Sei sulla pagina 1di 28

MODULO B Lezione del 30 marzo 2009 In questa lezione inaugurale del modulo A cercher di mettere a fuoco il modello del

"broadcasting" che essenziale per capire le moderne comunicazione di massa e far alcuni cenni - a grandissime linee - allo sviluppo tecnico di radio e televisione. Per questa lezione ho utilizzato i primi quattro capitoli dell'ottimo libro di Enrico Menduni I linguaggi della radio e della televisione, Laterza, Bari, 2002 (edizione ampliata 2006) Per descrivere in termini schematici la comunicazione di solito si usa il modello elaborato dal linguista russo (uno dei padri dello strutturalismo) Roman Jakobson in un suo studio del 1956 sulla Poetica. Jacobson individua un emittente che trasmette un messaggio a un ricevente. Questo lo schema: emittente ------> messaggio -----------> ricevente Perch il messaggio passi dall'emittente al ricevente per c' anche bisogno di un canale fisico (per veicolare il messaggio), di un codice (che deve essere comune a emittente e ricevente se si vuole che la comunicazione sia efficace) e di un contesto (cio di un universo di riferimento anche questo comune tra emittente e ricevente). Jakobson poi determin anche le funzioni proprie di ciascun livello del processo comunicativo. * * * * * * all'emittente corrisponde la funzione espressiva al ricevente la funzione conativa al canale la funzione fatica al messaggio la funzione poetica al codice la funzione metalinguistica al contesto la funzione referenziale

Se la comunicazione avviene - come accade generalmente - tra due persone si pu parlare di comunicazione "point to point", oppure di comunicazione "one to one". Questo tipo di comunicazione avviene generalmente in uno spazio condiviso - cio "face to face" - ed assolutamente interattiva ( possibile, cio, che emittente e ricevente si scambino i ruoli, utilizzando lo stesso canale, anzi in qualche modo addirittura previsto). La comunicazione di massa, invece, usa la modalit "one to many", cio da uno a molti ed di solito unidirezionale (non previsto che emittente e ricevente si scambino i ruoli, almeno nello stesso canale) o ha un grado di interattivit molto basso. In pi non avviene ma ci sono eccezioni, come per esempio il teatro in uno spazio condiviso. Si usa, cio, un canale - che trasporta fisicamente il messaggio per mettere in contatto emittente e ricevente. I due mezzi di comunicazione di massa ora pi diffusi - la radio e la televisione - usano, per esempio, l'etere per mettere in comunicazione simultaneamente l'emittente e milioni di riceventi. Ma andiamo con ordine. E' con la seconda meta del 1400 - cio con l'invenzione della stampa a caratteri mobili - che comincia a svilupparsi un mercato per le comunicazioni di massa. Ma si tratta di un mercato - quello permesso dalla stampa che ancora molto ristretto. Infatti - all'inizio dell'epoca della rivoluzione industriale, cio attorno al 1750 - ancora il 90% della popolazione completamente analfabeta, quindi non in grado - anche avendo abbastanza soldi per permettersi un libro o un almanacco - di decodificare il messaggio veicolato dalla scrittura. Con l'Ottocento, per, cambia tutto. Nel breve spazio di una cinquantina d'anni si

sviluppa una moderna industria delle comunicazioni di massa grazie ad una massiccia riduzione dell'analfabetismo, una maggior disponibilit di denaro, dovuta all'esplosione dei commerci in seguito alla rivoluzione industriale, e a una serie impressionante di innovazioni tecniche. Nel 1844 viene inventato il telegrafo (Morse) e nel 1876 il telefono (Bell). Il mondo diventapi piccolo. Si perfezionanano - con l'invenzione della Linotype e dalla rotativa - le tecniche per la stampa dei giornali che, con il 1836, cominciano ad ospitare la pubblicit (il primo fu La Presse, un quotidiano francese). Inoltre Edison invent il fonografo nel 1879 e pochi anni dopo Berliner perfezion il grammofono: furono poste le basi della riproducibilit tecnica della musica. Per la fotografia la data d'inizio tradizionalmente il 1839, anno in cui la tecnica per produrre i dagherrotipi divent patrimonio comune, ma ben pi significativa la data del 1888 in cui George Eastman - il fondatore della Kodak - brevett la tecnica per spalmare l'emulsione fotosensibile sulla celluloide: la prima pellicola fotografica. In pi l'Ottocento fu l'epoca - almeno in Europa e negli Stati Uniti del grande inurbamento: molti si trasferirono dalla campagna in citt seguendo le opportunit di lavoro offerte dalla rivoluzione industriale. E nella citt che nasce il moderno spazio pubblico. Lo spazio pubblico definito da una sfera pubblica e da una scena pubblica. La sfera pubblica , secondo la definizione data da Menduni e ricavata dagli studi di Habermas lo spazio di libera espressione, comunicazione e discussione di idee e progetti formato anche attraverso libri giornali e altri mezzi da parte dei singoli cittadini e delle varie associazioni - che costituisce una forma di mediazione tra la societ civile e lo stato. La scena pubblica invece la scena a cui accedono alla visibilit pubblica persone, istituzioni, aziende e oggetti, ma dove anche gli eventi e i problemi sono rappresentati e quindi diventano visibili e sono avvertiti come rilevanti. Nello spazio pubblico - a cui si contrappone lo spazio privato - si sviluppano i primi mezzi di comunicazione di massa. Abbiamo gi visto che possiamo definire cos i quotidiani, ma anche il teatro e l'opera che nell'Ottocento furono il vero spettacolo nazional-popolare. Forse, per, il primo vero mezzo di comunicazione di massa che agisce nello spazio pubblico fu il cinema, un medium capace di mettere insieme consumo di massa e cultura industriale. I primi esempi di cinema risalgono agli esperimenti dei fratelli Lumire (1895), ma gi nel 1910 c'erano le prime sale di proiezioni fisse nelle citt e a partire dal 1920 i cinematografi erano una costante nel panorama urbano. La radio fu scoperta nel 1895 da Guglielmo Marconi, ma in un primo tempo fu utilizzata come un comodissimo "telegrafo senza fili" capace di portate i messaggi scritti attraverso il codice Morse - anche in spazi - come quelli degli oceani - in cui non era possibile utilizzare il telegrafo. In pratica fu considerata una innovazione essenziale nelle trasmissioni marittime. Questo statuto certificato - con la forza dell'aneddoto - dal fatto che David Sarnoff - che poi diventer il fondatore e il presidente della RCA - fu la persona che per primo capt l'SOS lanciato - attraverso la radio - dal Titanic prima di inabissarsi. Le cose cominciarono a cambiare nel 1906 quando Lee De Forest invent una valvola elettronica - il triodo - che permetteva di trasmettere la voce umana al posto dell'alfabeto Morse nell'etere. Questa invenzione fu perfezionata - per motivi bellici -

durante la prima guerra mondiale e nel dopoguerra inizi la produzione industriale delle radio. In un primo tempo gli apparecchi erano sia trasmettenti che riceventi, ma poi si prefer, per ragioni di semplicit e di costi, di produrre solo apparecchi riceventi. Era nata l'epoca del broadcasting, in un primo tempo, a causa del costo degli apparecchi,l'ascolte e la visione si svilupparono nello spazio collettivo. Poi in quello privato. Broadcasting la parola inglese che viene comunemente utilizzata per definire il modello di trasmissione proprio di radio e tv, in cui un'emittente raggiunge simultaneamente - attraverso l'etere - milioni di riceventi che non hanno per la possibilit di rispondere attraverso lo stesso canale e con la stessa forza. Si tratta quindi di una comunicazione "one to many" e sostanzialmente monodirezionale. Questo tipo di servizio definito come un servizio a flusso e pu essere a pagamento (attraverso un abbonamento - fee - o acquistando la singola trasmissione) oppure gratuito. La radio - e successivamente la televisione - si svilupparono come servizi gratuiti negli Stati Uniti - anche se il conto poi era pagato dagli investitori pubblicitari, quindi alla fine dai cittadini stessi come consumatori - e a pagamento (attraverso un canone da corrispondere allo Stato) in Europa. Modello USA: la legge fondamentale che regola ancora oggi il broadcasting negli Stati Uniti il "radio act" del 1927. Si tratta di una legge che prevede che le frequenze l'etere un bene pubblico e ha una scarsit naturale - siano date in concessione ai privati attraverso il sistema delle licenze. In pochi anni si crearono i grandi network radiofonici che dominano ancora adesso - dopo il passaggio dalla radio alla tv - l'etere statunitense: la NBC, la CBS e la ABC. Le tre reti "nazionali" in realt sono tali solo grazie a una struttura molto eterogenea: in alcune zone degli Stati Uniti, infatti, coprono il territorio grazie ad emittenti di propriet (cio "owned and operated", "O&O) in altre invece grazie ad emittenti locali indipendenti affiliate grazie al meccanismo della "syndacation". In questo caso si tratta di emittenti con una programmazione mista: in parte locale e autoprodotta, in parte prodotta dalla rete nazionale. Il motore del modello sviluppato negli Stati Uniti - dove l'intervento del pubblico assolutamente marginale - basato sui ricavi che vengono dalla pubblicit e solo negli ultimi 20-30 anni arrivata in primo piano la tv a pagamento. Modello europeo: in Europa, invece, le cose andarono diversamente. La data d'inizio tradizionale dalla quale si fa partire l'avventura del modello europeo di broadcasting il 1926, l'anno in cui fu fondata la BBC (British Boradcasting Corporation). In questo caso in primo piano c' il monopolio pubblico e il modello prevede il pagamento di un abbonamento, riscosso attraverso un canone dedicato o attraverso la fiscalit generale. Il perch di questa biforcazione sono abbastanza semplici da spiegare: i regimi europei erano molto meno ideologicamente liberisti di quello USA e molto pi autoritari (in alcuni casi anzi si trattava di veri e propri regimi totalitari). Le lite politich europee, quindi, volevano avere il controllo assoluto della radio, il primo vero mezzo di comunicazione di massa con un pubblico potenzialmente universale (non c'era l'ostacolo dell'analfabetismo). Se nei regimi totalitari, per, l'aspetto ideologico ebbe la meglio, nelle democrazie venne in primo piano l'aspetto pedagogicoeducativo. Per usare la parole di John Reith, il fondatore della BBC. lo scopo della radio doveva essere "educare, informare e intrattenere". Il fondamento della "mission" del servizio pubblico era "in nuce" nelle tre priorit indicate da Reith. Lezione del 2 aprile 2009 In questa lezione ci occuperemo di televisione. Si tratta di una lezione introduttiva che far il punto sulla periodizzazione del fenomeno televisivo e sulle principali teorie di ricezione.

Illustrer, quindi, schematicamente la storia della televisione e le teorie che ci permetteranno di analizzare questo medium seguendo il filo rosso dipanato da Milly Buonanno in "L'Et della Televisione. Esperienze e teorie" (2006). La periodizzazione pi adeguata quella suggerita da John M. Ellis in "Seeing Things" (200). 1. Scarsit. Sia di canali che di contenuti. E' l'et del monopolio statale in Europa che a seconda dei Paesi - dura fino agli anni '70/'80. I palinsesti non coprono tutta la giornata e i canali sono pochi. E' l'et della Rai, della tv in bianco e nero e dei programmi educativi. 2. Crescita. Aumentano i canali e anche i contenuti. E' l'et della rivoluzione della tv commerciale (anni'80/'90) e della rottura del monopolio statale sull'etere. Aumenta in modo enorme l'offerta televisiva e la tv diventa gradualmente sempre pi commerciale, visto che il motore - unico nel caso delle reti commerciali - quello della pubblicit. Si cerca di massimizzare il numero delle persone che si sintonizzano su un determinato canale. E' la guerra per aumentare il numero degli "occhi" - "eyeballs with purse" il termine che gli investitori pubblicitari usano per definire gli spettatori e il loro comportamento di acquisto - che coinvolge sia i canali commerciali che le reti pubbliche. 3. Abbondanza. Sia di canali che di contenuti. L'offerta - con la digitalizzazione delle frequenze terrestri e con l'arrivo del satellite e del cavo - aumenta a dismisura. Non cos la domanda, visto che gli spettatori continuano in media a vedere al massimo 4 ore di tv al giorno. La strategia a questo punto cambia. I canali si differenziano in "free" come la tv via etere detta "generalista" e "pay", come le reti satellitari e una parte del digitale terrestre. Quello che viene rimesso in discussione il modello della diffusione "broadcast", cio rivolta al massimo numero di persone. Ora la strategia quella di segmentare il pubblico in "target" pi piccoli e ben definiti, in modo da aumentare l'efficacia del messaggio pubblicitario veicolato e anche la soddisfazione dei telespettatori. E' quello che viene chiamato "narrowcasting". Per nonostante le stratificazioni del pubblico, l'avvento della "pay-tv" e la strategia del "narrowcasting" la televisione resta un medium a "bassa soglia" perch non ha barriere: non necessita di un pubblico alfabetizzato - non c' bisogno di saper leggere e scrivere, come per utilizzare i giornali - e non ha nemmeno bisogno di competenze tecniche anche minime come richiesto per poter utilizzare internet. Per questo Joshua Meyerhowitz parla della tv come "il pi democratico dei mezzi". La tv serve a costruire - attraverso la trasmissione di eventi - una sorta di "comunit immaginata" che abbraccia tutti gli spettatori, senza pi vincoli di luogo. E' un consumo in spazi privati che ha una valenza pubblica. Ora consideriamo, sempre in modo schematico, le teorie sulla fruizione della televisione. La nozione che forse ha pi di ogni altra influenzato i "media studies" quella di "flusso" ("flow", in inglese) eleborata da Raymond Williams, un sociologo inglese che ha derivato questa intuizione dallo choc culturale provocato dalla sua immersione repentina nella realt della tv commerciale Usa, lui che era abituato alla scarsit di offerta della Bbc degli anni '70. Williams nota come per lo spettatore medio l'offerta televisiva non si compone di programmi ben definiti, ma piuttosto dal flusso, in qualche modo unificato, di pi programmi visti in sequenza e senza soluzione di continuit. Un magma da cui diventa difficile estrarre il singolo programma. Insomma una fruizione della tv come "attivit laterale" che arreda la nostra vita, ma che non

al centro della nostra attivit intellettuale. Ma in realt quello descritto da Williams - e codificato anche da Ellis con la distinzione tra "glance" (occhiata), proprio della tv e "gaze" (sguardo), proprio del cinema - il grado zero della visione, quello delle "couch potatoes", gli spettatori stravaccati sul divano del tinello, ma gi facendo "zapping" si ha un atteggiamento pi attivo. Per non parlare poi della normalit, cio l'interattivit debole delle "viewing strip", cio la selezione da parte dello spettatore dei programmi preferiti. In pi al "flusso" dei programmi - tipica tv feriale, in cui non ci sono grandi eventi - si contrappongono i "media events" - il cui inquadramento teorico si deve a Daniel Dayan e Elihu Katz (qui la prima elaborazione del solo Dayan) - cio gli elementi dirompenti che sospendono il flusso dei palinsesti. Dayan e Katz distinguono tre grandi categorie di "media events": 1. Competizioni. In sostanza gli eventi sportivi, come le partite di Champions e le Olimpiadi. 2. Conquiste. Le grandi imprese scientifiche come il primo uomo sulla luna o il lancio dello Shuttle. 3. Incoronazioni. Le grandi cerimonie pubbliche, come appunto l'incoronazione della regina d'Inghilterra o i funerali di Lady D. In questo caso si ha un coinvolgimento emotivo dello spettatore in una sorta di simultaneit despazializzata e la costruzione di una specie di mobilitazione, anche se solo virtuale. L'esatto contrario della passivit della fruizione. Inoltre lo scenario televisivo si molto modificato dall'epoca del trionfo delle reti commerciali generaliste. Ormai l'offerta diventata multicanale: posso scegliere se guardare una serie televisiva sulla "pay tv", su una rete "free" (dopo un determinato lasso di tempo), su un Dvd oppure scaricarla da internet il giorno dopo la messa in onda negli Stati Uniti, magari con i sottotitoli messi a punto dalla comunit degli appassionati. Insomma alla passivit del flusso si sta sostituendo la "fatica della scelta" che segue l'esplosione dei canali, la destrutturazione dei palinsesti e la diversificazione dell'offerta. Una specie di "disembedding" dei programmi dal flusso dei palinsesti. Una visione pi consapevole che per perde l'aura di aspazialit e sincronicit dei pi genuini "Media events". Lezione del 3 aprile 2009 In questa lezione far una breve storia dei telegiornali italiani in altre parole del modo pi istituzionale in cui viene fatta informazione in Tv. Linformazione pu essere considerata un macrogenere televisivo ed presente sin dallinizio nella programmazione, almeno per quel che riguarda le emittenti di servizio pubblico che secondo la nota massima di John Reith il primo direttore della Bbc (che ho citato nella lezione precedente) hanno il compito di educare, informare e far divertire. Prima di tutto una breve definizione: il telegiornale il notiziario trasmesso per televisione accompagnato dalla proiezione dinserti filmati sui fatti pi importanti della giornata. Il primo tg sperimentale (diretto da Vittorio Veltroni, il padre di Walter Veltroni) fu trasmesso il 10 settembre 1952 alle ore 21 sul Programma Nazionale (che era anche

lunico). Nel corso dellanno successivo ne furono trasmesse 94 edizioni: quattro la settimana alle 20.30 e, dalla fine dei 1953, alcune edizioni alle 23.30. Con l'inizio delle trasmissioni regolari (3 gennaio 1954) inizi anche il primo telegiornale ufficiale. Nei primi anni il telegiornale risent dell'influenza dei criteri espositivi dei quotidiani e soprattutto delle modalit espressive e linguistiche radiofoniche (l'egemonia nell'ambito dell'informazione era saldamente mantenuta dal Giornale Radio che almeno fino alla fine degli anni 50 ebbe un audience molto maggiore). L'informazione televisiva copriva in genere l'ufficialit della vita pubblica e politica italiana di cui forniva un'immagine rassicurante: anche il maggior realismo (e la conseguente crudezza) delle cronache estere era funzionale alla volont politica: fornire un quadro consolatorio e ottimistico della vita nazionale e di esercitare un ruolo moralizzatore e pedagogizzante nei confronti del pubblico. Negli anni successivi si and affermando - in parallelo alla diffusione delle veline della censura e del controllo governativo sull'informazione una maggiore conoscenza del linguaggio e delle potenzialit del mezzo televisivo. Alcuni i drammatici avvenimenti - come lassassinio nel 1963 di Kennedy a Dallas - resero l'informazione televisiva protagonista cos come nel 1969 lo sbarco sulla Luna rese evidente il livello professionale raggiunto dalla Rai. Dalla met degli anni '60 la Rai increment l'impegno organizzativo e produttivo: il 6 settembre 1965 entr in funzione la redazione giornalistica della Rai di Londra; il 24 marzo 1969 quella di Parigi; il 6 settembre quella di Beirut il 28 gennaio 1970 quella di Bonn mentre il 25 giugno 1967 fu realizzato il primo collegamento in mondovisione. Numerosi furono anche i tentativi di modernizzare l'informazione grazie alle innovazioni tecnologiche come il satellite. Nel 1961 part il Tg2 in posizione di sudditanza nei confronti del Tg1 almeno fino alla riforma della Rai, varata il 14 aprile 1975, che produsse un progetto dinformazione concorrenziale tra le reti con un Tg1 democristiano e cattolico, un Tg2 socialista e laico, a cui si aggiunse, nel 1979, il Tg3 comunista. Dall'inizio degli anni '70, il panorama dell'informazione televisiva si arricch della concorrenza delle emittenti provate, che trasmettevano soprattutto notiziari a carattere locale (gi nel 1973 Tele-Biella prima Tv italiana privata mandava in onda quotidianamente dalle 19.00 alle 19.30 un TG locale). L'intraprendenza delle emittenti private era tale che nel 1978 la Rai dovette acquistare il filmato del ritrovamento del corpo di Aldo Moro dalla rete romana privata GBR. Nel 1980 fu varato il primo Tg a diffusione nazionale di un network privato. Si trattava di Contatto diretto da Maurizio Costanzo e in onda su Primarete indipendente. L'esperimento si concluse precocemente, ma da allora si moltiplicarono gli i attacchi al monopolio della Rai nel settore dellinformazione. Nel 1986 esord il telegiornale di TMC (Telemontecarlo). Si trattava di un breve notiziario che per rompeva definitivamente il monopolio della Rai. La Fininvest sfid i Tg, della televisione di stato con Studio 5 e nel1988 con il rotocalco televisivo Dentro la notizia. Dal 7 settembre 1987 alle ore 19.55 Rete A incominci a trasmettere in interconnessione su tutto il territorio nazionale (o almeno sulle zone dItalia coperte dal segnale dellemittente) TgA, un notiziario diretto da Emilio Fede. In seguito ad una protesta del ministero delle Poste e Telecomunicazioni, per, il network decise di trasmettere in differita, cio di differenziare di qualche minuto la messa in onda da regione a regione. In seguito all'approvazione della legge Mamm (1990) - che ha concesso la diretta alle reti nazionali obbligandole alla produzione di un proprio Tg - sono iniziate nel 1991 le

trasmissioni regolari di Studio Aperto su Italia 1, del Tg4 su Retequattro e nel 1992 del Tg5 su Canale 5. I telegiornali Fininvest (poi Mediaset) - sin dallinizio concepiti secondo una strategia di programmazione competitiva: il Tg5 contro il Tg1, Studio aperto contro il Tg2 e il Tg4 contro il Tg3 - hanno inaugurato nuove modalit di costruzione e conduzione del Tg. Per esempio la forte personalizzazione del notiziario (condotto dallo stesso direttore), la presentazione all'americana (come la conduzione in coppia, inaugurata nel 1956 alla Nbc e divenuta poi tipica dell'edizione meridiana del Tg5), la tematizzazione delle notizie e la ricerca di un filo conduttore per portare per mano lo spettatore nellassieme dei fatti del giorno, lassimilazione dei ritmi veloci tipici della programmazione delle emittenti commerciali, la ricerca di un contatto empatico con il pubblico e di un pi stretto rapporto del Tg con il palinsesto della rete tramite il ricorso traino (avere un programma forte nella programmazione che precede il Tg aiuta i numeri Auditel del notiziario stesso). Altri elementi di novit sono i promo, l'anticipo di qualche minuto sull'orario dinizio per bruciare la concorrenza, i titoli sottolineati da inserti sonori e una connotazione del Tg pi in linea con la fisionomia editoriale della rete ospite. La logica competitiva ha influenzato anche i telegiornali della Rai che hanno sperimentato strategie di coinvolgimento con il pubblico simili a quelle delle reti private conte la ricerca di anchorman o anchorwoman (Lilli Gruber, Maria Luisa Busi, Carmen Lasorella, Bianca Berlinguer , Maurizio Mannoni, Federica Sciarelli). Un'importanza non trascurabile nelle trasformazioni dei Tg italiani ha avuto la scoperta della Cnn in occasione della prima guerra dei Golfo (1991). Il modello giornalistico della rete all news di Atlanta diventato una pietra di paragone su cui confrontarsi e, quindi, il suo stile televisivo - tempestivo ed efficace e presente 24 ore su 24, sette giorni su sette- diventato un punto di riferimento per tutte le emittenti. Inoltre le immagini della Cnn (e delle altre agenzie che lavorano sui circuiti internazionali) sono state frequentemente utilizzate nel caso di importanti eventi inattesi soprattutto dall'estero. Insomma, nel corso degli anni '90, grazie alla spinta dei Tg Mediaset, il telegiornale ha preso il sentiero della spettacolarizzazione delle notizie, che lo ha portato agli antipodi del suo asettico stile originario. Lezione del 6 aprile In questa lezione analizzer, sempre con grande brevit, le principali caratteristiche dei vari tg italiani. Tg1. E il primo tg italiano. Parte nel 1952 con la fase sperimentale della Rai e inizia ufficialmente le trasmissioni il primo giorno di vita della Rai, il 3 gennaio del 1954. Inizialmente va in onda alle 20.30 e ha unedizione alla fine delle trasmissioni (cio dopo le 23, nel ridotto palinsesto della televisione delle origini). Eimpaginato per temi: prima la politica interna (trattata in modo sintetico)e la politica estera, poi la cronaca italiana (per lo pi cerimonie ufficiali e qualche evento mondano), la cronaca nera (che privilegiava le fonti ufficiali, come carabinieri e polizia e non indulgeva in particolari morbosi o macabri) e infine lo sport. I servizi filmati sono pochissimi. Un dato da tenere a mente che, almeno allinizio, le notizie erano lette da uno speaker, cio un attore con una dizione chiara e senza accenti, non da un giornalista. E si trattava di uno speaker unico. In pratica siamo di fronte ad un giornale radio trasmesso di fronte alle telecamere. Come spesso succede un nuovo medium (la televisione) assume le forme e i linguaggi del medium precedente (la radio) Il tg da subito una dei programmi di maggior successo della Rai e con il passare del tempo sono investite sempre pi risorse e viene introdotta un appuntamento pomeridiano. Inoltre si comincia ad usare pi speaker per leggere le notizie e fanno la comparsa in video anche i giornalisti. Sono anni fino allinizio degli anni 60 di grande creativit dal punto di vista linguistico e stilistico (anche grazie ai progressi

tecnici come lAmpex) e di censura per quel che riguarda i contenuti perch si acuisce sempre pi il controllo governativo (la Rai di propriet dellIri che raggruppa tutte le aziende possedute dallo Stato e, in ultima analisi dal ministero del Tesoro) sullinformazione Rai. Le cose cambiano o sembrano cambiare allinizio degli anni 60 con i primi tentativi di governi di centrosinistra e con larrivo di Enzo Biagi, nel 1961, alla direzione del Tg. Ma nel 1961 comincia anche la sua lunga carriera fino al 1975 di direttore generale della Rai anche Ettore Bernabei il simbolo del potere democristiano dalla tv di Stato) e aumenta il controllo politico. A farne le spese Biagi che lascia la direzione del Tg1 nel 1963, soprattutto perch allergico al diluvio di inaugurazioni e tagli di nastro che i politici pretendono dal Tg Rai. Prosegue per, anche la modernizzazione linguistica della testata. Anzi, con Gianni Granzotto direttore generale, il Tg1 sottoposto a uno svecchiamento radicale. Si rinuncia alla fissit delle riprese e al tono tra laulico e il procollare del notiziario e si opta per un tono pi colloquiale. Molti i giornalisti che si alternano alla lettura: Arrigo Levi, Mario Pastore, Ennio Mastrostefano, Gustavo Selva e Emilio Fede. In pi aumentano i servizi filmati dallestero prodotti dalla Rai e quelli degli inviati e dei corrispondenti). Nel 68 nasce ledizione delle 13.30 (pi di due milioni di spettatori, mentre quella delle 20.30 raggiunge pi di 11 milioni ditaliani). Nel 1973 ancora cambiamenti di palinsesto: introdotta unedizione pomeridiana e ledizione serale viene sposta alla 20. Negli anni 70 aumentano ancora i servizi esterni e limportanza delle redazioni sparse su tutto il territorio nazionale. Con la legge di riforma della Rai del 1975, poi, il Tg1 viene affiancato, nel 1976, da una testata concorrente allinterno del servizio pubblico il Tg2 (il telegiornale del secondo canale gi esisteva, ma non come testata autonoma). Per il Tg1 non si tratta di un fatto positivo, perch la lottizzazione, che aveva lasciato il tg della seconda rete in mano ai socialisti, prevede per il telegiornale della rete ordinaria un ruolo di notiziario conservatore e cattolico. Si rinuncia alla conduzione plurale per la conduzione unica e si lascia perdere ogni velleit di sperimentazione. Si mantiene il primato degli ascolti, ma il tg diviene sempre pi grigio e spento. Le novit arrivano tutte della necessit di far fronte ad una concorrenza sempre pi agguerrita (anche in casa con larrivo del Tg3). Fino al 92 quando con larrivo delle concessioni dovuto alla legge Mamm anche le tv private che si sono evolute in un polo speculare alla Rai di propriet di Silvio Berlusconi sono costrette a fare informazione con tg strutturati. In particolare la nascita del Tg5 diretto da Enrico Mentana a dare i crucci pi grossi al Tg1 che costretto a svecchiarsi. In pi la rivoluzione delle reti all news come la Cnn comincia a fare effetti anche in Italia. Si comincia ad usare il promo in cui il conduttore pochi minuti prima dellinizio del tg vero e proprio e allinterno del programma traino fa un riassunto colloquiale e spigliato delle notizie del giorno. Con la direzione di Bruno Vespa (1990-1993) il tg comincia a cambiare: diventa Telegiornale Uno e comincia ad usare un grosso schermo alle spalle del conduttore che simula lattivit di una redazione che in realt del tutto virtuale. Ma soprattutto Vespa punta molto sui conduttori, ricalcati sul modello degli anchorman statunitensi. Anzi, Vespa punta soprattutto su anchorwoman come Lilli Gruber, Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario e Angela Bottiglione. Ma, nonostante questo, nel marzo del 93 il Tg1 subisce lonta del sorpasso da parte del Tg5. Vespa lascia la direzione anche in seguito allo scoppio dello scandalo di Tangentopoli che scuote lintera Prima Repubblica, ma in qualche modo il Tg1 riprende lo scettro di tg pi visto dItalia, sia pure tallonato dal Tg5. Le novit arrivano con direzione di Carlo. Rossella spinge il pedale dellacceleratore

verso una notevole spettacolarizzazione e lalleggerimento del notiziario. In pratica nella seconda parte del tg d ampio spazio alle soft news e alla cronaca rosa e alle notizie di spettacoli. I risultati dascolto sono positivi. Dopo la vittoria di Romano Prodi nel 96 arriva - dopo le brevi direzioni di Nuccio Fava e Rodolfo Brancoli - Marcello Sorgi che continua nellopera di svecchiamento e spettacolarizzazione del tg che stacca in modo netto il Tg5. Sorgi lascia il posto a Giulio Borrelli e poi ma solo per pochi mesi a Gad Lerner che sar sostituito da Albino Longhi. Nel 2002 a seguito della vittoria della coalizione di centrodestra arriva Clemente Mimun e, poi, - a seguito della vittoria del centrosinistra Gianni Riotta che per - nella primavera di quest'anno - ha lasciato la direzione del TG1 per quella del quotidiano della Confindustria (il Sole-24Ore). A capo del TG1 - dopo una breve direzione da parte del vice di RIotta Andrea Giubilo - andato (anche se al momento di scrivere queste righe la nomina non ancora effettiva) il giornalista della Stampa e di Panorama Augusto Minzolini. Tg2. Inizia la sua vita il 4 novembre 1961 con la direzione di Ugo Zatterin, ma liniziale obiettivo di fare concorrenza al Tg1 si infrange con la volont di Bernabei che lesina le risorse. Cos il tg2 vive in una condizione ancillare fino alla riforma Rai del 75. Nel 76 diventa il Tg delle forze di sinistra (sostanzialmente i socialisti) allinterno della coalizione di governo. La direzione di Andrea Barbato molto innovativa. Si riduce lo spazio delle notizie non pi lette in modo asettico dal conduttore, ma esposte in modo colloquiale e raggruppate secondo gruppi tematici si introducono i servizi speciali e si d spazio al dibattito (con la richiesta di intervento telefonico degli spettatori). Dal 79 poi partono rubriche di approfondimento dedicate allattualit culturale, politica o allo spettacolo. Negli anni 80 limpronta craxiana molto accentuata, ma si continua la sperimentazione linguistica con la ricerca di una marca personalizzazione del notiziario: Enrico Mentana, Giancarlo Santalmassi, Lilli Gruber, Carmen Lasorella e Lorenza Foschini si fanno le ossa in quel Tg2. Ma con lo scoppio di tangentopoli lascolto del tg2 diventa ondivago. La direzione di Clemente Mimun lo inclina verso la direzione della cronaca e dellinformazione di servizio con servizi brevi che non disdegnano le notizie di gossip. E stato diretto per una decina di anni da Mauro Mazza, in quota An. Ora, per Mazza stato mandato a dirigere la rete ammiraglia della Rai, cio Raiuno. Il direttore del TG2 per ora non ancora stato nominato (lo sar probabilmente dopo le Europee), ma potrebbe essere l'attuale direttore del Mattino di Napoli Mauro Orfeo. Tg3. Parte il 5 dicembre 1979 con un notiziario nazionale seguito da un notiziario diverso per ogni regione dItalia (e prodotto dalle testate regionali). E offerto per motivi di opportunit politica allopposizione (allora il PCI), ma almeno nei primi anni 80 soffre per la mancanza di risorse. Le cose cambiano nel 1987 con linizio della direzione di Sandro Curzi (un giornalista proveniente dalla scuola di Paese Sera e vicino al PCI). La testata acquista autonomia e aumenta il numero delle edizioni. Soprattutto si accentua la coloritura politica della testata: che si merita lepiteto di Telekabul. Sono anni, comunque, di innovazione linguistica (anche allinterno della rete diretta da Angelo Guglielmi) e di programmi di rottura come Samarcanda condotto da Michele Santoro. I volti del Tg3 sono Francesco Cannoni, Bianca Berlinguer, Federica Sciarelli e Mariolina Sattanino. La direzione di Curzi finisce nel 93. Viene sostituito da Andrea Giubilo di area cattolica che in parziale continuit con la linea di Curzi. Con la vittoria del centrodestra arriva Daniela Brancati, poi Alberto Severi e infine Italo Moretti. Ma durano poco: alla fine arriva Lucia Annunziata che, per, non riesce ad avere un rapporto decente con la redazione. Dopo una serie di direttori con un mandato molto breve ecco Nino Rizzo Nervo la cui sosta sul ponte di comando dura qualcosa in pi. Viene sostituito da Antonio di Bella che lattuale direttore (a meno di sconvolgimenti dopo le Europee).

Tg5. Parte ultimo dei tg di casa Mediaset il 13 gennaio dal 1992 sotto la direzione di Enrico Mentana. Fa capo a Canale 5 e inizialmente composto da tre edizioni (13, 20, 24). Poi se ne aggiunge una terza alle 8. E nato con il modello dei tg dei network Usa: informazione agile e veloce e montaggio serrato in modo da trattenere lo spettatore. In pi, per guadagnare unaudience la pi vasta possibile, almeno allinizio tende a privilegiare le notizie di cronaca sulla politica (poi per Tangentopoli impose un tasso notevole di politica anche al neonato Tg5). Da subito diventa il secondo tg nazionale per ascolti: anzi nel 93 per un po supera gli ascolti del Tg1. Il suo successo determinato dal fatto di essere percepito come telegiornale autorevole, ma meno ingessato rispetto al Tg1, ma anche alla personalit del suo primo direttore (ora sulla plancia di comando c Clemente Mimun, dopo un breve regno di Carlo Rossella) e dei suoi conduttori. Con la direzione di Mentana stato forse il pi brillante dei tg italiani. Ora Mimun deve cercare di riacquistare un po del precedente splendore. Tg4. E il tg di Retequattro. Parte il primo giugno del 1991 ed diretto dal 1992 da Emilio Fede che ne ha fatto un po il prolungamento della sua personalit. E infatti spessissimo alla conduzione e la sua mimica, la sua drammatizzazione delle notizie, le sue idiosincrasie politiche innervano lintero tg. In questo sta la sua forza e il suo limite. Studio Aperto. E il tg di Italia 1. Parte il 15 gennaio del 1991. In un primo tempo diretto da Emilio Fede che poi viene spostato sul Tg4 perch ritenuto pi adatto al target di Rete (Italia 1 la rete Mediaset pensata per il pubblico giovane, mentre Retequattro si rivolge a un pubblico pi adulto per non dire attempato). Viene diretto da Vittorio Corona che per un breve tempo lesperienza dura solo due mesi - fa un tg decisamente innovativo che prevede, per esempio, il pubblico in studio. Il nuovo direttore Paolo Liguori accentua linteresse per la cronaca e lappoggio spesso assolutamente incondizionato allavventura politica di Silvio Berlusconi. I servizi sono brevi e ritmati e il direttore gestisce in prima persona lo spazio di approfondimento e commento. Con la direzione di Mario Giordano che se ne andato pochi mesi fa per la direzione del Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi si accentua ancora linteresse per la cronaca con un taglio da giornale popolare - testimoniato da un programma come Lucignolo gestito dalla testata. Lattuale direttore Giorgio Mul. Lezione del 16 aprile In questa lezione abbiamo analizzato il significato profondo in altre parole industriale e di sistema del duopolio Rai/Mediaset e la sfida che si sta concretizzando da parte di Sky. In pi abbiamo brevemente analizzato il modo di fare informazione delle reti all news (in particolare quelle italiane). Infine abbiamo tematizzato gli sviluppi (eretici, per rifarci alle analisi di Sorrentino) del genere informazione nei canali televisivi. Rai e Mediaset sono accomunate da uno strano destino. In teoria si tratta di aziende concorrenti che competono per controllare lo stesso mercatCi si aspetterebbe, quindi, una lotta al coltello per accaparrarsi eyeballs with purse, spettatori con potere dacquisto da vendere agli investitori pubblicitari. E, a dire il vero, la concorrenza tra le due aziende c. Ed dura. Ma a un livello superiore, quello delle strategie e non della tattica, Rai e Mediaset sono due facce della stessa medaglia. E lenorme potere delle tre reti Rai che d una giustificazione allenorme per il mercato italiano concentrazione di risorse che fanno a capo a Mediaset. Allo stesso tempo la forza commerciale di Mediaset che giustifica il sostanziale abbandono del concetto di servizio pubblico da parte della Rai. Le tre reti Mediaset stanno in piedi e sono giustificate dalle tre reti Rai, la commercializzazione della Rai giustificata dallenorme potere di Mediaset: per usare un motto latino un po logoro: Simul stabunt, simul cadent. Entrambe le aziende giustificano la propria posizione di

sostanziale dominanza del mercato con lo stesso argomento: la forza del concorrente. Un monopolio gemello. Per anni questa situazione ha prodotto nel nostro Paese una specie di duopolio perfetto e i pochi tentativi di rompere questa specie di camicia di forza sono stati abbandonati o sono stati ridimensionati. Lultimo tentativo stato quello di Telecom durante la breve gestione di Colaninno che ha acquisito le due reti di Cecchi Gori (lex TMC e Videomusic, che era appena stata trasformata in TMC2). Lidea era quella di creare un terzo polo, forte di almeno due reti. Per questo erano stati assunti e pagati a peso doro numerosi professionisti come Gad Lerner e Fabio Fazio. Ma i problemi della Telecom e il mutato quadro politico hanno subito suggerito il ridimensionamento. TMC diventata La7, ma il suo palinsesto stato in breve tempo ridimensionato per non fare ombra ai due grandi; TMC2 stata trasformata in una rete tematica - di gran successo, ma non generalista MTV. E cos la fantasia del terzo polo finita prima ancora di cominciare. Alla fine per quello che la politica intesa come arte di instradare i mercati verso strutture pi equilibrate e aperte alla concorrenza non riuscita ad ottenere stato raggiunto grazie alla tecnologia. Il rapido sviluppo della tv digitale diffusa via satellite e la creazione del monopolio della piattaforma di Sky di propriet di Rupert Murdoch, dopo le difficolt della piattaforma Stream (Telecom e Murdoch) e di quella di Tele+ (i francesi di Vivendi) - hanno creato il terzo polo televisivo, almeno per quel che riguarda le risorse. Sky si situa subito sotto Mediaset e Rai e arriva ad assorbire circa un terzo delle risorse del mercato. Ma per quel che riguarda laudience le due societ che lavorano sulla tv in chiaro sono ancora sostanzialmente inattaccabili. Dal punto di vista dellinformazione larrivo di Sky ha prodotto un telegiornale Sky TG24 molto innovativo ed equilibrato. Avendo meno vincoli politici rispetto ai tg Rai e Mediaset, Sky TG24, diretto da Emilio Carelli, pu fare a meno della lunga sfilata di dichiarazioni politiche divise secondo regole rigidissime che uccidono il ritmo dei tg generalisti. La struttura quella dei canali all news: rapidi notiziari che si ripetono periodicamente, inframmezzati da rubriche con orari fissi. Ma limportante levento emergente - che pu essere un fatto di cronaca, ma anche una votazione particolarmente importante al Parlamento o una manifestazione - che seguito con lunghe dirette. Inoltre la disponibilit di molti canali satellitari ha consentito a Sky di sperimentare un tg con pi finestre che possono essere attivate a scelta dallo spettatore, usando i tasti del telecomando. In sintesi il telegiornale migliore disponibile in lingua italiana. Cercheremo ora di individuare - al di l dellappuntamento istituzionale dei tg gli altri spezzoni del sistema informativo presenti nei palinsesti delle tv. Secondo lantico adagio la radio annuncia la notizia, la tv la fa vedere, i giornali la spiegano. Ma la realt non cos lineare. Infatti ci sono ampi spazi informativi anche allinterno dellinformazione televisiva. Solo che, mentre i giornali puntano soprattutto sul piano cognitivo, la tv, per le caratteristiche linguistiche proprie del medium, punta sul lato emotivo delle notizia, seguendo la dimensione passionale. S pu, quindi, parlare con Laura Solito (Le eresie dellampliamento nel giornalismo televisivo, in Il campo giornalistico, Carocci, 2006) di un approfondimento emotivo proprio della televisione. Anche linformazione televisiva ha conosciuto un processo di settimanalizzazione: espandendosi nella programmazione delle reti, attraversando i palinsesti, o trasformando soltanto il suo contenitore tradizionale il tg che mantiene la sua funzione primaria di notiziario, attraverso le pi numerose edizioni quotidiane che assicurano la funzione di attualizzazione attraverso continui aggiornamenti. Linformazione televisiva esce dal suo recinto, formalmente sancito a met degli anni

Sessanta con la legge di riforma dellallora monopolio pubblico televisivo, Rai, che distingueva sia per la radio che per la televisione tra testate giornalistiche (tg), radiofoniche (gr) e reti. Progressivamente linformazione inizia a pervadere nuovi spazi, definendo peculiari modalit narrative. Probabilmente il talk show lantesignano di questapprofondimento giornalistico quotidiano, potendo essere realizzato in tempi brevi e senza grandi costi. (Solito, 2006) Questo sviluppo di spazi di approfondimento giornalistico dovuto soprattutto allaumento esponenziale delle ore di trasmissione determinato dalla rivoluzione della tv commerciale che abbiamo descritto due lezioni fa. La neotelevisione, se si vuole riprendere la fortunata espressione di Umberto Eco, vede nellarticolazione del discorso informativo una sua rilevante opportunit. Infatti nel rutilante alternarsi e fondersi di generi, linformazione assume un ruolo importante. La spettacolarizzazione dellinformazione, che forse pi opportunamente andrebbe definita come giornalisticizzazione dellintrattenimento televisivo, caratterizza la continua offerta di fatti e notizie, nonch larticolato ampliamento di temi e soggetti sociali di cui si d notizia. (Solito, 2006) Alla fine si possono individuare le seguenti tipologie dellintrattenimento: * Approfondimenti dei tg: le rubriche delle testate come Tg Economia, Tg Salute, Tg Costume, TV7 e Lucignolo. * Informazione della rete: gli spazi informativi gestiti dalla rete e non dalla testata: Report e Terra, per esempio. * Il discorso giornalistico: i talk show classici come Porta a porta, Linfedele, Otto e Mezzo, Il Maurizio Costanzo Show. * I contenitori dattualit: come Uno Mattina e LItalia sul Due. * I rotocalchi dattualit: come Verissimo, La vita in diretta, ma anche (solo in parte) Domenica In e Buona Domenica. * I racconti dellattualit: Chi lha visto, i programmi di Lucarelli * I corsivi televisivi: Striscia la Notizia e Le Iene. La dimensione di approfondimento cognitivo dellinformazione tv si avvale delle modalit e dei temi del giornalismo popolare. Una specie di attualizzazione dello yellow journalism che aveva i suoi punti di forza proprio nella qualit della narrazione e nella capacit di far valere la soggettivit dei protagonisti (Solito 2006). In particolare i temi sono quelli del giornalismo popolare: le cosiddette cinque S: * * * * * sesso sport sangue salute soldi.

Inoltre la dimensione valutativa diventa fondamentale anche perch diventata importantissima la declinazione narrativa delle storie. Infine il conduttore diventa una specie di perno su cui si concentra tutta la strategia di credibilit della trasmissione. La crescente consapevolizzazione da parte dello spettatore circa linevitabile connotazione del racconto giornalistico spinge a focalizzare la fiducia in professionisti e/o programmi ai quali progressivamente ci si affeziona e con i quali si condivide con landare del tempo le modalit di guardare e giudicare il mondo. (Solito, 2006)

Lezione del 17 aprile In questa lezione ci confronteremo con Internet. Sar una lezione introduttiva e verter principalmente sulla Rete. Solo comprendendo, infatti, il suo funzionamento saremo capaci di capire le peculiarit di questo medium che sostanzialmente diverso dagli altri, in quanto non , almeno in partenza, un mezzo di comunicazione di massa, che presuppone unarchitettura da uno a molti, ma un mezzo con unarchitettura da molti a molti. E questo ha enormi conseguenze sul modo di fare informazione in Rete. La rete Internet (qui la pagina di Wikipedia ne riassume la storia in modo schematico: un importante aggiunta a quanto detto a lezione) nasce da un progetto sviluppato negli anni 60 dellARPA, lagenzia scientifica dellEsercito degli Stati Uniti (che ora si chiama DARPA). Lidea di fondo era quella di costruire un network con un compito in termini militari di comunicazione-comando-controllo. I problemi che gli scienziati si trovarono davanti erano quelli di far convivere centri di calcolo che erano basati su diversi sistemi operativi e che non dialogavano tra loro. La rete doveva essere interoperabile. Inoltre si pens anche allevenienza tuttaltro che peregrina allepoca di un conflitto nucleare. La rete doveva essere costruita, almeno in teoria, per resistere ad un conflitto nucleare. Per questo si pens a qualcosa di molto diverso dalle reti telefoniche. Partendo dalle intuizioni di Paul Baran uno scienziato della Rand Corporation (qui, in inglese una breve biografia e una descrizione un po meno sommaria della mia del suo lavoro) si pens di utilizzare un metodo di trasporto dati non centralizzato in modo che se una parte della Rete fosse stata distrutta il resto avrebbe potuto funzionare, anche se in modo rallentato. Si pens quindi di utilizzare una tecnica nota come commutazione di pacchetto (packet switching) che permetteva appunto di spostare contenuto da una parte allaltra della rete in modo non predefinito e molto efficiente. Quindi la Rete nasce da subito semplice e ridondante. In pratica - secondo la definizione di Wikipedia, che molto schematica ma che sufficiente per i nostri scopi in una rete a commutazione di pacchetto (PBN, Packet Based Network) l'informazione da trasmettere viene suddivisa in pacchetti di dimensione abbastanza piccola; ad ognuno di essi viene aggiunta un'intestazione che contiene tutta l'informazione necessaria affinch il pacchetto possa venire inoltrato alla sua destinazione finale e sulla sua posizione all'interno dell'informazione che viene trasferita. I pacchetti vengono inviati individualmente attraverso la rete e vengono poi riassemblati nella loro forma originale quando arrivano sul computer di destinazione. L'intera capacit trasmissiva disponibile viene impegnata per la trasmissione di ciascun pacchetto. Se vi sono pi pacchetti da trasmettere contemporaneamente, questi vengono memorizzati in una coda, subendo un ritardo di accodamento e rischiando di essere scartati in caso di esaurimento della memoria disponibile per la coda. Quando un nodo intermedio detto commutatore di pacchetto, generalmente un router o uno switch, riceve un pacchetto, esso decide quale il percorso migliore che il pacchetto pu prendere per raggiungere la sua destinazione. Questa strada pu cambiare da pacchetto a pacchetto dipendentemente dalle condizioni della rete, per cui pacchetti appartenenti ad uno stesso messaggio possono intraprendere anche percorsi distinti. Inoltre Internet una Rete di reti: cio costituita da tutta una serie di reti, private, pubbliche, aziendali, universitarie, commerciali, connesse tra di loro. In effetti, gi prima della sua nascita, esistevano reti

locali, principalmente nei centri di ricerca internazionali, nei dipartimenti universitari. Un grande risultato della nascita e dell'affermazione di Internet stato quello di creare uno standard de facto tra i protocolli di comunicazione tra le varie reti, consentendo ai pi diversi enti e agenti (diversi governi, diverse societ nazionali o sovranazionali, tra i vari dipartimenti universitari) di scambiare dati mediante un protocollo comune, il TCP/IP, relativamente indipendente da specifiche hardware proprietarie, da sistemi operativi, dai formati dei linguaggi di comunicazione degli apparati di comunicazione. (ancora Wikipedia: il resto della voce qui). Insomma: Per potersi collegare ad Internet, il solo requisito richiesto ad un qualsiasi agente o dispositivo elettronico quello di poter "dialogare" con i protocolli. Tali protocolli controllano l'invio e la ricezione dei pacchetti. I protocolli pi importanti sono il Transmission Control Protocol ("Protocollo di trasmissione dati", TCP) e l'Internet Protocol ("Protocollo Internet", IP). La struttura di comunicazione a livelli: secondo tale struttura, il protocollo TCP occupa il livello superiore rispetto a IP. Al di sopra e al di sotto di questi due protocolli ne funzionano degli altri, ed altri ancora sono collocati al loro stesso livello. In pratica un pacchetto che parte da un host attraversa i diversi strati protocollari che aggiungono informazioni al pacchetto. Quando questo raggiunge la destinazione, avviene uno spacchettamento inverso e ogni livello legge le sue informazioni. Quindi, come si comprende, un pacchetto composto da un'informazione base incapsulata in una struttura di informazioni di servizio. (ancora wikipedia) Le parole precedenti possono sembrare una stramberia di tipo ingegneristico che non centra nulla con un corso di giornalismo. Ma proprio dalla struttura della rete internet che nata semplice (per poter fare dialogare sistemi diversi), ridondante (per essere in grado di funzionare anche in caso di parziale distruzione di uno degli hub) e distribuita (per i due motivi sopra elencati) che derivano alcune caratteristiche del medium che lo rendono molto diverso dagli altri media in cui ci siamo finora imbattuti. Un documento di David Weinberger e Doc Searls riassume piuttosto bene i vincoli e le possibilit che derivano dallarchitettura della rete internet. Si tratta di World of Ends che stato tradotto in italiano da Paolo Valdemarin (con il titolo Un mondo di estremit) e si pu trovare a questo indirizzo internet (qui la versione originale). In pratica, riassumendo (attenzione: a lezione ho letto il testo integrale e mi aspetto che venga studiato nella sua interezza) Internet: * Ha tre virt: nessuno la possiede, chiunque la pu usare, ognuno la pu migliorare. * Non complicata: la semplicit la sua virt. * Non una cosa: un accordo di collaborazione tra reti (inter-network) basato su un protocollo convenzionale. Un accordo non pu essere posseduto; al massimo si pu controllare una determinata porzione del sistema collettivo. * E stupida: il suo non essere intelligente (ovvero priva di requisiti specifici in fatto di identit, permessi e priorit) permette alla rete di espandersi con grande facilit, cos come di aggirare eventuali impedimenti di percorso. * Aggiungere valore abbassa il suo valore: pi si rende il sistema complesso o mirato a uno scopo specifico, pi la Rete perde le sue caratteristiche vincenti.

* Tutto il suo valore si sviluppa ai margini: lassenza di un centro amministrativo, tecnologico e organizzativo favorisce liniziativa di ciascun nodo e il libero sviluppo delle idee e delle iniziative. Ogni tentativo di accentramento di funzionalit e di contenuti pu anche funzionare commercialmente, ma toglie valore al sistema nel suo complesso. In pratica si tratta della fondazione teorica del concetto di net-neutrality di cui si discute anche oggi e che si basa su tre caposaldi: * Uguaglianza di tutti i bit: ogni pacchetto di dati ha pari dignit pari trattamento, non possibile assegnargli priorit, rallentarlo o bloccarlo del tutto. * Garanzia di interconnessione: ogni porzione di network ha contemporaneamente il diritto di connettersi alla Rete e il dovere di fornire connessione ad altre porzioni di network, prevedendo un numero ragionevole di punti di interconnessione e sovrastimando le risorse necessarie a gestire il traffico. * Libert daccesso: ogni persona o dispositivo deve potersi connettere con qualunque altra persona o dispositivo collegati alla Rete; qualunque pacchetto di dati deve poter essere originato a partire da qualunque nodo e deve poter essere ricevuto da qualunque nodo. Lezione del 20 aprile In questa lezione ci occuperemo dello sviluppo del World Wide Web, cio della parte della rete Internet dove si trovano la maggior parte dei contenuti informativi, delle sue dinamiche di funzionamento. Come abbiamo visto nella lezione precedente la rete Internet strutturata in modo che i vari protocolli di comunicazione simpilano sopra altri protocolli di livello inferiore. Questa struttura modulare permette una continua evoluzione del contenuto e delle attivit della rete Internet. In pratica alcuni protocolli come il gopher (qui la definizione schematica di Wikipedia) vengono abbandonati, mentre altri come il Word Wide Web (dora in poi W3) divengono egemoni. In particolare il W3 una rete di risorse di informazioni, basata sull'infrastruttura di Internet. Si basa su tre meccanismi per rendere queste risorse prontamente disponibili al pi vasto insieme possibile di utenti: * Uno schema di denominazione uniforme per localizzare le risorse sul Web (ad es., gli URL). * Protocolli, per accedere alle risorse denominate sul Web (ad es., HTTP). * Ipertesto, per una facile navigazione tra le risorse (ad es., HTML). La sua storia parte un po meno di 20 anni fa al CERN di Ginevra. La data di nascita viene comunemente indicata nel 6 agosto 1991, quando il matematico inglese, Tim Berners-Lee pubblic il primo sito nella rete internet, dando vita al fenomeno della tripla W: www.L'idea del World Wide Web era invece nata due anni prima, nel 1989, presso il CERN di Ginevra (Conseil Europen pour la Recherche Nuclaire, il pi importante laboratorio di Fisica in Europa). Alla sua base vi era il progetto dello stesso Berners-Lee e di un suo collega, Robert Cailliau, di elaborare un software per condividere la documentazione scientifica in formato elettronico

indipendentemente dalla piattaforma, migliorando la comunicazione e la cooperarazione tra i ricercatori dell'istituto. A lato della creazione del software, inizi anche la definizione di standard e protocolli per scambiare documenti su reti di calcolatori: il linguaggio HTML e il protocollo HTTP. Questi standard e protocolli supportavano inizialmente la sola gestione di pagine HTML statiche, vale a dire file ipertestuali visualizzabili e, soprattutto, navigabili utilizzando opportune applicazioni (browser o web browser). Dopo i primi anni, in cui era stato usato solo dalla comunit scientifica, il 30 aprile 1993 il CERN decise di mettere il WWW a disposizione del pubblico, rinunciando ad ogni diritto d'autore. La semplicit della tecnologia decret un immediato successo: in pochi anni il WWW divenne la modalit pi diffusa al mondo per inviare e ricevere dati su Internet, facendo nascere quella che oggi nota come era del web. (qui il resto della voce di Wikipedia). Lo sviluppo dello strumento software per navigare il web parallelo: il primo browser fu sviluppato da Tim Berners-Lee. Serviva a scopi dimostrativi, era disponibile solo per sistema operativo NeXT e perci in seguito fu chiamato Nexus. Il primo browser a raggiungere un'apprezzabile popolarit internazionale fu Mosaic, sviluppato da NCSA, seguito poi da Netscape Navigator, che crebbe in fretta e fu la piattaforma su cui vennero messe a punto alcune innovazioni oggi comunissime (come ad esempio JavaScript). La netta prevalenza di Netscape presso l'utenza, a met degli anni novanta, fu incrinata dalla cosiddetta guerra dei browser, una competizione inizialmente commerciale e poi di immagine cominciata da Microsoft quando le innovazioni introdotte da Netscape divennero cos sofisticate da costituire una minaccia potenziale per i propri interessi. Per vincere la concorrenza, Microsoft incluse Internet Explorer nel proprio sistema operativo Windows (il pi diffuso al mondo), stroncando sul nascere i possibili concorrenti. Questa mossa fu motivo di numerose cause legali per la difesa della libera concorrenza e contro la nascita di monopoli informatici. Netscape reag rilasciando nel 1998 il proprio codice con una licenza open source. Il progetto Mozilla che ne deriv fornisce il codice che alla base di diversi browser, fra i quali Netscape, Mozilla Suite, Galeon, Beonix, Firefox e uno dei programmi di accesso della AOL (qui il resto della voce di Wikipedia). Ora consideriamo alcune caratteristiche del W3. In primo luogo I testi che vengono immagazzinati nel W3 sono ipertesti, informative cio strutture

costituite di un insieme di testi o pagine leggibili con l'ausilio di un'interfaccia elettronica, in maniera non sequenziale, per mezzo di particolari parole chiamate collegamenti ipertestuali (hyperlink o rimandi). I collegamenti costituiscono una rete raggiata o variamente incrociata di informazioni, organizzate secondo diversi criteri, ad esempio paritetici o gerarchici, in modo da costituire vari percorsi di lettura alternativi. (ancora wikipedia). Inoltre la rete W3 non una rete casuale (dove i link tra i vari nodi hanno una ditribuzione normale secondo la gaussiana), ma una rete a invarianza di scala. In pratica in una rete a invarianza di scala quando un nodo deve stabilire un nuovo collegamento, preferisce farlo verso un nodo che ne ha gi molti, portando questi ad una crescita esponenziale con l'aumentare del numero dei collegamenti della rete. In breve una situazione del tipo: il ricco diventa sempre pi ricco mentre il povero sempre pi povero (in proporzione). Nodi di questo tipo vengono detti hub. (Wikipedia)

Questo significa che al contrario della rete Internet che non ha centro e dove le innovazioni avvengono ai margini il W3 ha un centro di migliaia di siti a cui puntano milioni di link e una periferia composta da milioni di siti a cui puntano pochissimi (a volte anche nessun) link. E questo rilevante per capire le dinamiche dello sviluppo dellinformazione online. Infatti vero che laccesso al web che ha unaudience potenziale sterminata alla portata di tutti, ma per arrivare al centro del W3 servono risorse ingenti o una credibilit talmente alta da essere stata messa alla prova da un congruo numero di anni vissuti in rete. Lezione del 24 aprile In questa lezione ci occuperemo dello sviluppo dellinformazione via web negli Stati Uniti. Per fare una rapida carrellata sullo sviluppo dell'informazione via web negli States partiamo dalla preistoria. Infatti le testate USA iniziano a produrre contenuti adatti ad essere trasmessi per via telematica utilizzando il teletext e per quel che riguarda le reti televisive il videotext (che in Italia conosciuto con il nome di televideo). Si tratta di esperimenti che hanno un buon successo, ma che non ripagano gli investimenti delle imprese editoriali. Infatti vanno forte quando si tratta di servizi gratuiti, molto meno quando si intraprende la via del pagamento. E questo uno dei problemi anche del giornalismo via web attuale. Attorno al 1992/1993, quando ancora il W3 si stava sperimentando quindi, alcune testate USA sviluppano accordi con i principali web-provider i fornitori di connettivit che inseriscono contenuti informativi nei loro bouquet, cio, secondo la terminologia in uso nella tv via cavo o satellitare, linsieme dei servizi che compongono la loro offerta commerciale. Assieme alla possibilit di utilizzare il servizio di posta elettronica, quindi, si hanno anche notizie in parte gratuite e in parte a pagamento dalle principali testate. Nel 1994 erano 35 i quotidiani che distribuivano cos i loro contenuti in Internet. Nel 1994, comunque, qualcuno comincia ad avventurarsi nel web. Inizia un quotidiano locale ricordate: in Internet linnovazione avviene ai margini il News And Observer di Raleigh, la capitale della North Carolina che si lancia il 27 ottobre 1994. La testata, con il nome di Nando Times, ancora in rete. Nel 94 fa la comparsa il primo banner pubblicitario (su hotwired, il sito della rivista geek Wired) e nel 95 prende il via la prima webzine (una testata che esiste solo in rete): la rivista culturale Salon. Sempre nel 1995 cominciano a muoversi i pesci grossi. Ad aprile parte USA Today che imposta lo sbarco sul web con un gigantismo forse un po troppo prematuro: 75 redattori e 225 collaboratori esterni. USA Today parte a pagamento, ma dopo soli 120 giorni alza bandiera bianca. E ridimensiona lo staff. Il 20 gennaio 1996 parte in New York Times, prima a pagamento per chi ha un indirizzo IP fuori dagli Stati Uniti, poi gratuito dopo la registrazione al sito. Una politica che il NYT abbandoner negli ultimi anni per rendere a pagamento una parte del suo sito e che dalla fine di questanno ha deciso di rivedere ancora tornando del tutto gratuito. Dopo il NYT parte la corsa di tutti verso il Web. Nel 1997 il 12% delle testate statunitensi online, ma -e si tratta di un ma grande come una casa solo una ventina di loro fa profitti. Parte linizio di quella corsa folle al web che ha come proprio motore le risorse investite - in modo decisamente non avveduto da una miriade di investitori e venture capitalist in pieno boom della new economy. Era lepoca in cui a Wall Street le societ legate ad Internet come gli internet provider e i siti dei primi motori di ricerca come Yahoo! capitalizzavano come i grandi gruppi multinazionali. A un certo punto si pens che le aziende editoriali tradizionali si dovessero fondere con le nuove imprese della new economy unidea che venne

messa in pratica con la fusione del gruppo Time/Warner con AOL (il principale internet provider USA) e che si dovessero costruire siti enormi detti portali in cui i navigatori del web potessero trovare tutto quello che cercavano. Questo nel tentativo di aumentare la permanenza nelle pagine del sito e cos stimolare i profitti pubblicitari. Tutto questo fin con lo scoppio delle bolla speculativa del 2000 e con la crisi che ne segu. Il colpo di grazia arriv dall11 settembre 2001. I progetti faraonici furono abbandonati, molte aziende nuove fallirono. Alla fine di questo periodo di consolidamento il panorama dellinformazione nel web decisamente pi maturo. E ancora dominato dalle testate si quotidiani che tv tradizionali. Infatti, nonostante il meltdown finanziario, lutilizzo della rete Internet cresciuto in modo deciso in questi anni e si possono segnalare alcuni eventi che sono serviti a far maturare linformazione in Rete. 1994. Il terremoto di Los Angeles il primo evento che ha visto protagonista linformazione in rete. Una parte non piccola delle informazioni, infatti, furono veicolate dalle email e dai discorsi allinterno delle prime comunit online prima che dai mezzi di comunicazioni di massa. 1995. Lattentato da parte dei suprematisti bianchi al Federal Building di Oklahoma City il primo vero attentato devastante negli Stati Uniti fu seguito in rete, oltre che con media tradizionali. 1997. La morte di Lady D. e la missione su marte del pathfinder fruttarono un numero notevole di contatti ai siti di news e nel caso del pathfinder della Nasa che registr 45 milioni di contatti. 1998. E lanno della consacrazione dellinformazione online con il sexgate che coinvolse lallora presidente Bill Clinton e la stagista Monica Levinsky. Laffaire fu rivelato in rete da un sito di pettegolezzi gestito in perfetta solitudine da un non giornalista di nome Matt Drudge che bruci il giornalista si Newsweek Michael Isikoff che era a conoscenza della storia, ma che non aveva potuto pubblicarla per mancanza di riscontri. Newsweek preso in contropiede dalle rivelazioni di Drudge fu costretto a pubblicare la storia di Isikoff approfittando dellospitalit del sito del Washington Post perch il settimanale non aveva un sito internet. Da quel momento linformazione online venne percepita come un pericoloso concorrente da parte dei media tradizionali. Da notare anche come, con la pubblicazione del rapporto dello special prosecutor che segu il caso Kenneth Starr ancora una volta il web ebbe la meglio sui media tradizionali. Pochi minuti dopo la pubblicazione del voluminoso rapporto, infatti, tutti i principali siti di informazione USA avevano il link per scaricare i documenti nella loro interezza. Da quel momento in poi linformazione online negli Stati Uniti era diventata adulta. Lezione del 24 aprile In questa lezione ho tratteggiato a grandi linee la storia dell'informazione online in Italia e ho svolto qualche considerazione teorica sulle differenze tra giornalismo online e giornalismo dei quotidiani. Per quel che riguarda la storia del giornalismo online rimando all'introduzione del libro di Andrea Bettini "La storia dei siti Internet dei principali quotidiani italiani" (Ed.It, Catania, 2006) che dovete scaricare da qui ( un pdf di circa un mega). Si tratta del libro pi completo sulla storia del giornalismo online italiano e acquistarlo e leggerlo vivamente consigliato. Nell'introduzione sunteggiata in modo chiaro - anche se molto ridotto - la storia del giornalismo online italiano. (Nb. il testo va scaricato e studiato). Qui resta solo da notare che, contrariamente, alle testate statunitensi (dove - a parte l'esempio del Wall Steet Journal che a pagamento - dopo essersi registrati si accede all'intero database degli articoli pubblicati, compreso l'archivio), i siti web dei giornali

italiani tendono a usare poco il materiale del quotidiano di riferimento, quasi avessero paura di cannibalizzare la testata. Ma questo, al posto di stimolare la produzione di materiale originale di qualit, porta a calcare la mano con le notizie - ricordate le 5 S? - proprie della stampa popolare e all'utilizzo di tantissimo materiale d'agenzia. A mio modesto avviso si tratta di una strada perdente. Passiamo ora a vedere quali sono le differenze tra il giornalismo online e il giornalismo dei quotidiani. Prima di tutto c' un problema di formati e di stile di scrittura. Sul web si lavora su ipertesti e questo porta a costruire gli articoli in modo molto diverso. Al posto della struttura classica con il lead che contiene le informazioni principali, con la successiva espansione del pezzo con i particolari sempre meno importanti e con il riassunto/chiusura finale meglio costruire gli articoli con paragrafi chiusi - pi facilmente linkabili - e che sopportano l'occhio distratto della lettura a video. Uno sguardo diagonale che difficilmente riesce a fissarsi il tempo sufficiente per la lettura di un articolo mediamente lungo. In pi c' il paradosso principale del web: in un certo senso, rispetto alla carta, lo spazio illimitato. Infatti mentre il prezzo della carta il costo industriale pi alto che sopporta un quotidiano, e quindi ci sono dei limiti economici all'aumento della fogliazione, il costo aggiuntivo della memorizzazione di un cento numero di bit praticamente irrilevante. Quindi sul web lo spazio non una scarsit. Ma se si ragiona cos non si comprende l'altro corno del problema: cio il fatto che la lettura a video di circa il 25% pi lenta di quella su carta. Quindi tenendo conto della variabile tempo che inelastica, visto che la gente oltre a leggere deve anche fare altre cose, tipo mangiare, lavorare, dormire - gli articoli sul web devono essere per forza pi stringati dei loro equivalente su carta. O meglio devono essere costruiti come cipolle: a strati. Allora diventa importante costruire il pezzo in modo stringato, ma utilizzando al meglio le possibilit offerte dagli ipertesti. In questo modo si possono aggiungere nodi - linkati nel pezzo principale - con approfondimenti e rimandi - sempre con link - ai documenti originali. Con un lavoro ben fatto si pu aiutare il lettore a decidere il grado di approfondimento di cui ha bisogno aumentandone la soddisfazione. Si tratta di costruire un nucleo breve e esaustivo che, man mano e secondo la voglia di approfondire del lettore, si amplia in cerchi concentrici e sempre pi ampi. La "scalabilit" degli articoli un "plus" del giornalismo online. Inoltre - visto che il contenuto ormai interamente digitalizzato - possibile arricchire l'articolo con contenuti multimediali. E non si tratta, banalmente, di foto, ma anche di registrazioni audio, filmati e grafici interattivi. Anzi - visto che ora possibile gestire con estrema facilit pagine web dinamiche - l'interattivit con il lettore pu essere spinta molto avanti. Si pu arrivare anche a consentire che gli articoli vengano commentati dai lettori. Una modalit che in Italia non viene usata spesso, ma che ormai la norma in molti giornali stranieri. Un'ultima considerazione deve essere fatta sui tempi delle routine produttive. Il web come in precedenza le reti "all news" - ragiona nei termini di "24 ore per sette giorni", mentre i giornali hanno dei tempi e delle "deadline" da rispettare: a un certo punto della notte le pagine devono essere chiude e parte il lavoro delle rotative. Quindi il giornale che si legge la mattina parte gi vecchio di alcune ore. Cosa che non accade con i siti web che hanno fatto proprio delle "developing news" il loro marchi di fabbrica. Chi meglio di una struttura informativa che pu seguire un avvenimento in tempo reale adatto a seguire una seduta difficile alla Camera o, per usare un tema pi leggero, una partita di calcio? Lezione del 30 aprile La grande trasformazione dei quotidiani italiani - avvenuta negli anni Ottanta - di cui

abbiamo diffusamente parlato nel modulo A del corso lascia per aperte alcune questione irrisolte. Scopo della lezioni sar metterle in luce e fornire alcune possibili linee d'evoluzione dei giornali, come la progressiva "tabloidizzazione" a cui stiamo assistendo in questi giorni e allo sviluppo delle testate "free press". Come abbiamo visto, il cambiamento epocale dei quotidiani italiani - pur avendo avuto il merito di aver svecchiato stili e modi di impaginazione - lascia aperti alcuni problemi. In particolare: 1. Rimane troppo alto il peso della politica all'interno della distribuzione dei temi dei quotidiani. E - anche se, come abbiamo visto, la cinghia di trasmissione tra giornalismo e politica ha cominciato a funzionare al contrario con giornali come Repubblica che danno l'agenda al mondo politico - il giornalismo italiano non riesce a spezzare il cerchio magico che inscritto nella sua origine. 2. C' troppa attenzione alla voce degli editorialisti e troppo poca all'analisi dei dati. Questo consolida un antico vizio del giornalismo italiano che molto pi attento per tradizione alla bella scrittura e meno alla verifica dell'accuratezza delle notizie. I giornali italiani sono "abitati" da un numero eccessivo di commenti e mancano di analisi. 3. Il peso della tematizzazione sta diventando troppo forte. A volte la notizia e letteralmente coperta da una serie di approfondimenti - a volte peraltro di scarso valore documentario - e da troppi pezzi di colore. A volte si preferirebbe un unico articolo che - con rigore - ricapitoli la notizia e fornisca strumenti utili per decodificarla. Come ricorda Maurizio Ricci (inviato de "la Repubblica", citato da Angelo Agostini): All'inizio dell'estate [2002] "Repubblica" dava conto del messaggio di Ciampi alle camere sull'informazione con una copertura di sette pagine. C'erano quattro interviste e tre retroscena sui sommovimenti politici determinati, ma ad una lettura puntale delle sette cartelle del messaggio - dove la cosa pi importante erano proprio le sfumature - erano dedicate in tutto 15 righe. 4. Sviluppo del "critic journalism" che usa gli stilemi della cronaca nera per leggere la politica. Non si tratta di una modalit tutta italiana - tanto che il concetto stato tematizzato da alcuni studiosi statunitensi -, ma, anche a causa della nostra storia recente (tangentopoli, crollo della prima repubblica), in Italia ha avuto uno sviluppo imponente. In questo caso la retorica del porsi come "quarto potere" e come "cane da guardia" dell'agire politico, unita alla scarsa accuratezza nel riportare dati e fatti e alla visione alla fine provoca la perdita di autorevolezza sia della politica che si racconta che del giornalismo stesso. Linee dei evoluzione dei quotidiani: 1. Tabloidizzazione: Nei mercati dove si sviluppata una forte stampa popolare il formato "tabloid" (17 x 11 pollici, ovvero 43,18 cm 27,94 cm) quello dei quotidiani popolari, mentre i "quality newspaper" hanno sempre adottato il formato "Broadsheet" (pi di 22 pollici o mediamente 74,9 cm x 59,7 cm). Ma questo diventato storia antica. Almeno in Gran Bretagna. Infatti a partire dal 2003 i quotidiani di qualit hanno cominciato a produrre una versione in formato tabloid e una broadsheet. Ha cominciato l'"Independent" che era in grossa crisi di vendite. L'idea era quella di provare a fare un test di mercato per capire se il doppio formato poteva aiutare la diffusione. In pochi mesi l'"Independent" tabloid ha cominciato ad essere preferito al broadsheet. E cos ora viene diffuso solo in piccolo formato. La decisione della direzione e del management dell'"Independent" stata seguita anche dal "Times" -

nel 2004 - che ha fatto la stessa cosa: ha dimezzato il formato e messo in vendita le due versioni. Un modo veloce per cambiare strada (dimezzando il formato, non c' bisogno di cambiare le rotative e si pu sempre tornare indietro) che ha incontrato il favore del pubblico inglese. Per ultimo si mosso il "Guardian" che andato avanti senza rete: ha deciso di cambiare anche le rotative ed ha adottato il formato "berliner" che appena pi grande del formato tabloid (45x31 centimetri). Una decisione che ha richiesto pi tempo (siamo gi nel 2005). Una decisione che non poteva essere rimessa in questione e che stata un successo. La febbre si propagata anche all'estero. In Germania la "Welt" ora pubblica una edizione "Kompakt" e in Italia "Libero" e la "Stampa" ora sono "tabloid" (circa: le dimensioni non sono proprio quelle canoniche). Anche la "Gazzetta dello Sport", il pi diffuso quotidiano sportivo italian diventato un "berliner". Tenuto conto che di solito le decisioni della "Gazzetta dello Sport" anticipano quelle del "Corriere della Sera"... Il motivo principale della "tabloidizzazione" di tipo economico (la carta una delle maggiori voci di spesa e riuscire ad usarne meno un toccasana per i bilanci aziendali), ma dal punto di vista linguistico si pu notare che con un formato pi piccolo la tematizzazione molto pi facile. Inoltre la prima pagina pu trasformarsi e lanciare il principale tema del giorno, un po' come accade con i settimanali. Un modo di costruire la prima pagina che anni luce distante da quello in uso in Italia - e, infatti, per ora nessuno lo adotta -, ma che vicinissimo a quello che da sempre fa la stampa popolare. 2. Free Press: Un'altra direzione di sviluppo di questi ultimi anni la cosiddetta "free press", cio la stampa quotidiana gratuita, completamente finanziata dalla pubblicit e distribuita al di fuori dal normale circuito delle edicole (molto spesso la si trova nei luoghi di passaggio dei pendolari, come stazioni, fermate di autobus e della metropolitana, ma ci sono anche modalit di distribuzione attraverso strilloni). Non si tratta di un'idea particolarmente balzana: anche nei quotidiani a pagamento ormai pi del 50% (nei mercati maturi anche l'80%) dei ricavi dato dalla pubblicit. Si tratta, dunque, di tagliare ancora i costi ed possibile raggiungere "break even point" con una tiratura accettabile. Il taglio dei costi avviene con un minor impiego di carta (si tratta di quotidiani in genere di 24/36 pagine formato tabloid), con redazioni ridotte all'osso e con l'uso di sinergie (alcuni contenuti vengono condivisi in tutte le edizioni e, a volte, derivano dal "repurposing" di di materiale scritto per altre testate del gruppo). Con questi vincoli il quotidiano deve essere ripensato. In genere si decide di aumentare la quota di pagine di servizio - come quelle con i tamburini degli orari dei cinematografi, le farmacie, gli uffici comunali, ma anche le pagine d'inchiesta su come muoversi in citt o nella burocrazia comunale - e rendendo molto schematici gli articoli. Si tratte del modello noto come "use paper", il giornale di servizio. Secondo il "libro di stile" di Metro, poi, non sono previsti articoli che superino le 2000 battute e non previsto che in una pagina ci si occupi di un solo argomento. Non c' spazio nemmeno per le interviste (che di solito hanno bisogno di uno sviluppo testuale che va oltre i limiti consentiti). Per si cerca di dare tutte le notizie (nel caso di Metro anche quelle dall'estero) in sintesi: il tempo medio di lettura calibrato sui 20 minuti per l'intero giornale. Ora un po' di storia: il primo gratuito italiano parte il 3 luglio del 2000 a Roma (tiratura superiore alle 200mila copie). Si tratta di "Metro Roma", una delle testate del gruppo svedese Metro che specializzato proprio nei gratuiti in giro per il mondo. "Metro Roma" viene distribuito nelle stazioni della metropolitana, Il gruppo svedese esordisce a Milano nell'ottobre del 2000 sempre con tiratura superiore alle 200mila copie. Nel 2001 partono le prime iniziative italiane: nel marzo 2001 a Roma parte "Leggo" del gruppo Caltagirone a cui - nel 2002 - si unisce la Poligrafici editoriale. "Leggo" ora si pu trovare anche in altre citt italiane. Poi la volta della Rizzoli: "City " parte a Milano (distribuito nella metropolitana) nell'ottobre del 2001 e poi si sviluppa anche in

altre citt. La "free press" stata fino a un paio di anni fa un successo: secondo un'indagine Eurisko nel 2003 aveva pi di un milione e 600mila lettori che sono diventati un milione e 700mila nel 2004. Inoltre, almeno per ora, non sembra attaccare le quote di mercato dei quotidiani a pagamento. Secondo le indagini di mercato, infatti, il pubblico della "free press" composto soprattutto di persone molto mobili - come gli studenti e i pendolari - che usano il quotidiano gratuito come una specie di riassunto degli eventi del giorno in attesa di approfondire le notizie - magari usando il quotidiano a pagamento - durante la giornata. Ma la crisi ha profondamente mutato lo scenario e a farne le spese stata proprio la "free press" che si basa esclusivamente sui guadagni derivati dalla pubblicit. La struttura dei costi di molte imprese editoriali non ha retto: sono stati chiusi il gratuito del "Sole 24 Ore" ("24 minuti") e il gruppo Metro - in fortissime difficolt economiche - sta trattando per vendere le sue testate italiane al maggior offerente. In pratica - se la situazione pubblicitaria non si stabilizzer - il destino della "free press" appare decisamente molto difficile. Lezione del 4 maggio In questa lezione ci siamo occupati del tema della fine del giornalismo che si sviluppato a partire dalla pubblicazione del libro di Philip Meyer The Vanishing Newspaper, University of Missoury Press, Columbia and London 2004. In realt il dibattito - che in questi mesi di crisi del giornalismo e di chiusura o amministrazione controllata di testate importanti diventato acutissimo - stato impostato male fin dall'inizio. Infatti gli articoli dell'Economist (Qui il pdf in inglese) che quella settimana dell'agosto 2006 fece la copertina "Who killed the newspaper?" - davano per scontata una previsione - quella che l'ultima copia del New York Times sarebbe stata pubblicata nel 2046 - che Meyer aveva estrapolato da un trend storico e che non riteneva affatto fosse ultimativa. Infatti di solito con una tendenza che mostra un mercato che si sta erodendo anno per anno le imprese cercano di trovare una mossa che li metta in una posizione meno scomoda oppure escono dal gioco ben prima di stampare l'ultima copia di diffusione. E il libro di Meyer, appunto, cercava di suggerire agli editori USA proprie le mosse giuste per uscire dall'impasse. Meyer usa un modello per descrivere il lavoro delle testate informative chiamato "influence model", cio "modello dell'influenza" e che consiste nello sdoppiare l'impatto delle testate in due distinti ambiti che sono per strettamente correlati. Da una parte l'infuenza che una testata acquista nella societ (e che non in vendita) e dall'altra l'influenza nelle decisioni d'acquisto (che invece viene venduta agli investitori pubblicitari). Secondo Meyer un quotidiano o una testata giornalistica televisiva con un grosso impatto sociale anche un ottimo veicolo per l'advertising e per questo pu chiedere un prezzo pi alto di una testata con minor influenza sociale. In particolare Meyer individua una specie di catena del valore: Contenuto di qualit ------> Autorevolezza ----> Influenza sociale --------> Circolazione -----------> Profitti ----------> Contenuto di qualit Secondo Mayer quindi - anche se l'autore riconosce che i dati da lui raccolti a riguardo sono contraddittori - l'autorevolezza di una testata ne aumenta il valore e la penetrazione. Se un anello di questa catena viene spezzato - per esempio si comincia a tagliare per diminuire i costi e questi tagli impoveriscono la qualit del giornale oppure si aumentano i prezzi senza che quest'aumento si riverberi in servizi migliori nel giro di pochi anni viene intaccato il valore della testata e si rischia di distruggere il "brand". Secondo Meyer, quindi, quello che viene chiamato - secondo la definizione del guru del marketing Michael Porter - l'"harvesting Model", cio la tentazione di fare

cassa intaccando il valore del brand, "una strategia sensata nel breve termine, ma molto rischiosa nel lungo termine". Meyer riconosce che - con l'avvento di internet - l'industria delle notizie si trova di fronte a quella che viene chiamata una "disruptive technology" cio una tecnologia che ha degli effetti dirompenti e che pu cambiare le posizioni all'interno del mercato e anche il mercato stesso. Le testate giornalistiche - infatti - erano abituate a un mercato non troppo competitivo e con molte barriere all'entrata (derivate dal valore delle testate con un forte radicamento sociale - come i quotidiani di lunga tradizione e dagli ingenti capitali che servivano per mettere in piedi una sfida competiviva seria). Ma Internet ha cambiato tutto questo. Non ci sono pi costi fissi esorbitanti e il potere delle vecchie abitudini d'acquisto - in un ambiente nuovo come la Rete - non pi tanto vincolante. Ecco quindi che le testate giornalistiche si trovano in difficolt. Solo che delle quattro soluzioni proposte da Porter per questo genere di situazioni - (1) chiama in aiuto i fornitori; (2) dirigiti verso segmenti di mercato pi protetti; (3) entra nell'industria sostitutiva; (4) fai cassa "mungendo la vacca", cio sfruttando fino all'ultimo le potenzialit del vecchio business portandolo alla morte - gli editori per ora hanno utilizzato solo la pi semplice, ma anche la pi pericolosa, cio hanno deciso di fare cassa tagliando i costi senza badare alla qualit. Secondo Meyer, infatti, la nuova barriera all'ingresso che potrebbe salvare il mercato dell'industria delle informazioni il contenuto di qualit. "Content is king" nelle sue parole proprio perch Il modo pi veloce per guadagnare influenza autorevole e affidabile. diventare una fonte d'informazione

Allo stesso modo essere autorevole diventa la nuova posizione strategica Come l'informazione arriva ai consumatori - attraverso il filo telefonico, un cavo di fibra ottica, un collegamento wireless, un ragazzo con la sua bicicletta che distribuisce i giornali - non sar cos importante quanto la reputazione del produttore del contenuto. Guadagnare questa reputazione potrebbe richiedere la creativit e il coraggio di provare tecniche radicalmente nuove per scovare, valutare, analizzare e presentare le notizie. Potrebbe richiedere una definizione radicalmente differente del rapporto tra giornalisti e comunit dei lettori cos come delle responsabilit che derivano dal Primo Emendamento (quello che garantisce la libert di stampa ndr). Insomma Meyer continua a ritenere che valori come l'"accuracy" e la "readability" dei pezzi giornalistici possano fare la differenza, e questo si pu ottenere aumentando il lavoro di "editing" fatto dalle redazioni giornalistiche, ma al tempo stesso nota - con una sana dose di realismo - che perch questa strategia che premia la qualit sia vincente occorre che anche i conti economici siano in ordine. E per questo occorre almeno 1. pareggiare i costi con i ricavi 2. Produrre un ritorno sull'investimento maggiore di quello di un titolo di stato 3. Remunerare il rischio assunto dagli investitori con la crescita del valore delle azioni. Il problema che con la crisi attuale neppure il primo obiettivo - quello di pareggiare i costi con i ricavi - stato raggiunto. Ma di questo ci occuperemo nella prossima lezione. lezione del sette maggio

In questa lezione abbiamo cercato di analizzare i modelli di business - o meglio l'affannosa ricerca dei modelli di business - delle testate giornalistiche in preda alla crisi determinata dall'avvento di internet - che ha reso molto pi veloce l'emorragia di lettori che peraltro si era gi verificata all'epoca dell'avvento della televisione - e dalla crisi economica che ha deteriorato i bilanci dei quotidiani e ha ridotto - in modo massiccio - le risorse che le aziende erano solite investire nella pubblicit, cio nel vero motore dell'industria della notizia. Molti dei lettori pi giovani semplicemente non leggono pi il giornale di carta, mentre continua a cercare informazioni sul web (anche se forse non attraverso le testate giornalistiche online, ma secondo modelli pi leggeri). E' quindi giocoforza tenere presente che il terreno di maggior sviluppo per l'editoria sar Internet almeno nel prossimo futuro. Il problema che il modello di fruizione che funziona su internet la gratuit dei contenuti (in realt non c' nulla di gratuito, anche se non si paga per avere le notizie: semplicemente gli editori vendono il tempo e l'attenzione dei lettori agli utenti pubblicitari che pagano salato le aziende di comunicazione per veicolare i loro messaggi). E la pubblicit su internet - anche se si sviluppa sempre di pi - ancora troppo poca per remunerare in modo congruo lo sforzo delle aziende editoriali. Quello che si rischia - in questo periodo di passaggio da una tecnologia all'altra - che le risorse disponibili non bastino per fare del giornalismo di qualit. E cos il progresso delle tecnologia si accompagni con lo scadimento della qualit del prodotto. In pi ora la crisi ha reso tutto ancora pi drammatico. Si cos tornati a parlare di far pagare per i contenuti online. Solo che le strategie adottate sono molto pi sofisticate che in passato: in sintesi si cerca di realizzare dei sistemi di "micropagamento" che non siano troppo cari per scoraggiare l'acquisto, ma che comunque portino una qualche remunerazione alla testata. Tutto questo, per, fa contro il modello prevalente su internet, dove i contenuti vengono veicolati attraverso i motori di ricerca e gli aggregatori di notizie. E' per questo che si stanno studiando forme diverse di distribuzione telematica come attraverso gli e-reader - come il Kindle di Amazon - e i telefonini di ultima generazione: l'ultimo software dell'iPhone, per esempio, riuscir a gestire i pagamenti incrementali e quindi potrebbe essere una buona base per costruire un sistema flessibile di abbonamento ai nuovi contenuti multimediali). Penso di poter riassumere le cose dette a lezione utilizzando questo studio (si tratta di un Pdf) dell'Osservatorio europeo di giornalismo (facolt di Scienze della Comunicazione dell'universit della Svizzera italiana di cui riporto qui sotto la sintesi (che raggiungibile anche a questo indirizzo): 1) Nonostante il notevole aumento dei lettori online, la pubblicit non aumenta proporzionalmente. Anzi, gli incrementi sono poco significativi e la migrazione della pubblicit dalla carta allonline molto contenuta: il valore dellinvestimento pubblicitario su web mediamente non supera il 10% dei ricavi complessivi dei giornali. 2) Il tentativo di imporre accessi a pagamento sembra avere poche possibilit di successo: i lettori sono abituati a ottenere gratis le informazioni e tendono a rifutare qualsiasi forma di abbonamento o micropagamento. Un cambiamento di tendenza potrebbe essere possibile solo in presenza di una strategia condivisa dai principali gruppi editoriali. In questa prospettiva vanno considerate le mosse di Rubert Murdoch, che si detto intenzionato a estendere la formula a pagamento, oggi attiva sul Wall Street Journal, ad altri siti web dei giornali di propriet di News Corporation. Baster il traino di Murdoch a cambiare le dinamiche? 3) Il modello di business dei giornali online soffre la concorrenza di Google. Ma se i giornali si privassero del traffico generato dai motori di ricerca vedrebbero diminuire

immediatamente il proprio audience di oltre il 50%. La critica nei confronti di Google appare quindi strumentale e mira pi che altro a ricercare un compromesso economico vantaggioso. 4) I costi di una struttura editoriale di tipo tradizionale sono assorbiti per un 25%-35% da carta e stampa, per un 30%-40% dalla distribuzione e per un 15%-25% dal costo del personale di redazione. In buona sostanza si pu affermare che un 60% sia rappresentato da costi industriali, costi, evidentemente, che si riducono sensibilmente nel momento in cui si decide di passare all'online, in quanto il valore della spesa di infrastruttura tecnologica per un'attivit esclusivamente su web corrisponde circa a un 10% dei costi complessivi, sei volte inferiore a quello della carta. Tuttavia il modello solo online non economicamente sostenibile, se non in circostanze eccezionali, e ci vorranno tra i 5 e gli 8 anni, secondo una valutazione ottimistica, prima che lo diventi. Un periodo di tempo in cui molte testate saranno costrette a chiudere o a ridimensionarsi fortemente. 5) Gli interventi statali a sostegno delleditoria servono ad attenuare le difficolt del settore, ma non sono sostenibili sul lungo periodo; proprio perch sta cambiando il modo in cui il pubblico si informa. Che cosa fare? La capacit di sopravvivenza dei gruppi editoriali dipender dal ritmo di migrazione dei lettori dalla carta stampata al web. Pi lento, pi i giornali avranno tempo di adeguarsi. Gli annunci di morte dei giornali sono pertanto prematuri, il sistema ibrido online-off line risulter nel breve periodo il modello economico pi valido. Tuttavia il volume della pubblicit su carta tende ad essere decrescente. Da qui la necessit di adottare un nuovo approccio editoriale. A) L'idea attorno alla quale l'industria della carta stampata si coagulata la convinzione che si possa preservare la vecchia forma organizzativa, che la logica di un contenuto generalista sia sostanzialmente valida e che sia necessario un semplice lifting digitale. Niente di pi sbagliato. Solo pochi grandi gruppi potranno permettersi di offrire uninformazione generalista di qualit; la grande maggioranza dei giornali dovr puntare sulla focalizzazione ovvero su una serie di elementi informativi che rappresentano i punti di forza della testata. A livello locale ci significa che le testate dovranno diventare iperlocali. La sfida, semmai, sar quella della connettivit ovvero proporre percorsi di lettura e spunti che, attraverso link ad altre testate, permettano di accedere alle informazioni pi qualificate in rete sugli argomenti che la testata non tratta o affronta sommariamente. B) Con il passare del tempo, il termine stampa diventato sinonimo di giornalismo, la cui stessa parola ereditata, appunto, dal giornale. Nulla di pi anacronistico: il giornalismo del futuro sar multimediale e fortemente interattivo; ma ci richiede un cambiamento di mentalit che i giornalisti tendono a rifiutare e che nel lungo periodo rischia di essere fortemente autolesionista. C) Il web favorir la moltiplicazione delle testate, accompagnate, per, da redazioni pi snelle e flessibili. Solo cos infatti linformazione online pu essere economicamente sostenibile. Ci rappresenta una chance per i nuovi siti giornalistici e una sfida per quelle tradizionali che dovranno risolvere o attenuare le criticit di indebitamento ereditate dagli investimenti compiuti in passato, come quelli immobiliari o lammortamento degli investimenti nelle rotative full color. Gli asset del passato si sono trasformati rapidamente in passivit: la capacit di gestire queste ultime sar molto importante per determinare le possibilit di adeguamento delle

societ editoriali esistenti. D) La logica di adattamento riguarda anche la pubblicit. Se da un lato emergono seri dubbi sullaffidabilit del criterio basato sugli accessi unici, oggi prevalente, dallaltro gli editori sembrano non aver capito le potenzialit di Internet. E se innegabile che un modello di business non stato ancora trovato, vero che i tentativi di trovare nuove fonti di reddito sono stati limitati o comunque fatti, una volta ancora, seguendo le vecchie logiche. Perch, ad esempio, non reagire alla concorrenza di Google adottando le sue stesse logiche e dunque puntando su forme di aggregazione pi evolute tra i giornali stessi? E) Il vecchio mondo editoriale era basato sul concetto di esclusivit della testata, quello nuovo invece, proprio per il ruolo dei motori di ricerca e i tempi brevissimi di permanenza sul sito (tre minuti), favorisce la logica opposta: quella della condivisione dei contenuti e della complementariet fra le testate. Ma per coglierle tutti devono cambiare approccio: giornalisti, editori, pubblicitari. Oltre al documento dell'Osservatorio europeo di giornalismo penso che siano utili queste considerazioni di Marco Pratellesi (il responsabile dell'edizione online del Corriere della Sera) e le riflessioni di Andrea Fama - che riprende Monday Note e Jeff Jarvis - sui modelli di business possibili. lezione del sette maggio (2) In questa lezioni ci siamo occupati di alcune delle tecnologie emergenti nel web e della loro declinazione all'interno del mondo dell'informazione. Feed RSS (Really Simple Syndacation). Si tratta del modo pi semplice per distribuire contenuti. Fu lanciato per la prima volta da Netscape. Si trattava di un formato derivato da RDF (un linguaggio generico per rappresentare informazioni su Web) per la gestione dei contenuti del portale My Netscape Network: il formato permetteva la visualizzazione sul portale di headline e link relativi a notizie pubblicate su altri siti e rese disponibili attenendosi a specifiche ben precise. Fu subito un grande successo: in breve, centinaia di fornitori di contenuti aderirono all'iniziativa e il portale My Netscape pot beneficiare di una vasta raccolta di notizie a disposizione dei propri utenti registrati. Nel frattempo, lo stesso formato (e le sue variazioni successive) fu adottato progressivamente dalla comunit dei blogger: i post di un blog potevano essere facilmente esportati in RSS, in modo da essere resi disponibili a servizi di raccolta di contenuti. La popolarit dei blog forse una delle ragioni principali del successo di RSS: migliaia di weblog iniziarono a produrre contenuti in RSS e iniziarono a proliferare siti che raccoglievano una selezione di post dai blog pi seguiti (i cosiddetti blog aggregator) e programmi per fruire i contenuti di un blog direttamente sul proprio desktop o su altri dispositivi (RSS reader). Oggi RSS lo standard de facto per l'esportazione di contenuti Web. I principali siti di informazione, i quotidiani online, i fornitori di contenuti, i blog pi popolari: tutti sembrano aver adottato il formato RSS. Gli utenti possono oggi accedere a migliaia di feed RSS: alcuni siti (directory) raccolgono i riferimenti agli innumerevoli feed RSS disponibili sul Web. (il resto della voce di Wikipedia qui) Oggi grazie ai feed RSS possibile aggregare un numero virtualmente altissimo di fonti in modo semplice. Una riduzione della complessit che ha reso molto pi

efficiente il filtraggio dell'informazione nel web. In pratica la versione intelligente - o intelligentemente calibrata per una rete "stupida" come internet - delle modalit "push" che sembravano il futuro di internet prima dello scoppio della bolla speculativa del 2000. In questo caso, per, si parte dalla rilevanza delle fonti informative per l'utente - che le aggrega nel proprio feed reader - piuttosto che dall'onnipotenza del fornitore di contenuti che scaricano il loro canale sul computer del povero utente, un po' come le reti broadcast nella tv del telespettatore. Podcast E' la possibilit di scaricare un contenuto multimediale (come un file audio o video) grazie all'associazione di questo con un feed RSS che ci avverte quando il contenuto disponibile: Podcasting un lemma basata sulla fusione di due parole: iPod (il popolare riproduttore di file audio MP3 di Apple), e broadcasting. Il termine nacque quando l'uso dei feed RSS divenne popolare per lo scambio di registrazioni audio su computer, palmari, lettori di musica digitale e anche telefoni cellulari. Pare che il termine podcasting sia comparso per la prima volta il 12 febbraio 2004 in un articolo del giornalista Ben Hammersley sul The Guardian intitolato "Audible revolution". Uno dei pionieri di questo sistema invece Adam Curry, Video Jockey della MTV americana. Il nome fu primariamente associato al solo scambio di file audio, ma l'uso delle tecniche RSS al fine di condividere file video, iniziate gi dal 2001, fece estendere il suo significato anche allo scambio dei file video, pur non avendo alcuna relazione etimologica con essi. Nel dicembre 2005, il dizionario americano New Oxford ha dichiarato Podcasting "parola dell'anno", definendo il termine come "registrazione digitale di una trasmissione radiofonica o simili, resa disponibile su internet con lo scopo di permettere il download su riproduttori audio personali". Il termine , in realt, improprio, visto che n per il podcasting, n per il successivo ascolto dei file sono strettamente necessari l'utilizzo di iPod o una trasmissione tradizionale (broadcasting). L'associazione con iPod nacque semplicemente perch in quel periodo il lettore audio portatile ideato e prodotto da Apple era estremamente diffuso. (il resto della voce di Wikipedia qui) In pratica si tratta del modo pi efficiente per rendere disponibile un contenuto multimediale in modalit asincrona rispetto alla pubblicazione attraverso una rete broadcast. Un modo molto intelligente per flessibilizzare i palinsesti rendendoli pi fruibili da utenti con un tempo limitato. Se la propria trasmissione radio preferita, infatti, viene diffusa mentre si sta lavorando, recuperare il podcast il modo pi semplice di ascoltarla estraendola dalla griglia del palinsesto per avvicinarla ai tempi della propria vita. Anche in questo caso, come sempre nella Rete, partiamo dalla rilevanza per l'utente e non dalle decisioni del produttore di contenuti. IPTV contro Internet TV Seguendo l'analisi di Tommaso Tessarolo ("Net TV", Apogeo, 2007) la distinzione questa: * Con IPTV intendiamo trasmissioni audio/video che vengono gestite da un operatore all'interno di una rete IP chiusa. * Con NetTV intendiamo trasmissioni audio/video che vengono gestite attraverso internet sotto forma di podcasting, video download o in streaming (soprattutto utilizzando la tecnologia P2p). Mentre nel primo caso si rischia di rimettere in discussione il principio della "net neutrality" che un po' il fondamento della rete Internet come la conosciamo, nel

secondo caso siamo pienamente all'interno della filosofia del medium. Ma vediamo pi in dettaglio: per distribuire contenuti video in una rete "da molti a molti" occorrono risorse ingenti, visto che, nonostante le tecniche di compressione, il video ancora molto "pesante". In pratica si rischia di mandare in tilt i server dei fornitori di contenuti e la Rete proprio nel caso di successi, almeno in termini di filosofia broadcasting. Infatti pi aumenta il numero degli utenti collegati - cio in termini televisivi, si raggiunge un picco d'audience - pi facile che le risorse non bastino. Quindi per fare in modo che tutto funzioni alla perfezione si dovrebbe modificare la Rete, rendendola "intelligente" attraverso l'uso di router capaci di ripartire autonomamente il segnale (in termini tecnici si adotterebbe una tecnologia multicasting). In pratica si lascerebbe Internet per un sistema chiuso. Quindi addio alla Rete come noi la conosciamo. Nel secondo caso si adottano tecniche pi vicine al funzionamento della Rete. Il podcasting infatti rende asincrono quello che in un palinsesto deciso venga fruito in maniera sincrona. Anche con il download on demand si rende asincrona la fruizione e quindi di usa un'ottica di rilevanza a partire dai desideri dell'utente e non ci si basa sulla programmazione del produttore dei contenuti, usando in modo efficiente le possibilit offerte da una rete "da molti a molti". Infine con l'uso di tecniche P2P ("peer to peer") si riesce a fare streaming - cio a trasmettere in modalit sincrona sfruttando anche le risorse dell'utente. In questo caso pi aumenta la massa delle persone che richiedono un unico file, pi aumentano le risorse assegnate alla trasmissione del file. Uso dei weblog nei siti di informazione una delle tecniche emergenti di questi anni. In pratica si d la possibilit ai giornalisti che lavorano per la testata di utilizzare uno spazio autonomo di approfondimento. Ultimamente, per, sopratutto nei siti in lingua inglese, lo strumento weblog diventato un modo standard di dare un'informazione puntuale e pi spigliata su un argomento in sviluppo come, per esempio, possono essere le primarie per la scelta del candidato presidente. Un altro sviluppo interessante sono le comunit miste - tra professionisti e lettori - che sono state messe in piede da alcune testate. Crowdsourcing E' una delle nuove frontiere dell'informazione secondo alcuni editori USA (come il gruppo Gannet (che pubblica USA Today), che ha puntato molto su questo almeno a livello di testate locali). In pratica si chiede la collaborazione dei lettori per svolgere un'inchiesta particolarmente significativa e che tocca la loro vita. Un esempio che viene spesso citato un'importante inchiesta svolta dal "The NewsPress", un quotidiano di Fort Myers in Florida. In pratica, usando le competenze dei lettori, il giornale riusc a dimostrare che i prezzi per l'allaccio all'acquedotto e al sistema fognario di alcuni quartieri della cittadina erano completamente fuori mercato e costrinse la compagnia che forniva il servizio ad abbassare i prezzi. Redazione unica E' il modello organizzativo che stanno adottando tutti i giornali USA. Non c' pi una redazione a parte per il web, perch si pensa che il "prodotto-notizia" debba essere utilizzabile su pi canali sotto un'unica indentit di testata. L'Italia in questo in grave ritardo e continua - per motivi organizzativi e anche sindacali - a distinguere le due redazioni, rendendo per il prodotto fornito sul web molto meno ricco di quanto sarebbe desiderabile e anche ragionevole visti i trend di sviluppo, positivi per il web e negativi per la carta.

Potrebbero piacerti anche