Anna Argentati
Le banche nel nuovo scenario competitivo. Fin-
Tech, il paradigma Open banking e la minaccia delle
big tech companies
(doi: 10.1434/93172)
Ente di afferenza:
Università degli studi di Messina (unimessina)
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temi 441
Sommario: L’articolo analizza i profondi mutamenti che sta subendo lo scenario com-
petitivo in cui operano le banche per effetto dell’innovazione digitale e si chiede se tali
sviluppi unitamente a talune scelte del legislatore europeo non possano tramutarsi da
fattori generali di opportunità e sviluppo a fattori critici per la tenuta stessa del sistema.
Il riferimento è, in particolare, a FinTech, al paradigma dell’Open Banking accolto dalla
nuova direttiva sui servizi di pagamento e all’ingresso nel settore delle big tech compa-
nies, destinate a divenire i nuovi, più temibili concorrenti delle banche. Dopo aver ap-
profondito le questioni aperte e i profili di possibile rilevanza antitrust delle dinamiche in
atto, lo scritto si sofferma anche su alcune implicazioni di sistema derivanti dall’ingresso
dei giganti della tecnologia nel settore bancario-finanziario e afferma la necessità di ap-
prontare delle risposte adeguate sul piano del diritto antitrust, ma soprattutto legislativo
per evitare che gli effetti potenzialmente nocivi di simili processi espansivi si radichino
nel sistema economico senza che sia più possibile in futuro porvi rimedio.
Le opinioni espresse sono personali e non impegnano in alcun modo l’Istituzione di appar-
tenenza.
1
Cfr. European Banking Authority, Report on the Impact of FinTech on Credit Institution’s
Business Models ( July 2018); European Commission, FinTech Action Plan (March 2018), European
Central Bank, Guide to Assessments of FinTech Credit Institutions Licence Applications (March
2018); European Banking Autority, FinTech Roadmap (March 2018); Financial Stability Board, Fin-
Tech Credit. Market Structure, Business Model and Financial Stability Implications (May 2017);
European Banking Authority, Discussion Paper on Its Approach to Financial Technology (2017);
European Securities Market Authority, Response to the Commission Consultation Paper on Fin-
Tech: A More Competitive and Innovative Financial Sector, 2017.
2
Sul tema v. R. Lener (a cura di), FinTech: diritto, tecnologia e finanza, Roma, 2018 e M.T.
Paracampo (a cura di), FinTech. Introduzione ai profili giuridici di un mercato unico tecnologico
dei servizi finanziari, Torino, 2017.
3
Questo interrogativo si pone anche E. Bani, Le piattaforme di peer to peer lending (in M.T.
Paracampo (a cura di), Introduzione, cit., p. 177), la quale si chiede «se le imprese FinTech si limi-
tino a migliorare il sistema bancario e finanziario utilizzando le nuove tecnologie per renderlo più
efficiente o non stanno iniziando a scardinarlo e in quest’ultimo caso (...) sia un bene o un male».
Le banche nel nuovo scenario competitivo 443
4
Sul tema, è d’obbligo il rinvio a G. Amato, Il potere e l’Antitrust. Il dilemma della democra-
zia liberale nella storia del mercato, Bologna, 1998.
5
La metafora è ripresa da V.Z. Zencovich, G. Giannone Codiglione, Ten Legal Perspectives
on the Big Data Revolution, in F. Di Porto (a cura di), Big Data e concorrenza, in «Concorrenza
e mercato», 2016, pp. 40-41.
6
S. Cassese, Oltre lo Stato, Bari, 2006.
7
Direttiva (Ue) 2015/2366 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015
relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, che modifica le direttive 2002/65/CE,
2009/110/CE e 2013/36/UE e il regolamento (UE) n. 1093/2010, e abroga la direttiva 2007/64/CE.
444 Anna Argentati
8
V. il decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014 (c.d. Decreto competitività), convertito dalla
legge 11 agosto 2014, n. 116, che ha apportato modifiche alle disposizioni del Codice delle Assi-
curazioni Private ed ha previsto, in materia di investimenti delle imprese di assicurazione l’attività
di concessione di credito da parte di queste ultime a favore di soggetti diversi da persone fisiche
e microimprese.
9
Cfr., ad es., la modifica recata dall’art. 17 (Disposizioni in materia di gestione collettiva
del risparmio per favorire il credito alle imprese) della legge n. 49/2016 (di conversione del d.l.
n. 18/2016 recante «Misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo»)
al disposto dell’art. 1, co. 1, lett. k) del Testo Unico della Finanza, che ha introdotto, tra l’altro,
nella definizione dell’Organismo di investimento collettivo del risparmio (Oicr) la specificazione
secondo cui il patrimonio degli Oicr, raccolto tra una pluralità di investitori, «è investito in stru-
menti finanziari, crediti, inclusi quelli erogati, a favore di soggetti diversi dai consumatori», il che
segna «una chiara apertura del nostro legislatore verso il riconoscimento degli interventi finan-
ziari attuati dai Fondi di investimento alternativi (Fia) a favore del settore imprenditoriale»: così
F. Capriglione, Nuova finanza e sistema italiano, Milano, 2017, p. 16, il quale rileva altresì che lo
stesso «inserimento nella parte II, titolo III, del Tuf (d. lgs. 58/1998 e successive modificazioni) di
un nuovo capo dedicato agli Oicr di credito, è al riguardo, indicativa».
10
Deve aggiungersi anche l’attività posta in essere da talune società di investimento che si
affiancano agli intermediari finanziari, quali le Sicav (società di investimento a capitale variabile) e
le Sicaf (società di investimento a capitale fisso) che, introdotte nell’ordinamento, rispettivamente,
con il d.lgs. n. 84/1992 e con il d. lgs. n. 44/2014, presentano prerogative e caratteristiche tali che,
in una fase di rilevante incertezza dei mercati quale quella attuale, fanno guardare ad esse con
rinnovato interesse. V., in tema, ancora F. Capriglione, cit.
11
Un sistema finanziario più articolato viene, peraltro, generalmente ritenuto necessario per
sostenere la crescita e per rendere più efficiente l’allocazione delle risorse. Cfr. I. Visco, Intervento
al 25o Congresso Assiom Forex, Roma, 2 febbraio 2019 secondo il quale «Le esigenze finanziarie
delle imprese innovative e attive a livello internazionale non possono essere soddisfatte solo dalle
banche (...). Occorre proseguire nelle politiche di sostegno allo sviluppo delle fonti non bancarie
di finanziamento delle imprese. Le banche possono accompagnare e trarre beneficio da questi
sviluppi ampliando e innovando la gamma dei servizi offerti».
Le banche nel nuovo scenario competitivo 445
Già insidiato dall’affermarsi sul mercato di nuovi soggetti quali gli istituti
di moneta elettronica e gli istituti di pagamento, il primato delle banche è
stato ulteriormente indebolito dallo scardinamento dell’esclusività del rap-
porto banca-cliente. Il riferimento è alla direttiva c.d. Psd2 che, con l’obiettivo
di incrementare la competizione nel settore dei pagamenti in Europa, ha
aperto alla condivisione dei dati del cliente tra i diversi attori dell’ecosistema
bancario, obbligando le banche a darvi accesso (previa autorizzazione del
cliente) e spezzando così il monopolio da esse tradizionalmente detenuto.
L’altro elemento che ha concorso fin qui a definire la struttura del mer-
cato e i rapporti competitivi nel settore è il processo di consolidamento che,
in parte si è realizzato con la creazione del mercato unico europeo, in parte
consegue alle operazioni di concentrazioni realizzate per superare le crisi di
singoli intermediari emerse durante le turbolenze finanziarie degli anni scorsi,
in parte promette di riprendere slancio nel prossimo futuro per due diversi
fattori: il primo è il riassorbimento di un eccesso di capacità produttiva del
settore (in particolare, la presenza sul territorio di sportelli e filiali) anche alla
luce dell’evoluzione tecnologica; il secondo è la ricerca di maggiore efficienza
per ridurre i costi e meglio remunerare il capitale richiesto in misura rilevante
dalle autorità di settore europee12.
Tale processo di consolidamento è peraltro accompagnato dalla «benevo-
lenza» o, meglio, dall’impulso dell’autorità di vigilanza europea che, anche di
recente, ha pubblicamente richiamato l’esigenza di aumentare la dimensione
media degli intermediari e di andare avanti nel processo13, ricordando, in
particolare, l’eccesso di capacità produttiva che grava sul comparto e i bassi
rendimenti degli istituti.
Una spinta al consolidamento è venuta, infine, dalla riforma delle banche
popolari14 che, imponendo la trasformazione della capogruppo in società
per azioni, ha favorito le potenzialità del settore sia in termini di maggiore
facilità di patrimonializzazione che di possibili aggregazioni, nonché dalla
riforma delle banche di credito cooperativo che ha promesso di sostituire
ad una pluralità di banche autonome, ancorché strettamente federate negli
organismi associativi di categoria, pochi gruppi societari che dovrebbero tut-
12
Si fa riferimento tanto alla vigilanza Bce con riguardo ai requisiti prudenziali quanto al
neonato Srb – Single Resolution Board per quanto concerne il requisito di passività che le banche
devono tenere per coprire i costi di eventuali crisi future (Mrel – minimum requirement for own
funds and eligible liabilities).
13
Così A. Enria (v. articolo su Mf Ci sono troppe banche. Ora la liquidità costerà di più, 8
marzo 2019), secondo cui «nonostante i progressi compiuti, il settore bancario europeo è ancora
frammentato, perché il processo di ristrutturazione ha avuto luogo lungo le linee nazionali», ed
ancora «Il consolidamento è stato troppo limitato e, in effetti, è stato quasi esclusivamente do-
mestico». In senso analogo, I. Angeloni, intervento alla quinta Conferenza sull’Unione Bancaria
Goethe University, Francoforte, 22 novembre 2018 e D. Nouy, intervista apparsa su Mf 28 settem-
bre 2017 Nouy ai bancheri: servono più fusioni nel settore.
14
Decreto-legge n. 3/2015, convertito dalla legge n. 33/2015.
446 Anna Argentati
15
Decreto-legge n. 18/2016, convertito dalla legge n. 49/2016.
16
Si fa riferimento al Gruppo cooperativo delle Casse Raiffeisen, al Gruppo Cassa Centrale
Banca e al Gruppo Iccrea con riguardo a ciascuno dei quali l’Autorità Antitrust italiana non ha
rinvenuto elementi ostativi nonostante in alcuni ambiti territoriali le quote di mercato raggiunte
dall’entità post merger risultassero di assoluto rilievo. Cfr. in particolare, il provv. C12138 Cassa
Centrale Raiffeisen dell’Alto Adige/Gruppo bancario cooperativo delle Casse Raiffeisen, 23 maggio
2018, in Boll. 22/2018, dove l’autorizzazione è stato deliberata in considerazione di vari elementi,
tra cui i) l’origine e la ratio della riforma delle Bcc; ii) il fatto che l’operazione avrebbe posto
rimedio a situazioni di vulnerabilità individuale, nonché iii) le peculiarità del contesto, tra cui l’as-
senza di fine di lucro propria del modello del credito cooperativo – e, in particolare, delle Casse
Raiffeisen – la cui presenza su molti degli ambiti territoriali interessati è apparsa volta a perseguire
finalità di inclusione finanziaria e di supporto dell’economia locale, garantendo l’erogazione di
servizi bancari e finanziari in zone disagiate.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 447
17
Come ribadito anche di recente, essa «abbatte drasticamente i costi di trasmissione, elabo-
razione e archiviazione delle informazioni e spinge verso nuove forme di intermediazione delle
transazioni finanziarie»: così I. Visco, Intervento al 25o Congresso Assiom Forex, cit., 10.
18
Sul tema v. I. Visco, Anni difficili, Bologna, 2018, il quale osserva, peraltro, come proprio
di un mercato dei capitali efficiente ci sarebbe bisogno per controbilanciare l’esposizione delle
aziende nei confronti del sistema bancario, che in proporzione in Italia è più elevato che nel
resto dei paesi occidentali.
19
Così G. Pitruzzella, FinTech e i nuovi scenari competitivi nel settore bancario-finanziario-
assicurativo, in www.bancaria.it, 6, 2018.
20
«Intere filiere all’interno dell’industria finanziaria, dai servizi di pagamento all’offerta di
credito, dalla negoziazione di titoli alla gestione dei rischi, sono già interessate, in alcuni paesi in
modo significativo, dalla digitalizzazione e dalla rapida crescita della quota di mercato di soggetti
non bancari (FinTech)»: così I. Visco, intervento al 25 Congresso Assiom Forex. cit.
448 Anna Argentati
21
In tal senso, A. Sciarrone-Alibrandi, Tipologie negoziali e nuove forme operative della
finanza, relazione al convegno Nuove frontiere della finanza: operatività, supervisione, tutela
giurisdizionale organizzato dall’Università di Sassari in collaborazione con l’Associazione dei
Docenti di diritto dell’economia (Adde) 17-18 giugno 2016.
22
Al momento le società FinTech operano per lo più in specifici comparti quali i pagamenti
al dettaglio e la gestione del risparmio, ma sono in espansione anche in attività bancarie tradi-
zionali, quali i prestiti di importo contenuto, e in segmenti innovativi quali il prestito collettivo (il
lending-based crowdfunding) o i servizi automatizzati di investimento (robo-advisor).
23
La digitalizzazione sta avendo infatti forti impatti sulla configurazione del modello di ser-
vizio dei principali operatori bancari, che sta evolvendo verso una più spiccata personalizzazione
dei servizi offerti ed un maggiore coinvolgimento della clientela al fine di aumentarne il livello
di fidelizzazione.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 449
24
Così, tra gli altri, F. Panetta, L’innovazione digitale nell’industria finanziaria italiana,
Intervento in occasione della inaugurazione del FinTech District, Milano, 26 settembre 2017,
reperibile su www.bancaditalia.it.
25
Proprio per i benefici che possono prodursi su molteplici versanti, la Commissione euro-
pea ha pubblicato a marzo 2018 un Piano di azione, articolato in 23 iniziative, su come sfruttare
al meglio le opportunità offerte dall’innovazione nei servizi finanziari resa possibile da FinTech.
L’idea dalla quale detta iniziativa muove è che le tecnologie finanziarie, e l’innovazione tecnolo-
gica in generale, sono stati (e saranno) i motori dello sviluppo del settore finanziario, schiudendo
enormi possibilità in termini di accesso ai finanziamenti, efficienza operativa, riduzione dei costi e
concorrenza. Tra i contenuti della strategia della Commissione c’è anche una opportuna iniziativa
regolamentare a sostegno del crowfunding (Proposta di regolamento per le imprese che operano
nell’ambito del crowfunding) con lo scopo di migliorare l’accesso ai finanziamenti per le startup
e le piccole imprese.
26
Cfr. A. Sciarrone-Alibrandi, FinTech e servizi finanziari: nuove prospettive regolatorie e di
vigilanza al convegno organizzato dalla Banca d’Italia e dalla Consob A venti anni dal Tuf (1998-
2018: verso la disciplina della Capital Market Union?, Roma, 6 novembre 2018 (i cui atti sono in
via di pubblicazione). Sul problema delle regole, v. G. Falcone, Tre idee intorno al c.d. «FinTech»,
in «Rivista di diritto bancario», 2018, 5, pp. 2 ss. nonché N. Linciano, P. Soccorso, FinTech e Reg
tech: approcci di regolamentazione e di supervisione, in M.T. Paracampo, Introduzione, cit., p. 27.
450 Anna Argentati
27
A. Sciarrone-Alibrandi, FinTech e servizi finanziari: nuove prospettive regolatorie e di
vigilanza, cit.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 451
28
Basel Committee on banking supervision, Sound Practices on the Implications of FinTech
Developments for Banks and Bank Supervisors, 20 febbraio 2018.
29
Su tale terreno il principio dal quale muovere non può che essere quello stessa attività/
stessi rischi/stesse regole quale soluzione che favorisce il livellamento del campo da gioco tra
new comers e incumbents, nel rispetto del principio di proporzionalità. V. Parlamento europeo,
Tecnologia finanziaria: influenza della tecnologia sul futuro del settore finanziario, risoluzione
del 17 maggio 2017. Per maggiori dettagli in argomento, v. N. Linciano, P. Soccorso, FinTech e Reg
tech: approcci di regolamentazione e di supervisione, cit.
30
Nell’ordinamento nazionale, v. Decreto legislativo 15 dicembre 2017, n. 218 «Recepimento
della direttiva (Ue) 2015/2366 relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, che modifica
le direttive 2002/65/Ce, 2009/110/Ce e 2013/36/Ue e il regolamento (Ue) n. 1093/2010, e abroga
la direttiva 2007/64/Ce, nonché adeguamento delle disposizioni interne al regolamento (Ue) n.
751/2015 relativo alle commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento basate su carta».
31
A. Sciarrone-Alibrandi, Impostazione sistematica della direttiva 2015/2366, relazione pre-
sentata al convegno Innovazione e regole: il bilanciamento degli interessi nella PSD2, svoltosi
presso l’Università degli studi Roma Tre il 18 ottobre 2018 (i cui atti sono in via di pubblicazione).
452 Anna Argentati
32
Cfr. I. Visco, Digital transformation of the retails payments ecosystem, relazione presentata
in occasione della Conferenza congiunta Bce/Bdi, organizzata a Roma in data 30 novembre 2017
(reperibile su www.bancaditalia.it).
33
Per un’analisi della nuova normativa con riguardo ai conti di pagamento, cfr. S. Mez-
zacapo, La nuova disciplina nazionale dei conti di pagamento alla luce dell’armonizzazione
attuata con la Payments Accounts Directive, in «Banca Borsa e titoli di credito», 6, 2017, pp. 787 ss.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 453
L’erogazione dei servizi da parte dei Tpp (Third Party Providers) non ri-
chiede necessariamente, peraltro, che il fornitore del servizio sia legato all’in-
termediario bancario da un apposito rapporto contrattuale. È invece indispen-
sabile, sul piano operativo, che le banche si dotino di infrastrutture tecnolo-
giche adeguate a consentire un’efficace e sicura interazione con i sistemi Ttp,
presupposto stesso dell’Open Banking34.
In tale quadro, i conti correnti vengono, dunque, aperti per la prima volta
anche a soggetti non bancari: cioè il cliente potrà autorizzare una «terza parte»
ad accedere ai dati del proprio conto e dare disposizioni di pagamento, senza
che la banca presso cui è radicato il conto possa opporsi o consentirlo su basi
discriminatorie.
Quale l’impatto di una simile «disruptive» innovazione?
Certamente, viene meno il monopolio degli istituti di credito sui dati ban-
cari dei clienti, frutto di investimenti, relazioni con la clientela e regole molto
stringenti: ma a ben vedere, a venir meno non è solo la proprietà dei custo-
mer data da parte delle banche, bensì la stessa esclusività del rapporto con il
cliente per effetto di una scelta legislativa che, secondo i suoi detrattori, nep-
pure nella patria del liberismo economico più spinto si è arrivati a concepire35.
Per comprendere la portata di un simile sviluppo è sufficiente considerare
che la vera miniera da cui traggono alimento le imprese FinTech è l’acquisi-
zione e l’elaborazione delle informazioni: si tratta, infatti, di imprese in grado,
sì, di fare concorrenza agli intermediari tradizionali perché più agili e snelle,
ma che non hanno la struttura e il contatto con il cliente che ha la banca
tradizionale; per questo diventa centrale acquisire altrimenti l’informazione
sui clienti ed elaborarla. Di qui il ruolo della nuova disciplina che, favorendo
l’interoperabilità e consentendo la circolazione dei dati, rimuove i vantaggi
tradizionalmente goduti dagli incumbents nella relazione con il cliente36.
34
Così F. Ciraolo, I servizi di pagamento nell’era FinTech, in M.T. Paracampo, Introduzione
ai profili giuridici, cit., p. 195. Lo strumento a tal proposito individuato è rappresentato dalle
c.d. Apis (Application Programming Interfaces), sistemi che consentono la comunicazione tra
le banche e i soggetti terzi che chiedono l’accesso al conto dei propri clienti. Attraverso questa
tecnologia, inoltre, è possibile garantire che solo le informazioni per cui il cliente abbia dato un
esplicito consenso siano a disposizione dei Ttp.
35
Così R. Masera. In senso opposto, non manca chi sottolinea come proprio il paradigma
dell’Open Banking abbia in sé le potenzialità per sbloccare la concorrenza in un settore gene-
ralmente caratterizzato da problemi di lock-in e alte barriere all’ingresso: così G. Colangelo, O.
Borgogno, Data, Innovation and Transatlantic Competition in Finance: The Case of The Access
to Account Rule, in «European Union Law Working Papers», n. 35, 2018, p. 19.
36
Peraltro, se è certo che un simile accesso dovrà essere consentito dalle banche a con-
dizioni non discriminatorie, non è ancora del tutto chiaro il tema delle condizioni in cui detto
accesso dovrà avvenire. «It is still unclear whether banks can charge a fee in exchange for the
access granted to front-end third party providers. In fact, the direct payment service provided to
accounts’ users is not free, but, instead, it can be considered as part of the fixed amount regularly
charged by the bank. Therefore, it could theoretically possible that such compulsory access can
be compensated, as it happens, mutatis mutandis, with standard essential patents that are licensed
under fair, reasonable and not discriminatory (Frand) terms»: così G. Colangelo, O. Borgogno,
454 Anna Argentati
Data, Innovation and Transatlantic Competition in Finance: The Case of The Access to Account
Rule, cit., p. 16
37
Così G. Colangelo, O. Borgogno, Data, Innovation and Transatlantic Competition in
Finance: The Case of The Access to Account Rule, cit., p. 20.
38
Ibidem.
39
L. Brainard, Where Do Banks Fit in The FinTech Stack?, speech at Northwestern Kel-
logg Public-Private Interface Conference on New Developments in Consumer Finance: Re-
search & Practice (2017) (reperibile sul sito www.federalreserve.gov/newsevents/speech/files/
brainard20170428a.pdf).
Le banche nel nuovo scenario competitivo 455
che minaccia di aggredire la catena del valore dei servizi finanziari nella quale
esse hanno sempre mantenuto una certa esclusività.
40
Da ultimo, v. Banca d’Italia, Indagine conoscitiva sull’adozione delle tecnologie FinTech,
pubblicata il 21 dicembre 2017 (reperibile sul sito istituzionale).
41
Rapporto I-Com 2016, cit. Cfr. anche C. Barbagallo, Il sistema bancario italiano: situazioni
e prospettive, 24 marzo 2018, reperibile su www.bancaditalia.it.
42
Così ancora F. Panetta, cit. Risale ad inizio marzo 2019 la notizia che per la prima volta un
impresa FinTech (Raisin) ha comprato in Germania una piccola banca con sede a Francoforte (la
Mhb bank) e dovrà ora essere autorizzata dalla Bafin e dalla Banca centrale europea.
43
In questo senso, G. Pitruzzella, FinTech e i nuovi scenari competitivi nel settore bancario-
finanziario-assicurativo, cit.
44
Ad es. Banca Sella ha promosso il FinTech District a Milano; IntesaSanPaolo, attraverso il
fondo Neva Finventures, investe in società FinTech e in startup che intendono entrare in nuovi
mercati e settori chiave quali la Circular Economy e l’Industry 4.0; Unicredit ha partnership con
diverse società FinTech attraverso Unicredit Evo. Banca Mediolanum è entrata con IntesaSanPaolo
e Unicredit nel consorzio R3 per lo sviluppo delle blockchain.
45
Così F. Ciraolo, I servizi di pagamento nell’era FinTech, in M.T. Paracampo, Introduzione
ai profili giuridici, cit., p. 196
456 Anna Argentati
grazie alla quale gli intermediari tradizionali potrebbero colmare il gap tecno-
logico che oggi ne rallenta la capacità di reazione, mentre le imprese FinTech
potrebbero avere accesso alla vasta platea dei clienti bancari cui offrire i pro-
pri servizi aggiuntivi46.
Se un simile salto appare necessario per restare competitivi di fronte
all’erompere delle imprese FinTech, lo stesso diventa un passaggio pressoché
obbligato dinnanzi alla minaccia proveniente dalle big tech companies.
Sul punto non può sottacersi anzitutto un paradosso al fondo della nuova
direttiva Psd2: pensata per accrescere la concorrenza nei servizi di pagamento
e favorire l’innovazione proveniente dalle imprese FinTech, la stessa ha finito
per aprire le porte della finanza ai grandi operatori del digitale, che si stanno
facendo largo nel settore senza dover passare più da un intermediario ban-
cario, rivoluzionando così dinamiche competitive e i rapporti di forza. Gra-
zie, infatti, alle nuove possibilità offerte dalla direttiva, colossi del tech quali
Amazon, Microsoft, Apple, Google, Facebook e Alibaba potranno d’ora in poi
acquisire in proprio i pagamenti (anziché triangolarli con carte di credito e,
quindi, banche) emettere e-money con carte di debito e prepagate, gestire i
loro sistemi di pagamento.
Non è difficile comprendere, dunque, perché simili giganti siano destinati
a diventare i nuovi, più temibili concorrenti delle banche tradizionali, anche
se nella maggior parte dei casi – va detto – essi si muovono non per fare
finanza (o non solo), ma prima di tutto per trattenere i clienti nel loro spazio
virtuale (anche quando effettuano un pagamento o chiedono un prestito) e
naturalmente per arricchire il loro patrimonio già inestimabile di dati (che, a
differenza delle banche, non devono condividere con nessuno) da vendere
sul mercato.
Il vero effetto deflagrante si produrrà con l’ottenimento da parte di tali
operatori della autorizzazione bancaria in uno dei paesi Ue: a quel punto, in-
fatti, saranno nelle condizioni di competere al cuore dell’attività bancaria, cioè
su depositi, mutui e servizi bancari da offrire ad una platea di utenti sterminata
e diffusa su scala planetaria.
Per ora si tratta di una prospettiva sullo sfondo poiché le prime iniziative
di espansione si registrano nel settore dei pagamenti: Facebook ha ottenuto
nel 2017 una licenza in Irlanda che consente l’emissione di moneta elet-
tronica e la prestazione di servizi di pagamento; lo stesso ha fatto Amazon
nel Lussemburgo a dicembre 2018; Google ha ottenuto la licenza di moneta
elettronica in Lituania a inizio 2019. Considerando, però, le risorse finanziarie
a disposizione e il bacino di clienti di cui posseggono un’infinità di dati es-
senziali per un’accurata profilazione (anche) delle loro esigenze finanziarie, vi
46
M. Schieppati, Banche, «pensare come Google»?, in «Bancaria», 3, 2017, p. 60.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 457
sono ragioni sufficienti per ritenere che il settore dei pagamenti possa essere
solo una rampa di lancio.
47
Cfr. in argomento M. Libertini, La tutela della libertà di scelta del consumatore e i prodotti
finanziari, relazione al convegno Il diritto dei consumatori nella crisi e le prospettive evolutive del
sistema di tutela, Roma, 29 gennaio 2010 (reperibile all’indirizzo www.agcm.it).
458 Anna Argentati
48
Per questa osservazione, V. Meli, Psd2: Opportunità e sfide per la concorrenza, rela-
zione al convegno su Innovazione e regole: il bilanciamento degli interessi nella Psd2 Direttiva
2015/2366/Ue, organizzato presso l’Università di Roma Tre, 18 ottobre 2018.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 459
49
È noto che, ai sensi dell’art. 10, co. 3, del Tub «Le banche esercitano, oltre all’attività
bancaria, ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività
connesse o strumentali. Sono salve le riserve di attività previste dalla legge».
460 Anna Argentati
50
Da ultimo, v. J. Tirole, Big Tech Platforms Could Be Broken up, in «Global Competition
Review», 1, 2019.
51
Da qui la discussione aperta nelle sedi internazionali sulla revisione del sistema di notifica
delle operazioni di concentrazione per renderlo più effettivo ed efficace. In particolare, il dibattito
è se alle ordinarie soglie di fatturato si debbano affiancare criteri alternativi, quali il valore della
transazione, soluzione già adottata oggi da alcuni Paesi, quali Germania e Austria.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 461
dell’attività bancaria, obbliga le stesse Autorità ad uno sforzo del tutto nuovo
di analisi: uno sforzo che richiede, sì, di verificare l’adeguatezza degli stru-
menti tradizionali, ma prima ancora di tornare a riflettere su una questione
antica eppure sempre attuale, a cui l’economia digitale ha conferito nuova
straordinaria centralità, quella cioè delle finalità ultime del diritto antitrust e
della scelta, in ultima istanza, tra il paradigma dell’efficienza e quello del plu-
ralismo di mercato52. Del resto, è proprio nelle fasi di grande trasformazione
che occorre (tornare) a soffermarsi sui profili generali per meglio compren-
dere il senso del «vecchio» e del «nuovo», la continuità e la discontinuità nella
mutazione delle forme.
L’impressione, in conclusione, è che «se la concorrenza è un valore, se
riflette il pluralismo in economia come la democrazia in politica (...), ci vuole
un rovesciamento di quell’Antitrust che non serve a misurare il senso antitrust
di certe situazioni di mercato»53.
52
Su questo v. G. Amato, relazione introduttiva al Convegno «I fondamenti costituzionali
della concorrenza», svoltosi a Roma il 10 maggio 2018 (i cui atti sono in corso di pubblicazione)
il quale dopo aver ricordato «la differenza tra Antitrust Usa e Ue, con il primo che ha sacrificato
molto pluralismo sul terreno dell’efficienza intesa come il prodotto più basso e l’Antitrust Ue che
è stato invece molto più attento a preservare il pluralismo anche di fronte al prezzo più basso
(es. caso General Electric)», ha richiamato l’attenzione sui limiti del paradigma dell’efficienza
osservando «di fronte alla bomba mai disinnescata su cos’è il benessere del consumatore, oggi
osserviamo l’impatto di un’offerta che sta spazzando via una miriade di imprese. Pensiamo al
commercio al dettaglio: il consumatore prima aveva l’esercizio di prossimità; poi questo è stato
messo in discussione dall’outlet; poi ancora questo da Amazon. Oggi chi può contestare ad Ama-
zon l’efficienza? Allora il mondo ideale è questo da cui è uscito un solo vincitore?».
53
Idem. Cfr. in questo senso, anche S. Mannoni, G. Stazi, Is competition a click away? Sfida
al monopolio nell’era digitale, Napoli, 2018, i quali, dopo aver ricostruito criticamente il pensiero
dominante antitrust degli ultimi decenni i cui dogmi si sono rivelati, a posteriori, dei vestiti su
misura per le grandi imprese digitali, sottolineano la necessità di provare a pensarla diversamente
dalla communis opinio affermatasi a partire dalla Scuola di Chicago, che ha lasciato crescere gi-
ganti e desertificato interi settori economici in nome del benessere, spesso effimero e transeunte,
del consumatore.
462 Anna Argentati
il ricorso alla tecnologia, cosa che stanno già facendo (le banche non possono
non investire nell’innovazione). Ma non è detto che tutto ciò da solo basti»54.
Certamente, nello scenario che le banche hanno davanti, l’innovazione
digitale rappresenta una fondamentale occasione di sviluppo, ma può costi-
tuire anche una seria minaccia qualora non riescano a sfruttarne appieno le
potenzialità, lasciando spazio ai nuovi concorrenti, in primo luogo ai giganti
della tecnologia. Le banche si trovano così oggi davanti a un bivio: o la disin-
termediazione favorita dall’innovazione digitale le spingerà progressivamente
ai margini del nuovo mondo oppure le stesse decidono di attrezzarsi e di
competere, in primis attraverso la strada che alcune grandi banche stanno già
percorrendo, quella delle alleanze strategiche55.
A conclusione dell’analisi due riflessioni possono essere svolte.
La prima è che ci troviamo di fronte a una discontinuità così forte da po-
ter essere annoverata tra i grandi passaggi della storia che hanno mutato le
regole del gioco e gli scenari economici-sociali in maniera irreversibile56. Non
a caso tutte le analisi concordano nel sottolineare il carattere epocale della
rivoluzione digitale, che costituirebbe la quarta rivoluzione industriale. Se di
rivoluzione si tratta, occorre evidentemente mettere in discussione i paradigmi
che hanno finora ispirato la disciplina dei diversi fenomeni, prendere atto che
alcune categorie concettuali sono ormai superate e stabilire nuove regole e
nuovi modelli57.
La seconda è che, prestando specifica attenzione alla finanza digitale, il
processo disruptive innescato dai nuovi modelli di business on line può arri-
vare in prospettiva a mettere a repentaglio la funzionalità del sistema bancario
(e dell’intero sistema) senza che a un simile processo di distruzione creatrice
consegua necessariamente un nuovo e più promettente equilibrio. Si intende
dire che le questioni poste dai più recenti sviluppi provenienti dalle big tech
companies vanno ben oltre la sopravvivenza di singoli intermediari bancari
per porre inedite sfide agli ordinamenti giuridici, chiamati come mai prima a
fronteggiare concentrazioni immense di potere di mercato.
Occorre allora sul piano del diritto antitrust immaginare approcci nuovi
e rimedi più congrui allo studio del potere di mercato nei mercati digitali a
partire dal controllo delle concentrazioni58; ma occorre anche chiedersi – di
54
Così F. Panetta, cit.
55
Non a caso, oggi una grande banca su due ha già una partnership importante con una
FinTech in Europa e, secondo Accenture, in tre anni saranno l’80%.
56
Così F. Vessia, Big data e profili di concorrenza, in M.T. Paracampo, cit., p. 103.
57
Idem, p. 103.
58
Così G. Amato (relazione introduttiva al convegno «I fondamenti costituzionali della
concorrenza», cit.) secondo il quale «il vero compito cui l’Antitrust soprattutto Usa è venuto meno
in questi anni è stato il porre argine alle concentrazioni: il prezzo eccessivo nasce da lì. O noi ci
teniamo come valore il pluralismo oppure scivoliamo verso quella che è la malattia del mondo
contemporaneo: poteri abusivi verso cui non ci sono più rimedi. Bisogna mantenere il pluralismo,
Le banche nel nuovo scenario competitivo 463
che significa tornare all’origine dell’Antitrust, oggi messa in dubbio dai discorsi su concorrenza/
efficienza».
59
Dilemma racchiuso nell’interrogativo «...come impedire che il potere privato diventi una
minaccia alla libertà degli altri? Ma come impedire che il potere confidato a questo scopo alle
istituzioni non ingigantisca esso stesso e non giunga a distruggere le liberà che dovrebbe pro-
teggere?»: il riferimento è naturalmente a G. Amato, Il potere e l’antitrust. cit. In tema, cfr. anche
E. Fox, Dopo Chicago, dopo Seattle e il dilemma della globalizzazione, in Mercato Concorrenza
Regole, 1, 2001, pp. 53 ss, la quale ci ricorda che «Il diritto antitrust non è law and economics in
uno spazio vuoto. Esso affonda le sue radici nei principi della democrazia liberale e risente del
progressivo dilatarsi dei mercati oltre i confini nazionali».
60
La c.d. Volker rule fa parte della più ampia riforma denominata Dodd-Frank Wall Street
Reform and Consumer Protection Act, approvata dal Congresso americano nel 2012 in risposta
alla crisi finanziaria innescata dai c.d. mutui sub prime del 2007-2008: essa limita l’attività specu-
lativa delle banche, che non possono investire i propri capitali in Borsa (come strumenti derivati
e partecipazioni in hedge funds) al di sopra del 3% e separa le attività «commerciali» da quelle di
«investment banking» con lo scopo di tutelare i risparmiatori da attività troppo speculative, evitare
nuove crisi e rendere più stabile il sistema creditizio. A maggio 2018 la nuova Amministrazione
Usa, peraltro, ha invertito la rotta e sostenuto la revisione della regola al fine di allentare i vincoli
gravanti sugli intermediari bancari.
61
A misure di separazione strutturali si ispira la proposta avanzata nei mesi scorsi dal sena-
tore democratico Cicilline, presidente della sotto-commissione antitrust al Congresso Usa, che ha
suggerito l’introduzione per le big tech companies di un nuovo Glass Steagall Act (introdotto nel
464 Anna Argentati
Abstract: Banks and new Competitive Scenario: FinTech, the Open Banking Para-
digm and the Threat of Big Tech Companies (J.e.l.: K20, K21, K23)
The article examines the radical changes that digital revolution is producing in the
banks’ competitive scenario and whether those changes together with certain choices
made by European legislator can turn from a growth factor into a risk for the resil-
ience of the system. The reference is to FinTech, to the paradigm of Open Banking
and to the entry of big tech companies, destined to become the new, most formida-
ble competitors for the banks. After having explored the ongoing changes from the
1933 da Roosevelt per proteggere i depositi bancari dalle attività speculative delle banche e poi
abrogato nel 1999) con la separazione, in particolare, dell’attività di gestione delle piattaforme on
line svolta dalle big tech rispetto alla vendita dei dati. L’obiettivo in questo caso è la tutela dei dati
personali dei clienti (cfr. l’articolo critico di I. Kaminska, A Glass-Steagall for Big Tech Companies
Will Fail to Soothe Antitrust Worries apparso su «Financial Times» il 6 marzo 2019, p. 11). Ad un
intervento ancor più radicale, che può arrivare fino al break up, ha fatto riferimento di recente E.
Warren, candidata alle primarie per l’elezione presidenziale negli Usa. È noto poi che il Congresso
americano ha avviato un’indagine nel settore.
62
Il riferimento è d’obbligo a M. Libertini, La regolazione amministrativa del mercato, in F.
Galgano (a cura di), Trattato di diritto commerciale, Padova, 1979, III, pp. 479 ss. Più di recente,
sia consentito il rinvio a A. Argentati, Il principio di concorrenza e la regolazione amministrativa
del mercato, Torino, 2009.
63
È noto, peraltro, che la Commissione europea ha presentato in data 26 aprile 2018 una
Proposta di Regolamento europeo sulle piattaforme digitali, che promuovendo l’equità e la traspa-
renza per gli utenti commerciali dei servizi di intermediazione on line, non si occupa del tema e
difficilmente potrebbe divenire la sede dove affrontare simili questioni.
Le banche nel nuovo scenario competitivo 465
antitrust perspective, the article examines the implications for the system deriving
from the challenge of the big tech to the banking and financial sector and highlights
the urgency to provide response in terms of antitrust enforcement, but above all on
the ground of legislation. The aim is avoid that potentially harmful effects of the big
tech growth take root in economic system undermining the possibility to remedy in
the future.
Keywords: Competition; Banks; Open Banking; Digital Markets; FinTech; Big Tech
Companies; Digital Innovation.