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Cipolla CAP III-V

Carlo Cipolla nasce nel 1922 e muore nel 2000. Studia economia attraverso la società nel
tempo e scrive alcuni libri tra cui: Contro un nemico invisibile in cui parla di epidemie e strutture
sanitarie nell'Italia rinascimentale; Il burocrata e il marinario in cui parla della burocrazia nella
Toscana del Seicento che controllava gli sbarchi a Livorno per evitare nuove pandemie, causa
di crolli economici; Allegro ma non troppo in cui mostra il suo senso dell'umorismo e bacchetta
la società umana.
Cipolla spiega la differenza fra romanziere e storico. Il romanziere, pur partendo da fonti
storiche, ad un certo punto si distacca dall'avvenimento storico per inventare fatti fittizi ed
aggiungere personaggi al fine di mostrare l'intervento della divina provvidenza. Un esempio di
romanziere è Manzoni.
Lo storico al contrario deve attenersi scrupolosamente alle fonti del tempo e deve saperle
analizzare con attenzione. Inoltre lo storico deve ricostruire il passato sulla base di criteri
rigorosi: pur non essendo presenti documenti, la storia c'è comunque stata, oppure può essere
stata distrutta volontariamente o involontariamente. Un esempio di storico è Le Goff.
Per uno storico la parte più complessa è la raccolta delle fonti perché:
1. La documentazione può non essere stata prodotta
2. Se è stata prodotta può essere stata distrutta volontariamente
3. Può essere stata accidentalmente distrutta o dispersa
I motivi delle distruzioni volontarie possono essere diversi, ad esempio:
1. Per separare l'utile dall'inutile, come per l'archivio della Repubblica di Venezia dove i registri
occupavano troppo spazio e ad un certo punto gli archivisti iniziano ad eliminare i documenti
definiti inutili al tempo
2. Per la damnatio memoriae, che avveniva ad esempio quando un condottiero tradiva la città e
la sua memoria veniva condannata all'oblio
3. Durante la guerra venivano spesso distrutte le radici di un popolo, e quindi anche le sue
opere d'arte e gli archivi
Le cause delle distruzioni involontarie possono essere altrettanto varie, come incendi,
terremoti ed alluvioni che erano generalmente i motivi principali; inoltre la documentazione si fa
più lacunosa se si studiano epoche più remote, e lo storico deve impegnarsi per non lasciar
sfuggire niente dalla sua ricerca.
Nei secoli XVIII e XIX si sviluppa una branca, l'archeologia industriale, utile per la ricostruzione
accurata della Rivoluzione Industriale, proprio perché i dati archeologici sono di primaria
importanza a differenza dei documenti letterari che spesso sono contraddetti.
Verso la fine del XVII secolo si inizia a fare una netta distinzione fra quelle che sono le fonti
primarie e secondarie e come devono essere utilizzate, tenendo conto del fatto che una fonte
può essere sia primaria che secondaria in base al contesto. Ad esempio le Cronache di
Giovanni Villani, in cui si parla delle relazioni con l'Inghilterra, per noi è una fonte primaria -
tuttavia l'inghilterra utilizzerebbe questa fonte come una fonte secondaria poiché prodotta fuori
dal proprio territorio. Uno storico in genere si rifà alle fonti primarie.
Le fonti inoltre possono essere narrative e documentarie: le fonti narrative riguardano diari e
biografie, mentre le fonti documentarie riguardano atti pubblici, lettere e statuti.
La critica delle fonti si basa su alcuni punti fondamentali legati tra loro:
1. L'interpretazione letterale dei testi
2. L'interpretazione sostanziale o contenutistica degli stessi
3. La determinazione della loro autenticità
4. La specificazione del grado di attendibilità
Le fonti possono inoltre essere:
1. False con contenuto falso
2. Genuine con contenuto falso
3. Genuine con contenuto veritiero
4. False con contenuto veritiero
Questi quattro tipi di fonti possono presentarsi ad uno storico anche durante la consultazione di
fonti primarie. Per valutare l'autenticità di una fonte quindi lo storico sottopone la fonte a
duplice critica:
1. Una critica esterna in cui viene valutata la forma esteriore del documento (scrittura,
sigillo...);
2. Una critica interna in cui viene valutato il contenuto del documento, per cui si distinguono
fonti falsificate intenzionalmente da fonti contenenti informazioni false non intenzionalmente.
La prima domanda che lo storico si pone è per quale motivo un documento sia stato scritto:
- L'edizione critica Prima dell'invenzione della stampa a caratteri mobili (XV. secolo) i testi
venivano riprodotti dai copisti, i quali potevano commettere degli errori che si ripresentavano
nelle copie successive; un testo ricostruito è un'edizione critica.
- Lo storico economico C'è una sorta di identità fra storia economica e quantitativa che si
basa su ricostruzioni storiche su dati ottenuti tramite operazioni matematiche, quindi spesso lo
storico economico deve cercare di determinare il margine di errore (ovvero la mancanza di
accuratezza dei dati) tenendo conto del fatto che nell'antichità si tendeva all'approssimazione,
mentre l'uso preciso dell'espressione numerica si diffonde in Europa nel XVIII. secolo.
Lo storico lavora con il presupposto di essere capace di ricostruire e capire i fatti del passato.
Bisogna ricordare che lo storico in genere trae i dati dalle fonti e non potendo recuperare la
globalità degli eventi del passato deve operare delle scelte. Se però uno storico è convinto che
le cose siano andate in modo differente da come le racconta non è uno storico, ma un falsario.
Indipendentemente dal tipo di fonte (documentaria, narrativa, archeologica...) essa rappresenta
comunque uno "schermo" tra lo storico e il passato.
Werner Sombart scrive che i fatti hanno bisogno di un'idea unificante che li tenga insieme.
L'idea unificante è il "modello" o anche una teoria, senza la quale però uno storico non
potrebbe organizzare i suoi dati in maniera logica.
In Europa, non tenendo conto della scuola storica degli economisti tedeschi dell'Ottocento, gli
storici economici erano deficienti sul piano teorico a differenza degli storici dei paesi
anglosassoni, dove vi era l'abitudine più corretta all'uso di termini economici.
L'economia ha un modo di pensare "universale" e ciò comporta:
1. Elasticità e creatività mentale, capacitò di creare modelli adatti all'epoca studiata;
2. La profonda conoscenza del contesto storico in cui si inserisce la vicenda studiata.
La ricostruzione di questi paradigmi potrebbe risultare banale ma non lo è, in quanto lo storico è
sempre influenzato dai teoremi del suo tempo.
Essendo l'economia una branca della logica (Keynes) gli storici di formazione storica non
possiedono tale logica e spesso in mancanza di una logica economica sono portati a collegare
elementi che si escludono a vicenda. Questo problema è sorto maggiormente in Europa, in
quanto gli storici anglosassoni, pur non avendo una formazione di tipo economico, grazie ai
termini specifici riuscivano a realizzare discorsi validi.
Un bravo storico non deve commettere 4 errori:
1. Semplicismo: La storia non deve essere spiegata come un semplice resoconto, poiché la
storia dell'uomo è articolata e complessa nonostante la sua resti una semplificazione della
realtà. Lo storico di valore è colui che realizza una costruzione semplificata della realtà facendo
comprendere al lettore che la realtà è però molto complessa rispetto a ciò che racconta. Uno
storico prende in considerazione molte più variabili rispetto ad un economo, tuttavia la sua
descrizione sarà sempre una visione parziale della realtà.
2. Ex-postismo: È molto semplice incorrere in questo errore poiché il senno di poi condiziona
ogni trattazione storica. La pura descrizione non soddisfa, si cerca anche la spiegazione, una
causa nella ricostruzione storica che tuttavia deve essere utilizzata il minimo indispensabile
perché nella ricostruzione storica non si può verificare quali sarebbero state le conseguenze se
le scelte fossero state diverse; il problema dell'ex-postismo è quindi nascondere invece di
illustrare il problema decisionale, costante della vicenda umana. È importante ricordare che gli
uomini del passato avevano a che fare con delle opzioni a scelta, mentre noi possiamo valutare
i risultati a lungo termine di quelle scelte poiché beneficiamo della prospettiva storica.
3. Tesismo: Mentre gli storici sono abitualmente severi nel criticare le fonti, non sempre
esercitano la stessa severità critica nei confronti di ciò che essi scrivono. Una forma di tesismo
è rappresentata dalla ricostruzione storica condizionata da un'ideologia. Nell'ultimo secolo le tue
ideologie più persuasive sono state il nazionalismo il marxismo. Ci sono storici che sono che
sanno esercitare un adeguato controllo sulle proprie convinzioni e altre che fanno della
ricostruzione storica il campo di battaglia delle loro condizioni convinzioni politiche religiose e
sociali.
4. Storicismo: È il riconoscimento che ciascuno di noi vede il passato da un punto di vista
specifico, o comunque condizionato dalla nostra posizione nella storia, e tutto ciò comporta
grossi rischi di soggettivismo. Il problema epistemologico posto dallo storicismo è
particolarmente arduo per lo storico economico. Prima del Settecento non esisteva un corpo
dottrinale per l'analisi del fenomeno economico. Se si scrive in storia economica lo si fa
proiettando nel passato concezioni moderne, ma è importante evitare gli estremi di storicismo e
di presentismo in quanto non sarebbe anacronistico spiegare i fenomeni economici del passato
facendo uso di strumenti concettuali della logica economica odierna.
Abbiamo visto che i dati ed i fatti usati dallo storico sono frutto di una scelta, ed anche il modello
teorico adoperato nell'interpretazione dei fatti è di natura soggettiva. Tutto ciò sembra
implicare che la ricostruzione storica sia un'interpretazione intellettuale priva di oggettività. Il
ricercatore onesto modifica la propria problematica iniziale attraverso le fonti. Per quanto
riguarda la scelta dei fatti il ricercatore non può muoversi in modo arbitrario. Un buon lavoro di
storia economica, così come qualsiasi altra disciplina, è risultato di intelligenza ma anche di
onestà intellettuale. Il modello teorico è importante ma dobbiamo tener conto che pure
introducendo elementi ex-ante un modello non è mai sufficientemente completo.
In aggiunta ai "quattro -ismi" c'è una specie di "black hole": in molti ambiti (storia economica,
antropologia, sociologia…) siamo condannati a restare alla superficie senza poter andare in
fondo.
Scrive Cipolla: "Vediamo le punte degli iceberg ma restiamo all'oscuro di quanto sta sotto" e la
spiegazione è che mancano gli strumenti concettuali analisi analitici adatti. Vediamo società
creative che crescono e società suicide che declinano, ma di entrambi i fenomeni possiamo
solo descrivere le apparenze in quanto restiamo ignoranti di ciò che sta dietro le apparenze
stesse".
Infine un altro grande problema è quello della comunicazione tra storico e lettore. Tutto ciò
che fa uno storico non è a proprio beneficio, ma il suo scopo è comunicare ad un pubblico che
non è sempre omogeneo. Se uno storico si rivolge ad un altro storico, quest'ultimo può colmare
dei vuoti in quelle che sono le sue conoscenze iniziali; se si rivolge ad un pubblico più vasto le
capacità di colmare vuoti rimane quanto più limitata. Se uno storico tenta di spiegare gli effetti di
un'inflazione sarà più compreso da chi ha vissuto un'esperienza simile rispetto a chi ha vissuto
sempre stabilità monetaria.
Anche il linguaggio rappresenta una problematica poiché esso è cambiato nel corso del tempo,
e per descrivere correttamente una società ad esempio occorrerebbe aprire una parentesi
esplicativa ad ogni parola, il che sarebbe impossibile. Gli storici migliori però offrono al pubblico
una descrizione dettagliata e accurata, sapendo produrre il senso della prospettiva storica e
della complessità della vicenda umana; sanno trasformare il lettore da entità passiva in
partecipe attivo e saper fare questo non è solo scienza ma anche arte.

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