
divergere le oscillazioni mentre una diminuzione andrebbe a smorzare le oscillazioni. A fronte di tale
problema c'è bisogno di un circuito non lineare che controlla il guadagno; per assicurare l'innesco delle
oscillazioni del circuito in modo che il guadagno di anello sia maggiore di 1. Quindi negli istanti successivi
all'accensione del circuito le oscillazioni tenderanno a divergere, quando l’ampiezza delle oscillazioni raggiunge
il livello 1 la rete non lineare entra in funzione e fa in modo che il guadagno di anello rimanga costante a tale
valore. In altri termini i poli del sistema in un primo momento si troveranno nel semipiano di destra,
successivamente quando il guadagno risulterà pari ad 1 entra in funzione il circuito non lineare portando i poli
sull'asse immaginario, rendendo stabili le oscillazioni attorno a tale valore.
In questo caso lucidatura è costituito da una rete attiva e una rete LC, la condizione garantisce la presenza di
oscillazioni la seguente:
Ci si diede a questo in modo viene prodotto il segnale di ingresso che innesca le oscillazioni, in realtà nessun
segnale esterno viene applicato a un oscillatore per innescare il funzionamento, poiché il segnale di innesco e
già inevitabilmente presente del circuito stesso. Per avviare le oscillazioni infatti sono sufficienti i disturbi
sempre presenti in ogni dispositivo elettronico. In particolare il rumore dovuto all'agitazione termica degli
elettroni liberi presenti in gran numero nei resistori, viene sempre generato all'interno dei circuiti e ha la
proprietà di distribuirsi su una banda di frequenze estesa. Pertanto questo rumore possiede senz'altro anche
la frequenza di accordo dell'oscillatore, quindi in ingresso al sistema oscillatore si presenta l'unica frequenza
selezionata dal blocco di retroazione, il segnale quindi viene amplificato progressivamente grazie alla
retroazione positiva fino a raggiungere il livello di ampiezza desiderato.
L'oscillatore viene detto "a ponte" perché le due reti di reazione costituiscono i lati di un ponte la cui
tensione di squilibrio viene applicata all'ingresso di un amplificatore differenziale, basandosi sulle ipotesi
ideali di amplificatore a resistenza d'ingresso infinita e resistenza di uscita nulla.
In figura è rappresentato l’oscillatore a ponte di Wien senza una rete di controllo non lineare del guadagno. Il
circuito è costituito da un amplificatore operazionale in configurazione non invertente, con guadagno di anello
chiuso G che coincide con guadagno ad anello aperto A pari a:
Il guadagno del blocco di retroazione si calcola attraverso una semplificazione del circuito, in figura è
riportato l'amplificatore omettendo la parte di circuito che comprende il guadagno ad anello chiuso.
I due gruppi RC sono stati raggruppati nelle impedenze e , a questo punto è possibile calcolare il fattore
di retroazione .
Per s=jω
Per il criterio di Barkhausen il guadagno di anello deve risultare unitario (modulo unitario e fase nulla) in
corrispondenza di una sola frequenza che è quella di oscillazione. Quindi imponiamo, affinché si abbiano
oscillazioni avuto smorzate.
Il prodotto Aβ è reale e positivo (ossia uguale a 1) se la parte immaginaria di β risulta nulla, e ciò si ha alla
pulsazione che verifica l'equazione.
Tale equazione è verificata qualora il numeratore si annullasse alla determinata frequenza , quindi deve
risultare che
Per essere certi che le oscillazioni abbiano inizio si sceglie il rapporto leggermente maggiore di 2. Infatti
si verifica che se si sceglie , con un numero piccolo le radici dell'equazione caratteristica del
guadagno ad anello chiuso, si trovano nella parte destra del semipiano s.
Bisogna però stare attenti perché in queste condizioni l’oscillatore non ha più oscillazioni auto smorzate ed
entra in saturazione, per questi motivi il circuito necessita di una rete non lineare che i limiti il guadagno e lo
porti automaticamente ad un valore di guadagno ad anello aperto A=3.
Ciò è possibile grazie all'inserimento nel blocco di retroazione negativa di 2 diodi e una resistenza di trimmer,
come mostrato in figura.
Al crescere della tensione di uscita i diodi entrano in conduzione cortocircuitando e il guadagno ad anello
aperto diviene
Gli oscillatori RC con amplificatore operazionale possono essere utilizzati nell’intervallo da 10Hz ÷
100KHz (max 1MHz) il limite inferiore è imposto dalla dimensione dei componenti, mentre il limite superiore è
imposto dalla risposta infrequenza e dalle limitazioni dell’operazionale nel suo slew-rate. Per frequenze più
alte si utilizzano quarzi o oscillatori LC.
o Risonatori LC
Gli oscillatori LC sono circuiti basati su ristoratori LC parallelo o serie che idealmente, si comportano da
oscillatori a seguito di un'eccitazione istantanea. La frequenza di oscillazione di tale risanatore si può
ricavare applicando il criterio Bar=0khausen.
Alle basse frequenze tali resistenze di perdita si possono considerare pressoché costanti. Alle alte
frequenze invece, a causa dell'insorgenza di cause come l'effetto pelle, le resistenze tenderanno a crescere
con la frequenza stessa. Per questi motivi, nell'ambito RF si preferisce parlare di Q (detto coefficiente di
bontà) associato all'induttore o al condensatore piuttosto che di resistenza. Esso è un parametro
adimensionale che descrive quanto sia sotto-smorzato un oscillatore: più alto è il valore di Q, più basso è il
tasso di energia persa nel l’oscillatore relativamente a quella immagazzinata, e perciò più lentamente
l’oscillazione si attenua. Per quanto affermato fin’ora, Q è definito come segue:
Nei sistemi LC l’energia immagazzinata è la somma della energia presente negli induttori e nei condensatori,
l’energia perduta è la somma della energia dissipata nei resistori per ciclo.
Per i circuiti elettrici il fattore Q rappresenta l’effetto delle resistenze presenti nel circuito
(anche parassite). l fattore Q è importante anche perché, più elevato è, maggiore è la stabilità in frequenza
per questi circuiti. Considerando per esempio un circuito risonante parallelo, l’impedenza da induttiva diventa
capacitiva quando la frequenza attraversa il punto di risonanza. Se Q è infinito (induttanza ideale con
resistenza serie nulla), la variazione di fase è brusca, , poiché la fase varia bruscamente da -90° a
+90°.
Di conseguenza, un oscillatore a circuito accordato ha una eccellente stabilità in frequenza quando Q è
sufficientemente elevato e L e C rimangono stabili nel tempo.
Ad esempio per induttore si ha:
Anche in condensatori sono classificati in base al Q (in genere molto maggiore di quello degli induttori).
(Resistenza in parallelo)
Pertanto:
(poiché )
Per realizzare un oscillatore è necessario porre una resistenza negativa in parallelo (o in serie, nel caso
di oscillatori LC serie) al risonatore, rappresentata da un circuito attivo che periodicamente fornisce energia
per compensare le perdite del risonatore stesso. Bisogna però fare in modo che questa resistenza abbia
valore diverso man mano che le oscillazioni aumentano di ampiezza: inizialmente il parallelo tra ed
dovrà essere negativo e successivamente di valore infinito (con ) in maniera da annullare le perdite
per realizzare un oscillatore ideale.
Gli oscillatori realizzati con transistori (MOS o BJT) e circuiti LC sono utilizzati in verbale di frequenze per
varia da 100KHz a centinaia di MHz. Sono caratterizzati da un Q più elevato di quelli realizzati con reti RC.
Gli stadi amplificatore a transistore sono adatti per realizzare oscillatori, in quanto il guadagno diminuisce
all'aumentare della ampiezza del segnale, la frequenza di oscillazione prefissata mediante un circuito
risonante posto sul collettore (o drain del MOS). L’oscillatore sinusoidale a transistore è quindi formato da un
amplificatore accordato con una rete di reazione o blocco β. Per ottenere un guadagno di anello positivo si
utilizza la configurazione a base comune, ponendo il segnale di reazione sull'emettitore. La rete di reazione β
non deve introdurre rotazioni di fase, ed è quindi un semplice partitore. Usando un partitore recessivo si
avrebbe un peggioramento del Q del circuito risonante, è preferibile usare partitori capaciti di o induttivi, o
ancora un trasformatore. Le modalità di realizzazione del partitore della rete di reazione definiscono il tipo
di oscillatore.
o Oscillatore Colpitts
L’ amplificatore a base comune è non invertente per cui l'uscita è in fase con l'ingresso che si trova
sull’emettitore mentre la base e posta a massa, il guadagno A è positivo e di conseguenza lo sarà anche il
guadagno d'anello .
Indicando con β il guadagno della rete di retroazione, la funzione di trasferimento vale:
Questo perché per quanto riguarda il blocco di retroazione, l'uscita è rappresentata dalla tensione
sull'emettitore mentre l'ingresso è rappresentato dalla tensione . Quindi volendo calcolare avremo
In questo caso è pari a perché la tensione di ingresso è pari a questo perché la base del BJT si
trova a massa (configurazione a base comune) e l’amplificatore a base comune è non invertente. Quindi il
blocco amplificatore avrà una funzione di trasferimento pari a:
Affinché ci siano oscillazioni stabili bisogna imporre che il guadagno dall'anello sia pari a 1
Per garantire questa condizione possiamo agire su , cioè sul guadagno dello stadio BJT oppure sul
partitore del blocco .
Ricordiamo che è detta “transconduttanza per ampie segnale”
Volendo agire sul guadagno e quindi sulla transconduttanza per ampio segnale, si manipola l'ampiezza x del
segnale d'ingresso. Una stessa ampiezza di uscita può infatti essere ottenuta con x piccolo grande, oppure
viceversa. Mantenendo basso X lo stadio lavora in condizioni di piccolo segnale; ciò comporta minore
distorsioni e minore contenuto di armoniche del segnale d'uscita. In queste condizioni però, si opera sulla
parte iniziale della curva dove varia lentamente in funzione di X. Al variare di Per la
temperatura, o per altre cause, in queste condizioni sia una variazione della x e una conseguente variazione di
ampiezza della . Un oscillatore con x basso ha quindi maggiori caratteristiche in frequenza (purezza
spettrale), ma peggiore caratteristiche di ampiezza (stabilità), perché correzioni anche piccole di
richiedono forti variazioni della x.
La stabilità in frequenza dipende dal Q del circuito oscillante; quanto più alto è il Q, tanto più rapida è la
variazione di fase in prossimità della .
Eventuali variazioni dei parametri dei componenti determinano variazioni dello sfasamento nel anello ; le
variazioni di frequenza dovute a questi ulteriori sfasamenti sono minori nel caso di curva di fase a variazione
rapida. A parità di sfasamento esterno Un circuito oscillante ad alto Q (curva rapida) mantiene più stabile
la frequenza a sfasamento nullo. Per un progetto accurato dello stadio bisogna tener conto di tutti gli
elementi che influiscono sul Q del circuito accordato. In parallelo al gruppo LC compaiono oltre ai parametri
parassiti dello stesso, la resistenza ingresso dello stadio successivo, i parametri del transistore.
in questo caso non è specificato la capacità di risonanza , la quale in realtà finisce nel blocco di retroazione
per quanto riguarda l'analisi a piccolo segnale. Per semplificare l'analisi, nel modello piccolo segnale abbiamo
trascurato la capacità può essere considerata come una parte . Indichiamo con la resistenza legata
alle perdite nell'induttore.
In quanto ci da come risultato l’impedenza totale del circuito che attraverso il criterio di Barkhausen, ci
permetterà di calcolare la condizione di oscillazione imponendo
Attraverso l’analisi delle correnti sul circuito, per ricavarci questo rapporto dobbiamo prendere in
considerazione l’identità
Dobbiamo quindi ricavarci la tensione e la corrente . Dalla osservazione del circuito, per motivi di
funzionamento del MOS, il potensiale di SOURCE deve essere necessariamente il più basso possibile, e dal
momento che la GATE è collegata amassa allora sarà necessariamente una tensione negativa. Il potensiale
si trova tra i morsetti di GATE e SOURCE con la GATE a massa, anche è tra SOURCE e massa allora
necessariamente il potensiale su sarà anche esso pari a . Da qui ricaviamo che
Quindi
Mettiamo in evidenza
Tale rapporto definisce l'impedenza del circuito e per la condizione di risonanza il suo denominatore deve
annullarsi alla frequenza di risonanza, in quanto il circuito oscilla se la funzione di trasferimento ad anello
chiuso va all'infinito per un valore immaginario di s, .
Di conseguenza sia la parte reale che la parte immaginaria del denominatore dell’impedenza devono annullarsi
a questa frequenza.
siccome per valori tipici in questi circuiti allora dalla seconda equazione otteniamo
Questa espressione impone il valore del guadagno intenzione . Nella pratica in circuito viene realizzato
con un valore della capacità e pressoché uguali condizioni non semplice da verificare soprattutto per i
circuiti molto risonanti ( piccola).
dunque, per ottenere oscillazioni auto smorzate, l'ampiezza del guadagno deve essere pari a tale
quantità. Naturalmente per consentire l'innesco delle oscillazioni e guadagno di anello deve essere maggiore
di uno, e questa condizione può essere espressa nella forma equivalente .
Quando le oscillazioni crescono in ampiezza le caratteristiche non lineari del transistore riducono a uno il
guadagno di anello, mantenendo così le oscillazioni. A differenza degli oscillatori con amplificatore razionale e
incorporano un apposito circuito per il controllo dell'ampiezza, di oscillatori accordate con LC utilizzano per il
controllo di ampiezza né non linearità delle caratteristiche del FET. Però questi oscillatori
accordatemi LC sono noti con il nome di oscillatori auto limitanti. In particolare quando le oscillazioni crescono
in ampiezza, e guadagno effettivo del transistore scende sotto il suo valore per piccoli segnali. Al termine
viene raggiunta un'ampiezza per cui il guadagno effettivo raggiunge il valore che soddisfa il criterio di
Barkhausen e la ampiezza resta quindi costante a tale valore. Essendo il funzionamento basato sulla non
linearità delle caratteristiche del MOS a forma d'onda della corrente di Drain presenterà una distorsione
non lineare. Ciò nonostante il segnale di tensione in uscita sarà ancora una sinusoide di elevata purezza a causa
dell'azione filtrante del circuito accordato con LC.
o Oscillatore di Hartley
o Oscillatore di Meissner
In tale oscillatore il blocco attivo è costituito da uno stadio differenziale con carico resistivo. I
condensatori e sono di accoppiamento e permettono una ottimizzazione della dinamica di uscita, alle
frequenze di lavoro sono due cortocircuiti che generano una reazione positiva, ovvero abbiamo una
amplificazione differenziale relazionata; l'induttore L ed il condensatore C formano il ristoratore LC
parallelo, mentre la resistenza tiene conto delle perdite della ristoratore stesso. L'analisi può essere
fatta sia con il modello basato sulle impedenze negative sia con il modello retroazionato.
- 1° condizione
Utilizzando il primo metodo è necessario determinare la resistenza del blocco attivo. Per fare ciò
effettuiamo un'analisi dinamica del circuito (cortocircuitiamo i generatori di tensione e apriamo quelli di
corrente) e consideriamo il circuito privato del risonatore e alle frequenze tali che e possono
considerarsi dei circuiti aperti.
L’impedenza negativa che a noi interessa ricercare e data dal rapporto tra tensione in uscita e corrente in
uscita:
La è una funzione che tiene conto della corrente di collettore di un solo transistore, essa garantisce il
comportamento non lineare del oscillatori. Eliminando e dal circuito si ottiene il circuito semplificato in
figura
Al momento dell’accensione il circuito tratterà piccoli segnali, è lecito quindi eseguire in tale
condizione un’analisi di piccolo segnale. In queste ipotesi la permette di esprimere la
conduttanza incrementale di uscita del blocco attivo :
Questa conduttanza del blocco attivo, sommata alla conduttanza del risonatore (conduttanza del
modello del resistore nel risonatore LC), dovrà risultare negativa al momento dell’accensione e dovrà man
mano tendere a zero via via che l’ampiezza delle oscillazioni diverrà grande. L’innesco delle oscillazioni, è,
infatti, garantito dalla condizione:
S'Ricordiamo che è la famigerata conduttanza negativa. Essendo la conduttanza del risonatore, definita
come:
La condizione diviene
- 2° condizione
Adesso possiamo passare alla condizione sulle suscettanze alla frequenza di oscillazione.
Questa condizione ci permette il calcolo della frequenza di risonanza la quale per un risonatore LC
sappiamo essere:
Dove comprende tutte le capacità del blocco A amplificatore mentre C è la capacità del risonatore
Per oscillazioni con ampiezze sufficientemente elevate (100 mV . 200 mV), la corrente
commuta da Q1 a Q2. In uscita, escludendo per il momento l’influenza del risonatore, si avrebbe un
onda quadra di ampiezza pari a e frequenza .
È possibile sviluppare in serie di Fourier questa forma d’onda:
La presenza del risonatore costituisce un filtro passa banda, centrato sulla frequenza che
lascia passare soltanto la prima armonica di e attenua fortemente le successive:
L’oscillatore LC visto finora ha una propria frequenza di oscillazione, fissata naturalmente dal valore di L e di C. É
chiaro però che, a cause delle tolleranze, non sarà possibile controllare esattamente il valore di . Nasce perciò
l’esigenza di poter regolare esternamente la frequenza di oscillazione. Quello che si fa è sostituire a C un
condensatore controllato in tensione che viene realizzato mediante un diodo varicap (o varactor) che varia la
propria capacità parassita in funzione della tensione di polarizzazione. Associando questo dispositivo di
controllo all’oscillatore visto in precedenza si ottiene un
oscillatore a frequenza controllata in tensione (VCO).
Ricordiamo che una giunzione pn quando è polarizzata inversamente mostra un accumulo di cariche nella
regione di svuotamento che è rappresentata dalla capacità di giunzione C la quale è in funzione della tensione
di polarizzazione
- Valore di C a tensione nulla
- n Coefficiente di gradazione
(dipende dalla variazione di
concentrazione dei portatori da p a n)
Associando a questo dispositivo di controllo all’oscillatore visto in precedenza, si ottiene un oscillatore a
frequenza variabile controllata in tensione.
o Rumore
Uno dei problemi degli oscillatori, specialmente in ambito RF, è quello del rumore. Idealmente si vorrebbe
produrre un segnale con una sola armonica, ma in realtà quello che viene fuori è uno spettro, che solo
approssimativamente può essere assimilabile ad una riga.
in cui, in prima approssimazione, si può trascurare il rumore proveniente dal generatore di corrente IEE in
quanto di modo comune (anche se in realtà non potrebbe essere considerato tale poiché il circuito lavora in
maniera fortemente sbilanciata).
Per il calcolo di si può ricorrere al modello semplificato dell’oscillatore di figura
mentre con si indica la resistenza del blocco attivo e con la densità spettrale di corrente di
rumore di cortocircuito in uscita. In condizioni di oscillazione si ha però e quindi il modello si
semplifica ulteriormente come in figura.
DA TERMINARE
o Oscillatori al quarzo
Se sulle facce opposte di un cristallo piezoelettrico, tipicamente di quarzo, sono posti due elettrodi planari e
ad essi viene applicata una differenza di potenziale, le cariche legate nel cristallo sono sottoposte a forze di
natura elettrostatica. Se tale dispositivo è realizzato in maniera opportuna, in conseguenza delle forze
dovute al potenziale applicato, esso subisce deformazioni meccaniche per cui può essere considerato come un
sistema elettromeccanico che può vibrare se sottoposto ad un’appropriata eccitazione. La frequenza di
risonanza e il Q dipendono dalle dimensioni del cristallo, dall’orientamento delle superfici rispetto ai suoi assi
e dal modo in cui è montato.
- Equivalente circuitale
Esso è costituito dalla serie di un’induttanza L, avente valore dell’ordine dei mH, quindi notevolmente
maggiore di quella realizzabile in forma integrata (4 nH . 5 nH), di una capacità C (200 fF . 300 fF) e di una
resistenza (5 Ω . 10 Ω) associata alle perdite, il tutto in parallelo ad un’altra capacità C'.
Quest’ultima rappresenta la capacità elettrostatica tra gli elettrodi che hanno il quarzo come
dielettrico, il suo valore (3 pF . 4 pF) è molto maggiore di quello di C. Grazie all’elevato valore dell’induttanza,
il Q associato ad essa risulta molto alto e ciò fa del quarzo un risonatore di alta qualità che permette di
realizzare oscillatori con un rumore di fase estremamente basso. Se si trascura la resistenza R, l’impedenza
del cristallo è una reattanza pura jX la cui dipendenza dalla frequenza, rappresentata nella figura
Questa caratteristica è data dalla seguente ragionamento, poiché il fattore Q è molto alto grazie al valore
dell'induttanza molto elevata, possiamo trascurare la resistenza e scrivere l'impedenza del cristallo
come:
Da tale espressione del impedenza osserviamo e il cristallo ha due frequenze di risonanza, la prima riguarda il
condensatore C:
Per è la pulsazione di risonanza serie data dal condensatore C e quella di risonanza parallelo, data la
condensatore C’.
Notiamo che e poiché C’>>C le due frequenze di risonanza sono molto vicine. La reattanza del cristallo
X(ω) È induttiva su una banda di frequenze molto stretta compresa tra e . In questo modo possiamo
usare cristallo per sostituire l'induttore dell'oscillatore Colpitts.
- Implementazione
L’implementazione dell’oscillatore ricalca quella già vista per gli oscillatori LC realizzati con circuito
differenziale.
Le differenze stanno nel fatto che stavolta si tratta di un oscillatore con risonatore di tipo serie quindi
l’elemento risonante viene posto sugli emettitori piuttosto che sui collettori (in questo caso, alla
frequenza di risonanza, il gruppo risonante tende a diventare un cortocircuito) e non vi sono
accoppiamenti capacitivi tra le basi e i collettori.
Quest’ultima differenza trova spiegazione nel fatto che si è a più bassa frequenza (tipicamente
intorno a 5 MHz . 10 MHz) e non in RF, di conseguenza il disaccoppiamento richiederebbe l’uso di
grosse capacità e quindi un grande impiego di area di silicio.
Ovvero
Ciò si ottiene fissando opportunamente il valore di . Come nel caso degli oscillatori LC, grazie al legame non
lineare tra la transconduttanza media e la tensione di uscita, la somma tenderà a zero all’aumentare.
PLL
- Introduzione
Gli anelli ad aggancio di fase (Phase Lock Loop: PLL) sono componenti chiave dei sistemi di comunicazione, sia a
radiofrequenze (WiFi) che su conduttori (WireLine). Essi vengono utilizzati per demodulare segnali AM ed
FM analogici e numerici, e per estrarre dati e segnali di cadenza da trasmissioni seriali ad alta velocità, esso
è utilizzato anche in condizioni “difficili” come la demodulazione in presenza di forti rumori di fondo o
alterazioni di altro tipo. In sostanza il PLL, dato un segnale di riferimento, riesce ad agganciarsi in
fase/frequenza ad esso portando in uscita un segnale pulito da componenti indesiderate avente stessa
fase/frequenza di quello in ingresso.
- Definizione di PLL
Viene chiamato PLL, un sistema che genera localmente un segnale di frequenza pari a quella di un segnale di
igresso.
o Appendice A
- Impedenze ed Ammettenze
Quando si parla di tensioni è più opportuno parlare di Impedenza, attraverso la legge di Ohm della tensione si
ricava l’impedenza
Quando si parla di correnti è più opportuno parlare di Ammettenza, attraverso la legge di Ohm della corrente
si ricava l’ammettenza (ammettenza = inverso dell’impedenza)
- Bipolo di Impedenza
- Bipolo di Ammettenza
- Relazioni fondamentali
- Alcune definizioni:
L’analisi degli oscillatori può essere basata su due modelli fondamentali: a retroazione o a resistenza negativa.
Entrambi i modelli hanno in comune il principio base di funzionamento di un oscillatore: all’accensione occorre
avere una coppia di poli nel semipiano destro in modo da consentire la crescita dell’oscillazione; le non
linearità permettono, una volta che l’oscillazione ha raggiunto un livello sufficiente, di portare la coppia di poli
sull’asse immaginario frenando il processo di crescita e rendendo così l’oscillazione stabile. Il modello di un
oscillatore a retroazione è mostrato in figura
in cui sono evidenti una rete di andata e una rete di ritorno.
Il comportamento del circuito in fase di accensione può essere assunto lineare, pertanto è studiato
sfruttando la teoria dei sistemi retroazionati ed in particolare valutando il suo guadagno d’anello definito
come prodotto tra funzione di trasferimento di andata e di ritorno:
T(s) = a(s) f(s)
Sfruttando infatti il criterio del luogo delle radici, applicato al guadagno d’anello, è possibile sapere dove si
trovano il poli del sistema retroazionato in funzione del guadagno statico.
Per gli oscillatori che appartengono a tale famiglia è possibile ottenere abbastanza semplicemente la funzione
di trasferimento lineare che li caratterizza:
La funzione della porta attiva è di produrre una resistenza negativa di piccolo segnale che si interfaccia con
la porta dipendente dalla frequenza (blocco β), quest’ultima costituita da dispositivi lineari e indipendenti
dall’ampiezza del segnale.
Le porte possono essere caratterizzate dalla loro impedenze di ingresso: Za(s) e Zf(s) le quali costituiscono
l’equazione caratteristica dell’oscillatore:
Za(s)+Zf(s)=0
L’equazione caratteristica impone che a regime la parte reale negativa della porta attiva sia compensata dalla
parte reale positiva della porta passiva, inoltre la componente immaginaria deve annullarsi perchè il circuito
lavori in risonanza.
Supponendo che il dispositivo attivo e il dispositivo dipendente dalla frequenza siano modellizzati attraverso
due impedenze:
Za=Ra+jXa e Zf=Rf+jXf
la condizioni di start-up qui di seguito riportata dà anche una indicazione sul grado di instabilità
del sistema:
Ra(ωo) + Rf(ωo) < 0
Xa(ωo) + Xf(ωo) = 0
dove ωo rappresenta la frequenza in cui la reattanza complessiva è nulla. Si deve avere che in fase di
accensione il dispositivo sia sovracompensato, questo per garantire l’innesco in ogni condizione di lavoro e per
sopperire ad eventuali mismatch dei componenti. Si noti che, in generale, la frequenza che soddisfa
l’equazione caratteristica degli oscillatori a resistenza negativa, non è uguale alla frequenza che soddisfa gli
oscillatori a retroazione.