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FULCHERI

CAPITOLO 1

Psicologia – termine coniato da R. Gockel come sinonimo di animistica, pneumatologia, scienza


dell'anima.
Definizione: scienza che studia la condotta umana e animale e i processi mentali dell'uomo nei suoi
aspetti manifesti e latenti; scienza dell'uomo che studia la sua vita di relazione, le funzioni, le idee e
i sentimenti che gli permettono di adattarsi al mondo.

Indirizzi più importanti per i fondamenti della psicologia:


• Soggettivismo contemporaneo: ha vari indirizzi, ma diciamo che tende a identificare la realtà
psichica mentale con la soggettività dell'Io cosciente. La struttura mentale è autonoma,
autofinanziata, non derivata...
• Behaviourismo (Comportamentismo): di matrice ambientalista-evoluzionista e simili, non prende
in considerazione la coscienza.
• Cognitivismo: contro qualsiasi visione dell'uomo come macchina, quindi opposta sia al
comportamentismo che alla visione dell'uomo come guidato da istinti e pulsioni o da fattori
energetici-omeostatici. Afferma che l'uomo si muove da sé e non ha bisogno di motori esterni o
tendenze omeostatiche per farlo.

Clinico (definizione del termine): ogni intervento di aiuto rivolto a un singolo oggetto o a una
singola organizzazione.
WITMER – fondatore della psicologia clinica, costituisce la prima clinica psicologica. Presenta la
psicologia clinica come disciplina che consente l'istituzione di un servizio ambulatoriale pubblico e
sociale che può anche fare ricerca e fare formazione per gli operatori di aiuto. Ha creato anche la
prima rivista specifica di Psicologia Clinica.

Psicologia clinica: pratiche psicologiche volte alla consulenza, diagnosi, terapia e trattamento
dell'organizzazione psicologica individuale e di gruppo nei suoi aspetti problematici di sofferenza e
disadattamento e dei suoi riflessi interpersonali, sociali e psicosomatici.
CAPITOLO 2

Epistemologia: studio della conoscenza e delle condizioni di validità del sapere scientifico.
Riflessione critica intorno ai principi e ai metodi della conoscenza scientifica.

Tre diverse concezioni della scienza: dimostrazione, descrizione, corregibilità.

Maggiori esponenti del dibattito epistemologico:


- Popper: razionalismo critico
- Kuhn: nozione di paradigma
- Lakatos: programmi di ricerca
- Feyerabend: tradizione di ricerca
- Morin: epistemologia della complessità
- Vattimo: pensiero debole

Psicopatologia: studio sistematico delle esperienze, delle cognizioni e dei comportamenti abnormi
(comportamenti di una mente alterata). Studia il funzionamento anormale dall’attività psichica
nella prospettiva dello sviluppo e di individuare le cause specifiche (NON quelle organiche).

Psicopatologia evolutiva: ponte tra le teorie generali dello sviluppo e i dati empirici sulla normalità
e i disturbi psichici. Indaga sui fattori di rischio e quelli protettivi e sulla vulnerabilità per
comprendere le differenze individuali nell’adattamento.

DSM: sistema di classificazione dei disturbi mentali. Utilizza 5 assi:


- Asse 1: classificazione delle sindromi di interesse psichiatrico che implicano uno stato di
sofferenza.
- Asse 2: registrazione dei disturbi della personalità e di quelli specifici dello sviluppo.
- Asse 3: classificazione dei disturbi somatici concomitanti ai disturbi psichici e che possono anche
esserne alla base.
- Asse 4: registrazione e graduazione di fattori psicosociali e di stress.
– Asse 5: indicazione del livello di funzionamento adattivo raggiunto dal paziente in ordine
alle relazioni sociali, alla prestazione lavorativa e all’impiego del tempo libero.
CAPITOLO 3

Cinque condizioni di salute e di patologia mentale (spesso reversibili) che chiunque può incontrare
nel corso della propria vita:
– Condizione di benessere psichico: buon livello di soddisfazione dei bisogni, equilibrio,
serenità, accettazione del proprio stato individuale e sociale. È l'obiettivo verso cui ogni
persona tende costantemente.
– Condizione di disagio psichico: stato di sofferenza e di incomodo, connesso a difficoltà di
varia natura che si presentano senza che si instauri nessun sintomo specifico ma tale da
pregiudicare la serenità interiore e la resa sociale.
– Condizione di malessere psichico: maggiore intensità del disagio, tale che il soggetto
manifesta la consapevolezza di non stare bene, anche attraverso sensazioni cenestetiche
(cenestesi: complesso delle impressioni fisiche in generale sia interne che esterne).
– Condizione di disturbo psichico: l'intensità della sofferenza è talmente elevata che il
soggetto non trova una risoluzione alla situazione di malessere. È accompagnata da sintomi
clinici o alterazioni del comportamento e possono insorgere anche specifiche manifestazioni
psicopatologiche.
– Condizioni di malattia mentale cronica: quando perdurano nel tempo non solo le
alterazioni mentali o del comportamento, ma anche le situazioni che le hanno determinate.
Spesso la stabilizzazione del disturbo è collegata all'assenza o all'inadeguatezza delle cure.

Modello olistico bio-psico-sociale: i disturbi non originano da cause univoche e certe, ma sono
indotti dal concorso di più elementi in particolari momenti dell'esistenza.
Fattori che concorrono:
– biologici: condizioni organiche, comprese quelle acquisite per via ereditaria;
– psicologici: personalità nel suo insieme, biografia del singolo individuo, il modo in cui egli
elabora ed assimila le esperienze, le modalità che caratterizzano le sue relazioni con gli altri;
– sociali: condizioni che determinano il ruolo sociale dell'individuo;
– ecologici: modi in cui le persone vivono gli spazi a loro disposizione (spazi fisico, culturale
e di relazione);
– sanitari: possibilità del soggetto di usufruire di servizi efficaci di informazione,
prevenzione, assistenza e cura;
– protettivi: capacità individuali, possibilità di avere rapporti significativi con almeno una
persona di riferimento, possibilità di poter fare assegnamento su una rete sociale di aiuto.
Sono fattori che ci forniscono possibili risorse e strategie per munirci degli opportuni fattori
difensivi;
– di rischio: momenti critici del ciclo vitale, eventi stressanti particolari, condizioni che
determinano fonti stabili di disagio. Sono fattori che variano molto da persona a persona.

Soglia: livello di recettività individuale agli stimoli potenzialmente psicopatogeni dell'ambiente.


CAPITOLO 4 – Da “igiene” a “salute” mentale

Si è preferito il termine “salute mentale” a “igiene mentale” perché esprime l'allargamento del
campo di applicazione psicologico-clinico non solo alla relazione di aiuto ma anche a quella
terapeutica.

Negli ultimi anni si è tentato di sviluppare interventi di transazione, aziendalizzando il servizio


pubblico. Questo ha portato dei cambiamenti nella relazione tra l'operatore e l'oggetto del suo
operare, oggetto che adesso è un insieme di questi tre elementi:
– paziente: colui che soffre
– utente: colui che usa
– cliente: colui che stabilisce una relazione
La diagnosi, l'eziologia e la cura caratterizzano attualmente l'attività psicologico-clinica e la cura si
intreccia con la difesa, la protezione e la tutela della salute.

ESISTENZA VS SOPRAVVIVENZA
L'esperienza di “esistenza” si contrappone a quella di “sopravvivenza”. Le persone che basano la
propria vita sulla sopravvivenza anziché sull'esistenza vivranno profonde crisi conflittuali poiché
vivranno ogni minaccia di rottura, caducità, ogni cambiamento e perdita come un'esperienza di
catastrofe.

“La morte di Ivan Il'ic”, romanzo di Tolstoij:


Ivan vive una vita serena e soddisfacente all'ordine dell'obbedienza delle regole. Un giorno cade e
sottovaluta l'amaro in bocca e il dolore progressivo al fianco che diventano una minaccia sempre
più grande. Prima di morire va indietro con la memoria e cerca conferme di aver vissuto bene e
piacevolmente, ma tutto ciò lo porta all'improvviso alla consapevolezza della sua non esistenza,
del suo essersi sempre mantenuto solo nell'ambito della sopravvivenza. Aver vissuto sempre
secondo il dovere e l'obbedienza delle regole aveva ucciso la sua personalità, la sua possibilità
di volere: scegliere la sopravvivenza aveva distrutto la sua esistenza. Solo poco prima di morire
riesce finalmente a vedere la moglie come una persona e non solo come “un buon partito” e piange
senza decoro.
CAPITOLO 5 – rapporto tra clinica e psicologia

Teoria della complessità: introduce la separazione tra determinismo e prevedibilità, binomio


indissolubile che caratterizzava invece la scienza positivista. Questa separazione permette lo
sviluppo di una nuova idea di scienza (il che non equivale però a un passaggio all'indeterminismo).
Attraverso il concetto di autonomia, la teoria abbraccia all'interno della stessa logica sia
l'organizzazione biologica che quella psicologica. La teoria consente anche di comprendere meglio
le affinità e le differenze tra le pratiche cliniche, mediche e psicologiche.

La psicologia clinica ha un'ambiguità strutturale dovuta al fatto stesso di essere una scienza che si
occupa del bene degli individui, come la medicina.
La psicologia clinica possiede comunque tutti i postulati di base che ne garantiscono un'identità
scientifica:
– determinismo
– empirismo
– costruzione e integrazione teorica
– approccio dinamico
– dimensione pubblica
– evoluzione paradigmatica

Circolo ermeneutico: movimento che vede l'interpretazione come un processo che continuamente
dal tutto alle parti e viceversa.

Il movimento clinico è caratterizzato dallo scopo di intervenire propositivamente verso la salute e


deve necessariamente tenere conto dei seguenti aspetti:
– dimensione terapeutica situazionale
– analisi quantitativa dei singoli casi individuali, per poi fare generalizzazioni quantitative
– dimensione processuale che comprende anche spiegazione e comprensione storico-
ricostruttiva

Fare diagnosi non significa classificare il disagio, ma serve a conoscere meglio il disagio in modo
da poter intervenire, oltre che a comprenderli e a distinguerli.

La psicologia clinica è centrata sulla componente educativo-sociale, cioè sul principio di fornire un
servizio, e sull'individuo, considerando perciò la persona come un fine e non come un mezzo e
avendo l'obiettivo di fornire risultati terapeutici di uguale qualità anche in caso di diseguaglianze
economico-sociali.
CAPITOLO 6 – psicologia clinica come galassia, sistema complesso che va evolvendosi

Le teorie cosmologiche affermano che le galassie sono il frutto di un processo evolutivo e che
variano nel tempo. Gli spazi intergalattici sono perennemente in grande attività e quindi le galassie
già esistenti sono in costante interazione con il mezzo che le circonda e ciò le farà cambiare
costantemente.

La psicologia è quindi un universo e ogni suo settore scientifico-disciplinare è come una specifica
galassia, un peculiare insieme di stelle.

GALASSIA della psicologia clinica


Nell'ambito professionale, la spinta vocazionale “aiutativa” alla base di tutte le relazioni
psicologiche cliniche può essere accompagnata e guidata da passioni affine e varie tendenze
inconsce che connotano le principali istanze:
– istanza psico-sociale/pedagogica: sembra essere l'istanza meno rappresentata nella
psicologia clinica, anche se è la spinta più determinante in tutti coloro che scelgono di
operare in questo contesto, in professioni che implicano una relazione di aiuto;
– istanza riparativa: la relazione d'aiuto è caratterizzata dalla costituzione di una specifica
alleanza d'aiuto. È l'istanza caratteristica di chi tratta la salute e i disagi psicologici
attraverso interventi clinici come il counseling, la psicoterapia breve e tecniche con finalità
più adattative;
– istanza terapeutica: caratterizza chi opera nell'ambito sanitario e particolarmente in quello
delle psicopatologie con strumenti clinici con finalità psicoterapeutica. Tra il terapeuta e il
paziente si viene a creare un'alleanza terapeutica, rapporto che si caratterizza sia come il
supporto che consente di fornire l'aiuto richiesto, sia come l'impulso necessario per favorire
il cambiamento.

PIANETI – NOVE ASSUNTI FONDAMENTALI


1. Assolvere sia allo scopo scientifico che alle finalità cliniche, tenendo conto delle istanze
etico-morali e delle prospettive educativo-sociali.
2. Pluralismo delle teorie, degli orientamenti e delle scuole di pensiero non dogmatici, cioè
secondo i criteri di scientificità di Popper e Kuhn.
3. Controllo scientifico attraverso rigorose metodologie di ricerca.
4. Obbligatorietà della pratica clinica continuativa nell'ambito di persone e gruppi, costante
impegno nel confronto con gli eventi psicologici che possono limitare o turbare le capacità
adattative di un soggetto o di un gruppo.
5. Valutazione diagnostica secondo specifiche caratteristiche. Il modello di riferimento è quello
di Lagache per il quale la diagnosi psicologica individuale deve essere coerente e
riscontrabile nella realtà e deve basarsi su i tre principi di informazione, unità ed economia.
6. Osservazione dei comportamenti e valutazione psicodiagnostica come pratica sincronica
nella costruzione di una storia individuale, dove la ricerca consiste nello scoprire e far
emergere i fattori psicologi presenti nel percorso patologico.
7. Cura basata sul rapporto intersoggettivo, nella considerazione dell'uomo come una totalità
mai compiuta e in una visione genetica dello studio dello sviluppo in rapporto agli eventi.
8. Nel rapporto intersoggettivo le competenze comunicazionali e relazionali sono gli elementi
fondanti e comuni nei differenti orientamenti teorici e metodologici.
9. Nella prassi clinica non è necessaria la mediazione del sintomo che comunque non è il
principale oggetto di interesse psicologico clinico.
COSTELLAZIONI: i principali macroparadigmi di riferimento e microparadigmi
4 parametri fondamentali che variano nelle diverse costellazioni:
– assunti teorici: presupposti teorici della personalità come riferimento personale;
– scopi: criterio epistemologico teorico;
– processo terapeutico: criterio epistemologico applicativo;
– tecniche operative: modalità di intervento operativo cliniche;

COSTELLAZIONI:
– Costellazione psicodinamica: la più complessa, rappresentata dalla psicoanalisi di Freud e
dalle scuole di psicologia del profondo di Adler e Jung.
– Costellazione umanistica-esperienziale: Gestalt, Rogers, psicoterapie espressive, analisi
transazionale, modello esistenziale, modello della dasein-analyse.
– Costellazione biologico-funzionale: modello ipnotico-sofrologico, programmazione
neurolinguistica, tecniche immaginative-suggestive-meditative e centrate sul corpo.
– Costellazione comportamentista: modello classico comportamentista, apprendimento
osservativo, tecniche di bio-feedback, orientamento neuro-psico-fisiologico.
– Costellazione cognitivista: modello neocomportamentistico-cognitivistico, terapia
razionale-emotiva, modello costruttivista, terapia cognitiva di Beck.
– Costellazione sistematico-relazionale: modello sistemico-relazionale e terapie familiari.

NEBULOSA
Alessandro Salvini dice che la molteplicità delle provenienze e identificazioni, invece di potenziare
l'aspetto multidisciplinare del settore, lo frammenta assoggettando i suoi interessi a quelli delle altre
discipline, confondendo tradizioni, conoscenze metodiche e operative che non sempre sono propri
della psicologia clinica. Egli chiarisce quindi i principali elementi nebulosi propri della psicologia
clinica:
– Definizione: la psicologia clinica ha una pluralità di conoscenze autonome ma
complementari i cui obiettivi sono conoscenza, spiegazione, interpretazione e
riorganizzazione dei processi mentali disfunzionali o patologici individuali ed interpersonali,
insieme ai loro correlati comportamentali e psicobiologici.
– Ambiti di pertinenza: intervento e formazione in psicopatologia, psicosessuologia,
psicoterapia, riabilitazione, psicologia della salute, neuropsicologia clinica, psicosomatica e
psicofisiologia clinica.
– Obiettivi: ricerca e intervento per la valutazione, il trattamento e la cura di stati mentali e di
sistemi funzionali patologici, oltre al miglioramento delle condizioni biologiche e
comportamentali dipendenti da variabili psicologiche soggettive, situazionali e sistematiche.
– Criteri scientifici: è una disciplina che mira al controllo e alla falsificazione dei propri
asserti mediante criteri propri sia delle scienze della natura che delle scienze della cultura.
– Metodi: protocolli operativi legittimati dalle diverse tradizioni di studio, ricerca e
applicazione clinica.
– Autonomia e settori disciplinari limitrofi: contiguità con alcuni settori della medicina e
delle discipline storiche e filosofiche attinenti al comportamento umano.

BUCHI NERI
Possibili espressioni fenomeniche della relatività, della caducità e della finitezza del potere della
scienza nella lotta tra umano e natura.
CAPITOLO 9

ALLEANZE D'AIUTO
È il fattore più importante per determinare la qualità dell'incontro interpersonale. Gli autori di
spicco sono:
• Adler: partecipazione emotiva-affettiva come fondamento del rapporto psicoterapeutico.
• Rogers: l'agente terapeutico si focalizza sulla comprensione empatica, rapporto fondato su
fiducia, accettazione, genuinità.
• LUBORSKY: identifica due tipi di alleanza:
– basata sulla consapevolezza che entrambi sono impegnati in un lavoro collettivo,
condividono la responsabilità degli obiettivi del trattamento e sono uniti dal sentimento
dell'essere insieme;
– il soggetto riceve l'aiuto in modo passivo e il clinico cerca di promuovere una relazione
affettuosa, incoraggiante e accurata.
Luborsky sottolinea l'importanza dell'uso del “noi”, termine che facilita nel paziente la presa di
consapevolezza del suo ruolo attivo nel processo di cambiamento e che nel frattempo rimanda l'idea
di avere un alleato in questo compito.
Secondo Luborsky, i fattori curativi centrali sono:
– comprensione di sé
– alleanza d'aiuto
– capacità di interiorizzare

COMPETENZE RELAZIONALI E COMUNICAZIONALI


Competenza: livello di preparazione che si possiede per svolgere una specifica attività.
Capacità: essere adatti a contenere la funzione connessa alla conoscenza e allo sviluppo.
Abilità: riguarda la funzione tecnica.

Capacità relazionali: saper entrare in contatto, comprendere le richieste, i bisogni e i vari punti di
vista; saper gestire la complessità interpersonale nell'incontro con l'altro; offrire accoglimento e
disponibilità a ricevere e contenere. Non curare, ma prendersi cura; non far cambiare a tutti i costi,
ma affiancare l'interlocutore nel suo lavoro interiore di riflessione; non agire, ma aiutare a pensare;
sentire piuttosto che capire razionalmente; saper aspettare e tenere viva la curiosità, saper dare
speranza e spinta verso le risorse, dare spazio all'interlocutore per poter entrare in contatto con la
sua sofferenza.

Comunicazione: gioco sociale intrinseco nella natura dell'uomo. Il suo sviluppo è un requisito
fondamentale per l'acquisizione di abilità percettive, cognitive e sociali essenziali alla
sopravvivenza. Comunicare significa trasferire dei significati o degli impulsi da una persona a
un'altra o più persone, è uno scambio di informazioni dove il messaggio viene interpretato dal
ricevente. Si distinguono due livelli:
– denotativo, cioè esplicito, letterale
– metacomunicativo, cioè insieme delle info veicolate in modo indiretto (metamessaggio)
La comunicazione ha 5 funzioni fondamentali:
– referenziale: scambio di info tra interlocutori su un oggetto o un referente;
– espressiva o interpersonale: consente di esprimere il modo in cui ci si sente e può essere
spontanea e autentica oppure costruita per ottenere un fine voluto;
– sociale: perché gli esseri umani tendono a cercare il contatto con gli altri;
– relativa al controllo: modalità espressive dirette o indirette per regolare il comportamento
altrui;
– regolativa: concerne le regole che sottostanno a ogni comunicazione.
LINGUAGGIO NON VERBALE
• Segnali prosodici: caratterizzati dall'accentuazione e dall'intonazione della voce.
• Segnali di sostegno alla conversazione: possono essere vocali (rumori) e non vocali (gesti).
• Tratti paralinguistici: tono, volume, durata dell'emissione vocale, toni di espressione attraverso
gesti non vocali.
• Tratti indicali: forniscono info sulle caratteristiche personali.
• Tratti interpersonali: volume della voce, sbadigliar, allontanarsi con il corpo, diminuire le
interazioni occhio a occhi.
• Tratti dello sguardo emozionale: tono e velocità nel parlare, espressione del volto, postura,
sguardi.
• Tratti di personalità: timbro della voce, stile dei gesti.

Alcune manifestazioni ricorrenti:


• dolori cervicali: difficoltà nel tenere la testa sul collo
• sintomatologia gastro-enterica: mandare giù, digerire
• cefalalgie: cefalea come somatizzazione, in correlazione con l'ansia patologica
• sintomatologia cardio-circolatoria: cuore come simbolo dell’affettività ferita
• disturbi dermatologici: eziopatogenesi psicosomatica

CONVERSAZIONALISMO
Distingue tra comunicazione e conversazione: per conversare abbiamo bisogno della grammatica,
per comunicare della logica.
Il modello conversazionale assume che le persone hanno il bisogno di essere in grado di parlare die
propri sentimenti. Attraverso la conversazione si può agire sul mondo emotivo-affettivo.
CAPITOLO 11 – risorse ed orientamenti per l'assessment clinico

Diagnosi: riconoscimento, comprensione, valutazione, discernimento. Non classificare, ma


conoscere e identificare le principali caratteristiche di un individuo e decidere cosa fare partendo
dalla rilevazione dei bisogni del paziente. Tre tipi di diagnosi:
– diagnosi sostanziale: fa riferimento a una sostanza e a un suo modo di essere;
– diagnosi funzionale: il riferimento di osservazione è costituito da una funzione;
– diagnosi tipologica: il riferimento è l'aspettativa e l'immaginazione di chi fa la diagnosi.

Processo diagnostico: iter percorso dal paziente per rilevare e circoscrivere l'ampiezza e l'entità dei
disturbi e attribuire loro un significato, oltre a individuare le possibili strategie per ridurre,
modificare o eliminare la causa della sofferenza.

Psicodiagnostica: disciplina che mira a tracciare un quadro complessivo della personalità del
soggetto esaminato per individuarne i vari aspetti normali e patologici. Utilizza vari tipi di test,
interviste e colloqui clinici fondati sulla comunicazione verbale o sul rapporto interpersonale. I
risultati dei test sono di per sé importanti ma è fondamentale seguire anche l'evoluzione del paziente
all'interno del setting per poter completare il quadro clinico.

Colloquio clinico: indaga in tre ambiti: familiare, fisico e psicologico. Serve a comprendere le
principali caratteristiche dell'Io del paziente e la qualità delle sue relazioni interpersonali.

PSICOMETRIA
Branca della psicologia che, applicando il modello medico-naturalistico e avvalendosi di test, scale
di valutazione e questionari che consentono una misurazione obiettiva e standardizzata, traduce
in termini numerici e quantitativi gli aspetti dell'attività psichica e/o della personalità normale o
patologica (altrimenti oggetto di valutazione soggettiva e descrittiva).
Il numero non indica una quantità in senso matematico, ma rappresenta un indicatore di posizione
o di riferimento.

Un test efficace deve avere:


– validità: capacità di misurare esattamente ciò che si intende misurare;
– attendibilità/affidabilità: accuratezza della misurazione che deve fornire gli stessi risultati
in somministrazioni diverse;
– sensibilità: capacità del test di discriminare;
– praticità ed economia: caratteristiche con poco valore teorico, ma che nella pratica, di
fatto, decidono l'adozione di un test piuttosto che di un altro. Comodità d'impiego,
semplicità di correzione, facilità del conteggio dei punteggi, velocità di somministrazione,
costo limitato.

I test si dividono in:


• TEST DI RENDIMENTO: prove scelte di crescente difficoltà e standardizzate su un campione
per valutare determinate funzioni psichiche o attitudini. Misurano memoria, linguaggio,
ragionamento astratto. Organizzazione percettiva e livello culturale.
– test d'intelligenza
– test neuropsicologici (orientamento, attenzione, memoria verbale e spaziale, linguaggio,
aprassia)

• TEST DI PERSONALITÀ: per indagare la personalità nella sua totalità o in qualche sua
dimensione specifica.
– test proiettivi: il soggetto deve rispondere nel modo più libero possibile alla presentazione
di uno stimolo ambiguo. Sono test che stimolano la produzione immaginativa, rivelando le
tendenze inconsce dell'individuo. Le caratteristiche principali di questi test sono: ambigutià,
molteplicità e interpretazione. Esempio sono il test di Rorschach e il TAT (adulti) e il
CAT (bambini), che consistono in raffigurazioni non ben definite.
– questionari di personalità: per indagare aspetti del temperamento, stili di pensiero,
modalità di adattamento e manifestazioni psicopatologiche. Esempi sono il TCI e il MMPI
(Inventario Mutlifasico della Personalità Minnesota) che riguardano atteggiamenti,
emozioni, alterazioni psicosomatiche, disturbi motori, sentimenti e comportamenti.
– scale cliniche & interviste psichiatriche: valutazione di specifici disturbi quali ansia,
depressione, stress, rabbia e aggressività, disordini alimentari, ipocondria e paranoia.
SCID (intervista clinica strutturata per il DSM): questionario/intervista semistrutturata per
ottenere screening rapidi ed ampio spettro.

ASSESSMENT: valutazione iniziale che lo psicologo clinico esegue al momento della presa in
carico di un paziente. Serve per raccogliere dati tramite misurazioni e ipotesi e consente di:
– ricostruire i processi sottostanti ai problemi
– condividere gli obiettivi col paziente
– identificare le modalità di intervento più appropriate
– decidere circa le opportunità e la presa in carico

ASSESSMENT PSICO-FISIOLOGICO: parte dell'esame psicodiagnostico devoluto alla


valutazione delle specifiche modalità del sistema di risposte fisiologiche dell'individuo in esame.
I più comuni indici psicofisiologici da valutare sono:
1. attività mioelettrica
2. frequenza cardiaca
3. frequenza respiratoria
4. temperatura periferica cutanea
5. pressione sistolica e diastolica
6. conduttanza cutanea

Riveste particolare importanza il profilo psicofisiologico che viene costruito attraverso alcune
stimolazioni, quali:
1. stress mentale
2. cold pressure test
3. specifiche prove di attenzione e di concentrazione
4. Reattivo delle Frasi da Completare di Sacks
5. stimoli immaginativi
6. stimoli filmici.
CAPITOLO 13

PERSONALITÀ
MILON – la personalità è il risultato delle modalità comportamentali che si sviluppano durante i
primi sei anni di vita ed è un modello complesso di caratteristiche psicologiche profondamente
collegate, spesso inconsce e difficilmente modificabili, che si manifestano autonomamente in quasi
tutti gli aspetti del funzionamento individuale.

OMS – secondo l'OMS la personalità è una modalità strutturata di pensiero, sentimento e


comportamento che caratterizza il tipo di adattamento e lo stile di un soggetto. La personalità risulta
da una serie di fattori costituzionali, dello sviluppo e dell'esperienza sociale.

DSM – i tratti della personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti
dell'ambiente e di sé stessi e si manifestano in moltissimi contesti sociali e personali.

In ambito psicopatologico, Jasper distingue tra:


– personalità anormali
– personalità veramente malate

Disturbi di personalità: comprende una vasta gamma di patologie, ma in tutte l'elemento centrale è
di costituirsi come modalità rigida e non adattativa di rapportarsi con gli altri e con gli eventi
esistenziali. Il comportamento e l'espressione sociale del soggetto sono anormali. I disturbi della
personalità sono deviazioni durature dello stile psicologico e sociale di un individuo che rendono
disarmonici, sofferti e disturbanti i rapporti interpersonali, avvicinandosi alla psicosi ma senza
sviluppare appieno il distacco dalla realtà e dalla logica comune.
La personalità è ritenuta patologica quando presenta almeno queste tre condizioni di devianza:
– devianza statica: differenza con la popolazione di riferimento
– devianza funzionale: alterazione del funzionamento sociale dell'individuo
– devianza clinica: le due devianze precedenti portano sofferenza al soggetto e alle persone a
lui vicine

DSM-IV riassume i criteri generali per l'identificazione di un disturbo della personalità:


– Deve essere una modalità persistente di esperienza interna e di comportamento che si
discosta altamente dalle aspettative della cultura dell'individuo e che si manifesta in due o
più delle seguenti aree: cognitività; affettività; funzionamento interpersonale; controllo degli
impulsi.
– Modalità rigida che invade un'ampia gamma di situazioni sociali e personali.
– Comportare un disturbo clinico o una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo
o di altre aree importanti.
– Essere stabile e di lungo termine con esordio risalente almeno all'adolescenza o alla prima
età adulta.
– Non essere la conseguenza o l'espressione di un altro disturbo mentale.
– Non essere la conseguenza di effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione
medica.

Il DSM poi classifica i vari disturbi di personalità in tre raggruppamenti detti cluster:
• CLUSTER A: individui che appaiono bizzarri, strani, eccentrici.
– disturbo paranoide
– disturbo schizoide
– disturbo schizotipico
• CLUSTER B: individui che appaiono melodrammatici, emotivi, imprevedibili, contraddistinti da
un'alterazione affettiva e/o dal controllo degli impulsi.
– disturbo antisociale
– disturbo borderline
– disturbo istrionico
– disturbo narcisistico di personalità

• CLUSTER C: individui che appaiono preoccupati, paurosi, dipendenti, ansiosi, con problemi di
controllo emotivo.
– disturbo evitante
– disturbo dipendente
– disturbo ossessivo-compulsivo di personalità

CARATTERE: disposizione relativamente stabile di un individuo a cui si riconducono gli aspetti


più tipici e abituali del suo comportamento, che sono correlati sia con gli aspetti intrapsichici che
con quelli interpersonali. È un concetto molto vicino a quello di funzionamento della personalità. Si
denomina carattere tutto ciò che è sistematicamente classificabile in base a un principio teorico di
fondo.

TEMPERAMENTO: indica il trovare un accomodamento tra le varie tendenze (temperare,


mescolare nelle giuste proporzioni). È quasi impossibile cogliere il temperamento allo stato
originario oltre un'età precocissima e isolarlo quindi dai fattori biologici, sociali e psicologici che lo
influenzano, comportando già i primi rimescolamenti.
Ippocrate classifica i temperamenti secondo quattro umori corporei:
– sangue – temperamento sanguigno (Giove): socievole, iperattivo, tendente agli eccessi,
fisicamente ben in carne e solido
– flemma – temperamento flemmatico (Luna): linfatico, suggestionabile, tendenzialmente
obeso
– bile gialla – temperamento collerico (Marte): irritabile, suscettibile, aggressivo,
temerario, volitivo, stoico, spesso lungo e magro e con molta vitalità
– bile nera – temperamento melanconico (o atrabiliare) (Saturno): pessimista,
ipereccitabile, chiuso ed emotivo, ansioso, disponibile a sopportare

MECCANISMI DI DIFESA: processi psichici seguita da una risposta comportamentale che ogni
individuo mette in atto più o meno automaticamente quando affronta situazioni particolarmente
stressanti o quando deve mediare conflitti tra impulsi, desideri, affetti da un lato e proibizioni
interne e/o condizioni della realtà esterna dall'altro. I meccanismi di difesa intervengono sia nelle
condizioni di malattia che nei rapporti medico-paziente, insegnante-allievo, psicologo clinico-
utente, e simili. I meccanismi di difesa che intervengono in questi rapporti sono:
– Acting out: il soggetto agisce senza riflettere e senza tener conto delle possibili
conseguenze negative.
– Aggressività passiva: il soggetto esprime la sua aggressività verso gli altri in modo
indiretto e non dichiarato, manifestando ostilità e rancore in modo passivo.
– Ipocondriasi: il soggetto apparentemente chiede aiuto e si lamenta, ma rifiuta suggerimenti
e consigli ed esprime sentimenti nascosti di rabbia e ostilità.
– Scissione: il soggetto considera sé stesso e/o gli altri come completamente buoni o
completamente cattivi.
– Formazione reattiva: il soggetto sostituisci i propri pensieri, sentimenti e comportamenti
con altri diametralmente opposti.
– Negazione: il soggetto rifiuta di riconoscere aspetti evidenti della realtà esterna che sono
evidenti per gli altri.
– Rimozione: il soggetto affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attraverso
il non essere in grado di ricordare o il non essere cognitivamente consapevole di desideri,
pensieri o esperienze turbanti.
– Spostamento: l'individuo generalizza o indirizza su un soggetto meno minaccioso un
sentimento in realtà rivolto a un altro soggetto.
– Repressione: il soggetto evita volutamente e temporaneamente di pensare a problemi,
desideri, sentimenti o esperienze turbanti rimandando al momento giusto per affrontarli.
– Sublimazione: il soggetto affronta i conflitti incanalando sentimenti o impulsi
potenzialmente disadattivi verso comportamenti socialmente accettabili.
– Altruismo: il soggetto si occupa dei bisogni degli altri per soddisfare in parte i propri.
– Affiliazione: il soggetto affronta conflitti e stress rivolgendosi ad altri per aiuto o sostegno,
confidando così di sentirsi meno solo.
– Proiezione: il soggetto attribuisce ad altri i propri sentimenti, impulsi o pensieri non
riconosciuti.
– Identificazione: opposto alla proiezione, il soggetto tenta di assumere le caratteristiche
proprie di un altro individuo.
– Razionalizzazione: il soggetto escogita spiegazioni rassicuranti, anche se inesatte, per il
proprio comportamento o quello altrui.
– Intellettualizzazione: il soggetto utilizza eccessivamente il pensiero astratto per poter
evitare di provare sentimenti che lo disturbano.
– Regressione: di fronte a situazioni conflittuali, il soggetto ricorre a un comportamento
inadeguato alla propria età.
– Umorismo: il soggetto enfatizza gli aspetti divertenti o ironici del conflitto o della fonte di
stress.
CAPITOLO 14 – psicosomatica e disturbi somatoformi

Si dice psicosomatica una malattia somatica nella cui patogenesi è stata dimostrata una
significativa presenza di fattori mentali quali esperienze emozionali stressanti, fattori di personalità
e conflitti psicologici.
L'APA definisce psicosomatico tutto ciò che fa riferimento a una costante e inseparabile interazione
della psiche e del corpo.

Groos suggeriva che l'uomo è influenzato da forze fisiologiche di cui è inconsapevole. Ma che
determinano le sue reazioni. Se queste forze sono bloccate e non trovano uno sbocco, ne risulta una
malattia mentale.

Beneke – approccio psicosomatico moderno: le idee possono essere simbolizzate ed espresse


attraverso reazioni fisiche.

Psicosomatica di prima generazione


Si era sviluppata una particolare branca della medicina che ha individuato un gruppo di malattie
specificatamente psicosomatiche in cui le emozioni hanno un ruolo importante e gli organi
interessati hanno un'ampia innervazione neurovegetativa. Si ha un concetto unitario di corpo e
mente.

Psicosomatica di seconda generazione


• Il concetto unitario di corpo e mente viene abbandonato, preferendo una concezione dicotomica di
mente e corpo. Dunbar descrive gli individui impulsivi e avventurosi come soggetti ad alto rischio
di incidenti frequenti, contrapposti ai soggetti ambiziosi e autodisciplinati con buone capacità
progettuali che invece rimandano la soddisfazione dei bisogni immediati in funzione della meta che
si prefiggono.
• Il lavoro di Dunbar viene ripreso e sviluppato dalla Scuola di Chicago (Alexander, Schur,
Benedekt).
Alexander – nevrosi vegetativa: schema generale basato sull'inibizione degli impulsi aggressivi.
Non è il tentativo di esprimere un'emozione, ma è piuttosto la reazione psicologica degli organi
vegetativi a stati emozionali costanti e periodicamente ricorrenti.
• Freud ha contribuito grazie ai suoi studi sull'isteria e sulle nevrosi attuali e dalla sua scuola si
sono poi allontanati dei collaboratori fondando la Psicologia analitica e la Psicologia Individuale
Comparata.
• La Scuola di Marty sposta l'interesse sul malato psicosomatico affrontando lo studio della
struttura di personalità.

Nemiah & Sifneos – ALESSITIMIA:


– primaria: associata a deficit neurobiologici e neuroanatomici.
– secondaria: non ci sono difetti neurobiologici, quindi l'ipotesi eziologica comprende arresti
nello sviluppo, traumi dovuti a situazioni ambientali, situazioni socioculturali e fattori
psicodinamici.

BALINT: considera l'uomo malato nella sua totalità invece che una malattia isolata dal suo contesto
psicologico e sociale. Sottolinea le modalità di comunicazione e il rapporto che si stabilisce tra
medico e paziente sia a livello conscio che inconscio.
Gruppi Balint: lo scopo del lavoro di gruppo è aiutare il medico nella cura dei pazienti in cui la
conflittualità intrapsichica condiziona l'evoluzione della malattia somatica. Il materiale più usato è il
controtransfert del medico e il modo in cui utilizza la propria personalità e le proprie competenze
scientifiche.

LIPOWSKI: caratterizza la psicosomatica con elementi olistici e psicogeni. Riconosce


l'inseparabilità dei fattori psichici e somatici e degli effetti che hanno l'uno sull'altro. Per Lipowski
la psicosomatica si occupa:
– dello studio della correlazione tra i fenomeni psicologici e sociali con le funzioni
fisiologiche e delle interrelazioni tra fattori biologici e psicosociali con lo sviluppo;
– della cura del paziente secondo un approccio olistico (bio-psico-sociale), applicando
metodologie derivate dalle scienze del comportamento per prevenire e curare la sofferenza

EVOLUZIONE DEI CRITERI DIAGNOSTICI E CLASSIFICATIVI nell'area della


psicosomatica

• DSM I – influenzato dalla psicoanalitica, fa precisi riferimenti ai disturbi psicosomatici.


• DSM II – quest'area clinica viene inclusa nei disturbi psico-fisiologici automatici e viscerali.
• DSM III e IIIR – questa categoria viene definita come un insieme di fattori che incidono sulla
condizione fisica.
• DSM IV e IVTR – i fattori psicosomatici possono ora essere al centro dell'attenzione clinica,
anche se questa categoria non forma un disturbo mentale.

I disturbi somatoformi sono inclusi dalla terza edizione del DSM in poi e sono così definiti:
disturbi con sintomatologia somatica in cui non sono riconoscibili lesioni anatomiche o alterazioni
fisiopatologiche di sufficiente gravità da giustificare la severità dei sintomi o la compromissione
funzionale che ne deriva.
TRAUMA E PERDONO – MUCCI
Distinzione tra traumi dovuti a mano umana e traumi dovuti a catastrofi naturali perché il trauma
dovuto a mano umana rompe la “diade empatica”, si rompe la fiducia tra esseri umani.

Liotti: ogni relazione umana è una potenziale relazione di attaccamento (non solo quella con i
genitori).
Le catastrofi naturali possono causare PTSD, ma non disturbi di personalità (dissociazione), che
invece sono tipici della traumatizzazione primaria insieme all'iperarousal.

LIVELLI DI TRAUMATIZZAZIONE (man-made trauma):


– I livello – trauma relazionale infantile (Schore): cattiva sintonizzazione tra madre e
bambino, la madre non legge adeguatamente i segnali che esprime il bambino. Risulta in
attaccamento insicuro. L'attaccamento va oltre la semplice funzione di benessere e
sicurezza, infatti la madre regola anche l'ambiente socio-emozionale durante i primi stadi
dello sviluppo.
– II livello – grave trascuratezza, maltrattamento, abuso verbale, psicologico, fisico,
sessuale. Può risultare in attaccamento insicuro o disorganizzato.
– III livello – guerra, tortura, genocidio

Trauma e disturbo di personalità DIVERSO da PTSD perché:


– il PTSD non si forma in una continuata relazione affettiva. La traumatizzazione primaria
(early relational trauma, dissintonia ripetuta tra madre e bambino) porta a una disregolazione
affettiva di base e all'incapacità per il bambino di regolare i propri affetti negativi.
– Nel PTSD ci sono flashback, incubi ricorrenti e memorie intrusive; al contrario, la
dissociazione dipende dal fatto che per la coscienza è impossibile tenere insieme certi
contenuti e allo stesso tempo mantenere una relazione con il caregiver traumatizzante,
quindi le memorie vengono distaccate, tenute a parte rispetto alla coscienza per cui tutta la
personalità a livello affettivo e cognitivo ne esce deformata e disfunzionale.

Schore – modello clinico integrato: gli attaccamenti traumatici che si formano in un periodo
critico per l'organizzazione del cervello, creeranno una vulnerabilità durevole della disfunzione e, in
periodi di stress, una predisposizione al PTSD.

RISPOSTE BIOLOGICHE ALLA TRAUMATIZZAZIONE


Kindling: sistema per cui basta una soglia minima per l'attivazione della risposta.
La risposta tipica a uno stimolo che ricorda il trauma è un iperarousal fisiologico cronico che porta
a una ridotta capacità di usare simboli e fantasia per far fronte alo stress, così che il soggetto tende
poi a recepire lo stress come stato somatico invece che come evento specifico e risponde agli eventi
contemporanei come se il trauma del passato tornasse, le minacce diventano emergenze.
Disregolazione dei livelli di serotonina, arousal e aggressività, disregolazione del sistema
endogeno oppioide.
L'ambiente è fondamentale per riattivare gli stimoli che ricordano il trauma, per cui si può essere
molto competenti in un settore ed estremamente vulnerabili in un altro.

• Nei primati e nei ratti soggetti ad abuso e deprivazione, i maschi adulti diventano iperaggressivi,
mentre le femmine sono incapaci di proteggere sé stesse e i cuccioli, a volte anche facendo loro
male.
Schore – regolazione affettiva: l'ambiente sociale influenza tutte le funzioni adattive successive e
l'affetto è più importante della cognizione per lo sviluppo della personalità e del sé. Le forze
inconsce che guidano emozione, cognizione e comportamento hanno un'importanza critica. La
sintonizzazione psicobiologica e lo stress relazionale influiscono positivamente o negativamente
sulla maturazione. La sintonizzazione tramite cui la madre riconosce gli affetti del bambino
permette al bambino di riconoscere il suo Sé e capire i propri bisogni, passando così da una
regolazione esterna degli affetti a una regolazione interna (il borderline non lo sa fare).

Schore – inconscio: l'inconscio si identifica con la memoria implicita e l'emisfero destro e


indirizza i nostri comportamenti senza che ne siamo del tutto coscienti. La memoria implicita
raccoglie le prime memorie del bambino, quando l'ippocampo non è ancora del tutto formato, e
sono memorie sensoriale non codificabili linguisticamente (almeno non prima dei 3 anni).
L'emisfero destro è connesso con il corpo e il sistema nervoso autonomo e si forma prima del
sinistro. Le esperienze di attaccamento formulano e modulano l'emisfero destro.

Mancia – inconscio non rimosso e memoria implicita: a differenza della rimozione di Freud che
avviene negli adulti, un trauma che avviene in un bambino molto piccolo (prima che ci sia la parola
e che le aree della memoria siano mature) viene immagazzinato nella memoria implicita, nel
cervello e nel corpo e non è richiamabile verbalmente. Quindi il trauma non è immediatamente
presente per il paziente e può essere recuperato solo se ci sono condizioni di fiducia, sicurezza
e comunicazione autentica tra paziente e terapeuta. Sono importantissimi gli elementi non verbali
della comunicazione nel rapporto paziente-terapeuta.

DIFESE PRIMARIE (primitive) e SECONDARIE (più evolute)

Trauma fantasmatico: da Freud in poi per molto tempo (a parte Ferenczi) ci si è concentrati solo
sulla componente intrapsichica del trauma, senza preoccuparsi abbastanza dell'evento reale. Al
giorno d'oggi invece ci si concentra anche sul trauma reale.
Freud chiamava l'abuso “seduzione” e credeva che i sintomi isterici non fossero espressione del
trauma subito, bensì del conflitto tra desideri inconsci e difese dell'io.

Ferenczi – trauma reale: è in disaccordo con Freud su due punti:


– il trauma è reale: la realtà ha un peso molto maggiore del fantasma nella patogenesi.
– la terapia deve essere più empatica: necessità di un terapeuta benevolo, attento e
soccorrevole attraverso cui viene effettuata una riparazione.

Ferenczi – terapia attiva: con pazienti molto gravi (borderline) è necessario essere molto presenti
e coinvolti non solo con la mente ma anche con il corpo e l'intuito, con gli elementi preverbali e non
solo con quelli intellettuali. La terapia non deve essere solo interpretazione ma anche esperienza
della relazione, per cui è importantissimo anche il transfert-controtransfert.

• Nel trauma (abuso) la vittima prende dentro di sé anche le emozioni dissociate dell'aggressore, il
suo senso di colpa scisso e la sua aggressività.

Dissociazione: “frammentazione” per Ferenczi. Le parti emotive e cognitive non sopportabili


vengono lasciate al di fuori della coscienza. Perché riaffiorino è necessario un terapeuta totalmente
dedito e sintonizzato, sensibile e attento che crea un canale attraverso cui le memorie traumatiche
dissociate ed implicite trovano il modo di essere espresse.
• Ferenczi spiega il processo per cui l'aggressore da esterno diventa interno.

• Ritraumatizzazione: è ancora più grave perché quando il bambino si confida e non viene creduto
perde totalmente la fiducia nell'adulto e l'unico modo per sopravvivere è distorcere la realtà.

Fattori che intervengono a definire il significato e la gravità del trauma:


– presenza o assenza di una figura di attaccamento
– qualità dell'attaccamento
– significato sociale o culturale dell'evento
– presenza o assenza di relazioni intorno al traumatizzato
– durata, ripetitività e gravità dell'evento
– età precoce del traumatizzato

FERENCZI
– Crede alla realtà delle vittime (opposto alla visione fantasmatica del trauma).
– Spesso l'ambiente ostile che circonda il bambino fa sì che alla fine egli stesso distorca la
realtà e creda che l'evento non sia accaduto davvero. Spesso questo accade anche perché i
caregiver stessi dissociano o negano (meccanismo di difesa).
– Il bambino spesso sente di dover mantenere il silenzio per una sorta di fedeltà all'abusante.
– Il bambino piuttosto che considerare cattivo l'ambiente, considera cattivo sé stesso.
– Il bambino, negando lui stesso l'accaduto, perde il contatto con il proprio corpo e si
identifica con l'aggressore (sé alieno), interiorizzando la sua aggressività e il so senso di
colpa dissociato (se è il caregiver ad abusare).
– L'aggressività interiorizzata può essere rivolta verso gli altri o verso sé stessi (molto
evidente nei borderline che si tagliano, hanno un rapporto complesso col cibo e tentano il
suicidio).
– Ferenczi parla sempre solo di dissociazione (processo automatico che si innesca anche in un
bambino molto piccolo, allontana dalla coscienza parti di storie o sensazioni non contenibili
dentro il Sé, come isole scisse), mai di rimozione (riguarda una struttura più matura, quella
di un soggetto adulto e implica la capacità di simbolizzazione).

• Terzo termine: madre che non vede, o nega, o sta zitta, perché non può accettare. Comporta una
seconda traumatizzazione che può essere quasi più grave degli eventi violenti stessi perché annulla
la fiducia nell'altro e nel mondo degli adulti.

ENACTMENT (Bromberg e Schore): evento diadico in cui terapeuta e paziente vengono legati
tra loro attraverso un modo dissociato di relazionarsi. È un fenomeno intrapsichico recitato però sul
piano interpersonale. È un'azione in seduta non prevista che può derivare da un errore dell'una o
l'altra parte, ma che implica sempre una comunicazione inconscia tra le due menti. Le due menti
“inscenano” dentro la terapia, in quel setting, in quella seduta, qualcosa che rimanda ai propri
vissuti entro la cornice del transfert-controtransfert.
L'emisfero destro è fondamentale nell'enactment in quanto sede dell'inconscio, attraverso cui le due
menti dialogano.
Gli enactment sono la ripetizione dei nostri modelli interni profondi (impliciti, inconsci nel senso di
memoria implicita) e indicano la comunicazione attiva tra terapeuta e paziente.
L'enactment avviene anche tra genitori e figli.

• Dietro un paziente, specie se borderline, c'è sempre prima di tutto un trauma relazionale dovuto
alla mancata sintonizzazione con la madre, più che un trauma vero e proprio come un
maltrattamento, un abuso, ecc.

COGNITIVISTI:
– è impossibile dimenticare il trauma
– è possibile formare falsi ricordi in laboratorio

TERAPEUTI A ORIENTAMENTO PSICOANALITICO:


– la dissociazione, usata come difesa, impedisce di ricordare (inteso come portare alla
memoria esplicita, verbalizzare)
– se il trauma è precedente alla parola, allora non è stato immagazzinato secondo una codifica
verbale. Questo significa che non lo si può andare a riprendere, ma che il ricordo torna in
contesti simili tramite elementi sensoriali, corporei e altri elementi preverbali

MEMORIA
Tulvin & Thomson – principio della specificità della codifica: se manca il codice di accesso, le
informazioni non sono disponibili. È il motivo per cui è quasi impossibile ricordare le info
immagazzinate prima dei due anni.

• Gli eventi stressanti rendono il ricordo più acuto fino a una certa soglia, oltre la quale si ha invece
un effetto contrario e non si ricorda (a causa di un danno all'ippocampo dovuto agli ormoni dello
stress attivati dall'amigdala: l'ippocampo può essere più piccolo persino nella seconda generazione).

Loftus: dare informazioni ingannevoli influenza il modo in cui si ricorda l'evento.

Van der Kolk – ripetizione traumatica: chi è stato trascurato o abusato da bambino può aver
bisogno di una stimolazione esterna del sistema degli oppioidi endogeni molto più alta per calmarsi
rispetto a chi ha ricevuto cure migliori e si calma più facilmente. Quindi questi soggetti
neutralizzano il proprio iperarousal attraverso una serie di comportamenti di dipendenza, inclusa
anche la riesposizione a situazioni traumatiche (anche i tagli).

La cura passa attraverso la parola perché dare un'etichetta linguistica a un'emozione fa sì che
l'amigdala venga calmata. Non bisogna arrivare a parlare del trauma troppo presto e soprattutto non
vanno mai fatte troppe domande, intrusioni o curiosità altrimenti si ha una seconda
traumatizzazione: deve essere il paziente a guidarci.

Per riparare il trauma durante la terapia c'è bisogno anzitutto di un terapeuta sensibile e
totalmente sintonizzato. Le memorie traumatiche dissociate devono esser rintracciate ed elaborate e
bisogna poi sostituire le esperienze negative impresse nei MOI (schemi rappresentativi di sé e
dell'altro) con esperienze diverse da quelle che ci hanno segnato.•

TERAPIA:
– Ricostruzione del trauma nei dettagli: serve, oltre che per la restituzione della verità
storica, a creare un rapporto di sicurezza e recuperata fiducia nell'altro, relazione essenziale
per poter accedere alla memoria implicita.
– La ricostruzione delle caratteristiche fondamentali del trauma e dell'evento reale sono
fondamentali non solo per la vittima ma anche per le generazioni successive in quanto ciò
che viene dissociato dalla coscienza viene recepito dai figli e passato alla generazione
successiva, anche se il paziente non è cosciente di queste cose dissociate.
– ATTACCAMENTO: l'attaccamento è il momento in cui nel genitore si riattiva il proprio
sistema di attaccamento rispetto al proprio genitore, per cui i traumi relazionali non
metabolizzati possono essere passati al figlio.
– Contatto con le emozioni: il paziente si riconfronta con le emozioni negate o dissociate e
può metterci tutto il tempo di cui ha bisogno. È fondamentale che dia un nome alle emozioni
perché spesso queste sono legate anche al corpo e si disattivano grazie alla semplice
etichettatura linguistica.
– La RABBIA è importantissima perché la vittima deve usare tutte le sue energie vitali per
combattere il persecutore. A un certo punto però bisogna andare oltre la rabbia, perché
rimanere legati a essa significa continuare a rimanere legati al persecutore e alla rabbia che
ha messo dentro di noi, vuol dire essere in realtà rimasti al ruolo della vittima. Superata la
rabbia, bisogna fare un lutto per ciò che non c'è stato (una certa infanzia, un certo tipo di
genitore, l'amore) e questa è una fase risolutiva e riparativa che genera la possibilità di un
nuovo cammino, libero, diverso da quello che era per la vittima.

Laub – generazioni traumatiche: i traumi si trasmettono tra le generazioni per via inconscia,
anche tramite il silenzio, ovvero con il passaggio delle parti dissociate da genitore a figlio.

Kogan: il figlio può inconsapevolmente ripetere questioni connesse al trauma dei genitori . Se il
genitore è emotivamente inaccessibile, alessitimico, il figlio impara a rispondere ai bisogni del
genitore, non ai propri. Il figlio può identificarsi con una figura morta della vita del genitore (spesso
ne porta anche il nome), caricandosi un passato che non è il proprio e ricevendo le identificazioni
inconsce dei genitori.

Connectedness: l'importanza dei legami umani e del senso di appartenenza a una comunità di
essere sensibili legati da valori comuni per i quali ci si impegna.

PERDONO: fase che viene dopo la rabbia e dopo il lutto per quello che non c'è stato. Il perdono è
un atto simbolico intrapsichico che si rivolge a parti del Sé (infatti il persecutore è internalizzato).
Perdonare significa recuperare quelle parti di noi su cui pesava la distruttività che avevamo
incamerato. Ora il persecutore passa sullo sfondo e non ha più alcuna presa su di me, e adesso lo
vedo nella sua forma umana di miseria e disperazione.
Il perdono non può risultare da un atto di volontà, come fanno i cognitivisti che lo costruiscono a
tavolino. Il perdono è invece un atto gratuito segno della nostra resilienza ed è la conseguenza di un
profondo lavoro sulla propria vita.
Il perdono non è un fatto sentimentale, ma è una perdita (dar via qualcosa) che libera la vittima.
Testimoniare il trauma, poi, crea la possibilità del recupero del legame empatico con gli altri, anche
con quelli che erano nostri nemici.
Perdono inteso come assenza di rancore e di desiderio di vendetta.

“Resilienza anche come speranza per il futuro che genera però capacità di resistenza e adattamento positivo e reazione
costruttiva nell’immediato, nel presente. E’ fondamentale avere una visone del futuro. Se non c’è bisogna costruirla,
non come una vano sperare non realistico ma come quotidiana costruzione e flessibilità nello sforzo di raggiungere
obiettivi condivisibili e positivi per la società (empatia solidarietà capacità di lavorare per uno scopo insieme agli altri,
capacità di acquisire la considerazione del punto di vista dell’altro).”

• Il terapeuta deve essere sì neutrale, ma non moralmente: il terapeuta deve essere pronto a
schierarsi e a difendere il paziente.

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