Ma gcig visse nella seconda metà dell’Undicesimo secolo, e ha lasciato un segno profondo
nell’immaginazione dei tibetani, per i quali divenne la personificazione della Grande Madre, della
saggezza assoluta, nonché incarnazione della dea Ta̅ra̅, protettrice delle popolazioni himalayane.
Nella tradizione tibetana la narrazione delle vite dei santi è assai importante, e prende il nome di
rnam thar o “completa liberazione”, si configurano come il racconto delle vite dei santi fino al
momento della loro liberazione dalle catene dell’esistenza condizionata.
Ma gcig nacque nel 1055 in un paese a sud-Ovest del Tibet in un periodo, dunque, di grande
fermento culturale e spirituale, i tibetani valicavano con gran facilità i confini himalayani per
giungere in India e approfondire le fonti dell’insegnamento buddista. La santa di cui stiamo
parlando nacque da una famiglia buddista, e fin da bambina dimostrò la sua inclinazione allo studio
delle sacre scritture. Ella in particolare assimilò fin da piccola gli insegnamenti della Prajna̅pa̅ramita̅
(=la perfezione della Sapienza)
Ma gcig fu chiamata anche Lab Sgron “Luce di Lab” per la conoscenza e la saggezza che fin da
subito seppe dimostrare. Pochi anni dopo la sua nascita si trasferì con la madre e la sorella nel Tibet
meridionale ove visse per cinque anni. Rimasta poi orfana della madre divenne lettrice ufficiale nel
monastero del Lama A ston che la iniziò al Buddismo Maha̅ya̅na. Fu poi allieva di un altro maestro,
lo scopritore dei Quattro Tantra della Medicina, con cui approfondì lo studio della Prajna̅pa̅ramita̅.
Si racconta che Ma Gcig ebbe una grande intuizione della Prajna̅pa̅ramita̅ e soprattutto del capitolo
inerente i demoni; attraverso questa esperienza raggiunse una conoscenza stabile e la liberazione dal
saṃsa̅ra. Secondo la tradizione l’incontro spirituale più importante della sua vita fu quello con Pha
Dam Pa, il maha̅siddha (con cui Ma Gcig rimane circa 3 o 4 anni) indiano che introdusse in Tibet la
dottrina della Pacificazione del Dolore, con lo scopo di liberare gli esseri umani da qualsiasi forma
di sofferenza, e inquadrare quest’ultima come prodotto degli attaccamenti e delle passioni.
Leggiamo un suo verso:
“Figli miei, non appropriatevi di ciò che appare fuori di voi, dandogli diritto d’asilo in voi.”
Secondo la tradizione tutti i Buddha delle dieci direzioni conferirono a Ma Gcig le quattro
iniziazioni tantriche e numerose altre istruzioni spirituali (oltre alla già approfondita conoscenza del
Maha̅ya̅na e della Prajna̅pa̅ramita̅). Poi A̅ryata̅ra̅ predisse che i suoi insegnamenti avrebbero aiutato
tutti gli esseri senzienti, che ella avrebbe dovuto praticare in centootto cimiteri e altri luoghi
terrifici.
La caratteristica centrale di Ma Gcig che vale la pena mettere in risalto è la sua grande
AUTONOMIA SPIRITUALE. Egli, pur avendo conosciuto e studiato tante dottrine, attinge in
modo diretto dalla sfera del trascendente e ne crea una propria.
La seconda parte della vita della santa è segnata dall’incontro don Thod Pa, uno yogin indiano; ella
si unì a lui in matrimonio. Questa viene definita la “fase nera” della vita della santa, venne chiamata
“la rinnegata” per essere venuta meno ai suoi impegni spirituali e aver creato una famiglia. Dopo
dodici anni, tuttavia, Ma Gcig decise di rinunciare alla vita familiare e ritornare dai suoi maestri di
Buddismo. Negli ultimi anni della sua vita Ma Gcig insegnò a molti uomini e donne e in particolare
ai suoi figli, che svolsero un ruolo importante nel proseguimento della tradizione del Gcod in Tibet.
Negli ultimi anni della sua vita, inoltre, Ma Gcig visse un episodio meraviglioso che avviò la
diffusione del Gcod in tutto il Tibet e un grande spirito di riconoscimento e stima per questa
tradizione. Un giorno si recarono da lei tre dotti indiani provenienti da Benares, i tre pandit
volevano cominciare con lei una disputa filosofica. La santa non ebbe esitazione nel rispondere a
tutti i quesiti, e cominciò a dibattere in sanscrito sorprendendo i tre dotti, che dovettero ammettere
la superiorità della yogini̅. Fu così che ella venne riconosciuta come la Grande Madre, la
personificazione della Prajna̅pa̅ramita̅!
Secondo il sistema Gcod la liberazione dalle catene dell’esistenza può avvenire solo attraverso
l’annientamento del proprio orgoglio, l’annullamento del sé, la recisione dell’io sono concetti
cardine e si basano, più che sulla speculazione filosofica, ritenuta da Ma Gcig inefficace per il
raggiungimento della Liberazione, su una pratica rituale ben definita. E’ proprio quello
dell’orgoglio il demone che crea ignoranza negli uomini, ed è quello la cui recisione appare
fondamentale.
La pratica della Recisione dei demoni del Gcod è il risultato di un sincretismo in cui confluiscono
elementi buddisti di origine indiana, elementi prebuddisti (pensiamo al Bon) ed elementi
sciamanici. Tutti questi elementi diedero vita a un fenomeno religioso con una propria identità,
rituali e letteratura propri. Una delle fonti prebuddiste che formano il Gcod è quella della
Pacificazione del dolore di Pha Dam Pa vissuto tra la fine dell’11esimo e l’inizio del 12esimo
secolo. Fondamentale contributo è quello della Prajna̅pa̅ramita̅, ma qui già siamo nella letteratura
buddista. Nella Prajna̅pa̅ramita̅ la Perfezione della sapienza viene raffigurata come una dea madre,
la madre di tutti i Buddha e i Bodhisattva. Grande importanza in questa letteratura viene data alla
prajna̅, la sapienza, poiché solo attraverso la conoscenza della realtà ultima si può giungere alla
Liberazione. Nella Prajna̅pa̅ramita̅ la realtà fenomenica viene considerata un’illusione, prodotto di
ma̅ya̅.
Altra fonte di ispirazione del Gcod è la letteratura maha̅ya̅nica, caratterizzata da speculazioni
intorno al tema della vacuità e dei Bodhisattva, esseri puri e compassionevoli che rinunciano alla
propria Liberazione per reincarnarsi di volta in volta e aiutare gli uomini a giungere al nirva̅ṇa.
Questo ideale di amore per gli altri trova la sua espressione nell’opera di Shantideva
“Bodhisattvacarya̅vata̅ra” (8avo secolo), qui leggiamo:
“Tutta la gioia di questo mondo deriva dal desiderio di gioia per gli altri, tutto il dolore di questo
mondo deriva dal desiderio di gioia per sé”.
Il Gcod si origina su questi stessi temi di compassione (karuṇa̅) e di consapevolezza del vuoto
(śu̅nyata̅) a cui aggiunge la ricerca della Liberazione tramite la recisione dall’attaccamento al sé
(con pratiche rituali e poca speculazione) e il conseguimento della consapevolezza della realtà
ultima, che è non-duale.
I demoni:
Un aspetto importante di questo sistema è costituito da una sorta di demonologia in cui viene
compiuta una analisi dei vari demoni che impediscono il risveglio e che vanno definitivamente
eliminati. Dal sanscrito Ma̅ra, derivante dalla radice mṛ=morire, da cui parole come mṛtyu=morte, il
demone è colui che causa la morte, sia fisica che spirituale. Nel Buddhismo Maha̅ya̅na vennero
elencati quattro tipi di Ma̅ra nel Maha̅prajna̅pa̅ramita̅śastra, in cui leggiamo dell’esistenza di:
-demoni degli aggregati (skandhama̅ra), -demoni delle passioni (kleśama̅ra), - demoni della morte
(mṛtyuma̅ra), -demone figlio delle divinità (devaputrama̅ra) [è colui che distoglie l’uomo dalla
pratica delle virtù].
Anche nella Prajna̅pa̅ramita̅ si parla di Ma̅ra, e leggiamo come il Bodhisattva è capace di
sconfiggerli:
“quattro sono i motivi per cui i quattro Ma̅ra non possono scuotere il Bodhisattva
che possiede conoscenza e potere:
perché egli dimora nel vuoto,
perché egli non abbandona gli altri esseri,
perché egli si comporta secondo la sua parola,
perché egli è benedetto del Beato”.
I quattro principi qui elencati, cioè la consapevolezza del vuoto, l’amore per il prossimo,
l’osservanza della condotta del Bodhisattva e la devozione verso il maestro del proprio lignaggio,
sono i cardini della condotta dei praticanti del Gcod!
-I demoni tangibili appartengono al mondo fenomenico, alla realtà visibile, sono la causa della
bramosia e della sete di possesso.
-I demoni del compiacimento si dividono in due specie, quelli relativi al cammino spirituale e
quelli relativi al conseguimento.
Quelli relativi al cammino spirituale inducono a provare compiacimento per i propri risultati relativi
alle conoscenze filosofiche o alle pratiche ascetiche [quelli del conseguimento leggi sotto]
- I demoni intangibili sono costituiti da eventi puramente mentali, insorgono nella mente per
separare il bene dal male, portando alla distinzione tra ciò che si sopporta e ciò che si rifiuta.
- I demoni dell’orgoglio, quelli che provocano l’insorgere della superbia e dell’arroganza, questi
demoni sono i più importanti, e danno origine a tutti gli altri. Sono anche detti demoni alla cui base
vi è la discriminazione dualistica. I demoni dell’orgoglio, che sono sia tangibili che intangibili,
poiché possono portare al desiderio per la materia quanto collegati ai 5 veleni della mente (passioni,
timore degli spiriti, desiderio di divinità, desiderio e timore per qualsiasi cosa), sono i più potenti.
“Quel concetto discriminante di bene o di male che si viene a formare nella mente all’apparire di
un fenomeno viene detto demone intangibile”
Ma gcig ci spiega il modo in cui si manifesta il demone del compiacimento (cammino spirituale)
Oltre che dalle fonti del Buddhismo anteriore la scuola del Gcod attinse molto, soprattutto nella
prassi rituale, dall’ambiente tantrico in cui si radicò. I Tantra Buddisti, detti del “veicolo
adamantino” (Vajraya̅na) vennero per la prima volta diffusi in Tibet da yogin itineranti che vissero
tra l’8avo e il 13esimo secolo. Questi yogin avevano elaborato un sistema particolareggiato, in cui
era dato largo spazio alle pratiche dello yoga. Nel loro pensiero, inoltre, la natura umana non era da
ripudiare, così come i sensi, il desiderio sessuale. Spesso la condotta di questi yogin itineranti erano
in contrasto con le regole e le convenzioni della società contemporanea e delle comunità monastiche
buddiste. Il fenomeno tantrico entrò in tibet nell’8avo e nel 10imo secolo.
Negli Annali Azzurri leggiamo “come si può affermare che il Gcod è simile ai Tantra?”, la risposta
che segue ci parla di punti in comuni interessanti e fondamentali. Come i tantrika anche i Gcod pa
prediligevano atmosfere cupe, la frequentazione di cimiteri, l’offerta rituale del proprio corpo, il
superamento della paura attraverso la dura pratica. I Gcod pa avevano abbandonato il mondo e tutte
le convenzioni sociali per peregrinare di cimitero in cimitero, il loro abbigliamento era poverissimo
e riconoscibile per la presenza di alcuni oggetti rituali: Il ḍamaru, tamburo a doppio battente adatto
a una sola mano, il rkang ling, cioè la tromba ricavata dal femore umano, la campanella rituale, la
pelle di un animale, una tendina pieghevole come unico riparo dalle intemperie, e il fondamentale
kapa̅la, teschio umano che usavano per contenere il cibo quotidiano (questo costume ricorda molto
la setta tantrica śivaita dei Ka̅palika).
Così la pratica dei Gcod pa comincia con una danza sacra al ritmo del ḍamaru e al suono del rkang
ling, lo yogin visualizzava di danzare sul proprio io e calpestare i pensieri dualistici, i desideri e le
paure. La danza aveva luogo al cospetto del Buddha e delle ḍa̅kini̅, divinità femminile che
acquistano particolare importanza nei Tantra, in quanto considerate il simbolo dell’energia attiva
che scaturisce dalla sapienza. Questa danza prevede anche l’evocazione di divinità e vari spiriti, il
Gcod pa visualizza la trasformazione della propria coscienza in una ḍa̅kini̅, ella decapita il corpo
fisico che viene moltiplicato all’infinito e dato in dono agli invitati a questo “macabro banchetto”.
L’offerta è divisa in offerta bianca, in cui lo yogin immagina il proprio corpo trasformato in
ambrosia per essere consumato dalle divinità e dalle 3 gemme (Buddha, deva, ḍa̅kini̅). L’offerta
policroma in cui il corpo si trasforma in beni materiali per essere donato ai dharmapa̅la, gli spiriti
protettori della Legge Buddista. L’offerta rossa in cui carne e sangue vengono smembrati e
moltiplicati all’infinito per compiacere demoni e spiriti feroci, e infine l’offerta nera in cui
l’officiante visualizza di assorbire tutti gli errori e gli orrori del mondo per darli in pasto ai demoni.
Qui il sacrificio ha un significato molto chiaro: la morte del sé inferiore per attingere alle
dimensioni superiori del proprio sé attraverso il sacrificio di tutto ciò che è maligno e orroroso.
Ma Gcig scrive “Quando si pratica il Gcod nei luoghi orridi è come quando si curano i danni
provocati dal fuoco con cauterizzazioni dello stesso fuoco”, ecco qui espresso il concetto cui
accennavo nel periodo precedente. Il male del mondo può essere eliminato solo annullando il
proprio orgoglio e i desideri che da esso derivano. L’esasperazione della paura, inoltre, è il metodo
per sconfiggerla in modo definitivo. Leggiamo ancora “la causa del male, una volta trovata,
suggerisce il rimedio”.
Va ricordato che le pratiche del Gcod dello smembramento del corpo ricordano l’offerta del corpo
degli sciamani ai loro spiriti, riscontrato fra le popolazioni siberiani e centroasiatiche. Altri elementi
decisamente sciamanici sono l’importanza rituale del suono della tromba ricavata da un femore
umano e il tamburo a doppio battente (che ci ricorda ovviamente anche gli śivaiti) come strumenti
di contatto col mondo degli spiriti. I Gcod Pa rivestono un importante ruolo nella società tibetana in
quanto esorcisti capaci di liberare luoghi da maledizioni e malati da pestilenze (considerate malattie
demoniache).
Il praticante del Gcod è intoccabile da qualsiasi demone perché trascende la paura, i demoni si
nutrono di essa e non possono infestare o perseguitare chi ne è privo. Questa pratica Gcod agisce
direttamente sulla mete, così come in tutte le scuole tantriche e yogiche, si dà grande importanza
alla facoltà di controllare la propria mente.
Queste opere vanno intese come alcune delle più significative non solo della letteratura tibetana, ma
di tutto il pensiero buddista.