Sei sulla pagina 1di 13

ISTOLOGIA

Citologia: studia la cellula ed i suoi componenti.


Istologia: studia la morfologia dei tessuti e la loro funzione.

Etimologia: istos (tessuto) + logos (parlare di).


Studia i principali 4 tessuti (epiteliale, connettivo, muscolare, nervoso), formati da un’associazione di
cellule, deputate a svolgere un ruolo specifico nella struttura e nella funzione dell’organismo. Negli
organismi pluricellulari sono rare le cellule isolate. Più cellule formano un tessuto, più tessuti formano un
organo, più organi un apparato o un sistema.

L’istologia si avvale dell’utilizzo dei microscopi. Esistono 2 tipi di microscopi:


• SEM (a scansione): ha potere risolutivo più basso rispetto al TEM, ma consente di valutare il
rilievo degli oggetti ed è per questo utilizzato per studiare la superficie delle cellule. Si ricopre la
cellula d’oro, si manda un fascio di elettroni, che viene deviato dal rivestimento e in base
all’angolo di deviazione viene ricostruita l’immagine al computer.
• TEM (a trasmissione): fornisce un’immagine che deriva dall’attraversamento delle strutture
biologiche da parte degli elettroni, che possono più o meno attraversare le parti della cellula (per
esempio il nucleo non può essere attraversato).

Fissazione: inclusione o congelamento


Le cellule dei tessuti non possono sopravvivere a lungo al di fuori dell’organismo, sia perchè non
sussistono più le corrette condizioni ambientali, sia perché i tessuti vengono invasi da microrganismi. Si
viene dunque a creare un processo di alterazione che deve essere assolutamente evitato. Per questo motivo
sono state messe a punto una serie di procedure, dette fissazione, che tendono a “fissare”, bloccare il
tessuto nello stato in cui viene espiantato, indurendolo e preservandolo. I tessuti appena prelevati
vengono trattati con composti chimici quali alcoli e aldeidi.

Un altro processo molto importante ai fini dello studio cellulare è l'inclusione: i frammenti di tessuto per
poter essere osservati al microscopio devono essere sezionati sottilmente al microtomo (affettatrice), ma
non è possibile sezionarli freschi, in quanto la loro consistenza non lo consente; per questo motivo si
procede ad includere il frammento in un materiale, per lo più paraffina (cera), dotato di un’adeguata
consistenza. L'inclusione richiede quindi la penetrazione all'interno della cellula di sostanze apolari
(paraffina). Essa però è costituita prevalentemente da acqua (polare). Prima di procedere all'inclusione è
dunque necessario disidratare il tessuto, allontanando la componente acquosa utilizzando dell'alcol, che è
anch'esso insolubile in paraffina. Una volta allontanata l'acqua, si procede alla rimozione dell'alcol
attraverso sostanze quali benzene o xilene.

Il congelamento rapido in azoto rappresenta un sistema alternativo per la conservazione del materiale
biologico per ottenere in tempi brevissimi sezioni di tessuti. A tal proposito si utilizza il criostato,
strumento che congela, dotato di microtomo.

Per analizzare il sangue, invece, si utilizza il metodo dello “smear”, che differisce dagli altri protocolli
perché nessun taglio è necessario. Si mette una goccia su un vetrino e la si spalma su di esso.
Sezionamento e colorazione
Il sezionamento è molto importante, in quanto, a seconda di esso, noi vediamo un’immagine diversa in
2D di un tessuto 3D. Le sezioni più utilizzate sono: longitudinale (verticale), trasversale (orizzontale),
obliqua, tangenziale (superficiale), che può essere a 8 o a mascherina (quando viene tagliato un tubo
ripiegato su se stesso). Spesso in istologia vi sono gli artefatti, ovvero degli errori dovuti al taglio.

Essendo le nostre cellule sostanzialmente trasparenti (perché costituite in gran parte di acqua), sono
invisibili al microscopio e per questo è necessario colorarle.
• Le componenti acide dei tessuti si colorano mediante coloranti basici, per questo dette basofile
(amanti dei basici). L’ematossilina colora in blu la cromatina del nucleo.
• Le componenti basiche si colorano mediante coloranti acidi, per questo dette acidofile o
eosinofile (amanti degli acidi). L’eosina colora in rosa/rosso alcune parti del citoplasma.
La colorazione indicata con la sigla EE è quella con ematossilina‐eosina.

Immunoistochimica
Quando occorre distinguere molecole tra loro molto simili dal punto di vista chimico si utilizza
l’immunoistochimica, che sfrutta la capacità degli anticorpi di distinguere differenze anche minime tra una
proteina e l’altra. Gli anticorpi sono proteine prodotte dai linfociti con funzione immunitaria e sono in
grado di legarsi ad altre proteine in maniera specifica. Iniettando la proteina da studiare, induciamo i
linfociti a reagire contro questa proteina a loro estranea (antigene), producendo anticorpi che la
riconoscano e che si vanno a legare ad essa. Ma essendo anche l’anticorpo una molecola non è di per sé
visibile al microscopio. Si va dunque a legare ad essi un fluorocroma, che non altera la conformazione
dell’anticorpo e che, se colpito da raggi ultravioletti, diventano visibili al microscopio a fluorescenza,
formato da un laser, che eccita, e da un rivelatore, che vede l’emissione di luce. La fluorescenza è quella
capacità di assorbire energia e restituirla sotto forma di luce su un’altra lunghezza d’onda. Essa può
anche essere intrinseca, dove non c’è bisogno dell’utilizzo degli anticorpi.

Come riconoscere i vari tipi di tessuto?


• Connessione cellulare/ matrice extracellulare: nel mio tessuto le cellule sono azzeccate le une
alle altre (epiteliale o muscolare) o c’è matrice (tessuto connettivo)?
• Forma delle cellule: sono cuboidi, colonnari, schiacciate, irregolari? Per le ghiandole oltre la
forma delle cellule bisogna anche vedere gli adenoidi (raggruppamenti cellulari).
• Posizione e forma dei nuclei: schiacciati, ovoidi, al centro o alla base della cellula?
• Secrezione (per le ghiandole): cosa secerne? Sostanze mucose, lipidiche?
• Specializzazioni cellulari (ciglia, sterociglia, microvilli)

Non bisogna mai riconoscere solo ed esclusivamente grazie al colore, in quanto esso dipende dalla
colorazione che noi facciamo.

Per confrontare le dimensioni bisogna prendere come riferimento il nucleo o un eritrocita.


EPITELI
• È un tessuto costituito da cellule fittamente stipate tra loro, con scarsissima sostanza
extracellulare.
• Poggia su una membrana basale, sottile strato proteico, che lo separa dal tessuto connettivo
circostante.
• Non è vascolarizzato, quindi non ci sono vasi o nervi, ma a volte vi sono terminazioni nervose.
• Gli epiteli ricoprono le superfici interne e esterne del corpo, per questo soggetti a maggiore
usura, dunque si rigenerano più velocemente. 95% dei tumori viene da epiteli.
• Ci sono più strati che formano una barriera con specifiche funzioni.
• Funzione di protezione (es. pelle) o di scambio di sostanze (es. intestino, polmoni…)
• Tutte le cellule epiteliali hanno una facciata superiore che delimita uno spazio aperto, chiamato
lume, sempre di colore bianco.
• Derivano da tutti e 3 i foglietti embrionali: ectoderma, endoderma e mesoderma
• Le cellule del tessuto epiteliale vengono nutrite dalle sostanze trasportate dal tessuto connettivo
sottostante.

Possono essere suddivisi in base alla loro funzione in 3 tipi:


• Di rivestimento: sono così chiamati perché rivestono le superfici corporee. Sono costituiti
principalmente dagli epiteli di rivestimento della pelle/cute (che riveste la superficie esterna del
corpo), delle membrane/tonache mucose (ricoprono le superfici delle cavità comunicanti con
l’esterno: tubo digerente, apparato respiratorio, vie urinarie e genitali) e sierose (ricoprono le
grandi cavità che non comunicano con l’esterno: pleure, ovvero le 2 membrane che ricoprono i
polmoni, pericardio, ovvero la membrana che riveste il cuore, e peritoneo, ovvero la membrana
che riveste la cavità addominale) e dei vasi sanguigni e linfatici. In tutte queste sedi l’epitelio di
rivestimento poggia su un tessuto connettivo sottostante.
• Ghiandolari o secernenti:
• Sensoriali: è costituito da cellule disperse negli epiteli di rivestimento, che hanno la funzione di
ricevere e trasmettere determinati stimoli esterni alle cellule del tessuto nervoso. Non sono
cellule nervose (non hanno l'assone), tuttavia, sono avvolte dalle espansioni terminali di fibre
nervose appartenenti a neuroni di senso. Sono rappresentate dalle
o cellule gustative: sono per lo più presenti sulla lingua e hanno la funzione di recepire il
gusto. Nella papilla gustativa sono presenti delle strutture, formate da più cellule a forma
di clava, che hanno la forma di calici, i cosiddetti calici o bottoni gustativi. Essi hanno
nella zona apicale dei microvilli, che aiutano a percepire gli stimoli esterni e li trasmettono
alle terminazioni nervose, che abbracciano queste cellule. Le cellule basali vanno a
formare strutture che si collegano ai recettori del nervo linguale: le terminazioni nervose
sensoriali penetrano dentro i calici e si sfioccano. Le sostanze della stessa tipologia, ovvero
amaro, dolce e salato, evocano percezioni simili. La risposta alla sensazione gustativa può
essere influenzata da stati patogeni: disgeusia (alterazione del senso del gusto), ageusia
(perdita del senso del gusto). Anche il bruxismo (digrignazione dei denti) ha riflessi
negativi sul gusto. I sapori percepiti sono: amaro, aspro (acido), dolce, salato e umami
(grasso). Dolce e salato si avvertono in corrispondenza della punta; acido ai margini
laterali, amaro posteriormente e umami un po’ ovunque, in particolare vicino al salato.
o le cellule acustiche
o le cellule olfattive
o le cellule dei coni e dei bastoncelli della retina (occhio)

Si classificano in base alla morfologia e alla stratificazione.


Per quanto riguarda la morfologia, possono essere:
• Squamoso o pavimentoso: cellule piatte.
• Cuboide o isoprismatico (iso: uguale): cellule cubiche.
• Colonnare o batiprismatico (bati: profondo): cellule cilindriche.

Per quanto riguarda la stratificazione, possono essere:


• Semplice: uno strato di cellule. Hanno la duplice funzione di: permeabilità e assorbimento per
regolare gli scambi. Ci sono però casi speciali, dove hanno secretiva. Si tratta delle cellule
epiteliali del cuore, dell’intestino e dei polmoni. Questi organi si muovono e per questo hanno
delle cavità specifiche. In esse è indispensabile il siero prodotto da queste cellule per far scivolare
le pareti degli organi e per non far produrre attrito.
• Stratificato: più strati di cellule. Hanno la funzione di protezione, sono forti e resistenti agli
stress meccanici e soggette a grande turnover.
• Pseudostratificato: tutte le cellule toccano la membrana basale, ma alcune di esse non toccano
la parte superiore. Per questo motivo sembra che vi siano più strati, ma in realtà è uno solo.

Epitelio squamoso o pavimentoso semplice


È costituito da un singolo strato di cellule piatte, provviste di un nucleo centrale, sferico o ovoidale. I
margini sono in genere irregolari. Viste di faccia, le cellule sembrano disposte come le tessere di un
mosaico, mentre di profilo appaiono sottili ai poli e più spesse al centro, dove è collocato il nucleo.

Dove:
1. a livello del polmone forma una membrana estremamente sottile che costituisce il rivestimento
degli alveoli (palle vuote all’interno) e che facilita lo scambio gassoso fra l’aria alveolare e il
sangue dei capillari (quando ci sono i capillari è sempre epitelio squamoso semplice). Attorno
agli alveoli vi è il surfactante polmonare, una sorta di sapone costituito da fosfolipidi, che
impedisce il collasso degli alveoli più piccoli e l’eccessiva espansione di quelli più grandi.
2. Glomeruli renali
3. Rivestono internamente le pareti dei vasi sanguigni e linfatici (endotelio)
4. Cavità del corpo (mesotelio, ovvero, membrana che riveste alcuni organi del torace e
dell'addome prendendo il nome di pericardio, pleura e peritoneo a seconda della localizzazione;
endocardio, che riveste internamente il cuore). Il mesotelio differisce dagli altri tipi di epitelio
pavimentoso semplice perché sembra conservare parte della pluripotenzialità del mesenchima.
Possono infatti differenziarsi in fibroblasti (cellule del tessuto connettivo che producono
componenti della matrice extracellulare.

Epitelio cuboide semplice


È costituito da un singolo strato di cellule di aspetto cuboide. L’altezza e lo spessore delle cellule sono
simili. I margini cellulari sono ben evidenti per la presenza di quadri di chiusura. Il nucleo è sferico ed è
presente al centro delle cellule. Hanno funzione di secrezione e assorbimento, meno di protezione.
Spesso presentano microvilli e talvolta anche ciglia. I microvilli (sono fatti di actina e risultano essere
delle estroflessioni della membrana plasmatica) sono più corti e più fittamente stipati delle ciglia, che,
invece, si presentano come semplici proiezioni (struttura di 9+2 di tubulina) e sono presenti negli epiteli le
cui cellule sono specializzate nel trasporto di liquidi. La funzione dei microvilli è quella di aumentare la
superficie di scambio e per questo si trovano sulle cellule impiegate all’assorbimento. Le ciglia hanno
principalmente funzione di locomozione e di eliminare le sostanze di scarto e sono facilmente distinguibili
per la presenza, alla loro base, dei corpuscoli basali, che appaiono costituire una linea intensamente
colorata. Le ciglia sono lunghe quanto il nucleo. Le stereociglia più grandi del nucleo e stanno
nell’epididimo (kiwi).
Dove:
1. Ghiandole: pancreas, tiroide, ghiandole salivari…
2. Cristallino (sta nell’occhio)
3. Tubuli renali

Epitelio colonnare/cilindrico semplice


È costituito da un singolo strato di cellule di forma prismatica, più semplicemente di forma cilindrica,
simili a colonne, in quanto più alte di quanto siano spesse, le cui caratteristiche morfologiche variano
notevolmente a seconda della sede e della funzione . Il nucleo di forma ovale è eccentrico, cioè si trova
inferiormente alla cellula e talvolta anche alla base. Le funzioni che svolge sono: secrezione, assorbimento
e aiuto locomotorio. Tra le comuni cellule cilindriche sono irregolarmente intercalate cellule a forma di
calice, dette caliciformi mucipere o goblet cells, che producono muco (quando producono muco si
presentano con il nucleo schiacciato alla base). Queste si possono trovare nell’intestino o nelle vie
respiratorie, anche tra cellule di tessuto epiteliale pseudostratificato. L’epitelio colonnare semplice esiste in
due varietà: ciliata (ovidotto e alcune vie respiratorie) e non ciliata (ci sono i microvilli).
Dove:
un tipico esempio di epitelio cilindrico semplice non ciliato è quello dell’intestino tenue, che lo rende
idoneo sia alla funzione di assorbimento, sia a quella di secrezione. Anche nella colecisti non è ciliato.

Epitelio squamoso stratificato


È costituito da diversi strati di cellule di varia forma: le cellule superiori sono squamose, le cellule
intermedie hanno contorni irregolari poliedrici, mentre alla base possono essere cuboidi o cilindriche e
hanno un’intensa attività metabolica. Le differenze morfologiche e metaboliche sono legate agli eventi
differenziativi cui esse vanno incontro man mano che si spostano verso gli strati più superficiali: nelle
regioni esposte all’aria (pelle), le cellule superficiali perdono i nuclei e si trasformano in squame
cheratinizzate (o corneificate) metabolicamente inerti, mentre nelle regioni bagnate da liquidi (bocca,
cornea, esofago, vagina), le cellule superficiali non sono cheratinizzate e non perdono i nuclei.

La cheratina è una proteina densa che accumula lipidi.

La pelle o cute è un organo che ricopre la superficie del corpo ed è composta da epidermide (di natura
epiteliale di origine ectodermica), derma o corin (di natura connettivale e di derivazione mesenchimale e
sottomucosa. Nel derma troviamo ghiandole, vasi sanguigni, vasi sensoriali… Annessi alla cute ci sono
peli, unghie e ghiandole sebacee (producono il sebo, sostanza grassa, che serve a rendere morbida la pelle
e idratarla) e sudoripare. Ha molte funzioni:
1. Protezione contro le malattie (agisce come una barriera fisica contro patogeni che non riescono ad
oltrepassarla)
2. Mantiene la temperatura corporea tramite l’emissione di sudore e anche grazie ad vasi
sanguigni, che aiutano mantenere o cedere calore
3. Forma la vitamina D (molto utile per le ossa), grazie ad raggi ultravioletti
4. Scambia sostanze di rifiuto, grazie al sudore
5. Ha risposte sensoriali (tatto)

L’epidermide è costituita da 4 tipi cellulari diversi:


• Cheratinociti: rappresentano la maggioranza delle cellule, proliferano nello strato più profondo
dell’epitelio e, spostandosi verso gli strati più superficiali, vanno incontro ad un processo
differenziativo che porta alla cheratizzazione, che rende rigida la struttura, capace di svolgere
funzioni di difesa. I cheratinociti terminalmente differenziati vengono continuamente sostituiti da
cellule provenienti dagli strati più profondi. Le cellule staminali provvedono al rinnovo fisiologico
dei tessuti. Dopo la fase proliferativa, le cellule vengono progressivamente spinte verso gli strati
più superficiali dell’epitelio da nuove cellule che si formano al di sotto di esse. Durante questa
migrazione, i cheratinociti sono sottoposti ad un processo differenziativo che si conclude con la
comparsa delle cellule cornee. Il tempo di rinnovamento dell’epidermide varia dai 15 ai 30 giorni.
• Melanociti: sono limitati agli strati profondi dell’epidermide (strato basale e spinoso) e non
subiscono la cheratizzazione. Sono più piccoli dei cheratinociti e presentano scarso citoplasma.
Derivano dalle creste neurali, migrano durante la vita embrionale nel derma e da qui penetrano
nell’epidermide. Sono muniti di prolungamenti ramificati e non sono congiunti da desmosomi.
Sintetizzano la melanina, un pigmento che protegge la pelle dai raggi ultravioletti ed è
responsabile della sua colorazione. Viene trasferita ai cheratinociti entro vescicole, dette
melanosomi. Tra le modalità di trasferimento, quelle più accreditate sono l’esocitosi (cellula
riveste al suo esterno il contenuto della vescicola) della sola melanina dal melanocito e l’endocitosi
(cellula internalizza molecole tramite modifiche di membrana) della stessa da parte del
cheratinocito.

I melanociti sono cellule presenti nell'epidermide responsabili parzialmente del colore della cute.
Risiedono negli spazi intercellulari della pelle formati dai cheratinociti basali dello strato basale (o
germinativo).
I melanociti si formano dai melanoblasti che derivano, per migrazione durante lo sviluppo
embrionale, dalle creste neurali. La migrazione in diversi distretti (strato basale di epidermide e
mucose, derma, follicoli piliferi, involucri del sistema nervoso centrale e nella tonaca vascolare
dell'occhio) porta i melanoblasti a differenziare in melanociti.
Caratteristica peculiare dei melanociti è quella di avere nel loro citoplasma numerosi granuli detti
melanosomi che contengono il pigmento melanina. Questi granuli originano nel corpo cellulare
per poi spostarsi verso i prolungamenti dai quali vengono trasferiti ai cheratinociti.
Attraverso la melanogenesi, i melanociti formano la melanina.

La melanina è un polimero capace di assorbire l'energia emessa dalle radiazioni luminose visibili
e dai raggi ultravioletti. Le melanine sono di diversi tipi e si trovano nei cheratinociti dello strato
basale, nei peli e nel derma. L'esposizione ai raggi solari fa aumentare la produzione e
l'espressione di melanine con conseguente scurimento della carnagione. Insieme al carotene
(presente nel derma) è responsabile appunto del colore della pelle. I principali gruppi in cui le
melanine vengono classificate sono:
o eumelanina, azotata e insolubile, è un pigmento scuro. L'eumelanina esiste nei capelli di
colori grigio, nero, giallo, e marrone. Negli esseri umani, è più abbondante in persone con
pelle scura. Ci sono due tipi diversi di eumelanina: nera e marrone o bruna. In assenza di
altre cause una piccola quantità di eumelanina nera causa i capelli grigi, mentre una
piccola quantità di eumelanina marrone rende i capelli di colore giallo (biondo).
o feomelanina di colori meno forti. È un altro pigmento, rosso, che si trova anche nella pelle
e nei capelli sia in individui di pelle chiara che scura. In generale le donne hanno più
feomelanina degli uomini, e, quindi, la loro pelle è generalmente più rosata.
o tricocromo, simile alla feomelanina, è presente nei capelli rossi umani.

• Cellule di Langerhans: presenti in tutti gli strati dell’epidermide, in particolare in quello spinoso,
sono cellule dendritiche (specializzate nella cattura degli antigeni), che derivano dal midollo osseo.
Hanno forma stellata e sono capaci di presentare l’antigene.
• Cellule di Merkel: sono recettori tattili.

Nell’epidermide si riconoscono vari strati cellulari sovrapposti con caratteristiche citologiche diverse.
Procedendo dalla profondità verso la superficie abbiamo:
• Strato basale o germinativo: consiste in un singolo strato di cellule cubiche o cilindriche. È detto
anche germinativo perché i cheratinociti che lo formano proliferano per mitosi (mitoticamente
attive) e, inoltre, è in questa regione dell’epidermide che sono situati i cheratinociti staminali
responsabili del continuo rinnovo della pelle. Le cellule di questo strato sono collegate tra loro da
desmosomi (desmos: legame; soma: corpo), che conferiscono solidità all’epidermide, e poggiano
direttamente sulla lamina basale. I desmosomi agiscono sulle strutture del citoscheletro delle
cellule, in particolare sui filamenti intermedi, detti tonofilamenti, che hanno la funzione di dare
sostegno meccanico e di costituire l’impalcatura dell’involucro cellulare.
• Strato spinoso: è formato da 4-8 strati di cellule di forma poliedrica che diventano appiattite man
mano che si avvicinano alla superficie e sono saldamente unite da desmosomi. Le cellule di questo
strato producono una proteine, l’involucrina, che contribuisce alla formazione dell’involucro
cellulare corneificato.
• Strato granuloso: costituito da 3-5 strati di cellule appiattite contenenti grossi granuli, che al loro
interno hanno cheratina e profilaggrina, precursore della filaggrina, proteina capace di aggregare i
filamenti di cheratina. La stratta aggregazione dei filamenti di cheratina provoca il collasso del
citoscheletro del cheratinocita, che da ovoidale, diventa una cellula appiattita, ovvero un
corneocito. Sintetizzano anche loricrina, proteina che contribuisce alla formazione dell’involucro
cellulare corneificato.
• Strato lucido (solo nell’epidermide del palmo della mano e della pianta del piede): costituito da
pochi strati di cellule prive di nucleo e addensate. Le cellule sintetizzano eleidina (gocciole
lipidiche).
• Strato corneo: costituito da molti strati di cheratinociti terminalmente differenziati, ovvero cellule
morte, appiattite e corneificati. Prive di nucleo e citosol, contenenti solo cheratina, con spessore
variabile e particolarmente resistenti.

Epitelio cuboide stratificato


Non è molto diffuso nel corpo umano e riveste alcune ghiandole sudoripare. Ha funzione di protezione,
assorbimento e secrezione. Massimo due strati cellulari.

Epitelio cilindrico stratificato


Si trova nella cistifellea (colecisti) e non ha specializzazioni cellulari.

Epitelio cilindrico pseudostratificato


Può essere considerato una varietà dell’epitelio cilindrico semplice: le cellule hanno forma prismatica e
sono disposte su di un unico strato a differenti altezze. I nuclei sono ad altezze differenti. Presenta sempre
le ciglia, quindi se il tessuto epiteliale è cigliato e non siamo nell’ovidotto, è pseudostratificato. A volte
presenta goblet cells, presenti solo nell’intestino (epitelio cilindrico semplice) e nelle vie respiratorie
(epitelio pseudostratificato). Quando l’epitelio pseudostratificato presenta stereociglia (microvilli molto
lunghi e sottili intrecciati tra loro; ciglia e stereociglia non si riconoscono al microscopio) ci troviamo
nell’epididimo (dotto posto sui testicoli), che graficamente è come se presentasse molti kiwi. Sono
riconoscibili gli spermatozoi.
Dove: trachea e tratti respiratori

Epitelio di transizione:
Il numero di strati e la forma variano a seconda dello stato funzionale (contrazione o distensione)
dell’organo. Per esempio le cellule della vescica o dell’uretere hanno una forma a cupola con clava quando
è vuota, mentre hanno una forma piatta e sembra distesa quando è piena.
GHIANDOLE
Appartengono alla classe degli epiteli, definiti ghiandolari. Sono organi secretori che elaborano e riversano
nello spazio extracellulare materiale utile all’organismo. Si riconoscono in quanto le cellule sono vicine le
une alle altre, senza matrice tra di esse.

La ghiandola nel suo insieme consiste di un parenchima e di uno stroma: le cellule epiteliali che svolgono
funzioni secernenti sono definite parenchimali, mentre le cellule del tessuto connettivo che svolgono
funzioni trofiche (di nutrizione) e di sostegno, sono dette stromali.
Il parenchima comprende uno o due tipi di cellule a seconda della funzione delle ghiandole: le prime sono
le cellule secernenti vere e proprie, di forma triangolare, che sintetizzano e rilasciano le molecole del
secreto e che si organizzano/riuniscono in strutture tipiche, chiamate adenomeri; un secondo tipo di cellule
parenchimali, che accompagno l’adenomero e che si hanno nelle ghiandole esocrine, sono i dotti escretori,
di cellule cubiche o cilindriche, che veicolano il secreto verso la superficie o cavità interne dell’organismo.

In base al destino del secreto si distinguono due tipi di ghiandole:


• ghiandole esocrine, che riversano il secreto all'esterno del corpo o in cavità comunicanti con
l'esterno. Hanno dunque azione locale. Il secreto di queste ghiandole è prodotto in quantità
cospicue e ha funzione protettiva per la superficie degli epiteli (muco) o enzimatica (succhi
digestivi). Vi sono dotti.
• ghiandole endocrine, che riversano i secreti nei liquidi interni del corpo. Le cellule epiteliali delle
ghiandole esocrine sintetizzano ormoni di natura polipeptidica, che coordinano il metabolismo di
cellule distanti tra loro e per questo motivo vengono rilasciati in quantità piccolissime. Non vi
sono dotti, bensì il parenchima si organizza attorno a sinusoidi, capillari bucati e leggermente più
larghi che servono a favorire il contatto tra il sangue e il tessuto. L'attività degli ormoni può essere:
endocrina (gli ormoni vengono rilasciati nel torrente circolatorio per raggiungere bersagli lontani);
paracrina (gli ormoni sono rilasciati direttamente nell'organo o nel tessuto e hanno funzione sulle
cellule vicine); autocrina (gli ormoni rilasciati hanno azione sulle stesse cellule che li hanno
prodotti).
Tutte e due queste tipologie di ghiandole sono accomunate dall'origine: ambedue derivano da un epitelio
di rivestimento che, invaginandosi, si approfonda nel connettivo sottostante. La ghiandola esocrina rimane
collegata all'epitelio da cui ha avuto origine mediante il dotto escretore (ha lume e nel citoplasma non ha
granuli, tant’è che sembra vuoto), all'interno del quale viene riversato il secreto; mentre la ghiandola
endocrina perde il collegamento con l'epitelio di origine.

Ghiandole esocrine
Si possono classificare in base al:
• numero di cellule: unicellulari o pluricellulari.
• forma dell’adenomero: acinosa o tubulare (le ghiandole endocrine non li hanno);
• ramificazione: semplici (senza ramificazioni), ramificate (più adenomeri che si aprono sul
medesimo dotto semplice) o composte (sia dotto che adenomeri ramificati);
• modalità di secrezione: merocrine, apocrine od olocrine;
• tipo di secrezione: sierose, mucose o miste

A livello di riconoscimento delle ghiandole potremo usufruire di informazioni circa la forma


dell’adenomero, ramificazioni e tipo di secrezione;
Metodi di secrezione e numero cellulare serviranno solo a livello teorico.
-Numero di cellule
Unicellulari
Le unicellulari sono singole cellule caliciformi mucipere secernenti nel contesto di una superficie
epiteliale, anche dette goblet cells. Esse sintetizzano e secernono le mucine, glicoproteine che all’esterno
della cellula, a contatto con l’acqua, formano il muco, fluido viscoso che ricopre con funzioni protettive la
superficie delle mucose. Sono dette caliciformi perché il secreto è raccolto nella porzione apicale della
cellula, mentre il nucleo è schiacciato in posizione basale. Si trovano numerose negli epiteli di
rivestimento dell’intestino (epitelio cilindrico semplice) e delle vie aeree (epitelio pseudostratificato).

Pluricellulari
L'adenomero è costituito da più cellule. Possono essere classificate in base alla loro posizione come:
• intraparietali: comprese nello spessore della parete del viscere (organi generici) nel quale versano
il loro secreto. Sono suddivise ulteriormente in:
o intraepiteliali: sono le più semplici tra le ghiandole pluricellulari, sono contenute nello
spessore dell’epitelio di rivestimento, al di sopra della membrana basale, e si dispongono
in modo tale da delimitare una piccola cavità centrale, detta lume.
o esoepiteliali: si approfondano al di sotto dell’epitelio, nel tessuto connettivo, ma
rimanendo nello spessore della tonaca propria (ghiandole coriali) o della tonaca
sottomucosa (ghiandole sottomucose).
• extraparietali: al di fuori del viscere, pur rimanendovi collegate per mezzo del dotto. Le ghiandole,
con l’aumentare delle dimensioni, si allontanano dalla superficie epiteliale da cui hanno preso
origine, per formare un organo a parte (es. fegato, pancreas, ghiandole salivari, ghiandola
mammaria…).

- Forma dell’adenomero e ramificazione


Le ghiandole esocrine sono costituite da due porzioni morfologicamente e funzionalmente distinte: la
porzione escretrice, costituita dal dotto escretore, e la porzione secernente, definita adenomero. La
struttura di entrambe queste porzioni può essere un carattere distintivo per classificare la ghiandola.

• Adenomeri acinosi: a forma di acino ristretto, tondeggiante, le cellule di base sono triangolari
(formaggini) e generalmente non si vede il lume quando a secrezione mucosa.
o Acinose semplici nel corpo umano non esistono.
o Acinose ramificate sono solo le sebacee
o Acinose composte le più diffuse. Inoltre esistono solo due ghiandole acinose composte
tricolori e sono la mammaria e la prostata
• Adenomeri tubulari: a forma di tubulo rettilineo, allungata, le cellule di base sono cuboidi e si vede il
lume. I tubuli sono dello stesso calibro.
o Tubulare semplice: generalmente a secrezione mucosa (intestino)
o Tubulare ramificata: stomaco. Tubuli vicini e uguali
o Tubulare glomerulare (semplice avvolta su se stessa): sono speciali, hanno forma e
dimensioni diverse, dovuto al taglio, doppio strato di cellule e formano una sezione a 8.
Caratterizzato da un tessuto connettivo denso irregolare che è il derma su cui si attornia
la ghiandola. La visione del derma nel preparato è indice delle ghiandole sebacee o
sudoripare in rari casi anche mammarie. Inoltre i lumi delle ghiandole sono diverse e
gli adenomeri sono molto vicini
• Adenomeri tubulo-acinosi: è composta
• Adenomeri acinosi di tipo alveolare: l’ adenomero presenta un ampio lume e cellule abbastanza cubiche
si differenziano dal dotto, per la loro forma abbastanza “slargata”.
• Adenomeri otricolari: alcune ghiandole con adenomeri alveolari hanno alveoli tanto grandi da essere
definiti otricolari (la mammaria e la prostata). La ghiandola mammaria si riconosce per la presenza di
un grande dotto centrale con bordi irregolari e cellule di diverse dimensioni, mentre la prostata ha un
lume simile ad un albero, sistema di “labirinti” con connessioni tra gli acini e lumi con forma
irregolare quasi stellati

-Modalità di secrezione
Le ghiandole pluricellulari si possono classificare in base alla modalità con cui viene liberato il secreto in:
• apocrine: il secreto si accumula nella porzione apicale della cellula sotto forma di granuli non
rivestiti da membrana. Al momento della secrezione, la membrana plasmatica si invagina e si
fonde a costituire un'unica grande vescicola di secrezione fino a quando la cellula perde una parte
di citoplasma e di membrana plasmatica. Il secreto viene quindi liberato insieme alla membrana
che lo avvolge (es. ascella, pube, ghiandola mammaria.)
• merocrine: sono le più comuni e abbondanti. Il secreto si accumula sotto forma di granuli rivestiti
da membrana e viene espulso mediante i comuni processi di esocitosi. La cellula secernente
rimane integra (es. pancreas e ghiandole salivari)
• eccrine: prevede la secrezione del solo prodotto delle cellule tramite trasporto attivo e diffusione,
con la caratteristica peculiare di non accumulare il proprio secreto (ghiandole gastriche e
sudoripare);
• olocrine: (dal greco holos, tutto) è un particolare tipo di secrezione in cui tutte le cellule della
ghiandola si infarciscono di lipidi e diventano esse stesse secreto. Poiché nella secrezione olocrina
la cellula viene persa, vi devono essere degli elementi di riserva, le cellule staminali, che
duplicandosi e differenziandosi, mantengano inalterato l'assetto cellulare (es. ghiandole sebacee).

-Tipo di secreto
• Le cellule a secrezione sierosa producono un liquido chiaro e fluido contenente per lo più proteine
con attività enzimatica. Hanno affinità con i comuni coloranti istochimici. Il nucleo è centrale e non
si è in grado di stabilire il confine tra le cellule. L’adenomero è generalmente acinoso.
• Le cellule a secrezione mucosa producono il muco, materiale viscoso, ricco di glicoproteine
particolarmente gligosilate (le mucine), che rende il citoplasma poco colorabile dai comuni coloranti
e gli conferisce un caratteristico aspetto chiaro-schiumoso. Sono polarizzate, citoplasma
otticamente vuoto e il nucleo è schiacciato alla base con limiti cellulari ben visibili e distinguibili.
• Le ghiandole a secrezione mista hanno cellule a secrezione sierosa e mucosa. L’adenomero è
generalmente tubulare
• A secrezione lipidica: trigliceridi associati a fosfolipidi e colesterolo (sebacee e ceruminose)
• A secrezione elettrolitica: acqua e ioni disciolti (gastriche ad HCL e sudoripare eccrine)
• A parte le mammarie, che producono un alimento completo, il latte: proteico, lipidico, glucidico,
idrosalino, ormonale. Nei primi giorni di vita la ghiandola mammaria produce il COLOSTRO
(primo latte) che è ricco di anticorpi (immunoglobuline di classe A), sostanze protettive ed infatti le
prime difese vengono trasferite dalla madre al feto proprio tramite il colostro

Il pancreas è una ghiandola mista poiché sia endocrina che esocrina, e in particolare presenta la parte
esocrina costituita da una ghiandola acinosa composta a secrezione sierosa mentre la parte endocrina
è costituita dalle isole del Langerhans.

Il fegato invece non può essere catalogata assolutamente nelle strutture precedentemente descritte
poiché ne possiede una particolare, definita LABIRINTICA. Il fegato è una ghiandola extraparietale
ANFICRINA (cioè a secrezione endocrina ed esocrina) ed è costituito da strutture esagonali (lobuli) al cui
centro vi è la vena CENTRO-LOBULARE e sui lati ci sono gli spazi cordali. Alla vena centro-
lobulare convergono sia i sinusoidi (capillari) sia le cellule che vanno a costituire delle strutture a
cordoni.
Ghiandole endocrine
Non hanno il dotto escretore che comunica con l’esterno. Producono ormoni, che possono essere di varia
natura chimica:
• Peptidica: agiranno grazie a recettori ad attività tirosin-chinasica (RTK) o accoppiati a proteine G
oppure a canali ionici a controllo di ligando
• Steroidea: con recettori citoplasmatici o nucleari
• Amminica: stessi recettori dei peptidi
L'azione degli ormoni viene definita oligodinamica ed interspecifica su cellule target.

Le ghiandole endocrine possono essere classificate in base a criteri morfologici. Si distinguono in


ghiandole a cordoni solidi (irregolari, a fasci o glomeruli), ghiandole interstiziali e ghiandole a struttura
follicolare (Tiroide).
• La maggior parte delle ghiandole endocrine presentano una struttura a cordoni solidi (cellule unite
tra loro con cordoni). Tra i vari elementi cellulari vi sono molte giunzioni gap e desmosomi.
• Le ghiandole di tipo interstiziale (testicolo, ovaio) hanno un’organizzazione strutturale semplice,
formate da cellule isolate o raccolte in piccoli gruppi distribuiti nel tessuto connettivo.

Per riconoscere le ghiandole endocrine è necessario procedere per esclusione, conoscendole tutte.

-Tiroide
È l’unico esempio di ghiandola endocrina follicolare, situata nel collo, sotto la laringe e anteriormente alla
trachea, ha due lobi (bilobata), destro e sinistro, e vista lateralmente ha la forma di uno scudo.

I follicoli sono strutture sferiche, circondati da membrana basale molto sottile e sono avvolti da una trama
fittissima di capillari sanguigni fenestrati e da capillari linfatici. Contengono la colloide (materiale di
colore chiaro), composto da uno scheletro proteico avvolto da tireoglobulina, con residui di tirosina
(amminoacido), rivestiti da epitelio semplice cubico/cilindrico, che rappresenta la forma di accumulo (una
sorta di magazzino) del precursore degli ormoni tiroidei. La tireoglobulina (Tg) è una proteina, principale
costituente della colloide. Alla nascita non presenta lo iodio, che viene rilasciato dai capillari sanguigni
all’interno del follicolo, dove è presente la tireoglobulina a cui si legherà per mezzo di un enzima. Quando
viene scissa la tireoglobulina essa dà origine agli ormoni tiroidei. Questi ormoni vengono immagazzinati
poiché vengono prodotti solo quando c’è iodio, il quale non è sempre disponibile. In assenza di iodio, la
tireoglobulina viene prodotta, ma non legandosi allo iodio, non viene riconosciuta dai recettori del
follicolo e non può entrare, quindi provoca un ingrossamento della tiroide e la formazione del gozzo.

I tireociti T o cellule follicolari (formano follicoli), con RER e Golgi estesi, producono gli ormoni tiroxina
(T3) e triiodotironina (T4), che hanno stessa struttura, ma nella seconda manca un iodio. Stimolano il
metabolismo basale, ovvero danno indicazioni alla cellula circa la velocità di consumo dell’energia.

L'ormone di rilascio della tireotropina (TSH o tireostimolante) viene stimolato dall'ipotalamo:TRH, una
volta secreto dall'ipotalamo quando il metabolismo basale diminuisce, raggiunge l'ipofisi anteriore
(ghiandola di piccole dimensioni situata alla base del cranio), dove stimola il TSH, rilascio della
tireotropina, che favorisce l'assorbimento dello iodio e la liberazione degli ormoni T3 e T4 nel circolo
sanguigno.
• Ipotiroidismo: pochi ormoni, metabolismo basale lento.
• Ipertiroidismo: troppo ormoni, metabolismo basale veloce.

Tra le cellule follicolari sono intercalate anche cellule di aspetto differente, dette tireociti C o
parafollicolari, che secernono la calcitonina (effetto contrastato dal paratormone), che serve ad abbassare il
livello del calcio (coinvolto negli stimoli nervosi e contrazione muscolare) nel sangue. Per abbassare la
calcemia (livello del sangue), richiama il calcio nelle ossa per attivazione degli osteoblasti; il paratormone
invece stimola gli osteoclasti alla distruzione dell’osso, per rimettere nel sangue il calcio.

Ghiandole cordonali
-Ipofisi o ghiandola pituitaria
Attiva la secrezione delle altre ghiandole secernenti ormoni. È situata nella sella turcica alla base del
cranio, a diretto contatto con l’ipotalamo. Si divide in anteriore (adenoipofisi) e posteriore (neuroipofisi).

• L’adenoipofisi ha la funzione secretoria maggiore, è la parte più grande della ghiandola e


comprende la parte distale (o lobo anteriore), la parte tuberale e la parte intermedia. Nell’
adenoipofisi si distinguono cellule di diversa affinità tintoriale (si riconosce infatti perché le cellule
hanno 3 colori diversi): cellule cromofobe (forse cellule staminali che danno origine a cromofile) e
cellule cromofile, a loro volta distinte in acidofile e basofile. Le cellule acidofile producono
ormoni proteici (STH: somatotropina, ovvero l’ormone della crescita; PRL: prolattina,
promuovere la lattazione; ACTH: corticotropina, importante per la secrezione di cortisolo,
glucocorticoide, da parte della corticale del surrene), le cellule basofile producono ormoni
glicoproteici (FSH e LH: gonadotropine, agiscono sulle gonadi; TSH: tirotropina, attiva
produzione ormoni tiroidei), mentre le cellule cromofobe sono elementi che non producono
ormoni.
• La neuroipofisi composta dalla parte nervosa, sede di immagazzinamento dell’ossitocina
(interviene negli istanti terminali del parto e sugli osteoblasti inducendo la formazione dell’osso) e
della vasopressina (ADH, determina il recupero di fluidi e l’aumento della pressione arteriosa), e
infundibolo; è di supporto, non ha cellule ghiandolari (non produce ormoni), ma ha solo vasi
sanguigni ed è formata dai corpi di Herring, accumuli di materiale neurosecretorio (ormoni con
neuroni) addensati. Formata da assoni di cellule dell’ipotalamo. Vi sono i pituiciti, che hanno
funzione trofica e di sostegno per gli assoni, i quali rilasciano i due ormoni.

L’ipotalamo:
• Manda i suoi ormoni nell’adenoipofisi
• I suoi neuroni rilasciano i fattori nel torrente ematico (flusso sanguigno), in particolare nel sistema
portale, rete capillare venosa che sbocca in altri capillari.

Paratiroidi
(Para: vicino) Sono 4 piccole ghiandole poste ai lati della tiroide, posteriormente (2 superiori e 2 inferiori).
Secernono paratormone (PTH) (azione contrastata dalla calcitonina, che fa aumentare la calcemia, ovvero
la concentrazione di calcio nel sangue, inibendo gli osteoblasti. Si riconosce per i setti connettivali che
dividono la ghiandola oppure per esclusione. Nello stroma sono presenti adipocidi, che hanno un aspetto a
bolle.

Ghiandola surrenale
È divisa in 4 zone, dall’esterno verso l’interno: una capsula (connettivo denso irregolare), zona
glomerulare (ci sono i glomeruli renali ed è la zona più fitta), zona fascicolare (i cordoni formano dei fasci
paralleli), zona reticolare (i cordoni formano una rete), zona midollare. L’insieme delle prime tre zone si
chiama corticale. Sono piene di capillari che raccolgono il secreto che viene sfociato in un altro letto
capillare venoso.

Nella zona glomerulare si producono mineralcorticoidi (regolano equilibrio idro-salino) e aldosteroni


(capotipiti dei mineralcorticoidi), nella zona fascicolata si producono i glucocorticoidi (regolati da ACTH,
importanti nel metabolismo del glucosio) e infine nella zona reticolare si producono gli ormoni sessuali
maschili e femminili, che regolano i caratteri sessuali I e II.

La midollare secerne epinefrina (adrenalina) e norepinefrina (noradrenalina), che determinano la reazione


immediata di allarme, agiscono sul sistema cardiovascolare e anche su varie funzioni metaboliche. Ha un
aspetto lasso, vi è più matrice che separa le cellule.

Quando noti due zone totalmente diverse o è la surrenale o è l’ipofisi; nell’ultimo caso ci sono cellule di 3
colori differenti.

Epìfisi (o ghiandola pineale)


L’epifisi si trova al centro del cervello e produce la melatonina, che regola il sonno-veglia. Riconoscibile
per ammassi di calcio (macchie nere a forma di stella) e per questo punto di riferimento nelle TAC.

Isole di Langerhans
Nel pancreas, che è la più voluminosa ghiandola del corpo umano, immerse nel tessuto esocrino che
secerne gli enzimi digestivi, si trovano cellule endocrine, le isole di Langerhas, costituite da cellule alfa,
che producono glucagone (fa aumentare la glicemia stimolando la demolizione del glicogeno a glucosio) e
cellule beta che producono insulina (fa diminuire la glicemia stimolando la trasformazione del glucosio in
glicogeno). Si riconoscono perché sono isolette di colore diverso a forma di cordoni.

Cellule di Leydig
Sono cellule interstiziali, si trovano nel testicolo (tubuli seminiferi) e producono testosterone, importante
per lo sviluppo e la maturazione degli spermatozoi.

Potrebbero piacerti anche