Paolo Sorrentino ritorna a Napoli e lo fa mettendo in scena il suo
film più intimo e maturo.
Viene messo da parte l’astruso citazionismo, da molti poco apprezzato, e si assiste ad una rappresentazione semplice e appartenente a una dimensione molto privata.
La città di Napoli riveste un ruolo centrale e ci viene mostrata in
tutte le sue sfaccettature. L’evocativo elemento folcloristico con Enzo Decaro nel ruolo di San Gennaro e il munaciello che appare alla bellissima zia Patrizia (Luisa Ranieri). Il mare che fa da sfondo ad una piacevole giornata in famiglia, con l’intermezzo di un inseguimento ai contrabbandieri di sigarette, e che termina con il nudo armonico di Luisa Ranieri, 47 anni! E, ovviamente, la passione per il calcio, quasi ossessiva e che raggiunge l’apice con l’arrivo di Maradona, “tredici miliardi di fideiussione”, collante della famiglia e di una città intera. Oltre ai luoghi sono presenti anche tutti i personaggi di questo “presepio a grandezza naturale” che è la città di Napoli. La nobildonna decaduta, la baronessa, vicina di casa degli Schisa che avrà il compito di far diventare grande Fabietto (Filippo Scotti) dopo la morte dei genitori, interpretati in maniera magistrale da Toni Servillo, vero e proprio feticcio del regista, e Teresa Saponangelo. Il criminale, Armando che fa il contrabbandiere ma sogna di guidare i motoscafi offshore. L’omaggio sincero al cinema: Fellini, cacciatore di donne e Antonio Capuano, fonte di ispirazione per il protagonista.
Fabietto Schisa ragazzo introverso e sognatore disilluso, viene
interpretato da Filippo Scotti che riesce a trasmetterci in maniera ineccepibile gli stati d’animo del protagonista. Uno dei punti di forza, se non il principale, di questo film è dato dai suoni. Non le canzoni che, contando Napule è che accompagna i titoli di coda, sono due o tre in tutto il film, ma i rumori talmente evocativi da emozionare. I fischi dei genitori-piccioncini che, nonostante un rapporto non privo di ombre, sono carichi di romanticismo. Il mare, il vento, il motore del motorino e l’indimenticabile, onomatopeico “tuf, tuf”.
Un film catartico che consiglio di vedere, preferibilmente in sala,
soprattutto a chi non ha apprezzato i precedenti lavori del regista. Sorrentino ci ha regalato un capolavoro e, sebbene la competizione non sarà facile, ai prossimi Oscar ha grandi probabilità di ripetersi.
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