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San francesco e la storia del presepe

Si avvicinava Il Natale del lontano 1223, io mi giravo e rigiravo sulla roccia in cui dormivo, pensando a come
avrei potuto ricordare e vivere la nascita di Gesù. Da quando ero tornato dalla lontana Palestina, non pensavo
ad altro che alla natività e poi… e poi… c'era Greccio che mi ricordava tanto la città di Betlemme.

Non potevo stare con le mani in mano, volevo capire cosa aveva provato il figlio di Dio venendo al mondo, non
in una reggia, ma in una mangiatoia puzzolente. Siccome quel pensiero fisso non mi mollava, colsi l' occasione
di un’udienza concessa da Papa Onorio terzo, per chiedergli di poter realizzare la prima Natività della storia, e
lui, con mia grande sorpresa, mi dette l' ok .

Tornato a Fonte Colombo, non stando più nella pelle, chiamai in tutta fretta, il mio caro amico Giovanni Velita,
un bell' uomo alto e forte, che possedeva molti terreni, in quel di Greccio.
Dissi a Giovanni: << vorrei celebrare con te il Natale, scegli una grotta dove farai costruire una mangiatoia e
dove condurrai un bove e un asinello, e cercherai di riprodurre per quanto possibile, la grotta di Betlemme,
perché voglio vedere almeno una volta con i miei occhi la nascita di Gesù. >>
Giovanni, generoso e di gran cuore come era, non si stupì più di tanto della mia richiesta, e deciso di aiutarmi
nell'ardua impresa, in soli 15 giorni, preparò quanto gli avevo chiesto, e finalmente giunse la notte di Natale.

Non potevo usare il cellulare con WhatsApp, Instagram o Snapchat, e tantomeno le caselle di posta
elettronica, non perché non ci fosse campo o la connessione Internet, ma semplicemente perché le tecnologia
non esisteva ancora, perciò con l' antico mezzo del “passa parola” invitai tutti i miei frati e gli abitanti di Greccio
e dintorni, che accorsero numerosi nonostante il freddo inverno.

Giunsero nel bosco da luoghi vicini e lontani, illuminando il percorso con torce e ceri. Quando arrivai sul luogo,
il mio cuore fu colto da una gioia indescrivibile nel vedere che tutto era pronto e perfetto. c'erano il bue e
l'asinello che si guardavano intorno circospetti, avevano intuito che doveva trattarsi di un momento
importante, e mai e poi mai, avrebbero pensato che sarebbero stati gli attori principali della scena, e c'era
anche la mangiatoia ricolma di paglia per accogliere e riscaldare il bambino.

I miei occhi non riuscivano a trattenere le lacrime per la grande commozione, e le mie labbra tremavano nel
pronunciare il nome di Gesù e di Betlemme. Il mio amico Giovanni vide il vero bambinello in carne ed ossa,
riposare tranquillo tra le mie braccia. I frati, gli abitanti, gli animali e tutta la natura intorno assistettero in un
silenzio gioioso.

Furono accolti da grande sorpresa. Si narra anche di miracoli avvenuti in seguito, come quello della paglia del
mio presepio, che fu utilizzata per sanare in modo prodigioso le malattie degli animali e per allontanare le
pestilenze.

In realtà mici, Vi dico che poco contano i particolari di quella che fu la notte delle notti, poco importa anche che
io sia diventato santo, è invece essenziale che a voi e a tutto il mondo giunga il mio messaggio di amore e di
pace.
E se ci pensate bene, se non fosse così, dopo quasi 800 anni, non si parlerebbe ancora in ogni casa ed in ogni
angolo del nostro pianeta di quella notte gelida e buia in un bosco sul monte roccioso sconosciuto e lontano
nelle grandi città, illuminata dalla sola luce del bambinello e delle stelle.
Ciò che più conta però, è che a partire da quella notte proprio per ricordare la nascita di Gesù, è nata la
tradizione di costruire in ogni casa un presepe, attorno al quale, riunire tutta la famiglia e ritrovare la pace nel
cuore.

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