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La tratta delle donne sulle strade della Bassa

La nuova schiavitù fuori dalla nostra porta

Padre Pino Locati ha trascorso la maggior parte della sua vita da missionario nel
continente africano, più precisamente nella Repubblica democratica del Congo. Dopo anni
trascorsi al servizio degli sfollati interni, la cui causa sono gli interminabili conflitti che
dilaniano quel Paese, da più di un anno si adopera per avvicinare le donne, in gran parte
straniere e soprattutto africane, che costituiscono l’aspetto più visibile di questa nuova
moderna e attuale forma di schiavitù, quella dello sfruttamento sessuale di migliaia di
donne.

I falò sulla Francesca

Immaginiamo di notte una strada, quella della Francesca nella bassa bergamasca che va da
Pontirolo fino a Palosco (25 km), punteggiata da una lunga catena di luci rossastre, emanate da
altrettanti piccoli focolai accesi per attirare un gran numero di uomini di tutte le età che vagano a
qualsiasi ora della notte (ma anche del giorno) alla ricerca di sesso a pagamento.

In Italia circa 100mila donne (alcune statistiche parlano anche di 120mila!) si vendono
ininterrottamente, 24 ore su 24, dandosi il cambio ai bordi delle strade, in appartamenti privati, in
centri di massaggi, nei veicoli (vetture, camion, camper), sulle navi o nei motel, specialmente quelli
vicini ai centri commerciali aperti tutta la notte. Il culto idolatrico del sesso è il terzo al mondo per
“rendimento lucrativo” dopo quello delle armi e della droga.

In Italia, ci sarebbero circa 10 milioni di prestazioni sessuali clandestine al mese e la stragrande


maggioranza dei fruitori sono proprio gli italiani che sono molto graditi alle “belle di notte” (e di
giorno). Gli italiani pagano correttamente e bene e, in genere, sono cortesi, a differenza di africani,
latino-americani e asiatici che sono piuttosto violenti e pagano meno o non pagano affatto. Tra le
donne che “lavorano” sulla strada, le nigeriane (non meno di 35-40mila sul territorio italiano)
rendono ai loro magnaccia la somma di 1,1 miliardi di euro all’anno! Questo denaro sporco è
riciclato nel boom edilizio di Benin-City, città industriale di circa 800mila abitanti, nel sud della
Nigeria (a nord del Biafra) e capitale di Edo-State.

Tengo però a chiarire che c’è un grossa ipocrisia in tutto quello che avviene sulle strade.
Sulle 100mila cosiddette “prostitute” in Italia, circa il 90% sono immigrate costrette a prostituirsi:
mi riferisco a brasiliane, filippine, cinesi, ucraine, romene, albanesi, russe, le bielorusse, e moldave,
ma ancor più le africane che provengono da Ghana, Senegal, Camerun, Marocco ma soprattutto
dalla Nigeria. Una decina di mafie nigeriane operanti in Italia ha “trafficato” sul mercato italiano
dal 1990 ad oggi più di 60mila ragazze nigeriane. Di queste il 20% delle ragazze nigeriane sono
minorenni il che vuol dire non meno di 12mila adolescenti!

Un giro di denaro e di terrore

Non tutti conoscono la “tratta” di queste ragazze nigeriane strappate alla loro terra di Benin-City,
spesso analfabete e originarie della campagna, di famiglie povere, lusingate e ingannate con false
promesse di lavoro altamente remunerato come baby-sitter, badanti, commesse di negozio,
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cameriere in ristoranti o parrucchiere. Sono fatte venire in Italia dopo essere state sottoposte a dei
veri e propri riti di magia nera che istillano in loro un terrore patologico e la pura di ritorsioni sulla
famiglia. A ciò si aggiungono gli stupri e le violenze per mano dei reclutatori nei giorni prima della
partenza e poi ancora nella traversata del deserto del Niger e della Libia fino al loro sbarco sul suolo
italiano. Qui sono rivendute alle madame o maman che hanno alle spalle una “carriera di strada”, un
tirocinio di parecchie migliaia di prestazioni sessuali e costituiscono oggi il 60% dei magnaccia.

Le madame da vittime che erano sono diventate carnefici a loro volta! Un “circuito chiuso” il loro,
iniziato con l’autolesionismo e, in un secondo tempo, con il sadismo crudele riversato sulle nuove
arrivate quasi a vendicarsi di quanto loro stesse hanno subito nel passato! Sono loro a collocare le
ragazze sulla strada. Alle ragazze il passaporto o altri documenti sono immediatamente ritirati dai
magnaccia o dalle madame, restituibili dopo il versamento dai 35mila agli 80mila euro,
corrispondenti ad alcuni anni di prestazioni sessuali senza nessun giorno di astensione (vista la
grande concorrenza, i prezzi per le donne nigeriane sono al ribasso, anche 5 euro in situazioni di
crisi di clienti!).

Corpi in vendita

È quindi evidente che non si tratta quasi mai di libera scelta ma di una vera e propria nuova
forma di schiavitù, non meno esecrabile della tratta dei secoli passati. E qui lasciatemi denunciare
due evidenti ipocrisie. La prima: nel nostro Paese la prostituzione non è reato ma proprio per questo
siamo in una cultura d’ipocrisia perché qui non si tratta di prostituzione libera e volontaria ma di
schiavitù, di violenza sulle donne, di detenzione di vite umane per fini lucrativi e criminali. Le
donne in questione non sono prostitute ma “prostituite” dalle mafie internazionali con il concorso
finanziario dei clienti di qualsiasi retaggio culturale e religioso, A questo proposito Papa Francesco,
il 12 agosto del 2016, dopo aver visitato un centro di accoglienza di ragazze tolte dalla strada a
Roma ha detto: “Chiedo perdono per tutti quei cattolici e credenti che vi hanno sfruttato, abusato e
violentato!”.

Una seconda ipocrisia è che la legge permette alla polizia d’intervenire solo se le ragazze
denunciano. Ma le ragazze possono veramente denunciare i loro aguzzini sentendosi con un cappio
al collo e sotto la minaccia della morte? Violenza, denaro, ipocrisia, connivenze occulte: tutto
s’intreccia a danno di giovani vite umane rubate, spezzate, uccise nella loro dignità, nei loro corpi,
nei loro nomi, nei loro valori. Donne che non sono più esseri umani ma semplicemente delle
bambole di pezza da stendere su un prato, in un veicolo o in un appartamento e da trattare come
cose usa e getta. Si rendono conto i clienti italiani che frequentando quelle ragazze legalizzano la
schiavitù in Italia? E che gli stessi clienti diventano indirettamente i finanziatori dei magnaccia?

All’incontro delle nuove schiave

Negli anni addietro ho avuto sempre un certo timore ad accostarmi a queste donne che
stanno in gruppo o da sole e vivono ai bordi della strada: pregiudizi, timore di violenze, difficoltà di
linguaggio, insufficiente preparazione professionale, forse anche una certa distanza psicologica e
culturale che si trasformava in incapacità di approccio. Dall’ottobre del 2016, ho cominciato a
incontrarle. Tutti i miei pregiudizi culturali e le mie paure psicologiche di un tempo sono spariti
immediatamente. Anziché imbattermi in persone degenerate come si potrebbe credere, ho scoperto
in queste ragazze un’umanità di ombre (le paure) e di luci (la speranza di uscirne) che proprio non
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mi aspettavo. Non ci interessano certamente i protettori per i quali non ho che parole di condanna e
neppure le madame, scostanti, scorbutiche e solo interessate nel denaro che le loro schiave riescono

Con il gruppo di cui faccio parte, la Gedama di Ponte San Pietro, ci accostiamo e restiamo
soprattutto con le “ultime della classe”, le ragazze nigeriane senza alcun diritto né voce, facenti
parte di quelle periferie oscure del mondo attuale. Ad ogni uscita sulla strada, incontriamo da
quindici a trenta ragazze (dipende dalle ore, dai momenti, dai mesi, dalla stagione). Talvolta le
ragazze sono sole, più spesso in due o anche tre e più. In generale hanno un atteggiamento di grande
accoglienza e simpatia verso noi, ci abbracciano, parlano volentieri. Raramente alcune scappano via
perché le madame hanno loro telefonato e minacciate, ordinando loro di fuggire quando ci vedono.
Ma il più spesso avviene il contrario: le giovani nigeriane ci danno il loro tempo per restare con noi,
anche se con lo sguardo scrutano il passaggio delle macchine per vedere se qualcuna si ferma o
meno. È chiaro che se noi siamo presenti, nessun cliente si ferma; per questo anche noi non ci
attardiamo per non creare loro dei problemi con le madame. Ci succede spesso di vedere proprio in
quei momenti le ragazze salire o scendere dai veicoli!

Alcune luci nella notte dell’angoscia

Fa freddo di notte, molto freddo e umido nelle notti d’inverno. Alcune nigeriane sono abbastanza
coperte, ma solo dalla vita in su. Niente guanti o berretti o maglioni o giacche a vento con piumino!
Un pomeriggio alle 16 ho trovato una nigeriana seduta e con il volto sbiancato dal freddo come se
fosse quello di un cadavere! Stava tremando! Tutte hanno una vistosa parrucca con colori
d’arcobaleno. Il sorriso non manca nei loro volti. Nello sguardo di alcune è tuttavia visibile la
nostalgia di una giovinezza perduta, di uno smarrimento angoscioso, di una vita andata a pezzi e
divorata da lupi diurni e notturni. Il loro inglese è approssimativo, essendo spesso analfabete, il mio
talvolta un po’ grammaticale ma ci comprendiamo nell’essenziale. Le frasi in italiano sono semplici
e brevi. Talvolta bastano solamente lo sguardo di simpatia e il tono della voce per aprire alla
confidenza. I clienti si rendono conto dell’umiliazione che infliggono a queste ragazze? Alcune ci
dicono apertamente che non vogliono fare quella vita e si sentono terrorizzate dalle minacce che
incombono su di loro. Bevono il tè caldo in inverno e mangiano la brioche, conservano i biscotti e
la frutta, indossano subito gli abiti fornitici dalla Caritas o da persone amiche. Parliamo anche con
ciascuna di loro. Sono tutte giovanissime, non possono dire i loro veri nomi e neppure l’età.
Alloggiano nei comuni che fanno da cornice alla strada della Francesca, altre vengono da Bergamo
o da Brescia. Al momento del commiato, in quel loro modo di guardarci, salutarci e sorriderci si
nota uno spiraglio che si riapre alla fiducia, si sente un respiro che libera la gioia di aver trovato un
contatto vero con qualcuno che le riconosca come persone e voglia aiutarle a uscire da
quell’inferno.

Provo una compassione grandissima verso queste ragazze nigeriane e nel medesimo tempo
anche un sentimento di rivolta contro questo mondo di corruttori, torturatori, stupratori, predatori di
quell’innocenza rubata per sempre alla loro vita. Non riesco a capacitarmi di come mai l’Italia e
l’Europa accettino passivamente il trasferimento di migliaia di ragazze nigeriane in Italia destinate a
essere ridotte alla schiavitù della prostituzione in varie nazioni europee. Nel 2016 sono arrivate in
Italia ben 11.000 ragazze nigeriane con i barconi! Il 90% di tutte queste ragazze è destinato alla
tratta della prostituzione. L’Europa e l’Italia si ritengono campionesse dei valori e della tradizioni
culturali fondate sulla libertà e il rispetto della persona: come mai non intervengono, anche manu
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militar,i più spesso e con nuove leggi per sopprimere la tratta degli esseri umani sul proprio
territorio?

Pino Locati

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