Sei sulla pagina 1di 1

Accogliere conviene

In Europa ci ostiniamo a interrogarci su come frenare l’arrivo dei migranti. Ma la domanda che dovremmo porci è un’altra:
possiamo noi fare a meno di loro? Gli studi demografici ci ricordano che il “vecchio (mai come oggi) continente”, ha un tasso di
natalità ai minimi storici e necessita di ingressi costanti di nuove persone per compensare la riduzione della popolazione attiva.
Lo confermano i recenti rapporti di Banca d’Italia, Istat, Eurostat… Analizzando dati come questi, Stefano Allievi e Gianpiero
Dalla Zuanna, professori all’Università di Padova, hanno calcolato che il nostro Paese avrebbe bisogno di 325.000 lavoratori
stranieri l’anno per i due prossimi decenni: braccia (… persone) che non vanno affatto a scapito dell’occupazione degli italiani,
come dimostrano nel loro libro Tutto quello che non vi hanno mai detto sull’immigrazione (Laterza, 2016). Un rapporto curato dai
Radicali italiani, Governance delle politiche migratorie tra lavoro e inclusione sociale, si “accontenta” di parlare di 157.000 nuovi
ingressi annui. L’ordine di grandezza è comunque chiaro. (Nel 2016, anno record degli sbarchi, sono arrivati in 181.000, di cui
pochi vorrebbero stabilirsi in Italia).
Già oggi, interi comparti produttivi stanno in piedi grazie alla manovalanza immigrata (scandalosamente sottopagata): nella
fattorie della Bassa Padana, dove si produce il 40% del latte nazionale, sono i Sikh a sostenere l’attività zootecnica. Di origine
africana sono gran parte dei braccianti che assicurano la raccolta dei pomodori in Puglia, degli agrumi in Sicilia, delle mele in
Trentino… “Extracomunitaria” è la maggioranza dei corrieri che curano le spedizioni dell’e-commerce. Non solo. In Italia ci sono
un milione e mezzo di assistenti familiari – le “badanti” –cui abbiamo affidato la cura dei nostri cari: si tratta di un sistema socio-
assistenziale parallelo a quello dello Stato, gestito per la quasi totalità da donne straniere… Se non ci fossero loro, il nostro
welfare collasserebbe.
Sul piano meramente economico, sebbene agli immigrati siano in genere riservate le mansioni meno qualificate e retribuite,
rifiutate dagli italiani, il loro contributo alla crescita della ricchezza nazionale vale un tesoretto: oltre 8 punti di Pil. La
Commissione Bilancio della Camera ha certificato che lo scorso anno le entrate fiscali derivanti da cittadini stranieri
ammontavano a 13,7 miliardi di euro, a fronte di costi sociali sostenuti per gli stranieri di 10,4 miliardi circa: le cifre del governo,
dunque, dicono che l’immigrazione porta nello casse dello Stato 3,3 miliardi di euro di saldo positivo. C’è poi l’Inps. Ha spiegato
il suo presidente, Tito Boeri: «Gli immigrati versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni
e altre prestazioni sociali, con un saldo netto, per l’Istituto di previdenza, di circa 5 miliardi».
Accogliere e aiutare chi fugge da guerre, terrorismo, dittature e povertà dovrebbe essere, anzitutto, un dovere etico. Ma per
contrastare la retorica imperante dei populisti disinformati – che usano toni allarmistici e gridano allo scandalo per i costi
dell’accoglienza – i buoni sentimenti, lo sappiamo, non bastano. Ricordiamo allora, ancora una volta, le cifre che svelano una
realtà incontestabile: il nostro futuro dipende (anche) dagli immigrati.
Marco Trovato

Potrebbero piacerti anche