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Comitato scientifico
Fernanda De Maio (coordinatore)
Silvana Annicchiarico
Jean Lucien Bonillo
Luca Ortelli
Josep Parcerisa Bundò
Francesco Trovato
ISBN 978-88-6242-448-6
Prima edizione
© Iuav
© Filippo De Dominicis
© LetteraVentidue Edizioni
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illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa.
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Filippo De Dominicis
IL PROGETTO
DEL MONDO
Doxiadis, città e futuro. 1955-65
Ogni volta che, grazie a una nuova avanzata di forze
storiche e alla liberazione di nuove energie, nuove terre
e nuovi mari fanno il loro ingresso nell’orizzonte della
coscienza collettiva umana, mutano anche gli spazi
dell’esistenza storica.
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politico e culturale statunitense. In epoca di Guerra fredda
Doxiadis è il titolare di quello che può essere considerato il
primo studio di urbanistica globale (Doxiadis Associates) che
ha per committenti stati o istituzioni internazionali e disegnerà
i piani per città come Islamabad, Baghdad, Accra, Miami,
Detroit, Rio de Janeiro, Lagos, Karachi, Khartoum, Teheran,
Riyadh e molte altre. Le sue attività sono supportate da varie
strutture collaterali. Vi è il Center of Ekistics di Atene, con la
sua azione di ricerca e formazione, la rivista Ekistics, attiva dal
1957, i Delos Symposia, che coinvolgono in approfondimenti
multidisciplinari sui temi dell’insediamento umano studiosi
dalle più diverse provenienze: dagli architetti Kenzo Tange,
Buckminster Fuller e Fumihiko Maki a Jonas Salk, scopritore del
primo vaccino contro la poliomielite, dall’antropologa Margaret
Mead agli storici Sigfried Giedion e Arnold Toynbee, dal biologo
Conrad Hal Waddington al geografo Jean Gottmann. Pochi anni
prima dell’uscita di Ekistics, Doxiadis vive anche la straordinaria
esperienza del progetto per Islamabad, capitale del nuovo
Pakistan e, a tutti gli effetti, terza capitale del moderno, dopo
Chandigarh e Brasilia, concepita come una città “crescente”,
fatta di piccole città nella città e di infrastrutture viabilistiche
differenziate per i diversi usi.
Ekistics, dunque, sistematizza anni di esperienze dirette e di
ricerche. Suo obiettivo è fornire strumenti utili a superare lo
stato di crisi in cui versano gli agglomerati urbani di ogni genere
e evitare il rischio di una catastrofe derivante dal sommarsi degli
effetti congiunti di uno sviluppo incontrollato e di una rottura
dell’equilibrio con la natura.
Sull’onda di questo pericolo, Doxiadis ritiene che la messa
a punto di una scienza specifica basata sullo studio delle
città, delle loro premesse storiche e delle loro implicazioni
contemporanee costituisca l’unica possibilità di contrastare il
disastro annunciato ed attribuire un nuovo ruolo ad architetti
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Doxiadis e l’architettura del mondo
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Doxiadis Associates con Hassan Fathy, Centro di una comunità nella regione
di Mussayib, Iraq, in “Ekistics”, vol. 6, n. 36 (ottobre 1958), p. 178, per gentile
concessione dell’Athens Center of Ekistics.
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Doxiadis e l’architettura del mondo
Note
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Nostra Patria
è il mondo intero
Introduzione di Benno Albrecht
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limite del possibile, che Spengler aveva già dato per tramontata,
«per ultimo sorge dunque la città mondiale (Weltstadt) simbolo
enorme, e ricettacolo, dello spirito divenuto completamente li-
bero, centro nel quale infine si raccoglie senza residuo tutta l’e-
voluzione della storia mondiale: sono le poche città gigantesche
di tutte le civilizzazioni mature, le quali tendono a disprezzare e
svalorizzare in termini di “provincia” tutto il paesaggio materno
delle corrispondenti civiltà»3.
A questo ineluttabile declino cosmopolita, senza una dimo-
ra, bisogna con disincanto opporsi, infatti per Alexander Mit-
scherlich, «è questo ciò che si richiede agli urbanisti: di creare
un ambiente che abbia i presupposti ecologici per poter diven-
tare patria»4.
Eugenio Turri, geografo, è stato fiducioso della possibilità
del controllo dei grandi numeri e della grande dimensione, «al
fine di eliminare la città-mondo e costruire un mondo-città nel
quale però siano restaurati i valori sui quali la città si fondava in
quanto laboratorio di civilizzazione. Probabilmente il più gran-
de compito che spetta agli uomini del prossimo millennio è di
restaurare la città, di risolvere i problemi della città degradata
di oggi, di trovare nuovi e più soddisfacenti adattamenti ai vio-
lenti urti provocati dalla storia di questi ultimi secoli»5.
Questa è ancora la sfida di oggi, per questo è necessario
dedicarsi allo studio ed al racconto dei complessi esperimenti
oltre-urbani di Doxiadis.
È una sfida di ricerca comune che deriva dalla mostra alla
Triennale di Milano L’architettura del mondo – da cui discende
anche il titolo del libro di De Dominicis – dove, con Alberto Fer-
lenga e Marco Biraghi, avevamo introdotto il dibattito proget-
tuale della grandissima scala6. Gli studi condotti allo Iuav da De
Dominicis si erano poi concentrati sugli sviluppi e sulle rica-
dute dei progetti a scala continentale, specialmente in Africa.
Ora è possibile raccogliere i frutti in questo testo che ha anche
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Nostra Patria è il mondo intero
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Note
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Nostra Patria è il mondo intero
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Antefatto:
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Antefatto: Doxiadis in Grecia
Note
1. Questo studio è l’esito di una ricerca iniziata nel 2013 presso l’Università Iuav
di Venezia, sotto la responsabilità scientifica di Benno Albrecht, e proseguita
al Massachusetts Institute of Technology, Aga Khan Program for Islamic Ar-
chitecture, Cambridge, MA, nel 2016. La maggior parte dei materiali d’archivio
proviene da Doxiadis Archives, Constantinos and Emma Doxiadis Foundation,
Atene, senza il supporto del quale questo lavoro non sarebbe stato possibile.
2. Busy Remodeler of the World, in “Life”, vol.61, n.15, 7 ottobre 1969, pp. 55-62.
3. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Architecture Space in Ancient Greece, The
MIT Press, Cambridge, 1972 (ed. originale: Doxiadis Konstantinos Apostolos,
Raumordnung im griechischen Städtebau, Tesi di dottorato, Università di Berli-
no-Charlottenburg, 1937).
4. Constantinos A. Doxiadis, in “Ekistics”, vol. 72, n. 430-435, gennaio-dicembre
2005, pp. 10-12.
5. Doxiadis Konstantinos Apostolos, The march of the people, Ikaros, Atene 1949,
p. 13. La traduzione è dell’autore. Il passo è citato anche in: Kakridis Andreas,
Rebuilding the Future: C.A. Doxiadis and the Greek Reconstruction Effort (1945-
1950), in “The Historical Revue/La Revue Historique”, vol. 10, 2013, p. 140.
6. Ivi, pp. 139.
7. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Papaioannou John, Ecumenopolis. The Ine-
vitable City of the Future, Atene, 1974; vedi anche Doxiadis Konstantinos Aposto-
los, Ekistics: An Introduction to the Science of Human Settlements, Oxford Univer-
sity Press, Londra-New York, 1968.
8. Kakridis Andreas, op. cit., p. 144. Il bollettino Pianificazione regionale, Pianifi-
cazione urbana e Ekistics faceva parte della serie Kyklos Technicon pubblicato in
greco fra il 1942 e il 1943.
9. Kakridis, op. cit., p. 146. Vedi anche Theodosis Lefteris, Victory over Chaos?
Constantinos A. Doxiadis and Ekstics, 1945-1975, Tesi di dottorato Departamant
de Composiciò Arquitectònica, Escola Tècnica Superior d’Arquitectura de Bar-
celona, Universitat Politècnica de Catalunya, Barcellona, 2015; Pyla Panayiota,
Ekistics, Architecture and Environmental Policies. A Prehistory of Sustainable Deve-
lopment, Tesi di dottorato in Architecture: History and Theory of Architecture,
School of Architecture and Planning, Massachusetts Institute of Technology,
Cambridge, 2002.
10. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Papaioannou John, op. cit.; vedi anche
Rand Christopher, Profiles: The Ekistic World, in “The New Yorker”, 11 maggio
1963, pp. 49-87.
11. Ehrenkrantz Ezra, Tanner Ogden, The remarkable Dr. Doxiadis, in “Archi-
tectural Forum”, 114-6, maggio 1961, pp. 112-116.
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Decolonizzazione e modernizzazione
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Asia qualcosa che non c’era mai stato, e con l’handicap di un sa-
pere tecnico insufficiente»19. Nelle parole degli esperti delle Na-
zioni Unite, il progresso sarebbe potuto avvenire solo se le con-
dizioni atmosferiche fossero state realmente favorevoli. In altre
parole, le popolazioni delle nuove nazioni indipendenti avreb-
bero dovuto desiderare il progresso, mentre le loro istituzioni
sociali, economiche e politiche avrebbero dovuto accoglierlo e
renderlo possibile20. Un simile processo implicava l’ipotesi di
una trasformazione profonda che avrebbe agito non solo sulla
condizione economica ma sulla stessa struttura mentale delle
società post-coloniali: attraverso l’assistenza sul piano tecnico
ed educativo, queste avrebbero potuto finalmente disporre di
quella attitudine scientifica che segnava il pensiero occidentale
e ne consentiva, in ultima istanza, l’avanzamento. La moder-
nizzazione del Terzo mondo significava, quindi, non solo di-
sponibilità e prestito di denaro, ma soprattutto esportazione e
circolazione di know-how e conoscenza. Rispetto al nuovo ordi-
ne geopolitico post-coloniale, quella che si stava gradualmente
affermando era una forma di governo indiretto che il mondo at-
lantico avrebbe esercitato innanzitutto sul piano del controllo
tecnico: che si trattasse di produzione dei beni o di organizza-
zione dello spazio, l’aiuto allo sviluppo dei paesi terzi si tradu-
ceva in una embrionale quanto sistematica pratica di soft power.
A guidarne le sorti sarebbero stati centri di potere alternativi
dalla controversa connotazione politica: l’obiettivo era plasma-
re un sistema capace di confrontarsi con una terra incognita che,
al netto delle semplificazioni di ordine ideologico, doveva esse-
re opportunamente preparata alle politiche di modernizzazione
– ancora nel 1961, il rappresentante speciale della World Bank
in Africa ammetteva di sapere poco o nulla di un continente
che sarebbe presto diventato uno dei crocevia dello sviluppo
globale21. Perché si potessero formulare azioni e piani di svilup-
po adeguati, quindi, i territori post-coloniali dovevano essere
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Note
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Nuovo ordine
35. Kwame Nkrumah (1909-1972) è stato il primo ministro del Ghana indi-
pendente dal 1957 al 1966, anno in cui è stato deposto dal National Liberation
Council. Fra i principali sostenitori e ispiratori del Panafricanismo post-bel-
lico, Nkrumah aveva trascorso dieci anni negli Stati Uniti, fra il 1935 e il 1945,
laureandosi in filosofia alla University of Pennsylvania. Tornato in patria, en-
trerà nei quadri dell’amministrazione coloniale, diventando primo ministro
della Gold Coast, carica che ricoprirà dal 1952 al 1957.
36. Latham Michael, op. cit., pp. 83-89.
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Progetto e sviluppo
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Professione e networking
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Progetto e sviluppo
Note
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Editrice Compositori, Bologna, 2014, pp. 70-75. Tra la fine degli anni ’50 e l’ini-
zio degli anni ’60, Doxiadis sarà coinvolto nel processo progettuale, lavorando
al piano per la nuova città portuale di Tema e alla pianificazione della regione
di Akosombo. Entrambi gli schemi erano legati al piano per lo sfruttamento
dei giacimenti di bauxite attraverso lo sbarramento del fiume Volta, comple-
tato nel 1965.
11. Vedi Gilman Nils, op. cit., pp. 61-62.
12. Sulla permanenza di Doxiadis in Australia, vedi Kyrtsis Alexandros-Andre-
as (a cura di), Constantinos A. Doxiadis: texts, design, drawings, settlements, Ika-
ros, Atene, 2005, pp. 355-357. Nell’ultimo periodo del suo soggiorno in Austra-
lia, dove non gli era stato riconosciuto il titolo di architetto, Doxiadis aprirà
una fattoria a Miles Platting Road, Roachdale, Queensland, scrivendo anche
un piccolo manuale per la coltivazione dei pomodori. Vedi: Doxiadis Archives
28288, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
13. Kakridis Andreas, Rebuilding the Future: C.A. Doxiadis and the Greek Recon-
struction Effort (1945-1950), in “The Historical Revue/La Revue Historique”,
vol. 10, 2013, pp. 135-160.
14. Jacob L.Crane (1892-1988) è stato un pianificatore americano. Laureato in
ingegneria in Michigan e in urbanistica a Harvard, Crane prestò servizio pres-
so un gran numero di agenzie governative (tra cui Tennessee Valley Authority
e Federal Housing Administration), viaggiando per il mondo ed elaborando
più di 60 progetti fra piani e schemi normativi. La letteratura su Crane è piut-
tosto esigua. Parte del suo archivio personale è custodito presso la Cornell
University Library: Jacob Leslie Crane Papers, Collection number 2646, Di-
vision of Rare and Manuscript Collection, Cornell University Library, Ithaca,
NY.
15. Jaqueline Tyrwhitt (1905-1983) è stata un architetto e accademico sudafri-
cano, nata a Pretoria da genitori inglesi. Tra le più influenti personalità della
disciplina architettonica del dopoguerra, Tyrwhitt è stata segretaria dei CIAM
e coordinatrice del gruppo MARS. Impegnata nelle vicende della ricostruzione
post-bellica inglese, ha iniziato a collaborare stabilmente con le Nazioni Unite
dal 1953. Inoltre, è stata docente all’Università di Toronto e all’Harvard Gra-
duate School of Design. All’attività accademica ha accompagnato un impegno
costante nella pubblicistica e nella divulgazione dell’architettura, lavorando
su testi di Lewis Mumford e Patrick Geddes. Per un quadro completo della sua
poliedrica attività, vedi: Shoshkes Ellen, Jaqueline Tyrwhitt: A Transnational
Life in Urban Planning and Design, Ashgate Publishing, Farnham, 2013; Zanotto
Paola, Jaqueline Tyrwhitt, riscoperta di un attore in una emergente età contempo-
ranea, in Eccheli Maria Grazia, Tamborrino Mina (a cura di), DonnArchitettura.
Pensieri, idee, forme al femminile, Franco Angeli, Milano, 2014, pp. 88-93.
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La città del futuro
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Tentativi di modellizzazione
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Dynapolis
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Doxiadis Associates, La
struttura di una comunità
di classe IV, in DOX-OA
13, 30 novembre 1959,
p.145, Doxiadis Archives
35881, © Constantinos
& Emma Doxiadis
Foundation, Atene.
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Doxiadis Associates,
Planimetria di una
comunità di classe IV a
Khartoum; fase finale, in
DOX-OA 13, 30 novembre
1959, p.167, Doxiadis
Archives 35881, ©
Constantinos & Emma
Doxiadis Foundation,
Atene.
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Crescita e controllo
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Doxiadis Konstantinos
Apostolos, Studi per una
comunità, in “Ekistics”,
vol. 12, n. 73 (novembre
1961), p. 330, per gentile
concessione dell’Athens
Center of Ekistics.
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Note
1. Rand Christopher, The Ekistic World, in “The New Yorker”, 11 maggio 1963,
pp. 49-87; Manus Walter, The Man Who Thinks in Multitudes, in “The Obser-
ver”, 23 giugno 1968, s.p.
2. Pyla Panayiota, Ekistics, Architecture and Environmental Policies. A Prehistory
of Sustainable Development, Tesi di dottorato in Architecture: History and The-
ory of Architecture, School of Architecture and Planning, Massachusetts Insti-
tute of Technology, Cambridge, 2002, pp. 55; 57.
3. Doxiadis Konstantinos Apostolos, To architects and all who are interested in
physical planning for the reconstruction of the world in the United Nations, Atene,
12 ottobre 1945, in Doxiadis Archives 8353, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
4. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Ekistics, the Key to Housing in Developing
Areas, in “Ekistics”, n. 8, vol. 49, novembre 1959, pp. 316-331.
5. Pyla Panayiota, op. cit., p. 52-53.
6. Ibidem.
7. Lerner Daniel, The Passing of Traditional Societies, Free Press, New York,
1958.
8. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Economic progress in underdeveloped coun-
tries and the rivalry of democratic and communist methods, Milano, 1955, p. 1, in
Doxiadis Archives 6872, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
9. Ivi, p.3.
10. d’Auria Viviana, Taming an ‘Undisciplined Discipline’: Constantinos Doxiadis
and the Science of Human Settlements, in “OASE Journal for Architecture”, n.
95, 2017, pp. 8-21. Opportuno è anche citare la definizione di scienza ekistica
fornita da Jaqueline Tyrwhitt, qui riportata nella versione originale, nel 1957:
«ekistics embraces a rather wider field than that covered by the term “human
ecology”: the inter-relation of man and environment, including the system of
human settlements». Vedi Tyrwhitt Jaqueline, Editorial, in “Ekistics”, vol. 4, n.
25, ago-sett. 1957, s.p.
11. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Notes on Ekistics (C-GA 160), 16 aprile
1957, in Doxiadis Archives 19248, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
12. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Ekistics, the Key …, cit., pp. 316-331.
13. Ibidem.
14. d’Auria Viviana, op. cit., p. 12.
15. Doxiadis Konstantinos Apostolos, The Rising Tide and the Planner, in “Eki-
stics”, vol. 7, n. 39, gennaio 1959, p. 6.
16. Ibidem.
17. I due lavori monografici su Konstantinos Doxiadis sono entrambi concordi
su questo punto. Cfr. Pyla Panayiota, Ekistics, Architecture and Environmental
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Un’attenzione inedita
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una sovranità politica specifica. Contro questi aspetti, restava
centrale la necessità di misurare la distanza fra la condizione
esistente e un possibile futuro scenario di sviluppo; in altre
parole, l’obiettivo principale restava l’esame del modello Dy-
napolis: da un lato la sua applicabilità locale, dall’altro la sua
capacità di adattamento su scala globale. Primo terreno di ve-
rifica sarebbe stato il continente africano, territorio verso cui
Doxiadis nutriva aspettative importanti. L’Africa, infatti, avreb-
be potuto condurre a grandi conferme o ad altrettanto grandi
ripensamenti: quell’Africa che, sostanzialmente sottopopolata,
soffriva la mancanza di grandi città, poteva essere il luogo dove
controllare e guidare la crescita urbana sin dalle prime fasi, su
un’estensione geografica mai vista. Gran parte della popola-
zione africana, sulla strada della piena indipendenza, avrebbe
infatti avuto accesso ai servizi urbani per la prima volta nella
sua storia. Di conseguenza, l’intero continente rappresentava
un test fondamentale per valutare, ed eventualmente registra-
re, la tenuta dei principi di crescita e modellazione comunitaria
stabiliti negli anni precedenti da Doxiadis Associates3. Appena
cinque giorni dopo la redazione del secondo rapporto, il 6 di-
cembre del 1960, l’Athens Technological Institute avrebbe in-
viato comunicazione della visita di Hassan Fathy a sedici rap-
presentanti dei nuovi stati dell’Africa indipendente, mentre il
giorno 10 dicembre lo stesso Fathy avrebbe lasciato Atene per
Il Cairo, città da cui avrebbe iniziato il proprio sopralluogo iti-
nerante attraverso le ventidue maggiori città del continente.
La priorità assegnata all’Africa non poggiava soltanto su ra-
gioni interne, di carattere teorico-speculativo. Vi erano, infatti,
motivazioni di ordine superiore che varcavano i limiti della pura
dimensione disciplinare e avrebbero proiettato il continente,
forse per la prima volta nella sua storia, al centro degli interessi
politici globali. Come spesso accadeva in quegli anni, l’azione
politica vera e propria era preceduta dall’attività multilaterale
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L’itinerario di Hassan
Fathy in Africa (D-COF
7), 1960-61, in Doxiadis
Archives 25634, ©
Constantinos & Emma
Doxiadis Foundation,
Atene.
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Fathy era stato coinvolto nel progetto The City of the Future
sin dalle sue fasi istruttorie, articolando la propria proposta di
ricerca sia nell’intervista a più voci organizzata da Doxiadis in
risposta al suo report11, sia nei cinque working papers redatti pri-
ma della sua partenza per l’Africa12. Già prima della partenza, Fa-
thy aveva chiaro il ruolo cruciale che avrebbero giocato le città
dell’Africa e del Medio Oriente. I tratti che caratterizzavano il
loro sviluppo, infatti, apparivano perfettamente congruenti con
l’ambito della ricerca: attestati su tassi di crescita vertiginosi, i
centri africani e mediorientali stavano attraversando per primi
quei processi di trasformazione che della città del futuro erano
premessa e motore13. Per Fathy come per Doxiadis, quindi, i pae-
si del Terzo mondo rappresentavano un terreno di sperimenta-
zione prioritario per esprimere le ragioni stesse della ricerca.
Secondo Fathy, tuttavia, il progetto non poteva limitarsi a orga-
nizzare ordinatamente e produttivamente il processo di crescita
senza interrogarsi sugli aspetti qualitativi che questo avrebbe
inevitabilmente sollevato14. In altre parole, era necessario con-
centrarsi non tanto sulla gestione e il controllo dell’espansione
fisica in atto quanto sulla configurazione formale di quei fattori
che avevano polverizzato la monolitica organizzazione tribale
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Dynapolis in Africa
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Doxiadis Associates,
Proposta per una rete
di trasporti africani
all’attenzione dell’UNECA
(D-COF 1298), s.d., in
Doxiadis Archives 25822,
© Constantinos & Emma
Doxiadis Foundation,
Atene.
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Note
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D on the Project and its Contents (R-ERES 2), ATO-GSE – Research Project “The
City of the Future”, 6 dicembre 1960, in Doxiadis Archives 18403, C.&E. Doxia-
dis Foundation, Atene.
2. Nel documento R-ERES 2, Doxiadis utilizza il termine continuing, che deno-
ta il carattere di lungo termine, perdurante, della ricerca. Vedi: Doxiadis Kon-
stantinos Apostolos, Questions by Team Members and Answers by D…, cit., p. 2.
3. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Questions by Team Members and Answers
by D…, cit., p.5. Nella risposta, Doxiadis si rivolge a Hassan Fathy, lo specialista
incaricato del sopralluogo africano.
4. L’attenzione politica statunitense verso i paesi dell’Africa sarebbe maturata
solo qualche anno più tardi, durante la campagna elettorale di J.F. Kennedy.
Da un punto di vista politico, infatti, gli Stati Uniti avevano sempre conside-
rato il continente africano come un’esclusiva prerogativa degli stati europei.
5. An analysis of the activities of the Ford Foundation given by Mr. George Gant, 17
marzo 1959, in Doxiadis Archives 17907. I progetti istruttori lanciati in Africa
da Ford erano definiti feeler project, e riguardavano essenzialmente le aree a
ex-dominazione britannica.
6. Sutton Francis X., The Ford Foundation. The Early Years, in “Daedalus”, vol.
116, n. 1, 1987, pp. 41-91.
7. Sutton Francis X., The Ford Foundation’s Development Program in Africa, in
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8. Pyla Panayiota, Hassan Fathy Revisited. Postwar Discourses on Science, Deve-
lopment and Vernacular Architecture, in “Journal of Architectural Education”,
vol. 60, n. 3, 2007, pp. 28-39.
9. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Prof. Fathy and his program in the Ekistics
school (S-D 1745), 10 settembre 1959, in Doxiadis Archives 17907, C.&E. Doxia-
dis Foundation, Atene. Il documento dattiloscritto, indirizzato a Dimitris Ia-
tridis, fa anche riferimento al futuro coinvolgimento di Lewis Mumford come
lecturer.
10. Fathy Hassan, Report on Towns Visited in North and West Africa – Intro-
duction, (R-ERES 15/14), ATO-GSE – Research Project “The City of the Future”,
20 aprile 1961, pp. 1-5, in Doxiadis Archives 18604, C.&E. Doxiadis Foundation,
Atene.
11. Doxiadis Konstantinos Apostolos, An analysis of the scope and the design of
the project… cit.; Doxiadis Konstantinos Apostolos, Questions by Team Members
and Answers by D…, cit.
12. Hassan Fathy redige i working paper fra la fine del mese di novembre e
l’inizio del mese di dicembre 1960, appena prima della sua partenza. I rap-
porti, identificati con codice S-ERES, includono documenti dattiloscritti fir-
mati da Fathy, Iatridis, Papaioannou, Bogdanou, Gutenschwager e, in seguito,
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36. Non casualmente, visitando le città del Togo e dell’ex Dahomey, Fathy
si sarebbe chiesto perché non parlare di Dynaregion o Dynacountry quando
Dynapolis avrebbe oltrepassato i limiti dell’area urbana. Vedi Fathy Hassan,
Togoland and Dahomey (R-ERES 15/9), ATO-GSE – Research Project “The City of
the Future”, 28 giugno 1961, in Doxiadis Archives 18607, C.&E. Doxiadis Foun-
dation, Atene.
37. Fathy Hassan, Dynapolis in Africa, cit., p. 207. Nei suoi rapporti, Fathy tor-
nerà spesso sulla necessità di realizzare un’African Africa, contrapposta a quel-
la costruita dai colonizzatori europei.
38. Fathy Hassan, Dynapolis in Africa, cit., p. 208.
39. Il primo rapporto su Ecumenopolis, redatto da Doxiadis e Tyrwhitt nel
gennaio del 1961, durante la permanenza di Fathy in Africa, avrebbe precedu-
to la lecture dell’architetto egiziano solo di qualche mese. Trattandosi di un
documento classificato come confidential, non era destinato alla divulgazione.
Vedi Doxiadis Konstantinos Apostolos, Toward Ecumenopolis: a Different Ap-
proach to the Problem of “The City of the Future” (R-ERES 6), ATO-GSE – Resear-
ch Project “The City of the Future”, 25 gennaio 1961, in Doxiadis Archives 18607,
C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
40. In risposta alla dilatazione scalare di Dynapolis proposta da Fathy, Doxia-
dis avrebbe citato il nuovo progetto per la città portuale di Tema, a est di
Accra, che dilatava i principi della città del futuro ad ampie zone del retroter-
ra urbano. Vedi Doxiadis Konstantinos Apostolos, First remarks on the intro-
duction to the report on W.Africa (S-ERES 58), ATO-GSE – Research Project “The
City of the Future”, 17 aprile 1961, in Doxiadis Archives 18420, C.&E. Doxiadis
Foundation, Atene.
41. Doxiadis Konstantinos Apostolos, First remarks on the introduction…, cit.
42. Fathy avrebbe lasciato il progetto COF alla fine del mese di novembre 1961.
Athens Technological Institute – Athens Center of Ekistics, COF Monthly Re-
port (MR-COF 1-27), in Doxiadis Archives 19212, C.&E. Doxiadis Foundation,
Atene.
43. Doxiadis Associates, Regional Development Through Transport in Africa
(DOX-GA 2), 11 novembre 1961, in Doxiadis Archives 18731, C.&E. Doxiadis
Foundation, Atene.
44. Il documento di archivio DOX-GA 2 presenta note di revisione all’attenzio-
ne di Hassan Fathy, che si presume sia stato coinvolto nelle fasi istruttorie e
conclusive del lavoro. Vedi Doxiadis Associates, Regional Development Through
Transport in Africa…, cit., pp. 1-2.
45. UNECA, Report on the first session of the West-African Transport Conference
(held at Monrovia, Liberia, from 23 to 27 October 1961), 1961, in United Nations
Economic Commission for Africa (UNECA) Archives E/CN. 14/147; E/CN. 14/
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Ecumenopolis in Africa
occidentale (D-COF 1115),
s.d., in Doxiadis Archives
25822, © Constantinos
& Emma Doxiadis
Foundation, Atene.
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report on W. Africa (S-ERES 58), ATO-GSE – Research Project “The City of the
Future”, 17 aprile 1961, p. 2, in Doxiadis Archives 18682, C.&E. Doxiadis Foun-
dation, Atene.
31. Doxiadis Konstantinos Apostolos, Papaioannou John, Ecumenopolis. The
Inevitable City of the Future, Athens Center of Ekistics, Atene, 1974, pp. 374-375.
I due approfondimenti regionali sono inseriti nel paragrafo 41, intitolato The
Physical configuration of Ecumenopolis, e costituiscono gli unici disegni di det-
taglio di tutta la parte sesta del volume, quella effettivamente dedicata a Ecu-
menopolis. Il resto dell’apparato iconografico consiste in planisferi che danno
conto della città-mondo nella sua interezza, e in grafici e tabelle a corredo.
32. La ricerca COF si sarebbe dedicata a mappe e disegni di tutti i cinque
continenti, cercando di coprire quanto più possibile in maniera uniforme l’in-
tero pianeta. Le mappe dell’Africa occidentale, redatte fra il 1960 e il 1970,
costituiscono un patrimonio importante per comprendere il modo in cui
Ecumenopolis sarebbe stata tracciata, considerato il pedigree di molte delle
idee sottese alla loro redazione. Vedi disegni con codice: D-COF 1115, D-COF
1193, D-COF 1194, D-COF 1195, D-COF 1196, D-COF 1197, D-COF 1198, D-COF
1201, D-COF 1202, D-COF 1203, D-COF 1204, D-COF 1205, D-COF 1206,
D-COF 1207, D-COF 1208, D-COF 1209, D-COF 1210, D-COF 1211, D-COF
1212, D-COF 1213, D-COF 1214, D-COF 1229, D-COF 1241, D-COF 1242, D-COF
1243, D-COF 1244, D-COF 1295, D-COF 1296, D-COF 1297, D-COF 1298,
D-COF 1299, D-COF 1300, D-COF 1301, D-COF 1302, D-COF 1303, D-COF
1304, D-COF 1305, D-COF 1306, D-COF 1307, D-COF 1308, tutti in Doxiadis
Archives 25822, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
33. Doxiadis aveva rapporti consolidati con lo United Nations Special Fund
già dai tempi dell’All-Africa plan, quando era entrato in contatto con il vicedi-
rettore Paul-Marc Henri per richiedere e ottenere un partenariato sul proget-
to. Vedi Doxiadis Konstantinos Apostolos, African Transport Plan - Notes from
previous contacts and discussions (S-D 5798), 3 aprile 1963; Doxiadis Konstanti-
nos Apostolos, African Transport Plan (S-D 6104), 11 maggio 1963; entrambi in
Doxiadis Archives 20065, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene.
34. Vedi Doxiadis Associates, The Asian Highway (DOX-ASA 1), 31 dicembre
1963, in Doxiadis Archives 23292, C.&E. Doxiadis Foundation, Atene; Doxiadis
Associates, The Asian Highway, in “DA Bulletin” (numero monografico), n. 65,
aprile 1964. Vedi anche: Stylianopoulos Leonidas, The Asian Highway, in Ka-
zazi Giota (a cura di), Constantinos Doxiadis and his Work, Technical Chamber
of Greece, Atene, 2009, pp. 334-341. Leonidas Stylianopoulos era l’ingegnere
trasportista incaricato della supervisione del progetto, coinvolto anche nell’A-
frica Transport Plan.
35. Vedi Pyla Panayiota, Planetary Home and Garden: Ekistics and
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Venezia, 20 dicembre 2019 VERBALE DI SINTESI DEI LAVORI DEL COMITATO SCIENTIFICO
PER L’EDITORIA DI ATENEO / CALL FOR PUBLISHING 2019
1. Roberta Albiero
L’invenzione di un linguaggio. Franco Purini e il tema dell’origine
Il volume raccoglie 5 testi critici sull'opera di Purini, la lezione tenuta il
26/6/2019 ai Tolentini e la serie di disegni esposta in tale occasione.
2. Andrea Ambroso
Archetipi fragili. La costruzione nell’opera di Smiljan Radic.
tesi di dottorato in composizione architettonica discussa il 16 maggio 2019
relatore Carlo Magnani
3. Paolo Borin
La geometria come strumento totale.
Advanced digital modeling per lo studio dell’opera di Guarino Guarini
tesi di dottorato in Composizione architettonica discussa il 16 maggio 2019
relatore Agostino de Rosa
4. Marcantonio Bragadin
docente a contratto di Analisi matematica
Alcune considerazioni sulla compatibilità fra la Evoluzione e la
Termodinamica
5. Giulia Ciliberto
Studio, formulazione, materialità.
Le segnature pedagogiche del visual design
tesi di dottorato in Scienze del design discussa nel 2017
relatrice Emanuela Bonini Lessing
6. Filippo De Dominicis
La città del futuro: Constantinos Doxiadis e il progetto del mondo
l’autore è stato assegnista di ricerca ICAR 14 Iuav / Dipartimento di Culture
del Progetto fra il 2013 e il 2015
7. Andrea Facchetti
Verso un nuovo orientamento del design critico speculativo
Pratiche progettuali, produzione di conoscenza, articolazione dei conflitti
tesi di dottorato in Scienze del design discussa il 5 giugno 2017
relatrici Emanuela Bonini Lessing / Raimonda Riccini
8. Ferrari Margherita
Think Wood
tesi di dottorato in Tecnologia dell’architettura discussa nel 2019
relatrice MariaAntonia Barucco
9. Alberto Franchini
Il villaggio Matteotti di Giancarlo De Carlo. Storia del progetto e genealogia
dei temi
tesi di dottorato in Storia dell'architettura e della città discussa nel 2019
relatore Luka Skansi
Nel tener conto dei criteri di valutazione espressi nel testo della call
(attinenza a tematiche strategiche di Ateneo, rilevanza e originalità del
tema proposto, innovatività nella articolazione e trattazione del tema), la
coordinatrice ha proposto al Comitato scientifico una scheda di valutazione
sintetica, articolata in giudizi ed eventuali commenti (vedi allegato).
Gli autori delle proposte accettate sono invitati a fissare con la delegata del
rettore per l’editoria di ateneo prof. ssa Fernanda De Maio un
appuntamento presso lo Iuav di Venezia, scrivendo a editoria@iuav.it, per
concordare eventuali modi e tempi di pubblicazione delle proposte.
http://www.iuav.it/Servizi-IU/servizi-ge1/pubblicare/pubblicare/FAQ-call-
e/Indicazioni-Lettera-Ventidue.pdf
http://www.iuav.it/Servizi-IU/servizi-ge1/pubblicare/pubblicare/FAQ-call-
e/index.htm
Segnaliamo infine che l’editore non accetterà dagli autori materiali che
non siano accompagnati da una liberatoria sui diritti d'autore per le
immagini e i testi da parte degli archivi consultati e degli
autori/architetti/designer stessi.