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LA COLLANA

Il Medioevo liberato dagli stereotipi.


Jacques Le Goff con il «Corriere»
Il 12 febbraio in edicola con il quotidiano il secondo volume della serie curata da Franco
Cardini: dopo Huizinga, «La civiltà dell’Occidente medievale» dello storico francese
di ANNACHIARA SACCHI

Giotto (1267 circa -1337), Presepe di Greccio (1295-1299 circa, particolare), Assisi, Basilica superiore. L’affresco
fa parte delle Storie di San Francesco
 
Se una certa idea di Medioevo — cupo, immobile e arretrato — è alle nostre
spalle, se ci siamo liberati dallo stereotipo di una barbara età di mezzo
buona solo a fare splendere ancora di più il Rinascimento, il merito va in
particolare a un francese curioso, dalla mente aperta, spesso ritratto con la
pipa in mano, amante della musica e della buona tavola: Jacques Le Goff
(Tolone 1924 - Parigi 2014). Fu lui, pilastro del glorioso. gruppo
delle «Annales» — chiamato a farne parte da un’altra leggenda, Fernand
Braudel — a chiarire fin dai suoi primi lavori i tanti volti del. Medioevo,
a sottolineare i legami tra cultura ed economia, tra sociologia e antropologia,
tra atteggiamenti individuali e mentalità collettiva. «Per me la ricerca è pura
gioia», diceva. Lo ha dimostrato nei suoi libri. A partire da La civiltà
dell’Occidente medievale, seconda uscita della collana del «Corriere».
«Mi sembrava di essere un subacqueo che abbia scoperto un tesoro nelle
profondità marine o un alpinista che abbia scalato una vetta da cui il mondo
gli appare nella sua totalità», disse Le Goff in un’intervista al «Corriere» del
1999. Parlava proprio di quel libro, uscito per la prima volta nel 1964: il
saggio di uno studioso che con coraggio rivoluzionava l’immagine
dell’Europa tra X e XIII secolo, periodo che definisce «la scelta di un
mondo aperto contro un mondo chiuso, l’opzione per la crescita in una più
ampia prospettiva. Un momento decisivo nell’evoluzione dell’Occidente»
(dalla prefazione dell’edizione del 1981).

Il Medioevo secondo Jacques Le Goff

La prospettiva, appunto. Temporale e antropologica. Le Goff osserva,


studia, analizza, confronta. Toglie le catene al Medioevo e lo illumina con il
suo umanesimo che distingue il «tempo della Chiesa» e il «tempo del
mercante», che scandaglia l’immaginario comune, individua il nuovo
«spazio» (e con lui una nuova visione del mondo) del Purgatorio, passa in
rassegna lavori e professioni, racconta il contadino, il mercante e il soldato,
la lotta per la sopravvivenza e le grandi imprese architettoniche, la città e il
villaggio. Fa riemergere una stagione libera e vitale perché — a differenza
di quello che avviene ora — non teme la morte (se mai è della notte che ha
il terrore). È l’autore stesso a scriverlo: «Pensi il lettore che tutta la gente del
Medioevo ha da parte sua pensato solo a rifuggire il proprio tempo, a
raggiungere l’aldilà, il Cielo, e che, fra le tante paure che l’hanno fatta
tremare, la più debole è stata la paura di morire: la morte, la grande assente
dall’iconografia medievale prima del XIV secolo».

La vitalità celata del Medioevo

Avvertenza necessaria: Le Goff non è il cantore di un


Medioevo idealizzato, splendente, pulito e bene organizzato. Non presta il
fianco a nostalgie bucoliche, o a facili passatismi. Neanche i secoli centrali,
quelli che lui definisce «il vero inizio dell’Occidente attuale», sono descritti
come immuni da violenze, da crudeltà, dal costante terrore della carestia e
della malattia, da una Chiesa «inquieta» che controlla i fedeli spaventandoli.
Lo storico francese affronta l’arco temporale che va dall’anno Mille alla
peste nera senza nasconderne gli aspetti «primitivi». Ma insiste su un punto:
la sua innegabile potenza creatrice. Lo slancio al cambiamento.

Il Realismo storico goeffiano

Lo studio dello spazio e del tempo, «conteso tra le campane dei


chierici e il grido delle scolte laiche», della cultura materiale e della
mentalità, le realtà sociali e le strutture del potere, la Chiesa e la religione, le
scoperte: non è un caso che Umberto Eco consigliasse la lettura de La
civiltà dell’Occidente medievale a chi davvero volesse conoscere il
Medioevo in tutte le sue declinazioni. E non solo per le tante sfumature che
oggi a noi sembrano così «normali» quando si parla di «età di mezzo» e che
Le Goff illumina con le sue pennellate vivide. Ma anche per la sua scrittura
così chiara — che nulla toglie al rigore scientifico — e appassionata. Le
Goff-Eco: di nuovo non è casuale l’affinità che legò i due massimi sponsor
dell’età medievale. E anche se il laico Le Goff ebbe modo di criticare il
ritratto «sanguinario» dell’inquisitore Bernardo Gui del Nome della rosa,
difendendo invece la natura garantista del tribunale degli eretici, allo stesso
modo fu sempre lo storico a prestarsi come consulente per la trasposizione
cinematografia del bestseller di Eco nella versione di Jean-Jacques Annaud
(con un superbo Sean Connery nei panni di Guglielmo da Baskerville).

Le mille facce del Medioevo

Madonna Povertà, Dio e Satana, il pellegrino, il chierico, il crociato, il


cittadino. Le Goff abbraccia il «bel» Medioevo della crescita (che però
genialmente inserisce in un «lungo» Medioevo: un millennio e mezzo dal III
secolo alla metà del XIX «il cui sistema essenziale è costituito dal
feudalesimo») con la sua profonda conoscenza, esprime un concetto e ci
aggiunge una leggenda, una poesia, una citazione. «Fa vedere» il Medioevo,
lo rende concreto e vivo. Innamorarsi della storia con lui è facile.

Il genio che dà vita alla storia


Il nuovo titolo: le strutture più profonde della civiltà
occidentale
Esce il 12 febbraio in edicola con il «Corriere della Sera» il libro dello
storico francese Jacques Le Goff (1924-2014) La civiltà dell’Occidente
medievale, in vendita al prezzo di euro 8,90 più il costo del quotidiano.
Dopo l’esordio con il capolavoro di Johan Huizinga (L’autunno del
Medioevo), questa è la seconda uscita della nuova collana
«Medioevo» curata dalla storico Franco Cardini, professore emerito
nell’Istituto di Scienze umane e sociali. Le Goff apparteneva alla scuola
delle «Annales» (fu ancora condirettore della rivista, fondata nel 1929 da
Marc Bloch e Lucien Febvre, che dà il nome a quel filone di studi), quindi la
sua attenzione non è rivolta ai singoli eventi (trattati, battaglie, invasioni,
elezioni di pontefici, ascese di sovrani), ma alla cosiddetta «lunga durata», i
mutamenti economici, tecnologici, demografici, culturali, spirituali, ma
anche climatici, che incidono sulla vita complessiva di un’epoca storica, sia
per quanto riguarda le classi dirigenti, sia in riferimento agli strati più umili
della popolazione. Quindi questo libro racconta «il Medioevo delle
profondità, delle fondamenta, delle strutture», come scrive lo stesso Le
Goff. Ne scaturisce il ritratto vivido di «una società rurale che si modifica
molto lentamente, che vive del suo lungo perdurare e che si esprime meglio
nel folclore che nella storia». Il terzo volume della serie, in uscita venerdì 19
febbraio, è Il Papato. Antichità, Medioevo, Rinascimentodi Bernhard
Schimmelpfennig, (19 febbraio). Seguirà: Julius von Schlosser, L’arte del
Medioevo (26 febbraio).
11 febbraio 2021 (modifica il 11 febbraio 2021 | 20:56)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’analisi viscerale e dettagliato delle strutture medievali di Le Goff

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