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Nel luogo dei confini si riassume il Principio del Terzo escluso.

Tra i lembi riunenti e


separanti del confine c'è infatti qualcos'altro, un in mezzo. Obiettivo dell'indagine è
l'esplorazione di questo luogo, nel tentativo di affrontare questa antica ed annosa
questione. Bisogna riconoscere che senza il Principio del Terzo escluso ogni gesto e
pensiero sarebbe assai complicato, perché l’indeterminazione, l’incertezza, l’equivoco si
impadronirebbero di ogni cosa. Ma, altrettanto, si deve riconoscere che quel vuoto
beante di equivocità attrae come una spirale che riavvolgendosi muta costantemente il
segno fino ad assumere tutti i segni. Ma che forma potrebbe avere questo Terzo? Non
quella di un ambito logico, di una possibilità di negazione sia dell’uno sia dell’altro dei
poli dell’opposizione. Neppure la forma di una sintesi, di un luogo nel quale si dirime la
polarità tra le opposizioni cancellandole in una unità di livello superiore. Semmai una
forma relazionale, lasciando gli attori oppositivi al loro posto ed iniziando ad osservare
il loro mondo non da uno di essi e nemmeno da un cielo di un altro mondo, bensì dalla
relazione medesima che li unisce dividendoli in una ripetizione equivoca ed imprecisa,
ma certa nel suo essere quasi uguale, e quindi non unica né molteplice, ma soltanto
multipla e simile.

Stefano Bevacqua (Milano, 1952), giornalista, ha scritto su «la Repubblica» e «Il


Messaggero». Ha compiuto studi presso l'Université Paris I Sorbonne e seguito gli
insegnamenti di Roland Barthes e Jules Vuillemin. Cultore di studi filosofici, si occupa
attualmente di strategie di comunicazione in campo energetico e ambientale. E' autore
di La luce e le cose - Per una filosofia della fotografia, Clinamen, Firenze 2012.

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