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ORIGINI

La letteratura latina nasce convenzionalmente nel 240 a.C. grazie a Livio Andronico, che fa
rappresentare il primo testo teatrale in latino. I romani avevano iniziato a scrivere già da
prima, soprattutto messaggi semplici, testimonianze dette epigrafiche. La letteratura latina è
basata sui modelli greci, e il primo testo importante è infatti la traduzione dell’Odissea. I
romani erano spinti dalla volontà di creare un parallelo col mondo greco. I greci avevano
Omero,che consideravano come creatore della lingua, e questa figura mancava nel mondo
romano. I romani tentarono di individuare Andronico come iniziatore, ma ci sarà sempre una
ricerca costante dell’equivalente latino di Omero. La letteratura latina introduce variazioni dei
testi greci, ed è frutto di una riflessione critica su di essi. Per ricostruire le origini, è
necessario esaminare le forme preletterarie, come carmina, elogia, fescennini, che non
appartengono alla letteratura com’era vista dai romani. Il latino è una lingua indoeuropea.
Nell’Italia centrale si è evoluta e ha dato vita alle lingue italiche. Le testimonianze più antiche
sono quelle epigrafiche e archeologiche. Le iscrizioni si trovano su bronzo o pietra e sono
legate alla vita pratica. Ad esempio la Cista Farconi ha finalità private. La scrittura serviva
anche per fini ufficiali.
Una categoria importante sono i fasti, ovvero il calendario ufficiale che stabiliva i giorni fasti
e nefasti. Col tempo si aggiunsero anche le liste dei magistrati, i trionfi militari. La tabula
dealbata era usata dal pontefice per esporre pubblicamente gli eventi di pubblica rilevanza.
Queste registrazioni presero il nome di annales. Gli annales contribuirono a sviluppare la
storiografia latina.
Fra le forme preletterarie ci sono i carmina sacrali, che hanno una forma solenne, percepita
come arcaica. Il nome deriva dal verbo cano, cantare. Sono definiti carmina preghiere,
giuramenti, profezie, e Cicerone definisce carmina persino le leggi delle XII tavole. I carmina
sono espressi in lingua ritmata e ricca di figure di suono. Hanno il compito di imprimersi nella
memoria delle persone. Si articolano in sequenze dette cola. I cola con lo stesso numero di
sillabe sono messi in parallelo a due a due. Il parallelismo è rafforzato da allitterazioni,
omoteleuti, raddoppiamenti e dal poliptoto. Le principali testimonianze sono:
- Carmen Arvale: i fratres Arvales costituivano un collegio di dodici sacerdoti che a
maggio eseguivano un inno di purificazione dei campi, inciso sugli Acta ( resoconto
della cerimonia) del 218 d.C.
- Carmen Saliare: appartiene al collegio sacerdotale dei Salii, che recavano ogni anno
in processione i dodici scudi di Marte. Il loro linguaggio era incomprensibile.
- Carmina triumphalia: in seguito al trionfo, i soldati improvvisavano canti che
mescolavano lodi e prese in giro per non suscitare arroganza nel vincitore.

Gli elogia erano iscrizioni celebrative di uomini illustri che avevano lo stesso tipo di prosa
ritmata.
I fescennini hanno testimonianze più consistenti. Il termine deriva o da Fescennia, città
dell’etruria, o da Fascinum, malocchio. Hanno appunto una funzione di allontanamento del
malocchio. La loro nascita va ricondotta alle feste rurali.

IL TEATRO ROMANO ARCAICO


La poesia teatrale si fonda su una comunicazione orale che ebbe una diffusione enorme e
portò alla nascita delle prime corporazioni professionali. La letteratura nasce dalla
traduzione dei modelli greci, infatti gli autori latini attingono chiaramente da essi. Per i greci il
teatro rappresentava il momento più alto della produzione letteraria. E’ ad Atene che il teatro
subisce un’evoluzione grandissima. Le rappresentazioni servivano per permettere una
riflessione collettiva sui problemi della città. Le opere tragiche mettevano in scena racconti
mitologici. Le commedie rappresentavano scene ispirate al mondo reale e le trame erano
ideate dal poeta. Lo stile era più quotidiano. Nel genere comico si distingueva tra:
- Commedia Antica: metteva in scena l’attualità politica e i contrasti sociali
- Commedia Nuova: innamoramenti contrastanti, conflitti familiari, imprevisti del
destino
Il teatro romano riprende il modello greco, e le commedie portano in scena gli stessi
personaggi e le stesse dinamiche stereotipate. Delle tragedie sono rimasti solo frammenti,
ma pare che anch’esse si ispirassero ai modelli greci, ma ne alterassero i contenuti per
adattarli alla storia romana. Dai modelli greci derivano:
- Palliata: principale genere comico, si chiama così perché gli attori indossavano il
pallio, mantello tipico greco
- Cothurnata: principale genere tragico, prende il nome dai calzari indossati dagli
attori tragici greci.
Entrambe sono di ambientazione greca. Si sviluppano anche due forme “romane”:
- Togata: commedia di ambientazione romana, chiamata così perché gli attori
indossavano la toga
- Praetexta: tragedia di ambientazione romana, prende il nome dalla toga indossata
dai magistrati romani.
Sono versioni romane dei modelli greci. Si pensa che i modelli greci siano giunti a Roma
tramite gli etruschi, poiché i termini tecnici sono tutti di origine greca o etrusca.
In età repubblicana gli spettacoli si svolgevano in occasione di festività religiose, tuttavia
mentre il teatro greco ebbe origine da manifestazioni rituali, mentre quello romano non
presenta una significativa influenza religiosa. La ricorrenza più antica è quella dei ludi
Romani in onore di Giove, durante i quali nel 240 Andronico mise in scena la prima
rappresentazione. Tra la fine del III e l’inizio del II secolo si svilupparono altre quattro
ricorrenze, i ludi scaenici:
- ludi romani: Giove
- ludi megalenses: dea della fertilità Cibele
- ludi apollinares: Apollo
- ludi plebeii: Giove
Ad organizzare i ludi erano gli edili o i pretori urbani, che trattavano con gli autori il
capocomico che avrebbe diretto la compagnia di attori. Il primo teatro di pietra fu costruito a
Roma solo nel 55 a.C.
Un aspetto fondamentale è l’uso di maschere fisse per far riconoscere i singoli personaggi.
Gli attori erano sempre schiavi o liberti, perché la loro professione era motivo di disonore. Il
giudizio negativo era esteso anche agli autori, che erano definiti scrivani e non scrittori. La
nascita del collegium scribarum histrionumque comportò un riconoscimento sociale per i
mestieri legati al teatro. Nel periodo successivo si iniziò a usare il termine greco poeta. I
gruppi che commissionavano gli spettacoli erano le autorità, per questo i clan nobiliari hanno
avuto grande importanza nello sviluppo del teatro. La tragedia ha una tematica nazionale,
mentre la commedia dipendeva dai gusti del pubblico. La commedia latina non mostra
critiche sociali e non ha punti di contrasto con l’attualità politica.
Il teatro plautino aveva tre modi di esecuzione:
- parti recitate
- parti recitative (con accompagnamento musicale)
- parti cantate
Le palliate erano divise in due parti:
- cantica: parti polimetriche cantate con accompagnamento musicale
- deverbia: parti recitate
I modelli greci non comprendevano parti cantate, e si alternavano solo parti recitate e
recitative. Per riscrivere i modelli greci gli autori dovevano adattare la struttura del discorso,
un processo che spesso stravolgeva il profilo del personaggio, e nacque anche il tentativo di
creare nuove situazioni.La differenza maggiore tra il teatro greco e quello latino è che nel
teatro latino non esiste il coro., a cui i greci affidavano i versi con registro linguistico più
ricercato. I latini ovviarono a questo problema alzando il livello stilistico dei loro drammi
utilizzando neologismi, prestiti dal greco e altri linguaggi.
L’atellana è un genere popolare che è stato accostato alla Commedia dell’Arte e che ha
avuto molto successo nello stesso periodo del normale teatro. Il nome deriva dalla città di
Atella, in Campania. Non aveva né autori né attori e improvvisavano su dei canovacci, che
rappresentavano delle maschere fisse. Aveva degli elementi tradizionali greci, e avrà una
rinascita quando assumerà caratteri più regolari, mantenendo comunque un linguaggio
popolare.

LIVIO ANDRONICO
E’ originario di Taranto e arrivò a Roma nel 272 a.C. al seguito di Livio Salinatore. Lavorò
come maestro e insegnò il latino e il greco. Lui è l’iniziatore della letteratura latina è straniero
perché la pratica di poeta era ritenuta disdicevole. Andronico scrive tragedie e commedie e
vi partecipava anche come attore. La sua opera più significativa è la traduzione dell’Odissea,
scritta col saturnio (verso tradizionale latino), di cui abbiamo 36 frammenti. L’élite romana
sfruttavano i poeti per propaganda politica. La traduzione dell’Odissea aveva però lo scopo
di fornire all’élite romana un testo di formazione. Il rispetto delle richieste della classe
dirigente permise ad Andronico di ottenere un riconoscimento sociale, e nel 207 gli fu
commissionato un partenio in onore di Giunone, che doveva assicurare ai romani il favore
divino durante la seconda guerra punica. La sua corporazione professionale fu insediata nel
tempio di Minerva sull’Aventino.
Delle sue tragedie non è rimasto molto, ma ricordiamo l’Achilles, l’Aiax mastigophorus,,
l’Equos troianus e l’Aegisthus. Andronico rielabora i modelli dei grandi tragediografi del V
secolo. Andronico fu il primo autore di palliate, di cui rimane solo il Gladiolus.
L’Odissea
L'idea di tradurla con il metro latino ebbe grande importanza, soprattutto visto che
nemmeno i greci avevano mai concepito la traduzione di un testo. Andronico traduce
l’Odissea in modo che sia di grandezza pari all’originale, se non migliore. Andronico creò la
lingua letteraria latina, in grado di eguagliare la lingua poetica dei greci. Per farlo prese
come esempio il linguaggio religioso romano oppure usò forme arcaiche. Andronico cambiò
la traduzione dell’Odissea ogni volta che un concetto o un personaggio sembrassero
inaccettabili per la mentalità romana. Introdusse un maggior coinvolgimento emotivo rispetto
a quello dato da Omero.

GNEO NEVIO
Era di origine campana e ottenne la cittadinanza romana alla fine delle guerre sannitiche. La
cittadinanza gli dà la possibilità di partecipare alla vita politica. Fu molto critico nei confronti
della nobiltà e in particolare contro la famiglia dei Metelli. Per questo fu persino incarcerato
ed esiliato a Utica, dove morì. Il suo impegno nella politica si vede dal suo poema Bellum
Poenicum, che narra la prima guerra punica ed è scritto con il saturnio latino. Fu autore delle
prime praetextae, Romulus e Clastidium. Scrisse delle tragedie legate al ciclo troiano con
tema mitologico, come l’Hector proficiscens.
Il Bellum Poenicum
E’ il primo poema storico di argomento romano. Tratta della prima guerra punica, ma nella
prima parte della narrazione racconta delle origini di Roma, partendo dall’arrivo nel Lazio di
Enea. Nevio dà spazio all’intervento divino, che assume una missione storica nella
fondazione di Roma. Nel poema è mescolata la tradizione letteraria greca e romana. Nevio
crea nuove composizioni sintattiche e dà grande importanza alle figure di suono.

Fra le tragedie mitologiche di Nevio si ha il Lycurgus, che tratta della diffusione del culto di
Dioniso, fino alla sua soppressione. Il titolo più importante della sua produzione comica è la
Tarentilla, ovvero la ragazza di Taranto. Conteneva attacchi contro gli avversari politici ed
esprimeva il suo amore per la libertà.

PLAUTO
E’ originario di Sarsina, in Umbria. Era un cittadino libero. In un palinsesto compare il nome
Titus Maccius Plautus ma non è certo. Nasce tra il 255 e il 250 e muore nel 184, e la sua
attività letteraria va circa dalla fine della seconda guerra punica ai suoi ultimi anni di vita.
Godette di grande successo già in vita e fu vittima di plagio. Intorno al II secolo iniziò un
lavoro editoriale che portò alla produzione di edizioni critiche. Varrone elenca nel De
Comoediis Plautinis 20 commedie che sono sicuramente sue. Probabilmente le commedie
più ritmate e ricercate sono più tarde, mentre quelle più semplici sono più antiche.
La commedia di plauto prende come modello Menandro e altri autori della Commedia
Nuova, che portavano in scena la società borghese greca, con trame che si basavano sugli
imprevisti della sorte. Le trame sono molto prevedibili e i personaggi rispettano dei tipi: il
servo astuto, il vecchio, il giovane innamorato, il parassita, il soldato fanfarone. Le
informazioni per comprendere la trama si trovano nel prologo, dunque non ci sono colpi di
scena. Non approfondisce la psicologia dei personaggi. La trama segue sempre uno
schema: la lotta tra gli antagonisti per il possesso di un bene, la lotta si decide con il
successo di uno e il danneggiamento dell’altro. Il comico nasce dal sovvertimento di ciò che i
romani ritenevano naturale, che si ha soprattutto durante la fase di conflitto per la conquista
del bene. Il fatto che l’antagonista sia un personaggio generalmente negativo rende la
vittoria finale giustificata agli occhi del pubblico. Lo scioglimento consiste nel rimettere a
posto le cose, creando una situazione in cui i romani si riconoscono. Gli intrecci delle
commedie rientrano in due categorie:
- commedia del servo: è la preferita di Plauto. Un giovane che desidera un bene, si
affida a un servo per ottenerlo. Il servo è protagonista, prima escogita un piano, lo
mette in atto e infine ha successo. La Fortuna è alleata del servo.e antagonista allo
stesso tempo.
- commedia del riconoscimento: l’identità di un personaggio viene nascosta o è
sconosciuta, e la serie di eventi fa sì che essa venga rivelata alla fine. Spesso il
problema dell’identità salta fuori durante il finale.In quasi tutte le commedie si ha il
personaggio dello schiavo astuto che falsifica e nasconde l’identità. E’ grazie alla
Fortuna che si scopre quale sia la verità.
Cistellaria, Stichus e Bacchides prendono ispirazione da Menandro, Rudens, Casina e
Vidularia da Difilo, Poenulus da Alessi e l’Asinaria da Demofilo. Plauto presuppone che il
suo pubblico non sia abbastanza ellenizzato da comprendere i riferimenti. Il servo è il suo
personaggio preferito ed è colui che spesso gestisce lo sviluppo della trama, è creatore degli
inganni e della comicità. Spesso è equivalente del poeta drammatico in cui Plauto si
identifica e interagisce col pubblico (metateatro).

Plauto ha cambiato i modelli di Menandro i vari modi:


1. Menandro li divide in atti, Plauto preferisce un’azione continua
2. Plauto cambia la struttura metrica e cambia in parti cantate alcune che erano recitate
3. Cambia il nome di quasi tutti i personaggi
4. Plauto utilizza il sistema dei numeri innumeri, ovvero dei metri infiniti. Ha inoltre
rimosso l'approfondimento psicologico dei modelli greci.
Plauto non scrive togate perché è sconveniente, quindi prende in giro la società romana
attraverso la società greca. L'ambientazione greca permette all’autore di dire cose che non
sarebbero appropriate se dette in ambiente romano. Nelle commedie non c’è nessun
tentativo di insegnare qualcosa o di far riflettere. Plauto utilizza metafore, giochi di parole,
neologismi e doppi sensi, oltre agli stilemi affettivi, ovvero tratti di stile volti a coinvolgere
l’interlocutore nel discorso. Nella struttura sintattica prevale la paratassi, ovvero le frasi non
sono organizzate gerarchicamente ma sono sullo stesso piano sintattico. E’ frequente la
frase nominale. La sua lingua è arricchita da molti grecismi ma conserva alcune
caratteristiche arcaiche a livello morfologico e fonetico.

ENNIO
E’ stato molto influente ed è grazie agli Annales che si può ricostruire l’epica celebrativa
romana. Nasce nel 239 a Rudiae, nell’odierna Puglia, un’area italica molto grecizzata.
Giunge a Roma nel 204 al seguito di Catone. Fa l’insegnante ma entro il 190 si afferma
come autore di opere teatrali. Muore a Roma nel 169.
Dedica l’Ambracia, una praetexta, alla vittoria di Marco Fulvio Nobiliore in Grecia contro la
lega Etolica. Ennio è protetto da Nobiliore e dalla sua famiglia, nonché dagli Scipioni. Nella
vecchiaia scrive gli Annales, un poema epico sulla storia di Roma.
Di lui restano circa 20 titoli di coturnate, e delle citazioni per circa 400 versi. Le sue tragedie
seguono soprattutto il ciclo troiano: Alexander, Andromacha achmalotis, Hecuba, Iphigenia.
Lui accentua il patos e l’effetto grandioso, e si concentra sui sentimenti più oscuri dell’animo.
Di Ennio restano due commedie, la Capuncula e e il Pancratiastes. Fu l’ultimo autore latino
a praticare contemporaneamente commedia e tragedia.
Annales
E’ il primo poema epico latino in esametri e narra la storia di Roma. Dei 18 libri rimangono
437 frammenti e circa 600 versi. Per Ennio erano molto importanti le opere celebrative, visto
che aveva già scritto l’Ambracia e Scipio. Il titolo si rifà alle registrazioni pubbliche del
pontefice massimo. L’opera era scritta in ordine cronologico progressivo e prediligeva gli
eventi di guerra, mentre parlava pochissimo di politica, perché la guerra era l’attività in cui si
dimostrava la virtù dei romani. Ennio aveva programmato di scrivere 15 libri, e tutto si
sarebbe concluso con la vittoria di Nobiliore, ma poi ne aggiunse tre. L’opera fu scandita da
due proemi:
1. Invocazione alle muse e apparizione di Omero in sogno, che gli rivela di essersi
reincarnato in lui
2. Si da più spazio alle muse, che erano quelle dei poeti greci, poiché Ennio riteneva di
essere il primo poeta che poteva stare alla pari con i poeti greci contemporanei
Ennio è il primo ad usare l’esametro dattilico, metro tipico della grande poesia greca. >Ennio
adotta uno stile sperimentale, traslittera parole greche, utilizzò strutture sintattiche estranee
al latino e molte figure di suono che sottolineavano il pathos. Inoltre cercò di adattare il latino
all’esametro ed elaborò regole per la collocazione delle parole nel verso.

TERENZIO
E’ originario di Cartagine ed è nato intorno al 195. E’ giunto a Roma come schiavo di
Terenzio Lucano, che era amico di Scipione Emiliano e Gaio Lelio, che furono protettori di
terenzio. Si pensa che Terenzio sia morto durante un viaggio in Grecia intorno al 159. Di
Terenzio restano sei commedie complete (Andria, Hecyra, Heautontimorumenos, Eunuchus,
Phormio, Adelphoe), circa 6000 versi. Nei prologhi delle commedie Terenzio dichiara a quali
modelli greci si sia ispirato, i quali appartengono alla Commedia Nuova e sono di Menandro,
Difilo e Apollodoro. Terenzio crea un teatro innovativo rispetto ai modelli passati sia sul piano
dei contenuti sia sulla tecnica utilizzata. Non è interessato a creare l’effetto comico
attraverso l’inventiva verbale, ma è più interessato ai significati e alla sostanza umana degli
intrecci. Per questo ebbe molto insuccesso, di cui è un esempio l’Hecyra, che ha avuto
bisogno di tre rappresentazioni anche solo per portare a termine la rappresentazione.
Terenzio mette in scena gli ideali innovativi degli Scipioni, e si concentra
sull’approfondimento psicologico dei personaggi. Questo approfondimento ancora non arriva
al livello dell’individuo, e i suoi personaggi sono ancora in gran parte tipizzati.
L’approfondimento psicologico comporta una riduzione della comicità, motivo dello scarso
successo di Terenzio. Con lui i rapporti familiari diventano rapporti umani autentici trattati
con maggiore serietà. I suoi personaggi mostrano altruismo, solidarietà e interesse verso gli
altri. Terenzo prende esempio dalla poesia greca e dalla filosofia stoica incoraggiata dagli
Scipioni. La sua commedia più di successo è l’Eunuchus, in cui Terenzio abbandona
l’approfondimento psicologico e si avvicina al modello di Plauto. Terenzio ha una preferenza
per Menandro perché lui forniva un punto di riferimento culturale e un modello letterario.
Tramite i suoi modelli Terenzio esprime i suoi ideali e la sua vocazione letteraria. Terenzio si
attiene piuttosto fedelmente ai modelli di Menandro, ma approfondisce gli aspetti che lo
interessano di più, ovvero l’humanitas dei suoi personaggi. In Terenzio gli sviluppi delle
azioni non hanno mai esiti metateatrali e i personaggi non si rivolgono mai al pubblico. Le
commedie di Terenzio non hanno nessun momento di riflessione sulla natura teatrale della
commedia, perché ciò viene fatto nel prologo. Terenzio usa il prologo per chiarire il suo
rapporto con i modelli greci e per rispondere alle accuse degli avversari che lo accusavano
di contaminatio. Infatti era accusato di rovinare i modelli greci creando delle mescolanze
inopportune, ma Terenzio sottolinea che lo stesso avevano fatto Nevio, Plauto ed Ennio.
Lo stile di Terenzio si avvicina di più ad una conversazione quotidiana tra i suoi personaggi.
Terenzio si interessa a mantenere il verosimile, importante nella letteratura di età ellenistica.
Con lui diventa importante il linguaggio dell’analisi psicologica. I personaggi non usano mai
insulti, e nemmeno quelli di classi più basse utilizzano mai un linguaggio basso. Lo stile di
terenzio è medio e pacato e più quotidiano rispetto a quello plautino.
Humanitas
Per Terenzio l’humanitas era la virtù che regolava i rapporti interpersonali tramite reciproca
fiducia e rispetto. I momenti della vita familiare e privata vengono rivalutati e assumono più
dignità. L’humanitas è un valore aristocratico che si basa sul'affinamento della natura umana
tramite un’educazione che si riflette nell’eleganza e nell’atteggiamento.

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