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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI

“L’ ORIENTALE”

CORSO DI LAUREA IN
LINGUE E CULTURE COMPARATE

TESI DI LAUREA IN
LETTERATURA HINDI

La società matrilineare dei Khasi fra mito e realtà

Candidata Relatore
Di Maio Martina Professoressa Stefania Cavaliere
Nr. Matricola
CP/02308

ANNO ACCADEMICO 2020/2021


Indice
1. Introduzione
1.1Ringraziamenti_________________________________3

1.2Premessa Metodologica__________________________4

2. La tribù Khasi di Meghalaya


2.1 Collocazione geografica__________________________8

2.2 Origini della tribù______________________________11

3. La società Khasi
3.1 Sistema matrilineare Khasi______________________13

3.2 Il ruolo della donna nella tribù Khasi

4. Conclusione

5. Bibliografia

2
1. INTRODUZIONE

1.1. Ringraziamenti

3
1.2.Premessa Metodologica

Il nucleo della mia argomentazione è la tribù dei Khasi. I Khasi sono una
popolazione dello stato del Meghalaya, a nord-est del subcontinente indiano
caratterizzati da una società matrilineare. Al fine di proporre un quadro
generale della tribù sottolineerò le loro caratteristiche economiche, sociali,
politiche e culturali.

In primis, esporrò in modo generale i vari significati di matriarcato da parte


di diversi antropologi per poi passare alla spiegazione della modalità di
ricerca di questa tesi e del contenuto dei singoli capitoli.

L’opera che ha ispirato questa tesi è “Das Mutterrecht”1 (il diritto materno)
di Johann Jakob Bachofen, antropologo svizzero del XIX secolo. L’autore
nelle sue opere non utilizza mai il termine “Mutterrecht”, bensì
"Frauenherrschaft", ovvero, «il potere delle donne». Nella sua opera,
Bachofen accenna ad un argomento affascinante ma allo stesso tempo
problematico, dato che gli studi su di esso non sono sufficienti per
dimostrare la sua ipotesi: all’origine della società umana vi era il
matriarcato.
Matriarcato o Ginecocrazia non sono termini ampliamente conosciuti oggi
giorno, entrambi si riferiscono generalmente ad una società in cui il
dominio della vita sociale, politica e economica appartengono ad un leader
di sesso femminile.

Alcune femministe più tarde, nel XX secolo proposero un idea diversa di


matriarcato. Secondo Peggy Reeves Sanday, antropologa e professoressa
presso l’Università della Pennsylvania a Philadelphia, negli Stati Uniti
d’America, il matriarcato durante i secoli non è mai stato studiato in modo
1
Johann Jakob Bachofen, Il matriarcato Vol. I , Einaudi , 1988

4
individuale, ma sempre in relazione con il patriarcato, per questo motivo si
pensa che il patriarcato sia fondato sulle regole dettate degli uomini e il
matriarcato dalle donne. Ma in realtà il “matriarcato” è molto più
complesso di quanto si pensi. La professoressa Sanday analizzando alcune
società in Indonesia scoprì che per il termine “matriarcale” non indicavano
la predominanza femminile nella sfera politica ma un vantaggio economico
di cui godevano le donne della tribù.
Per Heide Goettner, femminista tedesca e esperta degli studi sul
matriarcato, il matriarcato è semplicemente una società basata
sull’uguaglianza fra i due sessi. Il rapporto naturale fra un uomo e una
donna è complementare e non competitivo.

Dunque, dopo varie analisi possiamo dire che il matriarcato non può essere
racchiuso in una vera e propria categoria dato che il suo significato varia da
società a società.
Il concetto di matriarcato ha subito anche molte critiche da parte di studiosi
che ne rinnegano l’esistenza2. Ed è proprio per questo motivo che lo studio
delle società matriarcali o matrilineari risulta significativo e imperativo.
Esistono oggigiorno società che sono testimoni vivi di una tradizione ormai
persa. Alcune di queste società istallarono le loro radici, da tempi
immemori, in India precisamente in Kerala, Karnataka e Meghalaya.

Bachofen analizza il matriarcato nelle società del mondo antico attraverso


simboli, miti, racconti folcloristici o storici. In questo studio l’intenzione è
la stessa, ovvero, approfondire la tribù Khasi di Meghalaya, con un focus
sul ruolo della donna, attraverso la loro unica mitologia e i racconti
trasmessi oralmente.
L’oralità all’interno dei Khasi risulta essere di fondamentale importanza. Il
folclore dei Khasi è stato da sempre espressione dell’identità culturale,

2
Proceedings of the Indian History Congress Vol. 76 (2015), Indian History Congress

5
etnica e religiosa. Da questi ultimi traiamo la sacralità dell’ordine
matrilineare, dell’organizzazione sociale e del sistema politico. 3
Inoltre,
nella comunità Khasi l’oralità è un mezzo di trasmissione per insegnare alla
nuova generazione gli usi e i costumi Khasi.

Nel II capitolo presenterò brevemente la tribù mostrando la loro


collocazione geografica, le loro origini sia dal punto di vista storico che dal
punto di vista mitologico e in fine la religione locale in contrasto con il
cristianesimo, attualmente la fede maggiormente professata in Meghalaya.

Nel III capitolo parlerò della società Khasi con un focus sul ruolo della
donna, sui vantaggi e gli svantaggi che possiede in una società matrilineare.

Nella conclusione chiarirò perché i khasi sono una comunità matrilineare


con realtà patriarcali, concentrandomi sul ruolo della donna. L’esclusione
della donna dalla vita politica e la negazione dei diritti sulle proprie terre ci
fa comprendere quanto la parità di sesso sia assente all’interno della
comunità Khasi. Questa disparità di genere è camuffata dal sistema
matrilineare che crea una falsa aura di prestigio attorno alla figura della
donna. 4

2. LA TRIBÙ KHASI DI MEGHALAYA


3
Sen, Soumen. (2010). Folklore identity development (In the context of Northeast India). Anjali
Publishers, Kolkata
4
Nongkynrih, A.K(2002) Khasi Society of Meghalaya- A Sociological Understanding, Indus
publishing company, Shillong

6
2.1 Collocazione geografica

Lo stato del Meghalaya è situato nell’india nordorientale ricca di bellezze


naturali, culture vibranti e diversificate, fauna selvatica rara e unica, un vero
e proprio paradiso inesplorato. L’India è collegata al resto degli stati
nordorientali tramite
uno stretto corridoio
compreso fra gli stati
del Bhutan e del
Bangladesh chiamato
corridoio di Siliguri.
Il corridoio di Siliguri,
anche conosciuto come
“Chicken Neck”, è
un’area strategica ai
piedi dell’Himalaya,
nei pressi della città di
Siliguri nel Bengala
occidentale. Fu creato
nel 1947 dopo la spartizione del Bengala fra India e Pakistan.
In questa area geografica sono situati sette stati chiamati “Seven Sister
States”, ovvero, il Arunachal Pradesh, Assam, Manipur, Meghalaya,
Mizoram, Nagaland e Tripura. In più vi è lo stato himalayano del Sikkim e
la divisione di Jalpaiguri. Le sette sorelle sono rinominate in questo modo
perché risultano essere interdipendenti.
Lo stato del Meghalaya, con capitale Shillong, fu fondato nel 1972
estraendo alcuni territori precedentemente appartenenti allo stato di Assam:
le colline di Khasi, Jaintia e Garo.
In realtà, quando degli inglesi nel 1834 arrivarono in Assam le tribù locali
erano suddivise in regni indipendenti che, sotto decisione della corona

7
inglese, furono uniti allo stato di Assam nel 1835. Negli anni ’60 del 1900
cominciarono i primi moti indipendentisti e solo 12 anni dopo le tribù
riuscirono a riconquistare le loro terra e a godere dell’indipendenza tanto
desiderata.
Meghalaya è un termine che deriva dall’unione di due termini sanscriti
Megha (“nuvole”) Ā-laya (“dimora”). Questo nome fu coniato dal geografo
indiano S.P. Chatterjee ed è dovuto al clima di quelle colline, colpite ogni
giorno da copiose precipitazioni che rendono il Meghalaya uno dei territori
più bagnati al mondo.
La dimora delle nuvole condivide i suoi confini settentrionali e orientali con
lo stato dell’Assam mentre quelli meridionali e occidentali con il
Bangladesh.
La popolazione è composta dalla maggior parte da genti tribali. La tribù
maggiore è quella dei Khasi, oggetto di studio di questa tesi, che ricoprono
il 34% della popolazione e occupano la zona delle colline Khasi e Jaintia 5
che si trovano nella parte orientale del Meghalaya. Le altre tribù che abitano
questo stato sono i Garo, Jaintia, Bengali, Nepali…
L’economia è basata principalmente sull’agricoltura che sfortunatamente è
caratterizzata da una bassa percentuale di produttività e da pratiche agricole
insostenibili. Per questo motivo, nonostante l’80% della popolazione sia
impegnata nel campo dell’agricoltura, il Meghalaya spesso è costretto ad
importare cibo da altri stati indiani.
Per quanto riguarda l’aspetto politico lo stato possiede, come tutti gli altri
stati indiani, un sistema parlamentare. Per garantire un auto-governo locale
per la popolazione rurale del paese, il governo inserì nella Costituzione
l’istituzione del Panchayati Raj. Panchayat significa “gruppo di cinque
persone” ed è un sistema governativo che ritroviamo solo nei villaggi. La
legge emanata nel 1992 da potere al Panchayati Raj di prendersi cura dello
sviluppo economico e della giustizia sociale.

5
Gurdon, P.R.T. (1990) The Khasis, Low Price Publication, Delhi

8
Il territorio dei Khasi è una divisione amministrativa autonoma. Nella
costituzione, oltre alle panchayat, il governo indiano permise la creazione di
divisioni amministrative autonome all’interno degli stati. Grazie a questa
legge costituzionale i distretti autonomi sono liberi di creare leggi e
regolamenti propri.
Il governo locale dei Khasi è denominato “Durbar” ed è un sistema
suddiviso in quattro livelli:
1. Durbar Hima o Durbar dello stato
2. Durbar Raid o Durbar delle province
3. Durbar Shnong o Durbar del villaggio
4. Durbar Kur o Durbar del clan
Il concetto di Durbar si basa sul mito del Durbar Blei o Assemblea divina.
Prima della ascesa dei “Hynniewtrep” (Khasi) sulla terra, Dio disse loro di
governare, amministrare e gestire tutto con giustizia. Questa per i Khasi
viene ricordata come la prima assemblea di natura politica.

2.2Origini della tribù

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Al giorno d’oggi, con l’enorme sviluppo tecnologico e scientifico, molti
studiosi sono stati in grado di rintracciare l’origine dei Khasi.
Nonostante ciò, la tribù continua a tener fede al loro punto di vista
sull’origine divina della loro etnia. Secondo la mitologia khasi U Blei
Trai Kynrad (Dio) distribuì la razza umana in sedici famiglie che
risiedevano in paradiso. Queste famiglie ascendevano e discendevano
fra terra e paradiso tramite un altissimo albero chiamato Sophet Bneng,
sacro per la tribù Khasi. Un giovane uomo si ribellò al volere di Dio e
decise di abbattere l’albero che fungeva da connessione fra terra e
paradiso così da poter restare sulla terra e non far più ritorno,
costringendo altre sette famiglie al suo stesso destino. Qui sotto riporto
il mito Khasi sulla creazione.

“Sophet Bneng è una collina […] Il suo nome significa “Il centro del
paradiso”.

Fin dai tempi della genesi, un albero alto, così alto da raggiungere il
cielo, crebbe sull’apice di questa collina, ed era usato dalle creature
celestiali come scala per ascendere e discendere fra la terra e il paradiso.
A quei tempi, la terra era inabitata, ma ogni tipo di albero e fiore
crebbero in abbondanza, così da rendere la terra un posto amabile e
desiderabile, e le creature celestiali spesso discendevano sulla terra per
girovagare e godere di ogni tipo di piacere che potesse offrire.

Quando scoprirono che la terra nei dintorni di Sophet Bneng era fertile e
vasta, cominciarono a coltivarla per trarne profitto, ma non si
trattenevano mai nelle ore notturne sulla terra; Ascendevano al paradiso,
così come fu accordato. Tutte insieme le sedici famiglia seguivano
l’abitudine di coltivare la terra sulla terra.

Fra le creature celestiali vi era una creature che desiderava sempre più
potere, non voleva essere subordinato al suo Creatore e aspirava di
governare sui suoi fratelli e sorelle. Costantemente era alla ricercar di
opportunità che potessero realizzare le sue ambizioni.]

Un giorno accadde che solo sette delle famiglie dei coltivatori decisero di
discendere sulla terra, mentre le altre nove rimasero in paradiso. Nel
mentre le sette famiglie erano impegnate a coltivare il campo, l’ambizioso
di nascosto lasciò i suoi Fratelli e Sorelle e prese la sua ascia. Abbatté
l’albero di connessione così che le sette famiglie non potessero più tornare
nella loro dimora paradisiaca.

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Così accadde che l’umanità cominciò a popolare la terra, e da queste sette
famiglie—chiamate dai Khasi “Ki Hinniew Skum” (I sette nidi, o le sette
radici) — che discesero dal paradiso quel giorno fatale, tutte le nazioni
della terra sorsero”6

Etnologicamente parlando, la comunità Khasi ha origini mongole. I diversi


gruppi mongoli che durante i secoli hanno occupato le terre dell’india
nordorientale si sono poi cristallizzati in diversi gruppi etnici che nel XXI
secolo categorizziamo come tribù. Secondo alcuni studi, i Khasi migrarono
dal Myanmar attraverso le colline del Patkai che segnano il confine fra il
Myanman e l’india nordorientale. A causa della mancanza di documenti
storici, non si sa per certo quando e come questa popolazione si sia
stanziata nell’attuale stato del Meghalaya.
Linguisticamente i Khasi si differenziano dalle altre tribù degli stati
nordorientali indiani. La loro lingua fa parte della famiglia linguistica
chiamata Austroasiatica maggiormente diffusa nel sud-est asiatico e in
alcune regioni dell’India.
È affascinante notare che i
Khasi sono un caso isolato
e che i territori limitrofi
sono occupati da tribù che
linguisticamente
appartengono alla famiglia
linguistica tibeto-birmana.

Lingua Khasi

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Project Gutenberg K. U. Rafy Folk-Tales of the Khasi (2011) Printed by R. & R. Clark, Limited,
Edinburgh – Traduzione di Di Maio Martina.

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