Sei sulla pagina 1di 2

Il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” di Galileo Galilei: riassunto e commento

Introduzione

Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) è un trattato scientifico in forma dialogo di Galileo
Galilei (1564-1642) a sostegno della teoria eliocentrica copernicana rispetto al modello geocentrico
tolemaico appoggiato all’auctoritas di Aristotele e della filosofia scolastica. L’opera di Galileo verrà messa
all’Indice nel 1633 e l’autore costretto ad abiurare le proprie tesi.

Il Dialogo si innesta nel più ampio processo di smantellamento della cosmologia aristotelico-tolemaica che
anticipa la rivoluzione scientifica a cavallo tra Seicento e Settecento, culminando poi nella filosofia
dell’Illuminismo. Il dialogo si pone del resto al culmine del percorso di ricerca galileiano, che va dal Sidereus
Nuncius (1610) al Saggiatore (1623), passando per le Lettere Copernicane. In accordo con i principi del
metodo sperimentale e fondando le proprie argomentazioni sulle osservazioni concrete condotte con l’uso
del cannocchiale, Galilei focalizza l’attenzione sulla questione delle maree, sostenendo la tesi - al giorno
d’oggi, rivelatasi errata - che esse sarebbero il risultato della rotazione della Terra (e quindi, come prova
decisiva a sostegno del sistema eliocentrico).

Tuttavia, per ottenere l’imprimatur ecclesiastico e per scansare le polemiche in ambito aristotelico e
religioso (in particolar modo, tra i Gesuiti) sorte nel 1624 con Il Saggiatore, Galilei opta per modificare il
titolo originario Dialogo sopra il flusso e il reflusso delle maree e appunto per la struttura dialogica, in cui, in
modo apparentemente neutrale, i diversi personaggi presentano le due tesi e le prove a supporto. Da
questo “dialogo”, protrattosi nell finzione dell’opera per quattro giorni, emerge la bontà delle tesi
galileiane. L’ambientazione è quella del palazzo di Giovanni Francesco Sagredo (1571-1620).

I personaggi del Dialogo sono:

Giovanni Sagredo, nobiluomo veneziano amico personale di Galileo e gran appassionato di scienze, che è
ipoteticamente è super partes, incarnando l’uomo di cultura che è naturalmente predisposto al dialogo
culturale e all’apertura mentale. In questo senso, ben presto Sagredo propende per le assennate
dimostrazioni a favore del copernicanesimo piuttosto che per le infondate tesi aristoteliche a base del
geocentrismo.
Filippo Salviati (1571-1620), astronomo e nobile fiorentino, è aperto sostenitore della teoria eliocentrica;
egli contesta il principio d’autorità cui si appella Simplicio ed illustra a Sagredo, in modo chiaro e
comprensibile, i fondamenti scientifici del modello copernicano. Spesso Salviati si appella allo stesso
Galileo, celato dietro il nome di “Accademico Linceo”, per comprovare le proprie affermazioni.
Simplicio, sostenitore dell’aristotelismo (il suo nome sarebbe quello di Simplicio di Cilicia, un commentatore
di Aristotele del VI secolo d.C.) e delle teorie geocentriche. Simplicio - nel cui nome è presente una
sfumatura ironica, tanto che alcuni critici ne hanno paragonato la caratterizzazione a quella di Calandrino
nel Decameron - è l’emblema dello scienziato-filosofo rinascimentale, ancora legato al principio d’autorità e
al rispetto deferente della filosofia scolastica, anche quando questa sia in evidente conflitto con i dati
empirici. Nei confronti di Simplicio e del suo dogmatismo fine a se stesso il narratore del Dialogo oscilla tra
l’ironia (come quando Simplicio viene bloccato dalla bassa marea) e una certa evoluzione, che lo porta
talvolta a ragionare in maniera meno rigida ed ortodossa.

Anche le scelte stilistico-linguistiche del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo contribuiscono al
progetto galileiano di divulgazione delle tesi eliocentriche e di un metodo più “moderno” di affrontare la
scienza e il mondo. Galileo scegli infatti il volgare come strumento per dialogare con il pubblico più ampio
possibile, e non solo con la cerchia dei dotti che conoscono il latino. Al tempo stesso, lo stile limpido e
chiaro, più attento a spiegare esattamente i concetti che ad abbellire retoricamente la pagina, si allontana
dalla maniera affettata della prosa barocca per scegliere una lingua comunicativa ed efficace. L’autore
privilegia così la scorrevolezza sintattica e la precisione del lessico, settore della lingua in cui il Dialogo ha
avuto il ruolo fondamentale di introdurre una moderna terminologia scientifica.

Riassunto

La prima giornata si apre con la negazione, per voce di Salviati, della distinzione tra mondo celeste e mondo
terrestre, cioè uno dei capisaldi della fisica aristotelica, e con la contestazione della perfezione del mondo,
collegata al numero tre (secondo una tesi diffusa anche tra i pitagorici). Fondandosi sulle osservazioni col
cannocchiale, che hanno mostrato l’irregolarità della superficie della Luna, e sulla scoperta di nuove stelle
nella volta celeste, Salviati confuta anche la teoria sulla perfezione e l’incorruttibilità dei pianeti. Simplicio
ribadisce il principio d’autorità e la validità dell’ipse dixit.

Nella seconda giornata, dopo le critiche rivolte a Simplicio, vengono confutate le teorie a favore della
staticità della terra e viene riproposta la questione della caduta dei gravi. In entrambi i casi, Salviati fa
riferimento al al principio della relatività galileiana, ovvero quel principio secondo cui, in un sistema chiuso
(come quello dell’uomo sulla terra) non è possibile capire, osservando le esperienze meccaniche che vi
avvengono all’interno, se i suoi enti siano in quiete o in moto.

Nella terza giornata, dopo che Simplicio è stato attardato da una bassa marea in laguna, Salviati dimostra la
rotazione terrestre e sostiene che solo grazie alla teoria copernicana è possibile dare la spiegazione di quei
fenomeni fino ad allora rimasti insoluti o, in alcuni casi, risolti con inutili complicanze. Si discute poi, sempre
sulla falsariga delle argomentazioni galileiane in altre opere, sulla natura delle macchie solari e
sull’apparizione di nuove stelle nel firmamento.

La quarta giornata tratta il problema delle maree, collegato secondo Galileo ai moti di rotazione e
rivoluzione del globo terrestre e da lui posto (seppur erroneamente) alla base del sistema di prove a favore
dell’eliocentrismo copernicano.

Potrebbero piacerti anche