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EDWARD S. Curtis : , INDIANI| D’AMERICA LARTE DI FARE LIBRI La Grande Aventura di TASCHEN ha inizio nel 1980, quando il diciottenne Benedikt Taschen apre un negozio a Colonia, sua citta natale, per vendere la sua rieca collezione di fumetti Nel giro di un anno inizia a pubblicare cataloghi per pro- muovere i suoi articoli, ma solo nel 1984 si rivolge ai libri d’arte: acquista 40.000 copie invendute di un libro su Magritte stampato in inglese, rivendendole a una frazione del prezzo originale. Fin da giovanissimo Benedikt Taschen si interessava all'arte, ma considerava le pubblicazioni di settore eccessivamente costose. |! suc- cesso della sua coraggiosa iniziativa dimostra che non era il solo a ritenere necessaria una edemocratizzazione> di tale mercato. Ben presto Taschen inizia a ristampare i libri con il proprio nome a un costo accessibile e l'anno successivo publica il suo primo titolo originale, nonché primo volume della serie Basic Art: Picasso. Sequono altri libri con copertina rigida, di alta qualita ma sempre a prezzi contenuti,finché nel 1989 la pietra miliare, Van Gogh: Tutti i dipint, in due volumi formato gigante, invade le librerie di tutto il mondo. Alla fine degli anni '80 TASCHEN inizia a fondare filiali in attri paesi, consolidando la propria reputazione di editore di qualita e aprendosi a nuovi settori: architettura, design, fotografia, lifestyle e classici. Ne! 2000 l’editore sorprende il mondo aggiudi- candbsi il record del libro pili costoso pubblicato nel XX secolo: la copia n.1 di SUMO di Helmut Newton, firmata da oltre 80 delle celebrita presentate nel volume, viene venduta per oltre 300.000 dollari a un’asta di beneficenza. L'anno successivo TASCHEN inaugura le pubblicazioni dedicate al cinema con Billy Wilder's Some Like it Hot. Quindi, nel 2003, supera ogni aspettativa con l'imponente, leggendario tributo a Muhammad Ali: GOAT. -nticinque anni dall'apertura del piccolo negozio di fumetti, TASCHEN @ oggi ur | editori di maggiore sucesso. L'eclettica varieta di libri per ogni gusto e oss.vilita economica, distribuiti in tutto i! mondo in oltre venti lingue, !o rende unico ‘sul mercato internazionale. Dopo aver aperto, in anni recenti, librerie a Parigi, Los Angeles e New York, TASCHEN progetta di espandersi in nuove citta mentre prosegue ‘a sua Grande Aventura. Per il futuro dell’editoria, quardate a TASCHEN. We love to love books. INDIANI D’AMERICA Le fotografie provengono dai 20 portfolio e dai 20 volumi dell’enciclopedia «The North American Indian» di Edward Sheriff Curtis, pubblicata fra il11907 e il 1930. In questa edizione, le pitt belle e rappresentative tra le 721 fotoincisioni di grande formato presenti nei portfolio sono state affiancate da una selezione di immagini tratte dall’enciclopedia. Per motivi di autenticita, le didascalie dei ritratti di Curtis sono state Jasciate nella scrittura americana originale. Veditore desidera ringraziare la Niedersichsische Staats- und Universitatsbibliothek Géttingen e il Dr Helmut Rohlfing per la loro gentile collaborazione. © 2007 TASCHEN GmbH Hohenzollernring 53, D-50672 Kéln www.taschen.com Edizione originale: © 1998 Benedikt Taschen Verlag GmbH Redazione ¢ layout: Simone Philippi, Ute Kieseyer, Colonia Traduzione italiana: Anna Barella Sciolette ¢ Caterina Schianchi Design di copertina: Sense/Net, Andy Disl e Birgit Reber, Colonia Printed in Singapore ISBN 978-3-8228-4774-9 6 EDWARD S. CURTIS E GLI INDIANI NORDAMERICANI Hans Christian Adam 32 PREFAZIONE Theodore Roosevelt 4- INDICE ery 2 94 124 154 INDICE Vol. I (1907) APACHE JICARILLAS NAVAHO Vol. II (1908) PIMA PAPAGO QAHATIKA MOHAVE YUMA MARICOPA WALAPAL HAVASUPAL APACHE-MOHAVE YAVAPAI Vol. III (1908) TETON SIOUX YANKTONAL ASSINIBOIN Vol. IV (1909) APSAROKE (CROWS) HIDATSA Vol. V (1909) MANDAN ARIKARA ATSINA 234 256 276 314 Vol. VI (1911) PIEGAN (BLACK. FEET & BLOODS) CHEYENNE ARAPAHO Vol. VII (1911) YAKIMA KLICKITAT INTERIOR SALISH KUTENAI Vol. VII (1911) NEZ PERCES WALLAWALLA UMATILLA CAYUSE CHINOOKAN TRI- BES Vol. IX (1913) SALISHAN TRIBES OF THE COAST CHIMAKUM QUILLIUTE WILLAPA Vol. X (1915) KWAKIUTL Vol. XI (1916) NOOTKA HAIDA 346 Vol. XII (1922) HOPI 382 Vol. XIII (1924) HUPA YUROK KAROK wiyoT TOLAWA TUTUTNI SHASTA ACHOMAWI KLAMATH 414 Vol. XIV (1924) KATO WAILAKI YUKI POMO WINTUN MAIDU MIWOK YOKUTS 430 Vol. XV (1926) SOUTHERN CA LIFORNIA SHO- SHONEANS DIEGUENOS PLATEAU SHOSHO- NEANS (PAIUTE) WASHO 470 500 528 550 Vol. XVI (1926) 576 Bibliografia TIWA TANO. KERES Vol. XVII (1926) TEWA ZUNI Vol. XVIII (1928) CHIPEWYAN CREE SARSI Vol. XIX (1930) WICHITA SOUTHERN CHEYENNE oTo COMANCHE Vol. XX (1930) NUNIVAK KING ISLAND LITTLE DIOMEDE ISLAND CAPE PRINCE OF WALES KOTZEBUE INDI EDWARD S. CURTIS E GLI INDIAN! NORDAMERICANI Hans Christian Adam Le straordinarie fotografie di questo libro provengono dal patrimonis di circa 2200 fotoincisioni realizzate dal fotografo ed etnografo Edward Sheriff Curtis (1868-1952). Poco prima della fine del secolo, egli inizid la sua ricerca volta a registrare in parole ¢ immagini |c ultime tradizioni viventi delle trib degli indiani nordamericani. yj avrebbe impicgato oltre trent’anni. II risultato di tanti anni di lavoro fa pubblicato in una ponderosa enciclopedia in venti volumi intitolata «The North American Indian». Non si sa quante delle cinquecento serie complete numerate previste in origine siano state effettivamente stampate. Quello che si sa 2 che ne sono state vendute solamente duecentosettantadue copie, al prezzo di 3000 dollari. Il titolo completo dell’opera &: «The North American Indian, being a series of volumes picturing and describing the Indians of the United States and Alaska, written, illustrated and published by Edward § Curtis, edited by Frederick Webb Hodge, foreword by Theodore Roosevelt, field research conducted under the patronage of J. Pierpont Morgan, in twenty volumes». L’enciclopedia fu pubblicata fra il 1907 e il 1930, dal Volume 1/1907 al Volume 5/1909 dalla University Press of Cambridge, Massachusetts, e dal Volume 6/1911 al Volume 20/1930 dalla Plimpton Press di Norwood, Massachusetts, A partire dal Volume 10/1915 furono aggiunte le parole «and the Dominion of Canadan. opera copriva cosi l'intero continente americano a nord del confine con il Messico e a ovest del Mississippi. Ciascuno dei venti volumi conteneva circa settantacinque fotografie formato 14 x 19 cm, ed era dedicato a una o pit tribi di indiani nordamericani imparentate fra loro 0 confinanti. Oltre alle fotografie, a volte erano anche inelusi disegni e mappe. Questo immenso investimento di tempo e di denaro si concretizzd in una pubblicazione molto ricca © €0st05a, un’operg gj ra di INTRODUZIONE ; Capi triba, guerrieri e stregoni di soggettiaffini, su tavole di 30 x 40 cm. Le foroincisioni ndute anche separatamente come ristampe. La reputazione di Curtis come forografo, che raggiunse il culmine fra il 1903 € il 1913, Quando nel 1930 fr pubblicato Multimo volume, il nome di Curtis era 0 espe sein Aes nas ee . Times pubblicd un breve necrologio ie oe ‘Limportanza di Curtis come scrittore ¢ storico degli indiani ® instancabile lavoro di ricercatore, autore e organizzatore fu in gran parte ignorato, nonostante l’impostazione metodica e sistematica. Il contenuto di ciascun volume segue uno schema base: inizia elencando le espressioni indiane pitt comuni cui fa seguito un indice delle illustrazioni ¢ un’introduzione all’etnologia specifica trattata. I singoli articoli relativi alle varie tribir indiane hanno schemi analoghi, quali: «Terra natia e stile di vita», «Casa e costumi», «Vita domestica, arti € credenze», «Mitologia», «Medicina e stregoneria» ¢ «Cerimonie». Altti aspetti della vita degli indiani ai quali Curtis era interessato erano le leggende e i miti che venivano tramandati oralmente e che costituivano la base della religione delle tribit, le biografie di capi, Buerrieri, stregoni e sacerdoti, ¢ inoltre i testi e le melodie delle canzoni e delle danze indiane. Cartina da «The North American Indian», Volume I, 1907 Pagina 7: Edward S. Curtis, 1899 INTRODUZIONE «9 Dagli Hopi agli eschimesi dello Stretto di Una enciclopedia illustrata 19 - INTRODUZIONE i Cree nei loro caratteristici tepee nelle immense praterie delle Montagne Rocciose; gli Hopi ¢ gli altri abitanti case di mattoni cotti al sole, nel secco ¢ polveroso sud-ovest, voluto fotografare anche gli igloo e altri rifugi scavati nella quando usci Pultimo volume dedicato agli eschimesi dell’ Alaska dal Stretto di Bering, Curtis aveva compiuto cinquantanove anni e' salute precaria non gli permetteva pitt di passare linverno nell’estremo nord. Curtis concluse la sua opera con il comme «Grande é la soddisfazione dello scrittore quando pud a tutti coloro che hanno avuto fiducia in lui: “E finita!”», La sequenza di volumi pubblicati corrisponde in linea di alla sequenza cronologica dei viaggi di Curtis. Bgli usava comun eel ma anche le fotografie dei suoi archivi, realizzate intorno allinizio del Paurore specifica chiaramente nel suo libro che gli anni riportati le fotografie si riferiscono alle date di registrazione dei diritti d’ enon alle date in cui le fotografie furono effettivamente scattate, La selezione di immagini qui riprodotte comprende gran p delle fotoincisioni di grande formato delle cartelle ¢ altre foto p piccole prese dai volumi di testo. Ciascun capitolo di questo lib motivi editoriali, la sequenza delle fotografie dei vari capitoli nc corrisponde a quella originale, ma mira a presentare una seleziot immagini che sia quanto pit possibile rappresentativa e visivamt efficace. I disegni riportati in questo libro provengono dal Dipartimento per i manoscritti ¢ le stampe rare dello Stato e de Biblioteca universitaria della Bassa Sassonia di Géttingen, che ricevette la copia numero 8 di «The North American Indian» dono da parte del magnate John Pierpont Morgan (1837-1913)» finanziatore dell’opera, e dal suo omonimo figlio (1867-1943)» entrambi di New York. I Morgan, come co-finanziatori del pro di Curtis, avevano richiesto venticinque copie della monument opera, che in seguito donarono a important istituzioni nazionali ¢ incernazionali, Fra tali istituzioni vi fu appunto Alma Mater di Gottingen, dove Morgan senior aveva studiato matematica. icano del Edward Sheriff Curtis era nato nel 1869 nello stato ame! Wisconsin ed era cresciuto in una zona in cui gli indiani, quali i Chippewa (Ojibwa) ¢ i Winnebago, erano ancora numerosi. Aveva ventun anni quando il massacro di Wounded Knee segnd la fine della cultura indiana, Il padre di Curtis era un predicatore ¢ faceva visita al suo I figlio del predicatore egregge», disseminato su di un vasto territorio, a cavallo o in canoa. ‘ Edward Curtis II figlio, che lo accompagnava in questi viaggi, prese cosi familiarita con la vita all’aperto. Gia in giovane eta Edward Curtis, la cui formazione scolastica consistette nel frequentare per soli sei anni una scuola di paese a classe unica, faceva esperimenti di fotografia con una machina rudimentale, dopo avere appreso le nozioni di base dal popolare manuale «Wilson’s Photographics». Dopo la morte prematura del padre, Edward Curtis decise di fare il fotografo e nel 1891 si trasferi a Seattle, dove inizid a lavorare in uno studio fotografico del quale successivamente rilevd l’attivita. Si fece una reputazione con fotografie realizzate in studio ¢ con fotografie di paesaggio. Una delle sue prime modelle indiane fu «Princess Angeline» (cosi chiamata dalla popolazione della zona, in maggioranza bianca) che egli ritrasse non lontano dalla sua casa di Puget Sound. La donna aveva allora circa ottant’anni ed era Panziana figlia del capo Sealth, P'indiano Suquamish dal quale Seattle deriva il proprio nome. II fotografo le diede un compenso di un dollaro ¢ Angeline commentd che in questo modo si guadagnava denaro piti facilmente che andando a raccogliere molluschi nel fango dello stretto. Curtis conosceva molto bene le regioni selvagge ¢ le cime del La prima spedizione vicino Mount Rainier, tanto che vi lavorava come guida. Una volta, P : di Curtis in una delle sue escursioni, si imbatté in un gruppo di scienziati che si cra perso, Curtis li aiuto a portare felicemente a termine la loro spedizione, e si fece la fama di persona molto amichevole ¢ ricca di INTRODUZIONE «1 ivo, oltre che di abile fotografo. L’any 7 talento organizzativo, © a NO Seguente Guest scinziati lo autarono a ortenere wh lA¥Or0 mol interes s es fe: vl 1899 Curtis diventd il forageafo ufficiale della Spedizione Harriman in Alaska, cosa che gli diede la possibiliea di partcipare gy le quotidiane riunioni interdisciplinari che si tenevano a bordo dell, nave noleggiata per la spedizione. Fu come partecipare a un corso accelerato di scienze: la sua intelligenza e la sua sete di sapere gli feceto facilmente superare I'handicap di un’istruzione limitata Stimolato da scienziati di diverse discipline, sviluppd un grande interesse per le diverse etnologie della costa nord-orientale e per gli indian’ in genere. I partecipanti alla spedizione, con i quali aveva stretto rapporti di amicizia, Vavrebbero in seguito aiutato a stabilire dei contatti negli Stati Uniti orientali. Nonostante il fascino esercitato su di lui dagli indiani, Curtis sapeva ben poco su di loro quando comincid il proprio lavoro, ¢ inizialmente condivideva i pregiudizi dei bianchi, come l’idea che la rcligione indiana non fosse altro che superstizione. Comunque il suo interesse era ormai stato risvegliato. Insieme a un antropologo che aveva preso parte alla spedizione in Alaska, trascorse un'estate molto istruttiva presso gli indiani delle praterie, che sarebbero diventati non solo i suoi modelli preferiti, ma anche Poggetto dei suoi studi. Al contempo approfondi le sue conoscenze sulla metodologia scientifica. Fra linizio del secolo ¢ il 1906, Curtis fotografd ripetutamente le trib di indiani delle grandi pianure dell’ovest, ¢ conobbe quelle degli Stati Uniti sud-occidentali. Opera di Probabilmente l'idea di raccogliere un’ampia documentazion te : convinzione sulla vita e le tradizioni delle tribit indi TAes eat ni delle tribit indiane dell’ America Settentrionale, ormai in via di es i i i , stinzione, gli venne i : intorno al x 903 0 al 1904. Si trattava di documentare con parole e foto la st ori ’ ia, lo stile leggende ei miti delle tribit indiane a ncora raggiungibili. Gli aspetti su cui Curtis voleva effettu, riguar di vita, le cerimonie, le | ee are delle gua, Vorganizzazione sociale e politica, ve abitudini religiose, le condizioni di vita, la raccolta ¢ | avano la Aeriche Ea hae eet a ar del cibo, ambiente geografico, i giochi, la musica, le da, ON 2, le danze, i ye. » i vestiti 12- INTRODUZIONE i pesi e le misure, i riti ¢ le tradizioni legati alle nascite, ai matrimoni ai funerali, Le sue ricerche furono esaurienti ¢ dettagliate in tutti questi campi, ma il suo contributo pitt significativo riguardd il campo della religione ¢ della mitologia indiana, argomenti fino ad allora ben poco approfonditi. Per svolgere coscienziosamente il compito che si era assunto, Curtis doverte lavorare per molti anni e, fin dall'inizio, in condizioni disagiate, con il caldo ¢ con il freddo, con la siccita e con la neve. Come osservé uno dei suoi amici: «Per realizzare il suo progetto Curtis ha barattato gli agi, le comodita, la vita domestica con un lavoro durissimo, con lunghe e frequenti separazioni dalla sua famiglia, con faticosi viaggi attraverso impervie regioni. A cid si aggiunga un’opera paziente ed estenuante di avvicinamento di popolazioni diverse, per convincere a collaborare uomini primitivi, uomini per i quali l’ambizione, il tempo ¢ i soldi non contano nulla, ma per i quali significano molto un sogno, 0 una nube nel cielo, o la direzione del volo di un uccello che attraversa il loro sentiero». Quando Curtis inizid a fotografare gli indiani, essi erano gia stati La lotta degli indiani per la confinati nelle riserve. Le guerre, l’alimentazione scarsa, le malattie sopravvivenza quali tubercolosi ¢ varicella ¢ soprattutto la restrizione continua del loro spazio vitale li avevano decimati, riducendo la popolazione originaria a meno della meta. Per esempio, soltanto nell’inverno del 1864, due tribit, i Piegan ¢ i Cheyenne, persero 1780 persone a causa della rosolia. Un portavoce indiano commento che «i soli Blood hanno lasciato nel loro accampamento funestato dalla peste cinquecento tombe, silenziose testimonianze della devastazione dell’inverno». In quasi tutti i volumi pubblicati nell’arco di tanti anni, Curtis raccontava con immensa tristezza di sempre nuove trib i cui componenti erano stati ridotti a un gruppetto sparuto rispetto al loro numero originale. Le cause che egli adduceva erano la fame, le malattie, la guerra, la persecuzione, «e peggio di tutto il debilitante trascorrere del tempo». All'inizio di questo secolo ’intera popolazione degli indiani nordamericani ammontava a soli 250.000 individui (oggi ammonta a circa due milioni). INTRODUZIONE «15 Gli indiani apprezzano Curtis come cronista delle loro tradizioni II presidente appoggia il progetto In retrospettiva risulta chiaro che le fotografie degli indians egli scattd fino al 1904 circa erano in realtd studi pre nati per grande opera, la cui idea stava lentamente prendendo forma nelly mente. Nel corso dei suoi frequenti viaggi, durante j quali fece yj a molte tribi, per curiosita ¢ ignoranza Curtis trasgredi senza vo regole non scritte, e di conseguenza a volte fu ricevuto piuttoste freddamente dagli indiani. «Tre 0 quattro volte senti lo sparo di un fucile seguito dal sibilo di una pallottola vicino all’orecchio (.,.), un’altra volta un indiano prese dei pugni di terra e li lancid contro Ig macchina fotografica, rimanendo poi sorpreso quando Edward, invece di fuggire, tird fuori un coltello e gli corse incontro», Nel 1911 Curtis riferi a un giornalista del New York Times: di loro sono non soltanto disponibili, bensi addirittura ansiosi di collaborare, perché hanno capito che questa opera sara una testimonianza perenne del loro popolo. La voce passa di tribit in trib: quelle alle quali ho gia fatto visita ¢ sulle quali ho effettuato degli studi fanno sapere alle altre che, grazie al mio lavoro, anche le future generazioni potranno conoscere l’aspetto, gli usi ¢ i costumi degli indiani di oggi, e nessuno vuole rimanere escluso». Verso la fine del suo lavoro Curtis disse che molte tribi che egli aveva invano tentato di contattare per anni l’avevano infine informato che una sua visita sarebbe stata loro gradita, Si erano rese conto che la loro storia ¢ le loro tradizioni erano tramandate esclusivamente per via orale, € che Curtis era l'unico che potesse dar loro una forma scritta, pitt duratura, II ricercatore annotava tutto quello che gli veniva detto, aggiungendo anche le sue osservazioni ¢ quelle dei suoi assistenti. A Seattle Curtis si era fatto una buona reputazione come fotografo di paesaggi ¢ di ritratti. Grazie al successo ottenuto in una competizione nazionale fu invitato alla Casa Bianca per fotografare il figlio del presidente. Colse quest’opportunita per mostrare le sue fotografie di indiani a Theodore Roosevelt, risvegliandone immediatamente linteresse. II presidente, che si considerava uno degli ultimi pionieri, riandd con la memoria ai giorni della sua giovinezza, ¢ capi l'importanza della preservazione del selvaggio West ; 14- INTRODUZIONE a e della cultura indiana. Per sua stessa ammissione, trent'anni prima Roosevelt nel suo libro «La conquista del West» aveva scritto che gli indiani erano «vagabondi, pigri, sporchi e ubriaconi, che i (...). pionieri li disprezza-vano ¢ li temevano al contempo, poiché quelle creature squallide ¢ spregevoli avrebbero potuto in qualsiasi momento trasformarsi in un nemico senza pari quanto a ferocia, astuzia € spierata crudelta», Turtavia nel giorno dell’insediamento in carica di Roosevelt il capo degli Apache, il tanto temuto Geronimo, partecipd alla sfilata inaugurale a cavallo. II presidente dichiard che le fotografie che Curtis aveva scattato agli indiani erano da considerare opere d’arte. Promise di scrivere la prefazione dell’opera, dando in questo modo il suo beneplacito ufficioso al grandioso progetto di Curtis. Dal canto suo, a partire da allora quest’ ultimo si dedicd alla divulgazione, ¢ tenne diverse conferenze, corredate da diapositive. Una di queste ebbe luogo presso I’Hotel Waldorf Astoria nella citta di New York, dove i pid importanti membri dell’alta societa newyorkese plaudirono alla sua opera. Numerosi articoli su giornali e riviste diedero risalto al suo progetto. Queste attivita di promozione furono si redditizie, ma non abbastanza da coprire le spese previste. Nel 1906, per poter dare il via alla parte organizzativa € John Pierpont pubbliciraria del suo progetto, Curtis chiese al magnate delle ferrovie Morgan — John Pierpont Morgan di sponsorizzare la sua opera. Fra il 898 ed il FANONO® 1906 Curtis aveva dato fondo al proprio limitato patrimonio, e aveva gid speso 75.000 dollari. Calcolé che il lavoro che restava avrebbe richiesto cinque anni ¢ Morgan si impegnd a coprire le spese della spedizione con 15.000 dollari annui per cinque anni. Questo contributo di 75.000 dollari si sarebbe poi rivelato pit: un oculato investimento che una generosa donazione filantropica. Infatti Morgan diede assoluta preminenza alla qualita: «Voglio vedere queste fotografie nei libri, la pits bella serie di libri mai pubblicata». Si decise di usare due tipi di carta, entrambi importati € costosi: Pergamena giapponese € carta olandese Van Gelder. In cambio, Morgan doveva ricevere 25 copie dei volumi prodotti da Curtis, oltre a 300 stampe originali. Egli inoltre incaricd la sua bibliotecaria INTRODUZIONE «15 Problemi finanziari sarebbe poi diventata il punto di riferimento di Curgig Ss privata, che per tutte le questioni rel controllo sulla realizzazione de Miss Belle da Costa Greene si riveld un aiuto prezioso per la produzione. Inizialmente, dopo suoi problemi finanziari foss problemi relativi al fatto di essere editore di se stesso, Per completa | campo furono necessari ventidue anni, molti pit del ative alla pubblicazione, di esercitare un ce ty opera. Con le sue critiche . Wop: COstruttivg, questo dono del cielo, Curtis credette che j ero risolti, ma aveva sottovalutato j il lavoro su ro progetto richiese complessivamente circa previsto, mentre l’inte mezzo milione di dollari (un’altra fonte parla addirittura della cifra ben pit elevata di un milione ¢ mezzo di dollari). Sin dallinizio, i costo del lavoro, gli assistenti, i viaggi, la produzione e i lavori di nuale a disposizione. Curtis si dava stampa superarono la cifra ani molto da fare per la raccolta di fondi, anche in occasioni mondane ¢ come conferenziere; ma nonostante le entrate derivanti dalla vendita delle fotografie, dalle conferenze arricchite da proiezioni di diapositive e da accompagnamento di musica indiana, dai fondi provenienti dai volumi gia venduti e dalle svogliate sottoscrizioni pubbliche, il denaro era insufficiente. La situazione critica dell’economia americana ebbe il suo effetto anche sulla vendita dei libri. Nel 1909 Morgan fu costretto a venire in aiuto di Curtis con una somma aggiuntiva di 60.000 dollari. Infine, il progetto fu rilevato da una compagnia appartenente a Morgan chiamata «The North American Indian, Inc.»; tuttavia non passd anno in cui Curtis potesse dedicarsi al suo lavoro senza preoccupazioni finanziarie. I contributi di Morgan si rivelarono infine troppo scarsi. 1 finanziamenti iniziali da parte del ricco magnate equivalsero pet Curtis ad avere abboccato a un’esca, dalla quale, una volta ingoiata, non pote piil sganciarsi. Morgan approfittd dell’impegno di Curtis per rafforzare la propria reputazione di filantropo, cosa che ottenne con un rapporto costo-effetto molto vantaggioso. Non & mai stato i, si sia rivolto pet chiarito perché Curtis, fra le tante persone possibi un ait + = : 4 §uto economico proprio a Morgan, I'uomo che con le sue ferrovi€ 6» INTRODUZIONE era staco uno dei pitt diretti responsabili dello sterminio del bufalo, privando cos! gli indiani dell’clemento base peril loro sostentamento. Morgan mori nel 1913, € fu soltanto nel 1922 che il fighio decise pit: o meno costretto dalle circostanze ~ di sostenere le spese di stampa, dopo una lunga interruzione nella pubblicazione. Nel fractempo, a causa della lunga attesa per la consegna dei volumi, i sottoscrittori avevano incominciato a lamentarsi, non soltanto presso Curtis, ma anche direttamente presso la banca di Morgan. In totale i Morgan sponsorizzarono il progetto con 400.000 dollari. Anche se tale somma si riveld insufficiente a coprire le spese sostenute, sono comunque stati i Morgan a rendere possibile la pubblicazione di «North American Indians». Nonostante l'appoggio politico di Roosevelt, Curtis non Gli etnologi ricevette alcun aiuto dallo Stato, né dalla Smithsonian Institution, né_ _Professionisti dall’American Bureau of Ethnology. Gli etnologi e gli antropologi See turtis con ufficiali guardavano Curtis con sospetto perché non aveva qualifiche __sospetto accademiche, anche se grazie ai suoi contatti con persone influenti € al suo talento di conferenziere era pitt noto di molti professori universitari. Per di pit, gli scienziati non apprezzavano gli aspetti artistici delle sue fotografie. Come conseguenza, le sue ricerche, non accettate dalle riviste scientifiche e pubblicate solo in edizioni di lusso atura limitata, trovarono scarsa diffusione. Curtis ebbe il sostegno di Frederick Hodge, uno studioso dell’American Bureau of Ethnology, anche se in veste pitt personale che ufficiale. Hodge divenne l’editore di Curtis, e con i suoi consigli e il suo aiuto influi positivamente sul progetto. Hodge, in qualita di redattore, veniva pagato sette dollari ogni mille parole. Diverse volte inoltre dovette aspettare fino a due anni per ricevere il pagamento delle sue fatture Alla fine, Curtis lavoro trent’anni al suo progetto, nel quale 40.000 svolgeva il ruolo sia di artista sia di scienziato. Visitd ortanta tribit, negativie 10.000 canzoni sviluppo un totale di circa quarantamila negativi, fece innumerevoli interviste sulle usanze e sui costumi, scrisse le storie delle tribii che prima erano state tramandate solo oralmente e si occupa dei racconti, INTRODUZIONE «17 «ll paese dei cacciatori di squadra assistenti TRODUZIONE delle leggende ¢ dei miti, Condusse studi linguistici, e con Paiyy un assistente e di uno dei primi strumen registrd dal vivo la musica, le canzoni trascritti con notazione musicale. Tutto il materiale venne poi preparato per la pubblicazione. In questo modo sono stati conseryay concetti base di settantacinque lingue ¢ dialetti, ¢ sono state Tegistrate pit di diecimila canzoni. Ma non era tutto. Curtis fu anche il primo a girare dei film sughi indiani, riprendendo, fra altro, la Danza del Serpente degli indianj Hopi. Questa, una delle pit: conosciute e spettacolati fra le cerimoni Hopi, consisteva in un rito biennale della durata di sedici giorni, organizzato dalle Confraternite del Serpente e dell’Antilope, ed era una drammatizzazione della preghiera della pioggia. Curtis non si limitd a registrare la pitt spettacolare danza indiana su pellicola cinematografica, ma guadagné la fiducia degli indiani a tal punto che questi gli permisero di partecipare alle danze. A tale scopo dovette digiunare alcuni giorni, dopo di che dovette muoversi ballare al ritmo del tamburo, indossando un perizoma sul corpo dipinto e tenendo stretto tra i denti un serpente a sonagli vivo. Fra il 1910 e il 1914 Curtis realizzd un film muto intitolato «ll paese dei cacciatori di teste» che trattava della vita degli indiani costa nord-orientale degli Stati Uniti, il cui copione si basava su leggende e descrizioni tramandate oralmente. Egli tuttavia gird il film prendendosi grosse libert& riguardo all’autenticita degli eventi, ¢ comunita scientifica. 1H film non ebhes successo tra il pubb influenzd successivamente produttori di film a carattere etnografico quali Robert t Hlahetty («Nanook ofthis he NOE a0 e un compito immane che fino allora nessuno aveva osato affrontare. ‘Tuttavia, neppure con uno sforzo sovrumano l'ambizioso obiettivo di questa titanica impresa avrebbe potuto essere realizzato compiutamente, ma solo in piccola parte, lasciando cosi ampio spazio alle critiche, Inoltre Pinteresse di Curtis si disperdeva in mille rivoli, senza concentrarsi su un argomento particolare, il che gli procurd le critiche di scienziati che avevano una visione meno Curtis non condusse tutta la sua ricerca da solo, ma assegnd zone chiave ai membri della sua squadra. Egli si occupava personalmente delle fotografie originali, dell’organizzazione e della coordinazione oltre che, in parte, della redazione dei testi. Di Curtis spesso si disse che tentava di compiere da solo il lavoro di un’intera istituzione. Cid viene contraddetto dal fatto che impiegd fino a diciassette assistenti contemporaneamente. Fra questi vi erano non soltanto i lavoratori stagionali, ma anche quelli coinvolti stabilmente nel progetto ¢ operanti in luoghi diversi, sparsi per tutti gli Stati Uniti: nel centro fotografico, nello studio di Seattle, nella citta di New York come venditori di libri, nella casa editrice di Washington. Gli assistenti gli costavano fino a 4500 dollari al mese: non c’é dunque da stupirsi del fatto che il bilancio fosse una delle principali preoccupazioni di Curtis. Progettista, organizzatore e coordinatore, egli viaggid instancabilmente per realizzare il suo progetto, attraversando gli Stati Uniti almeno 125 volte; ¢ non si sa se dovette investire pitt tempo. nella raccolta di fondi o nella ricerca effettiva. Il suo assistente William E. Myers, maestro di stenografia, esperto _16 ore al di scrittura, capace fonetista, era il pit stretto collaboratore di Curtis: giorno di = Beare De 5 lavoro sul «Myers si sedeva alla mia sinistra e 'interprete alla mia destra. Io cane cominciavo a fare domande e Myers ¢ l’interprete mi suggerivano se trascuravo dei punti importanti (...). Stenografando tutte le informazioni acceleravamo il lavoro al massimo. Oserei dire che il nostro trio poteva fare pitt lavoro in un anno di quanto potesse portarne a termine in cinque anni un ricercatore solo che scrivesse senza l'ausilio della stenografia e al quale mancasse l'abilita fonetica. INTRODUZIONE +19 formalizzavamo certamente sul numero delle o Inoltre non ci cr : jveva a machina ordit lavoro. Prima di coricarsi Myers scr giorno, tenendo cosi sempre II nostro orario medio di lavoro a le sedici ore giornali materiale raccolto durante il gli appunti della nostra ricerca. durante una stagione di sei mesi supera¥ gran parte del tempo Myers lavorava pet conto proprio. Pre viaggi, organizzava il lavoro fururo da eseBuirs sul campo, informazioni dalle biblioteche e spesso faceva ricerche comp indipendenci in situ. Scrisse la versione finale dei testi con la cooperazione di Curtis e di Hodge. Era molto di pitt di un seg ara anche uno scienziato il cui coneributo a «NOrh Amesiaaiay sebbene difficile da quantificare, un altro dipendente, Adolph F. Muhr, gestiva il fu certamente considerevole. Nel frattempo, Curtis trascura la famoso studio fotografico di Curtis a Seattle. Muhr, che secondo la famiglia e stampa godeva di ottima reputazione, lavorava anche sui negativi de ee? indieni di Curtis, Di ceva dedicare allo studio re grafico indiani di Curtis. Di conseguenza pot oltan una parte limitata del suo tempo, ¢ cid causd una diminuzione delle entrate che avrebbero dovuto fornire i mezzi di sostentamento per la famiglia Curtis. La perenne scarsita di denaro Vassenza quasi costan di Curtis da casa fecero naufragare il suo matrimonio. Il progetto ebb una battuta di arresto tra il 1916 ed il 1922 perché Curtis, dopo la morte di Muhr avvenuta nel 1915 € il proprio divorzio, con il conseguente aumento degli oneri finanziari, non era in grado, né fisicamente né finanziariamente, di proseguire l’opera della sua vita, piaere inizioa Nel 1919 Curtis si trasferi a Los Angeles, dove comincid ad accett os Angeles F : Rae 8 lavori fotografici su commissione. Inoltre lavoro come direttore della fotografia per gli Studios di Hollywood e realizzd le fotografie pet quali l’epopea muta di Cecil B. DeMille « Dieci Comandamenti». sua situazione finanziaria migliord ¢ gli permise di riprendere il suo progetto con il volume 12 di «North American Indian». A quel P non esisteva quasi piit alcun interesse di natura pubblica 0 scientifica per l’opera di Curtis. Lo stress finanziario e mentale legato al completamento del progetto era tale che Curtis si esauri sia dal punt?” di vista fisico che psichico. Charles Lauriat, un libraio di Boston 20 INTRODUZIONE eee nd ian California, nel 1952 all’eta di 84 anni, dopo aver trascorso il suo ultimo anno di vita lavorando a un manoscritto dal titolo provvisorio «Il miraggio dell’oro», che non & mai stato pubblicato. E estremamente difficile valutare con equita un’opera tanto estesa_ ¢ qualitativamente eterogenea come quella di Curtis, tanto pitt che nel corso di 30 anni l'approccio fotografico dell'autore nei confronti dei soggetti ripresi presenta dei cambiamenti che non possono essere attribuiti soltanto ai progressi della tecnologia fotografica. Curtis apparteneva alla tradizione pittorica della fotografia. All'inizio cercd di __ realizzare immagini improntate su un’atmosfera impressionistica € pittorica, che potessero essere interpretate in modo universale, in contrasto con la fotografia documentaria legata a un tempo ¢ a un luogo specifici. Per esempio, non realizzava quasi mai istantanee, ma programmava l'incontro con i suoi modelli per un giorno, un’ora ¢ un luogo ben precisi. Piuttosto, cercava di produrre le sue fotografie come se non vi fosse stato alcun contatto precedente fra modello ¢ forografo. La vastissima eredita forografica di Curtis comprende anche numerosi esempi di scene tipicamente quotidiane, considerate oggi materiale prezioso, degno di ogni considerazione. Va comunque sottolineato come l’unica parte dell’opera di Curtis che viene comunemente ricordata sia quella classificata come fotografia artistica. Tali fotografie, con la loro qualita magica, sono davvero l’eco di un tempo in cui umanita e natura erano ancora in armonia? E.certamente opinabile. Anche prima di subire linfluenza dei bianchi, gli indiani non si comportavano affatto in un modo che gli odierni idealisti del aritorno alla natura» ¢ i simpatizzanti degli sciamani considererebbero «politicamente corretto». Anzi, molte tribit combattevano ferocemente fra loro, € non si preoccupavano certo della conservazione delle loro pur riche risorse, Quando un capo ordinava alla sua tribit di lasciare Paccampamento, non significava necessariamente che si accingessero a nuove, eroiche avventure, ma soltanto che i dintorni erano stati talmente inquinati da essere ormai invivibili. Immagini impressionistiche ¢ pittoriche Uomo e natura in armonia? INTRODUZIONE «a4 Rispetto stima fra Curtis e gli Valori perduti del mondo indiano Gli indiani avevano comunque un concetto completamente dj t verso della natura, con la quale si vedevano in armonia nel modo descritto dal capo Orso Eretro: «Noi non consideravamo le grand ¢ spaziose pianure, le bellissime colline ondeggianti ¢ i serpeggiang, ruscelli flancheggiati da fitti boschi come natura selvaggia. Soltanty per P'uomo bianco la natura era inospitale, la terra era infestata da animali feroci ¢ abitata da uomini primitivi. Per noi era amichevole La terra era generosa ¢ noi eravamo circondati dalle benedizioni del Grande Mistero. Solo con l’arrivo degli uomini pelosi dell’est, che con frenesia brutale perpetrarono ingiustizie su di noi ¢ sulle famiglie che amavamo, la natura divenne selvaggia anche per noi. Quando persing gli animali fuggirono al loro awvicinarsi, anche per noi inizid i) «Selyaggio Ovest (Orso Eretto, capo dei Poncas). Come scrissero unanimemente gli osservatori contemporanei, Curtis aveva una naturale capacita di adeguarsi agli indiani, di rispettarli senza essere arrogante o troppo amichevole. Impard per gradi a integrarsi completamente nella vita quotidiana degli indiani, a stimarl ead accettarli, ¢ fu cosi accettato anche da loro. «Un indiano é come un animale o un bambino piccolo (...). Capisce istintivamente se qualcuno lo apprezza o se lo sta trattando con condiscendenza. Sapevano che li stimavo e che cercavo di fare qualcosa per loro». Come dimostra la partecipazione di Curtis alla Danza del Serpente, egli riusciva ad adattarsi ai miti degli indiani anche spiritualmente. Fra le tribii indiane si diffuse la convinzione che Curtis fosse uno dei pochissimi bianchi capaci di condividere con loro «Manitou», il «Grande Mistero». Curtis mostrava di comprendere i loro valori perduti, ed & per questo che le sue fotografie offrono a prima vista un mondo indiano apparentemente non contaminato dalla civilta dei bianchi. Molte tribit avevano una cultura propria, assai diversa da quella delle altre popolazioni, ¢ della quale si conoscevano solo alcuni dettagli: Solo lavorando al suo progetto Curtis si rese conto fino a che punt?! valori tradizionali delle tribt: indiane erano stati erosi. Gli indiani non erano riusciti ad opporre una resistenza duratur® all’incalzare della civilta, in particolare durante il diciannovesim? secolo, Relegati nelle riserve, erano soggetti alla volonti dei loro 10 di Curtis fu di scrivere quello che poteva padroni biane hi. L’obiert ancora essere documentato alla fine del diciannovesimo secolo. Fsistono comunque discrepanze significative fra i suoi testi ¢ commenti da un lato, ¢ molte delle sue famose forografie dallaltro. Curtis documentava scientificamente tanto le tradizioni ancora ia, quanto la frugale vita quotidiana esistenti o tramandate a memo! della societa indiana nelle riserve. In stridente contrasto con cid, scattava affascinanti fotografie che esaltavano l'aspetto mitologico della vita indiana ¢ che erano in genere considerate tipiche della sua opera: immagini incantevoli ¢ romantiche di indiani con acconciature piumate, stagliati contro morbide nuvole nella luce del tramonto. Queste immagini rappresentano soltanto una parte dell’eredita di Curtis. Ciononostante @ accaduto che l'indiano mistico di Curtis sia stato collocato accanto al cowboy solitario che cavalca nel tramonto, scena di chiusura di molt film sin dalle prime produzioni hollywoodiane. Immagine edulcorata, nella quale entrambe le figure vengono rappresentate come simboli di un’era passata, migliore soltanto in apparenza, ¢ alla quale i vari mezzi espressivi avevano attribuito un eroismo eccessivo ¢ fasullo. Molti critici furono infastiditi da questa discrepanza. Mentre Teritici di alcuni dei metodi, delle azioni ¢ delle percezioni di Curtis possono Curtis non essere condivisibili, fondamentalmente egli era molto all’avanguardia rispetto ai suoi contemporanei per quanto concerne atteggiamento nei confronti degli indiani, e appare ingiusto giudicare le sue azioni secondo regole che non facevano parte del suo mondo. Lo riempiva di rabbia vedere gli uomini bianchi suoi contemporanei comportarsi ingiustamente nei confronti degli indiani, secondo un costume gi consolidato. In merito all’inosservanza dei trattati che i bianchi ave-vano stipulato con gli indiani, e agli stenti che per questi ultimi ne derivarono, nei suoi libri Curtis fece la seguente «Le loro condizioni sono ancora cosi dolorose che, dopo osservazion aver trascorso molti mesi tra queste trib di indiani, P'autore trova difficile persino parlare con calma dell’argomento». INTRODUZIONE «23 Toro Seduto guida gli indiani all’ultima vittoria 4 INTRODUZIONE 4: indiani delle riserve, confinati nel loro territori, non conser. a Fombra della loro passata grandezza, Tuttavia, in aoa idea che delle loro vite si erano facti gli europei doveya _— sme idea che dello stile di vita dei a metamorfosi, proprio c subire un) ‘acti gli americani. In base ai controversi concetti dej cow-boy si erano f no definiti «nobili selvaggi» oppure «pellerossa», | bianchi venival avano verso I’Ovest attraverso il territorio degli pionieri che sciam pan avrebbero voluto vederi sterminati Persino quelli che erano rimasti nelle loro comode case provavano per loro poca simpatia. Gli articoli dei giornali del diciannov degli indiani infarcendole di particolari raccaprieciant, abilmente centati, Questi articoli contribuirono a diffondere tra il pubblico det esimo secolo descrivevano le prodezze inv lettori americani la credenza che l'unico indiano buono fosse quello morto. Tre milioni di bufali, principale fonte di nutrimento per gli indiani della prateria, erano stati uccisi dai bianchi nei primi anni Settanta del secolo, anche se non soltanto per diverti spesso creduto. II vero proposito malvagio che si celd d sterminio di bufali fu il tentativo di fare morire di | gli stessi indiani offrirono ai vari governi e all’esercito degli Stati Uniti un’ulteric ¢ compiere la «pacificazione». La ¢: loro avi si concluse con la battaglic Cinquant’anni dopo Curtis versione indiana sulle vicende evitare la mattanza. Sotto la gt diverse tribit riusel a : ne sconfiggere per I nemico implacabile che & Pa ie amore per Pobiettiviel, offi una nuova analisi degli errori milivari di ; ¢ deserisse la battaglia come «il giorno pitt sfortunato vissuto dalle truppe degli Stati Uniti durante la guerra con gli indiani>. Sarebbe ingiusto giudicare il lavoro di Curtis come fotografo basandosi unicamente sulle fotografie attentamente impostate, ormai molto costose, che da tempo sono diventate vere ¢ proprie icone. Indiani a cavallo decorati con piume, scene bucoliche di donne indiane che portano P'acqua, primi piani di indiani dai volti espressivi spesso soleati da rughe, ricordano in effetti pit gli aspetti romantici del diciannovesimo secolo che l'epoca di Curtis, nella quale gia le prime automobili venivano prodotte in serie. Gli scienziati hanno criticato le fotografie di Curtis dicendo che Forse il ritratto che Curtis fece degli indiani come di un popolo fiero eppure pacifico, che viveva in armonia con la famiglia, la tribit ¢ la natura, mirava a sanare le ingiustizie che la gente della sua stessa razza aveva perpetrato sui «pellerossa». A ogni modo, non voleva che la sua opera avvalorasse l’idea diffusa che gli indiani stessero vivendo in adolorosa poverti», che stessero vegetando colti da una «debolezza pietosa» che loro stessi si erano creati, 0 che fossero da considerare evagabondi dissoluti». Al contrario, mostrava gli indiani alle prese con la loro «dignitosa vita quotidianay, un popolo dalla natura orgogliosa ¢ dal nobile retaggio. In contrasto con le convinzioni morali del diciannoyesimo secolo, che molti ancora nutrivano, Curtis commentd: «Trattandosi di una razza straniera, non dovremmo arrogarci il diritto di giudicarli (si riferisce qui agli Apsaroke in particolare e a tutti gli indiani in generale) sulla base dei nostri criteri, senza rispettare i loro costumi ¢ le loro leggi. Dal loro punto di vista, anche alcune delle nostre usanze sono biasimevoli ¢ immorali». I contemporanei poterono certamente leggere nelle forografie di Curtis un messaggio politico, ma non é detto che fosse proprio questo il Orgoglio e nobile retaggio INTRODUZIONE - as Informazioni nuove per la scienza La Danza del Serpente diventa attrazione turistica suo obiettivo, Nelle sue foto Curtis non stava forse cercando di catturare dli una grandezza passata? L’America non era forse riuscita a immag conquistare questo popolo, che egli descrive coraggioso ¢ bellicoso? La leggendaria grandezza di questi vecchi nemici a come orgoglioso, non veniva forse magnificata da Curtis? Non poteva la vittoriosa maggioranza bianca, che aveva sconfitto questo nemico potente, crogiolarsi ancor pitt nel mito glorioso delle sue prodezze? Nella sua lettera di raccomandazione per Curtis, Roosevelt scrisse che «l’indiano, in quanto indiano, ¢ sul punto di scomparire, e quando sara diventato un cittadino degli Stati Uniti, che sara la cosa migliore per lui ¢ per il resto del paese, egli perdera completamente il suo valore di documento vivente». Curtis non condivideva questo punto di vista. Molte registrazioni di Curtis contraddicono fondamenti etnologici passati e presenti. Ad esempio, egli descrisse la storia della trib Mandan che viveva nelle praterie, la cui origine é considerata incerta. Gli appunti di Curtis, curtavia, descrivono un’origine straordinaria e mitologica secondo la quale questa trib: proverrebbe dalla costa del Golfo del Messico. Un illustre anziano della tribir descrive una migrazione lungo il fiume Missouri «dal punto in cui il fiume confluisce dentro la grande acqua» e parla di una «terra al sud dove il verde degli alberi non sbiadiva mai e gli uccelli cantavano sempre». Ci sono molti brani di questo genere nei volumi di Curtis che contengono informazioni sconosciute alla scienza e ormai anche ai discendenti delle tribit visitate da Curtis. Curtis si prodigava a raccogliere, con parole e fotografie, la testimonianza di una cultura gid quasi scomparsa, e che egli era convinto avrebbe cessato completamente di esistere nell’arco di un breve periodo di tempo. Asseriva che anessuna di queste fotografie deve riprendere cose che indichino il passaggio della civilta, né oggetti, né vestiti, né paesaggi». Da un ulteriore attento esame delle fotografie di Curtis risulta comunque evidente che non fu possibile realizzare tale aspirazione. Da tempo il fotografo era conscio dell’influenza esercitata dalla civilta sugli indiani e aveva finito suo malgrado con l’accertarla. Alcuni dei ritratti fotografici mostrano ad esempio le spille di sicurezza 26 INTRODUZIONE che fissavano la coperta con la quale a Curtis piaceva awvolgere i suoi modelli ¢ dalla quale spuntavano fotogenici visi raggrinziti. Alcune donne non indossano pitt "abito tradizionale, ma portano vestiti di corone stampato con disegni. E inoltre risaputo che alcuni oggetti che tradivano l'influenza della civiltd furono rimossi da alcune fotografie con ritocchi successivi. Curtis riusci a ottenere fotografie di alcune danze tradizionali solo dopo aver persuaso i suoi ospiti a rappresentarle appositamente per lui. Alcune fotografie mostrano persino i turisti sullo sfondo, trasportati li dalla linea ferroviaria Atcheson, Topeka & Santa Fe, la quale da tempo aveva promosso viaggi nei territori indiani sud- occidentali con l’affissione di manifesti pubblicitari. I viaggiatori consideravano la Danza del Serpente degli Hopi un «bello spettacolo», ‘mai un rito religioso. Chissa se qualcuno di loro si era reso conto che tra i danzatori vi era un «bianco iniziato»? Con il tempo gli Hopi si stancarono dei turisti, e gia a partire dal 1911 ai fotografi non fu pitt consentito riprendere la Danza del Serpente. Una parte importante dell’opera di Curtis comprende espressivi 500 dollari per ritratti di grande formato. Durante i suoi viaggi il fotografo portava Je «Tartarughe Sacre» con sé una tenda nella quale metteva in posa i suoi modelli davanti alla macchina fotografica, ¢ regolava la luce spostando un lembo nella parte superiore. Questi ritratti, realizzati con mezzi relativamente semplici, offrono un’ulteriore dimostrazione della formazione di Curtis come fotografo commerciale, capace di ottenere i migliori risultati nelle riprese in studio. L’unica differenza era che il suo lavoro in studio gli permetteva di guadagnarsi da vivere, mentre per ritrarre i suoi modelli indiani era lui a pagare. Alcune danze e cerimonie vennero eseguite appositamente perché potesse riprenderle. Diede anche 500 dollari a un sacerdote accondiscendente per poter fotografare le effigi delle «Tartarughe Sacre», senza che gli altri componenti della tribui ne venissero a conoscenza. Pagava agli Zuni 50 centesimi per ogni posa, cifra che all’epoca corrispondeva approssimativamente al salario di mezza giornata di lavoro. La qualita straordinaria dei ritratti di Curtis suscita 'impressione di poter trarre conclusioni sul carattere del modelo, ¢ sembra fosse INTRODUZIONE +27 Studio della personalita. I bianchi classificano gli indiani prio questo che Curtis si proponeva di ortenere, Non abbiasii proprio questo forse limpressione che da un momento all'altro l'indiano ini a raccontarci la storia della sua vita? Non siamo forse propensi ad e determinate caratteristiche ed esperienze a questi womini daj aceribuir po? Dal momento in cui le Fotografie furono volti segnati dal temy pubblicate, i critici ne hanno subito il fascino ¢ hanno rentato di cogliere il loro messaggio. Una critica, coetanea di Curtis, ha cosi interpretato il ritratto di un indiano: «B. un ritratto straordinario (...); il viso esprime un raro connubio di indomabile dignita e di cinismo, sulle labbra sottil aleggia un lieve sarcasmo, mentre si osservano tutta 'astuzia ¢ la durezza del tipico pellerossa, unite alla fierezza di un’aquila. Eppure, con quel severo naso patrizio e quella bocca ironica, potrebbe anche essere il viso di un cinico romano. In ogni caso é il viso di un uomo che, pur appartenendo a un popolo vinto, sarebbe disposto a morire pur di non rivelare il segreto della sua anima». Simili interpretazioni delle fotografie sono in linea con la tradizione dello studio della personalita, una scienza sperimentale molto in voga durante la prima meta del diciannovesimo secolo. La cosiddetta frenologia traeva indicazioni sulla personalita di un individuo partendo dalla sua fisionomia, cio’ dalla forma del capo, dalla distanza fra gli occhi ¢ dalla misura dei lobi temporali. Questa metodologia dava adito alle pitt svariate conclusioni e non era immune dall’influenza dei pregiudizi, Da parte sua Curtis prese le distanze dall’antropometria, disciplina assai diffusa in quel periodo, che cercava di trasformare 'etnologia in una scienza quantitativa, e quindi oggettiva e positivista, attraverso la misurazione, in centimetri o pollici, delle dimensioni del corpo, della lunghezza delle orecchie e della distanza tra le narici sil tutto naturalmente condizionato dal punto di vista ¢ dalla presunzione dell’ uomo bianco. Le intenzioni di Curtis crano artistiche ¢ quindi egli adottd un approccio umanistico. Voleva dare risalto al lato spirituale, e a tale scopo ricorreva a varie tecniche fotografiche, quali il controllo della luce ¢ delle ombre, della messa a {uoco e specialmente del formato per aumentare l’effetto drammatico. 28 INTRODUZIONE rtis si proponeva di ottenere, Non abbiama proprio questo che forse l'impressione che da un momento all'altro l'indiano ini a raccontarci la storia della sua vita? Non siamo forse propensi ad determinate caratteristiche ed esperienze a questi uomini daj actribuire po? Dal momento in cui le fotografie Furono volti segnati dal tem pubblicate, i crtici ne hanno subito il fascino e hanno tentato di cogliere il loro messaggio. Studio della Una critica, coetanea di Curtis, ha cost interpretato il ritratto di un personalita. indiano: «f un ritratto straordinario (...); il viso esprime un raro a connubio di indomabile dignita e di cinismo, sulle labbra sottil clastificano aiigaiea aleggia un lieve sarcasmo, mentre si osservano tutta Vastuzia ¢ la durezza del tipico pellerossa, unite alla fierezza di un’aquila. Eppure, con quel severo naso patrizio ¢ quella bocca ironica, potrebbe anche essere il viso di un cinico romano. In ogni caso é il viso di un uomo che, pur appartenendo a un popolo vinto, sarebbe disposto a morire pur di non rivelare il segreto della sua anima». Simili interpretazioni delle fotografie sono in linea con la tradizione dello studio della personalica, una scienza sperimentale molto in voga durante la prima meta del diciannovesimo secolo. La cosiddetta frenologia traeva indicazioni sulla personalita di un individuo partendo dalla sua fisionomia, cio’ dalla forma del capo, dalla distanza fra gli occhi ¢ dalla misura dei lobi temporali. Questa metodologia dava adito alle pitt svariate conclusioni ¢ non era immune dall'influenza dei pregiudizi, Da parte sua Curtis prese le distanze dall'antropometria, disciplina assai diffusa in quel periodo, che cercava di trasformare l'etnologia in una scienza quantitativa, e quindi oggettiva e positivista, attraverso la misurazione, in centimetri o pollici, delle dimensioni del corpo, della lunghezza delle orecchie e della distanza tra le narici ; il tutto naturalmente condizionato dal punto di vista ¢ dalla presunzione dell’uomo bianco. Le intenzioni di Curtis crano artistiche ¢ quindi egli adottd un approccio umanistico. Voleva dare risalto al lato spirituale, e a tale scopo ricorreva a varie tecniche fotografiche, quali il controllo della luce ¢ delle ombre, della messa a fuoco € specialmente del formato per aumentare l’effetto drammatico. 28 INTRODUZIONE Curtis era un fotografo estremamente scrupoloso, el ener le ee 7 eis , oppure leggermente sfuocati del soggetto. ee aaepnn une progetto, dava molta importanza alla qualita della fotografia: «Ho deciso che le fotografie dovrebbero essere realizzate con i migliori metodi attualmente disponibili ed essere di una dimensione tale da consentire di studiare i volti come se venissero osservati dal vero (...)>. Curtis ebbe la fortuna di poter fare riprodurre le sue opere fotografiche con la migliore tecnica disponibile in quel periodo: la fotoincisione. Non ricorrendo a lastre argentate, questo processo di incisione risultava essenzialmente pitt stabile ¢ permetteva ad artigiani ¢ tipografi qualificati di ritoccare gli originali. Era cosi possibile per esempio accentuare un cielo nuvoloso, illuminare le zone in ombra successivamente attenuare i dettagli ritenuti superflui. Il processo permetteva persino di migliorare, con opportuni ritocchi, parti della fotografia leggermente sfocate. Naturalmente era impossibile correggere completamente tutti i difetti dell’immagine. La fotoincisione 2 un processo che pud essere controllato direttamente dallo stampatore, ma @ anche un metodo di riproduzione che richiede molto tempo poiché consente l’esecuzione di una sola stampa per volta. Con tanto lavoro artigianale, non c’ da stupirsi che i volumi ¢ le cartelle dal numero 1 al numero 11, realizzati dalla rinomata ditta “John Andrew and Son» di Boston, mostrino sfumature decisamente diverse rispetto ai volumi compresi tra il numero 12 ed il numero 20. Anche questi ultimi furono realizzati a Boston, ma dalla «Suffolk Engineering and Electrotyping Co.», una ditta non cost accurata come la precedente. Le riproduzioni contenute in questi volumi sono di qualita diversa, per esempio nel colore dell’inchiostro di stampa; infatti dal volume 12 in avanti il marrone é leggermente pitt pallido; anche il colore sembra meno saturo, con i neri meno densi. Si deve Nitidezza dei ritratti I metodo di stampa di Curtis: la fotoincisione INTRODUZIONE +29 Visi di indiani che irradiano forza e dignita tener conto di queste differenze qualitative quando si osservano ie ss moderne riproduzioni presentate in questo libro, a loro volta ottenute_ da i tanto diversi. Pe di Curtis contengono molte informazioni che non s disponibili presso alcun’altra fonte ¢ che certamente non erano state pubblicate prima. Oggi la monumentale opera di questo fotografo e ricercatore viene conservata negli archivi di musei, biblioteche ¢ universita. Tuttavia non ha raggiunto il grande pubblico come auspicava Curtis. Nella nostra mente rimangono impresse fotografie di indiani che irradiano forza e dignita, che documentano una grande diversita culturale e che esprimono i valori universali della famiglia, della tribii e della nazione. Nell’enciclopedia di Curtis le trib: indiane sono finalmente riunite in pace e fratellanza. Le fotoincisioni mostrano il patrimonio indiano e lo rendono parte della storia americana. Forse si tratta di fotografie non spontanee, idealiste ¢romantiche, ma che rappresentano indubbiamente un sogno american, il desiderio di un mondo migliore, un sogno di orgoglio e liberta. INTRODUZIONE «31 ‘Theodore Roosevelt 1° ottobre 1906 Curtis @ un osservatore ¢ un artista. Le sue immagini song propri quadeie non semplici fotografie. Possedono ben 2 inera precisione: esprimono la veri. Gli studiosi dovranny AE perché la sua opera durerh nel tempo; la nostra genetaione hy fe Pulsima possibilica di fare quanto ha fatto Curtis, Lindiang gua & stato fino ad oggi & sul punto di scomparire. Ha vissuto nelle. condizioni che anche la nostra raza ha conosciuto in tempi tanto remoti che nella memoria non ne resta alcuna traccia, Sarebbe un’autentica calamita se di tutto cid non venisse conservata una testimonianza vivida e veritiera. Tale compito non pud essere svolto da un uomo solo; altri hanno lavorato in passato, e tuttora lavorano, per lasciare ai posteri tali testimonianze. Ma Curtis, grazie alle sue ita di sfruttare le doti particolari ¢ alla sua straordinaria capa opportunita che la vita gli offre, & riuscito a fare cid che nessun altro ha mai fatto, e che, per quanto possiamo prevedere, nessun altro potra fare. Egli é un artista che opera all’aperto ¢ non nel chiuso della sua stanza. E un attento osservatore, le cui qualita fisiche ¢ mental gli hanno consentito di compiere le sue ricerche direttamente sul campo, immerso nella natura oggetto delle sue documentazioni. Ha vissuto a contatto diretto con molte diverse tribit delle pianure ¢ delle montagne. Conosce il loro modo di cacciare, il loro modo di viaggiare, le loro occupazioni quotidiane, Conosce i loro stregon! ¢ i loro guaritori, i loro capi e i loro guerrieri, i loro giovani ¢ le loro fanciulle. Non soltanto ha osservato gli appariscenti aspetti sterion della loro vita, ma ha anche potuto scorgere qualche squarcio del loro pitt segreto lato spirituale, dai cui intimi recessi tutti i bianchi timagono esclusi. Pubblicando questo libro Curtis ende un grande ! : do Servizio, non solo al nostro popolo, ma alla cultura di turto il mo »- INTRODUZIONE THE NORTH AMERICAN INDIAN BEING A SERIES OF VOLUMES PICTURING AND DESCRIBING THE INDIANS OF THE UNITED STATES AND ALASKA WRI N, ILLUSTRATED, AND PUBLISHED BY EDWARD S. CURTIS EDITED BY FREDERICK WEBB HODGE FOREWORD BY THEODORE ROOSEVELT FIELD RESEARCH CONDUCTED UNDER THE PATRONAGE OF J. PIERPONT MORGAN IN TWENTY VOLUMES THIS, THE FIRST VOLUME, PUBLISHED IN THE YEAR NINETEEN HUNDRED AND SEVEN aa THE VANISHING RACE NAVAHO Questa immagine vuole trasmettere l’idea dell’incerto futuro che loro ttende gli indiani, gia spogliati della loro forza tribale ¢ delle tradizioni. L’autore I'ha scelta come prima foro della raccolta in qua pr modo esauriente il pensiero che ha ispirato la sua oP AGI CHIEF GARFIELD ~ JICARILLA 36- VOLUME | GERONIMO ~ APACHE anni, per cui si fu scattata a Carlisle, in Pennsylvania, il ate assunzic teri da part Gli Apache della White Mountain e la parte deserta del I ITLO, otog aii rio. La fotografia fu scattata in una grigia giornata di int Primavera, ( regen! li Apache si avvolgono nelle coperte pet protest dall’aria pungente della loro montagna Donne Apache a cavallo in una piccola valle della White Mountain. I cavalli portano in groppa Pattrezzatura da campo completa Capo degli Apache della White Mountain, noto per avere fatto i guida per il generale Crook. Il colonnello Cooley, capo delle gue sotto Crook, disse che non era mai esistito uomo pitt cor di Alchisé. Quando nel 1870 fu costruito Fort Apache, poi Ca™ Ord, aveva circa ventidue anni, per cui doveva essere M31 verso il 1848. Ritratto fatto al campo di Alchisé sul White Rive nella primavera del 1903 SIGESH ~ APACHE gli indiani della zona sud-occidentale. VOLUME I - 43 Una scena d’alta montagna in territorio Apache, nell’imminenza di un temporale, Un Apache nella sua montagna natia ini = del White River in Foto scattata a inizio primavera sulle rive del White R Arizona . Il contenitore per acqua & quello tipico degli Af pinbn. fatto di giunchi intrecciati ricoperti di gomma di pi STORY-TELLING APACHE NALIN CHIDEH ~ APACHE ESKADI - APACHE Capo di uno dei gruppi Apache di razza A HILLTOP CAMP ~ JICARILLA AN APACHE BABE lla foto di bambino indiano dall’espressione lieta, nel su nfe Zz, = Splendida e pittoresca localita situata nella parte nord-orientale dell’Arizona, nel cuore del territorio Navaho; si tratta in effetti di una delle loro roccaforti. Il Cafion de Chelly, con le rovine di molti villaggi che si trovano un po’ ovunque, reca testimonianze di numerosi insediamenti precedenti UR Questo «Cafion del Morto» @ una diramazione del Cafion de Chelly; il nome deriva dal fatto che questo luogo fu la scena de massacro di una banda di Navaho da parte di una truppa di soldati messicani, 1 Disseminati nella riserva Navaho vi sono molti tumuli funebri. II Navaho, solo o in gruppo, avvicinandosi a uno di questi tumuli ie alcuni ramose elli di pirtén o di cedro, li colloca sulla ba, vi disttibuisce sopra un pizzico di farina di mai: Presenta una supplica per richiedere qualcosa che gli preme

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